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Mario Manno (Palermo, 4 giugno 1928) è stato assistente di Vincenzo La Via e libero docente di Filosofia teoretica e di Filo-sofia antica presso l’Università degli Studi di Messina. Dal 1980 al 1998 è stato professore ordinario di Filosofia dell’Educazione e di Pedagogia generale nell’Università degli Studi di Palermo. Ha fondato e diretto per più di un decennio la rivista “Nuove I-potesi”, palestra per giovani e meno giovani pedagogisti dalle radici non esclusivamente e non asfitticamente didattico-pedagogiche. Noto in ambito pedagogico per una sua particolare reinterpreta-zione del personalismo – per lui certamente non solo francese, e da lui originalmente declinato come «Personalismo critico» –, non ha mai mancato di sottoporre a continua revisione critica la sua posizione filosofico-pedagogica, attingendo a nuove propo-ste filosofiche, e soprattutto rivisitando con acutezza gli antichi maestri del pensiero greco e di quello medievale e, soprattutto, il maestro indiscusso del criticismo, quel Kant a cui sempre egli ha fatto riferimento. I suoi contributi alla tematizzazione del personalismo e alla con-figurazione della persona fanno ormai parte di una tradizione culturale consegnata alla storia dell’educazione, così come i suoi contributi critici su Platone, Kant, Dewey, Marx, Rosmini o del-la Volpe, tutti compagni di strada che, in fasi diverse del suo percorso teoretico, lo hanno aiutato nel declinare una fisionomia sempre più puntuale del personalismo critico. Di lui resta, come nucleo fondamentale di riflessione, l’inter-pretazione dell’Essere e la sua relazione con il Logos, e da que-sta particolare ermeneutica dell’Essere (e da quella relazione) prende forma anche la sua concettualizzazione centrale della “persona come metafora”.

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Scritti di Mario Manno

Volumi 1957. Il conoscere e la filosofia, Rizzo Nervo, Messina. 1962. Heidegger e la filosofia. A proposito del «Was ist das die Philo-

sophie?», Armando Armando, Roma. 1962. L’esigenza critica come problema morale. E altri saggi, Peloritana,

Messina. 1965. Metafisica e educazione, Peloritana, Messina. 1971. Ricerche. Per una teoria generale dell’educazione, Peloritana,

Messina. 1973. Il comportamento trascendentale. Saggio per Dewey, Peloritana,

Messina. 1979. Itinerari dell’educazione fondamentale, Peloritana, Messina. 1982. Funzione pubblica della pedagogia. Relazioni e interventi (1981-

1982), Ila Palma, Palermo. 1982. Nuove ricerche sul personalismo, La Scuola, Brescia. 1984. Per una pedagogia della scuola. Ipotesi e progetti di riforma, Ila

Palma, Palermo. 1984. Tre saggi sull’educazione pedagogica, Ila Palma, Palermo. 1988. Poligonia. La straordinaria fertilità del Logos. Postille al perso-

nalismo critico, Edizioni della Fondazione Nazionale «Vito Fa-zio-Allmayer», Palermo.

1998. La persona come metafora. Itinerari di una metafisica personali-stica, La Scuola, Brescia.

2002. La struttura paidetica del discorso filosofico, Edizioni della Fon-dazione Nazionale «Vito Fazio-Allmayer», Palermo.

2005. Ricordando Alcibiade. Memorie e pretesti per una filosofia della formazione (Platone, Kant, Gentile, Della Volpe), Anicia, Roma.

2007. Per una paideia filosofica. Interventi e comunicazioni, Edizioni della Fondazione Nazionale «Vito Fazio-Allmayer», Palermo.

2012. Lettere a Francesco, Anicia, Roma 2012.

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Contributi in volumi collettanei 1968. Introduzione a Bruner e Glossario, in Jerome S. Bruner, Il cono-

scere. Saggi per la mano sinistra, trad. it. a cura di M. Manno, Armando, Roma, pp. 7-19.

1980. Educare all’Europa, Atti del XVIII Convegno di Scholé, La Scuola, Brescia, pp. 186-197.

1982. Educazione familiare e cambiamento culturale, Atti del XX Con-vegno di Scholé, La Scuola, Brescia, pp. 195-205.

1984. Per una introduzione critica all’educazione etico-politica, in AA.VV., L’educazione etico-politica, Atti del XXII Convegno di Scholé, La Scuola, Brescia, pp. 7-60; Risposta, ivi, pp. 185-200.

1992. La pedagogia interculturale e i problemi dell’integrazione, in AA.VV., Pedagogia interculturale. Problemi e concetti, Atti del XXX Convegno di Scholé, La Scuola, Brescia, pp. 188-198.

1994. Presupposti teorici del “personalismo critico”, in Giuseppe Flo-res d’Arcais (a cura di), Pedagogie personalistiche e/o pedago-gia della persona, La Scuola, Brescia, pp. 245-264.

1998. Strutture transculturali ed esiti interculturali della Pedagogia, in Angela Perucca (a cura di), Dalla società educante alla società interculturale, Pensa Multimedia, Lecce, pp. 161-179.

1998. Trascendenza e immanenza della verità, in AA.VV., Educazione e verità, Atti del XXXVI Convegno di Scholé, La Scuola, Bre-scia, pp. 193-206.

1999. L’estrema possibilità dell’io: il valore di persona, in Anna Maria Bernardinis, Winfried Böhm, Mauro Laeng e Raffaele Laporta, Spirito e forme di una nuova paideia. Studi in onore di Giuseppe Flores d’Arcais, Agorà, La Spezia, pp. 285-304.

2001. Cinquant’anni di “Personalismo critico”: precisazioni e ricordi, in Epifania Giambalvo (a cura di), Cinquant’anni di personalismo critico. Tra metafisica e ricerca pedagogica, Edizioni della Fonda-zione Nazionale “Vito Fazio-Allmayer”, Palermo, pp. 161-216.

2002. Filosofia, filosofia dell’educazione, epistemologia pedagogica, in Epistemologia pedagogica. Il dibattito contemporaneo in Italia. Introduzione e cura di Giancarla Sola. Saggi di: Giuseppe Acone, Franco Cambi, Mario Gennari, Alberto Granese, Anna Kaiser, Pierluigi Malavasi, Mario Manno, Umberto Margiotta, Riccardo Massa, Fabrizio Ravaglioli, Bompiani, Milano, pp. 237-272.

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2003. L’attualismo come pedagogia mistica, in Piero Di Giovanni (a cura di), Giovanni Gentile. La filosofia italiana tra idealismo e an-ti-idealismo, Franco Angeli, Milano, pp. 272-305.

2003. Seminari su "L'età moderna e i diritti fondamentali", in Marisa Marino (a cura di), Per una pedagogia dei diritti umani, Anicia, Roma, pp. 11-77.

2005. L’identità differente dell’Europa (L’Europa come metafora, ed oltre), in Marisa Marino (a cura di), Il mito della cittadinanza. Analisi e problemi in prospettiva pedagogica, Anicia, Roma, pp.125-168.

2006. “Teoresi”. Biografia e cronache di una “Rivista di cultura fi-losofica” (1946-1982), in Piero Di Giovanni (a cura di), La cul-tura filosofica italiana attraverso le riviste (1945-2000), Franco Angeli, Milano, pp. 77-87.

2007. I presupposti personalistici per una educazione al lavoro, in Ma-risa Marino (a cura di), Il ritorno di Sisifo. Formazione e lavoro nella società della conoscenza, Anicia, Roma, pp. 225-247.

2008. Che cos’è la libertà? Definizioni, implicanze, aporie, in Enza Colicchi, Anna Maria Passaseo (a cura di), Educazione e libertà nel tempo presente, Armando Siciliano Editore, Messina-Civitanova Marche, 2008, pp. 73-87.

2009. Per Giovanni Gentile. Letture parallele, in F. Cambi e E. Giam-balvo (a cura di), Rileggere Gentile. Tra “filosofia dell’esperienza” e “pedagogia critica”, Edizioni della Fondazione Nazionale «Vito Fazio-Allmayer», Palermo, pp. 59-77.

Articoli su Riviste 1953. Problematicismo e metafisica, in “Teoresi”, a. VIII, n. 1-2 (gennaio-

giugno), Messina, pp. 116-165. 1953. Recensione a Paolo Filiasi Carcano, La problematica della filo-

sofia odierna, Bocca, Roma-Milano, 1953, ivi, a. VIII, n. 3-4 (luglio-dicembre), Messina, pp. 312-324.

1955. Il conoscere e la filosofia, ivi, a. X, n. 1-2 (gennaio-giugno), Messina, pp. 19-54.

1955. Storia senza significato. Arte senza bellezza (ovvero: Il XVII Congresso Nazionale di Filosofia) (I parte), ivi, a. X, n. 1-2 (gen-naio-giugno), Messina, pp. 98-121.

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1955. Interpretazioni rosminiane, ivi, a. X, n. 3-4 (luglio-dicembre), Messina, pp. 327-351.

1956. La fondazione teoretica della pedagogia (Introduzione e impo-stazione del problema), ivi, a. XI, n.1-2 (gennaio-giugno), Mes-sina, pp. 25-43.

1957. Valore e realtà, ivi, a. XII, n. 1-2 (gennaio-giugno), Messina, pp. 3-16.

1957. Filosofia e religione (Introduzione allo studio del Bultmann), ivi, a. XII, n. 1-2 (gennaio-giugno), Messina, pp. 17-84.

1957. L’interpretazione storicistica della storia, ivi, a. XII, n. 3 (luglio-settembre), Messina, pp. 155-214.

1958. Voce Carabellese, Pantaleo, in Centro di Studi Filosofici di Gal-larate, Enciclopedia filosofica, vol. II, C-Educazionismo, Edi-pem, Novara, 1979 (ristampa aggiornata della seconda ed. inte-ramente rielaborata), coll. 62-66.

1958. Voce La Via, Vincenzo, in Centro di Studi Filosofici di Gallarate, Enciclopedia filosofica, vol. IV, Gontier-Lesevič, Edipem, Nova-ra, 1979 (ristampa aggiornata della seconda ed. interamente rie-laborata), coll. 1092-1094.

1958. Filosofia e criticità, in “Teoresi” a. XIII, n. 1-2 (gennaio-giugno), Messina, pp. 3-18.

1961. Verità e libertà, ivi, a. XIV, n. 2-3 (aprile-settembre), Messina, pp. 99-110.

1961. La filosofia e le istituzioni, ivi, pp. 150-164. 1965. Pensieri sulla Resistenza, ivi, a. XX, n. 1-2 (gennaio-giugno),

Messina, pp. 53-65. 1986. Editoriale, in “Nuove Ipotesi”. Quaderni di cultura pedagogica

per la ricerca e l’aggiornamento, a. I, D.U.E.M.I.L.A., Palermo, pp. 3-4.

1986. [con Euprepio Gennari], L’assoluto realismo di Vincenzo La Via secondo il personalismo critico, ivi, a. I, Palermo, pp. 35-46 (Nel fascicolo, il contributo figura come redatto dal solo Gennaro; l’attribuzione congiunta Gennari - Manno si rinviene negli indici conclusivi della rivista).

1986. [con Euprepio Gennari], Note sulla filosofia di Vincenzo La Via, ivi, a. I, Palermo, pp. 47-70.

1986. I nuovi programmi della scuola elementare. Ipotesi di interpreta-zione: dalla “Premessa” all’insegnamento della storia, in “Nuo-ve Ipotesi”, ivi, a. I, Palermo, pp. 82-128.

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1987. Contributi per una riforma della scuola. I presupposti d’una ri-forma sistemica, ivi, a. II, n. 1, Palermo, pp. 5-59.

1987. Problemi di autonomia. Per un sindacato autonomo della scuola, ivi, a. II, n. 2, Palermo, pp. 265-274.

1988. La pedagogia critica. Introduzione alla «Pedagogia» di Kant, i-vi, a. III, n. 1-2, Palermo, pp. 23-81.

1988. Scientificità e tecnologia nel lavoro ascetico, ivi, a. III, n. 3, Pa-lermo, pp. 103-118.

1988. Sull’autonomia dell’Università, ivi, a. III, n. 3, Palermo, pp. 131-136.

1989. Dalla Facoltà di Magistero alla Facoltà di Pedagogia. Indica-zioni per una riforma sistemica, ivi, a. IV, n. 1, Palermo, pp. 3-20.

1989. L’Europa come metafora pedagogica, ivi, a. IV, n. 2, Palermo, pp. 155-179.

1989. Progetto “Albergheria”. Per una scuola-comunità dei ragazzi nel rione Albergheria di Palermo, ivi, a. IV, n. 2, Palermo, pp. 195-210.

1989. La pedagogia sanitaria e il pedagogista, ivi, a. IV, n. 3, Palermo, pp. 180-190.

1989. Giuseppe Catalfamo, ivi, a. IV, n. 3, Palermo, pp. 246-248. 1990. Un nuovo operatore scolastico (A proposito della utilizzazione

dei docenti in attività di coordinamento e quali operatori scolasti-ci ex O.M. n. 282-1989, e C.M. n. 283-1989), ivi (Seconda serie), a. V, n. 1, Palermo, pp. 3-24.

1990. Trasformazioni e transizioni in pedagogia (a proposito di una Pedagogia della scuola), ivi, a. V, n. 1, Palermo, pp. 73-79.

1990. In margine al movimento studentesco: alcuni problemi di rifor-ma, ivi, a. V, n. 1, Palermo, pp. 80-90.

1990. Pedagogia, filosofia della formazione, ivi, a. V, n. 2, Palermo, pp. 119-151.

1990. Filosofia, filosofia dell’educazione, pedagogia, ivi, a. V, n. 3, Pa-lermo, pp. 231-248.

1990. Seminari deweyani, ivi, a. V, n. 3, Palermo, pp. 326-360. 1991. A proposito della laurea in Scienze dell’educazione, ivi, a. VI, n.

1, Palermo, pp. 3-21. 1991. Dalla pedagogia interculturale a Maria Montessori - Introduzione

ad una ricerca teorica, ivi, a. VI, n. 2-3, Palermo, pp. 123-143. 1991. Il convegno di Palermo su la pedagogia di Maria Montessori, i-

vi, a. VI, n. 2-3, Palermo, pp. 255-257.

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1992. Ancora sulla crisi della scuola. (A proposito del nuovo corso di laurea per gli insegnanti della scuola materna e della scuola e-lementare, ex L. 341/1990), ivi, a. VII, n. 1, Palermo, pp. 3-18.

1992. Sull’essenza del personalismo, ivi, a. VII, n. 2, Palermo, pp. 175-179.

1992. Recensione a Vito Fazio-Allmayer, Epistolario, tomo I – Lettere a Bruna, vol. XXII delle «Opere Complete», Ed. Fondazione Nazionale “Vito Fazio-Allmayer”, Palermo, 1992, ivi, a. VII, n. 2, Palermo, pp. 216-222.

1992. La fondazione metafisica dei valori, in “Pedagogia e vita”, serie 50, n. 1 (gennaio-febbraio), Brescia, pp. 18-29.

1993. Metafisica e personalismo critico, in “Nuove Ipotesi”, a. VIII, n. 1, Palermo, pp. 3-51.

1993. I “crediti didattici” e il Corso di Laurea in Scienze dell’educazione. Presupposti e proiezioni, ivi, a. VIII, n. 2, Palermo, pp. 227-240.

1993. Coscienza pedagogica e formazione, ivi, a. VIII, n. 3, Palermo, pp. 435-452.

1993. Recensione ad Alberto Di Pisa - Salvatore Parlagreco, Il grande intrigo, 1979-1993, Roma, Capobianco editrice, 1993, ivi, a. VIII, n. 3, Palermo, pp. 570-575.

1993. Ambiguità della pedagogia interculturale e sue ridefinizioni, in “Annali della Pubblica Istruzione”, (a cura di Luisa Santelli Becce-gato), a. XXXIX, n. 5 (settembre-ottobre), Firenze, pp. 411-417.

1994. Laicismo, laicità, criticità (Note e commenti), in “Nuove Ipote-si”, a. IX, n. 3, Palermo, pp. 227-249.

1994. La scuola di formazione per educatori dei ragazzi di strada, ivi, a. IX, n. 3, Palermo, pp. 322-327.

1995. Per una metafisica della persona, ivi, a. X, n. 3, Palermo, pp. 251-290.

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PPrreesseennttaazziioonnee aall vvoolluummee

MMaarriioo MMaannnnoo, IIttiinneerraarrii ffiilloossooffiiccii iinn ppeeddaaggooggiiaa.. DDiiaallooggaannddoo ccoonn MMaarriioo MMaannnnoo,, aa ccuurraa ddii FF.. MMaatttteeii,, AAnniicciiaa,, RRoommaa 22000099.. SSccrriittttii iinn oonnoorree ddeell pprrooff.. MMaarriioo MMaannnnoo,, ddeettttii nneellllaa ssaallaa ddeeii BBaarroonnii ddii PPaallaazzzzoo SStteerrii iinn ooccccaassiioonnee ddeeii ssuuooii LLXXXXXX aannnnii..

PPrreesseennttaazziioonnee

«Summa annorum nostrorum sunt septuaginta anni; et si validi sumus octoginta» (Sal 100, 10-11). Così recita il salmo benaugu-rante. Manno ha raggiunto la vetta degli octoginta e l’ha attraversa-ta in piena validità. Il corpo è sempre vigile e lo spirito ancora feli-cemente inquieto: alla ricerca di quella verità che ha animato molti dei suoi giorni e riempito molte delle sue involute pagine di appro-fondimenti e ripensamenti. Fuori dalle chiese e dalle mode, egli ha cercato il suo alfabeto, e con quei preziosi doni di Teuth ha compo-sto il libro della sua personale categorizzazione del mondo e dell’u-mano. Perciò, nel giugno del 2008, colleghi d’armi non più giovani e giovani allievi hanno voluto ricordare, rinnovando antiche con-suetudini accademiche oggi perlopiù desuete, il suo LXXX com-pleanno. Nel segno dell’omaggio ad una scrittura pensante e nell’in-terrogazione non formale per un Maestro ancor oggi in perenne ricerca d’autore.

Così nascono questi scritti. Sono la stesura calma di interventi pronunciati, con l’immediatezza del discorso orale, in occasione degli ottant’anni del collega e amico Mario Manno. Nella sala dei Baroni della splendida cornice di Palazzo Steri, la comunità acca-demica palermitana,1 insieme ad esponenti di quella nazionale, ha voluto rendere omaggio ad un docente che ha portato all’ateneo dell’isola prestigio culturale e innervature preziose di pensiero anti-

1 Un ringraziamento sentito va naturalmente ai colleghi del Dipartimento FIERI dell’Università di Palermo, ai colleghi del Dottorato di ricerca in Pedagogia e Scienze dell’educazione in prospettiva interculturale e alla collega E. Giambalvo, titolare della Cattedra di Filosofia dell’educazione, che hanno reso possibile il piacevole e doveroso dialogo.

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co e moderno. Nella forma del dialogare, si è voluto scrivere un’altra pagina, originale e assai poco formale, del suo magistero accade-mico. Detto diversamente, e fuori dalla prassi encomiastica che con-nota molte di queste feste comandate, il lettore anche distratto potrà leggere posizioni non banali di un dialégesthai di Manno con gio-vani allievi e meno giovani colleghi, un dialégesthai sempre im-prontato a rigore culturale e a spregiudicata ricerca di verità.

È così che, dopo un lungo travaglio e dopo decenni di appro-fondimenti carsici sul rapporto einai-logos, Manno può modellare una veste (forse) definitiva alla sua personale interpretazione della pedagogia. Tant’è vero che la domanda che esplicitamente pone, e si pone, è quella classica di ogni studioso che intenda alla propria disciplina e che qui suona: Was heisst Paedagogie?

È dunque al significato del discorso pedagogico che Manno dedica questa sua ultima lezione. Ma non sfugge la particolare arti-colazione dell’argomentare. Anzitutto, perché di “discorso”, ap-punto, si tratta. Di un discorso che prende linfa vitale dall’indagine del logos sull’einai e sulla vita che attorno ad esso si dipana. Direi, forse, che qui più che altrove si sente trasudare la fedeltà (non nie-tzscheana) alla vita e alla terra, segno evidente dello stigma che ha depositato in lui l’ultimo serrato confronto con Marx, un Marx ri-pensato in proprio e originalmente innestato nel criticismo del suo «Personalismo critico». Il semantema Personalismo critico è certo espressione nota ai molti cultori del lessico pedagogico. Ma qui Manno articola un’ermeneutica progressiva del suo Personalismo, tentando di innervare su quel personalismo la “durezza” trasforma-tiva della categorizzazione marxiana (in particolare quella dei gio-vanili Manoscritti economico-filosofici)2. In secondo luogo, quella discorsività del logos arriva ad argomentare e a mettere a fuoco, come aveva già fatto negli scritti degli ultimi anni, la struttura pai-detica del discorso filosofico (v. gli interrogativi a lui posti da Maria-ni), con ciò mostrando come filosofia e pedagogia possano soltanto, di necessità, insieme vivere o insieme non nascere. Ed appare chiaro,

2 Mentre scrivo queste righe, appare sull’«Osservatore romano» (21.X.2009) un intervento del gesuita prof. Georg Sans, docente presso la Pontificia Università Gre-goriana, dal titolo Ciò che resta di Marx. Riproduce in parte, questo scritto, uno studio più ampio del docente tedesco per la «Civiltà Cattolica». Dopo aver sottolineato i temi del plusvalore, dell’accumulazione del capitale, dell’alienazione, dello sguardo critico marxiano sul rapporto uomo-natura e della teoria generale del denaro, il gesuita tede-sco conclude: «Anche da questo punto di vista non conviene, oggi come in passato, lasciare semplicemente alla sinistra la critica dell’economia politica di Marx». Ancora una volta, ben scavato vecchia talpa!

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allora, quale sia la particolare curvatura semantica della sua pedago-gia filosofica. Se poi questa sia (riuscita) filosofia o (non riuscita) pedagogia è questione che poco interessa gli ultimi frequentatori di pagine filosofiche, ma che i pedagogisti (oggi professionisti o esperti) farebbero bene a trascurare del tutto o a prendere veramente sul serio, cogliendo con nitore e pertinenza le radici concettuali di quella po-sizione. Un esercizio forse non inutile, questo riflettere sui fonda-menti, per i molti allegri profeti di cose pedagogiche che infestano libri, riviste e convegni con ricette pedagogiche à la carte.

E veniamo alla questione centrale. Il problema è posto con

chiarezza nel titolo: si tratta del tema già accennato (il significato della pedagogia) e delle libere variazioni che su quello stesso tema si innestano e si armonizzano, fino ad influenzarne le modulazioni e a determinarne la specificità nel senso più proprio. Perciò le “trame rosse” del Personalismo. Il rosso marxiano qui interroga, sollecita e determina un personalismo che in Manno mai si era colorato nitidamente di bianco, nonostante ambiguità e silenzi, pregiudizi e annessioni. Del resto, quel personalismo era nato in contesto post-gentiliano, e da quel contesto aveva ereditato la forte sensibilità per un connaturato e ineludibile rapporto Einai-Logos. E mentre questo tentava incessantemente di dire e comprendere il primo, sempre l’Essere si sottraeva ad un abbraccio di piena e tota-le identificazione e sovrapposizione con il Logos, salvando così la propria autonoma autoposizione e connotazione ontologica mai de-finitivamente riducibile alla dimensione logica.

Dunque, si tratta di un’uscita forse generazionale dall’ideali-smo, in realtà mai abbracciato (cfr. il rapporto con La Via, il dialo-go con della Volpe, le appropriazioni-discussioni con Sohn-Rethel o con Thomson, usw), fino all’approdo ad un realismo critico che avrà bisogno di molte ermeneutiche e di molte riformulazioni (v. in proposito l’interrogativo di E. Giambalvo). E ciò basta, credo, per dar conto del lungo tragitto che in queste pagine trova provvisoria o forse definitiva quiete.

Ma qual è la questione di fondo? Questa, mi sembra: è possibi-le innervare il personalismo con le durezze storico-teoretiche del marxismo marxiano?

Se questo è il tema, del tutto comprensibili risultano le molte variazioni di Manno sui testi marxiani, sulle varianti leniniste e sta-liniste del marxismo, sui cenni autobiografici degli anni torinesi, sulla parentesi partigiana, sui ricordi di scuola romana con Carabel-

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lese e Moretti Costanzi. Ma il nodo è: è possibile una trama rossa del personalismo critico? è possibile una connotazione marxista (comunista o comunitaria) del Personalismo critico? Dall’ammis-sione di Manno su una connotazione “critica” del suo personalismo (v. la risposta a Mariani), inizialmente intesa come semplice va-riante non ben definita rispetto ad altri personalismi, è facile poi vedere come questo “criticismo” abbia assunto colorazioni marca-te, nitidamente antiessenzialiste e antimetafisiche in senso spiritua-listico. Il che, detto apertis verbis, pone ad interroganti e lettori la questione geografica – inessenziale per molti, interessante per altri – dell’appartenenza di Manno alla schiera dei pensatori in partibus fidelium o infidelium.

Ma non è difficile costatare come Manno, in materia, segua al-tre logiche ed altri fili concettuali, e come egli tessa la sua trama su altri telai, fondamentalmente identificabili con il rapporto logos-einai, con la riflessione sul conoscere e sulle sue caratteristiche an-tiidealistiche, con la configurazione della prassi e del realismo pri-ma greco poi kantiano, poi deweyano-marxiano. Anche se lo sno-do, credo, si manifesta in tutta la sua radicalità nella concezione manniana della “persona come metafora”. Destrutturata questa, e in base a considerazioni critico-metafisiche, il resto segue. E non può che necessariamente seguire. Perciò non meraviglia troppo l’esito quasi obbligato dell’approdo. Il ripensamento del marxismo (v. il de-bole teorico per Antonio Negri e per le sue moltitudini e l’oltre-Marx) è il richiamo estremo ad una radicalità della prassi, ad un realismo storico ma non storicistico che dà fondamento (dialettico?) alla re-altà della “persona come metafora” e che è testimonianza di una immanenza-trascendenza che non può vivere nell’astratta separa-zione dell’una dall’altra. E questa immanenza-ulteriorità brucia anche, insieme ad ogni metafisica statica e gnoseologistica, anche il marxi-smo classico: costringendolo sempre ad andare oltre-sé, a rinnegar-si continuamente in una “prassi rovesciante” che sempre si fa que-stione e questioni pone al Logos, obbligandolo a ripensare le forme storiche delle realizzazioni della Ragione.

Questa la linea del pensare e dell’argomentare. E ce n’è abba-stanza, credo, per far storcere il naso ai molti pedagogisti di scuola separatoria e classificatoria oggi attenti ai dettami della psicologia, della sociologia o della (bulimica) didattica come scienza del “co-me” (v. in proposito, con le molte differenze, il contributo della Marino). Qui Manno sembra prestare maggiore e prevalente atten-zione alla vita e alla storia. In definitiva, al “che cosa” si muova e

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diventi persona e storia, etica e politica. E ciò chiama, credo a ra-gione, paideia. Il farsi del discorso filosofico è in lui anche il farsi della persona come soggetto trascendentale nella storia concreta e nella vita quotidiana, come ben vide l’hegelo-marxismo degli anni Cinquanta e Sessanta. Ed egli è ben consapevole di come proprio questa sia la condanna (o il dovere) all’educazione, una condanna legata all’hegeliana fatica del concetto e alla costruzione del sé nella relazione storica e socio-economica. Altrimenti lo sbocco è l’alienazione, una perfetta e non innocua costruzione nella vita ap-parente, come avrebbe detto Marx. (E da qui l’obbligo alla libera-zione e alla riappropriazione.)

Che dire? I temi e i problemi aperti sono tanti. E non credo sia necessario, in questa breve nota rituale di presentazione, metterli a fuoco e dare risposte esaurienti. Nelle pagine che seguono alcuni di essi troveranno provvisoria soddisfazione, tanto nella lunga rispo-sta del filosofo-pedagogista palermitano quanto negli interventi di giovani e meno giovani colleghi. Sul criticismo e sulle sue radici esistenziali e fenomenologiche riflette Bellingreri, mentre del côté metafisico del discorso pedagogico, tanto caro a Manno, si interes-sa Mario Gennari. Del marxismo come pedagogia e come “teoria contro natura” Maltese illumina radici e fronde (non sempre om-brose e rassicuranti, in verità), mentre delle interrogazioni sul pò-lemos politico e sull’educazione discute Burgio, interrogando Manno con domande specifiche e contestuate.

È tutto? Naturalmente no. Mancano forse essenziali marginalia a cui non mi voglio sottrarre, ma soltanto brevemente accennare (ed evito esplicitamente di evidenziare le mie discordanze da Manno, spettando a lui, qui, l’ultima parola).

Anzitutto vorrei sottolineare la delicatezza e la centralità del con-cetto di immanenza-trascendenza. Com’è evidente, su questa polari-tà si sono giocate partite concettuali teologico-filosofiche dalle con-seguenze aspre e secolari. C’è chi ha voluto salvare l’onore di Dio nella trascendenza e chi nell’immanenza ha voluto vedere la mani-festazione della sua “gloria”. Al contrario, altri hanno visto nell’im-manenza i dolori e i sudori dei giorni dell’uomo e nella trascenden-za la grande fuga dall’essere e dalla realtà: la strada maestra, dunque, verso l’alienazione. Non ricorderò, in proposito, né Spinoza né He-gel. Come non ricorderò le vicende secolari dei neoplatonismi o dei recenti neoidealismi italiani. Rinvio piuttosto alla lectio che qui ne dà Manno: «Quello che io so è che quando nel conoscere in atto (nella soggettività consapevole) scatta il “rapporto di trascenden-

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za”, allora l’immanenza (cioè il conoscere in atto, la soggettività consapevole) risulta aperta all’altro da sé e costituita da una strut-turale stèresis, per cui la trascendenza non è una dimensione che stia da qualche parte, sopra o oltre l’immanenza (entro cui dobbia-mo andare a finire, prima o poi), ma è il non raffigurabile referente di tale intenzionalità. Il cosiddetto (ed è detto molto male, ma si tratta di linguaggio figurato) “passaggio dall’immanenza alla trascenden-za” è l’immanenza stessa» (infra, p. 248). Perciò essa si configura «come rapporto costitutivo all’oltre da sé».

Basta questa sintesi a far uscire dal dubbio, e dalla legittima su-spicione, quanti hanno frequentato Manno in ambienti di “cristiana ispirazione”? Non credo. O meglio, credo si debba aprire un’altra partita di onesto dialégesthai con attori concettualmente attrezzati. Ma ciò mi spinge a sottolineare alcuni termini che ricorrono tanto qui quanto in altre pagine di Manno, là dove il filosofo palermitano attinge a piene mani ai testi platonici. Mi limito a ricordarne alcuni, presi in prestito dal testo greco: exàiphnes, èkphron, thèia exalla-ghé. Il Platone che interpreta anthropine sophia e irruzione del dàimon è forse il Virgilio che presta il libro ad un Manno-in-ricerca. Tutto accade all’improvviso (exàiphnes), con una mutazio-ne-irruzione divina (thèia exallaghé), essendo “fuori di mente” (èkphron).

Non siamo naturalmente alla follia. Siamo nello spazio dell’u-scita dalla assoluta mondanità o sul terreno dell’irruzione della tra-scendenza che non viene “da fuori”. Ricordo soltanto, per ora, sen-za troppo argomentare, quanto diceva Ernst Bloch in una preziosa conversazione radiofonica con Gabriel Marcel, quando questi so-steneva l’esistenza della trascendenza e il marxista Bloch sottoli-neava l’esistenza di atti di trascendenza3. E non cito a caso il filo-sofo della speranza, dal momento che il severo marxista è ormai compagno assiduo di temi e di prospettive di Manno: il suo Princi-pio speranza occupa en solitaire, insieme alla Teologia della spe-ranza (1964) di Moltmann, il suo tavolo da lavoro nella bella casa palermitana.

3 «SCHMIDT (il conduttore) – Per lei, signor Bloch, bisogna insistere nel dirlo, si tratta di una teoria radicalmente intra-mondana. BLOCH – Un atto di trascendenza senza trascendenza (c.m.). SCHMIDT – Senza trascendenza. BLOCH – Ma certamente un atto di trascendenza. C’è davvero un atto di trascendenza. MARCEL – C’è un atto di trascendenza, ma anche una trascendenza. BLOCH – Storicamente si può affermare che vi sono stati atti di trascendenza senza trascendenza» (Dialogo sulla speranza, in G. Marcel, Dialogo sulla speranza (1979), a cura di E. Piscione, Edizioni Logos, Ro-ma 1984, p. 101.

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Cosa dedurne? Per ora, che il cammino è lungo. Che ci sono molti segnavia. Che se il dio (non) gioca a dadi, anche l’uomo (non) gioca a dadi. Ma tutti e due occupano quella scacchiera sotto cui si nasconde il nano di Benjamin. Che spesso si distrae e tamquam dormitat. E ciò apre spazi infiniti per ermeneutiche pluridirezionali e pluriverse.

Così, non si può certo negare a Manno una ispirazione cristia-na, nonostante egli dichiari ex professo il suo essere pro-fano alla fede, ma non profano alla speranza del blochiano “tribuno trionfan-te” (sulla croce). E come Bloch, anche Manno ricorda e ricorda a sé il Mane nobiscum - quoniam advesperascit et inclinata est iam dies di Luca (24, 29). E ricorda anche che oportet labores faciam. Dove il labor o il Beruv è l’impegno quotidiano a pensare il farsi di sé e il farsi dell’uomo-in-condizione. Ed è questo farsi che Manno ha chia-mato e chiama paideia. Una semantica severa e assai poco lettera-ria del processo di educazione, credo, nonostante le accezioni spes-so riduttive e fumose che al termine si tende oggi ad imporre e nonostante i novissima principia che ogni giorno la pedagogia si il-lude di trovare, seguendo acriticamente le ultime scoperte virtuali del virtuale e-learning o dell’acritico didattichese. Perciò Manno, e il lavoro che nei decenni di ricerca egli ha consegnato alla rifles-sione pedagogica, costituiscono un prezioso “osso di seppia”, come qui dice il collega Cambi. Ci si augura che le ultime civette peda-gogiche posthegeliane vogliano e sappiano confrontarsi con esso. A meno che non preferiscano, ed è possibile, girare al largo, nei cieli del puro virtuale dove la colomba kantiana non potrà certa-mente mai volare.

Non resta allora che un augurio: un buon viaggio alle civette pedagogiche dal piumaggio sempre più smagliante e un buon viag-gio a Manno, per anni di ancor lungo lavoro di ricerca. E che Er-mes sia con lui generoso!

Francesco Mattei Università Roma Tre