Periodico di idee, informazione e cultura del Collegio IPASVI ...e campagne d’informazione che...

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Anno XX - N. 1 - gennaio/marzo 2010 - Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro. Poste italiane SpA - Spedizione in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in. L. 27/02/2004 n°46) art.1. comma2. DCB Roma Periodico di idee, informazione e cultura del Collegio IPASVI di Roma N°1 EDITORIALE Lazio, una sanità da rianimare FOCUS I progetti del Centro di Eccellenza per la Cultura e la Ricerca Infermieristica CONTRIBUTI Stereotipi dell’infermiere nella produzione cinematografica DAL COLLEGIO Posta elettronica certificata gratis per tutti gli iscritti ISSN 2037-4364

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Anno XX - N. 1 - gennaio/marzo 2010 - Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro. Poste italiane SpA - Spedizione in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in. L. 27/02/2004 n°46) art.1. comma2. DCB Roma

Periodico di idee, informazione e cultura del Collegio IPASVI di RomaN°1

EDITORIALELazio, una sanitàda rianimare

FOCUSI progetti del Centro di Eccellenza perla Cultura e la Ricerca Infermieristica

CONTRIBUTIStereotipi dell’infermierenella produzione cinematografica

DAL COLLEGIOPosta elettronica certificatagratis per tutti gli iscritti

ISSN 2037-4364

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Organo Ufficiale di Stampa del Collegio IPASVI di Roma

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Rivista trimestraleTariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: Poste Italiane S.p.A.Spedizione in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in. L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB RomaAutorizzazione del Tribunale di Roma n. 90 del 09/02/1990Anno XX - N. 1 - GENNAIO-MARZO 2010

FOTO: Mario Esposito

STAMPA: GEMMAGRAF EDITORE00171 Roma - Via Tor de’ Schiavi, 227Tel. 06 24416888 - Fax 06 24408006e-mail: [email protected] grafico: EDS Roma

Finito di stampare: marzo 2010

Tiratura: 28.000 copie

“Infermiere Oggi” pubblica articoli inediti di interesse infermieristico, previa ap-provazione del Comitato di Redazione. L’articolo è sotto la responsabilità dell’Autoreo degli Autori, che devono dichiarare: nome, cognome, qualifica professionale,ente di appartenenza, recapito postale e telefonico. Il contenuto non riflette ne-cessariamente le opinioni del Comitato di Redazione e dei Consigli Direttivi.Quando il contenuto esprime o può coinvolgere la responsabilità di un Ente, oquando gli Autori parlano a suo nome, dovrà essere fornita anche l’autorizzazio-ne dei rispettivi responsabili.Il testo deve essere il più conciso possibile, compatibilmente con la chiarezza diesposizione. Le bozze verranno corrette in redazione. I lavori non richiesti e nonpubblicati non verranno restituiti.Le citazioni bibliografiche devono essere strettamente pertinenti e riferirsi a tut-ti gli Autori citati nel testo.Le citazioni da periodici devono comprendere: il cognome e l’iniziale del nomedell’Autore o dei primi due Autori, nel caso di più di due Autori, verrà indicato ilnome del primo, seguito da “et al”; il titolo originale dell’articolo, il titolo del pe-riodico; l’anno di pubblicazione, il numero del volume, il numero della pagina ini-ziale.Le citazioni di libri comprendono: il cognome e l’iniziale del nome degli Autori, iltitolo del libro (eventualmente il numero del volume e della pagina, se la citazio-ne si riferisce ad un passo particolare), l’editore, il luogo e l’anno di pubblicazio-ne. Gli Autori che desiderano la riserva di un certo numero di copie del numerocontenente il loro articolo, devono farne richiesta esplicita al momento dell’inviodel testo.Tutto il materiale deve essere spedito o recapitato al Collegio IPASVI di Roma,Viale Giulio Cesare, 78 - 00192 Roma.

S O M M A R I OEDITORIALE

1 Lazio, una sanità da rianimaredi Gennaro Rocco

CONTRIBUTI3 Conoscenza e applicazione dell’autonomia professionale

dell’infermiere nell’era post-mansionariodi Alessandro Stievano, Loriana Lattanzi,Simona Pistoni, Rosaria Alvaro

13 Interventi infermieristici nella bronco-pneumologia:una ricerca bibliograficadi Massimo Giordani

19 Radiogramma nella sala di pronto soccorso: problematiche, revisione della letteratura e propostedi Cristian Vender, Roberta Delle Fratte, Francesco Staderini

24 L’infermiere di famiglia: il più adatto per la sindrome autisticadi Ione Moriconi, Simona Lazzari

27 La malnutrizione infantile nei Paesi a risorse limitate:il ruolo dell’infermiere in Mozambicodi Domenico Ferreli

31 Stereotipi dell’infermiere nella produzione cinematograficadal 1950 al 2008di Natasha Megozzi, Fabio Pennacchioni

FOCUS I PROGETTI DEL CENTRO DI ECCELLENZA PER LA CULTURA E

LA RICERCA INFERMIERISTICA

42 Centro di Eccellenza. Al via i primi progetti!44 Tante ricerche e un solo obiettivo: fare... Centro

NOTIZIE DALLA REGIONE54 Emma Bonino e Renata Polverini a confronto sulla sanità laziale

NOTIZIE DAL COLLEGIO55 Il Collegio di Roma regala ai propri iscritti

la Posta Elettronica Certificata

L’ANGOLO DEI MEDIA56 Mentre “Mimma” va in pensione Lucio Dalla

ripropone la sexy infermiera

PILLOLE DI STORIA59 Il ruolo delle donne nel soccorso ai feriti

della Repubblica Romana del 1849

L’AVVOCATO DICE 61 L’evento sentinella e il Sistema informativo per il monitoraggio

degli errori in Sanità, le Raccomandazioni del ministero e laresponsabilità sanitaria

INFERMIERI IN RETE64 I nuovi media per l’infermieristica

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Siamo ormai al traguardo elettorale, quello che nel Lazio asse-gnerà vittoria e sconfitta. Decretando l’una e l’altra, le elezioniregionali diranno a chi toccherà il compito di ricostruire un si-stema sanitario oggi alle corde, provato oltremisura da ineffi-cienze e sprechi, un pugile frastornato da tagli di risorse e diservizi, stordito da un deficit finanziario spaventoso, incapace direagire e riformarsi. E stavolta il ko rischia di essere definitivo,la sanità pubblica potrebbe non rialzarsi più e con essa i cit-tadini perderebbero l’unico ombrello assistenziale che hanno.E’ un affare troppo serio e urgente per reiterare promesse e im-pegni, per ribadire programmi e progetti. No, non può bastarepiù. Serve altro: azione, decisione, concretezza. E’ l’ultimo trenoper cambiare davvero, per invertire una rotta al ribasso che negliultimi lustri ha punito i cittadini-utenti e mortificato gli operatori.Chi, come gli infermieri, vive in prima linea questa difficilissimacondizione sa che per la sanità regionale è scattata la fatidica“ora x”, il punto di non ritorno: ora o mai più, o si riparte o si af-fonda. Il pauroso debito finanziario falcidia prestazioni, servizi,reparti e svuota sempre più gli organici, creando carichi dilavoro insopportabili, disorganizzazione, disfunzioni, malessereprofessionale. Il quadro è di tutta emergenza e va affrontatocome tale.Gli infermieri di Roma e del Lazio chiedono da tempo interventidecisi sulla carenza degli organici, sul blocco delle assunzioni edel turn-over, sulla stabilizzazione dei precari, interventi chetuttavia non arrivano se non nelle dichiarazioni d’intenti. Datempo indichiamo un sistema diverso, una riorganizzazionedella rete sanitaria in senso territoriale, puntando sull’assi-stenza domiciliare e sulla continuità assistenziale secondo mo-delli sperimentati con successo in altri Paesi e anche in altreRegioni italiane. Chiediamo che, a sua volta, il sistema puntisulla nostra professionalità, sulle competenze che abbiamo ac-quisito e che ci assegnano un ruolo diverso da quello in cui oggici sentiamo ingiustamente relegati.All’esito elettorale, chiunque assumerà la guida della RegioneLazio dovrà porre la questione sanità in cima alla lista delle

priorità. E non potrà sbagliare. Noi infermieri siamo gente con-creta e concretamente indichiamo da dove partire e come pro-cedere. Raccogliere finalmente la nostra voce e riformare il si-stema come suggeriamo sarebbe già una bella svolta. Alla futura Giunta Regionale chiediamo di investire sull’assi-stenza e sulla sua riorganizzazione. Bisogna intervenire rapida-mente sulle questioni ancora aperte, frutto di richieste ina-scoltate e impegni non mantenuti. A cominciare dalla carenzadi personale infermieristico ormai oltre la soglia dell’emer-genza. Interi reparti ospedalieri e servizi riescono a garantire ilivelli minimi di assistenza solo grazie all’abnegazione straordi-naria di professionisti che fanno del superlavoro la loro condi-zione quotidiana, pronti a svolgere mansioni improprie pur dimandare avanti il servizio. La situazione si aggrava di anno in anno, mentre il numero degliinfermieri neolaureati copre a malapena la metà del turn-overper pensionamenti e trasferimenti. Finora si è tentato di ar-ginare l’emergenza con l’assunzione di infermieri stranieri manon è bastato. Di fatto, nelle piante organiche delle AziendeSanitarie e Ospedaliere del Lazio mancano almeno 4mila infer-mieri, per un rapporto infermieri/abitanti tra i più bassid’Europa. Un dato che non risparmia la spedalità privata,sempre più orientata a ricorrere alle cooperative e alle agenziedi lavoro temporaneo per poter assicurare il servizio. La direzione d’intervento è perciò obbligata: rinforzare subitogli organici, estendere il ricorso alla libera professione, inve-stire seriamente sui servizi territoriali. E poi investire sulla for-mazione infermieristica, gettare oggi un ponte verso i giovaniper raccogliere fra qualche anno i frutti con professionisti pre-parati e in numero sufficiente per garantire il livello di adegua-tezza dei servizi richiesto. Significa un sostegno specifico dalla Regione alle sedi di for-mazione infermieristica pubbliche, classificate e private, il prin-cipale bacino d’utenza delle università, oggi alle prese con diffi-coltà economiche insormontabili. La Regione Lazio deve scon-giurarne la chiusura reintroducendo il finanziamento delle rette

Lazio, una sanitàda rianimare di Gennaro Rocco

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per studente, così come avveniva prima della trasformazione incorsi universitari. Può e deve fare molto la Regione anche perpromuovere la figura dell’infermiere fra i giovani, con iniziativee campagne d’informazione che avvicinino i ragazzi alla profes-sione, mentre lo strumento delle borse di studio può incenti-varne l’iscrizione ai corsi di laurea.Alla nuova Amministrazione Regionale spetterà anche ilcompito di realizzare finalmente ciò che è rimasto sulla carta intema di autonomia e autogestione professionale degli infer-mieri. All’esordio formale dei Servizi Infermieristici non è se-guita un’attuazione concreta significativa e qualche buonesempio maturato a Roma stenta a realizzarsi altrove. Cosìanche l’attivazione dei Dipartimenti dell’Assistenza è rimastaal palo. C’è bisogno di modelli organizzativi diversi dagli attuali,spesso inadeguati. Abbiamo contezza di quanto il cittadino chiede al Sistema Sani-tario Regionale e di quanto, per contro, non riusciamo a ga-rantire. I tempi, gli orari, i ruoli ai quali il cittadino deve sotto-stare non si rivelano all’altezza. E troppo spesso gli infermieri siimbattono in una mentalità organizzativa tutt’altro che fun-zionale alla qualità delle prestazioni assistenziali da erogare.Serve un impulso decisivo all’attivazione dei Servizi Infermieri-stici e dei Dipartimenti dell’Assistenza in tutte le Aziende Sani-tarie e Ospedaliere della Regione.Serve chiarezza e organizzazione anche sul fronte degli Ope-ratori Socio Sanitari e del loro utilizzo a supporto dell’attivitàinfermieristica. E’ fondamentale fissare ogni anno il reale fabbi-sogno degli OSS, formarli esclusivamente nelle sedi di forma-zione infermieristica, attribuire loro mansioni svolte oggi impro-priamente dagli infermieri, coordinarne l’attività sotto il con-trollo diretto degli infermieri. Come pure servono regole certe, rigorose e nuove condizionioperative per l’Ecm. I corsi sono pochi e i Piani FormativiAziendali, laddove esistono, non soddisfano il bisogno for-mativo di tutto il personale. Gli infermieri sono spesso costrettia frequentare corsi al di fuori dall’orario di servizio, caricandosicosti e sacrifici. Alla Regione chiediamo di imporre a tutte leAziende del Lazio l’attivazione di corsi interni, fruibili in orariodi servizio, l’assegnazione di specifiche risorse finanziarie alprogramma Ecm, l’incentivazione di strumenti più modernicome la formazione a distanza, l’e-learning e l’autoformazione. Soprattutto gli infermieri attendono dalla politica segnali chiari

di cambiamento rispetto ad un modello tutto sbilanciato sul-l’ospedale, sugli esami clinici e sulla spesa farmaceutica. Perrispondere alla domanda di salute dei cittadini, l’assistenza sa-nitaria deve orientarsi sempre più al di fuori delle strutture tra-dizionali e concentrarsi sul territorio. Occorre investire sullacontinuità assistenziale, fornendo servizi adeguati alle variefasi della cura, dalla diagnosi alla fase post-terapeutica, con unpiano di assistenza senza soluzione di continuità.Gli ambulatori infermieristici possono svolgere un ruolo impor-tante in una rete assistenziale così concepita. La Regione dovràfavorirne l’attivazione su tutto il territorio, sull’esempio dellepositive esperienze avviate in diverse Asl, e adottare la figuradell’infermiere di famiglia per la gestione ottimale dei pazientiaffetti da multipatologie croniche, sempre più numerosi conl’incalzante aumento della popolazione anziana. Le azioni da intraprendere sono davvero molte: incrementare lestrutture specialistiche per l’assistenza, far decollare l’assi-stenza domiciliare, aumentare le attività di promozione dellasalute, impiegare le competenze infermieristiche fuori dal-l’ambito ospedaliero o ambulatoriale (nei luoghi di lavoro, nellescuole, nei centri sportivi, nelle unità produttive), utilizzare gliinfermieri nei processi di educazione alimentare, nella diagnosiprecoce, nella prevenzione generale, nelle attività di educa-zione alla salute. Gli infermieri rappresentano una risorsa insostituibile di unasanità moderna ed efficace. Hanno fatto passi da gigante sulpiano della formazione, della competenza e dell’autonomia.Sono oggi piuttosto sfiduciati, ma pronti ancora una volta amettersi in gioco. Non potrebbero però tollerare nuove disillu-sioni. Il tempo degli impegni è ampiamente scaduto, ora urgonofatti. La sanità è una sola ed è di tutti. Per difenderla va ri-formata in profondità, umanizzandola e dando spazio a chi con-cretamente, giorno dopo giorno, la anima di energie vitali. Concretezza: ecco ciò che chiediamo a chi governerà la Re-gione. L’esempio lo forniamo noi quotidianamente, sul posto dilavoro, a fronteggiare l’impossibile. Nonostante tutto e tutti,continuiamo a darci da fare. E a crescere. Come con il grandeprogetto del Centro di Eccellenza per la Cultura e la Ricerca In-fermieristica (di cui si parla diffusamente in questo numero)che impegna il Collegio e tutti gli infermieri di Roma e del Lazioin una sfida all’avanguardia in Europa e nel mondo. Dalla po-litica pretendiamo lo stesso impegno.

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Conoscenza e applicazionedell’autonomia professionaledell’infermiere nell’erapost-mansionariodi Alessandro Stievano, Loriana Lattanzi, Simona Pistoni, Rosaria Alvaro

OABSTRACTOggi la professione infermieristica,grazie ad un percorso storico-evolutivoe a tappe legislative epocali, puòvantare due conquiste fonda-mentali: autonomia e responsa-bilità diretta dell’assistenza.L’indagine conoscitiva proposta hainteso rilevare se l’infermiere, oggi, è aconoscenza e se esercita la propria au-tonomia nel “prendersi cura” del pa-ziente.I risultati dello studio vertono su una ri-cerca osservazionale-descrittiva basatasull’utilizzo di un questionario distri-buito ad un campione “non probabili-stico” di 154 infermieri dell’Asl Rm/D. Le informazioni ottenute dalla ricercaattestano che, globalmente, l’infermierericonosce i propri ambiti autonomi e lerelative sfere di responsabilità, ponendoal centro della sua attività il “prendersicura” del paziente.Emergono, però, alcune difficoltà nel-l’applicazione pratica di questi nuovi si-gnificati professionali a causa delloscarso uso di strumenti operativi idoneie per una pianificazione assistenzialeche non favorisce l’applicazione del pro-cesso di nursing, che non sempre pre-dilige il lavoro d’equipe ma che è ancoraorganizzata per derive individualistichee scarsamente intercollaborative.In conclusione, gli infermieri del nostrocampione comprendono gli aspetti pe-culiari della loro professione, maemerge che non sono ancora piena-

mente supportati da un’idonea organiz-zazione lavorativa.

INTRODUZIONEIl Profilo Professionale (D.M. 739/94) eil Codice Deontologico (2009) che indi-rizzano oggi l’esercizio professionale in-fermieristico, sostengono l’autonomia ela responsabilità diretta dell’infermiere(Benci, 2005), il quale dovrebbe piani-ficare la propria attività lavorativa e va-lutare gli obiettivi raggiunti.Gli scenari che si sono venuti a deli-neare hanno richiesto la realizzazione diuna compiuta transizione dalla pre-cedente situazione mansionariale(e, dunque, da quell’elenco di compitiche ostacolavano le capacità gestionalie le competenze infermieristiche), al-l’autonomia professionale.I cambiamenti che hanno condotto aduna nuova consapevolezza e a questi di-versi significati dell’assistenza infermie-ristica, sono, in realtà, avvenuti quasitutti nell’arco degli ultimi 15 anni e, no-nostante la voglia e la volontà di profes-sionalità, le modifiche, seppur neces-sarie e importanti, risultano, talvoltaancor oggi, di difficile attuazione. I problemi principali potrebbero risiederenello stesso approccio culturale am-bientale, nella scarsa conoscenza delleinnovazioni legislative, nonché nelle ca-renze strutturali, informative e organiz-zative delle strutture sanitarie.Per questo motivo, è importante, oggi,indagare sulla nuova identità profes-

sionale dell’infermiere per rilevare laconoscenza e gli atteggiamenti degli in-fermieri stessi.Il nostro obiettivo è stato quello di ri-levare le percezioni degli infermieri circale proprie sfere di competenza e di iden-tificare quelle che possono essere even-tuali difficoltà presenti nella proprierealtà operative che ne ostacolino l’at-tuazione. Conoscere e chiarire possibiliimpedimenti, o al contrario, mostrarel’assenza di problematiche per l’eser-cizio di un’autonomia responsabile, si-gnifica produrre una riflessione sullanostra attuale identità professionale.

STRUMENTI E METODIDEL CAMPIONAMENTOLo studio a carattere osservazionale-de-scrittivo per la raccolta dei dati ha uti-lizzato un questionario anonimo a ri-sposta multipla (ad una sola opzione discelta) da parte dei partecipanti.Questo è stato strutturato in 16 item (dicui sei indagavano su informazioni ge-nerali di carattere socio-demografico,sette realizzati con quattro opzioni di ri-sposta e tre su scala quantitativa conuna valutazione da 1 a 10). (Allegato 1).Le informazioni che sono state raccoltehanno compreso:– titolo di studio e corsi frequentati

dopo l’abilitazione professionale;– anzianità di servizio;– setting di esercizio professionale;– ruolo ricoperto all’interno del setting

assistenziale;

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– strumenti operativi utilizzati per losvolgimento delle proprie attività as-sistenziali;

– considerazione che si ritiene più ap-propriata per la propria attività lavo-rativa;

– giudizio personale circa l’abrogazione

del mansionario;– valutazione della conoscenza circa la

regolamentazione dell’esercizio pro-fessionale;

– significato personale attribuito all’au-tonomia professionale;

– aspetti della propria attività profes-

sionale che recano maggiore soddi-sfazione;

– stima personale dell’assunzione dellaresponsabilità professionale da partedella propria categoria professionale;

– misura del lavoro svolto e diversità ri-spetto al lavoro atteso;

– valutazione sul grado di pianifica-zione delle proprie attività assisten-ziali;

– organizzazione della propria realtàoperativa.

Il questionario è stato somministrato, invia sperimentale, ad un campione di 13infermieri.La numerosità del campione ha consi-gliato il ricorso a coefficienti di attendi-bilità differenziati; si sono adottati i se-guenti strumenti di valutazione:1. l’osservazione dei risultati per test

equivalenti o paralleli;2. l’analisi della mutabilità;3. il coefficiente alpha di Cronbach per gli

item su scala quantitativa (12, 13, 14).Il grado di connessione ottenuto dagliintervistati in due test considerati pa-ralleli (nel caso in esame si pensi agliitem 7 e 9) è stato considerato un indi-catore dell’attendibilità del test. Il parallelismo è stato utilizzato tra gliitem ritenuti sufficientemente omo-genei, sia dal punto di vista tipologicosia per il numero uguale di opzioni (qui,sempre presente) previsto come ri-sposta per l’utente.I confronti sono stati effettuati me-diante il coefficiente Kappa per rilevarela concordanza tra la graduatoria delleopzioni e quella codificata di risposta. Riguardo la mutabilità si è fatto ricorsoa indici basati sulle frequenze relativedelle risposte. L’alpha di Cronbach pergli item 12, 13, 14 ha fornito un valoresoddisfacente pari a: 0,73. I risultati conseguiti hanno fatto pro-pendere per un’attendibilità del test.Il campionamento scelto è stato a ca-rattere non probabilistico di tipo acci-dentale o di convenienza.I questionari sono stati distribuiti inquattro aree assistenziali (unità ope-rative di medicina generale, area critica,ambulatori e day hospital, servizi terri-toriali), tutte appartenenti all’Asl Rm/D,ottenendo un campione di 154 infer-mieri.

A Diploma regionale di Infermiere 71,4% 110

B Diploma universitario (DU) o Laurea di 1° livelloin Infermieristica 28,6% 44

2. Corsi frequentati dopo il titolo abilitante

A Specializzazione 24,7% 38

B Master 6,5% 10

C Laurea Magistrale in Infermieristica 2,6% 4

D Nessun corso 66,2% 102

3. Anzianità di servizio

A Inferiore o uguale a un anno 5,2% 8

B Da 1 a 15 anni 48,7% 75

C Da 15 a 25 anni 34,4% 53

D Oltre i 25 anni 11,7% 18

1. Titolo di studio

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Si è reso necessario scegliere comecriterio di esclusione dispensare,dalla ricerca, gli infermieri che rico-

privano “posizioni organizzative” oaltro ruolo che non contemplasse lanecessità di una pianificazione as-

sistenziale diretta sul paziente. Come criterio di inclusione, invece,si è scelto di inserire nello studio sologli infermieri che svolgevano, o avevanosvolto, in maniera estesa, assistenza di-retta al paziente, per valutare sul campol’applicazione dell’autonomia e della re-sponsabilità diretta della categoria in-fermieristica.

RISULTATILe prime cinque domande hanno rac-colto informazioni socio-demografichesul campione. Dalla prima, è risultato che il 29% degliinfermieri era in possesso del diplomauniversitario o della laurea in Infermieri-stica, mentre il restante 71% avevaconseguito il diploma regionale di Infer-miere.La seconda evidenziava che il 66%degli intervistati non aveva frequentatonessun corso di formazione post-laureadopo il conseguimento del titolo profes-sionale abilitante, il 25% aveva fre-quentato un corso di specializzazione, il6% aveva conseguito un master di I° li-vello e solo il 3% la laurea magistrale inScienze infermieristico-ostetriche. La domanda 3 ha indagato l’anzianitàdi servizio e ha dimostrato che: per il12% era uguale o inferiore a un anno, il49% aveva meno di 15 anni di attività, il34% aveva tra i 15 e i 25 anni di serviziomentre la percentuale più bassa, il 5%,aveva più di 25 anni lavorativi.I dati dell’item numero 4 si sono riferitiall’area di appartenenza del campione:il 29% apparteneva a reparti di base(come medicina generale, chirurgia…),il 23% a reparti di area critica (es. Utic-Unità di Terapia Intensiva Coronarica,Dea-Dipartimento Emergenza Accetta-zione), il 13% ad ambulatori, Day Ho-spital o servizi territoriali (es. Cad-Centro Assistenza Domiciliare, Csm-Centro di Salute Mentale…).Come è risultato dalla domandanumero 5, l’86% del campione rico-priva il ruolo di Cpsi (Collaboratore Pro-fessionale Infermiere), mentre il 12% diCpse (Collaboratore Professionale Sani-tario Esperto, ma aveva avuto un’ampiaesperienza come infermiere clinico). Dalla domanda su quali strumenti ope-rativi sono in uso nella loro realtà ope-

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4. Tipologia di reparto o servizio di attuale appartenenza

A Reparto di base (es. Medicina, Geriatria...) 29,2% 45

B Area Critica 23,4% 36

C Ambulatorio , Day Hospital 13,0% 20

D Altro 34,4% 53

5. Ruolo ricoperto all’interno dell’unità operativa

A Cpsi 85,7% 135

B Cpsi-Coordinatore 3,2% 5

C Cpse 9,1% 14

6. Strumenti operativi in uso nella tua realtà operativa

A Protocolli, procedure 76,0% 117

B Cartella infermieristica 10,4% 16

C Cartella infermieristica integrata con cartella clinica 5,8% 9

D Percorsi assistenziali 0,6% 1

E Altro (linee guida, ecc.) 7,0% 11

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rativa è emerso che: il 76% dei profes-sionisti infermieri utilizzava protocolli eprocedure, il 10% la cartella infermieri-stica, il 6% la cartella infermieristica in-tegrata con la cartella clinica, l’1% i per-corsi assistenziali, il restante 7% altro.La domanda numero 7 segnala chesolo il 35% del campione svolge le sueattività lavorando in equipe, mentre il18% “non ha tempo di fermarsi apensare a ciò che si sta facendo”, il36% afferma che, nel proprio ambito la-vorativo, i cambiamenti incontranosempre delle resistenze e il 10% che“ognuno pensa per sé”.Solo il 67% degli infermieri intervistatiha ritenuto necessaria l’abolizione delmansionario (domanda 8), il 13% ri-tiene l’abrogazione: inutile, il 14%: in-differente e il 7% non sa cosapensare.Nella nona domanda s’indaga sulla co-noscenza della regolamentazione del-l’esercizio professionale: il 54% co-nosce che è regolato dal Codice Deon-tologico, Profilo Professionale e Ordi-namento Didattico dei corsi di forma-zione sostenuti, il 38% ha risposto:Codice Deontologico, Profilo Profes-sionale e Patto Infermiere Cittadino, il5% da: Profilo Professionale ed esameabilitante, il 4% non ne ha idea.Nella decima domanda, il 13% degliintervistati hanno inteso il significato diautonomia come: il lavorare con compe-tenza secondo compiti previsti, il 66%come agire attraverso interventi spe-cifici e complementari di natura tecnica,relazionale ed educativa, il 7% comegestire la corretta applicazione delleprescrizioni mediche e il 14% come at-tenersi alle norme legislative vigenti edeseguire le tecniche assistenziali dipropria competenza. Con la domanda 11, il 73% del cam-pione trova maggiore soddisfazioneproprio nel prendersi cura del paziente,il 10% nell’effettuare procedure e meto-diche tecnologiche avanzate, il 14% farparte di un’unità operativa di eccel-lenza. Secondo la domanda 12 (“Secondo iltuo giudizio, in una scala da 1 a 10, inquale misura oggi l’infermiere tende adassumersi le proprie responsabilità?”),le percentuali più alte hanno riguardato,

7. Quale tra le seguenti affermazioni ritieni più adeguaa alla tua attività lavorativa

A Non c’è mai tempo di fermarsi a pensare a ciò chesi sta facendo

18,2% 28

B Si incoraggia il lavoro di equipe 35,1% 54

C I cambiamenti incontrano sempre resistenza 36,4% 56

D Ognuno pensa a sé 10,4% 16

8. Ritieni che l’abrogazione del mansionario sia stata per la tua attività lavorativa...

A Necessaria 66,9% 103

B Inutile 13,0% 20

C Indifferente 13,6% 21

D Non so 6,5% 10

9. Secondo te, l’esercizio professionale è regolato da:

A Codice Deontologico, Profilo professionalee Ordinamento Didattico 53,9% 82

B Codice Deontologico, Profilo professionale ePatto Infermiere cittadino 38,3% 59

C Profilo Professionale ed esame abilitante la professione 4,5% 7

D Non so 3,9% 6

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su una scala quantitativa da 1 a 10,punteggi compresi tra 5 e 8.I dati forniti dalla domanda 13hanno dimostrato uno scarto no-tevole tra la professione attesa equella realmente svolta riferendouna certa insoddisfazione neipropri ambiti lavorativi, infatti, le

percentuali più alte sono concentratedal valore 5 al valore 8.Per quanto riguarda la capacità di piani-ficare le attività inerenti all’assistenza di-retta sul paziente, emerge, dalla do-manda 14, che è strutturata sempre subase quantitativa, con punteggio da 1 a10, che il “valore 8” ottiene il 27%, il

“valore 6” il 21% e il “7” il 19%. La mag-gioranza degli infermieri del campione rie-scono ad organizzare la propria assistenzain termini di pianificazione, nonostante loscarso utilizzo di cartelle integrate.Le informazioni della domanda 15hanno dimostrato che il 37% degli infer-mieri rilevavano una scarsa collabora-zione interprofessionale, il 15% che illavoro era ben coordinato e i compitiben definiti, il 20% che il gruppo identi-ficava gli obiettivi e valutava i risultatiassistenziali e il 28% che s’incorag-giava il lavoro in equipe.Con la sedicesima domanda sichiedeva di identificare un cambia-mento che avrebbe potuto migliorarel’esercizio professionale, ottenendo il34% che proponeva un cambiamentodell’organizzazione di base del lavoro, il27% che voleva inserire un maggiornumero di figure di supporto, il 19% chesuggeriva di incrementare la formazionepermanente e il restante 21% che in-dicava di migliorare la qualità dell’assi-stenza attraverso l’uso di strumenti ope-rativi del nursing.

DISCUSSIONEÈ evidente che, nel campione, sola-mente il 29% ha conseguito la laurea ininfermieristica o, comunque, il diplomauniversitario.L’autonomia decisionale è una con-quista relativamente recente e, sen-z’altro, chi ha lavorato per tanto tempoattraverso la suddivisione in compitipredefiniti nell’ottica mansionariale po-trebbe trovare difficoltà ad applicare ilconcetto di autonomia, che implicaun’organizzazione lavorativa nuova ri-spetto a modelli, oggi, superati.Lavorare per mansioni limita note-volmente il campo d’azione profes-sionale, anche se, al contempo, de-termina responsabilità minori ri-spetto a quelle di un professionista cheopera in modo autonomo, con possi-bilità di azione maggiore. Importanti per lo studio, sono i risultatiemersi dalla domanda numero 6, inquanto forniscono una visione dell’uti-lizzo degli strumenti organizzativi e in-formativi adeguati ed efficaci, da partedell’infermiere, nello svolgimento delleproprie attività assistenziali.

10. Quale significato ha per te il termine autonomia all’interno della tua professione:

A Lavorare con competenza secondo compiti previsti 13% 20

B Agire attraverso interventi specifici e complementari dinatura tecnica, relazionale ed educativa 66,2% 102

C Gestire la corretta applicazione delle prescrizioni 6,5% 10

D Attenersi alle norme legislative vigenti ed eseguire letecniche assistenzili di propria competenza 14,3% 22

11. Quali sono gli aspetti della tua attività che ti danno maggiore soddisfazione?

A Eseguire procedure con tecnologie avanzate 10,4% 16

B Prendersi cura del paziente in base ai suoi bisogni 73,4% 113

C Sentire di far parte di un’unità operativa di eccellenza 14,3% 22

D La possibilità di far carriera 1,9% 3

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È proprio l’uso di strumenti organizzativiidonei a supportare il corretto svolgi-mento di un’assistenza pianificata e in-terdisciplinare e di incentrare il propriooperato sul “prendersi cura”.L’elevata percentuale che risulta nellarisposta “A” sull’uso di protocolli e pro-cedure, non può essere considerata unagaranzia per la programmazione e perl’assistenza individualizzata al paziente.L’uso di tali strumenti evidenzia, esclusi-vamente, un carattere di omogeneità estandardizzazione assistenziale che ri-sulta essere, senz’altro, necessaria e in-dispensabile nella pratica infermieri-stica e, al tempo stesso, una garanzia dicorrettezza del proprio agire profes-sionale nei confronti del paziente, manon sottolinea e promuove la persona-lizzazione e lo sviluppo di uno specificoprofessionale applicato che può esseregarantito solamente dalla corretta effet-tuazione del processo di nursing (Ne-grisolo, 1994).Dalla domanda 7: “Quale, tra le se-guenti affermazioni, ritieni più adeguataalla tua attività lavorativa?” risultanodue informazioni importanti, due per-centuali quasi uguali ed elevate, traloro, in netta contrapposizione. Se sisommano le risposte “A”, “C” e “D”,pari al 65% del campione, comunque, sievince un clima lavorativo nettamentecontrario ad un agire collaborativo e in-terdisciplinare. Una percentuale cosìelevata mostra un disagio o, comunque,una situazione che si allontana daiprincipi basilari (lavoro in equipe e col-laborazione interdisciplinare) auspicatidalla regolamentazione dell’esercizionecessari per attuare in pratica l’auto-nomia professionale.Anche le relazioni interprofessionali,specie a livello meso e micro organiz-zativo, sono spesso dominate dal mo-dello medico e sono state inficiate dagerarchie che hanno ostacolato le rela-zioni interprofessionali ed il lavoro diteam (Storch, Kelly, 2007; Duddle, Bou-ghton, 2007).Il risultato della domanda 8 mette inevidenza come la maggioranza degli in-fermieri interpellati consideri l’abroga-zione del mansionario nella giusta vi-sione per il cambiamento radicale del-l’assistenza, ma il restante 34% (dato ri-

12. Secondo il tuo giudizio, in scala da 1 a 10, in quale misura, oggi, l’infermiere tendead assumersi le proprie responsabilità?

13. In scala da 1 a 10, in quale misura il lavoro che svolgi attualmente è diverso daquello che ti aspettavi?

1 0,0% 0

2 0,6% 1

3 0,0% 0

4 1,3% 2

5 14,3% 22

6 26,0% 40

7 32,5% 50

8 17,5% 27

9 3,2% 5

10 4,5% 7

1 1,9% 3

2 3,9% 6

3 5,8% 9

4 5,8% 9

5 22,7% 34

6 15,6% 24

7 24,0% 37

8 11,0% 17

9 5,2% 8

10 4,5% 7

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levante) ha una visione di un ruolo infer-mieristico ancora in funzione di compiti e

ambiti limitati che li allontana da unapresa di coscienza moderna del nursing.

Con il nono item si comprende che solopoco più della metà del campione co-nosce i criteri di riferimento che re-golano il proprio esercizio come espli-citati dalla legge 42/99 “Disposizioniin Materia di Professioni Sanitarie”.La conoscenza di tali criteri è impor-tante per ritrovare i valori e le basi epi-stemologiche del proprio lavoro.Attraverso i modelli comportamentali ei principi per la realizzazione concretadella propria attività, presenti nelCodice Deontologico e nel Profilo Pro-fessionale, l’infermiere trova il mezzo diapplicazione nella pratica quotidianadella propria professionalità. In particolare le risposte “C” e “D” mo-strano come l’8,4% del campione nonsappia dove andare a ricercare i principi-base necessari per operare corretta-mente nel quotidiano e come sia lontano,dunque, il concetto di professione.I risultati della domanda numero 10 di-mostrano che la maggioranza degli infer-mieri interpellati hanno coscienza esiano consapevoli degli ambiti tecnici,relazionali ed educativi che caratte-rizzano la propria professione e, quindi,indirettamente, della propria autonomia.Le percentuali più alte della domanda12 coincidono con il punteggio: 5 (14%),6 (26%), 7 (33%), 8 (18%) e ciò evi-denzia che le responsabilità delleproprie azioni sono assunte e dunquecomprese, anche se non completa-mente.Dalla domanda 14 emerge che la mag-gioranza degli infermieri del campioneriesce ad organizzare la propria assi-stenza in termini di pianificazione anchese non utilizza la cartella integrata.Questo risultato può essere confrontatocon l’informazione emersa dalla do-manda 6 circa l’uso degli strumenti in-formativi ed operativi nella propria unitàoperativa.Dal confronto dei risultati di queste duedomande emerge una situazione contra-stante che denuncia una carenza dibase che riguarda, soprattutto, i mezzi adisposizione del professionista: l’infer-miere utilizza protocolli e pro-cedure, ma non ha a disposizionegli strumenti organizzativi adeguatied efficaci per un’assistenza perso-nalizzata.

14. In una scala da 1 a 10, in quale misura sei in grado di pianificare le tue attivitàassistenziali?

1 0,0% 0

2 0,0% 0

3 1,9% 3

4 7,1% 11

5 9,7% 15

6 20,8% 32

7 18,8% 29

8 26,6% 41

9 9,7% 15

10 5,2% 8

15. Oggi, nella tua realtà operativa...

A Il lavoro è ben coordinato e i compiti ben definiti 14,9% 23

B Il gruppo di lavoro identifica gli obiettivi e valuta i risultati 20,1% 31

C Si incoraggia il lavoro di gruppo e i rapporti sono apertie amichevoli 27,9% 43

D La collaborazione è scarsa e le informazioni non sonosoddifacenti 30,7% 57

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Quindi, la pianificazione che opera, nonavvalendosi di idonei mezzi informativie strumenti adeguati, non riflette i fon-damenti specifici disciplinari.Dalla domanda 15, il 15% della ri-sposta “A” fa pensare ad un’attività la-vorativa gestita in un’ottica pre-mansio-naristica, cioè divisa per compiti e nonsecondo responsabilità e competenzecome dovrebbe presentarsi in un ambitodi autonomia. Il 37% della risposta “D” conferma idati rilevati dalla domanda sull’usodegli strumenti operativi dove nonveniva annoverato l’uso di una docu-mentazione dedicata ed efficace (car-tella infermieristica, cartella integrata,percorsi assistenziali, etc.) più idoneialla vera e propria pianificazione.Da quanto emerso, sembrerebbeesistere il desiderio e la volontà dioperare secondo i principi del-l’esercizio professionale: lavorare ingruppo, individuare gli obiettivi assi-stenziali e valutarli nella loro realizza-zione, anche se, nella pratica, l’ap-plicazione di quanto è doverosofare per realizzarlo rimane, spesso,

solo una buona intenzione, per unaserie di fattori organizzativi che non per-mettono un’assistenza personalizzataed olistica sul singolo.Dell’ultima domanda, è interessantesottolineare che il 21% del campionepropone di migliorare la qualità del-l’assistenza con l’uso di strumenti ope-rativi del nursing; mentre il 26,6%comprende bene la grande opportunitàper recuperare lo specifico profes-sionale attraverso l’aiuto degli ope-ratori socio-assistenziali e ben il33,9% comprende che l’organizzazionedel lavoro è deficitaria.

CONCLUSIONIL’analisi dei risultati alla base della ri-cerca dimostra che l’infermiere rico-nosce i propri ambiti autonomi e learee di responsabilità diretta. L’attività che lo gratifica maggiormenteè rappresentata dal “prendersi cura” delpaziente. Emerge la propensione teoricadegli infermieri a lavorare in equipe ead adottare un sistema di pianificazionedell’assistenza in un’ottica di “curaglobale” dei bisogni del malato.

I risultati, però, segnalano alcune diffi-coltà riguardo l’applicazione nellapratica infermieristica nel suo aspettodi applicazione epistemologica epratico-organizzativa.I problemi risiedono nello scarso usodegli strumenti operativi idonei per lapianificazione dell’assistenza (cartellainfermieristica, cartella integrata infer-mieristica con la cartella clinica, per-corsi assistenziali personalizzati, ecc.) ein un’organizzazione lavorativa di baseche dovrebbe maggiormente pro-pendere verso attività d’equipe e in unlavoro intercollaborativo su compe-tenze.Da quanto emerso, bisognerebbe,dunque, incoraggiare un clima inter-disciplinare e, quindi, il confronto ela collaborazione tra infermieri etra questi e gli altri operatori sa-nitari.Forse, proprio questa situazione di ca-renza di una corretta applicazione dellospecifico infermieristico ha indottoparte del campione a non ritenere ne-cessaria l’abrogazione del mansionario.L’identità dell’infermiere è rappre-sentata dalla consapevolezza di averraggiunto nuovi traguardi e importantiaspetti professionali ma si dovrebbe de-dicare maggiore attenzione per quelliche appaiono come “i punti deboli” cheminano la concreta maturazione profes-sionale, al fine di allontanarsi definiti-vamente da una realtà operativa subor-dinata a compiti predefiniti, che li-mitano, però, la competenza decisionaledell’infermiere.Sarebbe interessante effettuare lostesso studio su scala più ampia, com-parando tra loro le realtà delle diverseAsl di Roma e provincia, fino ad un con-fronto su base regionale e nazionale.

AUTORI:Alessandro Stievano, dottore magistrale inScienze infermieristiche-ostetriche;Loriana Lattanzi, dottore magistrale inScienze infermieristiche-ostetriche;Simona Pistoni, infermiera Asl Rm/D;Rosaria Alvaro, professore associato diScienze Infermieristiche, università TorVergata, Roma.

16. Quali cambiamenti potrebbero migliorare l’esercizio professionale dell’infermiere?

A Incrementare la formazione permanente 18,8% 29

B Migliorare la qualità dell’assistenza attraverso l’uso distrumenti operativi di nursing 20,8% 32

C Incentivare la presenza nelle Uu.Oo delle nuove figuredi supporto (es. Oss, Osss, Osa...) 26,6% 41

D Cambiare l’organizzazione di base del lavoro 33,8% 52

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Domanda 1. Titolo di studio:A. Diploma regionale di InfermiereB. Diploma universitario (Du) o laurea di I° livello in

Infermieristica

Domanda 2. Corsi frequentati dopo il titolo abilitante:A. Specializzazione in (specificare)………….B. Master in (specificare)……………………..C. Laurea magistrale in Infermieristica (Lm)D. Nessun corso

Domanda 3. Anzianità di servizio:A. Inferiore o uguale a 1 annoB. Da 1 a 15 anniC. Da 15 a 25 anniD. Oltre 25 anni

Domanda 4. Tipologia di reparto o servizio di attualeappartenenza:A. Reparto di base (es. Medica, Chirurgia, Geriatria…)

(Specificare quale) ………………B. Area critica (es. Dea, Utic, Rianimazione………)

(Specificare quale)……………….C. Ambulatorio/day hospital

(Specificare quale)……………….D. Altro

(Specificare tipologia di servizio)……………….

Domanda 5. Ruolo ricoperto all’interno dell’Uo:A. Cpsi–Collaboratore Professionale Sanitario InfermiereB. Cpsi-CoordinatoreC. Cpse–Collaboratore Professionale Sanitario Esperto

Infermiere

Domanda 6. Strumenti operativi in uso nella tua realtàoperativa:A. Protocolli, procedureB. Cartella infermieristicaC. Cartella infermieristica integrata con cartella clinicaD. Percorsi assistenzialiE. Altro (linee guida, ecc.)

Domanda 7. Quale, tra seguenti affermazioni, ritienipiù adeguata alla tua attività lavorativa:A. Non c’è mai tempo di fermarsi a pensare a ciò che si sta

facendoB. S’incoraggia il lavoro di equipeC. I cambiamenti incontrano sempre resistenzaD. Ognuno pensa per sé

Domanda 8. Ritieni che l’abrogazione del mansionariosia stata per la tua attività lavorativa:A. NecessariaB. InutileC. IndifferenteD. Non so

Domanda 9. Secondo te, l’esercizio professionale èregolato da:A. Codice Deontologico, Profilo Professionale e Ordinamento

DidatticoB. Codice Deontologico, Profilo Professionale e Patto

Infermiere CittadinoC. Profilo Professionale ed esame abilitante la professioneD. Non so

Domanda 10. Quale significato ha per te il termineautonomia all’interno della tua professione:A. Lavorare con competenza secondo compiti previstiB. Agire attraverso interventi specifici e complementari di

natura tecnica, relazionale ed educativaC. Gestire la corretta applicazione delle prescrizioni diagno-

stiche e terapeuticheD. Attenersi alle norme legislative vigenti ed eseguire le tec-

niche assistenziali di propria competenza

Domanda 11. Quali sono gli aspetti della tua attivitàche ti danno maggiore soddisfazione?A. Eseguire procedure ed utilizzare tecnologie avanzateB. Prendersi cura del paziente in base ai suoi bisogniC. Sentirsi di far parte di un’unità operativa di eccellenzaD. La possibilità di fare carriera

Domanda 12. Secondo il tuo giudizio, in una scala da1 a 10, in quale misura, oggi, l’infermiere tende adassumersi le proprie responsabilità?

Domanda 13. In una scala da 1 a 10, in quale misura ildiverso da quello che ti aspettavi?

Domanda 14. In una scala da 1 a 10, in quale misurasei in grado di pianificare le tue attività assistenziali?

Domanda 15. Oggi, nella tua realtà operativa:A. Il lavoro è ben coordinato e i compiti ben definitiB. Il gruppo di lavoro identifica gli obiettivi e valuta i risulta-

tiC. S’incoraggia il lavoro di gruppo e i rapporti sono aperti e

amichevoliD. La collaborazione è scarsa e le informazioni non soddisfa-

centi

Domanda 16. Quali cambiamenti potrebbero migliora-re l’esercizio professionale dell’infermiere?A. Incrementare la formazione permanenteB. Migliorare la qualità dell’assistenza attraverso l’uso di

strumenti operativi di nursingC. Incentivare la presenza nelle Uu.Oo. delle nuove figure di

supporto (es. Oss, Osss, Osa, etc)D. Cambiare l’organizzazione di base del lavoro.

ALLEGATO 1

IL QUESTIONARIO

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Angeletti LR, Gazzaniga V, Storia, filosofia ed etica generale della medicina. Milano: Masson Editore; 2002.Benci L, Aspetti giuridici della professione infermieristica: elementi di legislazione sanitaria. Milano: McGraw-Hill; 2005.Benci L, Professioni sanitarie non più ausiliarie. Rivista di Diritto delle Professioni Sanitarie. 1999. Calamandrei C, Orlandi C, Caposala: risultati di un’indagine. Management Infermieristico. 2001; 1: 22-30.Duddle M, Boughton M, Intraprofessional relations in nursing. Journal of Advanced Nursing; 2007; 59 (1): 29-37.Marangelli G, La documentazione infermieristica: espressione della responsabilità professionale, garanzia della personalizzazione dell’assi-stenza infermieristica. Professioni Infermieristiche 2004; 57 (4): 243-246.Negrisolo A, Processo di nursing: integrazione tra area autonoma e area dipendente. Milano: Casa Editrice Ambrosiana; 1994.Passera O, Assistenza Infermieristica. Storia Sociale. Milano: Casa Editrice Ambrosiana; 1993.Rocchetti P, Il contributo dei caposala nel processo di cambiamento: presentazione dei risultati della ricerca. Atti del V Congresso Nazionaledel Coordinamento Nazionale dei Caposala; maggio 1995; Rimini, Italia.Storch JL, Kelly N, Shared moral work of nurses and physician. Nursing Ethics 2007; 14(4): 478-491.Tartaglini D, Il ruolo dei mutamenti culturali nelle organizzazioni sanitarie. Int Nurs Persp. 2005; 5 (2): 41-43.

BIBLIOGRAFIA

IN PILLOLE

Aids, un manuale per parlare con i pazientiComunicare una diagnosi di Hiv, accompagnare il paziente nelle varie fasi della malattia e stargli accanto nel miglior modopossibile in ogni fase della malattia. E' l'obiettivo del manuale presentato pubblicamente a Roma, presso la sededell'Istituto Superiore di Sanità, frutto della collaborazione tra i ricercatori di Laziosanità-Asp, esperti dell'Iss e medici refe-renti per la formazione Hiv/Aids della Regione Lazio. Si tratta di un manuale di autovalutazione della comunicazione chepunta a stimare la qualità del dialogo dell'equipe medico-infermieristica, con l'obiettivo di identificare le criticità e facili-tare l'adozione di strategie comunicative migliori. Nella messa a punto del documento, scaricabile dai siti web dell'Asp edell’Iss, gli addetti ai lavori hanno tenuto contro degli studi che hanno mostrato l'efficacia degli interventi di comunicazio-ne e sostegno per promuovere la soddisfazione dei pazienti, l'adesione alle terapie, la qualità di vita. “La sfida che si pre-senta oggi nella gestione di questi pazienti - spiega Stefano Vella, direttore del Dipartimento del farmaco dell'Iss - non èpiù di tipo terapeutico, in quanto esistono ormai farmaci potenti ed efficaci nel tenere a bada il virus. Ciò che più conta,attualmente, è garantire a questi pazienti una qualità di vita quanto più elevata possibile. L'approccio nei loro confronti -prosegue Vella - deve essere dunque di tipo olistico, globale, deve cioè tener conto di tutta una serie di fattori, quali lagestione degli effetti collaterali, la prevenzione di patologie che possono insorgere con l'allungamento delle aspettative divita di questi pazienti e, non ultimo, la cura dell'aspetto psicologico”. “La sanità pubblica – assicura Lucio D'Ubaldo, pre-sidente di Laziosanità-Asp - non ha abbassato la guardia nei confronti di una malattia che non occupa più le prime paginedei giornali, ma che continua a rappresentare un grave rischio di salute e che richiede, inoltre, un forte impegno per forni-re non solo un'adeguata assistenza medica, ma anche psicologica a malati e familiari. In questo senso il manuale in que-stione è sicuramente uno strumento unico per garantire un approccio globale alla malattia”. In effetti, la diffusione dell’Aidsin Italia non si è fermata. Gli ultimi dati resi noti dal Centro operativo anti Aids dell'Iss indicano in quasi 60 mila i casi diAids segnalati in Italia dall'inizio dell'epidemia ad oggi. “Di questi - sottolinea Gianni Rezza, direttore del Dipartimento dimalattie infettive, parassitarie e immunomediate dell'Iss - quasi 40 mila sono morti. Circa 3.500, invece, i nuovi casi di infe-zione da Hiv ogni anno, mentre le persone sieropositive sono circa 120 mila. Contemporaneamente aumentano le personeche convivono con una diagnosi di Aids e 22 mila sopravvivono alla malattia grazie alle terapie antiretrovirali combinate”.

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Interventi infermieristici nellabronco-pneumologia:una ricerca bibliograficadi Massimo Giordani

NABSTRACTNella ricerca bibliografica di letteraturaitaliana inerente gli interventi infermie-ristici assistenziali nella bronco-pneu-mologia sono risultati 27 tipologie di in-tervento pratico nella patologia respira-toria, di cui 15 di nursing di base e 12avanzato, che sono stati ricavati da 24riferimenti bibliografici pubblicati daautori italiani inerenti l’argomento, re-periti dalle principali banche dati attual-mente disponibili. Tra gli interventi assistenziali“esclusivi” dell’infermiere che lavoranel contesto respiratorio possonoessere considerati: l’educazione e l’in-formazione sanitaria specifica respira-toria7,9,10,20,21,24, la broncoaspira-zione5,13,15,17,19 di secrezioni nel pa-ziente portatore di cannula tracheo-stomica, il prelievo arterioso emogasa-nalitico11,14,16,20 dall’arteria radiale seesperto nell’atto e infine la gestionedelle ventilazioni invasive (Vmi) e noninvasive (Vmni) 1,12,21,22.

INTRODUZIONEI polmoni sono organi essenziali per lavita, ma la popolazione mondiale non èconsapevole del fatto che le patologierespiratorie rappresentano la prin-cipale causa di decesso nel mondo. Inoltre, si prevede un ulteriore incre-mento nel numero delle morti dovuti amalattie polmonari da oggi al 2020, inparticolare a causa della broncopneu-mopatia cronica ostruttiva (Bpco), delcarcinoma polmonare e della tuber-colosi (Tbc). Nel 2020, 11,9 milioni di decessi su

68 milioni a livello mondiale sa-ranno causati da malattie pol-monari (4,7 da Bpco; 2,5 da polmonite;2,4 da Tbc e 2,3 da carcinoma pol-monare).In termini di mortalità, incidenza, preva-lenza e costi, le patologie polmonari sitrovano al secondo posto a livelloglobale, dopo le malattie cardiovascolari. Questi dati17 riportati sulle patologiepolmonari sono molto allarmanti edevono rappresentare una nuova sfidaper l’assistenza infermieristica: anchel’infermiere deve poter contribuireattivamente a questo problema pla-netario, affinché possa essere uno deiprotagonisti del miglioramento globaledella salute nel mondo. Da qui, lo spunto per questa ricerca bi-bliografica inerente gli interventi infer-mieristici assistenziali documentati daautori italiani inerenti la patologiabronco-pneumologica, affinché si possafare un punto sulle conoscenze infer-mieristiche odierne che riguardano taleproblema di salute.Questo studio vuole essere anche unostimolo alla ricerca futura inerente quelsettore, che, per conoscenza personale(lavorando in un reparto di “Pneumo-logia”…), è enormemente carente di let-teratura infermieristica, specie riguardoagli interventi pratici in un settore spe-cialistico quale è, appunto, quello riguar-dante la bronco-pneumologia.

MATERIALI E METODILa ricerca del materiale bibliografico èstato effettuato dal 15 settembre 2009al 15 ottobre 2009 presso le principalibanche dati attualmente disponibili in

Italia, quali: Pubmed, Cochrane Library,Cinahl, Ilisi. Il tutto, integrato con ar-ticoli dal web pubblicati di una grandeassociazione internazionale inerente labronco-pneumologia come l’Arcc(American Association for RespiratoryCare) e le pagine web Ebn (EvidenceBased Nursing) del Centro Studi delServizio Infermieristico italiano del po-liclinico Sant’Orsola-Malpighi diBologna.Nel materiale reperito sono compresianche articoli pubblicati sul web, ri-cercati attraverso i principali motori diricerca; senza dimenticare il supporto dilibri in lingua italiana, scritti da autoriitaliani. Sono state utilizzate delle parole-chiavecombinate tra loro attraverso gli ope-ratori booleani: “and” e “or”, risultandocosì varie stringhe di ricerca, inseritepoi nei vari database per effettuare laricerca del materiale bibliografico.Le parole-chiave utilizzate sono state:“nurse”, “nursing”, “pneumology”,“pneumologia”, “respiratory”, “respira-torio”, ed infine: “assistenza infermieri-stica bronco-pneumologica” e “bisognodi respirare”.Va evidenziato che, spesso, alcuni docu-menti trovati nei database erano indi-cizzati in altre ricerche utilizzando di-verse o uguali stringhe di ricerca.Non ci sono limiti temporali di pubblica-zione per affinare la ricerca, poiché, nelcorso della ricerca del materiale biblio-grafico, introducendo tali limiti non erapossibile reperire materiale, in quantoassente. È stato esaminato tutto il re-pertorio di pubblicazioni e documenti di-sponibile fino ad oggi, inerenti gli inter-

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venti infermieristici nella bronco-pneu-mologia.Da evidenziare che esiste molta lette-ratura inerente la Pneumologia in ge-nerale, ma quella concernente ricerchedi interventi infermieristici di letteraturaitaliana no. Di conseguenza, ci sonostate molte difficoltà nel reperire il ma-teriale.Quasi tutti gli articoli trovati sonomolto di pertinenza medica e scarsidi infermieristica.Pertanto, tutti gli interventi infermieri-stici assistenziali bronco-pneumologiciriportati sono stati estrapolati leggendogli articoli più rilevanti, e sono risultatidi “routine“ infermieristica, senza ap-

profondimenti sulla modalità di esecu-zione.Va segnalato che la ricerca sui prin-cipali database non ha portato a ri-sultati utili, mentre la ricerca di docu-mentazione tramite internet ha per-messo una maggiore reperibilità di ma-teriale pertinente l’argomento oggettodi studio, pubblicate spesso da rivistescientifiche italiane (ciò a dimostra-zione che la letteratura italiana ingenere, e soprattutto quella inerente laPneumologia e l’infermiere, è moltoscarsa e non indicizzata dai principalidatabase ad oggi disponibili).Di seguito, la Tabella numero 1, una“Griglia di ricerca” che descrive i ri-

sultati bibliografici dello studio.La bibliografia del lavoro che soddisfa irequisiti definiti precedentemente con-siste di 24 riferimenti bibliografici scrittiin italiano da autori italiani, di cui duelibri, scelti di proposito: uno medico-in-fermieristico7 e un altro di tecniche in-fermieristiche di base3, allo scopo di in-dirizzare e integrare la ricerca della let-teratura nel modo più completo pos-sibile.A seguire, sono stati inclusi 22 studi diricerca o discussioni inerenti gli inter-venti infermieristici nella bronco-pneu-mologia e infine un riferimento riguar-dante l’introduzione della ricerca17, perun totale complessivo di 25 voci.

BANCHE DATI

Pubmed

Cochrane

Chihal

Ilisi

Aarc

Centro studi Ebn

Internet

Libri

PAROLE- CHIAVE

Nursing & Pneumology

Nurse & Pneumology

Respiratory & Nursing

Nursing Respiratorio

Respiratory & Nursing

Respiratory & Nursing

Assistenza

infermieristica

Bronco-Pneumologia

Bisogno di respirare

Respirator & Nursong:

Pneumology & Nursing

Nessuna

Nursing respiratorio,

Infermierstica &

Pneumologia

Nessuna

LETTER. TROVATA

582

433

6160

1

103

18

9

11

696

16

12

2

LETTER. INERENTEBRONCO-PNEUM.,AUTORI ITALIANI

6

7

103

0

0

0

4

2

0

16

12

2

LETTER. CON INTERVENTIINFERMIERISTICI ASSISTENZIALI

BRONCO-PNEUM.

Non pertinenti

Non pertinenti

Non pertinenti

Non pertinenti

Non pertinenti

Non pertinenti

Vedi (vedi bibliografia

n. 1, 4, 8, 11)

2 già inclusi

(vedi bibliografia n. 4 e 11)

Non pertinenti

6 (vedi bibliografia

n. 12, 14, 15, 16, 18. 22)

12 (vedi bibliografia

n. 2, 5, 6, 9, 10,

13, 19, 20, 21, 23, 24, 25)

2 (vedi bibliografia n. 3, 7)

Tabella 1. Griglia di ricerca

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ANALISI DELLA RICERCALa letteratura trovata per essere presain considerazione in questa ricerca bi-bliografica doveva possedere le se-guenti caratteristiche:1. essere di autori italiani; 2. essere interventi infermieristici as-

sistenziali nella bronco-pneumo-logia;

3. solo testi in italiano, o pure testiesteri, ma di autori italiani.

I documenti più rilevanti che rispet-tavano questi prerequisiti sono stati 24e non sono stati facili da reperire, inquanto non esiste, al momento, let-teratura italiana specifica cheabbia come obiettivo principale distudio gli interventi infermieristicinella bronco-pneumologia.Di conseguenza, non esistono revisionidella letteratura italiana inerenti l’argo-mento, perciò per trovare dei risultati siè dovuto leggere attentamente e ana-lizzare i vari documenti trovati per estra-polare quegli interventi assistenzialimaggiori che, spesso, l’infermiereesegue di “routine” in questo campo.Tutte le ricerche trovate hanno comescopo precipuo delle comparazioni ditecniche sanitarie; altre, sono dei case-report; altre, sono descrizioni di pro-cedure bronco-pneumologiche, ma innessuna delle ricerche analizzate sisono evidenziati degli interventi sanitaricaratteristici esclusivi degli infermieri.Da segnalare l’esistenza di un’ampialetteratura per fisioterapisti inerente iloro interventi respiratori (soprattutto,riabilitativi) nella bronco-pneumologia,ma la letteratura infermieristica italianaal riguardo è quasi assente ed è moltosfumata tra il medico e il fisioterapista.Per la scelta degli articoli inclusi nellabibliografia finale non si è fatta distin-zione tra studi Rct o revisioni sistema-tiche, perché la letteratura italiana suquesto argomento è molto scarsa.Riassumendo: l’obiettivo di effettuareuna ricerca bibliografica della lette-ratura italiana sugli interventi infermie-ristici assistenziali nella bronco-pneu-mologia non è stata possibile, poiché, almomento, la letteratura dal punto divista infermieristico non è disponibile.Le attività infermieristiche riportate inquesto studio potrebbero risultare in-

complete, ma solo perché sono stateestrapolate dalla bibliografia più rile-vante trovata. Va, comunque, segnalato che l’analisidei testi ha evidenziato molti interventiinfermieristici nella bronco-pneumo-logia, che, però, non possono essereconsiderati ufficiali, perché estrapolatida letteratura che rivela l’intervento inmodo secondario all’obiettivo di studio.

RISULTATI La revisione di 24 testi di letteratura ita-liana selezionati ha permesso di stilare27 tipologie di interventi infermieristiciassistenziali nella bronco-pneumologia.Per rapportare i dati ricavati da questaricerca è stato fatto un doppio elenco:– il primo descrive gli interventi di

base e quelli avanzati che un infer-miere, di solito, esegue in un re-parto di bronco-pneumologia ge-nerico (tratti dalla mia esperienzapersonale);

– il secondo riguarda i dati estrapolatidalla letteratura trovata.

Lo scopo dell’elenco di nursing peresperienza personale è generico e puòrisultare incompleto rispetto alle tanterealtà lavorative che esistono in ambitopneumologico. Tuttavia, esso ha il soloscopo di creare un metro di paragonecon cui raffrontare la lista finale ri-cavata dalla letteratura.Va chiarito a priori che per “inter-vento infermieristico”, in questostudio, è intesa qualsiasi attivitàassistenziale intellettuale epratica che l’infermiere esegueper il paziente.

Nel nursing di base verranno inserititutti gli interventi assistenziali e stru-mentali che sono all’origine dell’assi-stenza infermieristica; mentre il nursingavanzato comprenderà tutte le attivitàinfermieristiche che necessitano di co-noscenze specialistiche approfondite aseconda del contesto lavorativo in cui siopera, con tutoraggio di personaleesperto o corsi specifici prima dell’ese-cuzione dell’atto sanitario.Per semplicità, in vari casi, gli interventiinfermieristici saranno sintetizzati ingruppi di intervento simili e poi nu-merati e suddivisi in nursing di base oavanzato.

Nursing in bronco-pneumologia peresperienza personale Per esperienza, ho evidenziato 24 tipo-logie di intervento infermieristico: 16 dibase e otto avanzati.

Nursing di base in bronco-pneumo-logia:1. Assistenza al medico nelle pro-

cedure diagnostico/terapeutiche eposizionamento presidi (cateterevenoso centrale, catetere arterioso,sostituzione cannule tracheosto-miche, ecc);

2. attività domestico/alberghiere (pu-lizia presidi, materiali, locali, steri-lizzazione, umidificazione am-biente, vitto, etc.);

3. documentazione infermieristica(processo di nursing, cartella infer-mieristica, etc.);

4. educazione sanitaria ed informa-zione generale;

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5. gestione cateteri arteriosi;6. gestione cateteri venosi centrali;7. gestione e posizionamento cateteri

venosi periferici;8. igiene e cura dell’assistito (cura del

corpo);9. manutenzione e gestione drenaggi

e circuiti ventilatori (tubi, filtri,sondini nasogastrici, etc.);

10. medicazioni base (lesioni da pres-sione, etc.);

11. mobilizzazione e postura del pa-ziente allettato e non;

12. prelievi ematici venosi periferici;13. preparazione alla dimissione ospeda-

liera (educazione, informazioni, etc.);14. preparazione e somministrazione

della terapia;15. rilievo e monitoraggio dei para-

metri vitali (frequenza cardiaca,temperatura corporea, SpO2 me-diante saturimetro, EtCO2, pres-sione venosa centrale, frequenzarespiratoria, pressione arteriosa,controllo diuresi e bilancio idrico,esecuzione elettrocardiogramma);

16. supporto psicologico all’assistito.

Nursing avanzato in bronco-pneu-mologia:1. Broncoaspirazione tracheo-bron-

chiale delle secrezioni nei pazientiportatori di cannule tracheosto-miche;

2. educazione sanitaria e informazionespecifica su presidi pneumologici,patologie, tecniche respiratorie dibase, etc.;

3. emogasanalisi (prelievo da arteriaradiale);

4. gestione e manutenzione ossigeno-terapia;

5. medicazioni avanzate e gestione ditracheostomia e cannule tracheo-stomiche;

6. posizionamento e controllo di ma-schere Vmni (Ventilazione Mec-canica Non Invasiva) e Vmi (Ventila-zione Meccanica Invasiva);

7. posizionamento pulsiossimetria not-turna e polisonnografia (apnee nelsonno, etc.);

8. supporto, formazione e tutoraggiodel nuovo personale infermieristico.

Nursing in bronco-pneumologianella letteratura italianaDai 24 riferimenti bibliografici sono statiestrapolate 27 tipologie di intervento infer-mieristico: 15 di base e 12 avanzati.

Nursing di base in bronco-pneumo-logia:1. Assistenza al medico nelle pro-

cedure diagnostico/terapeutiche eposizionamento presidi 3,4,7,24 (Ca-tetere venoso centrale, Cateterearterioso, sostituzione cannule tra-cheostomiche, etc.);

2. attività domestico /alberghiere20

(pulizia presidi, materiali, locali,sterilizzazione, umidificazione am-biente, vitto, etc.);

3. documentazione infermieristica20,24 (processo di nursing, cartellainfermieristica, etc.);

4. educazione sanitaria e informa-zione generale 7,9,10,20,24;

5. gestione e posizionamento cateterivenosi periferici 7;

6. manutenzione e gestione drenaggie circuiti ventilatori 3,7,8,14,17,23

(tubi, filtri, sondini nasogastrici,ecc);

7. medicazioni base 14 (lesioni dapressione, etc.);

8. mobilizzazione e postura del pa-ziente allettato e non 10,14,20,21;

9. osservazione del paziente 7,14,20,24;10. prelievi ematici venosi periferici 21;11. preparazione alla dimissione ospe-

daliera (educazione, informazioni,etc.) 9,12;

12. preparazione e somministrazionedella terapia 20,24;

13. rilievo e monitoraggio dei para-metri vitali (frequenza cardiaca,temperatura corporea, SpO2 me-diante saturimetro, EtCO2, pres-sione venosa centrale, frequenzarespiratoria, pressione arteriosa,controllo diuresi e bilancio idrico,esecuzione elettrocardiogramma) 3,

11, 12, 17, 20, 21, 24;14. supporto psicologico all’assistito

12,20;15. toeletta del cavo orale 7,14.

Nursing avanzato in bronco-pneu-mologia:1. assistenza al medico per emogasa-

nalisi in tutte le sedi anatomiche 20;2. attivazione di un programma di ven-

tilazione domiciliare in Utir22 (il mi-nutaggio infermieristico è significa-tivamente maggiore per la Vmi ri-spetto alla Vmni);

3. educazione sanitaria e informazionespecifica su presidi pneumologici,patologie, tecniche respiratorie dibase, ecc. 7,9,10,20,21,24;

4. assistenza all’intubazione e ge-stione/monitoraggio/manutenzionedel tubo tracheale (cuffia, etc.) 6;

5. sorveglianza sanitaria delle infe-zioni ospedaliere respiratorie 13,17,25;

6. manovre di drenaggio posturaledelle secrezioni tracheo-bronchialicon massaggi, etc. 20;

7. medicazioni avanzate e gestione ditracheostomia e cannule tracheo-stomiche 2,4,19;

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8. posizionamento e controllo di ma-schere Vmni (Ventilazione Mec-canica Non Invasiva) e Vmi (Ventila-zione Meccanica Invasiva) 1,12,21;

9. supporto, formazione e tutoraggiodel nuovo personale infermieri-stico 1;

10. gestione e manutenzione ossigeno-terapia 3,6,18;

11. emogasanalisi 11,14,16;12. broncoaspirazione tracheo-bron-

chiale delle secrezioni nei pazientiportatori di cannule tracheosto-miche 5,13,15,17,19.

DISCUSSIONEI risultati ottenuti in questo studio sem-brano rispecchiare, in modo abbastanzacompleto, la realtà degli interventi in-fermieristici assistenziali che sisvolgono oggi, di “routine”, nei repartidi bronco-pneumologia (sia generali chespecialistici), confrontati con i dati ri-sultati dalla mia esperienza.La riprova di quanto detto la si puòevincere se si rapportano le due listedei risultati precedenti (nursing inbronco-pneumologia per esperienzapersonale e nella letteratura italiana),poiché risultano sovrapponibili in moltipunti.Anzi, per molti versi, dunque, esistemolta più letteratura avanzata inerentela bronco-pneumologia rispetto alnursing di base.Va sottolineato che, nelle ricerche, il piùdelle volte il nursing di base (come, peresempio, il rilievo dei parametri vitali) èdato per “scontato”, mentre gli inter-venti più avanzati e specialistici sonopiù evidenti e trattati (come, peresempio, nell’assistenza alla ventila-zione invasiva, Vmi, e non invasiva,Vmni).Nel nursing in bronco-pneumologia peresperienza personale ho riscontrato 16tipologie di intervento base e otto di in-tervento avanzato, per un totale di 24tipi di intervento. Nel nursing in bronco-pneumologianella letteratura italiana ho ricavato,invece, 15 tipologie di intervento base e12 di intervento avanzato, per un totaledi 27 tipi di intervento.Va, inoltre, evidenziato che, tra tuttigli interventi rilevati dalla letteratura

italiana esaminata, non ne esiste unospecifico e di sola competenzaesclusiva dell’infermiere: in realtà,però, tutti gli interventi riportatirappresentano degli interventi dibase - e avanzati - che ogni infer-miere, potenzialmente, esegue tuttii giorni nelle varie specialitàmedico e chirurgiche.Dai risultati delle fonti bibliografichetrovate, in accordo con esperienza pro-fessionale, gli unici interventi assisten-ziali forse “esclusivi” dell’infermiere nelcontesto respiratorio (quindi, apparte-nenti al nursing avanzato) possonoessere considerati (per più fonti re-perite): l’educazione e l’informazionesanitaria specifica respiratoria 7, 9, 10,

20, 21,24, la broncoaspirazione5,13,15,17,19

di secrezioni nel paziente portatore dicannula tracheostomica; il prelievo arte-rioso emogasanalitico11,14,16,20 dall’ar-teria radiale (se esperto nell’atto) e,infine, la gestione delle ventilazioni in-vasive (Vmi) e non invasive (Vmni)1,12,21,22.I risultati degli interventi infermieristiciottenuti da questa ricerca bibliograficasono da considerarsi “sottostimati” acausa della carenza di letteratura italianainfermieristica inerente l’argomento.Invero, le attività assistenziali chesvolgono tutti i giorni gli infermieri inambito pneumologico sono molte di piùdi quelle elencate in questo lavoro, ma,purtroppo, esse non vengono docu-mentate adeguatamente.

CONCLUSIONIIn questa ricerca bibliografica, l’elabo-razione di 24 testi ricavati dalla lette-ratura italiana infermieristica inerentela bronco-pneumologia, ha permesso lastesura di un elenco di 27 tipologie diintervento infermieristici assistenzialinella pneumo-patologia, di cui 15 dibase e 12 avanzati. Nonostante i ri-sultati ottenuti siano abbastanza com-pleti per esperienza personale e corri-spondenti alla realtà della sanitàodierna, questi non possono essereconsiderati “ufficiali”, in quanto la let-teratura italiana specifica inerente gliinterventi infermieristici respiratorisono praticamente assenti, e se pre-senti, sono sempre secondari nei diversi

lavori esaminati, ergo “sottostimati”.L’elenco degli interventi sanitari ri-portati in questo lavoro appartengonoalle attività che svolge quotidianamentel’infermiere che opera nel settore respi-ratorio e sono state estrapolate dai rife-rimenti bibliografici reperiti tra la prin-cipale letteratura infermieristica diautori italiani.Da segnalare che tra gli interventi assi-stenziali “esclusivi” dell’infermiere nelcontesto respiratorio possono essereconsiderati, dalla letteratura reperita ein accordo con la mia esperienza profes-sionale: l’educazione e l’informazionesanitaria specifica respiratoria7,9,10,

20,21,24; la broncoaspirazione5,13,15,17,19

di secrezioni nel paziente portatore dicannula tracheostomica; il prelievo arte-rioso emogasanalitico11,14,16,20 dall’ar-teria radiale (se esperto nell’atto); la ge-stione delle ventilazioni invasive (VMmi)e non invasive (Vmni) 1,12,21,22.Nella bibliografia esaminata, il più dellevolte, il nursing di base (come, peresempio, il rilievo dei parametri vitali)sono dati per scontato, mentre gli inter-venti più avanzati e specialistici sono piùevidenti e considerati (come, ad esempio,nell’assistenza alla ventilazione invasiva,Vmi, e non invasiva, Vmni).In generale, la ricerca può essere consi-derata unica nel suo genere in quantonon esistono, al momento, revisionidella letteratura inerenti gli interventiinfermieristici nella patologia respira-toria. Proprio per questo, il lavoro puòessere considerato un inizio per la clas-sificazione delle attività infermieristichenella bronco-pneumologia. Per gli infermieri che operano in questosettore, va segnalata una carenza di let-teratura italiana specifica. Di conse-guenza, è molto importante iniziare a in-dirizzare, da subito, nuovi studi di ri-cerca in questo campo, affinché l’infer-miere possa crearsi, in futuro, nuovearee di competenze di intervento, speci-fiche in questo settore.

RACCOMANDAZIONI PER LAPRATICA E LA RICERCAFUTURASarebbe auspicabile eseguire, in futurericerche bibliografiche della letteraturariguardanti questo argomento, una rac-

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colta bibliografica maggiore, esten-dendo i limiti di ricerca a pubblicazioni edocumenti scritti da autori di qualsiasinazionalità, sperando di reperirvi unmaggior numero di fonti e risultati at-tendibili.La scarsissima quantità di materialeinerente gli interventi infermieristici as-sistenziali nella bronco-pneumologia inItalia, deve essere considerato ungrande stimolo alla ricerca futura, sti-molando gli infermieri a iniziare, fin dasubito, ad intraprendere di più la ricercae a pubblicare materiale, specie inquesto ramo della medicina, che, nono-stante i risultati riportati in questostudio, sono molto carenti e non con-fermati in modo “ufficiale” da una docu-

mentazione infermieristica mirata.Il materiale reperito per questo studio,nonostante pubblicato e indicizzatospesso da riviste scientifiche italiane,non risulta negli archivi dei grandi da-tabase internazionali e, spesso, per re-perire queste fonti, i motori di ricercapresenti in internet hanno ottenutobuoni risultati.Ciò va considerato un ulteriore stimoloalla nascita di enti preposti alla raccoltae all’indicizzazione di tutto questo mate-riale disperso nella rete, spesso molto“scientifico e valido”, affinché il sapere“nascosto” possa essere condiviso tratutti gli addetti ai lavori.Il Collegio Ipasvi di Roma con il suoprogetto Ilisi, una banca bibliografica

delle pubblicazioni prodotte in lingua ita-liana (unica nel suo genere in Italia, essacontribuisce alla valorizzazione della let-teratura infermieristica italiana, diffon-dendo la consultazione e lo scambio), hacreato uno strumento informaticopensato da infermieri per infermieri.La consultazione di questa risorsa èstata di grande supporto nella stesuradi questo lavoro.

AUTORE:Massimo Giordani, infermiere; master uni-versitario di I° livello in InfermieristicaClinica nel paziente critico; studente LaureaMagistrale in Scienze Infermieristiche eOstetriche, Uoc Pneumologia (Uo,Pneumologia Riabilitativa, Uo, Area Criticarespiratoria) Irccs-San Raffaele, Roma.

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BIBLIOGRAFIA

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Radiogramma nella sala di prontosoccorso: problematiche,revisione della letteraturae propostedi Cristian Vender, Roberta Delle Fratte, Francesco Staderini

CABSTRACTCon questa revisione della letteratura siè verificata la produzione di documentiper il problema relativo ai radiogrammieffettuati in zone non protette, tipo laclassica radiografia del torace effet-tuata “al letto” del paziente.Il problema nasce dalla percezione, daparte degli operatori, di esecuzioni ec-cessive di radiografie presso la salaemergenza di un grosso pronto soccorsodi Roma.Dalla revisione della letteratura sievince l’assenza di criteri di appropria-tezza specifici per l’effettuazione dellaradiografia del paziente “al letto”, maesiste una serie di documenti sull’ap-propriatezza della richiesta di radio-grafie e sulle modalità di esecuzione edi protezione degli operatori e del pa-ziente.In conclusione, quindi, è stata elaboratauna flow-chart operativa per indicareparametri e condizioni dei pazienti chenecessitano di una radiografia diretta-mente nella zona di pronto soccorso inbase a criteri di instabilità clinica.

PROBLEMALa percezione da parte degli operatoridi eseguire troppe radiografie nella salaemergenzaL’abuso dell’utilizzo di radiografie “alletto” del paziente nei processi diagno-stici in emergenza-urgenza, senza unamotivazione diagnostica-terapeuticavalida e senza adottare le misure di si-curezza a protezione del paziente, sipone come questione da superare.

PREMESSANon è facile inquadrare i possibili rischidall’effettuazione di radiogrammi diret-tamente in sede di pronto soccorso. Le materie interessate a questo argo-mento sono vaste e vengono inglobatenelle normative riguardanti la sicurezzasul lavoro (D.lgs. 626/94, 81/2008); inquelle inerenti la protezione radiologicadei cittadini (D.Lgs. 187/2000 e suc-cessivi) e nelle severe normative eu-ropee.L’evidence based medicine e i tantistudi effettuati sull’appropriatezza del-l’utilizzo dei raggi X delineano unquadro, a dir poco, preoccupante perl’abuso della stessa metodica nei pro-cessi diagnostici, specie in condizioni diemergenza-urgenza, quando la ne-cessità del medico e la sempre più im-perante richiesta di diagnosi veloci eprecise da parte della comunità im-pongono un utilizzo, a volte, non giusti-ficato dal quadro sintomatologico eanamnestico del paziente.In Italia, ogni anno, vengono ese-guite una media di 40-43 milioni diprestazioni radiografiche; nei prontosoccorso, il 35% degli esami viene ese-guito con apparecchi radiologici tradi-zionali, mentre nel 10% degli esami siutilizza la Tac: il 70% dei referti sononegativi e non evidenziano lesioniacute.Il rischio professionaleIl rischio professionale rappresenta lapossibilità che un evento e/o una so-stanza-ambiente possano produrre undanno o un effetto nocivo sull’uomo.

Il rischio può essere generico secomune a tutta la popolazione, specificoo professionale se limitato ad alcunecategorie di soggetti esposti.La legge 626/94 e 81/2008, al fine diassicurare ambienti di lavoro più sicuriprevede:un’analisi dei rischi, con conseguenteadozione di misure organizzative, tec-niche e procedurali per poter pro-grammare un adeguato piano di preven-zione;l’adozione di mezzi di protezione indivi-duale.Il Servizio Prevenzione e Protezione ha,quindi, il compito di individuare le fontidi rischio, analizzandole; studiare edelaborare procedure di sicurezza, for-nendo ai lavoratori le informazioni suirischi del posto di lavoro.L’utilizzo delle radiografie effettuatenella sede dell’emergenza 1 del nostropronto soccorso, quindi, può esseremotivo di richiesta di un parere agliorgani preposti alla protezione e pre-venzione dei rischi presenti in ogniazienda.La classificazione di radioprotezionedeve essere formulata dall’esperto qua-lificato, tenuto conto di tutte le attivitàsvolte dal lavoratore per conto deldatore di lavoro.La classificazione di radioprotezioneviene formulata per mezzo della schedadi radioprotezione sulla base delle con-dizioni di lavoro come definite daldatore di lavoro. La scheda di radiopro-tezione deve essere, quindi, compilataprima che il lavoratore sia adibito alle

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attività lavorative con rischio da radia-zioni ionizzanti.Sulla base del D.Lgs. 230/95, i lavo-ratori devono essere distinti in:– lavoratori esposti: tutti i soggetti

che, in ragione dell’attività svoltaper conto del datore di lavoro, sonosuscettibili di un’esposizione alleradiazioni ionizzanti superiore aduno qualsiasi dei limiti per lepersone del pubblico;

– lavoratori non esposti: tutti i sog-getti sottoposti, in ragione dell’at-tività svolta per il datore di lavoro,ad un’esposizione non superiore aduno qualsiasi dei limiti fissati per lepersone del pubblico.

LE RADIAZIONI IONIZZANTIIl termine radiazione, abitualmente, èusato per indicare il “trasporto dienergia nello spazio”; questa energiaviene ceduta quando la radiazione è as-sorbita nella materia.Il termine ionizzazione indica il pro-cesso per il quale un atomo perde o ac-quista elettroni dando luogo a particelle- gli ioni, appunto - che si pongono inmovimento se sottoposti all’azione di uncampo elettrico. Con tale procedura siformano, attraverso diversi meccanismi,coppie di ioni.Le macchine radiogene (apparec-chiature nelle quali vengono accelerateparticelle cariche che, interagendo suopportuni bersagli, producono i fasci diradiazione da utilizzare) sono consi-derate sorgenti di radiazioni. La produzione di raggi X utilizzati nel-

l’esecuzione di radiografie a scopomedico sono l’esempio che ci interessaper il nostro studio.I raggi X sono stati scoperti da Ro-entgen nel 1895 e furono utilizzati daLord Rutherford nella prima reazione nu-cleare, nel 1919.L’impiego di sorgenti di radiazioni perscopo medico costituisce la secondacausa di esposizione della popolazionealle radiazioni ionizzanti e la maggiorfonte di esposizione alle radiazioni arti-ficiali.Effetti sull’uomo delle radiazioni io-nizzantiI danni prodotti dalle radiazioni ionizzantisull’uomo possono essere distinti in:– danni somatici deterministici, che

compaiono soltanto al superamentodi una dose-soglia caratteristica diogni effetto;

– danni somatici stocacistici, che om-prendono le leucemie e i tumori. Peri tumori, la probabilità d’accadi-mento è in funzione della dose ed è,cautelativamente, esclusa l’esi-stenza di una dose-soglia.

L’elaborazione della relazione dose-ef-fetto è avvenuta, nel corso degli anni,sulla base di osservazioni epidemiolo-giche che riguardano esposizioni a dosimedio-alte (sopravvissuti giapponesialle esplosioni atomiche; pazienti sotto-posti ad irradiazioni per scopi medici;esposizioni lavorative). I dati epidemiologici sono abba-stanza numerosi per le alte dosi,sono piuttosto rari per le dosimedie e mancano del tutto per le

piccole dosi. L’assenza di evidenzaepidemiologica alle basse dosi puòessere correlata alla possibile ine-sistenza degli effetti radioindotti,oppure al “mascheramento” deglistessi che, pur presenti, non si rendonointellegibili sul piano epidemiologicoperché compresi nelle fluttuazioni stati-stiche dell’incidenza “naturale” o“spontanea” dei tumori.Pertanto, la stima del rischio di amma-larsi di leucemia o di tumore per mezzodella radio-induzione viene abitual-mente effettuata estrapolando allebasse dosi i dati di quelle alte.Secondo Andrew Einsten della Co-lumbia University, il rischio di tumore diuna donna di 60 anni con un’esposi-zione a uno scan di Tac potrebbe esseredi 1 su 700, mentre per un soggetto piùgiovane, soprattutto donna, il rischiopotrebbe essere più alto: due esami, peresempio, potrebbero raddoppiare il ri-schio.Non è stato possibile, sinora, rilevare,con metodi epidemiologici, un eccessodi malattie ereditarie nella progenie disoggetti esposti alle radiazioni ioniz-zanti rispetto a quella di soggetti nonesposti. Lo studio radio-epidemio-logico più importante è stato quellosui discendenti dei sopravvissuti diHiroshima e Nagasaki, nel corso delquale è stato effettuato un confronto tra30mila bambini (di cui almeno uno deigenitori era stato irradiato) e 40milabambini (i cui genitori non erano stati ir-radiati).Ebbene, tra i due gruppi, per quanto

Abitudinenella richiesta

Mancanzadi procedura

Percezione diGravità del paziente

Formazioneassente

RADIOGRAFIEEFFETTUATE NELLASALA EMERGENZA 1

Figura 1. Diagramma causa-effetto (Ishikawa)

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concerne lo sviluppo psicofisico, le mal-formazioni di origine genetica ed alcuniindicatori di natura citogenetica e bio-chimica, non è apparsa alcuna diffe-renza statisticamente significativa.Invero, sebbene, a tutt’oggi, non siastato dimostrato che nella specieumana le radiazioni ionizzanti possanoprodurre danni ereditari, studi speri-mentali su piante ed animali indicanoche tali danni, di fatto, possono in-sorgere.L’embrione e il feto sono sensibilialle radiazioni ionizzanti e, comeavviene anche nell’esposizione aglialtri agenti fisici e chimici, questasensibilità è variabile in funzionedello stadio di sviluppo.Prima dell’impianto dell’embrione (nellaspecie umana, al nono giorno dalla fe-condazione), gli effetti di un’irradiazionesono del tipo: “tutto-o-nulla”. Questi ef-fetti possono determinare, infatti, lamorte dell’embrione (l’evento puòpassare inosservato perché la donnanon sa ancora di essere incinta) o, in al-ternativa, non avere conseguenze sullosviluppo e sulla sopravvivenza post-nataleche possono, quindi, risultare del tuttonormali (nello stadio di pre-impianto, lamorte di una o di alcune cellule, nonancora differenziate, può non esseregrave).Nel periodo di morfogenesi (compresotra il nono giorno e la fine del secondomese di gravidanza), si formano gli ab-bozzi dei vari organi e tessuti. In corri-

spondenza della fase di differenziazionee di organizzazione di ciascun tessuto, èpresente un elevata radiosensibilità e,in questa fase, l’irradiazione può indurrepiù facilmente la comparsa di malfor-mazioni.Durante la fase fetale (dall’inizio delterzo mese fino al termine della gravi-danza), la frequenza e la gravità dellemalformazioni diminuiscono, mentre ri-sulta rilevante il rischio di uno sviluppodifettoso del sistema nervoso centraleche resta radiosensibile per buona partedi questo periodo.Riassumendo, si ricorda che anche ledosi più piccole di radiazioni nonsono interamente prive di rischio. Esposizioni mediche a scopo diagno-stico (che costituiscono la principalesorgente di esposizione della popola-zione alle radiazioni artificiali) ag-giungono una quota di circa 1/6 alladose di radiazioni naturali - quindi, esi-stenti - a cui è esposta la popolazione.Il bambino non può essere consideratoun “piccolo adulto”, perché i piccolisono più sensibili alle radiazioni.Alcune autorevoli fonti ritengonoche il rischio di insorgenza di untumore ad esito infausto lungol’arco della vita a seguito di unaTac addominale in un adulto sia dicirca 1 su duemila e quello a se-guito di una radiografia del toracesia di circa 1 su un milione.Una Tac encefalo equivale a 85 radio-grafie del torace ed equivale adun’esposizione al sole (principale fonte

di radiazione naturale) di 365 giorni; ilrischio di sviluppare un tumore è di1/10.000; una Tac torace equivale a 385radiografie del torace ed equivale aduna esposizione al sole di tre anni e seimesi; l’angio-Tac espone i pazienti adosi di radiazioni equivalenti a 600 ra-diografie del torace; una radiografia altorace equivale all’esposizione al soledi tre giorni e un rischio aggiuntivo ditumore fatale durante la vita di 1 su unmilione.

L’APPROPRIATEZZA DELLERICHIESTE DI INDAGINIRADIOLOGICHEUn’indagine si definisce utile quando ilsuo risultato (positivo o negativo) cam-bierà la gestione del paziente o con-fermerà la diagnosi. Un numero elevato di indagini radiolo-giche non rispetta questo principio e ciòcomporta un’esposizione inutile del pa-ziente alle radiazioni ionizzanti. Va, inoltre, valutato il rischio derivantedalla somministrazione dei cosiddetti“mezzi di contrasto”, spesso necessari,richiesti per l’approfondimento radio-logico.Le cause principali di un impiegodannoso e inutile della radiologiasono determinate da:1. ripetizione di indagini già effettuate

in un arco temporale vicino (spessol’esame è stato effettuato pressoaltri ospedali/ambulatori; è suffi-ciente chiedere il supporto infor-matico dell’esame effettuato);

2. si richiede un’indagine quando è im-probabile che il suo risultato modi-fichi la gestione del paziente;

3. si attua l’indagine errata (è spessoutile discutere della validità della ri-chiesta con il medico e/o tecnico ra-diologo);

4. non chiaro o impreciso il quesitodiagnostico;

5. errata convinzione, da parte delmedico e dell’utente, della giustaprescrizione di esami radiologici ascopo diagnostico.

La protezione radiologica ha lo scopo diassicurare a quanti lavorano all’internoe all’esterno di installazioni adibite allamanipolazioni di sorgenti radioattive, oche risiedano nelle zone circostanti, di

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avere una probabilità di esposizionebassa.I provvedimenti da utilizzare sonocostituiti dalla combinazione dei se-guenti elementi:– schermatura della sorgente;– aumento della distanza tra sorgente

e persona esposta (operatori, pa-zienti vicino al paziente irradiato eparenti);

– diminuzione del tempo di esposi-zione;

– giustificazione della pratica;– ottimizzazione della protezione;– limitazione delle dosi individuali.Le linee guida nazionali di riferimento“La diagnostica per immagini” del 2004,diventate legge, affermano la necessitàdi diminuire le radiografie, elencando icasi di appropriatezza per organo e ilgrado di evidenza scientifica e si suddi-vidono in:– studi a controllo random, meta-

analisi, rassegne sistematiche;– studi sperimentali e osservazionali;– altre evidenze per le quali il parere

si basa sull’opinione di esperti conl’approvazione di autorità ricono-sciute.

Il D.Lgs. n.187 del 26 maggio 2000 rece-pisce la direttiva europea 97/43/Eu-ratom e stabilisce che:“l’impiego delle radiazioni ionizzanti incampo medico è consentito solo a se-guito di motivata richiesta medica…Ilmedico deve valutare la possibilità diutilizzare tecniche sostitutive”.

ANALISI DELLABIBLIOGRAFIA E DEIDOCUMENTI ESISTENTIDall’attenta analisi della bibliografiascientifica esistente, delle normative inmateria, delle linee- guida e della docu-mentazione prodotta dalle associazionidi medici radiologi e dei tecnici ra-diologi, si comprende che non esi-stono indicazioni chiare e precisesulla tipologia di paziente che ne-cessita di effettuare radiografie “alletto”; si lascia al medico prescrittorela richiesta di radiografie “al letto” e almedico radiologo l’accettazione dellastessa in un clima di collaborazione. Viceversa, è notevole la presenza di do-cumenti e letteratura scientifica inmerito alla necessità di ridurre all’es-senziale l’uso della pratica radiografica,di proteggere le parti del corpo che nonsono interessate all’esame richiesto, al-l’uso di altre metodiche sostitutive.Sulla questione sono state prodotte lelinee-guida sull’uso del mezzo radio-grafico, facili da consultare per com-prendere quali quadri sintomatologicitrovino beneficio diagnostico nell’uso ditale metodica.

Soluzioni al problema specifico dell’usodella radiologia in sala emergenzaL’assenza di materiale sull’appropria-tezza dei radiogrammi “a letto” del pa-ziente non deve, però, diventare motivodi non intervento verso il problema pro-posto.

La corretta metodologia del percorsoclinico-assistenziale del pazienteimpone, infatti, di mettere in esseretutti gli interventi necessari per la sicu-rezza di pazienti ed operatori durante ilpercorso, oltre che rispondere a criteridi best practice.Si propone, quindi, di inserire icriteri di criticità clinico-assisten-ziale dei pazienti per definire illuogo dell’esecuzione dei radio-grammi, lasciando al medico pre-scrittore l’analisi delle linee- guidanazionali per definire l’appropria-tezza della richiesta di radio-grammi.Sono delineati, quindi, tre comporta-menti:Comportamento AEsecuzione radiogrammi in emergenza 1:• Assenza di almeno una delle tre

funzioni: coscienza, respiro, circolo;• Ecg con segni di ischemia acuta;• stato di incoscienza pre-triage,

perdita delle funzioni vitali pre-triage con trattamenti rianimatoriextraospedalieri;

• Iot;• acuzie in trattamento farmacologico

non trasportabili.E’ necessario, dunque:1. spostare le persone ad almeno un

metro dal paziente;2. posizionare al paziente protezioni

alle parti non irradiate;3. allontanarsi dalla sede di irradia-

zione;4. avvisare tutto il personale della sala

prima di fare la radiografia;5. il personale obbligato a rimanere

vicino al paziente deve indossaretutti i mezzi di protezione a disposi-zione;

6. chiudere le porte.Comportamento B1Esecuzione radiogrammi in box radio-logico con paziente cosciente accompa-gnato da infermiere della sala emer-genza 1 o infermiere box radiologico,personale ausiliario del box radiologico;trasporto con monitor, ossigeno se ne-cessario:– Pas <90 o >220 mmHg; Pad >130

mmHg;– F.c. <40 o >160 mmHg e alterazioni

ritmo;

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– F.r. >30 atti’;– SaO2 <90 (se non anamnesi di

Bpco);– G.c.s. 14;– R.t.s. 11-12.Comportamento B2:Esecuzione radiogrammi in box radio-logico con paziente cosciente accompa-gnato da infermiere della sala emer-genza o infermiere box radiologico, per-

sonale ausiliario del box radiologico;senza monitor, ossigeno se necessario:– T.c. >39° (anche se in isolamento;

eventuale protezione con mask);– H.g.t <50 o >200 mg/dl;– SaO2 <90 (con anamnesi di Bpco).La decisione, in caso di dubbi, dovrebbeessere presa dagli operatori (medico/in-fermiere) che hanno in carico il paziente(vedi relativa flow chart).

AUTORI:Cristian Vender, dottore magistrale inScienze Infermieristiche ed ostetriche, infer-miere presso Dea, pronto soccorso ospedaleSan Camillo di Roma;Roberta Delle Fratte, coordinatrice infermie-ristica Dea, pronto soccorso ospedale SanCamillo di Roma;Francesco Staderini, responsabile medicoDea, pronto soccorso ospedale San Camillodi Roma.

AA.VV., Guidelines for inter-and intra-hospital transport of critically illpatients, national guideline clearing-house. Marzo 2008.AA.VV., ICPR 34/82 La protezione delpaziente in radiologia diagnostica.Journal of American Medical Asso -ciation, 2009.AA.VV., Percorsi clinico assistenziali perla gestione del paziente critico nellarete dell’emergenza. Asp Regione Lazio,marzo 2005.AA.VV., Raccomandazioni per la gestio-ne diagnostico terapeutica politrauma etrauma cranico minore. Asl 12 RegionePiemonte, maggio 2003.Bonomo P, Il paziente critico. SimtRagusa, marzo 2008.Casnati E, Ionizing radiation Metrology.Delia A, Calisesi G Corso sulla protezio-ne dalle radiazioni ionizzanti. 2000.Esposito A, Giroletti E, Opuscolo d’infor-mazione per i lavoratori dell’Infn.Linee guida nazionali di riferimento, Ladiagnostica per immagini. 2004. Magri S, Esami radiologici troppo nume-rosi. 2009.Mason J, Diagnosi precoce. Marzo2008.Polvani C, Elementi di Radioprotezione.Royal college of nursing, Guidance fornurse staffing in critical care. Marzo2008.Sirm, La diagnostica per immagini.Venier A, Raggi X-protezione, dosime-tria, protezione.Zimmerman R, Executive vice chair,radiology, Weill Cornell Medical Center.New York City: Radiology, novembre2009.Zulli I, Il paziente critico lavoro di equi-pe. Roma, giugno 2004.

BIBLIOGRAFIACOSCIENZA

- PAS < 90 o > 220 mmHg; PAD > 130 mmHg- F.C. < 40 o > 160 mmHg e alterazioni ritmo- F.R. > 30 attiʼ- SaO2 < 90 (se non anamnesi di BPCO)- G.C.S. 14- R.T.S. 11 – 12

COMPORTAMENTO B 1ESECUZIONE RADIOGRAMMI IN BOXRADIOLOGICO CON PAZIENTE COSCIEN-TE ACCOMPAGNATO DA INFERMIEREDELLA SALA EMERGENZA 1 o INFERMIE-RE BOX RADIOLOGICO, PERSONALEAUSILIARIO DEL BOX RADIOLOGICO; TRA-SPORTO CON MONITOR, OSSIGENO SENECESSARIO

COMPORTAMENTO B 2ESECUZIONE RADIOGRAMMI IN BOXRADIOLOGICO CON PAZIENTECOSCIENTE ACCOMPAGNATO DAINFERMIERE DELLA SALA EMERGEN-ZA o INFERMIERE BOX RADIOLOGICO,PERSONALE AUSILIARIO DEL BOXRADIOLOGICO, SENZA MONITOR,OSSIGENO SE NECESSARIO

- T.C. > 39° (se in isolamento: protezione conDPI)

- H.G.T. < 50 o > 200 mg/dl- SaO2 < 90 (con anamnesi di BPCO)

COMPORTAMENTO A ESECUZIONE

RADIOGRAMMI INEMERGENZA 1

Eʼ necessario:1) spostare le persone ad

almeno un metro dalpaziente;

2) posizionare al pazienteprotezioni sullle parti nonirradiate;

3) allontanarsi dalla sede diirradiazione;

4) avvisare tutto il personaledella sala prima di fare laradiografia;

5) il personale obbligato arimanere vicino al pazien-te deve indossare tutti imezzi di protezione adisposizione;

6) chiudere le porte

SI

NO

NOSI

SI

NO

Assenza di almeno una delle trefunzioni: coscienza, respiro, circolo

E.C.G. con segni di ischemia acuta

Stato di incoscienza pre-triage,perdita delle funzioni vitali pre-tria-ge con trattamenti rianimatoriextraospedalieri

I.O.T. - NIV

PAZIENTE AL BOX RADIOLOGICO

Figura 2. Diagramma di flusso

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L’infermiere di famiglia:il più adatto per la sindrome autisticadi Ione Moriconi, Simona Lazzari

C

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ABSTRACTCon questo articolo, intendiamo pro-porre l’inserimento dell’infermiere di fa-miglia nel piano terapeutico assisten-ziale dei pazienti affetti da sindrome au-tistica.Tale considerazione nasce dall’osserva-zione, purtroppo negativa, dell’assenzadi una figura infermieristica di riferi-mento vicina a questi pazienti.Analizzando le varie motivazioni, si èappurato che ciò scaturisce principal-mente dalla mancata conoscenza di unatale realtà. È, pertanto, fondamentale che ci sia for-mazione ed informazione, elementi ne-cessari per creare persone qualificate:un infermiere adeguatamenteformato può prestare la giusta assi-stenza.Non a caso, la poliedricità dei ruoli cheappartengono all’infermiere di famiglialo rende un punto fondamentale perl’assistenza e la presa in carico dellepersone autistiche.

INTRODUZIONELa sindrome autistica è una proble-matica, ancor oggi, poco conosciuta. Per questo motivo, la disomogeneità frala preparazione degli operatori sanitarie la costruzione di una buona assistenzasono conseguenze che ricadono indiscu-tibilmente su chi ne è affetto e sulleloro famiglie.L’infermiere non può dimenticareche per garantire una giusta assi-stenza (rivolta al soddisfacimentodei bisogni) è fondamentale la co-noscenza della patologia da curare.La disabilità autistica è una realtà moltocomplessa che dura tutta una vita el’assistenza è difficile da gestire. Tuttavia, se preparati, gli infermieri

possono riuscire a prendersi cura diquesti pazienti.Analizzando i loro molteplici bisogni, èipotizzabile, infatti, che la figura che piùsi accosta alla vita autistica (e che può,quindi, realmente costruire una correttaassistenza) sia quella dell’infermiere difamiglia che, prendendosi cura delpiccolo paziente e supportando, allostesso tempo, la famiglia, diviene, tal-volta, un vero e proprio: “bastone cuiappoggiarsi quando mancano le forze”.

LA FONDAMENTALEPRESENZA DELL’INFERMIEREDI FAMIGLIALa sindrome autistica presenta sintomisu molti fronti: dall’interazione sociale,alla comunicazione, al comportamentoatipico, sino ad una mancata autonomiafisica. Purtroppo, è proprio la multisiste-micità e cronicità di questi sintomi a

rendere difficoltosa l’assistenza.Inoltre, i bisogni del nucleo paziente-fa-miglia, con gli anni, tendono non solo amutare, ma, soprattutto, ad accrescersi:è quindi responsabilità dell’infer-miere di famiglia essere d’aiuto efarsene carico. La sua presenza, perciò,è fondamentale per il soddisfacimentodei loro bisogni, sia dal punto di vistafisico che psicologico.Eppure, purtroppo, quel che emergedalle varie ricerche effettuate è che neiriguardi di questi pazienti spesso siesplica un’assistenza infermieristica“fatiscente”, le cui motivazioni sono im-possibili da trovare, anche se si po-trebbe ipotizzare una mancata cono-scenza approfondita della suddetta pa-tologia, il che comporta, quale conse-guenza, la paura nell’affrontare tali pro-blematiche, arginabili solo grazie aduna formazione e promulgazione di in-formazioni costante.

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Un infermiere adeguatamente formatopuò prestare la giusta assistenza e, coltempo, adoperarsi “per fare ricercascientifica”, unico strumento per farprogredire la scienza.Si può, quindi, affermare che l’infer-miere di famiglia è una nuova, po-liedrica figura sanitaria tra le piùadatte per la sindrome artistica: egli èun professionista che progetta,attua, valuta interventi di promo-zione, prevenzione, educazione eformazione.È colui che si occupa dell’assistenza in-fermieristica dell’individuo e della col-lettività; sostiene interventi di ricerca,indagini epidemiologiche in comunità ein ambito famigliare, promuovendoazioni educative e preventive, oltre checurative.

I MOLTEPLICI RUOLIDELL’INFERMIEREConsiderando che uno dei primi bisognidel nucleo paziente-famiglia è sicura-mente quanto concerne la comunica-zione, il comportamento e l’interazione

sociale, la “funzione-cardine” del-l’infermiere di famiglia è rivoltadapprima all’informazione, poi, al-l’educazione.I piccoli pazienti hanno bisogno di unadiagnosi precoce per poter iniziare ve-locemente un programma riabilitativo;quindi, la famiglia necessita diqualcuno che effettui prevenzione:solo così si può iniziare un aiuto per la“cura”.La famiglia non solo deve essereguidata verso centri idonei in cui inviareil proprio figlio, ma anche essere sup-portata a livello psicologico.L’autismo è una patologia che chiude iparenti in una scatola da cui è difficileuscire; gli amici e la società, a volte,non sostengono come dovrebberoqueste situazioni (anzi, in certi casi, lepeggiorano), alzando barriere invisibili.Pertanto, la funzione educativa divienemolto importante per la patologia inquestione, poiché si cerca di inter-venire anticipatamente verso i pro-blemi di incapacità a gestire se stessinel sociale, attraverso la rieducazione

e la correzione del linguaggio e deicomportamenti atipici.Il supporto educativo si deve ancheestendere alle attività quotidiane in cuihanno maggior difficoltà: l’alimenta-zione, l’eliminazione intestinale, l’alte-razioni del sonno e, a volte, la deambu-lazione. Paradossalmente, le famiglie hanno bi-sogno di essere informate ed educatepiù su questi problemi - quelli fisici -, sucui commettono non pochi errori ge-stionali e terapeutici che su altro. Per-tanto, non solo è necessario che l’infer-miere di famiglia (grazie alla sua liberaprofessione e attraverso le costantivisite a domicilio) si occupi della pre-venzione educativa e riabilitativa delbambino-adulto, ma, soprattutto, chel’insegnamento riguardi anche i ge-nitori, non sempre correttamenteformati: un genitore che riceve unconsiglio corretto è di certo piùsicuro in ogni suo gesto con il figliomalato. La formazione è una parte importante epolivalente dell’assistenza infermieri-

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stica. Infatti, l’infermiere di famigliadeve formare sia se stesso, attraverso ilcontinuo studio universitario, che la fa-miglia e chi orbita intorno al paziente.La laurea triennale non dovrà bastargli:bisogna intensificare con la speciali-stica, i master, prendere i dottorati e,infine, partecipare ai convegni, da spet-tatori e da attori.Un metodo efficace per combatterel’autismo è effettuando studi di ricerca,anche se, al giorno d’oggi, questa pato-logia (come, in genere, tutte quelle psi-chiatriche) ha poca rilevanza.La causa va ricercata, in parte, nellecase farmaceutiche (che non vogliono“spendere soldi” per queste malattie a

bassa incidenza e “fare esperimenti”sui bambini), in parte, nello Stato che,purtroppo, non stanzia molti fondi.Ciò, sempre a discapito dei pazienti au-tistici che rimangono, per questi motivi,indietro con il loro programma riabili-tativo.Il supporto, a tal proposito, che puòdare l’infermiere di famiglia è che, la-vorando con la collettività, ha maggioripossibilità di conoscere i pazienti e diinterfacciarsi, al contempo, con il si-stema sanitario. Così, egli può effet-tuare “ricerca sul campo” ed aiutare,attraverso libri, articoli, convegni eportali web, la promulgazione delle in-formazioni.

CONCLUSIONIAffermare che l’infermiere di famiglia èl’unica persona utile per l’assistenza deipazienti autistici sarebbe presuntuoso.Pur tuttavia, egli ha tutte le potenzialità- spesso sottovalutate - per garantire,sul territorio, una risposta assistenzialeimmediata e più vicina alla collettività,assumendo ruoli strategici negli inter-venti di assistenza preventiva, curativa,riabilitativa e di sostegno psicologico.

AUTORI:Ione Moriconi, responsabile Sai Dsm-Resi-denzialità, Asl Rm/A;Simona Lazzari, studentessa III° anno corsodi laurea in Scienze Infermieristiche, uni-versità La Sapienza di Roma - canale C.

BIBLIOGRAFIA

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ERRATA CORRIGE

Note bibliografiche “ripristinate”I riferimenti bibliografici dell’articolo scientifico a cura di Maria Grazia Proietti e Giuseppe Cingari:“Gestione del dolore nella biopsia del midollo osseo nell’adulto: una revisione della letteratura”, pub-blicato a partire da pagina 32 sullo scorso numero della rivista (n. 4/09) non sono stati riportati nell’or-dine esatto trasmesso dagli autori alla redazione.Di questo, ce ne scusiamo con i diretti interessati e con i lettori.La versione originale dell’articolo, con le note bibliografiche corrette (e che seguono scrupolosamentele norme editoriali) , è presente sul sito ufficiale del Collegio (www.ipasvi.roma.it), nella sezione dedi-cata alla rivista “Infermiere Oggi”.Il file in formato pdf dell’ultimo numero è scaricabile e riproducibile gratuitamente, come di consueto.

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La malnutrizione infantile nei Paesia risorse limitate: il ruolodell’infermiere in Mozambicodi Domenico Ferreli

PREMESSALo studio di cui si illustrano, di seguito,la metodologia adottata e gli esiti,nasce a seguito di un’analisi condottapresso il “Centro nutrizionale” della Co-munità di Sant’Egidio in Mozambico e siinserisce in un contesto nel quale lafigura dell’infermiere, seppur con unaformazione molto diversa dagli standardnostrani, soddisfa molti più bisogni diun infermiere europeo, investendo avolte ruoli che, per mancanza di altrefigure professionali, nessuno ricopre.Lo scopo dello studio è quello di dimo-strare l’efficacia dell’azione svolta dal“Centro nutrizionale” mediante la valu-tazione antropometrica e la sommini-strazione di interviste ai bambini.L’infermieristica nel Sud del mondo equello che ruota attorno al pazientesono state prerogative principali per losvolgimento dello studio, poiché illavoro che vi si descrive è dipanatoquasi esclusivamente da infermieri.

METODOLOGIALo studio si svolge in un “Centro nutri-zionale” della Comunità di Sant’Egidio,situato una zona molto povera della ca-pitale del Mozambico, Maputo, alta-mente endemica per malaria e infe-zioni gastrointestinali, che accogliedagli 800 ai 900 bambini al giorno, conun bagaglio di iscrizioni che ammonta acirca 1100 unità. La relazione prende in esame, inizial-mente, un campione di 164 bambini, va-lutandone le condizioni di salute ge-nerali, i parametri antropometrici se-condo gli standard europei, e le condi-zioni socio-economiche con la sommini-strazione di un’intervista.

Dallo studio sono, poi, scaturite duemissioni in Mozambico, nel luglio-agosto 2007 e nello stesso periodo del-l’anno successivo.Nel primo periodo di analisi, l’attività siè concentrata soprattutto nella rileva-zione antropometrica dei bambini enella somministrazione dell’intervista.In quello successivo, invece, è statadata maggior importanza alla revisionedi quanto raccolto, con visite domiciliarifinalizzate alla verifica della veridicità diquanto riportato nei dati.All’interno del campione esaminato èstato, poi, individuato un sottocampionedi 87 bambini per i quali si disponeva didati risalenti al 2005, in modo da averela possibilità di effettuare un monito-raggio della crescita nel tempo, con-frontando i dati raccolti con gli standardeuropei.A questo punto, disponendo di peso ealtezza (nonché del contesto sociale diogni singolo bambino) si è cominciato adelineare quanto, in seguito, sarebbeemerso nei risultati.I dati raccolti sono stati inseriti inAnthro 2005 ed Ena, programmi di ela-borazione nutrizionale dall’Organizza-zione Mondiale della Sanità (Oms) emessi in relazione con i parametri del-l’Nchs del 1977.La rilevazione antropometrica è stataeffettuata col supporto di tre persone(misuratore, assistente e traduttore), at-tenendosi rigorosamente ai protocolli dimisurazione del “Centro”.

DISCUSSIONEIl campione esaminato è composto, peril 36,2%, da femmine e, per il restante62,8%, da maschi, con un’età media di

9.5 anni ed un range compreso fra tre e14 anni.Il 15% dei bambini risulta essere orfanodi almeno un genitore (se non di en-trambi), morti a causa dell’Aids o dialtre malattie. Questo fa sì che, molto spesso, essisiano affidati alle cure dei parenti piùvicini (nonni, zii), dei fratelli maggiori (avolte, neanche adolescenti) o dei vicini. Questa situazione di fragilità si riper-cuote sia sulla salute dei bambini (chesono, generalmente, poco seguiti) siasul fatto che raramente vengono iscrittiall’anagrafe e, quindi, di conseguenza,non godono neppure dei diritti più ba-silari, quali, appunto, l’accesso all’istru-zione o alle cure mediche.Le condizioni abitative rivelano unanotevole precarietà e rispecchianoquella che è la condizione della maggiorparte della popolazione nel Mozambico,in particolare nelle aree suburbane. Di seguito, le principali tipologie di abi-tazioni in cui vive la popolazione di cuifa parte il campione esaminato:Dall’analisi risulta che quasi la metàdei bambini vive in abitazioni in la-miera o in canne di bambù, trequarti delle abitazioni sono prive diacqua rendendo necessario l’approvvi-gionamento idrico presso fontane pub-bliche più o meno distanti (cosa di cui,spesso, sono proprio i bambini ad occu-parsi, all’interno della famiglia, percor-rendo anche parecchi chilometri) o afonti ancor meno controllate.La quasi totalità delle abitazioni èpriva di servizi igienici. Spesso siutilizzano latrine a cielo aperto anchemolto vicine alle abitazioni, con evidentirischi di infezioni oro-fecali e di tipo ga-

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stroenterico, soprattutto nei primi annidi vita (com’è noto, le diarree infantilirappresentano una delle principalicause di morbosità e mortalità in età in-fantile nei paesi del Sud del mondo).Anche l’assenza di abitazioni in mu-ratura rende più difficile qualunque in-tervento di prevenzione delle infezionitrasmesse da vettori. Questa situazione igienico-sanitaria si

ripercuote sulla salute dei bambini che,infatti, nella totalità dei casi riportavanorecenti episodi di malaria.Per quanto riguarda le loro condizioni disalute, l’indagine è risultata difficoltosapoiché intrattenuta attraverso i colloquicon i parenti o con chi si prende cura diloro: l’assenza di persone di riferimentoha reso difficile – se non impossibile –il ricordo di episodi di malattia.

Le informazioni al riguardo derivano daldatabase del “Centro nutrizionale” e dainterviste con gli operatori dello stesso. Diffusissima la prevalenza diepisodi malarici, soprattutto nellastagione di alta endemia; molto fre-quenti gli episodi di parassitosi in-testinali.Proprio per questa carente situazioneigienico-sanitaria, assume ancor piùvalore l’opera educativa svolta all’in-terno del “Centro nutrizionale”: tra-smettere ai bambini delle norme diigiene personale, anche semplici, è unmodo per difendere la loro salute,specie in ambienti privi di risorse e pienidi insidie per la salute. La regola di la-varsi le mani prima di pranzare al“Centro”, per quanto semplice possaapparire, è di primaria importanzaper prevenire le infezioni oro-fecali.Lo stato nutrizionale dei bambini, va-lutato in termini di malnutrizione acutae cronica, è stato confrontato con i datidisponibili per il Paese forniti dal-l’Unicef: i tassi di underweight riscon-trati, pari al 15%, sono inferiori a quellidel Paese (24%). Discorso analogo puòessere fatto per la prevalenza distunting (41%, secondo l’Unicef) che,nello studio, risulta essere del 22%circa. Tale discrepanza nei dati è legata pro-babilmente alla localizzazione geo-grafica dell’indagine: lo studio, infatti, èstato condotto nella zona suburbana diMaputo, capitale del Mozambico,quindi, in una zona sicuramente in mi-gliori condizioni economiche e, quindi,anche di disponibilità di alimenti ri-spetto alle zone rurali del Nord. Non a caso, un confronto con dati del-l’Oms, per quanto meno recenti (2003),permette di mettere a raffronto quelliraccolti con gli altri ottenuti attraversostudi realizzati nella città di Maputo,ergo in condizioni analoghe. Tali studi, infatti, riportano percentualidi underweight variabili dal 7,9% al13,2% e percentuali di stunting che va-riano dal 24,7% al 35,7%.Non va, inoltre, dimenticato che il cam-pione esaminato nell’ambito del pre-sente studio è costituito da bambinigrandi (età media 9,5 anni), quindi, è

Tipologia Numero %

muratura 97 59

lamiera (Ethernit) 5 3

canne di bambù 62 38

privi di acqua corrente 125 76

privi di servizi igienici interni 134 82

privi di energia elettrica 89 54

Tabella 1. Condizione abitativa della popolazione esaminata

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difficilmente confrontabile con dati di-sponibili nel Paese.Il monitoraggio degli 87 bambini per iquali è stato possibile seguire la cre-scita dal 2005 al 2007 mostra un miglio-ramento dello stato nutrizionale: la pre-valenza di underweight (moderato esevero nel complesso) a distanza di dueanni si è più che dimezzata (dal 14,9%al 6,9%) e, anche in termini di stunting,si è ottenuto un miglioramento (dal21,8% al 17,2%). Questi risultati, ottenuti a distanza didue anni dalla presa in carico deibambini, sono una prova dell’efficaciadi un’alimentazione corretta e suffi-ciente che garantisca ai bambini ungiusto apporto energetico e pro-teico e che, perciò, sia in grado diridurre i tassi di malnutrizione.Soprattutto, questi tassi migliorano sen-sibilmente proprio per l’efficacia del-l’alimentazione che, anche in tempibrevi, mette in moto il processo di gua-dagno di peso nei bambini. Viceversa, il miglioramento, per quantoesistente, è meno evidente nella preva-lenza dello stunting o della malnutri-zione cronica. L’analisi di questo secondo indicatoremette, infatti, in risalto che il ritardonella crescita è più severo rispetto allostato di malnutrizione e che il deficit distatura si recupera con maggiore diffi-coltà e lentezza rispetto al deficit pon-derale. Ciò è ovvio se si tiene conto chequesta condizione è spesso frutto dianni di sottoalimentazione, se non addi-rittura un retaggio di malnutrizione ma-terna. Inoltre, mentre nei bambini di età in-feriore ai due anni, al miglioraredelle condizioni di alimentazione,si assiste ad un recupero totale deldeficit staturale, nei bambini piùgrandi il ritardo nella crescita in al-tezza non si recupera mai del tutto,perciò restano bambini più piccoli dellamedia.In ogni caso, l’evoluzione positiva degliindici antropometrici è un’indicazionedell’utilità di migliorare l’alimentazionedei bambini in Paesi ad elevata insicu-rezza alimentare con una dieta ade-guata e variata. Va, infatti, notato che la dieta proposta

ai bambini presso il “Centro nutri-zionale” non si limita ad essere il mi-glioramento dell’alimentazione solo intermini di incremento del numero deipasti, ma si prefigge di garantire un’ali-mentazione adeguata non solo intermini di calorie, ma anche di proteine,presenti ogni giorno e con una discretaquantità di proteine animali che spesso,invece, sono carenti - se non assenti -nell’alimentazione dei Paesi africani.

CONCLUSIONILo studio conferma l’importanza dellasupplementazione nutrizionale in etàevolutiva in Paesi ad elevata insicurezzaalimentare.

Anzitutto, il campione presenta unabuona sopravvivenza: al tempo, tutti ibambini sono vivi (cosa non trascu-rabile). L’andamento positivo registrato in tuttigli indici antropometrici, sia di malnutri-zione acuta che cronica, dimostranol’importanza di integrare con una dietaequilibrata, anche se solo per un pastoal giorno, la normale alimentazione delbambino mozambicano.Tra i problemi che emergono, sirileva l’urgenza di trattare la malnu-trizione in età precoce al fine dievitare il cronicizzarsi del ritardodella crescita: infatti, è molto più dif-ficile migliorare e recuperare la bassa

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statura, nonostante la buona alimenta-zione, negli anni della seconda infanzia. Inoltre, l’attenzione alla salute e allanutrizione del bambino da parte di tuttigli operatori del “Centro” sono già unelemento di grande innovazione e dicambiamento di mentalità in una so-cietà in cui il bambino non è mai alcentro di attenzioni particolari. L’intervento mette anche in luce l’impor-tanza del ruolo dell’infermiere che sipone come figura clinica e di valu-tazione, ma anche come figuranodale di educatore nei confrontidei bambini e del contesto in cuivivono.Il ruolo dell’infermiere all’interno del“Centro nutrizionale” è quello di va-lutare non solo le condizioni clinichecon le visite periodiche, ma anche lostato nutrizionale e, giorno per giorno,di analizzare la situazione di ogni

piccolo paziente. Nonché, quello dieducare ad uno stile di vita sano, sia ibambini che altre figure professionaliche collaborano all’interno del “Centro”.L’efficacia di quest’ultimo sta nell’ap-proccio olistico ai piccoli pazienti: essivengono presi totalmente in carico, ana-lizzando e curando ogni aspetto, par-tendo dalla salute e dalla nutrizione,fino all’inserimento scolastico e alla re-gistrazione anagrafica. Questo studio fa emergere un ruolodell’infermiere forse meno “specia-lista e specializzato” di quello occi-dentale, ma sicuramente figura-chiave sia come clinico di primolivello, ma anche come edu-catore sanitario e formatore,come propagatore di cultura sa-nitaria. Il nostro scopo è quello di “puntare unriflettore” su un mondo poco cono-

sciuto, e che, con semplicità e pra-ticità, mette ognuno di noi davanti aduna realtà diversa e affascinante, di-mostrando come un intervento chemira all’eccellenza e agli standard eu-ropei, in Africa, è ancora possibile.Quanto ottenuto è stato un incredibilerisultato, poiché è stato dimostrato cheun progetto, oltre ad essere possibilenel Continente nero, ha dei risultati fi-nanche migliori dei nostri, sottolineandocome aderenza, impegno e conoscenzanon siano segretissime qualità del Norddel mondo.

AUTORE:Domenico Ferreli, laureando in Scienze In-fermieristiche presso l’università di TorVergata, anno accademico 2007/2008.Relatori: Paola Scarcella, ricercatore pressol’università di Tor Vergata e Giulia Venturini,dottorando presso l’università di TorVergata.

IN PILLOLE

Tumori al colon retto, il Consiglio del Lazio sostiene campagna prevenzioneOgni anno, in Italia, vengono diagnosticati circa 35mila nuove neoplasie colon-rettali: solo nel Lazio, se ne registrano circa due-mila annue. Si tratta di una malattia che raggiunge il suo picco nei soggetti sopra i 60 anni, senza differenze di sesso, e, nella maggior partedei casi, la diagnosi è tardiva poiché i sintomi iniziali sono pochi. Negli ultimi anni, grazie ad più informazione, all’aumento delle diagnosi precoci ed ai progressi delle terapie si è osservata unadiminuzione della mortalità.Per parlare di tumore del colon retto, il presidente della commissione Sanità del Consiglio regionale del Lazio, Luigi Canali, hapromosso la presentazione dei risultati della campagna dell’Amoc (Associazione Malati Oncologici Colon retto-onlus), volta asensibilizzare soprattutto gli ultra 40enni sul tema della colonscopia, un esame, tutto sommato, semplice, efficace contro que-sto tumore. Attivato pure un sito internet (www.amoc.it) che ha già ricevuto circa 10mila contatti nelle sole festività natalizie,anche grazie al servizio gratuito “L’esperto risponde”, che funge da trait d’union, via email, fra cittadini e oncologi di fama mon-diale (disponibile anche un numero telefonico: 06.52.66.20.60). Inoltre, su 500 autobus dell’Atac e nelle stazioni della metropolitana di Roma sono stati affissi appositi poster sull’iniziativa.“Siamo orgogliosi che il nuovo Piano sanitario regionale abbia puntato tantissimo sulla prevenzione e sul territorio, sia per ragio-ni prettamente cliniche che per contenere la spesa - ha spiegato Canali -: basta vincere alcune resistenze psicologiche e cultu-rali e sottoporsi metodicamente a semplici esami, per evitare futuri disagi. Per questo, l’azione dell’Amoc è particolarmentebenemerita”.Presente alla conferenza, la presidente Amoc, Roberta Letizia, e il dirigente medico dell’Istituto Regina Elena di Roma, CarloGarufi.

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Stereotipi dell’infermierenella produzione cinematograficadal 1950 al 2008di Natasha Megozzi, Fabio Pennacchioni

ABSTRACTScopo della presente indagine è con-frontare gli stereotipi creati dai film di-stribuiti in Italia sull’immagine dell’in-fermiere. Si tratta di una ricerca quali-tativa di tipo storico, basata sull’analisidi 27 pellicole cinematografiche vi-sionate e campionate per convenienza,in base ai criteri imposti dalla presentericerca, nel periodo compreso dal 1950al 2008.L’analisi ha riguardato 27 film, di cui 12americani, 12 italiani e tre di altre na-zionalità, per il 71% del genere “com-medie”.I personaggi individuati sono 39 e per il64,1% sono donne, nel 48% dei casi,giovani donne.L’analisi dell’aspetto fisico fa rilevareche il 58% è “gradevole” e, tra questi,gli interpreti sono avvenenti nel 26%dei casi e, nell’80% dei casi, si tratta didonne. Quelle di aspetto “sgradevole”,nel 63% dei casi, sono italiane.La tipologia di divisa più rappresentataè la crocerossina; per l’83,3% dellevolte, l’infermiere appartiene ad un cetosociale basso. Gli aspetti che ricorrono sono: lostereotipo della crocerossina inna-morata (se donna), o dell’infermierefannullone (se uomo).Nell’analisi dell’interazione con imedici, risulta che nel 60% dei casi ilrapporto è di tipo subordinato, nel 30%conflittuale e solo nel 10% di collabora-zione.La relazione con i colleghi (valutabilesolo in 23 figure su 39) è di tipo “com-plice” nel 61% dei casi (in prevalenza,fra uomini) ed “autoritaria” nel 26% deicasi (prevalentemente, fra donne). Nella

relazione con i pazienti riscontriamocomportamenti positivi per il 52% (amo-revoli: 34%; amicali: 18%) e negativiper il 48% (disinteressati: 27%; auto-ritari: 21%). Dalla presente ricerca, si evince che,globalmente, la figura dell’infermieretrasmessa dal cinema si è evoluta con ilpassare dei decenni similmente allarealtà, sintetizzando (talvolta, grossola-namente) i pregi e i difetti di questa ca-tegoria.Ben più alta sembra la considera-zione dell’infermiere nelle produ-zioni cinematografiche estere che,nel periodo storico osservato, asse-gnano agli infermieri, nel 50% dei casi,ruoli di maggiore spessore in trame dinatura drammatica.Nelle pellicole di produzione italiana,invece, emergono due stereotipi in par-ticolare: quello dell’infermiere disinte-ressato verso il paziente e complice coni colleghi, se uomo; avvenente, autori-taria con i colleghi e amorevole con ipazienti, se donna.

INTRODUZIONEQuesta ricerca fa parte delle attività diapprendimento incluse nel programmadi “Metodologia della ricerca” (corso in-tegrato in Management infermieristicodell’università di Tor Vergata, Roma, consede Fbf, ospedale San Giovanni Ca-libita-Isola Tiberina; docente: professo-ressa, Teresa Compagnone).In Italia, negli ultimi anni, abbiamoassistito ad un’evolversi della pro-fessione infermieristica, che èpassata dai corsi regionali al diplomauniversitario, alla laurea (sia di primoche di secondo livello) e, recente-

mente, anche al dottorato di ricerca.La consapevolezza che conoscere comela professione viene veicolata dai mass-media - e, nella fattispecie, dal cinema -può essere utile per capire e cercare dimodificare il modo in cui l’infermiereviene percepito dalla società, ha portatogli autori ad intraprendere quest’analisistorica. Scopo della presente indagine è, ap-punto, quello di raffrontare gli stereotipicreati dai film, distribuiti in Italia dal1950, con la reale immagine dell’infer-miere, in modo da analizzarne l’evolu-zione attraverso il cinema.

MATERIALI E METODIRicerca qualitativa di tipo storico,basata sull’analisi di 27 pellicole cine-matografiche visionate e campionateper convenienza, in base ai criteri im-posti dalla presente ricerca.La raccolta dati si è basata su fonti sto-riche e pubblicazioni cinematografichedal 1950 al 2008. L’individuazione delle fonti è avvenutacronologicamente, mediante un’analisidel conosciuto e, successivamente, me-diante consultazione di dizionari storicidel cinema (cartacei e web), cataloghidi film e archivi su internet. Sono stati inclusi nella ricerca le pel-licole proiettate nelle sale cinematogra-fiche italiane dal 1950 al 2008 con leseguenti caratteristiche:– personaggi identificabili nell’am-

biente lavorativo muniti, almeno inuna scena, di divisa identificativadella professione;

– personaggi identificabili nell’am-biente lavorativo con un minimo ditre inquadrature (complete o a

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mezzo busto) nell’intera durata delfilm;

– film facenti parte dei generi “com-media” e “dramma”.

Sono stati esclusi: i generi “horror-thriller”, “fantascienza”, “pornografici”,“erotici” e “commedia esplicitamenteerotica o comica”.I criteri utilizzati per l’analisi dei dati ri-guardano numerose variabili, tra cui idati generali del film e quelli dei perso-naggi; il loro ruolo; le interazioni socialied altre ancora, come si può ben capiredallo schema elaborato a tale scopo (al-legato 1) e dall’esempio di scheda com-pilata (allegato 2).

ANALISI EINTERPRETAZIONE DEIRISULTATIRispetto alle categorie prese in conside-razioneLa presente ricerca si basa su un cam-

pione di 27 film proiettati nelle sale ci-nematografiche italiane (in prima proie-zione) dal 1951 a 2008 (Grafico 1), con39 figure infermieristiche rilevate(Grafico 2).

Dall’analisi delle nazionalità di produ-zione dei film facenti parte del cam-pione, tutti combaciano con l’ambienta-zione geografica del film (tranne che per“Addio alle armi”, ambientato in Italia,ma di produzione americana).Le pellicole risultano della nazionalitàriportate nella Tabella 1.La notorietà dei film viene classificata in:“altissima”; “alta”; “media” e “bassa” inrapporto agli incassi, e raggruppa le pelli-cole come nella Tabella 2:In base all’analisi per anni di ambienta-zione delle trame dei film, risulta chiaroche quello degli anni ’70 sia il periodo conil maggior numero di film (il 29,6%) coninfermieri protagonisti o co-protagonisti(33,3%). (Tabella 3).Bisogna, inoltre, evidenziare che, degli ottofilm ambientati nella decade del 1970, duerisultano di “altissima” notorietà (con tredei 13 personaggi rilevati in tale ambienta-zione storica) e quattro film di “alta” noto-rietà (con otto dei 13 personaggi rilevati intale ambientazione storica).

Rispetto alle categorie prese in conside-razione per i personaggiIl genereDai dati emerge che il personale infer-mieristico femminile (64,1%) è netta-mente superiore a quello maschile(35,9%). (Tabella 4).Dai dati riepilogativi della Tabella 4 sievince che, prima degli anni ’70, nonsono presenti, nel campione, figureinfermieristiche maschili.Ciò è chiaramente collegabile al fattoche le scuole per infermieri sono state

Grafico 1. Numero dei film per decennio di distribuzione

Tabella 1. Analisi della nazionalità dei film

Grafico 2. Numero dei personaggi per decennio di distribuzione

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estese al personale maschile nel 1971,con la legge n.124.Va, inoltre, sottolineato l’isolato caso diinversione dei risultati nella decade del1980, dove il numero di soggetti maschili(cinque unità, di cui quattro ambientatenegli anni ‘70) sovrasta quello dei soggettifemminili (solo due unità).Risulta evidente che le figure maschili rile-vate negli anni ‘80 fanno parte, tutte, di“commedie” spesso ambientate neldecennio precedente (anni ’70).La totalità dei personaggi del campione(39 unità) è equamente impiegata ingeneri di “commedia” (20) e “dramma”(19). Ma, se osserviamo questo datotenendo conto del sesso del personag-gio, risulta inequivocabile che, propor-zionalmente al minor numero di figuremaschili nella totalità del campione (14unità su 39), i personaggi maschili proli-ferano maggiormente nei film di genere“commedia” (71,4%) rispetto al “dram-ma” (28,6%). (Grafico 3).

L’etàL’analisi dei dati ha permesso di rilevarela distribuzione dell’età dei personaggidel campione in base ad una classifica-zione in tre fasce. La maggior parte del campione totale(44%) risulta far parte di quella più gio-vane e le rimanenti unità, distribuite traquella adulta (31%) e quella matura(26%).

Un’ulteriore suddivisione del campione infemmine (25 unità) e maschi (14) permet-te di osservare una più alta frequenzanella fascia più giovane di sesso femmini-le (48%) e una maggiore frequenza nellafascia adulta maschile (43%). (Grafico 4).

L’aspetto fisico e l’etniaLa classificazione del campione totaledice che i soggetti di aspetto “gradevo-le” sono il 59%, mentre quelli di aspet-to “sgradevole” sono il 41%.Inoltre, facendo un’ulteriore classifica-zione dei soggetti “gradevoli” (23 unitàsul totale di 39), è possibile dividerli in:unità di aspetto “decoroso” (13); unità“avvenenti” (10).La grande rappresentanza femminile(80%) si colloca nella classificazione del-l’aspetto fisico: “avvenente”. (Grafico 5).

Dai dati raccolti emerge, inoltre, che lamaggior parte delle figure analizzate,classificate come fisicamente “sgrade-voli” sono di razza italica (18 unità su39) e che risultano essere il 63% nelcampione dei personaggi. (Grafico 6).

La divisa Per quanto riguarda la divisa, dall’inda-gine risulta che quella tipo “crocerossi-

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Tabella 2. Notorietà dei film analizzati

Decadi di ambientazione 1910 1940 1950 1960 1970 1980 1990 2000

Film 1 1 2 4 8 2 3 6

Personaggi 2 1 2 5 13 2 5 9

Tabella 3. Distribuzione per decadi di numero di film e di personaggi infermieristici

Decadi di produzione 1950 1960 1970 1980 1990 2000 Totale

Femminile 100,0% 100,0% 60% 28,6% 90,0% 50,0% 64,1%

Maschile 0,0% 0,0% 40% 71,4% 10,0% 50,0% 35,9%

Tabella 4. Figure infermieristiche analizzate per genere

Grafico 4. Fasce di età in totale e in rapporto al genere

Grafico 3. Rapporto tra sesso dei perso-naggi e tipo di film

Grafico 5. Aspetto fisico in totale ed in rapporto al sesso

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na” è sempre presente (41% del cam-pione), con un picco massimo negli anni‘90. (Tabella 5).Continuando ad osservare cronologica-mente, per decenni di produzione, la fre-quenza dei diversi abbigliamenti (Grafico7), risultano evidenti, inoltre, la costantepresenza della divisa da suora e il decli-

no della divisa da infermiere tipica del-l’infermiere psichiatrico che ha imperatonel cinema dall’inizio degli anni ’70 allafine degli anni ’80. (Figura 2).Va, inoltre, sottolineato che, nel panoramacinematografico, l’introduzione delle diviseda infermiere professionale è recente e siravvisano a partire dal 2000.

Questo dato è il riscontro della loroscarsa presenza: solo il 23% dei casi.(Figura 3).

Il ceto socialeSulle 39 unità del campione è stato pos-sibile rilevare informazioni sul cetosociale di appartenenza di sole 18 unità.Questo sottocampione è stato classifi-cato in tre livelli di appartenenza: alto,medio e basso. Il risultato assegna la frequenza mag-giore alla categoria inferiore, con benl’83,33%.Il più delle volte, nel film, si riscontranoaddirittura situazioni di povertà, corru-zione e condizioni di persone disagiate.(Grafico 8).

La personalitàNel mondo del cinema, è consuetudinedefinire i vari personaggi con gli appel-lativi “buoni” o “cattivi”. Distinzionenon sempre legata alla realtà, ma sicu-ramente più netta. Alla luce di questo,tutti i personaggi del campione sonostati classificati in figure: globalmentepositive (51,28%) e negative (48,72%).Il 75% dei personaggi positivi sono disesso femminile ed evidenziano unapersonalità “decisa” (45% del campio-ne dei personaggi positivi) e “sensibi-le” (20% del campione dei personaggipositivi).Le figure negative sono equamentedistribuite per sesso e sono caratteriz-zate da personalità prevalentemente“scontrose” (21,05% dei 19 personag-gi negativi) ed esclusivamente femmi-nili e da personalità “rurali” (31,58%dei 19 personaggi negativi) esclusiva-mente maschili.Tra le figure negative di maggior rilievo,spicca con forza quella tirannica dellaprotagonista femminile del film:“Qualcuno volò sul nido del cuculo”.Oltre alla bravura dell’attrice, questoruolo rimane indelebile nella mentedello spettatore per l’esemplare bel-lezza di una pellicola degli anni ’70, fir-mata da Milos Forman e con un prota-gonista del calibro di Jack Nicholson.Il grande regista ceco è riuscito a renderemagnetica ogni singola espressione dellatremenda caposala, segnando, nell’im-maginario collettivo, gli abusi di potere

Grafico 6. Ripartizione delle nazionalità sui personaggi di aspetto “sgradevole”

Crocerossina Decade di distribuzione

Decade di ambientazione 1950 1970 1980 1990 2000 Totale

1910 2 - - - - 2

1940 - - - - 1 1

1950 1 - - - - 1

1960 - - 1 1 1 3

1970 - 2 - 4 - 6

1980 - - 1 0 - 1

1990 - - - 2 - 2

Totale 3 2 2 7 2 16

Tabella 5. Ripartizione della divisa tipo “crocerossina” per decade

Grafico 7. Andamento negli anni dei tipi di divise

Figura 1. Esempi di divise nei film analizzati

Figura 2. Divise dominanti anni 70-80

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perpetuati dall’austera infermiera, deten-trice di potere in una clinica di igienementale che, per la prima volta, vienemostrata a tutti sul grande schermo.

La ricorrenze nelle trameLa crocerossina innamorata -Le tramed’amore ricorrono nei 27 film analizzaticon una frequenza del 25,7%.I personaggi interessati (protagonisti oco-protagonisti) risultano essere quasitotalmente di sesso femminile e croce-rossine giovani, nella maggior parte deicasi, di etnia bianca. Queste pellicole, prettamente di fatturaamericana, nel campione, risultano piùfrequenti dal 2000 (43,86%), ma con laquasi totalità delle ambientazioni finoagli anni ’70.L’infermiere fannullone - Una serie diricorrenze, invece, sembra interessarenegativamente la categoria maschiledella “commedia” italiana tipica deglianni ’70-’80 ambientata negli stessi anni. Sei film (di cui tre molto famosi in Italia)con otto personaggi, sono i migliori rap-presentanti di questa figura di infermie-re caratterizzato da atteggiamenti “rura-li” (marcatamente regionali e accompa-gnati da dialoghi maleducati e dialetta-li), denotanti un’appartenenza ai ceti piùbassi dell’epoca. Sei soggetti su otto risultano esserecomparse, spesso adulti dall’aspettofisico “sgradevole”; personaggi quasisempre complici con i colleghi, tipica-mente menefreghisti nei confronti delpaziente e, soprattutto, fannulloni.

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Figura 3. Divise tipiche dell’infermiere moderno

Grafico 8. Ceto sociale rilevabile e percentuale di assegnazione sulla quotaidentificabile

In una pellicola, “Il paramedico”, è pos-sibile anche osservare le ricorrentiforme di protesta della categoria, tipi-che di inizio anni ‘80.

L’interazione coi mediciDella totalità del campione, solo 20figure infermieristiche risultano intera-gire con il medico.Una più attenta analisi di tale interazio-ne, rivela un tipo di rapporto quasi total-mente sottoposto alla figura medica(60%) al quale è possibile sommare unaltrettanto atteggiamento negativo,quale la conflittualità (mostrata nel 30%dei casi).Una distinzione per sessi permette dievidenziare una maggior frequenza di

Grafico 9. Interazione con i medici

zione, la crescita del fenomeno sembrainterrompersi intorno agli anni ’70, a cuisembra seguire un nuovo fenomeno, apartire dagli anni ’80, con la distribuzio-ne di film popolati da figure infermieri-stiche sempre più conflittuali nei con-fronti della classe medica. (Grafico 9).

L’interazione con i colleghiDella totalità delle figure analizzate,solo per 23 è stato possibile definirel’interazione con i colleghi.Dai dati è emerso che, nella maggiorparte dei casi (61%), si tratta di compli-cità e, in alcune situazioni, è emersaperfino una vera e propria “coalizione”contro il medico.Il 26% di questo campione mostra

atteggiamenti sottoposti al medico nellasfera femminile; mentre per gli uominisembra prevalere la conflittualità (4unità su 6).Conflittualità e atteggiamenti sottopostisono presenti in tutte le fasce di età,con prevalenza di conflittualità nellafascia più giovane del campione e unamaggiore predisposizione all’atteggia-mento sottoposto da parte dei perso-naggi più maturi.La collaborazione nei confronti delmedico appare relegata a pochi casiriscontrati, nel sesso femminile, eambientato nel periodo degli anni ’70 eproposta fino agli anni ’90.Rapportando la frequenza delle figuresottoposte rispetto agli anni di distribu-

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atteggiamenti autoritari nei confrontidei colleghi (ciò è giustificato dall’in-terpretazione delle figure “capo”): uncomportamento che è una prerogativafemminile, assente nelle fasce di etàpiù giovane e frequentemente riscon-trato nelle distribuzioni cinematografi-che degli anni ’90.La complicità, invece, sembra essereuna prerogativa prettamente maschi-le, presente in tutti gli anni di ambien-tazione e frequentissima anche neifilm più recenti. (Grafico 10).

L’interazione con i pazientiL’interazione con il paziente si rivelaambivalente: i personaggi che inter-

pretano gli infermieri alternano com-portamenti amorevoli (34%) e amiche-voli (18%) a atteggiamenti disinteres-sati (27%) e autoritari (21%).L’amorevolezza appare come la dotetipica delle giovani donne del campio-ne in esame e sembra, da un’analisiper anno di distribuzione e ambienta-zione, la caratteristica predominantenelle interpretazioni cinematografichepiù recenti dell’infermiere.Gli atteggiamenti di disinteresse,invece, si riscontrano, con maggiorfrequenza, nelle figure maschili,anche se il gentil sesso non ne èimmune.Sembra chiaro che questo oscuro

retaggio degli anni ’70-‘80 sia destina-to a riproporsi in future pellicole qualevizio di professionalità della catego-ria.Fortunatamente, risulta costante neglianni e nelle ambientazioni, a prescinde-re dai sessi e dalle età, la casistica dellefigure amichevoli. (Grafico 11).

I comportamenti scorrettiL’atto di fumare in divisa nei luoghi e neimomenti non consentiti è stato riscon-trato in sole tre pellicole da parte dialtrettante tre unità.Per ciò che concerne i comportamenti“indecorosi” (48,72% del campione) èpossibile osservare una relazione nellafrequenza osservata nei personaggi fem-minili di età giovane (6 unità sulle 19componenti il campione dei soggetti concomportamenti “indecorosi”) e nei perso-naggi maschili di età adulta (6 su 19).Azioni e comportamenti che recano undanno fisico al paziente sono statiriscontrati, fortunatamente, in un nume-ro più esiguo rispetto al campione tota-le (12,82%). Equamente distribuiti persesso, sembrano essere più osservabilicasi di danno al paziente ad opera dipersonaggi adulti. (Grafico 12).

CONCLUSIONI Dalla presente ricerca si evince che, glo-balmente, la figura dell’infermiere tra-smessa dal cinema si è evoluta con ilpassare dei decenni similmente allarealtà, sintetizzando (talvolta, grossola-namente) i pregi e i difetti di questacategoria.Nelle pellicole distribuite negli anni ’90,è possibile osservare una media di duefigure per film.La maggiore visibilità e l’aumento delnumero di personaggi impegnati nelruolo infermieristico dagli anni ’90 èfacilmente associabile ai traguardi rag-giunti dalla professione nel mondoreale, in ambito di riconoscimentosociale e professionale.Infatti, negli anni ’90, grazie alla Leggen.341 del 1990 e la n.502 del 1992, l’in-fermiere accede finalmente alla forma-zione universitaria.A differenza delle produzioni cinemato-grafiche estere, i film italiani delcampione relegano, quasi total-

Grafico 10. Interazione con i colleghi

Grafico 11. Rapporto con i pazienti

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mente, la figura infermieristica inruoli marginali di comparsa, incommedie che tendono a mostrarnepiù facilmente i difetti.Ben più alta sembra la considerazionedell’infermiere nelle produzioni cinema-tografiche estere che, in tutto il periodostorico osservato, assegnano agli infer-mieri, nel 50% dei casi circa, ruoli dimaggior spessore, in trame di naturadrammatica.Prima degli anni ’70, non sono presenti,nel campione, figure infermieristichemaschili: ciò è chiaramente associabile,almeno per le pellicole di produzionenazionale, al fatto che in Italia le scuoleper infermieri sono state estese al per-sonale maschile nel 1971 con la Leggen.124.

La presenza dei maschi nel mondoinfermieristico è stata - ed è - impor-tante perché testimonia come “farel’infermiere” non sia un modo istin-tivo e materno di rivolgersi ai soffe-renti, e neppure una missione reli-giosa tutta femminile, ma una pro-fessione da affrontare con impegno,responsabilità e preparazione. Non è va sottovalutato il fatto cheproprio la presenza dei maschi misefine al Convitto, alla vita quasi mona-cale a cui erano costrette le donneche sceglievano di diventare infermie-re: è da questo momento che la pro-fessione infermieristica italiana inco-mincia il suo lungo percorso verso lavisibilità ed il riconoscimento socialee professionale.

I personaggi femminili sono maggior-mente presenti rispetto a quelli maschi-li in tutto il campione, tranne che nel-l’isolato caso campionato negli anni ’80.Si potrebbe dedurre che l’alta concen-trazione, in quegli anni, del genere“commedia all’italiana” richiedesse per-sonaggi più affini alla caricatura di unaprofessione che meglio rendeva eviden-te la mancanza di funzionalità del siste-ma sanitario. Le trame italiane, infatti, sono ambien-tate negli anni ‘70 (precedenti l’istituzio-ne del Sistema sanitario nazionale oimmediatamente successivi alla Leggen.833 del 1978).L’infermiere che traspare dal campioneè di età prevalentemente giovane (under25) e, soprattutto, nei film prodotti negliultimi 20 anni. Esteticamente, risulta gradevole quasi il60% del campione, tranne che nelle pro-duzioni italiane, dove è consuetudineimbattersi in interpreti meno attraentifisicamente.In generale, la divisa più frequente èquella tipo “crocerossina” e le atipicheuniformi maschili del periodo ’70-’80,con un netto adeguamento nell’ultimodecennio, verso le divise professionaliper entrambi i sessi.La rilevazione del ceto sociale, anche sepoco rappresentativa (46% del campio-ne rilevabile), ha mostrato una prevalen-za di personaggi di chiara estrazionesociale “bassa”, esternata in atteggia-menti e dialoghi tipici di persone conbassa scolarità, come nelle pellicole ita-liane degli anni ‘80 (per esempio: “Unsacco bello” di Carlo Verdone).L’interazione tra colleghi risulta, nelleproduzioni distribuite dal ‘70 in poi, perlo più “complice”, nel bene e nel male,e secondariamente di tipo “autoritario”.L’amorevolezza nel rapporto con ilpaziente è l’interazione più osservata(34% del campione), largamente pre-sente nei personaggi più giovani e total-mente assente nelle fasce di età piùmature. Questo tipo di interazione sem-bra dominante nelle ultime produzionicinematografiche e nelle ambientazionimoderne, a discapito di un contrappostodisinteresse riscontrato nelle produzionidegli anni ’80 e ’90, ambientate preva-lentemente nel ’70 e nel ’90.

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Grafico 12. Comportamenti scorretti

Figura 4. Archivio della Scuola diBiella: diplomate del 1944

Figura 5. Archivio della Scuola diBiella: diplomate del 1973

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Sono evidenti comportamenti “indeco-rosi” in quasi la metà del campione.Casi di vero e proprio danno al pazien-te sono evidenti in una ristrettissimapercentuale (12,8%), ma concentrati inun totale di tre pellicole degli anni ’70(due ambientate in manicomi e una inrealtà meridionali di degrado) e duedel nuovo millennio (una delle qualitratta un caso di violenza sessuale).Infine, sembra interessante evidenzia-re, rispetto al genere dei protagonisti,gli stereotipi che emergono dall’inda-gine:Stereotipo maschileL’immagine dell’infermiere di sessomaschile creata dal cinema è tipica-mente di età adulta, tra i 25 e 40 anni(quasi il 50% del campione).È prevalentemente un personaggiofisicamente decoroso se di nazionalitànon italiana, altrimenti, in tal caso, èmeno gradevole. Sembra che nell’ultimo decennio l’im-magine sia nettamente migliorata,delineando una sorta di divario preciso

tra la figura del vecchio infermiereanni ‘70-‘80 e il nuovo.L’infermiere del cinema estero, indos-sa divise tipicamente conformi allarealtà di un moderno infermiere, men-tre quello del cinema nostrano indossaprevalentemente divise atipiche, invoga negli anni ’70-’80. Il rapporto con la classe medica è dasempre presentato come un rapportodi tipo sottoposto e, secondariamente,conflittuale, che vede personaggiesclusivamente adulti nei film ambien-tati soprattutto negli anni ‘70.Il cinema disegna un infermiere disesso maschile tipicamente complicenei rapporti con i colleghi e disinteres-sato nei confronti del paziente, anchese nelle pellicole dal 2000 in poi sem-brano prevalere personaggi maschilipiù attuali, dotati di grande amorevo-lezza verso il paziente.Il comportamento del professionistadelineato dal cinema è prevalentemen-te “decoroso”; gli atteggiamenti “inde-corosi” rilevati riguardano solo unapiccola percentuale, tipica dell’etàadulta.Stereotipo femminileL’immagine dell’infermiera creata dalcinema è tipicamente giovanile (under25) quasi nel 50% del campione. Per lepellicole italiane si nota un deciso rin-giovanimento della figura a partire dal-l’ultimo decennio.L’infermiera presentata sul grandeschermo è fisicamente gradevole enon di rado, persino avvenente. Anchein questo caso, il cinema italianoevoca una immagine meno gradevole,con un netto miglioramento dell’aspet-to fisico delle interpreti nell’ultimodecennio.Nella presente ricerca, non sono stateprese in considerazione le numerosepellicole erotiche e pornograficheche, da tempi insospettabili, spadro-neggiano nelle sale d’essai di tutto ilmondo, ma risulta evidente, anche neifilm analizzati, una certa associazionetra la leziosità di alcune interpreti el’idea di vita promiscua, retaggio diun’immagine sessuale associata alleinfermiere. La divisa tipo “crocerossina”, la piùamata dal cinema americano, persiste

nell’immaginario delle produzioni este-re diffuse nel nostro Paese, che, a suavolta, non sa rinunciare all’infermierain divisa da suora (presente solo nelleproduzioni nostrane).Le trame dei personaggi femminili nar-rano storie di infermiere tipicamentesottoposte nel rapporto con la classemedica e complici tra colleghe di parigrado e anzianità.Rispetto ai colleghi uomini, prevalgonocomportamenti fortemente autoritaricon le altre colleghe più giovani, ancheperché è più facile incontrare, nel cam-pione esaminato, figure di comando disesso femminile.Nei confronti dei pazienti, il cine-ma esalta notevolmente interazio-ni amorevoli e comportamentiquasi sempre “decorosi” nell’am-biente di lavoro. La piccola percentuale di comporta-menti “indecorosi” rilevati risulta tipi-camente associabile alle infermierepiù giovani ed avvenenti.

AUTORI:Natasha Megozzi, laureanda in Infermieri-stica presso la sede FBF Isola Tiberina, Uni-versità di Tor Vergata;Fabio Pennacchioni, laureando in Infermieri-stica presso la sede FBF Isola Tiberina, Uni-versità di Tor Vergata.

FILMOGRAFIALattuada A, Anna. Cristaldi Film,1951.Zampa L, Il medico della mutua. EuroInternational Film, 1968.Vidor C, Huston J., Addio alle armi. 20thCentury Fox, 1957.Vanzina S, I tartassati. Maxima Film, 1959.Monicelli M, Amici miei. Cineriz, 1975.Forman M, Qualcuno volò sul nido del cucu-lo. Michael Douglas, 1975.Vanzina S, Febbre da cavallo. Primex, 1976.Lenzi U, La banda del gobbo. Medusa, 1977.Corbucci B, Delitto a Porta romana. Medusa,1980.Verdone C, Un sacco bello. Medusa, 1980.Nasca S, Il paramedico. Italian InternationalFilm, 1982.De Vito D, La guerra dei Roses. 20th CenturyFox, 1989.Sheridan J, Il mio piede sinistro. MiramaxFilm, 1989.Marshall P, Risvegli. Columbia. 1990.Jones MC, Dr Hollywood. Solt e D. Johnson,1991.Wertmüller L, Io speriamo che me la cavo.Penta Film, 1992.

Figura 6. Betty Boom vestita da infer-miera sexy

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Shadyac T, Patch Adams. Universal Pictures,1998.Mangold J, Ragazze interrotte. DouglasWick e Cathy Konrad, 1999.Anderson PT, Magnolia. Ghoulandi FilmCompany, 2000.Roach J, Ti presento i miei. UniversalStudios, 2000.Almodóvar P, Parla con lei. El Deseo, 2002.

Spielberg S, Prova a prendermi. Uip, 2002.Cassavetes N, John Q. Nexo, 2002.Arcand D, Le invasioni barbariche. BimDistribuzione, 2003.Castellitto S, Non ti muovere. Medusa, 2004.Veronesi G, Manuale d’amore 2. Filmauro,2007.Sono stati inoltre consultati i seguenti sitiinternet:

Nucleo Storico Hit Parade Italia. Incassi bot-teghini italiani (www.hitparadeitalia.it)Archivio cinematografico My Movie-Biblioteca del cinema (www.mymovies.it)Croce Rossa Italiana (www.cri.it) Fondazione ente dello spettacoloCinematografo-Archivi (www.cinematogra-fo.it)

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BIBLIOGRAFIA

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IN PILLOLE

Batteri ospedalieri nella reteSpesso i batteri ospedalieri rispettano le frontiere. Lo rivela uno studio europeo pubblicato su “Plos Medicine”, che ha dise-gnato la mappa della presenza in Europa di un tipico patogeno ospedaliero, lo Stafilococco aureo. I ricercatori di 26 Paesi,compresa l’Italia (che ha partecipato con i ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanitò), hanno raccolto più di 3000 ceppi dainfezioni gravi come le setticemie utilizzando una metodica genetica per identificare i tipi di Stafilococco aureo dominantiin Europa. Mentre i ceppi sensibili agli antibiotici sono disseminati nell’intero continente, le varianti antibiotico-resistenti,chiamate MRSA (acronimo di Stafilococco aureo resistente alla meticillina), che frequentemente infettano i pazienti ospe-dalizzati, sono invece raggruppate per area geografica e tipi identici si trovano in Paesi limitrofi. Dallo studio emerge inol-tre che i pazienti con infezione da MRSA presentano una mortalità (definita 14 giorni dopo il primo isolamento batterico)pari al 20%, ovvero più alta di quelli con infezione da ceppi sensibili di Stafilococco aureo (13%). In Italia, a fronte di diver-si tipi di ceppi sensibili, sono stati trovati pochi tipi MRSA: il più tipico appartiene al raggruppamento Nord Balcanico-Adriatico, identificato con la sigla T041, rinvenuto soprattutto nel Nord e nel Centro Italia. I ricercatori spiegano la differen-za tra i ceppi sensibili e resistenti agli antibiotici di Stafilococco aureo con il fatto che gli MRSA sono apparsi solo negliultimi 40 anni e non hanno ancora avuto il tempo di diffondersi, mentre i ceppi sensibili colonizzano l’uomo probabilmenteda milioni di anni. È probabile che la diffusione locale di MRSA sia primariamente dovuta a pazienti colonizzati che sonoricoverati più volte in ospedali diversi. La ricerca suggerisce pertanto che il controllo della trasmissione e diffusione deiceppi MRSA all’interno di un ospedale o tra ospedali diversi è possibile.

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Sono stati 12.342.537 i ricoveri in ospedale nell’anno 2007 e76.340.751 le giornate di degenza: oltre 510mila dimessi e oltre1.600mila giornate di ricovero in meno rispetto all’anno 2006. Questi, i grandi numeri dell’assistenza ospedaliera pubblica in Italiacontenuti nell’ultimo Rapporto sull’attività di ricovero ospedaliero,relativo al 2007, elaborato dal Ministero della Salute attraverso lalettura del flusso informativo sulle schede di dimissione ospedalie-ra (Sdo) delle strutture ospedaliere pubbliche e private.Nel corso del 2007, sono stati effettuati quasi 11,448 milionidi ricoveri nei reparti per acuti, che rappresentano il 92,8% ditutti i ricoveri ospedalieri, di cui circa 7,9 milioni (68,8%) in regi-me di degenza ordinaria e quasi 3,6 milioni (31,2%) in Dayhospital.Il ricorso alle strutture private accreditate è maggiore nelleregioni meridionali, dove si registrano le percentuali di ricoveropiù elevate in: Abruzzo (26,1%), Calabria (25,9%) e Campania(27,1%).Analogamente a quanto verificato negli anni precedenti, la frequen-za maggiore di dimissioni è attribuita alle malattie dell’apparatocardiocircolatorio (14,8%), seguono le malattie del sistema musco-loscheletrico e del tessuto connettivo (12,1%), le malattie dell’ap-parato digerente (9,8%), le dimissioni per gravidanza, parto e puer-perio (9,6%) e le malattie del sistema nervoso (7,5%).Rispetto al 2006, aumentano a livello nazionale i neonati sani.La degenza media è di circa 3,3 giorni, sia negli istituti pubblici chenelle strutture private accreditate.Qualche attenzione richiede il confronto del numero di neonati sanicon quelli rilevati negli anni precedenti: la versione 19 dei Drg haintrodotto alcune modifiche nei criteri di attribuzione del Drg 391. Con riferimento ai parti cesarei, la percentuale di questi, rispettoal totale dei parti, risulta essere pari a 38,39% a livello nazionale:

ancora in aumento rispetto agli anni precedenti (38,36 nel 2006;38,3% nel 2005 e 37,7% nel 2004). L’intervallo di variazione è com-preso tra il 23,31% della P. A. di Bolzano ed il 61,41% dellaCampania.Valori superiori al 40% si rilevano a partire dalla regione Lazio enelle regioni meridionali, ad eccezione della Sardegna, il cui valoresi attesta comunque a 37,26%.Anche nei confronti degli altri Paesi dell’Unione europea,l’Italia si evidenzia per il maggiore ricorso alla pratica del partocesareo. Un indicatore sintetico di efficienza ospedaliera è rappresentatodalla degenza media nei ricoveri ordinari che, però, è fortemen-te influenzata dalla complessità dei casi trattati e, quindi,standardizzata per i raffronti regionali, rispetto alla complessitàdella casistica assunta come standard di riferimento. I valori più elevati, circa una settimana, si hanno in: Piemonte, Valled’Aosta e Veneto.La degenza media dei ricoveri per acuti è stabile e costante dal2002, con 6,7 giorni anche nel 2007. A livello regionale, i valorioscillano dal minimo in Campania (5,4) al massimo (8) in Piemontee Valle d’Aosta.I tassi di ospedalizzazione per regione di residenza, tipo di atti-vità ospedaliera, regime di ricovero e sesso, confermano la tenden-za, quasi egualmente distribuita tra i sessi, alla riduzione del ricove-ro ordinario nelle discipline per acuti (oltre 6 per 1.000 in menorispetto all’anno precedente) e del ricovero in day hospital (oltre 4per 1.000 in meno). Il dato registrato a livello nazionale è, per il regime ordinario, pari a127,3 per 1.000 abitanti e per il day hospital pari a 59,2 (consideran-do i soli ricoveri di residenti in Italia e solo in strutture pubbliche eprivate accreditate).

ALCUNI DATI DAL RAPPORTO SULL’ATTIVITÀ DEI NOSOCOMI E DELLE STRUTTURE ACCREDITATE

NAZIONALI, ELABORATI DAL MINISTERO DELLA SALUTE

Diminuiscono i ricoveri, aumentano i parti cesarei

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Attività formative ECM del Collegio IPASVI di Roma

Collegio Provinciale IPASVI di Roma

focusfocusI progetti del Centro di Eccellenza

per la Cultura e la Ricerca Infermieristica

Collegio Provinciale IPASVI di Roma

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Il 2010 si è aperto all’insegna del Centrodi eccellenza per la cultura e la ri-cerca infermieristica, il nuovo sog-getto nato in seno al Collegio Ipasvi diRoma allo scopo di sviluppare la “culturadel sapere scientifico” (Culture of Scho-larship) quale elemento catalizzatore perle innovazioni, le scoperte e la ri-vitaliz-zazione dell’infermieristica in Italia. Atempo di record, e dando immediato se-guito a quanto annunciato negli ultiminumeri della rivista, il Consiglio direttivoil 16 febbraio scorso ha dato l’ok ai primiprogetti di ricerca che caratterizzerannoquesta prima fase di vita del Centro. Pro-getti che di fatto ne costituiranno la“spina dorsale”. Il Centro è dunque già pienamente ope-rativo, e vede da subito una straordinariaquantità di energie al lavoro, grazieanche al coinvolgimento di università ita-liane e straniere, personalità del mondoscientifico e culturale, ricercatori, rap-presentanti delle istituzioni, una rete diconsulenti a trecentosessanta gradi. Èdunque il tempo di rimboccarsi le ma-niche, ancora una volta, ancora partendodalle straordinarie potenzialità della pro-fessione infermieristica. Non è il mo-mento di inutili cerimonie di presenta-zione o di convegni auto-celebrativi: ilCentro sarà presentato al grande pub-blico quando i primi filoni di studio da-ranno i primi risultati significativi, matengo a ribadire che è già una realtàsolida e funzionante a tutti gli effetti.Aperta al contributo di tutti. La professione infermieristica sta infattiattraversando nel nostro Paese, un pe-riodo di trasformazione e rinascimento

sotto il profilo della scienza, della forma-zione, della pratica e della ricerca. La formazione specialistica, i dottorati, imaster attirano sempre più infermieriproponendo modelli concettuali inno-vativi, metodologie e strumenti operativimoderni che contribuiscono a tra-sformare l’immagine, il ruolo e soprat-tutto la pratica clinico-assistenziale degliinfermieri stessi. Il nursing clinico si è notevolmente arric-chito, prestando la giusta attenzione alleevidenze scientifiche e ponendo in luceelementi come la specificità e la pecu-liarità delle attività assistenziali e dellecompetenze distintive, il valore dei codicietici ed il contributo che esso può darealla definizione delle politiche sanitarie. Fare avanzare la scienza infermieristicasignifica avere un professorato distinto,un sistema accademico cioè, dove gli in-fermieri insegnano agli infermieri; si-gnifica avere un maggior numero di ri-viste scientifiche indicizzate e collabora-zioni scientifiche internazionali. La ri-cerca infermieristica diventa visibilequando sono gli stessi infermieri ad as-sumere l’iniziativa di disegnare e con-durre degli studi sui fenomeni dell’assi-stenza alla persona. Per questo, i tempisono stati ritenuti maturi per la nascita elo sviluppo di Centro di Eccellenzaprettamente infermieristico.In questo numero, riportiamo, seppur agrandi linee, il resoconto dei numerosiincontri tenuti nei mesi scorsi per co-struire e avviare al meglio il Centro, darevigore ai progetti di ricerca, e conferireun respiro internazionale e di prestigioall’organigramma.

Mi piace ribadire ancora una volta lanostra mission generale: costruire unacultura infermieristica permeata dalsapere scientifico nell’ambito dellaformazione, della pratica e della ri-cerca. Il Centro si fonda sulla sinergia ri-cerca/cultura, ed è, come già detto, ra-dicato nel concetto del “sapere scien-tifico”.Questa sinergia serve a dare vitalità edenergia alle attività del Centro: la ricercastimola gli infermieri ad acquisire cono-scenze ed abilità (che li renderanno pro-tagonisti di progetti che consentiranno direalizzare nuove scoperte); la cultura so-stiene ed alimenta le energie, la psiche elo spirito degli infermieri stessi proiet-tandoli verso la ricerca dell’eccellenza. Nella visione del Centro, la costruzionedi una nuova cultura infermieristica è im-prescindibile per giungere rapidamenteall’affermazione ed alla valorizzazionedell’infermieristica in quanto scienza edisciplina.Tutto, in linea col modello interna-zionale di Boyer che consente di de-finire il suo scopo nell’approfondire lacultura infermieristica radicata nelsapere e nella ricerca per preparare ifuturi studiosi. Le quattro aree del“Sapere scientifico” definite da Boyer(scoperta, integrazione, applicazione edidattica) saranno utilizzate dal Centroper implementare iniziative innovativeche consentiranno di attuare nuove sco-perte in materia di assistenza allapersona.La copertina scelta per questo primonumero del 2010 di “Infermiere Oggi” ri-porta con la massima evidenza il logo e il

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IL CONSIGLIO APPROVA IN TEMPI RECORD I PIANI DI RICERCA PRESENTATI DAI DIRETTORI DEI QUATTRO POLI

Centro di EccellenzaAl via i primi progetti!

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progetto grafico che accompagnerannod’ora in poi tutte le iniziative del Centrodi eccellenza.Quattro pilastri che rappresentano lastruttura portante del Centro e costitui-scono nel contempo il motore delle sueattività. Sono l’esemplificazione graficadi quattro poli interattivi, strettamentecorrelati con un unico fine: perseguirel’eccellenza.Gli obiettivi di ciascun Polo sono specificiper ognuno di essi ma fortemente inte-grati tra loro.Spaziano dallo sviluppo della formazionedi base ed avanzata alla produzione di ri-cerche multicentriche e interdisciplinari;dalla formazione di nuovi infermieri-ri-cercatori alla creazionedi laboratori di ricerca infermieristica;dall’organizzazione degli studenti ingruppi di ricerca alla costituzione di co-mitati di infermieri clinici esperti perl’analisi e la revisione distandard assistenziali.Per questo il Centro si avvale di un Co-mitato scientifico internazionale, di unComitato di garanti e di tantissimi col-leghi impegnati nella clinica ed esperti

nelle diverse aree assistenziali. Un con-tributo fondamentale sarà apportatoinfine dai professori di nursing, dalleuniversità, dai dirigenti dei servizi infer-mieristici, dalle aziende sanitarie edospedaliere, da esperti di tutte le disci-pline sia sociali che sanitarie e da rap-presentanti delle associazioni dei cit-tadini.Inizia una grande, impegnativa e stimo-

lante sfida. Il traguardo è la crescita pro-fessionale e culturale di noi tutti. Ai nastridi partenza, dunque: ogni sforzo fatto oggisarà un motivo di vanto domani per gli in-fermieri del Lazio, e non solo!

Gennaro RoccoPresidente Collegio Ipasvi RomaDirettore del Centro di Eccellenza perla Ricerca e la Cultura Infermieristica

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La professione infermieristica è in costante evoluzione cosìcome anche la modalità di erogazione dei servizi sanitari che hasubito profondi cambiamenti sia a livello nazionale che inter-nazionale. Lo sviluppo di un sistema sanitario che fornisce as-sistenza globale permanente, promuove la salute, aumenta laqualità della vita e permette lo sviluppo verso un progetto salutesempre più soggettivo e sempre più desiderato da parte dei cit-tadini è ormai mission di ogni sistema sanitario. Pertanto la disponibilità di operatori sanitari qualificati e com-petenti è la chiave per l’offerta di servizi sanitari di qualità. Traquesti gli infermieri svolgono un fondamentale ruolo nella pro-mozione, nel mantenimento e nel ripristino della salute, nella ri-abilitazione e nel supporto alla cronicità per ottimizzare lerisorse residue anche quando esistono gravi disabilità, utiliz-zando un modello olistico di cura. Abbiamo quindi bisogno di in-fermieri competenti che siano in grado di assumere ruoli di pro-motore di salute, educatore, counselor, coordinatore di cura,case manager, ricercatore, così come quella di difensore didiritti del cittadino verso la salute e la cura. Quindi i programmidi formazione nei percorsi di laurea di I livello per gli infermieridevono garantire che gli studenti acquisiscano le competenzeessenziali che permettano loro di svolgere questi ruoli con com-petenza scientifica e comportamento etico appropriato.Il progetto tende pertanto a sviluppare un modello che permettedi valutare conoscenze, competenze e attitudini e abilità essen-ziali che tutti i neolaureati debbono avere acquisito in modo

completo e permanente per l’esercizio iniziale della professionedi infermiere. Tali competenze rappresentano anche le fonda-menta culturali e intellettuali della loro formazione permanente,dell’aggiornamento professionale e della formazione post basespecialistica. Obiettivo generale➣ Sviluppo di un modello sperimentale per la valutazione del

core competence nella laurea triennale per la definizione dilinee guida all’esame di abilitazione.

Obiettivi specifici➣ Definire il core competence infermieristico di base ed essen-

ziale➣ Definire il modello concettuale di valutazione del core com-

petence infermieristico➣ Fornire gli strumenti di valutazione del core competence in-

fermieristico nell’esame di abilitazioneRisultati attesi➣ Far assumere al core competence infermieristico una fisio-

nomia più chiara➣ Modificare l’attuale esame di abilitazione fornendo un mo-

dello di riferimento scientifico, validato e accreditato➣ Elaborare lo strumento chiaro, comprensibile, facile e esau-

stivo➣ Definire linee guida per tutte le università e valutare l’im-

patto.

ECCO LE SCHEDE SINTETICHE DEI PRIMI PROGETTI APPROVATI

Tante ricerche e un solo obiettivo:fare... Centro

COSTRUZIONE DI UN MODELLO PER LA VALUTAZIONEDEL CORE COMPETENCE INFERMIERISTICO NELL’ESAME

DI ABILITAZIONE PROFESSIONALE

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In Italia, nei corsi di laurea in Infermieristica, ogni anno si di-scutono circa 7.000 tesi . È difficile ottenere un quadro completoriguardo a cosa gli studenti abbiano prodotto in questi anni: latipologia e le caratteristiche delle tesi non sono precisate né daidecreti che definiscono le prove per il conseguimento dellalaurea, né dai regolamenti di ateneo o di corso consultabili suisiti internet. Dalla maggior parte di detti Regolamenti la tesi ègenericamente definita come elaborato scritto o dissertazione,solo cinque Atenei gli riservano il nome di tesi e sono poche leUniversità che forniscono agli studenti indicazioni sui suoi ele-menti distintivi. La stessa finalità formativa delle tesi è definitaa grandi linee e non sempre in modo univoco. Ultimo aspetto ri-levato è la variabilità del numero di Crediti formativi assegnati,che va da un minimo di 5 ad un massimo di 9. A fronte di tali dif-formità, non esistono in Italia esperienze di raccolta, classifica-zione e diffusione di tesi su vasta scala che aiutino a fare un bi-lancio complessivo delle esperienze prodotte, anche se c’è dadire che negli ultimi anni si sono diffusi alcuni siti non istitu-zionali che offrono agli studenti la possibilità di inserire lapropria tesi in archivi che ne rendano disponibile la consulta-zione in rete, ma che non raccolgono tutte le tesi esistenti e,magari, nemmeno quelle migliori.

Obiettivo generale➣ Consentire una rapida modalità di consultazione e valuta-

zione delle tesi prodotte dagli studenti dei corsi di Laurea, diLaurea specialistica e dei dottorati di ricerca ci ha indotti aproporre come obiettivo del Polo Formativo la elaborazione diun sistema di classificazione e consultazione e delle tesi in-fermieristiche quale risorsa informativa non solo di percorsie risultati accademici, ma anche del livello di conoscenzaraggiunto in specifici settori infermieristici

Obiettivi specifici➣ Definire un sistema di classificazione delle tesi secondo

criteri che consentano di analizzarne le caratteristiche ge-nerali, i metodi, i contenuti e i risultati

➣ Elaborare un sistema di archiviazione e consultazione infor-matica

Risultati attesi➣ Disponibilità di criteri per la classificazione delle tesi➣ Definizione di un data base per l’archiviazione delle tesi ➣ Utilizzabilità del software dedicato, da parte delle università

per l’archiviazione e la rapida consultazione delle tesi dilaurea infermieristiche

Uno studio europeo (SCS Consulting, 2008) pubblicato recente-mente ha evidenziato che in Italia oltre 9 milioni di persone sof-frono di stress lavorativo. Dati così allarmanti riportano alcentro dell’attenzione i fattori che incidono sul benessere psico-fisico del lavoratore. Il progetto di ricerca multicentrica si basasul presupposto che il benessere organizzativo risieda nellaqualità delle relazioni esistenti tra le persone e il contesto dilavoro. Per questo motivo, oltre allo studio dei classici rischifisici legati al tema della sicurezza lavorativa, si è affiancatoquello dei cosiddetti rischi psicosociali, che riguardano le va-riabili legate al clima organizzativo e agli stili di convivenza so-ciale (legge n.123/2007 e D. Lgs. n. 81 del 9 aprile 2008). Specificamente per quanto riguarda gli infermieri inseriti nelleaziende del Ssn, la legge 251/2000 prescrive l’autonomia orga-nizzativa “al fine di migliorare l’assistenza e per la qualifica-zione delle risorse”. Obiettivi generali➣ Diffondere il concetto di salute organizzativa nell’ambito

delle strutture sanitarie di Roma e Provincia➣ Creare una rete di amministrazioni sanitarie interessate allo

sviluppo e all’approfondimento delle tematiche riguardanti ilbenessere organizzativo

➣ Misurare i rischi psicosociali riguardanti le variabili legate alclima organizzativo e agli stili di convivenza sociale

➣ Portare a conoscenza le Direzioni Aziendali dei risultati ot-tenuti in relazione ai fattori organizzativi

Obiettivi specifici➣ Sensibilizzare i Dirigenti dell’Area Assistenziale e Tecnica

delle Strutture Sanitarie di Roma e Provincia sull’importanzadel clima organizzativo come substrato di miglioramentodella soddisfazione degli infermieri e delle persone assistite

➣ Presentare lo strumento di indagine validato nel “ProgettoMagellano” (ex Cantieri PA) ai Dirigenti dell’Area Assisten-ziale e Tecnica e ai referenti aziendali individuati

➣ Realizzare le giornate formative itineranti, con attribuzionedei crediti ECM, presso le Aziende partecipanti, rivolto ai Di-rigenti infermieristici, ai referenti aziendali, nonché a tutti gliinfermieri interessati

➣ Misurare la percezione dell’infermiere nell’area dell’ascoltoe delle relazioni con i superiori e con i colleghi nel luogo la-vorativo

➣ Misurare la percezione dell’infermiere nell’area dell’equità edella valorizzazione

Risultati attesi➣ Innescare il circolo virtuoso del miglioramento del benessere

organizzativo degli infermieri e della soddisfazione dellepersone assistite

STUDIO E REALIZZAZIONE DI UN SISTEMADI CLASSIFICAZIONE E CONSULTAZIONE DELLE TESI DI LAUREA

RICERCA MULTICENTRICA SUL BENESSERE ORGANIZZATIVO DEGLI INFERMIERI IN SERVIZIOPRESSO LE AZIENDE SANITARIE DI ROMA E PROVINCIA

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La comunicazione e i processi decisionali sono tra le principaliattività del personale di emergenza. Studi dimostrano chel’89% del tempo di attività di medici e infermieri nell’emer-genza è dedicato ad attività di comunicazione, di cui la maggio-ranza caratterizzato da comunicazione verbale (faccia a faccia),ma anche comunicazioni telefoniche, note scritte, informatiche.Le note scritte e il computer sono utilizzati per trasmettere in-formazioni; studi osservazionali hanno evidenziato che il per-sonale sanitario che opera nell’emergenza interviene inmassimo 42 eventi di comunicazione per ora e che un terzo diquesti sono caratterizzati da interruzioni.Il Dipartimento di emergenza è per sua natura una struttura adalto rischio in relazione alle sue peculiarità organizzative rappre-sentate dalla necessità di erogare cure con ritmi non pianifi-cabili, perché correlati all’emergenza, e con un alto volume diturn over, con unfamiliar patient e con un processo erogativo ca-ratterizzato da stress, noise, time pressure. In particolare infine ildipartimento di emergenza è caratterizzato da una specifica con-dizione di vulnerabilità psicologica sia dei pazienti che dei care-giver anche nel caso in cui la diagnosi sia chiara ed il tratta-mento adeguato, pertanto quando subiscono un danno i pazientisviluppano reazioni emotive anche particolarmente severe. Oltreall’impatto emotivo sul paziente e sugli operatori occorreprendere in considerazione anche il costo degli eventi avversi.Gli eventi avversi procurano ferite profonde alle organizzazioni

sanitarie e ne distruggono il clima introducendo il sospetto siatra gli operatori sia nei pazienti e stakeholder comportandodunque la sfiducia. Per ciò che concerne il costo in termini diulteriori trattamenti e di giorni supplementari di degenza inospedale esso è indubbiamente considerevole e notevolmentemaggiore della stessa causa legale. Obiettivi generali➣ Ridurre il rischio di errore e di near miss nella comunica-

zione tra operatori sanitari➣ Standardizzare la comunicazione efficace tra gli operatori nel-

l’area dell’emergenza attraverso l’utilizzo di strumenti validati Obiettivi specifici➣ Stimare le skill comunicative per la scurezza nell’ambito del-

l’emergenza➣ Fornire uno strumento di monitoraggio dei requisiti quali-

quantitativi della comunicazione➣ Definire un’ipotesi di bisogno formativo sulle competenze

relazionali (nell’area dell’emergenza) ed analizzarlo attra-verso strumenti di misurazione delle competenze

➣ Divulgare risultati scientifici a supporto della sicurezza delcittadino e della qualità delle cure

Risultati attesi➣ Identificazione di format comunicativi atti a ridurre le

memory failure e a garanzia della safety e della security dipazienti ed operatori

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La letteratura scientifica riporta che gli errori nella fase di som-ministrazione dei farmaci sono correlati al numero di distrazionidovute a chiamate di pazienti ed altro personale sanitario.Gli infermieri che stanno somministrando la terapia non devonoessere mai interrotti o distratti per nessun motivo. L’esperienzadi ricerca cerca di valorizzare l’infermiere con un abbigliamentodedicato (casacca di colore giallo o rosso) per indicare lamassima attenzione del momento nonché la presenza di cartel-lonistica di “non disturbo”. L’identificazione di un infermiere de-dicato per la somministrazione farmacologica può diminuire ilnumero degli errori attraverso la riduzione delle distrazioni. Lostudio finalizza due momenti:– analisi realtà senza intervento con variabile (gruppo di con-

trollo);– analisi variazione realtà con uso abbigliamento dedicato e

cartellonistica (gruppo sperimentale).

Il Collegio Ipasvi di Roma nel triennio 2007-2009 ha realizzatonel territorio di Roma e provincia una serie di corsi itineranti daltitolo “La gestione di un team infermieristico. Strumenti e meto-dologie”. I dati presi in esame sono il risultato dei lavori digruppo effettuati dagli infermieri e dai coordinatori che hannopreso parte al corso. Ogni gruppo di lavoro è costituito da 10partecipanti che, nella prima fase dell’esercitazione, utilizzanodue strumenti: il brainstorming, per identificare le principalicause di errore nella somministrazione della terapia sulla basedell’esperienza maturata, e il diagramma causa effetto, che rap-presenta graficamente le cause che sono fonte di errore nellasomministrazione, raggruppate in macroaree. Le macroaree nelle quali si riscontra la causa “distrazione” sonotre: Risorse Umane, Fattori esterni e Ambiente, per un totale del38,2%. Quindi 1.880 infermieri attribuiscono alla causa distra-zione il 38,2 %.

LA SICUREZZA NELL’AREA DELL’EMERGENZA:I REQUISITI QUALI-QUANTITATIVI DELLA COMUNICAZIONE A SUPPORTO

DELLA DIMINUZIONE DEL RISCHIO DI ERRORE E DELLA QUALITÀ DELLE CURE

INDIVIDUAZIONE DI UNO STRUMENTOFINALIZZATO ALLA RIDUZIONE DEGLI ERRORI DA SOMMINISTRAZIONE DI FARMACI

ATTRAVERSO UN ABBIGLIAMENTO DEDICATO E UNA CARTELLONISTICA DI “NON DISTURBO”

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Obiettivo generale➣ Ridurre il numero di distrazioni e, conseguentemente, il

numero di errori che si verificano durante la somministra-zione dei farmaci

Obiettivi specifici➣ Valutare la tipologia di distrazione (chi e perché) a cui viene sot-

toposto l’infermiere durante la somministrazione dei farmaci➣ Valutare l’efficacia di un abbigliamento ad hoc accompa-

gnato da una cartellonistica di “non disturbo” sull’incidenzadi distrazioni

➣ Valutare la correlazione tra diminuzione di distrazioni du-rante la somministrazione dei farmaci e diminuzione deglierrori

Risultati attesi➣ Le informazioni obiettive ricavate dall’osservazione di-

retta si riveleranno preziosi nella progettazione di pos-sibili soluzioni al problema degli errori di somministra-zione da distrazione con danno dei pazienti non inten-zionale.

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LA CONTINUITÀ ASSISTENZIALE NELLA CRONICITÀ:DEFINIZIONE DEI BISOGNI EDUCATIVE DEI PAZIENTI E DEI CAREGIVER

PER LA RIDUZIONE DEGLI ACCESSI IMPROPRI E L’ADESIONE AL TRATTAMENTO

La letteratura descrive la ricaduta dei programmi di educa-zione terapeutica su esiti clinici correlati strettamente allapatologia, sulla qualità di vita della persona malata e della fa-miglia, sulla ottimizzazione dei percorsi clinico assistenziali esul contenimento dei riaccessi impropri in struttura sanitaria. L’utilizzo domiciliare dei presidi medici, la necessità di ac-quisire competenze sulla gestione dei sintomi correlati allapatologia e la necessità di amministrare autonomamente leterapie rappresentano le principali motivazioni che con-notano l’educazione terapeutica nello specifico campo di re-sponsabilità clinica e deontologica dell’infermiere. Secondo stime dell’Oms, circa l’80% dei pazienti extraospe-dalieri soffre di affezioni croniche e meno del 50% di essisegue correttamente le prescrizioni dei curanti. Inoltre, la ma-lattia obbliga il paziente a scelte e comportamenti che ri-guardano la sua vita quotidiana. L’atteggiamento che si richiede al curante è la “presa incarico” del paziente e la disponibilità a utilizzare la relazionecome uno strumento per facilitare l’autonomia e la sua re-sponsabilizzazione nella cura. Le capacità di ascolto e di os-servazione rendono la relazione uno strumento diagnosticopoiché permettono di capire fino in fondo i problemi, maanche di riconoscere tutte le possibili risorse disponibili etutti i possibili ostacoli alla scelta e alla realizzazione di op-zioni terapeutiche personalizzate. Tale momento deve esseresupportato da uno strumento scritto che documenti il bisognoeducativo, la diagnosi educativa e i follow-up educativi pro-grammati a distanza. Lo studio segue un disegno di tipo pro-spettico, sperimentale, qualitativo randomizzato.

La popolazione selezionata per lo studio è rappresentata da pa-zienti con diabete mellito ricoverati in regime di ricovero. La ri-cerca interessa principalmente l’area della provincia di Roma

Obiettivo generale➣ Ampliare la documentazione assistenziale-educativa infer-

mieristica al fine di garantire una adeguata compliance delpaziente e del caregiver

Obiettivi specifici➣ Stimare i bisogni educativi del paziente con diabete mellito

cronico➣ Standardizzare la diagnostica dei bisogni educativi del pa-

ziente e dei caregiver ➣ Fornire uno strumento di rilevazione del bisogno educativo

del paziente con diabete mellito cronico➣ Fornire tracciabilità del percorso educativo messo in opera

dall’infermiere e documentarne le ricadute➣ Divulgare risultati scientifici a supporto della qualità della

documentazione educativa e della qualità delle cure

Risultati attesi➣ Riduzione dei riaccessi impropri imputabili a scarsa/mancata

compliance dei pazienti affetti da diabete mellito e dei care-giver

➣ Ampliamento della documentazione di accertamento assi-stenziale-educativo al fine di aumentare l’adesione al tratta-mento stabilito e l’autogestione della cronicità del paziente edei caregiver

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Lo stroke rappresenta la seconda causa di morte nel mondo e laprincipale causa di disabilità nella popolazione adulta. Lo strokenon interessa solo il paziente che ne è colpito ma anche la fa-miglia e, all’interno di questa, un caregiver. Lo scopo del presente studio è di valutare la qualità di vita (QDV)ed i vissuti nei pazienti e nei caregiver nel periodo del primoanno dopo lo stroke.Si prevede di studiare 500 pazienti e relativi caregiver dal mo-mento della dimissione dalle Unità di riabilitazione (UR). Ver-ranno misurate le seguenti variabili nei pazienti: grado di stroke,QDV, ansia, depressione, mutualità, comorbidità e autonomia.Riguardo ai caregiver si prenderanno in considerazione: QDV,burden, stress, ansia, depressione, mutualità. Inoltre con la me-todologia fenomenologica verranno studiate le “esperienze divita” sia dei pazienti che dei caregiver.Dal presente studio si otterrà una descrizione completa dellaQDV del paziente e del caregiver dopo ictus. I risultati avrannoimportanti ed utili ricadute sull’assistenza dei pazienti dopoictus e sul sostegno alle loro famiglie. In Italia non è mai statoeffettuato uno studio sulla QDV del caregiver e del pazientedopo ictus.Obiettivo generale➣ Eseguire uno studio longitudinale sulla QDV del paziente e

del caregiver dal momento della dimissione dalle Unità diRiabilitazione (UR) fino ad un anno dopo

Obiettivi specifici➣ Valutare la QDV del paziente e del caregiver al momento

della dimissione dall’UR e 3, 6, 9 e 12 mesi dopo➣ Valutare se esiste una correlazione tra la QDV del paziente e

la QDV del caregiver e come questa correlazione si modificanel corso di un anno dopo lo stroke

➣ Valutare quali variabili sono in grado di predire la QDV delpaziente e del caregiver

➣ Descrivere e confrontare con una metodologia qualitativa(fenomenologia) il vissuto del caregiver e del paziente affettoda stroke al momento della dimissione dall’UR e 3, 6, 9 e 12mesi dopo

Risultati attesi➣ Conoscenza dei livelli di QDV dei caregiver e dei pazienti con

ictus a tempo 0 e 3, 6, 9 e 12 mesi➣ Conoscenza delle variabili che si correlano e sono in grado di

predire la QDV dei caregiver e dei pazienti dopo ictus➣ Conoscenza dei vissuti relativi all’evento stroke sia nel pa-

ziente che nel caregiver e come questi vissuti si modificanonel tempo

QUALITÀ DI VITA NELLE FAMIGLIE ITALIANE COLPITE DA CASI DI STROKE

STUDIO DESCRITTIVO DEI SERVIZI DI CURE PALLIATIVE E TERAPIA DEL DOLOREIN ITALIA FINALIZZATO A INDIVIDUARE LE FORME ATTIVATE E ATTIVABILI

DI RIDUZIONE DELLA SOFFERENZA ALLA FINE DELLA VITA

Lo studio intende accedere ad uno stato dell’arte dei serviziodi Cure Palliative e del controllo del dolore in Italia a partiredal punto di vista dell’infermiere. La letteratura dimostra chel’assistenza infermieristica fa proprio il controllo del dolore ela vicinanza nel fine della vita delle persone. Scopo dell’assi-stenza in queste situazioni è la gestione dei sintomi, la rela-zione d’aiuto, affrontare decisioni etiche alla fine della vitache tengano conto delle volontà delle persone assistite.Il programma “Ospedale senza dolore” - organizzato per cono-scere la realtà della frequenza e dell’intensità del dolore ri-ferito dai pazienti ricoverati, della attitudine dei medici edegli infermieri italiani verso il sintomo dolore e, allo stessotempo, utilizzato come programma formativo circa la valuta-zione ed il trattamento del dolore - è stato proposto in alcunerealtà italiane nell’ultimo decennio.A dicembre del 2009 la Federazione Nazionale dei Collegi Ipasviha emanato un pronunciamento per dichiarare la posizione degliinfermieri di fronte ai malati alla fine della vita. Nonostantequeste importanti iniziative, manca un quadro che permetta didisegnare in maniera completa come la professione infermieri-stica ha risposto e intende rispondere fattivamente a due impor-tanti indicazioni assistenziali: il controllo del dolore, e la vici-nanza e il sostegno nella sofferenza del fine vita.

Obiettivo generale➣ Produrre una visione dei problemi sanitari di tipo infermie-

ristico, spendibile anche con mass media e istituzioni pub-bliche e private al fine di creare una nuova veste per i diri-genti infermieri e esprimere pubblicamente la loro compe-tenza manageriale

Obiettivi specifici➣ Descrivere le caratteristiche dei servizi di Cure Palliative e

del controllo del dolore in Italia➣ Tracciare una linea di demarcazione sullo stato dell’arte ri-

spetto alla conoscenza e allo sviluppo dell’assistenza alfine vita

Risultati attesi➣ Lo studio prevede di svolgere interviste telefoniche o di

persona ai dirigenti delle professioni sanitarie; i focus del-l’intervista indagano: l’organizzazione delle cure palliative;l’organizzazione del controllo del dolore; il fine vita.

➣ Attraverso questo percorso di indagine si può descrivere lostato dell’arte della realizzazione dei servizi di cure pal-liative, delle esperienze condotte in ambito del controllodel dolore e la conoscenza e divulgazione del pronuncia-mento sul fine vita.

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La letteratura scientifica e quella grigia riportano che le donnevittime di violenza, nei loro percorsi all’interno delle strutturesanitarie, incontrano operatori/trici sanitari/e, (infermieri/ecompresi), incapaci di stabilire una comunicazione appropriatacon loro: indifferenza, invisibilità, proiezione di stereotipi, ecc. La ricerca vuole approfondire queste informazioni e raccoglieremateriale di tipo qualitativo, in grado non solo di avviare una ri-flessione professionale ed etica, ma anche fornire spunti perpercorsi educativi professionali che utilizzino strumenti nar-rativi.Obiettivo generale➣ Si vuole aprire uno spazio di dialogo tra le donne vittime di

violenza che hanno avuto bisogno di ricorrere alle strutturesanitarie e la comunità professionale infermieristica, con lafinalità non solo di raccogliere più dettagliatamente il lorovissuto e la loro percezione dell’assistenza ricevuta maanche di restituire loro la dignità nel riconoscimento dei lorobisogni, nel dare testimonianze delle aspettative e delle ne-cessità deluse così come delle buone pratiche e delle azioniappropriate, allo scopo di raccogliere elementi di cambia-mento e miglioramento per una piena presa di responsabilità

da parte della comunità professionale infermieristica, maanche dell’intero sistema di strutture sanitarie.

Obiettivi specifici➣ Raccogliere informazioni sull’esperienze concrete vissute

dalle donne vittime di violenza durante il loro percorso nellestrutture sanitarie, soprattutto per quanto riguarda il ricono-scere, l’accogliere, l’entrare in relazione, l’assistere, il sup-portare ed il tutelare da parte degli/le operatori/trici sa-nitari/e coinvolti/e

➣ Definire un’ipotesi di fabbisogno, di bilancio delle compe-tenze relazionali (soprattutto a livello infermieristico), orga-nizzative e strutturali necessarie e mancanti, evidenziandopunti di forza e criticità

➣ Fornire alle donne vittime di violenza uno strumento diespressione e di ascolto da parte della professione infermie-ristica e degli operatori/trici sanitari coinvolti nei percorsi sa-nitari vissuti durante la loro esperienza di bisogno

➣ Disseminare le risultanze allo scopo di incidere sui processidi miglioramento continuo dell’assistenza delle donnevittime di violenza e di presa in carico responsabile da partedel personale infermieristico

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ASCOLTARE IL SILENZIO IL VISSUTO DELLE DONNE VITTIME

DI VIOLENZA CHE SI RIVOLGONO ALLE STRUTTURE SANITARIE

Un ambiente di lavoro etico per il professionista infermiere ècaratterizzato in maniera crescente dal rispetto della dignitàumana di base ed identitaria nei rapporti sociali intercollabo-rativi interprofessionali con tutte le figure sanitarie e non im-pegnate nei setting assistenziali. Purtroppo, l’ambiente in cuisi svolgono tali relazioni diventa spesso non abitabile, le ten-sioni si rilevano in alcuni ambiti specifici che coinvolgono leidentità professionali individuali e collettive, nello iato esi-stente tra bisogni e risorse, tra efficacia ed efficienza dellecure e dell’assistenza, nella sfera dell’autonomia e dell’au-torità professionale, nella retorica tra realtà teorica e realtàfattuale.. Esaminare il rapporto che intercorre tra rispetto della dignitàumana e professionale infermieristica nei rapporti interprofes-sionali e intraprofessionali nelle organizzazioni sanitarie di-venta, quindi, ineludibile per cercare di comprendere gli indi-catori di sofferenza morale dell’infermiere ed il possibile desi-derio di abbandonare ruoli clinici particolarmente gravosi,setting lavorativi non etici o addirittura la professione. Talestudio è, altresì, significativo per evidenziare i fattori di ri-spetto della dignità professionale e per cercare di promuoverli.

Tale analisi, già portata a termine nel 2009 in alcune realtà sa-nitarie italiane, di Roma e Provincia in particolare, è in corso dipubblicazione su una rivista infermieristica del settore. Talestudio costituirebbe una continuazione significativa per rap-presentatività dei dati, a carattere multicentrico, dello studioitaliano tenutosi per il corso di Dottorato in Scienze infermieri-stiche-Università di Tor Vergata.Obiettivo generale➣ Il progetto si inquadra nell’ambito di una iniziativa stra-

tegica, che potrebbe produrre un alto ritorno di immagineper la professione infermieristica e per l’implementazionedi setting assistenziali etici che migliorano la qualità del-l’assistenza per il paziente e producono meno turn-over in-fermieristico e minor possibilità di abbandonare la profes-sione e per una minore sofferenza morale infermieristicalegata al mancato rispetto della dignità professionale. Essopotrebbe avere un impatto positivo sugli infermieri iscritti,che vedono il Collegio Ipasvi di Roma ed il Centro di Eccel-lenza interessarsi al loro benessere morale e alla loro pos-sibilità di essere pienamente rispettati come professionistinella loro dignità sociale.

IL MANCATO RISPETTO DELL’ETICA DELLA DIGNITÀ NEI RAPPORTIINTERPROFESSIONALI ED IL DISTRESS INFERMIERISTICOUN’ANALISI MULTICENTRICA ITALIA - GRAN BRETAGNA

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Obiettivi specifici➣ Comprendere l’impatto che il moral distress esercita sul pro-

fessionista infermiere con possibili conseguenze riguardantila sua sofferenza morale e il conseguente desiderio di ab-bandonare la professione o lasciare posizioni cliniche checomportano elevato stress e burn-out

Comprendere l’impatto che il moral distress infermieristicoesercita sull’organizzazione che si manifesta in un elevato turn-over infermieristico ed una difficoltà nel reclutare risorse umaneinfermieristiche specialmente in aree cliniche che comportanoelevato stress e burn-outComprendere l’impatto che il moral distress infermieristicoesercita sul paziente in termini di diminuita qualità assistenzialeerogata e di mancata soddisfazione assistenziale da parte dellapersona presa in curaSensibilizzare i Dirigenti Infermieristici dell’Area assistenzialesull’importanza del clima etico e del rispetto della dignitàumana e professionale come variabile fondamentale organiz-zativa per la valorizzazione delle risorse umane

Esaminare il rapporto che intercorre tra rispetto della dignitàumana e professionale infermieristica nei rapporti interprofes-sionali e intercollaborativi nelle organizzazioni sanitarieRisultati attesiGarantire l’implementazione di setting assistenziali etici che mi-gliorano la qualità dell’assistenza per il paziente e produconomeno turn-over infermieristico, distress morale e burn-out eminor possibilità di abbandonare la professione. Tutto ciò contri-buisce ad una minore sofferenza morale infermieristica con unminore moral burden e residue, legato al mancato rispetto delladignità professionale. Si possono, altresì, evidenziare aspettiimportanti da promuovere per il potenziamento della dignitàinter ed intraprofessionale negli ambienti di lavoro. Inoltre, l’im-patto positivo di tale iniziativa unita alla precedente del 2009portata a termine in alcune realtà sanitarie italiane di Roma eProvincia, permette di evidenziare in Italia e in Gran Bretagna ifattori che diminuiscono o aumentano la dignità professionaleanche su base comparativa tenendo bene in mente l’impattosocio-storico situato delle due esperienze.

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focus

INFERMIERI CLINICI E RICERCA INFERMIERISTICA

Si tratta di un percorso formativo prioritariamente rivolto agli in-fermieri clinici. La sinergia principale è con il Polo Ricerca Scien-tifica, giacché l’acquisizione delle competenze metodologiche èfinalizzata alla realizzazione di specifici progetti di ricerca, inparticolare con i progetti: “La sicurezza nell’area dell’emer-genza: i requisiti quali-quantitativi della comunicazione a sup-porto della diminuzione del rischio di errore e della qualità dellecure” e “Individuazione di uno strumento finalizzato alla ridu-zione degli errori da somministrazione di farmaci attraverso unabbigliamento dedicato e una cartellonistica di “non disturbo”.Obiettivi generaliIl project work mira ad applicare le conoscenze e le tecniche ap-prese in ambito d’aula e a trasferirle nella pratica clinica. I ri-sultati che si intendono raggiungere con il project work sono iseguenti:➣ valorizzare l’esperienza clinica e le capacità di lettura dei

problemi di assistenza infermieristica da parte dei parteci-panti;

➣ favorire la costruzione e la diffusione di buone pratiche neicontesti lavorativi di riferimento;

➣ stimolare lo scambio di esperienze e la formazione di reti fraprofessionisti impegnati in contesti differenti.

Obiettivi specifici➣ Sviluppo di un “sistema di rete” per la raccolta dei dati nella

ricerca infermieristica, analisi sul campo dei fenomeni cor-relati alla assistenza infermieristica, verifica delle ricadutenella clinica della ricerca infermieristica

➣ Supporto scientifico sulle buone pratiche nella clinica attra-verso il contributo di ricerche comparative

➣ Sviluppo di una risorsa strategica per la competitività cul-turale della professione infermieristica

Risultati attesi➣ Favorire lo sviluppo di una cultura condivisa della ricerca in-

fermieristica nella clinica, attraverso il coinvolgimento degliinfermieri clinici nei filoni di ricerca infermieristica.

METODOLOGIA DELLA RICERCA INFERMIERISTICA

È un percorso formativo rivolto a tutti gli infermieri i quali, aqualsiasi livello e in ogni contesto, aspirino a risolvere i pro-blemi riguardanti la salute e l’assistenza utilizzando un ap-proccio scientifico. Si tratta di un corso di formazione di base, suun progetto di ricerca semplice (campo di indagine limitato epoche variabili osservate), con approccio esclusivamente quan-titativo. La valutazione dei requisiti di accesso, oltre che suititoli, verte sulla conoscenza dell’inglese, dell’epidemiologia edella statistica, tuttavia in questa fase si ritiene opportuno privi-legiare la partecipazione di infermieri docenti nei corsi di laurea

in infermieristica, affinché possano, a loro volta, trasmettereagli studenti le competenze metodologiche.Obiettivo specifico➣ Fornire gli strumenti teorici e pratici per descrivere e

spiegare i fenomeni riguardanti la clinica infermieristicaRisultati attesi➣ Al termine del corso i discenti dovranno essere in grado di pro-

gettare in modo autonomo una ricerca empirica nel campo del-l’assistenza infermieristica, di procedere alla rilevazione deidati, di elaborarli e di predisporre un rapporto finale.

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focus

Il corso, strutturato in due giornate, è articolato in due ampiearee tematiche: la prima, centrata sulla bibliografia come disci-plina fondamentale all’interno delle Scienze dell’Informazionenella sua applicazione nell’ambito delle Scienze infermieri-stiche, è volta a fornire gli elementi indispensabili per una ergo-nomica ricerca bibliografica all’interno della produzione scien-tifica nazionale e internazionale e alla metodologia relativa al-l’organizzazione delle risorse utili. La seconda area tematicaesplora i luoghi e gli strumenti dell’indagine bibliografica: la bi-blioteca luogo d’eccellenza della ricerca e le nuove fonti telema-tiche della conoscenza. Il corso prevede esercitazioni pratiche.

Obiettivo specifico➣ Fornire gli strumenti teorici e pratici per la ricerca biblio-

grafica nell’ambito della produzione scientifica infermieri-stica nazionale e internazionale.

Risultati attesi➣ Al termine del corso i discenti dovranno essere in grado di ef-

fettuare in modo autonomo una ricerca bibliografica nell’in-fermieristica, per la progettazione di una ricerca empirica oper migliorare la pratica clinica a partire dai risultati della ri-cerca scientifica.

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focusMETODOLOGIA DELLA RICERCA SCIENTIFICA NELL’INFERMIERISTICA

È un corso di formazione avanzata, rivolto preminentemente ainfermieri in possesso di laurea specialistica, che hanno già co-noscenze ed esperienze di ricerca scientifica e sono interessatiad approfondire gli strumenti metodologici di natura epidemio-logica, statistica e valutativa, fondamentali al fine di progettaree condurre studi di ricerca infermieristica. La sinergia principaleè con il Polo Ricerca Scientifica, giacché l’acquisizione dellecompetenze metodologiche è finalizzata alla realizzazione di

specifici progetti di ricerca, e con il Polo Istruzione, in quantopotrebbe essere inteso come una parte del percorso formativodel Dottorato di Ricerca nell’Infermieristica.Obiettivo formativo e risultati attesi➣ Lo scopo del Corso di Formazione è approfondire gli stru-

menti metodologici di natura epidemiologica, statistica e va-lutativa, fondamentali al fine di progettare e condurre studidi ricerca infermieristica.

BIBLIOGRAFIA E RICERCA BIBLIOGRAFICA NELLE SCIENZE INFERMIERISTICHE: TEORIA E PRASSIPER LE PROCEDURE TECNICHE DI RICERCA E ACCESSO ALLE RISORSE. LE BIBLIOTECHE E LE

BANCHE DATI DI NURSING NEL PANORAMA NAZIONALE E INTERNAZIONALE

MIGLIORARE LA PRATICA CLINICA INFERMIERISTICAA PARTIRE DAI RISULTATI DELLA RICERCA SCIENTIFICA

La revisione della letteratura scientifica infermieristica è unacompetenza perseguita già da anni dagli studenti del corso diMetodologia della Ricerca Infermieristica I presso il corso dilaurea specialistica dell’Università di Tor Vergata. La Conferenza“Migliorare la pratica clinica a partire dai risultati della ricercascientifica” rappresenta pertanto un modo per sistematizzaretale competenza, orientando la revisione della letteratura aitemi rilevanti della clinica infermieristica.Il progetto è in sinergia con il Polo Pratica Clinica, giacché le re-visioni bibliografiche sono il presupposto di qualsiasi tentativodi migliorare la pratica clinica a partire dai risultati della ricercascientifica, con il Polo Istruzione, poiché la Conferenza rappre-

senta un interessante esempio di metodologia didattica per ilCorso di Laurea Specialistica in Infermieristica, con il Polo Ri-cerca Scientifica, in quanto le revisioni bibliografiche orientanocirca le priorità della ricerca scientifica.Obiettivi della conferenza➣ Sistematizzare l’attività degli studenti, orientando la revi-

sione della letteratura ai temi rilevanti dell’infermieristica ➣ Formare gli studenti a organizzare e presentare pubblica-

mente i risultati del proprio lavoro di revisione biblio-grafica.

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MIGLIORAMENTO DELLA PRATICA ASSISTENZIALE ATTRAVERSO L’UTILIZZO DI INFERMIERICLINICI ESPERTI IN EVIDENCE BASED PRACTICE

Il miglioramento della pratica clinica infermieristica, così comeenfatizzato dalla letteratura internazionale, è raggiungibileincoraggiando i professionisti infermieri a riflettere criticamen-te sulla loro esperienza e stimolandoli ad applicare nella praticai risultati della ricerca. Varie strategie sono state suggerite perraggiungere tali obiettivi, e la letteratura più recente si è soffer-mata a valutare quali di esse fossero più efficaci per dissemina-re i risultati nella pratica ed ottenere i cambiamenti desideratinel comportamento dei professionisti sanitari. Per questo moti-vo il progetto prevede la creazione di una struttura articolata,che permetterà di arrivare nei vari contesti di clinica e renderenon solo facilmente fruibili i risultati della ricerca, ma anche didiscuterli, sperimentarli e valutarli nella loro applicazione neisingoli contesti. Questo sistema si basa principalmente sullacreazione di un comitato formato da infermieri esperti clinici conelevate capacità di leadership, adeguatamente formati, checostituiscano a loro volta dei gruppi operativi (task force) forma-ti da infermieri clinici, che applichino le strategie di implemen-tazione della evidence based practice. La loro presenza capilla-re nel contesti clinici permette anche di individuare quali proble-mi di pratica clinica non hanno ancora una soluzione efficace efornisce indicazioni ai ricercatori sui possibili campi di indagine.La formazione dei Clinical Nurse Leader (CNL) risulterà quindifondamentale per l’attuazione della mission del Polo per la pra-tica clinica.Obiettivo generale➣ Innovare la pratica clinica infermieristica attraverso la pro-

mozione della pratica riflessiva e traslazionaleObiettivi specifici➣ Individuare i contesti territoriali e di pratica clinica in cui av-

viare il progetto attraverso il coinvolgimento dei dirigenti dei

servizi infermieristici e delle direzioni generali della Asl-poli-clinici universitari e delle associazioni professionali italiane

➣ Identificare gli infermieri clinici esperti in grado di guidare larevisione della pratica clinica negli ambiti di pratica consi-derati prioritari, selezionati sulla base di criteri stabiliti

➣ Omogeneizzare le competenze degli infermieri clinici espertiindividuati anche attraverso attività formative

➣ Costituire il comitato dei Clinical Nurse Leader➣ Costituire i nuclei operativi nei contesti individuati ad opera

dei Clinical Nurse Leader➣ Creare una rete di collegamento con i Centri nazionali ed in-

ternazionali EBN, con le associazione professionali italiane einternazionali

➣ Individuare 2-3 problemi di pratica clinica prioritari nellevarie aree cliniche individuate e verificare dell’esistenza dievidenze scientifiche a supporto dei cambiamenti

➣ Formare i gruppi operativi (task force locale) sui problemi dipratica clinica su cui è necessario operare il cambiamento

➣ Verificare l’applicazione dei cambiamenti e valutare l’effi-cacia degli interventi proposti

➣ Rivedere e/o creare gli standard di pratica clinica relativi allaaree individuate

➣ Organizzare iniziative che diffondano le esperienze di miglio-ramento della pratica clinica, anche attraverso la presenta-zione degli aspetti deontologici, legali, di strategia sanitaria,ecc.

Risultati attesiSaranno formati 20 infermieri Clinical Nurse Leader, con com-petenze avanzate in EBN, capaci di costituire una task force ingrado di innovare la pratica clinica infermieristica, nelleAziende sanitarie individuate.

L'organigramma del Centro di Eccellenza (vedi pagina seguente)

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INDIVIDUATE PERSONALITA’ ITALIANE E STRANIEREA SUPPORTO DEL LAVORO DEI POLI

Un organigramma di tutto rispettoIl direttore del Centro di Eccellenza è affiancato da alcuni organismi: il Consiglio Direttivo e il Collegio dei Revisori deiConti del Collegio Ipasvi di Roma, un Comitato Scientifico Internazionale nel quale sono rappresentate università euro-pee e americane e inoltre un Comitato di Garanti, formato da persone indipendenti dal Centro di Eccellenza, ma di rico-nosciuta autorevolezza. Ciascuno dei quattro Poli, poi, ha un proprio direttore.I direttori dei quattro Poli sono: Ausilia M. L. Pulimeno (Polo per l’Istruzione), Gennaro Rocco (Polo per la Ricerca scientifica),Maria Grazia Proietti (Polo per la Formazione dei ricercatori), Stefano Casciato (Polo della Pratica clinica).In basso, è riportato l’organigramma completo del Centro, di seguito riepiloghiamo i nomi delle personalità chiamate a prendere parteal Comitato Scientifico Internazionale e al Comitato dei Garanti.

Comitato EsecutivoDirettoreGennaro Rocco Direttore del Centro di Formazione e di Studi Sanitari IRCCS IDI, Professore a contratto di Scienze

Infermieristiche e Pedagogiche Università Tor Vergata di Roma, Presidente del Collegio Ipasvi di RomaPresidente OnorarioDyanne Affonso PhD, FAAN Research Director, NIH/ NCHMD/RIMI & Rural Health, Affiliate Professor of Psychology

VicedirettoreAusilia M. L. Pulimeno Dirigente Area Infermieristica/Ostetrica Azienda Policlinico Umberto I, Professore a c. di Scienze

Infermieristiche Università “La Sapienza” di Roma, Vice Presidente del Collegio Ipasvi di RomaSegretarioMaria Grazia Proietti Segretaria del Collegio Ipasvi di Roma, Responsabile del Servizio Infermieristico del Distretto Sanitario

XV Municipio di Roma, Professore a contratto di Metodologia della Ricerca InfermieristicaUniversità di Tor Vergata

TesoriereRodolfo Cotichini Referente della Formazione Infermieristica Azienda USL Roma H, Professore a contratto di Scienze

Infermieristiche, Tesoriere del Collegio Ipasvi di Roma.

Comitato Scientifico InternazionaleDyanne Affonso PhD, FAAN Research Director, NIH/ NCHMD/RIMI & Rural Health, Affiliate Professor of PsychologyLinda Mayberry RN, PhD, FAAN Adjunct Professor College of Nursing New York University, New York, NYSouraya Sidani PhD Professor and Canada Research Chair, Tier 1; Health Intervention Design and Evaluation Ryerson UniversityRoger Watson PhD RN FAAN Editor-in-Chief, Journal of Clinical Nursing Professor of Nursing Centre for Health & Social

Care Studies and Service Development School of Nursing and Midwifery The University of Sheffield SamuelFox House Northern General Hospital

Comitato dei GarantiGiovanni Berlinguer Bioeticista, già senatore e parlamentare europeo Elio Guzzanti Già Ministro della saluteGiovanni Leonardi Direttore Generale Professioni Sanitarie Ministero della Salute Luciano Onder Giornalista scientifico Rai Annalisa Silvestro Presidente Federazione Nazionale dei Collegi IpasviAntonio G. Spagnolo Bioeticista, Professore Straordinario di Medicina legale e delle assicurazioni Università Cattolica

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Tutti i colleghi interessati a partecipare alle iniziative del Centro di Eccellenza sonoinvitati a presentare la propria candidatura, inviando idee e proposte, all'[email protected], corredate da un curriculum sintetico

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Il malato più grave nel Lazio? La sanità. E a soffrire sono soprattutto i cittadini e gli operatori sanitari. La gravissima situazione finanziariasi materializza in tagli di servizi e prestazioni, vuoti paurosi negli organici, condizioni e carichi di lavoro insopportabili, disfunzioni e sprechi.Il malessere è generale e chi, come gli infermieri, vive la sanità in prima linea, sa che l’intero sistema è oggi ad alto rischio di crollo. Da tempo gli infermieri di Roma e del Lazio invocano interventi decisi sulla carenza degli organici, sul blocco delle assunzioni e del turn-over,sulla stabilizzazione dei precari, sullo sviluppo dell’assistenza territoriale e domiciliare; chiedono che sia loro riconosciuto un ruolo più con-sono per competenza e professionalità. E’ la “sanità possibile” per cui si battono da anni, un modello che tuttavia la politica non riesce atradurre in decisioni e atti concreti.Abbiamo chiesto alle due principali candidate alla presidenza della Regione Lazio, Emma Bonino e Renata Polverini, di spiegare i loro program-mi in questo specifico ambito, che cosa intendano fare e quali impegni siano pronte ad assumersi di fronte alla comunità infermieristica. L’intervista “allo specchio” che segue può aiutarci a chiarire le differenze e i punti di contatto delle due proposte. Soprattutto fissa gli impe-gni delle due candidate sui quali, dopo il voto, saranno chiamate a rispondere con le rispettive coalizioni.

1) La sanità nel Lazioè malata. Comeintende affrontare lagrave carenza diorganici, il bloccodel le assunzioni edel turn-over?

2) Quale politica èrealmente possibileper la stabilizzazio nedei lavoratori precaridella sanità?

3) Che visione hadell’assistenza terri-toriale e domiciliaree quale ruolo asse-gna loro nel sistemasanitario che proponeper la nostraRegione?

4) Come immagina ilruolo dell’infermiereall’interno delsistema sanitarioregionale e cosa siimpegna a fare pervalorizzarlo?

Emma Bonino e Renata Polverinia confronto sulla sanità laziale

NOTIZIE REGIONEdalla

1) “E’ vero, è malata. Occorre sapere bene in cosa consi-ste la malattia per poter intervenire e poterla curare. Lasituazione debitoria della sanità non solo non ha paragonicon quella delle altre regioni ma si traduce sistematica-mente in disservizio per i cittadini. Si può, per ragioni elet-toralistiche, voltare il capo dell’altra parte e fingere che ilproblema non esista, ma significherebbe mentire a noistessi e ai cittadini. Occorre una grande operazione veritàda compiere in tre mesi per porre rimedio a questa situa-zione e avviarne davvero il risanamento, con il coinvolgi-mento di tutti gli operatori che assicurano, nonostantetutto, molti punti di eccellenza”.

2) “Credo che si debbano intanto rispettare le regole. Inalcune Asl e in alcune Aziende ospedaliere si sono attua-te forme di esternalizzazione inaccettabili perché prive diogni garanzia e di ogni prospettiva di stabilizzazione. Iocredo che anche la risposta a questa domanda dipendadall’operazione verità che dobbiamo assicurare, e nellaquale intendo coinvolgere una categoria come quella degliinfermieri che è essenziale per il funzionamento dellasanità”.

3) “Un ruolo essenziale della massima importanza, sarà unapriorità della mia azione di governo. Esiste uno squilibrio fraofferta ospedaliera e offerta di strutture territoriali e domi-ciliari a cui bisogna riparare. Bisogna avere il coraggio diaffrontare questo nodo, che è una della ragioni dei maggio-ri costi e dell’insostenibile deficit sanitario, nell’interessedei cittadini e anche degli operatori. L’alternativa è quelladei tagli indiscriminati, dell’aumento delle addizionali (quel-le del Lazio sono le più alte d’Italia), dei ticket, come pur-troppo è avvenuto con la recente decisione del Commissarionominato dal Governo. Noi vogliamo una Regione chegoverni e si assuma le sue responsabilità, non una Regionemessa sotto accusa dalle altre Regioni e commissariata”.

4) “Chiunque sia stato in una corsia di ospedale sa chel’infermiere è la persona che è più vicina al paziente, èquello che lo assiste ora per ora. La sua funzione è fonda-mentale e va valorizzata e qualificata. Penso agli infermie-ri degli ospedali ma anche a quelli che operano nella ria-bilitazione, nella lungodegenza, nei Cim, nei day hospital,negli hospices, nell’assistenza domiciliare ai malati, aglianziani, ai disabili”.

1) “La sanità laziale ha un deficit rilevante, ma anche gran-di potenzialità e molte risorse a disposizione, che purtroppofinora non sono state utilizzate al meglio. Sono convinta chesi possa invertire questo trend, eliminando in primis glisprechi. Vogliamo uscire dall’emergenza in tre anni, stiamolavorando ad un nuovo piano sanitario da rinegoziare con ilgoverno. Prima di parlare di ospedali da chiudere e postiletto da tagliare, si devono ridurre i costi della politica edella burocrazia. Questo significa accorpamento di Asl ecentri di costo, un rigoroso ed efficace controllo sulla forma-zione della spesa, un migliore utilizzo delle tecnologie. E poiinvestire sull’assistenza, riempire i paurosi vuoti che si sonocreati in questi anni negli organici infermieristici, sbloccarei concorsi e adottare nuovi modelli organizzativi”

2) “Il problema dei precari assume una rilevanza particolare insanità perché portatori di professionalità specifiche non facil-mente sostituibili. Una migliore gestione delle risorse sanita-rie, che ammontano al 75% dell’intero bilancio regionale, - eho indicato le strade per farlo - potrà consentire di intervenirein questa direzione. Così come intendiamo utilizzare di più e almeglio i fondi europei per la formazione, per garantire ai lavo-ratori strumenti di formazione continua”.

3) “Troppo spesso si ricorre a forme di ospedalizzazione permalattie come quelle croniche o della terza età che invecenecessiterebbero di strutture diverse, come presidi territo-riali e un potenziamento dell’assistenza domiciliare. Dueambiti per i quali la figura dell’infermiere è indispensabile,assolutamente centrale, e sui quali intendo intervenireanche con il contributo delle associazioni private e delvolontariato”.

4) “Conosco la professionalità, le dedizione, l’impegno concui gli infermieri si adoperano e spesso grazie alla loroabnegazione si riesce a scongiurare la chiusura di reparti eservizi. Sono loro ad avere un rapporto costante e direttocon il malato e i familiari. Un ruolo che certamente va valo-rizzato, non solo socialmente, ma anche garantendo stabi-lità professionale, formazione continua, sostegno alla for-mazione specialistica, valorizzando la figura dell’infermiere“esperto clinico”. Vanno premiati i percorsi di carriera el’investimento personale sulla propria professionalità”.

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NOTIZIE COLLEGIOdalIl Collegio di Roma regala ai propri iscritti

la Posta Elettronica Certificata

Il 30 novembre scorso è scaduto il termine ultimo per comu-nicare al Collegio la propria casella di posta elettronica certi-ficata (Pec), obbligatoria, per legge, per tutti i professionisti.

Con l’intento di promuovere fra gli iscritti la più ampia diffu-sione della Pec ed incentivarne quanto più possibile l’utilizzo, ilCollegio di Roma ha deciso di venire in soccorso dei Colleghiche non l’abbiano ancora attivata, offrendo gratuitamente unanuova casella Pec (con dominio: @PEC.IPASVI.ROMA.IT) aquanti ne faranno richiesta.Per chiedere l’attivazione della nuova ca-sella di posta elettronica certificata bastaseguire alcune semplici istruzioni attra-verso il link dedicato che dà accesso allaprocedura, ben visibile sul sito del collegio(www.ipasvi.roma.it). Il sistema richiederà il numero di iscrizioneall’Albo, necessario per poter procedere.Per chi non lo ricordasse, il numero è ri-portato sulla tessera d’iscrizione. Chi nonavesse ancora ritirato la tessera (i nuoviiscritti la ricevono direttamente a casa) puòfarlo, in ogni momento, presso la sede delCollegio (viale Giulio Cesare, 78). Tutti gliiscritti possono avere la nuova tessera elet-tronica corredando la richiesta di due foto-grafie formato tessera uguali. In ogni caso, il numero d’iscrizione all’Albo èindicato anche nella lettera di convocazionedell’Assemblea Ordinaria Annuale (marzo2010), accompagnata da un’informativa piùcompleta sulla Pec.La Pec rappresenta la nuova frontiera dellacomunicazione professionale. Va utilizzataper ricevere e spedire: documenti, do-mande, certificati e ogni tipo di informa-zione in modo sicuro e direttamente da casapropria. La posta elettronica certificata con-sente di inviare e-mail con valore legaleequiparato ad una raccomandata conricevuta di ritorno. Il sistema garantisce la sicurezza del con-tenuto di ogni comunicazione, impedendomodifiche ai messaggi e ai relativi allegati.Attesta, inoltre, data e ora esatta della spe-dizione e dell’avvenuto ricevimento attra-

verso un’apposita ricevuta, che costituisce prova legale del-l’invio/ricevimento.In caso di smarrimento della ricevuta, la traccia informaticadelle operazioni svolte viene conservata dal gestore del servizioper 30 mesi e consente la riproduzione della ricevuta con lostesso valore giuridico dell’originale.La Posta Elettronica Certificata offre una nuova grande oppor-tunità di crescita professionale: il Collegio Ipasvi di Roma èlieto di offrirla a sua volta a tutti gli iscritti.

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L’ANGOLO MEDIAdeiMentre “Mimma” va in pensione

Lucio Dalla ripropone la sexy infermiera

Non capita spesso che i mass media generalisti concen-trino la loro attenzione su questioni che riguardanodirettamente la professione infermieristica, specie se si

tratta di temi sensibili come quelli etici e deontologici. Unasignificativa eccezione a questa regola l’abbiamo colta neldicembre scorso, quando si è riaccesa la polemica sul cosiddet-to “biotestamento”. La netta opposizione della grande famigliainfermieristica italiana al testo approvato in prima istanza dalSenato, e ora al vaglio delle competenti Commissioni dellaCamera dei deputati, ha trovato albergo sulle pagine dei quoti-diani, di molti periodici e perfino in tv.

La stura alla reazione degli infermieri l’hadata la presidente della Federazione naziona-le Ipasvi, Annalisa Silvestro, affidandoall’Ansa (18/12/09) la seguente dichiarazio-ne, poi ripresa e rilanciata da quasi tutte letestate nazionali: “Infermieri, il Ddl va contro

la nostra deontologia” è il titolo della velina. Che recita: “Lalegge sul fine vita, cosi come e formulata, appare in contrastocon la nostra deontologia professionale, non riconosce la centra-lità della persona e delle sue volontà e non tiene conto del coin-volgimento dell'intera equipe assistenziale.La Silvestro sintetizza la posizione dei tanti infermieri italiani chesi richiamano al loro Codice Deontologico, sottolineando che,durante l’evoluzione terminale della malattia, i rapporti tra assisti-to, medico, infermiere ed equipe non possono essere rigidamentedefiniti da una legge, ma essere vissuti e sviluppati secondo lenorme dei codici di deontologia professionale. E, nel caso degliinfermieri, osserva: “Il Codice esprime un indirizzo chiaro che con-trasta con l’attuale formulazione della legge. Se il testo dellalegge dovesse rimanere inalterato, e dunque in contrasto con iprincipi etici della professione e con i nostri valori, si potrebberodeterminare situazioni in cui gli infermieri sarebbero indotti adappellarsi alla clausola di coscienza”.Riflettori mediatici accesi anche sulla pressante necessità dinuovi infermieri.

Il Sole 24 Ore-Sanità (20/1/10) è ilprimo a pubblicare la notizia che il mini-stero dell’Università e della Ricerca hadisposto per decreto l’aumento dei posti

destinati alle matricole nei corsi di laurea e titola: “Lauree sanita-rie: crescono i posti per il 2009-2010. Gli atenei hanno ‘recupera-to’ 1.446 posti anti-carenza per i corsi di laurea 2009-2010 permedici, infermieri e audioprotesisti grazie a un decreto del Miur”.Nel servizio si legge: “Medici, infermieri e audioprotesisti a

rischio carenza. E il Ministero dell’Università corre ai ripari auto-rizzando gli atenei ad aumentare i posti per l’immatricolazione aicorsi di laurea 2009-2010. Così a fine dicembre le universitàhanno determinato l’aumento di disponibilità alle immatricolazio-ni e ‘ripescato’ dalle graduatorie di esame il numero di parteci-panti ai test di ammissione finora esclusi e necessari a coprire ilnuovo fabbisogno. L’aumento è di 433 posti a Medicina (+5%),975 per la laurea in Infermieristica (+7%) e 38 per quella inAudioprotesi (+16 per cento). L’allarme carenza deriva perMedicina dalla situazione che si è creata col numero chiuso negliultimi anni e che, in assenza di un maggior numero di medici e inpresenza dei continui blocchi del turn over, porterebbe secondo lestime FnomCeo a una riduzione graduale del numero degli iscrittiagli Ordini, che nei prossimi cinque anni sarebbe di circa 21.638unità rispetto agli attuali 358.538 medici e nel 2020 raggiungereb-be le 58.638 unità. Situazione analoga se non peggiore per gliinfermieri, la cui carenza - circa 60 mila unità secondo laFederazione Ipasvi - è evidente soprattutto nel Nord, con il ricor-so a numerosi professionisti dall’estero. Sul versante audioprote-sisti invece la carenza è dovuta allo scarso numero di domande(meno di una per posto a bando) che tuttavia con l’aumento delladisponibilità sarebbero coperte grazie alle seconde e terze opzio-ni possibili al momento della domanda di ammissione ai test perl’iscrizione ai corsi di laurea triennale”.Vasta eco sui media nazionali ha avuto poi la vicenda dei 49 infer-mieri di La Spezia denunciati dai Nas per aver evaso l’obbligo diiscrizione al Collegio professionale di appartenenza.

La Repubblica (29/12/09) tito-la a tutta pagina: “Non eranoiscritti all’Albo, denunciati 49

infermieri. Il direttore della Asl5: sono comunque in possesso deltitolo di studio”. Si legge nell’articolo: “I Carabinieri del Nashanno denunciato 49 infermieri dipendenti della Asl 5 di La Spezianon iscritti all’albo del collegio professionale, requisito essenzia-le per poter svolgere la professione. L’inchiesta era partita treanni fa da un caso finito in tragedia”. L’approssimativa conoscenza del mondo infermieristico e dellesue regole, da parte degli organi di informazione, produce titolivariegati, spesso con un linguaggio improprio e fuorviante.Citiamo solo alcuni esempi di quei giorni di fine anno: “La Spezia,scoperti 49 infermieri senza titolo” (La Padania); “Infermieridenunciati, ma è solo burocrazia” (Il Secolo XIX); “Denunciati 49infermieri: non erano iscritti all’Albo” (Quotidiano Nazionale);“Denunciati 49 infermieri: non avevano nessun titolo” (Gazzetta diMantova); “Denunciati 49 infermieri abusivi” (Il Giornale).

ANSA

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L’inchiesta si allarga alle Asl vicine per verificare la posizionedegli infermieri in servizio.Nel caos sensazionalista del momento, i media lasciano comun-que uno spazio alla voce degli infermieri. Il Tempo (15/1/10) chie-de spiegazioni al Collegio Ipasvi di Imperia, dopo la segnalazionedi alcuni casi “sospetti”. Spiega il presidente Borri: “Infermieriabusivi? Non mi sento di escludere che anche in provincia diImperia ci possa essere qualche caso. Anzi, come Collegio abbia-mo ricevuto segnalazioni da alcuni enti di verificare la posizionedi alcuni infermieri. Stiamo provvedendo alle verifiche. Un dato ècerto: per chi esercita la nostra professione l’iscrizione all’Albo èun obbligo chiaramente definito dalla Legge 43 del 1 febbraio2006. Non è affatto una formalità burocratica”. E aggiunge:“Qualcuno ha definito la mancata iscrizione solo una formalità e,addirittura, qualche sindacalista ha tirato fuori una sentenza dellaCassazione che sosterrebbe la non obbligatorietà dell’iscrizionecome requisito per esercitare la professione. Ma non è affattocosì. Quella sentenza si riferiva ad un caso del tutto particolare.La legge sostiene ben Altro. L’iscrizione all’Albo professionale hauna duplice finalità: da un lato garantisce al cittadino che i nostriiscritti abbiano tutti i titoli necessari per svolgere la loro profes-sione; dall’altro dà la possibilità di vigilare e controllare l’eserci-zio della professione, sia come liberi professionisti che comedipendenti, vigilando sul codice deontologico, favorendo la cre-scita culturale degli iscritti e contrastando l’abusivismo fino adesercitare un potere di disciplina”.E’ ancora la cronaca a far parlare di infermieri. Stavolta, per unatragedia scampata e per un gesto di coraggioso slancio filantropi-co. La notizia arriva da Pieve di Sacco, a ridosso della laguna

veneta. Scrive il Corriere del Veneto(24/12/09): “Fiamme all’ospedale,

infermieri intossicati”. Nell’articolo si legge: “Fiamme nel repartoper malati in stato vegetativo, sei operatori sono rimasti intossi-cati dal monossido per salvare i pazienti. Gli infermieri e il perso-nale della sicurezza della casa per disabili di Piove di Sacco, ierimattina, sono dovuti ricorrere alle cure del pronto soccorso dopoil principio di incendio nella camera di un paziente. Avevano acce-so un termosifone elettrico per fare il bagno a un giovane di 33anni in coma, per riscaldare l’ambiente con maggior tepore men-tre lo spogliavano. L’elettrodomestico si è surriscaldato, è andatoin cortocircuito e ha fuso le prese di corrente. La plastica ha cola-to su un tavolino e ha incendiato un indumento che ha provocatole fiamme. Il fumo si è infiltrato oltre il corridoio nelle altre came-re dei pazienti costretti e immobilizzati nel letto. L’incendio è statospento con l’estintore dagli operatori della sicurezza del centromentre gli infermieri portavano in salvo il paziente nella camerada letto assieme agli altri 9 malati in cura nel reparto. Nessunodei ricoverati ha subito conseguenze, soccorsi nell’immediatodagli infermieri e poi dai medici del Suem 118”. Un bell’esempiodi professionalità e di prontezza.

Sui giornali, c’è pure spazio per un po’di colorito gossip.Alla vigilia di Natale Il Corriere dellaSera pubblica una storia d’altri tempicon un’infermiera nei panni della prota-

gonista. “L’infermiera innamorata che sposerà il suo paziente” è iltitolo; il sottotitolo spiega: “Dopo sei mesi di cure vive con l’uomoche ha salvato”.La vicenda viene così riassunta: “Favola e realtà si mescolanonelle feste più straordinarie che Walter Pellis, un ragazzone altoquasi 1,90, elettricista, volontario della Misericordia, abbia maivissuto. Walter è appena tornato a casa dopo quasi sei mesi diospedale. Ha rischiato di morire per un terribile incidente strada-le sull’Autosole mentre, da volontario, stava raggiungendo i terre-motati d‘Abruzzo. E’ rimasto in coma per un mese, poi, grazie allaprofessionalità e all’amore di Alessandra, l’infermiera ‘fatina’, siè risvegliato e per altri cinque mesi ha combattuto contro fratturedi ogni tipo e un paio di giorni fa è tornato nella casa dei genito-ri a San Miniato, in provincia di Pisa, festeggiato da amici eparenti. Con Alessandra, naturalmente, che, nel frattempo, èdiventata la sua fidanzata”. Quindi, i fiori d’arancio per il finaledegno di una storia romantica.Ma non si placa la protesta degli infermieri per le gravissimecarenze degli organici e la stampa ne dà conto. La situazione è dif-ficile in tutta Italia, da Nord a Sud. Lo testimonia il caso scoppia-to nel più grande ospedale piemontese durante le ultime festivitànatalizie, una situazione sintomatica e sovrapponibile a quella dimolte altre realtà sanitarie italiane. La Repubblica titola:“Molinette, infermieri in rivolta. Eccessivi i carichi di lavoro”. Silegge nel servizio: “Carichi di lavoro eccessivi, organizzazione cri-ticabile, novità in arrivo che non risolvono i problemi. Alla vigiliadi Natale e a pochi giorni dall’inaugurazione del week hospital, gliinfermieri di due reparti dell’ospedale Molinette di Torino -Neurologia e Ortopedia - scrivono ai vertici dell’ospedale e anchea Cittadinanzattiva-Tribunale dei Diritti del Malato: ‘I carichi dilavoro non sono più sostenibili. Considerata la recente chiusuradell’altra unità operativa di Neurologia - firmano trenta infermie-ri del reparto - il numero dei posti letto supera quello previsto, conconseguente sovraffollamento delle stanze. Tutto ciò complicatodal continuo ed inconcepibile scambio di degenti fra le divisionicon alternanza di sette diversi primari, e il forte rischio di errorilegati alla terapia da seguire. Siamo stanchi, delusi e preoccupa-ti per gli sviluppi organizzativi della nostra realtà lavorativa’, è losfogo dei lavoratori”.Sul fronte spesso dolente dei video-media, una novità confortan-te e una che fa letteralmente cadere le braccia. La buona è la finedella pantomima dell’infermiera Mimma nella popolare trasmis-sione di RaiDue “Quelli che il calcio e…”: la perfida macchiettacaricaturale che ha fatto tanto arrabbiare gli infermieri con la suaindolenza, il suo linguaggio becero e gli atteggiamenti assai poco

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professionali, ha finito per segnare il suo tempo, tant’è che l’attri-ce che la impersonava ha lasciato il cast della trasmissione con-dotta da Simona Ventura per guadagnare altri lidi.Noi, riferendo delle proteste di tanti colleghi, avevamo forse vistogiusto nel ritenere che l’infermiera Mimma non faceva ridere pro-prio nessuno. La fine ingloriosa del personaggio ce lo conferma: addio infermie-ra Mimma, a non rivederci mai più!Ma per una spina che cade, ce n’è subito un’altra che punge.Che dire del video promozionale del nuovo show di Lucio Dallatrasmesso da SkyUno?Anche il celebre cantautore bolognese è scivolato sul più peno-so dei luoghi comuni: l’infermiera tutta sexy, mini-camice escollatura abbondante come la volgarità che trasuda dal mes-saggio.In pochi secondi si consuma uno spot di discutibile qualità, nonfosse altro perché offende gli infermieri veri. Il promo è prestodetto. Lo stesso Lucio Dalla ne è il protagonista: è riverso a terradopo essere precipitato dal nono piano. L’equipe di pronto soc-corso gli presta le prime cure, un infermiere spiega: “non gli si è

aperto il paracadute”. Tutto avviene in un contesto dimassima professionalità: lettiga e respiratore, l’ambulan-za parte. Un frame dopo, cambia l’ambientazione e Dallaè su un triclinio in stile barocco, contornato da due infer-miere in abiti succinti e tutt’altro che professionali chesfoderano sorrisi ammiccanti e pose ostentatamentesexy. Lui d’improvviso rinviene e dice: “c’è qualcosa distrano? Tutti possiamo cambiare. E non avete visto anco-ra niente…”. Quindi, lancia il suo ultimo spettacolo tele-visivo.Al di là del taglio onirico che gli autori hanno voluto dareallo spot, resta il cattivo gusto delle immagini e un mes-saggio surreale: meglio le lusinghe sessuali, ancorché ste-reotipate, della professionalità di chi dedica la sua vita asalvare quella degli altri.Chissà se a soccorrere il “povero” Lucio Dalla precipitatofossero state le infermiere “minigonnate” di turno…

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Il ruolo delle donne nel soccorsoai feriti della Repubblica Romana del 1849

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PILLOLE STORIAdi

I nauguriamo con questo numero una rubrica, che ci terràcompagnia per qualche mese affrontando la figura dell’in-fermiere da un nuovo punto di vista, quello storico.

Giuseppe Micheli, insegnante di Storia della Medicina all’uni-versità Tor Vergata-Roma e Mario Bannoni (ricercatore) hannocompiuto per noi uno studio sul ruolo delle donne nel soccorso ai feriti della Repubblica Romana del 1849. Di seguito, la primaparte del loro lavoro.

Le ambulanze militariI Triumviri decretano l’istituzione del comitato perl’Amministrazione delle Ambulanze il 29 aprile 1849. Cristina diBelgiojoso, in attesa di questo decreto, aveva fatto soprallughinegli ospedali, ritenendone buoni alcuni, altri inadatti (percarenza di posti letto o perchè il trasporto dei feriti sarebberisultato difficoltoso), mentre per taluni, invece, aveva propostointerventi di adattamento e soprattutto forniture, perché eranomancanti di tutto.All’invito per organizzare le ambulanze militari fatto dalla prin-cipessa Cristina di Belgiojoso, avevano aderito in molte, diogni condizione sociale: c’erano popolane, borghesi e signoreappartenenti alle poche famiglie nobili che non avevano segui-to il Papa a Gaeta.Gli ospedali presso cui erano state istituite le ambulanze, furo-no: l’Ospizio dei Pellegrini alla Santa Trinità come ambulanzacentrale; l’ospitale di San Giovanni in Laterano; il SanGallicano; il San Giacomo; il con-vento di San Martino ai Monti; ilconvento di San Pietro inMontorio; il Locale detto di SantaTeresa verso Porta Pia; a cui siaggiunsero, poi, quelle presso ilSanto Spirito; San Calisto; ilmonastero delle Viperescheall’Arco di San Vito e Gallieno ele Carceri di Termini. Ognuno diquesti luoghi era collegato conuna porta di Roma da difendere,e in ognuno di essi era stata desi-gnata una responsabile, incarica-ta di organizzare e assicurarel’assistenza e sorvegliare la curadei feriti.Ecco l’elenco dei “Locali diAmbulanza e delle loro direttrici”:

– Trinità dei Pellegrini (ambulanza centrale). Regolatrici com-ponenti il comitato centrale: Cristina Trivulzio di Belgiojoso;Giulia Bovio Paulucci (De Calboli. Di fatto: vice direttrice);Anna Galletti (De Cadilhac. Direttrice, ma di fatto: vicedirettrice).

– Santo Spirito, Giulia Modena;– San Giacomo, Malvina; Costabili; – San Gallicano, Adele Baroffio;– San Giovanni, Paolina Lupi;– San Pietro in Montorio, Enrichetta Pisacane (De Lorenzo); – Fatebene Fratelli, Margherita Fuller; – Santa Teresa di Porta Pia, Enrichetta Filopanti;– Sant’Urbano, Olimpia Razzani.Dalle memorie di Anna De Cadilhac Galletti sappiamo che pres-so l’Ospizio dei Pellegrini servivano anche: “Anna Mandolesi,Amalia Canini, Elisa Castellani Truvé e le sue sorelle Francescaed Augusta Castellani, l’intera famiglia di Filippo Paradisi conmoglie e tre figlie, tra cui Maria Paradisi Ossani e CleliaMassimi e figlia”. Inoltre che: “Garibaldi, quando la sera, al tardi, veniva a visita-re i feriti, a cui facea parole di conforto, non mancava mai diporgermi compagnia dopo la mezzanotte in cui rincasavo, e michiamava l’angelo di quello Spedale e mostravami profondorispetto e deferenza. Spessissimo mi portava i cordiali salutidella sua buona Annita”.A queste ambulanze, la Belgiojoso, man mano che ulteriori

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locali venivano requisiti agli ordini monastici, aggiungeva nuoviluoghi di cura, come fa fede la lettera del 6 maggio 1849:“Cittadino Ministro,Mi affretto ad informarvi che dietro speciale richiesta del per-sonale dell’Ospitale della Consolazione e dopo attento esamedi detto locale, abbiamo creduto dovervi stabilire una nuovaambulanza, la quale sarà tanto più utile, quanto che trovasi inluogo piuttosto vicino dalle porte San Sebastiano, SanGiovanni e San Paolo. Quell’Ospedale, essendo fornito di tuttigli oggetti necessarj ad una ambulanza, non occorre occuparse-ne, se non che per provvedere alla assistenza dei feriti, il chespetta specialmente a noi”. Ed ancora, il seguente rapporto stilato un venerdì sera (conmolta probabilità il 27 aprile 1849), rinvenuto presso l’Archiviodi Stato di Roma: 1° Nell’ospizio dei Pellegrini alla Trinità: “Presso a quat-

trocento letti forniti di biancheria, ma mancanti per lo piùdi materassi. Siccome però certi feriti non abbisognano chedi un duro pagliericcio, così questa mancanza non è grave.Altri inconvenienti di molta entità ci colpirono al tempostesso. Pessima volontà e perverso spirito nei custodi tuttiche ci trattennero più di due ore senza mostrarci nulla e chenascondono certo moltissimi oggett.... Occorrono dei mate-rassai per ripulire, aggiustare i 60 che sono in uno statodeplorabile”.

2° Nell’ospedale civile di Santo Spirito: “Bellissimo loca-le in cui vi saranno domani cento letti pronti e belli e forni-ti. Proteste di buona volontà, alle quali non conviene fidar-si ciecamente”.

3° Ospedale di San Carlo al Corso: “Non conviene sottonessun aspetto. Le sale (tre di numero) piccole e poste adun suo terzo piano per cui incomodissimo riescirebbe il tra-sportarvi i feriti. I letti non sono più che sette...”.

4° San Giacomo, vicinissimo a San Carlo: “Bellissimolocale e brava gente. Quei frati sono i soli che mostranovera carità, e dei quali credo ci possiamo fidare. Più dicento letti a pianterreno, poiché i malati attualmente rac-colti in San Giacomo saranno trasportati nel braccio nuovoche è posto troppo in alto pei feriti. E’ necessario che ilGoverno ci presti manoforte poiché i luoghi pii sono pessi-mamente disposti e non obbediscono se non costretti.”

Un altro rapporto è più esplicito: “Coll’occasione delle visiteche il Comitato Centrale dovette eseguire nei varj ospedali ... sirinvennero ... infiniti abusi, vieti sistemi, difetto di pulizia, etc.Negli ospedali più ricchi e più splendidi di Roma, non vi ha assi-

stenza più di quella degli infermieri, uomini ineducati e rozzi,sucidi, sovente ubbriachi, l’antipodo, insomma, di ciò che deb-bono essere le persone dedicate al servizio degli infermi”.Componevano il comitato: Enrichetta Di Lorenzo, moglie delCapo di Stato Maggiore, generale Carlo Pisacane; CristinaTrivulzio, moglie del principe Belgiojoso; Giulia Bovio, mogliedel marchese Paulucci De Calboli.

Giuseppe MicheliMario Bannoni

PILLOLE STORIAdi

Cristina di Belgiojoso

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Il Sistema informativo per il monitoraggio degli errori inSanità (Simes) è il frutto di uno sforzo di alcune persone conprofessionalità variegate che nel 2005 hanno avviato un pro-

tocollo sperimentale per il monitoraggio degli “eventi senti-nella” di cui mi occuperò meglio più avanti. La fase della sperimentazione si è conclusa con l’emanazionedel Decreto ministeriale 11 dicembre 2009 (Gazz. Uff. - S.G.- del12 gennaio 2010, n. 8) che, nell’ambito del nuovo Sistema infor-mativo sanitario, ha definitivamente istituito il Simes e, comevedremo, un apposito Osservatorio. Le norme giuridiche coinvolte sono tante; è per amore di sintesiche mi limito ad indicare il Piano Sanitario Nazionale 2006-2008 che aveva già previsto che: “... le attività di monitoraggiodevono essere condotte secondo un criterio graduato di gravitàdi eventi, prevedendo che i tre livelli, nazionale, regionale edaziendale, possano promuovere le rispettive azioni, secondo undisegno coerente e praticabile. Deve essere attivato un monito-raggio degli eventi sentinella...”.Come si legge nel testo del decreto, il Simes è finalizzatoproprio alla raccolta delle informazioni relative agli eventi sen-tinella (che maggiormente interessano questo articolo) ed alledenunce di sinistri ed è, l’intero sistema, gestito dal Ministero.Tutte le strutture sono obbligate ad implementare il Simes eper esse anche le Regioni. Il decreto, infatti, prevede anche unasanzione di tipo patrimoniale: le inadempienze o i ritardi sa-ranno puniti con la negazione all’accesso ai finanziamenti inte-grativi a carico dello stato giusta l’Intesa sancita dalla confe-renza Stato-Regioni del 23 marzo 2005.Per quanto concerne gli eventi sentinella, il Ministero si è postol’obiettivo di aumentare la sicurezza dei pazienti nelle strutturesanitarie a garanzia dei Lea (Livelli essenziali di assistenza).Il sistema prevede un doppio livello di gestione.A livello locale le strutture, per il tramite di referenti apposita-mente incaricati, devono procedere:alla raccolta delle segnalazioni riguardanti gli eventi sentinella;analisi delle cause e dei fattori contribuenti e determinanti perl’accadimento degli eventi stessi;individuazione ed implementazione delle azioni preventive;verifica dell’effettiva implementazione delle azioni preventive edella loro efficacia sul campo.A livello centrale, invece, il Ministero provvede:alla raccolta delle segnalazioni riguardanti gli eventi sentinella;

elaborazione e disseminazione di Raccomandazioni specificherivolte a tutte le strutture sanitarie;valutazione dell’implementazione delle Raccomandazioni daparte delle strutture sanitarie;ritorno informativo alle strutture sanitarie.Per evento sentinella si intende un “evento avverso diparticolare gravità, potenzialmente evitabile, che può com-portare morte o grave danno al paziente e che determinauna perdita di fiducia dei cittadini nei confronti del serviziosanitario. Il verificarsi di un solo caso è sufficiente per dareluogo ad una indagine conoscitiva diretta ad accertare se viabbiano contribuito fattori eliminabili o riducibili e per at-tuare le adeguate misure correttive da parte dell’organizza-zione”.Tra gli eventi sentinella il Ministero ha individuato i seguenti: – procedura in paziente sbagliato; – procedura chirurgica in parte del corpo sbagliata (lato,

organo o parte); – errata procedura su paziente corretto; – strumento o altro materiale lasciato all’interno del sito chi-

rurgico che richiede un successivo intervento o ulterioriprocedure;

– reazione trasfusionale conseguente ad incompatibilità AB0; – morte, coma o grave danno derivanti da errori in terapia

farmacologica; – morte materna o malattia grave correlata al travaglio e/o

parto; – morte o disabilità permanente in neonato sano di peso

>2500 grammi noncorrelata a malattiacongenita;

– morte o grave dannoper caduta del pa-ziente;

– suicidio o tentatosuicidio di pazientein ospedale;

– violenza su paziente; – atti di violenza a

danno di operatore; – morte o grave danno

conseguente ad un

L’evento sentinella e il Sistema informativo per il monitoraggio degli errori in Sanità,

le Raccomandazioni del ministero e la responsabilità sanitaria

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L’AVVOCATOdice

malfunzionamento del sistema di trasporto (intraospedaliero,extraospedaliero);

– morte o grave danno conseguente a non corretta attribu-zione del codice triage nella Centrale Operativa 118 e/o al-l’interno del Pronto Soccorso;

– morte o grave danno imprevisti conseguenti ad interventochirurgico;

– ogni altro evento avverso che causa morte o grave danno alpaziente.

Come già scritto, sulla scorta degli esiti del monitoraggiooperato dal Simes sugli errori sentinella, il Ministero elabora(come ha già fatto nella fase di sperimentazione) delle Racco-mandazioni di volta in volta pubblicate sul sito.Per comprendere l’esatta portata dell’opera, esaminiamo laRaccomandazione n. 2 del 31 marzo 2008, emanata durante lafase sperimentale “Per prevenire la ritenzione di garze, stru-menti o altro materiale all’interno del sito chirurgico” che nerappresenta l’obiettivo.La raccomandazione, che esaminiamo solo nei tratti salienti,esamina l’incidenza del fenomeno (un caso ogni 1.000-3.000procedure chirurgiche), la tipologia di materiale ritenuto (il piùfrequente è rappresentato dalle garze), la sede dell’intervento(la letteratura rileva gli interventi di chirurgia addominale, to-racica e parto), i fattori di rischio (procedure chirurgiche effet-tuate in emergenza, cambiamenti inaspettati e quindi non pro-grammati delle procedure durante l’intervento, obesità, inter-venti che coinvolgono più di una equipe chirurgica, complessitàdell’intervento, fatica o stanchezza dell’equipe chirurgica, si-tuazioni che favoriscono l’errore di conteggio - tipo garze at-taccate fra loro -, mancanza di una procedura per il conteggio

sistematico di strumenti e garze, mancato controllo dell’inte-grità dei materiali e dei presidi al termine dell’uso chirurgico).La Raccomandazione inoltre individua la procedura per il con-teggio sistematico: quali oggetti contare (garze, bisturi, etc.);quando effettuare il conteggio e le fasi (prima di iniziare l’inter-vento chirurgico, durante l’intervento prima della chiusura dellacavità, prima di chiudere la ferita, etc.; e poi ancora i vari stepper il controllo dell’integrità dello strumentario).La Raccomandazione coinvolge espressamente il personale in-fermieristico di sala (strumentista e infermiere di sala) oltre alchirurgo e all’eventuale personale di supporto, ricordando la re-sponsabilità di equipe elaborata dalla giurisprudenza.Ancora, è previsto il modo della conta: a voce alta, da due ope-ratori contemporaneamente e quindi le altre verifiche) e la ge-stione del problema, con l’analisi delle tecnologie delle conse-guenze.

* * * * *È il caso di fare un’analisi sull’impatto di queste Raccomanda-zioni sulla responsabilità sanitaria in generale e su quella in-fermieristica in particolare.Il Ministero non ha previsto una vincolatività diretta della Rac-comandazioni.Come si legge nella Raccomandazione che abbiamo esaminato:“La Direzione Aziendale è responsabile dello sviluppo e del-l’implementazione della presente raccomandazione. Le Dire-zioni Aziendali che decidano di non utilizzare la presente racco-mandazione devono predisporre una propria procedura stan-dardizzata ... Considerate le differenze di organizzazione ed inparticolare l’eterogeneità nella composizione della equipe ope-ratoria tra le diverse regioni e strutture sanitarie la presenteraccomandazione dovrà essere adattata tenendo conto dellespecifiche situazioni”.A parte la sanzione pecuniaria a carico delle Regioni che ab-biamo visto sopra, a mio avviso hanno una efficacia direttanella valutazione della responsabilità sanitaria.Facciamo due ipotesi:La prima è che la struttura adotti la Raccomandazione.In questo caso il rispetto di quanto ivi previsto è un vero eproprio obbligo giuridico per l’infermiere che, in quanto lavo-ratore dipendente, deve osservare le direttive impartire daldatore di lavoro.La seconda è che la struttura non abbia recepito la Raccoman-dazione. In questo caso, la Raccomandazione del ministero di-venta comunque un criterio di valutazione sia della responsa-bilità civile, sia della responsabilità penale.

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L’AVVOCATOdice

Non voglio affidarmi al tecnicismo giuridico, ma è il caso di ac-cennare che la responsabilità civile dell’infermiere si valuta sulprincipio di diligenza qualificata (la diligenza commisurata allanatura della prestazione) e la responsabilità penale si valuta(escludendo il dolo) in base alla negligenza (antitesi della dili-genza), all’imprudenza e all’ imperizia).L’infermiere, quindi, è giudicato sulla base della diligenza usatanell’esercizio della professione, quindi è valutato in base allabuona pratica infermieristica.In questo contesto, le Raccomandazioni (al pari a mio avvisodelle Linee Guida emanate dalla comunità scientifica) sono in-dicative (quindi criterio di valutazione) della buona praticamedica/infermieristica e, in quanto tali, caratterizzano diretta-mente la “colpa” del professionista sanitario.Infatti (art. 43 c.p.) il reato è colposo non solo per negligenza,imprudenza, o imperizia, ma anche quando è commesso perinosservanza di leggi, regolamenti ordini e discipline.

Per intenderci meglio, riporto un caso esaminato dalla giuri-sprudenza che vedeva coinvolta una struttura ospedaliera in uncaso di pretesa malasanità. La struttura si è difesa dimostrandodi aver rispettato le linee guida (che, ripeto, a mio avviso sonoassimilabili alle Raccomandazioni) e quindi dimostrando la dili-genza clinica. Il giudice in quel caso ha stabilito che “lastruttura ospedaliera ha provato di aver esattamente adem-piuto la propria obbligazione (quando dimostra) di aver ri-spettato tutte le norme di prudenza, diligenza e perizia, i proto-colli e le linee guida più accreditate nel proprio settore di com-petenza”.Orbene, il Simes con il sistema di emanazione delle Raccoman-dazioni, diventerà nelle mie previsioni un elemento imprescin-dibile per la valutazione della responsabilità sanitaria, unfattore con il quale ogni professionista dovrà confrontarsi.

Avv. Alessandro Cuggiani

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Questa rubrica si occupa dal circa dieci anni di “ra-strellare” il mondo dell’infermieristica sul web e di pro-porre siti di interesse infermieristico, clinico o infor-

mativo per il professionista. A volte invece affronta fenomeniaggregativi, come ad esempio i social network (leggasi Fa-cebook© e altri).Questa volta la proposta va su risorse digitali di altro tipo: ivideo online; sempre più fruibili, sempre più facili datrovare.

Il primo passo è vedere cosa si può trovare sul più grande di-stributore di video amatoriali gratuiti sul web, Youtube©(http://www.youtube.com) e digitare la parola “infermiere” nelcampo di ricerca interno: al fianco delle ricorrenze cinemato-grafiche, troviamo degli interessanti documentari apparsi in te-levisione (vedasi il documentario realizzato dalla redazione di“okkupati” per Rai 3 con la collaborazione della Federazionenazionale dei Collegi Ipasvi) oppure i vari spot realizzati percommemorare o promuovere eventi speciali (“infermiere prota-gonista nella vita vera” realizzato dalla Fnc Ipasvi e disponibileanche su http://www.ipasvi.it/chisiamo/).Molti i video amatoriali, realizzati da gruppi di infermieri perpromozione/denuncia, oppure da studenti per raccontare leesperienze vissute.Ben diverso se digitiamo sullo stesso campo di ricerca la parola“nurse”: gli anglosassoni prediligono la pubblicazione online divideo a carattere scientifico, spesso con tecniche speciali-stiche.

Avete mai visto una televisione infermieristica online? NurseTv (http://www.nursetv.com) offre minispot dicinque/otto minuti ciascuno, perfetti da vedere suinternet, e di ottima qualità: raccoglie miniseriedove gli infermieri sono im-piegati nei vari ambiti assi-stenziali, nella vita vera. Vi-sualizzabili come una vera TV,anche a schermo intero, tuttidi seguito come un palin-sesto, oppure il vostro pre-ferito. Le stesse serie sonotrasmesse su Cnn e Cnbc, main quel caso sono predilette leimmagini di Area Critica, e unpo’ plateali. Il sito propone

anche articoli di interesse infermieristico, e proposte di lavoro(solo United States).

Davvero deludente invece la proposta di Yahoo© Video chepropone solamente stralci di vecchi film o di pubblicità giàviste. I video interessanti sono rilanciati a Youtube via Yahoo.Degni di nota alcuni video log.

Ricordiamo che anche il sito della Federazione nazionale deiCollegi Ipasvi raccoglie video propositivi della professione, eche da diversi anni anche il sito del Collegio Ipasvi di Roma,alla sezione “Media Gallery”, raccoglie video dei congressi fattinegli anni, che offrono molti minuti di visione (alcuni rasentanol’ora di filmato). Attualmente online: Sanit 2008, III Conferenza Internazionale e“le politiche della professione infermieristica” della Fnc Ipasvi2008.

Buona visione!!!

A cura di Fabrizio TallaritaWebmaster del Collegio IPASVI di [email protected]

I nuovi media per l’infermieristicaI video via internet

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NORME EDITORIALIQuali regole seguire per pubblicare un articolo su “Infermiere Oggi”

“Infermiere Oggi” pubblica articoli inediti di interesse infermieristico, previa approvazione del Comitato di Redazione. L’articolo è sottola responsabilità dell’autore o degli autori, che devono dichiarare: nome, cognome, qualifica professionale, ente di appartenenza, reca-pito postale e telefonico. Il contenuto non riflette necessariamente le opinioni del Comitato di Redazione e dei Consigli direttivi.Gli articoli devono essere strutturati secondo il seguente schema: 1) riassunto/abstract; 2) introduzione; 3) materiali e metodi; 4) risul-tati; 5) eventuali discussioni; 6) conclusioni; 7) bibliografia.

CITAZIONI BIBLIOGRAFICHELa bibliografia dovrà essere redatta secondo le norme riportate nel Vancouver Style (consultabili al sito internethttp://www.icmje.org).Il vantaggio dell’uso del Vancouver Style è nel fatto che la lettura di un testo non interrotto dalla citazione risulta più facile e scorre-vole. Solitamente, i rimandi alla bibliografia sono affidati a numeri posti ad esponente (es. parola2 ) che rimandano alla bibliografiariportata alla fine dell’elaborato. Il Vancouver Style prevede:– iniziali dei nomi degli autori senza punto, inserite dopo il cognome;– iniziale maiuscola solo per la prima parola del titolo del lavoro citati;– in caso di un numero di autori superiori a sei, può essere inserita la dicitura et al.

CITAZIONI DA INTERNETPer citare un articolo su una rivista on line, è bene riportare: cognome, nome. “Titolo Articolo.” Titolo Rivista. Volume: fascicolo (anno).Indirizzo internet completo (con ultima data di accesso). Per un documento unico disponibile in rete: Titolo Principale del Documento. Eventuale versione. Data pubblicazione/copyright o dataultima revisione. Indirizzo internet completo (data di accesso).

FIGURE E TABELLELe figure e le tabelle devono essere scelte secondo criteri di chiarezza e semplicità; saranno numerate progressivamente in cifre arabee saranno accompagnante da brevi ma esaurienti didascalie. Nel testo deve essere chiaramente indicata la posizione d’inserimento.Diagrammi e illustrazioni dovranno essere sottoposti alla redazione in veste grafica accurata, tale da permetterne la riproduzionesenza modificazioni.

ABBREVIAZIONI, ACRONIMI E MAIUSCOLELimitarsi alle abbreviazioni più note:ad es. per “ad esempio”n. per “numero”p./pp. per “pagina/pagine”vol./voll. per “volume/volumi”et al. per indicare altri autori dopo il sesto nelle bibliografie.

L’acronimo è un genere particolare di abbreviazione. La prima volta che si incontra un acronimo in un testo è sempre necessario citareper esteso tutti i termini della locuzione, facendoli seguire dall’acronimo tra parentesi - ad es. Associazione Raffredati d’Italia (Ari).Evidentemente, ciò non vale per sigle oramai entrate nell’uso comune, come tv, Usa, Aids, Fiat, Cgil, Ecm. Gli acronimi non conter-ranno mai punti – ad es. Usa e non U.S.A.

DATE E NUMERILe date vanno sempre scritte per esteso, per evitare incomprensioni nella lettura. Ad es. lunedì 28 luglio 2006 e 1° gennaio (non Igennaio o 1 gennaio). I giorni e i mesi hanno sempre la prima lettera minuscola. I numeri da uno a dieci vanno scritti in lettere (tranne che nelle date!). Per tutti gli altri, l’importante è separare sempre con un puntoi gruppi di tre cifre. Per le grosse cifre “tonde”, usare “mila”, “milioni” e “miliardi” invece di “000”, “000.000”, “000.000.000”.

PAROLE STRANIERELe parole straniere vanno sempre indicate in corsivo, soprattutto se non sono ancora entrate nell’uso comune italiano. Se si decidedi usare un termine straniero, è bene ricordare che non si declina mai (ad es. i computer e non i computers).

MODALITA’ E TERMINI PER L’INVIO DEI LAVORIGli autori che desiderano la riserva di un certo numero di copie del numero contenente il loro articolo, devono farne richiesta esplici-ta al momento dell’invio del testo.Tutto il materiale (una copia in formato elettronico, una copia in formato cartaceo) deve essere spedito o recapitato al Collegio Ipasvidi Roma, viale Giulio Cesare, 78 - 00192 Roma.

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COLLEGIO PROVINCIALE IPASVI DI ROMA

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