Piombo e argento nell'antico...

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Una galleria di una miniera nella regione del Lauri°, a sud-est di Atene. La galleria veniva scalpellata con precisione nella roccia calcarea, aprendo uno spazio alto circa un metro e largo mezzo in cui si poteva procedere solo carponi. Quando la galleria raggiungeva una vena o una massa più consistente di galena, il minerale contenente piombo e argen- lo, la galleria veniva allargata e il minerale veniva asportato. Quella illustrata in questo caso è una galleria nella miniera numero 5 a Thori- kos. Essa fu aperta probabilmente nel V secolo a.C. L'estrazione di minerali nel Laurio ebbe inizio migliaia di anni prima, nell'Età del bronzo. Nella fotografia è riconoscibile la coautrice, Zofia Stos-Gale. Piombo e argento nell'antico Egeo certamente per caso quando furono fusi minerali di rame che contenevano impu- rezze arsenicali. Il bronzo naturale così prodotto dovette rivelarsi presto molto più duro anche del rame nativo martella- to. A questa scoperta dovette seguire abbastanza presto la produzione inten- zionale di bronzo arsenicale con minerali contenenti arsenico. La fusione del rame è piuttosto diffici- le. A meno che i primi artigiani del me- tallo non avessero già acquisito esperien- za nella fusione, più facile, di minerali ridotti, difficilmente avrebbero potuto tentare tale processo con minerali del rame come la malachite, un minerale di colore verde scuro, la azzurrite, di colore azzurro, o anche la calcopirite, di un color giallo ottone (che assomiglia almeno in parte al rame nativo per colore, ma che dev'essere arrostita prima di poter essere N el Mediterraneo orientale l'Età del bronzo, e in particolare i suoi ultimi secoli, furono un pe- riodo di splendore senza precedenti. Da Troia sulla costa asiatica sino all'Egitto e oltre, ai grandi palazzi di Creta e di Mi- cene, sulla terraferma greca, leghe a base di rame trasformarono le arti della guer- ra e della pace e consentirono di accumu- lare enormi tesori, costituiti soprattutto da gioielli, vasellame e altri oggetti d'ar- gento e d'oro. La documentazione archeologica ha sollevato vari interrogativi. Quale fu la natura delle antiche tecniche estrattive e metallurgiche che resero disponibili que- sti metalli? Quale funzione svolse nell'an- tica metallurgia il piombo? Le necessarie tecniche metallurgiche si svilupparono autonomamente nell'Egeo oppure si era- no diffuse in questa regione in conse- guenza di progressi realizzati in prece- denza nel Vicino Oriente? E infine, da quali giacimenti venivano estratti i metal- li? Per esempio, è stato spesso asserito che Creta e Micene importavano rame da Cipro, oro dall'Egitto e argento dall'Asia Minore. Queste asserzioni sono vere? La natura dei contatti culturali e com- merciali fra i vari popoli è un argomento di grande interesse nella preistoria del- l'Egeo, ma è stato solo scarsamente chia- rito dalle limitate scoperte di ceramiche appartenenti a una cultura nell'area geo- grafica di un'altra o da somiglianze stili- stiche spesso assai dibattute per esempio, fra pugnali od oggetti d'oro e d'argento. La possibilità di determinare il luogo d'o- rigine del metallo di cui è fatto un oggetto, unitamente alla scoperta e alla datazione di antiche miniere e dei resti di antiche installazioni metallurgiche, ci offrono oggi l'opportunità di dare risposte molto più precise a tali domande. Studi condotti all'Università di Oxford nel corso degli ultimi cinque anni hanno permesso di identificare, al di là di ogni ragionevole dubbio, le località di prove- nienza di molti oggetti d'argento e di piombo dell'Età del bronzo nell'Egeo. Qui daremo un rendiconto del lavoro che ha messo a disposizione degli studiosi del- la preistoria dell'Egeo i risultati forniti da una varietà di discipline: analisi chimica e fisica, analisi degli isotopi, geologia, me- tallurgia e tecnologia mineraria. L'Età dei metalli, che ebbe inizio nel mondo mediterraneo in epoca imprecisa- ta attorno alla metà del IV millennio a.C., vide grandi mutamenti nella natura delle società arcaiche. Non pare lecito dubitare del fatto che lo sviluppo della capacità di estrarre metalli per fusione dai loro mine- rali fu un fattore importante ai fini del passaggio dalla società relativamente in- differenziata ed essenzialmente agricola del tardo Neolitico alla società, fondata sulla specializzazione artigianale e sem- pre più strutturata in diversi livelli gerar- chici, che emerse nell'Egeo con la Fase I dell'Età del bronzo antica designata EB I (da Early Bronze Age, dal 3500 a.C. circa al 2900 circa) e si sviluppò sempre più rapidamente nella Fase II (EB II, dal 2900 circa al 2100 a.C. circa). Gli studiosi della preistoria della metal- lurgia e del suo impatto sulla società sono stati inclini a concentrare la loro attenzio- ne sul rame e sulle sue leghe, il bronzo arsenicale e stannico, per due ragioni. La prima ragione è la supposta importanza di questi metalli utilitari ai fini del muta- mento sociale, adatti com'erano alla pro- duzione di armi di qualità superiore e allo sviluppo di specializzazioni artigianali attraverso l'introduzione di nuovi utensi- li. La seconda ragione deriva dal presup- posto che la documentazione archeologi- ca confermi la tesi che il primo metallo ottenuto per fusione dai suoi minerali sia stato il rame. Entrambe queste ragioni possono oggi essere contestate. I n primo luogo l'impatto di una metal- lurgia di qualsiasi genere sulla società dipende dal riconoscimento di qualità desiderabili nel metallo prodotto. Tali qualità sono di due tipi. Una è l'utilità, una qualità che i vari tipi di bronzo senza dubbio posseggono. L'altra potrebbe es- sere definita estetica: il riconoscimento che certi metalli hanno un aspetto at- traente e sono rari. Queste sono le qualità possedute tanto dall'oro quanto dall'ar- gento. Benché nessuno dei due metalli fosse particolarmente utile a fini pura- mente pratici, entrambi furono ben pre- sto molto apprezzati e gli oggetti fatti d'o- ro e d'argento divennero un possesso ambito. In effetti si potrebbe sostenere che l'emergere di concetti di ricchezza, di potere e di status gerarchico associati al possesso d'oro e d'argento contribuirono a mutare la natura delle società arcaiche non meno della diffusa utilizzazione di leghe del rame. La convinzione che il rame sia stato il primo metallo ottenuto per fusione dai suoi minerali può essere contestata per le ragioni seguenti. È ben noto che quantità abbastanza grandi di rame si trovano allo stato di metallo nativo ed è molto proba- bile che questa forma non combinata del rame sia stata quella utilizzata per prima dall'uomo. Non pare però che il rame na- tivo sia stato molto apprezzato nella pro- duzione di armi o di utensili o che sia stato sfruttato in grandi quantità, se si può giu- dicare dal numero relativamente scarso di esemplari sicuri che troviamo nella do- cumentazione archeologica. Se l'uomo avesse utilizzato il rame nativo, è difficile pensare che questa risorsa potesse già essere esaurita nell'Età del bronzo antica al punto da rendere necessario il passag- gio alla fusione dei minerali. L'incentivo a far ricorso a questa tecni- ca di estrazione non sarebbe stato inoltre probabilmente molto forte. Utensili e armi di rame nativo avrebbero dovuto competere in un primo tempo con quelli di selce, di ossidiana e di altri tipi di pietra e non avrebbero goduto al confronto di un grande vantaggio. Nell'Egeo l'inter- vallo iniziale di un millennio fra la prima comparsa di oggetti in rame e la rivolu- zione metallurgica della Fase II dell'Età del bronzo antica può essere attribuito probabilmente al ritardo nello sviluppo della capacità di produrre leghe di bronzo arsenicale e stannico, con le loro superiori proprietà metallurgiche. Il bronzo arsenicale fu scoperto quasi Durante l'età del bronzo questi due metalli venivano estratti dagli stessi minerali. Lo studio delle abbondanze tipiche degli isotopi del piombo ha dimostrato che i giacimenti sfruttati erano in pratica solamente due di NoC1 a Gale e Zofia Stos-Gale 104 105

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Una galleria di una miniera nella regione del Lauri°, a sud-est di Atene.La galleria veniva scalpellata con precisione nella roccia calcarea,aprendo uno spazio alto circa un metro e largo mezzo in cui si potevaprocedere solo carponi. Quando la galleria raggiungeva una vena o unamassa più consistente di galena, il minerale contenente piombo e argen-

lo, la galleria veniva allargata e il minerale veniva asportato. Quellaillustrata in questo caso è una galleria nella miniera numero 5 a Thori-kos. Essa fu aperta probabilmente nel V secolo a.C. L'estrazione diminerali nel Laurio ebbe inizio migliaia di anni prima, nell'Età delbronzo. Nella fotografia è riconoscibile la coautrice, Zofia Stos-Gale.

Piombo e argentonell'antico Egeo

certamente per caso quando furono fusiminerali di rame che contenevano impu-rezze arsenicali. Il bronzo naturale cosìprodotto dovette rivelarsi presto moltopiù duro anche del rame nativo martella-to. A questa scoperta dovette seguireabbastanza presto la produzione inten-

zionale di bronzo arsenicale con mineralicontenenti arsenico.

La fusione del rame è piuttosto diffici-le. A meno che i primi artigiani del me-tallo non avessero già acquisito esperien-za nella fusione, più facile, di mineraliridotti, difficilmente avrebbero potuto

tentare tale processo con minerali delrame come la malachite, un minerale dicolore verde scuro, la azzurrite, di coloreazzurro, o anche la calcopirite, di un colorgiallo ottone (che assomiglia almeno inparte al rame nativo per colore, ma chedev'essere arrostita prima di poter essere

N

el Mediterraneo orientale l'Etàdel bronzo, e in particolare isuoi ultimi secoli, furono un pe-

riodo di splendore senza precedenti. DaTroia sulla costa asiatica sino all'Egitto eoltre, ai grandi palazzi di Creta e di Mi-cene, sulla terraferma greca, leghe a basedi rame trasformarono le arti della guer-ra e della pace e consentirono di accumu-lare enormi tesori, costituiti soprattuttoda gioielli, vasellame e altri oggetti d'ar-gento e d'oro.

La documentazione archeologica hasollevato vari interrogativi. Quale fu lanatura delle antiche tecniche estrattive emetallurgiche che resero disponibili que-sti metalli? Quale funzione svolse nell'an-tica metallurgia il piombo? Le necessarietecniche metallurgiche si svilupparonoautonomamente nell'Egeo oppure si era-no diffuse in questa regione in conse-guenza di progressi realizzati in prece-denza nel Vicino Oriente? E infine, daquali giacimenti venivano estratti i metal-li? Per esempio, è stato spesso asseritoche Creta e Micene importavano rame daCipro, oro dall'Egitto e argento dall'AsiaMinore. Queste asserzioni sono vere?

La natura dei contatti culturali e com-merciali fra i vari popoli è un argomentodi grande interesse nella preistoria del-l'Egeo, ma è stato solo scarsamente chia-rito dalle limitate scoperte di ceramicheappartenenti a una cultura nell'area geo-grafica di un'altra o da somiglianze stili-stiche spesso assai dibattute per esempio,fra pugnali od oggetti d'oro e d'argento.La possibilità di determinare il luogo d'o-rigine del metallo di cui è fatto un oggetto,unitamente alla scoperta e alla datazionedi antiche miniere e dei resti di anticheinstallazioni metallurgiche, ci offronooggi l'opportunità di dare risposte moltopiù precise a tali domande.

Studi condotti all'Università di Oxfordnel corso degli ultimi cinque anni hannopermesso di identificare, al di là di ogniragionevole dubbio, le località di prove-nienza di molti oggetti d'argento e dipiombo dell'Età del bronzo nell'Egeo.Qui daremo un rendiconto del lavoro che

ha messo a disposizione degli studiosi del-la preistoria dell'Egeo i risultati forniti dauna varietà di discipline: analisi chimica efisica, analisi degli isotopi, geologia, me-tallurgia e tecnologia mineraria.

L'Età dei metalli, che ebbe inizio nelmondo mediterraneo in epoca imprecisa-ta attorno alla metà del IV millennio a.C.,vide grandi mutamenti nella natura dellesocietà arcaiche. Non pare lecito dubitaredel fatto che lo sviluppo della capacità diestrarre metalli per fusione dai loro mine-rali fu un fattore importante ai fini delpassaggio dalla società relativamente in-differenziata ed essenzialmente agricoladel tardo Neolitico alla società, fondatasulla specializzazione artigianale e sem-pre più strutturata in diversi livelli gerar-chici, che emerse nell'Egeo con la Fase Idell'Età del bronzo antica designata EB I(da Early Bronze Age, dal 3500 a.C. circaal 2900 circa) e si sviluppò sempre piùrapidamente nella Fase II (EB II, dal2900 circa al 2100 a.C. circa).

Gli studiosi della preistoria della metal-lurgia e del suo impatto sulla società sonostati inclini a concentrare la loro attenzio-ne sul rame e sulle sue leghe, il bronzoarsenicale e stannico, per due ragioni. Laprima ragione è la supposta importanza diquesti metalli utilitari ai fini del muta-mento sociale, adatti com'erano alla pro-duzione di armi di qualità superiore e allosviluppo di specializzazioni artigianaliattraverso l'introduzione di nuovi utensi-li. La seconda ragione deriva dal presup-posto che la documentazione archeologi-ca confermi la tesi che il primo metalloottenuto per fusione dai suoi minerali siastato il rame. Entrambe queste ragionipossono oggi essere contestate.

In primo luogo l'impatto di una metal-lurgia di qualsiasi genere sulla società

dipende dal riconoscimento di qualitàdesiderabili nel metallo prodotto. Taliqualità sono di due tipi. Una è l'utilità,una qualità che i vari tipi di bronzo senzadubbio posseggono. L'altra potrebbe es-sere definita estetica: il riconoscimentoche certi metalli hanno un aspetto at-

traente e sono rari. Queste sono le qualitàpossedute tanto dall'oro quanto dall'ar-gento. Benché nessuno dei due metallifosse particolarmente utile a fini pura-mente pratici, entrambi furono ben pre-sto molto apprezzati e gli oggetti fatti d'o-ro e d'argento divennero un possessoambito. In effetti si potrebbe sostenereche l'emergere di concetti di ricchezza, dipotere e di status gerarchico associati alpossesso d'oro e d'argento contribuironoa mutare la natura delle società arcaichenon meno della diffusa utilizzazione dileghe del rame.

La convinzione che il rame sia stato ilprimo metallo ottenuto per fusione daisuoi minerali può essere contestata per leragioni seguenti. È ben noto che quantitàabbastanza grandi di rame si trovano allostato di metallo nativo ed è molto proba-bile che questa forma non combinata delrame sia stata quella utilizzata per primadall'uomo. Non pare però che il rame na-tivo sia stato molto apprezzato nella pro-duzione di armi o di utensili o che sia statosfruttato in grandi quantità, se si può giu-dicare dal numero relativamente scarso diesemplari sicuri che troviamo nella do-cumentazione archeologica. Se l'uomoavesse utilizzato il rame nativo, è difficilepensare che questa risorsa potesse giàessere esaurita nell'Età del bronzo anticaal punto da rendere necessario il passag-gio alla fusione dei minerali.

L'incentivo a far ricorso a questa tecni-ca di estrazione non sarebbe stato inoltreprobabilmente molto forte. Utensili earmi di rame nativo avrebbero dovutocompetere in un primo tempo con quellidi selce, di ossidiana e di altri tipi di pietrae non avrebbero goduto al confronto diun grande vantaggio. Nell'Egeo l'inter-vallo iniziale di un millennio fra la primacomparsa di oggetti in rame e la rivolu-zione metallurgica della Fase II dell'Etàdel bronzo antica può essere attribuitoprobabilmente al ritardo nello sviluppodella capacità di produrre leghe di bronzoarsenicale e stannico, con le loro superioriproprietà metallurgiche.

Il bronzo arsenicale fu scoperto quasi

Durante l'età del bronzo questi due metalli venivano estratti dagli stessiminerali. Lo studio delle abbondanze tipiche degli isotopi del piomboha dimostrato che i giacimenti sfruttati erano in pratica solamente due

di NoC1 a Gale e Zofia Stos-Gale

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EPIRO

Tracce di fusione di minerali all'inizio dell'Età dei metalli sono statetrovate nei siti qui indicati. I quadratini neri rappresentano la fusionedi piombo e i quadratini in colore quella di rame. La documentazio-

ne più antica della fusione di minerali di rame è costituita dai repertidi Tepe Yahya nell'Iran. Le tracce più antiche di fusione di mineralidi piombo sono state rinvenute, invece, a atal Hùyùk, in Turchia.

In questa cartina sono indicati giacimenti di minerali, molti dei qualinon sono stati sfruttati nell'Età del bronzo o nel periodo della Greciaclassica. I quadratini neri designano i minerali di piombo, quelli incolore i minerali contenenti oro. I triangoli neri pieni indicano anti-

che miniere di piombo e i triangoli neri vuoti indicano siti in cui sonostate trovate tracce di attività di fusione, come mucchi di scorie e litargi-rio (monossido di piombo). I triangoli pieni con pallino colorato in cen-tro rappresentano siti dove sono in corso attività minerarie moderne.

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fusa). Benché la malachite e l'azzurritepossano essere ridotte a metallo a tempe-rature molto inferiori al punto di fusionedel rame (1083 °C), il rame rimane dis-seminato e non disponibile finché la tem-peratura non sale abbastanza da fonderloe da trasformare la ganga, costituita daiminerali rocciosi non desiderati, allo statodi scoria fluida; il risultato di questo pro-cesso è la presenza di due liquidi non mi-scibili sul fondo della fornace.

T n pratica la fusione di tutt'e tre questiminerali comuni del rame richiede una

temperatura di circa 1200 °C. Questo fat-to è sufficiente a confutare la vecchia ipo-tesi fantasiosa secondo cui la fusione delrame sarebbe stata scoperta quando unfuoco da campo fu acceso casualmente suun affioramento di un minerale di rame: ifuochi da campo non raggiungono infattiuna tale temperatura. Invece il più comu-ne fra i minerali del piombo, la galena(sulfuro di piombo). si fonde così facil-mente che in effetti sarebbe possibileestrarne piombo con un fuoco da campocircondato da un cerchio di pietre. Espe-rimenti eseguiti da Ronald Tylecote, del-l'Istituto di archeologia dell'Università diLondra, hanno dimostrato che il piombopuò essere ottenuto per fusione dalla ga-lena in un fuoco che bruci carbone di le-gna o legna secca a temperature inferioria 800 °C. (Questa temperatura è moltosuperiore al punto di fusione del piombometallico, che è di 327 "C.) È quindi mol-to più probabile che sia stata casuale lascoperta dell'estrazione per fusione delpiombo dalla galena, minerale caratteriz-zato da una lucentezza metallica.

Quali sono i documenti più antichi sullafusione del piombo? A differenza delrame nativo, il piombo nativo è raro, co-sicché quando in un sito archeologico sitrova del piombo, esso è stato ottenutoquasi certamente mediante la fusione diun minerale. Nel sito urbano di atal

in Asia Minore, sono state rinve-nute perline di piombo che risalgono al6500 a.C. circa. Piombo è stato trovatoanche in un contesto del VI millennio a.C.a Yarim Tepe nell'Iraq, nel sito del Vmillennio di Arpachiyeh nell'Iraq e neisiti del IV millennio di Anau e di HissarIII in Iran e di Naqada in Egitto. Questireperti suggeriscono che la fusione delpiombo, forse su piccola scala, abbia avu-to inizio già nel VII millennio a.C.

L'identificazione di rame ottenuto si-curamente per fusione è più difficile. Poi-ché il rame nativo non è raro, il ritrova-mento di manufatti di rame in contestiarcheologici molto antichi non è necessa-riamente una prova dell'estrazione delrame per fusione dai suoi minerali. Imanufatti potrebbero essere stati prodot-ti martellando semplicemente rame nati-vo. Neppure le analisi chimiche consen-tono di distinguere un manufatto di ramenativo abbastanza puro da uno prodottocon rame ottenuto per fusione da un mi-nerale abbastanza puro. Inoltre i mineralidel rame come la malachite o l'azzurritetrovati in siti archeologici antichi potreb-bero essere stati usati come pigmenti e

come cosmetici e non per l'estrazione delrame mediante fusione.

L'unica documentazione certa dell'e-strazione del rame per fusione è quellafornita da reperti rappresentati da manu-fatti di rame arsenicale o di rame puroassociati a scorie di fusione certe. Pochis-simi fra i manufatti di rame più antichiriescono a superare entrambi questi esa-mi. I reperti che superano tutte le provesuggeriscono che l'antichità del rame ot-tenuto per fusione è sostanzialmenteminore di quella del piombo estratto conlo stesso procedimento. Gli esempi piùantichi di rame fuso provengono dai livellidell'inizio del IV millennio a Tepe Yahyain Iran. Le miniere di rame a Rudna Gla-va in Yugoslavia sono datate al 3700 a.C.e rame fuso si trova nei siti della metà delIV millennio di Sitagroi III e di Kephalain Grecia e di Amuq in Siria. Si può soste-nere perciò che il primo metallo a essereestratto per fusione dall'uomo sia stato ilpiombo, con un margine di vantaggio sulrame che, sulla base della documentazio-ne attualmente disponibile, si avvicine-rebbe a 3000 anni.

Che cos'ha a che fare tutto questo conl'oro e con l'argento? Per concentrare lanostra attenzione sull'argento, questometallo allo stato nativo non è raro comeil piombo, ma la sua abbondanza è parisolo allo 0,2 per cento rispetto a quella delrame nativo. Esso è perciò troppo scarsoper poter essere stato una.fonte importan-te di questo metallo nell'antichità. L'ar-gento è presente però in minerali delpiombo come la galena e in vari mineralicomplessi di piombo-antimonio-argento.Inoltre, quando tali minerali vengonofusi, l'argento si liquefa assieme al piom-bo, mentre altri elementi presenti nelminerale, come ferro, manganese, silicio,calcio e alluminio, passano principalmen-te nelle scorie.

L'argento viene separato dal piomboper mezzo del procedimento noto comecoppellazione. La lega di piombo e argen-to viene fusa in un crogiolo e mantenuta auna temperatura di circa 1100 °C mentresu di essa viene soffiata aria. L'aria ossidail piombo, trasformandolo in litargirio(monossido di piombo). Le impurità,come rame, stagno, antimonio, arsenico ebismuto, vengono in gran parte ossidateassieme al piombo; l'argento (contenenteuna traccia d'oro) non viene ossidato e,una volta che il litargirio sia stato assorbi-to dalle pareti del crogiolo (o eliminatocon mezzi meccanici), rimane come resi-duo un globulo fuso d'argento. L'argentoottenuto per coppellazione contienesempre una quantità residua di piombo,che può variare dal 2 allo 0,05 per cento.

La tecnica della coppellazione del piom-bo per estrarne l'argento potrebbe esserestata scoperta nella preistoria della metal-lurgia contemporaneamente alla tecnicadella fusione del rame, e forse ancor prima.In una necropoli della metà del IV millen-nio a Biblo, nel Libano, sono stati rinvenutipiù di 200 manufatti di argento. Nessuno diessi è stato però finora analizzato per de-terminare se l'argento di cui sono fatti siastato o no ottenuto per coppellazione. Lo

stesso si può dire per i pochi oggetti diargento della fine del IV millennio che sonostati rinvenuti in Palestina, a Ur e a Warkain Mesopotamia e a Beycesultan. AlicarHùyùk e Korucutepe in Asia Minore. InEgitto sono stati rinvenuti almeno 26 ma-nufatti di argento di età predinastica. ossiaanteriore al 3000 a.C. Noi ne abbiamoanalizzato uno, un coperchio di uno scrignod'argento proveniente da Naqada, eseguitoattorno al 3600 a.C. Esso ha un contenutoin piombo dello 0,4 per cento ed è perciòsicuramente un esempio di argento ottenu-to per coppellazione.

a scoperta che l'argento poteva essere1--• ottenuto sottoponendo a coppella-zione il piombo ricco d'argento deve ave-re stimolato un crescente interesse per lafusione del piombo. Il piombo in sé è unmetallo tenero e malleabile, diventa fa-cilmente opaco e non fu dapprima di mol-ta utilità. In effetti potrebbe non esserecasuale il fatto che la comparsa di grandiquantità di manufatti d'argento nel IVmillennio coincida o preceda di poco leprime indicazioni dell'inizio dell'estra-zione del rame mediante fusione dei suoiminerali. È lecito infatti attendersi cheun'accresciuta attività di fusione di ungruppo di minerali possa condurre a unaumento dell'efficienza delle pratiche difusione in generale.

La forma più antica di fusione delpiombo va probabilmente identificatacon la fusione della galena, un procedi-mento abbastanza facile dato che la gale-na fonde a basse temperature. Lo stimolofornito dalla richiesta di argento, però,dovette rendere necessaria la fusione diminerali contenenti molte impurità, in cuila galena era mescolata con ganga. Laseparazione del piombo da tali mineralideve aver richiesto una temperatura difusione di circa 1200 °C e anche l'aggiun-ta sperimentale di altri minerali comefondenti per facilitare la separazione del-la ganga sotto forma di scoria fusa. Espe-rimenti simili con altri minerali di aspettopromettente e con temperature di fusionepiù elevate potrebbero avere preannun-ciato l'Età del bronzo.

Il fatto che l'argento ottenuto per cop-pellazione contenga piccole quantità dipiombo consente, per così dire, di pren-dere le impronte digitali degli antichimanufatti d'argento. Le analisi chimichecomuni degli oggetti metallici possonorivelare qualcosa sul modo in cui il metal-lo fu estratto dal minerale o consentire distabilire la prima comparsa del bronzoarsenicale o stannico, ma nel caso delpiombo, dell'argento e di manufatti delrame non legati, tali analisi hanno un'uti-lità limitata nel determinare il tipo delminerale o la localizzazione della miniera.La ragione di ciò va vista nel fatto che iprocessi di fusione e di coppellazione -con l'aggiunta di fondenti, la separazionedegli elementi fra le scorie e il metallo e ledifferenze della rapidità con cui i varimetalli volatilizzano - distruggono la di-stribuzione degli elementi principali, se-condari e di quelli presenti solo in traccecaratteristica del minerale originario.

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Il modellino di nave in piombo appartiene a un gruppo trovato in unatomba dell'Età del bronzo antica nell'isola di Nasso. Oggi è all'Ashmolean

Museum di Oxford. L'analisi isotopica del piombo indica che il modelli-no è formato da piombo estratto a Sifno all'inizio del III millennio a.C.

AGIOS SOSTIS •

• AGI SILVESTROS

VORINI •

• KAPSALOS

• XERO XYLON

SIFNO

AGIOS JOANNIS •

PLATI YIALOS •

L'isola di Sifno nelle Cicladi fu famosa in epoca classica come luogo di estrazione di argento. Oggisi sa che i minerali di Sifno contenevano un miscuglio di piombo, antimonio e argento. Essi ve-nivano scavati in un certo numero di siti sulle coste e nell'interno. Sia la datazione con il carbo-nio 14 sia la datazione mediante il metodo della termoluminescenza dimostrano che i mineraliad Agios Sostis, sulla costa nord-orientale, venivano estratti già nell'Età del bronzo antica.Essi venivano scavati per estrarne principalmente l'argento, ma si utilizzava anche il piombo.

La penisola del Laurio, con le miniere di piombo (quadratini) era la fonte più famosa di argentoin epoca classica. Lo studio della composizione isotopica di manufatti antichi e i reperti nellaminiera n. 3 a Thorikos dimostrano che i minerali venivano estratti già nell'Età del bronzo antica.

L'analisi isotopica fornisce invece da-ti precisi sulla proporzione dei quattroisotopi del piombo (Pb-204, Pb-206,Pb-207 e Pb-208) presenti nel metallo. Iprocessi chimici di fusione, raffinamentoe corrosione lasciano inalterata la compo-sizione isotopica originaria; ciò consentedi comparare direttamente le proporzionidegli isotopi del piombo presenti in unmanufatto con quelle dei minerali prove-nienti da varie miniere dell'antichità. Lacomposizione in isotopi del piombo didiversi minerali del piombo o di piombo eargento differisce per il fatto che una par-te degli atomi di piombo 206, di piombo207 e di piombo 208 sono il prodotto deldecadimento radioattivo rispettivamentedell'uranio 238, dell'uranio 235 e del to-rio 232. Minerali diversi avranno una di-versa composizione in isotopi del piomboa seconda della loro età geologica e dellequantità relative di uranio e di torio pre-senti in origine nei liquidi che formaronoil minerale.

Gli autori di questo articolo hanno spe-so mezzo decennio in uno studio

generale della protometallurgia delpiombo, dell'argento e dell'oro nel mon-do egeo (compreso l'Egitto). Le primefasi della nostra ricerca furono intrapresein collaborazione con ricercatori dell'Isti-tuto Max Planck per la fisica nucleare aHeidelberg, i quali ci hanno aiutato nellavoro sul campo, nella datazione e inalcune analisi chimiche. Il nostro studio siproponeva vari obiettivi. Intendevamotrovare, studiare e datare varie miniereantiche dell'Egeo, analizzare le tecnicheminerarie dell'epoca e identificare e stu-diare resti di forni, scorie, litargirio e altriresidui della fusione e della coppellazio-ne. Per mezzo di analisi chimiche e isoto-piche del piombo di antichi manufatti e diminerali provenienti dalle varie miniere,ci attendevamo inoltre di scoprire le fontimineralogiche e geografiche del piombo,dell'argento e dell'oro a disposizione del-le varie culture dell'Egeo dall'Età delbronzo osino all'epoca greca classica. Que-ste ricerche avrebbero dovuto fornirci aloro volta informazioni su contatti cultu-rali e itinerari commerciali, argomentiimportanti sia per lo studioso della prei-storia sia per lo storico del periodo piùantico delle attività estrattive e metallur-giche. Nell'area egea esistono numerosidepositi d'oro e di piombo ricco d'argen-to. Molti sono menzionati nella letteratu-ra classica, per esempio dal drammaturgoEschilo (525-456 a.C.), dallo storicoErodoto (490-425 a.C.) e dal geografoStrabone (63 a.C. -21 d.C.). I giacimentipiù famosi sono quelli, ricchi di piombo eargento, della zona del Laurio, in prossi-mità dell'estremità della penisola dell'At-tica, una quarantina di chilometri a sud-est di Atene. Nel V secolo a.C. l'argentodel Laurio era la fonte principale dellapotenza della città-stato di Atene.

Altre miniere menzionate da Erodoto,che noi abbiamo trovato ed esplorato,sono le miniere d'oro sulla costa sudo-rientale dell'isola di Taso (sulla costa oc-cidentale della quale sono molte le anti-

che miniere di piombo argentifero), alcu-ne fra le antiche miniere della regione delPangeo in Macedonia (sulla terraferma anord di Taso) e le miniere di piombo ar-gentifero dell'isola di Sifno nelle Cicladi(90 chilometri a sud-est della regione delLaurio). Abbiamo raccolto anche cam-pioni di minerali da miniere moderne e dagiacimenti di minerali non sfruttati attor-no all'Egeo e abbiamo sottoposto ad ana-lisi campioni di scorie e di litargirio.

Delle 31 regioni di mineralizzazionedel piombo e dell'argento da noi studiate,molte non furono probabilmente sfrutta-te nell'Età del bronzo e alcune neppure intempi classici. Anche nei casi in cui ab-biamo trovato tracce di attività minerarie«antiche» o antichi cumuli di scorie, perlo più non è stato ancora determinato ilperiodo di attività ed è possibile che que-sta si situi in epoca posteriore all'Età delbronzo. I tentativi di datare una minierasulla base dei tipi di utensili rinvenuti inessa o, in assenza di utensili, del tipo disegni lasciati dagli utensili sulle pareti del-le gallerie, sono dubbi in quanto gli svi-luppi della tecnica nell'antica mineralogiafurono estremamente lenti. Una datazio-ne attendibile richiede la lunga e faticosaricerca, nelle gallerie di miniere, di car-bone databile con la tecnica del carbonio14, o di cocci di ceramica databili sulla basedi considerazioni stilistiche o di un'analisidella termoluminescenza. La presenza diresti di carbone si deve all'antico metodo dirompere la roccia accendendo a contatto diessa un fuoco e poi gettandovi contro del-l'acqua o forse anche al metodo di aerareuna miniera accendendo un fuoco alla basedi un pozzo verticale per creare un tiraggioascendente.

Le importanti miniere del Laurio con-tengono galena abbastanza ricca d'argen-to (fra 500 e 5000 grammi di argento pertonnellata). Le tracce dello sfruttamentodelle miniere del Laurio per opera degliateniesi e di altri greci nel V e IV secoloa.C. sono state molto studiate da geologi earcheologi a partire dall'Ottocento. Laregione è un alveare di antiche minieredalle quali venivano estratti minerali chesi trovavano per lo più nelle zone di con-tatto fra scisto e marmo. I minerali veni-vano in parte separati dalla ganga già al-l'interno delle miniere e poi erano tra-sportati fuori. Qui venivano rotti in pezzi

più piccoli e ulteriormente separati sutavole di lavaggio rettangolari o elicoidalidi forma ingegnosa. L'acqua per il lavag-gio veniva accumulata in grandi cisternerivestite con un cemento idraulico im-permeabile fatto col litargirio ottenutocome prodotto secondario della coppella-zione. Pare che uno fra i centri più impor-tanti della zona del Laurio sia stato quellodi Thorikos, che è stato scavato da Her-man Mussche e Paule Spitaels dell'Uni-versità di Gand. Il sito comprendeva untempio, un teatro del VI secolo a.C., edi-fici pubblici, officine metallurgiche, at-trezzature per il lavaggio del minerale,miniere e un porto.

Erodoto scrive che le miniere di Sifnoavevano fatto di quest'isola la più ricca ditutte le Cicladi, così ricca che una decimadi argento fu sufficiente a costruire untesoro in marmo riccamente decorato nelsantuario di Apollo a Delfi. Pausania ri-corda la leggenda che in seguito le minie-re di Sifno furono inondate e il flusso diargento dall'isola terminò a causa dell'iradi Apollo quando gli abitanti di Sifno smi-sero di pagare le decime dovute.

Una zona di mineralizzazione di fer-ro e manganese attraversa Sifno da

nord-nordest verso sud-sudovest nellabreccia marmorea del Terziario. Le anti-che miniere si trovano proprio all'internodi questa zona di mineralizzazione delferro e manganese. L'estrazione del mi-nerale di ferro nell'Ottocento infersedanni considerevoli alle gallerie scavatedagli antichi minatori, i quali ignoravanoil ferro, ma erano così efficienti nellosfruttare i depositi di piombo argentiferoche oggi riesce difficile trovarvi traccia delminerale di piombo.

Segni lasciati da utensili sulle pareti del-le miniere sono abbondanti in queste gal-lerie strette e irregolari. Qua e là nellepareti sono scavate nicchie per sistemarvilampade a olio. Un carattere tipico dellatecnologia mineraria a Sifno (osservatoperò anche nelle miniere di Taso) è che lamaggior parte delle rocce di scarto, aspor-tate per estendere le gallerie; non sonostate portate in superficie ma accumulatesul posto sotto forma di pareti formate damateriale di scarto.

Le miniere nella parte settentrionaledell'isola, sulla penisola di Agios Sostis, si

trovano al livello del mare, e alcune galle-rie scavate al di sotto del livello del maresono oggi inondate, in accordo con la leg-genda riferita da Pausania. Antiche galle-rie si trovano anche più in alto nell'inter-no dell'isola, ad Agios Sylvestros, Vorini,Kapsalos e Xero Xylon. Tracce di anticheattività minerarie sono state trovate an-che ad Agios Joannis, il sito di una minie-ra moderna, e scorie e litargirio sono statirinvenuti a Plati Yialos e Kapsalos.

Nelle prime due stagioni del nostro lavo-ro sul campo a Sifno non trovammo cam-pioni di minerali antichi. Infine ne trovam-mo piccole quantità nella maggior parte deisiti di Sifno da noi studiati. Si trattava diminerali di piombo-antimonio-argentoaltamente ossidati: giallastri, pesanti, fria-bili e di grana fine. Le analisi degli isotopidel piombo di questi minerali e di campionidi scorie e di litargirio ci hanno consentito didefinire il «campo» caratteristico degli iso-topi del piombo nei minerali di Sifno che èdiverso da quello di qualsiasi altra isoladelle Cicladi e differisce anche dal campodei minerali del Laurio.

Press'a poco nello stesso periodo, se-guendo un suggerimento di Colin Ren-frew, che è ora all'Università di Cambrid-ge, il nostro gruppo di Oxford estese i suoistudi risalendo oltre il periodo classico ecominciò a cercare le miniere di piombo ed'argento sfruttate dalle culture dell'Etàdel bronzo nella regione dell'Egeo. Inprincipio esaminammo quattro modellinidi navi in piombo che erano stati trovati inuna tomba del periodo Antico-cicladico(3400-2100 a.C.) sull'isola di Nasso e cheerano stati poi donati all'AshmoleanMuseum di Oxford da un noto studioso diarcheologia minoica, sir Arthur Evans.Con nostra sorpresa, trovammo che ilcampo isotopico dei modellini di navi inpiombo, come pure il loro alto contenutoin antimonio, suggerivano come luogod'origine del metallo l'isola di Sifno. Laconclusione era inevitabile: l'estrazionedi minerali a Sifno doveva essere comin-ciata già nell'Età del bronzo antica.

Un'indagine sistematica delle minieredi Agios Sostis a Sifno ha ora confermatoquesta conclusione. L'intero versanteorientale della penisola è traforato da unlabirinto di antiche gallerie di miniere. Legallerie non hanno un tracciato regolare;esse si addentrano nelle zone del minerale

108 109

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DATA a.C. CRETA EAREE VICINE

CICLADI GRECIACONTINENTALE

ASIAMINORE

EGITTO NOTE

NEOLITICO FINALE4000-3500

AEB I 3500-2900

2970 180:TROIA I DATAZIONE AL CARBONIO 14

(SIFNO)EB (ETÀDEL BRONZOANTICA) ANTICO-MINOICO ANTICO-

ANT CO--ELLADICO

circa 2800:NAVI DI PIOMBO DI NASSO

I-11-111 -CICLADICO I-11-111I-11-111 2610 -± 50:

DATAZIONE AL CARBONIO 14(SIFNO)

EB II 2900-2100TROIA

II-V

X-XIIDINASTIE

(2175-1991)ETÀDELMEDIA

2100-1600

BRONZO MEDIO-MINOICOI-11-111 MEDIO-

-CICLADICO

MEDIO--ELLADICO

TROIA

VI

XII-XIIIDINASTIE

(1991-1668)

1930:PRIMI PALAZZI CRETESI

1700:DISTRUZIONE DEI PALAZZI

1550:TOMBE A FOSSA (MICENE)

TARDO-ELLADICO I-IlETÀ 1400:DEL BRONZO TARDO-MINOICO \X\ XVIII DINASTIA CADUTA DI CNOSSOTARDA I-11-111 MICENEO TROIA

(1570-1293)1600-1100 III (A-C) VII 1200:

CENTRI MICENEIDISTRUTTI

Cronologia dell'Età del bronzo nell'Egeo: tutte le date sono approssima-tive. La tabella include anche periodi comparabili in Asia Minore e in

Egitto, e riporta gli sviluppi fondamentali dell'Egeo. Le attività di estra-zione del piombo nell'Egeo potrebbero essere anteriori al 3000 a.C.

Questo braccialetto d'argento dell'Età del bronzo antica, trovato in una tomba nell'isola diAmorgo, nelle Cicladi, è uno dei 30 manufatti d'argento rappresentativi del periodo. L'analisiisotopica di sette di tali manufatii indica che uno di essi è composto da metallo proveniente daSifno e cinque da metallo del Laurio. Il braccialetto di Amorgo è uno di quelli del Laurio.

di ferro e manganese alla ricerca solo del-le sacche relativamente scarse del minera-le di piombo, antimonio e argento.

Nel corso dei millenni le pietre che costi-tuiscono i muri di materiale di scarto all'in-terno delle gallerie si sono cementati natu-ralmente in conseguenza dell'infiltrazionedi liquidi calcarei. Uno di tali muri è statosmantellato con cura allo scopo di deter-minare la posizione stratigrafica (e quindil'età relativa) di qualsiasi materiale estra-neo in esso rinvenuto. La parte superioredel muro, meno saldamente cementata,conteneva un frammento di ceramica ri-coperto da una vernice nera. La determi-nazione dell'età del frammento col meto-do della termoluminescenza ha fornitodue date che ci riportano entrambe a quel-lo che gli storici definiscono il periodoarcaico: 600±100 a.C. e 530± 140 a.C.Nella parte inferiore, più compatta delmuro, furono trovati altri due cocci diceramica più grossolana assieme a resti dicarbone. Le età, determinate col metododella termoluminescenza, erano rispetti-vamente 2590 ±- 440 a.C. e 2780 -± 400a.C. Le età determinate col carbonio 14dei campioni di carbone sono state2970±180 a.C. e 2610±50 a.C.

Questa prova del fatto che le miniere diAgios Sostis furono sfruttate già nell'Etàdel bronzo antica è stata confermata an-che da altre scoperte fatte nella stessaarea. I percussori di pietra trovati nellegallerie sono di un tipo caratteristico del-l'Età del bronzo antica. Alle scorie e allitargirio disseminati alla superficie sonomescolate in quantità schegge di ossidia-na, una delle quali ha la forma di unapunta di freccia con codolo perfettamenteconformata; esse potrebbero essere tuttemanufatti dell'Età del bronzo antica. In-fine, fra i frammenti di ceramica ritrovatiin superficie, c'è un coccio che presentauna decorazione impressa opaca, tipicadella ceramica del tardo Neolitico e del-l'Età del bronzo antica nella regione, e unaltro che reca impresso il disegno a lisca di

pesce tipico del periodo noto come Anti-co-cicladico I (3400-2900 a.C.).

I popoli dell'Egeo dell'Età del bronzoimpiegavano il piombo per vari usi. Ilmetallo è stato trovato, in contesti neoliti-ci tardi, anche sulle isole di Makronesos edi Zea, appena al largo della costa del-l'Attica, di fronte alla regione del Laurio.Il piombo compare nei reperti dell'Etàdel bronzo antica su otto isole delle Cicla-di (Antiparo, Dhespotikon, Zea, Sira,Amorgo, Io, Milo e, come abbiamo giàvisto, Nasso). Esso è noto anche in conte-sti dell'Età del bronzo antica in insedia-menti cicladici sulla costa dell'Attica(Raphin e Agios Kosmas). a Creta, a Le-sbo, a Lemno e a Troia.

I ' piombo veniva utilizzato nella produ-

zione di dischi per fusi, piombi per retida pesca e filo metallico (spesso trovatonelle tombe) e serviva anche per riparareceramiche rotte. Era usato a scopi decora-tivi per anelli e braccialetti e per costruirefigurine umane e modelli di navi. Nellatarda Età del bronzo il metallo fu utilizza-to anche per pesi da bilancia, che avevanocome unità un peso di circa 61 grammi.Questi pesi sono stati trovati in tutto l'E-geo in contesti dell'Età del bronzo mediae tarda. Un numero cospicuo di questipesi è stato riportato in luce ad Akrotirisull'isola di Santorino (Tera), nei pressi diCreta, e nell'isola di Zea.

Nell'Età del bronzo l'argento veniva usa-to nella produzione di ciotole e di tazze, masoprattutto era impiegato per gioielli: dia-demi, collane, braccialetti, anelli e spille perabiti. I pezzi più elaborati, fra cui alcuni inpiombo, venivano sepolti con i loro pro-prietari, assieme ad altre suppellettili fune-rarie. come ceramiche, armi e utensili inbronzo. Quest'usanza, che toglieva rego-larmente dalla circolazione tanti oggetticosì apprezzati, deve aver sostenuto unadomanda di argento che avrebbe altrimentipotuto essere soddisfatta, almeno in parte,dalla trasmissione in eredità. (Dal punto di

vista della moderna ricerca le pratiche fu-nerarie dell'Età del bronzo rappresentanouna vera fortuna; esse rendono infatti pocoprobabile la fusione di gioielli per consen-tirne la riutilizzazione assieme ad altri og-getti d'argento di origine diversa, con ladistruzione delle indicazioni sulla loro ori-gine contenute nelle proporzioni originariedegli isotopi del piombo.)

Un confronto degli oggetti rinvenuti invarie tombe cicladiche ci fornisce infor-mazioni sull'emergere di una stratifica-zione sociale già nell'Età del bronzo anti-ca. Dapprima una tale stratificazione simanifesta solo sotto forma di piccole va-riazioni nella quantità e qualità delle sup-pellettili funerarie. Successivamente si ri-flette in una concentrazione di oggettipreziosi in tombe che si distinguono perl'assenza dei tipi più comuni di ceramica eche talvolta contengono oggetti principe-schi come diademi e ciotole d'argento.Questa tendenza sarebbe culminata piùavanti, nel corso dell'Età del bronzo, congli splendidi tesori in oro e argento nelletombe a fossa a Micene e con le ricchezzecontenute anche in tombe meno impor-tanti altrove, come la tomba a tholos (informa di alveare) a Vapheio nei pressi diSparta, in Laconia.

Fino a oggi la provenienza del piombo edell'argento usati dalle culture dell'Età delbronzo dell'Egeo è stata del tutto incerta,anche se molti archeologi hanno suggeritoche tali metalli dovevano provenire dal-l'Asia Minore o dalle lontane regioni occi-dentali della penisola iberica. Keith Bra-nigan ha suggerito che il piombo e l'argen-to dovevano essere stati estratti da giaci-menti nell'Egeo stesso, ma che tali giaci-menti potrebbero essersi esauriti nel corsodella media Età del bronzo;nella tarda Etàdel bronzo tali fonti dovettero quindi esse-re sostituite da altre fon'i, nel Mediterra-neo occidentale, nell'Asia Minore o forsenell'Europa centrale. Noi cominciammo ainvestigare questo problema prendendol'avvio dalla documentazione archeologi-ca dell'Antico-cicladico.

Fra gli oggetti d'argento noti apparte-nenti a tale periodo vi sono due diademi,almeno 13 braccialetti, sette piatti, duecollane e almeno cinque spille d'argento.Fra gli oggetti in piombo vi sono tre figu-rine, i quattro modellini di navi di Nasso,tre pesi, un sigillo, vari chiodi per la ripa-razione di ceramiche e vari frammenti.Questi materiali sono stati rinvenuti prin-cipalmente sulle isole di Amorgo, Nasso,Sira, Antiparo, Dhespotikon, Io, Makro-nesos e Policandro. Per la maggior partesono stati trovati in tombe assieme a ce-ramica, figurine di marmo dalle bracciapiegate tipiche delle Cicladi, ciotole inmarmo, oggetti in bronzo e altre suppel-lettili funerarie. Questi manufatti ci forni-scono una documentazione preziosa dellavitalità e dell'originalità della cultura del-l'Età del bronzo antica delle Cicladi, i cuiprodotti rappresentavano uno fra i puntipiù alti dell'arte preistorica.

Grazie alla generosità dei curatori dimusei di Oxford, Londra, Liverpool

e Atene abbiamo avuto la possibilità di

analizzare 16 di tali oggetti, ossia circa unterzo del totale. Il quadro che ne emerge èsorprendentemente semplice. Sei dei 16oggetti sono fatti di metallo provenientedalle miniere del Laurio e otto di metalloproveniente dalle miniere di Sifno. I duerestanti sono fatti di metallo provenienteda un giacimento non ancora identificatocon sicurezza. Abbiamo trovato giaci-menti di minerali di piombo aurifero inalmeno altre sei isole delle Cicladi oltreche su Sifno; su due di tali isole, Sira eSerfanto, non solo i minerali sono più ric-chi in argento, ma ci sono anche segni diantiche attività minerarie.

La situazione delle fonti del metallo simantenne immutata anche più avanti nelcorso dell'Età del bronzo? In un tentativopreliminare di rispondere a questa do-manda, abbiamo analizzato 24 manufattidi piombo venuti in luce ad Akrotiri sull'i-sola di Santorino. Akrotiri, la Pompei del-l'Età del bronzo, era un esteso insedia-mento quando fu sepolta sotto la ceneredell'esplosione vulcanica che squarciòTera attorno al 1500 a.C. Le abitazionisignorili, gli affreschi, gli edifici, il traccia-to delle strade, gli impianti igienici e lecondutture, la ceramica e altri manufatticonservatisi nelle ceneri suggeriscono che

la società di Tera doveva essere ricca, mol-to civilizzata, dipendente dal commerciomarittimo e caratterizzata da un apprez-zamento vivace e originale delle arti.

La situazione di Akrotiri rispetto allaCreta minoica è incerta. Non si sa se Ak-rotiri si sia sviluppata indipendentementeda Creta, pur godendo di un fiorentecommercio con essa e restando politica-mente autonoma, se sia stata conquistatae governata direttamente da un qualchecentro di palazzo cretese o se i cretesi viabbiano stabilito una colonia autonoma.La presenza di una grande quantità dipiombo, di un po' d'argento e di litargiriosuggerisce che a Santorino siano statiprodotti sia piombo sia argento. Le nostreanalisi chimiche e isotopiche di questomateriale attestano la medesima dicoto-mia quanto alla provenienza che abbiamotrovato negli oggetti rinvenuti altrove nel-le Cicladi, ma con un notevole sposta-mento nelle proporzioni. Soltanto unodegli oggetti in piombo rinvenuti adAkrotiri è di metallo estratto a Sifno; glialtri 23 sono di metallo proveniente dalleminiere del Laurio.

Che cosa si può dire di Creta? Nell'an-tica Età del bronzo nelle Cicladi i manu-fatti di piombo e d'argento costituiscono

il 40 per cento circa di tutti i reperti dioggetti in metallo e l'oro è estremamenteraro. A Creta si riscontra una situazioneinversa. Fra tutti i reperti in oggetti dimetallo pubblicati datati all'Età del bron-zo antica, soltanto il 3 per cento è costitui-to da piombo e argento, mentre l'oro èrelativamente comune. I ritrovamenti dioggetti di piombo e d'argento sono con-centrati nel nord dell'isola, fra Candia(Herakleion) e Mochlos, un'area in cui glioggetti d'oro e di rame sono invece piùrari. Quest'area si trova direttamente di-rimpetto alle Cicladi, e i suoi manufattidell'Età del bronzo antica documentanochiaramente un contatto con la culturacicladica. Sembra perciò ragionevole ilsuggerimento di Branigan che gli abitantidella parte settentrionale di Creta possa-no avere avuto piombo e argento dalleCicladi. Non abbiamo ancora potuto ana-lizzare questi oggetti, ma speriamo dipoter presto estendere il nostro lavoro suimateriali cretesi includendovi manufattidell'Età del bronzo antica.

Finora abbiamo esaminato i manufattidi piombo e d'argento rinvenuti in solidue siti cretesi, Cnosso e Ktèmmos, e soloper il periodo compreso fra il Medio-mi-noico e il Tardo-minoico (circa 2150-

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2,050 I i I 0,830 0.832 0,834 0,836

PROPORZIONE TRA Pb-207 E Pb-206

2,085

2,080

COo

2,075.0o_

z 2' 065

O

2,055 -

0,838 0,840

CAMPO DEL LAU RIO

0,828

2,065O

oo_o 2,060

2,055

2,085

2,080

ocu 2075,Lo_

coo2,070

cc

2.065o

oO 2.060

2,055

2,0500,828 0,830 0,832 0,836

PROPORZIONE TRA Pb-207 E Pb-206

Le analisi isotopiche riportano in ascissa la proporzione fra il piombo 207 e il piombo 206 e inordinata quella fra il Piombo 208 e il piombo 206 per determinare il rapporto fra i minerali dipiombo delle varie miniere dell'Egeo. Tutti i campioni di minerale provenienti da Sifno (incolore)rientrano nel campo a destra in alto. Tutti quelli del Laurio (in nero) sono compresi all'interno delcampo a sinistra in basso. I campioni da Nanfio (pallini in colore), Serfanto (rombi in colore) eTermia (quadrato in colore vuoto) si dispongono alla periferia della distribuzione del Laurio,mentre nessuno dei campioni provenienti da altre quattro isole delle Cicladi o dalla miniera diKallianou nell'Eubea si avvicinano significativamente al campo di Sifno o a quello del Laurio.

2,085

2,080

<D

o 2,075

uJmo

2,070

2,0500,828 0,830 0.832 0,834 0,836

PROPORZIONE TRA Pb-207 E Pb-206

I rapporti fra gli isotopi del piombo in 16 manufatti dell'Antico-cicladico, nove di piombo (innero) e sette d'argento (in colore), ne situano 14 all'interno del campo di Sifno o di quello delLaurio. I quattro modellini di navi in piombo rinvenuti a Nasso (triangoli vuoti), una statuina dipiombo da Antiparo (pallino), un frammento di piombo da Cheiromylos (triangolo capovolto),un peso in piombo (quadratino) e un diadema d'argento da Sira sono all'interno del campo diSifno, mentre quattro braccialetti d'argento da Amorgo (rombi pieni), una spilla d'argento da Sira(quadratini) e un oggetto di piombo da Amorgo (rombo vuoto) sono all'interno del campo delLaurio. Una ciotola d'argento da Amorgo e un chiodo di piombo da Sira sono incerti, essendoformati forse da un miscuglio di metani del Laurio e di Sifno o da metallo estratto vicino a Troia.

1300 a.C.). Nell'età del bronzo media,Creta sviluppò una ricca civiltà molto ar-ticolata gerarchicamente, caratterizzatada grandi palazzi. città fiorenti, un brillan-te artigianato e ampi collegamenti oltre-mare. La distruzione dei primi palazzi aCnosso e a Festo alla fine dell'Età delbronzo media (circa 1700 a.C.) non indi-ca in alcun modo un declino della culturaminoica. La documentazione archeologi-ca non conserva alcuna traccia di nuovivenuti, e la ricostruzione dei palazzi an-nunciò il massimo episodio nella civiltàminoica: il secondo periodo palaziale(1700-1450 a.C.). Gli artigiani dell'isolaprodussero in questo periodo i loro lavoripiù belli: la ceramica, le gemme. l'orefice-ria e gli affreschi di quest'epoca presenta-no un livello di sensibilità estetica e diabilità tecnica che assicura loro un postoindiscusso nella storia dell'arte. In questoperiodo si sviluppò anche la scritturaminoica del lineare A.

Esiste una documentazione abbondan-te dei commerci minoici (o di altri tipi dicontatti) fuori di Creta nel secondo pe-riodo palaziale. C'erano traffici col Vici-no Oriente, con l'Egitto e, su distanzemeno lunghe, con le Cicladi e con l'Argo-lide, sulla terraferma greca. Perciò ilpiombo e l'argento, che praticamente nonesistono a Creta, potrebbero essere venu-ti da uno qualsiasi di questi luoghi.

Atorno al 1450 a.C. quasi tutti i sitiprincipali su Creta furono distrutti;

la civiltà minoica non riuscì mai più atornare allo splendore originario. Cnossoe le località circostanti furono occupatedai micenei fra il 1400 circa e il 1340 a.C.Se i micenei avevano allora accesso alleminiere del Laurio, ci si potrebbe atten-dere di trovare piombo e argento del Lau-rio almeno nei livelli di Cnosso datati aquesto periodo (Tardo-minoico III A).

Il nostro lavoro preliminare dimostra ineffetti che la fonte principale dei manufat-ti in piombo rinvenuti a Cnosso e risalentia tutto il periodo compreso fra il Medio--minoico e l'occupazione micenea fu ilLaurio. L'80 per cento dei manufatti danoi analizzati sono di piombo del Laurio.Solo il 10 per cento sono di piombo diSifno, benché quest'isola sia molto piùvicina a Creta. Il restante 10 per centoprovengono da una fonte che non è stataancora identificata. A Kommos la scarsitàdei reperti suggerisce che il piombo fosseuna merce di difficile reperimento. Noiabbiamo analizzato gli unici tre manufattiin piombo dell'Età del bronzo scavati intale sito: due sono di piombo del Laurio, ilterzo è di piombo proveniente da una fon-te non identificata. Il generale dominiodel Laurio come luogo d'origine delpiombo usato a Creta nell'Età del bronzomedia e recente ribadisce la situazioneche abbiamo già trovato a Santorino. Ilnumero esiguo dei reperti di piombo pro-veniente da giacimenti non identificatisuggerisce però che Creta avesse un ac-cesso limitato a luoghi di produzione delpiombo diversi dal Laurio e da Sifno.

Le nostre analisi di manufatti di piom-bo e d'argento rinvenuti nelle Cicladi, a

Santorino e a Creta ci forniscono chiareindicazioni del fatto che le miniere delLauri° furono sfruttate nell'Età del bron-zo almeno a partire dal 2900 a.C. (Anti-co-cicladico II) e sino al 1350 a.C. circa(Tardo-minoico III A). Un'ulteriore con-ferma dell'attività mineraria nel Laurio inquesto intervallo di tempo potrebbe esse-re fornita da analisi di manufatti di piom-bo e d'argento rinvenuti in siti dell'Età delbronzo nell'Attica stessa. Nella speranzadi poter trovare conferma, abbiamo ana-lizzato vasellame e filo di piombo rinve-nuti nei livelli micenei dal 1400 al 1150a.C. (dal Miceneo III A al III C) nell'A-cropoli e nell'Agorà di Atene, piombo elitargirio rinvenuti in un contesto anterio-re a Thorikos (1700-1550 a.C., ultimaparte del Medio-elladico) e infine manu-fatti di piombo e di argento provenientidalla vicina Perati (1190-1100 a.C.). Tut-ti questi manufatti rivelarono la medesi-ma composizione isotopica (e le medesi-me caratteristiche chimiche) del piomboestratto dalle miniere del Laurio.

Una prova del fatto che la produzionedelle miniere del Laurio raggiungeva lo-calità relativamente lontane nella terra-ferma greca è fornita dall'analisi di quat-tro pesi per bilancia rinvenuti in Laconia.I pesi, di cui abbiamo dimostrato la com-posizione con piombo del Laurio, furonotrovati nella stessa tomba a tholos a Vap-heio che conteneva tazze d'oro decoratein rilievo con immagini di tori cretesi.

FraF ra il 1870 e il 1880 Heinrich Schlie-trovò un favoloso tesoro nelle

famose tombe a fossa di Micene risalential 1550 a.C. circa (Tardo-elladico I). Disolito l'attenzione si concentra sugli og-getti d'oro, ma le tombe contengono an-che grandi quantità d'argento e anchealcuni oggetti in piombo. Qual era l'origi-ne del tesoro, e quale spiegazione si puòdare dell'ascesa di Micene al tempo delletombe a fossa?

Sir Arthur Evans pensava che il carat-tere minoico di molti oggetti contenutinelle tombe attestasse l'occupazione diMicene da parte di una dinastia creteseconquistatrice. Quest'opinione fu confu-tata però da un contemporaneo di Evans,lo studioso austriaco Georg Karo, e oggi illavoro di Ellen Davis, della City Universi-ty di New York indica che la maggiorparte degli oggetti d'oro rinvenuti nelletombe a fossa è di origine micenea. Lostesso Karo cercò una spiegazione del-l'improvvisa acquisizione di ricchezze daparte di Micene e del carattere dei tesorinell'ipotesi che molti fra gli oggetti rinve-nuti nelle tombe fossero stati saccheggiatia Creta nel corso di incursioni da parte diMicene; i micenei non avrebbero potutoacquistare le loro ricchezze col commer-cio perché, secondo Karo, non avevanorisorse naturali proprie. Il nostro lavorosu questo problema non è molto avanza-to, ma noi abbiamo nondimeno dimostra-to che al tempo delle tombe a fossa ilpiombo del Laurio giungeva a Micene.Schliemann trovò nella tomba a fossa IVtre caldaie in piombo con i bordi rivestitiin bronzo. Le analisi dimostrano che tale

2,085

2,080

ccg>, 2,075

cL

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1..1 2,065O

oO 2,060o-

2,055

0,838

0,840

I manufatti di piombo della media e tarda Età del bronzo rinvenuti a Santorino (in colore) e aCreta (in nero) provengono primariamente dal Lauri°. Gli oggetti di Santorino sono del periodo1550-1500 a.C. Essi comprendono 21 pesi in piombo, chiodi per riparare ceramiche, piombi perreti da pesca, incavi per stipiti di porte da Akrotiri e tre campioni di litargirio (quadratini pieni).Solo un manufatto era in piombo di Sifno. I 22 oggetti rinvenuti a Creta appartengono al periodo2050-1330 a.C. a Cnosso (quadratini e rombi vuoti) e al periodo 1550-1200 a.C. a Kommos(pallini pieni). Solo due manufatti di Cnosso sono di piombo di Sifno. Due sono di metalli diorigine sconosciuta, così come uno dei tre pezzi di Kommos, dove erano rari gli oggetti in piombo.

Il piombo e l'argento di cui sono costituiti i manufatti rinvenuti in Attica, nell'Argolide e nellaLaconia (in nero) e alcuni manufatti egiziani (in colore) sono risultati originari del Laurio. Iquadratini vuoti illustrano i rapporti fra gli isotopi del piombo in tre caldaie micenee trovate nellatomba a fossa n. IV da Heinrich Schliemann. I pallini vuoti illustrano le proporzioni in quattropesi in piombo rinvenuti in una tomba a tholos a Vapheio. I triangoli vuoti illustrano i rapportiisotopici in tre anelli d'argento e in tre campioni di filo di piombo da Perati; i due triangolicapovolti illustrano le proporzioni in campioni di piombo e di litargirio dell'Elladico medio daThorikos e i sei rombi indicano i rapporti isotopici in piombo proveniente da Atene. I sei manu-fatti egiziani (pallini in colore) comprendono tre oggetti di piombo della XVIII dinastia, uno d'ar-gento della X dinastia, uno d'argento dell'XI dinastia e uno d'argento della XII o XIII dinastia.

0.838

0,840

0,838

0,840

2,0500,828 0,830 0,832 0,834 0,836

PROPORZIONE TRA Pb-207 E Pb-206

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Page 6: Piombo e argento nell'antico Egeodownload.kataweb.it/mediaweb/pdf/espresso/scienze/1981_156_8.pdf · Cipro, oro dall'Egitto e argento dall'Asia Minore. Queste asserzioni sono vere?

I blocchi di marmo a Demoliaki, nel Laurio, formavano un condotto circolare inclinato, di circa6 metri, usato per separare il minerale di piombo dalla roccia di scarto più leggera. Le coppelledel condotto trattenevano il minerale pesante quando un flusso d'acqua asportava le scorie.

piombo proviene dal Laurio. Analisi simi-li di quattro oggetti d'argento trovati nellatomba a fossa IV dimostrano che anche illoro argento proviene dal Lauri°.

L'Egitto era famoso nell'antichità per isuoi tesori in oro, ma era del tutto privo digiacimenti locali d'argento. L'argento eradi conseguenza molto apprezzato dagliegizi. Una parte dell'oro rinvenuto nelletombe a fossa di Micene non potrebbeessere provenuto dall'Egitto in cambio diargento del Laurio? Le nostre analisi pre-liminari di manufatti di piombo e d'argen-to dell'Egitto dinastico hanno individuatofinora tre oggetti di ciascun metallo chepresentano la composizione isotopicacaratteristica del Laurio. I tre oggetti inpiombo sono tutti della XVIII dinastia(1570-1293 a.C.) e furono trovati adAmarna e ad Abido. Due degli oggettid'argento sono rispettivamente della Xdinastia (2175-2135 a.C.) e dell'XI dina-stia (2134-1991 a.C.) e furono rinvenuti aDendera. Il terzo, trovato ad Abido, risa-le alla XII o XIII dinastia (1991-1668a.C.). Benché questi risultati non dimo-strino direttamente nulla sull'origine de-gli oggetti d'oro del tesoro di Micene. essidimostrano che il piombo e l'argento delLaurio pervennero in Egitto sia prima siadopo il periodo delle tombe a fossa, cosìcome le nostre analisi dei manufatti delletombe a fossa dimostrano che i micenei diquel periodo avevano accesso al piombo eall'argento del Laurio.

Prima del nostro lavoro si conoscevaassai poco sui luoghi d'origine del piomboe dell'argento usati dai popoli dell'Egeonell'Età del bronzo. Ora le analisi chimi-che, l'analisi isotopica, la datazione colmetodo della termoluminescenza e con

quello del carbonio 14, l'esplorazione diantiche miniere e la scoperta dei resti del-l'antica metallurgia hanno consentito distabilire un certo numero di fatti. È evi-dente che le popolazioni insulari del Ci-cladico primitivo si procuravano questimetalli quasi in parti uguali da Sifno e dalLaurio. In seguito il luogo d'origine deimetalli usati a Tera fu prevalentemente ilLaurio, mentre quantità minori continua-vano a essere fornite da Sifno. Anche aCreta nell'Età del bronzo recente la fonteprincipale era il Laurio, anche se una pic-cola quantità di metallo proveniva da Sif-no e da luoghi d'origine non individuati.Nella Grecia continentale gli oggetti fino-ra venuti in luce da Thorikos, Perati, Ate-ne, Vapheio e Micene indicano nel Laurioil luogo d'origine esclusivo, e argento epiombo del Laurio sono stati identificatiin Egitto in manufatti della X, XI, XIIe XVIII dinastia.

Lo sfruttamento di giacimenti di Sifnonell'Età del bronzo, inferita dalle analisidegli isotopi del piombo contenuti inmanufatti, è stato confermato da un'inve-stigazione intensiva delle miniere di Sifnoe dalla datazione diretta delle attivitàminerarie ad Agios Sostis in tale isola.Studi recenti compiuti da Mussche e daSpitaels della miniera n. 3 a Thorikos nelLaurio hanno dimostrato che le attivitàestrattive vi cominciarono al più tardi nelperiodo Antico-elladico III (circa 2700a.C.). Questa conclusione conferma i datiemersi dalle nostre analisi dei manufatti.

Fmerge così un quadro molto sem- plice: nell'Età del bronzo sia i grecidella terraferma sia la popolazione delleCicladi avevano essenzialmente solo due

fonti di piombo e d'argento. Nell'Egeoesistevano molti altri luoghi di produzio-ne di questi due metalli: quali sono dun-que le ragioni di questa preferenza ac-cordata al Laurio e a Sifno? È moltoprobabile che essa si debba al fatto che ilmetallo ricercato era principalmentel'argento, mentre il piombo era essen-zialmente un prodotto secondario. Saggidei minerali dei siti minerari delle duearee dimostrano che essi contengono ilpiù alto tenore d'argento (circa il 5 percento in entrambi i casi) fra quelli di tuttii siti minerari dell'Egeo. Se si considerache nei tempi antichi lo sfruttamento del-le miniere, la fusione e la coppellazionerichiedevano un duro lavoro e grandiquantità di legna. non sorprende cheminatori e artigiani preistorici ricercasse-ro i depositi minerali più ricchi.

È. stato sostenuto che il piombo e l'ar-gento sarebbero stati introdotti nella civil-tà egea dal Mediterraneo occidentale, manon esiste alcuna prova a sostegno di taletesi. Molto scarsi sono anche gli indizi asostegno di una provenienza di argentodall'Asia Minore (finora si sarebbe rinve-nuto solo un manufatto nelle Cicladi).Queste conclusioni sono in accordo conl'opinione di Renfrew che nella tarda Etàdel bronzo il commercio dell'Egeo conpaesi stranieri fosse minimo rispetto alflusso interno di merci e materiali.

Il lavoro di Karl M. Petruso, dell'Uni-versità di Boston, sui pesi per bilancia chesono stati rinvenuti in grande abbondanzaad Akrotiri e a Zea, e in numero minorein una ventina di siti a Creta, nelle Cicladie sulla terraferma greca. ha fornito unforte sostegno alla posizione di Renfrew.È stato Petruso a dimostrare che tali pesi,assieme ad alcuni fatti di materiali diversidal piombo, sono tutti multipli dell'unità--base di 61 grammi; questo sistema di pesiè a quanto pare un sistema minoico svi-luppatosi senza alcun apporto dall'ester-no dell'Egeo. Un tale sistema avrebbe unsenso solo nell'ipotesi che fosse applicatoalla valutazione di una qualche merce ogruppo di merci su una base comune inluoghi diversi, con lo stesso sistema.

Il bisogno di un tale sistema comune sicomprende a sua volta solo supponendoche esistesse una rete commerciale nel-l'Egeo e che vi fosse uno scambio pacificodi merci. Recentemente Jack Davis, del-l'Università dell'Illinois, ha richiamatol'attenzione su una documentazione ar-cheologica che suggeriva l'esistenza dicontatti frequenti, forse regolari, fra Cre-ta, le isole delle Cicladi occidentali (inparticolare Santorino, Milo e Zea) e laterraferma (l'Attica e il Peloponnesonord-orientale) a partire almeno dalMinoico medio I sino al Tardo-minoico IA. La documentazione da noi raccoltasull'esistenza di piombo e argento nelTardo-minoico I, Tardo-elladico I e intempi posteriori a Creta, Santorino, Zea(dati ottenuti quando abbiamo completa-to questo articolo) e nei siti della terra-ferma di Thorikos, Perati, Micene e Va-pheio suggerisce che il piombo e l'argentofossero fra le voci principali del commer-cio lungo questo itinerario occidentale.

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