074 Piccola incompresa - bignami.it · soprattutto nei famigerati “anni di piombo”, hanno fatto...

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CZ 92 CAL. 6,35 074 P otrà sembrare strano, ma fino a pochi decenni or sono le pistole più diffuse nel mercato civile era- no quelle piccole e piccolissime, camerate per il modestissimo calibro 6,35, quello che negli Usa è conosciuto come .25 ACP dato che ha il diametro di un quarto di pollice. Al tempo, però, la situazione era in effetti molto diversa da quella attuale sotto vari punti di vista. Innanzi tutto, la scelta di armi da difesa era veramente minima e la legge vigente proibiva pistole semiautomatiche di calibro superiore al 7,65, che quindi era visto quasi come il “grosso calibro” dell’epoca, e poi le oc- casioni in cui era veramente necessario Nell’epoca dei supermagnum hanno ancora un senso le automatiche in 6,35? Scopria- molo insieme esaminando il modello 92 della ceca CZ di Giuliano Cristofani Piccola incompresa

Transcript of 074 Piccola incompresa - bignami.it · soprattutto nei famigerati “anni di piombo”, hanno fatto...

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Potrà sembrare strano, ma fino a pochi decenni or sono le pistole più diffuse nel mercato civile era-

no quelle piccole e piccolissime, camerate per il modestissimo calibro 6,35, quello che negli Usa è conosciuto come .25 ACP dato che ha il diametro di un quarto di pollice. Al tempo, però, la situazione era

in effetti molto diversa da quella attuale sotto vari punti di vista. Innanzi tutto, la scelta di armi da difesa era veramente minima e la legge vigente proibiva pistole semiautomatiche di calibro superiore al 7,65, che quindi era visto quasi come il “grosso calibro” dell’epoca, e poi le oc-casioni in cui era veramente necessario

Nell’epoca dei supermagnum hanno ancora un senso le automatiche in 6,35? Scopria-molo insieme esaminando il modello 92 della ceca CZ

di Giuliano Cristofani

Piccola incompresa

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ricorrere all’arma da fuoco per salvarsi la pelle erano veramente poche, senza con-tare che raramente venivano pubblicate notizie di scontri a fuoco e ancora meno frequenti erano i racconti “del terrore” che vedevano il malvivente colpito ma non messo fuori combattimento che continuava la sua aggressione. Il concetto

stesso di “potere di arresto” era poco conosciuto, ed anche la legge stabiliva che erano da considerarsi armi da guerra quelle con un “potere di arresto” superiore a… 25 metri: più scono-sciuto di così! In questa situazione chi desiderava, e poteva, girare sempre armato si affidava alle microscopiche 6,35, offerte al tempo da una miriade di produttori, solo pochi dei quali davano oltretutto una minima garanzia di affidabilità: l’arma, quindi, quasi come status symbol o come un amuleto “sparante” e non come strumento cui affidare la propria vita. Poi, però, si è assistito a un aumento della criminalità e gli scontri a fuoco, soprattutto nei famigerati “anni di piombo”, hanno fatto svilup-pare una coscienza “popolare” relativamente al famoso “potere

di arresto” e le armi di piccolo e piccolis-simo calibro sono praticamente sparite dal mercato. Oggi, avrete notato, si di-scute ancora, a distanza di decenni, se sia superiore il calibro 9 mm o il .45, pochis-simi parlano ancora di 7,65 ma nessuno, o quasi, si ricorda del vecchio 6,35. Ma la teoria è una cosa e la pratica, ossia la vita di tutti i giorni, è un’altra e ci sono occasioni in cui non è possibile indossare neanche un’arma grande come una PPK: allora, guarda caso, ci si può ricordare del vecchio e disprezzato calibro minore.

Cresce la richiesta di pistole piccoleIntendiamoci: il potere di arresto di queste armi è veramente basso e l’unico modo per cercare di superare questa limitazione è ripetere più volte il colpo, il che cozza, di nuovo, con le piccole dimensioni di queste pistole, in grado di contenere, quando va bene, sei-sette cartucce. Ma come si dice: meglio colpire

con un .22 che mancare con un .45; o meglio ancora: vale più la 6,35 in tasca che la .45 in cassaforte. Peso e ingom-bro inducono spesso a rinunciare al porto dell’arma e così le nostre potenti 9 mm o .45 (e perché no?, .40 S&W) rimangono a casa, quando invece una micropistola può essere sempre con noi, con la massima discrezione.Che questo sia un problema sentito lo dimostra la com-parsa di armi sempre più piccole camerate per munizio-ni abbastanza soddisfacenti come 7,65 e 9 Corto: non passa anno che qualche nuovo produttore si affacci al mercato con una proposta in tal senso, spesso una copia spudorata delle capostipiti del filone, ovvero le Kel Tec. Ma allora, con tutte queste proposte, che in effetti han-no raggiunto il mercato nazionale solo in parte, ha

In questa versione il p u l s a n t e di sgancio del carica-tore è alla radice del ponticello, ma esiste anche l’al-lestimento ”europeo” con il fermo posto infe-riormente

Il grilletto è liscio e arcuato, come si conviene a un’ar-ma “double action only” (DAO)

La volata della CZ 92

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ancora senso pensare ad una 6,35? Probabilmente, sì.Innanzi tutto è possibile avere dimensio-ni ancora minori, magari non di tanto, ma a volte un’arma anche appena più piccola può fare la differenza; poi, in genere, a parità di altezza, una 6,35 tiene più colpi di una 9 corto, e, infine, se non si apprezza il polimero ma si desidera un’arma realizzata tutta in metallo, la scelta è obbligata. Sì ma quale scelta? Cosa offre oggi il mercato nel settore delle sub “mouse gun”? In effetti, la scelta non è vasta e le proposte si contano sulle dita di una mano, anzi, se si escludono progetti nati oltre un secolo fa, bastano un paio di dita e una si riferirebbe alla proposta che arriva dalla ceca CZ, sotto forma della sua Modello 92. Nonostante, come vedremo, questa pistola sia estre-mamente moderna nei concetti fonda-mentali, il suo disegno risale addirittura agli anni tra le due guerre mondiali.

La CZ Modello 92Abbiamo scovato un esemplare in perfet-te condizioni all’armeria Adler di Massa e non ci siamo lasciati sfuggire l’occasione per provarlo e valutarlo.Innanzi tutto due parole sulla struttura di questa micropistola. La realizzazione è tutta in buon acciaio, il che ferma l’ago della bilancia a “ben” 310 grammi, peso oggi alla portata di armi ben più ingom-branti realizzate in materiali più leggeri.Il funzionamento, e non poteva essere altrimenti, è a massa e il sistema di ac-

CZ e il calibro 6,35

Più o meno a metà degli anni Trenta la CZ presentò la sua interpretazione dell’arma da tasca di piccolo calibro, introducendo la modello, o VZ, 36: calibro 6,35, sola doppia azione, meccanismo di sparo in effetti molto complicato e, di conseguenza, costo elevato. Allora la CZ aveva a listino solo armi molto tradizio-nali a singola azione come le Vz 24 e 27 per cui è ben strano l’apparire di questa piccola ed innovativa pistola, ma si deve tener presente che pochi anni dopo, nel 1938, arriverà la rivoluzionaria Vz38, una grossa 9 Corto appunto a sola doppia azione: evidentemente la VZ36 aveva fatto da apripista. Alla fine del conflitto, nel 1945, apparve la Vz45, versione semplificata della Vz36 di cui riprendeva la linea ed i concetti fondamentali, ma che utilizzava un meccanismo molto più sempli-ce e vedeva la presenza di una piastra amovibile sul fusto per poter effettuare a giorno le complesse lavorazioni interne, soluzione molto cara alla CZ. Arma decisamente superiore a tutte le altre 6,35 contemporanee, la Vz45 soffrì dell’i-solamento politico della Cecoslovacchia dovuto alla sua appartenenza all’allora “impero del male” e ben pochi esemplari arrivarono in Occidente dove, peraltro, come detto all’inizio, ci si accontentava di qualsiasi cosa avesse l’aspetto di arma da difesa e non si stava a sottilizzare se fosse funzionale o meno. Negli anni Novanta, caduto il muro, la CZ ebbe l’idea di rivedere un po’ l’estetica della VZ45, aggiungere alcuni tocchi di modernità e riproporla sui mercati occidentali come Vz92, ma stavolta era il calibro a destare poco interesse e possiamo ben immaginare come le vendite siano andate a rilento, nonostante le ottime doti di quest’arma, difficile da incontrare nelle nostre armerie.

nella tasca di un indumento, è bene ricor-dare che per la sicurezza e per la praticità è bene dotarsi di una fondina specifica, magari di una di quelle appositamente progettate per tenere la pistola ben posi-

zionata proprio all’inter-no di una tasca. Questi “porta pistola”, non sono molto diffusi dalle nostre parti, ma consentono di avere sempre sotto con-trollo la posizione dell’ar-ma e di non rischiare di

censione vede la presenza di un robusto cane interno. Il sistema di scatto è, come detto, a sola doppia azione: da tenere presente che il progetto risale agli anni Trenta e che allora questa era una solu-zione veramente futuribile. Le linee sono molto filanti e non vi sono grosse possibilità d’im-pigliarsi durante l’estrazione dalla fondina o dalla tasca. A proposito: anche se le piccolis-sime dimensioni indurrebbero a tenere l’arma semplicemente

Smontaggio da cam-po: in evidenza la piastra che copre i meccanismi interni, una soluzione spes-so presente sulle pistole della CZ

Il cane esterno rimane sempre protetto dai bordi del carrello: l’arma non presenta alcun appiglio che possa interferire con una rapida estrazione

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da svincolare il suo tenone inferiore dalla corrispondente sede del fusto e poi sfilare dal davanti l’intero complesso. L’unica differenza è che al posto dei tre classici intagli di Browning troviamo qui un solo grosso tenone, ma il concetto è esatta-mente lo stesso. Quello che non possiamo tacere è la realizzazione della pistola, che evidenzia notevoli interventi manuali di aggiustaggio e finitura: oggi siamo abitua-ti alle macchine a controllo numerico, ma qui vediamo ancora il lavoro dell’operario come agli inizi del Novecento: che sia un bene o un male lo lasciamo decidere al lettore, personalmente riteniamo che l’af-fidabilità di queste pistole possa variare da un esemplare a un altro ed essere condi-zionata dalla precisione delle lavorazioni. Quindi, qualora ci si debba orientare ver-so una di queste micropistole consigliamo di provarla estesamente, con almeno un paio di centinaia di colpi per verificarne l’affidabilità.

LM

Costruttore: CZ, www.czub.czEsemplare importato da: Bignami spa, tel. 0471 803.000, www.bignami.itModello: 92Tipo: pistola semiautomaticaCalibro: 6,35 (25 ACP)Funzionamento: chiusura labileCanna: 64 mm Sistema di percussione: cane esternoAlimentazione: caricatore monofilare a presentazione singola; capacità 8 colpi Congegno di scatto: DAOEstrattore: esterno a gancio su molla elicoidaleEspulsore: montato sul fustoMire: assenti; solco sul cielo del carrelloCongegni di sicurezza: assenti; sicurezza automatica al caricatorePeso: 310 gLunghezza: 126 mmMateriali: canna e carrello in acciaio, fusto in lega leggera, guancette in plastica Prezzo indicativo: da 352 euro

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vederla ruotare ed assumere posizioni che poi interferirebbero con una estra-zione veloce: merita sforzarsi di reperirli, chiedendo al proprio armiere o rivolgen-dosi allo sterminato mercato on line. Ma torniamo all’esame fisico di questa CZ 92. Gli organi di mira sono assenti: d’altra parte l’uso previsto, da ultima spiaggia da utilizzare a distanza di sussurro, non ne vede la necessità. Sulla CZ 92 manca qualsiasi sicura manuale, un altro punto quasi fantascientifico nella prima metà del XX secolo: la sicura è data dalla pre-senza della stessa doppia azione, con la necessità di premere a fondo il grilletto per provocare lo sparo.Manca qualsivoglia sicura al percussore, ma data la sua risibile inerzia non sono possibili spari accidentali in caso di ca-duta, anche da altezze stratosferiche: in definitiva quest’arma è oltremodo sicura per quanto riguarda il porto.Per quanto riguarda l’ergonomia, aspetto forse secondario su questa tipologia di

armi, notiamo la presenza di una vistosa impugnatura monopezzo avvolgente che riempie bene la mano e segue la forma del frontstrap, foggiato ad onde in modo da migliorare la presa della mano.Lo sgancio del caricatore è posto alla radice del ponticello, alla “1911” per in-tendersi: su una 6.35, in effetti, non serve certo un veloce cambio di caricatore ma questa posizione permette a molti utenti di trovarsi a proprio agio. Per chi, invece, ritenga reale la possibilità di uno sgancio fortuito, esiste anche la versione più “eu-ropea”, con il fermo del caricatore posto sul fondo dell’impugnatura, alla “Beretta 34”. Abbiamo detto che la pistola non ha sicure manuali, ma per aumentare la si-curezza di maneggio è presente la “sicura dello stupido” al caricatore: con l’astuccio estratto il meccanismo di scatto viene bloccato, impedendo lo sparo, di nuovo una caratteristica che tutto sommato è ac-cettabile su un’arma da difesa come que-sta CZ 92. Per quanto riguarda lo smon-taggio la pistola cecoslovacca ripropone il vecchio sistema utilizzato da Browning stesso sulle sua 1903 e derivate: a carrello arretrato si deve ruotare la canna in modo

I l f u s t o , realizza-to in lega le g g e r a , è ben rifi-nito e non presenta segni di la-vorazione

Le parti in acciaio, canna e carrello, evi-denziano numerosi segni di lavorazione e aggiustaggio

Si ringrazia per la collaborazione l’armeria Adler di Massa (MS)

tel. 0585 499.473

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