Periodico del gruppo di Preghiera Regina Pacis di Torino · Queste parole e quelle che le hanno...

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1 n° 7 Luglio/Settembre 2014 Medjugorje Torino Medjugorje Torino - - Casella Postale 181 Casella Postale 181 - - 10024 Moncalieri To 10024 Moncalieri To Periodico del gruppo di Preghiera Regina Pacis di Torino Periodico del gruppo di Preghiera Regina Pacis di Torino

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n° 7 Luglio/Settembre 2014

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Uno spunto di Riflessione

“Adamo, dove sei?”

Questa è la domanda accorata con la quale Papa Francesco, a Gerusalemme, lunedì 26 Maggio 2014, ha

iniziato la sua preghiera nel memoriale di Yad Vashem dove si venera il ricordo dello sterminio di sei mi-

lioni di ebrei da parte della follia nazista. Queste parole e quelle che le hanno seguite hanno fatto in un

attimo il giro del pianeta perché tutte le principali televisioni del mondo stavano riprendendo l’avvenimen-

to, suscitando un brivido, almeno speriamo, in tutte le persone che non hanno la sensibilità propria di un

rinoceronte. Come diremo più sotto infatti, a noi sembra che il contenuto di questo appello travalichi il ca-

so storico terribile che lo ha suggerito e valga ancora adesso applicandosi anche a noi che viviamo oggi in

questa società. Per questo prima di qualsiasi nostro commento, riportiamo qui sotto il testo integrale della

sua preghiera.

“Adamo, dove sei?” (cfr Gen 3,9).

Dove sei, uomo? Dove sei finito?

In questo luogo, memoriale della Shoah, sentiamo risuonare questa domanda di Dio: “Adamo, dove sei?”.

In questa domanda c’è tutto il dolore del Padre che ha perso il figlio.

Il Padre conosceva il rischio della libertà; sapeva che il figlio avrebbe potuto perdersi… ma forse nemmeno il Padre

poteva immaginare una tale caduta, un tale abisso!

Quel grido: “Dove sei?”, qui, di fronte alla tragedia incommensurabile dell’Olocausto, risuona come una voce che si

perde in un abisso senza fondo…

Uomo, chi sei? Non ti riconosco più.

Chi sei, uomo? Chi sei diventato?

Di quale orrore sei stato capace? Che cosa ti ha fatto cadere così in basso?

Non è la polvere del suolo, da cui sei tratto. La polvere del suolo è cosa buona, opera delle mie mani.

Non è l’alito di vita che ho soffiato nelle tue narici. Quel soffio viene da me, è cosa molto buona (cfr Gen 2,7).

No, questo abisso non può essere solo opera tua, delle tue mani, del tuo cuore… Chi ti ha corrotto? Chi ti ha

sfigurato?

Chi ti ha contagiato la presunzione di impadronirti del bene e del male? Chi ti ha convinto che eri dio? Non solo hai torturato e ucciso i tuoi fratelli, ma li hai offerti in sacrificio a te

stesso, perché ti sei eretto a dio. Oggi torniamo ad ascoltare qui la voce di Dio: “Adamo, dove sei?”.

Dal suolo si leva un gemito sommesso: Pietà di noi, Signore!

A te, Signore nostro Dio, la giustizia, a noi il disonore sul volto, la vergogna (cfr Bar 1,15).

Ci è venuto addosso un male quale mai era avvenuto sotto la volta del cielo (cfr Bar 2,2). Ora, Signore, ascolta la no-

stra preghiera, ascolta la nostra supplica, salvaci per la tua misericordia. Salvaci da questa mostruosità.

Signore onnipotente, un’anima nell’angoscia grida verso di te. Ascolta, Signore, abbi pietà!

Abbiamo peccato contro di te. Tu regni per sempre (cfr Bar 3,1-2).

Ricordati di noi nella tua misericordia. Dacci la grazia di vergognarci di ciò che, come uomini, siamo stati capaci di

fare, di vergognarci di questa massima idolatria, di aver disprezzato e distrutto la nostra carne, quella che tu impastasti

dal fango, quella che tu vivificasti col tuo alito di vita. Mai più, Signore, mai più!

“Adamo, dove sei?”. Eccoci, Signore, con la vergogna di ciò che l’uomo, creato a tua immagine e somiglianza, è stato capace di fare.

Ricordati di noi nella tua misericordia”.

Allora, se non si vuole che queste straordinarie parole di Francesco rimangano soltanto l’accorata parte-

cipazione al ricordo di un crimine compiuto poco più di mezzo secolo fa, forse è bene che ogni uomo di

oggi si interroghi e si chieda se crimini di questo tipo non continuino a macchiare ancora oggi questa no-

stra società, sia pure in forme e modalità diverse. Pensiamo a tutti coloro che in tante parti del mondo sof-

frono, sono perseguitati e uccisi con le motivazioni più varie. Pensiamo soprattutto alle decine di milioni

di aborti che le legislazioni della maggior parte dei paesi del mondo hanno reso legali nel nostro pianeta,

aborti che qualcuno ha giustamente definito “sacrifici umani offerti a satana” e che si svolgono tra l’indif-

ferenza, se non addirittura l’approvazione di tanti che si definiscono cristiani. Ecco perché abbiamo voluto

riportare questa preghiera di Papa Francesco perché in tanti abbiamo bisogno di farla nostra e chiedere

perdono, non fosse altro che per la nostra indifferenza o inerzia. Che Dio abbia pietà di noi!

La Redazione

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Anche in questo numero desideriamo raggiungervi con le nostre piccole lettere.

Nella prima, caratterizzata dal titolo “IL TEMA” intendiamo come sempre riportare in luce, sud-

divisi per tema, alcuni dei messaggi che la Regina della Pace ci ha dato nel corso degli anni met-

tendoli in relazione con l’insegnamento della Chiesa ed in particolare con alcune riflessioni di

Papa Francesco. Ci auguriamo che questo possa essere, ogni volta, di stimolo per ciascuno di noi

ad una revisione di vita.

Questa volta abbiamo scelto come “TEMA” quello dell’apostolato, attraverso la testimonianza.

Nella seconda, caratterizzata dal titolo “IL CIELO CI INTERPELLA”, ci proponiamo invece di

richiamare l’attenzione sul fatto che i messaggi che la Vergine Maria ci invia attraverso Medju-

gorje, non contengono soltanto delle affermazioni, ma ci interpellano anche con domande che esi-

gono una risposta nel nostro cuore. Sono domande poste per aiutare a liberarci poco alla volta da

quel fariseo che si annida in una parte di ciascuno di noi e che ci fa sentire a posto perché ci pare

di osservare la legge. Ma a noi la Madre di Dio chiede qualche cosa di più: chiede il nostro cuo-

re.

LETTERE AI LETTORILETTERE AI LETTORI

Il TEMA: Apostoli di Maria

Quello dell’essere apostoli è uno dei temi che la Madonna ha toccato ripe-

tutamente in questi ultimi due anni in molti dei suoi messaggi. Ecco che co-

sa ci ha chiesto a questo proposito:

“Siate apostoli del mio amore, perché mi aiutiate, perché vivendo l’amore

di Dio siate un esempio per coloro che non lo conoscono”.

“Apostoli miei, aiutatemi ad aprire le strade a mio Figlio”.

“Siate apostoli della luce di Dio in questo tempo di tenebra e di disperazio-

ne”.

“… Pregate che lo Spirito Santo vi renda capaci e vi guidi, che vi illumini e

vi riempia di amore e di umiltà, vi prego di perseverare come miei apostoli

che liberamente e con amore diffonderanno l'amore di Dio a tutti i miei fi-

gli”.

“Siate miei apostoli che non hanno vissuto invano”.

“Siate apostoli che diffonderanno ovunque attorno a loro i frutti dell’amore

di Dio”.

“Siate apostoli che sapranno diffondere la Parola di Dio a tutti coloro che

non la conoscono”.

Dobbiamo però tenere presente che essere apostoli non è solo una scelta, è

un dovere di ogni cristiano in virtù del suo battesimo, come ci ha ricorda-

to il Concilio Vaticano II (Decreto sull’apostolato dei laici Apostolicam Ac-

tuositatem).

Dalla lettera

di San Paolo:

“Cristo infatti

non mi ha

mandato a

battezzare, ma

a predicare il

Vangelo; non

però con un

discorso sa-

piente, perché

non venga re-

sa vana la

croce di Cri-

sto”.

(1 Corinzi 1, 17)

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Leggiamo infatti in quel documento che “i laici derivano il dovere e il diritto all'apostolato dal-

la loro stessa unione con Cristo capo”.

Inoltre leggiamo che “l'apostolato si esercita nella fede, nella speranza e nella carità: virtù che

lo Spirito Santo diffonde nel cuore di tutti i membri della Chiesa. Anzi, in forza del precetto della

carità, che è il più grande comando del Signore, ogni cristiano è sollecitato a procurare la gloria di

Dio con l'avvento del suo regno e la vita eterna a tutti gli uomini: perché conoscano l'unico vero

Dio e colui che egli ha mandato, Gesù Cristo” (cfr. Gv 17,3).

Infine ci viene ricordato che per l'esercizio di tale apostolato lo Spirito Santo … elargisce ai fedeli

anche dei doni particolari (1 Cor 12,7) «distribuendoli a ciascuno come vuole» (1 Cor 12,11), af-

finché mettendo «ciascuno a servizio degli altri il suo dono al fine per cui l'ha ricevuto, contribui-

scano anch'essi come buoni dispensatori delle diverse grazie ricevute da Dio» (1 Pt 4,10) alla edi-

ficazione di tutto il corpo nella carità (cfr. Ef 4,16).

L'apostolo di Maria è in primo luogo testimone. Un grande aiuto per la comprensione dell’es-

senza dell’apostolato ci viene come sempre dalle parole di Papa Francesco:

“Se tu ti trovi davanti un ateo e ti dice che non crede in Dio, tu puoi leggergli tutta una bibliote-

ca, dove si dice che Dio esiste e anche provare che Dio esiste, e lui non avrà fede. Ma se davan-

ti a questo ateo tu dai testimonianza di coerenza di vita cristiana, qualcosa incomincerà a la-

vorare nel suo cuore, sarà proprio la testimonianza tua quella che a lui porterà questa inquietudi-

ne sulla quale lavora lo Spirito Santo. E’ una grazia che tutti noi, tutta la Chiesa deve chiedere:

‘Signore, tutti siamo peccatori, ma tutti abbiamo la capacità di chiedere perdono’. E Lui mai si

stanca di perdonare! Dobbiamo avere l’umiltà di chiedere perdono: ‘Signore, non sono stato coe-

rente qui. Perdono!’. Dobbiamo andare avanti nella vita con coerenza cristiana, con la testimo-

nianza di quello che crede in Gesù Cristo, che sa che è peccatore, ma che ha il coraggio di chiedere

perdono quando sbaglia e che ha tanta paura di scandalizzare. Il Signore dia questa grazia a tutti

noi” (Omelia del 27 febbraio 2014).

“La testimonianza, sia nella vita quotidiana, sia con alcune difficoltà e, anche, sia nella persecuzio-

ne, con la morte, sempre è feconda. La Chiesa è feconda e madre quando dà testimonianza di Gesù

Cristo. Invece, quando la Chiesa si chiude in se stessa, si crede – diciamo così – un'università

della religione, con tante belle idee, con tanti bei templi, con tanti bei musei, con tante belle

cose, ma non dà testimonianza, diventa sterile. Il cristiano lo stesso. Il cristiano che non dà testi-

monianza, rimane sterile, senza dare la vita che ha ricevuto da Gesù Cristo”.

Stefano, ha proseguito, “era pieno di Spirito Santo”. Ed ha avvertito che “non si può dare testimo-

nianza senza la presenza dello Spirito Santo in noi”. “Nei momenti difficili, dove dobbiamo sce-

gliere la strada giusta, dove dobbiamo dire ‘no’ a tante cose che forse tentano di sedurci – ha inco-

raggiato Papa Francesco – c’è la preghiera allo Spirito Santo, è Lui che ci fa forti per andare su

questa strada della testimonianza”:

“E oggi pensando a queste due icone - Stefano, che muore, e la gente, i cristiani, che fuggono,

andando dappertutto per la violenta persecuzione – domandiamoci: come è la mia

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testimonianza? Sono un cristiano testimone di Gesù o sono un semplice numerario di questa

setta? Sono fecondo perché dò testimonianza, o rimango sterile perché non sono capace di lasciare che lo Spirito Santo mi porti avanti nella mia vocazione cristiana?”(Omelia del 6

Maggio 2014).

In un articolo pubblicato su questo giornale qualche tempo fa (Quale futuro ci attende?), avevamo

riportato le parole di Jean Guitton, grande intellettuale cattolico, accademico di Francia, il quale,

prendendo lo spunto dalle apparizioni di Fatima ed esaminandone i collegamenti con quelle di Me-

djugorje, ha scritto che si può intuire che si stia avvicinando quel tempo di Maria che la Vergi-

ne aveva predetto a Fatima.

Già quattrocento anni fa San Luigi Grignion de Montfort aveva manifestato l’intuizione secondo

la quale la devozione alla Vergine Maria sarebbe cresciuta verso la fine dei tempi, quale si

può presumere siano quelli in cui viviamo, sia che ci si accosti come scrive Jean Guitton, ad una

crisi senza precedenti, sia invece che ci si trovi ad una nuova fase della crescita della Chiesa. In entrambi i casi, scrive ancora Jean Guitton, è possibile che il tempo della Vergine sia prossi-

mo.

E allora vale la pena di scorrere ancora le parole del Montfort scritte quattro secoli fa (Trattato

della vera devozione alla Santa Vergine) a proposito degli apostoli di Maria.

“Saranno dei veri apostoli degli ultimi tempi, ai quali il Signore dei forti darà la parola e il vigore per operare meraviglie…; riposeranno senza oro né argento e soprattutto senza

preoccupazione, e tuttavia avranno le ali argentate della colomba, per volare al solo scopo di

cercare la gloria di Dio e la salvezza delle anime, dove lo Spirito Santo li chiamerà; e nei luo-

ghi dove avranno predicato, lasceranno dietro di essi unicamente l'oro della carità, che è il

compimento di tutta la legge” (Cap. 58).

Saranno dei veri discepoli di Gesù Cristo, che camminano sulle orme della sua povertà,

dell'umiltà, del disprezzo del mondo e della carità, insegnando la via stretta di Dio nella pura

verità, seguendo il Santo Vangelo e non le massime del mondo, senza vivere in ansia né avere

soggezione per nessuno, senza risparmiare, o farsi condizionare, o temere nessun mortale per potente che sia. Avranno nella loro bocca la spada a due tagli della parola di Dio; e in tutta la

loro condotta si ispireranno alla semplicità e alla mortificazione di Gesù Cristo. Ecco i grandi uo-

mini che verranno, ma che Maria farà sorgere per ordine dell'Altissimo, per estendere il suo

impero su quello dei non credenti e dei pagani.

Ma quando e come avverrà questo? Dio solo lo sa, noi dobbiamo tacere, pregare, desiderare

e attendere… (Cap. 59).

IL CIELO CI INTERPELLA. Quali risposte vogliamo dare ?

Siamo anche noi sordi e ciechi?

“Cari figli, da così tanto tempo io sono con voi e già da così tanto tempo vi sto mostrando la pre-

senza di Dio ed il suo sconfinato amore, che desidero tutti voi conosciate. Ma voi, figli miei? Voi

siete ancora sordi e ciechi; mentre guardate il mondo attorno a voi non volete vedere dove sta

andando senza mio Figlio. State rinunciando a Lui, ma Egli è la fonte di tutte le grazie. Mi ascolta-

te mentre vi parlo, ma i vostri cuori sono chiusi e non mi sentite. Non state pregando lo Spirito

Santo affinché vi illumini. Figli miei, la superbia sta regnando. Io vi indico l’umiltà. Figli miei,

ricordate: solo un’anima umile brilla di purezza e di bellezza, perché ha conosciuto l’amore di

Dio. Solo un’anima umile diviene un Paradiso, perché in essa c’è mio Figlio. Vi ringrazio. Di nuo-

vo vi prego: pregate per coloro che mio Figlio ha scelto, cioè i vostri pastori” (Messaggio del 2

Febbraio 2012).

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E’ interessante notare come questi concetti si trovino frequentemente nelle parole di Papa France-

sco. Vogliamo qui ricordare quanto egli ha detto recentemente (Omelia a Santa Marta

del 10.04.2014):

“Dio promette ad Abramo che diventerà padre di una moltitudine di nazioni, ma lui e la sua di-

scendenza dovranno osservare l’alleanza con il Signore”. L’omelia di Papa Francesco prende lo

spunto dalle letture del giorno per spiegare la chiusura dei farisei al messaggio di Gesù: ‘Il loro

sbaglio - rileva - è stato quello di staccare i comandamenti dal cuore di Dio’. Pensavano che tutto

si risolvesse nell’osservare i comandamenti, ma questi – ha sottolineato il Papa – ‘non sono una

legge fredda’, perché nascono da un rapporto di amore e sono delle indicazioni che ci aiutano a

non sbagliare nel nostro cammino per incontrare Gesù. Così, i farisei chiudono il cuore e la mente

ad ogni novità, non capiscono la strada della speranza. E’ il dramma del cuore chiuso, il dramma

della mente chiusa - afferma il Papa - e quando il cuore è chiuso, questo cuore chiude la mente, e

quando cuore e mente sono chiusi non c’è posto per Dio, ma soltanto per ciò che noi crediamo si

debba fare. Invece, i comandamenti portano una promessa e i profeti svegliano questa promessa.

Quanti hanno cuore e mente chiusi non riescono ad accogliere il messaggio di novità portato da

Gesù, che è quello che era stato promesso dalla fedeltà di Dio e dai profeti. Ma loro non capisco-

no; il loro pensiero è un pensiero chiuso che non è aperto al dialogo, alla possibilità che ci sia

un’altra cosa, alla possibilità che Dio ci parli, ci dica com’è il suo cammino, come ha fatto con

i profeti. Questa gente non aveva ascoltato i profeti e non ascoltava Gesù. E’ qualcosa di più che

una semplice testardaggine. No, è di più: è l’idolatria del proprio pensiero. ‘Io la penso così,

questo deve essere così e niente di più’. Questa gente aveva un pensiero unico e volevano im-

porre questo pensiero al popolo di Dio, per questo Gesù li rimprovera: ‘Voi caricate sulle spalle

del popolo tanti comandamenti e voi non li toccate con un dito’.

Gesù ‘rimprovera la loro incoerenza’. La teologia di questa gente - osserva il Papa - diviene

schiava di questo schema di pensiero: il pensiero unico.

Non c’è possibilità di dialogo, non c’è possibilità di aprirsi alle novità che Dio porta con i profeti.

Hanno ucciso i profeti, questa gente; chiudono la porta alla promessa di Dio.

E quando nella storia dell’umanità viene questo fenomeno del pensiero unico, quante disgra-

zie. Nel secolo scorso abbiamo visto tutti noi le dittature del pensiero unico, che hanno finito

per uccidere tanta gente, ma nel momento in cui loro si sentivano padroni non si poteva pen-

sare altrimenti. Si pensa così.

Ma “anche oggi - ha proseguito il Papa - c’è l’idolatria del pensiero unico”:

“Oggi si deve pensare così e se tu non pensi così, non sei moderno, non sei aperto o peggio.

Oppure, se tu vuoi questo aiuto, devi pensare così… Anche oggi c’è la dittatura del pensiero

unico e questa dittatura è la stessa di questa gente: prende le pietre per lapidare la libertà dei

popoli, la libertà della gente, la libertà delle coscienze, il rapporto della gente con Dio. Ed og-

gi Gesù è crocifisso un’altra volta”.

“L’esortazione del Signore di fronte a questa dittatura - conclude il Papa - è la stessa di sempre:

vigilare e pregare; non essere sciocchi, non comprare cose che non servono ed essere umili e

pregare, perché il Signore sempre ci dia la libertà del cuore aperto, per ricevere la sua Paro-

la che è promessa e gioia e alleanza! E con questa alleanza andare avanti”.

011/64.60.57

E’ il numero per ascoltare il messaggio del 25 del mese. Telefonare dalle ore 12.00 del giorno 26.

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Sono una delle tante pellegrine che ha avuto la

gioia di fare esperienza della realtà di Medju-

gorje.

Già durante il viaggio di andata avevo avuto la

sensazione che qualche cosa di speciale stesse

capitando: constatavo che tra quasi tutti i par-

tecipanti, nessuno dei quali conosciuto prima,

si stava instaurando un rapporto molto spiri-

tuale e insieme familiare, tanto da darmi l’im-

pressione che si stesse formando una piccola

Chiesa viaggiante: non mi era mai capitato in

altre occasioni.

Arrivata a Medjugorje mi sono accorta subito

che questa sensazione continuava, creando in

me un legame spirituale sempre maggiore con

le altre persone, eppure, mi dicevo, non è pos-

sibile che di colpo il mondo sia cambiato; per

questo cercavo, quasi senza rendermene conto,

di trovare qualche aspetto negativo, che mi

facesse pensare di essere solo condizionata da

quanto mi avevano detto a proposito del feno-

meno Medjugorje. Invece, giorno dopo giorno,

facevo esperienze entusiasmanti. Il sacerdote

che ci accompagnava era un cappuccino che

veniva dalle Marche e che fin dall’inizio delle

apparizioni si era recato a Medjugorje. Ci di-

ceva che anche lui in occasione dei primi viag-

gi, aveva cercato di analizzare ogni aspetto

della realtà che andava scoprendo, senza mai

trovare qualche cosa che potesse far pensare ad

una messa in scena.

La salita ai monti mi sembrava rappresentasse

il percorso della mia vita: fatica, difficoltà,

croci. Mai, in precedenza, il mio sguardo ave-

va tanto cercato di raggiungere le varie for-

melle che raffiguravano la Via Crucis, per po-

tere insieme riposare un attimo e riflettere.

Comunque dentro di me c’era tanta pace e mi

sembrava che tutti i problemi che tanto mi as-

sillavano a casa, anche se non erano spariti di

colpo, si presentassero in una luce nuova, tutta

diversa, che mi consentiva di viverli con mag-

giore serenità.

Lì, a Medjugorje, era tutto più chiaro, tutto più

semplice ed io mi chiedevo: perché? Alla fine

mi sono detta che la risposta si doveva cercare

nel fatto che lì la Regina della Pace era vera-

mente presente con una presenza che, anche se

non era tangibile fisicamente, era pienamente

percepibile con il cuore. Che bello!

Poi mi sono chiesta: adesso come farò a rien-

trare nella mia quotidianità, nella realtà della

mia vita a casa?

Di colpo mi sono ricordata che in uno dei suoi

tanti messaggi, la Regina della Pace aveva det-

to: “Vivete nel luogo che Dio ha stabilito per

voi”. Questo mi ha rasserenata perché mi ha

dato la sensazione di uniformare la mia vita

alla volontà di Dio e di conseguenza di poter

fare affidamento sulla sua vicinanza, sul suo

aiuto e su quello della Madre del suo Figlio

Gesù.

Grazie, Maria, per essermi stata tanto vicina!

Margherita (Torino)

TESTIMONIANZA DI UNA PELLEGRINA

Inviaci la tua testimonianza e, se ti fa piacere, la pubblicheremo

sul nostro giornalino on-line. Puoi inviarla al nostro indirizzo di

posta elettronica: [email protected] oppure al nostro indiriz-

zo: Medjugorje Torino – Via Genova 8 bis – 10126 Torino.

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Una vita nuova! Molti la desiderano, alcuni la

cercano, pochi la trovano e la vivono. Vita

nuova, nell’accezione comune può essere un

cambiamento di attività, di orientamento di

ideali, di valutazione della realtà. Tutto questo

è accettabile, ma non si riferisce ancora alla

totalità della persona, in tutto il suo essere.

Una vita nuova deve essere appagante in ciò

che offre e deve essere stabile per ciò che la

rende sicura. Una vita nuova non può appog-

giarsi a qualcosa di puramente umano, poiché

sappiamo per esperienza quanto l’essere uma-

no è volubile, fragile, bisognoso di sostegno;

sempre. Una vita nuova non può nemmeno

riferirsi unicamente all’aldilà eterno e immuta-

bile, nella somma felicità di contemplazione

dell’unica Sorgente della VITA.

L’uomo vuole vivere una vita nuova già qui

sulla terra, pur con i limiti della contingenza.

Dove trovarla?

Apriamo la Sacra Scrittura e troviamo un’esor-

tazione: “Togliete da voi il lievito vecchio, per

essere pasta nuova” (1° Cor 5,7). Dio approva

il nostro desiderio e prosegue: “Vi aspergerò

con acqua pura e sarete purificati; io vi purifi-

cherò da tutte le vostre sozzure e da tutti i vo-

stri idoli; vi darò un cuore nuovo, metterò den-

tro di voi uno spirito nuovo; toglierò da voi il

cuore di pietra e vi darò un cuore di car-

ne” (Ez 36,25-26). Il Signore vuole operare in

noi, se lo lasciamo entrare nella nostra vita.

Con il battesimo, Cristo ci immerge nella sua

morte per farci risorgere con Lui. Ce lo ricorda

l’Apostolo Paolo: “Per mezzo del battesimo

siamo stati sepolti insieme a Cristo nella mor-

te; perché come Cristo fu risuscitato dai morti

per mezzo della gloria del Padre, così anche

noi possiamo camminare in una vita nuo-

va” (Rm 6,4).

Cristo ci invita ad essere creature nuove, in

Lui, e a rinascere dall’alto per osservare il suo

Comandamento: “Vi do un Comandamento

nuovo: che vi amiate come io vi ho amato; così

amatevi anche voi, gli uni gli altri” (Gv

13,34).

San Paolo ci ricorda che “Quel che conta è

l’essere creatura nuova” (Gal 6,15) “Per ser-

vire nel regime nuovo dello Spirito” (Rm 7,6).

E’ dunque lo Spirito che ci fa “rivestire l’uo-

mo nuovo”, che ci fa cantare a Dio un “canto

nuovo” ricco di gratitudine e di gioia, di fidu-

cia e di speranza, un canto d’amore.

Ci rallegriamo per le parole dell’Apostolo Pao-

lo: “Se uno è in Cristo, è una creatura nuova;

le cose vecchie sono passate, ecco, ne sono

nate di nuove” (2° Cor 5,17).

E ancora, la Parola di Dio nell’Apocalisse ci

dice: “Colui che sedeva sul trono disse: ‘ Ecco

io faccio nuove tutte le cose’” (Ap 21,5).

*******

Da 33 anni giungono per tutto il mondo,

messaggi di pace e di salvezza, per richiamare

gli uomini a ciò che vale nella vita terrena, per

preparare quella eterna. La Vergine Maria Re-

gina della Pace, il 25 gennaio 1987 parlava

così: “Cari figli! Vi voglio invitare ad inco-

minciare, da oggi, a vivere una vita nuova…”.

E in seguito: “Vi invito a cominciare a vivere

la vita che Dio desidera da voi e a cominciare

a fare opere di amore e di misericordia… De-

sidero che ognuno di voi cominci una vita nuo-

va… Sono con voi per aiutarvi a trovare la

strada della pace; ma non potete scoprire que-

sta strada se non pregate”. “Dedicate il tempo

a Dio e Dio vi ricompenserà e vi benedirà…

Tutto ciò che fate e possedete, datelo a Dio,

perché Egli possa regnare nella vostra vita e

guidarvi, attraverso me, nella profondità della

vita spirituale”.

VITA NUOVA

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“Come ho portato Gesù nel mio grembo, così

desidero portare anche voi verso la santità.

Dio vi vuole salvare e vi manda messaggi, at-

traverso gli uomini, attraverso la natura e at-

traverso molte altre cose che vi possono aiu-

tare a comprendere che dovete cambiare la

direzione della vostra vita…Riconciliatevi gli

uni gli altri e offrite la vostra vita per far re-

gnare la pace su tutta la terra”. “Non dimenti-

cate che la vostra vita è un dono, con il quale

dovete dare gioia agli altri e guidarli verso la

vita eterna”. “Desidero che la vostra vita sia

una conversione quotidiana e una gioiosa te-

stimonianza di Gesù”. “Scegliete la vita e non

la morte dell’anima… Che la vostra vita si rin-

novi”. “La preghiera è gioia: senza preghiera

non potete vivere…”. “Desidero che la vostra

vita sia il vivere con gioia, in ogni momento, la

volontà di Dio”.

*******

“La gioia del Vangelo riempie il cuore e la

vita intera di coloro che si incontrano con Ge-

sù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono

liberi dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto

interiore, dall’isolamento”. Così ha inizio l’E-

sortazione Apostolica “Evangelii Gaudium” di

cui Papa Francesco ci ha fatto dono il 24 no-

vembre 2013, solennità di Cristo Re dell’Uni-

verso.

Il Papa invita “ogni cristiano, in qualsiasi luo-

go e situazione si trovi, a rinnovare oggi stesso

il suo incontro personale con Gesù Cristo, o

almeno a prendere la decisione di lasciarsi

incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno,

senza sosta”. “Ci fa tanto bene tornare a Lui

quando ci siamo perduti! Dio non si stanca

mai di perdonare, siamo noi che ci stanchiamo

di chiedere la sua Misericordia. Nessuno potrà

toglierci la dignità che ci conferisce questo

Amore infinito e incrollabile. Egli ci permette

di alzare la testa e ricominciare, con una tene-

rezza che mai ci delude e che sempre può re-

stituirci la gioia” (E.G.). E ancora, Papa Fran-

cesco ci ricorda che dobbiamo avere fiducia

nello Spirito Santo, “perché Egli viene in aiuto

alla nostra debolezza” (Rm 8,25). “Dobbiamo

invocarlo costantemente… Non c’è maggiore

libertà che quella di lasciarsi portare dallo

Spirito, rinunciando a calcolare e a controlla-

re tutto, e permettere che Egli ci illumini, ci

guidi, ci orienti, ci spinga dove Lui desidera.

Egli sa bene ciò di cui c’è bisogno in ogni epo-

ca e in ogni momento. Questo si chiama essere

misteriosamente fecondi!...”.

“Con lo Spirito Santo, in mezzo al popolo sta

sempre Maria… Lei raduna i discepoli per in-

vocarlo e così ha reso possibile l’esplosione

missionaria che avvenne a Pentecoste”. “Ai

piedi della croce, nell’ora suprema della nuo-

va creazione, Cristo ci conduce a Maria, per-

ché non vuole che camminiamo senza una ma-

dre… Come una vera madre, cammina con

noi, combatte con noi, ed effonde incessante-

mente la vicinanza dell’Amore di Dio”.

“Chiediamo a Maria che, con la sua preghiera

materna, ci aiuti affinché la Chiesa diventi una

casa per molti, una madre per tutti i popoli e

renda possibile la nascita di un mondo nuo-

vo”. E’ Cristo Risorto che ci dice, con una po-

tenza che ci riempie di immensa fiducia e di

fermissima speranza: “Io faccio nuove tutte le

cose” (Ap 21,5).

Page 10: Periodico del gruppo di Preghiera Regina Pacis di Torino · Queste parole e quelle che le hanno seguite hanno fatto in un attimo il giro del pianeta perché tutte le principali televisioni

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…IN CAMMINO CON MARIA…

La rubrica “In cammino con Maria”, è affidata a Don Maurizio Gagliardini, sacerdote della

Diocesi di Novara, fondatore e presidente dell’Associazione “Difendere la vita con Maria”. Lo

ringraziamo per aver accettato il nostro invito, arricchendo così la nostra rivista. L’intenzione

della rubrica è di offrire, di volta in volta, degli spunti di meditazione che siano come dei piccoli

passi alla scuola della Regina della Pace. Passi che vorrebbero aiutare a progredire un poco

nella via del Vangelo che Maria viene a ricordarci; passi non solitari, ma di comunione con la

Chiesa; passi che, senza anticipare i suoi giudizi, si mettano docilmente nella sua scia. Segnali e

indicazioni dunque, che invitano a ripercorrere il sentiero indicato da Maria in tutti questi anni,

nell’auspicio di sostenere il cammino spirituale di chi legge, per seguire, sotto la guida della Chiesa, in modo docile e

concreto, Colui che è la Via.

Non ho visto, ho sentito…

l’ itinerario interiore

Nel mese di giugno è spontaneo ricordare i trentatrè anni trascorsi da quel mese di giugno del 1981, quando

la Regina della Pace ha scelto la collina del Podbrdo per chiamare i suoi figli, la Chiesa e il mondo intero

alla conversione, alla preghiera e al digiuno.

Avevo predisposto un piccolo schema di riferimento per questo scritto. Ma, poi, una telefona-

ta di questa mattina mi ha fatto cambiare idea: “Sono stato a Medjugorje per vedere...vedere dei segni o

delle manifestazioni di un mondo spirituale e soprannaturale che da sempre fa parte del mio bagaglio cul-

turale, ma che anche da tanto tempo ho dato per scontato. A questo, forse, mi ha portato la mia professione

e preparazione ingegneristica. Ma non ho visto nulla di ciò che, senza ben riflettere, mi aspettavo. Ho inve-

ce sentito. Ho sentito, innanzitutto, la gratitudine commossa di una mamma che casualmente ho incontrato

accanto a me in aereo, la quale, dando per scontato una mia fede profonda, mi ha confidato quanto la Ma-

donna aveva fatto per la famiglia di suo figlio, il quale aveva ritrovato la fede e l’unione del suo matrimo-

nio e la salute ritrovata del suo figliolo più piccolo segnato improvvisamente da un tumore devastante. Poi

ho sentito la giovane guida che ha scandito ad un certo punto del percorso in pullman dall’aeroporto a

Medjugorje: “A Medjugorje non si viene per vedere, ma per ascoltare”.

Arrivati a Medjugorje mi ha colpito la testimonianza di un giovane francescano, Padre Der-

mot, che disse: “Un giorno la Madonna ha parlato al mio cuore. Ero negli anni del liceo, amavo lo sport e

anche il lavoro per guadagnare: ‘Ho bisogno di te...’ - mi ha sussurrato, una mia carissima compagna di

banco disabile - ‘mi aiuti a pregare?’”. Ad un certo momento del pellegrinaggio, di sera, in una lunga mes-

sa in croato, ho sentito sul mio telefonino la predica tradotta in un buon italiano. I pensieri del sacerdote

celebrante erano distesi, semplici. Parlava di Gesù e di tutti noi. O, meglio, potrei dire: di me. Perchè di

fatto, ad un tratto, mi sembrava che parlasse veramente di me: “Se guadagnassi il mondo intero e perdessi

la tua anima, che cosa avresti guadagnato?”. E, ancora: “Cari fratelli, guardate che c’è il rischio di vivere

accanto alle persone senza accorgerci nulla di loro e delle loro esigenze, dei loro problemi e delle loro sof-

ferenze.” E, neanche a farlo apposta, proprio in quel momento, mia moglie mi prese la mano e io mi accor-

si di lei e di un mondo di affetti ormai lontano nel tempo. Il tempo di una giovinezza e di un fidanzamento,

forse, passati troppo veloce. Infine, di mia precisa volontà, sono andato in un confessionale. E, questa vol-

ta, ho visto. Ho visto gli occhi buoni, intelligenti e profondi di un giovane sacerdote che mi ha riferito que-

ste parole: “Non si preoccupi ingegnere, nulla è perduto, il Signore le vuole tanto bene”.

Finita la lunga telefonata ho capito come a Pentecoste si è verificato il dono delle lingue. Gli Apostoli par-

lavano in aramaico e tutti capivano nella loro lingua: il messaggio era ed è uno solo: Dio è amore. E lo Spi-

rito Santo fa in modo che il messaggio parli al cuore, al cuore di ciascuno, al mio cuore. Uno per uno, con i

propri condizionamenti, la propria esperienza, le proprie fragilità e povertà, il proprio desiderio di bene e di

gioia. Ecco, la Regina della Pace, proprio questo continua a fare ogni giorno: mettere in contatto e in

ascolto, il nostro cuore con il cuore di Dio.

don Maurizio Gagliardini

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Nel numero scorso di questo giornale, sotto il

titolo “Un manto che ci avvolge e ci protegge”

abbiamo tra l’altro cercato di sottolineare co-

me le apparizioni della Vergine si siano sem-

pre verificate nei momenti di maggior bisogno

per gli uomini, a conferma della sua premura

materna verso i suoi figli. Abbiamo in partico-

lare accennato al libro di Padre Livio Fanzaga

“La firma di Maria” che riporta in copertina

una linea che, congiungendo i luoghi delle ap-

parizioni della Madonna in Europa negli ultimi

due secoli, disegna una M. In questa M noi

vogliamo vedere simboleggiata l’indicazione

della presenza della Vergine.

E’ nostra intenzione andare, via via esaminan-

do nei prossimi numeri di questo giornale, le

singole apparizioni, analogamente a quanto

abbiamo fatto nei numeri precedenti, non solo

con Medjugorje (per quanto è possibile dire

fino ad ora), ma anche con Lourdes, Fatima e

con quelle in Messico della Madonna di Gua-

dalupe. Prima però di addentrarci in questa

analisi, riteniamo utile fare ancora qualche ri-

flessione in generale sul senso delle apparizio-

ni, per cercare di non perdere mai di vista il

loro significato più generale.

Abbiamo già accennato in passato a come il

loro racconto percorra tutta la Bibbia. Dio par-

la ed appare ad Abramo, a Mosè e ai profeti.

Gesù Cristo appare agli apostoli e a molti di-

scepoli, tanto da consentirci di dire che le ap-

parizioni del Cristo risorto sono il culmine e il

compimento del Vangelo e consentono all’a-

postolo Paolo di scrivere che esse sono il fon-

damento della nostra fede. (1 Cor. 15). Anche

le apparizioni della Vergine Maria occupano

un ruolo importante nella fede del popolo di

Dio.

Moltissimi santuari cattolici traggono origine

da esse. Diversi Papi, in particolare Pio XII e

Giovanni Paolo II, hanno dedicato attenzione

ai messaggi che attraverso di esse ci venivano

rivolti, benché si trattasse di messaggi privati

e, secondo lo stile di Dio, che si rivolge ai pic-

coli e non ai sapienti, fossero affidati a dei

bambini. Eppure, come leggiamo nella volumi-

nosa opera di Renè Laurentin e Patrick Sbal-

chiero “Dizionario delle apparizioni della

Vergine Maria”, dalla quale abbiamo tratto

spunto per alcune delle nostre riflessioni, le

apparizioni della Madre di Dio sono state spes-

so nella Chiesa Cattolica un “segno di contrad-

dizione” (Luca 2,35). Si cita in quello stesso

Dizionario una frase di Victor Ugo:

“Quando un bambino appare la cerchia fami-

liare applaude con somma gioia”.

Possiamo invece dire che spesso, quando la

Vergine appare, la cerchia familiare non ap-

plaude, ma è turbata e inquieta.*

Sappiamo che quasi sempre i veggenti, almeno

inizialmente, sono stati perseguitati dall’autori-

tà civile, in genere preoccupata per l’ordine

pubblico, in quanto questi fenomeni attirano

sempre grandi masse di persone, ma anche per

motivi ideologici. E’ successo a Lourdes, a

Fatima, in tanti altri luoghi per non parlare di

Medjugorje.

Ma spesso anche almeno una parte delle auto-

rità religiose non ha risparmiato atteggiamenti

non solo di riserva, ma in parecchi casi addirit-

tura di ostilità verso questi fenomeni, anche

quando si poteva pensare che si stessero svi-

luppando ragioni sufficienti per prestare loro

attenzione.

Certo un motivo sempre presente e provviden-

ziale è la preoccupazione di evitare forme di

fanatismo. Però a questo motivo se ne affian-

cano altri. La nostra cultura occidentale è stata

a lungo influenzata, e forse lo è ancora in par-

te, dalla filosofia idealista di Kant, secondo la

quale la conoscenza non procede dall’oggetto

ma dal soggetto.

Come conseguenza di questo principio, se lo

applichiamo alle apparizioni, ci troviamo di

fronte alla tentazione di pensare che esse siano

fenomeni soggettivi, una forma di illusione.

* Dizionario - introduzione - Pag. 19

Apparizioni: ancora qualche riflessione

Page 12: Periodico del gruppo di Preghiera Regina Pacis di Torino · Queste parole e quelle che le hanno seguite hanno fatto in un attimo il giro del pianeta perché tutte le principali televisioni

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Anche alcuni uomini di Chiesa sono stati in-

fluenzati, e in parte forse lo sono ancora, da

questa mentalità. Inoltre le apparizioni non ci

risulta abbiano ancora una collocazione tra le

diverse materie di studio, sia della teologia

dogmatica che della teologia morale. Non solo,

ma il primo Codice di Diritto Canonico della

Chiesa risalente al 1917, era molto critico a

questo proposito tanto da proibire qualsiasi

pubblicazione sulle apparizioni non ricono-

sciute.

Questa proibizione è stata abolita il 14 Ottobre

1966 nello spirito del Concilio Vaticano II. Il

nuovo Codice di Diritto Canonico semplice-

mente non parla più di apparizioni.

Queste vicende non ci devono stupire, perché

fanno parte di quel cammino di crescita che

tutti gli uomini, ed anche la Chiesa, che è fatta

di uomini, devono percorrere nell’approfondi-

mento del messaggio evangelico. Osiamo ac-

costare questo concetto del cammino di appro-

fondimento alle parole che Gesù pronunciò nel

congedarsi dai suoi discepoli: “ Molte cose ho

ancora da dirvi, ma per il momento non sie-

te capaci di portarne il peso. Quando verrà

lo Spirito di verità egli vi guiderà alla verità

tutta intera” (Gv 16,12 – 13).

Sono parole che avevamo già ricordato in

quell’articolo “Un manto che ci avvolge e ci

protegge” citato più sopra. Tuttavia è innega-

bile che queste posizioni hanno creato spesso

in passato nei veggenti dei veri problemi di

coscienza, delle vere lacerazioni, perché da un

lato essi dovevano sottomettersi all’autorità

della Chiesa, dall’altro Dio può dare ai veg-

genti stessi una certezza personale, che li fa

sentire in obbligo di tener fede all’incarico ri-

cevuto. Queste considerazioni ci richiamano

alla mente quanto abbiamo scritto qualche

tempo fa su queste pagine. Noi dobbiamo esse-

re consapevoli di quale è la prassi della Chiesa

ancora oggi nei confronti delle apparizioni ed

in particolare del fatto che essa non si può pro-

nunciare fino a quando sono ancora in corso.

Ma una cosa è il riconoscimento ufficiale,

un’altra (a meno che esista una esplicita di-

chiarazione contraria da parte della Chiesa

stessa) è non porre attenzione al contenuto dei

messaggi che da esse ci pervengono. La pru-

denza non è indifferenza o disattenzione, an-

che se questa è più facile e comoda.

A questo proposito su queste pagine qualche

tempo fa abbiamo formulato un esempio. Ab-

biamo ipotizzato che siano esistiti dei sindaci

di paesi a valle di una diga che presentava sin-

tomi di cedimento. Questi sindaci, avvertiti dal

guardiano della diga stessa, non hanno fatto

nulla perché non era loro pervenuta una segna-

lazione ufficiale dalla Protezione Civile. Nella

notte la diga ha ceduto provocando migliaia di

morti, ma formalmente loro erano a posto. Se

gli abitanti di Ninive, secondo il racconto bi-

blico, invece di concentrare l’attenzione sul

contenuto della predicazione di Giona e co-

gliere l’invito alla conversione si fossero attar-

dati a disquisire su interrogativi come: “Chi è

costui, da dove viene, con quale autorità par-

la?”, probabilmente Ninive sarebbe stata di-

strutta. Tutto quanto detto sopra non autorizza

a farsi quella che qualcuno definisce, con una

punta di ironia, la “religione delle apparizio-

ni”.

Non dobbiamo essere sempre alla ricerca di

segni speciali: i nostri riferimenti sono la Scrit-

tura e l’insegnamento della Chiesa. Tuttavia

sempre, nella Storia della Salvezza, le appari-

zioni hanno costituito un aiuto al popolo di

Dio a meglio sviluppare la propria fede. Ab-

biamo accennato all’inizio a come i racconti di

apparizioni di Dio percorrano tutta la Bibbia e

in particolare le apparizioni di Gesù occupino

un posto fondamentale nei Vangeli. Le appari-

zioni anche di Gesù, ma poi principalmente

della sua Madre Maria Santissima però, sono

continuate nella Chiesa nel corso dei secoli

fino ad oggi, con una frequenza che è andata

aumentando con il tempo e che si può definire

profetica.

Page 13: Periodico del gruppo di Preghiera Regina Pacis di Torino · Queste parole e quelle che le hanno seguite hanno fatto in un attimo il giro del pianeta perché tutte le principali televisioni

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Prima però di soffermarci, in un prossimo arti-

colo, sulle apparizioni che appartengono al

Medio Evo e poi all’Epoca Moderna, facciamo

un brevissimo cenno ad alcune apparizioni o

miracoli attribuiti alla Vergine Maria e collo-

cabili nell’Oriente antico. Prendiamo lo spunto

da quanto riportato nel numero speciale del

“Lourdes magazine” pubblicato in occasione

del 150 ° anniversario di quelle apparizioni.

San Gregorio di Nysse, intorno al 300 dopo

Cristo, scrisse che San Gregorio il Taumatur-

go, vissuto circa cento anni prima di lui, quan-

do era stato appena nominato vescovo, svilup-

pando lo studio delle eresie, si scoprì turbato

nella sua fede. Ebbe allora un’apparizione del-

la Madre di Dio accompagnata da San Giovan-

ni. Su invito di Lei, Giovanni diede a Grego-

rio delle indicazioni che egli mise per iscritto e

che gli fornirono la base per la sua predicazio-

ne.

A Costantinopoli esiste una chiesa, detta delle

“Guide”, così chiamata in ricordo di un mira-

colo avvenuto in essa. Si racconta che La Ver-

gine Maria apparve a due ciechi in Costantino-

poli e li guidò in quella chiesa ove essi acqui-

starono la vista. Questo miracolo è rappresen-

tato in una icona custodita in quella stessa

chiesa, icona che la tradizione attribuisce a San

Luca. Infine si ricorda l’episodio di Maria l’e-

giziana, vissuta nel quinto secolo, che volgen-

do lo sguardo verso l’immagine della Vergine

si abbandona al pianto, chiede perdono per la

sua vita di peccato e promette di espiarla. Bi-

sogna dire che, specialmente nell’Oriente cri-

stiano, l’arte e in particolare quella delle icone

ha grandemente contribuito alla diffusione del-

la devozione alla Vergine Maria.

La tradizione attribuisce a San Luca le icone

più antiche. E’ interessante notare come quasi

tutte queste icone mettono in risalto la relazio-

ne della Madonna con il suo Figlio Gesù, verso

il quale Lei vuole condurci. Ed è impossibile

per noi non ricordare quanto questo indirizzar-

ci a Gesù sia continuamente presente nei mes-

saggi che ci arrivano da Medjugorje a confer-

ma della continuità della missione della Vergi-

ne presso l’umanità.

TESTI CONSULTATI:

RENE’ LAURENTIN – PATRICK SBALCHIERO:

DIZIONARO DELLE “APPARIZIONI” DELLA

VERGINE MARIA

LOURDES MAGAZINE - N. 150 - APRILE - MAG-

GIO 2007: IL SEGRETO DELLE APPARIZIONI DI

MARIA NEL MONDO.

Le date e le varie tipologie dei nostri pelle-

grinaggi sono riportate nel nostro sito

www.medjugorje.it

settore pellegrinaggi

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SONO RIPORTATI

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