PERCHÉ LA ÄNi1Ä ITALIANA È · manovre dei governi di Monti, Enrico Letta e Matteo Renzi; altri...

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. 25-03-2020 PAN0R AZyr'A Un infermiere in tuta protettiva e mascherina nell'«area triage» fuori dall'ospedale di Brescia, una delle zone più colpite dal coronavirus. PERCHÉ LA ÄNi1Ä ITALIANA È È dal 2011, con il governo di Mario Monti, che nel nostro Paese si tagliano posti letto, bloccando l'assunzione di medici e personale. Riduzioni proseguite anche sotto gli esecutivi Letta, Renzi e Gentiloni. E ora, per tamponare l'emergenza, si richiamano in servizio i pensionati e ci si affida a laureati senza esperienza. di Maurizio Tortorella 'Associazione anestesisti e rianima- tori ospedalieri italiani l'aveva detto, che le postazioni delle terapie inten- sive erano troppo poche. L'aveva segnalato a chi di dovere, l'Aaroi, e con parole forti: «Mancano oltre 3.500 anestesisti rianimatori» e che di fronte a una crisi sanitaria «il sistema po- trebbe andare in tilt». Oggi sappiamo che l'allarme era più che giustificato. Contro il coronavirus, del resto, chi poteva aller- tarci meglio dei medici che ogni giorno sono in prima linea proprio nella gestione delle peggiori emergenze? Quando l'Aaroi mandava l'Sos, però, di epidemia non si parlava di certo. Era infatti il 17 novembre 2011. Destinatario di quel cupo segnale Mario Monti, l'economista che esatta- mente il giorno prima era stato nominato presidente del Consiglio. 25 marzo 2t1:' Panorama 23 Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

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25-03-2020

PAN0R AZyr'A

Un infermierein tuta

protettivae mascherina

nell'«areatriage» fuoridall'ospedale

di Brescia,una delle zonepiù colpite dalcoronavirus.

PERCHÉ LA ÄNi1Ä ITALIANA È

È dal 2011, con il governo di MarioMonti, che nel nostro Paesesi tagliano posti letto, bloccandol'assunzione di medici e personale.Riduzioni proseguite anchesotto gli esecutivi Letta, Renzi eGentiloni. E ora, per tamponarel'emergenza, si richiamanoin servizio i pensionati e ci si affidaa laureati senza esperienza.

di Maurizio Tortorella

'Associazione anestesisti e rianima-tori ospedalieri italiani l'aveva detto,che le postazioni delle terapie inten-sive erano troppo poche. L'avevasegnalato a chi di dovere, l'Aaroi,e con parole forti: «Mancano oltre

3.500 anestesisti rianimatori» e che difronte a una crisi sanitaria «il sistema po-trebbe andare in tilt». Oggi sappiamo chel'allarme era più che giustificato. Controil coronavirus, del resto, chi poteva aller-tarci meglio dei medici che ogni giornosono in prima linea proprio nella gestionedelle peggiori emergenze? Quando l'Aaroimandava l'Sos, però, di epidemia non siparlava di certo. Era infatti il 17 novembre2011. Destinatario di quel cupo segnaleMario Monti, l'economista che esatta-mente il giorno prima era stato nominatopresidente del Consiglio.

25 marzo 2t1:' Panorama 23

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

25-03-2020PANORAMA

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Il problema è che, nemmeno un mesedopo, sarebbe partita la grande stagionedei risparmi imposti alla sanità. A quelpunto, altro che i rinforzi richiesti daimedici rianimatori! In un solo anno, trail 2011 e il 2012, Monti avrebbe deciso6,8 miliardi di tagli lineari al bilancio delministero della Salute, più il blocco totaledel turnover per i dipendenti del settore,più il taglio di 27 mila posti letto negliospedali. E il bagno di sangue sarebbeproseguito nei nove anni successivi.

Secondo uno studio pubblicato nelsettembre 2019 da una delle più auto-revoli centrali di ricerca del settore, laFondazione Gimbe - Gruppo italianoper la medicina basata sulle evidenze -nell'ultimo decennio il Servizio sanitarionazionale ha subìto «mancati incremen-ti di finanziamento pubblico» per 37miliardi. Sono mancati 25 miliardi dicopertura tra il 2011 e 112015, grazie alle

24 Panorama 125 marzo 2020

Dal 2010il finanziamentopubblico allasanità è stato

decurtato di oltre37 miliardi:

meno 25 miliarditra il 2010 e il 2015peri tagli delle

manovrefinanziarie;

meno 12 miliarditra il 2015

e il 2019, quandole risorse sonostate ridotte

per esigenze difinanza pubblica

(Fonte.FondazioneGimbe).

Un ospedale da campoa Brescia approntato peraffrontare l'emergenza

coronavirus.

manovre dei governi di Monti, EnricoLetta e Matteo Renzi; altri 12 miliardisono stati sforbiciati tra i12015 e i12019,quattro anni nei quali l'Europa ha impo-sto razionalizz.l7ioni di spesa al governoRenzi e a quelli dei suoi due successori,Paolo Gentìloni e Giuseppe Conte.

Volete capire perché oggi, davantialla pandemia, siamo ridotti tanto ma-le? Vi domandate perché mai in tutto ilPaese abbiamo soltanto 5.285 letti diterapia intensiva là dove, per affrontaredegnamente l'emergenza coronavirus,dovrebbero essere almeno il doppio? Ilmotivo è che, per un decennio, la poli-tica italiana non ha ascoltato i medici;al contrario, ha considerato la sanitàpubblica come un salvadanaio da rom-pere, e cui attingere. Quando il coro-navirus non era apparso nemmeno inCina, Nino Cartabellotta, presidente

I posti lettoche sono stati

tagliati nei nostriospedali pubblici

negli ultimi10 anni.

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PANORAMA

della Fondazione Gimbe, segnalava chele risorse erano insufficienti: «Da diecianni» diceva nel settembre 2019 «nes-sun governo ha mai avuto il coraggiodi mettere la sanità pubblica al centrodell'agenda, ignorando che questo por-terà a un disastro sociale ed economicosenza precedenti».

Nei giorni scorsi Girolamo Sirchia,medico e ministro della Salute nel se-condo governo Berlusconi (2001-2005),ha messo sul banco degli imputati pro-prio gli esecutivi dal 2011, e senza farneil nome ha indicato in Monti il primoresponsabile: «La cattiva politica ha am-mazzato la sanità pubblica» ha detto.«Al ministero io arrivavo dagli ospeda-li e conoscevo la vita e la sofferenza.Purtroppo negli ultimi anni abbiamosubìto l'influenza negativa di alcunieconomisti, intelligenze importanti mapericolose: vivono di slogan e formulema sono lontani dalla realtà e dallasocietà».

La durezza delle economie di sca-la, in effetti, è stata imponente. Il sitoQuotidianoSanità. it ricorda bene i taglisubiti dagli ospedali, cui il governo Mon-ti, nel novembre 2012, aveva impostouno standard massimo di 3,7 posti-lettodisponibili (riabilitazione e lungodegen-za incluse) ogni mille abitanti. L'ultimocensimento era stato condotto nel 2009,e indicava un totale di 251.023 posti-letto ospedalieri: 4,2 ogni mille abitanti.Quando nel 2012 Monti aveva deciso untaglio a quota 3,7 letti per mille abitanti,QuotidianoSanità.it stimò avesse sop-presso 26.708 letti in un colpo solo. Daallora, la tendenza non s'è mai invertita.In base all'ultima rilevazione, nel 2017i posti letto erano scesi a 192 mila, e ilrapporto con gli abitanti s'era ridotto a3,2 ogni mille. Sei mesi fa, la FondazioneGimbe ha stimato che negli ultimi diecianni siano stati tagliati «oltre 70 milaposti letto». È vero che anche in Europala media dei posti letto è calata, ma il

In base ai dati Ocse2018, la spesapubblica sanitariapro-capite (espressain dollari, a parità dipotere d'acquisto)vedeva l'Italia agliultimi posti in Europa.

dato a livello continentale resta moltopiù alto di quello italiano: secondo l'Uf-ficio parlamentare di bilancio, un centrostudi indipendente a disposizione disenatori e deputati, in Europa c'erano5,7 letti ogni mille abitanti nel 2007, eil dato era sceso a 5 nel 2017.

In base ai dati di confronto interna-zionale più aggiornati, quelli pubblicatinel 2018 dall'Ocse, l'Organizzazioneper la cooperazione e lo sviluppo eco-nomico, due anni fa la spesa pubblicaperla sanità italiana era al 6,6 per centodel Prodotto interno lordo. È un livel-lo molto più basso rispetto a quel chenel 2018 registravano Germania (9,5per cento), Francia (9,3) e Regno Unito(7,5). Da noi, però, la stagione dei ta-gli sanitari è continuata fino all'iniziodella pandemia. Anzí, nelle previsionidel Documento di economia e finanzavarato nel 2019, il governo di GiuseppeConte indicava che il rapporto tra spesasanitaria e Pil avrebbe dovuto restare al6,6 per cento nel 2020, per poi ridursi al6,5 nel 2021 e a16,4 nel 2022.

COPERTINA

Anche sul taglio dei medici la politi-ca, per anni, ha incassato senza alcunareazione le più dure critiche degli espertidella materia. Oggi gli specialisti nellasanità pubblica sono 105 mila, contro i125 mila del 2010. Hanno un'età mediadi 55 anni. Nel marzo 2019, uno studiodell'Associazione nazionale aiuti assi-stenti ospedalieri (Anaao) e dell'Asso-ciazione medici dirigenti (Assomed)stimava gli effetti futuri del blocco delturnover deciso alla fine del 2011 dalgoverno Monti e rinnovato a più riprese.Da qui al 2021 andranno in pensione 20mila medici, quasi un quinto del totale.Spingendosi al 2025, Anaao e Assomedprevedono «prudenzialmente» che in52.500 possano ritirarsi per limiti di età:metà degli attuali ospedalieri. I 35.800nuovi medici che verranno formati nelperiodo 2018-2025 riusciranno a co-prire solo in parte l'esodo: alla fine, ilsaldo sarà negativo per 16.700 medici.Le carenze riguarderanno i settori piùdelicati: anestesisti e rianimatori, chirur-ghi generali, internisti e cardiologi, maanche ginecologi, psichiatri e ortopedici.

Ora, per fortuna, il decreto del 16marzo ha disposto l'assunzione urgen-te di 20 mila tra medici e infermieri. Lanorma prevede di inviare sul fronte delcoronavirus pensionati o semplici lau-reati in medicina, anche se non hannoancora superato l'esame di Stato: ven-gono un po' in mente i fanti-bambini, i«ragazzi del '99», che nel 1917 venivanospediti diciottenni sul Piave dopo Ca-poretto. Per altri versi, torna alla menteanche la polemica sui «giudici-ragazzini»che nei primi anni Novanta, senza espe-rienza, venivano spediti a occuparsi dimafia nelle aree governate dalla crimi-nalità organizzata. La sanità, nell'era delCovid-19, non è meno pericolosa: ora ilgoverno, finalmente, mette a disposizio-ne risorse che in teoria sono miliardarie.Speriamo solo non sia tardi. ■

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25 marzo 2020 I Panorama 25

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