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L’aula del consiglio comunale

CAGLIARI E PROVINCIA�

CAGLIARI

CAGLIARI

Nuovo S. Elia:il consiglioora si divide

No alla riforma, domanilo sciopero degli studenti

SELARGIUS

Il cimitero è pieno, arrivala succursale oltre la 554

� A PAGINA 21

� A PAGINA 24

� A PAGINA 39

FASSINO IN SARDEGNA SOSTIENE CABRASIIIL’INTERVISTAII

L’arrivo di Piero Fassino nell’Isola (il segretario deiDs parlerà stasera a Guspini e Cagliari insieme ad

Antonello Cabras) apre la volata finale verso le primarie del Pd sardo. «Soru deve fare il presidente,per il partito è meglio un leader autorevole come Cabras», dice Fassino. � MELONI A PAGINA 9

A Guspini e Cagliari

Aeroporto. Accesi contrasti con la Sogaer, ma la compagnia va avanti

Meridiana:pronti a scommettere su CagliariSassari. Accuse al dentista col debole delle Ferrari. Nei guai moglie e suocero

La Finanza:«Ha evaso dodici milioni di euro»Le perplessità della Sogaer,la società di gestione del-l’aeroporto di Cagliari, nonbastano a fermare Meri-diana. La compagnia vaavanti.

«Dal primo dicembreapriremo una nuova baseoperativa a Cagliari, dove

investire-mo 200milioni dieuro neiprossimidieci an-ni», assi-cural’ammini-stratoredelegato

della compagnia GianniRossi. Cagliari dunque sa-rà uno scalo strategico perMeridiana che, per allun-gare la stagione turisticanell’isola, scommette «an-che sulle potenzialità» delSud Sardegna.

� DEIANA A PAGINA 13

Non solo associazione adelinquere finalizzata allafrode fiscale, simulazionedi reato e occultamento discritture contabili: il denti-sta Pierluigi Allena, denun-ciato nel maggio scorsodalla Guardia di finanza diSassari è anche, secondo leFiammegialle, unfior dievasore.Dodicimilioni dieuro è lasommache ildentistacon undebole per le Ferrari si sa-rebbe dimenticato di di-chiarare all’erario. Insie-me a lui sono finiti nei guaianche la moglie e il suoce-ro. È questa la conclusionedelle indagini del Nucleo dipolizia tributaria.

� A PAGINA 51

Aziende agricole all’asta

La storia in Sardegnasi ripete all’infinito

WWDI GIUSEPPE MARCIWWldo Accardo hapubblicato un pic-

colo e prezioso volu-me, Eutanasia di unRegno, in cui fa il pun-to su un momento del-la storia sarda, il 1847della perfetta fusione,spesso considerato co-me un episodio di sto-ria locale. Quando in-vece è un elementodella storia nazionalee può essere collocato,senza forzature, inquell’insieme formatodalle Guerre d’Indi-pendenza, dalla spedi-zione dei Mille, dai re-ferendum annessioni-stici e, infine, dalla co-stituzione del Regnod’Italia. Ci piaccia onon ci piaccia. Vogliodire che possiamoavere dubbi sulle mo-dalità secondo le qua-li si è realizzato il per-corso unitario e sullaforma data allo Statoitaliano. Possiamo an-che credere che il pro-cesso avviato con laperfetta fusione diperfetto abbia poco,nello svolgimento enelle conclusioni allequali è pervenuto.Tanto è vero che, do-po centocinquanta an-ni, dobbiamo ancoradiscutere di riformeistituzionali e di insod-disfacenti assetti so-ciali ed economici.

E pensare che inSardegna, come in al-tre parti d’Italia, nel-l’Ottocento si propo-nevano ipotesi federa-listiche avanzate. Ma isardi, si sa, sono con-siderati arretrati e iragionamenti derivan-ti da una esperienza -lunga, ancorché loca-le - soccombono qua-si sempre davanti allegenerali sciocchezze,ai privati interessi ealle convenienze poli-tiche.

Ci pensavo leggen-do il libro di Accardoe, contemporanea-mente, seguendo lecronache che diconodi 1500 aziende agri-

A cole per le quali èprossima la venditaall’asta in favore del-le banche. La storiadella Sardegna è zep-pa di episodi analoghiche rientrano nel se-guente schema: si pro-clama la necessità diuna modernizzazione,si definiscono passati-sti quelli che la osteg-giano, la si attua e im-mediatamente si sco-pre che non determi-na generale vantaggioper la terra e i suoiabitanti ma solo arric-chimento per i solitinoti. Esemplare è lavicenda della soppres-sione dei feudi. Potevauno Stato moderno te-nerli in vita nel 1836?Certo che no. Come siè risolta la faccenda?Opprimendo la popo-lazione con carichi fi-scali che hanno ridot-to alla disperazione ipotenziali beneficiaridel provvedimento. Elieti gli altri: il conte diMontesanto si dichia-rava nobilitato dal-l’enorme somma per-cepita per la soppres-sione del suo feudo.

Dominatori, viceré,baroni, conti, politici,banchieri... un elencoinfinito che neppurel’autonomia regionaleha saputo interrompe-re. Così da 2500 anni.Non abbiamo mai im-boccato la strada diuna vera modernitànella quale il poterepubblico interviene afavore di chi lavora enon, come è semprestato, con provvedi-menti che drenano eportano fuori dall’iso-la ogni centesimo pro-dotto.

La peggiore dellearretratezze consistenel pensare che ancheuna sola aziendaagraria vada all’asta:questo è, invero, un at-to primitivo, incompa-tibile con un sistemasociale economico ebancario che si dica esia evoluto.

La rapina. Un bandito, con un sms, ha avvertito i compagni all’interno delle Poste: ci sono i carabinieri!

Pula,così è caduto in trappolail commando barbaricinoI cellulari erano sotto controllo:gli investigatori sapevano dove sarebbe avvenuto il colpo

I carabinieri sapevanodel colpo a Pula: i bandi-ti erano sotto intercetta-zione da tempo. Quandosono arrivati davanti al-l’ufficio postale, uno deifuorilegge ha capito d’es-sere in trappola e haaperto il fuoco, seguitodai complici. Quasi com-pletata la ricostruzionedella tragica rapina. Oggiverrà eseguita l’autopsiasul cadavere di SalvatoreBrau, freddato durante ilconflitto a fuoco. Restanointanto disperate le con-dizioni di Pietro Locci, ilmuratore raggiunto allatesta da un proiettile va-gante. Per il momento laProcura non ha contesta-to a nessuno l’accusa ditentato omicidio.

� ALLE PAGINE 2, 3, 5

Sconcertante sentenza di un Tribu-nale tedesco: un cagliaritano accu-sato di aver seviziato la fidanzata èstato condannato a sei anni di carce-re con un’attenuante.L’imputato (difesodall’avvocato Anna-maria Busia) è sardoe si deve tener conto«delle sue particolariimpronte culturali edetniche. Il quadro delruolo dell’uomo edella donna, esistentenella sua patria, deveessere tenuto in considerazione co-me attenuante».

� M. F. CHIAPPE A PAGINA 19

Per Cgil, Cisl e Uil, l’80 per cento dei lavo-ratori ha approvato il protocollo welfare.Dati simili in Sardegna, anche se nellearee di crisi è stato forte l’astensionismo.

� ALLE PAGINE 6, 7

Operazioni di voto a Cagliari

IL REFERENDUM

Welfare, prevale il sìanche in Sardegna

DECIMOPUTZU

«Minacce?La lottaprosegue»� A PAGINA 40

Sconcertante sentenza del Tribunale tedesco su un cagliaritano

Sevizia la fidanzata,ma è sardo«Naturale che si comporti così»

SASSARI

Smogin centro:stop auto� A PAGINA 51

PORTO CERVO

La Colonysfratta

il bar Baffo� A PAGINA 52

QUARTU

Abigeatariall’assalto

A NOVEMBRE

I sindacativanno in piazza

� SERRELI A PAGINA 26

Il servo pastore Venanzio Marongiu

� ZASSO A PAGINA 10

Mario Medde della Cisl

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Borsa Delitto di Erba:ritratta

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� A PAGINA 11

Finanziaria,Draghi: tagliate

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GermanoTiddia, 33anni, diBuggerru, èstato ferito allegambe duranteun tentativo dirapina a SantoDomingo.Ucciso il suodatore dilavoro.

Feritoemigrato

di Buggerrudi MARCO NOCE

SANTO DOMINGO

� A PAGINA 45

OGGI

Le partite di Champions,i turni infrasettimanali

di serie A e B, le interviste,i personaggi.

Con L’UNIONE SARDAtrovi

L’informatoresportivo

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9 7 7 1 5 9 2 9 0 4 0 0 7 11017Necrologie

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Pula, i carabinieri sapevano che stavano preparando il colpo

I rapinatori traditi da una telefonataUn testimone conferma: è stato un bandito a sparare al passante

PULA. I carabinieri aspettavano i rapinatori.Una intercettazione telefonica aveva fatto scat-tare l’allarme, ma nessuno conosceva il giornodell’attacco. Le Poste di Pula erano controllateda tempo con un Suv blindato senza insegneesterne e con tre tiratori scelti con fucili dotatidi puntatori laser. Ma tutto questo non ha im-pedito il sanguinoso conflitto a fuoco. Che la-

scia aperti due interrogativi. Brau, il banditoche faceva da palo, è finito in mezzo alla batta-glia scatenata dai suoi compici usciti sparando:chi lo ha colpito a morte? E chi ha ridotto in findi vita il pizzaziolo che passava in camion? Untestimone conferma di aver visto un banditosparargli in testa a bruciapelo. Ma altre versio-ni sono diverse. Sarà il medico legale a dare le

risposte. Difficile sapere anche quali sono lecondizioni di Pietro Locci: clinicamente mortosecondo alcune voci, in coma farmacologico se-condo altri. Comunque sono gravissime. E lamoglie disperata grida: «Non si spara tra lagente per poche migliaia di euro».

� BUA, LAUDANTE, LISSIA e SALLEMIalle pagine 3 e 4

REFERENDUM

Gambizzato a Santo DomingoImprenditore ucciso per rapina, ferito giovane di Buggerru

IGLESIAS. Un giovane di Buggerru,Germano Tiddia, 33 anni (nella foto),è stato ferito ieri a Santo Domingo, ca-pitale della Repubblica Domenicana,durante un tentativo di rapina nellazona balneare di Boca Chica. Con luisi trovava Maurizio Banci, imprendi-tore marchigiano, titolare di una so-cietà di impiantistica industriale, cheè stato ucciso dai rapinatori. Il giova-ne di Buggeru non è in pericolo di vi-ta. Tiddia prima del ricovero ha chia-mato casa: «Mi hanno sparato, sonoall’ospedale, aiutatemi». La sorellaCinzia: «Lo riporterò subito a casa».

� ARIU e CENTORE a pagina 5

«Il dentista Allena ha evaso 12 milioni»Denunciato dalla guardia di finanza dopo la scoperta del maggio scorso

Il professionistanel mirinodella Tributaria

SASSARI. Dovrà risponde-re anche di un’evasione fisca-le da oltre 12 milioni di euroil dentista sassarese PierluigiAllena, denunciato dallaGuardia di finanza nel mag-gio scorso nell’operazione«Golden Bridges». Lo si ap-prende dalle Fiamme Gialleche ricordano come nella pri-ma tranche dell’inchiesta, ilNucleo di polizia tributaria diSassari aveva contestato alprofessionista i reati di asso-ciazione per delinquere fina-lizzata alla frode fiscale, simu-lazione di reato e occultamen-to di scritture contabili. Glierano stati sequestrati una de-cina di immobili a Sassari,Milano e Quartu Sant’Elena;tre autovetture: una Lambor-ghini, una Ferrari e unaSmart.

� a pagina 23

VERSO IL PD

Intervista al leader dei Ds

Fassino: meglioCabras, Soru

resti in Regione

Il segretario dei Ds Piero Fassino

SASSARI. «Soru? Che pensi a go-vernare fino al termine della legisla-tura in modo che tutti noi lo possia-mo riproporre nel 2009: non è utileche alla funzione di governatore som-mi quella di segretario del Pd». Inuna intervista alla Nuova Sardegna,il segretario dei Ds Piero Fassino (cheoggi sarà in Sardegna) sostiene senzaindugi Antonello Cabras: «Vinceràlui, e Soru se ne avvantaggerà».

� DITEL a pagina 6

Spanu: puntare sui giovanirecuperare unità e valori

CAGLIARI. Ultimi giorni di campa-gna elettorale per il partito democrati-co. Filippo Spanu che domani avrà ilsostegno pubblico del ministro Artu-ro Parisi in un incontro che si terrà aCagliari, spiega in un’intervista allaNuova le sue idee sul futuro del nuo-vo partito, sulla politica sarda e sulruolo che dovrebbero avere i giovani.

� FRANCHINI a pagina 7

Draghi sulla manovra:«Accresce il disavanzo»

ROMA. Progressi modesti nella ri-duzione degli squilibri di bilancio. Ma-rio Draghi, governatore della Bancad’Italia, in audizione al Senato, criti-ca lo scarso coraggio della Finanzia-ria e avverte: “La manovra di bilan-cio del 2008 accresce il disavanzo”.

� CECIONI a pagina 12

� SPEZZIGU a pagina 52

OGGI LE PROVE

Semaforo verdeper il rally

Costa Smeralda

La Maddalena,30 milioniper il G8

in FinanziariaPrimo stanziamento per ilvertice nell’arcipelago

A PAGINA 9

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La candidata«Robocop»e il rischio Gore

Mentre state leggendo questo ar-ticolo, Ayaan Hirsi Ali si trova inuna casa sorvegliata da guardiearmate. Hirsi Ali è oggi una dellepiù coraggiose, intelligenti e ap-passionate sostenitrici della liber-tà di parola e di coscienza, e per-ciò è disprezzata dalle comunitàmusulmane di tutto il mondo. Iparticolari della sua vicenda so-no stati già diffusi, ma è bene ri-percorrerli, perché mostranoquanto in Occidente siamo maleattrezzati per affrontare la minac-cia dell'estremismo musulmano.

(d.d.v.) Sembra incredibile, ma la coalizione chegoverna questo Paese sta ancora discutendo se usare ilprossimo Consiglio dei ministri per cambiare o meno ilprotocollo sul welfare siglato all’incirca tre mesi fa. Difronte a tanta confusione, davanti all'incapacità ditrovare un punto di equilibrio che non finisca perpremiare come sempre la sinistra massimalista,Guglielmo Epifani insieme a Raffaele Bonanni e LuigiAngeletti ha dato un contributo decisivo di leadership edi tenuta. Se vogliamo, ha fatto un dono allademocrazia italiana. Ha insegnato a una coalizionerissosa e inconcludente che le controversie si possonorisolvere con il voto. Risultato: i riformisti dovrebberopesare di più perché contano di più, perchérappresentano una fetta più larga della popolazioneitaliana e sanno farsi valere. E' un buon punto da cuiripartire.

BORMIO

diMARIA LAURA RODOTA’

In pullman con Hillary Clinton nello Iowa. Con un messaggio per l’Europa

I L C A S OLA CORSA ALLA CASA BIANCA

«La mia non sarà l’America dei cowboy»

di SAM HARRISe SALMAN RUSHDIE

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Bimbo travoltoConfessanodue ragazzi

D’Alema, il clima e il rilancio del nucleare

Costituzione, le riforme e l’antipolitica

Rosa, Olindo, Azouz: lo show uccide il processo

La CandidataInevitabile si muovecome un perfettopanzer centrista.Occupa militarmentela tv, e il Web. E igiornali, coninterviste da statistain cui spiega come lebattaglie politiche e ilpluriennale astio dimetà Americal'hanno resa uncondottiero forte econsapevole.

Vincono i favorevoli, maMirafiori dice no. La Cgil: cappotto. Accuse di Cremaschi

«Ce ne sarà un bisogno crescente anche per ragioni ambientali, in Italia non è in agenda»

I CONSERVATORIDELLACARTA

Lei ritratta, lui si dice innocente, la vittima fa il divo. E la cronaca nera diventa fiction tv

PARALLELI

VotosulWelfare, i sì oltre il 70%I lavoratori promuovono l’accordo. Rifondazione: ci asteniamoProdi: «Il governo è più forte. L’Europa ci lasci andare avanti»

CONTINUA A PAGINA 9

HIRSI ALIE L’OCCIDENTEINDIFFERENTE

CONTINUA A PAGINA 48CONTINUA A PAGINA 48

di ANGELO PANEBIANCO

IL DONO DI EPIFANI

Critiche alla manovra

GIANNELL I

BORMIO—Hannoconfessato i dueragazzi, uncameriere di 17 annie uno studente di 18,che a bordo di unamoto da cross hannotravolto RenzoGiacomelli, 3 anni,ucciso su una pistaciclabile a Bormio,in provincia diSondrio.

U A pagina 25Del Frate

NUOVA DELHI — Se-condo Massimo D’Alema,«i cambiamenti climaticiporteranno probabilmen-te a un revival dell’ener-gia nucleare civile». Difronte al Consiglio degliaffari mondiali indiano, ilministro degli Esteri haperò sottolineato che «bi-sogna evitare che questopossibile revival possa ge-nerare come conseguen-za una catena di problemidi sicurezza». Interpella-to in seguito sul caso ita-liano, D’Alema ha precisa-to che nel nostro Paese ilnucleare «non è all’ordinedel giorno, è difficile par-tendo da zero recuperareun ritardo di 30 anni».

U A pagina 26

di MAURIZIO CAPRARA

Uno dei paradossi checaratterizzano la nostrademocrazia può esserecosì sintetizzato: da unlato, la consapevolezzadella radicale inadegua-tezza della nostra cartacostituzionale, del fonda-mentale contributo cheessa ha dato e dà alle tan-te inefficienze della de-mocrazia italiana è uni-versalmente diffusa. Alpunto che da c i r catrent’anni si tenta, senzamai riuscirci, di modifi-carla in profondità. Dall'altro lato, schizofrenica-mente, si continua a cir-condare la Costituzionedel '48 dell'aura del mito,spargendo retorica sugli«istituti di libertà e de-mocrazia» che essa egre-giamente difenderebbe.Come si spiega la singo-lare coesistenza (talvoltanelle stesse persone) del-la consapevolezza deigravi difetti del testo co-stituzionale e di cotantavis retorica?In linea di principio

non è sbagliato tentaredi difendere una costitu-zionemitizzandola a vol-te anche al di là dei suoiautentici meriti. Però,ne deve valere davverola pena. La varrebbe sela nostra fosse simile aquella britannica (chenon è un unico testoscritto ma un insieme diconvenzioni e di statutiaccumulatisi nei secoli),a quella americana o aquella francese dellaQuinta Repubblica, poi-ché quelle costituzionihanno reso buoni servigialle rispettive democra-zie. Ma come si può cre-dibilmente diffonderetanta retorica intorno auna carta costituzionaleche ci ha regalato una de-mocrazia acefala, ossiapriva di un capo di go-verno dai forti poteri, eassembleare (l'assemble-arismo è una degenera-zione del parlamentari-smo), un mostruoso bi-cameralismo simmetri-co, e ben 56 governi inmeno di sessant'anni,dal '48 ad oggi? E stoparlando, sia chiaro, so-lo della seconda partedella Costituzione, relati-

va ai poteri dello Stato eai rapporti costituziona-li. Non mi dilungo, inve-ce, sulla prima parte,quella attinente ai cosid-detti «valori costituzio-nali». Mi limito solo aosservare che una Re-pubblica democraticafondata sul «lavoro» an-ziché sui diritti di liber-tà, e nella quale il dirittodi proprietà e la libertàeconomica sono stati ri-gidamente separati daidiritti fondamentali, hasempre creato notevoliproblemi alle libertà: adesempio, ci ha lasciatosenza anticorpi e difesecontro gli eccessi di sta-talismo e di dirigismo, vi-zi nazionali dai qualinon riusciamo tuttora asbarazzarci.Non è chiaro perché di

questa schizofrenia nonriescano a liberarsi nem-meno uomini di qualità edi spessore come, adesempio, l'ex ministroper la Funzione pubbli-ca, Franco Bassanini.Da un lato, Bassanini ap-prezza a tal punto le de-mocrazie governanti(quelle vere) da accettaredi entrare in una commis-sione di studio voluta dalf r a n c e s e N i c o l a sSarkozy, un presidente icui (enormi) poteri dipen-dono dalla Costituzionedella Quinta Repubbli-ca. Dall'altro lato, Bassa-nini contribuisce a pro-muovere un documento,firmato da numerose per-sonalità, teso a otteneredal costituendo Partitodemocratico l'impegno aimmolarsi sull'altare delpiù ortodosso conserva-torismo costituzionale, adifesa di una Costituzio-ne in virtù della quale ab-biamo, e continueremoad avere fin quando reste-rà in vigore, una demo-crazia assembleare e nongovernante. Poiché chie-dere, come fa quel docu-mento, un impegno ablindare l'articolo 138(quello che riguarda le re-visioni costituzionali),equivale a pretendereche mai una vera riformadella Costituzione possaessere realizzata.

Rosa,Olindo eAzouz.Diffi-cile ormai viverli come per-sone, uomini al culmine del-la disperazione: gli uni peraver massacrato ferocemen-te inermi, l'altro per esserestato privato degli affettipiù cari. Eppure, per essereconsiderati ancora tali, cioèuomini, basterebbe loro trat-tenere il respiro, sospenderela recita, uscire di scena e laloro vita ritroverebbe la tra-gicità perduta. Impossibile.

CONTINUA A PAGINA 23U Alle pagine 22 e 23 Fasano

di ALDO GRASSO

ROMA — Maggioranza di «sì»all’accordo sul Welfare firmatoa luglio da governo e sindacati. Iconsensi sono superiori al 70%anche se nelle grandi fabbrichedel Nord, tra le quali Mirafiori,ha prevalso il no. Il leader della

Cgil, Guglielmo Epifani, esulta:«Abbiamo fatto cappotto». LaFiom invece parla di truffa. Ilpremier Prodi parla di «governopiù forte» e chiede all’Europa di«lasciarci lavorare». U Alle pagine2 e 3 Imarisio, Marro, S. Rizzo

ROMA — La manovra mes-sa a punto dal governo per il2008 «non sfrutta il favorevoleandamento delle entrate peraccelerare la riduzione del de-bito» e «non restituisce ai con-tribuenti una quota significati-va degli aumenti del gettito».

Il giudizio è del governatoredella Banca d’Italia MarioDraghi, espresso alle commis-sioni riunite Bilancio e Finan-ze. E sulla previdenza, aggiun-ge, il protocollo sul welfare èinsufficiente: alzare l’età pen-sionabile.

U A pagina 5Marro e Tamburello

Draghi:meno spesee meno tasse

ISSUES (Iowa) — Viaggio sull’autobus elettorale con Hillary Clinton, a caccia di voti nelMidWest. «Voglio essere un presidente che torni a far amare l’America nel mondo», dice lafavorita alla nomination democratica. (nella foto con il marito Bill) U Alle pagine 8 e 9

di PAOLO VALENTINO

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GIOVEDÌ11 OTTOBRE 2007

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fa comunicare il mondo

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gio 11 ott 2007

www.repubblica.it 1 2SEDE: 00147 ROMA, VIA CRISTOFORO COLOMBO, 90 TEL. 06/49821, FAX 06/49822923. SPED. ABB. POST., ART. 1, LEGGE 46/04 DEL 27 FEBBRAIO 2004 - ROMA. CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÀ: A. MANZONI & C. MILANO - VIA NERVESA, 21 - TEL. 02/574941. PREZZI DI VENDITA ALL’ESTERO: PORTOGALLO, SPAGNA € 1,20 (AZZORRE, MADEIRA, CANARIE € 1,40); GRECIA € 1,60; AUSTRIA, BELGIO, FRANCIA (SE CON D O IL VENERDÌ € 2,00), GERMANIA, LUSSEMBURGO, MONACOP., OLANDA € 1,85; FINLANDIA, IRLANDA € 2,00; ALBANIA LEK 280; CANADA $1; COSTA RICA COL 1.000; CROAZIA KN 13; DANIMARCA KR.15; EGITTO EP 15,50; MALTA CENTS 53 (€ 1,23); MAROCCO MDH 24; NORVEGIA KR. 16; POLONIA PLN 8,40; REGNO UNITO LST. 1,30; REPUBBLICA CECA KC 56; SLOVACCHIA SKK 71; SLOVENIA € 1,17; SVEZIA KR. 15; SVIZZERA FR. 2,80; SVIZZERA TIC. FR. 2,5 (CON IL VENERDÌ FR. 2,80); TUNISIA TD 2; UNGHERIA FT. 350; U.S.A $ 1.

Fondatore Eugenio Scalfari Direttore Ezio Mauro

CON “TEX” � 7,90� 1,00 in Italia- Numero 240Anno 32 giovedì 11 ottobre 2007

La c u ltu ra

FRANCIS FORDCOPPOLA

Coppola: eccoil mio filmsu Mircea Eliade

Il re p o rta g e

MARIOCALABRESI

A New Yorktorna il cappiodel Ku Klux Klan

La s to ria

LEONARDO COENE ROJ MEDVEDEV

Russia divisasullo sfrattodi Lenin

FREELANDER.

Liberi di fare tutto.GO BEYOND

Alta affluenza nelle fabbriche. Cremaschi contesta i dati. La sinistra radicale si asterrà sul protocollo

Welfare, la vittoria del sìI sindacati: oltre l’80%. La Fiom: no dai metalmeccanici

Presi i pirati della ciclabileguidava un minorenne

Bormio, arrestati i due ragazzi che con la moto hanno ucciso un bimbo

“Triste arrivare in Sicilia in un aeroporto con quel nome”. Poi ha chiesto scusa

Miccichè e la gaffe su Falcone

Il c a s o

Il pesce trasportato con l’aereo della Gdf per la festa sulla neve con il generale

Speciale, le spigole sull’Atr

L’HA DETTO colcuore, si capisce.Ha detto che

quando uno va in Sicilia sideprime subito, già quan-do arriva all’aeroporto: seper esempio un viaggiato-re giapponese sedicenneo un turista veronese conl’Alzheimer non avesseroa mente che in Sicilia c’è lamafia ecco quella targa,appena arrivato, a ricor-darglielo. «Aeroporto Fal-cone-Borsellino». Che di-sastro, «che immagine ne-gativa trasmettiamo subi-to col nome dell’aeropor-to», ha commentato il pre-sidente dell’Assemblearegionale siciliana Gian-franco Miccichè, di ForzaItalia.

SEGUE A PAGINA 28

ROBERTO Specialecon coppola e mon-tone. Le signore in

pelliccia. Tutti a Passo Rol-le. Per la festa sulla neve. Abordo dell’Atr 42 dellaGuardia di Finanza. E a ce-na pesce freschissimo. Incasse caricate all’aeropor-to di Pratica di Mare e spe-dite con volo militare. L’excomandante della Guar-dia di Finanza ha chiesto alPaese cinque milioni dieuro perché il suo onore di«uomo delle Istituzioni» edi «ufficiale» con la schie-na dritta trovi giusto risto-ro al «massacro» che neavrebbero fatto in Parla-mento il ministro dell’Eco-nomia Padoa-Schioppa eil suo vice Vincenzo Visco.

SEGUE A PAGINA 11

È in edicolail primo volumedi “Personal manager”:“La casa, acquisto elocazione”. A richiestacon Repubblicaoppure con L’espresso

“Personal manager”in edicolail primo volume

REPUBBLICAL’ESPRESSO

MASSIMO GIANNINI

PER LA democrazia è una vittoriabenefica, e non solo simbolica.Per il governo è un successo nu-

merico, ma non ancora politico. Il re-ferendum sul protocollo del Welfareapprovato nel luglio scorso dice mol-to sulle aspirazioni di questa Italia, esulle contraddizioni del Palazzo chela rappresenta.

SEGUE A PAGINA 29

BORMIO — C’era un mino-renne alla guida della moto chequattro giorni fa ha travolto eucciso il piccolo Renzo Giaco-mella, 3 anni, mentre si trova-va con la madre e la sorella suuna pista ciclabile. Con il di-ciassettenne c’era un altro gio-vane di Bormio, Luca Marti-nelli, che da poco ha compiutoi 18 anni. I due hanno confes-sato nella serata di ieri, dopoun lungo interrogatorio. Allanotizia degli arresti la mammadel bimbo è stata colta da unmalore.

BOLOGNINI E GALBIATI A PAGINA 15

UNA SCELTARIFORMISTA

Prodi replica all’Europa“Lasciatemi governare”

Draghi criticala manovra“Non riducele spese”D’ARGENIO, MAROZZI E POLIDORIALLE PAGINE 6 E 7Mario Draghi

Orrore ad Afragola, anziana coppiamassacrata in casa dai rapinatoriPATRIZIA CAPUA E CONCHITA SANNINO A PAGINA 17

Il marito legato, la donna pestata a morte dai banditi incappucciati

Strage di Erba, i Romano ritrattanoAzouz invoca la pena di morteEMILIO RANDACIO A PAGINA 14

Olindo al processo: “Sono innocente”. Memoriale della moglie

THOMAS L. FRIEDMAN

Generazione Qtroppo quietaper fareil proprio bene

Le id e e

HO TRASCORSOla settimanascorsa visitando vari college– Auburn, l’università del

Mississippi, Lake Forest e Williams– e posso assicurarvi che quanto piùentro in contatto con questa gene-razione di studenti universitari tan-to più sono perplesso e al contem-po impressionato. Sono impressio-nato perché sono molto più ottimi-sti e idealisti di quello che dovreb-bero essere. Sono perplesso perchésono molto meno radicali e impe-gnati politicamente di quello chesarebbe necessario.

Uno dei miei timori più grandi al-l’indomani dell’11 settembre – chele mie figlie non avrebbero avuto lapossibilità di viaggiare in lungo e inlargo per il mondo con lo stesso at-teggiamento spensierato che miamoglie e io avemmo alla loro età –non si è materializzato. Che sianostudenti di Ole Miss o di Williams odella mia alma mater Brandeis, gliuniversitari oggi non soltanto si re-cano a studiare all’estero in nume-ro record, ma vanno all’estero innumero record anche per costruirecase per i poveri in Salvador o perfare i volontari in cliniche per mala-ti di Aids. Pertanto il terrorismo nonli ha dissuasi affatto dal viaggiare eper di più si stanno rimboccando lemaniche e lanciando a capofitto inqueste lodevoli iniziative.

La guerra in Iraq sarà anche un di-sastro, ma ad Auburn e Old Miss honotato parecchi giovanotti e parec-chie ragazze indossare con orgogliole loro uniformi del Corpo di adde-stramento della Riserva. Molti diquelli che non si recano all’esterohanno canalizzato il loro istinto aservire la nazione in programmisempre più popolari in patria, quali“Teach for America”, diventato perla loro generazione quello che “Pea-ce Corps” è stato per la mia. È per tut-ti questi motivi che li ho sopranno-minati “Generazione Q”, “America-ni Quieti”.

SEGUE A PAGINA 28

La p o le m ic a

CONCITA DE GREGORIO CARLO BONINI

Operai al voto a Mirafiori SERVIZI ALLE PAGINE 2, 3 E 4

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11 ottobre 2007

continua

I numeri della Regione nei porti turistici molti più yacht, tassa-lusso positiva Il Polo contesta: trionfalismo e dati parzialiFinisce l'estate, si chiudono le danze e inizia la stagione dei balletti. Il programma è una replica di quanto succede tutti gli anni: da una parte i dati sul turismo, dall'altra la richiesta di numeri più completi: di solito per sminuire quanto comunicato in precedenza. La novità 2007 è che i dati arrivano prima dalla Regione: riguardano 17 porti turistici e le imbarcazioni sopra i 14 metri, quelle per cui si paga la tassa sul lusso. Numeri positivi, che fanno segnare rispetto al 2006 un aumento del 29 per cento. L'anno scorso successe esattamente il contrario.

Al valzer prende subito parte l'opposizione: «Trionfalismo insensato» quello di viale Trento, secondo i consiglieri di An Mario Diana e Antonello Liori, accompagnati da Mariano Contu di Forza Italia. Chi non vuole mancare, dall'altro lato della sala, è Chicco Porcu: «Numeri che allontanano le cassandre», secondo il capogruppo di Progetto Sardegna. E che - per dovere di cronaca è necessario ricordarlo - si aggiungono ai dati in crescita degli aeroporti, a quelli diffusi in tempo reale dalla Provincia di Cagliari e al boom di passeggeri sulle rotte per la Sardegna diffusi dalla compagnia Moby: due milioni e mezzo in nove mesi, con un incremento del 16 per cento.

I dati della Regione riguardano il periodo fra giugno e agosto e sono quelli comunicati direttamente dai gestori dei porti: serve anche ricordare che la finanziaria regionale approvata a maggio prevede l'obbligo per i gestori degli scali di comunicare i movimenti registrati all'assessorato al Turismo. L'anno scorso diversi porti non li avevano forniti, nonostante le richieste del Corpo forestale regionale. Il confronto fra il 2006 e il 2007 ovviamente è possibile, chiariscono dagli uffici, solo per i dati disponibili per tutti e due gli anni.

Quelli presi in considerazione sono 17: Porto Cervo, Porto Rotondo, Marina dell'Orso, Villasimius, Portisco, Alghero, Torregrande, Palau, Cagliari Sant'Elmo, Cannigione e Portoscuso, La Maddalena Cala Gavetta, Porto Ottiolu, Marina Piccola e Capitana. In totale i posti barca disponibili sono passati dai 3.247 di un anno fa ai 4.024 del 2007. In totale, i porti conteggiati offrono 6.712 posti, il 50 per cento di quelli disponibili per le imbarcazioni oltre i 14 metri. In totale, nell'isola, sarebbero oltre 16mila, di cui 12mila realmente operativi.

Tornando ai dati dell'estate 2007, la crescita più significativa si registra fra i porti più rinomati, gli stessi per cui l'anno scorso, secondo i dati forniti dalla Rete dei Porti, il calo era stato lampante: stavolta più 33 per cento a Porto Cervo, più 53 per cento a Porto Rotondo, più 76 per cento a Marina dell'Orso. Ma anche il sud dell'isola, con il 10 per cento in più di Villasimius, ad esempio, non può lamentarsi.

Numeri che non convincono tutti: «Assistiamo per l'ennesima volta all'insensato trionfalismo della

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11 ottobre 2007

giunta Soru per un presunto incremento delle presenze degli yacht sopra i 14 metri nei porti turistici sardi e per l'ennesima volta chiediamo che la Regione renda di dominio pubblico i dati completi sulle presenze negli scali isolani», dicono Diana e Liori.

«Pur ammettendo che i numeri si riferiscono ad appena 17 strutture portuali e al 50 per cento dei posti disponibili per le imbarcazioni soggette alla tassa sul lusso», continuano i due consiglieri di An, «la Giunta si sente comunque in dovere di gioire. Per quali ragioni non si sa, visto che dimostra di non essere in grado neppure di far rispettare una legge che essa stessa ha voluto e che impone ai gestori delle strutture di effettuare i rilevamenti statistici sul flusso delle imbarcazioni e di comunicarli all'assessorato al Turismo. Aspettiamo di conoscere i dati completi per capire se davvero si è registrato un incremento delle presenze o se l'esecutivo ha pensato bene di individuare il campione statistico più utile per dimostrare le proprie tesi». Ragionamento impeccabile, anche se ci si dimentica di quanto avvenuto lo scorso anno, quando bastarono i dati negativi (poi smentiti) della Rete dei Porti per evidenziare il disastro della famigerata tassa.

Sulla stessa linea anche Contu: «Non si capisce la causa del trionfalismo della Giunta se il 50 per cento dei posti barca sono rimasti vuoti. Potrebbe anche essere un dato vero ma rimaniamo in attesa di quelli definitivi. Perché invece di trionfare non si guarda il dato da un punto di vista differente, e cioè quello da cui si vedono altri 6.700 posti barca vuoti?». An e Forza Italia, poi, chiedono quale sia l'effettivo gettito portato dall'imposta, e quale sia la redistribuzione fra i comuni dell'interno: a quel punto, notano polemicamente, vedremo se ci sarà da gioire.

Diverso il punto di vista di Chicco Porcu: «I dati forniti dai gestori dei porti smentiscono le cassandre che avevano prefigurato un futuro a tinte fosche per il turismo nautico isolano». Per il capogruppo di Progetto Sardegna «le cosiddette tasse sul lusso, lungi dall'aver avuto ricadute negative hanno sortito l'effetto contrario». Con tanto di lezione di economia: «Il marketing ci spiega perché questo può avvenire. Il prezzo è una leva per posizionare il prodotto nella mente del turista. Se il prodotto è di qualità, il servizio eccellente, la logistica adeguata, un piccolo aumento di prezzo può addirittura rafforzare la percezione nel turista di avere a che fare con un bene di qualità esclusiva». Tasse che non sono prive di obiettivo: «Il gettito realizzato sarà impegnato in progetti di salvaguardia ambientale capaci di azionare la leva di un'economia turistica basata sul rispetto della risorsa ambiente».

Più che un valzer, quello che si prospetta è il solito can-can.

(ma.mu.)

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11 ottobre 2007

continua

Welfare, anche in Sardegna l'intesa ha convinto i lavoratori Cgil-Cisl-Uil: niente sciopero a novembredi Michele Fioraso

È un successo. Macchè, di più: un trionfo. I risultati parziali del referendum sul welfare confermano il segnale che i sindacati volevano mandare al Governo nazionale. Il protocollo del 23 luglio non si tocca: in Sardegna, secondo gli ultimi dati di ieri con lo scrutinio completato nel 52% dei seggi, il Sì stravince con l'84,73%. Un dato - come quello dell'affluenza che tocca il 60% degli aventi diritto - in linea con la tendenza nazionale che, intorno alle 21, era stimata tra il 70 e l'80% di voti a favore dell'intesa.

È vera gloria? A Roma la sinistra radicale strilla contro presunti brogli. Nell'isola i commenti sono più garbati, ma la sostanza è quella: «Un voto poco trasparente», dice il segretario regionale di Rifondazione Michele Piras. Gli fa eco il collega dei Comunisti italiani Claudio Giorgi: «Sono percentuali sospette». Ma i sindacati incassano «con soddisfazione il risultato raggiunto», dice Giampaolo Diana della Cgil e, su un altro fronte, preparano una grande giornata di mobilitazione per spronare la giunta regionale a un'azione più efficace in campo occupazionale e sociale.

Mentre le polemiche infuriano da giorni a livello nazionale e si rinfocolano con l'arrivo dei risultati dei primi scrutini, la Sardegna segue il trend nazionale. Anzi, dai risultati parziali diffusi ieri (ultimo lancio alle 19,36), l'isola è più realista del re: su una stima complessiva che individua la vittoria del Sì tra il 70 e l'80% dei voti validi, i lavoratori, pensionati e precari sardi rispondono con maggiore veemenza. Il protocollo del 23 luglio è promosso dall'84,73% dei votanti, il No si ferma al 14% e l'1,23% delle schede è nullo.

Per quello che è dato sapere, invece, i partigiani del No che vincono nelle grandi fabbriche della penisola dalle nostre parti non fanno breccia. Questi i risultati forniti dalla Cgil per alcune realtà significative del tessuto economico isolano. All'Endesa di Porto Torres, su 346 votano in 204: i favorevoli sono 117, i contrari 86. Alla Portovesme Srl, votano in 476 su 690: netta affermazione dei sì, 406 contro 67 no. In alcuni stabilimenti in crisi come Legler e Calzificio Queen di Macomer la vittoria del sì è indiscutibile, come anche negli ipermercati Auchan di Cagliari e all'ospedale Binaghi. All'Alcoa di Portovesme, su 776 aventi diritto votano in 460: dicono sì in 283, votano contro in 176.

La soddisfazione della Cgil dopo i risultati

«Siamo pienamente soddisfatti per il risultato raggiunto, che sembrerebbe superare l'ottanta per cento dei voti favorevoli, e per l'affluenza al voto, che pare aggirarsi intorno alle centomila persone»: così

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commenta il segretario generale della Cgil sarda i primi numeri del referendum. È «un doppio risultato che - conferma la validità del protocollo, che risponde alle attese dei lavoratori e dei pensionati e nel contempo - per la prima volta nel nostro paese - realizza un progetto previdenziale che finalmente crea solidarietà tra le vecchie e le nuove generazioni».

L'indiscutibile vittoria dei favorevoli è dunque «un monito nei confronti del Governo e del Parlamento». Lavoratori e pensionati hanno detto che l'accordo «non solo non dovrà subire modifiche, ma dovrà essere approvato quanto prima per dare attuazione agli impegni contenuti», dichiara il leader sindacale. Un risultato, conclude Diana, che conferma «il radicamento del sindacato confederale nella società» e zittisce «quanti, a destra e a sinistra, hanno tentato di alimentare divisioni nel mondo del lavoro».

I dubbi di Prc e Pdci non svaniscono

La vittoria del Sì è così cristallina? Non la pensano in questo modo i rappresentanti regionali di Rifondazione comunista e Comunisti italiani: senza spingersi a ipotizzare brogli elettorali, sia Michele Piras sia Claudio Giorgi contestano la faciloneria con cui il referendum sul protocollo del 23 luglio è stato condotto in porto.

«Non ho notizie di brogli, ci sono soltanto voci che circolano da settimane: in ogni caso andrebbero provati», spiega il giovane segretario di Rifondazione. «Il sistema e le procedure di voto non hanno le caratteristiche della trasparenza e lasciano spazio a mille dubbi», osserva. E poi invita: «Chi avesse notizie di eventuali brogli lo dica e lo provi, dopo di che ne discuteremo».

Più che di brogli («ci penserei tre volte prima di usare quella parola»), Giorgi ipotizza un «controllo non ferreo e un certo lassismo nella verifica dei votanti: le percentuali del sì sono troppo elevate, qualcosa non torna».

Sindacati uniti per una giornata di mobilitazione

Nella ridda di dichiarazioni post elettorali rischia di passare in secondo piano lo scioglimento del nodo sullo sciopero generale. Cisl e Uil sarde già scaldavano i motori dei camioncini e srotolavano le bandiere, pronte a scendere in piazza contro la giunta regionale di Renato Soru. La Cgil è riuscita però a scongiurare che le rivendicazioni sindacali oltrepassassero il punto di non ritorno, e ha convinto gli alleati a organizzare una più generica “giornata di mobilitazione e di lotta”.

La «straordinaria iniziativa» nasce dalla preoccupazione delle segreterie confederali per «la grave situazione economica e sociale della Sardegna, constatata la responsabilità e l'insufficiente azione della Giunta regionale e del Governo rispetto anche alla domanda di lavoro, sviluppo e di coesione sociale». Entro la seconda decade di novembre (la data verrà comunicata lunedì), dunque «lavoratori, disoccupati, pensionati, diverse categorie e comunità locali» si ritroveranno in piazza accanto ai sindacati per chiedere maggiore incisività all'esecutivo e più garanzie per il futuro.

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Senza trionfalismi, la vittoria del Sì evita un disastro e il masochismo sui brogli Pochi no: sardi senza industriedi Giorgio Melis

Senza trionfalismi e grancasse, è una buona giornata per la democrazia sui posti di lavoro. Quando cinque milioni di lavoratori si esprimono in un referendum su un controverso accordo tra parti sociali e governo sul welfare, è una buona notizia per tutti. Anche se l'esito è contestato da una parte significativa e combattiva della componente operaia. Il no ha prevalso in tutto il pianeta-Fiat e in altre grandi fabbriche, dove più forte è la presenza e l'influenza della Fiom. La storica sigla dei metalmeccanici, dei Cipputi di Altan e ancor prima del grande Fortebraccio, loro cantore sull'Unità del vecchio Pci e della Cgil di Giuseppe Di Vittorio, Luciano Lama, Bruno Trentin, Sergio Cofferati.

Una boccata d'ossigeno per Prodi. Anche se Rifondazione annuncia l'astensione dei suoi ministri sul decreto che concretizza l'intesa raggiunta con Cgil-Cisl-Uil e Confindustria. Una trincea estrema del dissenso, alimentato dai picchi di no nelle grandi industrie: creano grossi problemi ai sindacati e alimentano le contestazioni della sinistra radicale. Tuttavia la schiacciante maggioranza di sì deve rispettare il fronte del rifiuto ma va anche rispettata dai dissidenti. La regola democratica impone la sintesi e l'accettazione dovuta per un pronunciamento con numeri così imponenti. I sindacati e la Confindustria, assieme al governo, avevano posto una sorta di fiducia sul referendum: aveva definito intangibile l'accordo firmato. Ma se avessero prevalso i no o i sì fossero avessero vinto di misura, si sarebbe aperto un problema enorme per i sindacati e probabilmente il governo sarebbe caduto. Per un voto sociale di sfiducia. Un rigetto da milioni di lavoratori nelle urne sarebbe stato fatale a Prodi, già ai limiti minimi storici di gradimento.

Così non è stato e un macigno enorme è stato rimosso dal cammino travagliatissimo del governo. Non per questo i problemi sono risolti. C'è da fare i conti non solo con la sinistra radicale (basti pensare al giudizio di Bertinotti: «sono risultati da interpretare») ma anche con l'imponente dissenso che riguarda la Cgil di Epifani (oltre a pezzi importanti di Cisl e Uil) e lo stesso Ds. Riassorbirlo non sarà facile: dipenderà dalla prova sul campo. Dagli effetti che l'operatività dell'intesa avrà sulla vita sociale, sulla condizione dei lavoratori. Gli esami non finiscono davvero mai: in questo caso è giusto così. Anche se i numeri del referendum sono tali da rafforzare il sindacato e in qualche misura rafforzare un governo periclitante.

Il consenso sociale è tuttavia relativo: riguarda i lavoratori occupati, quelli disoccupati ancora iscritti nelle liste, precari e tantissimi pensionati. Il referendum non tocca i milioni di giovani senza lavoro o con un'occupazione nevrotizzante, insicura, sempre a rischio, né la massa dei lavoratori a basso o

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inesistente tasso di sindacalizzazione. Una società segnata da un forte disagio, con un malessere materiale e psicologico crescente, non è compresa nell'orto largo ma concluso della realtà sindacalizzata: rappresentativa degli occupati ma estranea se non contestata dall'esercito dei senza lavoro.

Comunque il referendum è un giro di boa che peserà anche politicamente. Purtroppo segnato da polemiche astiose, forse non infondate ma portate ad estremi autolesionistici: come sempre, nella sinistra che non perde occasione per farsi male. Lo scontro sui presunti brogli, sul voto pilotato o condizionato ha probabilmente dei fondamenti. Ma delegittimarlo, sporcarlo, sminuirlo è un'operazione esiziale e scorretta. Se i numeri sono sgraditi o non quadrano con le aspettative, gridare ai brogli significa omologarsi al Berlusconi che contesta la libera manifestazione del voto: quando vince e quando perde. È stato smentito pesantemente sulle elezioni dell'anno scorso: tutte le verifiche giudiziarie e infine parlamentari (in commissioni paritetiche, dunque non sospette) hanno confermato la regolarità degli scrutini.

Se la sinistra radicale lo segue in questa deriva masochistica, tutto viene messo in discussione: ogni regola, la legittimità stessa del referendum, la libertà dei lavoratori nella loro scelta. A meno che non li si tratti da popolo-bue che si lascia menare per il naso, imbonire o imbrogliare dai sindacati anche nelle fabbriche e negli uffici. Un'insistenza su questo punto è innanzitutto un segnale gravissimo di sfiducia nei lavoratori da parte di quanti si dichiarano paladini estremi della loro dignità e dei loro diritti. Se brogli e irregolarità ci sono stati, vanno denunciati dove sono stati rilevati, documentati, provati. Generalizzare irresponsabilmente equivale a mettere in discussione la buona fede di tutti, mancare di rispetto a milioni di persone.

Purtroppo non è finita qui perché la capacità autodistruttiva di una parte della sinistra anche sindacale è illimitata, come avviene in quella politica. Né può essere fatta valere come più importante e determinante oltre i numeri complessivi, il pronunciamento avverso delle grandi fabbriche. Equivarrebbe a portare sui luoghi di lavoro la logica perversa dei consigli d'amministrazione del nostro vetero, tristo capitalismo familista e amorale. Nel quale i voti non si contano ma si pesano, sancendo una disuguaglianza truffaldina sempre in danno del parco-buoi: la massa degli azionisti. Penalizzati dal rito che vede la ripartizione degli utili solo tra padroni e manager mentre le perdite, i disastri e le megatruffe sono scaricate solo tra i piccoli azionisti e sul pubblico.

I metalmeccanici sono stati e restano l'avanguardia operaia, un'aristocrazia duramente provata e colpita da ristrutturazioni selvagge, dalla perdita del potere d'acquisto, dall'insicurezza letale sul lavoro. Ma questo è un destino amaro che riguarda l'intero mondo del lavoro dipendente. Subordinato a logiche di mercato aberranti, dominato dalla finanziarizzazione dell'economia senza alcuna coscienza del valore del lavoro e dell'interesse generale. Una grande, motivata e combattiva minoranza non può prevaricare un voto di larga maggioranza: avrà modo di far valere le sue ragioni. Alle quali sindacati e forze politiche debbono restare sensibili perché forti, condivisibili, espressione reale di popolo in questa età dell'incertezza e del malessere sociale.

Anche in Sardegna il si referendario ha prevalso: perfino con scarto maggiore rispetto ai dati nazionali. Non c'è molto da rallegrarsi. Perché è l'effetto della de-industrializzazione in atto da vent'anni e che ha purtroppo ridotte le ciminiere fumanti a realtà residuali. A parte pochi complessi

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con discreta occupazione, l'industria è un fantasma che si evoca mentre si dissolve. Ed è durissimo salvaguardare il pochissimo rimasto. Il resto è terziario arretrato e precario, microimprese-caricatura del piccolo è bello perché solo rachitico, agricoltura sempre assistita oltre ogni limite: fino ad assecondarne la passività, la carenza di innovazione e spirito imprenditoriale che l'ha portata in stato agonico nonostante il finanziamento pubblico con voto di scambio.

L'unica dato positivo è che in Sardegna, anche per l'assenza di un forte dissenso dovuto appunto alla scomparsa di grandi realtà industriali e operaie, non c'è stata l'astiosa polemica sui presunti brogli: solo scaramucce poco convinte. Ci si deve contentare di quel che passa un convento sempre più gramo, dove corvi e cassandre smentite dai dati trasmodano nel disfattismo negando anche il poco che ancora tira. Nel turismo e in pochi altri settori, dell'artigianato e di imprese piccole ma combattive.

Tolte le buste-paga del settore pubblico allargato e l'esercito dei pensionati, cos'altro c'è? Dov'è l'imprenditoria coraggiosa di altre regioni? Qui investe solo capitali pubblici e rischia niente del suo. È così da almeno vent'anni: ce ne vorranno altrettanti, con nuovo slancio e nuove idee, per creare un'economia produttiva che non abbiamo mai avuto. Le prefiche politiche non si specchiano nei loro stessi fallimenti e in quelli dell'intera società isolana. Gridano solo perché hanno voce benché stridula e falsa, per qualche voto in più: è troppo facile e vile speculare qui e ora su un sottosviluppo cui tutti hanno concorso. Viene da lontano e lontano andrà ancora: se usato non per costruire ma solo per un cinico battage elettorale.

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Edilizia sanitaria e rinnovo tecnologico: dopo i 300 milioni per gli ospedali, 82 nel piano triennale per le Asl sardeDopo i quasi trecento milioni per la costruzione dei nuovi ospedali di Alghero, San Gavino, Cagliari e Sassari ecco i finanziamenti per le Aziende sanitarie locali: 82 milioni di euro, che rientrano nel programma di investimenti per il triennio 2007-2009 studiato dalla Giunta regionale per l'edilizia sanitaria e per l'ammodernamento tecnologico e la riqualificazione delle strutture. Per il 2007 sono disponibili 32 milioni, mentre per i successivi le risorse ammontano a 25 milioni l'anno.

La fetta maggiore è destinata all'Asl di Oristano, con uno stanziamento complessivo di 23 milioni di euro: «È la realtà che ha richiesto e richiede maggiore attenzione», spiega l'assessore regionale alla Sanità Nerina Dirindin. Undici milioni arriveranno subito - e un altro milione e mezzo nel 2008 - per la realizzazione del Dipartimento di emergenza e accettazioni: «Il Dea sarà un pronto soccorso di livello anche per la diagnostica: la struttura è in parte già pronta» e le risorse serviranno per l'acquisto «delle apparecchiature sanitarie, biomediche e informatiche». Altri due milioni e 700mila euro serviranno per il completamento dell'ospedale San Martino, che al termine degli interventi «diventerà un ospedale qualificato in termini sostanziali». Ma sono solo una parte degli interventi per la Asl 5.

Oltre 15 milioni e 900mila euro andranno alla Asl 8 di Cagliari: una cifra elevata, ma nella ripartizione si è tenuto conto «delle esigenze di ammodernamento» e del fatto che «nel 2006 l'Azienda cagliaritana aveva ottenuto meno risorse perchè avanzavano fondi dagli anni precedenti». Altri 15 milioni arriveranno nelle casse del Brotzu: se nel 2007 quasi 2 milioni saranno utilizzati per la ristrutturazione delle facciate dell'ospedale e un milione e mezzo per le apparecchiature nei reparti, nei prossimi due anni ci si concentrerà anche sull'adeguamento e la ristrutturazione delle sale operatorie, in particolare quelle di Cardiochirurgia. Una fetta importantissima, tre milioni di euro spalmati sul prossimo biennio, «è destinata al completamento del Trauma Center» dell'ospedale.

Senza dimenticare «l'acquisto di Tac ad alta definizione per Cagliari ma anche per Olbia e Oristano: il problema, per le attrezzature di questo tipo, non è numerico ma di età. In Sardegna ci sono, ma per alcune di esse è importante che siano di ultima generazione». Altri interventi importanti, «in parte già finalizzati con la Finanziaria di quest'anno», sono destinati al miglioramento dei piccoli ospedali (9 milioni e mezzo), alla trasformazione delle strutture di Thiesi e Ittiri in case della salute o ospedali di comunità. Due milioni saranno investiti per gli studi di fattibilità e l'avvio della progettazione dei nuovi ospedali di Cagliari (400mila euro, ma la zona non è ancora stata individuata: l'incontro decisivo con i sindaci dell'Area vasta è in programma per la settimana prossima) e di San Gavino e Alghero (800mila euro ciascuno, sorgeranno vicini alle vecchie strutture).

Alla Asl di Sassari andranno poco più di 8 milioni e mezzo di euro, mentre a Olbia sono destinati quasi 4 milioni: ma serve considerare la recente inaugurazione del nuovo ospedale, con già pronti 10

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milioni per il completamento del secondo lotto. Sette milioni andranno a Nuoro, con interventi importanti per il settore materno-infantile e il pronto soccorso; più di 2 milioni alla Asl di Sanluri, per «interventi urgenti e indifferibili a San Gavino»; 3 milioni 700mila euro a Carbonia: i primi 500mila per la realizzazione del centro di salute mentale; e 500mila euro all'Asl 4 di Lanusei: «Questi fondi si aggiungono al piano di investimenti del 2006, che prevedeva finanziamenti per quasi 71 milioni di euro di cui 26 per i nuovi ospedali».

La scelta di decidere la ripartizione su un Piano triennale, chiarisce Dirindin, è un modo per favorire le aziende: individuando in anticipo le risorse «perché gli investimenti richiedono una attività programmatoria complessa prima di andare a bando». In pratica, un modo per portarsi avanti con il lavoro.

(ma.mu.)

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Edilizia sanitaria e rinnovo tecnologico: dopo i 300 milioni per gli ospedali, 82 nel piano triennale per le Asl sardeDopo i quasi trecento milioni per la costruzione dei nuovi ospedali di Alghero, San Gavino, Cagliari e Sassari ecco i finanziamenti per le Aziende sanitarie locali: 82 milioni di euro, che rientrano nel programma di investimenti per il triennio 2007-2009 studiato dalla Giunta regionale per l'edilizia sanitaria e per l'ammodernamento tecnologico e la riqualificazione delle strutture. Per il 2007 sono disponibili 32 milioni, mentre per i successivi le risorse ammontano a 25 milioni l'anno.

La fetta maggiore è destinata all'Asl di Oristano, con uno stanziamento complessivo di 23 milioni di euro: «È la realtà che ha richiesto e richiede maggiore attenzione», spiega l'assessore regionale alla Sanità Nerina Dirindin. Undici milioni arriveranno subito - e un altro milione e mezzo nel 2008 - per la realizzazione del Dipartimento di emergenza e accettazioni: «Il Dea sarà un pronto soccorso di livello anche per la diagnostica: la struttura è in parte già pronta» e le risorse serviranno per l'acquisto «delle apparecchiature sanitarie, biomediche e informatiche». Altri due milioni e 700mila euro serviranno per il completamento dell'ospedale San Martino, che al termine degli interventi «diventerà un ospedale qualificato in termini sostanziali». Ma sono solo una parte degli interventi per la Asl 5.

Oltre 15 milioni e 900mila euro andranno alla Asl 8 di Cagliari: una cifra elevata, ma nella ripartizione si è tenuto conto «delle esigenze di ammodernamento» e del fatto che «nel 2006 l'Azienda cagliaritana aveva ottenuto meno risorse perchè avanzavano fondi dagli anni precedenti». Altri 15 milioni arriveranno nelle casse del Brotzu: se nel 2007 quasi 2 milioni saranno utilizzati per la ristrutturazione delle facciate dell'ospedale e un milione e mezzo per le apparecchiature nei reparti, nei prossimi due anni ci si concentrerà anche sull'adeguamento e la ristrutturazione delle sale operatorie, in particolare quelle di Cardiochirurgia. Una fetta importantissima, tre milioni di euro spalmati sul prossimo biennio, «è destinata al completamento del Trauma Center» dell'ospedale.

Senza dimenticare «l'acquisto di Tac ad alta definizione per Cagliari ma anche per Olbia e Oristano: il problema, per le attrezzature di questo tipo, non è numerico ma di età. In Sardegna ci sono, ma per alcune di esse è importante che siano di ultima generazione». Altri interventi importanti, «in parte già finalizzati con la Finanziaria di quest'anno», sono destinati al miglioramento dei piccoli ospedali (9 milioni e mezzo), alla trasformazione delle strutture di Thiesi e Ittiri in case della salute o ospedali di comunità. Due milioni saranno investiti per gli studi di fattibilità e l'avvio della progettazione dei nuovi ospedali di Cagliari (400mila euro, ma la zona non è ancora stata individuata: l'incontro decisivo con i sindaci dell'Area vasta è in programma per la settimana prossima) e di San Gavino e Alghero (800mila euro ciascuno, sorgeranno vicini alle vecchie strutture).

Alla Asl di Sassari andranno poco più di 8 milioni e mezzo di euro, mentre a Olbia sono destinati quasi 4 milioni: ma serve considerare la recente inaugurazione del nuovo ospedale, con già pronti 10

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milioni per il completamento del secondo lotto. Sette milioni andranno a Nuoro, con interventi importanti per il settore materno-infantile e il pronto soccorso; più di 2 milioni alla Asl di Sanluri, per «interventi urgenti e indifferibili a San Gavino»; 3 milioni 700mila euro a Carbonia: i primi 500mila per la realizzazione del centro di salute mentale; e 500mila euro all'Asl 4 di Lanusei: «Questi fondi si aggiungono al piano di investimenti del 2006, che prevedeva finanziamenti per quasi 71 milioni di euro di cui 26 per i nuovi ospedali».

La scelta di decidere la ripartizione su un Piano triennale, chiarisce Dirindin, è un modo per favorire le aziende: individuando in anticipo le risorse «perché gli investimenti richiedono una attività programmatoria complessa prima di andare a bando». In pratica, un modo per portarsi avanti con il lavoro.

(ma.mu.)

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Se n'è andato Francesco Salis, profeta laico di cultura militante fra la gente, eroe di una stagione generosa a Santulussurgiudi Nanni Spissu

Forse Francesco Salis è un nome sconosciuto per tanti. Ma parlare di Francesco, che da ieri non è più con noi, vuol dire parlare di Santu Lussurgiu, significa ricordare un profeta, premio Unesco per l'Educazione degli adulti. Un eroe laico, seppur profondamente credente, che è vissuto per difendere l'idea che l'educazione è un processo permanente e libero.

Francesco aveva creato il Centro di Santulussurgiu, sin da quando il triangolo tra Oristano, Macomer e Bosa era territorio di sperimentazione di un progetto Oece, progetto per lo sviluppo locale, che favorì anche la nascita di Centri comunali di cultura in quel territorio: dal 1958 al 1962.

Francesco era l'avanguardia dell'Unione nazionale per la lotta contro l'analfabetismo - UNLA, l'acronimo con cui era conosciuta -, che aveva i suoi centri anche a Bauladu e a Bosa, con Italo Ortu e Battista Columbu. Mentre questi ultimi devono una loro riconoscibilità diversa anche alla politica, lui era Santu Lussurgiu, si muoveva anche poco, quella era la sua scelta.

Con la Società Umanitaria, con l'MCC (Movimento di collaborazione civica), l'Unla costituiva la parte avanzata della battaglia per la creazione di centri di animazione culturale (uso la terminologia allora in voga), legati alla lettura, al cinema, molto evoluti e aperti e con una forte caratterizzazione laica, nel senso che i Centri si muovevano in spazi autonomi, di dialogo e ricerca ed erano frequentati da persone di diverso orientamento politico e culturale, credenti e non, tutti mossi da questo spirito civile della difesa di spazi di educazione autonomi per creare uomini liberi.

Io conobbi Francesco, come Italo, Bista, quando lavoravo nella Sovrintendenza bibliografica e poi ebbi la reggenza dell'ufficio, dopo il 1964. Con loro, altro profeta laico che non c'è più, scomodo e generoso, profondamente libero, Fabio Masala. Formavano una squadra determinata e la loro presenza è stata decisiva per fare dei loro paesi delle avanguardie civili e culturali.

I comuni con le loro piccole biblioteche, che essi vollero autonome dai loro Centri, per segnare con uno spirito modernissimo la qualità pubblica di quei servizi, furono delle oasi di sperimentazione di modelli di democrazia partecipata impensabili in quegli anni.

Si pensi a Bauladu, nemmeno trecento anime, dotato di servizi culturali straordinari, di un livello di vita civile straordinario intorno a quel sindaco unico che è stato Italo Ortu. E si pensi alla vitalità del Centro di Bosa, che Bista Columbu aveva fatto crescere con una dottissima biblioteca e una vita

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culturale animata dal confronto e dal dibattito.Il sardismo di Italo e di Bista era, come è, legato a un idea di un'identità vissuta nella pienezza della sua vitalità e valore, ma nella libertà della conoscenza, senza remore, dentro comunità continuamente stimolate a guardare avanti, ad abbandonarsi a processi di educazione permanente sempre guidati da quelle straordinarie tempre di animatori.

Fabio aveva a Cagliari la sua sede. Ma era cittadino della Sardegna, perché con la sua vecchia 500 e con la macchina da proiezione a 16 mm e le vecchie pizze dei film di Bergman come di Rossellini, di Visconti come di Dreyer, di Eizenstein, batteva l'isola perché sapeva quale forza il cinema poteva avere nella educazione alla fruizione critica della comunicazione audiovisiva, creando i primi nuclei di Circoli del cinema e della futura Cineteca sarda.

Lavorava in continua sinergia con Filippo De Sanctis, e sotto la guida di quel Riccardo Bauer, eroe civile della Resistenza, presidente della Società Umanitaria che in Sardegna aveva gli avamposti della propria attività educativa extrascolastica. Figura di straordinaria caratura morale e grandezza e civile, ricco di un'umanità e, se mi si concede di citare una virtù che sa anche essere laica, di grande umiltà. Virtù obsoleta, oggi, poiché nessuno ha più alcunché da apprendere da alcuno, né crescerà mai non sapendo riconoscere le proprie debolezze e anche le proprie miserie. All'Umanitaria si doveva allora anche la messa a punto e la sperimentazione di metodologie molto affinate di educazione alla lettura, orientata all'utilizzo di quello spazio libero e pubblico che era la vecchia biblioteca popolare, non ancora spiazzata dal più agguerrito modello della biblioteca pubblica di origine anglossassone.

Francesco era cattolico e anche vicino al partito della Democrazia cristiana. Ma questo lo si sapeva nella sua vita privata: se si entrava nel suo centro, quello era spazio di tutti e non c'era possibilità di venir respinti o di sentirsi estranei per le proprie idee. Che erano liberamente manifestate e ascoltate con curiosità e rispetto.Santu Lussurgiu aveva in Francesco il simbolo della sua civiltà e della sua crescita anche economica. L'uomo che ha formato generazioni di amministratori non volle mai quel ruolo per sè. Aveva preferito restare dietro le quinte e invitare i suoi cittadini allo sviluppo autonomo e libero dell'organizzazione civile e delle istituzioni locali. Per quello volle una biblioteca comunale autonoma e distinta dal quella del Centro, proprio per il suo profondo convincimento della differenza tra uno spazio privato e uno istituzionale.

La valorizzazione, nelle forme della cooperazione, della attività tessile tradizionale era concreta nel gruppo delle tessitrici che Francesco aveva aiutato ad organizzarsi con spirito di coesione e volontà anche di crescita economica. Questo fu, anche, nello spirito del progetto Oece, che animò anche i centri di Seneghe di Zeddiani e di altri comuni della zona.

Nel Centro lussurgese nacque, per la caparbia volontà di Francesco, uno dei primissimi musei della cultura contadina, i cui reperti egli aveva raccolto con passione e rispetto, sentendo strategico il valore della memoria di oggetti che rappresentavano il modello della quotidianità di quelle

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11 ottobre 2007

popolazioni, sul lavoro, nella organizzazione della vita democratica, nei rapporti interni alla comunità.Francesco non aveva mollato quando gli occhi cominciarono a tradirlo. Parlava della cosa facendo intendere anche il disagio, ma lui continuava la sua vita di sempre, con il suo sorriso buono e la serenità che era la compagna fedele della sua grandezza. Era anche uno spiritello finissimo e raccontava con ironia sottile le tecniche per la produzione dell'acquavite, un alambicco in ogni famiglia e un certo sentimento di impunità e di impotenza dei pubblici controlli riguardo a questa fiorente industria clandestina.Si poteva creare una sorta di glorioso percorso dei profumi, diceva, si va per le strade del paese a naso, quando ferve l'attività dei maestri distillatori e la competizione tra i produttori è al calor rosso e evidentemente la forza pubblica in quei momenti soffre di terribili raffreddori e non avverte il profumo intenso dei vapori dell'alcool. Era un po' il piccolo e modesto spazio della sua disubbidienza civile, che non conosceva altri metodi e altre più proficue applicazioni.

Francesco, che io non vedevo da molto, se ne è andato. Ma sono certo che la sua storia, così profondamente legata a quella del paese, resterà rappresentata nella sua pienezza dallo splendore di Santu Lussurgiu, che egli amava alla follia e da cui era riamato.

Ma qualcosa dovrà succedere perché questi eroi laici, questi fondatori di civiltà e di convivenza, questi maestri del vivere civile, come Francesco Salis, come Fabio Masala restino nella memoria più ampia di quest'isola che cerca inutilmente i suoi nuovi eroi.