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  • Materiali, 21

  • REGIONE PUGLIAASSESSORATO P.I.

    Per strada nei campiPiccolo erbario cerignolano

    a cura diNicola Pergola e Carmen Dicorato

    schede botaniche diLuigi Schiavone

    fotografie diPasquale Compierchio e Nicola Pergola

    CERIGNOLA CENTRO REGIONALE DI SERVIZI EDUCATIVI E CULTURALI 2004

    UtenteTimbro

  • Per strada nei campi : piccolo erbario cerignolano / a cura di Nicola Pergola e CarmenDicorato ; schede botaniche di Luigi Schiavone ; foto di Pasquale Compierchio e NicolaPergola. Cerignola : Centro regionale di servizi educativi e culturali, 2004.48 p. : ill. ; 17x24 cm. (Materiali ; 21).In testa al front.: Regione Puglia, Assessorato P.I.1. Piante - Cerignola I. Pergola, Nicola II. Dicorato, Carmen III. Schiavone, LuigiIV. Compierchio, Pasquale581.945 757

    Progetto e cura editoriale: Nicola Pergola e Carmen DicoratoFinito di stampare, nel mese di settembre 2004,da TIPOLITO MIULLI, San Ferdinando di Puglia

    Le foto di p. 13, 15, 39 sono di Giuseppe Antonelli, le foto di p. 11, 35, 36 sono di LuigiSchiavone

    Ringraziamo vivamente quanti hanno collaborato a questa pubblicazione, e in particolare

    Giuseppe Antonelli, esperto di botanica e cancelliere presso la Pretura di Cerignola Luciano Antonellis, storico locale e folclorista Luigi Conte, esperto di botanica e gi docente presso lIstituto Professionale di Stato

    per lAgricoltura di Canosa di Puglia Francesco Demonte, vicesindaco e assessore alle Attivit Produttive del Comune di

    Cerignola Rosa Di Chiara, esperta di botanica e docente presso la Scuola Media Statale Padre

    Pio di Cerignola Vincenzo Digregorio, coltivatore diretto Giandonato Giancola, fiorista titolare della Golden Fleur di Cerignola Francesco Mazzilli, agricoltore Michele Pinnelli, imprenditore agricolo Lucio Russo, entomologo Michele Sacco, bracciante

    a p. 23: Freddizze e tagghie realizzati con segmenti di ferulaa p. 25: Finocchio selvaticoa p. 29: Lampascione e cvalambascine

  • 5Indice

    Premessa 7Acetosa (Bosche) 9Aglio selvatico (Agghielidde) 10Alliaria (Marasciule) 11Asfodelo (Avuzze) 12Asparago (Sprege) 13Bietola (Jete) 14Borragine (Vurrscene) 15Calendula (Cucchevascedde) 16Camomilla (Cambumille) 17Cardo santo (Cardoune) 18Cardoncello (Cardungelle) 19Cicoria (Cecorie) 20Crespigno (Sevoune) 21Ferula (Frvule) 22Finocchio selvatico (Fenucchiastre) 24Fumaria (Fumeterie) 26Gramigna (Gramigne) 27Lampascione (Lambascioune) 28

    Lentisco (Stinge) 30Liquirizia (Pastorizzie) 31Malva (Malve) 32Marrobio (Marugge) 33Menta (Amende) 34Origano (Arghene) 35Ortica (Ardcule) 36Papavero (Papagne) 37Parietaria (Muraioule) 38Piantaggine (Lengue de pcure) 39Porcellana (Chiappareine) 40Rosmarino (Rosmareine) 41Rovo (Revetle) 42Ruchetta (Rche) 43Ruta (Rte) 44Salvia (Salvie) 45Senape bianca (Fogghie bianghe) 46Senape nera (Cimamarelle) 47Tarassaco (Cecoria salvagge) 48

  • Avvertenze per la lettura dei termini dialettali

    la e di corpo minore muta come in sevoune, cecorie; il simbolo esprime la a velarizzata di parole come cemederpe,pnegrusse; il simbolo esprime la u turbata di parole come cardne, rte; sono accentate le parole tronche (cucen, sparagn) e quelle sdrucciole(arghene, trvele), ma non le parole piane (marugge, papagne) che sonola stragrande maggioranza.

  • 7Premessa

    L dove cera lerbaora c una citte quella casa in mezzo al verdeormai dove sar?

    Le immagini di degrado urbano evocate da AdrianoCelentano nella sua canzone Il ragazzo della via Gluck nonsono ancora sovrapponibili, per fortuna, allesperienza chequotidianamente facciamo delle nostre citt.

    Qui a Cerignola, a poche centinaia di metri dal centro, infatti ancora possibile ammirare campi di grano verdeg-gianti, oliveti e vigneti: e dal centro alla periferia sonodavvero tante le specie vegetali dal Tarassaco alla Ru-chetta, dalla Parietaria alla Fumaria, dalla Malva alla Por-cellana che colonizzano gli interstizi del basolato, si mol-tiplicano nelle fessure dei muri, e convivono pacificamentecon le piante ornamentali poste nei vasi o con le essenzemesse a dimora nei viali alberati.

    Queste piante spontanee mangerecce, officinali ocomunque utili connotano da secoli il nostro paesaggiourbano; e hanno lasciato traccia di s nellimmaginariocollettivo (i proverbi dialettali), nelle ricette gastronomichee medicamentose, nelle testimonianze letterarie di studiosilocali del passato quali Teodoro Kiriatti, Luigi Conte, An-tonio Lo Re, Francesco Cirillo.

    Ci dunque sembrato utile predisporre questa piccolaguida: quasi un viatico per chi giovane o meno giovane voglia scoprire le virt nutritive dellOrtica, o sperimen-tare quelle terapeutiche del Marrobio, o semplicemente im-parare a distinguere i marasciule dalle cimamarelle.

    Una guida che non pretende affatto di sostituirsi allanumerosa letteratura disponibile in materia, riferimentoobbligato per eventuali approfondimenti scientifici. Non acaso i nostri informatori sono stati prevalentemente ex brac-cianti come Michele Sacco, agricoltori come Vincenzo Di-gregorio, operatori occasionalmente incontrati durante lacampagna fotografica. E non a caso vengono trascurate non avendo lambizione di essere esaustivi piante benpresenti nel vissuto collettivo come code de volpe e sceni-sche, trvele e caulicchie, lattughidde e galandmene, cimedulce e rasapide, pnegrusse, rezzetidde, appzzecacammeise.

    Una guida che, con i suoi continui rimandi alla micro-storia e al quotidiano di questa citt, mira a riannodare i filidella memoria, ad avvicinare le generazioni presenti a quelleche ormai non ci sono pi, a ricostruire e restituire sprazzi della vita passata, ma in parte ancora presente, diquesto microcosmo.

    Nicola Pergolaresponsabile del CRSEC

  • 9ACETOSA(scient. Rumex acetosa L., dial. Bosche)

    Lacetosa una pianta erbacea cos chiamata per avereun grazioso sapore di aceto, di cui se ne coltivano duespecie per uso da mangiare, cio il rumex acetosa ed ilscutatus, detta lultima anche acetosa romana o rotonda questerba viene assai coltivata in Francia ma inItalia non si accostuma di rado, venendo molto a tortotrascurata dagli ortolani la sua coltivazione (Giornaledegli atti della Reale Societ Economica di Capitanata,XI, Bari, per Sante Cannone e figli, 1846, p. 95).

    Pianta erbacea perenne della famiglia delle Poligonacee, con radiceingrossata e fusto eretto alto fino a 1 metro, fiorisce da maggio adagosto. I fiori, minuti e fitti, assumono un colore rosso vivo e sonodisposti in fascetti su una pannocchia slanciata. Predilige il clima tem-perato caldo. Appetita dal bestiame, cresce bene su qualsiasi terreno.

    UtilizzoSi consuma generalmente cotta nelle minestre maritate: piatto diverdure miste a base di cicorie selvatiche, finocchietti e diverse altrespecie con legumi. Oppure da sola, in zuppa, dopo averla lessata einsaporita in padella con burro e sale, si unisce alle uova sbattute e sirimesta con brodo caldo. Si aggiunge pane raffermo tagliato a dadinie soffritto, si condisce con parmigiano. In passato stata utilizzata perle sue qualit antiscorbutiche dovute allalto contenuto di vitaminaC presente nelle foglie diuretiche, rinfrescanti e antinfiammatorie.

    ProverbiU bianghe e russe, ne vene da u musse

    (Il colorito deriva da una buona alimentazione)

  • 10

    AGLIO SELVATICO(scient. Allium ursinum L., dial. Agghielidde)

    Le diverse piante ortensi molto bene allignano nei nostriorti, e danno pregevoli prodotti; come a dire, finocchi,cipolle, agli, cavoli, broccoli, lattughe di grosso cesto,pomidoro, poponi, cicoria ortense, endivia, scarola, ca-volo fiore e cavolo comune, rapa, rafano, senape, rucola,cocomero, borragine, selleri, zucche, ec. ec. (L. CONTE,Cerignola, in Il Regno delle Due Sicilie descritto edillustrato, Napoli, stabilimento tipografico di G. Nobile,1853-1857, VIII, p. 74)

    Pianta erbacea perenne della famiglia delle Liliacee, bulbosa, crescespontanea nei luoghi freschi e umidi dal piano fino alla fascia submon-tana. Ha il fusto eretto, spesso cavo, con foglie ovali larghe da 2 a 5centimetri, lungo peduncolo e fiori bianchi raccolti in una ombrella.Laglio selvatico, alto fino a 40 centimetri, fiorisce da aprile a giugno.

    UtilizzoLutilizzo alimentare di questa comunissima pianta attualmente pocodiffuso, anche se le sue foglie tenere possono insaporire le insalate. Perla sua nota attivit battericida, era anticamente consuetudine scacciarei parassiti intestinali dei bambini mettendo loro al collo una collana dibulbi: gli effluvi sprigionati paralizzavano i vermi e calmavano il maldi pancia. Il bulbo, macerato nellaceto, era utilizzato per disinfettarele ferite. Lo stesso, schiacciato, sprigiona poi un antibiotico, lallicina,che agisce contro molti batteri e funghi. Ha inoltre propriet ipotensive.

    ProverbiChiande lagghie quanne sinde u magghie

    (Pianta laglio quando senti battere il maglio)

  • 11

    ALLIARIA(scient. Alliaria officinalis Andz, dial. Marasciule)

    Qui vi sono tre piante dette marasciuole, cimamarelle ecime di rape, mentre i semi della senapa coltivata ser-vono per le salse, e sono un rimedio tonico, febbrifugo,antiscorbutico, diuretico. (F. CIRILLO, Cenno storico dellacitt di Cerignola, Cerignola, Pescatore, 1914, p. 47)

    Erba biennale di stagione fredda, della famiglia delle Crucifere, lal-liaria pu raggiungere il metro di altezza. Produce fiori bianchi riunitiin racemi, allungati alla fruttificazione. Le foglie sono cuoriformi,dentate, con peduncolo molto lungo. Diffusa dal mare alla regionemontana, nei boschi e nelle siepi dellItalia continentale e insulare,predilige il clima mediterraneo e i terreni incolti, argillosi e calcarei.

    UtilizzoLa pianta trae il nome dal fatto che le sue foglie, stropicciate, dannoodore di aglio, e in sua sostituzione possono insaporire le insalate.Oltre che come contorno a piatti di carne, i marasciule sono solitamen-te consumati con la pasta. Per realizzare questo primo vengonolessati, aggiungendo gli spaghetti a met cottura. Il tutto viene poisaltato in padella con aglio e peperoncino soffritto in olio doliva. Inalternativa agli spaghetti la cucina tradizionale cerignolana prevedeanche una sorta di spaghetti alla chitarra, i turchie, ricavati conlomonimo attrezzo in ottone o legno da una spessa sfoglia di pasta,la lghene, stesa con u laghenatre, il mattarello. Nella medicina po-polare lalliaria stata utilizzata come espettorante e antiscorbutico.

    ProverbiErve amre tnele cre: amre a la vocche e dolce au core

    (Erbe amare tienile care: amare alla bocca e dolci al cuore)

  • 12

    ASFODELO(scient. Asphodelus ramosus L., dial. Avuzze)

    Qui chiamate porrazze ed avuzze, con i fiori dei qualiglinglesi sogliono adornare i giardini. (F. CIRILLO, Cennostorico della citt di Cerignola, Cerignola, Pescatore,1914, p. 50)

    Nota anche come porraccio, una pianta erbacea perenne e rustica,della famiglia delle Liliacee, col fusto eretto e ramificato. Le foglie,assenti nella parte superiore del fusto, sono evidenti nella parte infe-riore, diventando sempre pi piccole man mano che salgono. I fiori,numerosi, sono bianchi e disposti a pannocchia, con nervature bruno-rossastre sui tepali. Adatta al clima mediterraneo, cresce dalla pianuraalla regione montana in terreni secchi, incolti, e anche in terreniinteressati da incendi in quanto gli organi sotterranei, bulbo e tuberi,conservano la loro vitalit anche in condizioni di elevate temperature.

    UtilizzoDiffuso nelle mezzane, specialmente nelle zone Madonna di Ripalta eborgo La Moschella, lasfodelo fungeva da appecciatore accendifuo-co di carboni, legna o carbonella ma serviva anche per cuoceresponzali e lampascioni nel braciere, dopo essersi ridotto in cenere. Eraaltres utilizzato per accendere i fal di S. Lucia e dellImmacolata, lacui brace veniva recuperata per economia oltre che per devozione. Itubercoli raccolti in settembre-ottobre e tagliati a fette longitudinali erano impiegati per scottature solari, per la cura di dermatosi, e perschiarire le efelidi. Le radici sono usate nella fabbricazione dellalcool.

    ProverbiSpecsce u sevone e specsce lavuzze

    (Sfiorisce il sivone e sfiorisce lasfodelo)

  • 13

    ASPARAGO(scient. Asparagus officinalis L., dial. Sprege)

    Gli Asparagi, le Cicorie silvestri, ed ogni altra sorta dierba destinata alluso umano, e medicinale, nascono inabondanza in questi terreni per potersene a doviziaprovvedere (T. KIRIATTI, Memorie istoriche di Ceri-gnola, Napoli, nella stamperia di Michele Morelli, 1785,p. 140-141)

    Di questa pianta erbacea perenne della famiglia delle Liliacee rite-nuta originaria del bacino Tigri-Eufrate il rizoma e le radici sonodenominati zampe. Da queste, ogni anno, spuntano i germogli oturioni che sono la parte commestibile. Questi vengono raccoltiappena spuntano dal terreno, prima del loro sviluppo aereo, poichdopo questo stadio lignificano e si trasformano in steli con foglie, fiorie frutti. Largamente coltivato altrove, lasparago poco prodotto nelterritorio di Cerignola. Un tempo diffuso nelle mezzane, cresce spon-taneo nei pressi di Borgo Libert e Borgo la Moschella. Si sviluppa neiterreni sabbiosi e freschi, non molto umidi e poco calcarei, dal pianocostiero fino alle zone submontane, nellItalia peninsulare e in Sicilia.

    UtilizzoLasparago ha propriet diuretiche e digestive; in cucina vengono uti-lizzati solo i turioni. Come antipasto o contorno vengono cotti a vaporee conditi con olio e aceto o limone. Le punte pi tenere si consumanogeneralmente in insalata; insieme a sale, prezzemolo, aglio tritato eformaggio insaporiscono le frittate o, da sole, le uova in tegamino.

    ProverbiSe vu st sne pisce spisse cume u cne

    (Se vuoi esser sano, orina spesso come fa il cane)

  • 14

    BIETOLA(scient. Beta vulgaris L., dial. Jete)

    Si mangia cotta ed emulgente contro glingrossamentidel fegato. (F. CIRILLO, Cenno storico della citt diCerignola, Cerignola, Pescatore, 1914, p. 48)

    una pianta erbacea perenne, della famiglia delle Chenopodiacee, conradici fittonanti, fusto ascendente lungo fino a 50 centimetri con foglieovate, piatte e carnose, dotate di nervature e piccioli grossi e carnosi.I fiori, piccoli e bianco-verdastri, raggruppati in lunghe spighe, sonoevidenti da marzo a settembre. Cresce bene nei terreni argillosi, anchenon lavorati e asciutti. Spontanea lungo le coste del Mediterraneo,predilige il clima caldo, esposta al sole ma anche allombra, e soffremolto i venti. Questa pianta, nella pratica colturale, ha dato origine aquattro note variet: la barbabietola da zucchero, quella da distilleria,da foraggio e da orto. Tutte, in diversa quantit, contengono zucchero.

    UtilizzoLa medicina popolare la contemplava fra le piante antianemiche eantinfettive. Il succo estratto dalle sue foglie serviva ad alleviare il maldi denti, e in decozione agiva come rinfrescante; mentre il cataplasmaricavato schiacciando le foglie fresche era utile nella cura degli eritemisolari. Come pietanza la bietola, lessata e poi saltata nella sartscene,la padella, preferibilmente con u sartascenidde sughetto di pomodo-rini soffritti con aglio, prezzemolo e diavelicchie, il peperoncino, in oliodoliva viene consumata solitamente con una pasta corta. Lessatae condita con olio crudo e limone accompagna infine i piatti di carne.

    ProverbiErva chiatte ghenghie u piatte

    (Lerba piatta riempie il piatto)

  • 15

    BORRAGINE(scient. Borrago officinalis L., dial. Vurrscene)

    Le diverse piante ortensi molto bene allignano nei nostriorti, e danno pregevoli prodotti; come a dire, finocchi,cipolle, agli, cavoli, broccoli, lattughe di grosso cesto,pomidoro, poponi, cicoria ortense, endivia, scarola,cavolo fiore e cavolo comune, rapa, rafano, senape,rucola, cocomero, borragine, selleri, zucche, ec. (L.CONTE, Cerignola, in Il Regno delle Due Sicilie de-scritto ed illustrato, Napoli, stabilimento tipografico diG. Nobile, 1853-1857, VIII, p. 74)

    una pianta erbacea annuale della famiglia delle Borraginacee. Lefoglie basali, molto grandi, hanno lembo ovale; le apicali sono pipiccole, prive di picciolo, e ricoperte da setole pungenti bianche. Ifiori, cascanti e ispidi, compaiono a maggio. La corolla ha la forma diuna stella e in fiore assume il colore azzurro. una pianta spontaneama anche coltivata: nel territorio di Cerignola presente sia nelle zonea nord dellabitato (Cerina, Cerinella, Tressanti, Posta Angeloni) sia inquelle a sud (Moschella, Gubito, Pozzo Monachiello, Borgo Libert).

    UtilizzoIn erboristica si utilizzano foglie e fiori, filtrando accuratamente ipreparati per eliminare i peli della pianta, che risulterebbero irritantiper lo stomaco. In cucina vengono utilizzate solamente le foglie gio-vani, cotte a vapore, soffritte o crude in insalata. I fiori si fanno canditi.Ha propriet diuretiche, rinfrescanti, emollienti ed anche depurative.

    ProverbiBorago ego gaudia semper ago

    (Io, borragine, porto sempre gioia)

  • 16

    CALENDULA(scient. Calendula officinalis L., dial. Cucchevascedde)

    Vi si gode un orizzonte estesissimo, e si offre allo sguar-do incantevole prospettiva di sterminate pianure, di fer-tili campi in cui largamente annua biondeggia la messe,e di spaziosi prati rivestiti di odorose erbette, e di vario-pinti fiorellini, che porgono al bestiame aromatica pastu-ra. (L. CONTE, Cerignola, in Il Regno delle Due Siciliedescritto ed illustrato, Napoli, stabilimento tipografico diG. Nobile, 1853-1857, VIII, p. 65)

    La calendula una pianta erbacea annuale o biennale, della famigliadelle Composite, con fusto alto dai 20 ai 50 centimetri, fiori singoli odoppi a forma di margherita, di colore giallo-arancio, dal tenue profu-mo di limone. Le foglie, di colore verde chiaro, sono lanceolate, morbidee pelose. I fiori sbocciano da novembre a giugno, sempre rivolti versoil sole, e si chiudono al tramonto. Adatta al clima caldo, cresce benein terreni asciutti e poveri, coperti da colture erbacee e arboree, lungole coste, e nel piano submontano limitatamente allItalia meridionale einsulare: per ci pianta infestante. In assenza di erbicidi, questa pianta insieme alla fumaria, la camomilla e altre erbe che infestavano icampi di grano veniva asportata mediante scerbatura, la pungeime.

    UtilizzoLa calendula era utilizzata principalmente per uso esterno quale antin-fiammatorio, antisettico e cicatrizzante. Le corolle, schiacciate, curava-no le verruche, in infuso davano invece una tisana utile contro la febbre.

    ProverbiOgne bene da la terre vene

    (Ogni bene dalla terra viene)

  • 17

    CAMOMILLA(scient. Matricaria chamomilla L., dial. Cambumille)

    Matricaria o camomilla. Tonica stimolante, emmenago-ga antispasmodica, vermifuga e febbrifuga. Volendosiadoperare come rimedio antispasmodico devesi prepa-rare linfusione dei suoi fiori a guisa di the entro vasiben chiusi onde non si disperda lolio volatile. (F. CIRIL-LO, Cenno storico della citt di Cerignola, Cerignola,Pescatore, 1914, p. 45)

    La camomilla una pianta erbacea annuale, spontanea e infestante,della famiglia delle Composite. Cresce nei campi di grano, e da noianche in piantagioni arboree come loliveto. Si sviluppa in luoghimoderatamente soleggiati e caldi, dal mare al piano submontano, intutta lItalia continentale e insulare, fiorendo da maggio ad agosto:linfiorescenza un capolino giallastro circondato da brattee bianche.Arreca danni per lazoto che assorbe dal terreno durante il ciclo vege-tativo. particolarmente presente in alcune zone del territorio di Ce-rignola, quali San Martino, Scarafone, Santo Stefano, Pozzo Terraneo.

    UtilizzoAncora oggi, raccolti i fiori di camomilla con tutto il gambo se nefanno mazzetti, poi ripiegati in due nel senso della lunghezza e legaticon uno dei gambi stessi. Posti in canestri di vimini o sopra u tavelire,la spianatoia, venivano in passato fatti seccare al sole su sedie sospeseal muro davanti alla porta di casa. Se ne facevano infusi calmanti, usatianche per il bagnetto dei neonati. Era un fluidificante nel raffreddore.

    ProverbiLerve ca non vu allurte nasce

    (Lerba che non vuoi cresce nel tuo orto)

  • 18

    CARDO SANTO(scient. Cnicus benedictus L., dial. Cardoune)

    In quanto ad erbe balsamiche e medicinali, il nostroterritorio offre in abbondanza asparagi, cicorie silvestri,camomilla, fumaria, papavero, cardo-santo, ec. (L. CON-TE, Cerignola, in Il Regno delle Due Sicilie descrittoed illustrato, Napoli, stabilimento tipografico di G. No-bile, 1853-1857, VIII, p. 73)

    Nota anche come Cardo benedetto, una pianta erbacea perenne dellafamiglia delle Composite, dal fusto eretto e ramificato alto fino a 40centimetri, ricoperta di peluria, con foglie alterne e spinose terminantiin aculei. I capolini, di colore giallo, spuntano da maggio ad agosto,protetti da un involucro spinoso. Spontanea nellItalia centro-meridio-nale, dalla pianura alla collina, predilige il clima caldo mediterraneo.

    UtilizzoDella pianta sono note diverse variet: i cardne de ciucce (bassi,radenti il terreno e scuri), u scappone (pi alto del primo), i grattamne-ce, i scalene. Si utilizzavano prevalentemente per lalimentazione degliasini: a tal fine le piante erano date in pasto un paio di giorni dopo iltaglio perch si ammorbidissero le spine. Le coste superiori, tagliate apezzi e mondate dalle spine, si consumano lesse e gratinate. Dopo lalessatura opportuno immergerle nellacqua fresca per non farle scu-rire. I cardne dacque si consumano crudi, col pane, intinti nel sale.

    ProverbiBite a ve cafne ca mangite pne e cardne:

    gheje pvere mneche svendurte la mateine agnille e la sere castrte(Beati voi cafoni che mangiate pane e cardi:

    io povero monaco sventurato agnello al mattino e alla sera castrato)

  • 19

    CARDONCELLO(scient. Scolymus hispanicus L., dial. Cardungelle)

    Vi sono pure diverse specie di cardi oltre quella deicardoni coltivati. Ma degli spontanei si novera solo ilcarduccio o cardoncello (seguendo in appresso gli altri).Questo carduccio rinfrescante e la radice d funghi diottima qualit. (F. CIRILLO, Cenno storico della citt diCerignola, Cerignola, Pescatore, 1914, p. 51)

    una pianta biennale della famiglia delle Composite, con fusti ramosialati e alti fino a 80 centimetri, percorsi da ali spinose, foglie allungatedai denti profondi e margine spinoso, radici fittonanti e carnose. I fiorispuntano da aprile a giugno, gialli e raccolti in capolini piumosi dal-linvolucro spinoso. Predilige il clima temperato; comune nelle ma-cerie, negli incolti sabbiosi, lungo le strade della regione mediterranea.

    UtilizzoSe ne possono mangiare cotte le radici, lunghe 20-25 centimetri egrosse come un dito, ma soprattutto le coste delle foglie, che sonogustose come i cardi: queste, infatti, caratterizzano il tradizionale bro-detto pasquale cerignolano, u vredette. Per questo tipico monopiatto nel quale la verdura funge da primo, mentre la carne un gustososecondo si mondano le foglie dalle spine e si lessano. Si soffrig-gono intanto separatamente piccoli pezzi di coscia di agnello, e li siunisce alle cardungelle lessate al dente, ricoprendo integralmente conacqua calda salata. Quando il tutto bolle lo si amalgama con battutodi uova, prezzemolo tritato, pepe, pecorino, rimestando delicatamente.

    ProverbiChi smene speine scalze non pote sceie

    (Chi semina spine non pu andare scalzo)

  • 20

    CICORIA(scient. Cichorium intybus L., dial. Cecorie)

    Come rimedio eccita blandamente gli organi digerenti,corregge la crasi del sangue ed diuretica. (F. CIRILLO,Cenno storico della citt di Cerignola, Cerignola, Pesca-tore, 1914, p. 48).

    Di questa pianta erbacea perenne, della famiglia delle Composite, ilterritorio di Cerignola ricco. facile confonderla con il tarassaco, lecui foglie sono meno pelose. Cresce in tutta lItalia continentale einsulare, anche in terreni incolti e lungo le strade: in questi casi risultameno tenera e pi amara. Le foglie, disposte a rosetta alla base, sonolunghe, lanceolate, dentate e con lobo terminale acuto. Sono caratteri-stici i fiori di colore azzurro chiaro, disposti a due o a tre lungo il fusto.

    UtilizzoLe foglie giovani e tenere si possono consumare crude in insalata,anche miste ad altre erbe coltivate o di campo, e stimolano lappetito.Il sapore gradevole, bench amarognolo. Le foglie grandi si consu-mano preferibilmente lessate, sole o insieme alle fave muzzecte favesecche private del nasello e lessate o con pur di fave secche sbuc-ciate, sempre condite con olio, o ancora in brodo con la carne e un podi parmigiano. Sono anche adatte per preparare insieme ad altre erbecampestri come lacetosa e la bietola zuppe, risotti e minestroni.Le foglie di questa pianta iscritta nella Farmacopea Ufficiale Italiana hanno propriet depurative del fegato, lassative, toniche e diuretiche.La radice, torrefatta, produce invece il ben noto surrogato del caff.

    ProverbiChi mange fve e cecorie, o nParaveise o nPregatorie

    (Chi mangia fave e cicorie, o in Paradiso o in Purgatorio)

  • 21

    CRESPIGNO(scient. Sonchus oleraceus L., dial. Sevoune)

    Oltracci, fra le piante utili profittevoli aglindustriosicontadini, abbiano lasclepio, lapio silvestre, la borra-na selvatica, ledera, il porrastro, che serve di nutrimen-to alle pecore, il serpillo, il trifoglio, il finocchio selva-tico, la ruchetta Cerignolana, la sivone, ec. (L. CONTE,Cerignola, in Il Regno delle Due Sicilie descritto edillustrato, Napoli, stabilimento tipografico di G. Nobile,1853-1857, VIII, p. 74)

    una pianta erbacea annuale o biennale, estiva, raramente annua in-vernale, della famiglia delle Composite. La radice grassa, se recisa,secerne abbondante lattice. Il fusto, ramificato alla base, glabro e diforma cilindrica, cavo e poco ramoso. I fiori, di colore giallo oro,spuntano da giugno a ottobre e si aprono solo al mattino. Il pappo hasetole bianche piumose lunghe fino a 3 centimetri. Pianta molto dif-fusa, simile al Tarassaco, predilige il clima temperato. Cresce nei campi,nei giardini, e fra le macerie, in luoghi soleggiati. Arreca danni allecolture per lo spazio che occupa e per lazoto che assorbe dal terreno.

    UtilizzoLe foglie giovani e tenere si consumano crude in insalata, oppure cottecon altre verdure, con i fagioli, o con i fve muzzecte fave seccheprivate del nasello e lessate o ancora con la pasta. Le radici, torrefattepossono essere anche utilizzate come succedaneo del caff. Nellamedicina popolare la radice era utilizzata come digestivo e diuretico.

    ProverbiChi mange sckitte sevne perde u guste de pne e cardne

    (Chi mangia solo sivoni perde il gusto di pane e cardoni)

  • 22

    FERULA(scient. Ferula communis L., dial. Frvule)

    Nella primavera, e nellautunno piovoso si raccolgono iFonghi, che alleccesso ne nostri prati si produconodalle radici della pianta nominata Ferula: tali Fonghi siseccano allombra, o pure cotti e salati si conservanolungamente: servono essi di manicaretti da noi usitatis-simi e ricercati da forastieri. (T. KIRIATTI, Memorie isto-riche di Cerignola, Napoli, nella stamperia di MicheleMorelli, 1785, p. 140)

    una pianta erbacea perenne, della famiglia delle Ombrellifere, confusto alto da 1 a 3 metri, ramificato superiormente, foglie grandi e fioripiccoli, gialli e numerosi riuniti in infiorescenze a ombrella. A Cerigno-la abbondante sulle strade provinciali per Manfredonia e Melfi. Vivenei terreni incolti e su cunette di strade, spesso associata allasfodelo.

    UtilizzoDisset gli spagnoli in marcia su Cerignola per la battaglia del 1503.Le foglie, i cuscke, venivano vendute in paese per lalimentazione degliasini. Con i fusti si fabbricavano bastoni, freddizze (sgabelli), tappi perccene (orciuoli), per damigiane e barili; i barbieri vi affilavano i rasoi,con essi i maestri bacchettavano gli alunni indisciplinati dando i spal-mte. Un segmento di ferula, spaccato nel senso della lunghezza, me-morizzava i debiti contratti con un negoziante mediante segni incisicontemporaneamente sulle due parti, i tagghie. Da ci il detto: Faceimei cunde e spezzme i tagghie (Facciamo i conti e spezziamo le ferule).

    ProverbiI segge anna sceie nnanze e i freddizze rete

    (Le sedie devono stare avanti e gli sgabelli dietro)

  • 24

    FINOCCHIO SELVATICO(scient. Foeniculum vulgare, dial. Fenucchiastre)

    Officinale, stomachico, carminativo, sudorifico, diuriti-co, aperitivo. (F. CIRILLO, Cenno storico della citt diCerignola, Cerignola, Pescatore, 1914, p. 46).

    una pianta erbacea biennale o perenne, della famiglia delle Ombrel-lifere, molto aromatica, con gusto gradevole come quello dellanice. Haun fusto cilindrico ramificato che pu raggiungere i 2 metri di altezza.In condizioni climatiche favorevoli pu vivere anche 3 o 4 anni. Lefoglie hanno segmenti quasi filiformi; i fiori, di colore giallo, sonoraggruppati in ombrellette che a loro volta ne formano una pi grossa.I frutti, chiamati impropriamente semi, sono diacheni lunghi 8 millime-tri e larghi 2, di colore bruno alla maturit. Presente in tutto il territoriodi Cerignola, si adatta sia al caldo che al freddo. Cresce nei terreni aridie assolati, sulle cunette delle strade di campagna, fra le macerie, par-ticolarmente nel Mezzogiorno dItalia. Fiorisce da luglio a settembre.

    UtilizzoLa pianta giovane veniva mangiata cotta con la pasta, ma anche crudacol pane; le estremit fiorite sono tuttora usate a mazzetti, nelle feseine(anfore di coccio) o nei vasi di vetro, per profumare le olive verdi insalamoia del tipo Bella di Cerignola (nota anche come oliva di Spagna)o SantAgostino. I semi insaporiscono scallatille tipici taralli salaticaserecci scottati e infornati insaccati, carni grasse, formaggi, vini,liquori. Da fiori e frutti, e da tutta la pianta, si estrae un decotto dige-stivo, stimolante, espettorante, antispasmodico, aromatico, diuretico.

    ProverbiPttela vastarde e fenucchidde

    (Pasta di forma irregolare e finocchio selvatico)

  • 26

    FUMARIA(scient. Fumaria officinalis L., dial. Fumeterie)

    Qui detta fumiterra. Famiglia delle fumariacee. Amaris-sima, potente rimedio risolvente, discretico, antiscorbu-tico, tonico, depurativo. (F. CIRILLO, Cenno storico dellacitt di Cerignola, Cerignola, Pescatore, 1914, p. 48)

    Il nome le deriva dallodore di fumo che emana quando viene sfregata. una pianta erbacea annuale della famiglia delle Papaveracee, confusto ascendente o prostrato, ramificato, alto fino a 60-70 centimetri,con radice molto sviluppata. Le foglie, divise in molti lobi e rivestitedi uno strato ceroso, sono di colore verde chiaro. I fiori, piccoli eirregolari, sono infiorescenze a racemo in cima alla pianta, che spun-tano da gennaio a settembre; hanno due sepali di forma variabile equattro petali di colore rosa-porporino. Adatta al clima temperato cal-do, cresce dalla pianura alla fascia submontana nei terreni lavorati,coperti da colture erbacee e arboree: e per ci una pianta infestante.

    UtilizzoFortemente infestante dei campi di grano, di fave e di piselli, questapianta quando gli erbicidi non erano ancora diffusi veniva estirpatainsieme agli altri seme stranie con la pungeime, la scerbatura a mano,o quando si andava a zappunesc o a sarchi con la zappetta. Ritenutacapace di alleviare le affezioni epatiche, lamarissima fumaria statausata in medicina come tonico-digestivo. Tra le altre propriet ricono-sciute c quella depurativa e antispasmodica, e quella leggermentelassativa e diuretica. Essa trova anche impiego nelle affezioni cutanee.

    ProverbiU mdeche cre, ma la natre sne

    (Il medico cura ma la natura guarisce)

  • 27

    GRAMIGNA(scient. Cynodon dactylon Pers., dial. Gramegne)

    I medici si servivano della radice in decozione comerimedio temperante, diuretico, deostruente e attualmente base delle tisane. (F. CIRILLO, Cenno storico della cittdi Cerignola, Cerignola, Pescatore, 1914, p. 48)

    La gramigna una pianta erbacea perenne della famiglia delle Grami-nacee, a fusto strisciante e nodoso, spontanea e infestante, con foglielineari inferiormente pelose, e lunghe spighe verdi. Cresce in manierarigogliosa e si diffonde con rapidit grazie allapparato radicale costi-tuito da rizomi, che hanno la caratteristica di conservare quella fre-schezza grazie alla quale si moltiplica velocemente, cos da soffocarele piante circostanti. Tale rizoma straordinariamente resistente alleavversit ambientali, e capace di sopravvivere a lungo anche se spez-zato e portato alla superficie del suolo. Lhabitat della gramigna sonoi luoghi erbosi, sassosi e i campi, dal mare fino alla zona subalpina.

    UtilizzoLe sue parti verdi e i rizomi costituivano un buon foraggio per lali-mentazione dei cavalli, e sono stati anche utilizzati per la fabbricazionedella birra; con i soli rizomi raccolti tutto lanno, eccetto linverno,ed essiccati al sole si approntavano invece decotti diuretici, purgativie depurativi del sangue. La gramigna stata spesso impiegata per laformazione di prati, anche se non della migliore qualit. A causa dellesue propriet fortemente infestanti, era oggetto di una dissodazioneestesa, la scatene, volta ad estrarne definitivamente dal terreno le radici.

    ProverbiLa gramigne cume la tigne

    (La gramigna come la tigna)

  • 28

    LAMPASCIONE(scient. Muscari comosum, dial. Lambascioune)

    Si rinvengono inoltre grandi quantit di bulbi di muscariche sono buoni per i visceri ed appartengono alla fami-glia delle gigliacee il popolo li chiama lampasciuni, e daqualche anno sono esportati in America specialmente daAscoli e da Minervino. (F. CIRILLO, Cenno storico dellacitt di Cerignola, Cerignola, Pescatore, 1914, p. 50)

    una pianta erbacea perenne della famiglia delle Liliacee. Somigliaalla cipolla, per cui prende il nome di Cipolla selvatica o Cipollacciocol fiocco. Il suo bulbo globoso, con tuniche rosso vinose o rosaceo.Le foglie sono basali e lineari, con tendenza ad afflosciarsi mano manoche si allungano. I fiori, azzurro-violacei, sono disposti in racemi, chenella parte terminale assumono la forma di un candelabro. Comune dalmare alla regione montana, fiorisce da maggio a giugno. Nel territoriodi Cerignola si trova allo stato selvatico, sia nella parte nord (Tressanti,Marrella, Posta Angeloni, Santa Maria dei Manzi) che nella parte sud(Borgo Libert, Ragucci, Tre Titoli, Borgo La Moschella, Madonna diRipalta, Cafiero). Viene estratto, con particolare abilit, mediante lospecifico piccone dalla lama lunga e curva chiamato cvalambascine.

    UtilizzoI bulbi sono assai ricercati nellItalia meridionale: privati della radice,e arrostiti sotto la cenere, diventano dolci, e si consumano conditi conolio, pepe e prezzemolo; lessati si conservano sottolio, o ancora sigustano da soli o nella frittata. Hanno propriet lassative e diuretiche.

    ProverbiMmizze au giardeine nte nu lambascioune(In mezzo al giardino nato un cipollaccio)

  • 30

    LENTISCO(scient. Pistacia Lentiscus L., dial. Stinge)

    In Cerignola la materia del fuoco sono i Carboni che siportano da varii luoghi; ma i rami, e le radici del Len-tisco, che ivi si trovano la pi usata; questa unapianta arborea che nelle nostre campagne la naturaproduce a dovizia; dalle Bacche del Lentisco i con-tadini nestraggono con furia di pressione, un olio cheusano per lo lume, e spesso per condire, ed rimedio api malattie degli animali addetti allagricoltura. (T. KI-RIATTI, Memorie istoriche di Cerignola, Napoli, nellastamperia di Michele Morelli, 1785, p. 142)

    una pianta arborea rustica sempreverde della famiglia delle Anacar-diacee anticamente diffusa nelle mezzane della masseria Ciminarella,nei pressi dellazienda Santo Stefano di Pavoncelli a portamentocespuglioso o ad alberello alto fino a 3 metri. I rami sono densi econtorti; i frutti sono drupe rosse, poi nere. Fiorisce da marzo a giugno.

    UtilizzoSe ne facevano fasci, i pruveine, utilizzati con i rami dei perazzi comeaccendifuoco e per fare u pne arrestte, la bruschetta. Dal Potentinovenivano carbonai a farne carbone (pezzi di 15-20 centimetri di diame-tro), carvne a cannule (4x10 centimetri), rsce (frantumi), e carbonel-la. Si utilizzava spesso come sfondo per il presepe, ornato di mandarinie di fiocchetti di cotone che simulavano la pannatedde, la neve. La suaresina era anche usata nella preparazione di gengivari e mastici dentari.

    ProverbiU virne ce vole fuche e strafuche

    (Dinverno ci vuole fuoco e cibo)

  • 31

    LIQUIRIZIA(scient. Glycyrrhiza glabra L., dial. Pastorizzie)

    Lo scavo che si fa della radice Glyciriza che nel suolodi Cerignola copiosamente vegeta, d materia conside-revole per lestratto che si lavora con vera arte chimica,per ispeziale attivit de Calabresi: si trasporta di l demonti, servendo ad usi medicinali, per la composizionedella Birra, e per la tinta de panni, onde un capo dicommercio. (T. KIRIATTI, Memorie istoriche di Cerignola,Napoli, nella stamperia di Michele Morelli, 1785, p. 140)

    una pianta erbacea perenne cespugliosa, della famiglia delle Legu-minose, spontanea nellItalia meridionale e insulare, con radici profon-de e legnose giallastre e dolciastre lunghe fino a due metri, e fioridi colore lilla. Fiorisce in giugno-luglio. Greci e romani ne utilizzava-no le radici durante le marce per le sue qualit dissetanti e antifatica.Nel territorio di Cerignola spontanea a Borgo La Moschella, BorgoLibert, Corneto, Gubito, San Vito, sulla strada del Macello, nella zonachiamata Acqua Zumbellande sulla strada provinciale per Manfredonia.

    UtilizzoLa radice iscritta nella Farmacopea Ufficiale Italiana, ed largamenteutilizzata in tisane per curare gastriti e ulcere gastroduodenali,nonch lalitosi. Secca o fresca, veniva venduta agli angoli delle strade,per essere utilizzata in infuso come espettorante ed emolliente, o peressere masticata come ottimo antinfiammatorio di bocca e gengive.Mediante la bollitura delle radici si prepara la liquirizia in bastoncini.

    ProverbiDisse la morte: mange ca non mure

    (Disse la morte: mangia e non morirai)

  • 32

    MALVA(scient. Malva silvestris L., dial. Malve)

    In decotto emolliente e addolcitivo. (F. CIRILLO, Cennostorico della citt di Cerignola, Cerignola, Pescatore,1914, p. 48)

    una pianta biennale della famiglia delle Malvacee, raramente annua,spontanea e infestante, alta fino a un metro, ramosa, vellutata. Le fogliesono dentate, spesso macchiate di nero alla base; i fiori sono di colorerosa-violetto, con striature pi cariche. Presente un po ovunque, dalmare fino alla regione submontana, cresce ai bordi delle strade, pressodepositi di macerie, in terreni non coltivati; a Cerignola colonizza ilPiano delle Fosse. Si sviluppa in luoghi soleggiati e caldi, fiorendo damaggio a ottobre. Arreca danni per la grande quantit di sostanze nu-tritive che sottrae al terreno. Contiene vitamine A, B, C, E e carotene.

    UtilizzoPianta iscritta nella Farmacopea Italiana, la malva ha effetto nelle fle-biti, contro i catarri intestinali, le tossi, i bruciori interni. Le foglie eanche i fiori, in infusi e decotti, sono un rimedio sedativo, emolliente,rinfrescante e addolcitivo. Letimologia del nome deriva appunto dal-lespressione latina Quia mollit alvum (perch ammorbidisce il ventre).In passato se ne facevano bevande che facilitavano il parto e, succes-sivamente, miglioravano la produzione del latte. La radice della pianta,strofinata sulle gengive infiammate, calmava nei bambini i dolori delladentizione. Gli adulti, invece, la usavano per la pulizia dei denti. Fogliee gemme si possono anche aggiungere, con moderazione, alle insalate.

    ProverbiLa malve da ogne mle te salve

    (La malva da ogni male ti salva)

  • 33

    MARROBIO(scient. Marrubium vulgare L., dial. Marugge)

    Erba amarissima dal volgo detta maruggia, tonica, in-cisiva, antiverminosa emmenagoga, detersiva. (F. CIRIL-LO, Cenno storico della citt di Cerignola, Cerignola,Pescatore, 1914, p. 47)

    una pianta erbacea perenne, della famiglia delle Labiate, di odorefortemente aromatico, pelosa, alta fino a un metro, il cui nome haorigini ebraiche e significa succo amaro: foglie e sommit fioritehanno infatti sapore acre-amarognolo. Il fusto eretto, quadrangolare,poco ramificato. Le foglie sono picciolate, opposte, arrotondate e cre-spate, con la pagina inferiore cotonosa. I fiori, piccoli e bianchi,spuntano dalla primavera allestate. Diffusa nel territorio di Cerignola,la troviamo abbondante nelle zone Madonna di Ripalta, Cerina e Ce-rinella, oltre che nelle borgate La Moschella, Tressanti, Borgo Libert.Adatta al clima caldo mediterraneo, si rinviene un po ovunque dalmare alla regione submontana nei terreni aridi, tra ruderi e macerie,negli incolti, nelle mezzane, ai bordi delle strade, nei terreni sassosi.

    UtilizzoLe foglie e le sommit fiorite del marrobio usate come antisettico,tonico e digestivo venivano anche utilizzate, per il loro cattivo odore,come repellente contro gli scarafaggi. Da queste propriet deriva liro-nico detto Vu ghesse beneditte che lacque de la marugge (Che tu siabenedetto con lacqua del marrobio). La malaria si combatteva antica-mente, oltre che con il chinino, con il decotto dei rami di questa pianta.

    ProverbiLa marugge destrugge

    (Il marrobio distrugge ogni male)

  • 34

    MENTA(scient. Mentha piperita L., dial. Amende)

    Vi sono sette specie di menta ma le pi note in questoagro sono: menta verde o menta romana alta da 30 a60 centimetri. Menta peperita con foglie larghe e fioripurpurei, si coltiva per il suo aroma. Menta selvatica omentastro fiori color rosso chiaro, forma un elisirdigestivo e si fanno le pasticche rinfrescanti. (F. CIRILLO,Cenno storico della citt di Cerignola, Cerignola, Pesca-tore, 1914, p. 46)

    una pianta perenne della famiglia delle Labiate, con rizoma legnosoe stoloni striscianti, foglie ovali di colore verde intenso, fiori riuniti inuna spiga. Spontanea, ma anche coltivata, di odore e sapore forti, diffusa nel territorio di Cerignola nella parte collinare dei terreni incoltidi Borgo La Moschella, Gubito, Pozzo Monachiello e Borgo Libert.

    UtilizzoLa menta ha propriet digestive, dissetanti, rinfrescanti. Cura lalitosi,le emicranie e le nevralgie dentarie. Le foglie fresche, strofinate, eranoin passato anche una sorta di profumo; quelle essiccate e polverizzaterendono invece ancora oggi i cibi pi digeribili. Utilizzata nellindu-stria dei liquori, in cucina d ottimi risultati solo se fresca. Insieme aolio e aceto, le foglie fresche di menta aromatizzano i ciamaruchidde(le lumachine), le melanzane, le zucchine arrostite, e a volte le frittate.

    ProverbiLa fmene cume na foglie damende:

    chi la strapazze e chi addore(La donna come una foglia di menta:

    pi la stropicci e pi odora)

  • 35

    ORIGANO(scient. Origanum vulgare L., dial. Arghene)

    Energico stimolante entra in molte preparazioni offici-nali. (F. CIRILLO, Cenno storico della citt di Cerignola,Cerignola, Pescatore, 1914, p. 45)

    Lorigano una pianta perenne della famiglia delle Labiate, a fustoeretto, legnoso alla base ed erbaceo nella parte superiore. Si sviluppafino allaltezza di 70-80 centimetri circa, ha fiori rosa e rizomi stri-scianti. Presente in tutte le regioni italiane, particolarmente in quellemeridionali e insulari, cresce in collina e in montagna, nei luoghisassosi e negli incolti secchi. Si sviluppa prevalentemente nelle zonesoleggiate e calde, fiorendo da giugno a settembre. Appetito dal bestia-me, le api ne ricavano un ottimo miele profumato. Nel territorio diCerignola spontaneo nelle zone di Bellaveduta, Moschella, Toppo-russo, Gubito, Pozzo Monachiello, Borgo Libert, Madonna di Ripalta.

    UtilizzoIl suo impiego in cucina ha avuto una forte crescita: lorigano aroma-tizza infatti piatti a base di pomodoro, insalate, carni, pesce, bruschette,friselle e, non ultima, la pizza. Le sue virt sono racchiuse nellaromache aiuta le digestioni difficili. Raccolto e fatto seccare al sole inmazzetti, se ne frantumano fra le mani foglie e sommit fiorite, e losi conserva sotto vetro. un ingrediente dellacquasle: un piattopovero della cucina tradizionale cerignolana fatto di cipolle e pomo-dori affettati con aggiunta di poca acqua e sale, una croce dolioe un po di origano in cui si inzuppano fette di pane molto raffermo.

    ProverbiLarghene leve la vnnete allagghie

    (Lorigano toglie spazio nella vendita allaglio)

  • 36

    ORTICA(scient. Urtica urens L., dial. Ardcule)

    In decozione un astringente contro le emorragie e ladissenteria, mentre lestratto dellortica agisce controlemorragie uterine, ed i semi sono dotati di virt diu-retiche e litontrittica. Altrove lortica viene coltivata edi gambi posti in macerazione danno filo da tessere. (F.CIRILLO, Cenno storico della citt di Cerignola, Ceri-gnola, Pescatore, 1914, p. 49)

    Lortica urens, a differenza della dioica, una pianta erbacea annuale,della famiglia delle Urticacee, spontanea e infestante, tutta ricoperta dipeli urticanti, con rizoma strisciante, foglie opposte, picciolate e pelo-se, piccoli fiori verdi a grappoli. Il fusto, alto fino a un metro, possiedefibre molto pregiate, simili a quelle del lino. Cresce in prossimit diconcimaie e di stalle, in terreni fertili ricchi di azoto e nitrati, fra lemacerie e nei luoghi soleggiati, dal mare al piano montano. La si trovafrequentemente anche nel territorio urbano. Fiorisce per tutta lestate.

    UtilizzoAlimento estremamente nutriente, lortica ricca di vitamine A e C maanche di minerali, in particolare ferro, silicio e potassio. Le foglie pigiovani e tenere, lessate, vengono mescolate alla farina, in alternativaagli spinaci, per rendere verde la pasta, e ottenere cos ravioli di ortica.Utilizzata in infuso come diuretico e per la cura dei capelli, il suo succo un ottimo rimedio contro morsi e punture di insetti. Dal fusto siricavano poi fibre tessili molto resistenti, che costituiscono il rami.

    ProverbiLa malerve quedde carregne

    (La malerba quella che attecchisce)

  • 37

    PAPAVERO(scient. Papaver rhoeas L., dial. Papagne)

    Ma se lesterno della citt di giocondo aspetto, il sitoche occupa labitato, ancor esso ridente e pittoresco.Vi si gode un orizzonte estesissimo, e si offre allo sguar-do incantevole prospettiva di sterminate pianure, di fer-tili campi in cui largamente annua biondeggia la messe,e di spaziosi prati rivestiti di odorose erbette, e di va-riopinti fiorellini, che porgono al bestiame aromaticapastura (L. CONTE, Cerignola, in Il Regno delle DueSicilie descritto ed illustrato, Napoli, stabilimento tipo-grafico di G. Nobile, 1853-1857, VIII, p. 65)

    una pianta annuale della famiglia delle Papaveracee, spontanea einfestante. Cresce nei campi di cereali, fra le macerie, nei terreni in-colti, ai bordi delle strade, dal mare al piano submontano. Si sviluppain luoghi soleggiati e caldi, fiorendo da marzo a luglio. dannosa perla grande quantit di azoto e sostanze nutritive che sottrae al terreno.

    UtilizzoTutta la pianta veniva utilizzata per lalimentazione dei conigli. Le solefoglie, non frequentemente, venivano consumate in insalata, o con lefave. Le capsule secche, contenenti papaverina, venivano frantumatee messe in piccole garze a formare i puppetedde, che si facevanosucchiare ai lattanti capricciosi per calmarli. I fiori erano chiamatiscqucchele (nome forse onomatopeico, dal gioco infantile di ripiegarea sacchetto un petalo e farlo scoppiare con un rumore caratteristico).

    ProverbiA la Scenzione u verme russe indrau grne(AllAscensione il verme rosso nel grano)

  • 38

    PARIETARIA(scient. Parietaria officinalis L., dial. Muraioule)

    Emolliente, diuretica, emmenagoga e lenitiva special-mente nelle congiuntiviti come lavaggio. (F. CIRILLO,Cenno storico della citt di Cerignola, Cerignola, Pesca-tore, 1914, p. 49)

    una pianta erbacea della famiglia delle Urticacee, perenne e infestan-te chiamata anche Muraiola, perch molto comune sui vecchi muri,o erba vetriola, perch usata per pulire vetri e bottiglie che pusuperare i 50 centimetri di altezza. Il fusto assume forma eretta osdraiata. Le foglie sono spicciolate, di forma ovato-lanceolata e conpeli ricurvi: se strappate si attaccano con estrema facilit agli abiti. Ifiori sono piccoli e verdognoli, riuniti a gruppi in infiorescenze ascel-lari. Fiorisce da giugno a settembre. Ama il clima temperato caldo, evive bene un po ovunque, dal mare fino alla regione submontana.Cresce in colonie pi o meno numerose, in luoghi freschi e in terreniricchi di nitrati, ma anche su ruderi e macerie, spesso insieme allortica.

    UtilizzoLe foglie, raccolte in maggio-giugno, venivano utilizzate per infusidiuretici, emollienti e depurativi, oltre che in cataplasmi atti a curaredermatiti e scottature; masticate alleviavano il mal di denti. Il succoestratto dalle foglie fresche era altres utilizzato contro i calcoli renali.Bench la pianta provochi notoriamente allergie, le foglioline teneredella parietaria possono essere consumate cotte, da sole o aggiunte adaltre erbe, in minestroni. Eccellenti sono poi in minestra con le ortiche.

    ProverbiLa malerve non more m

    (La malerba non muore mai)

  • 39

    PIANTAGGINE(scient. Plantago lanceolata L., dial. Lengue de pcure)

    Per le piante in uso della farmacia sono le seguenti.Lacetosella, la beccabunga, il nasturzio, lo scordio,laltea, lacanto, la gramigna, il trifoglio, il capel-vene-re, la glicerriza, la tussillagine, la malva, la piantagine (Giornale degli atti della Reale Societ Economica diCapitanata, II, Foggia, pei tipi di Giacomo Russo, 1846,p. 126-127).

    Nota anche come Mestolaccia, una pianta erbacea perenne dellafamiglia delle Plantaginacee, con rizoma corto e molte radichette sottili.Priva di fusto, ha solo uno o pi scapi senza foglie e raggiunge lal-tezza di 30 centimetri. Le foglie, disposte a rosetta, sono lungamentepicciolate, ovali, lanceolate, con 5 nervature abbastanza evidenti. Ifiori, di colore giallo chiaro, sono contenuti in spighe cilindriche eappaiono evidenti da aprile a ottobre. Predilige il clima temperatocaldo, ma si adatta anche a climi pi freddi. Cresce in terreni argillosie sabbiosi umidi, nei campi lavorati, nei prati e negli incolti, lungocanali e bordi di strade, nelle stazioni boschive submontane e montane.

    UtilizzoLe foglie si consumano fresche in insalata, oppure cotte nelle minestre.Il succo fresco efficace contro le punture di api e insetti. Le radicigrattugiate sono un antidoto per il mal di denti. Ha anche proprietrinfrescanti, diuretiche, depurative, astringenti, emollienti. Se ne fannocataplasmi cicatrizzanti, e calmanti per dermatiti e pruriti da piaghe.

    ProverbiLurtelne de fridde se more ma noune de fme(Lortolano muore di freddo ma non di fame)

  • 40

    PORCELLANA(scient. Portulaca oleracea, dial. Chiappareine)

    Tutto dee servire o per la famiglia pane, combustibile,minestra o per cavarne qualche po di denaro venden-do il supero su la piazza o per le vie. (A. LO RE, Capi-tanata triste, Cerignola, stabilimento tipografico delloScienza e Diletto, 1902, p. 96)

    una pianta erbacea annuale della famiglia delle Portulacacee, confusti cilindrici carnosi, molto ramificati, internamente cavi, di colorerossastro. La radice a fittone, con radici secondarie a filamenti. Lefoglie, carnose e cuneiformi, alternate, ovali e glabre, sono lunghe finoa 3 centimetri. In punta ai rami sbocciano numerosi fiori gialli, arosellina, che si aprono in presenza di sole. I semi sono contenuti inuna capsula che rappresenta il frutto. Predilige il clima temperato caldo,e cresce in ogni tipo di terreno: la troviamo in prossimit di ruderi, aimargini delle strade, nei terreni sabbiosi e drenati. unerba infestante,e impoverisce il terreno delle sostanze necessarie alle piante coltivate.

    Utilizzo una pianta stagionale: e data limpossibilit di essiccarla pu essereutilizzata solo fresca o sotto aceto. Le parti giovani possono essereconsumate sia cotte in minestre e frittate sia crude, sole o associatead altre erbe e al pomodoro fresco per la preparazione di ricche insa-late. Nella medicina popolare era utilizzata per la cura dello scorbuto,in quanto ricca di vitamina C, ma anche come pianta con specificitdiuretiche, depurative del sangue, e risolutive nelle infezioni urinarie.

    ProverbiErva chiatte sembe bone

    (Lerba piatta sempre buona)

  • 41

    ROSMARINO(scient. Rosmarinus officinalis L., dial. Rosmareine)

    Tutta la pianta, ma particolarmente le foglie sono dotatedi un principio eminentemente aromatico e resinoso,avente un sapore amarognolo non ingrato, per cui ser-vesi frequentemente delle sue tenere sommit per aroma-tizzare varii cibi, e singolarmente gli arrosti (Gior-nale degli atti della Reale Societ Economica di Capita-nata, XI, Bari, per Sante Cannone e figli, 1846, p. 112).

    Il rosmarino un arbusto della famiglia delle Labiate, con fusti rami-ficati. Le foglie sono persistenti, lineari, di colore verde scuro sullapagina superiore, biancastre su quella inferiore, fortemente addensatelungo i rami. I fiori, di colore azzurro, sono riuniti in verticillastri.Pianta molto rustica aromatica ma anche ornamentale particolarmen-te per siepi e fondamentalmente coltivata, cresce anche spontanea.Nel territorio di Cerignola presente nelle zone collinari di Borgo LaMoschella, Borgo Libert, Gubito, Montagna spaccata, Bellaveduta.

    UtilizzoIl rosmarino unerba condimentaria di grande importanza industriale,alimentare e terapeutica. Pianta iscritta nella Farmacopea UfficialeItaliana, ha propriet stomachiche, emmenagoghe, antispasmodiche eantiparassitarie. Il suo olio frena la caduta dei capelli, e apporta sol-lievo alle articolazioni dolenti; le sue radici sono talvolta utilizzatecome diuretico e aperitivo. In cucina viene spesso utilizzato, fresco osecco, per aromatizzare gli arrosti di carne, in alternativa alla salvia.

    ProverbiPnele de cuceine, e sceruppe de candeine(Pillole di cucina, e sciroppo di cantina)

  • 42

    ROVO(scient. Rubus fruticosus L., dial. Revetle)

    Il frutto ossia le more danno uno sciroppo rinfrescante,mentre unaltra qualit distinta dalla prima perch senzaspine chiamata lampone anche rinfrescante color fra-gola, ma si adopera specialmente in Francia per dare ilsenso ai sorbetti (framboise). (F. CIRILLO, Cenno storicodella citt di Cerignola, Cerignola, Pescatore, 1914, p. 49)

    una pianta arbustiva, caducifoglia, perenne, della famiglia delleRosacee, alta fino a 2 metri, con rami pungenti circolari a volteprostrati e a volta eretti di colore verde, rosa o rosso sul lato rivoltoverso il sole. I rami rosso-bruni, dotati di robuste spine, crescono primaeretti, per poi arcuarsi fino a toccare il terreno. Le gemme sono piccolee tozze, dello stesso colore del fusto. I fiori, rosa o bianchi, sono riunitiin racemi o pannocchie terminali. Le foglie sono alterne e opposte, diforma ellittica, con apice acuminato e margine seghettato. I frutti, ricchidi vitamina A e C, di sapore dolce e di colore nerastro, sono aggregatidi piccole drupe. Predilige il clima temperato, ma vive anche in am-bienti freschi di sottobosco. Cresce in terreni abbandonati, soprattuttolungo sentieri, scarpate, strade ferrate. Fiorisce da giugno a settembre.

    UtilizzoDai rami se ne faceva carbonella, insieme a legna di perazzo, lentisco,mandorlo e a sarmenti; con i suoi frutti, i mersce, si faceva la mo-starda di more. Le more sono utilizzate per la preparazione di mar-mellate e confetture, e in pasticceria per la confezione di dolci e gelati.

    ProverbiDa na mla speine nasce na bona rose

    (Da una cattiva spina nasce una buona rosa)

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    RUCHETTA(scient. Diplotaxis tenuifolia L., dial. Rche)

    Oltracci, fra le piante utili profittevoli aglindustriosicontadini, abbiano lasclepio, lapio silvestre, la borra-na selvatica, ledera, il porrastro, che serve di nutrimen-to alle pecore, il serpillo, il trifoglio, il finocchio selva-tico, la ruchetta Cerignolana, la sivone, ec. (L. CONTE,Cerignola, in Il Regno delle Due Sicilie descritto edillustrato, Napoli, stabilimento tipografico di G. Nobile,1853-1857, VIII, p. 74)

    una pianta erbacea perenne della famiglia delle Crucifere. Le foglie,disposte alternativamente lungo lo stelo ascendente, larghe inferior-mente e pi strette superiormente, hanno forma oblunga; emanano unodore particolarmente accentuato dopo la primavera. I fiori, riuniti inracemi, sono formati da quattro petali di colore giallo paglierino. Adattaal clima temperato, esposta al sole o allombra, cresce ovunque, dalmare al piano submontano, ma soffre i venti. Le foglie, quanto pi ilterreno arido, tanto pi hanno sapore piccante e diventano pi spesse.

    UtilizzoI piatti tradizionali di Cerignola sono la bandiera cavatidde difarina bianca cavati a mano, cotti con ruchetta e conditi con salsa dipomodoro e pnecutte e rche. Per tale pietanza si lessano due grossepatate a tocchetti, a cui si aggiungono poi due manciate di ruchetta, epezzi di pane raffermo; si condisce il tutto con olio doliva, in cui si fatto dorare aglio e peperoncino. Si consuma anche fresca in insalata.

    ProverbiLa rche fce pre sopa la chireche du prvete

    (La ruca nasce pure sulla chierica del prete)

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    RUTA(scient. Ruta graveolens L., dial. Rte)

    Famiglia delle rutacee. Rimedio stimolante, antispasmo-dico, emmenagogo, antelmintico. Tutte le sue parti han-no odore e sapore spiacevole. (F. CIRILLO, Cenno storicodella citt di Cerignola, Cerignola, Pescatore, 1914, p. 49)

    una pianta perenne della famiglia delle Rutacee, di odore fortissimoe sgradevole, glabra, legnosa nella parte basale a partire dal secondoanno, sempreverde, inizialmente di colore verde-azzurro, a portamentocespuglioso. Alta circa 50 centimetri, anche coltivata per la realizza-zione di bordure di aiuole o siepi. Le foglie sono piccole, lobate eovaleggianti; i fiori sono piuttosto grandi, peduncolati e gialli. Adattaal clima temperato caldo, con predilezione del pieno sole, la ruta vivebene anche in ambienti freschi a mezzombra. Cresce nei terreni dre-nati, pietrosi e sostanzialmente poveri, fiorendo da maggio ad agosto.

    UtilizzoIn cucina questa pianta prevalentemente utilizzata per marinare laselvaggina in un infuso di semi di ruta e menta oltre che peraromatizzare piatti di pesce; inoltre indicata per la preparazione diacqueviti, grappe e amari dalle spiccate propriet toniche e digestive.Ha propriet antitossiche, antinfiammatorie, antispasmodiche ed espet-toranti. Foglie e fiori, in uso esterno, combattevano pidocchi, tigna escabbia; ed erano rimedio sovrano contro i vermi dei bambini. Unimpiego domestico efficace quello di tenere ramoscelli di ruta frescain ambienti infestati dai topi, perch questi non ne sopportano lodore.

    ProverbiLa rte ogne mle stte

    (La ruta spegne ogni male)

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    SALVIA(scient. Salvia pratensis L., dial. Salvie)

    Salvia campestre. Si adopera in cucina per condimentodi alcune vivande. (F. CIRILLO, Cenno storico della cittdi Cerignola, Cerignola, Pescatore, 1914, p. 46)

    una pianta ad arbusto cespuglioso della famiglia delle Labiate, altafino a un metro, con foglie di colore verde-grigio argentato, rugose altatto e crenate ai margini, coltivata in orti e giardini, oltre che in vaso.Cresce abbondante e spontanea in quasi tutti i tipi di terreno e suidirupi sassosi, dal piano mediterraneo fino a quello submontano dellaPenisola e delle Isole, prediligendo un buon drenaggio, azoto, ed espo-sizione al sole pieno. I fiori, grandi e violacei, spuntano da maggio aluglio. Nel territorio di Cerignola stata localizzata nelle zone diBellaveduta, Moschella, Gubito, Pozzo Monachiello, Borgo Libert.

    UtilizzoPianta iscritta nella Farmacopea Ufficiale Italiana, ha propriet disin-tossicanti sui reni e sul fegato, antidispeptiche, e facilita la traspirazio-ne. La tisana di salvia era un ottimo rimedio contro il raffreddore. Ilsuo impiego comunque largamente diffuso soprattutto in ambitoalimentare, con utilizzazione delle foglie e delle sommit fiorite. Conla salvia, sia fresca che secca, si aromatizzano infatti molte pietanze:ad esempio le patate, lessate e tagliate a spicchi saltate in padella conolio, pangrattato, sale, pepe e aglio a fettine si amalgamano confoglie di salvia e dadini di pancetta affumicata. Nella preparazione dicibi ricchi e pesanti spesso utilizzata per aumentarne la digeribilit.

    ProverbiArravugghie ca so fogghie

    (Raccogli perch comunque erba commestibile)

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    SENAPE BIANCA(scient. Sinapis alba L., dial. Fogghie bianghe)

    Nellun caso e nellaltro, il suo nutrimento giornaliero formato di un chilogramma di pane accompagnato dauna certa quantit di sale ed olio, con i quali, quando se quando no, fa una minestra di pancotto, con o senzalaggiunta di erbe cotte e dun p di legumi. (A. LO RE,Capitanata triste, Cerignola, stabilimento tipografico delloScienza e Diletto, 1902, p. 36)

    una pianta annuale della famiglia delle Crucifere, alta sino a 80centimetri, densamente coperta di setole biancastre su fusto e foglie,con radice fittonante, fusto ascendente o eretto, foglie picciolate, lirate,pennatosette. I fiori hanno petali gialli, e spuntano da maggio ad ago-sto. comune nei campi, lungo i muri e le siepi e nei luoghi incolti,dal mare fino al piano submontano, di tutta lItalia continentale. Fre-quentemente coltivata come pianta foraggera, trova impiego nella pro-duzione di senape da condimento mediante macinazione dei suoi semi.

    UtilizzoNella medicina tradizionale la farina di semi aveva fama di stimolantedella funzione gastrica, oltre che di antiscorbutico. Si utilizzavano anchelolio e la carta senapati, per la loro energica funzione revulsiva. In cuci-na si usano le foglie, private dei piccioli e della nervatura centrale, con-dite e consumate a guisa di spinaci, sole o con i cavatidde cavati a mano.

    ProverbiCarnevle meie so chieine de dogghie

    gousce maccarne e carne e cr fogghie(Carnevale mio son pieno di dolori

    oggi maccheroni e carne e domani verdura)

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    SENAPE NERA(scient. Sinapis arvensis, dial. Cimamarelle)

    Qui vi sono tre piante dette marasciuole, cimamarelle ecime di rape, mentre i semi della senapa coltivata ser-vono per le salse, e sono un rimedio tonico, febbrifugo,antiscorbutico, diuretico. (F. CIRILLO, Cenno storico dellacitt di Cerignola, Cerignola, Pescatore, 1914, p. 47)

    una pianta della famiglia delle Crucifere, dal fusto eretto alquantoramificato, che pu raggiungere il metro di altezza. Le foglie inferiorisono pennate e picciolate, i fiori sono gialli. Originaria dellAsia Oc-cidentale, attraverso la coltivazione si diffusa in tutta Italia. La sirinviene inselvatichita un po dappertutto, nei campi incolti e ai marginidei coltivi, dalla pianura alla bassa montagna. Si utilizzano i semimaturi essiccati. Oltre a essere lelemento essenziale della nota salsapiccante che si aggiunge a piatti di carne o pesce, i semi di senaperendono piccante la conserva di frutta nota come mostarda di Cremona.

    UtilizzoLe cimamarelle, pi gustose dei marasciule, vengono solitamente les-sate e unite agli spaghetti insaporite saltandole in padella condellolio doliva in cui si fatto soffriggere aglio, diavelicchie e mollicadi pane casereccio molto raffermo. Le cimette si preparano anche inPregatorie, mettendole in una sartscene con olio, aglio, peperoncino,sale e pochi pomodorini, cucinandole con coperchio e a fuoco lento.

    ProverbiVerde e specte i cemederpe de lurtelne

    nu mazze de rafanidde, monzegnore senza cappidde(Verdi e sfiorite le cipe di rape dellortolano

    un mazzo di ravanelli, monsignore senza cappello)

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    TARASSACO(scient. Taraxacum officinale Weber, dial. Cecoria salvagge)

    Tarassaco dente di leone quella specie di cicoria cheha le foglie runcinate disugualmente, dentate simile alladentiera del leone, molto amara, rinnova il sangue ossiadepurativo, aperitivo, diuretico, antiscorbutico, tonico,febbrifugo. (F. CIRILLO, Cenno storico della citt diCerignola, Cerignola, Pescatore, 1914, p. 48)

    una pianta erbacea perenne della famiglia delle Composite, conradice a fittone di colore bruno-nerastro ma biancastra allinterno. Lefoglie basali, raggruppate in rosetta, erette o sdraiate sul terreno, sonoverdi, di forma lanceolata con apice spesso triangolare. I fiori, di coloregiallo vivo, si aprono di giorno e sono riuniti in grandi capolini singoli.I fusti, semplici e senza foglie, arrivano fino a 40 centimetri di altezza.I frutti formano il soffione, e sono dotati di una corona di peli ilpappo composto da setole bianche piumose inserite su un lungopeduncolo. Pianta adatta al clima temperato caldo, cresce nei campilavorati come nei prati, negli incolti, lungo i canali e i bordi dellestrade, nelle fessure di basolati, diffusa dalla pianura alla montagna.

    UtilizzoPianta officinale nota nella medicina popolare, agisce sullorganismocome lassativo, depurativo, diuretico, tonico, amaro antidispeptico. Lefoglie tenere si possono consumare crude in insalata, e sono ricche divitamine B e C, e di minerali come potassio e ferro. Le radici tostatecostituiscono un buon surrogato del caff, gustoso ma privo di caffeina.

    ProverbiPrudeite e mang: tutte st a ccumenz

    Prurito e mangiare: tutto sta a cominciare

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