PM di dicembre 2011
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I.P.
Speciale Diario di Natale
Attualità Forza, Libia!
Dic 2011
Ancora troppi
KataboomContro le A.D.M.(Armi di Distrazione di Massa)
LL a notte di Natale, per i cristiani, nasce un Bambino speciale.Nello stesso giorno, nel mondo, muoiono
21mila bambini, sotto i 5 anni, per malattia o denutrizione.Mi direte che accostare questi due “dati” (1 e 21000) è improprio: come Gesù, infatti, ogni giorno nascono altre migliaia di piccoli in ogni parte del mondo. Però i 21mila continuano a morire e questo è uno scandalo! 21mila al giorno per 365 giorni fanno 7.665.000 all’anno. A mio parere sono sempre tantissimi, nonostante il capo dell’UNICEF Anthony Lake abbia dichiarato che negli ultimi 20 anni “siamo riusciti a ridurre il numero dei bambini che muoio-no per cause facilmente evita-bili da 12 milioni a 7,5 milioni all’anno”.Ripeto: l’umanità non può accettare che così tanti bambini finiscano vittime della mortalità infantile. Il mondo intero deve fare qualcosa per salvarli, an-che se le loro vite, agli occhi della maggioranza di voi terrestri, non conta-no. Lo riconosce, con una frase provocatoria, anche l’ex ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner quando dichiara: “La gente è stufa di pagare per gli altri. Un bambino pieno di mosche non fa più pietà ma dà fastidio”.Mi domando di che pasta può es-sere fatta la “gente” che prova fa-
stidio per un bambino denutrito o una bambina gravemente ammalata. Mi chiedo che cosa ab-bia speso o pagato di suo, sempre quella stes-sa “gente”, per aiutare i milioni di piccoli lasciati morire dalle scelte economiche e politiche di un sistema ingiusto che arricchisce pochi e impo-verisce molti.Né pietà né fastidio: solo briciole di dignità per 21mila bambini che quotidianamente lottano per aprirsi alla vita.
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Diceildire
Dic 2011
E torna. Come sempre, ogni anno a Na-tale. E Lui viene anche se noi gli bloc-chiamo la strada. Perché si è legato con
vincolo invincibile al nostro destino da farsi uno di noi, fi no a prendere il posto di ognuno di noi.Ma troverà la porta di casa nostra aperta o sarà costretto a nascere ancora fuori della città? Come a Betlemme, quando Maria e Giuseppe si rifugiano in una stalla e il Bam-bino appena nato viene deposto in una mangiatoia. Nascita di un Bambino po-vero, subito costretto a fuggire in Egit-to per avere salva la vita dal tiranno Erode; e poveri sono i pastori che, dopo gli animali che lo riscaldano col loro fi ato, per primi lo incon-trano con i loro occhi. Uomo come noi, quel Bam-bino, nato da donna come noi, in realtà è Dio che si è fat-to carne fragile, uno di noi. Eccolo il nostro Dio: in quel Bambino si fa mortale, debole, visibile. Un messaggio semplice quello di Natale, così come semplice sarà la vita di quel cucciolo d’uomo, quel “fi glio d’uomo” appena nato: passerà in mezzo agli altri facendo il bene e aman-do nella solidarietà e nell’amicizia propria dei piccoli.Giusto, allora, contemplare, ascoltare, soccor-rere, baciare, quella Parola che si fa carne uma-na in ogni povera creatura, nel bambino afgha-no, in quello palestinese, in quello della Somalia che muore di fame, in quello haitiano… tutti im-magine vivente di quel Bambino che viene a do-nare la sua vita agli altri.
E Lui, l’Emanuele, il Dio che ha piantato la sua tenda tra noi, torna a raccontarci che Dio è amo-re. Che il pane è moltiplicato e diviso per tutti. Che la natura è riconciliata con noi. Che la vita è più forte della morte.
Buon Natale
p. Elio Boscaini
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Attualità
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Forza, Forza, Libia!Libia!
CC erto non meritava di fi nire linciato e ucciso in quel modo. La quinta delle dieci paro-le “non ucciderai” (Es 20,15) vale per tutti,
quindi anche per lui, Muammar Gheddafi . E an-che Caino, assassino di Abele, prima “maledetto”, ascolta la voce del Signore esclamare: «Chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!» (Gn 4,15). Com’è possibile, allora, far festa per la morte di un uomo?
“FRATELLO” D’ITALIA
Gheddafi certamente è stato un tiranno crude-le, superbo e pieno di sé. Ma anche l’uomo po-litico con il quale l’Italia ha concluso degli ac-cordi sugli immigrati clandestini e sottoscritto accordi commerciali. Cioè affari. Dall’amico Berlusconi, poi, il colonnello è stato omaggia-to con un baciamano. Senza dimenticare che nell’estate di un anno fa, il leader libico, in vi-sita uffi ciale a Roma, era stato ricevuto con tutti gli onori, inclusa una tenda da beduino montata apposta per l’occasione. Vale la pena ricordare che l’Italia è stata la potenza coloniale che ha fatto delle regioni della Tripolitania e della Cirenaica un solo paese, la Libia appunto. Tutto era comin-ciato esattamente cento anni fa (ottobre
Il paese nordafricano dopo Gheddafi
a cura di p. Elio Boscaini
Dic 2011Dic 20
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1911). Ma non è sta-to facile riuscirci, visto che gli italiani l’avevano spuntata solo con la for-za e operando una terri-bile oppressione.Cento anni dopo, all’al-ba del 2011, qualcosa di assolutamente nuo-vo si è prodotto nel nord dell’Africa. E anche la Li-bia ha conosciuto la sua “primavera araba”. Per evitare un massacro a Bengasi, dove la popolazione si era ribellata al potere di Tripoli, lo scorso marzo l’ONU aveva au-torizzato la Nato a intervenire per proteggere i ci-vili. La Francia, che pure aveva concluso affari con Gheddafi, scavalcando tutti, s’è messa a capo dell’operazione, seguita dalla Gran Bretagna.
“NEMICO” DELLA FRANCIA
La Francia, terra dei diritti umani, non dimen-tica facilmente i torti subiti. Il contenzioso con Gheddafi comprendeva l’occupazione da parte
dell’esercito libico della parte nord del Ciad (1973), ex colonia francese, e l’abbattimento dell’airbus della compagnia francese Uta nei cieli del Niger (1989). Parigi non vedeva di buon occhio nemmeno l’apertura della Libia all’Africa sub sahariana e l’impegno di Gheddafi nel rea-lizzare il sogno degli Stati Uniti d’Africa, man-dando all’aria il progetto del presidente Sarkozy di creare l’Unione per il Mediterraneo.La Francia aspettava il momento buono per ven-dicarsi, che arrivò con i bombardamenti contro la Libia. Lo scontro è durato non 3 mesi, come inizialmente previsto, ma 8 mesi di sanguinosa guerra civile. Senza l’appoggio della Nato, i “ri-belli” libici non ce l’avrebbero mai fatta. Molto
ipocritamente ci siamo sen-titi ripetere, fi no alla noia, che l’obiettivo dell’operazione era la protezione dei civili, non la cattura di Gheddafi. Dal 20 ottobre, però, sappia-mo per certo che il bersaglio era lui, come è successo al momento della sua cattura a Sirte, sua città natale.
Avremmo voluto che certe immagini che ci hanno mostrato dei fanatici accanirsi senza pietà, come delle belve intorno alla preda, sul corpo sanguinante di Gheddafi , ci fossero ri-
Italia-Libia: oggi missili e bombe, ieri massacri
Il colonnello col suo grande “amico”
Berlusconi
LIBIASuperfi cie: 1.759.540 km2Capitale: TripoliPopolazione: 6.416.900Gruppi etnici: berberi e arabi (97%), greci, maltesi, italiani, egizianiSperanza di vita: 74,5 anniAnalfabetismo: (sopra i 15 anni): 13,2%
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42 ANNI DI DITTATURA: Gheddafi era alla guida della Libia dal 1 settembre 1969,
quando un colpo di stato militare abolì la monarchia e proclamò la repubblica,
secondo il motto “Libertà, socialismo, unità”. Nel 1979 il colonnello aveva ri-
nunciato ad ogni carica politica, pur rimanendo l’unico leader al potere con il
titolo di “guida della rivoluzione”
CONSIGLIO NAZIONALE DI TRANSIZIONE: È l’autorità po-
litica, nata con le sommosse popolari contro il regime di
Gheddafi , che guida temporaneamente la nazione libica.
Formato da 31 membri (rappresentanti delle forze anti-
Gheddafi e alcuni ex membri del governo del colonnello e
dell’esercito passati con l’opposizione) ha come obiettivi
principali portare il paese a libere elezioni e scrivere una
nuova costituzione
I denari e il petrolio della Libia e di Gheddafi
fanno gola a molti
sparmiate. Avremmo preferito un Gheddafi che risponde delle accuse che gli si muovevano in un regolare processo davanti alla Corte penale internazionale, dove avrebbe potuto raccontare la storia dei suoi 42 anni di dittatura, e anche quella dell’amicizia con l’Italia e con la Francia. Sarebbe stato interessante sapere, ad esempio, da quali paesi occidentali il colonnello compe-rava quelle armi che hanno permesso alla guer-ra contro di lui di durare così a lungo.
CHI PAGA?
Ora si tratta di ricostruire una nazione cui tutti noi ci auguriamo “democratica” e “tollerante”. Ma non sarà facile per il Consiglio nazionale di transizione (Cnt) rappacifi care il paese e tener-lo unito. Come non sarà facile garantire ai giova-ni libici, quasi metà della popolazione, un futuro migliore. Perché il petrolio libico, tanto, fa gola a molti, così come i fondi sovrani libici (200 miliar-di di dollari). Poter mettere le mano sopra i tesori libici, soprattutto di questi tempi di crisi dell’eu-ro, garantisce il rimborso delle spese militari so-stenute per la guerra e molto di più. Non perché si usano i guanti, si è meno predatori.
Il popolo libico festeggia la caduta del dittatore
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Speciale a cura di
Pablo Sartori
dicembre 2011
Caro diario,questa sera sono un po’ preoccupata perché il don mi ha chiesto di affrontare il tema del Natale con i miei ragazzini del catechismo. Devo prepararmi bene a questo compito: da come la sento e la vivo io, dipenderà anche l’idea che miei ragazzi si faranno della festafesta per la nascita di Gesùnascita di Gesù.Ho sempre pensato che il Natale è la festa dei piccoli e degli “ultimi”: a loro dedico questi 3 quadri natalizi, illuminati dalla luce della Parola.
Dic 2011
La piccola servaQ ui Nazaret.
L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in questo sperduto paesino
della Galilea. Entrò nella casa di una ragazza di nome Maria. L’angelo
salutò Maria con queste parole: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore
è con te. Tu, Maria, concepirai un fi glio, lo darai alla luce e lo chiamerai
Gesù ». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga
di me quello che hai detto». (Lc 1, 26-38)
Certo che anche Dio ha un modo di pensare molto diverso dal nostro!
L’inizio del suo progetto d’amore in favore di tutta l’umanità prende
vita in un piccolo paese di una regione povera e abbandonata, in una
nazione oppressa e invasa da un potente esercito straniero. Ma non
basta: il messaggero del Signore fa visita ad una semplice ragazza pa-
lestinese e a lei chiede la disponibilità totale per realizzare il sogno di
Dio. Maria a Nazaret: non a Roma, centro del potere dell’impero, o nel
tempio di Gerusalemme tra sacerdoti, ricchi e sapienti che si credono
più vicini a Dio e più importanti della povera gente. Dio ci parla nella
vita semplice di ogni giorno: l’importante è cogliere il timbro della sua
voce e la gioia della sua presenza. “Il Signore è con noi”.
Un piccolo bimbo appena natoQ ui Mondo.
In quei giorni, anche Giuseppe, da Nazaret, andò in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, Maria diede alla luce il suo fi glio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché non avevano trovato posto in albergo.C’erano in quella regione alcuni pastori che facevano la guardia al loro gregge. Un angelo si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. E l’angelo disse loro: «Vi annuncio una grande gioia: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore».
(Luca 2, 1-14)Hai mai provato a pensare un mondo alla rovescia? Beh, provaci adesso allora, rifl ettendo su quanto è avvenuto al momento della nascita di Gesù. La famiglia di Gesù non trova un posto decente dove dormire: altro che reg-gia, palazzo o una semplice casa o albergo! Il Figlio di Dio nasce in una stalla tra gli animali e ha come culla una mangiatoia per le bestie. Le prime persone che fe-steggiano la sua nascita sono dei poveri pastori e le loro pecore e capre puzzolenti. In compenso la gioia e la luce che scaturiscono da quel bimbo appena nato si espando-no in ogni parte del cielo e della terra. Avevano proprio ragione gli angeli: i bambini salveranno il mondo!
(L(Lucca a a 22,22, 11 11-1-1114)4)4)4)))(L(L(L(Lucucaa 2222 11-1-14)4))
eeeeeeeeeeeeh,h,,,h,hhhhh,,,,,,, uututu oooo osssssssssssssssssssssssssùùùù ùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùggggg----ddiddidiididid llllllllllllllalaaalalalalalalaalaaaalaaalaaaaaa ffffeee-e-eerooorrorroooorrrorororoooooroo cceceeeeee
ddddoo-o-o-o--oo-ooooooriirrriirioo o o oo oooooo
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Il piccolo reQ ui Betlemme.
Nato Gesù a Betlemme, al tempo del re Erode, alcuni Magi partirono da oriente a cercare il bambino Gesù per adorarlo come re dei Giudei, guidati da una stella. Quando la stella si fermò sopra una casa, provarono una gioia gran-dissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e gli resero omaggio. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.
(Mt 2, 1-12)
«Sono io l’unico re dei Giudei! Uccidete quel bambino!». Mentre il re Erode cerca in tutti modi di sbarazzarsi del piccolo Gesù, tre saggi cercano il Figlio di Dio per rendergli omaggio offrendo dei
doni da re. Giorni e giorni di cammino, centinaia di chilometri, per sa-lutare un neonato: chi ve l’ha fatto fare? «La luce della stella su in cielo e il fuoco dell’amore nei nostri cuori. Con noi ci sono tutti i popoli della Terra. Siamo felicissimi di aver incontrato il Figlio di Dio e per questo desideriamo tornare a casa al più presto per raccontare agli altri l’im-mensa gioia che sentiamo dentro». Chi incontra Gesù non lo potrà mai dimenticare.
Dic 2011
Buon Natale “vero” dalla vostra amica Betty
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Chasqui
Il giudice “ragazzino”
OO ggi sono conten-to. Oggi ho pre-stato giuramento
e fi nalmente sono entrato in Magistratura. Sono diventato giudice ad appena 26 anni. Una grandissima soddisfa-zione per me; ma anche per papà Vincenzo e mamma Ro-salia che da sempre hanno creduto in me. Sulla prima pagina della mia agenda di lavoro ho scritto: STD, iniziali della frase la-tina Sub Tutela Dei (Sotto la protezione di Dio). Vorrei tanto che questa frase diven-tasse il motivo della mia vita di uomo e di magistrato. Da parte mia, chiedo l’aiuto di Dio affi nché mi aiuti a rispet-tare il giuramento che ho fatto di servire il mio Paese nell’am-ministrare la giustizia, e di com-portarmi con onestà secondo gli insegnamenti dei miei genitori.Sono ben cosciente di ciò che mi aspetta come magistrato impe-gnato in prima linea contro le orga-nizzazioni mafi ose. Sarò chiamato ad espormi in prima persona nei processi ai mafi osi, nelle indagini da condurre a fi anco di coraggiosi poliziotti e carabinieri per colpire la mafi a in ciò che le è più caro: i soldi e i beni in suo possesso. Solo togliendo ai mafi osi il “carburante” – il potere economico –
Il Cristo non ha mai detto che so-
prattutto bisogna essere “giusti”, anche se in
molteplici occasioni ha esaltato la virtù della giusti-
zia. Egli ha invece elevato il comandamento della carità
a norma obbligatoria di condotta perché è proprio questo
salto di qualità che connota il cristiano.
Quando moriremo, nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo
stati credenti, ma credibili.
“Rosario Livatino è stato un martire della giustizia e, indirettamen-
te, della fede” (Giovanni Paolo II)
“Il suo eroismo non coincideva con la ricerca di una vanagloria perso-
nale, ma al contrario si dedicava interamente agli altri” (Salvatore Presti,
regista del fi lm ‘La Luce verticale’ sulla vita di Rosario Livatino).
“La fi gura del giudice Rosario Livatino è un esempio per tutti, e so-
prattutto per i giovani, di impegno, coraggio, senso del dovere, amore
per la giustizia e la legalità” (senatore Giuseppe Lumia)
“Dio ha detto una volta: non uccidere. Non può l’uomo, qual-
siasi uomo, qualsiasi umana agglomerazione, mafi a, non può
cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio.
[...] Nel nome di Cristo […], mi rivolgo ai responsabili:
convertitevi! Un giorno verrà il giudizio di Dio!”
(Giovanni Paolo II contro la mafi a, Agrigento
9 maggio 1993)
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dei loro atti criminali, riusciremo ad isolar-li e a separarli dalla gente onesta che in Sicilia e in tutta Italia non vuole essere complice della mafi a. La gente deve comprendere che la ma-fi a è un cancro capace di distruggere la società. Fare affari con i mafi osi, tacere e non denunciare le ingiu-stizie, ricevere denaro ottenuto dal traffi co di armi e droga, sono com-portamenti che causano violenza, ingiustizia e sofferenza. Spero che i ragazzi e i giovani si rendano conto che senza il loro aiuto e il loro coraggio la battaglia contro la mafi a è persa in partenza.
Parlane con ...PADOVAp. Davide - fr. Alberto: [email protected]. Lorena: [email protected]
VENEGONO SUPERIORE (VA)p. Livio: [email protected]. Betty - sr. Eleonora: [email protected]. Domenico: [email protected]
PESAROp. Renzo: [email protected]
p. Jesùs: [email protected]. Eugenia: [email protected]. Tiziana - sr. Rosa: [email protected]: [email protected]
na s sr. RosRosa:a: comcom pbopDDanDanDanilailaila::: lailailaiicici-ci-ci comcomcomcombonbbonbonianianianiani@li@li@li@l@ ibeibeibeib ro.ro.r
Il giovanissimo magi-strato di Agrigento Ro-sario Livatino, 38 anni, fu ucciso il 21 settem-
bre 1990 dalla organiz-zazione mafi osa chiamata
Stidda, un gruppo criminale siciliano in confl itto con Cosa Nostra. Eliminato perché, come magistrato, era una persona scomoda che contra-stava le attività criminali dei gruppi malavitosi che spadroneggiavano sul territorio della Sicilia. Eliminato per-ché, come rappresentante della giusti-zia dello Stato, era diventato la bandie-ra della legalità e dei comportamenti del vivere civile che fanno grande una nazione: l’onestà, l’impegno per gli altri, la solidarietà con i più poveri. Eliminato perché si opponeva ad ogni forma di violenza e di abuso, nella con-vinzione che tutti i cittadini sono uguali e a tutti, senza distinzione, devono es-sere garantiti diritti e doveri.Eliminato perché, su esempio del Ma-estro di Nazaret, aveva scelto di essere un testimone dell’amore di Dio fi no in fondo, anche nella sua professione di giudice, impegnato nel fare rispettare le leggi per il bene delle persone. Vicino al suo corpo crivellato di colpi sparati dai killer è stata trovata una delle sue agende contrassegnata dalla scritta STD, segno della fede di questo giudice “ragazzino”, oggi diventato un simbolo del-la “vita buona” del Vangelo di Gesù. Un simbolo “giovane” per le migliaia di ragazze e ragazzi italiani che oggi hanno il corag-gio di sfi dare, in vari modi, ogni forma di malavita. Per questo la Chiesa lo indica come esempio da seguire – è stata aperta da poco la causa per la sua beatifi ca-zione – in qualità di “servo di Dio e operaio della giustizia”. Là sui terreni che un tempo la mafi a usa-va per i suoi crimini, nel nome del giudice Livatino, rinascono le vite di coloro che scelgono la strada dell’one-stà e del lavoro e non quella della cri-minalità infame ed assassina.
Gesù e amici
34
MM i aveva preso la voglia di rileggere i miei ma-noscritti. Scusatemi,
non mi sono presentato. Sono Eud, beniamita della Giudea. Mio padre Ghera aveva volu-to che io imparassi a scrivere come gli amanuensi. Loro gua-dagnano bene, diceva. Imparai bene. Oltre a copiare testi sa-cri per il rabbino scribacchia-vo notizie, fatti importanti del nostro villaggio, Betlemme. Siamo gente povera che vive della terra. Racimoliamo qual-che soldino al passaggio delle carovane, dei pellegrini. Ed ec-comi qui con i miei papiri. Devo stare attento come li maneggio perché rischio di sbriciolarli. Un giorno bussò alla mia porta un certo Matteo. Si disse di-scepolo di un certo Yeshua, il suo rabbi. Era alla ricerca di no-tizie sul suo maestro. Lo invitai a stare a casa mia. “Mai sentito parlare di questo rabbi? Si dice sia nato proprio qui a Betlem-me. Forse mi puoi aiutare”. Gli risposi che avevo degli appun-ti… da qualche parte. Aggiun-
a cura di p. Giancarlo Ramanzini
si: “E perché ti interessa così tanto?”. “Vedi Eud, – sorrise – ci sono troppe cose che si di-cono su di lui ed io voglio avere fatti e non chiacchiere. Sto cer-cando qualche testimonianza sulla sua nascita. È troppo im-portante per noi suoi discepoli. Secondo le sacre Scritture Ye-shua è il Messia. Deve essere nato qui a Betlemme”. “Mi aiu-terai?” implorò. Trovai Matteo sincero. Non esitai a mettergli a disposizio-ne la mia raccolta di notizie sul passato di Betlemme. E così di buona lena cominciammo a consultare i rotoli.
NOSTRO PAPà
Una sera mi raccontò del suo incontro con Yeshua. Ne rima-si profondamente colpito. Un giorno Matteo mi invitò alla pre-ghiera con lui, assieme a mia moglie e ai miei figli. “Ho qui l’unica preghiera che il nostro rabbi Yeshua ci ha insegnato”, annunciò con slancio. Lui pre-gava così: Padre nostro che
sei nei cieli, sia santifi cato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cie-lo così in terra. Dacci oggi il no-stro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non esporci alla tentazione, e strappaci dal maligno. Rima-nemmo in silenzio. Noi Israeliti diciamo lo “Shema, Israel”, poi le benedizioni, le maledizioni e i salmi…. Ma quel “Avuna – Pa-dre Nostro” mai sentito.Ritornammo ai manoscrit-ti. Improvvisamente chiamai Matteo: “Guarda cosa ho qui!”. E gli lessi la pagina: “Quest’an-no abbiamo avuto un buon raccolto di frumento, di olive e di uva. Grazie a Dio. Ma a rovi-narci con le tasse da pagare in derrate sono venuti dei merce-nari romani. Si sono inventati il censimento per farci pagare di più!”. Mai così tanta gente è passata da Betlemme per regi-strarsi. Allora avvennero cose strane. Si dice che la levatrice del paese di allora, fu presa da compassione per una mam-ma prossima a partorire; la guidò verso una stalla perché non c’era posto per lei e suo marito all’albergo. Lì la madre partorì un maschietto. Si rac-conta che all’alba vennero dei
a cura di p. Giancarlo Raman
L’amanuense L’amanuense di di BetlemmeBetlemme
“Così avvenne la nascita di Yeshua...”
(Vangelo di Matteo)
Dic 2011
pastori i quali sostenevano di essere stati avvisati da angeli di venire a Betlemme, perché “è nato per voi il salvatore”. Pochi giorni dopo arrivarono dei gran signori, degli studiosi. Davanti a quel bambino in grembo a sua madre, gli strani personaggi si prostrarono presen-tando doni da re.Ci fu molta gioia in paese. E anche mol-ta curiosità. Tutti si chiedevano: “Ma chi è questo bambino?”. “Ci siamo” – gridò
Matteo dalla gioia. Matteo si sedette e cominciò a scrivere le sue note consultando il mio papiro. Qualche giorno dopo decise di riprendere la sua strada. Mi si avvicinò stringen-
domi forte: “Grazie Eud. Mi hai fornito notizie importanti su Ye-shua. Sii orgoglioso di Betlem-me. Yeshua è il Messia, come hanno detto i profeti: ‘E tu Bet-lemme, terra di Giuda, non sei
la più piccola fra i ca-poluoghi di Giuda. Da te uscirà un capo che pascerà il mio popolo, Israele’. Ci vedremo presto”Non lo vidi più, ma non mi dimenticai più di Ye-shua, nato a Betlem-me.
Sulla buona via“N on occorre rifare le strade, oc-corre solo camminarle ancora, andare avanti,esaurire i nostri affetti, le nostre esperienze. Chi cerca sempre e procede nella ricerca è sempre sulla buona via”.
(don Primo Mazzolari)