Periodico Mosorrofano di cultura, sport e attualità · si accorgerà di quanto naturali siano le...

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ANNO III, NUMERO 2 FEBBRAIO 2016 DEMETRIO VERBARO SCRITTORE… mosorrofano MOSORROFAVILLE Storia geologica della Calabria ...APPOSTA VINNI STU CARNALIVARI La nostra storia potrebbe benissimo iniziare con un: "c'era una volta...", perché quanto segue ha un che di in- verosimile, quasi un sapore di fiaba. E' la classica realtà romanzesca che supe- ra anche la più fervida immaginazio- ne. Procedendo però nel racconto, ci si accorgerà di quanto naturali siano le cose che, pur sensazionali e talvolta incomprensibili alla nostra ottica limi- tata, hanno tuttavia una loro ragion d'essere nei meravigliosi disegni della Natura. (Continua a pagina 2) «Da Candilora cu non avi carni si „mpigna a figghiola». Era giusto, era necessario prepararsi alle ristrettezze della quaresima portando sulla tavola per qualche giorno l‟abbondanza. Pasta „i casa condita con il sugo di carne , salsiccia, frittole, polpette e la stessa carne del sugo per secondo, insomma tutto quello che ama un tipo rubicondo, guascone, pittoresco, mangia a sbafo, perennemente inse- guito dai suoi creditori, che sistemati- camente non paga. Carnalivari... (Continua a pagina 4) Periodico Mosorrofano di cultura, sport e attualità S OMMARIO: Pag 2 MOSORROFAVILLE - Storia geo- logica della Calabria Pag 3 DEMETRIO VERBARO scrittore… mosorrofano Pag 4 ...APPOSTA VINNI STU CARNALIVARI INDOVINELLO Pag 5 AMPLIAMENTO CIMITERO DI MOSORROFA…____________ POCHE FRECCE ALL‟ARCO… Pag 6 TELEGRAFANDO OROSCOPO MOSORROFANO di Renato Crucitti di Giuseppe Nicolò Leggete e diffondete ‘U MANDAGGHIU- PISA POCU E NON CUSTA Contatti: Redazione: [email protected] Giuseppe Nicolò: [email protected] - 3393437559 Demetrio Giordano: [email protected] - 3454663695 Demetrio Crea: [email protected] - 3932988880 Seguici anche su: www.umandagghiu.wordpress.com U Mandagghiu Periodico Mosorrofano Periodico a cura dell‟Associazione Culturale “Messòchora” Incontro Demetrio Verbaro quasi per caso. No, non è vero sono andato a trovarlo per parlare dei suoi romanzi, delle sue aspetta- tive, per parlarvi di lui e rendergli merito per i risultati ottenuti. Approfitto della sua disponibilità per porre alcune domande sulla sua prolifica attività di scrittore. De- metrio (u figghiu chiù picciulu i Mimma Palmisano) nonostante la giovane età ha già pubblicato tre romanzi con Lettere Anima- te editore, «Il carico della formica» ,2013; «L'attimo eterno», 2014; «La farfalla con le ali di cristallo», 2015. Uno ogni anno come nelle famiglie numerose di un tem- po. Demetrio si dice «nemo propheta ac- ceptus est in patria sua». Pensi che a Mosorrofa sanno chi sei, cosa ami fare e qual è il ruolo della scrittura nella tua vita? Penso di si, anche se vivo ad Arangea da otto anni, con facebook e gli altri social siamo sempre informati sugli altri. Dicia- mo che ho fatto presentazioni a Torino, Taormina etc., ma ancora mai alcuna a Mosorrofa. Quando succederà sarà un‟e- mozione speciale. Adoro Mosorrofa, come si evince anche dai miei romanzi. Sei un giovanissimo scrittore al suo esordio con una buona casa editrice. Cosa si prova? E‟ un sogno che si realizza. Sembra che la scrittura diventerà sempre più importante per te. E‟ cosi o è solo una parentesi tempora- nea della tua vita? Spero che duri per sempre. Si dice che in ogni libro, ci sia un parte autobiografica dell‟autore. Va- le anche per te? Si, ma non in un personaggio particolare, quanto piuttosto nel senso generale della storia. Quanto è importante secondo te la promozione per il successo di un libro? Mi piacerebbe dire «poco» ma è innegabile che un pessimo libro pubblicizzato bene vende più di un capolavoro pubblicizzato male. (Continua a pagina 3) di Giuseppe Nicolò

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ANNO III, NUMERO 2 FEBBRAIO 2016

DEMETRIO VERBARO SCRITTORE… mosorrofano MOSORROFAVILLE

Storia geologica della Calabria

...APPOSTA VINNI STU

CARNALIVARI

La nostra storia potrebbe benissimo iniziare con un: "c'era una volta...", perché quanto segue ha un che di in-verosimile, quasi un sapore di fiaba. E' la classica realtà romanzesca che supe-ra anche la più fervida immaginazio-ne. Procedendo però nel racconto, ci si accorgerà di quanto naturali siano le cose che, pur sensazionali e talvolta incomprensibili alla nostra ottica limi-tata, hanno tuttavia una loro ragion d'essere nei meravigliosi disegni della Natura.

(Continua a pagina 2)

«Da Candilora cu non avi carni si „mpigna a figghiola». Era giusto, era necessario prepararsi alle ristrettezze della quaresima portando sulla tavola per qualche giorno l‟abbondanza. Pasta „i casa condita con il sugo di carne , salsiccia, frittole, polpette e la stessa carne del sugo per secondo, insomma tutto quello che ama un tipo rubicondo, guascone, pittoresco, mangia a sbafo, perennemente inse-guito dai suoi creditori, che sistemati-camente non paga. Carnalivari...

(Continua a pagina 4)

Periodico Mosorrofano di cultura, sport e attualità

SOMMARIO:

Pag 2 MOSORROFAVILLE - Storia geo-logica della Calabria

Pag 3 DEMETRIO VERBARO scrittore… mosorrofano

Pag 4 ...APPOSTA VINNI STU CARNALIVARI INDOVINELLO

Pag 5 AMPLIAMENTO CIMITERO DI MOSORROFA…____________ POCHE FRECCE ALL‟ARCO…

Pag 6 TELEGRAFANDO

OROSCOPO MOSORROFANO

di Renato Crucitti di Giuseppe Nicolò

Leggete e diffondete ‘U MANDAGGHIU- PISA POCU E NON CUSTA

Contatti: Redazione: [email protected] Giuseppe Nicolò: [email protected] - 3393437559 Demetrio Giordano: [email protected] - 3454663695 Demetrio Crea: [email protected] - 3932988880

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U Mandagghiu Periodico Mosorrofano

Periodico a cura dell‟Associazione Culturale “Messòchora”

Incontro Demetrio Verbaro quasi per caso. No, non è vero sono andato a trovarlo per parlare dei suoi romanzi, delle sue aspetta-tive, per parlarvi di lui e rendergli merito per i risultati ottenuti. Approfitto della sua disponibilità per porre alcune domande sulla sua prolifica attività di scrittore. De-metrio (u figghiu chiù picciulu i Mimma Palmisano) nonostante la giovane età ha già pubblicato tre romanzi con Lettere Anima-te editore, «Il carico della formica» ,2013; «L'attimo eterno», 2014; «La farfalla con le ali di cristallo», 2015. Uno ogni anno come nelle famiglie numerose di un tem-po.

Demetrio si dice «nemo propheta ac-ceptus est in patria sua». Pensi che a Mosorrofa sanno chi sei, cosa ami fare e qual è il ruolo della scrittura nella tua vita? Penso di si, anche se vivo ad Arangea da otto anni, con facebook e gli altri social siamo sempre informati sugli altri. Dicia-mo che ho fatto presentazioni a Torino,

Taormina etc., ma ancora mai alcuna a Mosorrofa. Quando succederà sarà un‟e-mozione speciale. Adoro Mosorrofa, come si evince anche dai miei romanzi. Sei un giovanissimo scrittore al suo esordio con una buona casa editrice. Cosa si prova? E‟ un sogno che si realizza. Sembra che la scrittura diventerà sempre più importante per te. E‟ cosi o è solo una parentesi tempora-nea della tua vita? Spero che duri per sempre. Si dice che in ogni libro, ci sia un parte autobiografica dell‟autore. Va-le anche per te? Si, ma non in un personaggio particolare, quanto piuttosto nel senso generale della storia. Quanto è importante secondo te la promozione per il successo di un libro? Mi piacerebbe dire «poco» ma è innegabile che un pessimo libro pubblicizzato bene vende più di un capolavoro pubblicizzato male.

(Continua a pagina 3)

di Giuseppe Nicolò

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PAGINA 2 ‘U MANDAGGHIU

Pare scontato che «una volta», parec-chie centinaia di milioni di anni fa, le terre emerse e i mari, dalle nostre parti e nel resto del mondo, avevano un aspetto molto dissimile da quello di oggi. Ma ai più sfuggono i particolari di quelle sem-bianze: come dovevano essere ? E' quan-

to andremo proponendo qui di seguito. Osservando oggi la Calabria su di una carta geografica, balza subito all'occhio non solo la sua forma stretta ed allungata -che pure qualcuno ebbe a definire «penisola di penisola» e qualche altro felicemente aggiunse: «tutt'osso e po-chissima polpa» - ma anche che essa è costituita da tre rigonfiamenti montuosi (la Sila, le Serre e l'Aspromonte) separati da altrettante strozzature piane, rappre-sentate dalla Valle del Crati, l'Istmo di Catanzaro e la Piana di Gioia Tauro. Quanto è oggi nella realtà umana, storica e culturale di questa regione, discende da un fatto che la Natura ha come voluto sottolineare: ha creato queste tre «isole», smembrandole ed interrompendone la continuità. E' anche abbastanza noto come i nuclei della Sila, delle Serre e dell'Aspromonte, cristallini, "granitici" in senso lato, costituiscano zone fra le più antiche della penisola italiana, emerse dal mare, assieme a poche altre (la catena dei Peloritani in Sicilia, il Massiccio Sar-do-Corso e nelle Alpi, il Monte Bianco e il Monte Rosa), quando il resto del «Bel Paese» era ancora sommerso. Meno nota è invece la gestazione in seno alla terra di

questo territorio le cui radici possono essere fatte risalire ad almeno 280 milio-ni di anni fa, verso la fine dell'Era Prima-ria. Inoltre studi recenti confutano le tesi immobiliste dei geologi di vecchia scuo-la, secondo le quali le coltri cristalline calabresi si sarebbero formate in loco. La Montagna calabrese vede la sua origine in seno al continente africano e si sarebbe innalzata unitamente alle Alpi, delle quali rappresenta un frammento. Difatti, in-torno agli anni '60 di questo secolo ed a partire da tale data, una rivoluzionaria teoria -la tettonica a zolle- permette tutta una serie di moderne interpretazio-ni che investono di nuova luce epoche remotissime, consentendo di spiegare come l'arco calabro-peloritano costitui-sca l'estrema propaggine meridionale della catena alpina. Sarebbe a dire che, intorno a 100 milioni di anni fa, dall'o-dierno Colle di Cadibona in Liguria, le Alpi si stendevano fino a noi e nei Pelori-tani in Sicilia. Il vecchio motto che in certe plaghe montane, vede la Calabria come la Svizzera d'Italia, trova qui la sua conferma più verosimile! Le moderne teorie di cui sopra riguardano anche il modo di formarsi di queste rocce, la loro provenienza ed il loro assetto. Vi siete mai accorti, a questo proposito che, con-trariamente al solito, qui in Calabria, le rocce più antiche spesso sono anche le più superficiali e sovrastano strati più recenti? Questa giacitura anomala, inver-sa rispetto a quella che si suole normal-mente incontrare, ha attirato l'attenzione degli studiosi sin dalla fine del secolo scorso. Ma fino ai nostri giorni, non ve-nivano fornite plausibili giustificazioni. Le interpretazioni attuali vedono i «noccioli» delle montagne calabresi, cri-stallini e grandemente metamorfosati, come provenienti da tutta una serie di lacerazioni e collisioni dovute ai movimen-ti crostali («deriva dei continenti») delle placche europea e africana, alle quali ap-partengono. Allontanamenti ed avvicina-menti scambievoli che nel tempo, hanno causato fasi alterne di distensione e di compressione. Nel primo caso, magmi profondi risalivano dalle viscere della Terra, talvolta esplodendo in manifesta-

zioni vulcaniche, talaltra e più spesso, restando prigionieri, intrusi fra le rocce circostanti, senza sboccare in superficie, formando così i grossi ammassi (plutoniti e batoliti) dei rilievi calabresi. Nelle fasi compressive di avvicinamento, tali rocce venivano «strizzate» dallo spostamento delle due zolle continentali e così, in par-te si alteravano, perdendo la fisionomia originaria e quel che più importa, cam-biavano di posto, accavallandosi le une sulle altre. Ne hanno passate di tutti i colori insomma, strette com'erano tra l'incudine -l'Europa- ed il martello -l'Africa!!! Poi, a complicare le cose, ci si è messo anche l'Atlantico che, proprio in quei giorni, ha voluto partecipare alla sarabanda, anzi ne è stato l'artefice pri-mo: i suoi fondali hanno preso ad allar-garsi, distanziando sempre di più le due Americhe dal Vecchio Mondo, con ritmi e velocità diverse, come vedremo più avanti ed i cui contraccolpi, hanno avuto ripercussioni nel punto di sutura fra l'A-frica e l'Europa. Chi ci è andato di mezzo è stata proprio la primitiva, futura Cala-bria. I suoi embrioni rocciosi sono stati sballottati, squassati, frantumati e tra-sportati alla stessa stregua di un ricciolo di terra sospinto da un potente escavato-re. Parlare di tutta quest'iradiddio però è come voler afferrare, ad una ad una, le ciliegie da un vassoio: quando pensi di averne presa una, le tiri fuori tutte con-temporaneamente. Sono tali e tanti gli argomenti connessi e così intimamente collegati, che è estremamente difficile non complicare le cose senza coinvolgere fatti e fenomeni anch'essi di marcato ri-lievo. Si dovrebbe parlare del ProtoAt-lantico e della deriva dei continenti, della formazione della Tetide e della nascita del Mediterraneo e così di seguito, in un crescendo incalzante. Qui, per non cade-re in considerazioni di difficile comunica-tiva, trascureremo questi fatti in detta-glio, limitandoci a citarli solo nelle gran-di linee, per meglio spiegare le fasi della formazione geologica della Calabria. Per tutto il resto, rimandiamo il lettore -se lo intende- a testi più specializzati.

(Continua da pagina 1)

MOSORROFAVILLE

STORIA GEOLOGICA DELLA CALABRIA di Renato Crucitti

Continua nel prossimo numero

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„U MANDAGGHIU PAGINA 3

Hai incontrato difficoltà nella promozione del tuo libro? La mia casa editrice mi aiuta molto. Nella presentazioni abbiamo spes-so ascoltato passi interessanti dei tuoi libri interpretati da Paola Ni-colò, anche lei di Mosorrofa, ritie-ni che questa inusuale formula possa contribuire al successo di un libro? Paola Nicolò è bravissima. Sarà anche la protagonista del cortometraggio che stia-mo girando a Mosorrofa, tratto dal mio primo romanzo: «Il carico della formica» Il carico della formica uscì nel 2013. Come sei arrivato a questa pubblicazione. Qual è stato il per-corso che ti ha permesso di pubbli-care? Ho spedito il manoscritto a varie case editrici nazionali, e poi ho scelto tra quelle che mi hanno risposto. Questo romanzo si apre con la de-dica a tua madre, in una bella poe-sia scrivi «Perdesti il tuo uomo e sprofondasti nell’abisso, ma ti sei ti-rata su per me, un essere che nemme-no esisteva». Quanto di quel «ti sei tirata su per me» hai messo dentro Il carico della formica ? Il carico della formica assomiglia tanto al carico che mia madre ha portato per tanti anni per offrire a me e ai miei fratelli un destino dignitoso e quel carico traspare a volte con serena rassegnazione a volte con il dolore dei personaggi di un luogo di disperazione come il manicomio. La tua vita è cambiata da quando il tuo primo romanzo è nelle librerie di tutta Italia? La mia vita è incentrata sulla mia fami-glia, quindi non si è sconvolta, solo leg-germente modificata: qualche ora di son-no in meno per scrivere e qualche viag-gio in più per presentare i romanzi.

Parlaci in modo più specifico del romanzo il carico della formica. Il territorio Mosorrofa appare una scelta ben precisa visti i numerosi riferimenti alle bellezze del nostro paese, un territorio che viviamo ma che spesso non vediamo? Per il primo romanzo ho scelto i paesaggi che conosco a memoria, i nostri panora-mi mozzafiato, la nostra terra meravi-gliosa. Dovunque ci voltiamo c‟è bellez-za. Ritengo un lavoro non semplice scrivere un romanzo con molti personaggi. Quali sono state le dif-ficoltà incontrate. C‟è un perso-naggio che ti è particolarmente caro? Scrivere un romanzo è molto difficile, ma per chi ama la scrittura come me è un‟avventura indescrivibile. Il personag-gio principale Carlo Fante è quello a cui sono affezionato di più, sto interpretando la sua parte nel cortometraggio, e dopo due anni continuo ancora a sentirmi lega-to a lui. Buona parte della storia del ro-manzo «Il carico della formica» si svolge in un istituto psichiatrico ma le azioni descritte mi appaiono intrise di normalità. Esiste un con-fine netto tra pazzia e normalità? E‟ una linea molto sottile, i personaggi del mio romanzo non avevano la pazzia nei geni, ma lo sono diventati a causa di alcune disgrazie che hanno gravato sulle loro vite. Nel romanzo lancio comunque un messaggio di speranza e di forza. Il carico della formica è il tuo «primo figlio di carta» nel frattem-po ti sei dato da fare pubblicando altri due lavori, la famiglia aumen-ta. A parte gli scherzi cosa pensi della famiglia in questo momento storico, preferisci la sicurezza che essa da o ogni tanto è preferibile mettere le ali di cristallo di una farfalla e prendere il volo ? La famiglia prima di tutto. E‟ il centro su cui costruire un mondo migliore.

Le nuove piattaforme per il self-

publishing sono un canale importante

per una moderna promozione delle

opere. Hai pensato ad autopubblicar-

ti? Molti si stanno orientando verso nuovi sistemi di approccio al mercato, ma io mi trovo molto bene con la mia casa edi-trice e non sento il bisogno di una even-tuale autoproduzione Quali autori preferisci? Due scrittori americani del „900: John Fante (per chi ama scrivere, imperdibile il suo «Chiedi alla polvere») e Charles Charles Bukowski e uno scrittore russo dell„800: Dostoevskij. Che cosa è per te scrivere? E quan-do scrivi? Scrivere mi fa stare bene, è una specie di dipendenza. Scrivo di notte, ma quando nel corso della giornata mi viene in men-te qualche idea la appunto dovunque mi trovo. Puoi anticiparci qualcosa del tuo prossimo lavoro? Magari una data di parto approssimativa? In questi giorni stiamo girando il corto-metraggio «Il carico della formica» con la regia di Paolo Foti, io interpreto Carlo Fante, Lelio Naccari è Filippo, Giulia De Luca è Rachele. Non potevano mancare due attori molto bravi di Mosorrofa: Paola Nicolò nella parte di Vera, mentre Nino Sgrò è Mimì. Siamo molto soddi-sfatti del lavoro che stiamo facendo, a marzo la «Prima» si terrà al Lumiere, siete invitati. Poi mi dedicherò alla scrit-tura del quarto romanzo, dove tornerò allo stile del primo (una prosa molto psi-cologica che scava nell‟animo dei prota-gonisti). L‟intervista si conclude qui. Grazie per la tua disponibilità. Un «in bocca al lupo» per i tuoi lavori fu-turi, noi del giornale «U MAN-DAGGHIU» saremo sempre lieti di parlarne. Alla prossima! Grazie a voi, alla prossima.

(Continua da pagina 1)

DEMETRIO VERBARO Scrittore… mosorrofano di Giuseppe Nicolò

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PAGINA 4 ‘U MANDAGGHIU

Le sue allegre malefatte sono il sogno di tanta gente delle classi più umili. Dimen-ticare la fame con abbuffate, senza nulla dovere pagare. E quanto a fame Carnali-vari non aveva rivali.

Haiu na fami tantu appetivuli chi mi mangiava u ‘nfernu cu tutti i diavuli

setti tumini di favi scucivuli na quattrunata di fogghi di cavuli

setti sacchi chini di farina e setti muntuni cu tutta la lana

ma ancora la me panza non esti china e faci cubi cubi comu ‘na campana

Mio zio Ciccio Crucitti così raccontava la fame di Carnalivari. Cicciu „i Caciula era abituato già da bambino a “rispondere per le rime”. Si racconta che ancora ragazzino tenne testa per oltre un‟ora a due poeti improvvisa-tori che si erano rivolti a lui chiedendo in rima come raggiungere Mosorrofa per un incontro di Poesia Estemporanea, un confronto a suon di versi in ottava rima, come si usava allora. Con lui feci una lunga chiacchierata a febbraio del „97. Volevo che mi raccontasse dei carri alle-gorici, ricordava ogni parte, anche quelle che non lo riguardavano direttamente ma stranamente il microfono lo bloccava e cosi decisi di spegnerlo. Era un piacere ascoltarlo e finimmo per parlare delle farse che ogni carnevale rallegravano il nostro paese. Come per incanto le sue parole davano vita a Su Giacinto, Roset-

ta, la vecchia, Carnalivari, Cusentinu, Pulcinella, l‟Officiale, il Castellanu, Ca-poral Giona ecc e mi tornavano alla men-te le parole del Volante rigorosamente in rima: «Largu, silenziu e nun fati palori. Na bella farza vi voglio apprisèntari » Le farse liberate dalla censura del fascismo dopo la seconda guerra mondiale torna-rono ad essere un momento liberatorio per tutta la comunità che aspettava un anno intero per sganasciarsi dalle risate. Le farse carnascialesche erano una sorta di teatro liberatorio ove tutto era per-messo e per rendere ancora più piccanti le allusioni che si facevano a eventi o personaggi della vita quotidiana e dimen-ticare gli orrori e la fame della guerra. Le Saturnalia tornavano a stravolgere il rapporti tra ricchi e poveri, tra servi e padroni, tra sessi opposti. La gente era molto legata a questo teatro da strada che quasi sempre sconfinava nella Com-media dell‟arte. A volte gli attori dimen-ticavano le battute e incominciavano ad improvvisare talvolta stravolgendo il te-sto a tal punto da non riconoscere la far-

sa originale. Che fosse il Volante o Pulci-nella a introdurre l‟apertura della scena facendo spazio tra la folla con «Largu, silenziu e non fati palori» la gente si di-sponeva ordinata in cerchio formando «a rota», il limite della scena come per la vidhanedha e aspettava che iniziasse con «Ca ‘na bella farza nui ndavìmu a fari ch’esti fatta di chjàcchjari e paroli, c’apposta vinni stu Carnalivari». In quegli anni, una delle farse più rappresentate era quella della “Rosetta”. Zio Ciccio e probabilmente anche altri attori la ricordava quasi tutta a memoria. Tratta da “Novelle Calabresi” di Clelia Romano Pellicano (1873-1923), nobildonna di grande cultura, di Gioiosa Jonica, giornalista, reporter all‟estero (attività insolita per le donne di quel tempo), scrittrice con lo pseudo-nimo di Jane Grey, convinta europeista e anticipatrice del femminismo italiano ed europeo. Rivolta alle donne nella batta-glia per il riconoscimento del diritto di voto disse: « Ricordatevi voi donne d’ogni razza, d’ogni paese – da quelli dove splende il sole di mezzanotte a quelli in cui brilla la Croce del Sud – qui convenute nella comune aspirazione alla libertà, all’uguaglianza, strette da un nodo di cui il voto è il simbolo, ricordatevi che il nostro compito non avrà termine se non quando tutte le donne del mondo civilizzato saranno sempre monde dal-la taccia di incapacità, d’inferiorità di cui leggi e costumi l’hanno bollate finora! » L‟invito a ribellarsi al potere imperante nella ricerca della giustizia sociale che il carnevale dà anche se per pochi giorni.

(Continua da pagina 1)

...APPOSTA VINNI STU CARNALIVARI

Gli indovinelli hanno radici lontane, li tro-viamo anche nella Bibbia. Alcuni servivano per dimostrare l‟arguzia e a volte risolverli era la condizione per salvarsi la vita ( la sfin-ge a Edipo “C’è un essere che cammina all’alba con quattro zampe, a mezzogiorno...”. Altri venivano raccontati nelle fredde giornate invernali davanti al focolare dai nostri non-ni, alcuni di una semplicità disarmante, altri intrisi di doppi sensi. A volte la soluzione era piuttosto facile, ma spesso non restava che ammettere la sconfitta ... m‟arrendu.

Oggi vi proponiamo:

Non è mare e porta l'onda, non è ca-pra ed ha le corna, non è mugnaio e fa farina.

La soluzione nel prossimo numero

La soluzione di “Pierino assente”, l‟indovi-nello di gennaio, è Lazzaro.

Poiché da qualche giorno (Lazzaro) era man-cato quando fu dal maestro (Gesù) richiamato (risuscitato) s’è alzato in piedi e in preda all’emozione, «Ma, Cristo» - disse - «c’è la ri-creazione…(resurrezione)»

INDOVINA INDOVINELLO, NON È QUESTO E NON È QUELLO...

di Giuseppe Nicolò

Scena di un carnevale del passato U Braccu e a Cissa sposi

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„U MANDAGGHIU PAGINA 5

AMPLIAMENTO CIMITERO DI MOSORROFA SIAMO A UN PUNTO MORTO

Mentre a Mosorrofa si fa sempre più dif-

ficile la ricerca di una dimora per una degna sepoltura dei propri cari, i tanto attesi lavori per l‟ampliamento del suo cimitero non vedono la luce nonostante siano passati oltre nove mesi dall‟apertu-ra delle offerte. Nel mese di Luglio ave-vo trattato l‟argomento riportando alcu-ne mie preoccupazioni e considerazioni

in merito: a partire dall‟entità delle ope-re previste per un importo di

121.878,73€, fino ad arrivare all’inusua-le ribasso dell‟oltre 33% che ha portato il

costo dei lavori a 81.658,75€. I lavori dovrebbero essere completati in 180 giorni, se mai avranno un inizio. Ci han-no ripensato? Si sono dimenticati di noi?

POCHE FRECCE ALL‟ARCO …EPPURE SE SOLO VOLESSERO... di Filippo Fotia

Tra le tante invenzioni nella storia umana che hanno contribuito a determinare il corso della storia, dopo la ruota e la conquista del fuoco, ne troviamo una che ha di fatto rivoluzionato la vita dell‟uo-mo sia come strumento da caccia sia co-me arma da guerra. Non c‟è cultura che non abbia fatto dell‟arco lo strumento principe. Dall‟Asia alle Americhe non c‟è popolo che non abbia cercato di mo-dificare profondamente l‟arco per ade-guarlo alle esigenze dello spazio e del tempo. Se per i Boscimani del Kalahar era sufficiente un piccolo arco per lancia-re frecce avvelenate per uccidere animali anche di grosse dimensioni, per gli Unni e gli Avari era necessario trovare il mez-zo per perforare le corazze della cavalle-ria dei Sarmati. Fu così che uno strumen-to rudimentale costituito da un ramo e una corda, è divenuto nel tempo un di-spositivo meccanico altamente sofisticato che anticipò di parecchi secoli l'arco compound moderno. L‟arco con la sco-perta della polvere da sparo e la costru-

zione di armi da fuoco, ha perso la sua importanza come strumento di guerra, ma si svilupparono sempre più le attività sportive: caccia e tiro al bersaglio. Sorse-

ro numerose società arcieristiche per mantenere vivo l'interesse per l'arco, furono organizzate tornei e il tiro con l'arco fu confermato come sport da com-petizione. Anche Mosorrofa ebbe la sua società arcieristica, ma quanta fatica per mantenerla viva prima di arrendersi per l‟assoluta mancanza di strutture. Ma ve-diamo cosa succede nel mondo di questa splendida disciplina. La Federazione Italia-

na di Tiro con l‟Arco (FITArco) governa l‟attività agonistica di questo sport sul terri-torio nazionale, i comitati regionali e provin-ciali hanno competenza nei rispettivi territo-ri. La FITArco è affiliata al Coni, è una delle discipline olimpiche che ha dato a questo sport medaglie d‟oro e d‟argento e di bron-zo. Il Comitato Regionale è a Reggio Cala-bria, il presidente è Giovanni Giarmoleo. A Reggio Calabria ci sono tre compagnie: A.S.D. Arcieri Fata Morgana, Sirio Arco Club Reggio, Arcieri Toxotes. Per praticare il tiro con l‟arco serve l‟apposita attrezzatu-ra: un arco, delle frecce, una patelletta, un parabraccio, una dragonna. Gli archi sono essenzialmente di due tipi olimpico e com-pound che si differenzia dal primo per le carrucole (cam). Le gare si svolgono preva-lentemente all‟aperto, il fita con distanze di 90-70-50-30 metri con bersagli di differente misura, il campagna che simula una battuta di caccia con 24 piazzole 12 con distanze sconosciute e 12 con distanze conosciute tra i 5-55 metri, il 3D che si svolge come il campagna con bersagli di sagome di animali in materiale sintetico a distanze sconosciute tra 5-60 metri, al chiuso si tira a 18 metri oppure a 25 con bersagli di grandezza diver-sa. Per praticare il tiro con l‟arco non servo-no strutture apposite all‟aperto basta uno spazio di 10-130 metri e al chiuso una pale-stra di 40 metri. A Reggio Calabria non ab-biamo uno spazio di questo tipo per fare gli allenamenti e ci dobbiamo arrangiare con

strutture di fortuna oppure affittare spazi a spese delle compagnie. Si può fare tiro con l‟arco dai 10 anni a sempre divise in catego-rie, giovanissimi, allievi, ragazzi, juniores, seniores, i master sia maschili che femminili. Il tiro con l‟arco a Mosorrofa è praticato da Fotia Filippo che nel 1983 aveva costituito la

«Compagnia Arcieri della Magna Gre-cia» insieme al figlio Antonino, Sebastiano Monorchio, Antonio Pitasi ed altri compo-nenti di Reggio. A Mosorrofa, il 20 ottobre 1985 si organizzò un campionato regionale, gara a 18 metri, nella palestra della scuola media con la partecipazione di arcieri di Ca-labria e Sicilia, poi per l‟inagibilità della pale-stra non se ne fecero più. L‟attività degli arcieri di Mosorrofa continuò. Antonino Fotia oltre a vincere dei titoli regionali della categoria, consegui il diploma di istruttore. Filippo Fotia gareggia con la «A.S.D. Fata Morgana» nella categoria master con otti-mi piazzamenti di cui il migliore è il primo posto al campionato di tiro di campagna 2013 a Camigliatello Silano e la partecipazio-ne al campionato italiano 3D a Pinerolo (TO) . Abbiamo poche frecce all‟arco… eppure se solo volessero...se solo capissero.

di Demetrio Crea

Filippo Fotia durante una gara

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TELEGRAFANDO

Scorpione: Come preannunciato il lavoro risente dell‟influenza dell‟amore e di Marte in Via Provincia-le. Resistete più che potete, tutto passerà. Anzario

vede denaro e felicità come protagonisti nei mesi successivi. I Sangiuvannoti in particolare saranno alle prese con grattacapi sul posto di lavoro che potranno minare la serenità in famiglia. Consiglio: Muschji a febbraiu, cappede chi ricchiola a marzu.

Gemelli: Non ci sarà molto da sorridere, specialmente a Strapunti e Bufano dove sarete costretti a sacrificarvi e questo contribuirà ad accentuare la stanchezza. Meglio

invece a San Giovanni e Calvario dove il relax accompagnerà i gemel-li per tutto questo periodo. Quanto prima la dea bendata bacerà chi ha la fortuna di avere un parente di nome...Demetrio.

Consiglio: Si vo’ inchiri u granaiu, fa la semina a febbraiu.

Sagittario: In amore sarete i protagonisti di un'emo-zionante avventura. Questo è dovuto al passaggio di Venere su Sala; non c'è preda che resista alle vostre

avance, merito dell‟avere parenti influenti a Scalea e Bufano. La Luna crescente offusca il tuo buonsenso a Anzario, rischiate di fare una scelta dettata dall'istinto e non dal ragionamento…

Consiglio: Non ti fidari di fimmini chi cianginu e du suli i febbraio.

Cancro: Trovato l‟amore? Pare proprio di si. Questo

periodo per i nati di questo segno a Mangarà e in via D.Cozzupoli si preannuncia divertente e spensierato.

Salute e denaro vi supporteranno per un lungo periodo. Il passaggio di marte su Sella S.Giovanni provocherà qualche grattacapo a Scalea e Calvario, ma passerà tutto entro qualche giorno.

Consiglio: Primavera ‘ndi febbraiu porta sempri cacchi guaiu.

Capricorno: È un momento sereno per i rapporti con i vostri cari. Se abitate a Placa, il partner apprez-za la vostra diplomazia, vi trova dolci, affettuosi.

Mercurio in Mangarà vi appoggia nelle pubbliche relazioni. L‟a-stro sa il fatto suo, promette svolte anche nel lavoro. Approfit-tate di questo periodo perché si vedono delle nubi all‟orizzonte. Consiglio: Si chiovi da Candilora, di lu ‘nvernu simu fora.

Leone: Giove perpendicolare a Sala di Mosorrofa non può che favorire gli abitanti di Bufano. Salute felicità e fortuna faranno un balzo in avanti, mentre l‟amore indie-

treggia ma solo per un breve periodo. Approfittate di questo periodo di attesa per risolvere faccende arretrate e mai portate a compimen-to. Si sente già odore di barbecue con amici nell‟aria.

Consiglio: Febbraiu curtu, peggiu d’un turcu.

Acquario: Mercurio in Scalea aiuterà saloti e abitanti di Bufano a recuperare fiducia e ottimismo nei rap-porti con gli altri. Nei weekend dovete fare i conti

con la Luna che provocherà bisticci e pasticci in coppia. Va me-glio al Calvario e Strapunti dove delle piacevoli sorprese alliete-ranno le giornate . Il supporto degli amici del Leone vi aiuterà. Consiglio: Febbraiu allegretto, munda l’agghjiu e u caprettu.

Vergine: Il periodo brutto per i nati sotto questo segno è arrivato. A Strapunti verrà superato egregiamente mentre nel resto del paese sarà un‟impresa. Le stelle però parlano

chiaro: tra qualche mese ripensando a questi momenti ci riderete su, merito del passaggio di Saturno che diffonderà energie positive e relax a tutti i nati sotto questo segno.

Consiglio: Carnalivari tintu cu febbraiu senza luna.

Pesci: Energia e vitalità aumentano in Calvario. L‟a-stro vi offre nuova freschezza mentale, tanta abilità nel lavoro, nello studio, rivela che le iniziative profes-

sionali saranno premiate. la Luna crescente è amica degli inna-morati di Anzario e dei single di Bufano a caccia di novità, vi aiuterà a ricucire uno strappo con chi amate.

Consiglio: S’i jorna i febbraiu su sciutti u campu faci erba pi tutti.

PAGINA 6 ‘U MANDAGGHIU

Toro: Affrontare con lealtà e onestà il prossimo non potrà che favorire questo periodo. Gli ‟Nzarioti dovranno af-frontare dei chiarimenti con i parter ma saranno supportati

da Venere che passando sopra Mosorrofa e Sala diffonderà calma e amore. Sfortuna in vista per i Saloti che dovranno vedersela con dei vicini un po‟ troppo invadenti.

Consiglio: Si febbraiu aviv’i jorna i gennaiu, nghiacciava u vinu‘nti butti

Paura alla scuola media di Mosorrofa – Questa NON e un esercitazione 11 febbraio ore 10:30 è stato evacuato l’edificio della scuola “Giovanni Verga” di Mosorrofa. I bambini e il personale dopo aver avvertito uno scossone, accompagnato dal boato delle finestre tremolanti, hanno prontamente reagito mettendo in pratica quanto appreso dalle prove di evacuazione, senza en-trare nel panico, ma rispondendo egregiamente allo stato di pericolo. Una volta riuniti nell‟area prestabilita per il raduno, il personale ha prontamente avvisato della situazione alle autorità, arrivate sul posto quasi immediatamente. Qui la paura è diventata timore: non si trattava di terremoto, le cause delle forti vibrazioni sono dovute ad altri eventi. Varie le ipotesi: vibrazioni causate dal passaggio di un mezzo pesante sulla strada al di sopra della scuola, assestamento dell‟edificio, ma nulla va escluso. I genitori aspettano la perizia definitiva dei vigili del fuoco. All‟assessore ai lavori pubblici Angela Marcia-nò, giunta sul posto, sono state sollecitate ulteriori verifiche. Ai più è sembrato un falso allarme, ma in questi casi la prudenza non è mai troppa conside-rato che la palestra della scuola è stata dichiarata inagibile parecchi anni fa. Una doverosa verifica approfondita e generale della struttura consentirebbe una oculata gestione degli interventi per restituire alla comunità di Mosorrofa l‟intera struttura e la tranquillità.

Bilancia: Periodo dominato dalla luna in Via Sella San Giovanni. Ne beneficeranno in salute e denaro gli abitanti del Calvario e gli ammogliati del rione Sca-

lea. Per tutti gli altri sarà un periodo di attesa e meditazione. Cambiamenti in vista a Sala che beneficerà dell‟allineamento astrale, i nati sotto questo segno saranno più rilassati e sicuri. Consiglio: Si fi febbraiu tronìa, a dispensa si ricria.

Ariete: Siate calmi e razionali. Evitate di essere presuntuo-si, non è il periodo giusto. Colpa del passaggio di Marte in via Mangarà che vi farà trovare nella scomoda situazione del

cercare chiarimenti per situazioni compromettenti mai risolte. A Scalea e Strapunti gli audaci verranno premiati da Venere e Giove che favoriranno piacevoli situazioni nel lavoro e nella vita di coppia.

Consiglio: La nivi di febbraiu è comu la sugna di Carnalivari.

OROSCOPO MOSORROFANO