Rivista In & Out IPASVI Padova

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abb. annuale € 3 - autorizz. del trib. di PD n. 1624 del 3-11-1998 - spediz. in abb. postale, 45% art. 2 comma 20/B legge 662/96 - liale di Padova Numero 35 - Novembre 2012 - Trimestrale del Collegio Infermieri Professionali, Assistenti Sanitari e Vigilatrici d’Infanzia della Prov. di PD 35 Novembre 2012 dal Consiglio Direttivo – Editoriale Nuovo piano socio sanitario veneto attualità L’infermiere case manager all’interno dei centri di decadimento cognitivo Gentlecare: un modello di assistenza per l’Alzheimer Lo stoma_care il Collegio informa ECM. Come si evolve la normativa. Nuove linee guida per l’accreditamento INSERTO CIVES PADOVA – Editoriale Costituzione Gruppo CIVES Diventare infermieri volontari CIVES Padova Cives Padova ha solo 4 mesi e ha già fatto molta strada Primo convegno provinciale 14 dicembre 2012 Soccorso acquatico

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Novembre 2012 (edizione completa)

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abb. annuale € 3 - autorizz. del trib. di PD n. 1624 del 3-11-1998 - spediz. in abb. postale, 45% art. 2 comma 20/B legge 662/96 - �liale di PadovaNumero 35 - Novembre 2012 - Trimestrale del Collegio Infermieri Professionali, Assistenti Sanitari e Vigilatrici d’Infanzia della Prov. di PD

COLLEGIOIPASVI DI PADOVA

[email protected] - www.ipasvipd.itTel. 049 8968116 - Fax 049 8962838

novembre 2012

IPASVI35Novembre 2012

dal Consiglio Direttivo– Editoriale– Nuovo piano socio sanitario

veneto

attualità– L’infermiere case manager

all’interno dei centri didecadimento cognitivo

– Gentlecare: un modello diassistenza per l’Alzheimer

– Lo stoma_care

il Collegio informa– ECM. Come si evolve la

normativa. Nuove linee guidaper l’accreditamento

INSERTO CIVES PADOVA

– Editoriale– Costituzione Gruppo CIVES– Diventare infermieri volontari

CIVES Padova– Cives Padova ha solo 4 mesi

e ha già fatto molta strada– Primo convegno provinciale

14 dicembre 2012– Soccorso acquatico

CIVES PADOVA 2012

SPECIAlE

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“In&Out” liberamente pubblica articoli inediti di interesse infermieristico, previa approvazione del Comitato di Redazione. L’articolo è sotto la responsa-bilità dell’Autore o degli Autori, che devono dichiarare: nome, cognome, qualifica professionale, ente di appartenenza, recapito postale e telefonico. Ilcontenuto non riflette necessariamente le opinioni del Comitato di Redazione e dei Consigli Direttivi. Quando il contenuto esprime o può coinvolgere laresponsabilità di un Ente, o quando gli Autori parlano a suo nome, dovrà essere fornita anche l’autorizzazione dei rispettivi responsabili.

Il testo deve essere il più conciso possibile, compatibilmente con la chiarezza di esposizione. Le bozze verranno corrette in redazione. I lavori non richiestie non pubblicati non verranno restituiti.Le citazioni bibliografiche devono essere strettamente pertinenti e riferirsi a tutti gli Autori citati nel testo. Le citazioni da periodici devono comprende-re: il cognome e l’iniziale del nome dell’Autore o dei primi due Autori, nel caso di più di due Autori, verrà indicato il nome del primo, seguito da “et al”;il titolo originale dell’articolo, il titolo del periodico; l’anno di pubblicazione, il numero del volume, il numero della pagina iniziale.

Le citazioni di libri comprendono: il cognome e l’iniziale del nome degli Autori, il titolo del libro (eventualmente il numero del volume e della pagina, sela citazione si riferisce ad un passo particolare), l’editore, il luogo e l’anno di pubblicazione. Gli Autori che desiderano la riserva di un certo numero dicopie del numero contenente il loro articolo, devono farne richiesta esplicita al momento dell’invio del testo. Tutto il materiale deve essere spedito orecapitato al Collegio IPASVI di Padova, Via G. Rossa, 35 - Roncaglia di Ponte San Nicolò - 35020 Padova.

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Comitato di RedazioneEmiliano Bedon, Paolo Bergantin, Irma Canazza, Fabio Castellan, Daniele Farro, Francesca Ferraretto,Manuela Marangon, Claudia Menini, Andrea Merlo, Liana Pasin, Graziano Scarparo, Daniele Soldà,

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AmministrazioneVia G. Rossa, 35 - 35020 Ponte San Nicolò (Padova) - Tel. 049 8968116 - Fax 049 8962838

StampaTipolito Ponchia - Via Danieletti, 41 - Padova - Tel. 049 615130 - Fax 049 8642835

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Data 26/10/2012 A TUTTI GLI ISCRITTILORO SEDE

Oggetto: CONVOCAZIONE ASSEMBLEA ANNUALE 2012, D.P.R. 5 aprile 1950, n. 221 art. 23comma 1.

Si comunica che il giorno 29 novembre 2012 alle ore 23.00, in prima convocazione, ed il giorno

SABATO 01 DICEMBRE 2012 alle ore 09.30in seconda convocazione presso

Fondazione OIC - Centro Formativo “Varotto Berto” - Via Toblino 53 a Padova,è indetta la

ASSEMBLEA ORDINARIA ANNUALE DEGLI ISCRITTI

ORDINE DEL GIORNO

— Relazione del Presidente al Bilancio preventivo 2013— Presentazione del Bilancio preventivo 2013— Variazione di assestamento del bilancio di previsione 2012— Varie ed eventuali

Auspicando una numerosa presenza da parte di tutti i collegiati, ringrazio fin d’ora quanti vorrannorendersi disponibili per migliorare e poter condividere l’attività del Collegio.

IL PRESIDENTEFabio Castellan

___________________________________________________________________________________

I Colleghi che non potessero intervenire hanno facoltà di delegare a rappresentarli un iscrittopartecipante all’Assemblea.La delega in calce alla presente dovrà essere consegnata dalla persona delegata all’inizio del l’As -sem blea. Ogni iscritto partecipante non può avere più di due deleghe.

Contando sulla Vostra partecipazione, inviamo cordiali saluti.

Delego il/la Sig.__________________________________________ a rappresentarmi all’AssembleaAnnuale Ordinaria degli iscritti che si terrà il giorno 01/12/2012 alle ore 09.30.

Firma _______________________________

N.B. il presente avviso ha validità di convocazione a tutti gli effetti ai sensi dell’art. 23 delD.P.R. 05/04/1950 N. 221.

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dal Consiglio Direttivo

Cari Colleghe e Colleghi,

Le dinamiche sociali economiche e istituzionali che s’intrecciano in questa fase stori-ca, evidenziano il prodursi di percorsi evolutivi che potranno impattare significativamentee in una logica di discontinuità sugli attuali paradigmi del sistema sanitario e di quello for-mativo. Tutto questo porta ad un ripensamento dell’intero “sistema organizzativo ed assi-stenziale”, in particolar modo in specifici ambiti e il ruolo forte che ad oggi viene richie-sto a tutti gli Infermieri, sia a quelli impegnati nella clinica che a quelli impegnati nella sferamanageriale, è la “gestione del cambiamento”.

Se da un lato il sistema rende necessario riorganizzare gli ambiti di cura e di assistenza, sia ospedalieri cheterritoriali, perseguendo processi basati sulla continuità che tendono alla standardizzazione e sistematizza-zione delle principali prestazioni, dall’altro la professione infermieristica deve ridefinire gli ambiti di attività conmodalità multiprofessionali e l’ampliamento di competenze e responsabilità acquisite nel percorso formativo.

Ecco allora che come professionisti dobbiamo essere pronti ad affrontare il cambiamento orientando, attra-verso la comprensione della realtà, l’elaborazione di incisive politiche professionali e la condivisione delle scel-te strategiche.

Diventa fondamentale dare visibilità alle esperienze quotidiane che gli infermieri hanno pensato, realizzato eportano avanti, spesso silenziosamente, proprio perché impegnati nei confronti del paziente/utente a garanti-re un miglioramento continuo dell’assistenza. Oggi serve dare voce e visibilità affinchè il valore di questo impe-gno diventi un valore a beneficio di tutti.

Questo impegno deve essere più forte, convinto e condiviso per confermare e consolidare le mete raggiuntema anche per continuare il percorso di crescita e sviluppo che contraddistingue ogni professione nella pienaconsapevolezza che la forza dell’infermieristica sta proprio nella funzione dell’assistere, che garantisce la fun-zionalità di tutto il sistema della salute (evidenza sempre dimenticata, ma che vogliamo riportare al centro dellescelte della comunità alleandoci con i cittadini, nostri referenti di sempre). Serve però fare attenzione perchéil continuo aumento della domanda di salute e la crescente complessità dei bisogni di assistenza con una con-temporanea pesante contrazione della disponibilità economica/finanziaria, rischia di essere il motivo per ilquale le organizzazioni, non solo quelle sanitarie e socio sanitarie, propongono interventi correttivi motivati dalogiche efficientistiche. Logiche che spesso hanno poco a che fare con il riconoscimento e la valorizzazioneprofessionale quale elemento che garantisce interventi e prestazioni assistenziali di qualità, sicuri ed appro-priati.

Sappiamo benissimo che uno dei fattori determinanti per il buon andamento e la qualità dei servizi sanitari esocio-sanitari è costituito dall’insieme degli operatori che diventano l’interfaccia principale tra il sistema e i cit-tadini e assumendo così un ruolo centrale nella realizzazione di risposte di qualità, efficienza e appropriatez-za dei percorsi di cura e di assistenza, dell’efficacia della relazione umana e professionale

Noi tutti quindi siamo chiamati a vigilare ma anche ad essere attivi e partecipi nella definizione delle scelte futu-re, sia come cittadini sia come professionisti.

La professione ha ottenuto in ambito formativo, clinico e gestionale, teoriche posizioni cercate per decenni.Sono certamente conquiste, ma ora abbiamo bisogno di affermare e consolidare i nostri ruoli nei conte-sti di vita lavorativa.

EDITORIALEdi Fabio Castellan

PRESIDENTE COLLEGIO IPASVI - PADOVA

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dal Consiglio Direttivo

Necessario, sofferto durante il percorso di elaborazione maalla fine ricco di novità per loscenario sanitario di tutto ilVeneto, quindi per tutti i cittadini, per le professioni sanitariee, nello specifico, per la professione infermieristica.L’approvazione in Consiglio della Regione Veneto del PianoSocio Sanitario (PSSR), avvenuta il 20 giugno scorso, rap-presenta la conclusione di un percorso intriso di confronti,dibattiti e proposte (fra tutte quelle avanzate anche dalCoordinamento regionale Ipasvi) e, allo stesso tempo, l’iniziodi una nuova fase, quella dell’attuazione degli obiettivi fissati.

La Legge regionale n. 23 del 29 giugno 2012 dal titolo“Norme in materia di programmazione socio sanitaria eapprovazione del Piano Socio Sanitario regionale 2012-2016” è stata pubblicata in via definitiva sul BUR Veneton° 53 del 6 luglio 2012 e individua gli indirizzi di program-mazione socio-sanitaria regionale per il quinquennio 2012-2016.

Il documento, composto da 20 articoli e dall’allegato cheentra nel dettaglio della questione, risponde in buona parteall’esigenza di evoluzione organizzativa della sanità venetavisti i cambiamenti dei bisogni di salute che in questi anni sisono susseguiti. Non bisogna dimenticare però che manca-no da definire i nuovi standard delle dotazioni organiche delpersonale, le schede ospedaliere e quelle territoriali che, difatto, disegneranno la geografia sanitaria di tutta la Regione.

Oltre a elementi di governan-ce, la Legge approvata punta aridurre il numero degli ospeda-li e dei posti letto, potenziandola rete territoriale.

Ecco alcune delle principali novità della nuova Legge:• la previsione di ridurre le 21 Aziende sanitarie territorialiattuali sulla base di un bacino di utenza ideale compresotra 200/300 mila abitanti (al fine dichiarato di assicurarele migliori performance gestionali ed assistenziali), fattesalve le specificità territoriali di montagna, laguna e del

Polesine (in conformità a quanto previsto dall’articolo 15dello Statuto);

• la nomina del direttore generale della sanità veneta affi-data al Consiglio regionale (su proposta della Giunta);

• l’incarico triennale, non più quinquennale, dei direttorigenerali delle Ulss e della relativa terna di comando; ildirettore generale non può effettuare più di due mandaticonsecutivi nella stessa azienda;

• la valutazione annuale del loro operato da parte di Giunta,Consiglio e sindaci;

• il potenziamento della figura del direttore sociale, non piùnominato coordinatore, che assume anche la responsabi-lità di coordinare i servizi sanitari territoriali;

• l’obbligo della trasparenza di bilancio per le Ulss e tutti glienti accreditati che godano dei finanziamenti regionali;

• il dirigente sanitario responsabile della Direzioni delleProfessioni Sanitarie è un operatore appartenente alleprofessioni di cui alla legge n. 251/2000, in possesso deirequisiti professionali previsti dalla normativa vigente. Ènominato dal direttore generale, attraverso idonea proce-dura selettiva ai sensi delle disposizioni normative e con-trattuali vigenti.

Novità anche per la nomina dei primari: i direttori generalidovranno rendere pubbliche le motivazioni di tali nomine e afine incarico il loro operato dovrà essere valutato in base alleprestazioni erogate, alla valorizzazione dei collaboratori, allasoddisfazione degli utenti e al rispetto dei vincoli di budget.

Anche la rete degli ospedaliviene riorganizzata sulla basedei diversi livelli di specializza-zione e di intensità di cura: aidue poli di eccellenza di

Padova e Verona (centri universitari), si affianca la rete degliospedali territoriali, organizzati secondo il modello anglosas-sone Hub&Spoke. Letteralmente, Hub&Spoke può esseretradotto come mozzo e raggi. L’immagine più immediata èquella di una bicicletta in cui al mozzo sono collegati tutti i

Dopo 16 anni è giunto il nuovo Piano Socio Sanitario della Regione Veneto.Appro vato il 20 giugno dal Consiglio regionale, ora si atten dono le schede

ospe daliere e territoriali e i nuovi standard delle dota zioni organiche del personale.

NUOVO PIANOSOCIO SANITARIO VENETO

COMITATO DI REDAZIONE IPASVI

Meno ospedali,maggior azionesul territorio La rete

Hub&Spoke

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dal Consiglio Direttivo

raggi, senza essere collegati direttamente tra loro. Lo stes-so principio è utilizzato per questo sistema logistico dove aun punto centrale, che viene definito come il baricentro delleoperazioni, vengono collegate tutte le altre operazioni satel-lite, che non verranno messe in contatto diretto tra loro.Questo modello (adottato dalle compagnie aeree) viene uti-lizzato anche per le reti ospedaliere, dove viene specializza-to un unico centro (Hub) per la cura di una determinata malat-tia e concentrata l’assistenza sanitaria, supportata da unarete di servizi (Spoke) che convogliano i malati al raggiungi-mento del livello minimo di gravità necessaria per poter usu-fruire di quelle specifiche cure.Gli ospedali Hub, collocati nei capoluoghi di provincia, sonotarati per assistere un milione di abitanti garantendo tutte lespecialità di base e di media intensità, gli ospedali Spoke,con un bacino ideale di 200mila abitanti, saranno dotati dipronto soccorso e specialità di base come chirurgia genera-le, medicina interna, oncologia, cardiologia con unità coro-narica, ostetricia e ginecologia, pediatria, ortopedia, terapiaintensiva, neurologia, urologia, psichiatria, geriatria e servizidi diagnosi e cura.Il numero dei posti letto per acuti scende a 3,5 per mille (l’in-dice nazionale è 4), quelli per riabilitazione e lungodegenzasaranno 0,5 ogni mille abitanti e si individua un nuovo para-metro di 1,2 posti letto ogni mille abitanti da ricavare innuove strutture intermedie extra-ospedaliere.�L’attuazione del Piano è ora affidato allaschede di program-mazione ospedaliere e territoriali, che dovranno indicare,azienda per azienda, numero e organizzazione dei presidi,specialità, reparti, posti letto, day hospital, strutture inter-medie e servizi ambulatoriali.

Entro il 31 dicembre 2012 laGiunta regionale, d’intesa conla competente Commissioneconsiliare, definisce, comeprevisto dall’articolo 8, le dota-

zioni standard del personale sanitario, professionale e ammi-nistrativo dei servizi sanitari e socio-sanitari necessari agarantire l’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza(LEA) con riferimento ai bacini territoriali coincidenti con leaziende Ulss. Entro il 30 giugno 2013 la Giunta regionale,sempre d’intesa con la competente Commissione consiliare,definisce i costi standard per le prestazioni sanitarie funzio-nali all’erogazione dei LEA.Restano poi da definire le schede di dotazione ospedaliera eterritoriale ovvero il vero “cuore pulsante” del Piano.Le schede di dotazione ospedaliera definiscono, in baseall’articolo 9, la dotazione strutturale ospedaliera delle azien-de Ulss, dell’Istituto oncologico veneto (Iov), delle Aziendeospedaliere e delle strutture private accreditate e indicanol’ammontare dei posti letto per aree omogenee e le unitàoperative autonome, specificando la tipologia di struttura inunità complessa e semplice a valenza dipartimentale e il set-

ting ordinario, diurno o ambulatoriale, intendendosi per ordi-nario il ricovero organizzato sulle 24 ore.Infine, l’articolo 10, che stabilisce che la Giunta regionaleapprova (in conformità a quanto previsto dall’articolo 1,comma 3, sentita la competente Commissione consiliare,che esprime parere obbligatorio e vincolante entro 90 giornidal ricevimento del provvedimento, come nel caso delleschede ospedaliere, decorsi i quali si prescinde dal parerestesso, contestualmente alle schede di dotazione ospedalie-ra) al fine di rendere omogenea la prevenzione, l’assistenzae la cura nel proprio territorio e per garantire la continuitàdell’assistenza e delle cure, le schede di dotazione territo-riale delle unità organizzative dei servizi e delle strutture diricovero intermedie da garantire in ogni azienda Ulss, tenen-do conto dell’articolazione distrettuale, della distribuzionedelle strutture sul territorio regionale nonché dell’accessibili-tà da parte del cittadino. Le schede di dotazione territorialecontengono anche la previsione delle strutture residenziali esemiresidenziali sanitarie e socio-sanitarie. Sono fatte salvele specificità del territorio bellunese, del Polesine, delle areemontane e lagunari, delle aree a bassa densità abitativa.La Giunta regionale dovrà presentare le schede entro gennaio2013 e sottoporle al parere obbligatorio e vincolante dellaCommissione, che avrà quindi ampio margine di intervento.

L’approvazione del Piano hariscosso la soddisfazione ditutto l’Ipasvi veneto soprat-tutto perché viene postaattenzione alla professione

infermieristica. L’approvazione del Piano viene consideratauna formidabile base di partenza per avviare una profonda ediffusa discussione all’interno del gruppo professionale,provvedimento di riequilibrio in cui finalmente viene ricono-sciuto il ruolo della professione infermieristica, scommessache tutti noi dobbiamo vincere.

Tra le novità più apprezza-te dall’Ipasvi regionale, lefigure del direttore delleprofessioni sanitarie, insie-me al dirigente per l’area

ospedaliera e per l’area territoriale, la possibilità per le azien-de di trasformare i coordinatori di dipartimento in dirigenti ela possibilità che a dirigere i servizi territoriali possa essereanche un infermiere.

La professione infermieristi-ca è più volte citata neldocumento sanitario regio -nale. Vediamo alcuni impor-tanti passaggi.

Questioni aperte

Il consensodel coordinamentoregionale IPASVI

Professione, PSSRe case manager

Le possibilità di sviluppo professionaleper gli infermieri

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Nel capitolo 3.1 Assistenza territoriale, rilevante il puntonel quale si afferma che, fra i criteri cardine su cui si fondal’organizzazione distrettuale, vi è “la valorizzazione del ruolodell’infermiere nel prendersi cura autonomamente del pro-cesso di nursing nell’ambito del percorso assistenziale, svol-gendo la funzione di case manager della persona in stato dicronicità, attivando le risorse assistenziali e comunque coor-dinandosi con il medico/pediatra di famiglia”.

Al capitolo 3.1.2 Modelli organizzativi dell’assistenzaterritoriale, fra le caratteristiche peculiari delle Medicine diGruppo Integrate viene indicato “di realizzare programmi diprevenzione, erogare prestazioni per il paziente acuto egestire il paziente cronico, ampliando il ruolo del personaleinfermieristico nella gestione della cronicità e nelle iniziativepromozionali sugli stili di vita”.�Nel medesimo punto vienechiaritocome il nuovo approccio “presuppone una medicinadi famiglia organizzata e coadiuvata da personale infermieri-stico, di supporto ed amministrativo, una collaborazione fun-zionale con gli specialisti territoriali ed ospedalieri, la messaa punto di un sistema informativo integrato”.

Capitolo 3.1.3 La filiera dell’assistenza territoriale, nelparagrafo Cure domiciliari, importante sottolineare una dellelinee di indirizzo, cioè “lo sviluppo pianificato, in manieraomogenea a livello regionale, di modelli che garantiscano lacontinuità dell’assistenza, consolidando le esperienze diammissione e dimissione protetta con il pieno coinvolgimen-to del medico di famiglia, valorizzando il ruolo del casemanager (infermieristico) quale figura di collegamento e faci-litatore organizzativo, responsabilizzando e coinvolgendo lafamiglia nell’attuazione del Progetto Assistenziale Indivi dua -lizzato” e, poche righe dopo, dove si indica come “l’assisten -za infermieristica distrettuale, rientrando tra i livelli di assi-stenza che devono essere salvaguardati, dovrà essere assi-curata nelle 24 ore, 7 giorni su 7”.

Nel paragrafo I capisaldi della filiera dell’assistenzaterritoriale viene posta attenzione alle possibilità di svilup-po per gli infermieri e si ritorna a parlare di case manager :“si prevede lo sviluppo delle professioni sanitarie con valo-rizzazione della figura dell’infermiere, anche attraverso l’at-tribuzione di ruoli gestionali. Per una efficace e razionaleorganizzazione, gestione ed integrazione degli infermieri nelteam multiprofessionale, il Direttore della funzione territoria-le si avvarrà del supporto di un responsabile infermieristicoche partecipi alla programmazione delle attività distrettuali,suppor ti l’implementazione di modelli assistenziali innovativicoerenti con la metodologia del nursing case management,supporti le sperimentazioni di nuovi modelli organizzativiassistenziali. In particolare viene considerata strategica lafunzione di case manager per realizzare la continuità ed ilcoordinamento dell’assistenza”.

Spostandosi dal territorio all’ospedale e quindi da un capito-lo all’altro, precisamente al

3.2.2 Modelli organizzativi gestionali, si evidenzia “lavalorizzazione delle competenze in termini organizzativi edella relativa responsabilità del personale infermieristico,tecnico-sanitario, della riabilitazione e della prevenzione,eventualmente coinvolgendo i servizi sociali qualora neces-sario, nonché della professione ostetrica, anche con assun-zione di ruoli gestionali all’interno del percorso ospedaliero”e, soprattutto, si fa riferimento all’importante legge del2000: “Il processo di assistenza infermieristica, sia ospeda-liera sia dei servizi territoriali e la gestione delle relative risor-se afferisce al responsabile del Servizio delle professionisanitarie non mediche, ai sensi della L. n. 251 del 2000”.

Il PSSR stabilisce e detta lelinee guida in tema di sanitànella Regione Veneto e rappre-senta un punto di arrivo impor-tante se teniamo conto che la

precedente legge regionale sanitaria era in vigore dalla metàdegli anni novanta (precisamente dal 1996 con Legge regio-nale del 3 febbraio).Negli ultimi anni la sanità ha visto dei grossi cambiamenti adiniziare dai bisogni assistenziali dei cittadini. Basti pensareall’aumento dell’età media e alla conseguente necessità diincrementare l’azione sul territorio. Non a caso il Piano con-tiene una nuova impostazione dei servizi di assistenza e dicura, che punta a ridurre il numero degli ospedali e dei postiletto e a potenziare la rete territoriale, facendo perno suidistretti (uno ogni 100mila abitanti, fatte salve le specificitàterritoriali), sui medici di base associati in gruppo (Utap) e sunuove strutture residenziali (ospedali di comunità, hospice,Rsa, centri diurni, comunità).Il documento contiene, inoltre, importanti novità che vannonell’ottica della trasparenza e del merito.Da un altro punto di vista il PSSR approvato rappresenta unpunto di partenza che deve servire a costruire le basi peruna sanità che soddisfi le esigenze della popolazione.Vistoche i posti letto saranno ridotti bisogna subito porre atten-zione e dedicare risorse al territorio che, allo stato attuale,sono carenti e non adeguate a supportare il cambiamento.Un cambiamento che non è solo di carattere sanitario maanche culturale. Ed è questo uno dei punti di forza, anche senon mancano delle zone grigie, del documento: una visioneche pone le basi per una modifica strutturale.Il PSSR può essere visto come un punto di partenza ancheper la professione infermieristica in quanto, dopo vari incon-tri e confronti avuti fra le diverse forze politiche e il Coor -dinamento regionale Ipasvi, sono stati ottenuti buoni ricono-scimenti, a testimonianza dell’importanza, maturata e con-solidata negli anni, del ruolo professionale. L’impegno, in pri-mis, dei Collegi Ipasvi dovrà essere quello di far sì che lepossibilità di sviluppo previste nel documento si concretizzi-no nelle varie Aziende e che le aspettative non restino tali madiventino realtà.

In conclusione:la personaal centro di tutto

dal Consiglio Direttivo

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attualità

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All’inizio di quest’anno, con Deli be -ra del Direttore Generale n° 14 del20/01/2012, l’Azienda Ulss 16 diPadova ha istituito “La Rete deiServizi per l’assistenza alla perso-na affetta da deficit cognitivo edemenza”, con l’organizzazione ditre Centri per il DecadimentoCognitivo (CDC) dislocati nel terri-

torio, “(..) quale unico livello clinico competente per segui-re sempre il malato, in qualunque stadio di sviluppo dellamalattia, al fine di garantire livelli confrontabili di cure sututto il territorio regionale e percorsi espliciti e facilitati aicittadini orientati a criteri di appropriatezza e presa incura globale, sia a domicilio che in altri contesti assisten-ziali.” (D.G.R.V. n. 3542 del 06 novembre 2007). Il mo del -lo organizzativo definisce i CDC globalmente come “strut-ture virtuali”, che si relazionano con il cittadino in specifi-ci contesti territoriali, quali i Punti Unici dei DistrettiSociosanitari. I professionisti coinvolti sono i Medici diMedicina Generale (MMG), Medici Specialisti in Neuro lo -gia, Geriatria e Psichiatria già dedicati alle Unità diValutazione Alzheimer (UVA) ed Infermieri.La novità sostanziale del progetto è però la decisione diattribuire all’Infermiere il ruolo organizzativo di CaseManager (ICM), che attraverso il coordinamento dei diver-si professionisti e servizi ospedalieri e/o territoriali per-mette l’attuazione dei percorsi diagnostici-terapeutici-assi-stenziali (PDTA), al fine di garantire la continuità delle curee l’integrazione multiprofessionale. Al di là delle molteplicidefinizioni dell’ICM reperibili in letteratura, che rimangonopuramente convenzione sociale, e partendo dal principioche l’esercizio di questo ruolo è funzionale al soddisfaci-mento dei bisogni sanitari, assistenziali, sociali dei citta-dini che lo richiedono, in questa nuova realtà organizzati-va è necessario comprendere in che dimensione si svi-luppa la professione infermieristica, è necessario ricom-porne il significato professionale in una società che sem-pre di più richiede accompagnamento durante i lunghi per-corsi delle malattie degenerative.

L’esperienza maturata in questi mesi ha, in prima istanza,evidenziato la delicatezza del rapporto che si instaura conle famiglie che si incontrano. Il primo passaggio è quindiil confronto con un nucleo famigliare che si trova proiet-tato in una “dimensione parallela” fatta di mancanza diconoscenze sulla malattia ed il suo percorso, assenza diinformazioni, carenza di punti di riferimento, isolamentosociale, dalla quale molto spesso non sa come uscire eneppure ha maturato consapevolezza del fatto di esservientrato, e che per questo necessita di un ponte con larealtà che lo circonda, per riacquistare l’equilibrio perso.In questa prospettiva l’ICM si adopera nella sua funzionedi educatore del percorso della malattia, di orientatore emediatore nella complessa Rete dei Servizi, di facilitatoredei rapporti con i professionisti e talvolta con le Istituzioni,di moderatore nella definizione dei bisogni. La competen-za fondamentale è quindi quella relazionale, sia nei con-fronti dell’assistito che nei confronti di chi se ne prendecura. Una relazione che si colloca su piani diversi, construmenti diversi, dalla dimensione fisica a quella empati-ca, dal gesto alla parola, con un unico fine: la cognizionedella complessità di una nuova realtà che comunque deveessere vissuta.Altra estensione del ruolo è l’advocacy, per la protezionee la promozione dei diritti, degli interessi e della dignitàdell’assistito, in quanto dimensione etica della professio-ne, in un contesto di relazione che prevede l’accoglienzadel sistema culturale e valoriale della persona e il ricono-scimento della sua volontà. L’ICM si configura come un“difensore civico”, assumendo e garantendo la centralitàdella persona assistita nei confronti delle organizzazioni edelle loro stesse disfunzioni, nel rispetto dei diritti umani,dell’autonomia della persona qualunque sia il suo livello,senza differenza alcuna. A volte significa anche proporreforme di tutela che intaccano l’implicita capacità giuridicae la riconosciuta capacità di agire dell’assistito, attraver-so la proposta di nomina di un amministratore di soste-gno, richiesta che culturalmente intacca la dignità di cit-tadino della persona e quindi difficilmente accettata.Molto spesso il “bene” da ricercare non è perciò quello

L’INFERMIERE CASE MANAGERALL’INTERNO DEI CENTRI

DI DECADIMENTO COGNITIVO Roberta Minotti (*) - Daniele Soldà (**)

(*) Infermiere Case Manager Centro per il Decadimento Cognitivo n. 1 - Ulss 16 Padova(**) Coordinatore Infermieristico Siad - Distretto Socio Sanitario n. 1 - Ulss 16 Padova

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attualità

1 Reparti definiti di “base” altro non sono che: medicine, geriatrie, chirurgie, ortopedie, ostetricia, ginecologia, urologia, ORL e altre ancora.

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convenzionale, non è ciò che le istituzioni propongono epresumono come soluzione predeterminata. È qui cheallora emerge un’altra delle competenze necessarie,ossia la capacità di problem solving. È forse questa l’atti-vità più impegnativa, in quanto richiede un’attenzionecostante alle singole situazioni, una capacità di ascoltoche va oltre il significato delle parole, una ricomposizionedelle conoscenze, lo sforzo di individuare la soluzione piùcoerente al problema posto, la cui variabilità si estendedalla conduzione della quotidianità alle problematiche eco-

nomiche, dalla gestione dei disturbi del comportamentoalla mancanza della rete sociale.

Alla luce di queste riflessioni, nuove e diverse pro-spettive di sviluppo si stanno delineando non solo perl’accrescimento della professione infermieristica, maprevalentemente per l’accompagnamento attraverso ilunghi percorsi di cura e gli altrettanto lunghi percorsiassistenziali delle persone affette da decadimentocognitivo e delle loro famiglie.

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attualità

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In occasione della Giornata mondialedell’Alzheimer (21/09/2012), Al zhei -mer’s Disease International (Adi) e,nel nostro Paese, Fede ra zioneAlzheimer Italia hanno diffuso ilRapporto mondiale 2012 dal titoloSuperare lo stigma della demenza, ilRapporto mondiale 2012 sulla malat-tia. Circa 600 mila malati in Italia, 18

milioni nel mondo. L’aumento dell’incidenza e della prevalen-za è legato all’aumento della vita media che, insieme ai note-voli progressi degli strumenti diagnostici, hanno prodottodati epidemiologici di così grande impatto.L’assistenza alla persona con demenza si pone come presain carico a lungo termine, che progressivamente obbliga aricercare soluzioni sempre più articolate di fronte all’emer-gere di bisogni sempre più complessi. Il carattere degene-rativo e progressivo della malattia e il suo perdurare neglianni comportano inguaribilità e irreversibilità di molti suoiaspetti. Obiettivo principale diviene allora non più la guari-gione bensì la promozione del benessere della persona e ilcontenimento dello stress di chi del malato si occupa. Unconcetto di benessere inteso come minor distanza possibiletra ciò che la persona vorrebbe essere e ciò che la personaè di fatto.I disturbi del comportamento (BPSD - Behavioral andPsycological symptoms of dementia) rappresentano unodegli aspetti a maggior impatto della demenza, per il malatoe per chi si prende cura di lui. Questi possono essere espres-sione di un rapporto tra la persona e l’ambiente. Nella valu-tazione di un comportamento, nella persona con demenza,occorre quindi valutare le capacità del soggetto e le richie-ste dall’ambiente, con la conseguenza diretta che sull’am-biente si può intervenire. Questo ci permette di costruire unintervento “protesico”, che tende cioè a compensare il defi-cit intellettivo attraverso l’adattamento dello spazio fisico,delle attività e delle persone che curano. Un sistema di curaprotesico diventa elemento fondamentale, poiché è pensatoe finalizzato a comprendere la peculiarità e la complessitàdella disabilità determinata dalla malattia e al tempo stessoa cogliere e a valorizzare le competenze residue, così comele preferenze e i desideri del malato.

Il Gentlecare è un esempio di sistema protesico rivolto allepersone con demenza, elaborato dalla terapista occupazio-nale canadese Moyra Jones. Il modello nasce e si sviluppa

negli anni ‘80 e viene introdotto e sperimentato in Italia dallaDr.ssa Silvia Vitali presso l’Istituto Golgi di Abbiategrasso (MI).• Tale modello prevede, come primo step metodologico,la conoscenza della persona malata, sia dal punto di vistaclinico-funzionale che biografico. L’analisi viene estesaanche ai problemi considerati dal punto di vista dei carers,poiché ogni piano di intervento tiene conto di quello checomunemente si intende per triangolo sociale di cura,vale a dire del malato, dei carers, siano essi formali comelo staff di una unità di cura, siano essi informali, come ifamiliari.

• Il secondo step è rappresentato dalla valutazione del-l’impatto che la malattia ha sul singolo malato, sia rispet-to ai deficit indotti dalla malattia, che di quelle strategie dicompenso che il malato autonomamente utilizza. La valu-tazione non deve essere intesa come semplice applica-zione di scale, ma come fase conoscitiva che prelude allapratica operativa e consente di considerare criticamentele scelte operate e i risultati ottenuti. La valutazione deldeficit utilizza gli strumenti propri della valutazione multi-dimensionale. Un primo livello di valutazione è di caratte-re generale (nota nel Gentlecare come “general aware-ness”); ne fanno parte l’osservazione di: – cosa sa fare il malato/a; – cosa fa; – come il malato/a fa la tal cosa; – quale parte del compito non riesce a eseguire; – perché non riesce ad eseguire un certo compito; – dove riesce meglio nell’eseguirlo; – quando riesce meglio.

Un secondo livello di valutazione fa uso di due tecniche checonsentono di organizzare le informazioni derivanti dall’os-servazione diretta del malato: – tecnica dello “stress profile”: vengono mappati gli eventidella giornata, identificati le sorgenti di stress e date leindicazioni a chi si prende cura di quali strategie applica-re e di quando applicarle nell’arco delle 24 ore;

– tecnica del “behaviour mapping”: consiste nell’osserva-zione del comportamento del paziente nell’arco delle 24ore e nella traduzione dell’osservazione in un grafico chelo staff utilizza per rappresentare la giornata tipo del mala-to che ha in carico. Questo consente di meglio inserire iprogrammi e le attività nella giornata del malato (ad esem-pio lunghi periodi di inattività possono essere interrotti daattività significative, o meglio si evita l’errore di concen-

GENTLECARE: UN MODELLODI ASSISTENZA PER L’ALZHEIMER

Daniele Farro Consigliere Collegio IPASVI Padova

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attualità

trare tutte le proposte in un unico momento della giorna-ta, abitudine questa orientata più al bisogno dello staffche del malato).

La valutazione ha la sua sintesi nella stadiazione e quindinella definizione della fase di malattia in cui il malato si col-loca. Ciò consente non solo di esprimere un giudizio pro-gnostico, determinante sia per il malato che per i familiari,ma anche di operare, sulla base di un attento bilancio trapunti di forza e punti di debolezza del singolo malato, dellescelte di fondo per la costruzione del progetto di cura checomportino obiettivi realistici ed evitino obiettivi frustranti. Lavalutazione deve poi essere intesa in senso longitudinale inmodo da seguire i passaggi di fase della malattia che inevi-tabilmente si susseguono fino alle fasi più avanzate, laddoveè indispensabile avere un atteggiamento sempre più inter-pretativo nei confronti anche dei più semplici bisogni che dif-ficilmente il malato potrà esplicitare spontaneamente. Il terzo step rappresenta la costruzione della protesi vera epropria che, nella metodologia Gentlecare, si articola in treelementi non separabili e in relazione dinamica l’uno con l’al-tro: l’ambiente fisico, le persone che curano, le attività e iprogrammi che contribuiscono a dare un senso alla giornatadel malato.

L’AMBIENTE FISICOIl ruolo cruciale dello spazio nel piano di cura è in stretto rap-porto con la modificazione della capacità di controllo del-l’ambiente stesso che si verifica nel malato con il peggiora-

re della malattia. Tali modificazioni si manifestano più fre-quentemente in fase moderata-severa. Anche nelle fasi avan-zate il movimento rappresenta l’unica modalità di rapportocon l’ambiente che il malato è ancora in grado di utilizzare.Nell’ambito della metodologia Gentlecare il paradigma del-l’ambiente protesico è la casa, per cui, più l’ambiente è fami-liare, più semplice sarà il suo controllo da parte del pazien-te, con la conseguente diminuzione di quelle paure e ansiederivanti dalla sensazione di estraneità rispetto a un conte-sto fisico e umano diverso da quello di cui si ha esperienza.La casa deve quindi rappresentare l’elemento ispiratore diogni modifica ambientale (“homelike”). Inoltre, essa è la sin-tesi di molti elementi connessi con la soggettività di ogni per-sona: rappresenta lo spazio di massima familiarità, l’ambitoin cui il riconoscimento dello spazio e del suo significatod’uso è immediato, perché ormai introiettato, inoltre costi-tuisce il luogo dove vengono custodite le esperienze e leemozioni più private e più significative per la vita di ciascu-no. Nella costruzione dell’ambiente protesico è possibile fareriferimento ai seguenti criteri:

• sicurezza: la persona con demenza tende a mettersi insituazioni di rischio. Ciò fa sviluppare in chi si prende curaun bisogno di stretto controllo del malato che diviene allo

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editoriALe

Andrea Merlo - Presidente Cives Padova

Il progresso comporta dei cambiamentiin tutti gli ambiti e anche in quello infermie-ristico. Infatti il SSN si è modificato in questiultimi 15-20 anni e di conseguenza anche lanostra professione. Sempre più il cittadinopretende che non solo nell’emergenza il con-cetto di salute sia garantito, ma anche in se-guito.

L’idea che nasce con C.I.V.E.S. è quella diorganizzare lo spirito di solidarietà dei professionisticostruendo un sistema di intervento volontario sani-tario che sappia esaltare la competenza e le specia-lizzazioni che gli infermieri sono in grado di espri-mere. Nell’ottica di valorizzazione di tutte leprofessionalità infermieristiche, si può parlare ormaidi un intervento a tutto campo di professionisti vo-lontari che possono garantire una presenza qualificatain tutti i settori della sanità. C.I.V.E.S. prevede quindidi poter schierare equipe di professionisti Infermierimodulandone la quantità e la specializzazione a se-conda delle caratteristiche dell’evento.

Le statistiche mondiali mostrano che le emergenzedi interesse della Protezione Civile sono divenute si-gnificativamente frequenti negli ultimi decenni, pa-rallelamente allo sviluppo sociale. L’obiettivo dellestrutture sanitarie e dei professionisti sanitari è quellodi salvare vite umane, conservare l’integrità della sa-lute e ridurre quanto più possibile le sofferenze deisuperstiti.

L’intervento sanitario nei disastri non può esserelimitato all’assistenza medica ed infermieristica dellevittime, ma deve inserirsi in un processo più com-plesso che comporta l’identificazione e, laddove pos-sibile, la prevenzione dei rischi, la pianificazione degliinterventi, l’acquisizione di equipag gia mento, la for-mazione del personale.

Le particolari capacità organizzative che l’infer-miere sviluppa per l’esercizio della professione lo ren-

dono tra le figure professionali più idoneeper la pianificazione, valutazione e attua-zione di un piano operativo nel soccorsoalle popolazioni . L’infermiere interpreta nelsuo lavoro quotidiano ed in situazioni stra-ordinarie come le maxi-emergenze, una for-mazione conquistata nel tempo, unita aduna grande esperienza maturata sul campo.La professionalità dell’infermiere impone

che non ci sia posto per l’improvvisazione. Trattare ipazienti nei propri ambiti di competenza e secondometodiche efficaci con l’ausilio di tutti i presidi sanitaria disposizione è l’espressione pratica del nostro ruolodi infermiere. Gestire l’assistenza in una situazionecatastrofica significa aver maturato, come professio-nista, una buona metodologia del soccorso, fondatasu fasi sequenziali standard ma flessibili ed adatta-bili.

Oggi noi professionisti ci troviamo a sostenere au-tonomamente processi importanti, come il triage, l’as-sistenza ai pazienti in condizioni critiche, l’orga -nizzazione e la gestione di particolari aree di ricoverocruciali per affrontare l’emergenza. Anche da un puntodi vista manageriale, nell’ambito delle norme che re-golano il nostro profilo professionale abbiamo unruolo determinante in caso di catastrofe gestendo inprima persona le aree deputate al triage ecc, l’eva-cuazione verso gli ospedali, assistenza dei parenti,l’invio di mezzi di soccorso con equipaggio infermie-ristico, strutture di ricovero prive di personale medico24 ore su 24 ore.

Associarsi a C.I.V.E.S. non è solamente un’occasioned’arricchimento e di crescita personale, ma una validaoccasione di dibattito sul nostro futuro professionaleche appare denso di responsabilità, dibattito al qualenoi infermieri del Nucleo C.I.V.E.S. di Padova non vo-gliamo certo rinunciare.

SPECIALE 2012Inserto allegato alla rIvIsta In&out n. 35 - novembre 2012

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COSTITUZIONE GRUPPO CIVESIl Nucleo di Padova

si è costituto il 22 giugno 2012

Venerdì 22 giugno presso il Centro Civico diCaselle di Selvazzano Dentro (PD) si è tenuta l’assem-blea costitutiva del Nucleo CIVES della provincia di Pa-dova, oltre ai soci CIVES erano presenti il Presidentedel Collegio IPASVI di Padova Fabio Castellan, compo-nenti del Consiglio Direttivo del Col le gio IPASVI di Pa-dova, per l'Associazone Nazionale CIVES era presenteil Presidente Nazionale Michele Fortuna ed ancora Ga-spari Valeria Viceprefetto di Padova, Enoch SoranzoSindaco di Selvazzano, Daniele Stival Assessore Prote-zione Civile Regione Veneto, Andrea Spagna DirettoreCentrale Operativa Padova, Gianni Peruffo Coor dinatoreProtezione Civile Selvazzano.

REGIONE VENETOPROTEZIONE CIVILE: GLI INFERMIERIVOLONTARI DEL CIVES DI PADOVA ENTRANONELLA RETE DEL VENETO

(AVN) Venezia, 18 ottobre 2012Anche l’Associazione Nazionale Coordinamento In-

fermieri Volontari Emergenza Sanitaria – CIVES, con ilsuo Nucleo Provinciale di Padova, entra a far parte dellarete di protezione civile del Veneto. Lo prevede una de-libera, approvata dalla Giunta regionale su propostadell’assessore Daniele Stival, che autorizza la sottoscri-zione di uno specifico protocollo d’intesa. “Il Cives –sottolinea Stival – è una delle più importanti organiz-zazioni di volontariato volta all’assistenza sanitaria inprotezione civile ed il suo ingresso nel sistema venetone rafforza l’efficacia. Gli infermieri del Cives sono ga-ranzia di professionalità ed esperienza, già ben note inVeneto per i rapporti di collaborazione già in essere conil sistema del Suem 118”.

In base alla convenzione, che avrà validità fino al2017, il CIVES metterà a disposizione i propri uominiper collaborare alla gestione degli aspetti sanitari incaso di necessità, e in particolare di calamità o eventicatastrofali. Un infermiere verrà anche dislocato pressola sala operativa regionale del Corem. La collaborazionesi estenderà anche a tutte le attività di formazione e in-formazione alla popolazione ed ai diversi gruppi di vo-lontari operanti sul territorio.

La Regione garantirà il rimborso delle spese vivesopportate per le attività e, compatibilmente con le di-sponibilità degli specifici capitoli di bilancio, potrà fi-nanziare l’acquisto di materiali, equipaggiamentipersonali e mezzi ed attrezzature.

Il CIVES è iscritto al Dipartimento Nazionale dellaProtezione Civile ed opera con progetti e attività ancheall’estero nel settore degli aiuti umanitari.

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DIVENTARE INFERMIERI VOLONTARICIVES PADOVA

Andrea Lazzarini

È possibile richiedere l’iscrizione come soci ordinari al Nucleo CIVES di Padovasolamente gli infermieri regolarmente iscritti al Collegio IPASVI di Padova.È necessario inviare una mail di richiesta al responsabile provinciale delle iscrizioniAndrea Lazzarini all’indirizzo e-mail [email protected], il qualeprovvederà ad inviarvi il modulo di iscrizione.La domanda composta da modulo di iscrizione, due fototessera e versamentodella quota unica annuale nazionale di € 35,00 verrà trasmessa al consiglio direttivoche ne delibererà l’iscrizione.I soci ordinari, trascorso un anno di iscrizione e a seguito della partecipazioni alleattività formative dell’Associazione, possono richiedere l’iscrizione come soci operatividando disponibilità ad essere impiegati, secondo specifiche competenze, nelle attivitàformative - esercitative - manifestazioni e maxi-emergenze, organizzate in sinergiacon l’Unità di Progetto Protezione Civile Regione Veneto e con il Dipartimento Na-zionale di Protezione Civile.

IL PORTALE CIVES www.civespadova.itLuca Mazzon - Vicepresidente Cives Padova

Dal 22 giugno di quest’anno è attivo il Nucleo CIVES di Padova, sin da subito ci siamo attivati perdiffondere le varie iniziative e attività realizzate a favore della cittadinanza e degli infermieri sociiscritti. È stato creato un portale web informativo che racchiude tutto lo spirito del volontariatoCives, e la volontà di essere sempre in prima linea e a fianco della popolazione durante le emergenzee calamità naturali (www.civespadova.it).

Il sito, è diviso in due parti:

1) La prima sezione riporta le informazioni sulle news, iniziative, manifestazioni e corsi Ecm or-ganizzati da Cives Padova. Tra i contenuti presenti citiamo anche il modulo di richiesta perl'iscrizione alla Cives, la registrazione online a corsi e convegni e gallerie fotografiche.

2) La seconda sezione è un'area ad accesso riservato dedicata ai soci "operativi", contenente in-formazioni sullo stato di allerta, turni e reperibilità in caso di allarme, corsi specifici organizzaticon la Protezione Civile, manifestazioni nazionali e internazionali e una linea diretta con il di-rettore operativo.

L'area di gestione del sito permetterà al direttore operativo, in coordinamento con la ProtezioneCivile della Regione Veneto, di richiedere via SMS la disponibilità immediata ai soci operativi incaso di emergenza nel territorio.Da qualche giorno è attiva anche la pagina Facebook Nucleo Cives di Padova dedicata ai sociiscritti.

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CIVES PADOVA HA SOLO 4 MESI E HA GIà FATTO MOLTA STRADAFabio Mazzucato - Direttore Operativo CIVES Padova

Quattro mesi di vita del “nostro” nucleo, 22 giugno -22 ottobre 2012 e già raccogliamo i primi riscontrimolto positivi da parte dei cittadini, dai colleghi e dalleistituzioni. Gli infermieri di Padova continuano, ognigiorno, a dimostrare grande interesse nel volontariatoprofessionale promosso da CIVES, contiamo in questimesi di superare i cento iscritti.

Molteplici sono state le attività svolte e già in pro-gramma per i prossimi mesi.

• Venerdì 22 giugno presso il Centro Civico di Ca-selle di Selvazzano Dentro (PD) si è tenuta l’Assembleaco stitutiva del Nucleo CIVES della provincia di Padova.Oltre ai soci CIVES, 55 infermieri erano presenti ilPresidente e alcuni componenti del Consiglio Direttivodel Collegio IPASVI di Padova, per l'Associazione Nazio-nale CIVES era presente il Presidente e ancora il Vice-prefetto di Padova, il Sindaco di Selvazzano, l’Assessoredi Protezione Civile della Regione Veneto, il Direttoredella Centrale Operativa 118 Padova, il Coordinatore diProtezione Civile di Selvazzano.

• Sabato 30 giugno, gli infermieri CIVES presentiall’inaugurazione del nuovo Centro Provinciale diPadova della Protezione Civile.

• Luglio 6, 7 e 8, primo appuntamento opera-tivo con il gruppo di Protezione Civile di Selvazzanoesercitazione a Posina (VI). Esercitazione ove cisiamo distinti oltre che per la professionalità sanitariama anche per aver organizzato alcuni momenti forma-tivi volti ai volontari presenti.

• Dal 18 al 25 agosto, al campo base della P.C.Regione Veneto a San Felice sul Panaro (MO), in sinergiacon il gruppo di Protezione Civile di Selvazzano (PD).

• Sabato 8 e domenica 9 Settembre, Abano eMontegrotto Terme si sono vestiti di rosa!

Una bellissima serata nel centro delle terme, con mi-gliaia di persone, e mille iniziative. Noi professionistiinfermieri volontari di CIVES PADOVA, siamo stati pre-senti con un PUNTO INFERMIERISTICO AVANZATO etre squadre di infermieri appiedate con zaini sanitariper un soccorso immediato e professionale che ha resopiù sicura la serata dei cittadini.

Abbiamo anche avuto modo di presentare CIVES aicittadini che si avvicinavano incuriositi al nostro ga-zebo informativo, dove sono stati eseguiti gratuita-mente controlli della pressione arteriosa ( 52 p/arilevate) e glicemici (11 sticK effettuati) e distribuite

magliette e berrettini con il logo CIVES PADOVA peruna raccolta fondi pro terremoto Emilia.

Hanno partecipato all’evento più di trenta volontariInfermieri complessivamente, che si sono impegnatitutta la sera; alcuni di essi già dalla mattina di sabatonella preparazione logistica e nel montaggio del PuntoInfermieristico Avanzato e del gazebo informativo.

• Sabato 6 ottobre 2012 “CIVES PADOVA in Eser-citazione “APONUS” Abano Terme.

Il Nucleo CIVES DI PADOVA è stato impegnato in unesercitazione denominata "APONUS" presso il Comunedi Abano Terme.

A seguito di segnalazione, da parte del preside del-l’Istituto scolastico Vittorino da Feltre, di un proba-bile incendio verificatosi in aula computer.

Sono stati attivati i vigili del fuoco di Sagron-Miss ilgruppo di P.C. di Abano e gli infermieri di CIVES perprocedere al recupero degli intossicati da fumo e tra-sportarli in cortile ove è stato istituito un Modulo In-fermieristico Avanzato.

Nel pomeriggio è stata simulata una tromba d'ariacon alberi caduti sopra un veicolo parcheggiato con al-l’interno un passeggero. Anche in questo caso semprein collaborazione con Vigili del Fuoco di Sagron-Miss evolontari del Gruppo CIVES si è operato per l’estrazionedel ferito a bordo e i primi interventi sanitari per sta-bilizzarlo.

Una terza simulazione ha riguardato una probabileesondazione di un canale. Con una imbragatura di si-curezza il vigili del fuoco sono scesi per verificare il li-vello dell'acqua, l'uso di idrovora ed è stato simulato unmalore in cui sono intervenuti gli Infermieri della CIVES.

• Domenica 21 ottobre nella piazza di Tenca-rola a Selvazzano Dentro è stato costituito un gazeboinformativo dell’associazione con controlli gratuitidella pressione arteriosa. Durante la giornata sono statieffettuati 37 controlli.

Gli eventi prossimi già programmati:

• Domenica 2 e domenica 9 dicembre sono statiorganizzati due corsi di BLSD per i nostri soci operativi

• Venerdì 14 dicembre, Primo Convegno Pro-vinciale “L’infermiere nel sistema di emergenza eprotezione civile del veneto”.

In fase avanzata di organizzazione una esercitazioneresidenziale CIVES PADOVA in concomitanza con il VIIcongresso nazionale CIVES che quest’anno si terrà inVeneto.

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PROGRAMMAPrima sessione

Il professionista infermiere nel sistema di emergenzaModeratore: Dr. DANIELE FARRO

Responsabilità dell’infermiere volontario in caso dicalamità e maxi emergenzaProf. DANIELE RODRIGUEZ

Analisi del modello See and Treat Prof. DANILO MASSAI

Quale formazione per l’infermiere soccorritoreLUIGI ZANIN

Il Ruolo di CIVES Padova, prospettive e programmiDr. ANDREA MERLO

Seconda sessione

Il sistema di Protezione Civile Regionale Veneto, qualeruolo del professionista infermiereModeratore: Dr. FAbIO MAZZUCATO

Protezione Civile Veneto: ruolo/organizzazioneIng. RObERTO TONELLATO

Mitigazione del rischio idraulico in VenetoIng. TIZIANO PINATO

Esperienze professionali nelle emergenze nazionali einternazionali C.R.I.Dr. GIOVANNI GUASTELLA

Esperienze professionali nelle emergenze nazionali einternazionali C.I.S.O.M.Dr.ssa EMANUELA PUPPI

Esperienze professionali, attività del Nucleo CIVES Pa-dovaMICHELE MAINAS

Terza sessione

Eventi catastrofali e Maxi Emergenze nella Regione Veneto,quale ruolo per le Associazioni di VolontariatoModeratore: Giornalista Ferdinando Avarino

Invitati alla Tavola Rotonda:MAURIzIO CONTE, Assessore Ambiente Regione Veneto

DANIELE STIVAL, Assessore Protezione Civile Regione Veneto

LEONARDO PADRIN, Presidente V° Commissione Sanità Regione Veneto

MAURO FECCHIO, Assessore Protezione Civile Provincia di Padova

ENNIO MARIO SODANO, Prefetto in Padova

ENOCH SORANzO, Sindaco del Comune di Selvazzano Dentro

FABIO CASTELLAN, Presidente Collegio IPASVI Padova

ANDREA MERLO, Presidente CIVES Padova

ANNAMARIA COLOMBANI, Commiss. Prov. Padova Croce Rossa Italiana

FRANCESCO FELLETTI SPADAzzI, Coordinatore gruppi A.M.A del

Sovrano Militare Ordine di Malta

Referente Scientifico: Dr. ANDREA MERLO

Relatori:Dr. FABIO CASTELLAN, Presidente IPASVI Padova

Dr. GIOVANNI GUASTELLA, Disaster Manager Volontario C.R.I.

MICHELE MAINAS, Coordinatore operativo Nucleo CIVES Padova

Prof. DANILO MASSAI, Presidente IPASVI Firenze

Dr. ANDREA MERLO, Presidente CIVES Padova

Ing. TIzIANO PINATO, Dirigente Direz. Difesa del suolo Regione Veneto

Dr.ssa EMANUELA PUPPI, Volontaria C.I.S.O.M. Infermiere

Prof. Daniele Rodriguez, Presidente del Corso di Laurea in infer-

mieristica UNIPD

Ing. ROBERTO TONELLATO, Dirigente U.P. Protez. Civ. Regione Veneto

LUIGI zANIN, Coordinatore Commissione BLSD ed Emergenze Cardio-

logiche di I.R.C.

Moderatori dell’evento:Dr. DANIELE FARRO, Consigliere IPASVI Padova

Dr. FABIO MAzzUCATO, Direttore operativo CIVES Padova

Moderatore Tavola Rotonda: Giornalista FERDINANDO AVARINO

Segreteria organizzativa: Dr. DANIELE SOLDà

Iscrizione online: » modulo di registrazioneInformazioni: dal lunedì al venerdì cell: 3493387859

Quota di iscrizione: Gratuito per i soci Nucleo CIVES Padova15,00 € iscritti IPASVI Padova50,00 € iscritti ad altri collegi IPASVI

Lunch Pass € 5,00

Modalità di pagamento: Il pagamento va effettuato sul C/CPost. Codice IBAN IT86 N076 0112 1000 0001 2620 308In-testato al Collegio IPASVI Padova: nella causale indicare il no-minativo del partecipante e “Primo Convegno Ipasvi-CivesPadova 2012".

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SOCCORSO ACQUATICOAntonio Sarcona - Consigliere Referente Soccorso Acquatico CIVES Padova

È stato da subito attivato in CIVES Padova il settore Infermieristico di Soccorso Acquatico che, con ilsupporto tecnico logistico dell’Associazione Padova Soccorso onlus, risponderà in caso di emergenze alluvio-nali, manifestazioni ed eventi che si svolgeranno nei fiumi e canali di Padova e Provincia, con i relativi arginie parchi.

Il Nucleo CIVES di Padova e l’Associazione Padova Soccorso onlus offriranno un'assistenza sanitaria pro-fessionale ed innovativa alla cittadinanza, fornendo il personale infermieristico e tecnico altamente qualificatoche, a bordo di imbarcazioni attrezzate come ambulanze, garantiranno un soccorso pronto ed efficace. L'im-barcazione è infatti equipaggiata con defibrillatore, aspiratore chirurgico portatile, zaino di primo soccorso,bombola di ossigeno, tavola spinale ed i relativi presidi di immobilizzazione.

Il progetto prevede che l’operatività sarà garantita nei week end ed eventualmente anche altri giorni pre-ventivamente concordati.

Il nostro obiettivo è far divenire l’assistenza nell'imbarcazione un anello in più nella catena del soccorsoin grado di ridurre non solo i tempi di intervento nel nostro territorio fluviale, ma allo stesso tempo garantendoun’assistenza sanitaria qualificata alla cittadinanza e le cure necessarie fino il trasbordo a terra con eventualetrasferimento in ospedale.

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IL mATTINO

1 LUGLIO 2012

IL GAZZETTINO

7 OTTOBRE 2012

mATTINO

7 OTTOBRE 2012

CORRIERE DEL VENETO

1 LUGLIO 2012

IL mATTINO

28 AGOSTO 2012

IL GAZZETTINO

19 OTTOBRE 2012

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attualità

stesso tempo fonte di continuo allarme e stress e poneproblemi di natura etica (contenzione); obiettivo è quellodi creare spazi interni ed esterni protetti così che il mala-to possa godere del massimo di libertà nel pieno dellasicurezza. La sicurezza dovrà riguardare l’ambiente nelsuo complesso, comprendendo arredi e illuminazione. Lemisure di sicurezza adottate dovranno avere un caratteredi non invasività e, allo stesso tempo, promuovere auto-nomia e dignità;

• facilità di accesso e mobilità: l’ambiente dovrà esserecomprensibile oltreché familiare; in rapporto alla confu-sione, al disorientamento, dapprima evidente per i grandispazi e successivamente anche per quelli piccoli, occorrechiaramente definire dei percorsi che aiutino il malato anavigare nello spazio con successo. La visibilità delle areefruibili diviene critica, così come il mascheramento dellearee interdette (mascheramento di porte o finestre attra-verso tecniche decorative). L’accessibilità deve riguarda-re anche gli spazi esterni; i “giardini Alzheimer” sono ispi-rati al modello della corte protetta, con aree prive di disli-vello, essenze atossiche e aromatiche, arbusti piccoli aciclo stagionale, aree attrezzate per il giardinaggio e areedi riposo;

• funzione e attività: occorre che ogni ambiente rendariconoscibile attraverso il proprio design, la funzione allaquale è deputato: un soggiorno deve avere le caratteristi-che di un soggiorno di casa, il bagno deve coniugarecaratteristiche di familiarità con caratteristiche tecnichespecifiche (dimensioni degli arredi, posizione reciprocadegli elementi, illuminazione e sanitarizzazione automati-ca ecc.), la cucina deve a sua volta possedere caratteri-stiche che facilitino il riconoscimento del suo significatod’uso, unite a una sicurezza fornita da una tecnologia

tanto sofisticata nelle sue potenzialità quanto semplice nelsuo concreto utilizzo.

Occorre prevedere punti di interesse (es. vista sull’esterno),disporre l’arredo in modo da facilitare l’interazione e la con-versazione, compensare i deficit sensoriali disponendooggetti interessanti alla reale portata del campo visivo, crea-re opportunità di uso di oggetti normalmente presenti nelquotidiano (borse, cappelli, giornali etc.);

• flessibilità, cambiamento, partecipazione: la lungadurata della malattia, il mutare dei bisogni del malato, e diquelli che del malato si occupano, impongono all’ambien-te di avere una flessibilità sufficiente ad accogliere e sod-disfare questi mutamenti. Avendo sempre presente comeobiettivo centrale della cura il potenziamento delle abilitàresidue del malato, il compenso di quelle perdute e la rea-lizzazione di situazioni di comfort, anche nelle fasi avan-zate l’enfasi dovrà essere posta su quelle soluzioni chepromuovono la capacità di movimento del malato. In con-clusione le modifiche dell’ambiente in senso protesico ten-dono dunque in sintesi ai seguenti obiettivi: – ottimizzare l’autonomia residua e promuovere il benes-

sere della persona con demenza– promuovere il rispetto e la salvaguardia della dignità

del malato;– compensare i deficit causati dalla malattia; – ridurre i disturbi del comportamento e ridurre paralle-

lamente l’uso della contenzione fisica e farmacologica; – ridurre il carico assistenziale oggettivo e migliorarne la

percezione soggettiva nei carers.

LE PERSONELe persone che assistono, oltre ad essere adeguatamenteformate e motivate, devono operare secondo un principio dicondivisione sia degli obiettivi che dei piani di cura. La realecondivisione consente di realizzare concretamente il proget-to di cura delineato per il singolo malato; permette di rive-dere e adattare lo stesso piano al mutare dei bisogni delmalato così come al mutare delle situazioni del contesto.Cruciale è l’alleanzaterapeutica tra fami-glia e operatori,soprattutto in ambi-to istituzionale: van -no considerate "per-sone" che curanoan che i parenti, i vi -sitatori, i volontari; acostoro va rivolta lastessa attenzioneformativa e informa-tiva. In questo caso,infatti, la partecipa-zione della famiglia

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Ambiente flessibile e personalizzabile

secondo le necessità

dell’individuo

Spazi identificabili e riconoscibili in base

alla funzione

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attualità

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si traduce in una maggior comprensione da parte dei fami-gliari dell’operato, in una miglior conoscenza degli attualilimiti delle cure, in una “delega” consapevole, responsabile etuttavia non definitiva attraverso la definizione di ambiti diresponsabilità chiari sia per gli operatori che per i famigliarie con la definizione delle necessarie zone di sovrapposizio-ne di questi. Il fine dell’equipe è di realizzare una "alleanzaterapeutica" con la famiglia, che va continuamente coinvoltae informata, evitando sempre che abbiano una sensazione diessere "invisibili" all’equipe di cura.

I PROGRAMMIPer quanto riguarda i programmi e le attività, nel modelloGentlecare il riferimento è alla “normalità”, alla “quotidianità”.Non si tratta di attività di tipo ricreativo, concepite in modostandard e proposte in modo indifferenziato a pazienti diver-si, bensì di tutte quelle attività che per ciascuno, noi com-presi, costituiscono la quotidianità. Nel Gentlecare l’intentoprincipale è quello di ricostruire per ogni malato una routinegiornaliera personalizzata che faccia riferimento agli ele-menti biografici e di contesto noti per quella persona, ovve-ro valori culturali e morali di riferimento, attitudini, propen-sioni, competenza specifica, che enfatizzi i livelli funzionaliesistenti, ottimizzi i punti di forza del malato e che sia sicu-ra. Nel Gentlecare i programmi sono pertanto costruiti inmodo tale da: essere il più aderenti possibile allo stile di vitadel malato; prevedere attività corrispondenti alle reali com-petenze adeguatamente rivalutate nelle diverse fasi dellamalattia; rispondere ai bisogni psicologici che ogni individuoaspira a veder soddisfatti.

Nella scelta delle attività e dei programmi occorre poter sta-bilire una gerarchia di bisogni (piramide di Maslow) aderentealla fase della malattia e organizzare una risposta gerarchi-camente corrispondente attraverso delle proposte che sfrut-tino sia le abilità residue che gli elementi di sostegno.

Esempi di corrispondenza tra bisogni ed attività sono:

• bisogno di sicurezza e integrità biologica: controllo deldolore, posizioni confortevoli, massaggio, riposi adegua-ti, conservazione dell’energia, routine familiari, coinvolgi-mento nelle attività strumentali e di base del quotidiano;

• senso di appartenenza: oggetti personali significativi daguardare e conservare, animali, piante, possibilità diascoltare, di toccare, ambienti da allestire;

• stima di sé: reminiscenze e ricordi, controllo del denaro,possibilità di aiutare gli altri;

• realizzazione di sé: insegnare, imparare, ricordare, attivi-tà creative, lavoro.

La costruzione di una routine giornaliera pensata per il sin-golo malato comporta alcune ulteriori considerazioni:

-• i programmidevono esse-re funzionali alpaziente enon all’orga-n i z zaz i one ,quindi occorrespesso rive-dere i ritmi delreparto, rom-pere schemirigidi di com-por tamentodello staff,coinvolgere iservizi esternial reparto ilcui funziona-mento devearmonizzarsi con le esigenze dei malati;

• lo staff nel suo complesso con la famiglia e i volontari haresponsabilità precise nello sviluppo dei programmi;

• l’ambiente deve essere adattato e arricchito dell’infra-struttura necessaria per lo svolgimento delle attività con-siderate e pertanto deve essere reperito un budget adhoc.

Una perfetta in te grazione tra ca ratteristiche strut turali (abi-tative) e funzionali (gestione assistenziale) garantisce dun-que l’ideale presa in carico del malato. Le modificazioniambientali, pur non mutando il decorso della malattia, pos-sono ridurre i problemi comportamentali, i sintomi psicoticie rallentare il declino delle capacità funzionali dei soggettiaffetti da demenza. L’ambiente possiede quindi un ruolodeterminante. È indispensabile comprendere inoltre il vissu-to del paziente, la sua storia personale e cosa la malattia gliha sottratto: è in base a queste informazioni che si può atti-vare una ricerca progettuale destinata a rispondere alle esi-genze del malato. Il fine è quello di progettare un ambienteprotesico, tale che diventi espansione e sostegno del pazien-te dove le sue capacità si riducono.

L’assunto paradigmatico del Gentlecare è che il benessere(= miglior livello funzionale in assenza di stress) è possibile,a patto di costruire su questo obiettivo la relazione fra mala-to e ambiente: il primo inteso in modo sistemico (la personae la sua rete famigliare e sociale), il secondo in modo allar-gato (spazio fisico, persone, programmi).

BibliografiaVitali S.: “l Modello Protesico. La metodologia Gentle Care -

Gentle Care Model”. Giornale di Gerontologia, 2004, 52,412-417.

www.gentlecare.com

LA FORMULA GENTLE CARE

conosci la persona, la sua patologia, in che stadio di

malattia si trova

calcola il deficit determinato dal suo

comportamento

sviluppa l’intervento protesico

(sia esso sulla persona o sull’ambiente)

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attualità

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LO STOMA_CAREEdoardo Giorato (*) - Stella Calatafimi (**)

(*) Infermiere Stomaterapista - Ambulatorio Stomizzati - Azienda Ospedaliera Padova(**) Infermiera Stomaterapista - Opera Immacolata Concezione-Santa Chiara - Padova

Il termine stomia deriva dal greco esignifica apertura “bocca”, ovverol’abboccamento di un viscere o diuna cavità dell’apparato digerente ourinario alla cute con la conseguentecreazione di una comunicazione trainterno e l’esterno.L’igiene e l’apparecchiatura della sto-mia sono comunemente definite

come “Stoma-care”.Lo stoma-care consiste in una serie di interventi che ci per-mettono di ottenere una corretta pulizia ed apparecchiaturadella stomia per la prevenzione delle complicanze cutaneee stomali e una altrettanto corretta buona adesività del pre-sidio.

L’obiettivo di una corretta gestione del presidio sto-male sono:• Mantenere la cute peristomale integra;• Impedire l’infiltrazione degli effluenti al di sotto della placca;• Mantenere in situ il presidio per il tempo prestabilito;• Favorire il benessere psico-fisico della persona stomizza-ta permettendogli un adeguato adattamento al nuovoschema corporeo.

La cura e la riabilitazione del paziente stomizzato fannoparte di un percorso che prevede un importante lavoro diéquipe, dove per lavorare bene occorre condividere concet-ti chiari di pianificazione assistenziale.Innanzitutto con lo stoma-care dobbiamo rispondere albisogno di integrità cutanea in zona peristomale, al biso-gno di conoscenze relative alla corretta gestione della sto-mia, al bisogno di sicurezza e rinforzo psicologico e lo pos-siamo fare educando la persona a una corretta gestionedella stomia stessa, scegliendo insieme a lui la protesi piùadatta e intervenendo con specifici trattamenti in caso dicomplicanze.Tutto questo ci porta al conseguimento dell’obiettivo princi-pale che è l’autonomia della persona, evitando le complican-ze da stoma-care non corretto, evitando gli sprechi di mate-riale protesico (dal momento che c’è un quantitativo obbliga-torio di fornitura mensile).Lo stoma-care entra a far parte di un percorso educativo chel’infermiere esperto (stomaterapista) inizia con la personacandidata al confezionamento di una stomia e la sua famiglia(care-giver), fin dal pre-operatorio.

Secondo la definizione dell’OMS “…l’e-ducazione terapeutica consiste nell’aiu-tare il paziente e la sua famiglia a com-prendere la malattia e il trattamento, acollaborare alle cure, a farsi carico delproprio stato di salute ed a conservaree migliorare la propria qualità di vita”.

L’intervento educativo deve favorire ilraggiungimento dell’autonomia, migliorare le conoscenze, leabilità necessarie alla persona o al care-giver, per megliogestire la nuova situazione in modo da poter raggiungereuna soddisfacente qualità di vita.La presa in carico del paziente nella fase pre-operatoria, pre-vede, come per qualsiasi intervento chirurgico, che vi sia unaccertamento clinico (esami ematici, strumentali ecc), infer-mieristico specifico (preparazione fisica, intestinale e psico-logica) e un colloquio per l’ individuazione del care-giver,eper attuare il disegno preoperatorio finalizzato a una corret-ta posizione della stomia sulla parete addominale.Queste procedure sono indirizzate a Colostomizzati,Ileostomizzati e Urostomizzati.

Per un corretto stoma-care dobbiamo preparare ilseguente materiale:• Sacchetto per i rifiuti• Acqua tiepida di rubinetto• Sapone neutro• Panno carta• Calibratore di stomia• Forbici a punte arrotondate• Idoneo presidio di raccolta a uno o due pezzi.

La procedura prevede la rimozione del presidio dall’altoverso il basso tenendo la cute con le dita per evitare così ditrazionare troppo la cute peristomale; detersione della cuteperistomale dall’esterno all’interno per le colostomie e leileostomie, al contrario dall’interno all’esterno per le urosto-mie, con acqua tiepida e sapone neutro; risciacquo con lestesse modalità; asciugare la cute tamponando per evitarecosì arrossamenti o lesioni traumatiche; misurare il calibrodello stoma con il calibratore; ritagliare il foro della placcaadattandolo al diametro dello stoma (massimo 2 mm piùlargo); è possibile utilizzare ausili per la protezione cutanea(film protettivi o pasta); procedere all’applicazione del presi-

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dio facendolo aderire dal basso verso l’alto, appoggiandoprima il lato inferiore del foro alla base dello stoma.Naturalmente se si utilizza un presidio 2 pezzi la proceduraprevede prima il distacco del la sacca, poi della placca e nel-l’applicazione prima la placca con le stesse modalità delmonopezzo e poi la sacca.Sono assolutamente da evitare disinfettanti di ogni tipo,etere, alcool, benzina o cloro derivati.Per quanto riguarda i consigli alimentari, è importante che lepersone comprendanosoprattutto quali sono gli effetti dei singoli alimenti sull’ap-parato gastro- intestinale.Il presidio ideale dovrebbe avere le seguenti caratteristiche: • perfetta adesività• protezione della zona peristomale• assenza di residui alla rimozione• anallergicità• impermeabilità totale ai liquidi e agli odori• silenziosità• discrezione.

La procedura per la gestione della stomia prevede una primaapparecchiatura in sala operatoria con presidio 2 pezzi conplacca a protezione integrale e sacca trasparente per megliomonitorare lo stato dello stoma nelle prime 48 ore post-ope-ratorie; una prima sostituzione del presidio dopo 48 ore dal-

l’intervento chirurgico e un precoce coinvolgimento nellostoma care del paziente e/o care giver.

La scelta del presidio prevede l’obbligatorietà di alcunecaratteristiche sulla base del tipo di stomia:

per le colostomie avremo sacca a fondo chiuso, per le ileostomie sacca a fondo aperto,per le urostomie sacca con valvola di scarico.Tutti e tre i tipi possono essere 2 pezzi o monopezzo

Alla dimissione occorre accertarsi che il paziente sia ingrado di autogestirsi o che ci sia un care- giver in grado difarlo, nell’eventualità che il paziente non abbia le capacitàmanuali o altre problematiche che ostacolino l’apprendimen-to; si consegna il materiale informativo cartaceo (opuscoliinformativi) riguardanti lo stomacare, consigli alimentari; suf-ficienti presidi per affrontare i primi giorni a domicilio in atte-sa della fornitura mensile conseguente al piano terapeuticocompilato dallo stomaterapista che gli permetterà di riceve-re gratuitamente il materiale; gli si daranno indicazioni sullapossibilità di fare la doccia o andare al mare, sulla necessi-tà di portare con sé un borsello con il minimo necessario perun cambio se si esce di casa ma soprattutto fondamentaledare riferimenti sul centro di stomaterapia più vicino connumeri di telefono concordando il I° controllo ambulatoriale

attualità

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il Collegio informa

ECMCOME SI EVOLVE LA NORMATIVA

NUOVE LINEE GUIDA PER L’ACCREDITAMENTO

150 crediti obbligatori formativi nel triennio, nuove Linee guida perl’accreditamento, Albo dei Provider, compiti di Ordini e Collegi, obiettiviformativi, controllo della qualità.

Sono diverse le novità che regolamentano la nuovaEducazione Continua in Medicina (ECM). Il nuovo Accordo sulsistema di formazione continua in medicina è stato pubbli-cato in Gazzetta Ufficiale n. 98 del 14 maggio 2012.L’Accordo (del 19 aprile 2012) traccia nuove regole per ren-dere omogeneo il sistema ECM su tutto il territorio naziona-le, introducendo una maggiore integrazione tra i diversi atto-ri della formazione continua in sanità.Il documento sancisce definitivamente il passaggio dall’ac-creditamento dei singoli eventi alla situazione attuale, cheprevede quello dei Provider, introducendo alcuni importantielementi di novità soprattutto sul ruolo rivestito da Ordini,Collegi ed Associazioni.Diversi sono i contenuti inclusi nel documento: le Linee Guidaper i Manuali di accreditamento dei Provider a livello nazio-nale e regionale; l’istituzione dell’Albo dei Provider; i creditiformativi richiesti per il triennio 2011-2013; le regole per icorsi tenuti da Ordini e Collegi; gli obiettivi formativi del pro-gramma ECM; il sistema di verifiche, controlli e monitorag-gio della qualità e le regole per i liberi professionisti.

LA NORMATIVA ECMDi ECM se ne parla da diverso tempo. È lo stesso ContrattoCollettivo Nazionale del Lavoro ad evidenziare alcuni puntichiave.L’Art. 29 del CCNL 1998/1999 in tema di Formazione e Ag -gior namento professionale enuncia chiaramente quantosegue:

1 Nell’ambito dei processi di riforma delle aziende sanita-rie e degli enti, la formazionecostituisce una leva strate-gica fondamentale per lo sviluppo professionale deidipendenti e per la realizzazione degli obiettivi program-mati. Essa è in particolare finalizzata allo sviluppo delsistema sanitario attraverso il miglioramento delle com-petenze del personale e più elevati livelli di motivazionee di consapevolezza rispetto agli obiettivi generali di rin-novamento e produttivi da perseguire.

2 L’attività formativa si realizza attraverso programmi diaddestramento, aggiornamento, qualificazione finalizzatiall’ottimale valorizzazione delle risorse umane, sia attra-verso programmi mirati allo sviluppo delle professionali-tà in linea con i cambiamenti organizzativi. L’attività for-mativa si svolge secondo percorsi definiti in conformitàdei programmi concordati nell’ambito della contrattazio-ne integrativa di cui all’art. 4, comma 2 punto V.Particolare attenzione è posta in tale ambito sulle esi-genze di riqualificazione del personale nell’ambito deiprocessi di mobilità.

3 La formazione del personale di nuova assunzione si rea-lizza mediante corsi teorico- pratici di intensità e duratarapportate alle attività da svolgere, in base a programmidefiniti dall’Amministrazione ai sensi del comma prece-dente.

4 Le iniziative di formazione riguardano tutto il personale atempo indeterminato, compreso il personale in distaccosindacale. Il personale comandato fruisce della forma-zione negli enti di appartenenza salvo che per i corsi dicui alla lettera b). I dipendenti comandati in servizio pres-so le aziende o gli enti di nuova istituzione, in attesa delloro inquadramento presso l’ente di destinazione, parte-cipano ai programmi di formazione realizzati da que-st’ultimo. I programmi stabiliscono quali iniziative abbia-no carattere obbligatorio e quali abbiano carattere facol-tativo ed in particolare definiscono:

a) percorsi di formazione con esame finale collegato alsistema di classificazione, ai sensi dell’art. 16,comma 2;

b) corsi di aggiornamento finalizzati all’obiettivo di farconseguire agli operatori il più alto grado di opera-tività ed autonomia in relazione alle funzioni di asse-gnazione. Le aree interessate ai corsi di aggiorna-mento professionale sono stabilite in attuazione deiprogrammi di cui al comma 2, con particolareriguardo:

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il Collegio informa

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– ai processi di innovazione tecnologica ed organiz-zativa;

– ai processi di ristrutturazione, riorganizzazione ericonversione delle strutture e dei servizi;

– alle discipline che riguardano l’organizzazione dellavoro, le tecniche di programmazione e la gestio-ne del personale nelle linee di indirizzo del pianosanitario nazionale e della programmazione regio-nale e locale dei servizi.

5 Le attività di formazione obbligatoria si concludono conl’accertamento dell’avvenuto accrescimento della pro-fessionalità del singolo dipendente, certificato attraver-so l’attribuzione di un apposito attestato al termine deicorsi, secondo le modalità definite nei programmi di for-mazione.

Entrando nel dettaglioL’Art. 20 del CCNL 2002/2003 in tema di Formazioneed ECM precisa:

1 In materia di formazione è tuttora vigente l’art. 29 delCCNL 7 aprile 1999, che prevede la formazione e l’ag-giornamento professionale obbligatorio. In tale ambitorientra la formazione continua di cui all’art. 16 bis esegg. del d.lgs. n 502/1992, da svolgersi sulla basedelle linee generali di indirizzo dei programmi annuali epluriennali individuati dalle Regioni e concordati in appo-siti progetti formativi presso l’azienda o ente ai sensi del-l’art. 4, comma 2, punto 5 del CCNL 7 aprile 1999.

2 L’azienda e l’ente garantiscono l’acquisizione dei creditiformativi previsti dalle vigenti disposizioni da parte delpersonale interessato nell’ambito della formazione obbli-gatoria. Il personale che vi partecipa è considerato inservizio a tutti gli effetti ed i relativi oneri sono a caricodell’azienda o ente. La relativa disciplina è, in particolareriportata nei commi 6 e seguenti dell’art. 29 del con-tratto del 1999 come integrata dalle norme derivantidalla disciplina di sistema adottate a livello regionale.

3 Dato il carattere tuttora - almeno in parte - sperimentaledella formazione continua, le parti concordano che - nelcaso di mancato rispetto della garanzia prevista dalcomma 2 circa l’acquisizione nel triennio del minimo dicrediti formativi da parte del personale interessato - nontrova applicazione la specifica disciplina prevista dall’art.16 quater del d.lgs 502 del 1992. Ne consegue che, intali casi, le aziende ed enti non possono intraprendereiniziative unilaterali per la durata del presente contratto.

4 Ove, viceversa la garanzia del comma 2 venga rispet-tata, il dipendente che senza giustificato motivo non

partecipi alla formazione continua e non acquisisca icrediti previsti nel triennio, non potrà partecipare per iltriennio successivo alle selezioni interne a qualsiasi tito-lo previste.

5 Sono considerate cause di sospensione dell’obbligo diacquisizione dei crediti formativi il periodo di gravidanzae puerperio, le aspettative a qualsiasi titolo usufruite, ivicompresi i distacchi per motivi sindacali.�Il triennioriprende a decorrere�dal rientro in servizio del di�pen-dente.

Nonostante quanto riportato la formazione, attraverso ilsistema di Educazione Continua in Medicina (ECM), è spessostata oggetto di fraintendimenti epoca chiarezza anche daparte dei professionisti sanitari.

Recentemente il sistema ECM è stato aggiornato a seguitodei provvedimenti di Legge attraverso il D.L. 138/2011 con-vertito con modificazioni dalla Legge 148/2011 e successi-vamente, con la Legge 214/2011. Le nuove norme introdu-cono un generico obbligo di formazione continua da inserirein tutti gli ordinamenti professionali e quindi statuti e regola-menti di Ordini e Collegi entro 12 mesi dall’entrata in vigoreovvero entro 13 agosto 2012.

NUMERI E TIPOLOGIA DI CREDITI ECM

In base all’Accordo Stato Regioni del 19/04/2012,ogni professionista del ruolo sanitario deve consegui-re 150 crediti ECM per il triennio 2011/2013 (minimo25 e massimo 75 crediti ogni anno).

È prevista la possibilità, per tutti i professionisti sanitari, diriportare dal triennio precedente (2008-2010) fino a 45 cre-diti eccedenti, a condizione che il professionista abbia pie-namente ottemperato al debito formativo previsto per il trien-nio precedente di 150 crediti formativi (c.f.) oppure 90 c.f.

Dal triennio 2005-2007, il professionista, che ha acquisito60 crediti formativi può detrarli dal numero di crediti com-plessivo (150) relativo al successivo triennio (2008- 2010) eacquisire 90 c.f. Tale misura consente di detrarre ulterior-mente nel triennio in corso (2011-2013) 45 crediti formativie quindi acquisire 105 c.f.

Possono essere riportati anche crediti in numero inferiore a45: in tal caso i crediti da conseguire corrisponderanno alladifferenza tra 150 e quelli riportati dal triennio precedente.

Sulla base delle indicazioni riportate, chinon avesse acquisito i crediti formativi, deveacquisirne 150 per ogni periodo.

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CREDITI PER IL TRIENNIO 2011 - 2013

ANNO CREDITI MINIMO MASSIMO

2011 50 25 752012 50 25 752013 50 25 75

I precedenti accordi e circolari, hanno inoltre stabilito che:• i crediti ottenibili attraverso la formazione residenziale(convegni, congressi, simposi, conferenze), la formazionesul campo (gruppi di miglioramento o di studio, commis-sioni e comitati, attività di ricerca), le attività di docenza etutoraggio, non possono superare complessivamente il60% delle attività formative (90 crediti nel triennio);

• i crediti acquisibili attraverso la partecipazione a eventisponsorizzati non devono eccedere un terzo del totale(50 crediti);

• salvo per gli infermieri (per i quali il limite è fissato allasoglia massima del 60%), non sono state previste limita-zioni per i crediti acquisibili con i corsi di formazione adistanza (FAD).

OBBLIGO DI SODDISFARE IL DEBITO ECM

La partecipazione del professionista alle attività di formazio-ne continua ed il conseguimento dei crediti ECM previsti neltriennio, è un obbligo individuale e costituisce il requisito indi-spensabile per svolgere l’attività professionale, in regime dilavoro dipendente o libero professionale, nella sanità pubbli-ca, nella sanità privata e nel sociosanitario integrato.È esonerato dall’obbligo dell’ECM il personale sanitario chefrequenta, in Italia o all’Estero, corsi di formazione universi-tari post-base propri della categoria di appartenenza (corsodi specializzazione, dottorato di ricerca, master, corso diperfezionamento scientifico e laurea magistrale, corso di for-mazione specifica in medicina generale, formazione comple-mentare, corsi di formazione e di aggiornamento professio-nale) per tutto il periodo di formazione (anno di frequenza).

Sono esonerati, inoltre, dall’obbligo ECM:

– i professionisti che usufruiscono delle disposizioni inmateria di tutela della gravidanza, di aspettative, a qual-siasi titolo usufruite, ivi compresi i distacchi per motivisindacali; il triennio riprende a decorrere dal rientro inservizio del dipendente;

– i professionisti eletti in qualità di Senatori dellaRepubblica, di Deputati della Repubblica e di ConsiglieriRegionali, limitatamente al periodo di espletamento delmandato.È utile precisare, inoltre, che i crediti ottenuti nel periododi esonero non verranno calcolati al fine di soddisfare ildebito ECM.

ORGANISMI DI GESTIONE

Il programma ECM è mutato dalla fase di avvio, con il coin-volgimento di diversi attori (Ministero della Salute, Regioni,AGE.NA.S (Agenzia Nazionale per i Servizi SanitariRegionali), CO.GE.A.P.S. (Consorzio Gestione Anagraficadelle Professioni Sanitarie), Ordini, Collegi e Associazioniprofessionali rappresentative e l’introduzione di una nuovaregolamentazione e dei provider formativi pubblici e privati.Le professioni con albo e Ordine/Collegio e quelle senza,rappresentate da associazioni, aderiscono al CO.GE.A.P.S. ecollaborano alla registrazione/certificazione dei crediti con-seguiti dai professionisti.

RUOLO DEL COLLEGIO

Nell’ottica del nuovo sistema ECM il ruolo di Ordini e Collegirisulta ancor più rilevante rispetto al passato.Ruolo primario degli Ordini e dei Collegi, infatti, è quello dicontribuire con la pubblica amministrazione alla salvaguardiadella salute della collettività, attraverso la tutela della libertàe dell’indipendenza dei professionisti, il controllo sul decorodella professione e la promozione della formazione profes-sionale degli iscritti.

Schematicamente si possono riassumere le seguenti attività:• certificazione quantitativa dei crediti ECM acquisiti dagliiscritti;

• suggerimento degli obiettivi formativi nazionali, regionali especifici per ogni categoria sanitaria in collaborazione conCommissione Nazionale ECM e Conferenza Stato-Regioni;

• essere Referenti Istituzionali sulla valutazione della qualitàdegli eventi formativi;

• essere Provider per eventi su tematiche specifiche qualietica, deontologia professionale e legislazione sanitaria.

L’aggiornamento continuo obbligatorio, avviato con ilDecreto Legislativo 229/99, richiede a tutti gli operatoridella sanità un impegno culturale costante, ma al tempostesso offre una gratificazione tramite il sapere messo a dis-posizione del cittadino e una riqualificazione del proprio tito-lo di studio.

Spetta pertanto agli Ordini, Collegi e Associazioni professio-nali raccogliere la sfida della qualità, garantendo il manteni-mento delle competenze professionali degli operatori.

Per fare ciò sarà importante stimolare la creazione di unaforte coscienza di formazione professionale estesa a tutte lecategorie impegnate nel campo della salute e sviluppare unanuova cultura della responsabilità e del giusto riconoscimen-to dell’eccellenza professionale.

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PER CONCLUDERE

Il Decreto Salva Italia aveva fissato il termine: il 13 agostoscorso. Entro quella data gli Ordini professionali avrebberodovuto fissare le sanzioni per gli iscritti che non avrannoraggiunto i 150 crediti formativi alla fine del 2013. Quandoil Decreto fu varato non furono pochi coloro che manifesta-rono dubbi sulla possibilità “tecnica” che la scadenza potes-se essere rispettata: troppo stretti i tempi concessi dalDecreto e troppo ravvicinata l’applicazione del regolamentodell’ECM.

Così è stato. Mentre scriviamo, infatti, la questione è statarinviata.Commissione e Ordini, comunque, stanno lavorando (il trien-nio scade il prossimo anno) per definire meglio i criteri divalutazione. Per esempio, è allo studio la possibilità di supe-rare la semplice conta dei crediti e di attribuire loro “pesi”diversi in relazione alla loro qualità. Il che, ovviamente, impli-ca la necessità di definire gli opportuni indicatori.È la conseguenza che, per stabilire le adeguate sanzioni, gliOrdini debbano avere un quadro di riferimento certo su cuiregolarsi. Magari anche per darsi un orientamento condiviso.

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Amministrazione Corsi. La segreteria Ipasvi Padova, mediante accesso a un pannello dedicato del CMS, può crearee gestire i corsi proposti agli iscritti inserendo tutte le informazioni relative (titolo, descrizione, punteggio ecc). Il pan-nello è aggiornato in tempo reale con le richieste di iscrizione da parte degli utenti.

Gestionale Ipasvi PD e con database del Collegio nazionale. È in corso l’analisi per l’evoluzione della piattaformaanche come gestionale interno della segreteria Ipasvi Padova e l’integrazione con i database del Collegio nazionale.Tutte le fasi del flusso di lavoro saranno attuate in modalità online, semplificando e razionalizzando i processi.

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“In&Out” liberamente pubblica articoli inediti di interesse infermieristico, previa approvazione del Comitato di Redazione. L’articolo è sotto la responsa-bilità dell’Autore o degli Autori, che devono dichiarare: nome, cognome, qualifica professionale, ente di appartenenza, recapito postale e telefonico. Ilcontenuto non riflette necessariamente le opinioni del Comitato di Redazione e dei Consigli Direttivi. Quando il contenuto esprime o può coinvolgere laresponsabilità di un Ente, o quando gli Autori parlano a suo nome, dovrà essere fornita anche l’autorizzazione dei rispettivi responsabili.

Il testo deve essere il più conciso possibile, compatibilmente con la chiarezza di esposizione. Le bozze verranno corrette in redazione. I lavori non richiestie non pubblicati non verranno restituiti.Le citazioni bibliografiche devono essere strettamente pertinenti e riferirsi a tutti gli Autori citati nel testo. Le citazioni da periodici devono comprende-re: il cognome e l’iniziale del nome dell’Autore o dei primi due Autori, nel caso di più di due Autori, verrà indicato il nome del primo, seguito da “et al”;il titolo originale dell’articolo, il titolo del periodico; l’anno di pubblicazione, il numero del volume, il numero della pagina iniziale.

Le citazioni di libri comprendono: il cognome e l’iniziale del nome degli Autori, il titolo del libro (eventualmente il numero del volume e della pagina, sela citazione si riferisce ad un passo particolare), l’editore, il luogo e l’anno di pubblicazione. Gli Autori che desiderano la riserva di un certo numero dicopie del numero contenente il loro articolo, devono farne richiesta esplicita al momento dell’invio del testo. Tutto il materiale deve essere spedito orecapitato al Collegio IPASVI di Padova, Via G. Rossa, 35 - Roncaglia di Ponte San Nicolò - 35020 Padova.

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Data 26/10/2012 A TUTTI GLI ISCRITTILORO SEDE

Oggetto: CONVOCAZIONE ASSEMBLEA ANNUALE 2012, D.P.R. 5 aprile 1950, n. 221 art. 23comma 1.

Si comunica che il giorno 29 novembre 2012 alle ore 23.00, in prima convocazione, ed il giorno

SABATO 01 DICEMBRE 2012 alle ore 09.30in seconda convocazione presso

Fondazione OIC - Centro Formativo “Varotto Berto” - Via Toblino 53 a Padova,è indetta la

ASSEMBLEA ORDINARIA ANNUALE DEGLI ISCRITTI

ORDINE DEL GIORNO

— Relazione del Presidente al Bilancio preventivo 2013— Presentazione del Bilancio preventivo 2013— Variazione di assestamento del bilancio di previsione 2012— Varie ed eventuali

Auspicando una numerosa presenza da parte di tutti i collegiati, ringrazio fin d’ora quanti vorrannorendersi disponibili per migliorare e poter condividere l’attività del Collegio.

IL PRESIDENTEFabio Castellan

___________________________________________________________________________________

I Colleghi che non potessero intervenire hanno facoltà di delegare a rappresentarli un iscrittopartecipante all’Assemblea.La delega in calce alla presente dovrà essere consegnata dalla persona delegata all’inizio del l’As -sem blea. Ogni iscritto partecipante non può avere più di due deleghe.

Contando sulla Vostra partecipazione, inviamo cordiali saluti.

Delego il/la Sig.__________________________________________ a rappresentarmi all’AssembleaAnnuale Ordinaria degli iscritti che si terrà il giorno 01/12/2012 alle ore 09.30.

Firma _______________________________

N.B. il presente avviso ha validità di convocazione a tutti gli effetti ai sensi dell’art. 23 delD.P.R. 05/04/1950 N. 221.

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novembre 2012

IPASVI35Novembre 2012

dal Consiglio Direttivo– Editoriale– Nuovo piano socio sanitario

veneto

attualità– L’infermiere case manager

all’interno dei centri didecadimento cognitivo

– Gentlecare: un modello diassistenza per l’Alzheimer

– Lo stoma_care

il Collegio informa– ECM. Come si evolve la

normativa. Nuove linee guidaper l’accreditamento

INSERTO CIVES PADOVA

– Editoriale– Costituzione Gruppo CIVES– Diventare infermieri volontari

CIVES Padova– Cives Padova ha solo 4 mesi

e ha già fatto molta strada– Primo convegno provinciale

14 dicembre 2012– Soccorso acquatico

CIVES PADOVA 2012

SPECIAlE

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