Periodico di politica & cultura di ispirazione...

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Periodico di politica & cultura di ispirazione popolare Numero 8 Data: 03 dicembre 2010 Sommario Editoriale - pag. 1 di E. Corteselli Convegno Aldo Moro – pag. 3 Quaderni del circolo G. La Pira Personaggi storici: E. Mounier -pag. 4 a cura di C. Darida Informatore - pag. 6 Corsi Innform - pag. 7 Approfondimento culturale – Critica di A. Fanfani a M. Weber pag. 8 a cura di C. Darida Tracciabilità e manovra – pag 11 a cura di C. Darida Pensiero Cristiano – pag. 11 EDITORIALE a cura di Emilio Corteselli Gentile Amico, venerdì 15 ottobre si è svolto un importante convegno di studi dal titolo “Solidarietà nazionale e democrazia com- piuta in Aldo Moro”; tale evento si inserisce in un percorso che oramai dura da molti anni il quale nasce dalla esigenza di un esame di quali siano i “fondamentali” dello agire politicamente in senso “cattolico- democratico”. Tale percorso dovrebbe inte- ressare particolarmente i cat- tolici impegnati un politica e segnatamente quelli di centro -sinistra a cui il Circolo, pur non essendo una organizza- zione politica, si rivolge. Il Convegno è stata l’occasio- ne per tutti coloro che vi hanno partecipato, soprat- tutto per chi fa politica, per riflettere sul fondamentale contributo offerto da Aldo Moro dal dopoguerra fino alla fine degli anni “70”. Non si è trattato di una fredda, ancorché sofisticata analisi storica, ma piuttosto la scoperta dell’attualità e della fondatezza del pensiero di L’analisi portata avanti dal grande statista, spesso non compresa se non addirittura osteggiata dai suoi amici di partito, configurava lo svilup- po della democrazia italiana, bloccata dallo scontro tra DC e PCI, tutto ideologico anche per la diversa collocazione internazionale dei due partiti, con l’ipotesi di una terza fase che, affrancata dal pericolo di una perdita della democrazia, avrebbe proiettato la politica nazionale nella direzione di un percorso di alternanza e di legittimazione reciproca dei soggetti in campo. Moro è stato un grande esempio di politico illuminato e di fervente cattolico impe-gnato in politica. Il Circolo ritiene che chi a Civita è impegnato nei partiti, chi ha ruoli importanti nelle istituzioni locali, non possa lasciarsi sfuggire l’occasione di partecipare agli eventi organizzati dal Circolo; un simile invito è rivolto in particolare a chi vede con simpatia le formazioni del centrosinistra, tale invito non di meno deve interessare a chi simpatizza o è attore nel centro-destra, perché recupe- ri tutti quei valori importanti “Quando si dice la verità non bisogna dolersi di averla detta: la verità è sempre illuminante”. A. Moro

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CRONACHE POLITICHE – Numero 6

Circolo Giorgio La Pira 1

Periodico di politica & cultura di ispirazione popolare

Numero 8

Data: 03 dicembre

2010

Sommario

Editoriale - pag. 1

di E. Corteselli

Convegno Aldo Moro –

pag. 3 Quaderni del

circolo G. La Pira

Personaggi storici: E.

Mounier -pag. 4 a

cura di C. Darida

Informatore - pag. 6

Corsi Innform - pag. 7

Approfondimento

culturale – Critica di

A. Fanfani a M. Weber – pag. 8 a cura di C.

Darida

Tracciabilità e

manovra – pag 11 a

cura di C. Darida

Pensiero Cristiano –

pag. 11

EDITORIALE

a cura di Emilio Corteselli

Gentile Amico,

venerdì 15 ottobre si è svolto

un importante convegno di

studi dal titolo “Solidarietà

nazionale e democrazia com-

piuta in Aldo Moro”; tale

evento si inserisce in un

percorso che oramai dura da

molti anni il quale nasce

dalla esigenza di un esame di

quali siano i “fondamentali”

dello agire politicamente in

senso “cattolico-

democratico”.

Tale percorso dovrebbe inte-

ressare particolarmente i cat-

tolici impegnati un politica e

segnatamente quelli di centro

-sinistra a cui il Circolo, pur

non essendo una organizza-

zione politica, si rivolge.

Il Convegno è stata l’occasio-

ne per tutti coloro che vi

hanno partecipato, soprat-

tutto per chi fa politica, per

riflettere sul fondamentale

contributo offerto da Aldo

Moro dal dopoguerra fino

alla fine degli anni “70”. Non

si è trattato di una fredda,

ancorché sofisticata analisi

storica, ma piuttosto la

scoperta dell’attualità e della

fondatezza del pensiero di

L’analisi portata avanti dal

grande statista, spesso non

compresa se non addirittura

osteggiata dai suoi amici di

partito, configurava lo svilup-

po della democrazia italiana,

bloccata dallo scontro tra DC

e PCI, tutto ideologico anche

per la diversa collocazione

internazionale dei due partiti,

con l’ipotesi di una terza fase

che, affrancata dal pericolo di

una perdita della democrazia,

avrebbe proiettato la politica

nazionale nella direzione di

un percorso di alternanza e

di legittimazione reciproca

dei soggetti in campo.

Moro è stato un grande

esempio di politico

illuminato e di fervente

cattolico impe-gnato in

politica.

Il Circolo ritiene che chi a

Civita è impegnato nei

partiti, chi ha ruoli

importanti nelle istituzioni

locali, non possa lasciarsi

sfuggire l’occasione di

partecipare agli eventi

organizzati dal Circolo; un

simile invito è rivolto in

particolare a chi vede con

simpatia le formazioni del

centrosinistra, tale invito

non di meno deve interessare

a chi simpatizza o è attore nel

centro-destra, perché recupe-

ri tutti quei valori importanti

“Quando si dice

la verità non

bisogna dolersi

di averla detta:

la verità è

sempre

illuminante”.

A. Moro

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CRONACHE POLITICHE – Numero 6

Circolo Giorgio La Pira 2

EDITORIALE

devono essere universalmente

condivisi.

Dunque quella del 15/10/10 è

stata una importante giornata di

politica e di cultura con interventi

di grandissimo livello; erano vera-

mente diversi anni che Civita

Castellana non ospitava un evento

politico-culturale cosi prestigioso;

un vero peccato per coloro

che venerdì sera non sono potuti

intervenire al Convegno che si è

svolto presso la sala conferenze

della Curia Vescovile.

Il Convegno che aveva ad oggetto

la Solidarietà nazionale e la

Democrazia Compiuta in Aldo

Moro, dopo una introduzione del

sottoscritto, Presidente del Circolo

Giorgio La Pira ed organizzatore

dell'evento, si è avvalso della

sapiente regia e coordinamento

dei lavori del Prof. Giovanni

Bianco, Docente di dottrina della

Stato e di diritto pubblico alla

Università di Sassari.

“Mattatore” della serata è stato

l'Onorevole Giovanni Galloni, già

Ministro della Pubblica

Istruzione, che nel 2008 ha

pubblicato un libro sulla figura di

Aldo Moro ("30 anni con Aldo

Moro", ed. Riuniti) e che nel

2005, al programma di

approfondimento giornalistico

Next di Rai News 24, ha parlato di

un discorso fatto con lo statista e

compagno di partito Aldo Moro,

poche settimane prima del suo

rapimento e assassinio da parte

delle BR: Moro gli avrebbe

confidato di essere certo di in-

filtrazioni dei servizi segreti CIA e

Mossad nelle stesse BR.

Dopo l'Onorevole Galloni ha preso

la parola il Senatore Sergio Fla-

migni, già membro della Commis-

sione d'inchiesta parlamentare sul

caso Moro e della Commissione

antimafia nell'ottava legislatura; il

Senatore Flamigni e stato inoltre

membro della Commissione par-

lmentare d'inchiesta sulla loggia

massonica P2 e della Commissio-

ne speciale bicamerale antimafia

nella nona legislatura, non-

ché autore di molti libri sul caso

Moro, tra gli altri si può ricordare:

La tela del ragno. Il

delitto Moro. 1988, 5/a edizione

2003;

«Il mio sangue ricadrà

su di loro». Gli scritti di Aldo

Moro prigioniero delle Br. 1997;

Convergenze parallele.

Le Brigate rosse, i servizi segreti

e il delitto Moro. 1998;

Il covo di Stato. Via

Gradoli 96 e il delitto Moro. 1999;

I Le idi di marzo. Il

delitto Moro secondo Mino

Pecorelli. 2006;

Il sequestro di verità. I

buchi neri del delitto Moro. Con

Roberto Bartali, Giuseppe De

Lutiis, Ilaria Moroni, Lorenzo

Ruggiero. 2008”

Non basta parlare per avere la coscienza a posto: noi abbiamo un limite, noi siamo dei politici e la cosa più appropriata e garantita che noi possiamo fare è di lasciare libero corso alla giustizia”.

A. Moro

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CRONACHE POLITICHE – Numero 6

I QUADERNI DEL CIRCOLO GIORGIO LA PIRA N.02

ATTI DEL CONVEGNO

ACCADEMIA STUDI STORICI ALDO MORO

15 OTTOBRE 2010 ORE 16,00 PIAZZA MATTEOTTI

27 SALA CONFERENZE CURIA VESCOVILE

CIVITA CASTELLANA VT

Circolo Giorgio La Pira 3

Convegno A. Moro

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CRONACHE POLITICHE – Numero 6

Convegno nazionale di studi su "Solidarietà nazionale e

democrazia compiuta in Aldo Moro" organizzato dal

Circolo Giorgio La Pira di Civita Castellana

Circolo Giorgio La Pira 4

Emmanuel Mounier (Grenoble, 1º aprile 1905 – Parigi, 22 marzo 1950) filosofo francese che definì la posizione filosofica conosciuta come personalismo comunitario.

Si laureò in filosofia a Grenoble nel 1927. L'anno successivo si trasferì a Parigi e dopo qualche tempo iniziò la pubblicazione di una rivista, Esprit con Georges Izard, André Déléage, Louis Emile Galey (1932). I sentimenti dei fondatori erano: un ciclo di creazione francese era concluso, c'erano cose da pensare che non si poteva scrivere da nessuna parte; Secondo la sofferenza sempre più viva di vedere il nostro cristianesimo solidarizzare con il disordine stabilito. Terzo la percezione sotto la crisi economica nascente di una crisi totale di civiltà. Nel 1934 pubblica “Rivo-luzione personalista e comuni-taria”, nel 1936 “Dalla proprietà capitalista alla proprietà umana”.

Durante l'occupazione della Francia la pubblicazione di Esprit fu sottoposta a censura da parte del governo di Vichy. Per il suo sostegno alla resistenza francese fu imprigionato.

Dopo la liberazione riprese la sua attività. Nel 1949 pubblicò la sua opera fondamentale, “Il persona-lismo”.

La pubblicazione della sua rivista continua anche dopo la sua morte, avvenuta nel 1950.

Il pensiero. Uno sviluppo dello spiritualismo francese è rappre-sentato dal personalismo di Em-manuel Mounier, nel quale con-fluiscono anche ampiamente (co-me egli stesso ammise) temi dell’ esistenzialismo teistico cristiano. Mounier fu, oltrechè filosofo, pub-blicista e uomo politico: nel 1932, come abbiamo detto nella sua biografia, fondò la rivista cattolica “Esprit”, che rimase (anche nel dopoguerra) termine di riferi-mento essenziale per i cattolici di

Strenuo avversario del fascismo e vicino al Fronte popolare, durante la guerra di Spagna Mounier si schierò a favore del governo repubblicano, pur denunciando i rischi del tota-litarismo comunista e le atrocità della guerra civile.

Durante la seconda guerra mondiale partecipò attivamente alla resisten-za, fu imprigionato dai Tedeschi per alcuni mesi e successivamente visse in clandestinità fino alla Liberazione. Oltre al “ Manifesto al servizio del personalismo ” (1936), le sue opere fondamentali sono “Rivoluzione personalistica e comunitaria” (1936), “ Che cos’è il personalismo? ” (1946), “ Trattato del carattere ” (1946), “ Il personalismo ” (1949).

Lo sfondo storico in cui si sviluppa la riflessione filosofica di Mounier è la grande crisi economica conseguente al crollo della Borsa di Wall Street del 1929: in questa situazione di generale arretramento dell’eco-nomia, il filosofo francese si propone di indicare una “ terza forza ” , che si contrapponga sia all’individualismo liberistico sia al totalitarismo stali-nista.

La nuova strada viene ricercata in una filosofia che concepisca l’uomo né come semplice individuo, atomo tra altri atomi e privo di sostanziali relazioni con essi, né come momento di una totalità socio-economica che fagocita la sua specificità.

cepito come persona, cioè come uno “spirito” che, se da un lato, in quanto tale, è assolutamente unico e specifico, dall’altro è costituziona-lmente aperto alle altre persone in una relazione che fa parte dello sviluppo e del carattere della per-sona stessa. I caratteri della persona sono i seguenti: in quanto spirito, essa è primariamente una realtà inoggettivabile (in ciò risulta eviden-te l’influenza di Marcel) che si esprime in una creatività assolu-tamente libera e in uno slancio verso la trascendenza, intesa sia come apertura verso Dio sia come comu-nione con le altre persone.

Ma la persona, malgrado l’inog-gettivabilità che deriva dalla sua spiritualità, non è qualcosa di astratto e di sganciato dal mondo materiale: al contrario, essa è incarnata nella realtà corporea e storica e può esplicare se stessa solamente attraverso un’attività pratica concreta. Infine (e qui ci troviamo di nuovo di fronte alla tematica della trascendenza, di-retta però alla realtà sociale) il personalismo è essenzialmente comunitario , in quanto la piena realizzazione della persona si ha non nell’individuo, ma nella “persona collettiva” o “persona personale”.

Quest’ultima rappresenta l’ideale cui ogni uomo deve aspirare, il “polo profetico” verso cui deve incessantemente tendere il “polo politico” rappresentato dall’azio-ne della singola persona.

La persona, dunque, non è qual-cosa di dato e concluso, ma piuttosto un ideale e un compito che l’uomo deve gradualmente realizzare. Il personalismo, che in Francia aveva già trovato espres-sione nell’ultima fase del pensiero di Renouvier, è rappresentato anche in America (specialmente da un gruppo di pensatori che si raccolgono attorno alla rivista “The Personalist”), in Germania (come componente nel pensiero di Max Scheler e di Martin Bu-ber), nonché in Italia, soprattutto nell’opera del piemontese Luigi Pareyson, che lo congiunge ad una spiccata ispirazione esisten-zialistica.

Personaggi Storici: Emmanuel Mounier a cura di Claudio Darida

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Circolo Giorgio La Pira 5

continua: Emmanuel Mounier a cura di Claudio DaridaL’impegno di Mounier. Par-lare di “Esprit” significa parlare di Emmanuel Mounier, come dire “Cahiers de la Quinzaine” vuol dire Charles Péguy e “Humanisme integrale” Jacques Maritain.

Identificazioni che definiscono uno straordinario periodo della cultura e degli avvenimenti religiosi in Francia tra le due guerre, dominato, anzi ispirato, da questi intellettuali, che a costo della povertà, della pri-gionia e della fatica non sempre corrisposta, si sono impegnati in un ciclo creativo a favore della elevazione dei più deboli, della salvaguardia della libertà per-sonale e della riconciliazione tra “la vera intelligenza e l’amore” intervenendo - senza confessio-nalismi e preclusioni - “impri-mendovi il sigillo dell’ Infinito”.

Adesso che la lezione è appresa e condivisa sul piano culturale, l’umanità, ciononostante, conti-nua implacabilmente con le proprie devianze, guerre, ingiu-stizie sociali, massificazione, edonismo.

Assume, allora, un significato parlare ancora dell’ avventura e insieme della speranza mounie-rane come direttive che pon-gono l’umanità al di là delle tecnologie e delle politiche verso una rivoluzione (perché di que-sto sempre si tratta) che ci faccia riappropriare della digni-tà della persona dentro una società libera, comunitaria, pluralistica?

Incontrare Mounier non signi-fica solo conoscere la sua con-cezione filosofica, condividere la sua passione sociale e i suoi ideali cristiani, ma penetrare in qualcosa di non comune, impal-pabile, inafferrabile che però alla fine ti penetra e ti illumina. Qualcosa forse di “anacroni-stico” (in senso positivo) nella nostra epoca eppure di coi-nvolgente e fecondo, di elevato livello, di commovente; come quando incontri un amico che sa riconoscere la tua sofferenza e darle un senso.

Non ci si illuda di trovare nel suo privilegiare il senso dell’amicizia e della condivisione, un buonismo di marca fideistica confessionale o una pietà intimistica. “Sono un montanaro... di un’indole, la più incerta, la più selvaggia di gusti, tutto sommato impulsiva, e più fatta per la contemplazione di-stratta del cielo e della terra che per l’azione e per i dogmatismi”.

“Esprit”, la rivista che nascerà nel 1932, è una creatura che esprime il suo patrimonio genetico, mostra la gestazione faticosa, il travaglio insidiato a destra e a sinistra, uno sviluppo che infiamma e che rivo-luziona.

Ma chi era quest’uomo del Delfinato, con alle spalle quattro nonni contadini, un’infanzia sere-na e meditativa, liceale timido e impegnato, una finestra all’interno percorso dall’angoscia, laurea in filosofia a Grenoble, poi l’incontro con la Sorbona nella grande città indifferente e l’avvio verso una fortunata carriera accademica? È’ un uomo che attorno agli anni trenta, partecipando al meglio della vita culturale parigina, sente nascersi dentro una diversa vocazione.

È l’epoca dei filosofi Blondel e Bergson, poi, Marcel e Berdiaeff. “L’intellighenzia è a sinistra incon-testabilmente”: con Gide, Huxley, Malraux, Bloch e altri. Tra i cat-tolici spicca Maritain che sempre svolgerà un ruolo ispiratore e mediatore. L’influenza di Péguy, morto una quindicina d’anni pri-ma sul fronte della Marna, con-tinua a ispirare Mounier come un padre spirituale. E poi ci sono Pouget, Guitton, De Rougermont, Domenach, e molti altri intellet-tuali, artisti, religiosi.

Quando già si profila all’orizzonte la minaccia di quella che sarà la seconda guerra mondiale, c’è una voce in Francia che parla un linguaggio universale e profondo, che vale per i credenti e per i non credenti, per quanti sono giovani e non giovani, per quelli che vivono in solitudine e per quelli che ama-no ritrovarsi in gruppi di ricerca e di azione, per gli oppressi,

per i disperati, per gli ammalati. Voce di uno che sa partecipare per intima vocazione alla sofferenza dell’uomo, che ha il gusto dell’eterno e “dello scandalo che sconvolge senza far rumore” opera, anzitutto su di sé, “la purificazione interiore da cui scaturisce ogni fecondità”, uno che “testimoni l’Assoluto, porti le condanne che nessuno osa portare, proclami l’impossibile anche se non può realizzarlo”, in una costante revisione e con rigore interno al servizio dello spirito, però che “la verità non si cristallizzi in dottrina, ma nasca dalla carne”.

La sua grandezza sta nella accettazione della volontà di Dio: “Non ci resta altro che amare .... e amare intensamente quelli che Egli spezza per amore”). Ma è soprattutto nella prova di Françoise, la sua piccola bambina malata di encefalite progressiva (lui che diceva che “i bambini hanno il cielo nei loro occhi” ma anche che “niente assomiglia di più al Cristo dell’innocenza sofferente”) che Emmanuel Mou-nier manifesta il grande spessore della propria fede e la capacità di abbandono all’Assoluto.

Emmanuel Mounier morirà pre-maturamente d’infarto il 22 marzo 1950.

“Ci troviamo sospesi, tra

cielo e terra, sulla corda

che non si flette del

cristiano; e l’equilibrio

può essere mantenuto

solo in alto”.

Emmanuel Mounier

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CANI: L’IMPROVVISO ATTRA-VERSAMENTO E’ CASO FOR-TUITO. Il conducente di un’ automobile che procede normal-mente non risponde dei danni provocati da un incidente stradale ai passeggeri che trasporta e agli altri, se il sinistro è dovuto all’improvviso attraversamento di un cane. Si tratta di un caso fortuito che fa venir meno la presunzione di colpa a carico di chi guida. E’ quanto emerge dalla sentenza n. 21271 depositata il 10 ottobre 2007 dalla Corte di cassazione. Gli elementi caratteriz-zanti sono l’imprevedibilità e l’assoluta inevitabilità che vanno individuati non in astratto ma in relazione a tutte le circostanze del caso concreto. Una volta accertata la presenza dell’avvenimento in alcun modo prevedibile dal conducente, cade anche la presunzione di colpa sancita nell’art. 2054 del codice civile.

AL LAVORO SOLO PER SEI GIORNI. La settimana lavorativa non si tocca (sei giorni di lavoro), ma il giorno di riposo (il settimo) può anche non coincidere con la domenica. Intoccabili sono pure il riposo settimanale (di 24 ore) e quello giornaliero (di 11 ore), ma possono anche essere fruiti non consecutivamente (35 ore com-plessive). Lo precisa il Ministero del Lavoro in risposta agli interpelli n. 29 e n. 30 della Confcommercio, entrambi i merito all’art. 9 del dlgs n. 66/2003 (riforma dell’ orario del lavoro). La disposizione stabilisce che la cadenza del riposo ogni sei giorni può essere derogata in presenza di tre condizioni: che esistano degli interessi apprezzabili; che si rispetti, nel complesso, la cadenza di un giorno di riposo ogni sei di lavoro; che non si superino i limiti di ragionevolezza con par-ticolare riguardo alla sicurezza dei lavoratori.

TRE ANNI DI RECLUSIONE IN CASO DI SFRUTTAMENTO DEI LAVORATORI BASATO SUL RICATTO. Rischia una condanna per estorsione il datore di lavoro che, sotto il ricatto di mandare via i lavoratori in nero, eroga retribuzioni sotto ai minimi sindacali; fa firmare prospetti-paga per importi superiori a quelli corrisposti; non si preoc-cupa della copertura assicurativa; non concede ferie; non paga gli

Ciò anche se la minaccia e il ricatto non sono espliciti ma fanno leva sulla

GASOLIO AGRICOLO IN AUTO? IN GALERA. Rischia il carcere l’agricoltore che usa il gasolio per il quale ha usufruito delle agevolazioni fiscali, per scopi diversi da quello strettamente agricolo, come per esempio la trazione. Ciò anche se ha impiegato il carburante sempre all’interno dell’attività aziendale. E’ quanto affermato dalla terza sezione penale della Corte di Cassazione che, con la sentenza n. 35874 del 1° ottobre 2007, ha confermato con la condanna, pronunciata dalla Corte d’ Appello di Lecce, a quattro mesi di reclusione e 7500 euro di multa nei confronti di un agricoltore pugliese che aveva usato il gasolio per la trazione invece che per l’irrigazione.

MALATTIA SEMPRE CERTIFI-CATA. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 17898 del 22/08/2007, stabilisce che le assenze per malattia, anche per un solo giorno, devono essere documentate. Il lavoratore dipendente affetto da uno stato morboso deve sottoporsi, preferibil-mente sin dal primo giorno di malattia, ad accertamenti sanitari o da parte del medico curante che rilascia un’ap-posita certificazione composta da un attestato contenente l’indicazione della prognosi (durata presunta della malattia) ed un certificato di diagnosi che contiene l’identificazione della natura da parte della malattia da parte del medico curante. Il lavoratore è obbligato altresì a comunicare all’Inps il proprio domicilio durante la malattia, anche se coincidente con quello abituale, per permettere l’accertamento dello stato morboso. I contratti collettivi di lavoro stabi-liscono il termine entro il quale va effettuata la comunicazione di assenza al datore di lavoro, in modo tempestivo e preventivo rispetto all’invio del certificato. Infatti la comunicazione serve a giustificare l’assenza dal lavoro; mentre la certificazione è finalizzata a dimostrare l’esistenza della causa giustificativa. Per quanto riguarda la trasmissione della certificazione il lavoratore è tenuto, per legge, entro due giorni dal relativo rilascio, a recapitare o trasmettere al datore di lavoro ed all’Inps il certificato rilasciato dal medico curante.

POSTO DI BLOCCO, PUNITO CHI SCAPPA. Secondo la Cassazione può

essere condannato per resistenza a pubblico ufficiale chi non si ferma all’alt intimato dai carabinieri e scappa a tutta velocità a bordo del suo motorino o della sua auto. Ciò anche se non ha forzato fisicamente il posto di blocco ma si è semplicemente dato alla fuga. E’ quanto stabilito dalla Suprema Corte che, con la sentenza 35826 del 1° ottobre 2007, ha accolto il ricorso della procura di Palermo presentato contro il non luogo a procedere disposto dal tribunale siciliano nei confronti di un ragazzo che era scappato a tutta velocità per le vie del centro cittadino per eludere un controllo dei carabinieri che gli avevano intimato l’alt. Ora rischia una condanna per resistenza a pubblico ufficiale punito dal nostro codice (articolo 337) con una pena che va da sei mesi a cinque anni di reclusione.

DIPENDENTE DEFUNTO, TFR AL CONIUGE. L’indennità di fine rapporto Inpdap va corrisposta, in caso di morte del dipendente, solo al coniuge superstite e non ai figli maggiorenni. E’ quanto emerge dall’ordinanza n. 347 della Corte Costituzionale, con la quale è stata dichiarata inammissibile la questione di legittimità dell’art. 3 della legge 152/68. La norma prevede che la prole maggiorenne del dipendente deceduto in attività di servizio ha diritto a percepire l’indennità premio di servizio solamente in mancanza del coniuge superstite. Non c’è disparità di trattamento tra figli e coniuge, neppure quando questo è di seconde nozze.

LA BANCA RISPONDE DEL DANNO MORALE. Denuncia il furto del libretto degli assegni e, mesi dopo, scopre di essere protestato: il danno morale e quello patrimoniale gli vanno risarciti dalla banca. La Cassazione con sentenza n. 18316/07, prima sezione civile, ha separato la responsabilità della banca da quella del segretario comunale. Il pubblico ufficiale, procedendo alla levata del protesto, si era infatti accorto della falsità della firma ed aveva effettuato la pubblicazione con la causale “firma falsa”, in sigla “F.F.”. La Cassazione ha chiarito che in caso di protesto illegittimo la rivelazione automatica ed improvvisa ai terzi di una situazione di insolvenza produce un danno da discredito.

Informatore

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Circolo Giorgio La Pira 7

L’Inn.Form (Innovazione Forma-

zione e Ricerca della PMI) è nata

come associazione senza fini di lucro

per la gestione degli interventi

formativi nel settore ambientale,

rientranti nell’obiettivo 1 e 3 e

disciplinati dalle circolari ministeriali

(M.L.P.S.) n° 99/95, e n° 100/95, sia

per la sua difesa che per la sua

valorizzazione.

L’Inn. Form, pertanto, ente con

attività senza scopo di lucro, ha

sviluppato una serie di esperienze sia

nel settore ambientale che in quello di

altri comparti formativi di ricerca e

progettazione.

Successivi inserimenti nella propria

compagine di figure professionaliz-

zanti: Dottori Agronomi; Dottori

Commercialisti; Avvocati; Ingegneri;

Medici; Architetti; Docenti di varie

materie; hanno permesso all’Ente

(Inn.Form) di ampliare la propria

attività rafforzandola dal punto di

vista qualitativo e quantitativo.

Nel rispetto dei diritti fondamentali

della persona, senza discriminazioni

culturali e religiose, si propone di

intervenire nella realtà del mondo

attuale promuovendo iniziative,

incontri e dibattiti, tesi a promuovere

l’inserimento socio-culturale di quanti

si riconoscono nelle finalità dell’

associazione, l’Inn. Form ha per fini

primari l’elaborazione e la trasmis-

sione della cultura, delle conoscenze

scientifiche e tecnologiche, la promo-

zione, l’organizzazione e lo sviluppo

della ricerca, la formazione culturale e

professionale di singoli cittadini o di

organizzazioni pubbliche e private.

Per assolvere ai propri compiti

formativi e divulgativi, l’Inn.Form

favorisce e sostiene le attività di riqua-

lificazione e orientamento del perso-

nale che agisce nel suo interno e di

coloro che prestano la loro collabo-

razione esterna.

La “mission” della sua struttura for-

mativa consiste nella diffusione della

cultura imprenditoriale, nella quale

confluiscono nuovi modelli di società e

nella creazione di nuove imprese, che

rispondano alle attuali richieste.

Partecipa, favorisce e realizza, attività di programmi finanziati dallo Stato, dalla Regione, dai Comuni e dalla Unione Eu-ropea, con la istituzione o la conduzione di corsi di Formazione ed Istruzione di personale, da destinarsi alle applicazioni specifiche inerenti: la riqualificazione o l’aggiornamento pro-fessionale, l’acces-so al mondo del lavoro, il recupero e l’inserimento nel mondo del lavoro da parte di soggetti svantaggiati.

Partecipa a gare bandite da Enti Pubblici e Privati, compresa l’Unione Europea, per la istituzione e la realizzazione di Corsi e Progetti Formativi, di Orien-tamento e di Ricerca, nonché la pre-stazione di consulenze specifiche, saltuarie o permanenti, a favore di Enti Pubblici o Privati.

Sintetizza le esperienze maturate dagli Enti che ne fanno parte, inserendole nel contesto innovativo della technology community europea avendo promosso al suo interno competenze qualificate e avvalendosi di collaborazioni esterne certificate.

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Corsi di formazione Innform: “accendi il tuo futuro…”

-chieste che provengono dalla realtà lavorativa, sia la capacità di saper gestire nel modo più efficace possibile tutte le problematiche connesse alle attività che i candidati si possono tro-vare a svolgere. Corsi in calendario. L'INN.FORM. ha incrementato le potenzialità e la proget-tualità di alcune macro aree prioritarie (individuate anche da "Agenda 2000"), tramite l'elaborazione di percorsi forma-tivi di specializzazione e di riqualifica-zione nei settori agricolo e ambientale, turistico-alberghiero, in quello delle pro-fessioni e nel governo dei processi di riconversione professionale presso gli Enti Pubblici e le Piccole e Medie Imprese.

La "mission" della sua struttura formati-va consiste nella diffusione della cultura imprenditoriale, nella quale confluisco-no nuovi modelli di società e nella crea-zione di nuove imprese tese al soddi-sfacimento di nuove esigenze di una società moderna in continua evoluzione situata in un ambiente sano.

Come iscriversi ai nostri corsi L'iscrizione ai nostri corsi può avvenire direttamente selezionando il corso prescelto, scaricando il modulo di iscrizione ed inviarlo via e-mail al nostro Ente.

Per saperne di più sui corsi puoi visitare il sito internet: www.inform.it

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CRONACHE POLITICHE – Numero 6

Circolo Giorgio La Pira 8

Amintore Fanfani è ricordato più

come politico che come storico

dell’economia, eppure la sua cri-

tica nei confronti di Max Weber

rappresenta un aspetto di

notevole interesse.

Nel 1933, a soli 25 anni Fanfani

pubblica “Le origini dello spirito

capitalistico in Italia”, mentre l’

anno successivo esce la sua opera

principale: “Cattolicesimo e

prote-stantesimo nella

formazione sto-rica del

capitalismo” .

Gli studi di Fanfani sono una

risposta critica alle tesi del grande

sociologo e vengono subito dopo

la Grande Depressione che colpì

nel 1929 gli Stati Uniti. Tuttavia,

essi rappresentano una risposta

diffe-rita di trenta anni a quanto il

grande sociologo aveva asserito

nella sua “Etica protestante” nel

1904.

Nella sua opera Weber effettuava

una dissertazione sul razionalismo

occidentale, poi nella seconda

parte snocciolava un’approfondita

trattazione di teologia comparata.

In sintesi, Weber si chiedeva che

cosa avesse prodotto il decollo

dell’economia europea tra il ‘500

ed il ‘600 e quale fosse la dif-

ferenza del livello di ricchezza

rilevabile tra i vari paesi. Secondo

Weber, lo sviluppo economico de-

riva da una particolare attitudine

dello spirito, vale a dire che una

determinata visione del mondo

porta a dei comportamenti che poi

si tramutano in uno specifico stile

di vita. Tale spirito, non è altro

che l’espressione “dell’ansia per la

salvezza ultraterrena” propria di

ogni singola religione.

La spiritualità cattolica considera la

salvezza eterna come il frutto di una

lotta quotidiana fra peccato e grazia,

una lotta da vincere con le opere

buone, affidandosi all’opera di

remissione dei peccati della Chiesa

cattolica; la spiritualità luterana

spegne l’ansia che deriva dall’incerta

salvezza tramite la sola fide, che

esclude la mediazione della Chiesa

intesa come istituzione; infine, la

spiritualità calvinista fa della

salvezza un fatto già compiuto,

prima dell’inizio dei tempi.

La religione luterana aveva dichia-

rato l'inefficacia delle buone opere

per essere salvati, la dottrina della

giustificazione per fede era espres-

sione della onnipotenza divina che,

per suo insindacabile giudizio, ren-

deva giusto (iustum facere), giusti-

ficava, a condizione di avere fede,

chi era ingiusto per sua natura, per il

peccato originale. Si stabiliva così un

rapporto diretto tra Dio e gli uomini.

Veniva a mancare la funzione del

dispensatore della grazia divina, il

sacerdos, colui che dà il sacro, che

assicura il fedele del perdono divino,

per cui occorrono le buone opere, e

della grazia salvifica.

La mediazione della Chiesa tra il

fedele e Dio presente nel cattolice-

simo, nel luteranesimo era cancel-

lata e con essa i sacramenti. Ogni

credente diveniva sacerdote di se

stesso. Nessun uomo, sosteneva

Lutero, con le sue corte braccia può

pensare di arrivare fino a Dio.

Questa condizione era evidente-

mente disperante. Quanto più il

fedele viveva approfonditamente la

sua fede tanto più il dubbio si

insinuava sulla sua sorte nell'al di là.

Con Calvino c'è una soluzione: il

segno della grazia divina diventa

visibile e sicuro: è la ricchezza, il

benessere generato dal lavoro.

Anzi il lavoro in sé acquistava il

valore di vocazione religiosa: è

Dio che ci ha chiamato ad esso. È

quindi il beruf, il lavoro e il suc-

cesso che ne consegue che assi-

cura il calvinista che "Dio è con

lui", che egli è l'eletto, il prede-

stinato.

Di conseguenza il povero è colui

che è fuori dalla grazia di Dio. Chi

sa quali colpe egli ha commesso

per essere stato punito con la

povertà. La figura del povero, che

nel medioevo cristiano e cattolico

era la presenza di Cristo, lo stru-

mento per acquisire meriti per il

Paradiso, ora è invece il segno

della disgrazia divina. Le torme di

mendicanti cenciosi e ladri che

ora assediano nel '500 le strade

della città impauriscono i buoni

borghesi. Ad ogni aumento del

prezzo dei beni alimentari può

scatenarsi una sommossa. Essi

quindi verranno relegati dalle

autorità cittadine, spesso con la

forza, negli ospedali che divengo-

no i luoghi di raccolta di amma-

lati, vagabondi e poveri.

Invece, Fanfani analizza la strut-

tura produttiva del capitalismo

Approfondimenti culturali: Critica di A. Fanfani a M. Weber a cura di Claudio Darida

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CRONACHE POLITICHE – Numero 6

Circolo Giorgio La Pira 9

nel suo sviluppo storico alla luce

della dottrina sociale della chiesa.

Fanfani nel liberalismo estremo

vede il pericolo già espresso da

Leone XIII nella Rerum Novarum

così come i pericoli individuati poi

in Laborem exercens e in Cen-

tesimus Annus di Papa Giovanni

Paolo II.

Citando Max Weber Fanfani rileva

la sua distanza dal mondo

disuma-nizzato nel quale "chi non

si adatta nell'azione della vita alle

condi-zioni indispensabili per

ottenere il successo nel sistema

capitalistico retrocede o fallisce".

La posizione chiara di Fanfani nel

rifiutare un modello esasperato di

capitalismo si rivela essere

altrettanto traspa-rente nel

rifiutare i sistemi stata-listici

centralizzati del socialismo reale.

Qui infatti lo Stato è etico,

persona. In questi sistemi lo Stato

viene prima del cittadino. Inoltre

lo Stato è buono, il cittadino è

cattivo. Per Fanfani prima c'è

l'uomo poi lo Stato.

Le posizioni di Fanfani sono in

linea con quelle espresse da Leone

XIII. Leone XIII, bisogna sotto-

linearlo, nel 1891 usa il termine

"socialismo" in una accezione

troppo generalizzata. Ciò in quan-

to non poteva avere presenti i

sistemi di Welfare State e le eco-

nomie miste che si sarebbero svi-

luppate dopo la seconda guerra

mondiale. In questa realtà storica

il concetto di socialismo cui fa

riferimento il Pontefice è inade-

guato e riduttivo e non coglie la

realtà delle varie posizioni sul

socialismo nel XX secolo.

Nella Rerum Novarum Leone XIII

elencò circa nove ragioni per cui

sul piano storico il programma so-

cialista sarebbe fallito. Rispetto al

socialismo reale la sua prognosi è

esatta.

Nell'Europa anteguerra e in quella

che lo vedrà protagonista a partire

dall'assemblea costituente il merito

di Fanfani è di avere sviluppato ave-

re indicato il compito all'Europa cat-

tolica di un nuovo ordinamento del

mondo nella politica e nell'econo-

mia. Fanfani ha saputo cogliere l'im-

portanza nel cattolicesimo romano

della famiglia, delle congregazioni

religiose, dei gruppi etnici, delle as-

sociazioni locali rispetto all'impor-

tanza rivolta al singolo nell'interpre-

tazione del protestantesimo secondo

l'ottica di Weber.

A Fanfani non sfuggono comunque,

gli elementi associativi storici del

protestantesimo. Nella sua analisi

dello sviluppo del capitalismo chiari-

sce il ruolo del singolo e delle con-

gregazioni religiose.

Nell'analisi delle società pre-capita-

liste secondo Fanfani

l'arricchimento illimitato

dell'individuo è ritenuto il-lecito. Il

desiderio di arricchimento del

singolo, prosegue Fanfani, non è

considerato espressione di virtù in

quanto quel tipo di società aveva

bisogni limitati. In un'epoca nella

quale vi era uno sviluppo economico

limitato il desiderio di un benessere

maggiore è sentito come peccato. In

questo contesto ricchezza è

sinonimo di avidità.

amabile polemica tra il professore

Alberto Martinelli, autore di una

prefazione all'edizione dell’Etica

pro-testante" di Max Weber, e lo

storico Paolo Simoncelli. In una nota

su

"Avvenire" rimprovera al pre-

fatore di non aver dato conto

della discussione sulla

corrispondenza tra etica

protestante e sviluppo del

capitalismo.

Questa tesi, ricorda Simoncelli, fu

radicalmente stroncata dal giova-

ne Amintore Fanfani, storico dell'

economia all'unversità cattolica di

Milano, che ebbe gioco facile a far

presente come il capitalismo nac-

que in Italia nel tardo Medioevo.

Basti ricordare i banchieri toscani

e lucchesi in particolare e l'inven-

zione, tutta italiana, della partita

doppia.

Data questa obiezione, scrive

Simoncelli, sarebbe stato Herbert

Luthy a proporre una spiegazione

uguale e contraria: fu "la contro-

riforma a frenare lo sviluppo

capi-talistico" nei Paesi cattolici.

Questa discussione è tanto più

interessante se si considera che i

suoi effetti arrivano fino ai nostri

giorni: basti pensare al disprezzo

con cui vengono guardati i

cosiddetti Paesi Pigs (Portogallo,

Irlanda ma forse anche Italia,

Grecia e Spagna), tutti travolti

dalla crisi economia e colpevoli di

una gestione finanziaria poco at-

tenta, tutti rigorosamente catto-

continua… Approfondimenti culturali: Critica di A. Fanfani a M.

Weber a cura di Claudio

Darida

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CRONACHE POLITICHE – Numero 6

Al fine di adeguare il nostro ordinamento all’ordinamento comunitario per la prevenzione

dell'utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi di attività criminose e di

finanziamento del terrorismo, con il Decreto Legge 31/05/2010 si abbassa nuovamente il limite per

la tracciabilità dei pagamenti tra soggetti che non si avvalgono degli intermediari finanziari.

In base all'art. 20 del menzionato Decreto anticrisi, il tetto alla tracciabilità dei contanti viene

portato da 12.500 €, previsti dalla disciplina precedente1 a 5.000 €.

Sopra questa soglia sarà obbligatorio effettuare i pagamenti di beni o servizi con sistemi che

assicurino la tracciabilità quali assegni non trasferibili, bonifici o altre modalità di pagamento

bancario, postale che riporti (obbligatoriamente all'emissione) l'indicazione del beneficiario (nome,

ragione o denominazione sociale) e su cui sia apposta la clausola di non trasferibilità, o mediante

sistemi di pagamento elettronico.

Il Decreto, inoltre, modificando lo stesso decreto legislativo n° 231/2007, introduce una sanzione

amministrativa pecuniaria per la violazione di tale obbligo, che non potrà comunque essere

inferiore all'importo di 3.000 €, nonché la confisca della somma oggetto del pagamento

illegittimo (cfr. art. 58).

Il tetto così previsto, per l'uso di contanti e assegni, va riferito, in linea con l'emanazione delle

nuove regole per i libretti postali al portatore, alla somma complessivamente intesa alla luce del

criterio dell'operazione unitaria. In tal senso, sono vietate le c.d. operazioni frazionate, che ad

esempio suddividano, l'importo complessivo di 6.000 € in singole operazioni di 3.000 € ciascuna. In

particolare, per aumentare l'efficacia della misura, il decreto legislativo 21 novembre 2007, n° 231

viene così modificato: all'articolo 49, al comma 13, le parole: "30 giugno 2009" sono sostituite dalle

seguenti: "30 giugno 2011"; -all'articolo 58, dopo il comma 7 é aggiunto il seguente comma: "Per le

violazioni previste dai precedenti commi, la sanzione amministrativa pecuniaria non può comunque

essere inferiore nel minimo all'importo di 3.000 €”.

1 Ex art. 49, commi 1, 5, 8, 12 e 13, del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231.

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Tracciabilità e manovra a cura di C. Darida

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CRONACHE POLITICHE – Numero 6

Inoltre, per le violazioni di cui al comma 1 che riguardano importi superiori a 50.000 €, la sanzione

minima é aumentata di cinque volte. Per le violazioni di cui ai commi 2, 3 e 4 che riguardano

importi superiori a 50.000 €, le sanzioni minima e massima sono aumentate del cinquanta per

cento."

Si trattava, in particolare, delle limitazioni all'uso del contante e dei titoli al portatore, stabilite con

l'art. 35 D.L. 4 luglio 2006, n° 223 - convertito con Legge 4 agosto 2006, n° 248. Quest'ultima

disposizione era stata oggetto di immediata modificazione con la Legge 27 dicembre 2006, n°296

(Finanziaria 2007 ). In particolare, l'art. 32 del D.L. 112/2008, nel testo definito con la Legge di

conversione, disponeva che il divieto previsto per il trasferimento di denaro contante o di libretti di

deposito bancari o postali al portatore o di titoli al portatore, in euro o in valuta estera, fosse limitato

ad importi superiori a 12.500 €.

Tale disposizione era, comunque, applicabile a tutte le movimentazioni finanziarie, a qualsiasi titolo

effettuate, ed anche all'ipotesi di pagamenti frazionati, purché effetto della stessa operazione.

Analogamente, il trasferimento per contanti, di importo superiore al suddetto limite, poteva sempre

eseguirsi per il tramite di banche, istituti di moneta elettronica e/o Poste Italiane SpA.

Contestualmente, lo stesso art. 32 del D.L. 112/2008, aveva disposto l'abrogazione delle

disposizioni, emanate con il Decreto Bersani (D.L. 223/2006), finalizzate al contrasto dell'evasione

fiscale e focalizzate a rendere più trasparente la contabilità e a limitare fortemente i pagamenti in

contanti nei confronti degli esercenti arti e professioni.

Questa norma aveva provocato vivaci critiche per via del suo effetto discriminatorio e penalizzante.

Anche in tal caso, però, un suo parziale recupero (fattura elettronica sopra i 3.000 €), seppur privo

dell'aspetto direttamente discriminante, è stato effettuato dall'art. 21 della odierna "manovra".

Disposizione vista già con sospetto proprio dalle medesime categorie che vi intravedono una sorta

di ritorno al passato, seppur sotto spoglie meno aggressive.

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POST@:*Chi fosse interessato ad inviare idee, riflessioni, articoli o contributi vari può

inviarli all’indirizzo e-mail [email protected] o recapitarle presso lo Studio

Corteselli sito in Via Rio del Colle, n° 1 01033 Civita Castellana (VT), tel.

0761/59.94.74, fax 0761/59.19.15

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“Partecipare a un partito è come avere in mano uno strumento di lavoro: il partito non è

un fine, è un mezzo; ed è un mezzo delicatissimo nella sua funzione e nella sua finalità.

Non dico che ciascuno debba, come obbligo di coscienza, iscriversi ad un partito, ma – a

parte le condizioni particolari di ognuno – resta un criterio direttivo generale, per cui la

partecipazione morale (più o meno attiva) a un partito è un vero obbligo in rapporto

all’esercizio dei diritti politici. Se così non fosse, e se per ipotesi, i migliori, i più onesti, gli

studiosi, gli uomini che propagano le leggi morali e religiose, si appartassero dall’azione

politica (come avvenne per tanti anni per i cattolici in Italia) quale meraviglia poi che

prevalgano nel Paese correnti perniciose, tendenze sopraffattrici, partiti di ispirazione

materialistica, concezioni etiche paganeggianti? Quale meraviglia se la vita ammi-

nistrativa dello stato e degli enti locali divenga un pubblico mercato di favori, di intrighi,

di speculazioni, di dilapidazioni, di sperperi, di peculati? Quale meraviglia che le

popolazioni soffrano, che le tasse pesino, che il lavoro sia oppresso? Quale meraviglia che

l’ingiustizia trionfi?”

Don Luigi Sturzo

Tel.: 0761/599474Fax: 0761/591915

E-mail: [email protected]

Via Rio del Colle, n° 101033 Civita Castellana (VT)

c/o Studio Corteselli

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Pensiero Cristiano di Don Luigi Sturzo