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INDICE SCHEMATICO (pagine 2) Ufficio di pastorale catechistica Udine sabato 2 Luglio 2005 DIVENTARE CRISTIANI NELLA COMUNITÀ Primo contributo Iniziare alla fede le scelte sacramentali nell’antichità cristiana 1.- UNA URGENZA ANTICA E NUOVA a.- Punto di partenza b.- Il termine c.- Iniziazione, catecumenato e catechesi 2.- LA TESTIMONIANZA DEI PADRI 2.1.- Dal tema delle due vie, al dialogo con la filosofia, alla Tradizione normativa a.- Didaché b.- Giustino c.- Ireneo d.- Tertulliano e.- Ippolito: 2.2.- L’epoca d’oro e l’inizio della crisi a.- un interrogativo che richiama la sostanza b.- Fede ed itinerario catecumenale 2.3.- Testimonianze della prassi e della dottrina a.- Cirillo di Gerusalemme b.- Zeno di Verona 1

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INDICE SCHEMATICO (pagine 2)

Ufficio di pastorale catechisticaUdine sabato 2 Luglio 2005

DIVENTARE CRISTIANI NELLA COMUNITÀ

Primo contributo

Iniziare alla fede le scelte sacramentali nell’antichità cristiana

1.- UNA URGENZA ANTICA E NUOVA

a.- Punto di partenza b.- Il termine c.- Iniziazione, catecumenato e catechesi

2.- LA TESTIMONIANZA DEI PADRI

2.1.- Dal tema delle due vie, al dialogo con la filosofia, alla Tradizione normativa

a.- Didaché

b.- Giustino

c.- Ireneo

d.- Tertulliano

e.- Ippolito:

2.2.- L’epoca d’oro e l’inizio della crisi

a.- un interrogativo che richiama la sostanza

b.- Fede ed itinerario catecumenale

2.3.- Testimonianze della prassi e della dottrina

a.- Cirillo di Gerusalemme

b.- Zeno di Verona

c.- Cromazio di Aquileia

d.- Gregorio Nisseno

e.- Agostino d’Ippona e la sua opera sulla Catechesi

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Secondo contributo

La sfida del R.I.C.A. per le nostre comunità parrocchiali il senso di un percorso di iniziazione cristiana in una società indifferente e distratta

1.- DALL’ORDO UN CATECUMENATO PER L’INIZIAZIONE CRISTIANA DI ADULTI

1.1.- Rito dell'iniziazione cristiana degli adulti

1.2.- Celebrazioni nel cammino dell'iniziazione

a) Celebrazioni della Parola: b) esorcismi minori: c) benedizioni: d) elezione ed iscrizione del nomee) Gli scrutini:f) le "traditiones" (celebrazioni ad libitum): g) riti del sabato santo:

1.3.- Tempi e condizioni della generazione del cristiano

* evangelizzazione e precatecumenato (simpatizzanti); * catecumenato, propriamente detto, che può durare anche alcuni anni;* purificazione e illuminazione: gli eletti sono preparati al battesimo e all'eucaristia; * celebrazione dei sacramenti dell'iniziazione.

2.- FEDE E SACRAMENTI: APPUNTI PER UNA RIFLESSIONE ECCLESIALE

2.1.- Prima componente decisiva della riflessione è il rapporto tra fede e sacramento

2.2.- Seconda componente è il ripensamento del rapporto battesimo-Chiesa

2.3.- Elevazione e trasformazione delle situazioni umane

a.- Il nascere (e la vita)b.- La personac.- Il vivere insieme

2.4.- L'unico mistero pasquale nelle diverse situazioni della vita

3.- RIFLESSIONI SUL RITO

3.1. Caratteristiche

a. - La progressività. b.- Dimensione ecclesiale. c.- Fede e conversione. d)- Iniziativa di Dio. e)- La celebrazione è luogo privilegiato

3.2.- Riscoperta e consapevolezza progressiva della fede (itinerari di fede)

3.3.- Scelte fondamentali.

- Itinerario di fede e conversione - Inserimento nel mistero di Cristo - partecipazione e coinvolgimento

3.4.- Indicazioni di metodo Compagni di viaggio!

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Ufficio di pastorale catechisticaUdine sabato 2 Luglio 2005

DIVENTARE CRISTIANI NELLA COMUNITÀ

Nota bibliograficaA seguito delle riforme conciliari si ebbero il Direttorio generale per la catechesi, del 1971

(rinnovato nel 1997, spec. le sfide, al n. 33) ed il Rito dell'iniziazione cristiana degli adulti, 1972 (latino), 1978 (trad. italiana). Ricordo solo l’apporto di riflessione di qualche rivista all’ apparire della traduzione del testo: LMD 1977/132; ScCatt 1979/3; EphLit 1974/3; RivPastL 1978/4. Rdt 1992/33, 501-522… Nel 1979, dopo l’Evangelii nuntiandi di Paolo VI, si ha l’esortazione apostolica Catechesi tradendae, di Giovanni Paolo II, seguita a distanza dal Catechismo della Chiesa Cattolica.

In crescendo le indicazioni della CEI, dalle tematiche per gli anni ’70 e ’80, cominciando da Il rinnovamento della catechesi1 (1970) e da Evangelizzazione e sacramenti fino al programma in atto, Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia. Orientamenti pastorali dell’ Episcopato italiano per il primo decennio del 2000 (cfr spec. nn. 50-54), fino al testo della Commissione Episcopale per la Dottrina della Fede, l’annuncio e la catechesi: Questa è la nostra fede. Nota pastorale sul primo annuncio del Vangelo. 19 Maggio 2005, Regno 2005/11, p. 293-304.

Più espliciti sulla tematica del catecumenato alcuni testi recenti:Ufficio Catechistico Nazionale. Servizio Nazionale per il Catecumenato, Documenti e orientamenti della Conferenza Episcopale italiana. L’iniziazione cristiana. 1. Catecumenato degli adulti. Elledici 2004. ID., Guida per l’itinerario catecumenale dei ragazzi, Elledici 2001. Ufficio catechistico liturgico. Archid. di Torino. Servizio diocesano per il Catecumenato, Adulti verso la cresima… per risvegliare la vita cristiana. Proposte. Elledici 204.

DALLA TORRE L., L'iniziazione cristiana degli adulti, in: “Nelle vostre Assemblee” II, 19762, p. 22-56.

GUENELEY Ph., Diventare cristiano, in: Assemblea Santa, (trad. italiana) EDB 1991, p. 178-186; Il Catecumenato, ivi, p. 194-205. M. CHAUVET, I Sacramenti dell’iniziazione cristiana, ivi, p. 207-224; PINCKERS G., Il tempo della mistagogia, ivi, p. 265-271.

Centro nazionale di pastorale liturgica, Paris. Exsultet, Enciclopedia pratica della liturgia, a cura di L.M. RENIER (Ed. it. a cura di D. Piazzi). Queriniana, Brescia 2002, p. 204-233.

ROCCHETTA C., Cristiani come catecumeni. Rito dell’iniziazione cristiana degli adulti, Edizioni Paoline, Torino 1984.

FALSINI R. (a cura), L'iniziazione cristiana degli adulti. Modello tipico per la formazione cristiana. OR, Milano 1992.

BIEMMI E., Compagni di viaggio. Laboratorio di formazione per animatori catechisti di adulti e operatori pastorali. EDB Bologna 2003.

L. SORAVITO, Rievangelizzare gli adulti. In margine alla 3° Nota CEI: “Orientamenti per il risveglio della fede e il completamento dell’iniziazione cristiana degli adulti. LDC 2004.

PATERNOSTER M., Liturgia e spiritualità cristiana, EDB, Bologna 2005, p. 105-129.AGOSTNO, La catechesi, a cura di MARINUCCI U., Città Nuova 2005.

1 “La Chiesa sviluppa l’annuncio fondamentale della Parola di Dio con la catechesi, per guidare l’itinerario degli omini alla fede, dalla invocazione o dalla riscoperta del battesimo. La catechesi è esplicazione sempre più sistematica della prima evangelizzazione, educazione di coloro che si dispongono a ricevere il battesimo o a ratificarne gli impegni, iniziazione alla vita della Chiesa e alla concreta testimonianza di carità” (n. 30). I nn. 186-188 descrivono il catechista come un testimone, un insegnante, un educatore. Una persona che si mette in relazione, con dilectio, l’atteggiamento di Cristo nel rivelare il Padre (Cfr AGOSTINO, In Giov. 26,4, citato da Marinucci, La catechesi, p. 12).

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Primo contributoIniziare alla fede

le scelte sacramentali nell’antichità cristianaQueste annotazioni richiamano alcuni dati presi in considerazione e saranno accompagnate

da riflessioni e sottolineature. Il mio intervento si propone come esposizione di contenuti di cui il catechista sembra dover disporre nel suo impegnativo servizio ecclesiale. Non mi propongo di mostrare la metodologia dell’intervento, ma solo di proporre delle riflessioni alle quali riferirsi a tempo opportuno e che, prima ancora siano capaci di nutrire e ravvivare il nostro servizio di evangelizzatori nella catechesi.

Chi parla di catechesi o di itinerario cristiano, non può non pensare al racconto di Lc 24 che ci riporta la vicenda dei due discepoli di Emmaus nel giorno della risurrezione. Gesù li incontra lungo la strada, nella loro situazione di tristezza e di chiusura, si fa prossimo e coinvolto nella lettura della loro vicenda, si fa compagno di viaggio aiutandoli a meditare la forza rivelatrice della Parola, fino a far ardere il loro cuore. Mentre accolgono lo Sconosciuto nella loro casa, accogliendolo come commensale, possono cogliere la forza rivelatrice del gesto di Gesù, e finalmente credere, vedere e riconoscere il gesto di Gesù, credere che è Lui, risorto e farsene solleciti e gioiosi annunciatori.

1.- UNA URGENZA ANTICA E NUOVA

a.- Punto di partenza per il rinnovamento dell’azione della Chiesa è, pur se lontano ormai di quaranta anni, il Concilio. Un tratto dell’AG (14): “Coloro che da Dio, tramite la chiesa, hanno ricevuto la fede in Cristo, siano ammessi con cerimonie liturgiche al catecumenato. Questa non è una semplice esposizione di dogmi e di precetti, ma una formazione a tutta la vita cristiana ed un tirocinio debitamente esteso nel tempo, mediante i quali i discepoli vengono in contatto con Cristo, loro maestro. Perciò i catecumeni siano convenientemente iniziati al mistero della salvezza ed alla pratica delle norme evangeliche e mediante riti sacri, da celebrare in tempi successivi, siano introdotti nella vita di fede, della liturgia e della carità del popolo di Dio. In seguito, liberati grazie ai sacramenti dell’iniziazione cristiana dal potere delle tenebre, morti e sepolti e risorti in Cristo, ricevono lo Spirito d’adozione a figli e celebrano il memoriale della morte e risurrezione del Signore”. Ho rilevato il passaggio che esprime senso e meta del cammino catecumenale, di iniziazione.

b.- Il termine iniziazione ha una lunga storia; non è d’origine cristiana, ma la sua appartenenza alla religiosità naturale è invito a coglierne la specificità e l’originalità. L’uomo religioso si coglie come donato, frutto d’un evento che lo precede e che lo invita ad accogliere ed a corrispondere, coinvolto nella vicenda del mondo e di coloro che, frutto di un dono (donati), non bastano a se stessi, ma vivono ricevendo e rispondendo. L’iniziazione è un fatto che non si conclude nella persona, ma la introduce e coinvolge in una comunità: la persona viene fatta conscia e partecipe delle risorse di cui la comunità dispone, capace di assumere e porre se stessa nel ruolo che effettivamente le è proprio. Eliseo Ruffini scrive che l’iniziato è “costituito con” ed “accettato da”, inserito quindi in un comporsi di relazioni di origine e di dipendenza nei confronti della divinità trascendente. Si tratta in ogni caso di un passaggio che trasforma e qualifica in modo decisivo le relazioni e per esse la persona. In questo, la riflessione apre ad una prospettiva riccamente cristiana, teologico-trinitaria. L’itinerario che è proposto dalla comunità cristiana, la comprensione che il cristiano ha di se stesso, nasce e cresce nella maturità della fede, della comprensione che ha di Dio, frutto dell’annuncio che gliene testimonia il volto (Creatore, Signore, Padre). La comprensione del Volto apre alla comprensione di se stessi; un’identità di creature, servi, figli che è accompagnata dalla forza amorosa propria della Verità che si rivela (per Cristo nello Spirito).

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c.- Iniziazione, catecumenato e catechesi. Perché riandare agli itinerari della chiesa antica? Le loro soluzioni per un’iniziazione sono ancora capaci di tradurre il cammino del diventare cristiano? Una cosa sembra sempre più evidente, la necessità di sottrarre il battesimo all'isolamento nel quale s'è venuto a trovare in forza della secolare prassi del battesimo ai bambini. Quando il battesimo è amministrato al bambino, occorre rendere ragione del suo carattere incompiuto. L'isolamento appare particolarmente problematico in un’epoca in cui la secolarizzazione della vita, e il venir meno del tradizionale consenso religioso nella società moderna, ha reso la fede cristiana dell’adulto tutt'altro che una scelta di cui fosse chiara e convincente la verità. È evidente la necessità di preparare, di istruire, iniziare per questa scelta, in un processo adeguato e articolato, fatto di momenti didattici, gesti celebrativi e impegni pratici. Spesso si semplifica parlando di una dottrina da professare, di riti ai quali prendere parte, di doveri etici che impegnano gli appartenenti. È decisivo cogliere maggiormente l’inscindibile nesso che esiste tra l’accogliere nella fede, il celebrare nella festa ed il vivere nell’impegno quanto si è celebrato. Dai santi Padri attingiamo ad un’esperienza di chiesa decisiva per la formulazione della Regola di fede, della celebrazione, della presa di coscienza delle istanze di conversione che l’annuncio evangelico comporta. Non si tratta di ripristinare metodi e tematiche dei primi secoli, ma di misurarci e confrontarci sul come ed il perché delle scelte che essi hanno fatto, in un contesto che ha delle analogie con in nostro, per così dire, nuovamente “pagano”.

“La complessità della dimensione catechetica è una realtà che accompagna la comunità ecclesiale fin dai primi secoli. I problemi di fronte ai quali si sono trovati i padri della Chiesa, fatte le dovute differenze, sono molto vicini, se non simili, alle fatiche del nostro contesto storico. Riscoprire la loro ricchezza ed originalità nelle risposte che, nel proprio tempo, hanno dato, può essere di g5rande aiuto per individuare, anche oggi, soluzioni concrete. I Padri hanno compreso molto bene che la catechesi […] è vero cammino educativo solo nel suo essere esperienza della charitas di Dio. Nelle loro catechesi si avverte, continuamente, lo sforzo di non scindere mai l’attenzione ai contenuti (formazione contenutistica) dall’attenzione ai destinatari del momento catechetico (formazione metodologica), affinché sia sempre salvaguardata la dimensione relazionale.

Per i Padri non esisteva la grande scissione odierna tra la fede e la vita”2.

2.- LA TESTIMONIANZA DEI PADRI

L’epoca apostolica ed i primi Padri (tralasciando riferimenti al NT) ci ha lasciato preziose testimonianze sull’impegno della chiesa nei confronti dei candidati al battesimo, e prima ancora sull’annuncio evangelico e le sue esigenze; basti prendere in mano la Didachè, Ippolito, Giustino, Ireneo. Se è già evidente una articolazione del rito, c’è più ricchezza a livello dottrinale.

Grandi maestri sono stati, poi, nella così detta epoca d’oro del catecumenato: Ambrogio, Agostino, Gaudenzio, Zeno, Cromazio di Aquileia… Nella chiesa d’Oriente Cirillo (Giovanni) di Gerusalemme, Giovanni Crisostomo3, Teodoro di Mopsuestia… e altri. Da loro ci arriva la gran parte della ricchezza della mistagogia patristica4.

2 MARINUCCI U., La catechesi, p. 133 Le catechesi battesimali, a cura di A. CERESA-GASTALDO, Città Nuova, Roma 1989.4 È la presentazione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana successiva alla celebrazione dei sacramenti che tendeva alla illustrazione del mistero annunciato dalla Parola e celebrato nella liturgia. Questo valorizzando i segni sacramentali dell’ iniziazione cristiana, interpretandoli alla luce della tipologia biblica per evidenziarne alla fine l’impegno cristiano ed ecclesiale (Cfr. PATERNOSTER M., Liturgia e spiritualità cristiana, p. 106-108 e tutto il capitolo 6).

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2.1.- Dal tema delle due vie, al dialogo con la filosofia, alla Tradizione normativa

Le prime catechesi (Didachè, Giustino, Tertulliano, Ippolito, Ireneo) sono articolate alla luce della parola di Dio (nella forma di testimonia, collezioni sistematiche di testi biblici) e delle esigenze morali della vita secondo il vangelo, nello schema diffuso della due vie.

a.- Didaché: è un prontuario della vita cristiana; il tono è prevalentemente pratico,un cristianesimo che chiede una purificazione e novità morale e l’osservanza del Vangelo. La fede cristiana è fondata nella parola di Dio ed è mostrata nella sua decisività attraverso la metafora delle due vie.

Testo“Vi sono due vie, una della vita ed una della morte; ma grande è la differenza tra queste due

vie. Ora, la via della vita è questa: Anzitutto amerai Dio che ti ha creato; in secondo luogo, il prossimo tuo come te stesso, tutto quello che poi non vorresti fosse fatto a te, anche tu non farlo agli altri” (1,1-2).

Sono elencati i peccati che allontanano dalla via della vita, la fuga dai vizi, e si ricordano i doveri e l’osservanza del precetto del Signore; poi si descrive la via della morte: “La via della morte è questa. Prima di tutto essa è malvagia e piena di maledizione: omicidi, adulteri, concupiscenze, fornicazioni, furti, idolatrie, magie, avvelenamenti, rapine, false testimonianze, ipocrisie, doppiezza di cuore, inganno, superbia, malizia, arroganza, avarizia, turpiloquio, gelosia, insolenza, fasto, ostentazione, mancanza di timore di Dio” (5,1).

b.- Giustino: nella luce e nella forza del Logos (Gesù di Nazaret, nato da Maria) adempie ad un duplice, quello del dialogo con il pensiero filosofico e quello della interpretazione cristiana della tradizione ebraica.

Testo“A quanti si siano convinti e credano alla verità degli insegnamenti da noi esposti, e

promettano di vivere secondo queste massime, viene insegnato a pregare e chiedere con digiuni a Dio la remissione dei peccati commessi; e con loro preghiamo e digiuniamo anche noi. Quindi sono condotti da noi nel luogo dov`è l`acqua e rigenerati nella stessa maniera onde fummo rigenerati noi stessi: nel nome del Padre di tutti e Signore Iddio, del Salvatore nostro Gesù Cristo e dello Spirito Santo, compiono allora il lavacro nell`acqua (cf. Mt 28,19). Giacché Cristo ha detto: Se non sarete rigenerati non entrerete nel regno dei cieli (Gv 3,3). Tale lavacro è denominato illuminazione, perché chi accoglie queste dottrine, è illuminato nello spirito. Nel nome inoltre di Gesù Cristo crocifisso sotto Ponzio Pilato e dello Spirito Santo, che per mezzo dei profeti predisse tutti gli eventi relativi a Gesù, riceve l`abluzione l`illuminato”. (Giustino, Prima Apologia, 61).

c.- Ireneo: Lo sviluppo della catechesi si ha con Ireneo e Tertulliano, la Demonstratio del primo ed il De Baptismo del secondo presentano la dottrina come storia della salvezza, attraverso una interpretazione tipologica della Scrittura riletta alla luce di Cristo. Il catechizzare non è un insegnamento fine a se stesso, ma luogo in cui il racconto della storia di Dio con l’umanità, inaugurata dalla creazione, permette ad ogni credente di immergersi in essa consapevole che di quella storia di salvezza fa parte anche la sua vita (cfr Marinucci U. p. 22). Alla luce della teologia giovannea e paolina avvia l’elaborazione di una teologia cristiana partendo dal rifiuto d’ogni gnosticismo ed elaborando una sua economia della salvezza. La diffidenza degli gnostici verso la materia e la separazione tra un Cristo spirituale ed il Gesù terreno svuotano il senso della sua unione con l’umanità: il Verbo di Dio si è fatto in tutto simile agli uomini per ricondurre l’umanità alle sue origini divine. Dall’ampia trattazione Contro le eresie, alla sintesi della Dimostrazione Apostolica (della sua maturità)Ireneo fa compiere un decisivo cammino alla teologia cristiana nella comprensione delle Scritture e della Tradizione ecclesiale.

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TestoLa fede della Chiesa: “La Chiesa, benché disseminata su tutto il mondo abitato fino ai confini

della terra, ricevette dagli apostoli e dai loro discepoli la fede in un solo Dio, Padre onnipotente, che ha fatto il cielo e la terra, i mari e tutto ciò che è in essi; e in un solo Gesù Cristo, il Figlio di Dio, incarnatosi per la nostra salvezza; e nello Spirito Santo, che pere mezzo dei profeti ha annunciato le economie, le venute, la nascita dalla Vergine, la passione, il risveglio dai morti, l’assunzione al cielo nella carne del diletto Gesù nostro Signore ed il ritorno dal cielo nella gloria del Padre per ricapitolare tutte le cose e risuscitare ogni carne di tutta l’umanità; affinché davanti a Cristo Gesù Signore Dio Salvatore e Re, secondo il,beneplacito del Padre, si pieghi ogni ginocchio delle creature celesti, terrestri e sotterranee ed ogni lingua lo riconosca” (AH, I,10,1).

d.- Tertulliano: Caro cardo salutis. Il cristianesimo africano appare con i caratteri di grande concretezza, fino troppo severa in certe esigenze. Ha un idea unitaria della realtà. Giurista e moralista, Tertulliano segue in parte Ireneo; nel pensiero biblico sottolinea la necessità della salvezza della carne umana e questo attraverso la carne. Per lui, autore di un’operetta specifica, il battesimo è sacramento dell’acqua, santissimo bagno della nascita nuova; lavacro dei peccati, liberazione per la vita eterna, necessario alla salvezza; per il battesimo, che non sarebbe da non concedersi prima della giovinezza, ci sia la garanzia d’impegno nella lotta contro le passioni. La parabola ecclesiastica di Tertulliano rivela l’esito negativo d’ogni visione di chiesa elitaria

e.- Ippolito: siamo debitori a lui della sostanza della seconda preghiera eucaristica, ma anche di una serie di testimonianze riportate dal prezioso documento che porta il nome di La tradizione apostolica e nel titolo stesso richiama l’esigenza di una fedeltà e bellezza che è da lui avvertita incrinarsi nella riflessione ed anche nel passaggio dell’uso liturgico dalla lingua greca a quella latina. Interessante anche per la prassi battesimale, come nel testo che riporto.

Testo“Quelli che si presentano per la prima volta per udire la parola siano condotti innanzitutto

davanti ai dottori prima che entri tutto il popolo e siano interrogati sul motivo per il quale si accostano alla fede. E coloro che li accompagnano testimonino se sono in grado di testimoniare la parola. Siano interrogati sulla vita che conducono: se ha moglie o è schiavo. E se uno è schiavo di un padrone credente, e il padrone glielo consente, ascolti la parola. Se il padrone dice che non è un buon schiavo, sia respinto. Se invece il padrone è un pagano gli si insegni a piacergli, perché non ci sia maldicenza. Se uno ha moglie o una donna ha marito, gli si insegni a contentarsi l’uno della propria moglie e la moglie del marito[…] Si faranno domande sui mestieri e le attività di coloro che sono condotti per essere istruiti nella fede. Se uno è un tenutario di una casa di prostituzione, o smetterà o sarà respinto. Se uno è uno scultore o un pittore, gli si dica di non fabbricare idoli: o smetterà o sarà respinto. Se uno è attore o dà rappresentazioni in teatro, o smetterà o sarà respinto. Chi insegna ai ragazzi è bene che smetta: se però non ha un altro mestiere, gli sia concesso di continuare” (Trad. apost. 15). Il testo continua con un’ampia enumerazione dei diversi mestieri.

2.2.- L’epoca d’oro e l’inizio della crisi

Premesse a.- un interrogativo che richiama la sostanza

Dopo la legittimazione della chiesa da parte di Costantino si hanno delle grandi novità riguardo al diventare cristiani. Il cristianesimo si avvia ad essere la religione dell’impero. Ormai libera essa conosce una crescita grande e dei crescenti privilegi.

Un passaggio epocale che non è scevro di ambiguità.

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La domanda di chi si avvicina alla fede e la risposta della chiesa a questa domanda conobbe una novità che modificò progressivamente l’itinerario del divenire cristiano e la catechesi che l’ accompagnava. Passato il tempo dei martiri (almeno nei termini precedenti) ora si pone l’interrogativo del vivere da cristiani nella nuova situazione. Il cristiano gode di privilegi, si hanno delle conversioni in massa, molti hanno un’educazione cristiana in famiglia, emerge l’urgenza di essere autentici nella testimonianza di una vera vita evangelica. Le conversioni facili non contribuiscono a mantenere alto il livello della vita cristiana, il catecumenato (che pur ancora simile a quello del III secolo, che durava mediamente tre anni) venne per certi aspetti stravolto nell’essere prolungato in modo indeterminato, una prassi che lo trasforma per molti anticamera di un battesimo ritardato spesso per comodo (essendo praticamente l’unica forma di penitenza), per non dover portare il peso di una prevedibile incoerenza. Prima vi erano le delle tappe, dai simpatizzanti al precatecumenato, all’incontro con la comunità dei fedeli e la catechesi, al vero e proprio catecumenato che sfociava, attraverso una preparazione prossimo (audientes, competentes) i riti battesimali e l’eucaristia nel tempo della mistagogia e della vita cristiana. Ora molti erano iscritti fin da bambini ad un catecumenato che durava molti anni, che metteva già nello status di cristiano, anche se non sono ancora fideles).

“Il secolo IV correva lo stesso rischio che corriamo noi: quello di non vedere nei riti se non dei gesti incomprensibili; ciò apre la strada alla magia, o, al contrario, allo scetticismo. Si tratta quindi di proiettare il massimo di luce e di significato sui gesti e sugli oggetti che vengono presentati a degli spiriti impreparati. Le catechesi mistagogiche del sec. IV lo fanno secondo le medesime strutture di Tertulliano; il commento ai riti e la loro relazione con gli avvenimenti salvifici dell’Antico e del Nuovo Testamento” (Danielou J., La Catechesi…, p. 161)5.

b.- Fede ed itinerario catecumenale

Una ripresa di sintesi dell’atteggiamento ecclesiale: “La chiesa primitiva ammette ai sacramenti d’iniziazione solo persone di cui ha potuto costatare la fede nella conversione e messo alla prova lo stile di vita durante il periodo della catechesi. Non accoglie nessuno senza una seria preparazione che sbocci nella piena maturità dell’adesione di fede, e senza la garanzia di una seria volontà di conformare la vita alle proprie scelte di fede” (Cavallo P., Catechesi e iniziazione cristiana, EDB 1990, p. 34). Il credere suppone una trasformazione-conversione. Lo dico, facendo mie espressioni non immediatamente facili, ma ricche, in riferimento alla fede degli apostoli di fronte al Risorto: “Prestare credito a Gesù nella sua qualità di Risorto, comporta che ci si converta dalla precedente identificazione della morte di Gesù e dal tentativo, variamente espresso dai contemporanei, di falsificazione della sua pretesa. Una tale conversione ed un simile affidamento hanno come contenuto esattamente il Crocifisso risorto, cioè la manifestazione della fedeltà di Dio nella figura storicamente rivelata del suo incondizionato amore […] Questa struttura dell’evento delle apparizioni, come manifestazione del Risorto nella fede dei discepoli, afferma insieme l’indisponibilità [inesigibile ed imprevedibile] del «farsi vedere» di Gesù e la necessità dell’affidamento alla verità di Dio, mediante un «vedere credente», non ulteriormente trascendibile[…] La fede nella rivelazione di Gesù risorto ha carattere salvifico, poiché appare decisione resa possibile dalla piena manifestazione del Risorto […]. In questo senso la fede ha una valenza ecclesiale e missionaria, poiché essa non riprende solo il ricordo di Lui, non continua solo la sua causa, ma è provocata dalla nuova ed assoluta relazione a Lui. Le dimensioni dell’evento pasquale si fondono esattamente nello sguardo credente che coglie il rivelarsi di Dio e l’affidarsi dell’uomo come il luogo simultaneo della comunicazione della verità di Dio e della riconciliazione della chiesa e del mondo”.6 Come la gloria dell’umanità di Cristo è manifestazione del Cristo, così Cristo risorto è rivelatore del Padre: la manifestazione della gloria di Unigenito del Padre non conduce

5 “La complessità di questo passaggio è assimilabile per molteplici aspetti alla situazione in cui la Chiesa, oggi, è chiamata ad evangelizzare” (MARINUCCI U., La Catechesi, p. 31)6 F. G. BRAMBILLA, Il Crocifisso risorto, 158s.

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solo alla fede nel Padre, ma alla visione del Padre e del mistero trinitario.Per un aspetto specifico, il ritorno i Padri è sottolineato da un recente studio di M.

Paternoster: “L’insegnamento dei Padri della Chiesa si ripropone con urgenza nell’attuale dibattito sulla spiritualità cristiana, in cui appaiono in modo vistoso i segni di una certa stanchezza secolare, proprio in virtù del fatto che promuove una spiritualità fondamentalmente sacramentale perché sgorga dai sacramenti dell’iniziazione cristiana, ricevuti dopo aver compiuto un lungo cammino di fede alla luce della parola di Dio. La lezione fornita dai Padri della Chiesa è una vera e propria provocazione alla spiritualità tradizionale. Da parte nostra sentiamo il dovere di ribadire ancora una volta che solo un più convinto ritorno alla lectio divina e alla liturgia, le fonti privilegiate della spiritualità cristiana, potrà portarle quello slancio e quello splendore che hanno caratterizzato la sua storia nei primi secoli del cristianesimo.[…] Indubbiamente, non è possibile riproporre tout court ai giorni nostri la mistagogia dei padri della Chiesa del IV e V secolo. Sarebbe un’opera di riesumazione archeologica destinata a non portare frutti perché le esigenze teologico-ecclesiali di oggi e l’attuale contesto socio-culturale esigono proposte probabilmente diverse che scaturiscono da una riflessione ben più profonda e contestualizzata. Non c’è dubbio, però, che la preziosa eredità dei padri della Chiesa non può essere accantonata come si trattasse di un argomento da riservare agli esperti della tradizione della Chiesa dei primi secoli” (PATERNOSTER M., Liturgia e spiritualità cristiana, p. 127)

Si può certo dire che “La comunità ecclesiale vive oggi un tempo che le impone la ricerca continua di un’ulteriore inculturazione, basti pensare ai contesti multietnici e multiculturali delle nostre città, che non sono lontani dalle diversità che caratterizzavano gli ascoltatori di Agostino”7.

Ma si deve aggiungere una cultura radicale componente decisiva nella modernità e nella post-modernità, che inclina verso posizioni di secolarizzazione e di ateismo pratico e pone la pastorale non solo di fronte ad un pluralismo culturale, ma pure ad espressioni culturali diffuse di immanentismo e conseguente disinteresse per ogni trascendenza e pretesa di verità.

2.2.1.- Testimonianze della prassi e della dottrinaFonte ricca per la comprensione dei riti sono, nella catechesi e predicazione patristiche, le

grandi figure (mirabilia Dei) presenti nella narrazione biblica. Per il battesimo: le acque della creazione; il paradiso, l’arca di Noé, l’alleanza, la traversata

del Mar Rosso, la circoncisione, la circoncisione, e così via fino al battesimo di Gesù, a Nicodemo, alla Samaritana, il cieco nato, Lazzaro, il costato trafitto di Cristo.

Figure della cresima: molte figure battesimali illustrano anche la confermazione, insieme a quelle specifiche che mostrano le caratteristiche simboliche dell’olio, dell’unzione o del vento o del foco;

Ricco pure il simbolismo eucaristico, dai sacrifici di Abele, a Melchisedech, la manna, il sacrificio dell’alleanza, il Cantico, Cana….

a.- Cirillo di GerusalemmeCirillo ci presenta tre tipi di catechesi: dottrinale (spiegazione delle verità del simbolo),

morale (la novità di vita del cristiano), mistagogica (nella comprensione della celebrazione liturgica). Tipica per Cirillo è la terza forma: “le cose vedute si credono assai più di quelle udite” (Cat. Mist. 1,1; cfr. 19,1). Ecco un esempio:

“Anzitutto siete entrati nell`atrio del battistero, e, rivolti ad Occidente, avete sentito rivolgervi la parola e vi è stato comandato di stendere le mani e di rinunciare a Satana come fosse presente.... «Rinuncio a te, Satana!». Voglio anzitutto spiegarvi perché eravate rivolti ad occidente. È necessario. L`Occidente è la regione delle tenebre visibili e Satana è tenebra e ha l`impero delle tenebre: per questo motivo, per simboleggiare ciò voi guardate l`Occidente, rinunciando a quel dominatore tetro e tenebroso. E cosa disse allora ciascuno di voi stando in

7 MARINUCCI U., La Catechesi, p. 3110

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piedi? «Rinuncio a te, Satana, a te, tiranno malvagio e maligno». Non temo più - tu dici- la tua forza: Cristo l`ha sconfitta partecipando al mio sangue e alla mia carne, abolendo con la morte la morte, perché io non restassi schiavo in eterno. Rinuncio a te, o serpente malvagio e perverso; rinuncio a te, ingannatore, che simulando amicizia, sei padre d’ogni male e fosti la causa della perversione dei nostri progenitori. Rinuncio a te, Satana, ministro e collaboratore d’ogni iniquità.[…] Quando dunque rinunci a Satana, sciogliendo assolutamente qualsiasi patto con lui e ogni tua precedente intesa con l`inferno, ti si aprono le porte del paradiso di Dio, che fu piantato ad Oriente e da cui il nostro progenitore fu cacciato per aver violato il precetto. Ne è un simbolo il fatto che tu ti volgi da Occidente a oriente, la regione della luce. Poi ti è stato comandato di dire: «Credo nel Padre e nel Figlio e nello Spirito Santo; e nel battesimo di penitenza». […]

Reso forte, dunque, da queste parole, sii vigilante. Infatti: Il nostro avversario, il diavolo - come è stato letto or ora- gira attorno come un leone ruggente cercando chi divorare (1Pt 5,8). Nei tempi passati la morte aveva il sopravvento e ci divorava, ma nel santo lavacro della rigenerazione Dio ha asciugato le lacrime da ogni volto (Ap 21,4). Svestito dell`uomo vecchio, non piangerai dunque più ma rimarrai sempre in festa, perché rivestito dell`abito della salvezza, Gesù Cristo (cf. Rm 13,14; Cirillo di Gerusalemme, Catechesi mistagogica, 1,2).

b.- Zeno di VeronaZeno è, secondo la tradizione un africano, arrivato a Verona per dei contatti commerciali che

erano frequenti a quel tempo nelle città del nord Italia dove erano presenti colonie di africani. È ottavo vescovo di Verona, ma fu la sua predicazione che divenne decisiva per la crescita della comunità cristiana, pur minacciata dall’ostilità ebraica e dall’eresia. La sua testimonianza, nei discorsi rimastico con il suo nome, oltre ad alcuni tractatus sulle virtù o sull’Incarnazione, sono dedicati alla Pasqua, ai testi che nella veglia o anche nel periodo precedente, erano letti e commentati durante la celebrazione. Costante è il riferimento all’itinerario catecumenale ed ai passaggi che i candidati hanno compiuto. Una catechesi di approfondimento a partire dall’esperienza celebrativa per arrivare alla comprensione del mistero nel quale il candidato si inserisce. Un esempio bello è il discorso II,11 su Isaia, che sviluppa il significato battesimale (simbolico) della coltivazione della vigna. Il testo fa eco alla competenza nel campo della cura del vigneto caratteristica di tante zone del veronese.

“Per quello che la nostra mediocrità può congetturare in campo spirituale, nel tralcio potato nella misura dovuta s’intende l’aspirante al battesimo che ha sperato il prescritto numero d’esami. Nella fossa dobbiamo vedere il sacro fonte che accoglie gli uomini morti come autentici magliuoli e, dopo che essi hanno ricevuto lo Spirito per mezzo dell’acqua celeste, li rende vivi. Il legno d’appoggio, dal quale è teso o portato, è il segno della croce del Signore, senza il quale il cristiano non può assolutamente vivere e raggiungere l’immortalità. Dal fatto che è portato sui palchi, si dimostra l’altezza della via e della vita celeste” (II, 11, 3-4). E così continua sollecitando l’attenzione dei suoi fedeli, più esperti forse di lui quanto alla vigna da curare, ma destinatari della sua passione di pastore.

c.- Cromazio di Aquileia (vescovo, dopo Valeriano, dal 388 al 407/8)Come lettore delle Scritture Cromazio è vicino alla scuola alessandrina, vicino a

sant’Ambrogio, e a san Girolamo, in stretta relazione con i grandi pastori delle chiese del nord Italia (Massimo, Gaudenzio, Zeno). Un tratto del sermone 34 ci apre una finestra sulla sua predicazione liturgica:

“Qual grande mistero in questo battesimo celeste! Dai cieli il Padre si fa udire, il Figlio appare sulla terra, lo Spirito Santo si rivela in forma di colomba. Solo dove c’è la verità della Trinità, c’è il vero battesimo e la vera remissione dei peccati; questa, infatti, non può avvenire se non si crede alla Trinità perfetta. Il battesimo dato dalla Chiesa è l’unico e il vero, ed è dato una

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sola volta. Basta immergersi una volta soltanto, per riemergere puri e rinnovati: puri, perché lavati dalla macchia del peccato; rinnovati perché ricreati ad una nuova vita dall’uomo vecchio. Il bagno del battesimo rende l’uomo più bianco della neve, non nel corpo, ma nello splendore dello spirito e dell’anima. Al battesimo del Signore i cieli si aprirono per rivelare che, attraverso il bagno della nuova nascita, il regno dei cieli si apriva ai credenti. Il Signore dice, infatti: Nessuno, se non nasce dall`acqua e dallo Spirito, può entrare nel regno dei cieli (Gv 3,5). Vi entra dunque soltanto chi rinasce e conserva la grazia del battesimo; chi non rinasce, non vi entra. La grazia del battesimo di Gesù fu già misticamente prefigurata quando, entrando nella terra promessa, il popolo eletto passò il Giordano. Come allora una via fu aperta davanti al popolo eletto perché entrasse nella terra promessa, così ora, per le acque dello stesso fiume, si apre la prima strada che ci conduce alla beata terra promessa: il regno celeste. Per il popolo eletto Gesù [Giosuè] fu la guida attraverso il Giordano; per noi Gesù - il Cristo Signore -, col suo battesimo, è la guida verso la salvezza eterna; lui, il Figlio unico di Dio, che è benedetto nei secoli dei secoli. (Cromazio d`Aquileia, Sermone 34).

d.- Gregorio NissenoUn tema di carattere più immediatamente teologico ed antropologico possiamo sottolineare

prendendo in considerazione la dottrina di Gregorio. Nella sua opera De opificio hominis Gregorio Nisseno spiega in maniera molto ampia la tematica dell'uomo. L'immagine è la condizione per arrivare alla somiglianza: l'uomo è se stesso nella misura in cui raggiunge la libertà che lo fa simile a Dio. Così la tensione fra immagine e somiglianza è la tensione della libertà. Ogni uomo si riceve fatto, ma ognuno è chiamato a generarsi in una nascita spirituale che è il risultato della sua libera scelta. Noi ci modelliamo, infatti, secondo il modello che li-beramente scegliamo. In tutte le cose generate, l’ingresso nell'essere dipende dal generante. La nuova nascita dipende dal generante, ma per il resto dipende da noi, in altre parole quale significato dare all'essere. L' uomo è degno della comunione con Dio se è responsabile dell'immagine del suo volto. In questo taglio di riflessione Gregorio afferma che nulla di ciò che è creato, al di fuori dell'uomo, è simile a Dio. L'essere immagine è una prospettiva che resta aperta solo all'uomo. In tale maniera l'uomo diventa il vertice, il centro, la ricapitolazione del creato. In tale prospettiva il santo è il vero artista, il riproduttore del creatore. Il tema dell'immagine si specifica nella categoria della signoria. L'uomo è immagine di Dio generandosi proprio perché si fa partecipe della signoria di Dio, della kyriaché di Cristo. Creazione e redenzione sono viste da Gregorio come unico disegno nel quale si manifesta la libertà di Dio; vede nel corpo il realizzarsi della signoria e il corpo è lo specchio dello Specchio.

La vocazione dell'uomo è la perfezione ed in questo c'è il fondamento della paideia greca che si rapporta alla paideia cristiana... L'uomo è dunque chiamato a scoprire ed esercitare gli spazi della signoria. La virtù, la forza e la perfezione significano libertà interiore. La nozione d’immagine designa la rassomiglianza divina nella sua pienezza. Il punto di tensione e d’arrivo è Dio. L'uomo è aperto al dialogo di un’alleanza perché Dio lo ha progettato capace.

L'immagine non è un uomo; è all'intera umanità che va riferita l'espressione “immagine e somiglianza”. In Genesi, infatti, si parla dell'uomo nella sua dimensione relazionale. Il diventare immagine è il raccogliere il frammento per riformare l'unità della comunità di Dio. L'amore di Dio fonde insieme i cocci dell'umanità per riformare quell'unità che permette il rapporto uomo/Dio, un'unica comunione in una molteplicità di persone storiche, nella quale la dialogicità è un cerchio che racchiude la pluralità nell'unità di Dio. In questa comunione ognuno ha bisogno dell'altro: la salvezza è colligere in unum.

e.- Agostino d’Ippona e la sua opera sulla Catechesi

Dal secolo quarto, come abbiamo sopra accennato, tra le preoccupazioni dei Vescovi c’è anche quella che i catecumeni chiedano finalmente il Battesimo; essi invitano frequentemente questi cristiani di comodo a farsi battezzare… In questo contesto è stato scritto da Sant’Agostino

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l’operetta De Catechizandis rudibus.- Un passaggio epocale.- Cartagine, una città-metropoli- Il diacono Deogratias con le sue difficoltà di ordine metodologico e contenutistico, di fronte

alla complessità del rapporto educativo e formativo- I destinatari (rudes) sono sia degli illetterati che dei grammatici istruiti, ma tutti inesperti,

“nuovi” nelle cose della fede, persone da iniziare in tutto e per tutto che chiedono di entrare nel cammino catecumenale e quindi di essere iniziati alla vita cristiana. Per questi rudes c’è bisogno di un kerigma (primo annuncio del Vangelo) o di catechesi? Si risponde che è il momento di far conoscere Cristo, uomo-Dio, morto e risorto per la salvezza dell’umanità… In altre parole con il kérigma, suscitando attenzione, curiosità almeno, e, di conseguenza adesione di fede? O si va oltre il kerigma (limitato nel tempo) per avviare la catechesi (permanente servizio alla comprensione della fede)?

- Agostino risponde in termini metodologici e contenutistici. La catechesi è “educazione alla fede” e la fede è risposta dell’uomo alla gratuità dell’amore di Dio, fatto concreto, dimensione della vita che, oltretutto, ha un immediato riscontro comunitario. Il fedele si scopre amato da Dio e, nel “rendere l’amore a quel Dio che per primo ci ha amati” De Cat. 4,7, 1-2), è chiamato ad amare allo stesso modo i fratelli e le sorelle che condividono con lui il cammino verso la salvezza.

Come tradurre il metodo con cui Dio stesso si è rivelato all’uomo? C’è una storia della salvezza da raccontare ma c’è un risposta da suscitare (“l’uditore ha bisogno di essere stimolato”). Muovere gli animi perché si convertano a Cristo (torniamo ai due di Emmaus: “Non ardeva il nostro cuore?”).

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DIVENTARE CRISTIANI NELLA COMUNITÀSecondo contributo

La sfida del R.I.C.A. per le nostre comunità parrocchiali il senso di un percorso di iniziazione cristiana

in una società indifferente e distratta

Nella sua progressiva attuazione del progetto pastorale della Chiesa in Italia il testo degli Orientamenti pastorali per il primo decennio del 2000 comporta la scelta di “configurare la pastorale secondo il modello dell’iniziazione cristiana” (n. 58), in vista del passaggio da una pastorale di conservazione ad una pastorale di missione.

1.- DALL’ORDO UN CATECUMENATO PER L’INIZIAZIONE CRISTIANA DI ADULTI

Il discorso iniziazione e catecumenato al tempo del Concilio poteva sembrare pratico per il contesto a cui si riferisce l'Ad Gentes, cioè per i luoghi di prima evangelizzazione (da questi paesi era partita la richiesta, col sostegno anche del card. Lavigerie, ancora nell’800); ma oggi avvertiamo con chiarezza che l’ambito di applicazione è ben più ampio.

La CEI così si esprimeva editando il testo per l’Italia: L'ordo initiationis christianae adultorum (O.I.C.A.) prevede “l'introduzione nella nostra pastorale di vari itinerari catecumenali. Non si tratta, evidentemente, di rievocare metodi d’altri tempi, né di proporre ricette, o introdurre rigide strutture: bensì di suscitare uno spirito, una mentalità, che possa tradursi in forme diverse d’applicazione, ma che animi l'impegno di catechesi, cui è particolarmente chiamata la Chiesa oggi in Italia”.

L'Ordo si poneva per i battezzandi capaci d’una iniziazione progressiva, si poneva pure come base per un analogo cammino di catechesi permanente per coloro che, ricevuto il battesimo nell'infanzia senza averne poi preso personalmente coscienza, desiderino approfondire o perfezionare la loro scelta. “In tanti casi si tratta di aiutare i battezzati a riappropriarsi della fede ricevuta da bambini per pura tradizione, ma mai assimilata per libera scelta, e di suscitare in loro una coscienza battesimale più chiara e riflessa, premessa per un senso di maggiore appartenenza alla comunità ecclesiale”.

1.1.- Rito dell'iniziazione cristiana degli adultiIl Rito, pubblicato nell’editio typica latina nel 1972, è stato edito in italiano nel testo

ufficiale nel 1978.

Comprende le - premesse- sei capitoli - Rito dell'ammissione alla piena comunione- L'introduzione suppone quanto già scritto nelle premesse al Rito del battesimo dei

bambini. - Il capitolo principale presenta i vari gradi del catecumenato:

- ammissione al catecumenato, tempo e riti del catecumenato; - elezione o iscrizione del nome, tempo e riti della purificazione;- illuminazione (scrutini, consegna di Simbolo e Pater, riti immediatamente preparatori); - celebrazione dei sacramenti dell'iniziazione e tempo della mistagogia.

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1.2.- Celebrazioni nel cammino dell'iniziazionea) Celebrazioni della Parola: Nell'ascolto della Parola il catecumeno entra nelle vere prospettive dell'esistenza cristiana:

carità…, perdono delle offese, senso del peccato e della penitenza, pratica e gusto della preghiera, significato dell'anno liturgico.

In queste letture si radica una giusta catechesi fondata sulla Parola di Dio, della quale è messa in luce la centralità per la vita della chiesa. Queste celebrazioni possono essere di domenica, così i catecumeni possono aver parte all'assemblea della comunità cristiana.

b) esorcismi minori: La celebrazione della Parola può comprendere degli esorcismi e concludersi con delle

benedizioni; al di là di ogni riferimento mitico o di irrazionali paure, questi esorcismi minori sono delle preghiere perché‚ si realizzi sempre più pienamente l'unione del catecumeno con Cristo: il catecumeno liberato dai suoi peccati diverrà tempio dello Spirito (cfr. 109-118 e 373).

c) benedizioni: Il rituale presenta nove esempi di queste benedizioni (impartite dal sacerdote, dal diacono o

dal catechista, alla fine della celebrazione della Parola, ma pure - può essere più opportuno- alla fine di un incontro di catechesi). Sono formulari ricchi, che fanno riferimento al progressivo inoltrarsi del catecumeno nell'esperienza della salvezza (cfr. 119-124).

d) elezione ed iscrizione del nome: nn. 133-206: inizia la preparazione prossima al battesimo e la chiesa elegge coloro che a sua giudizio sembrano maturi: nelle orazioni proposte viene ripresa la storia della salvezza ed in breve una teologia del battesimo.

e) Gli scrutini:Sono i grandi esorcismi, in numero di tre, non sono restaurazione di antiche pratiche, ma

corrispondono a dei“ritiri battesimali collocati nella prossimità della Pasqua, iniziando dalla III domenica di Quaresima. È presentazione di una teologia dei sacramenti: tipologia, realizzazione in Cristo, attualizzazione oggi nella chiesa.

La lotta contro il peccato è continua, ed anche in seguito la vita del battezzato sarà scandita dal ritmo delle celebrazioni penitenziali. La Parola di Dio per queste celebrazioni è data dai classici testi evangelici della conversione e della rinascita spirituale (Mt 4,1-11; 17,1-9; Gv 4,5-42 e 9,1-41; 11,1-45. L'antichità dava il nome alle domeniche, partendo da questi testi del cieco, della samaritana, di Lazzaro...).

f) le "traditiones" (celebrazioni ad libitum): nella prossimità della celebrazione del battesimo si ha la consegna del simbolo e della

preghiera del Signore (181-206); sono momenti che l'antico catecumenato ci ha trasmesso come assai ricchi, accompagnati da omelie che ancora conservano un'incisività mirabile. Alla consegna fa seguito la “redditio “; nel caso del Credo, quello che si sottolinea è la fede come dono di Dio, nel caso dell'orazione 'dominica' è la paternità di Dio. I temi sono sottolineati da letture appropriate (Deut 6,1; Rom 10,8-13; Mt 16,13-18; Gv 12,44-50; Mt 6,9-13 ecc.).

g) riti del sabato santo: riconsegna del simbolo, effatà, scelta del nome cristiano (cfr. le letture indicate al n. 394),

unzione con l'olio dei catecumeni (“forza e vigore... assumere con generosità… gli impegni”). L'unzione è fatta sul petto o su ambedue le mani: “vi fortifichi con la sua potenza Cristo Salvatore” (nn. 206-207). Il punto d’arrivo dell'itinerario catecumenale è la celebrazione dei sacramenti dell'iniziazione cristiana: punto d’arrivo e punto di partenza insieme per la vita nuova nella comunità che li ha accolti.

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1.3.- Tempi e condizioni della generazione del cristiano* evangelizzazione e precatecumenato (simpatizzanti); * catecumenato, propriamente detto, che può durare anche alcuni anni;* purificazione e illuminazione: gli eletti sono preparati al battesimo e all'eucaristia; * celebrazione dei sacramenti dell'iniziazione.In questi passaggi è presente la chiesa, nella varietà dei suoi ministeri, impegnata

nell'annuncio, nel discernimento, nella promozione dei candidati. Quanto di fatto nella pastorale viene attuato è ben lontano dall'ampiezza di riflessione di dati che la teologia mette a disposizione: c'è una grande mole di dati raccolti dalla storia sul divenire chiesa e sullo strutturarsi (e destrutturarsi!) degli itinerari catecumenali.

La chiesa oggi si sente impegnata in modo nuovo rispetto ai secoli passati di fronte all'evangelizzazione, ma, pur nell'inedita situazione, non si può negare che emergano esigenze permanenti di carattere antropologico. Senza essere una fredda ricostruzione del passato, quest’itinerario catecumenale traduce per la comunità cristiana di oggi l'esigenza e l'esperienza della chiesa antica che trova in questo strumento il modo più vitale per la preparazione dottrinale, liturgica ed ascetica di coloro che chiedevano di farne parte.

Riprendo tre annotazioni di Brovelli:- “Una tradizione catecumenale comporta anzitutto l'esistere di una coscienza, per cui la

Chiesa si autocomprende come comunità prioritariamente chiamata ad introdurre e ad educare alla fede; tutto ciò visto come costitutivo della comunità cristiana in quanto tale e come realtà che non può non esprimersi nella sua ordinaria azione pastorale.

- Di fatto tale coscienza si configura primariamente come una sollecitazione e un impegno a ritrascrivere costantemente gli itinerari d’accesso alla fede nella varietà dei contesti religiosi e civili; essa non ha invece le caratteristiche di un'applicazione rigida e uniforme d'un modello precostituito. Rimane comunque in prima evidenza la consapevolezza che nella prassi pastorale dell'Iniziazione Cristiana sia in gioco l'immagine di Chiesa in quanto tale, la sua capacità di dirsi al mondo e alla società, come mistero dell'amore di Dio.

- Concretamente tale coscienza s'è espressa con modalità, contenuti e stile che autorizzano a parlare di una vera e propria originalità del processo di iniziazione costituito dal diventare cristiani; sotto questo profilo la struttura pastorale del catecumenato costiutuisce un'espressione creativa della premura materna della Chiesa, segno eloquente e vivo d'una tradizione che non può non interrogare anche un'epoca come la nostra “.

La Conferenza episcopale italiana, già nel pubblicare nel 1978 la traduzione dell'Ordo per l' iniziazione cristiana degli adulti (dopo sei anni dall'edizione tipica!), premetteva queste significative affermazioni:

“L'Ordo riguarda direttamente coloro che non sono stati battezzati, ma interessa anche coloro che, pur già battezzati, non hanno ricevuto alcuna educazione, né catechistica né sacramentale”.

Nell'Ordo si ribadisce il necessario primato dell'evangelizzazione, sollecita da una salutare inquietudine di fronte alle mutate condizioni; l’augurio è che non si limiti l'azione pastorale all’attenzione sulla prassi sacramentale; si finirebbe col ridurre il sacramento ad un puro gesto di pratica esteriore, senza riflessi concreti e fecondi nella vita...

L'itinerario progressivo d’evangelizzazione, iniziazione, catechesi e mistagogia, è presentato nell'Ordo come forma tipica per la formazione cristiana.

Emerge l'esigenza di un’azione pastorale che conduca alla riscoperta o alla consapevolezza progressiva e personale della propria fede, mediante una catechesi permanente o itinerario di tipo catecumenale.

E' nella parrocchia, in particolare, che l'esperienza di tipo catecumenale, soprattutto in vista della celebrazione dei sacramenti dell'iniziazione, trova la sua attuazione ordinaria.

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2.- FEDE E SACRAMENTI: APPUNTI PER UNA RIFLESSIONE ECCLESIALE

E'sempre più condiviso tra teologi e pastoralisti il pensare il Battesimo ed il catecumenato che si appartengono reciprocamente. Non può esserci battesimo senza catecumenato precedente o seguente. Per secoli lo si è vissuto, in certo modo, solo nella caratteristica di seguente! Un testo di Ratzinger richiama le conseguenze della separazione tra rito e questo processo esistenziale di conversione: “Ha avuto un effetto disastroso: ha condotto alla ritualizzazione del sacramento ed alla dottrinalizzazione della parola, mascherando così un'unità che fa parte delle realtà fondamentali del cristiano”.

2.1.- Prima componente decisiva della riflessione è il rapporto tra fede e sacramentoL'affermazione che il sacramento è segno della grazia dice che il sacramento trasmette

all'uomo una realtà divina. Che il sacramento sia anche segno della fede ci mostra al contrario che il sacramento esprime una realtà umana.

Riemerge l'esigenza di cogliere il sacramento non come una cosa, ma come un'azione, un cammino. Dire che il sacramento è un dono di Dio è vero, ma non è tutto, è un incontro; è anche azione dell'uomo che va incontro a questo dono. L'impegno umano non aggiunge al dono se non il sì, ma è costitutivo del sacramento, nel senso che il segno è espressivo della fede di colui che riceve il sacramento: in quanto se ne riconosca e se ne viva il significato da parte dell'uomo. La fede non è solo condizione o conseguenza (non basta né l'una né l'altra).

2.2.- Seconda componente è i l ripensamento del rapporto battesimo-Chiesa

E' indispensabile superare una visione individualistica del sacramento per collocarlo nel contesto della Chiesa: il sacramento prende senso solo in rapporto alla realtà della comunità ecclesiale. L'episcopato francese già nel 1965 diceva: “Non si può affrontare isolatamente il battesimo dei bambini: si deve tener conto delle esigenze della fede cristiana e delle situazioni nuove nelle quali si trova la chiesa nel mondo contemporaneo, partendo di qui per descrivere i compiti pastorali nei confronti dei genitori, per abilitarli ad aiutare lo sviluppo della fede che il bambino ha ricevuto nel battesimo”.

2.3.- Elevazione e trasformazione delle situazioni umaneOgni situazione umana - in quelle fondamentali è più evidente - il significato della vita si

arricchisce o s’impoverisce, la vita viene esaltata o compromessa. In questa dialettica l'uomo cerca una garanzia per la sua vita, contro la minaccia di morte, contro la morte stessa, a meno che non si abbandoni al non senso, all'assurdo o al fatalismo. Il mistero pasquale opera nelle situazioni umane, nel loro comporsi di vita e di morte. Vediamo qualche fondamentale situazione.

a.- Il nascere (e la vita)Nel suo venire al mondo l'uomo è passivo, frutto di desiderio e d’amore, accolto almeno,

quando non previsto o desiderato... Il dialogo d'amore che apre l'uomo e la donna alla fecondità, per quanto ricco e fecondo, è sempre legato alla fragilità delle persone che si amano. L'amarsi è sempre un ideale da raggiungere, da purificare dai semi d’egoismo e di morte che lo accompagnano. Non basta quest’amore a garantire dalla morte, che quasi con un sigillo ne qualifica nel più intimo il vivere... Talvolta l'incapacità di amare può arrivare alla soppressione della vita, ad impedire a chi è nato di venire alla luce. Celebrare il battesimo è annunciare, con la forza efficace insita nel sacramento, che la vita è dono di Dio, che veniamo dal suo amore eterno e libero, figli di un Padre che “ama la vita”, che non ci abbandonerà alla morte. In sé il nascere non ha garanzia di essere una festa, a motivo della precarietà dell'uomo, del suo amare e del suo volere. Con la celebrazione del battesimo chi nasce è accolto nella festa garantita dalla risurrezione di Cristo.

Celebrare l'inserimento del mistero pasquale di Cristo nella vita, nel nascere significa accogliere nella fede e nella visibilizzazione della comunità cristiana, l'annuncio che ogni vita

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porta con sé, segno di un amore che non conosce incrinature, che non verrà mai meno e che ci chiama ad una vita senza fine. E' la vita di Dio che ci è comunicata nel Figlio, è l'Amore che non ha abbandonato Cristo nella morte, ma lo ha risuscitato dai morti e glorificato.

b.- La personaNel suo prendere coscienza di sé e delle sue possibilità la persona chiede posto alla mensa

della vita, chiede di entrare, con l'inedita ricchezza della “parola” che porta in sé, nel dialogo che costruisce la storia.

L'originalità del proprio essere e l'impegno per dare il proprio contributo alla storia degli uomini si arricchiscono nella crescente coscienza delle proprie risorse, s’impoveriscono di fronte al chiudersi di spazi della propria operosità: la persona è frenata nel suo crescere dai limiti che le vengono posti, dalla propria pigrizia ed inerzia o dall'altrui incapacità d’accoglienza e fiducia. Il naturale anelito all'operosità può diventare, in una crescente frustrazione, paralizzante rinuncia.

Il sacramento della cresima celebra l'inserirsi del mistero pasquale in questo cammino di realizzazione della persona. Lo Spirito Santo qualifica con doni originali ogni persona, che, per questo, è chiamata a dare un insostituibile contributo alla costruzione del Regno... Più che chiedere, la persona porta alla comunità che la accoglie. Accogliendola non si dà spazio solo all'agire di una persona, ma al venire di una novità di dono da parte di Dio per la comunità.

c.- Il vivere insiemeRitrovarsi, vivere insieme è ragione di festa... eppure nella vita si può arrivare a condividere

la dura espressione: gli altri sono l'inferno. C'è sempre la minaccia della sopraffazione, del dominio dell'uno sull'altro. Talora i rapporti di una convivenza possono essere salvati dalla forza di una legge esteriore, ma questa non è festa! Al seme di morte fatto d’egoismo e di contrapposizione, viene opposta la forza vivificante della comunione, dell'annuncio che la vita è condivisione di un unico dono divino.

L'accogliersi non è solo frutto di volontà (per quanto forte e retta sempre esposta a venir meno), ma è il vivere il dono del Padre che ci fa figli e fratelli. Il sacramento dell'eucaristia, ed in modo analogo il matrimonio, inserendoci nel mistero di Cristo, ci fa passare dal servizio all'egoismo ed alla morte, al dono per amore, al servizio alla vita. Ci s’inserisce, in tal modo, nel donarsi di Cristo che ha come culmine la morte, ma, attraverso di essa, ciò che si realizza è la comunione e la Vita.

2.4.- L'unico mistero pasquale nelle diverse situazioni della vitaa. Nel battesimo, l'esistenza è celebrata come dono dell'amore del Padre, nella cresima si

esprime la novità personalizzata e personalizzante del dono proveniente dalla multiforme ricchezza dello Spirito, nell'eucarestia i credenti vivono e celebrano l'accoglienza del dono di Dio, esprimendo il loro grazie attraverso il donarsi al Padre di Cristo. Gli altri quattro sacramenti, penitenza, unzione dei malati, ordine sacro e matrimonio, inseriscono altre situazioni fondamentali dell'esistenza nel mistero pasquale di Cristo: conversione, situazione precaria dell'esistenza, servizio, amore tra uomo e donna. Non si esauriscono con queste le situazioni umane, ma tutte esse, nella loro molteplicità rientrano nella dimensione battesimale ed eucaristica della vita. Per questo i sacramenti si celebrano per i battezzati e si celebrano nel contesto dell'eucarestia8.

b. E' l'unico mistero pasquale che, attraverso i sacramenti, si inserisce nelle situazioni fondamentali dell'esistenza: “da esso, infatti, scaturiscono, derivandone la forza salvifica, così come tutti trovano il loro vertice e la loro pienezza nella eucarestia, che di quel mistero è la piena attualizzazione”. Le azioni che Cristo ha compiuto una volta per sempre sono attualizzate nei sacramenti, che visibilizzano l'atteggiamento filiale permanente del Cristo glorioso. L'eucarestia “ha questo di eccellente e di singolare che, mentre gli altri sacramenti hanno la forza di santificare solo quando uno ne usa, nell'eucarestia vi è l'Autore stesso della santità

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anche prima di usarne ... Se qualcuno dice che i sette sacramenti sono talmente uguali che per nessun motivo uno è più degno dell'altro, sia scomunicato”9.

Ecco come si esprimono sull'argomento Martimort e Congar:“L'eucarestia invera sempre e con il massimo realismo le diverse caratteristiche dei

sacramenti, perché contiene la causa stessa di tutti, ed è pure l'eucarestia che connette internamente tutto l'organismo sacramentale, essendo gli altri ordinati ad essa come a loro fine: il battesimo è inconcepibile senza l'eucarestia, che è il termine dell'iniziazione, caratterizza l'ordine e rivela i gradi gerarchici della chiesa; il matrimonio poi, per via del suo simbolismo, si collega strettamente con l'eucarestia, rappresentando l'unione di Cristo con la chiesa”10.

“Tutti i sette sacramenti rientrano nella costituzione di questo segno (la chiesa), ma è chiaro che il battesimo vi occupa un posto fondamentale come costitutivo del popolo di Dio, e così pure l'eucarestia che crea ed esprime l'unità, la comunione dei cristiani in Gesù Cristo. Gli altri sacramenti santificano e cristianizzano gli uomini in una particolare situazione, di peccato, di malattia, di unione coniugale, di servizio spirituale... Battesimo (confermazione) ed eucarestia li costituiscono invece nel loro essere cristiano puro e semplice. Sono quindi fondamentali”11.

c. La fede. La fede, come comprensione della realtà nella luce della Parola di Dio ascoltata ed accolta, non è solo premessa indispensabile per il sacramento, ma ne è elemento costitutivo e qualificante. Un unico atto di fede in Dio è alla base dei sacramenti nella loro molteplicità, articolandosi alla maniera del simbolo di fede. Alla fede in Dio Padre si unisce la professione di fede nell'azione dello Spirito Santo, nella comunione che dalla Trinità ci è partecipata: così viene annunciata la fedeltà, la misericordia, la signoria di Dio...

3.- Riflessioni sul Ritoa. - La progressività. Il dinamismo dell'esistenza cristiana è illuminato dal dinamismo insito nell'iniziazione:

questo non solo in riferimento ai “passaggi “ ed ai “periodi “, ma alla realtà unitaria e progressiva che ne risulta (precatecumentato, catecumenato, mistagogia). Nel tempo l'intensità celebrativa dei riti è graduata: dalle riunioni “familiari “ dei simpatizzanti, alla dimensione celebrativa più accentuata degli incontri catechistico-liturgici, del catecumenato, al “tempo forte “ che caratterizza la preparazione immediata e la celebrazione sacramentale piena, fino al clima festosamente solenne della mistagogia.

b.- Dimensione ecclesiale. Gli elementi presuppongono dal RICA una comunità “accogliente “ (IG 7; I 12 e 41; 135),

capace di “discernere “ lo spirito ed il cammino dei candidati (I, 14-16; 133, 146), ricca per la molteplicità… dei suoi “ministeri “ (IG 7-17; e 41-48), attenta alle situazioni delle singole persone, testimone del valore di ciò che annuncia e trasmette (I 19, 36). In particolare il discernimento è servizio prezioso esercitato come dono dello Spirito, momento essenziale per stabilire il ritmo e la possibilità del cammino (cfr anche 113-118; 154-179).

c.- Fede e conversione. Lasciare (=conversione), accogliere (=fede) sono aspetti ugualmente essenziali. Il neofita si

forma progressivamente ad una mentalità… di fede che comporta insigne un itinerario di conversione ed una configurazione esistenziale a Cristo.

Questa conformazione alla morte e risurrezione di Cristo è accolta responsabilmente e con proprio ritmo di corrispondenza da ogni persona e presuppone tempi lunghi e diversi (nonostante quanto detto al n. 50; cfr I 19 e 20). La fede non si riduce ad un contenuto presupposto, non è una “condizione “ previa soltanto, ma è lo spazio nel quale il sacramento

99. Documento CEI Evangelizzazione e sacramenti, 52.. Concilio di Trento, Sess. Xlll, c. 3, c. 4; Sess. VII, c. 3. 10. MARTlMORT A.G., I segni della nuova alleanza, p.102s. 11. CONGAR Y., L'idea di sacramenti maggiori o principali, in Concilium, 1968, p. 43. Sulla centralità e preminenza dell'eucaristia nei confronti degli altri sacramenti, cfr SC 10 e PO, 5.

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opera ( “sacramenta fidei “). “Solo la Parola di Dio accolta, compresa e vissuta può introdurre nel mistero della fede e dei sacramenti “.Le celebrazioni della Parola che scandiscono le tappe dell'itinerario sono educazione ed esperienza progressiva del mistero della salvezza celebrato nei “misteri “ sacramentali; esse aprono alla realizzazione nella vita di ciò che questi stessi misteri celebrati ed accolti chiedono.

d) Iniziativa di Dio. Tutto il procedere dell'azione della chiesa mette in luce l'iniziativa di Dio. E' lui che chiama, converte, santifica. La chiesa adempie ad una funzione ministeriale (luogo

in cui si realizza il cammino del credente, mediazione e servizio). Il candidato si apre nella disponibilità e nella corrispondenza a quanto Dio opera in lui per mezzo dell'azione dello Spirito di Cristo. E' introduzione, scoperta, accoglienza dei “mirabilia Dei”: ciò è ricercato attraverso una “didachè “ che offre le chiavi per leggere la storia della salvezza come paradigma della propria esistenza e per “leggere “ le vicende della vita personale e della storia come luoghi in cui Dio opera il suo progetto “pasquale”. La familiarizzazione con le grandi figure bibliche, con gli avvenimenti decisivi della storia del popolo eletto, con le immagini più espressive del linguaggio profetico, con le parole ed i gesti di Cristo apre alla comprensione del “simbolo “ come traduzione sintetica e dialogica dei contenuti portanti della fede.

e) La celebrazione è luogo privilegiato La celebrazione è luogo privilegiato per l'annuncio e la comprensione del senso cristiano

della vita e di una visione del mondo e della storia nella luce della fede. Nel linguaggio simbolico le azioni liturgiche annunciano e realizzano il mondo nuovo inaugurato da Cristo. A lui progressivamente è configurato il credente, nella partecipazione al suo mistero pasquale: è questa l'azione dello Spirito che opera nella chiesa. “Tutta l'iniziazione deve rivelare chiaramente il suo carattere pasquale” (n. 8): La celebrazione dell'iniziazione cristiana pone in atto un'esistenza caratterizzata dalla Pasqua del Signore e fonda la metanoia alla quale il cristiano è chiamato fino a che non si realizzi a livello personale, ecclesiale e cosmico la vittoria del Signore risorto. Per uno schema: - storia (dinamismo), - teologia (iniziativa di Dio), - antropologia (fede e celebrazione), - ministero-missione!

3.1.- Riscoperta e consapevolezza progressiva della fede (itinerari di fede)Si rende oggi necessaria una continua riscoperta della fede, sia come progressiva e personale

consapevolezza di essa (fede adulta e matura), sia come impegno di inculturare la fede nel mondo attuale così che ne sia lievito, luce, giudizio e anima. Questo è possibile con un cammino di fede e di conversione con cui l'uomo, mosso dall'evangelico, è gradualmente introdotto nel mistero di Cristo e nella vita della Chiesa, per essere testimone dove la gente vive. Si tratta di un'esperienza più vitale che concettuale, a misura della crescita delle persone, meno improntata a criteri scolastici e più aperta alle esigenze del divenire dell'essere umano.

Anche per questo, il cammino di fede non è traducibile in metodi di altri tempi né in ricette e rigide strutture; esso intende piuttosto suscitare uno spirito, una mentalità che possa tradursi in forme diverse e varie di applicazione, ma che animi l'azione pastorale e, in particolare, la catechesi.

Anziché catecumenato o neo-catecumenato, si avverte la tendenza a preferire altri nomi per le esperienze di un cammino di fede: itinerari catecumenali, itinerari di fede, itinerari post-battesimali, ecc..

3.2.- Scelte fondamentali. Gli itinerari di fede (forse il termine più corretto) sono dunque una precisa opzione pastorale

sostenuta da alcune scelte di fondo compiute dalla Chiesa in fedeltà al Concilio Vaticano II:a) la priorità dell'evangelizzazione; l'assunzione degli adulti come coloro che in senso più

pieno sono i destinatari del messaggio cristiano;

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b) la dimensione educativa come preminente in confronto alle altre dimensioni della pastorale ecclesiale;

c) la centralità della Chiesa locale dove si celebra con tutta pienezza il mistero di Cristo; la valorizzazione dei doni di ciascuno in una Chiesa tutta ministeriale. Senza una debita attenzione a queste scelte di fondo, la stessa opzione pastorale degli itinerari di fede è radicalmente compromessa e potrebbe risultare ambigua.

d) Elementi comuni a varie esperienze consentono di cogliere la fisionomia degli itinerari di fede nel seguente modo: una forte e globale esperienza religioso-cristiana, con un preminente carattere di processo educativo-formativo, articolato in tre tappe (tra loro intimamente connesse):

- Itinerario di fede e conversione: ossia l'annuncio e la comprensione della Parola di Dio che, se accolta, comporta una chiamata e provoca un progressivo cambiamento radicale di vita;

- Inserimento nel mistero di Cristo mediante i sacramenti, segni sensibili che rendono attivamente partecipi della morte e risurrezione di Cristo (mistero pasquale) e la celebrazione liturgica;

- partecipazione e coinvolgimento nella vita e nella missione della Chiesa (l'annuncio a tutti gli uomini che “Gesù Cristo è il Signore, morto e risorto per noi “) che comportano la testimonianza, il servizio ecclesiale e uno stile di vita nuova, che permettono a coloro che sono stati “iniziati “ al grande evento di viverne tutte le implicazioni nell'esistenza quotidiana a favore del prossimo.

3.3.- Indicazioni di metodo Sul piano metodologico, appare importante tenere conto delle seguenti annotazioni:a) il cammino da percorrere è un vero itinerario di vita, non solo d’istruzione e di

apprendimento dottrinale, che si realizza attraverso un'esperienza di Chiesa, mettendo in comune le vicende esistenziali, confrontandosi con la Parola di Dio, pregando e celebrando insieme, testimoniando nel mondo la carità cristiana;

b) è condotto in un gruppo che si forma in seno e in connessione con la comunità ecclesiale che ama, celebra e diviene sempre più sacramentale;

c) si colloca nella grazia, nel significato e nel ritmo dei tempi liturgici, nei quali la Chiesa chiama a vivere in modo intenso e ogni volta originale le dimensioni essenziali della fede;

d) si rivolge ai cristiani non praticanti, ai praticanti per abitudine, ai non credenti, ai fanciulli e adolescenti in vista dei sacramenti;

e) valorizza e, in un certo senso, ha bisogno di animatori che siano testimoni disposti a camminare insieme.

Compagni di viaggio!

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