CRONACHE POLITICHE – Numero 6
Circolo Giorgio La Pira 1
Periodico di politica & cultura di ispirazione popolare
Numero 8
Data: 03 dicembre
2010
Sommario
Editoriale - pag. 1
di E. Corteselli
Convegno Aldo Moro –
pag. 3 Quaderni del
circolo G. La Pira
Personaggi storici: E.
Mounier -pag. 4 a
cura di C. Darida
Informatore - pag. 6
Corsi Innform - pag. 7
Approfondimento
culturale – Critica di
A. Fanfani a M. Weber – pag. 8 a cura di C.
Darida
Tracciabilità e
manovra – pag 11 a
cura di C. Darida
Pensiero Cristiano –
pag. 11
EDITORIALE
a cura di Emilio Corteselli
Gentile Amico,
venerdì 15 ottobre si è svolto
un importante convegno di
studi dal titolo “Solidarietà
nazionale e democrazia com-
piuta in Aldo Moro”; tale
evento si inserisce in un
percorso che oramai dura da
molti anni il quale nasce
dalla esigenza di un esame di
quali siano i “fondamentali”
dello agire politicamente in
senso “cattolico-
democratico”.
Tale percorso dovrebbe inte-
ressare particolarmente i cat-
tolici impegnati un politica e
segnatamente quelli di centro
-sinistra a cui il Circolo, pur
non essendo una organizza-
zione politica, si rivolge.
Il Convegno è stata l’occasio-
ne per tutti coloro che vi
hanno partecipato, soprat-
tutto per chi fa politica, per
riflettere sul fondamentale
contributo offerto da Aldo
Moro dal dopoguerra fino
alla fine degli anni “70”. Non
si è trattato di una fredda,
ancorché sofisticata analisi
storica, ma piuttosto la
scoperta dell’attualità e della
fondatezza del pensiero di
L’analisi portata avanti dal
grande statista, spesso non
compresa se non addirittura
osteggiata dai suoi amici di
partito, configurava lo svilup-
po della democrazia italiana,
bloccata dallo scontro tra DC
e PCI, tutto ideologico anche
per la diversa collocazione
internazionale dei due partiti,
con l’ipotesi di una terza fase
che, affrancata dal pericolo di
una perdita della democrazia,
avrebbe proiettato la politica
nazionale nella direzione di
un percorso di alternanza e
di legittimazione reciproca
dei soggetti in campo.
Moro è stato un grande
esempio di politico
illuminato e di fervente
cattolico impe-gnato in
politica.
Il Circolo ritiene che chi a
Civita è impegnato nei
partiti, chi ha ruoli
importanti nelle istituzioni
locali, non possa lasciarsi
sfuggire l’occasione di
partecipare agli eventi
organizzati dal Circolo; un
simile invito è rivolto in
particolare a chi vede con
simpatia le formazioni del
centrosinistra, tale invito
non di meno deve interessare
a chi simpatizza o è attore nel
centro-destra, perché recupe-
ri tutti quei valori importanti
“Quando si dice
la verità non
bisogna dolersi
di averla detta:
la verità è
sempre
illuminante”.
A. Moro
CRONACHE POLITICHE – Numero 6
Circolo Giorgio La Pira 2
EDITORIALE
devono essere universalmente
condivisi.
Dunque quella del 15/10/10 è
stata una importante giornata di
politica e di cultura con interventi
di grandissimo livello; erano vera-
mente diversi anni che Civita
Castellana non ospitava un evento
politico-culturale cosi prestigioso;
un vero peccato per coloro
che venerdì sera non sono potuti
intervenire al Convegno che si è
svolto presso la sala conferenze
della Curia Vescovile.
Il Convegno che aveva ad oggetto
la Solidarietà nazionale e la
Democrazia Compiuta in Aldo
Moro, dopo una introduzione del
sottoscritto, Presidente del Circolo
Giorgio La Pira ed organizzatore
dell'evento, si è avvalso della
sapiente regia e coordinamento
dei lavori del Prof. Giovanni
Bianco, Docente di dottrina della
Stato e di diritto pubblico alla
Università di Sassari.
“Mattatore” della serata è stato
l'Onorevole Giovanni Galloni, già
Ministro della Pubblica
Istruzione, che nel 2008 ha
pubblicato un libro sulla figura di
Aldo Moro ("30 anni con Aldo
Moro", ed. Riuniti) e che nel
2005, al programma di
approfondimento giornalistico
Next di Rai News 24, ha parlato di
un discorso fatto con lo statista e
compagno di partito Aldo Moro,
poche settimane prima del suo
rapimento e assassinio da parte
delle BR: Moro gli avrebbe
confidato di essere certo di in-
filtrazioni dei servizi segreti CIA e
Mossad nelle stesse BR.
Dopo l'Onorevole Galloni ha preso
la parola il Senatore Sergio Fla-
migni, già membro della Commis-
sione d'inchiesta parlamentare sul
caso Moro e della Commissione
antimafia nell'ottava legislatura; il
Senatore Flamigni e stato inoltre
membro della Commissione par-
lmentare d'inchiesta sulla loggia
massonica P2 e della Commissio-
ne speciale bicamerale antimafia
nella nona legislatura, non-
ché autore di molti libri sul caso
Moro, tra gli altri si può ricordare:
La tela del ragno. Il
delitto Moro. 1988, 5/a edizione
2003;
«Il mio sangue ricadrà
su di loro». Gli scritti di Aldo
Moro prigioniero delle Br. 1997;
Convergenze parallele.
Le Brigate rosse, i servizi segreti
e il delitto Moro. 1998;
Il covo di Stato. Via
Gradoli 96 e il delitto Moro. 1999;
I Le idi di marzo. Il
delitto Moro secondo Mino
Pecorelli. 2006;
Il sequestro di verità. I
buchi neri del delitto Moro. Con
Roberto Bartali, Giuseppe De
Lutiis, Ilaria Moroni, Lorenzo
Ruggiero. 2008”
“
Non basta parlare per avere la coscienza a posto: noi abbiamo un limite, noi siamo dei politici e la cosa più appropriata e garantita che noi possiamo fare è di lasciare libero corso alla giustizia”.
A. Moro
CRONACHE POLITICHE – Numero 6
I QUADERNI DEL CIRCOLO GIORGIO LA PIRA N.02
ATTI DEL CONVEGNO
ACCADEMIA STUDI STORICI ALDO MORO
15 OTTOBRE 2010 ORE 16,00 PIAZZA MATTEOTTI
27 SALA CONFERENZE CURIA VESCOVILE
CIVITA CASTELLANA VT
Circolo Giorgio La Pira 3
Convegno A. Moro
CRONACHE POLITICHE – Numero 6
Convegno nazionale di studi su "Solidarietà nazionale e
democrazia compiuta in Aldo Moro" organizzato dal
Circolo Giorgio La Pira di Civita Castellana
Circolo Giorgio La Pira 4
Emmanuel Mounier (Grenoble, 1º aprile 1905 – Parigi, 22 marzo 1950) filosofo francese che definì la posizione filosofica conosciuta come personalismo comunitario.
Si laureò in filosofia a Grenoble nel 1927. L'anno successivo si trasferì a Parigi e dopo qualche tempo iniziò la pubblicazione di una rivista, Esprit con Georges Izard, André Déléage, Louis Emile Galey (1932). I sentimenti dei fondatori erano: un ciclo di creazione francese era concluso, c'erano cose da pensare che non si poteva scrivere da nessuna parte; Secondo la sofferenza sempre più viva di vedere il nostro cristianesimo solidarizzare con il disordine stabilito. Terzo la percezione sotto la crisi economica nascente di una crisi totale di civiltà. Nel 1934 pubblica “Rivo-luzione personalista e comuni-taria”, nel 1936 “Dalla proprietà capitalista alla proprietà umana”.
Durante l'occupazione della Francia la pubblicazione di Esprit fu sottoposta a censura da parte del governo di Vichy. Per il suo sostegno alla resistenza francese fu imprigionato.
Dopo la liberazione riprese la sua attività. Nel 1949 pubblicò la sua opera fondamentale, “Il persona-lismo”.
La pubblicazione della sua rivista continua anche dopo la sua morte, avvenuta nel 1950.
Il pensiero. Uno sviluppo dello spiritualismo francese è rappre-sentato dal personalismo di Em-manuel Mounier, nel quale con-fluiscono anche ampiamente (co-me egli stesso ammise) temi dell’ esistenzialismo teistico cristiano. Mounier fu, oltrechè filosofo, pub-blicista e uomo politico: nel 1932, come abbiamo detto nella sua biografia, fondò la rivista cattolica “Esprit”, che rimase (anche nel dopoguerra) termine di riferi-mento essenziale per i cattolici di
Strenuo avversario del fascismo e vicino al Fronte popolare, durante la guerra di Spagna Mounier si schierò a favore del governo repubblicano, pur denunciando i rischi del tota-litarismo comunista e le atrocità della guerra civile.
Durante la seconda guerra mondiale partecipò attivamente alla resisten-za, fu imprigionato dai Tedeschi per alcuni mesi e successivamente visse in clandestinità fino alla Liberazione. Oltre al “ Manifesto al servizio del personalismo ” (1936), le sue opere fondamentali sono “Rivoluzione personalistica e comunitaria” (1936), “ Che cos’è il personalismo? ” (1946), “ Trattato del carattere ” (1946), “ Il personalismo ” (1949).
Lo sfondo storico in cui si sviluppa la riflessione filosofica di Mounier è la grande crisi economica conseguente al crollo della Borsa di Wall Street del 1929: in questa situazione di generale arretramento dell’eco-nomia, il filosofo francese si propone di indicare una “ terza forza ” , che si contrapponga sia all’individualismo liberistico sia al totalitarismo stali-nista.
La nuova strada viene ricercata in una filosofia che concepisca l’uomo né come semplice individuo, atomo tra altri atomi e privo di sostanziali relazioni con essi, né come momento di una totalità socio-economica che fagocita la sua specificità.
cepito come persona, cioè come uno “spirito” che, se da un lato, in quanto tale, è assolutamente unico e specifico, dall’altro è costituziona-lmente aperto alle altre persone in una relazione che fa parte dello sviluppo e del carattere della per-sona stessa. I caratteri della persona sono i seguenti: in quanto spirito, essa è primariamente una realtà inoggettivabile (in ciò risulta eviden-te l’influenza di Marcel) che si esprime in una creatività assolu-tamente libera e in uno slancio verso la trascendenza, intesa sia come apertura verso Dio sia come comu-nione con le altre persone.
Ma la persona, malgrado l’inog-gettivabilità che deriva dalla sua spiritualità, non è qualcosa di astratto e di sganciato dal mondo materiale: al contrario, essa è incarnata nella realtà corporea e storica e può esplicare se stessa solamente attraverso un’attività pratica concreta. Infine (e qui ci troviamo di nuovo di fronte alla tematica della trascendenza, di-retta però alla realtà sociale) il personalismo è essenzialmente comunitario , in quanto la piena realizzazione della persona si ha non nell’individuo, ma nella “persona collettiva” o “persona personale”.
Quest’ultima rappresenta l’ideale cui ogni uomo deve aspirare, il “polo profetico” verso cui deve incessantemente tendere il “polo politico” rappresentato dall’azio-ne della singola persona.
La persona, dunque, non è qual-cosa di dato e concluso, ma piuttosto un ideale e un compito che l’uomo deve gradualmente realizzare. Il personalismo, che in Francia aveva già trovato espres-sione nell’ultima fase del pensiero di Renouvier, è rappresentato anche in America (specialmente da un gruppo di pensatori che si raccolgono attorno alla rivista “The Personalist”), in Germania (come componente nel pensiero di Max Scheler e di Martin Bu-ber), nonché in Italia, soprattutto nell’opera del piemontese Luigi Pareyson, che lo congiunge ad una spiccata ispirazione esisten-zialistica.
Personaggi Storici: Emmanuel Mounier a cura di Claudio Darida
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continua: Emmanuel Mounier a cura di Claudio DaridaL’impegno di Mounier. Par-lare di “Esprit” significa parlare di Emmanuel Mounier, come dire “Cahiers de la Quinzaine” vuol dire Charles Péguy e “Humanisme integrale” Jacques Maritain.
Identificazioni che definiscono uno straordinario periodo della cultura e degli avvenimenti religiosi in Francia tra le due guerre, dominato, anzi ispirato, da questi intellettuali, che a costo della povertà, della pri-gionia e della fatica non sempre corrisposta, si sono impegnati in un ciclo creativo a favore della elevazione dei più deboli, della salvaguardia della libertà per-sonale e della riconciliazione tra “la vera intelligenza e l’amore” intervenendo - senza confessio-nalismi e preclusioni - “impri-mendovi il sigillo dell’ Infinito”.
Adesso che la lezione è appresa e condivisa sul piano culturale, l’umanità, ciononostante, conti-nua implacabilmente con le proprie devianze, guerre, ingiu-stizie sociali, massificazione, edonismo.
Assume, allora, un significato parlare ancora dell’ avventura e insieme della speranza mounie-rane come direttive che pon-gono l’umanità al di là delle tecnologie e delle politiche verso una rivoluzione (perché di que-sto sempre si tratta) che ci faccia riappropriare della digni-tà della persona dentro una società libera, comunitaria, pluralistica?
Incontrare Mounier non signi-fica solo conoscere la sua con-cezione filosofica, condividere la sua passione sociale e i suoi ideali cristiani, ma penetrare in qualcosa di non comune, impal-pabile, inafferrabile che però alla fine ti penetra e ti illumina. Qualcosa forse di “anacroni-stico” (in senso positivo) nella nostra epoca eppure di coi-nvolgente e fecondo, di elevato livello, di commovente; come quando incontri un amico che sa riconoscere la tua sofferenza e darle un senso.
Non ci si illuda di trovare nel suo privilegiare il senso dell’amicizia e della condivisione, un buonismo di marca fideistica confessionale o una pietà intimistica. “Sono un montanaro... di un’indole, la più incerta, la più selvaggia di gusti, tutto sommato impulsiva, e più fatta per la contemplazione di-stratta del cielo e della terra che per l’azione e per i dogmatismi”.
“Esprit”, la rivista che nascerà nel 1932, è una creatura che esprime il suo patrimonio genetico, mostra la gestazione faticosa, il travaglio insidiato a destra e a sinistra, uno sviluppo che infiamma e che rivo-luziona.
Ma chi era quest’uomo del Delfinato, con alle spalle quattro nonni contadini, un’infanzia sere-na e meditativa, liceale timido e impegnato, una finestra all’interno percorso dall’angoscia, laurea in filosofia a Grenoble, poi l’incontro con la Sorbona nella grande città indifferente e l’avvio verso una fortunata carriera accademica? È’ un uomo che attorno agli anni trenta, partecipando al meglio della vita culturale parigina, sente nascersi dentro una diversa vocazione.
È l’epoca dei filosofi Blondel e Bergson, poi, Marcel e Berdiaeff. “L’intellighenzia è a sinistra incon-testabilmente”: con Gide, Huxley, Malraux, Bloch e altri. Tra i cat-tolici spicca Maritain che sempre svolgerà un ruolo ispiratore e mediatore. L’influenza di Péguy, morto una quindicina d’anni pri-ma sul fronte della Marna, con-tinua a ispirare Mounier come un padre spirituale. E poi ci sono Pouget, Guitton, De Rougermont, Domenach, e molti altri intellet-tuali, artisti, religiosi.
Quando già si profila all’orizzonte la minaccia di quella che sarà la seconda guerra mondiale, c’è una voce in Francia che parla un linguaggio universale e profondo, che vale per i credenti e per i non credenti, per quanti sono giovani e non giovani, per quelli che vivono in solitudine e per quelli che ama-no ritrovarsi in gruppi di ricerca e di azione, per gli oppressi,
per i disperati, per gli ammalati. Voce di uno che sa partecipare per intima vocazione alla sofferenza dell’uomo, che ha il gusto dell’eterno e “dello scandalo che sconvolge senza far rumore” opera, anzitutto su di sé, “la purificazione interiore da cui scaturisce ogni fecondità”, uno che “testimoni l’Assoluto, porti le condanne che nessuno osa portare, proclami l’impossibile anche se non può realizzarlo”, in una costante revisione e con rigore interno al servizio dello spirito, però che “la verità non si cristallizzi in dottrina, ma nasca dalla carne”.
La sua grandezza sta nella accettazione della volontà di Dio: “Non ci resta altro che amare .... e amare intensamente quelli che Egli spezza per amore”). Ma è soprattutto nella prova di Françoise, la sua piccola bambina malata di encefalite progressiva (lui che diceva che “i bambini hanno il cielo nei loro occhi” ma anche che “niente assomiglia di più al Cristo dell’innocenza sofferente”) che Emmanuel Mou-nier manifesta il grande spessore della propria fede e la capacità di abbandono all’Assoluto.
Emmanuel Mounier morirà pre-maturamente d’infarto il 22 marzo 1950.
“Ci troviamo sospesi, tra
cielo e terra, sulla corda
che non si flette del
cristiano; e l’equilibrio
può essere mantenuto
solo in alto”.
Emmanuel Mounier
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CANI: L’IMPROVVISO ATTRA-VERSAMENTO E’ CASO FOR-TUITO. Il conducente di un’ automobile che procede normal-mente non risponde dei danni provocati da un incidente stradale ai passeggeri che trasporta e agli altri, se il sinistro è dovuto all’improvviso attraversamento di un cane. Si tratta di un caso fortuito che fa venir meno la presunzione di colpa a carico di chi guida. E’ quanto emerge dalla sentenza n. 21271 depositata il 10 ottobre 2007 dalla Corte di cassazione. Gli elementi caratteriz-zanti sono l’imprevedibilità e l’assoluta inevitabilità che vanno individuati non in astratto ma in relazione a tutte le circostanze del caso concreto. Una volta accertata la presenza dell’avvenimento in alcun modo prevedibile dal conducente, cade anche la presunzione di colpa sancita nell’art. 2054 del codice civile.
AL LAVORO SOLO PER SEI GIORNI. La settimana lavorativa non si tocca (sei giorni di lavoro), ma il giorno di riposo (il settimo) può anche non coincidere con la domenica. Intoccabili sono pure il riposo settimanale (di 24 ore) e quello giornaliero (di 11 ore), ma possono anche essere fruiti non consecutivamente (35 ore com-plessive). Lo precisa il Ministero del Lavoro in risposta agli interpelli n. 29 e n. 30 della Confcommercio, entrambi i merito all’art. 9 del dlgs n. 66/2003 (riforma dell’ orario del lavoro). La disposizione stabilisce che la cadenza del riposo ogni sei giorni può essere derogata in presenza di tre condizioni: che esistano degli interessi apprezzabili; che si rispetti, nel complesso, la cadenza di un giorno di riposo ogni sei di lavoro; che non si superino i limiti di ragionevolezza con par-ticolare riguardo alla sicurezza dei lavoratori.
TRE ANNI DI RECLUSIONE IN CASO DI SFRUTTAMENTO DEI LAVORATORI BASATO SUL RICATTO. Rischia una condanna per estorsione il datore di lavoro che, sotto il ricatto di mandare via i lavoratori in nero, eroga retribuzioni sotto ai minimi sindacali; fa firmare prospetti-paga per importi superiori a quelli corrisposti; non si preoc-cupa della copertura assicurativa; non concede ferie; non paga gli
Ciò anche se la minaccia e il ricatto non sono espliciti ma fanno leva sulla
GASOLIO AGRICOLO IN AUTO? IN GALERA. Rischia il carcere l’agricoltore che usa il gasolio per il quale ha usufruito delle agevolazioni fiscali, per scopi diversi da quello strettamente agricolo, come per esempio la trazione. Ciò anche se ha impiegato il carburante sempre all’interno dell’attività aziendale. E’ quanto affermato dalla terza sezione penale della Corte di Cassazione che, con la sentenza n. 35874 del 1° ottobre 2007, ha confermato con la condanna, pronunciata dalla Corte d’ Appello di Lecce, a quattro mesi di reclusione e 7500 euro di multa nei confronti di un agricoltore pugliese che aveva usato il gasolio per la trazione invece che per l’irrigazione.
MALATTIA SEMPRE CERTIFI-CATA. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 17898 del 22/08/2007, stabilisce che le assenze per malattia, anche per un solo giorno, devono essere documentate. Il lavoratore dipendente affetto da uno stato morboso deve sottoporsi, preferibil-mente sin dal primo giorno di malattia, ad accertamenti sanitari o da parte del medico curante che rilascia un’ap-posita certificazione composta da un attestato contenente l’indicazione della prognosi (durata presunta della malattia) ed un certificato di diagnosi che contiene l’identificazione della natura da parte della malattia da parte del medico curante. Il lavoratore è obbligato altresì a comunicare all’Inps il proprio domicilio durante la malattia, anche se coincidente con quello abituale, per permettere l’accertamento dello stato morboso. I contratti collettivi di lavoro stabi-liscono il termine entro il quale va effettuata la comunicazione di assenza al datore di lavoro, in modo tempestivo e preventivo rispetto all’invio del certificato. Infatti la comunicazione serve a giustificare l’assenza dal lavoro; mentre la certificazione è finalizzata a dimostrare l’esistenza della causa giustificativa. Per quanto riguarda la trasmissione della certificazione il lavoratore è tenuto, per legge, entro due giorni dal relativo rilascio, a recapitare o trasmettere al datore di lavoro ed all’Inps il certificato rilasciato dal medico curante.
POSTO DI BLOCCO, PUNITO CHI SCAPPA. Secondo la Cassazione può
essere condannato per resistenza a pubblico ufficiale chi non si ferma all’alt intimato dai carabinieri e scappa a tutta velocità a bordo del suo motorino o della sua auto. Ciò anche se non ha forzato fisicamente il posto di blocco ma si è semplicemente dato alla fuga. E’ quanto stabilito dalla Suprema Corte che, con la sentenza 35826 del 1° ottobre 2007, ha accolto il ricorso della procura di Palermo presentato contro il non luogo a procedere disposto dal tribunale siciliano nei confronti di un ragazzo che era scappato a tutta velocità per le vie del centro cittadino per eludere un controllo dei carabinieri che gli avevano intimato l’alt. Ora rischia una condanna per resistenza a pubblico ufficiale punito dal nostro codice (articolo 337) con una pena che va da sei mesi a cinque anni di reclusione.
DIPENDENTE DEFUNTO, TFR AL CONIUGE. L’indennità di fine rapporto Inpdap va corrisposta, in caso di morte del dipendente, solo al coniuge superstite e non ai figli maggiorenni. E’ quanto emerge dall’ordinanza n. 347 della Corte Costituzionale, con la quale è stata dichiarata inammissibile la questione di legittimità dell’art. 3 della legge 152/68. La norma prevede che la prole maggiorenne del dipendente deceduto in attività di servizio ha diritto a percepire l’indennità premio di servizio solamente in mancanza del coniuge superstite. Non c’è disparità di trattamento tra figli e coniuge, neppure quando questo è di seconde nozze.
LA BANCA RISPONDE DEL DANNO MORALE. Denuncia il furto del libretto degli assegni e, mesi dopo, scopre di essere protestato: il danno morale e quello patrimoniale gli vanno risarciti dalla banca. La Cassazione con sentenza n. 18316/07, prima sezione civile, ha separato la responsabilità della banca da quella del segretario comunale. Il pubblico ufficiale, procedendo alla levata del protesto, si era infatti accorto della falsità della firma ed aveva effettuato la pubblicazione con la causale “firma falsa”, in sigla “F.F.”. La Cassazione ha chiarito che in caso di protesto illegittimo la rivelazione automatica ed improvvisa ai terzi di una situazione di insolvenza produce un danno da discredito.
Informatore
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L’Inn.Form (Innovazione Forma-
zione e Ricerca della PMI) è nata
come associazione senza fini di lucro
per la gestione degli interventi
formativi nel settore ambientale,
rientranti nell’obiettivo 1 e 3 e
disciplinati dalle circolari ministeriali
(M.L.P.S.) n° 99/95, e n° 100/95, sia
per la sua difesa che per la sua
valorizzazione.
L’Inn. Form, pertanto, ente con
attività senza scopo di lucro, ha
sviluppato una serie di esperienze sia
nel settore ambientale che in quello di
altri comparti formativi di ricerca e
progettazione.
Successivi inserimenti nella propria
compagine di figure professionaliz-
zanti: Dottori Agronomi; Dottori
Commercialisti; Avvocati; Ingegneri;
Medici; Architetti; Docenti di varie
materie; hanno permesso all’Ente
(Inn.Form) di ampliare la propria
attività rafforzandola dal punto di
vista qualitativo e quantitativo.
Nel rispetto dei diritti fondamentali
della persona, senza discriminazioni
culturali e religiose, si propone di
intervenire nella realtà del mondo
attuale promuovendo iniziative,
incontri e dibattiti, tesi a promuovere
l’inserimento socio-culturale di quanti
si riconoscono nelle finalità dell’
associazione, l’Inn. Form ha per fini
primari l’elaborazione e la trasmis-
sione della cultura, delle conoscenze
scientifiche e tecnologiche, la promo-
zione, l’organizzazione e lo sviluppo
della ricerca, la formazione culturale e
professionale di singoli cittadini o di
organizzazioni pubbliche e private.
Per assolvere ai propri compiti
formativi e divulgativi, l’Inn.Form
favorisce e sostiene le attività di riqua-
lificazione e orientamento del perso-
nale che agisce nel suo interno e di
coloro che prestano la loro collabo-
razione esterna.
La “mission” della sua struttura for-
mativa consiste nella diffusione della
cultura imprenditoriale, nella quale
confluiscono nuovi modelli di società e
nella creazione di nuove imprese, che
rispondano alle attuali richieste.
Partecipa, favorisce e realizza, attività di programmi finanziati dallo Stato, dalla Regione, dai Comuni e dalla Unione Eu-ropea, con la istituzione o la conduzione di corsi di Formazione ed Istruzione di personale, da destinarsi alle applicazioni specifiche inerenti: la riqualificazione o l’aggiornamento pro-fessionale, l’acces-so al mondo del lavoro, il recupero e l’inserimento nel mondo del lavoro da parte di soggetti svantaggiati.
Partecipa a gare bandite da Enti Pubblici e Privati, compresa l’Unione Europea, per la istituzione e la realizzazione di Corsi e Progetti Formativi, di Orien-tamento e di Ricerca, nonché la pre-stazione di consulenze specifiche, saltuarie o permanenti, a favore di Enti Pubblici o Privati.
Sintetizza le esperienze maturate dagli Enti che ne fanno parte, inserendole nel contesto innovativo della technology community europea avendo promosso al suo interno competenze qualificate e avvalendosi di collaborazioni esterne certificate.
Corsi in calendario. I nostri corsi sono tenuti da docenti professionisti che hanno una considerevole esperienza pra-tica nel mondo del lavoro. Ottima For-mazione seleziona docenti in grado di fornire ai candidati sia la preparazio-ne necessaria per poter soddisfare le ri-
Corsi di formazione Innform: “accendi il tuo futuro…”
-chieste che provengono dalla realtà lavorativa, sia la capacità di saper gestire nel modo più efficace possibile tutte le problematiche connesse alle attività che i candidati si possono tro-vare a svolgere. Corsi in calendario. L'INN.FORM. ha incrementato le potenzialità e la proget-tualità di alcune macro aree prioritarie (individuate anche da "Agenda 2000"), tramite l'elaborazione di percorsi forma-tivi di specializzazione e di riqualifica-zione nei settori agricolo e ambientale, turistico-alberghiero, in quello delle pro-fessioni e nel governo dei processi di riconversione professionale presso gli Enti Pubblici e le Piccole e Medie Imprese.
La "mission" della sua struttura formati-va consiste nella diffusione della cultura imprenditoriale, nella quale confluisco-no nuovi modelli di società e nella crea-zione di nuove imprese tese al soddi-sfacimento di nuove esigenze di una società moderna in continua evoluzione situata in un ambiente sano.
Come iscriversi ai nostri corsi L'iscrizione ai nostri corsi può avvenire direttamente selezionando il corso prescelto, scaricando il modulo di iscrizione ed inviarlo via e-mail al nostro Ente.
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Amintore Fanfani è ricordato più
come politico che come storico
dell’economia, eppure la sua cri-
tica nei confronti di Max Weber
rappresenta un aspetto di
notevole interesse.
Nel 1933, a soli 25 anni Fanfani
pubblica “Le origini dello spirito
capitalistico in Italia”, mentre l’
anno successivo esce la sua opera
principale: “Cattolicesimo e
prote-stantesimo nella
formazione sto-rica del
capitalismo” .
Gli studi di Fanfani sono una
risposta critica alle tesi del grande
sociologo e vengono subito dopo
la Grande Depressione che colpì
nel 1929 gli Stati Uniti. Tuttavia,
essi rappresentano una risposta
diffe-rita di trenta anni a quanto il
grande sociologo aveva asserito
nella sua “Etica protestante” nel
1904.
Nella sua opera Weber effettuava
una dissertazione sul razionalismo
occidentale, poi nella seconda
parte snocciolava un’approfondita
trattazione di teologia comparata.
In sintesi, Weber si chiedeva che
cosa avesse prodotto il decollo
dell’economia europea tra il ‘500
ed il ‘600 e quale fosse la dif-
ferenza del livello di ricchezza
rilevabile tra i vari paesi. Secondo
Weber, lo sviluppo economico de-
riva da una particolare attitudine
dello spirito, vale a dire che una
determinata visione del mondo
porta a dei comportamenti che poi
si tramutano in uno specifico stile
di vita. Tale spirito, non è altro
che l’espressione “dell’ansia per la
salvezza ultraterrena” propria di
ogni singola religione.
La spiritualità cattolica considera la
salvezza eterna come il frutto di una
lotta quotidiana fra peccato e grazia,
una lotta da vincere con le opere
buone, affidandosi all’opera di
remissione dei peccati della Chiesa
cattolica; la spiritualità luterana
spegne l’ansia che deriva dall’incerta
salvezza tramite la sola fide, che
esclude la mediazione della Chiesa
intesa come istituzione; infine, la
spiritualità calvinista fa della
salvezza un fatto già compiuto,
prima dell’inizio dei tempi.
La religione luterana aveva dichia-
rato l'inefficacia delle buone opere
per essere salvati, la dottrina della
giustificazione per fede era espres-
sione della onnipotenza divina che,
per suo insindacabile giudizio, ren-
deva giusto (iustum facere), giusti-
ficava, a condizione di avere fede,
chi era ingiusto per sua natura, per il
peccato originale. Si stabiliva così un
rapporto diretto tra Dio e gli uomini.
Veniva a mancare la funzione del
dispensatore della grazia divina, il
sacerdos, colui che dà il sacro, che
assicura il fedele del perdono divino,
per cui occorrono le buone opere, e
della grazia salvifica.
La mediazione della Chiesa tra il
fedele e Dio presente nel cattolice-
simo, nel luteranesimo era cancel-
lata e con essa i sacramenti. Ogni
credente diveniva sacerdote di se
stesso. Nessun uomo, sosteneva
Lutero, con le sue corte braccia può
pensare di arrivare fino a Dio.
Questa condizione era evidente-
mente disperante. Quanto più il
fedele viveva approfonditamente la
sua fede tanto più il dubbio si
insinuava sulla sua sorte nell'al di là.
Con Calvino c'è una soluzione: il
segno della grazia divina diventa
visibile e sicuro: è la ricchezza, il
benessere generato dal lavoro.
Anzi il lavoro in sé acquistava il
valore di vocazione religiosa: è
Dio che ci ha chiamato ad esso. È
quindi il beruf, il lavoro e il suc-
cesso che ne consegue che assi-
cura il calvinista che "Dio è con
lui", che egli è l'eletto, il prede-
stinato.
Di conseguenza il povero è colui
che è fuori dalla grazia di Dio. Chi
sa quali colpe egli ha commesso
per essere stato punito con la
povertà. La figura del povero, che
nel medioevo cristiano e cattolico
era la presenza di Cristo, lo stru-
mento per acquisire meriti per il
Paradiso, ora è invece il segno
della disgrazia divina. Le torme di
mendicanti cenciosi e ladri che
ora assediano nel '500 le strade
della città impauriscono i buoni
borghesi. Ad ogni aumento del
prezzo dei beni alimentari può
scatenarsi una sommossa. Essi
quindi verranno relegati dalle
autorità cittadine, spesso con la
forza, negli ospedali che divengo-
no i luoghi di raccolta di amma-
lati, vagabondi e poveri.
Invece, Fanfani analizza la strut-
tura produttiva del capitalismo
Approfondimenti culturali: Critica di A. Fanfani a M. Weber a cura di Claudio Darida
CRONACHE POLITICHE – Numero 6
Circolo Giorgio La Pira 9
nel suo sviluppo storico alla luce
della dottrina sociale della chiesa.
Fanfani nel liberalismo estremo
vede il pericolo già espresso da
Leone XIII nella Rerum Novarum
così come i pericoli individuati poi
in Laborem exercens e in Cen-
tesimus Annus di Papa Giovanni
Paolo II.
Citando Max Weber Fanfani rileva
la sua distanza dal mondo
disuma-nizzato nel quale "chi non
si adatta nell'azione della vita alle
condi-zioni indispensabili per
ottenere il successo nel sistema
capitalistico retrocede o fallisce".
La posizione chiara di Fanfani nel
rifiutare un modello esasperato di
capitalismo si rivela essere
altrettanto traspa-rente nel
rifiutare i sistemi stata-listici
centralizzati del socialismo reale.
Qui infatti lo Stato è etico,
persona. In questi sistemi lo Stato
viene prima del cittadino. Inoltre
lo Stato è buono, il cittadino è
cattivo. Per Fanfani prima c'è
l'uomo poi lo Stato.
Le posizioni di Fanfani sono in
linea con quelle espresse da Leone
XIII. Leone XIII, bisogna sotto-
linearlo, nel 1891 usa il termine
"socialismo" in una accezione
troppo generalizzata. Ciò in quan-
to non poteva avere presenti i
sistemi di Welfare State e le eco-
nomie miste che si sarebbero svi-
luppate dopo la seconda guerra
mondiale. In questa realtà storica
il concetto di socialismo cui fa
riferimento il Pontefice è inade-
guato e riduttivo e non coglie la
realtà delle varie posizioni sul
socialismo nel XX secolo.
Nella Rerum Novarum Leone XIII
elencò circa nove ragioni per cui
sul piano storico il programma so-
cialista sarebbe fallito. Rispetto al
socialismo reale la sua prognosi è
esatta.
Nell'Europa anteguerra e in quella
che lo vedrà protagonista a partire
dall'assemblea costituente il merito
di Fanfani è di avere sviluppato ave-
re indicato il compito all'Europa cat-
tolica di un nuovo ordinamento del
mondo nella politica e nell'econo-
mia. Fanfani ha saputo cogliere l'im-
portanza nel cattolicesimo romano
della famiglia, delle congregazioni
religiose, dei gruppi etnici, delle as-
sociazioni locali rispetto all'impor-
tanza rivolta al singolo nell'interpre-
tazione del protestantesimo secondo
l'ottica di Weber.
A Fanfani non sfuggono comunque,
gli elementi associativi storici del
protestantesimo. Nella sua analisi
dello sviluppo del capitalismo chiari-
sce il ruolo del singolo e delle con-
gregazioni religiose.
Nell'analisi delle società pre-capita-
liste secondo Fanfani
l'arricchimento illimitato
dell'individuo è ritenuto il-lecito. Il
desiderio di arricchimento del
singolo, prosegue Fanfani, non è
considerato espressione di virtù in
quanto quel tipo di società aveva
bisogni limitati. In un'epoca nella
quale vi era uno sviluppo economico
limitato il desiderio di un benessere
maggiore è sentito come peccato. In
questo contesto ricchezza è
sinonimo di avidità.
amabile polemica tra il professore
Alberto Martinelli, autore di una
prefazione all'edizione dell’Etica
pro-testante" di Max Weber, e lo
storico Paolo Simoncelli. In una nota
su
"Avvenire" rimprovera al pre-
fatore di non aver dato conto
della discussione sulla
corrispondenza tra etica
protestante e sviluppo del
capitalismo.
Questa tesi, ricorda Simoncelli, fu
radicalmente stroncata dal giova-
ne Amintore Fanfani, storico dell'
economia all'unversità cattolica di
Milano, che ebbe gioco facile a far
presente come il capitalismo nac-
que in Italia nel tardo Medioevo.
Basti ricordare i banchieri toscani
e lucchesi in particolare e l'inven-
zione, tutta italiana, della partita
doppia.
Data questa obiezione, scrive
Simoncelli, sarebbe stato Herbert
Luthy a proporre una spiegazione
uguale e contraria: fu "la contro-
riforma a frenare lo sviluppo
capi-talistico" nei Paesi cattolici.
Questa discussione è tanto più
interessante se si considera che i
suoi effetti arrivano fino ai nostri
giorni: basti pensare al disprezzo
con cui vengono guardati i
cosiddetti Paesi Pigs (Portogallo,
Irlanda ma forse anche Italia,
Grecia e Spagna), tutti travolti
dalla crisi economia e colpevoli di
una gestione finanziaria poco at-
tenta, tutti rigorosamente catto-
continua… Approfondimenti culturali: Critica di A. Fanfani a M.
Weber a cura di Claudio
Darida
CRONACHE POLITICHE – Numero 6
Al fine di adeguare il nostro ordinamento all’ordinamento comunitario per la prevenzione
dell'utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi di attività criminose e di
finanziamento del terrorismo, con il Decreto Legge 31/05/2010 si abbassa nuovamente il limite per
la tracciabilità dei pagamenti tra soggetti che non si avvalgono degli intermediari finanziari.
In base all'art. 20 del menzionato Decreto anticrisi, il tetto alla tracciabilità dei contanti viene
portato da 12.500 €, previsti dalla disciplina precedente1 a 5.000 €.
Sopra questa soglia sarà obbligatorio effettuare i pagamenti di beni o servizi con sistemi che
assicurino la tracciabilità quali assegni non trasferibili, bonifici o altre modalità di pagamento
bancario, postale che riporti (obbligatoriamente all'emissione) l'indicazione del beneficiario (nome,
ragione o denominazione sociale) e su cui sia apposta la clausola di non trasferibilità, o mediante
sistemi di pagamento elettronico.
Il Decreto, inoltre, modificando lo stesso decreto legislativo n° 231/2007, introduce una sanzione
amministrativa pecuniaria per la violazione di tale obbligo, che non potrà comunque essere
inferiore all'importo di 3.000 €, nonché la confisca della somma oggetto del pagamento
illegittimo (cfr. art. 58).
Il tetto così previsto, per l'uso di contanti e assegni, va riferito, in linea con l'emanazione delle
nuove regole per i libretti postali al portatore, alla somma complessivamente intesa alla luce del
criterio dell'operazione unitaria. In tal senso, sono vietate le c.d. operazioni frazionate, che ad
esempio suddividano, l'importo complessivo di 6.000 € in singole operazioni di 3.000 € ciascuna. In
particolare, per aumentare l'efficacia della misura, il decreto legislativo 21 novembre 2007, n° 231
viene così modificato: all'articolo 49, al comma 13, le parole: "30 giugno 2009" sono sostituite dalle
seguenti: "30 giugno 2011"; -all'articolo 58, dopo il comma 7 é aggiunto il seguente comma: "Per le
violazioni previste dai precedenti commi, la sanzione amministrativa pecuniaria non può comunque
essere inferiore nel minimo all'importo di 3.000 €”.
1 Ex art. 49, commi 1, 5, 8, 12 e 13, del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231.
Circolo Giorgio La Pira 10
Tracciabilità e manovra a cura di C. Darida
CRONACHE POLITICHE – Numero 6
Inoltre, per le violazioni di cui al comma 1 che riguardano importi superiori a 50.000 €, la sanzione
minima é aumentata di cinque volte. Per le violazioni di cui ai commi 2, 3 e 4 che riguardano
importi superiori a 50.000 €, le sanzioni minima e massima sono aumentate del cinquanta per
cento."
Si trattava, in particolare, delle limitazioni all'uso del contante e dei titoli al portatore, stabilite con
l'art. 35 D.L. 4 luglio 2006, n° 223 - convertito con Legge 4 agosto 2006, n° 248. Quest'ultima
disposizione era stata oggetto di immediata modificazione con la Legge 27 dicembre 2006, n°296
(Finanziaria 2007 ). In particolare, l'art. 32 del D.L. 112/2008, nel testo definito con la Legge di
conversione, disponeva che il divieto previsto per il trasferimento di denaro contante o di libretti di
deposito bancari o postali al portatore o di titoli al portatore, in euro o in valuta estera, fosse limitato
ad importi superiori a 12.500 €.
Tale disposizione era, comunque, applicabile a tutte le movimentazioni finanziarie, a qualsiasi titolo
effettuate, ed anche all'ipotesi di pagamenti frazionati, purché effetto della stessa operazione.
Analogamente, il trasferimento per contanti, di importo superiore al suddetto limite, poteva sempre
eseguirsi per il tramite di banche, istituti di moneta elettronica e/o Poste Italiane SpA.
Contestualmente, lo stesso art. 32 del D.L. 112/2008, aveva disposto l'abrogazione delle
disposizioni, emanate con il Decreto Bersani (D.L. 223/2006), finalizzate al contrasto dell'evasione
fiscale e focalizzate a rendere più trasparente la contabilità e a limitare fortemente i pagamenti in
contanti nei confronti degli esercenti arti e professioni.
Questa norma aveva provocato vivaci critiche per via del suo effetto discriminatorio e penalizzante.
Anche in tal caso, però, un suo parziale recupero (fattura elettronica sopra i 3.000 €), seppur privo
dell'aspetto direttamente discriminante, è stato effettuato dall'art. 21 della odierna "manovra".
Disposizione vista già con sospetto proprio dalle medesime categorie che vi intravedono una sorta
di ritorno al passato, seppur sotto spoglie meno aggressive.
Circolo Giorgio La Pira 11
CRONACHE POLITICHE – Numero 6
POST@:*Chi fosse interessato ad inviare idee, riflessioni, articoli o contributi vari può
inviarli all’indirizzo e-mail [email protected] o recapitarle presso lo Studio
Corteselli sito in Via Rio del Colle, n° 1 01033 Civita Castellana (VT), tel.
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“Partecipare a un partito è come avere in mano uno strumento di lavoro: il partito non è
un fine, è un mezzo; ed è un mezzo delicatissimo nella sua funzione e nella sua finalità.
Non dico che ciascuno debba, come obbligo di coscienza, iscriversi ad un partito, ma – a
parte le condizioni particolari di ognuno – resta un criterio direttivo generale, per cui la
partecipazione morale (più o meno attiva) a un partito è un vero obbligo in rapporto
all’esercizio dei diritti politici. Se così non fosse, e se per ipotesi, i migliori, i più onesti, gli
studiosi, gli uomini che propagano le leggi morali e religiose, si appartassero dall’azione
politica (come avvenne per tanti anni per i cattolici in Italia) quale meraviglia poi che
prevalgano nel Paese correnti perniciose, tendenze sopraffattrici, partiti di ispirazione
materialistica, concezioni etiche paganeggianti? Quale meraviglia se la vita ammi-
nistrativa dello stato e degli enti locali divenga un pubblico mercato di favori, di intrighi,
di speculazioni, di dilapidazioni, di sperperi, di peculati? Quale meraviglia che le
popolazioni soffrano, che le tasse pesino, che il lavoro sia oppresso? Quale meraviglia che
l’ingiustizia trionfi?”
Don Luigi Sturzo
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