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www.ipasvife.it Periodico del Collegio IPASVI di Ferrara - Anno XXVI n. 1 - Maggio 2015 CAMBIARE SI PUO' All’interno il BOLLINO 2015 La mia esperienza canadese pag. 24 Racconto da Lakka pag. 30 FOCUS: Cure palliative pag. 15 Le Commissioni di lavoro pag. 6

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Periodico del Collegio IPASVI di Ferrara - Anno XXVI n. 1 - Maggio 2015

CAMBIARE SI PUO'

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2015

La mia esperienza canadesepag. 24

Racconto da Lakkapag. 30

FOCUS: Cure palliativepag. 15

Le Commissioni di lavoropag. 6

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Collegio Provinciale IPASVI di Ferraravia del Naviglio 33/a44123 Ferrara

Il Collegio è disponibile per iscrizioni, trasferimenti adaltro Collegio, cancellazioni, rilascio di Certificatid’iscrizione e variazioni di residenza.

Sommario

L’ISCRIZIONE ALL’ALBO È “AUTOCERTIFICABILE”

Il Certificato d’iscrizione, viene rilasciato in tempo

reale dalla Segreteria del Collegio e quindi può essere

ritirato immediatamente dal richiedente, presentan-

dosi presso la sede del Collegio; per ragioni burocra-

tiche legate alla normativa sulla privacy, se il

richiedente è impossibilitato al ritiro presso la sede,

deve rilasciare delega al ritirante, oppure può richie-

dere l'invio presso il proprio domicilio tramite racco-

mandata con ricevuta di ritorno, rifondendo il Collegio

per il costo sostenuto.

È possibile inoltre, proporre al Collegio, quesiti ine-

renti la professione.

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INFERMIERE COLLEGIOPeriodico del Collegio Provinciale IPASVI di Ferrara - anno XX VI n. 1

Direzione, Redazione, Amministrazione:via del Naviglio 33/a - Ferrara

Tel. 0532 64302 - Fax 0532 67140 - E-mail: [email protected]

Direttore responsabile: Sandro Arnofi

Stampa: Cartografica Artigianavia Béla Bartòk 20/22 - 44124 Ferrara

Rivista chiusa in tipografia il 11 maggio 2015Poste Italiane S.p.A. - spedizione in Abbonamento Postale - DL. 353/2003

(conv. in L. 27/02 /2004 n. 46) Art. 1, comma 2, DCB Ferrara

Redazione e progetto grafico: Commissione Comunicazione/Rivista Loredana Gamberoni, Gloria Gianesini, Cristiano Mainardi,

Andrea Menegatti, Barbara Sofritti, Simone Vincenzi

EDITORIALE DEL PRESIDENTE

IN PRIMO PIANO COLLEGIO- Il “Nuovo” Consiglio Direttivo

- Il Collegio dei Revisori dei Conti

- Le Commissioni di lavoro

TESI DI LAUREA- Relazione tra la dotazione organica e l’overtime nelpersonale infermieristico e il tasso di infezioni correlateall’assistenza: revisione della letteratura

- Corretto management dei tempi operatori: studio di una casistica clinica

FOCUS- Approccio infermieristico al paziente in cure palliative

- Cure di fine vita durante gli ultimi giorni e le ultime ore

- L’approccio palliativo al fine vita in Hospice e assistenzadomiciliare ADO di Ferrara

ESPERIENZE- La mia esperienza al Nursing Health Service Research Unit School of Nursing - Mc Master University - Hamilton,Ontario Canada

- Racconto da Lakka

NORME PER GLI AUTORI

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1EDITORIALE anno XXVI n. 1 - Maggio 2015

Per cominciare un grande ringra-ziamento a tutti i colleghi che sonovenuti a votare per il rinnovo delConsiglio e della fiducia che ancorauna volta ci è stata accordata. Il 2015 vede una nuova Presidentedella Federazione Nazionale, infattidopo molti anni e tanti risultati otte-nuti, Annalisa Silvestro ha ceduto ilpasso a Barbara Mangiacavalli; allaprima va un grande ringraziamentoper il lavoro svolto, la determinazio-ne manifestata ed i risultati raggiun-ti. Alla Seconda va un grande auguriodi buon lavoro perchè le attività dasvolgere sono tante e complicate.La situazione della sanità pubblicaè ancora immersa nelle difficoltàeconomiche e mancano idee chepermettano di tenere insieme biso-gni e sostenibilità. La competenzaregionale della sanità ha prodottogrande frammentazione, non haportato i risultati sperati in termini diefficienza e qualità dei servizi e dapiù parti ci si interroga se è neces-sario ricentralizzare il servizio sani-tario oppure fare qualche ritocco.Infatti dagli ultimi provvedimenti pa-re che lo Stato si riprendera’ lacompetenza esclusiva sulle politi-che sociali ponendo fine alla legi-slazione concorrente che ogni re-gione aveva attuato. La spesa sani-taria che fino al 2009 era aumenta-ta del 4% l’anno, dal 2009 è rima-sta ferma ed è diminuita di 1,2 pun-ti nel 2013 sul 2012. Ciò ha deter-minato le difficoltà che vediamo intutti i servizi e che percepiscono ipazienti in modo evidente, aldilàdelle dichiarazioni più o meno otti-mistiche. Gli effetti della crisi hannoprodotto una ormai innegabile peg-gioramento delle condizioni genera-li della popolazione e per recupe-rarle serviranno molti anni. La riduzione di risorse poco si con-cilia con l’aumento di bisogni legatoal peggioramento del quadro epide-miologico e sociale. Per questo do-

vremo, come cittadini riconoscere ilnostro consenso a chi sarà coeren-te e riorganizzerà la sanità tenendoconto, ad esempio che il 30% dellapopolazione convive con una pato-logia cronica ed il 4% non è auto-sufficiente. Occorre mappare ed in-tervenire precocemente nelle situa-zioni dove le condizioni sociali por-tano inevitabilmente a costoseospedalizzazioni inappropriate co-me nel caso delle povertà. Fino adora sono stati ridotti i posti ospeda-lieri ma il riorientamento di risorsesul territorio procede troppo lenta-mente. Le tanto attese case dellasalute ed i servizi correlati segnanoil passo e la popolazione è costret-ta a svolgere lunghi viaggi anchenella nostra provincia. Gli ospedalidi comunità funzionano poco pervia dei requisiti di accesso e dellentissimo riconoscimento agli infer-mieri che hanno la responsabilitàdella gestione. Tuttavia ci sono anche buone noti-zie.Il Parlamento Italiano con l’appro-vazione “del famigerato comma566” nella Legge di stabilità del2015 che riguarda le competenzespecialistiche per gli Infermieri ha difatto iniziato un ripensamento ri-

Editorialedel Presidente

Il Presidente del Collegio IPASVIdi Ferrara Sandro Arnofi

guardo l’organizzazinoe della sa-nità pubblica. Per questo motivo al-cuni professionisti (non infermieri)si sono molto spaventati. È eviden-te che la crescita delle conoscenzee competenze degli infermieri e del-le altre professioni sanitarie potreb-bero permettere quelle revisioni or-ganizzative che fino ad ora non sisono realizzate. Sicuramente lo svi-luppo delle 6 aree di competenzaspecialistica non potrà, da solo, ri-solvere tutti i problemi ma una cosaè certa fermi non si può stare.In questo mondo che cambia anchenoi Collegi dobbiamo fare la nostraparte ed essere per gli infemieri unpunto di riferimento. Non è suffi-ciente per un collegio tenere perfet-tamente l’albo, che resta l’attivitàprincipale e per la quale è statofondato, occorre fornire altri serviziper tentare di colmare le necessitàdei giovani infermieri ed il mondosanitario che si restringe lasciandoenormi spazi vuoti. Come Collegiodi Ferrara abbiamo composto tra lealtre, una commissione di lavorodedicata all’orientamento al lavoroproprio per tentare di fornire mag-giori strumenti ai nostri giovani col-leghi. Infatti se il perimetro del wel-fare sanitario e socio sanitario si re-stringe ma non diminuisco I bisognidei cittadini è evidente che si apro-no opportunità di lavoro libero pro-fessionale che fino a qualche annofa non esistevano. Allo stesso tempo abbiamo in ani-mo di intensificare le attività di con-trasto all’abusivismo ed al lavoronero. Sono attività un po’ antipatiche eche portano a conseguenze anchedisciplinari ma in una società dovele regole esistono e talvolta non sirispettano, noi dobbiamo essere inordine, promuovere lo sviluppo del-la professione ed anche essere unpo’ creativi. Gli infermieri se staran-no uniti, sono pronti a cogliere lenuove sfide.

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anno XXVI n. 1 - Maggio 20152 IN PRIMO PIANO COLLEGIO

BARBARA SOFRITTI (Vicepresidente)Infermiera dal 1993, in servizio pressol’ASL Bologna, per circa 15 anni in Malat-tie Infettive, attualmente mi occupo dellosviluppo professionale in area chirurgica,seguendo qualità, accreditamento, for-mazione, rischio clinico, percorsi del pa-ziente chirurgico. Valutatore interno per le Visite Ispet-tive di accreditamento, Membro commissioni di laureain infermieristica, EAPQ per la qualifica di OSS per laRegione Emilia Romagna, Docente, Moderatore e Re-sponsabile scientifico di corsi di aggiornamento accre-ditati ECM. Sono in possesso della laurea triennale co-me Formatore (Promozione e sviluppo risorse umane),della laurea specialistica in Educazione Permanente,dei Corsi di Alta Formazione “Case Management in In-fermieristica ed Ostetricia e “Learning Network Facilita-tori Organizzativi in Sanità – Indirizzo formazione”, deiMaster in Infermieristica Forense e in Management In-fermieristico per le funzioni di Coordinamento, attual-mente iscritta al 2° anno del CDL Magistrale in ScienzeInfermieristiche e Ostetriche presso l’Università di Fi-renze. Funzione nel collegio IPASVI: al secondo man-dato, attualmente Vicepresidente, sono componentedelle Commissioni Comunicazione e Rivista, Formazio-ne e Commissione Deontologica Disciplinare.

SILVIA POLASTRI (Tesoriere)Infermiera dal 1989, in servizio pressol’ASL di Ferrara per 8 anni in reparti me-dici e geriatrici, dal 1998 presso AziendaOspedaliero-Universitaria S.Anna di Ferra-ra, Blocco Operatorio Polispecialistico,come infermiera addetta alla strumenta-zione. Ho conseguito la laurea in Infermieristica (Università diPadova, 2005), la laurea in Scienze Infermieristiche edOstetriche (Università di Ferrara, 2010), attualmentesono iscritta al Master in Coordinamento per le profes-sioni sanitarie. Nel 2006 ho frequentato il Corso Tutor per la Forma-zione e l’Inserimento del Personale Infermieristico inSala Operatoria ”La formazione degli infermieri di ca-mera operatoria: progetto per tutor neoassunti” e daallora eseguo attività di tutoraggio nell’affiancamentodei neo-inseriti e di studenti iscritti a corsi di formazio-ne post-base. Dal 2008 faccio parte della rete aziendale dei referentiinfermieristici di attività, come referente per il persona-le neo-inserito. Dal 2008 svolgo attività di docenza “Assistenza al pa-ziente traumatizzato maxillo-facciale”, Corso integratodi Infermieristica Clinica applicata all’emergenza, Corsodi Laurea in Infermieristica, Università degli Studi diFerrara; dal 2011 titolare di insegnamento “Corso inte-grato di Patologia Ostetrica, Medicina Perinatale e Pe-diatria Preventiva e Sociale”, Corso di Laurea in Ostetri-cia, Università degli Studi di Ferrara; nel 2014 attività didocenza al corso di perfezionamento per sala operato-ria, Università degli Studi di Ferrara.

Il “Nuovo” Consiglio Direttivo

Sono nato nel 1961 a Forlì. Ho inizia-to il lavoro a 16 anni come operaiodipendente poi come autonomo edal 1989 ho iniziato a fare l’Infermie-re presso l’Azienda Ospedaliera diFerrara. Dal 1995 lavoro presso laConfederazione Generale italiana del

lavoro e mi sono occupato di rappresentanza e tu-tela del personale della sanità pubblica e privata fi-no al 2005. Da questa data fino a tutt’oggi mi sonooccupato di welfare rivolto ai cittadini ed in partico-lare ai soggetti più fragile, disabili e pensionati.

Ho conseguito:· Diploma Infermiere Professionale 1989.· Perito Elettronico 1990. · AFD 1993.· Laurea Infermieristica 2010.Ho svolto numerose partecipazioni come relatore aconvegni, seminari e corsi di formazione e comecomponente di comitati scientifici e di ricerca conUnife e Cergas-Bocconi.

Altre attività in provincia di Ferrara:· Componente delegazione trattante Az. Ospedalie-ro Universitaria Ferrara 1995-2005.· Componente comitato provinciale INPS di Ferrara2010-2013 per I lavoratori dipendenti.· Interventi e relazioni in Unife.· Componente gruppi di lavoro per regolamentiISEE per ASL, Comuni, ASP, ACER, ecc…· Componente delegazioni sui bilanci dei comuni. · Componente delegazione per la programmazione,stesura e verifica dei piani di zona· Componente della commissione formazione pres-so la Provincia.· Componente della commissione per la legge 68per l’inserimento lavorativo dei disabili.· Componente del comitato territoriale per l’immi-grazione presso la Prefettura.· Componente del consiglio di amministrazione dellasocietà immobiliare casa del lavoratore di Ferrara.· Componenente del consiglio di amministrazionedella società fiscale Teorema di Ferrara.· Responsabile politiche per l’immigrazione 2009-13.· Partecipazione all’indagine ed alla pubblicazionesulle “Schiavitù latenti” riguardanti il lavoro grave-mente sfruttato nella provincia di Ferrara edizioni Maggioli.· Presidente del Collegio IPASVI dal 2006 a tutt’oggi.

SANDRO ARNOFIPresidente

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3IN PRIMO PIANO COLLEGIO anno XXVI n. 1 - Maggio 2015

Funzione nel collegio IPASVI: al terzo mandato, secon-do come Tesoriere, sono componente delle commis-sioni Formazione, Sito, Commissione Deontologica Di-sciplinare.

ROCCO MINZONI (Segretario)Salve!!! Mi chiamo Rocco Minzoni, sononato a Copparo il 05/03/1980, come for-mazione secondaria ho frequentato il Li-ceo Classico “L. Ariosto” di Ferrara, termi-nati gli studi superiori mi sono iscritto alcorso di laurea in Infermieristica pressol’Università degli Studi di Ferrara. Al ter-mine del corso di laurea, ho iniziato a lavorare in qua-lità di infermiere in un primo momento in ambito pri-vato, poi dal 2005 presso l’ASL di Ferrara, prima pressolo stabilimento ospedaliero S.Giuseppe di Copparo(FE) ed ora presso l ospedale del Delta sito a Lagosan-to (FE). Durante la mia attività lavorativa ho continuatol’approfondimento delle materie a me più congenialiconseguendo nel 2008 la Laurea Specialistica in Scien-ze Infermieristiche ed Ostetriche, nel 2012 il master diprimo livello in management delle professioni sanita-rie, sempre nello stesso anno ho frequentato con suc-cesso il corso di perfezionamento in Nursing/Midwi-fery/Phisioterpay, Sensitive Patient Outcomes, nell’an-no successivo ho acquisito il titolo regionale di EAP/Qper la formazione di personale OSS. Nel triennio prece-dente ho ricoperto il ruolo di consigliere, occupandomiin particolare della commissione stranieri, in questotriennio appena iniziato sono stato nominato Segreta-rio del Collegio continuando la mia attività istituzionalenelle Commissione Stranieri e Punto d’Ascolto. Un sa-luto Rocco.

PAOLA CAPONCELLI (Consigliere)Infermiera dal 1988. Dal 1988 al 2002 incarichi CollaboratoreProfessionale Sanitario Infermiere.Dal 2002 al 2008 incarichi di Coordina-mento.Dal 2008 a tutt’oggi Incarico di PosizioneOrganizzativa di Processo “Ricerca, utiliz-zo di evidenze scientifiche e riduzione dei rischi” pres-so Direzione delle Professioni AOU di Ferrara.Attività didatticaSvolgimento di attività didattica:- nel programma di iniziative di aggiornamento azien-dali: “Prevenzione e trattamento delle lesioni da pres-sione”; - nel programma di iniziative di aggiornamento azien-dali: “La qualità e l’appropriatezza nel percorso Ospe-dale-Territorio senza dolore” per la rete dei referentiCOTSD; - nel programma di iniziative di aggiornamento azien-dali: “Il modello delle competenze dei coordinatori”.Dal 2010 incarico di docenza Corso OSS “Organizzazio-ne aziendale e dei servizi” Interessi clinici e/o scientifici: Dal 2009 Componente “Comitato Consultivo Misto”.Dal 2009 Componente “Comitato Ospedale Territoriosenza Dolore”. Dal 2009 Gestore delle Reti di Referenti Attività Profes-sional “Prevenzione e trattamento delle lesioni dapressione”, “Ospedale senza dolore”, “Sorveglianza,prevenzione e controllo delle infezioni”.Dal 2014 componente “Commissione Provinciale Di-spositivi Medici”.Funzione nel Collegio IPASVI Ferrara:

Consigliere e componente della “Commissione Forma-zione”, Commissione Orientamento al lavoro”, “Com-missione Punto di ascolto”.

GIULIA FORLANI (Consigliere)Data di nascita: nata a Ferrara il 26 mag-gio 1985.Qualifica: CPS Infermiere.E-mail: [email protected] di studio: Laurea di primo livello inInfermieristica conseguita il 22 novembre2012 presso Università degli Studi di Fer-rara - Facoltà di Medicina e Chirurgia, con tesi dal titolo“Aspetto relazionale infermiere/paziente indirizzato altrattamento dialitico peritoneale: una scelta consape-vole per il paziente, attraverso un percorso educazio-nale guidato”. Voto di laurea: 108/110. Regolarmenteiscritta al Collegio IPASVI di Ferrara dal giorno 14 gen-naio 2013.Altri titoli di studio professionali: In possesso di regola-re attestato IRC in qualità di “esecutore BLSD” rinnova-to in data 24 gennaio 2015. Diploma di maturità tecnica (Ragioneria) conseguitonel luglio 2004 presso ITCS VIncenzo Monti di Ferrara,col punteggio di 94/100.Esperienze professionali (incarichi): Dal 9/06/2014 adoggi assistenza infermieristica ambulatoriale, pressoambulatorio esterno “Villa Resemini”- Stienta.Dal 13/01/2015 ad oggi attività infermieristica di sup-porto presso “Casa di riposo Villa Resemini”- StientaDa novembre 2014 Membro del Consiglio Direttivo delCollegio IPASVI di Ferrara.In precedenza svolte mansioni come commessa in ri-vendita di pasta fresca e gastronomia, e come operaiaaddetta analisi di laboratorio presso zuccherificio.Competenze linguistiche/uso tecnologie: conoscenzadella lingua inglese e francese (scritta e parlata) ad usoscolastico. Buone competenze nell’uso di tecnologieper pc.

LOREDANA GAMBERONI(Consigliere)Sono infermiera,ho lavorato nell’AziendaOspedaliero-Universitaria di Ferrara per40 anni come Direttore della Scuola In-fermieri prima, poi Coordinatore del cor-so di laurea e Responsabile della forma-zione Aziendale.Attualmente in pensione, sono professore a contrattodell’Università di Ferrara. Insegno anche all’UniversitàCattolica di Roma (sedi di Torino e Cotignola) e al Ma-ster di coordinamento di Rimini.Funzione nel collegio IPASVI: consigliera, componentedelle Commissioni: Comunicazione e Rivista, Prienta-mento neo laureati e Esame cittadini stranieri.

GLORIA GIANESINI (Consigliere)Infermiera dal 1993; di cui 10 anni pres-so il servizio di Anestesia e RianimazioneOspedaliera dell’Azienda OspedalieroUniversitaria di Ferrara e dal 2008 pressola Piastra Operatoria (Ortopedia). Nel 2010 ho concluso il Master di 1° liv.in Evidence Based Practice e Metodolo-gia della Ricerca Infermieristica presso l’Universita� diBologna, Policlinico S. Orsola Malpighi. Nel 2012 presso l’Universita� di Bologna ho conseguitola Laurea Magistrale in Scienze Infermieristiche. All’interno dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Fer-

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anno XXVI n. 1 - Maggio 20154 IN PRIMO PIANO COLLEGIO

rara collaboro dal 2010 con la Direzione delle Profes-sioni come esperto in Metodologia della Ricerca (CaseManager per la divulgazione di Buone Pratiche ClinicoAssistenziali). Dal 2011 dopo aver frequentato il corso avanzato diFacilitatori di Audit Clinico collaboro con l’Ufficio Quali-ta� come esperto di metodologia nello svolgimento diAudit Clinici da parte dei professionisti sanitari. Svolgo corsi di Metodologia della ricerca e di Forma-zione alla ricerca on line per i professionisti sanitaridella Azienda. Nel 2014 ho conseguito un Master di 2° liv. presso l’U-niversita� di Ferrara (IUSS - Istituto Universitario StudiSuperiori) - Scuola di Ricerca Clinica ed Epidemiologi-ca - Focus su Qualita� Ricerca e Statistica - e dal 2011sono docente di Metodologia della Ricerca ai corsi dilaurea di Infermieristica e di Ostetricia presso l’Univer-sita� di Ferrara. Dal 2014 faccio parte del Comitato Etico Unico dellaProvincia di Ferrara come membro delle professionisanitarie. Sono al primo mandato come componente del Consi-glio Direttivo del collegio IPASVI.

MICHELA LONARDI (Consigliere)Infermiera, laureata Magistrale in ScienzeInfermieristiche ed Ostetriche, in posses-so del Master in Management e Coordi-namento per le professioni sanitarie la-vora dal 2003 presso l’Azienda Ospeda-liero-Universitaria Arcispedale Sant’Annadi Ferrara con esperienze in Medicina ein Pronto soccorso generale.

CRISTIANO MAINARDI (Consigliere)Infermiere dal 1997, in servizio presso l’A-zienda ASL Ferrara, per circa 20 anni nelDipartimento di Medicina. Attualmentelavoro nel Nucleo Ambulatorio Infermie-ristico Cure Primarie. In possesso dellaLaurea Specialistica in Scienze Infermieri-stiche ed Ostetriche, Master in Manage-ment Infermieristico per le funzioni di Coordinamento,EAPQ (esperto area professionale e qualifica) per laqualifica di OSS per la Regione Emilia Romagna, Im-piantatore Picc (cateteri centrali inserzione periferica). Funzione nel Collegio IPASVI: al secondo mandato, at-tualmente consigliere, componente Commissioni co-municazione e rivista, Deontologica Disciplinare e Pun-to di Ascolto e Immagine.

MARCO MORETTI (Consigliere)Classe 1962. Diploma Perito Industrialein chimica nel 1983. Diploma I.P. 1986Reparti frequentati: O.R.L. - Urologia -U.T.I.C. - dal 1993 I.P. con funzione all’a-nestesia presso gruppo operatorio di Co-na di Uro - Nch - Chir. Ped.- Ginecologia -Sala parto.Dal 2008 Referente per Neoassunti e Neoinseriti pres-so AOUFE.Nel 2014 docenza per UNIFE per corso di “Perfeziona-mento per infermieri in sala operatoria”.Nel 2014 eletto per prima volta come consigliereal Collegio IPASVI di Ferrara.Hobby: Bike e Trekking.

CRISTIANO PELATI (Consigliere)Laurea Specialistica in Scienze Infermieristiche e Oste-

triche. Laurea in ambito Giuridico Scien-ze delle Pubbliche Amministrazioni.Specializzazione in ambito organizzativoin Economia Sanitaria e Governo dellaRicerca in Ambito Sanitario. Specializza-zioni in ambito clinico Geriatria e E-Health. Responsabile dell’area Ospedaliera e delRischio Clinico nell’ambito della Direzione ProfessioniAzienda Usl. Componente dell’Organismo Tecnico diAmbito Provinciale per l’Accreditamento Socio Sanita-rio. Collaboratore della Direzione Generali PresidiOspedaliera Assessorato alla Sanità Regione Emilia Ro-magna Programma Sicurezza delle Cure. Dal 1994componente del Collegio IPASVI di Ferrara. Svolge edha svolto attività di docenza in percorsi di formazionedi base e specialistici in tema di responsabilità profes-sionale e organizzazione sanitaria.

MARIA CHIARA PINTORI (Consigliere)Dal 2014 faccio parte del Consiglio Diret-tivo del Collegio IPASVI di Ferrara. Sonoinfermiere dal 1988, ho sempre lavoratonell’Azienda Ospedaliera di Ferrara con ilruolo di infermiere in ambito medico,medico-specialistico e in quello di emer-genza. Da sei anni mi è stato affidato unincarico di coordinamento presso il servizio Dialisi diquesta Azienda Ospedaliera. Sono in possesso di diverse esperienze formative eprofessionali fra le quali: Diploma di scuola media su-periore come Analista Contabile, Diploma di Infermie-re Professionale, Corso di perfezionamento per infer-mieri di area critica, Master di I Livello in “Managementnell’area infermieristica, ostetrica e tecnico sanitaria”,Laurea Specialistica in Scienze Infermieristiche edOstetriche. Possiedo inoltre diversi attestati di parteci-pazione a corsi di aggiornamento per i quali, in alcunicasi, ho svolto anche il ruolo di docente e formatore.Ho partecipato a gruppi di lavoro e progetti di studio.Dal punto di vista personale sono sposata e ho due fi-gli oramai maggiorenni.

SIMONE VINCENZI (Consigliere)Ho conseguito il Diploma di InfermiereProfessionale nel 1994 ed ho prestatoservizio presso l’ASL di Ferrara, per circa2 anni. Dal 2003 dipendente dell’AziendaOspedaliero-Universitaria di Ferrara, inservizio presso l’U.O. di Oncologia Clinicafino al 2009. Dal 2010 in servizio presso l’U.O. Forma-zione e Aggiornamento in qualità di tutor didattico delCorso di Laurea in Infermieristica dell’Università degliStudi di Ferrara. Sono docente di Infermieristica Clinica e di Infermieri-stica Oncologica, referente di tirocinio per diversestrutture nella provincia di Ferrara e relatore di tesi. So-no docente ai corsi di formazione per OSS ed EAPQper la qualifica di OSS per la Regione Emilia Romagna. Interessi professionali: innovazione e ricerca.Sono in possesso del Master in Management per lefunzioni di Coordinamento delle Professioni Sanitariee laureando al CDL Magistrale in Scienze Infermieristi-che e Ostetriche presso l’Università di Ferrara.Funzione nel collegio IPASVI: al primo mandato, sonocomponente della Commissione Comunicazione e Ri-vista e della Commissione Formazione.

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5IN PRIMO PIANO COLLEGIO anno XXVI n. 1 - Maggio 2015

Il Collegio dei Revisori dei Conti

FEDERICA BORGHESI(Membro Effettivo)Infermiera dal 1999, presto servizio pres-so la Direzione Infermieristica e Tecnicadello stabilimento Ospedaliero del Deltadell’Azienda U.S.L. di Ferrara in qualità diDS professional.Master di primo livello in “Management delle profes-sioni sanitarie” e Laurea Magistrale in “Scienze Infer-mieristiche ed Ostetriche”.Dall’anno accademico 2005/2006 ad oggi svolgo do-cenza al corso di laurea in Infermieristica, secondo an-no di corso, Università degli studi di Ferrara, sede diCodigoro. Argomento trattato: infermieristica clinicaapplicata alla medicina.Tutor clinico per le professioni sanitarie.Interessi professionali: direzione e gestione delle pro-fessioni sanitarie.Funzione nel Collegio IPASVI: ricopro l’incarico di revi-sore dei conti dal 2009.

ANDREA MENEGATTI(Membro Effettivo)Infermiere dal 1995, presto servizio pres-so la Degenza di Oncoematologia dell’A-zienda Ospedaliero-Universitaria di Ferra-ra.Master di primo livello in “Organizzazio-

ne Gestione e Assistenza in Hospice”, in “Coordina-mento delle Professioni Sanitarie” e in “Terapia endo-venosa ed accessi vascolari”.Corso di Alta Formazione Universitaria “Case Manage-ment in Infermieristica ed Ostetricia”.Corso di Perfezionamento “Infermiere esperto nel trat-tamento delle lesioni cutanee”.Dal 2001 faccio parte della “Rete aziendale per la pre-venzione dei danni da immobilizzazione” prima inqualità di “Referente di unità operativa” e dal 2011 co-me “Facilitatore per la Prevenzione dei danni da im-mobilizzazione del Dipartimento Medico Specialistico”.Da esperto nella prevenzione e trattamento delle le-sioni cutanee ho partecipato a gruppi di lavoro azien-dali, gare di appalto di area vasta e in qualità di relato-re a giornate di studio.Guida di tirocinio.Interessi professionali: medicina basata sulle evidenzescientifiche, cure palliative.Funzione nel Collegio IPASVI: ricopro incarichi all’inter-no del Collegio di Ferrara dal 2006, prima in qualità diconsigliere e poi dal 2009 di revisore dei conti; sonocomponente delle Commissioni: Comunicazione, Rivi-sta e Formazione.

SONIA SUCCI (Membro Supplente)Ho 42 anni, convivo e non ho figli.Sono infermiera dal 1996, diplomata allaScuola per Infermieri di Ferrara.In realtà nel 1992, al conseguimento delDiploma Magistrale presso il Liceo Classi-co Sperimentale di Ferrara, avevo tentatola selezione per la laurea breve in Assistenza Sociale,non superando la selezione, ho tergiversato per un an-no accademico, e del tutto casualmente, conoscendouna persona, ho seguito il suo consiglio e sono divental’infermiera di cui accennavo inizialmente. Come infermiera ho esercitato in varie realtà ASL eASP: medicina, UTIC/cardiologia, PS, chirurgia ed infi-ne, il periodo più lungo e qualificante, pediatria e neo-natologia, ospedale del Delta.Nel 2007 ho frequentato il Master 1° livello “Manage-ment nell’area infermieristica, ostetrica e tecnico sani-taria”, presso l’Università degli Studi di Bologna. Dal 2007 al 2013 come coordinatore nel profilo infer-miere, ho lavorato presso la medicina di Copparo.Da novembre 2013 sono assegnata al PDTA interazien-dale carcinoma della mammella, come coordinatoreassistenziale del percorso, e seguo i DH oncologici ter-ritoriali come coordinamento funzionale.Il lavoro costituisce un argomento fondamentale dellamia vita, mi costa tempo e fatica, spesso ansia e fru-strazione ma è anche la fonte più abbondante di sod-disfazioni e di crescita.Sono interessata e curiosa di tutto quello che rappre-senta o può diventare novità, miglioramento, afferma-zione, perseguimento della professionalità infermieri-stica.

Infermiere dal 1996, presto serviziopresso la Degenza di Orogeriatria/Ge-riatria dell’Azienda Ospedaliero-Uni-versitaria di Ferrara. Master di 1° livello in Managementnell’Area Infermieristica e Ostetrica2006.

Master di 1° livello in Assistenza infermieristica inarea chirurgica-sala operatoria 1996. Attualmente Facilitatore per la prevenzione di errorida somministrazione da terapia farmacologica, Gui-da di tirocinio.Ex Valutatore interno per l’accreditamento e Refe-rente per la sorveglianza delle infezioni sanitarie. Ex Caposquadra chimico presso Berco s.p.a via 1°Maggio 237 44034 Copparo (Ferrara). Interessi professionali: qualsiasi novità mi attrae eincuriosisce.Funzione nel Collegio IPASVI: Presidente dei Reviso-re dei Conti, sono componente delle commissioni:Sito internet e Punto di ascolto.

PAOLO SCALAMBRAPresidente

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anno XXVI n. 1 - Maggio 20156 IN PRIMO PIANO COLLEGIO

Le Commissioni di lavoro

La Commissione Comunicazione/Rivista è composta da:

LOREDANA GAMBERONIGLORIA GIANESINI

CRISTIANO MAINARDIANDREA MENEGATTIBARBARA SOFRITTISIMONE VINCENZI

FINALITÀ DELLA COMMISSIONELa Commissione Comunicazione/Rivista ha la compe-tenza di gestire i diversi canali attraverso i quali si sta-bilisce la comunicazione con i colleghi iscritti al Colle-gio IP.AS.VI. della provincia di Ferrara, attraverso unsempre maggiore coinvolgimento delle diverse realtàospedaliere territoriali pubbliche e private, in cui gli in-fermieri operano.Ciò comporta l’attenzione alle informazioni, al lorocontenuto, al tipo di linguaggio, alle problematichetecniche connesse all’uso dei diversi mezzi informativi:– stampa;– rete informatica.Per il mandato in corso, ci si propone di approfondirelo studio dei più efficaci modelli comunicativi applica-bili, stante alla necessaria e costante valutazione dellerisorse disponibili.

ATTIVITÀ IN PROGRESS DELLA COMMISSIONE La commissione intende analizzare quale sia la moda-lità migliore per comunicare con i propri iscritti e quin-di sta vagliando diverse opzioni quali:– Rivista solo cartacea (un quadrimestrale).– Rivista sia cartacea che on line (sempre quadrime-strale).

– Istituzione della news letter in parziale o totale sosti-tuzione della rivista.

Qualunque sia il formato scelto la commissione vor-rebbe poter portare e far conoscere il contributo degliiscritti tramite la trattazione di:• esperienze dal territorio, dalla regione, nazionali diinteresse sanitario o sociosanitario, da agenzia sani-taria ecc.;

• tesi o lavori emersi dai corsi di laurea;• vita del collegio (aggiornamenti, problematiche trat-tate);

• interviste;• articolo ricerca o revisione sistematica.

COMUNICAZIONE/RIVISTAI componenti della commissione sono:

PAOLA CAPONCELLIGIULIA FORLANIGLORIA GIANESINIANDREA MENEGATTIMARCO MORETTISILVIA POLASTRIBARBARA SOFRITTISIMONE VINCENZI

OBIETTIVIFormulare proposta di aggiornamento professionale,progettare e realizzare corsi, organizzare eventi formati-vi inerenti la deontologia, sostenere la formazione perlo sviluppo di competenze avanzate, consolidare le ini-ziative volte a favorire gli scambi culturali infermieristicia livello nazionale ed internazionale, anche con viaggistudio, favorire la presa di decisioni nella pratica clinicapromuovendo iniziative di confronto su temi etici.

PROGRAMMAZIONE EVENTI CON COORDINAMENTO REGIONALEFar emergere specifiche esperienze e valorizzare conincontri e gruppi di lavoro le competenze degli infer-mieri in ambito clinico, organizzativo e formativo, perl’approfondimento di temi di particolare complessità.

I componenti della commissione sono:LOREDANA GAMBERONIMARIA CHIARA PINTORI

MINZONI ROCCODAVIDE PIZZOTTI

(Coordinatore esterno Prof. di Italiano)

OBIETTIVI• Favorire l’iscrizione al Collegio Provinciale di Ferraradegli infermieri stranieri in possesso degli standardformativi e professionali previsti dalla normativa.

• Facilitare la preparazione all’esame dell’infermierestraniero.

• Elaborare materiali per lo svolgimento della provad’esame (scritta e orale).

• Vigilare sulla sussistenza dei requisiti d’iscrizione al-l’Albo del Collegio.

• Promuovere la crescita professionale culturale degliinfermieri stranieri iscritti o in attesa di iscrizione.

ESAMINATRICE CITTADINI STRANIERI

FORMAZIONE

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7IN PRIMO PIANO COLLEGIO anno XXVI n. 1 - Maggio 2015

ATTIVITÀ DELLA COMMISSIONE:• Predisposizione del materiale necessario per lo svol-gimento dell esame abilitativo con calendarizzazionedella prova.

• Predisposizione di un incontro informativo con gliaspiranti e consegna di materiale didattico seleziona-to allo scopo.

• Progettazione di eventi formativo ad hoc.

Componenti della commissione sono:SANDRO ARNOFIPAOLA CAPONCELLIGIULIA FORLANI

LOREDANA GAMBERONIMICHELA LONARDI

La commissione è stata istituita in relazione all’anda-mento del mercato del lavoro professionale che inquesto periodo storico vive un momento di stasi e ral-lentamento per l’ingresso nel mondo del lavoro deigiovani laureati.

ATTIVITÀ (IN PROGRESS) DELLA COMMISSIONE Attivazione di uno “sportello” per i neo laureati perinformazioni/consigli/suggerimenti in merito a:• Orientamento al lavoro nel settore sanitario pubblicoe privato nonché in quello socio-sanitario.

• Libera professione.• Lavoro all’estero.• Modalità per affrontare la contrattazione con privati edifendersi da fenomeni quali “demansionamento” e“condizioni di impiego svantaggiose anche sul pianoeconomico”(sfruttamento sistematico dell’infermiere).

Composizione della commissione sono:PAOLA CAPONCELLIGLORIA GIANESINI

CRISTIANO MAINARDIROCCO MINZONI

MARIA CHIARA PINTORIPAOLO SCALAMBRA

OBIETTIVOLa Commissione Punto di Ascolto è stata istituita perrinvigorire i rapporti con la cittadinanza, gli iscritti e leistituzioni allo scopo di migliorare il senso di utilità e laconseguente immagine sociale dell’infermiere.

ATTIVITÀ DELLA COMMISSIONE• Attivazione di collaborazioni con associazioni di citta-dini portatrici di interessi nel campo della salute.

• Informazioni riguardo la professione infermieristica

ORIENTAMENTO AL LAVORO(Nuova istituzione)

PUNTO D’ASCOLTO(Nuova istituzione)

rivolte: agli studenti medi, agli studenti del corso dilaurea in infermieristica, e alle associazioni o enti delterzo settore ecc…

• Informazioni e consigli educativi su argomenti di in-teresse generale e specifico,da stili di vita correnti asingole condizioni patologiche e aspetti dell’ assi-stenza infermieristica.

• Partecipazione a dibattiti con i cittadini sui mass-me-dia.

• Individuazione di strategie informative alla cittadi-nanza nei punti di maggior aggregazione o nei luo-ghi di attesa per prestazioni sanitarie.

I componenti della commissione sono:GIULIA FORLANIMICHELA LONARDISILVIA POLASTRI

PAOLO SCALAMBRA

OBIETTIVI• Manutenzione, controllo dei contenuti e del correttofunzionamento del sito web.

• Pubblicazione dei documenti ricevuti in condivisionecon le altre commissioni.

• Ideazione, creazione di proposte di adeguamentodel sito internet in correlazione con i cambiamentidel mondo informatico.

• Mantenimento di pagine web “real time” che rispec-chino l’organizzazione e le attività in corso del colle-gio.

I componenti della commissione sono:SANDRO ARNOFI

CRISTIANO MAINARDIMARCO MORETTICRISTIANO PELATI

MARIA CHIARA PINTORI

Gli obiettivi che si pone la commissione sono collegatial rendere più rapida ed efficace l’attività del Collegioin modo da approfondire le problematiche che di voltain volta emergono tra gli iscritti, in ambiti collegati al-l’esercizio della professione. Aggiorna i membri delConsiglio sulla attività svolta dalla Federazione Nazio-nale dei Collegi e propone discussioni all’interno delConsiglio per quanto concerne tematiche di naturagiuridico-professionale e di tutela della professione.

SITO

GIURIDICA(Nuova istituzione)

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anno XXVI n. 1 - Maggio 20158 TESI DI LAUREA

In questa sezione, denominata “Tesi di Laurea”, intendiamo proporvi, periodicamente, alcuni elaborati di tesi, dei Corsi diStudio in Infermieristica, delle Lauree magistrali in Scienze Infermieristiche e dei Master infermieristici, che riguardino ar-gomenti estremamente interessanti, originali o di attualità, che abbiano saputo con i loro contenuti, mettere in evidenza,ricerche, eccellenze ed innovazioni in riferimento al panorama sanitario provinciale ed alla professione infermieristica

Relazione tra la dotazione organica el’overtime nel personale infermieristico eil tasso di infezioni correlate all’assistenza:

revisione della letteraturaF. Cristofori, Infermiere neo laureato - Corso di Laurea in Infermieristica - Università degli Studi di Ferrara

G. Gianesini, Docente Corso di Laurea in Infermieristica - Università degli Studi di Ferrara

Le infezioni ospedaliere correlateall’assistenza (ICA) sono infezioniche insorgono durante il ricovero inospedale, o in alcuni casi, dopo cheil paziente è stato dimesso, e chenon erano manifeste clinicamentené in incubazione al momento del-l’ammissione in ospedale. Le ICA rappresentano inoltre unimportante e sensibile indicatore diqualità dell’assistenza prestata, inquanto ai tradizionali rischi legati aproblemi di igiene ambientale siassociano quelli derivati da com-portamenti, pratiche professionali eassetti organizzativi inadeguati. Per questo motivo l’insorgenza diuna complicanza infettiva “evitabi-le” nel corso dell’assistenza sanita-ria e socio-sanitaria rappresentauno dei principali problemi di assi-stenza al paziente. La sempre maggiore criticità dell’u-tente, l’aumentata presenza di pa-zienti cronici, l’esposizione a proce-dure diagnostiche e/o terapeuticheinvasive, l’innovazione nel campodelle tecnologie sanitarie, sono iprincipali fattori maggiormentecoinvolti nell’insorgenza delle infe-zioni in ambito ospedaliero, oltrealla variabilità dei comportamenti ealla relativa adesione alle buonepratiche. A questi fattori, occorre altresì con-siderare la dotazione quali/quanti-

tativa del personale infermieristico(nurse staffing) e il livello di com-petenza del personale di assistenza(skill mix).

L’elaborato ha lo scopo di esami-nare, sulla base della letteratura,l’associazione tra la determinante“personale Infermieristico” (nume-rosità dello staff, ore di lavorostraordinario, livello del personaleinfermieristico, skill mix) gli l’out-comes infezioni correlate all’assi-stenza (ICA) e la mortalità di pa-zienti ricoverati negli ospedali peracuti.

Il quesito: il numero degli Infer-mieri, il carico di lavoro, la forma-zione specifica/avanzata, possonoessere associati all’insorgenza di in-fezioni correlate all’assistenza (ICA)e ad un eventuale aumento dellamortalità negli ospedali per acuti? Motori di ricerca consultati: PubMed, CINHAL, Cochrane, EMBASE.Operatore boleano: And e OR.Parole chiave: nursing staff, hospi-tal, cross infection, health care,mortality, workload.Limiti: sono stati considerati glistudi primari e revisioni sistemati-

che pubblicati nel periodo 2004-2014, in lingua inglese, riferiti allapopolazione adulta, a partire dai 18anni e ricoverati in unità di medici-na e chirurgia in ospedali per acuti.Sono stati esclusi pazienti di etàpediatrica, ricoverati nelle unità dicure intensive e in lungodegenze eospedali di riabilitazione.

Criteri di selezione delle fonti: gliarticoli e le revisioni sistematichesono stati selezionati sulla basedella pertinenza del titolo e in fun-zione della presenza dell’abstract,nonché delle parole chiave ad essicorrelati.Sono state trovate 119 citazioni: diqueste, ne sono stati eliminate 10dopo aver escluso gli articoli e lerevisioni doppie individuati nellebanche dati considerate. Sono statiesclusi 86 abstract, in quanto nonpertinenti.Dei rimanenti 23 sono stati valutatii full test di cui 14 eliminati perchénon corrispondenti ai criteri gene-rali. Sono stati pertanto inclusi 5 ar-ticoli e 4 revisioni della letteratura

Gli studi inclusi in questa revisione,sono stati suddivisi, in riferimentoagli outcomes definiti e argomentiomogenei, in due macro aree:• relazione tra le caratteristichedello staff Infermieristico e l’out-

INTRODUZIONE

SCOPO

MATERIALI E METODI

RISULTATI

TABELLA 1 - Quesito di ricerca secondo metodologia P.I.O.

Quesito secondo la metodologia P.I. O.Popolazione Pazienti ricoverati in strutture ospedaliere per acuti nelle unità di medicina e chirurgiaIntervento Variabili correlate alla dotazione organica, carico di lavoro, formazione specifica/avanzataOutcomes Infezioni e mortalità

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9TESI DI LAUREA anno XXVI n. 1 - Maggio 2015

come infezioni correlate all’assi-stenza.

• relazione tra le caratteristichedello staff Infermieristico e mor-talità del paziente.

Relazione tra le caratteristichedello staff Infermieristico e le in-fezioni correlate all’assistenzaDalla letteratura selezionata risulta-no presenti un articolo e due revi-sioni sistematiche che trattanol’outcome infezioni correlate all’as-sistenza. Le due revisioni (Lank-shear A.J. et al., 2005 e Stone P. W.et al., 2008) hanno rilevato una re-lazione statisticamente significativatra il numero di ICA e l’assistenzada parte di personale infermieristi-co con poca esperienza, ad incaricotemporaneo e personale non infer-mieristico. È risultato viceversa cheun più alto numero di ore di assi-stenza per paziente al giorno ero-gate da personale infermieristicopermanente, esperto e laureato di-minuisca l’incidenza di ICA. L’articolo Bernei B. et al. (2006) haesaminato il rapporto tra le ore dilavoro straordinario e il verificarsi dieventi avversi nei pazienti, negli an-ni 1995-2000. In questi anni le oredi lavoro straordinarie sono pro-gressivamente aumentate e, anchese la relazione tra l’overtime e le

ICA non è risultata statisticamentesignificativa, è risultato un aumentodei tassi di ICA all’aumentare delleore di lavoro straordinario.

Relazione tra le caratteristichedello staff Infermieristico e mor-talità del pazienteDagli studi che hanno trattato l’out-come mortalità è risultato che unnumero maggiore di ore di assi-stenza infermieristica per pazienteal giorno, un minor numero di pa-zienti per infermiere e infermiericon formazione accademica (RNper i Paesi anglosassoni) siano fat-tori determinanti che diminuisconola mortalità. La revisione sistematica Kane R. L.et al. (2007) dimostra che un pa-ziente in più per RN per turno è as-sociato ad un aumento della mor-talità correlata all’ospedalizzazionedello 0,1%. È stato dimostrato cheun numero > 6 pazienti/infermiereè un rapporto che genera rischio dimortalità. La revisione sistematica LankshearA.J. et al.( 2005), oltre a risultati inlinea con gli altri articoli, ha ancheosservato un più basso tasso dimortalità a 30 giorni negli ospedaliMagnete, rispetto agli ospedali nonMagnete.Lo studio di Tourangeau A. E. et al.

(2006), ha esaminato la relazionetra i livelli quali/quantitativi del per-sonale infermieristico e rischio dimortalità in pazienti entro 30 giornidal ricovero, in ospedali per acutidell’Ontario (Canada). Le variabiliriferite allo staff infermieristico(percentuale di Infermiere RN sul-l’intero staff e il numero del perso-nale Infermieristico) si sono rivelateprevisori della mortalità. Un au-mento del 10% degli RN è stato as-sociato a 6 morti in meno su 1000pazienti dimessi. Gli ospedali conle più alte percentuali di Infermieribaccalaureati tendono ad avere ipiù bassi tassi di mortalità a 30giorni e l’aumento del 10% dellapercentuale di baccalaureati è stataassociata a 9 morti in meno perogni 1000 pazienti dimessi.Lo studio Aiken L.H. et al. (2010),ha confrontato il rapporto numeri-co infermiere/pazienti presente inCalifornia in cui vi è una legge ri-guardante il rapporto minimo infer-miere/pazienti, rispetto ad altri dueStati New Jersey e Pennsylvania ecome tali differenze influiscano su-gli outcomes. La disposizione dilegge californiana prevede il rap-porto infermiere/paziente di 1 a 5nelle unità di medicina, chirurgia eoncologia, 1 a 4 in pediatria, 1 a 2nelle unità di cure intensive e 1 a 6nelle unità di psichiatria. In medianelle unità di medicina e chirurgiadel New Jersey e della Pennsylva-nia ci sono rispettivamente 2 e 1,7pazienti in più per infermiere. Gliautori hanno stimato che se il rap-porto numerico infermiere/pazien-te negli ospedali del New Jersey edella Pennsylvania fosse equivalen-te ai valori medi degli ospedali del-la California, sarebbe possibile ot-tenere una riduzione del 13,9% inNew Jersey e del 10,6% in Pennsyl-vania delle morti.Lo studio Aiken L.H. et al. (2014)ha orientato la ricerca sulla relazio-ne tra il livello di formazione delpersonale infermieristico, il numerodi pazienti per infermiere, e la mor-talità a 30 giorni. I dati provengonoda nove Paesi europei (Belgio, In-ghilterra, Finlandia, Irlanda, PaesiBassi, Norvegia, Spagna, Svezia,Svizzera). I risultati ottenuti indica-no che ogni incremento di un pa-ziente per infermiere è associatoad un aumento della mortalità a30gg del 7% ed un aumento del10% della proporzione di infermieribaccalaureati in ospedale è asso-ciato ad una diminuzione dellamortalità a 30gg del 7%. Questeassociazioni suggeriscono che negliospedali in cui il 60% degli infer-mieri è baccalaureato e il rapporto

FIGURA 1 - Flow-Chart della ricerca bibliografica

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anno XXVI n. 1 - Maggio 201510 TESI DI LAUREA

infermiere/paziente è di 1 a 6, siha una riduzione del 30% di mor-talità rispetto ad ospedali dove vi èsolo il 30% di infermieri baccalau-reati e il rapporto infermiere/pa-ziente è di 1 a 8.

Le evidenze suggeriscono che unamaggiore proporzione di infermierilaureati è associata ad una minoremortalità, e un maggior numero diore di straordinario, invece, è asso-ciato ad una aumentata mortalitàcorrelata all’ospedalizzazione, infe-zioni nosocomiali, shock e batterie-mie. È stato dimostrato che un nu-mero superiore 6 pazienti/infer-miere è un rapporto che genera ri-schio di mortalità. Lo Stato dellaCalifornia, rimane comunque il so-lo a promulgare il rapporto numeri-co infermiere/paziente ottimale alfine di prevenire il rischio clinico.Esistono sufficienti evidenze che di-mostrano l’importanza di sosteneretali rapporti numerici per raggiun-gere outcomes significativamentemigliori. La pubblicazione di AikenL. H. et al. (2014), indica che ogniincremento di un paziente per in-fermiere è associato ad un aumen-to della mortalità a 30 giorni del7% e un aumento del 10% dellaproporzione di infermieri baccalau-reati in ospedale è associato aduna diminuzione della mortalità a30 giorni del 7%.Esistono però differenze nella mo-dalità di calcolo del rapporto delpersonale (staffing ratio). Un elemento da considerare è rela-tivo al fatto che nel calcolo delleore infermieristiche non è possibilediscriminare, all’interno degli studi,quante fossero effettivamente spe-se nel caring diretto; infatti le orecalcolate non tengono in conside-razione il tempo infermieristico tra-scorso nei meeting, nelle attivitàformative e nel lavoro amministra-tivo. Un altro fattore da tenere inconsiderazione è il livello di com-plessità clinica dei pazienti: nessu-

DISCUSSIONE

un’associazione non lineare tra or-ganico e miglioramento degli out-comes proprio per l’azione di tuttequeste variabili all’interno del set-ting di studio: questo è il motivoper cui questi risultati non possonoessere generalizzati. È necessario definire un program-ma di controllo del rischio infettivoattraverso un approccio multidisci-plinare in cui siano rappresentatetutte le competenze necessarie(medico infettivologo, medico igie-nista, farmacista, microbiologo e in-fermiere esperto per il controllodelle infezioni) allo scopo di adot-tare pratiche clinico assistenziali ef-ficaci a ridurre il rischio di trasmis-sione di microrganismi durantel’assistenza e l’uso responsabile de-gli antibiotici, per garantire cure piùsicure. Uno sviluppo futuro si po-trebbe prefigurare nel riprodurre glistessi studi rappresentati in questarevisione nei nostri contesti, e veri-ficare se ancora l’associazione traorganico e miglioramento deglioutcomes osservata nei settingamericani, canadesi ed europei siriproduce anche in Italia. Solo allora, alla luce delle evidenze,si potrà argomentare in modoscientifico la necessità di rivederele attuali modalità di definizionedegli organici assistenziali. Ulteriore sviluppo potrebbe essererappresentato dalla valutazionedelle pratiche assistenziali non cor-rette maggiormente responsabilidell’insorgenza delle infezioni edall’individuazione delle cause chesostengono i comportamenti noncorretti definiti “bad practice” e in-dividuare strategie di miglioramen-to.

no studio ha preso in considerazio-ne il case mix dei pazienti, o se es-so era considerato, era valutato co-me una media complessiva a livel-lo di unità operativa o di ospedale.In questo modo non è possibile ca-pire se gli esiti ottenuti sono riferi-bili ad una specifica modifica deirapporti infermiere/paziente o segli esiti sono ridotti per il fatto chepiù unità infermieristiche venivanonecessariamente dedicate ai casipiù complessi.Infine, gli studi onsiderano solo ladimensione dell’organico infermie-ristico non valutando la componen-te del personale di supporto (ec-cetto la revisione Kane R. L. et al.2007), la cui presenza contribuisceindubbiamente alla determinazio-ne degli esiti sensibili all’infermieri-stica.

Questa revisione della letteratura,pur con i limiti legati all’eteroge-neità dei risultati degli studi, con-ferma che l’aumento dello staff in-fermieristico negli ospedali è asso-ciato ai migliori outcomes. Le evi-denze rilevano una forte associa-zione tra le infezioni correlate al-l’assistenza (ICA) in ambito ospe-daliero e il personale infermieristi-co; in particolare le evidenze sonomaggiormente consistenti in ambi-to chirurgico.I risultati inoltre, raccomandanol’impiego di infermieri sempre piùqualificati, l’assunzione di un nu-mero adeguato, l’utilizzo di percorsidi cura, protocolli assistenziali poi-ché esistono sufficienti prove perassociarli ad una minore mortalitàe per ottenere garanzia di cure si-cure ed efficaci. L’associazione os-servata tra l’aumento del personaleinfermieristico ed il miglioramentodegli outcomes contiene molteplicivariabili di confondimento, che so-no state ignorate o considerate so-lo in modo sommario all’internodegli studi. I risultati della revisione mostrano

CONCLUSIONI

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· Legge 10 Agosto 2000 n° 251 “Disciplina del-le professioni sanitarie infermieristiche, tecni-che, della riabilitazione, della prevenzionenonché della professione ostetrica”.

· De Lucia P, Lavia B, Deroma L, Palese A.Ospedali magnete ed ospedali non magnete:effetti sui pazienti, sul personale infermieristi-co e sull’ organizzazione. Revisione sistemati-ca della letteratura. 2008 Vol. 27 N. 4 Otto-bre-Dicembre.

SITOGRAFIARegione Emilia-Romagna Agenzia sanitaria e socialeregionale. Infezioni correlate all’assistenza: http://as-sr.regione.emilia-romagna.it/it/servizi/Indice_A...Z/i/infezioni-attivita-nazionale.CCM. I siti del network: Infezioni correlate all’assisten-za.http://asr.regione.emiliaromagna.it/wcm/asr/aree_di_programma/rischio infettivo/gr_ist/pr_inf_ccm.htmFederazione Nazionale Collegio Infermieri.http://www.ipasvi.it/

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11TESI DI LAUREA anno XXVI n. 1 - Maggio 2015

Corretto management dei tempi operatori:studio di una casistica clinica

Valerio Fioresi, Attualmente in servizio presso la Casa di Cura di Santa Maria Maddalena (RO)

ABSTRACT Oggetto: Lo scopo dello studiosvolto è un’analisi dei tempi opera-tori in ottica migliorativa e si pro-pone come strumento di supportoper migliorare la qualità, l’efficaciae l’efficienza in ambito chirurgico.Metodi: Studio retrospettivo checoinvolge 16 sale operatorie per untotale di 8 diverse analisi svolte: 1. Tempo chirurgico: Inizio incisio-

ne - Fine sutura.2. Tempo di sala vuota: Uscita pa-

ziente A - Ingresso paziente B. 3. Posizionamento catetere epidu-

rale: Tempo di posizionamento. 4. Tempo di induzione con catete-

re epidurale: Inizio induzione -Fine induzione.

5. Risveglio del paziente: Fine su-tura - Risveglio.

6. Tempo post-operatorio: UscitaS.O. - Uscita P.P.O.

7. Sforature: Eccedenza oraria del-la sala.

8. Dilatazione dei tempi: Numero-sità delle motivazioni che hannoportato ad un ritardo.

I risultati sono stati comparati conla letteratura internazionale pre-sente in materia. Risultati: L’analisi delle tempisticheoperatorie permette una miglioregestione delle risorse umane, unariduzione degli sprechi e degli erro-ri legati alla pianificazione o allaprocedure con relativa maggioresoddisfazione del paziente edecienza del blocco operatorio. Inol-tre si verifica un calo dello stresscon aumentata percezione di sod-disfazione da parte di tutta l’equi-pe. Lo studio ha permesso di otte-nere un quadro particolareggiatodella durata degli interventi e dicreare un supporto alla previsionedi durata. Inoltre si è potuto verifi-care come esistano disomogeneitàtra le sale operatorie nei tempi di

sala vuota e nelle sforature orarie.Infine si è messo in evidenza comeun workflow parallelo possa mi-gliorare la gestione del blocco ope-ratorio. Conclusioni: Dall’analisi della lette-ratura risulta evidente come il ma-nagement dei tempi operatori siaun punto cardine nell’organizzazio-ne del blocco operatorio e del suocorretto funzionamento che siriflette sulla qualità delle prestazio-ni erogate e sulla loro sostenibilità.Dall’analisi svolta è emerso comevi siano diversi punti che lascianoampio margine di miglioramentoattuando una monitoring continuodelle tempistiche ed adottandostrategie organizzative come l’ado-zione di strumenti di previsione deitempi o di parallelismo delle ope-razioni.

INTRODUZIONE La gestione e l’efficienza delle saleoperatorie è una questione di im-portanza rilevante per i moderniospedali, intesa sia come organiz-zazione del flusso di pazienti perinterventi in elezione sia come otti-mizzazione delle sale stesse, infattiqueste argomentazioni sono ogget-to di numerosi studi scientifici voltial miglioramento. Il controllo e l’ot-timizzazione dei tempi relativi allachirurgia permette un gestione ba-sata sulla qualità che si ripercuotedirettamente sul paziente. Esso infatti inserito in un sistemacoordinato, con minimi ritardi edaccurata gestione percepisce unaumento della qualità delle cureerogate con conseguente aumentodella soddisfazione. Inoltre un’at-tenta pianificazione ed uso deiblocchi operatori sono un elemen-to di fondamentale importanza nelrispetto delle risorse aziendali edella sostenibilità stessa dei servizi

erogati. Gli studi presentati sono volti infat-ti, mediante controllo ed analisi deitempi chirurgici, all’erogazione dimigliori prestazioni in termini diqualità delle cure, efficacia, effi-cienza e risparmio nonchè aumen-tata soddisfazione lavorativa deiprofessionisti coinvolti. Si pensa in-fatti che la conoscenza delle tempi-stiche possa portare ad un plan-ning più accurato e preciso e chesia possibile vedere quali sono ipunti più deboli e imprecisi nelworkflow chirurgico potendo con-centrare le forze in questi specificipunti allo scopo di correggerli.

METODIDi seguito vengono esplicitate lescelte effettuate per quanto riguar-da i casi da escludere dagli studi e imetodi di pulizia dei dati al fine diottenere risultati il più possibile inlinea con l’andamento clinico realee privi di dati errati confondenti.Tutti gli studi sono stati effettuati apartire da una popolazione com-plessiva di 13868 interventi consi-derando un range di tempo di unanno solare a partire dal01/08/2012 fino al 31/07/2013,unica eccezione l’analisi relativa al-la dilatazione dei tempi per la cuidescrizione si rimanda all’elencosottostante. • Tempo chirurgico: Lo studioprende in esame il tempo inter-corso tra l’inizio dell’incisione chi-rurgica e la fine della sutura altermine dell’intervento. Partendoda una popolazione di 13868 in-terventi i dati vengono elaboraticome segue: - 950 interventi eliminati permancanza di dati cruciali qualiclassificazione ICD9, tempo diinizio incisione o tempo di finesutura.

Questo articolo è un estratto del lavoro di tesiredatto da Fioresi Valerio,

relatore Dott. Riccardo Ragazzi, correlatore Dott.ssa Michela Zanandrea

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anno XXVI n. 1 - Maggio 201512 TESI DI LAUREA

- 9 interventi eliminati per datierrati a sistema.

- 1113 interventi eliminati per-ché eseguiti meno di 5 voltenell’arco dell’anno, vengonoconsiderati non rilevanti ai finedell’indagine.

- 7390 interventi eliminati per-ché di durata inferiore ad un’o-ra, vengono considerati non ri-levanti ai fini dell’indagine.

Dopo l’elaborazione otteniamo untotale di 4406 interventi analizzatisuddivisi in 167 tipologia ICD9 rag-gruppati in 14 macrocategorie diintervento. • Sala vuota: In questa analisi si èpreso in considerazione il tempointercorso tra l’uscita di un pa-ziente e l’ingresso del pazientesuccessivo nella medesima salaoperatoria al fine di rilevare iltempo di sala vuota o tempo ditournaround. Partendo da unapopolazione di 13868 interventi idati vengono raffinati come se-gue: - 1542 interventi eliminati permancanza di dati cruciali qualiingresso in sala operatoria,uscita dalla sala operatoria, nu-mero del blocco o della sala incui è stato eseguito l’interven-to.

- 1332 interventi eliminati comenon pertinenti in quanto ese-guito un solo intervento nellagiornata.

- 361 interventi eliminati perchéeseguiti in urgenza nelle orenotturne al di fuori degli orariin studio.

- 3726 interventi eliminati permancanza del numero operato-rio1.

In totale vengono elaborati 7274interventi. • Posizionamento catetere epidu-rale: Per determinare il numerodi cateteri epidurali posizionati sianalizza la presenza del tempo diinizio posizionamento e del tem-po di fine posizionamento del ca-tetere. Tutti gli interventi che pre-sentano entrambe le tempistichesono stati conteggiati nello stu-dio. Sono stati eliminati per datierrati 4 interventi.

• Tempo di induzione con catete-re epidurale: Viene considerato

il tempo trascorso dal posiziona-mento del catetere epidurale finoal termine induzione anestesia.Come nello studio precedenteanche in questo caso sono staticonsiderati solo gli interventi chepresentano entrambe le tempisti-che relative al posiziona-mentodel catetere epidurale, inoltre so-no considerati dati fondamentaliil blocco e la sala di esecuzionedell’intervento. Vengono eliminati13 interventi per dati errati, lostudio si svolge su 657 casi.

• Risveglio del paziente: In questostudio viene calcolato il tempotrascorso tra la fine della suturamedica e il risveglio del paziente.Vengono eliminati 2270 interven-ti per mancanza di dati obbliga-tori quali tempo di fine sutura,tempo di risveglio, blocco o saladi esecuzione intervento. 174 so-no gli interventi eliminati per datierrati a sistema. In totale lo stu-dio si svolge su 11422 procedurechirurgiche.

• Tempo post-operatorio: Si cal-cola il tempo intercorso tra l’usci-ta del paziente dalla sala opera-toria e l’uscita dal pre/post ope-ratorio al fine di ottenere il tem-po di osservazione del pazientepost-intervento. Vengono elimi-nati 6367 interventi per dati cru-ciali mancanti quali tempo diuscita dalla sala operatoria, tem-po di uscita dal PPO, blocco o sa-la di esecuzione, 25 interventi eli-minati per dati errati a sistema.In totale lo studio si svolge su7476 casi.

• Sforature: Lo studio sulle sfora-ture orarie si è svolto raffinando idati privi del numero operatorio,escludendo le sale dedicate alleurgenze ed emergenze ed elimi-nando gli interventi notturni ese-guiti in urgenza. Inoltre vieneesclusa una sala per mancanza didati. Dopo questa selezione ab-biamo ottenuto 5609 interventivalidi per l’analisi.

• Dilatazione dei tempi: In questaanalisi sono state estratti i datirelativi alle note sulle dilatazionidei tempi mediante le quali èpossibile inserire la causa del ri-tardo. L’analisi propone una visio-ne di questi dati estrapolati da

una popolazione di 13863 inter-venti.

RISULTATI Relativamente all’analisi sui tempioperatori si è ottenuto un quadroparticolareggiato dei tempi effettividi intervento suddivisi per le diver-se tipologie (Fig. 1). Questo permetterà all’equipe dipianificare meglio gli interventi dasvolgere utilizzando i tempi medicome riferimento nella stima di du-rata dell’intervento. Riferendosi al-l’articolo di Laskin[1] e colleghi ve-diamo come solo nel 26% dei casiil tempo di durata dell’interventovenga stimato correttamente e, co-me da loro concluso, quanto siaimportante questo aspetto per unabuona gestione delle sale operato-rie e della loro programmazionegiornaliera. A tale scopo si proponeuna tabella riassuntiva (Tab. 1) co-me strumento del professionista dautilizzare per stimare la durata del-l’intervento. Tale tabella viene co-struita considerando il tempo me-dio dell’intervento, estrapolato dal-l’analisi effettuata, viene aggiunto iltempo medio di sala vuota, calco-lato in un’altra analisi di questostudio, ed infine viene aggiunto iltempo anestesiologico stimato ineccesso (con apposizione di cate-tere peridurale). Il tempo risultanteè il tempo consigliato da utilizzareper la stima di durata dell’interven-to. A scopo esemplificativo in que-sta sede viene proposta una tabellacon i 20 interventi maggiormenterappresentati nell’arco dell’anno distudio, nelle procedure ortopedi-che è stato omesso il tempo ane-stesiologico in quanto l’anestesialoco-regionale viene eseguita all’e-sterno della sala chirurgica. Con l’utilizzo di questo supporto sipensa di poter migliorare le perfor-mance delle sale operatorie ridu-cendo il numero di sforature e itempi di sala vuota tra gli interventiottenedo un planning più efficaciee una metodologia di lavoro mi-gliore per l’intera equipe. Una stu-dio futuro potrà verificare e quan-tificare in maniera precisa le diffe-renze. Le analisi relative al posizionamen-to di catetere epidurale, alla durata

1 Il numero operatorio sancisce la chisura dell’intervento e del verbale associato, la mancanza di tale valore può far pensare che la pratica siarimasta pendente o ancora aperta e per questo motivo vengono esclusi dall’analisi.

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13TESI DI LAUREA anno XXVI n. 1 - Maggio 2015

FIGURA 1 - Interventi eseguiti nel periodo dello studio

TABELLA 1 - Tempo totale di intervento negli interventi più rappresentati

di induzione dell’anestesia con ca-tetere epidurale, al tempo di risve-glio del paziente e al tempo di per-manenza nel post-operatorio per-mettono di avere un quadro delletempistiche relative al pre e post-operatorio, da questi dati vediamoun tempo medio di anestesia concatetere epidurale di 30 minuti che

si riducono a 15 minuti senza il po-sizionamento di tale presidio. Conriferimento all’articolo di Harders[4]e colleghi vediamo un tempo dianestesia di 16,9 minuti dopo i mi-glioramenti apportati, in riferimen-to a Perkins[3] vediamo un tempo diingresso del paziente (quindi tem-po anestesiologico) di 12 minuti.

Possiamo quindi affermare che itempi rilevati sono in linea con laletteratura e lasciano poco marginedi miglioramento essendo già di-scretamente ottimizzati. Legger-mente diverse invece le considera-zioni riguardanti il tempo di risve-glio del paziente e la permanenzanel post-operatorio. In questi casi

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anno XXVI n. 1 - Maggio 201514 TESI DI LAUREA

infatti vediamo come l’uso di unacamera di risveglio dedicata possamigliorare le tempistiche generalipermettendo la sorveglianza delpaziente e parallelamente il riasset-to della sala operatoria riducendo iltempo di sala vuota tra un pazientee il successivo. Il tempo di risvegliodel paziente si attesta mediamentesu 11 minuti con forti oscillazionidipendenti dalla procedura effet-tuata. Si pensa che un workflow dilavoro in parallelo possa gestire almeglio questa tempistica soprattut-to nelle procedure più complessecon risvegli più lunghi. L’analisi relativa alle sforature orarieha messo in evidenza un forte sbi-lanciamento tra le sale operatorie,con un cutoff fissato al 20% comemassima percentuale di sforature,si nota come solo 5 sale rimanga-no al di sotto e ben 8 sale presen-tino percentuali superiori al limite.In particolare sala 2 blocco 9(46,2%) e sala 7 blocco 21-22(68,3%) presentano percentualimolto più elevate della media. Conun tempo medio di sforatura di 2ore e 10 minuti questo aspetto la-scia sicuramente ampi margini dimiglioramento ottenibili medianteun planning più accurato, ancheutilizzando la tabella precedente-mente proposta, ed eventualmentemodificando ad-hoc alcuni orari diapertura favorendo le sale più uti-lizzate e diminuendo i tempi diapertura in quelle meno sfruttate.Presa visione dei dati è consigliabi-le un monitoraggio soprattutto del-le sale altamente al di sopra delcutoff con un intensivo rilevamentodei dati riguardanti i tempi, le sfo-rature e i motivi di ritardo al fine diequilibrare tutti i blocchi e ridurre ilpiù possibile il numero di sforaturerispetto ai giorni di apertura delle

sale. Di grande rilevanza è anche l’anali-si relativa al tempo di sala vuotache mette in evidenza una mediadi 44 minuti. Facendo riferimentoai dati in letteratura citiamo Porta[4]con un tempo di turnover di 14 mi-nuti, Perkins[3] con 26 minuti e Har-ders[2] con 26,4 minuti dopo leazioni correttive. Rispetto a questitempi vediamo come vi siano ampimargini di miglioramento per alli-nearsi agli standard della letteratu-ra, inoltre analizzando i dati si notacome, anche in questo caso, vi sia-no sbilanciamenti tra le sale in stu-dio (5 sale in linea con i dati dellaletteratura mentre 8 visibilmente aldi sopra). Come descritto da Nico-lay[5] e colleghi e da Cima[6] e colle-ghi una possibile strada per miglio-rare queste performance è l’intro-duzione di un sistema di qualitànel workflow operatorio e sicura-mente un sistema di monitoraggiocostante delle tempistiche al fine dimodificare tutti gli aspetti che por-tano ritardo e disorganizzazionenel flusso lavorativo. L’analisi sulla dilatazione dei tempiha messo in evidenza le problema-tiche maggiormente riscontrate incaso di ritardo senza però specifi-carne l’entità. A questo proposito siritiene che possa essere effettuatouno studio più preciso basato sul-l’uso intensivo dello strumentoelettronico di segnalazione dei ri-tardi, con motivazione e aggiun-gendo l’entità del ritardo. Questopermetterebbe di focalizzare l’at-tenzione e gli sforzi migliorativi sul-le problematiche di notevole im-patto ottenendo un’analisi partico-lareggiata che permetterebbe di in-dividuare ed eliminare gli errori si-stematici a grande vantaggio dellaqualità del servizio e del lavoro de-

gli operatori coinvolti.

CONCLUSIONI Dallo studio effettuato si evinceche vi sono squilibri tra le sale ope-ratorie soprattutto riguardo le sfo-rature orarie e i tempi di sala vuo-ta. Questi infatti risultano essere iprincipali tempi su cui si può otte-nere un ampio margine di miglio-ramento e quindi i primi su cui agi-re. Come precedentemente descrittol’adozione di una tabella riassunti-va con i tempi totali degli interventipiù frequenti può aiutare i profes-sionisti nella stima di durata, equindi di occupazione, delle salecreando un planning preciso che ri-duce sia il tempo di sala vuota chele sforature orarie. Inoltre risultaconsigliabile l’adozione di un siste-ma di qualità basato sul monito-raggio dei tempi operatori con revi-sioni periodiche allo scopo di mini-mizzare i ritardi ed eliminare errorisistematici nel flusso di lavoro. Dalle analisi effettuate è anche ri-sultato utile migliorare e diffonderel’uso della reportistica elettronicasulla dilatazione dei tempi aggiun-gendovi il tempo dovuto alla pro-blematica. Dalla successiva e co-stante analisi di questo registro sipotrà verificare la tipologia e l’en-tità dei problemi che creano ritardoe quindi disservizio.in relazione aitempi nel pre-operatorio (induzio-ne anestesiologica) e nel post-ope-ratorio (risveglio) i dati analizzatisono in linea con studi pubblicatiin letteratura già citati in fase di di-scussione e risultano difficilmenteaffinabili, nonostante ciò è auspica-bile inserire nel controllo qualitàverifiche periodiche anche per que-ste tempistiche al fine di mante-nerle efficienti.

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[4] Porta Christopher R., Fo-ster Andrew, Causey Mar-lin W., Cordier Patricia, Oz-birn Roger, Bolt Stephen,Allison Dennis, and RushRobert. Operting room ef-ficency improvement after

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[5] C.R. Nicolay, S .Purkayastha, A. Greenhal-gh, J. Benn, S. Chaturvedi,N. Philips, and A. Darzi. Sy-stematic review of the ap-plication of quality impro-vement methodology fromthe manufactoring industryto surgical healthcare.99:324-335, 2012.

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15FOCUS anno XXVI n. 1 - Maggio 2015

Approccio infermieristico al paziente in cure palliative

A cura di Andrea Menegatti

Le cure di fine vita sono unaporzione del più ampio ambi-to delle cure palliative, che asua volta costituisce un temanon solo di ambito pretta-mente sanitario, ma anche so-ciale, molto dibattuto oggi,entro al quale convergono fi-losofie, culture profondamen-te diverse.Secondo l’European Associa-tion of Palliative care “le CurePalliative sono una cura atti-va e globale prestata al pa-ziente quando la malattia nonrisponde più alle terapie aven-ti come scopo la guarigione”. Quasi certamente sono tre glielementi che caratterizzanomaggiormente l’ambito pallia-tivo; l’obiettivo che si pongo-no tali cure che è quello di garanti-re la miglior qualità di vita possibi-le, la centralità del malato e dellasua famiglia, perché sono basatesui loro bisogni (malato e famiglia)e il prendersi cura globale del ma-lato.In ambito palliativo è quindi indi-spensabile allargare l’orizzonte sul-la qualità di vita, controllare la sin-tomatologia, togliere la sofferenzamediante un’estrema attenzione aisintomi e nel contempo, affrontarele problematiche di natura gestio-nale, psicologica, sociale, burocrati-ca, economica senza dimenticarel’aspetto spirituale della personaassistita e della sua famiglia.E proprio da questo che abbiamoappena affermato si inizia ad indi-viduare la prima contraddizionecollegata alle cure del malato in fa-se avanzata di malattia.Spesso all’attivismo e all’attenzioneforse eccessiva che viene prestataper l’ambito prettamente medico,per i bisogni della sfera fisica, fino

ad un vero e proprio “accanimentoterapeutico”, non corrisponde unproporzionato interesse alle pro-blematiche di natura spirituale maanche gestionali, burocratiche edeconomiche collegate.La rinnovata sensibilità relativa-mente a queste tematiche, soste-nuta dalla consapevolezza che il li-vello di cura e assistenza per questimalati sia inadeguato, ha portatonegli ultimi anni a sviluppare studisempre più approfonditi su moltiaspetti collegati alle cure di fine vi-ta ed in Italia ad emanare una nor-mativa volta a garantire un appro-priato trattamento alle persone inqueste condizioni di salute e quin-di a parlare anche di cure di fine vi-ta.Nella sfera prettamente assistenzia-le è iniziato un dibattito volto a in-centivare una maggiore appropria-tezza per quanto riguarda gli inter-venti messi in campo e per questaragione si è capita l’importanza,anche per l’ambito palliativo di li-nee guida basate sulla migliore let-

teratura scientifica disponibile.In particolare in questo modosi è cercato di dare risposta adinterrogativi di difficile risolu-zione:• Quali conoscenze e com-petenze si richiedono agli in-fermieri per identificare e va-lutare le persone e le famigliedurante gli ultimi giorni e oredi vita?• Quali conoscenze, compe-tenze e strumenti necessitanoagli infermieri per sostenere lepersone e le loro famiglie nelcompiere scelte informate nel-le ultime ore e giorni di vita?• Quali interventi palliativisono necessari per affrontare leesperienze incontrate dai pa-zienti e dalle loro famiglie du-

rante gli ultimi giorni e ore di vita?• Quali supporti sono necessariper aiutare gli infermieri a forni-re assistenza di alta qualità nelleultime ore e giorni di vita?

Presentando le linee guida del set-tembre 2011 dell’RNAO, una im-portante associazione di infermiericanadesi, vogliamo far conoscerequali risposte si sono dati i colleghicanadesi in materia e sviluppare ildibattito perché anche nei paesi acultura latina come il nostro sul te-ma perché l’assistenza anche inquesti momenti sia umana e pro-fessionale allo stesso tempo tenen-do conto del contesto in cui si tro-va non solo l’assistito ma anche iprofessionisti che lo curano.Di seguito viene presentato ancheil piano di fine vita elaborato daicolleghi dell’ADO - Hospice di Fer-rara, struttura da tempo impegnatanell’assistenza a pazienti gravi neimomenti più difficili del vivere.

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anno XXVI n. 1 - Maggio 201516 FOCUS

Cure di fine vita durante gli ultimi giorni e le ultime ore

Traduzione a cura di Massimo Rivolo, Infermiere Master I Livello in Vulnologia [email protected] - www.i-nurse.it

Come usare questo documentoQuesta linea guida di miglior pratica infermieristi-ca è un documento completo che fornisce le ne-cessarie risorse per il sostegno della pratica infer-mieristica basata sulle evidenze. Il documento ne-cessita di essere rivisto e applicato in base alle esi-genze specifiche dell'organizzazione o degli am-bienti/settings di pratica, così come ai bisogni e aidesideri del cliente. Le linee guida non devono es-sere applicate come un "libro di cucina", ma utiliz-zate come strumento per aiutare il processo deci-sionale nelle cure individuali, oltre ad assicurareche vengano posti in essere strutture e supportiper fornire la migliore assistenza possibile. Gli infermieri, gli operatori sanitari in generalee gli amministratori incaricati di proporre e fa-cilitare i cambiamenti nella pratica, troverannoquesto documento utile per lo sviluppo di poli-tiche, procedure, protocolli, programmi educati-vi, valutazioni e strumenti di documentazione.Si raccomanda di utilizzare le linee guida di mi-gliore pratica infermieristica come strumento ri-sorsa. Gli infermieri che prestano assistenza di-retta ai pazienti, trarranno beneficio dalla rasse-gna delle raccomandazioni, dalle evidenze a so-stegno delle raccomandazioni e dal processo cheè stato utilizzato per sviluppare le linee guida.Tuttavia, è altamente raccomandato che gli am-bienti di pratica adattino queste linee guida in unformat che sia facile all'uso quotidiano. Questa li-nea guida propone diversi formati, proprio per es-sere adattati nei contesti locali e ritagliati su misu-ra.

Le organizzazioni che desiderano usare la lineaguida, possono decidere di farlo in differenti mo-di: a) Valutando le attuali pratiche infermieristiche esanitarie, tramite le raccomandazioni presentinella linea guida.

b) Identificando le raccomandazioni che fornisco-no un indirizzo verso i bisogni individuati o le

lacune presenti nei servizi. c) Organizzando sistematicamente un piano diimplementazione delle raccomandazioni utiliz-zando strumenti associati e risorse.

La RNAO è interessata a conoscere le modalitàd’implementazione di questa linea guida. Contat-tateci per condividere la vostra storia. Le risorseper l'implementazione, saranno rese disponibilisul sito web della RNAO allo scopo di assistere gliindividui e le organizzazioni nell’implementazionedelle linee guida di miglior pratica.

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17FOCUS anno XXVI n. 1 - Maggio 2015

Sommario delle raccomandazioni

Raccomandazioni pratiche per la valutazione del fine vita

RACCOMANDAZIONI

1.0 Gli infermieri identificano gli individui che sono negli ultimi giorni e ore di vita.

1.1.1 Usare l’esperienza clinica, gli indicatori specifici di malattia e gli strumenti validati peridentificare queste persone.

1.1.2 Comprendere la traiettoria del fine vita.

1.2 Gli infermieri conoscono i segni e i sintomi presenti durante gli ultimi giorni e ore di vi-ta.

1.2.1 I segni di morte imminente, possono includere, ma non sono limitati a:■ progressiva debolezza;■ allettamento;■ sonnolenza per la maggior parte del tempo; ■ diminuzione dell'assunzione di cibo e liquidi; ■ riduzione della produzione e/o ipercromia dell’urina; ■ difficoltà a deglutire (disfagia); ■ delirio non correlato a cause reversibili; ■ diminuzione del livello di coscienza non correlato ad altre cause; ■ respirazione rumorosa/eccessiva secrezione del tratto respiratorio; ■ cambiamento del pattern (modalità) della respirazione(respirazione di Cheyne-Stokes, periodi di apnea);

■ chiazze e raffreddamento delle estremità.

1.3 Gli infermieri effettuano una valutazione olistica completa dei singoli individui e delleloro famiglie sulla base del Canadian Hospice Palliative Care Association Domains of Ca-re, che include le seguenti aree: ■ gestione della malattia; ■ fisica; ■ psicologica; ■ spirituale; ■ sociale; ■ pratica; ■ cura/gestione di fine vita e della morte; ■ perdita, lutto.

1.3.1 Includere informazioni provenienti da più fonti per completare una valutazione. Queste possono includere fonti di delega come la famiglia e altri operatori sanitari.

1.3.2 Usare ove disponibili, strumenti rilevanti di screening, informati e validati da evidenzeper la valutazione dei sintomi.

1.3.3 Rivalutare gli individui e le famiglie su base regolare per identificare gli outcomes dellacura e variazioni nei bisogni.

IIa-IV

IV

IIb-IV*

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anno XXVI n. 1 - Maggio 201518 FOCUS

1.3.4 Comunicare le valutazioni del team interprofessionale.

1.3.5 Documentare la valutazione e i risultati.

1.4 Infermieri: ■ riflettono e sono consapevoli dei loro atteggiamenti e sentimenti sulla morte; ■ valutano le preferenze dei singoli individui in merito alle informazioni; ■ comprendono e applicano i principi fondamentali della comunicazione di fine vita; ■ comunicano i risultati della valutazione agli individui (se possibile e desiderato) e allafamiglia su base continuativa; ■ educano la famiglia circa i segni e i sintomi degli ultimi giorni e ore di vita, facendo at-tenzione alla: fede e pratiche spirituali; bisogni specifici per l’età, bisogni evolutivi; esi-genze culturali; ■ valutano la comprensione della famiglia su ciò che sta avvenendo in questa fase.

IIa-IV

III-IV

2.1 Gli infermieri riconoscono e rispondono ai fattori che influenzano le persone e il coin-volgimento delle loro famiglie nel processo decisionale.

2.2 Gli infermieri supportano gli individui e le famiglie a prendere decisioni che siano coe-renti con le loro credenze, con i valori e le preferenze, negli ultimi giorni e ore di vita.

Ib--IV-IV°

Ia-IV°

Raccomandazioni pratiche per il supporto decisionale di fine vita

3.2 Gli infermieri possiedono conoscenze sul dolore e sugli interventi di gestione dei sinto-mi al fine di consentire una programmazione individualizzata della cura.

3.2 Gli infermieri sostengono e implementano strategie assistenziali individualizzate, farma-cologiche e non.

3.3 Gli infermieri educano e condividono le informazioni con gli individui e le loro famiglieper quanto riguarda: ■ la composizione dei farmaci per soddisfare i bisogni correnti del singolo e gli obiettividi cura; ■ vie e somministrazione dei farmaci; ■ sintomi potenziali; ■ segni fisici di morte imminente; ■ pratiche di veglia; ■ strategie di cura di sé; ■ individuazione di un piano di contatto per la famiglia, quando si verifica la morte; ■ cura del corpo dopo la morte.

3.4 Gli infermieri utilizzano la comunicazione efficace per facilitare la relazione sul fine vitarelativa a: ■ valori culturali e spirituali, credenze e pratiche;

III-IV

Ia-IV

III

Ib-III

Raccomandazioni pratiche per la cura e la gestione del fine vita

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19FOCUS anno XXVI n. 1 - Maggio 2015

3.4 ■ emozioni e paure; ■ esperienze passate con la morte e il lutto; ■ chiarimento degli obiettivi di cura; ■ preferenze dei familiari relative al coinvolgimento diretto nella cura; ■ bisogni pratici; ■ bisogni di informazioni; ■ bisogni di supporto nella cura; ■ perdita e dolore; ■ pianificazione del lutto.

III

4.1 Ingresso in programmi di pratica infermieristica e post-laurea che incorporino contenutispecializzati nelle cure di fine vita, tra cui: ■ il morire come processo normale includendo anche il contesto sociale e culturale del-la morte e del morire, le traiettorie della morte e i segni di morte imminente; ■ cura della famiglia (compresi i caregiver); ■ dolore, lutto e il rimpianto; ■ principi e modelli di cure palliative; ■ la valutazione e la gestione del dolore e degli altri sintomi (includendo approcci far-macologici e non-farmacologici); ■ sofferenza e problemi spirituali/esistenziali e la cura; ■ decision-making e la pianificazione avanzata della cura; ■ questioni etiche; ■ comunicazione efficace e compassionevole; ■ la difesa e la costruzione della relazione terapeutica; ■ pratica interprofessionale e competenze; ■ cura di sé per gli infermieri, comprese le strategie di coping e di auto-esplorazionedella morte e del morire; ■ i problemi di fine vita nella salute mentale, nei soggetti senza fissa dimora e nel carcere; ■ i ruoli degli educatori al lutto e del dolore, del clero, dei leader spirituali e delle pom-pe funebri; ■ la conoscenza della legislazione vigente.

4.2 La formazione di successo nel fine di vita include specifica attenzione alla struttura e alprocesso delle attività di apprendimento e comprende: ■ apprendimento in piccoli gruppi; ■ diadica e approcci di apprendimento esperienziale; ■ integrazione e consolidamento della teoria e della pratica; ■ opportunità di praticare le abilità e le competenze acquisite; ■ feedback costruttivo e/o riflessione sull’acquisizione di conoscenze, abilità e competenze;■ contatto con i supervisori clinici esperti di supporto e tutor.

Ia--III

Ib-III

Raccomandazioni educative

5.1 Modelli di supporto per l’erogazione delle cure agli infermieri, agli individui e nelle rela-zioni famigliari.

5.2 Leo organizzazioni riconoscono che il benessere degli infermieri è una componente cri-tica nella qualità delle cure di fine vita e adottano strategie di risposta.

III-IV

III-IV

Raccomandazioni organizzative e di politica

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anno XXVI n. 1 - Maggio 201520 FOCUS

5.3 Le organizzazioni che forniscono cure di fine vita dimostrano evidenze di una filosofiadelle cure palliative basata sul The Model to Guide Hospice Palliative Care del CanadianHospice Palliative Care Association.

5.4 Le linee guida di miglior pratica infermieristica possono essere implementate con suc-cesso solo quando ci sono adeguate risorse, pianificazione, supporti organizzativi e am-ministrativi, così come adeguate facilitazioni. Le Organizzazioni possono voler sviluppare un piano di implementazione che includa: ■ Una valutazione della preparazione organizzativa e delle barriere all’implementazione ■ Coinvolgimento di tutti i membri (in una funzione supportiva diretta o indiretta) percontribuire al processo di implementazione. ■ Impiego di una persona qualificata per fornire il supporto necessario per la formazio-ne e il processo d’implementazione. ■ Opportunità continue di discussione e formazione per rinforzare l'importanza dellemigliori pratiche. ■ Occasioni di riflessione sull'esperienza personale e organizzativa nell'implementazionedelle linee guida. A questo proposito, un gruppo di infermieri, ricercatori e amministra-tori ha sviluppato il Toolkit: Implementazione delle Linee Guida di Pratica Clinica (2002)basato sulle evidenze disponibili, prospettive teoriche e sul consenso. Il Toolkit è racco-mandato per guidare l'implementazione della linea guida RNAO End-of-life Care Duringthe Last Days and Hours.

III-IV

IV

Interpretazione delle evidenzeLe evidenze a sostegno dell’assi-stenza infermieristica per le perso-ne al fine vita e per i loro familiarisono considerate rispetto al tipo,alla qualità e al livello. I trials ran-domizzati e controllati (RCT) sonotradizionalmente considerati il"gold standard" dell’evidenza persupportare l'efficacia degli inter-venti e per guidare la pratica. A tale proposito, gli RCTs sono di-

ventati il punto di riferimento perl'istituzione di una gerarchia di li-velli di evidenze contro la qualetutte le altre modalità di conoscen-ze sono di minor valore. Dal mo-mento che non è sempre possibilecondurre un RCT, in particolare nel-le cure di fine vita, gli infermieri de-vono guardare verso evidenze pro-venienti da altre ricerche, ad esem-pio, studi quantitativi quasi-speri-

mentali e nonspe r imen t a l iper la formazio-ne della loropratica. Nel "grading"delle evidenzea sostegno del-le raccomanda-zioni di questalinea guida, glisviluppatori ri-conoscono chevi sono più mo-dalità per rico-noscere e com-prendere che

esse possono contribuire all’evi-denza, non solo per quanto riguar-da l'efficacia, ma anche la fattibilitàe l'appropriatezza degli interventi,per esempio, gli studi osservazio-nali, le indagini qualitative e l’espe-rienza dei clinici, sono in grado difornire preziose informazioni prati-che provenienti dal cliente e puntidi vista clinici. Tutti questi approccicontribuiscono elle evidenze in re-lazione all’erogazione delle cure diqualità nel fine vita.

Nella valutazione delle evidenze,gli sviluppatori sono consapevoliche il criterio utilizzato varia a se-conda dello scopo della ricerca edella domanda. Il criterio di classifi-cazione per esaminare l'efficaciadegli interventi non è adatto alledomande che riguardano la pro-gnosi. Pertanto, sono stati utilizzati duecriteri di classificazione separati pervalutare le evidenze in questa lineaguida di miglior pratica.

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21FOCUS anno XXVI n. 1 - Maggio 2015

Adattato dal: Centre for Evidence-Based Medicine. CEBM levels of evidence. Oxford, UK: Oxford Centre for Eviden-ce-Based Medicine, University of Oxford. Retrieved June 10, 2011, from http://www.cebm.net/index.aspx?o=5653

Tipi di evidenze

Tipo Terapia/Prevenzione/Eziologia/Danno Prognosi

Ia

Ib

IIa

IIb

III

IV

IV*

Evidenza ottenuta dalla revisione sistematica eda meta-analisi di studi randomizzati e controllati.

Evidenza ottenuta da almeno un trial randomiz-zato e controllato ben disegnato.

Evidenza ottenuta da almeno uno studio con-trollato ben disegnato senza randomizzazione.

Evidenza ottenuta da almeno un altro tipo distudio ben progettato quasi sperimentale.

Evidenza ottenuta da almeno uno studio quan-titativo non sperimentale ben disegnato (es.comparativo o correlazionale) o studio qualitati-vo.

Evidenza ottenuta da opinioni o report di com-missioni d’esperti e/o esperienze cliniche di au-torità riconosciute.

Evidenza ottenuta da altre linee guida di praticaclinica.

Evidenza ottenuta dalla revisione sistematica distudi di coorte.

Evidenza ottenuta da almeno uno studio dicoorte ben progettato con follow-up.

Evidenza ottenuta dalla revisione sistematica distudi di coorte retrospettivi o da gruppi di con-trollo non trattati in trials randomizzati e con-trollati.

Evidenza ottenuta da almeno uno studio dicoorte retrospettivo ben disegnato o dal con-trollo con follow-up di pazienti non trattati in untrial randomizzato e controllato.

Evidenza ottenuta da almeno uno studio quan-titativo non sperimentale ben disegnato (es. ca-se-series, studi caso-controllo.

Evidenza ottenuta da opinioni o report di com-missioni d’esperti e/o esperienze cliniche di au-torità riconosciute.

Evidenza ottenuta da altre linee guida di praticaclinica.

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anno XXVI n. 1 - Maggio 201522 FOCUS

L’approccio palliativo al fine vita in Hospicee assistenza domiciliare ADO di Ferrara

A cura di Augusto Lupi infermiere domiciliare Ado,

Cja Forti infermiera Hospice,Roberta Malanchini Coordinatrice Hospice,Annalisa Marchi Coordinatrice Domiciliare,

Anna Ferraro Direzione Infermieristica Fondazione ADO

“Le cure palliative sono espressio-ne di un modo globale di prendersicura della persona affetta da unapatologia ad andamento cronicoevolutivo e della sua famiglia, daparte di una èquipe multiprofessio-nale. Esse “abbracciano” il pazientevalutandone non solo gli aspetticlinici e sintomatologici, ma anchee sopratutto gli aspetti relazionali,emotivi e spirituali che spesso ca-ratterizzano questi lunghi percorsidi malattia.ll loro scopo è garantire la migliorequalità di vita e di morte.Nella nostra provincia è presenteuna rete di servizi di cure palliativeche assicurarano la continuità e laqualità delle cure in ogni setting as-sistenziale: consentendo al malato,con il supporto della famiglia, diproseguire il suo percorso di malat-tia anche al domicilio o in hospice.La scelta del domicilio può rappre-sentare la volontà di vivere in pri-ma persona, nel proprio contestofamigliare, un momento, una situa-zione profonda e particolarmente

carica di significati.L’assistenza domiciliare può esseremessa in atto, quando la famiglia èpreparata ad affrontare il percorsoche porterà il proprio caro allamorte, diversamente in caso di fra-gilità che non permettono un ac-compagnamento efficace al domi-

cilio, la scelta migliore è sicura-mente quella di poter accedere al-l’Hospice, struttura dove è possibilela presa in cura globale della per-sona e della sua famiglia.L’èquipe di cure palliative (medico,infermiere, operatore socio sanita-rio, psicologa, fisioterapista, volon-tario e assistente spirituale) nell’ac-compagnamento di fine vita rivesteun ruolo di supporto strategico:ascolta, sostiene, dona sollievo,non lascia sola la persona, rimanecon lei trasmettendo comprensio-ne, partecipazione e sicurezza; siavvicina attraverso la parola, l’em-patia, la continuità della presenza,il contatto affettivo e fisico (nurtu-ting touch; massaggio metamorfi-co) e quando occorre, sa rimanerein silenzio accogliendo il doloresenza parole.Considerando il rapporto che in-staura, l’equipe può essere conside-rata un “tessitore di legami” con lapersona ammalata e la sua famiglia.

L’Hospice ADO di via Veneziani a Ferrara

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23FOCUS anno XXVI n. 1 - Maggio 2015

Una volta acquisita la con-sapevolezza che la mortedella persona si sta avvici-nando, occorre ridefinire gliobiettivi di cura e riconside-rare l’appropriatezza delleterapie e delle procedureassistenziali.Rimodulare i trattamenti èun “cambio di marcia” cheha come obiettivo la qua-lità del fine vita.L’equipe ADO-Hospice diFerrara ha avvertito la ne-cessità di iniziare a speri-

mentare uno strumento,che permette di unificare eomogeneizzare tutte le atti-vità clinico-assistenziali, spi-rituali e per questo ha deci-so di creare di piani assi-stenziali individuali all’inter-no di un quadro di riferi-mento, per rispondere aibisogni del malato e dellasua famiglia, di cui si ripor-ta quello relativo alla ge-stione delle cure di fine vi-ta.

GESTIONE DELLE CURE DI FINE VITAQuesto piano si attua quando vi è un rapido peggioramento delle condizioni generali ed in presenza di sintomorefrattario non controllabile con sensazione soggettiva di sofferenza, rappresenta una linea per aiutare il persona-le a gestire al meglio questa fase del vivere.

OBIETTIVI

Riduzione/controllo del sintomo�

Mantenimento del comfort� per sup-portare la famiglia

Ridurre la sofferenza evitando „ il sen-so di abbandono“

Sentirsi rispettato nella sua condizio-ne

INTERVENTI

• Rivedere la terapia farmacologica e sospendere le terapie“inutili”, mantenendo i farmaci per il controllo dei sintomi.Condividere il procedere con il paziente, in modo continuati-vo, spiegando il significato delle scelte terapeutiche per evita-re che il “non fare” venga interpretato come un abbandonoterapeutico.

• Supportare e sostenere la famiglia, per aiutarla ad affrontarela situazione e a non sentirsi abbandonata.

• Valutare frequentemente il paziente utilizzando la scala PAI-NAD.

• Interrompere le misurazioni di parametri vitali di routine, rile-vando eventualmente la temperatura solo in caso sospettoper poter intervenire in ottica di comfort.

• Rispettare i desideri del paziente.

• Evitare manovre invasive o disturbanti.

• Concordare l'opzione per la sedazione palliativa con il pazien-te.

• Offrire il sostegno di altre figure professionali:□ psicologo □ fisioterapista □ figura religiosa □ volontario• Nel caso in cui il paziente risulti incapace di esprimere il pro-prio consenso alla sedazione, parlare con la famiglia spiegan-do i possibili interventi, l’evoluzione del sintomo e la necessitàdi iniziare la sedazione, condividendo in equipe le decisioni.

• Rivalutare frequentemente il paziente e al domicilio aumen-tare la presenza fisica dell’equipe per supportare la famiglia.

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anno XXVI n. 1 - Maggio 201524 ESPERIENZE

La mia esperienza al Nursing Health Service ResearchUnit School of Nursing Mc Master University

Hamilton, Ontario, CanadaA cura di Erika Bassi

I motivi di una sceltaSono stata al Nursing Health Servi-ce Research Unit per approfondirela tematica legata allo studio del-l’impatto del cambiamento orga-nizzativo e della revisione dellaspesa sulla workforce (“forza lavo-ro”) infermieristica in quanto temadella mia tesi di laurea magistraleed argomento che sta riscuotendoun interesse crescente nella comu-nità internazionale, cogliendo conmolta soddisfazione l’opportunitàdi effettuare il tirocinio presso ilsuddetto centro di ricerca infermie-ristica della Provincia dell’Ontario(Canada) con sede presso la Mc-Master University di Hamilton.L’internship presso il NHSRU rap-presenta un’occasione di apprendi-mento e confronto circa le possibilivariabili da misurare per monitora-re la workforce infermieristica in uncontesto di cambiamento organiz-zativo quale quello attuato pressol’Azienda AUSL di Ferrara, sede del-la mia analisi ai fini della tesi.Sono stata coinvolta in questoprogetto dopo aver analizzatoquanto previsto dalla Delibera diGiunta della Regione Emilia Ro-magna n° 217/2014 dello scorso24/02/2014, denominata “Linee diprogrammazione e finanziamentodelle aziende del servizio sanitarioregionale per l’anno 2014”, nellaquale viene stabilito l’obiettivo in-derogabile del pareggio di bilancio,attraverso l’attuazione delle azionidi qualificazione del sistema sani-tario da tempo promosse a livelloregionale, quali la riorganizzazionedel modello di assistenza ospeda-liera per intensità di cura e com-plessità assistenziale, il riordinodelle cure primarie e la revisionedei modelli organizzativi, nonchéattraverso il proseguimento delleazioni di sostenibilità e di raziona-lizzazione poste in essere a livelloaziendale.L’Azienda AUSL di Ferrara ha rece-pito le indicazioni regionali in ter-mini di spending review e riorga-

nizzazione dei servizi assistenzialiprevedendo:· una riorganizzazione della reteospedaliera in funzione dell’aper-tura del nuovo ospedale di Cona;

· una revisione della spesa attra-verso la riduzione dei posti letto el’apertura delle Case della Salute;

· un’innovazione del modello dicura e dei percorsi clinico assi-stenziali ad esso connessi, al finedi coniugare efficienza e qualitàdell’assistenza in un contestocomplesso ed in continua evolu-zione.

In riferimento alla riorganizzazioneper intensità di cura e complessitàassistenziale attuata presso L‘AUSLdi Ferrara, a partire dalla secondametà del 2012 sono state intrapre-se un serie di iniziative al fine disupportare l’azione di cambiamen-to prevista, quali l’attuazione di unarticolato percorso formativo, l’isti-tuzione di gruppi di lavoro per larevisione di percorsi clinico assi-stenziali e l’introduzione di proces-si di comunicazione funzionali allagestione integrata del paziente.Tutto questo perché gli obiettivi ela logica intrinseca della riorganiz-zazione per intensità di cura spin-gono verso un aumento dellaquantità, dell’ampiezza e dellaqualità del lavoro cooperativo equindi delle relazioni tra i profes-sionisti a tutti i livelli dell’organizza-zione. L’enfasi è infatti sul percorsodel paziente, per sua natura inter-disciplinare e interprofessionale, daprogrammare e da gestire in modointegrato. Questa riorganizzazioneche l’azienda AUSL di Ferrara staportando avanti rappresenta un’in-teressante occasione di osservazio-ne “in vivo” di un’organizzazioneche cambia. Ne consegue il forteinteresse verso la possibilità di mi-surare l’impatto di questo cambia-mento in termini di ripercussionesu costi, esiti clinico- assistenziali,soddisfazione degli utenti ed ope-ratori, con un particolare focus sul-la componente infermieristica.

Erika Bassi infermiera dell’A-zienda Ospedaliero-Universi-taria di Ferrara, attualmenteimpiegata come collaboratoreesterno presso la DirezioneGenerale Sanità e PoliticheSociali della Regione EmiliaRomagna dove si occupa diprogetti per il miglioramentodella qualità dell’assistenza,laureata magistrale in scienzeinfermieristiche ed ostetrichedell’Università di Ferrara, hasvolto il tirocinio del 2 anno,anche ai fini della tesi di lau-rea, nel settembre 2014 pres-so il NHRSU, centro di ricercainfermieristica della Mc Ma-ster University di Hamilton,Ontario, Canada.Il tirocinio è stato possibilegrazie al supporto di una bor-sa di studio “Bando Atlante-Rotary club settembre 2013”;il programma Atlante offreagli studenti di tutti i diparti-menti (così si chiamano oggile facoltà) la possibilità di ef-fettuare un periodo di mobilitàin paesi anche extraeuropeidiversi da quelli previsti daiprogetti Erasmus. (ndr)

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25ESPERIENZE anno XXVI n. 1 - Maggio 2015

Breve presentazione del -Nursing Health Service Re-search Unit - Mc MasterUniversityIl NHSRU è un ente di ricerca natodalla collaborazione tra la Facoltàdi infermieristica dell’Università diToronto e quella di Hamilton (On-tario, Canada) ed è supportato dauna rete di ricercatori e organizza-zioni sanitarie. Il NHSRU è un cen-tro di eccellenza per la valutazionesistematica dei servizi per la salute.Si occupa nello specifico di assi-stenza infermieristica e ha comemission quella di utilizzare i risulta-ti delle ricerche e delle evidenzescientifiche per guidare e supporta-re le decisioni politico/gestionali diassistenza sanitaria in ambito infer-mieristico, sia nella provincia cana-dese dell’Ontario che globalmente.Una delle attività su cui fa perno illavoro di ricerca del NHSRU è quel-lo che loro chiamano KnowledgeTranslation and Exchange (KTE),ovvero il trasferimento, la dissemi-nazione e lo scambio delle cono-scenze tra i professionisti della sa-lute.Gli obiettivi del NHSRU sono quin-di:· condurre ricerche e diffondere leinformazioni relative al funziona-mento e alla sostenibilità del si-stema sanitario dell’Ontario;

· monitorare l’assistenza offertadai professionisti sanitari e com-prendere l’effetto del loro ruolosul costo e sulla qualità dell’assi-stenza erogata;

· valutare le strategie per la pianifi-cazione della forza lavoro(workforce) infermieristica, il suoutilizzo ottimale e la capacità ditrattenere i professionisti dentrole organizzazioni (retention) al fi-ne di ottenere migliori esiti di cu-ra per i pazienti;

· valutare le strategie di Knowled-

ge Translation and Exchange(KTE) in relazione all’ampliamen-to delle competenze infermieri-stiche, l’innovazione dell’assisten-za e lo stile di leadership, perquanto concerne l’impatto sulleprestazioni del sistema sanitario,la sostenibilità, la sicurezza, e laqualità degli esiti;

· una delle molteplici aree di ricer-ca riguarda il monitoraggio dellaworkforce infermieristica attraver-so l’utilizzo di database ammini-strativi al fine di delinearne il pro-filo, comprendere le dinamichesottese all’organizzazione nel va-riare del tempo e la loro ripercus-sione sul benessere degli opera-tori. L’utilizzo di dati quali il lamobilità interna o esterna, il tas-so di assenteismo, il tipo di con-tratto, la possibilità di carriera“orizzontale”, possono fornireinformazioni sul benessere lavo-rativo degli infermieri, sulla lorovolontà di rimanere nell’organiz-zazione e sulle possibilità di svi-luppo professionale;

· il gruppo di lavoro del NHRSUcon sede ad Hamilton (McMasterUniversity) è capitanato dallaprofessoressa Andrea Baumann evede al suo interno diverse pro-fessionalità afferenti all’area dellaprofessioni sanitarie (essenzial-mente infermieri e ostetriche);sono inoltre presenti sociologi,statistici e personale amministra-tivo.

School of Nursing - McMa-ster UniversityLa McMaster University è un’univer-sità pubblica canadese che contaall‘incirca 25.000 studenti iscritti. Alsuo interno sono ricompresi seimacro-dipartimenti: economia, in-gegneria, scienze, lettere e scienzedella comunicazione, scienze socialie scienze della salute. La School of

Nursing afferisce a quest’ultimo di-partimento. È stata istituita nel1942 e nel 1974 è stata ricompresanel dipartimento di scienze dellasalute assieme a medicina ed allealtre lauree delle professioni sanita-rie. La school of Nursing prevede uncorso di laurea di base di quattroanni (Bachelor of Science in Nur-sing), una laurea magistrale (Masterof Science in Nursing) e una scuoladi dottorato (Ph.D. in Nursing). Alsuo interno sono presenti diversienti di ricerca e sono inoltre previstiprogrammi di formazione continuaper i professionisti dell’HamiltonHealth Sciences, l’azienda ospeda-liera che afferisce alla McMasterUniversity. Ha un corpo docenti dicirca 350 persone (tra professori or-dinari, associati, ricercatori e tutor)e gli studenti iscritti all’anno acca-demico 2012-2013 sono stati circa2000 (School of Nursing Status Re-port 2008-2013).La facoltà di infermieristica dellaMcMaster è stata una delle prime,

Università di Mc Master

Università di Mc Master

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anno XXVI n. 1 - Maggio 201526 ESPERIENZE

assieme a quella di medicina, adutilizzare la metodologia formativaPBL (problem based learning). Se-condo la filosofia didattica di que-sta istituzione, l’apprendimento perproblemi prepara in modo più effi-cace gli studenti per i ruoli che essidovranno ricoprire al termine delpercorso di studi. Il Program Hand-book8 per l’a.a. 2014-15 recita “l’ap-prendimento è un processo di ri-cerca, un’abilità da sviluppare in

modo da poter essere utilizzata pertutta la vita, possibilmente in unambiente supportivo e che favori-sca l’apertura e la condivisione tradocenti e studenti“.Il PBL viene condotto in piccoligruppi di studenti, prevede moda-lità di auto-apprendimento e mira asviluppare abilità di relazione inter-personale, autonomia e capacità dileadership; inoltre promuove l’atti-tudine al pensiero critico e stimola

la capacità di auto-valutazione. Per consentire ai propri studenti diesperire questa modalità didattica,la facoltà di infermieristica dellaMcMaster University mette a dispo-sizione numerose risorse multime-diali, laboratori e biblioteche per lostudio indipendente, oltre a profes-sionisti capaci di condurre gruppisecondo la metodologia PBL.La persona è messa al centro delprocesso di apprendimento basatosui problemi (fig. 1) con una tecni-ca di narrazione che mira “portarein vita” la storia della persona (cli-nical scenario). All’interno del Mo-dello di Formazione Infermieristicadella McMaster University, la perso-na “al centro” può essere un pa-ziente/cliente, una famiglia/comu-nità o anche un operatore sanitarioo un altro individuo che possa dareorigine al processo di apprendi-mento e fornire quindi l’opportu-nità di esplorare i concetti apparte-nenti al core-curriculum della for-mazione infermieristica. Coerentemente con il modello Mc-Master della formazione infermieri-stica e della pedagogia narrativa,studenti e docenti si impegnano inun dialogo attivo e portano avantila riflessione sul processo di ap-prendimento al fine di migliorarne irisultati e di promuovere il senso dilearning community.

La mia esperienza L’inizio del tirocinio presso il NHR-SU è stato segnato da un momentodi benvenuto “mediatico”: con illancio del nuovo website, il centro

Figura 1

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27ESPERIENZE anno XXVI n. 1 - Maggio 2015

ha istituito una sezione “news”che, per la prima settimana di set-tembre 2014, ha riportato la notiziadi cui sopra13. Questo stile di accoglienza e coin-volgimento ha caratterizzato l’inte-ro periodo di soggiorno pressoquesto ente di ricerca infermieristi-ca canadese.

I miei obiettivi Avevo obiettivi importanti da rag-giungere in un tempo piuttosto li-mitato, ma non poteva lasciarmisfuggire la possibilità di parteciparealle molte iniziative del centro cer-cando sempre di focalizzarmi suaspetti quali:· Comprendere l’utilizzo di databa-se secondari di tipo amministrati-vo per la definizione del profilodella workforce infermieristica, inriferimento ai risultati delle ricer-che condotte presso il NHSRU eall’attività di monitoraggio ad og-gi in corso.

· Definire i possibili indicatori ed irispettivi dati da raccogliere permonitorare la condizione dellaworkforce infermieristica in uncontesto sottoposto a cambia-mento organizzativo come quellodell’AUSL di Ferrara.

· Partecipare, compatibilmente alruolo di visiting scholar ricoperto,alle attività di ricerca e confrontodel NHSRU.

Al fine di raggiungere gli obiettiviprevisti nel progetto di tirocinio, hoincontrato varie volte la referente,la professoressa Andrea Baumann,ed i suoi collaboratori. A fronte delgoal identificato e condiviso (toexamine the impact of the “care-focused” restructuring using availa-ble data collected from hospitaladministrative data bases at FerraraCommunity Hospital) sono statiipotizzati i possibili step da metterein atto:· comprendere ed identificare gliindicatori maggiormente rilevantie fattibili per misurare la condi-zione della workforce infermieri-stica, secondo le esperienze di ri-cerca su database secondari con-dotte presso il NHSRU;

· capire ed elencare quali dati do-vrebbero essere raccolti per mi-surare l’impatto del cambiamen-to organizzativo;

· capire se il settore gestione risor-se umane dell’AUSL di Ferrararaccoglie dai che possano essereusati per identificare il profilodella workforce infermieristica e,nello specifico: che dati vengonoraccolti, come viene fatto l’hou-sing dei dati, quali dati risulta fat-tibile prendere in esame per la

valutazione d’impatto della rior-ganizzazione per intensità di cu-re;

· identificare gli indicatori da mo-nitorare e l’arco temporale di os-servazione.

L’attività di conduzione del proget-to di tesi ha quindi previsto mo-menti di confronto con il referentedi tirocinio e suoi collaboratori,momenti di contatto con il relatoredella tesi e con il referente azien-dale presso il contesto di indagine(AUSL Ferrara. Essenziale, nella de-finizione degli indicatori da moni-torare, il documento in figura 2,che descrive un’esperienza di stu-dio condotta nel 2002-3 dai ricer-catori del NHSRU, presso l’ospeda-le di Hamilton, finalizzata all’utiliz-zo di dati provenienti da databaseamministrativi per comprendere lecaratteristiche della popolazioneinfermieristica in termini di età, an-zianità di servizio, tipo di contratto,tasso di assenteismo, intention toleave, ecc.L’idea di fondo è che i dati raccoltidal settore amministrativo delleAziende Sanitarie per fini mera-mente economici possano rappre-sentare una risorsa utile anche perla lettura del “benessere” della po-polazione infermieristica, o per lomeno consentano di tracciarne unprofilo e pianificarne la gestionecon maggiore consapevolezza. Questo tipo di monitoraggio vienetutt’oggi condotto in alcuni dei pro-getti di ricerca in corso presso ilNHSRU, come ad esempio il Nur-sing Graduate Garantee, un proget-to finanziato dal governo dell’Onta-rio per l’inserimento dei neo-lau-reati nel mondo del lavoro.

Partecipazione a meetinglocali e provinciali Il coinvolgimento nelle attività delNHSRU mi ha permesso di parteci-pare a momenti di incontro e coor-dinamento sia locale (meeting delcentro per la pianificazione delleattività e la conduzione dei progettidi ricerca in corso), sia provinciale(ad esempio presso il MOHLTC -Ministry of Health and Long TermCare di Toronto). I meeting sonostati organizzati sia attraverso in-contri “fisici” che attraverso phoneconference, viste le distanze delterritorio canadese. Nell’allegato 1ho riportato un ordine del giornodi una delle riunioni a cui ho parte-cipato.Tra gli argomenti trattati in occasio-ne dei meeting provinciali (Onta-rio), quelli ricorrenti e di maggioreinteresse sono stati:· strategie per l’orientamento dellaricerca/innovazione (principalitemi di interesse e fondi disponi-bili);

· strategie per fare network ed ot-timizzare le risorse (utilizzo con-diviso dei dati);

· progetti da attuare per garantirela stabilità della workforce infer-mieristica (retention e recruit-ment nelle aree rurali, invecchia-mento della popolazione infer-mieristica, monitoraggio dell’in-serimento dei neo-laureati nelmondo del lavoro, ecc).

Partecipazione alle attivitàdi ricerca del NHSRUUno dei maggiori progetti ad oggiin corso presso il NHSRU è il Nur-sing Graduate Guarantee, (fig. 3)un progetto finanziato dal Ministryof Health and Long Term Care cheprevede l’inserimento sovra-nume-rario (ossia “in più” rispetto all’or-ganico di base) di neo-laureati persei mesi, con contratto full time.Esiste una lista di ospedali cheaderiscono a questa iniziativa ed ineolaureati possono iscriversi on li-ne per poter essere inseriti in que-sto progetto ed essere chiamati.Durante i primi sei mesi i neo-lau-reati vengono retribuiti attraversofondi ministeriali; in questo modohanno il tempo di inserirsi in sicu-rezza nel contesto clinico (colman-do i gap formativi dovuti alla insuf-ficiente possibilità offerte dai tiroci-ni della laurea di base) e di inte-grarsi nel team professionale. Altermine di questi sei mesi gli ospe-dali sono incentivati all’assunzionedei neo-laureati. Questo progettoha come finalità quella di promuo-vere la stabilità del personale infer-mieristico e invertire la tendenzaFigura 2

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anno XXVI n. 1 - Maggio 201528 ESPERIENZE

canadese di assumere infermieripar-time su più ospedali (casualtynurse), modalità che in passato si èrivelata fallimentare sul piano degliesiti assistenziali.L’utilità di questo progetto (e del-l’investimento economico che ri-chiede) viene monitorata dal NH-SRU interrogando database ammi-nistrativi, ossia utilizzando dati di ti-po economico-gestionale per deli-neare il profilo della popolazioneinfermieristica coinvolta nell’NGG.Innanzitutto per capire se, alla finedei sei mesi, gli infermieri arruolatinel progetto vengono realmenteassunti e che tipo di contratto ot-tengono. Inoltre, la raccolta dati serve percomprendere qual è il profilo dellapopolazione infermieristica assuntaattraverso la modalità del progetto;ad esempio qual è il tasso di as-senteismo o il livello di intention toleave. In altre parole tentare di ri-spondere al quesito “investire risor-se per l’inserimento in sicurezzadegli infermieri neo-laureati e pro-muoverne l’assunzione full time atempo determinato migliora lecondizioni di lavoro, le motivazionidei professionisti, il clima organiz-zativo e gli esiti sui pazienti?” Perrispondere a tutte queste doman-de, i dati raccolti attraverso i data-base secondari vengono affiancatida altre indagini, quali una surveysulla soddisfazione rivolta ai neo-

laureati arruolati nel progetto, in-terviste semi-strutturate rivolte ailoro tutor e monitoraggio degli esitidei pazienti. Ho avuto anche lapossibilità di partecipare ad alcuneinterviste semi-strutturate, condottetelefonicamente, rivolte ai tutor eall’attività di lettura dei dati raccoltidirettamente dall’amministrazioneospedaliera e condivisi su piattafor-ma dedicata.

Partecipazione all’attività diKnowledge Translation andExchange (KTE)Il 15 settembre è stato organizzatoa Toronto il convegno dal titolo“Policy to Practice- Investing in yourworkforce”, nel-l’ambito dell’atti-vità di dissemina-zione e scambio diconoscenze deno-minata KTE. In talecontesto oltre allapresentazione del-lo stato di avanza-mento dei progettiin corso sull’argo-mento workforce,è stata prevista an-che una sessionechiamata “traineeperspective”, ovve-ro il punto di vistadei professionistiin formazione. È

stato chiesto ad otto studenti (lau-rea magistrale o dottorato) di pre-sentare l’argomento del loro pro-getto di tesi; sono stata coinvolta inquesta iniziativa che ha previsto untalk di 5 minuti (esatti!) con unaslide di supporto (fig. 4).

Altre attivitàLo svolgimento del tirocinio nellostimolante contesto della McMasterUniversity mi ha consentito inoltredi:· poter assistere alla thesis defensedi una studentessa della laureamagistrale, ossia il momento didiscussione della tesi “a porte

Figura 3

Figura 4

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dopo il cambiamento);· se ha chiesto dei permessi retri-buiti tipo 150 ore o legge 104(sempre in riferimento ai duemomenti prima e dopo);

· se i permessi retribuiti gli sonostati accordati;

· ore di formazione intra-aziendale(sempre in riferiment o ai duemomenti prima e dopo).

Per le UO oggetto di riorga-nizzazione, prima e dopo lariorganizzazione· numero di infermieri;· numero di OSS;· numero di posti letto;· numero di infermieri assunti;· numero di infermieri che dimessio pensionati.

Nel complesso anche gli altri obiet-tivi prefissati sono stati raggiunti inmodo esaustivo, anche in conside-razione del limite linguistico, osta-colo da mettere necessariamentein conto in questo tipo di esperien-ze oltreconfine.

Bilancio dell’esperienzaL’esperienza di tirocinio presso il

29ESPERIENZE anno XXVI n. 1 - Maggio 2015

chiuse” (solo con alcune figureselezionate) dove il candidatosostiene le scelte motivazionali emetodologiche del proprio lavorodi ricerca. La studentessa in que-stione ha presentato un’indaginequalitativa su come vengono vis-sute le esperienze di violenza fisi-ca e verbale dagli infermieri deireparti psichiatrici;

· incontrare la dirigente infermieri-stica del McMaster University Me-dical Centre, che mi ha spiegatolo skill mix con cui si configuranoi reparti in termini di professioniaddette all’assistenza (advancedpractice nurse, registered nurse,registered practical nurse e nurseaid), illustrato il modello organiz-zativo in uso e gli strumenti ope-rativi di cui hanno scelto di dotar-si per l’allocazione dei pazienti el’utilizzo ottimale della risorsaumana (Synergy model - Cur-ley,1998).

Goal raggiuntiRispetto agli obiettivi delineati perquesta singolare esperienza di tiro-cinio in un’istituzione extraeuro-pea, quello di maggior interesseper la conduzione del progetto ditesi era sicuramente l’identificazio-ne delle possibili variabili da misu-rare per monitorare la workforceinfermieristica in un contesto dicambiamento organizzativo. Il confronto con ricercatori espertidel NHSRU, il costante supportodei referenti in Italia, la consulta-zione della letteratura e il coinvol-gimento nei progetti di ricerca sullawokforce in corso presso il NHSRUhanno consentito l’identificazionedelle variabili che seguono.

Per ciascuno degli infermie-ri appartenenti alle UO og-getto di riorganizzazione· data di assunzione;· genere;· età;· tipo di contratto (full time/part ti-me; determinato/indeterminato);

· se è ancora in azienda o se ha la-sciato l’organizzazione (e perquale motivo, se pensionamentoo trasferimento);

· ore lavorate (in riferimento al-l’anno precedente rispetto ai duemomenti che si sceglie di pren-dere come riferimento, pre e po-st cambiamento);

· ore di straordinario (come so-pra);

· giorni da malattia o infortunio(come sopra);

· ruolo professionale (infermiere“semplice”, case manager o altro,sempre in riferimento a prima e

Nursing Health Service ResearchUnit è stata caratterizzata da un for-te senso di coinvolgimento, condi-visione e partecipazione. Si tratta di un contesto molto orga-nizzato, contraddistinto da una lea-dership forte e condivisa; gli obiet-tivi dei progetti che vengono intra-presi sono chiari, condivisi e fattibi-li. Avere la possibilità di portareavanti il mio progetto di tesi in unsimile contesto mi ha aiutata a ri-flettere sulla fattibilità degli obietti-vi e ad impostare il disegno com-plessivo del lavoro di tesi.Il limite linguistico rappresentasempre un ostacolo, sopratutto ini-ziale, quando si effettuano espe-rienze all’estero: si corre il rischio dicommettere errori ed i tempi si di-latano, poichè la comprensionedelle realtà e l’interazione con glialtri è più faticosa. Quest’inerzia ini-ziale è stata compensata dal gran-de senso di accoglienza e dall’op-portunità di vivere per qualche set-timana a contatto con un team diricerca infermieristica forte e strut-turato.

Allegato 1Network of Centre Directors in Health Services and Policy Research

Réseau des directeurs de centres de recherche sur les services et les politiques de santé

DRAFT AGENDAWed Sept 3, 2014 - Teleconference: 12-1:30pm EDTTelephone access number: 1-866-797-9101; at the prompt, enter passcode: 3900713#

Co-Chairs: Mike Green, Stephen Bornstein1 Introductions and Welcome 2 Approval of the Agenda3 Membership Update and Introductions4 IHSPR Updates: Canadian Health Services and Policy Research Allliance,

SPOR Network in Primary and Integrated HealthCare Innovations, SPORSUPPORT units and PICHI networks

5 CAHSPR Updates 6 National Data Platform – Possible CFI opportunity. Alan/Michael S7 Postdocs (recurrent item) 8 Confidential Roundtable9 Chair/Co-chair for 2014/1510 Meeting schedule for 2014/15

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anno XXVI n. 1 - Maggio 201530 ESPERIENZE

Racconto da LakkaA cura di Massimiliano Maietti

Massimiliano è un collega laureato nel 2002 presso l’Università Estense e che dal 2006 lavora al Pronto Soccor-so dell’Azienda Ospedaliero–Universitaria di Ferrara al quale abbiamo chiesto di raccontare la sua esperienza

a Lakka (Sierra Leone) presso il centro di trattamento per i malati di ebola allestito da Emergency.Il racconto intreccia esperienze umane e professionali tipiche della vita dell’infermiere (n.dr)

Da Lakka si vede l’oceano. Il cen-tro di trattamento per malati diebola allestito da Emergency sitrova a circa 10 Km dalla capitaledella Sierra Leone, Freetown, e acirca 5 km dalla nostra guesthouse. È un ospedale da campoformato da 4 tende che possonoaccogliere 5 o 6 malati ciascuna.Un piccolo centro se confrontatocon quelli di altre ONG, ma cherichiede l’impegno di più di centooperatori tra infermieri, medici,cleaners, guardie, autisti.Emergency lavora qui da più di10 anni, dove, dopo una lungaguerra civile che ha devastato ilpaese, ha costruito un ospedalechirurgico e pediatrico e offertotrattamento gratuito a migliaia dibambini, donne, uomini. Da alcu-ni mesi però, inaspettatamente, siè trovata a dover lottare con l’e-bola. Occuparsene, quindi, non è

stata una scelta, ma una neces-sità.

Il turno di lavoro si sviluppa su tregiorni: giorno (08-19), notte (19-

08), smonto. Il riposo non è pre-visto perchè gli infermieri interna-zionali sono troppo pochi, in ge-nere uno o due di giorno e solouno di notte. In ogni turno sonopresenti 6 infermieri locali, 14cleaners (più o meno i nostriOSS) e 4 guardie. L’ingresso nelletende non dovrebbe superare i40-50 minuti per via del caldo,del rischio di esposizione ai liqui-di organici e delle esalazioni deidisinfettanti, ma non sempre siriesce a rispettare perché il lavoroè tanto,i bisogni molteplici e noiin pochi. Si entra in media ognidue ore e spetta all’infermiere in-ternazionale formare le squadrein base all’esperienza del perso-nale a disposizione.

Prima di entrare in zona rossa,quella in cui si trovano i malati,occorre preparare attentamentetutto il materiale e i farmaci chesi pensa di utilizzare perché unavolta ricoperti dallo “scafandro”ogni gesto diventa un po’ piùcomplicato. In un piccolo contai-ner si trova il necessario per lavestizione. Si inizia testando ipropri stivali sostando un minutoin una bacinella d’acqua per con-trollare che non ci siano rotturesotto la suola. Poi si sceglie la tu-ta della giusta taglia, la si control-la, la si infila, si chiude la zip e ledue strisce di velcro anteriori finoalla gola. Un grembiule di gom-ma viene poi allacciato al collo eintorno alla vita. Una maschera vaa coprire la bocca e il naso e aquesto punto si può ricoprire la

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31ESPERIENZE anno XXVI n. 1 - Maggio 2015

testa con il cappuccio. Una ma-schera di plexiglass, precedente-mente cosparsa di antiappannan-te, viene fissata alla fronte facen-do attenzione che il cappuccio,stretto bene sotto il frontale, nonostacoli il campo visivo. Un primopaio di guanti viene controllato eindossato, ricoperto fino al polsodalle maniche della tuta e anco-rato da un elastico ai pollici. Infi-ne, il secondo paio di guanti, dicolore diverso dal primo per ac-corgersi di eventuali rotture, vie-ne controllato e infilato. Al termi-ne ci si ricontrolla a vicenda e ilnome e l’ora di ingresso vengonoscritte sul petto e sul dorso; nonsi entra mai soli, minimo in due.Prima di uscire dalla zona rossa siripete, molto lentamente e conancora maggior attenzione, tuttoil processo al contrario e ad ognipassaggio un cleaner disinfettacon uno sprayer ogni indumentoche viene tolto.

I pazienti giungono al centro diLakka trasportati dalle ambulanzedai distretti vicini, individuati gra-zie ad un pool di contact tracers,ragazzi che vanno di casa in casaa verificare la presenza di possibi-li persone infette, oppure arriva-no spontaneamente, in genere apiedi. Appena fuori dall’ingressodel centro c’è una tettoia di la-miera. Lì sotto, riparati alla me-glio dal sole o dalla pioggia, stesiper terra o su una panca di legno,i malati aspettano, per ore o gior-

ni, che si liberi un letto grazie aduna dimissione o, più probabil-mente, ad un decesso. Per i ma-lati più gravi spesso questa attesadiventa insuperabile. Al triage, l’o-peratore, in base ad un protocol-lo, decide se si tratta di un pa-ziente a rischio. In realtà, qui so-no considerati tutti a rischio, nonci si può permettere di sottosti-mare nulla. Terminata l’anamnesi,il malato, aiutato da due cleaners,viene completamente spogliato,lavato e gli viene dato un pigia-ma. I suoi abiti vengono poi bru-ciati.

Le prime due tende, quelle in cuiil paziente non è ancora sicura-mente positivo, sono per l’isola-mento. Qui il malato viene messoa letto, si prendono due accessivenosi, si fa il prelievo di sangueper il test della PCR, si mettonoin corso liquidi per la reidratazio-ne e antimalarici (nel dubbio, lamalaria qui ce l’hanno in tanti!!!!)e si posiziona il Foley. Sotto ogniletto un secchio da 20 litri serviràper raccogliere tutti i liquami cheil corpo non riuscirà a trattenere.Il prelievo viene poi portato in unvicino laboratorio gestito da su-dafricani e nel giro di 24-36 ore siha il risultato. Se il risultato è ne-gativo il paziente viene dimesso,purché non sia in pessime condi-zioni. In quel caso viene ritestato.Se invece è positivo, questo av-viene praticamente nel 95% deicasi, viene trasferito nella tendadel trattamento, la C. In realtà, almomento, un vero e proprio trat-tamento per l’ebola non esisteanche se in Europa e Stati Uniti èstato utilizzato qualche siero spe-rimentale con discreti risultati,oppure trasfusioni di sangue dipazienti convalescenti.

Sopra la testata di ogni letto c’èun monitor con cui si rilevano iparametri vitali ogni sei ore. Nonè possibile il monitoraggio conti-nuo dei pazienti perchè spessosono agitati e alcuni vomitanocontinuamente nonostante dosimassicce di antiemetico, oppure

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anno XXVI n. 1 - Maggio 201532 ESPERIENZE

si strappano l’accesso venoso. Seil malato migliora, generalmentedopo una decina di giorni dal ri-covero, viene trasferito nella ten-da D, quella dei convalescenti, eritestato. Se il prelievo risulta ne-gativo il paziente è consideratoguarito, viene lavato, gli vengonoforniti vestiti nuovi e può tornarea casa. Se invece non ce la fa,una squadra di quattro cleanersentra sotto la tenda, cosparge lasalma con ipoclorito di calcio al5%, lo avvolge in due grandi bor-se impermeabili e lo trasportanella camera mortuaria. Purtrop-po buona parte dei nostri pazien-ti ha un’età compresa tra i 20 e40 anni e molti sono i bambinisotto i 10 anni.

STORIE

Iye ha 74 anni ed è la pazientepiù anziana che abbiamo tratta-to. Anziana è un eufemismo, vistoche l’aspettativa di vita mediadella Sierra Leone è di 46 anni. È la santona del suo villaggio maora è lei la malata. All’ingresso sinota da subito che non è molto“comoda” e non riusciamo a dar-le praticamente nessun tipo di te-rapia visto che dopo poche ore sistrappa gli accessi venosi e il fo-ley e la prima notte la dorme perterra. Probabilmente non è abi-tuata al letto. Ma se Iye è soprav-

vissuta per tre quarti di secolo inquesto minuscolo angolo d’Africaun motivo ci sarà; nei giorni suc-cessivi, dopo un primo periodocritico, comincia a riprendersi, abere e a mangiare con crescenteappetito e dopo circa 2 settimanese ne torna, da vincitrice, nel suovillaggio, pronta per tornare acurare i suoi fratelli. Altro cheebola, ci vuole ben altro per scal-fire Iye.

Momoh ha 10 anni. Arriva in am-bulanza insieme alla mammache però, già gravissima, muoredurante il triage,anche Momohsta male, ha la febbre molto altaed è disidratato per via della

diarrea e vomito che probabil-mente ha da diversi giorni. Leprime notti le passa chiamando,anzi urlando, il nome della mam-ma. Da fuori la tenda cerchiamodi rincuorarlo ma è impossibile.Momoh però è bravissimo. Resi-ste in un letto da solo, con le fle-bo attaccate alle sue minuscolebraccia e dopo alcuni giorni co-mincia a migliorare. Il suo pen-siero però è sempre per la mam-ma, continua a chiamarla spessoe non vuole mangiare. Ogni ope-ratore che entra in tenda cerca dicoccolarlo e viziarlo imboccando-lo e finalmente riprende a man-giare da solo anche se fatica an-cora a camminare. Riusciamo arintracciare uno zio a cui affidar-lo e Momoh può così uscire. È guarito.

Abdul ha solo 8 mesi, è il pazien-te più piccolo tra quelli passatiper Lakka e giunge anche lui in-sieme alla mamma. Al primo testlei risulta positiva, ma lui ancoranon ha l’ebola. Però lei lo sta al-lattando, è solo questione di tem-po! Dopo alcuni giorni ritestiamoil piccolo e, ovviamente, si è posi-tivizzato anche lui. La mammapeggiora velocemente, è moltomagra, debole, non mangia e l’i-dratazione per via venosa sem-bra non essere sufficiente. Abdulinvece pare andare benino, man-

Abdul

Momoh

Iye

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33ESPERIENZE anno XXVI n. 1 - Maggio 2015

gia un po’ di latte e bi-scotti e succhia dai seniormai prosciugati dellamadre. Quando lei muore,il bimbo viene accudito dauna paziente che è in viadi guarigione; gli dà damangiare e lo tiene nelletto con lei. Siamo felici diquesta situazione, unanuova mamma incontratasotto una tenda di malatidi ebola. Dopo qualchegiorno Abdul ha la febbrealta, inizia a vomitare.Non si riesce d incanulareuna vena, non si riesce a fare nes-sun tipo di terapia, lo sciroppo diparacetamolo rimane nello sto-maco solo per pochi minuti. Il mat-tino seguente, Abdul raggiunge lasua mamma.

Alpha e Fatmata sono padre e fi-glia. Lui è un ometto di 40 anni,magrissimo e non tanto alto. Taci-turno, non si lamenta mai. Tra-scorre le sue giornate seduto sulletto e in breve tempo, dalla tendadel trattamento viene trasferitonella tenda D, quella dei convale-scenti, ormai sulla via della guari-gione. Al suo posto, sotto la stessatenda, viene ricoverata Fatmata. E’sua figlia ed è esattamente l’oppo-sto dl Alpha. Alta, in carne, unabella ragazzona che sembra il ri-tratto della salute. Ma è un ritratto

che dura poco. Pochi giorni, poiFatmata comincia a vomitarla feb-bre arriva a 41 gradi, va in coma.E muore. Accade di pomeriggio.Alpha, il padre, è nella tenda difianco. Non sa nulla. I cleaners en-trano, fanno il loro lavoro, avvol-gono il corpo in due grandi sacchidi plastica e lo trasportano nellacamera mortuaria. Dalla tenda C,dov’era Fatmata, si passa obbliga-toriamente davanti alla tenda D,dov’è Alpha. Lo chiamiamo e glidobbiamo dire che avvolto in queiteli c’è il corpo della figlia. Lui hagli occhi lucidi. Due parole riescea dire. “Thank you”.

Abu è un calciatore di circa 20anni, fisico atletico, esuberante,ma anche simpatico, entra nel no-stro centro in discrete condizionima inizia a manifestare veloce-

mente i sintomi neurolo-gici caratteristici della faseavanzata della malattia.Inizialmente migliora, fa leflessioni e corre sul postoper mantenersi in forma.Ma ha di nuovo un peg-gioramento, fatica a respi-rare, ha la febbrealtissima, vomita di conti-nuo, va in edema polmo-nare, più volte, entra incoma. Gli diamo ossigeno,diuretici, tentiamo tutte leterapie disponibili ma èinutile, pensiamo. Tra-

scorre 3 o 4 notti in queste condi-zioni poi, una mattina, sembramiracolosamente rinato. Chiede lacolazione, sorride a tutti e nel girodi una settimana guarisce. Abupuò tornare a giocare a pallone.

Queste sono solo alcune dellestorie dei malati di ebola cheho avuto la fortuna di incro-ciare. A tutt’oggi sono più di 20 milale persone che si sono infet-tate. 20 mila storie simili aqueste. Ma per noi occidentali, infondo, la cosa importante èche l’ebola rimanga un pro-blema dell’Africa o di qualchemondo lontano, che rimangafuori dai nostri confini. Tutto ilresto sono solo parole.

Abu

Alpha e Fatmata

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La rivista Infermiere-Collegio pubblica articoli originali di na-tura scientifica, comunicazione di esperienze professionali,comunicazione di eventi congressuali e scientifici, lettere erichieste aventi carattere di interesse generale in campo In-fermieristico, Medico e Sociale e comunque attinenti la Pro-fessione Infermieristica.I lavori possono pervenire su supporto cartaceo ed eventual-mente elettronico e dovranno avere queste caratteristiche:• lettere, lettere aperte: devono essere dattiloscritte in sin-gola copia e contenere generalità, titoli professionali e isti-tuzione di appartenenza degli Autori, nonché recapitotelefonico e indirizzo completo dell’Autore referente.

• articoli scientifici, comunicazioni professionali: devono per-venire in copia dattiloscritta o su corrispondente dischetto(in formato PDF o Word) etichettato con nome degli Autorie titolo dell’opera; il testo degli articoli non dovrà superarele 15 cartelle dattiloscritte di 30 righe, ognuna con 60 bat-tute spazio 2, più un massimo di 5 tabelle numerate o fo-tografie, entrambe in originale.

Gli articoli dovranno essere corredati da un riassunto in ita-liano contenuto in 150 parole, nonché da: nome, cognomedell’autore, qualifica professionale, nome dell’ente di appar-tenenza, recapito postale e telefonico. La bibliografia deve essere limitata all’essenziale, i riferimentibibliografici vanno indicati con numeri progressivi posti traparentesi ed inseriti nel corpo del testo.Illustrazioni, fotografie e tabelle devono essere allegate insingoli fogli o in formato elettronico nel dischetto, ordinatenumericamente (Tab. 1; Fig. 1) ed avere qualità elevata di ri-produzione grafica.Gli Autori rimangono responsabili dell’autenticità e veridicitàdel contenuto dei lavori inviati, dei riferimenti esposti, del-l’originalità delle illustrazioni e tabelle, ecc…Tutti i lavori devono essere inviati in busta chiusa con letteradi accompagnamento che autorizza la pubblicazione.I materiali inviati non verranno comunque restituiti salvoespliciti accordi.

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