Pensieri per ogni giorno - Francesco Antonio Marcucci · parrocchia di Santa Maria inter vineas,...

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Francesco Antonio Marcucci Pensieri per ogni giorno a cura di Maria Paola Giobbi Libreria Editrice Vaticana

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Francesco Antonio Marcucci

Pensieriper ogni giorno

a cura di Maria Paola Giobbi

Libreria Editrice Vaticana

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Foto:Archivio Suore Pie Operaie dell’Immacolata Concezione

Stampa:D’Auria Printing S.p.A., marzo 2013

© 2013 – Suore Pie Operaie dell’Immacolata ConcezioneCasa Madre, Via S. Giacomo, 3 - 63100 Ascoli PicenoTel. 0736 259977 - E-mail: [email protected]

Casa generalizia, Via Cosimo Tornabuoni, 200166 Roma - Tel. 066240710

ISBN 978-88-209-9001-5

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PRESENTAZIONE

Sempre, ognuno di noi, ha bisogno di sentirsi accompa-gnato, sostenuto e guidato ogni giorno sul cammino della vita da una persona di fiducia, che gli sappia dire una buona parola, che doni sicurezza e forza.

Perfettamente rispondente a un tale nostro bisogno ritengo possa essere questa nuova pubblicazione, che ci offre l’oppor-tunità di trovare ogni giorno un “alimento” per il nostro cam-mino umano e cristiano nelle parole del Venerabile Francesco Antonio Marcucci, così saggiamente raccolte da Suor M. Pao-la Giobbi, cui va tutta la mia gratitudine.

Sono pensieri semplici, ma ricchi di sapienza e di spiritua-lità, pensati e scritti nel 1700, ma ancora attualissimi per noi oggi, che siamo continuamente “bombardati” da mille slogan e annunci di ogni genere, che però non ci aiutano a trovare ciò che è essenziale per affrontare serenamente e cristianamente le difficoltà della vita.

Offro questi pensieri a chiunque avrà la grazia di accostar-visi, con l’unico desiderio e augurio che Mons. Marcucci sia quella “persona di fiducia” che aiuta ciascuno a guardare le re-altà quotidiane con lo stesso sguardo di fede e di speranza con cui Egli le ha sapute guardare e possa donare a tutti quella se-renità, pace e gioia, che hanno caratterizzato la Sua vita. Sono sicura che, pur in mezzo alla frenesia e alle tante attività in cui oggi siamo immersi, ognuno si potrà ritagliare quel piccolo spazio di tempo per “rallegrare” la sua giornata, gustando e facendo propria la frase del giorno che gli rivolge Mons. Mar-

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cucci e dalla quale potrà trarre validi e proficui insegnamenti.Come sarebbe bello se questi pensieri fossero oggetto di

riflessione e di condivisione all’interno delle numerose fami-glie che in tanti luoghi frequentano le comunità della nostra Congregazione di Pie Operaie dell’Immacolata Concezione! E’ forse solo un “pio desiderio”? Auguro di tutto cuore che questi pensieri diventino a tutti familiari e servano di vero nu-trimento e sostegno in ogni giorno, come pure auspico che se ne diffonda la conoscenza in modo che possano diventare anche per tante altre persone un aiuto prezioso.

Suor M. Daniela VolpatoSuperiora Generale

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INTRODUZIONE

Questo lavoro vuole essere una risposta all’esigenza di tanti di attingere alla ricchezza del pensiero e della spiritualità del Venerabile Francesco Antonio Marcucci.

Ho riletto molti scritti marcucciani per scegliere i pensieri più semplici e densi di sapienza umana ed evangelica. Mi è sembrato di trovarmi in mezzo a vaste distese fiorite e di rac-cogliere un fiore per ogni giorno, che trasmetta al lettore fragranza e ispirazione. Nel 1998, secondo centenario della morte di mons. Marcucci, la Congregazione aveva curato un libricino di Pensieri e Massime per ciascun giorno dell’anno, che ha avuto una rapi-da diffusione, esaurendosi in breve tempo. Questa edizione si pone in continuità con la precedente, pur introducendo nuovi criteri. I pensieri sono stati raggruppati per temi, diversi per ogni mese dell’anno, rispettando alcune ricorrenze liturgiche care al Marcucci; nei casi in cui i testi sono rivolti a un pubbli-co femminile, sono stati trasformati al maschile; il linguaggio è stato aggiornato e lo stile alleggerito, pur rimanendo fedele al significato dato dell’Autore.

Ringrazio la Superiora Generale Madre Daniela Volpato che mi ha affidato questo lavoro e quanti lo attendono con gioia. Mi auguro che esso sia per tutti una sorgente pura cui dissetarsi, uno stimolo alla riflessione e un’amichevole guida quotidiana verso la santità con lo stile mariano del Venerabile Marcucci.

Suor M. Paola Giobbi

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BREVE BIOGRAFIA DEL VENERABILEFRANCESCO ANTONIO MARCUCCI

Francesco Antonio nacque a Force, un paese collinare in provincia di Ascoli Piceno, il 27 novembre 1717, in una bel-la abitazione isolata dal paese tra il verde delle campagne.

Era sabato, giorno dedicato alla devozione della Vergine Santa. Il padre, l’avvocato Leopoldo, apparteneva a una no-bile e religiosa famiglia ascolana, mentre la madre, Giovanna Battista Gigli, di umili origini, proveniva da Iesi (AN).

A quel tempo non era consentito a un nobile sposare una ragazza di rango inferiore.

Leopoldo Marcucci contravvenne alla regola per dare una discendenza alla sua famiglia che rischiava di rimanerne priva, appurata la sterilità della cognata, contessa Francesca Gastaldi. Fu costretto, però, a sposare in segreto, nella sua parrocchia di Santa Maria inter vineas, l’amata “damigella di fa-miglia”. Quando il signor Leopoldo si accorse che la giovane sposa era incinta, per lasciarla tranquilla, si trasferì con lei a Force, dove già da alcuni mesi svolgeva la professione di Pre-tore. Si stabilirono in un palazzo, offerto forse da amici, in contrada Colle Riccardo, oggi san Giovanni. Il bambino fu battezzato lo stesso giorno della nascita da don Angelo Ac-ciaioli, nella chiesa priorale del paese, dedicata a san Paolo.

Fecero da padrini il notaio Domenico Valenti e la vedova Santa Laureti Brunetti, che abitava nella contrada di Colle Riccardo.

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Il ritorno ad Ascoli e l’infanziaPochi mesi dopo la nascita del bambino, Leopoldo Mar-

cucci tornò ad Ascoli con la moglie, dove furono ben accolti dalla nonna paterna Dioclezia Soderini e dagli zii che abitava-no nel palazzo di famiglia, situato nel cuore della città. Il bam-bino crebbe serenamente circondato dall’affetto dei familiari che lo educarono alla fede e alla pratica della vita cristiana. Come in molti palazzi nobili del tempo, anche in quello di Francesco Antonio c’era una cappellina per pregare e in casa tanti quadri che raffiguravano la vita di Gesù, di Maria SS.ma e di altri santi. Quando a sette anni Francesco Antonio ingoiò un ago e i medici non potevano fare nulla per salvarlo, i suoi familiari fecero un voto a sant’Antonio di cui erano molto devoti e guarì.

Il fanciullo ricorda che a cinque anni, mentre si trovava nel-la proprietà di famiglia ad Ancarano, andò con la zia Francesca e con altri di casa a sentire la predica del grande missionario p. Antonio Scaramelli e qui conobbe Tecla Relucenti, che comin-ciò ad ammirare per la sua bontà e pietà. Il 10 giugno 1725, solennità di Pentecoste, ricevette il sacramento della Cresima e della Prima Comunione nella chiesa di san Lorenzo Martire a Montedinove, un’antica cittadina poco distante da Ascoli.

Papà Leopoldo gli trasmise una tenera devozione all’Im-macolata e quando nell’aprile 1731 morì la sua giovane mam-ma, si affidò alla Madonna come a tenera Madre. Con l’amico Ignazio Matteucci, approfondì la conoscenza della Madre di Gesù frequentando le lezioni del Padre Lorenzo Ganganelli, futuro papa Clemente XIV, nel convento di san Francesco di

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Ascoli. A quei tempi non c’erano scuole pubbliche per i ragaz-zi. Francesco Antonio studiò a casa con un precettore che gli era poco simpatico. Imparò il latino e il greco e lesse, anche da solo, le opere classiche.

La svolta della vita e il sacerdozio Francesco Antonio era un ragazzo intelligente e socievole:

aveva tanti amici. Durante il carnevale del 1735, nel suo 18° anno, si divertì forse più del dovuto. Tornato a casa, mentre gli ultimi rumori si attutivano, sentì un grande vuoto. Entrò nella cappellina e incontrò lo sguardo dolce e intenso della madre di Gesù: comprese che il divertimento banale e superficiale non poteva riempirgli il cuore, decise di spendere tutta la sua vita per Gesù, facendo conoscere, specie ai più poveri, il suo amore e la sua gioia.

Chiese consiglio al suo direttore spirituale, si confessò e si preparò a consacrarsi per sempre a Dio per le mani di Maria. Il 25 luglio 1735, nella chiesa di S. Giacomo ad Ascoli Piceno, Francesco Antonio fece voto perpetuo di castità. Fu un gesto molto generoso e coraggioso, perché i suoi familiari, che pure lo avevano educato alla fede, lo sognavano brillante avvocato e discendente del casato, essendo l’unico erede.

A settembre, fece con due amici un pellegrinaggio a piedi al santuario della Madonna di Loreto per rinnovare il suo Sì a Dio e affidarlo alla Vergine santa. Tornato a casa, con l’aiuto della zia Francesca, riuscì ad ottenere dal padre e dallo zio il permesso di diventare sacerdote. Studiò e gustò la sacra Scrittura, i Padri della chiesa e le vite dei santi. Gli sembrava

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di vivere un’altra vita. Quei contenuti spirituali, soprattutto l’esempio dei santi predicatori, gli fecero nascere nel cuore il desiderio di condividere agli altri ciò che stava imparando e gli riempiva il cuore di luce e di calore. Vinse ogni timore, chiese il permesso al parroco della sua parrocchia di Santa Maria inter vineas di fare catechesi e di predicare ai fedeli. Il gradimento dei parrocchiani fu tale che lo incoraggiò a proporsi ad altri parroci della città per diffondere e spiegare la parola di Gesù, i misteri della sua vita legati a quella di Maria e di san Giuseppe e a proporre l’esempio dei santi.

Parlava con chiarezza, semplicità e profondità. Spesso in-tercalava le spiegazioni con canzoni sacre e ritornelli che com-poneva lui stesso per rendere gradevoli e utili i suoi discorsi. La gente lo ascoltava volentieri e si sentiva arricchita dalle sue parole e dalla sua testimonianza generosa.

Per aiutare a coltivare l’amore alla Vergine Santa, a venti anni scrisse un libretto per gli “Amanti di Maria” dove pro-pose loro l’esercizio di sette virtù. A ventun’anni ottenne dal Vescovo il permesso di predicare una missione popolare ad Appignano, paese dell’entroterra ascolano. Scelse il periodo di carnevale per offrire un’alternativa evangelica agli inganni dei cattivi divertimenti.

Indossò in casa di Tecla Relucenti gli abiti severi e scuri del missionario, per non farsi vedere così vestito dai suoi familiari, poi si incamminò verso il paese a piedi.

Si affidò a Dio e alla Vergine Santa e l’esito della missione fu straordinariamente positivo. Predicò in seguito tante altre missioni meritando il pubblico riconoscimento di Missionario

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Apostolico. Dopo una preparazione molto accurata, France-sco Antonio fu ordinato sacerdote, sabato 25 febbraio 1741, a soli ventitré anni, ne aveva ottenuto il permesso dal Papa, nonostante l’età troppo giovane.

L’amicizia con Tecla Relucenti e la fondazione delle Pie Operaie dell’Immacolata

Tecla Relucenti (23 settembre 1704-11 luglio 1769) fu la prima a essere invitata a condividere il suo grande proget-to della fondazione delle Suore Pie Operaie dell’Immacolata Concezione. Ella, tredici anni più grande di lui e di carattere più posata e concreta, all’inizio gli oppose un deciso rifiuto, ma quando si accorse che quel giovane era guidato da Dio, acconsentì e divenne la sua prima collaboratrice.

Ottenuto il permesso del Vescovo, la mattina dell’8 dicem-bre 1744, solennità liturgica dell’Immacolata, le prime quattro religiose furono accolte e benedette da don Marcucci nella chiesa dei santi Vincenzo ed Anastasio. Poi processionalmente, circondate da una folla di popolo commosso, fecero l’ingresso nella casa preparata per loro in Via san Giacomo, dove il Fon-datore le attendeva per consegnare a madre Tecla le chiavi del monastero, che insieme a suor Maria Dionisia Paci, suor Ma-ria Giacoma Aloisi e suor Maria Caterina Silvestri, formavano la nuova comunità.

La gente vide in quella piccola famiglia religiosa un segno dell’amore di Dio, dopo lo scampato pericolo della guerra e della peste, che tanto aveva preoccupato la città nei mesi pre-cedenti.

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L’apertura della scuolaA quei tempi né le ragazze ricche, né quelle povere pote-

vano studiare. Don Marcucci, convinto che la donna “avesse le chiavi della famiglia” e che, se ben istruita, avrebbe potuto rinnovare la società, preparò le suore a diventare maestre. Si adattò con amorevole pazienza alle capacità di ognuna e scris-se per loro vari libri: catechismo, dissertazioni, saggi brevi e articolati, complessi trattati per formare nelle suore una co-scienza critica e spingerle in avanti con fede e coraggio.

Il 6 marzo 1745, aprì nell’Istituto la scuola per le fanciulle nobili e povere: era la prima scuola femminile della città. Le autorità civili e religiose e tutti i cittadini ammiravano il servi-zio che le suore svolgevano e ne erano fieri.

Una settimana dopo iniziò il catechismo domenicale per tutte le alunne e le donne che lo desideravano.

Vescovo di Montalto MarcheDopo 25 anni di paziente indefesso lavoro educativo e for-

mativo nell’Istituto delle Pie Operaie e nella chiesa locale, don Marcucci aveva raggiunto notorietà e stima, anche per l’attività culturale che svolgeva e per la pubblicazione di alcune opere che lo rendevano vivacemente partecipe del dibattito culturale che animava le Marche e l’Italia.

Nel maggio del 1770 gli giunse inattesa la nomina da par-te di papa Clemente XIV a Vescovo di Montalto. Chiesta la rinuncia che non fu accolta, don Marcucci accettò e promise al Papa umile obbedienza. A Roma conobbe Padre Paolo della Croce che gli preannunciò che la sua predicazione avrebbe fat-

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to molto bene e sarebbe diventato santo.Fu consacrato Vescovo, il 15 agosto 1770, nella Chiesa dei

Piceni di san Salvatore in Lauro, a Roma e affidò il nuovo ministero all’intercessione di Maria SS.ma.

Il 15 settembre entrò in diocesi, dove fu accolto da tutti con entusiasmo. Cominciò subito a svolgere il governo pasto-rale con grande impegno ed esemplarità: si era proposto di trasformare la sua diocesi in un giardino spirituale.

Nella Primavera del 1772 iniziò la visita pastorale, rag-giunse tutte le parrocchie: animò i fedeli a seguire il vangelo e riorganizzò varie realtà abbandonate.

Nella sua vita privata continuò a essere semplice e povero, parco nel cibo, pulito e modesto negli abiti; anche la sua casa era ammobiliata con grande sobrietà; si vantava di essere un vescovo francescano.

Vicegerente con i Papi Clemente XIV e Pio VIIl 19 gennaio 1774, mentre mons. Marcucci stava prepa-

rando il Sinodo, gli giunse, improvvisa e inattesa, la notizia dell’elezione a Vicegerente.

Con la generosa disponibilità di sempre, partì per Roma il 13 febbraio, salutato dalla folla commossa. Mise al servizio del Papa tutte le sue competenze giuridiche, pastorali e cul-turali e continuò a seguire e a guidare con amore paterno e saggio la diocesi e la congregazione delle Pie Operaie dell’Im-macolata Concezione, attraverso un fitto rapporto epistolare. Dopo la morte di Clemente XIV, papa Pio VI, eletto il 15 febbraio 1775, confermò mons. Marcucci in tutti gli incarichi

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di fiducia e lo scelse per accompagnarlo a Vienna per trattare con l’Imperatore Giuseppe II.

Il Venerabile, sebbene stanco e malato, accettò la delicata missione diplomatica. Il corteo papale partì da Roma il 27 febbraio 1782 e vi rientrò il 13 giugno; mons. Marcucci sedet-te accanto al Papa per tutto il viaggio e gli fu saggio consigliere e confessore; si mosse con grande prudenza, consapevole del clima scettico ed adulatorio della corte imperiale che vanificò i risultati diplomatici della visita. Sul piano pastorale, al con-trario, il passaggio del Papa suscitò enormi entusiasmi presso la popolazione e confermò tutti nella fede e nella fiducia nella Chiesa.

Attività culturale e pastorale a RomaTra tanti faticosi impegni della vicegerenza, mons. Mar-

cucci, non rinunciò alla cura pastorale e all’impegno della formazione culturale, convinto che il peggior male dell’epoca, fosse l’ignoranza, specie religiosa.

Nei 12 anni del periodo romano guidò, nel Palazzo della vicegerenza, a piazza Colonna, l’Accademia Scritturale dell’Immaco-lata Concezione, alla quale partecipavano illustri studiosi e teolo-gi che avevano contatti con il popolo. Essa offrì una risposta agli attacchi del pensiero libertino e materialista dell’Illumini-smo e alle correnti del giansenismo e del giurisdizionalismo; collaborò soprattutto all’elaborazione di un pensiero cristiano aperto alla sfida della modernità e disponibile all’accesso nella Chiesa di nuovi protagonisti, quali le donne e i laici.

Fino alla morte, ebbe il compito di approvare o censurare

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le opere che venivano pubblicate nella capitale e collaborò con varie Congregazioni religiose. Conobbe i Redentoristi e il fondatore Alfonso M. De’ Liguori (1696-1787) e li sostenne nell’inserimento romano. Svolse anche un ruolo determinante nel riconoscimento della santità di Giuseppe Benedetto Labre, morto a Roma il 16 aprile 1783 a trentacinque anni.

Il ritorno in diocesi e gli ultimi anniaccanto alle suore

Le condizioni di salute e il bisogno di cure della diocesi convinsero il papa Pio VI ad accogliere, il 25 aprile 1786, la sua rinunzia alla vicegerenza. Appena la notizia si diffu-se, varie personalità romane salutarono e ringraziarono mons. Marcucci per il lavoro svolto al servizio della Chiesa lodando la sua umiltà nel rinunciare ai meritati onori di fine carriera. Il ritorno nella diocesi giovò solo inizialmente alla sua salu-te che declinava sempre più; il 9 dicembre 1789 ottenne dal Papa il permesso di risiedere ad Ascoli, in un’ala del convento delle Pie Operaie dell’Immacolata che si era fatto preparare appositamente.

Da lì continuò a guidare la diocesi, dove tornava per le principali funzioni, nei mesi più miti dell’anno. Seguì con scrupolo i suoi impegni pastorali fino all’estremo delle sue forze. Il 26 dicembre 1795, nonostante soffrisse acerbi do-lori reumatici, scrisse di proprio pugno da Montalto l’ultima relazione sulla diocesi che inviò a Roma. Continuò a svolgere alcune pubbliche mansioni e a prestare servizio alla diocesi ascolana, durante il triennio di sede vacante del Vescovo. Seguì

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la ristrutturazione e l’ampliamento della fabbrica della casa madre delle Pie Operaie dell’Immacolata Concezione e la co-struzione della Chiesa dell’Immacolata e si concentrò nella cura pedagogica e spirituale delle suore, delle educande e delle alunne.

Il ricco epistolario documenta il servizio amoroso che il Fondatore svolse come direttore spirituale, confessore, consi-gliere e maestro. Dalle lettere si deduce una spiritualità tesa a far vivere nella quotidianità i valori evangelici, a sperimenta-re la grazia divina, che opera con dolcezza e delicatezza, che aiuta nel miglioramento del proprio carattere e dei rapporti interpersonali, che permette di svolgere al meglio il proprio servizio riconoscendo e valorizzando i talenti umani per darne gloria a Dio, senza dimenticare che ogni conquista richiede il superamento di tante difficoltà.

L’invasione Francese e l’ultima malattiaNel 1796 Napoleone invase l’Italia Settentrionale e l’anno

seguente lo Stato Pontificio. I soldati francesi saccheggiaro-no il Santuario di Loreto e profanarono molte Chiese. Mons. Marcucci organizzò tridui di preghiere con il popolo e riu-scì a salvare dal rastrellamento gli argenti della Cattedrale di Montalto e, per due volte, il famoso reliquiario di Sisto V. Anche Roma fu occupata e furono saccheggiati i tesori d’arte del Vaticano. Il 20 febbraio 1798 papa Pio VI, ottantaduenne, fu rinchiuso nella fortezza di Valence in Francia dove, logorato dai patimenti fisici e morali, si spense l’anno successivo. In questa bufera, il 13 settembre 1795, festa del nome di Maria,

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mons. Marcucci benedisse la Chiesa dell’Immacolata perché fosse per tutti un luogo di preghiera e di rifugio. Considerò un miracolo di Maria Immacolata l’averla potuta ultimare, in situazioni tanto difficili: ripeteva che ciò costituiva “un pegno della grande protezione di Maria”.

In occasione della Pasqua del 1797 tornò in diocesi per celebrare con i suoi fedeli la gioia della Resurrezione di Gesù. Fu l’ultima volta: ebbe un nuovo attacco di paralisi e fu ricon-dotto subito ad Ascoli, dove sopportò per un anno e mezzo la dolorosa infermità intervallata da lievi riprese. Nelle belle giornate usciva un po’ e il sabato sostava davanti alla Madonna della Pace nella chiesa di S. Agostino per la recita del S. Rosario. Il 21 giugno 1798, fu colpito da un’altra e più grave paresi, che si manifestò con una penosa convulsione e soffocamento di gola. Mons. Giuseppe Menocchio (1741-1823), vescovo agostiniano che si trovava ad Ascoli, in fuga dalla sua diocesi di Bona, gli amministrò il Viatico.

La morte santaIl 10 luglio, colpito da una febbre altissima e consapevole

che ormai la morte era vicina, volle accanto a sé le care suo-re. Le benedisse pensando anche alle postere e chiese l’aiuto delle loro preghiere; benedisse anche tutte le loro alunne, i collaboratori e difensori della sua prediletta Congregazione e i suoi diocesani; promise di non cessare mai di pregare per la salvezza e prosperità di tutti.

Nella mattina di giovedì 12 luglio 1798, la sua bell’anima volava verso Dio: aveva 80 anni. Tra coloro che lo assistettero

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c’era la chiara coscienza della “sua santa morte”. Il funerale fu fatto secondo l’uso dei poveri, come aveva chiesto. Mancava il vescovo della città Cardinal Archetti, deportato a Gaeta con altri Prelati dai Francesi. Dopo il canto delle esequie da parte dei padri francescani, fu sepolto nella chiesa dell’Immacolata, di fronte all’altare maggiore, come aveva tanto desiderato.

Ora il suo corpo riposa in una cappellina a destra dell’al-tare maggiore, visitata sempre più frequentemente da tanti de-voti che chiedono ed ottengono grazie per sua intercessione.

La via mariana della santitàIl Venerabile Francesco Antonio Marcucci ha coltivato,

vissuto e proposto una forte spiritualità mariana, strettamente inserita nel mistero Trinitario della salvezza.

“Dio ha voluto che noi avessimo ogni grazia per mezzo di Maria”. Questa affermazione di san Bernardo ha orientato ed illuminato tutta la vita del Venerabile, che era solito ripetere: «Beato chi si fida di Maria e fa di tutto per piacerle».

Egli ha testimoniato questa beatitudine in modo generoso e intelligente. Si è fatto ritrarre con l’indice che indica Maria, per ricordare a tutti, anche dopo la sua morte, che Ella è me-diatrice di ogni grazia. Marcucci lo ha sperimentato nella sua vita, come missionario, fondatore e vescovo, in uno dei secoli più difficili della Chiesa, che si è concluso con il dramma della Rivoluzione Francese. Egli ha onorato con particolare fervore il mistero dell’Immacolata Concezione di Maria, alla cui de-finizione dogmatica, avvenuta un secolo dopo, ha offerto un significativo contributo con la predicazione e con gli scritti.

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Dal suo grande Amore per Maria Immacolata, il Marcucci ha attinto una speciale carità verso la donna del suo tempo, con una comprensione eccezionale della sua femminilità, della sua dignità e della sua vocazione nella Chiesa e nella socie-tà. In modo veramente profetico, egli si è impegnato per la sua promozione integrale, a livello spirituale e culturale, con l’intenzione di formarla colta e santa, lottando contro il male dell’ignoranza che la colpiva particolarmente.

Mons. Marcucci ci lascia un grande esempio di come spen-dere per il bene degli altri ogni risorsa umana ed ogni talento ricevuto da Dio. Ha sognato in grande e Dio gli ha concesso di realizzare i suoi desideri di bene perché erano anche i suoi desideri.

Papa Pio VIII, immediato successore del Venerabile Mar-cucci nella Cattedra di Montalto, fece scrivere nella Curia que-sta epigrafe: “Uomo veramente santo che visse con sobrietà tra tante cariche”.

L’opera del Venerabile Marcucci continuaLa vita di mons. Francesco Antonio Marcucci è stata come

un terreno buono dove la Parola di Gesù ha germogliato ed ha portato molto frutto, un frutto che dura nel tempo. Uno di questi è la Congregazione delle Pie Operaie dell’Immaco-lata Concezione, che, nonostante le dure difficoltà affrontate nell’Ottocento, prima con la soppressione francese, poi con lo Stato unitario italiano, si è diffusa in Italia e nel mondo: Bra-sile, Filippine e Madagascar e continua ad educare “alla vita

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buona del Vangelo” e alla cultura cristiana migliaia di bambini, di giovani e di famiglie, con particolare attenzione alla donna.

Le Pie Operaie dell’Immacolata Concezione, consapevoli delle virtù del loro Fondatore e testimoni della crescita della sua fama di santità, ottennero l’apertura dell’inchiesta diocesa-na per la causa di beatificazione e canonizzazione, che si svolse presso la Curia vescovile di Ascoli Piceno, dal 1963 al 1968. Il 27 marzo 2010, il cardinal Angelo Amato, Prefetto della Congregazione per le cause dei santi, ha presentato al santo Pa-dre Benedetto XVI il decreto delle virtù eroiche del Venerabile F. A. Marcucci ottenendone la promulgazione. Ora si sta esa-minando, presso la suddetta Congregazione il “presunto” mi-racolo. Le Pie Operaie si stanno impegnando a far conoscere la figura del loro Fondatore in vari modi e attendono con fervente preghiera, insieme alla Chiesa locale, il dono della sua beatifi-cazione per proporre ai fedeli un esempio di educatore aperto alle sfide della modernità, ardente evangelizzatore e testimone di fede cristallina.

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Sigle e abbreviazioni

ASC = Archivio Suore ConcezionisteCostituzioni Accademia = Costituzioni dell’Accademia dell’Immacolata Concezione, della Scuola pia di AscoliEs. spirituali clero = Abbozzo di esercizi spirituali dati al mio cleroEs. spirituali dame = Esercizi Spirituali per le Dame e Principesse Romane presso la Chiesa di S. Ignazio di RomaEs. spirituali religiose = Compendio degli esercizi spirituali alle religiose dell’Immacolata ConcezioneLettere = Lettere alle suore e alle educandePredicazione Vang. = Introduzione alla predicazione VangelicaReg. di vita = Il Regolamento di vitaSermoni familiari = Sermoni familiari per le domeniche di AvventoSermoni Immacolata = Sermoni per il triduo e la festa dell’Immacolata Concezione Sermoni mariani = Sermoni per le feste mariane

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INDICE

Presentazione della Superiora GeneraleIntroduzione Breve Biografia dell’autoreSigle e abbreviazioni

PensieriGennaio. Fiducia in Dio e impegno umanoFebbraio. Virtù teologali e cardinaliMarzo. Spirito allegroAprile. Mistero Pasquale Maggio. Maria nostra Madre Giugno. Eucaristia e Spirito SantoLuglio. Vivere alla presenza di DioAgosto. Amore per il prossimoSettembre. EducareOttobre. Pazienza, umiltà e dolcezzaNovembre. Sapienza evangelicaDicembre. L’Immacolata e Natale

Preghiera per la beatificazioneBibliografia

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Venerabile Francesco Antonio Marcucci con la Casa Madre dell’Istituto delle Suore dell’Immacolata Concezione

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Pensieriper ogni giorno

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GennaioFiducia in Dio e impegno umano

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1Vi auguro di cuore “anni eterni”, quelli che vivremo nella patria beata del cielo! Incominciamo con premura a mandare al mondo di là opere buone e azioni virtuose più che pos-siamo: ciò è in nostro arbitrio. (Omelie e discorsi, 1 gennaio 1773)

2Riposiamo e dormiamo nelle pietose braccia di Dio più sa-poritamente e più sicuramente di un tenero pargoletto tra le braccia della sua buona madre: lasciamo fare a Lui, che di-sponga di noi, con noi e per noi liberamente, com’egli vuole. Egli ci darà quel lume, quell’aiuto, quella grazia, quella forza, quella salute, quella provvidenza, quel mezzo, quel fine, quel tutto, insomma, che né noi con le nostre forze, né tutte le ricchezze e i mezzi della terra possono ottenerci. (Lettere, n. 17)

3Stiamo di buon animo, non raffreddiamo la nostra viva fiducia in Gesù per ogni cosa. (Lettere, n. 19)

4State allegri e lasciate che il Signore faccia liberamente di voi, di me e di tutte secondo l’amabile sua divina volontà. Fidiamo-ci, supplichiamo, amiamo, serviamo, soffriamo. (Lettere, n. 42)

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5Confidiamo in Dio: la nostra confidenza e speranza non è solo nostra, ma si appoggia all’onnipotenza, alla misericordia, alla fedeltà di Dio e ai meriti infiniti di Gesù. (Lettere, n. 459)

6Epifania. Fortunati santi Re Magi! Trovarono Gesù Bambino, Re, Messia e Salvatore non da solo, ma in braccio alla gran Vergine sua Madre. E questo per significare che la conversione e santificazione delle genti e del mondo, avviene per mezzo di Maria. Vano si lusinga chi pensa di trovare Gesù senza la Madre. Chi è vero devoto della Madre, ritrova con la Madre il divin Figlio. (Lettere, n. 74)

7Fatevi coraggio e camminate alla buona nella strada del-la santa perfezione, con semplicità evangelica, senza minute riflessioni. State allegri di cuore. Fidatevi di Dio e di nostraImmacolata Signora la quale vi benedica. (Lettere, n. 521)

8Non ogni male viene mandato da Dio per ucciderci; se egli ci permette dei mali, lo fa con sapienza e con misericordia per sperimentarci se lo amiamo con sodezza e se gli siamo fedeli. Tutto ritorna in bene a chi ama Dio. (Lettere, n. 547)

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9Non state mai a disputare con il nemico, ma disprezzatelo e con spirito allegro fate il bene alla meglio che sapete e con cuor semplice e buono. Dio non guarda alla nostra maggiore o minore abilità, ma al buon cuore con cui lo amiamo e lo serviamo. (Lettere, n. 582)

10Facciamo coraggiosamente il nostro viaggio senza mai arre-starci: prevediamo gli ostacoli e lasciamo il resto alla cura di Dio che anche con miracoli ci consolerà. (Lettere, n. 78)

11Continuate a lavorare con cuore umile e sincero per amore del caro Dio: egli gradisce le vostre fatiche e saprà largamente rimunerarle, di qua con la sua grazia e benedizione e di là con la vita eterna. (Lettere, n. 92)

12Dio per sua misericordia ci aiuta e nostra Immacolata Signora ci assiste, ma vuole che anche noi ci aiutiamo, fatichiamo, ci abilitiamo, facendo un po’ per volta al miglior modo che pos-siamo e senza perderci mai di speranza né di coraggio. (Lettere, n. 183)

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13Che le verità da voi esposte nelle Istruzioni e nelle Meditazio-ni abbiano fatto del frutto, conviene ripeterlo, è merito dello Spirito di Dio, che spira dove vuole e dove spira opera mera-viglie. Corrispondiamo con l’umiltà, con la gratitudine e con la fedeltà seguitando a impiegarci allegramente per l’onore del nostro caro Redentore (Lettere, n. 208)

14L’anima nostra è come la tela; il pennello è l’unione delle tre virtù teologali; i colori sono l’umiltà, la mansuetudine e le altre virtù cristiane. Il pittore debbo essere io stesso e la mia volon-tà è la mano pittrice. Le orazioni ci aiutino a diventare bravi ritrattisti del Redentore. (Lettere, n.350)

15Noi siamo le piante vive che il celeste Padre ha poste nella vigna della sua Chiesa. Conviene che ci sforziamo con il suo aiuto di produrre quella buona frutta, che Egli da noi richiede, per poi portarci a ricevere il premio e la mercede dalla sua misericordia nella vita eterna. (Lettere, n. 422)

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16Poco contano le difficoltà che si affacciano per opera del de-monio e per naturale torpidezza, quando la volontà è deter-minata. Poiché essa è sempre prevenuta e corroborata dalla Grazia, non fa caso, né conto di difficoltà. Va avanti con co-raggio, prosegue con viva fiducia in Dio e con spirito allegro. (Lettere, n. 516)

17Non accada che vi stiate a lambiccare il cervello per conoscere quale sia il vostro difetto predominante. Basta che camminia-te con santa carità e semplicità cristiana, facendo le cose per amore di Gesù, alla meglio che sapete e potete. Così cammi-nando con spirito caritatevole, semplice, giocondo e allegro, abbatterete i vostri difetti senza che quasi ve ne accorgiate. Coraggio, Gesù vi chiama e vi aspetta. (Lettere, n. 516)

18Ravviviamo sempre più le nostre gioconde speranze nel mise-ricordioso Padre celeste, il quale ci renderà il cuore fruttifero e ci porterà all’eterna salvezza. Ora che faremo noi in contrac-cambio? Adempiamo con il suo divino aiuto più che possiamo al nostro impiego. (Lettere, n. 520)

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19Non perdete più tempo, vincete ogni umano rispetto e donate a Gesù tutti voi stessi con spirito allegro e generoso. Gesù vi bene-dica e Maria SS.ma sia la vostra vera e cara Madre. (Lettere, n. 535)

20Giacché per infinita misericordia noi siam piantati e ben radi-cati nel bel giardino della santa Chiesa cattolica, conviene che ci aiutiamo seriamente ad esser buone piante, che diano fiori e frutti di vita eterna. (Lettere, n. 541)

21Il ma, il chissà, il perché hanno precipitato le comunità e gli in-dividui. Dunque, fidatevi di Dio, troncate le vane riflessioni, riconoscete e amate con umiltà sincera la vostra debolezza e camminate coraggiosi. (Lettere, n. 588)

22Vivete con pace, siate umili e mansueti; guardatevi da certi zeli poltroni che bramano molto e non fanno nulla; vorrebbero monti e fonti dagli altri, ma loro non muovono una paglia. (Lettere, n. 591)

23Se Dio ci permette tentazioni, passioni sconvolte e altri combat-timenti, ciò non è per perderci, ma per umiliarci; non è perché ci rigetta, ma perché ci vuole vigilanti e fedeli. (Lettere, n.152)

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24Festa di San Francesco di Sales. San Francesco di Sales nutrì un tenero e zelantissimo amore verso la gran Vergine e si im-piegò tanto per propagarne il culto; la Vergine santa ricambiò con abbondanza la devozione del suo Servo fedele. (Sermoni ma-riani, 29 gennaio 1752)

25Amate Dio, state allegri e camminate nella santa carità con semplicità di cuore senza tante minute riflessioni, proprie di chi non ha da fare nulla di più. (Lettere, n. 226)

26Donate a Gesù tutto il vostro cuore, siate fermi e stabili nell’eser-cizio dell’orazione e delle virtù. Non fate passare il tempo della vostra gioventù, poichè chissà se Dio vi darà più quel prezioso tempo che vi dà ora per dedicarvi di cuore a Lui. (Lettere, n. 537)

27La perseveranza finale è un dono di Dio. Ma noi, dal canto nostro, dobbiamo fare quanto possiamo per essere perseveran-ti e fedeli. Anche la fede, la speranza, la carità, la contrizione sono un dono di Dio. Ma è certissimo che dobbiamo con i nostri atti aiutarci quanto possiamo a domandare tali doni e ad esercitare tali atti. (Es. spirituali clero)

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28Se la vostra primavera è stata alquanto dura e sterile e l’estate è trascorsa con molta siccità, l’autunno presente vi dà fondata speranza che per divina misericordia produrrà buoni frutti di vita eterna, cosicché nel venturo inverno possiate avere i granai colmi di abbondante raccolto. (Lettere, n. 539)

29Quando cadrete in qualche mancanza (e accadrà forse più vol-te al giorno), umiliatevi dolcemente chiedendone a Dio il per-dono, rialzate subito il vostro cuore con nuovi buoni propositi e non ci pensate più. (Lettere, n. 595)

30Nessuno di noi si è potuto scegliere un temperamento buo-no, docile e quieto. Conviene a ciascuno che, a forza di vir-tù e di combattimento, lo moderi e lo vada perfezionando. (Lettere, n. 592)

31Il vostro cammino ha bisogno di sprone e di puntuali-tà. Di sprone, poiché fate pochi passi bene, e poi vi stan-cate, parendovi di aver fatto molto. Dio ci dona il suo aiu-to, basta solo da parte nostra la puntualità e la costanza.(Lettere, n. 569)

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FebbraioVirtù Teologali e Cardinali

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1La fede ha una dimensione interna ed una esterna: quella in-terna si esercita con il cuore, cioè con gli atti interni della ferma credenza alle verità rivelate da Dio alla sua chiesa; la fede esterna si professa con la bocca, confessando le verità che professiamo e con le opere, facendo le azioni che essa propone. (Es. Spirituali Dame)

2La fede è paragonata a una veneranda matrona, vestita di bian-co, con velo nero innanzi al volto; con la mano sinistra regge un calice o una croce e con la destra al petto fa atto di osse-quio. (Iconologia)

3La santa fede è il più prezioso dono, il più ricco tesoro che Dio si degna donare in questa vita alle anime. Essa le rende beate, anche in questa terra: beati quelli che credono senza vedere. (Sermoni famigliari, 21 dicembre 1756)

4Non basta avere la fede vera per essere beati, occorre avere an-che la fede viva. Giuda ebbe la fede vera, come tutti gli altri apostoli, ma non l’ebbe viva, perché non la accoppiò con la bontà della vita e la santità dei costumi, perciò con la sua fede vera ma morta, fu disperato. Al contrario l’apostolo S. Paolo con il tesoro della fede vera e viva, perché unita con la santità di opere, viveva tutto in Gesù. (Sermoni famigliari, 21 dicembre 1756)

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5Oh santa fede, tu sei la dolce sicurezza delle nostre infallibili conoscenze, tu la soave quiete e riposo delle nostre menti, tu la nostra cara beatitudine, tu il dolce paradiso dell’anima mia. (Sermoni famigliari, 21 dicembre 1756)

6Abbiate la fede e avrete ciò che volete; abbiate ferma fede ed anche i monti, se necessario, vi ubbidiranno. La viva fede per-mette di ottenere l’onnipotenza e la misericordia divina. (Ser-moni famigliari, 21 dicembre 1756)

7La cristiana speranza consiste in un abito o dono soprannatu-rale che ci permette di aspirare all’eterna salvezza e a quanto necessario per conseguirla, mediante la cooperazione di una vita cristiana timorata. Raccomandiamoci a nostra Immacolata Si-gnora, per avere una buona e santa speranza. (Es. Spirituali Dame)

8Sperate e operate: conseguirete la perfezione cristiana e la vita eterna che Gesù vi concederà. (Lettere, n. 156)

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9La carità è la regina di tutte le virtù; è come il fuoco tra gli ele-menti, come l’oro tra i metalli, come il sole tra i pianeti, come la sovrana tra le principesse, come i serafini tra gli angeli. La carità è una virtù maggiore della fede e della speranza perché rende meritorie le nostre opere buone. La carità è una virtù per il tempo che siamo in terra e per il tempo in cui saremo nel cielo. (Es. Spirituali Dame)

10La carità verso Dio è rappresentata come una donna vaga, ve-stita di rosso intarsiato di oro; sopra il capo ha una fiammella e gli occhi verso il cielo; tiene con la destra un cuore ardente. La carità verso il prossimo è rappresentata come una donna graziosa, con una fiammella sul capo; indossa un abito rosso, tiene in braccio un fanciullino e ad un altro dà la destra, men-tre un altro fanciullo scherza ai suoi piedi. (Iconologia)

11Nella patria beata non occorre più la fede poiché quelle verità che in terra si credevano fermamente, in cielo si vedono senza veli; non occorre neppure la speranza perché quei beni celesti che quaggiù si speravano, in cielo si possiedono eternamente, senza timore di perderli. La santa carità, invece, viene con noi in cielo, dove è coronata e raggiunge la sua perfezione. Essa ci rende abili ad amare Dio con tutto il cuore e, per suo amore, noi stessi e il prossimo. (Es. Spirituali Dame)

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12Quanto più un’anima sarà eccellente nell’amore di Dio, tanto più sarà eccellente nella vita comune. San Francesco di Sales aveva un cuore impastato di dolcezza, perché la sua virtù pre-dominante e più cara era l’Amor di Dio! Questa gli ardeva in petto come un fuoco. (La Vita Comune)

13In virtù del santo amore, ogni atto buono, ogni minima opera buona, ogni qualunque opera anche indifferente, eseguita con l’intenzione di piacere a Dio come il mangiare, il bere, il dor-mire, il lavorare, il camminare, il ridere, tutto ritorna in bene, tutto diventa meritorio come attesta l’apostolo san Paolo. (Ser-mone 30 novembre 1756)

14Il santo amore rimuove dall’anima la sonnolenza e la torpi-dezza, la pigrizia e l’amor proprio e la rende più diligente, più sollecita e premurosa. Amanti numquam satis: chi ama, non dice mai basta. (Sermone 30 novembre 1756)

15L’amore, come dice san Dionigi Areopagita, è una virtù unitiva, il cui fine è di unire due cuori così strettamente che uno viva nell’altro e nell’altro si trasformi fino a diventare un cuore solo. Così ope-ra il divino Amore con l’anima amante: essa si unisce intimamente con Dio che quasi ne resta divinizzata. (Sermone 30 novembre 1756)

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16Quale sarà il mezzo più proprio e efficace per acquistare il santo amore? Sono le croci interne ed esterne che ci purificano, ci illuminano, ci perfezionano e trasformano il nostro cuore in albergo di Dio. (Sermone 30 novembre 1756)

17Non pensate d’essere innamorato di Dio con le sole parole, bisogna esserlo col cuore e con le opere. Sappiate che avete l’obbligo di amare, di essere grati e di aspirare alla santità, que-sto è quello che vuole Dio da voi. (Agli amanti di Maria)

18Ecco quanto è grande la misericordia di Dio: ci cerca e ci chia-ma anche quando non ci pensiamo e ci troviamo lontani da Lui, a causa delle nostre colpe. Dio misericordioso, non solo pre-viene con la sua grazia quelli che sono ben disposti a riceverlo, ma anche quelli che non lo cercano. (Sermone 30 novembre 1746)

19Le cose di questa terra, se hanno rimedio, conviene rimediarle con prudenza e pace; se non lo hanno, conviene sopportarle con rassegnazione. (Reg. di vita, 2. XIX)

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20La prudenza è una virtù che insegna quello che si deve fare come onesto e quello che si deve tralasciare come mal fatto. Tiene sempre aperti i suoi due occhi: previdenza e provvidenza. Col primo occhio s’industria a prevedere in ciascuna azione quello che può succedere, ne considera le circostanze, ne riflette le strade che si possono tenere, gli ostacoli e i mezzi. Coll’occhio di provvidenza cerca di provvedere all’occorrenza, scegliendo i mezzi più opportuni, le strade più proprie, i canali più ef-ficaci e non difformi dall’operare cristiano. (Es. Spirituali Dame)

21Nelle conversazioni cercherò di parlar piuttosto poco, che mol-to; sarò tardo nel rispondere, e molto più nel decidere: peserò sempre le parole di ogni proposizione o consiglio. (Reg. di vita, 2. V)

22La virtù della giustizia è rappresentata come una matrona ma-estosa con corona di oro in capo e capelli vagamente sparsi sulle spalle, vestita in abito di oro; ha gli occhi rivolti al cielo, impugna con la mano destra una spada e con la sinistra regge la bilancia. Se sopra al capo si aggiunga lo Spirito Santo in for-ma di colomba, allora rappresenta la giustizia di Dio. (Iconologia)

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23Dio ha costituito Maria SS.ma “Scala della Misericordia”, per farci ascendere al cielo, giacché non potremmo mai giungerci per quella della giustizia. (Sermoni mariani, 13 maggio 1752)

24La fortezza cristiana è una virtù che rende il nostro spirito forte e costante nel far del bene e coraggioso nel resistere al male. La fortezza cristiana non si abbatte, non si sgomenta, non si perde, ma resta immobile e costante; confida in Dio e tutto prende dalle sue mani e soffre con pazienza per suo amore. (Es. Spirituali Dame)

25Con il vero e sodo amore di Dio nel cuore, la donna diviene fortissima e valorosa, assai più di qualunque gigante che sia privo del santo amore. (Es. Spirituali Dame)

26Le donne perché di natura più timide e deboli, hanno più bi-sogno degli uomini per ben fondarsi e assodarsi nell’esercizio della cristiana fortezza, affinché siano più ferme, più stabili, più costanti nell’intrapresa vita timorata e devota: appunto perché sono predominate naturalmente da una certa timidez-za, è necessario che per via di virtuosa fortezza rimuovano il femminile timore e si riempiano di virile e valoroso coraggio. (Es. Spirituali Dame)

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27Il primo mezzo per vivere la fortezza è la viva confidenza in Dio, unita alla diffidenza delle nostre forze. Quanto più il cristiano si fida di se stesso, tanto più diviene debole e pusilla-nime; quanto più confida vivamente in Dio, tanto più diventa forte e coraggioso. Il secondo mezzo è l’assuefarsi all’esercizio della fortezza nelle piccole cose avverse che sogliono accadere nella giornata. Il terzo mezzo è l’esercizio del santo amore di Dio. Anche una piccola fanciulla, quale fu sant’Agnese, diven-ne forte come un leone, sino a stancare i più spietati carnefici. (Es. Spirituali Dame)

28La temperanza è una virtuosa moderazione delle interne no-stre passioni e delle nostre azioni esterne, in modo che restino sempre ben regolate secondo la retta ragione e la santa fede. (Della imitazione di Maria)

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MarzoSpirito allegro

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1L’allegrezza è paragonata a una donzella di sembiante lieto, in-ghirlandata di fiori e vestita di verde; nella destra regge alcune corone di fiori e fronde e nella sinistra una cornucopia colma di varie dovizie. (Iconologia)

2Servite Dio di buon cuore, stando allegri, generosi e forti di spirito. (Lettere, n. 25)

3La Sacra Scrittura avvisa ciascuno dicendo: non dar malinconia all’Anima tua. La malinconia ha ucciso molti e non vi è in essa nulla di uti-le. Perciò facciamo ogni sforzo per mantenerci continuamente di spirito allegro e per stare sempre con volto ilare, grazioso e ridente, sia in situazioni di salute e prosperità che di malattie e travagli. (Costituzioni, 1752, parte II, cap. 18)

4L’allegrezza conserva la bontà dello spirito e contribuisce a go-dere lunga vita; la malinconia, invece, abbrevia i giorni e non ap-porta utile alcuno, neppure allo spirito. (Costituzioni, 1794, cap. 37)

5L’allegrezza rende generosa e amabile la bontà, tenendola lon-tana da una certa viltà e rustichezza che è molto impropria di chi serve Dio. (Costituzioni, 1752, parte II, cap. 18)

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6L’allegrezza di spirito è come il miele, che è dolce in se stes-so e condisce tutte le cose. L’allegrezza ci fa sentire dol-ci e soavi tutte le pene cui siamo soggetti per amore di Dio e per i suoi divini voleri. (Costituzioni, 1785, parte II, cap. 37)

7La mestizia e la malinconia appassiscono e snervano lo spirito, il quale così abbattuto si trova inabilitato a far del bene per sé e per gli altri. Inoltre, la dà vinta al demonio, che è spirito di tetraggine e di tristezza. (Costituzioni, 1785, parte II, cap. 37)

8Si ricordi che le lacrime e le tristezze per gravi e giusti motivi e perciò benedette da Dio, non devono togliere allo spirito il cristiano conforto, né al volto la cristiana giovialità, né alla persona la cristiana allegrezza. (Costituzioni, 1785, parte II, cap. 37)

9State allegri e lasciate che il Signore liberamente faccia di voi, di me e di tutti secondo l’amabile sua divina volontà. Fidiamo-ci, supplichiamo, amiamo, serviamo, soffriamo. Questo tocca a noi. Il resto lasciamolo a Dio in ogni tempo, in ogni modo, in ogni incontro. Stiamo allegri e contenti. Abbiamo chi ben regola e dispone il tutto. (Lettere, n. 46)

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10Il suono fatto per glorificare Dio ravviva lo spirito e lo tra-sporta sopra le cose terrene verso il Cielo e gli permette quei voli, che talvolta gli impediscono la malinconia e l’appassi-mento. (Lettere, n. 215)

11 Via i pensieri vecchi, tutto sia nuovo! Sii lieto: ama Dio con tutto il cuore, servilo con tutte le forze e spera in Lui con tutta la mente. (Lettere, n. 497)

12Finché saremo vivi è necessario soffrire le miserie di questa vita e le incostanti vicende del mondo. Rendiamo grazie al nostro Redentore che ce le ha addolcite sulla croce con la sua passione e morte. (Lettere, n. 514)

13La sant’allegrezza in Dio, che si nutre in amena campagna e in solitudine, conforta lo spirito e fa bene alla salute del corpo. (Lettere, n. 526)

14In Dio e con Dio si trova la vera allegrezza e nell’essere giusti e timorati la vera esultazione di cuore. (Lettere, n. 18)

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15State allegri di cuore e confidate in Dio, che ama le anime generose e coraggiose per la sua gloria. (Lettere, n. 152)

16Ogni cosa che progetti nella volontà di Dio è oro ornato di ogni pietra preziosa. Infatti, Dio assiste con dolce amore quel-li che umilmente e alacremente ottemperano alla sua divina volontà e li sceglie per le opere più grandi della sua gloria.Questo sia dunque il mio e il tuo principale impegno. (Lettera a Suor M. Petronilla, Montalto, 21 novembre 1770)

17Sta con animo lieto nella volontà di Dio e respira con sicurez-za in lui che ti verrà incontro secondo la felice disposizione della richiesta del tuo cuore. (Lettera a Suor M. Petronilla, Offida, 7 giugno 1771)

18L’allegrezza rende l’anima più pronta e coraggiosa nel servi-zio di Dio e rende la santità più amabile e abbracciabile dagli uomini; essa deve essere unita indissolubilmente alla giovialità. (La vita Comune)

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19Festa di san Giuseppe. Se Dio dispensa tutte le grazie per le mani della sua SS.ma Madre, questa le distribuisce per le mani del suo purissimo sposo: basta che Giuseppe lo voglia e la Re-gina del Cielo tutto gli accorda e concede. Felici quelle anime che godono la protezione del santo patriarca Giuseppe: beati i devoti che a Lui con gran fiducia e costanza ricorrono in tutti i loro bisogni. (Sermoni mariani, 31 dicembre 1757)

20Per acquistare la santa allegrezza ci sono quattro mezzi: opera-re sempre bene e guardarsi dal peccato mortale; pregare perché l’allegrezza è frutto dello Spirito Santo; praticare la libertà di spirito e considerare che si serve un Dio buono. (La vita Comune)

21Non dobbiamo mai rattristarci, nemmeno dei nostri peccati; dobbiamo detestarli e piangerli, ma non perderci di animo.(La vita Comune)

22 Le tentazioni non devono farci perdere l’allegrezza, anzi allora più che mai dobbiamo sforzarci a stare allegri, giacché la malin-conia è causa di nuove tentazioni, l’allegrezza, invece, ripiena di confidenza in Dio è sempre un mezzo efficace per superare tutti gli assalti del nemico e acquistare una coscienza pacifica e ben disposta. (La vita Comune)

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23Siate coraggiosi nel servizio di Dio e state allegri. Procurate che nell’esercizio dell’umiltà e della santa carità non vi superi nessuno. (Lettere, n. 131)

24Davide desiderava cantare le lodi di Dio, la sua misericordia, le verità divine nei giorni prosperi e nelle notti avverse e voleva che queste lodi avvenissero con la bocca e con il suono dell’arpa e della cetra fatto a mano, per significare le opere pie, con le quali Dio era onorato dai fedeli. Cosa significa dunque desiderare di suonare sulla cetra e sull’arpa a dieci corde, se non servire Dio con la voce, con la bocca e con le opere? (Lettere, n. 153)

25Solennità dell’Annunciazione. Gran mistero è l’Annun-ciazione fatta a nostra Signora. Stupiscono i cieli e resta-no estatici i serafini nell’udire l’abbassamento infinito che Dio fece con il farsi Uomo e l’infinito innalzamento di Ma-ria con il divenire Madre di Dio. Quanto stupefatti debbo-no rimanere gli uomini! Che Mistero dei misteri! (Lettere, n. 443)

26State allegri e coraggiosi nel servizio di Dio e guardatevi dalla malinconia, come da una peste: perché così piace a Dio, e a me. (Lettere, n. 53)

Marzo51

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27Coraggio, non titubate, fidatevi di Dio e dell’Immacolata sua Madre e cantate allegramente: il tuo bastone e il tuo vincastro mi hanno consolato. (Lettere, n. 120)

28Fatevi coraggio, ma il vostro coraggio nasca dalla viva confi-denza in Dio. State allegra, perché l’allegrezza fa giunger più presto al santo fine bramato. (Lettere, n. 470)

29State allegri e coraggiosi, poiché l’orazione, la pazienza, la prudenza e il tempo faranno accomodare tutte le cose che si concluderanno con pace, la quale se altri la vogliono perdere, non dobbiamo perderla noi. (Lettere, n. 196)

30Noi dobbiamo rallegrarci e goder molto che il Signore doni anche ad altri il suo Spirito per la sua Gloria. (Lettere, n. 218)

31Stiamo allegri e contenti perché il Redentore nostro ci spoglia dei nostri difetti col farci partecipi dei suoi dolori e ci dà così il segno più sicuro del suo amore. Se avessimo il dono della profezia, dei miracoli, delle visioni, non potremmo essere così certi dell’Amore di Gesù Signore Nostro come quando ci par-tecipa i suoi dolori e travagli. (Lettere, n. 584)

Marzo52

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AprilePassione e Resurrezione

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1La celeste rugiada della passione di Gesù Cristo, meditata de-votamente, produce le più pregevoli perle di umiltà, di carità, di mansuetudine e di tutte le virtù cristiane. (Lettere, n. 209)

2Se consideriamo quanto ciascuno di noi costa al caro Gesù, certa-mente saremmo più premurosi e più grati nell’amarlo e servirlo e più pazienti nel vincere noi stessi e nel patire per suo amore. (Lettere, n. 567)

3Il prodigio più grande è stato quello dell’infinita carità di Dio che, per rimediare tutti i nostri mali, è sceso dal Cielo in terra e ha assunto sulle sue spalle le colpe del mondo. (Lettera 453)

4Seguitate a confidare in Maria SS.ma e nei Santi! Sia-te sempre coraggiosi e rassegnati alla adorabilissima divina volontà, stando allegra e soffrendo per amore di Dio, che per amore nostro patì la dura morte di croce. (Lettere, n. 43)

5In questa terra s’incontrano sempre colli, valli, pianure, rupi, fossi, macigni e sassi. Sarebbe pazzia pensare di andare sempre in piano e senza intoppi. Così accade negli affari, che teniamo nelle mani. Piace a Dio che, anche nel cammino dello Spirito, incontriamo travagli. Perciò Gesù c’invita a seguirlo pacifica-mente e con pazienza con la croce sulle spalle. (Lettere, n. 530)

Aprile54

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6Quanto più ci sentiamo deboli e sfiniti, tanto più abbiamo bisogno di appoggio: ricorriamo alle orazioni, alle giaculato-rie, alla rinnovazione dei buoni propositi, al trono della divi-na misericordia e gettiamoci nelle piaghe amorose di Gesù.(Lettere, n. 542)

7Le nostre miserie non ci debbono mai portare alle smanie, alle diffidenze e alle stranezze, ma ci devono spingere a confidare vivamente nel prezioso Sangue di Gesù e nella forza onnipo-tente della sua divina Grazia. Il male non consiste nelle debo-lezze, ma nel fissarsi su di esse, quando invece bisognerebbe camminare con santa semplicità e portarsi a Dio con cuore allegro e coraggioso. (Lettere, n. 552)

8Benediciamo il caro Dio che ci fa patir qualche cosa per suo amore. Conviene farsi coraggio, giacché siamo figli delle pene e della croce dell’amabile nostro Redentore. (Lettere, n. 576)

9L’immenso amore che Gesù portava alla Madre lo obbligava a compatire tutte le sue grandi pene, anzi a sentirle come sue. Languiva la Vergine perché pativa Gesù; pativa Gesù, perché languiva la Madre. E questo stesso patire del Figlio nel veder languire la Madre era per Maria nuova cagione di tormento. (Sermoni mariani, 1 aprile 1746)

Aprile55

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10La Vergine addolorata è la Regina dei martiri perché come Madre di Gesù soffrì da sola un dolore che non avrebbe po-tuto soffrir tutto il genere umano. (Sermoni mariani, 1 aprile 1746)

11Meditate Gesù durante la passione: Egli è legato, beffato, schiaffeggiato, flagellato con 6666 battiture, coronato di pun-gentissime spine, caricato di pesantissima croce, spogliato, crocifisso con durissimi chiodi; gli viene aperto il sacro costa-to con una lancia ed Egli tutto sopporta con somma pazien-za; così sopportate anche voi ogni sbaglio, percossa e strazio pensando che tanto poco patite per amore di chi tanto patì per voi. (Agli amanti di Maria)

12Guardando le lacrime e i dolori di Maria SS.ma che contempla il suo caro Gesù, morto per amor nostro, preparatevi a morire mille volte per amore loro e pregate Dio per chi vi ha offe-so. (Agli amanti di Maria)

13Non sia mai che nonostante le continue mancanze, perdiamo il coraggio e la fiducia nella Grazia onnipotente di Dio e nel prezioso Sangue di Gesù. (Lettere, n. 539)

Aprile56

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14“Stava presso la croce di Gesù sua Madre”, esclama Giovanni. Se siete figli di una così grande Madre, godete, perchè vi ha assunto nel suo consorzio di misericordia. La morte del cal-vario è il Paradiso delle anime, la croce è l’Albero della vita, posto in mezzo al Paradiso. Accettate la vostra sorte e la vostra dignità e allietatevi nella croce. (Lettera a Suor M. Petronilla, Montalto, 18 gennaio 1774)

15Nell’infermità è messa alla prova la fede, viene esercitata la speranza, la carità è resa pura ed ogni virtù raggiunge la sua perfezione. Gloriamoci dunque nelle infermità e nelle nostre tribolazioni, perchè ci rendono partecipi della croce di Cristo. Se siamo in questa vita, dove fu anche Cristo Signore, lo sare-mo pure nell’altra, dove Egli è. (Lettera a Suor M. Petronilla, Roma, 4 maggio1775)

16Un doloretto di capo, una puntura di spilla, un rigore di freddo, un’inedia di fame, una parola piccante, sofferta con umiltà e con rassegnazione per amore di Gesù Cristo e per glorificare quella fede che professiamo, può farci acquistare una corona di martirio in cielo. Non è necessario andare tra gli infedeli per esser martiri. Anche stare inchiodati sul letto per amor di Gesù ci può coro-nare di martirio nascosto. (Lettere, n. 43)

Aprile57

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17Mi dispiace il vostro quasi abituale dolore di testa che da qua-lunque causa derivi, sempre è fastidioso per applicarvi. Santa Teresa, che continuamente era soggetta a tali acuti dolori, si aiutava con il fissarsi sulla coronazione di Spine del caro Re-dentore e tirava innanzi, come poteva, senza perdersi di rasse-gnazione, di mansuetudine e di coraggio. Lo stesso fate voi e state allegri. (Lettere, n. 572)

18Occorre avere pazienza e patire qualche cosa per amore del nostro Redentore. Conviene rialzarsi dalle cadute, vigilare e vincere noi stessi con santa pace e dolcezza, riprendendo il cuore e riponendolo ai piedi del santo Crocifisso con viva fi-ducia nel prezioso sangue di Gesù. (Lettere, n. 579)

19Mi animerò di coraggio col ricordarmi di ciò che il divin Redentore ci disse: Non vogliate temere coloro che uccido-no il corpo, ma non possono uccidere l’anima. Temete Dio, che può uccidere il corpo e può condannare l’anima al fuoco eterno. Questa divina massima incoraggiò e fortificò le Tecle, le Agnesi, le Caterine, le Agate, le Apollonie, le Febronie, le Margherite e altre innumerevoli sante. Ora, perché non posso sperare che produca anche in me all’occasione lo stesso ef-fetto col mantenermi forte e fedele a Dio sino alla morte?(Della Imitazione di Maria)

Aprile58

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20Non vi fu mai al mondo Madre più amante di Maria perché non vi fu mai al mondo Figlio più amabile del suo. Il suo dolore fu estremo nel vedere Gesù sospeso a una croce come gelsomino che langue sul proprio stelo: lacero, sanguinante e denudato. Il dolore interno di tal Madre fu maggiore dei dolori esterni del Figlio perché Ella patì nel cuore ciò che Gesù patì nel corpo.(Sermoni mariani, 1 aprile 1746)

21Beato chi, abbracciato forte al legno della croce, riporrà tut-te le sue speranze nel Giusto dei giusti che ivi sta Crocifisso. Dunque, statevene abbracciate alla croce, adorando e amando Gesù Crocifisso. (Lettere, n. 394)

22Spero fermamente nel prezioso sangue di Gesù, spero nell’amoroso patrocinio di Maria di essere coronato in cielo. Oh, allora, come in quella patria eternamente beata esclamerò tutto allegro: Io sono il miracolo di Maria, io il trionfo di Maria! Ecco a quanta gloria sono giunto per le virtù di Maria! (Della Imitazione di Maria)

23Per far risorgere il nostro cuore con Gesù, occorre provvedersi di aromi, cioè di sode virtù cristiane per imbalsamarlo di carità e di santa perfezione. (Lettere, n. 78)

Aprile59

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24Se nel nostro interno vi sono cattive abitudini e indifferenza, ostacoli pesanti come pietra, non bisogna spaventarsi. Come le donne verso il sepolcro, facciamo coraggiosamente il viaggio senza mai arrestarci, prevediamo gli ostacoli e lasciamoli alla cura di Dio, che anche con miracoli ci consolerà. (Lettere, n. 78)

25Viva Gesù risorto, che con il suo glorioso Risorgimento tolse al mondo le vesti lugubri della mestizia e riempiendolo di ca-rità lo ricolmò di vera pace e allegrezza. (Lettere, n. 18)

26La Pasqua si celebra con il passaggio del cuore dalla terra al cielo, dal senso allo spirito, dai vizi alle virtù, dall’amore disor-dinato all’amor risoluto di Dio. (Lettere, n. 18)

27Ad onore della Risurrezione di Gesù nostro Signore, ci dob-biamo ogni tanto rinnovare nello spirito: non già accrescendo gli esercizi devoti, ma rafforzandoci nell’attenzione, nella pun-tualità, nella prontezza, nella carità e nello stare contenti in Gesù. (Lettere, n. 18)

28Il caro Gesù risorto vi tenga ai suoi divinissimi piedi, come ci tenne le sue sante predilette discepole nel giorno della sua Risurrezione. (Lettere, n. 33)

Aprile60

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29Conserviamo puro, casto e intatto il corpo, creatura così bella della mano onnipotente di Dio e abbiamone riguardo e cu-stodia. Sia benedetto Dio se a Lui piace travagliarlo, sanarlo, farlo vivere o morire. A lui tocca custodirlo. Ne ha Egli tanta premura che nell’universale risurrezione ce lo restituirà vivo, bello, immortale e glorioso in eterno. (Lettere, n. 478)

30La nostra risurrezione, come quella di Gesù, deve essere in-tera, cioè dobbiamo risorgere con tutto il cuore, con tutte le potenze dell’anima e in tutte le nostre operazioni. Io temo le risurrezioni morali dimezzate. (Lettere, n. 18)

Aprile61

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MaggioMaria nostra Madre

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1Il soccorso e rifugio di Maria è sicuro, senza neanche chiederlo: essa è nostra madre. Gesù ce la donò come tale, prima di spi-rare sulla croce. (Sermoni mariani, 31 aprile 1764)

2La scala misteriosa di Giacobbe è figura di Maria SS.ma. Essa ci è stata donata per salire al cielo, anche quando siamo addor-mentati e spensierati, grazie all’amorosa provvidenza di Dio e alla benignità di Maria. Il suo rifugio è sicuro anche senza richiederlo, ed è pronto anche senz’aspettarlo. (Sermoni mariani, 31 aprile 1764)

3Abbiamo fede: la gran Vergine vede i nostri bisogni! Governa-tevi in santa carità, perché così piace a Dio e fate che, con il vostro esempio, tutti camminino con le regole della fede, della speranza e della santa carità. O che cammino sicuro, dolce e soave è questo! (Lettere, n. 14)

4Maria SS.ma è la gran tesoriera dei doni celesti, che copiosa-mente dispensa. Io mi riempio di gioia e di contento quan-do rifletto che Gesù fece il primo miracolo della conversione dell’acqua in vino nelle nozze di Cana su richiesta di Maria. Volle con ciò indicarci che per mezzo della sua SS. ma Madre potevamo ottenere tutto. Beato dunque chi è vero devoto di Maria. (Lettere, n. 119)

Maggio64

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5Dirigiamo sempre al caro Dio tutte le nostre mire in tutte le nostre operazioni e procuriamo glorificarlo quanto possiamo poichè cosi faremo piacere a Nostra Immacolata Signora che deve essere sempre la delizia dei nostri cuori. (Lettere, n. 139)

6Beato chi vive nelle braccia di nostra Immacolata Signora, poi-ché essa pensa a salvarlo per vento e per neve, per terra e per acqua. Fidiamoci di sì gran Signora e Madre. (Lettere, n. 394)

7La navicella della vita, anche se scossa e mandata qua e là, in alto e in basso dalle onde procellose, non rimane mai oppressa ed annegata, se la Regina del cielo regola il timone e ne è la nocchiera. (Lettere, n. 548)

8Il caro Dio ha decretato che noi avessimo ogni grazia per mez-zo di Maria. (Lettere, n. 563)

9Chi ama veramente l’Immacolata nostra Signora, ama anche la sua santissima vita, cioè imita al possibile le sue belle virtù. (Sermoni Immacolata, n. 2/d, 1747)

Maggio65

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10Prima che Dio creasse i cieli, desse il folgore alla luce, il moto alla luna e al sole e alle stelle il brio; prima che chia-masse dal nulla la terra e il mare; riempisse di uccelli l’aria, di pesci le acque; di erbette i campi, di fiori i prati; prima che chiamasse alla vita gli angeli e l’uomo; prima che gli altri animali e tutte le altre cose sì visibili che invisibili creasse: prima di tutto elesse la gran Vergine per suo purissimo al-bergo, per suo bellissimo tempio, per suo vaghissimo trono e per sua degnissima Madre. (Sermoni Immacolata, n. 10, 1758)

11Confidiamo: abbiamo una Signora e Madre potentissima, che ci ama, ci aiuta, ci protegge. Penserà Lei a preservarci dalle cadute, a liberarci dalle nostre miserie, a farci esercitare con diligenza le virtù e a salvarci. (Lettere, n. 568)

12Beato chi si fida totalmente di Maria SS.ma, e fa quanto può per piacerle. (Lettere, n. 568)

13Seguitate a confidare vivamente nel patrocinio di nostra Si-gnora, a fare quel che potete di bene e a stare allegri: tutte le cose finiranno in bene. Siamo viatori. Occorre pazientare gli altri e noi stessi. (Lettere, n. 527)

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14Il celebrare il Sabato, con qualche particolare divozione ad onore della Vergine, è una cosa di suo gran piacere e vien da Lei molto ricompensata. (Sermoni mariani, 1 gennaio 1752)

15Beato chi è devoto di Maria! Beato in vita, ma mille volte più beato in morte! (Sermoni mariani, 12 febbraio 1752)

16Il ringraziar la SS.ma Trinità per le grazie e i privilegi concessi alla Vergine e il congratularsi con la Vergine per la gloria ed onore da Lei dati alla SS.ma Trinità, sia il nostro premuroso e frequente esercizio. (Sermoni mariani, 27 maggio 1752)

17Tra tutte le preghiere che si rivolgono a Maria SS.ma, quella a lei più gradita è l’Ave Maria perché contiene il saluto dell’an-gelo e della cugina Elisabetta che la proclamò benedetta fra tutte le donne e Madre di Dio. (Sermoni mariani, 7 giugno 1752)

18Attacchiamoci con fervore alla divozione del santo Ro-sario, portandolo sempre devotamente, recitandolo ogni giorno e soprattutto unendo una vita timorata, af-finché impegni nostra Immacolata Signora a portarci, dopo l’esilio terreno, alla patria beatissima del Paradiso.(Sermoni mariani, 29 luglio 1752)

Maggio67

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19Maria permettici di abitare col cuore con te in Cielo. Sì, sì, Madre del mio Gesù e del mio Dio, tirate al Ciel con voi anche il cuor mio. (Sermoni mariani, 15 agosto 1752)

20Il vero devoto di Maria deve conoscere i continui favori che la celeste Signora gli concede, ricordarsene, mostrargliene gratitudi-ne e usare i mezzi più cari alla Vergine e più profittevoli per farla ossequiare anche dagli altri. (Sermoni mariani, 12 maggio 1753)

21Per degnamente assistere alla S. Messa si richiede una gran fede; bisogna chiederla alla gran Vergine, che della fede è mae-stra. (Sermoni mariani, 6 luglio 1754)

22La gran Vergine è nostro sicuro e universale rifugio, perché, essendo stata eletta per Madre di Dio, fu anche dichiarata si-gnora e regina. (Sermoni mariani, 15 agosto 1759)

23Benché la Vergine sia incoronata in cielo come sovrana dell’uni-verso, non disdegna tenere fissi gli occhi della sua clemenza sulle nostre bassezze ed estreme miserie. Anzi gode di vedersi sublimata per sollevarci ad ogni cenno dei nostri bisogni. (Ser-moni mariani, 15 agosto 1768)

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24Tutta l’adorabile vita della gran Madre di Dio è una nobilissi-ma scuola di tutte le virtù ed è il perfetto esemplare e modello della cristiana perfezione; da cui noi possiamo e dobbiamo ritrarne fervore, rinnovazione di spirito e virtù. (Sermoni mariani, 22 novembre 1756)

25Nella rinnovazione del nostro spirito, nel fervoroso cammi-no per giungere alla perfezione, la Vergine santa ci anima e ci incoraggia con il rammentarci che siam portati in braccio e tenuti per mano dal nostro Padre celeste e da Lei nostra aman-tissima Madre. (Sermoni mariani, 22 novembre 1756)

26Siate devoti di Maria SS.ma con grandissimo fervore e sap-piate che fu comune sentimento dei santi che la beata Vergine Maria è Colei che porge le orazioni dei Servi di Dio davanti alla divina Maestà, per questo Ella è l’Avvocata nostra presso il Figlio, come Questi lo è presso il Padre. S. Bernardo af-ferma che “Dio ha voluto che noi avessimo ogni grazia per mezzo di Maria”. Dunque ponete qui tutto il vostro amore, la vostra fiducia e siate certi che chi ama Maria sarà salvo.(Agli amanti di Maria)

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27Io non sono niente, nulla valgo, tuttavia, o dolcissima Madre e Signora mia, ti consacro e ti offro il cuore, i passi, l’opera, i sudori, la vita, tutto; in onore del così grande tuo Mistero, mi consacro a te con tutto il cuore. (Lettera a Suor M. Petronilla, Montalto 21gennaio 1774)

28Il mio cuore sarà sempre consacrato alla Madre di Dio e tutta la mia vita sarà votata e dedicata alla Vergine concepita senza pec-cato: nelle sue mani è riposto il mio destino. Faccia ciò che Ella ha stabilito. Chiedo solo che per la sua misericordia mi renda salvo e che in eterno possa cantare con le mie figliole i suoi doni misericordiosi. (Lettera a Suor M. Petronilla, Montalto 17 agosto 1774)

29Come è ricco chi possiede un tesoro; cosi sarà ricco di celesti benedizioni e di grazie chi onora Maria, amandola e servendo-la di tutto cuore e promuovendo con zelo il suo culto. Beate voi, che avete frequenti buone occasioni di farlo con le scolare, con altre donne e persone. Io sempre più ve lo raccomando. (Lettere, n. 66)

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30Ottimo e comune stile dei Santi, degno mille volte di essere da noi imitato, è stato quello di ricorrere con calde preghiere alla gran Madre di Misericordia e sicuro rifugio dei peccatori, prima di portarsi ai piedi del confessore. (Sermoni mariani, 15 gennaio 1752)

31Festa della Visitazione. Nella festa della Visitazione di Maria a sant’Elisabetta contempliamo e ammiriamo le eroiche virtù di Maria e sperimentiamo gli effetti misericordiosi della sua li-beralissima beneficenza. Inoltre, l’osservare che Maria effettua le promesse di visitare e confortare i suoi servi, ci anima molto a porre in Lei tutta la nostra confidenza e a risvegliare tutte le più vive speranze. (Sermoni mariani, 2 luglio 1753)

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GiugnoEucaristia e Spirito Santo

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1Lo Spirito Santo sia il cuore del vostro cuore! Ciò che è im-possibile a noi, è possibile a Dio. Egli tutto può; noi senza di Lui nulla. Siamo come le serpi, che avvelenano tutto. Se ab-biamo o facciamo qualche bene, tutto dobbiamo riconoscerlo da Dio. (Lettere, n. 197)

2Dio ci dia un cuore nuovo, uno spirito nuovo tutto pieno di Spirito Santo, sino alla nostra morte e ci porti dov’egli vuole. Stiamo allegri. Noi non siamo più di noi, ma di Dio. (Lettere, n. 11)

3Lo Spirito Santo vi rubi il cuore. Se avrete spirito allegro, de-voto e docile incontrerete sempre il mio consenso e quello di nostra Immacolata Signora. (Lettere, n. 13)

4Lo Spirito Santo che dai secoli eterni aveva prescelto Maria SS.ma a esser sua Sposa purissima ed illibata, la arricchì di tal pienezza di perfettissimo amore, che le rapì il cuore e con me-ravigliosa intima unione spirituale, in un divino sposalizio la congiunse a sé e la rese tra tutte le pure Creature la più amata, la più cara, la prediletta, la delizia del cuore suo, il bellissimo suo Tempio animato, il suo sacrario e riposo come la intitolò sant’Andrea di Creta. (Sermoni mariani, 20 maggio 1752)

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5L’amabilissima presenza di Maria al cenacolo, come Madre e Mae-stra, dopo l’Ascensione al cielo di Gesù, conferì agli Apostoli la per-severanza nella preghiera e dispose maggiormente i loro cuori a ri-cevere la pienezza dello Spirito Santo. (Sermoni mariani, 20 maggio 1752)

6I veri devoti di Maria sono i fortunati, i prescelti dallo Spi-rito Santo a ricevere la pienezza dei suoi lumi e doni celesti.(Sermoni mariani, 20 maggio 1752)

7La divina Carne di Gesù Eucarestia è Carne preziosa di Ma-ria. Quindi prostrati avanti il SS.mo Sacramento e ricevendolo nel nostro petto, possiamo dire con tutta verità: gran Vergine io adoro e ricevo quello stesso Corpo divino che dal tuo Sangue purissimo fu formato; adoro tuo Figlio e accolgo quelle Carni divine che sono anche tue.(Sermoni mariani, 8 gennaio 1752)

8Che fa Gesù nel divin Sacramento? Fa una vita nascosta, af-finché cresca la nostra fede, come dice l’Apostolo (1 Tim 3,9). Conduce una vita sacrificata e offerta al divin Padre per onorarlo, placarlo, ringraziarlo e per ottenere per me tutte le grazie, specialmente la speranza. Perciò egli comandò agli Apostoli, a tutti i sacerdoti e a tutti i cristiani, che ogni volta si accostavano a questo divin Sacramento, facessero memoria della sua morte sofferta per la nostra salute. (Es. Spirituali Dame)

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9Gesù nel divin Sacramento arde di Amore continuo per noi e si fa nostro cibo e nutrimento (Gv 6, 57), pegno e caparra della vostra vita e beatitudine eterna. (Es. Spirituali Dame)

10Signore Gesù, giacché nel divin Sacramento rinnovi a chiun-que è affaticato e stanco i dolci inviti di venire a Te, eccomi, Signore, vengo, sebbene i nemici che mi sono d’intorno, ten-tano di ritirarmi. Non temere cuore mio! Corri al tuo Gesù Sacramentato e senti cosa esclama: Io ti ristorerò, ti sanerò e ti fortificherò! (Es. Spirituali Dame)

11Per ricevere, conoscere e eseguire gli impulsi dello Spirito San-to non vi è più bel mezzo che farsi devoto di Maria SS.ma. (Sermoni mariani, 9 giugno 1753)

12Dio ci mostrò un grandissimo amore col crearci a sua imma-gine per amarlo e servirlo in questa vita e poi goderlo nell’al-tra. Questo poteva bastare, ma non bastò all’amor suo. Volle farsi uomo per noi e assoggettarsi a pene atrocissime ad una durissima morte. E neppure pago di ciò il caro Dio ci fece partecipi di tanti altri doni e di tante altre grazie fino a darci quanto aveva e quanto Egli era: tutto se stesso nel Sacramento Eucaristico. (Meditazione sul SS.mo Sacramento)

Giugno76

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13Gesù abita nelle nostre Chiese affinché in ogni tempo possiamo trovarlo, invocarlo e trattarlo da vicino. Oh se potessimo vedere con quanto amore, egli ci guarda da quell’Ostia, con quanta pietà ci aspet-ta e come desidera stare con noi benevolmente! O Dio! O amore! Quale fortuna poterono avere più di noi gli Apostoli e le Marie? Noi siamo fortunati quanto loro. Ci manca solo di vederlo con gli occhi e di udirlo con le orecchie. Ma lo vediamo con la fede, lo ascoltiamo dolcemente col cuore e con maggior merito. (Meditazione sul SS.mo Sacramento)

14Nostra Immacolata Signora che cosa poteva dire più di noi dopo la santa comunione? Ella aveva dentro di sé un Dio che era suo caro Figlio; noi non possiamo dirlo, ma possiamo ri-petere con Lei: Io ho dentro di me il mio caro Dio, il mio caro Creatore, il mio caro Redentore, il mio caro Gesù. (Meditazione sul SS.mo Sacramento)

15Il Sacramento Eucaristico ha l’effetto e il fine di libera-re le anime dalle colpe quotidiane e di preservarle dal pec-cato mortale. O noi beati, se avremo piena confidenza in Gesù Sacramentato! Come ben forte sarà l’Anima nostra!(Meditazione sul SS.mo Sacramento)

16Gesù Sacramentato è il conforto nei nostri travagli, il soccorso nei nostri bisogni, lo scudo contro le tentazioni, il rimedio nelle nostre cadute. (Meditazione sul SS.mo Sacramento)

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17Nella santa Comunione possediamo quello stesso Dio che è la beatitudine dei santi. In quegli istanti il cuore e l’anima nostra si trovano immersi in un mare infinito di Bene! Il caro Dio ci divinizza trasformandoci in lui; egli vive in noi. O dolce immersione! O soave trasformazione! O delizioso e vero Para-diso! (Meditazione sul SS.mo Sacramento)

18Una sola Comunione ben fatta basta a fare un gran santo, di-ceva S. Maria Maddalena de Pazzi. Proponiamo dunque di pu-rificarci e perfezionarci sempre più. (Meditazione sul SS.mo Sacramento)

19Lo Spirito Santo abita in voi per mezzo delle virtù che vi ha infuso e dei doni che vi ha elargito: queste sono le mistiche colonne che Dio ha eretto a sostegno del tempio della vostra anima. Non fatele crollare e non diroccate il tempio che è dentro di voi. (Es. Spirituali Dame)

20Se l’anima è cieca, lo Spirito Santo la illuminerà; se povera, lo Spirito Santo sarà la sua ricchezza; se desolata e afflitta, lo Spirito Santo sarà il suo consolatore; se debole, in lui tro-verà fortezza e fervore; se affaticata, in lui troverà riposo; se macchiata, in lui troverà il candore; se colpevole, in lui troverà il totale perdono. Insomma, nello Spirito Santo troverà ogni grazia, aiuto, bene e conforto. (Sermoni mariani, 20 maggio 1752)

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21Se il Divinissimo Spirito vi assiste, voi potete tutto; potete amarlo con amore eccessivo, resistere alle tentazioni gagliarde; vivere sempre innocente, praticare le più eroiche virtù con faci-lità: Tutto posso in Colui che mi conforta. (Agli amanti di Maria)

22Procurate d’aver con voi lo Spirito Santo e poi non fategli torto con lo sgomentarvi; adorate lo Spirito Santo, amatelo, credete in Lui, in Lui confidate, come vostro Dio, Signore, Creatore e Padrone. (Agli amanti di Maria)

23Lo Spirito Santo ha mescolato il vino della Carità di Dio e del prossimo. Stabilite dunque di berlo e di mescolarlo anche voi nel vostro cuore. (Es. spirituali clero)

24Ricorriamo a Maria SS.ma con premura ed affetto: Lei impe-tra ai suoi devoti la pienezza dello Spirito Santo. (Sermoni mariani, 20 maggio 1752)

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25O Spirito Santo, amore del Padre e del Figlio, che con il Padre e il Figlio sei l’unico nostro creatore e sommo bene, a te con viva fiducia mi rivolgo e ti supplico di mandarci uno spiraglio del divino soffio soave per disgelarci il cuore, troppo indurito, affinché si sciolga in pioggia copiosa di lacrime di sincero do-lore e pentimento delle nostre colpe. Un solo spiraglio ci basta! (Omelie e discorsi, 1786)

26Mandaci o caro Dio un raggio onnipotente del tuo divino fuoco e allora sì che nelle nostre menti cresceranno pensieri celesti, nei nostri cuori nasceranno affetti infuocati di santo amore. In virtù tua divina, vedrai rinnovato il nostro spirito e tutto il nostro fragile corpo terreno assoggettato al Vangelo. (Omelie e discorsi, 1786)

27Uno dei contrassegni più sicuri di aver ricevuto lo Spirito San-to è l’osservanza dei divini precetti, fare opere buone, vivere da cristiani secondo il proprio stato e camminare secondo le massime del santo Vangelo. (Omelie e discorsi, 1789)

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28Lo Spirito Santo insegna verità immutabili ed eterne; il mon-do, invece, insinua bugie e inganni. Lo Spirito Santo conduce le anime fedeli a una vita santa e giusta; il mondo conduce e addestra ad una vita irreligiosa e rilassata. Lo Spirito Santo apre la porta del Paradiso alle anime in cui abita; il mondo spalanca le porte dell’Inferno alle anime che domina. Guai a chi se la fa con il mondo, invano aspetterebbe la discesa dello Spirito santo nel suo cuore! (Omelie e discorsi, 1789)

29Dio di infinito Amore, non guardare ti supplico l’indegni-tà e bassezza di chi ti prega per sé e per gli altrui bisogni. Si muova a pietà di noi quell’eccelsa Immacolata Signo-ra sul cui purissimo cuore tu trovi le tue delizie. A suo ri-guardo, dunque, accendi nel nostro spirito il tuo cele-ste Lume e infondi nei nostri cuori il tuo amore soave. (Omelie e discorsi, 1789)

30Non dobbiamo essere malinconici neppure quando ci pentia-mo di aver offeso Dio, perchè il pentimento, quando è vero, porta diletto e consolazione al cuore; gli dà animo e forza per ogni sorta di bene, perchè viene dallo Spirito Santo, autore di ogni consolazione e di ogni allegrezza. (La vita Comune)

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LuglioVivere alla presenza di Dio

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1Il tumulto e la folla della gente non mi allontanano il cuore e l’occhio dal caro Dio: Lui miro, Lui voglio, Lui cerco, con Lui vivo, come se mi trovassi solo in un bosco. (Lettere, n. 65)

2Chiunque vive in Dio, vive contento in ogni luogo, perché ovunque e in ogni creatura trova quell’unico Dio che serve e ama. (Lettere, n. 65)

3Con la preghiera umile e devota riconosciamo Dio come no-stro Padre e gli esponiamo i nostri bisogni. Egli li conosce, tut-tavia gradisce le nostre richieste cui generosamente risponde. (Abbozzo di Quaresimale)

4Il mondo passa; le cariche e le dignità finiscono; la morte si avvicina ogni giorno: non resta altro che assicurarci una beata eternità. Lasciamo che il mondo, gli onori e i posti li abbiano chi ce l’ha e li desiderino chi vuole. Noi che vogliamo? Dio e l’Immacolata sua Madre. (Lettere, n. 67)

5L’eterno misericordioso Dio ci ha creati per il suo Regno: cer-chiamo, dunque, prima di ogni altra cosa tale Regno e tutto ciò che è giusto e santo. (Lettere, n. 68)

Luglio84

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6Tutta la nostra consolazione, il nostro sollievo, la nostra vicen-devole compassione è unicamente in Gesù Cristo e non in cose terrene e transitorie. (Lettere, n. 19)

7Il timore di non corrispondere alle divine ispirazioni che ci chiamano ad amare e servire il caro Dio nel nostro stato, è un timore santo, poichè ci rende più diligenti e più vigilanti. Si degna Dio d’instillarci e risvegliarci questo santo timore, affinché ci serva come di catena per tirarci e più stringerci a Lui. (Lettere, n. 515)

8Chi sta al sole viene illuminato e riscaldato. Così quando noi facciamo le orazioni ed azioni devote alla presenza di Dio Si-gnore nostro, saremo aiutati da Lui con i suoi lumi e buoni movimenti, per adempiere tutto con attenzione e raccoglimen-to. (Lettere, n. 546)

9Mi raccoglierò in Dio ogni tanto, saluterò Gesù Sacramen-tato e l’Immacolata sua Madre; mi impegnerò a fare bene ogni giorno come se fosse l’ultimo di mia vita. (Reg. di vita, 1.VI)

10L’amore di Dio abbia il primo posto in tutte le nostre azioni e sia il motore e il fine ultimo del nostro vivere. (Lettere, n. 515)

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11Guardatevi da adulazioni e tradimenti, specialmente con chi chiede i vostri consigli: guardatevi dall’avere due facce e due lingue, dicendo davanti una cosa e dietro un’altra. Sia il vostro parlare semplice, sincero, schietto, verace, come fatto innanzi a quel Dio che tutto vede, tutto sente, tutto giudica. (Sermoni mariani, 2 febbraio 1773)

12Ogni cosa che progetti nella volontà di Dio è oro ornato di pietre preziose. Infatti, Dio assiste con dolce amore quelli che umilmente e alacremente ottemperano alla sua divina volontà e li sceglie per le opere più grandi della sua gloria. Questo sia dunque il mio e il tuo principale impegno. (Lettera a Suor M. Petro-nilla, Montalto, 21 novembre 1770)

13Viviamo in Dio, per Dio e facciamo tutto per Lui; giacché egli è il nostro tutto. State allegri di cuore, gioviali di volto, umili, man-sueti e pazienti con voi e con tutti. (Lettere, n. 566)

14Mi congratulo con voi o peccatori che vi siete decisi di con-vertirvi e vi prego a fare presto una buona confessione e sta-bilire così quella pace che oggi è incominciata tra Dio e voi. Ritornate a lui con grande fiducia e non dubitate, perché vi assicuro che egli vi accoglierà con amore. (Sermoni Immacolata, 30 novembre 1746)

Luglio86

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15Non vi è empietà più grande di quella di offendere Dio mise-ricordioso e buono. Il saper che egli è buono ci deve spronare a riamarlo di più e a pentirci di averlo tanto offeso, giacché me-rita di essere tanto amato. (Sermoni Immacolata,30 novembre 1746)

16Dio misericordioso ci cerca, ci aspetta, ci richiama e ci invita senza che ce ne avvediamo e, se pentiti ritorniamo a lui, ci accoglie e ci accarezza con mille finezze di amore. (Sermoni Im-macolata, 30 novembre 1746)

17La misericordia divina dimentica tutte le colpe dei peccatori convertiti. Gesù difese presso i farisei la Maddalena, l’adultera e Zaccheo e li trattò con pietà e piacevolezza. (Sermoni Immacolata, 30 novembre 1746)

18L’anima nostra vuole la quiete e il riposo, non il disturbo con ciarle e discorsi oziosi: ricerca il silenzio per stare raccolta in Dio. (Il Carnovale santificato, 1737)

19L’Anima nostra vuol discorrere con Dio nell’orazione; chie-diamogli di parlarci al cuore, di farci conoscere la sua santis-sima volontà e rispondiamo prontamente alle sue chiamate.(Il Carnovale santificato, 1737)

Luglio87

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20L’amantissimo Dio confonde la nostra tiepidezza e ingratitu-dine con le sue amorose finezze; ci previene con i suoi dolci inviti, con le sue piacevoli chiamate; ci vince in cortesia col dimostrarci tutte le amorevolezze, che noi per primi gli dove-vamo. (Il Carnovale santificato, 1739)

21Ci si può mantenere alla presenza di Dio in più modi: con-siderando che il nostro caro Dio è dappertutto, a causa della sua infinita immensità; che Gesù Cristo guarda, con gli occhi della sua adorabile umanità le azioni e i portamenti interni e esterni di tutte le creature e rimira in particolare con amore tutti i cristiani che s’impiegano per il suo onore e la sua gloria. (Costituzioni, 1794)

22Davide, a forza di riporsi di frequente alla presenza di Dio, si manteneva raccolto e devoto tra tante opere distrattive del re-gno e delle guerre. Quindi aiutatevi con l’esercizio della divina presenza. (Lettere, n. 546)

23Il raccoglimento in tempo di orazione e fuori è un dono di Dio. Possiamo però aiutarci, con il porci alla presenza di Dio, come se lo vedessimo; con il fissarci in quel che facciamo, come se non avessimo altro da fare o pensare; con il riporci in attenzione, subito che ci accorgiamo esser distratti. (Lettere, n. 596)

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24Il raccoglimento, la ritiratezza e simili, tendono a far stare le persone unite in Dio e con Dio. (Lettere, n. 606)

25Seguitate a far l’orazione come la fate; la farete meglio, se met-terete maggior semplicità, cuore a cuore con Dio. Se il cuore si muove, seguitate quei santi movimenti, ma proponete all’intel-letto la meditazione di qualche verità, anche quando il cuore non è più mosso. (Lettere, n. 83)

26La Divina immensità del nostro Dio tutto penetra, tut-to contiene, dappertutto si trova, tutto vede, tutto regge e con la sua vera e reale presenza tutto mantiene. (Lettere, n. 396)

27La Vergine Immacolata per risvegliare l’amore e la fiducia nei nostri cuori ci fa sentire che in Lei, tutta bella e santa, si trovano raccolte tutte le grazie per il nostro retto cam-mino, tutte le speranze della vera virtù e dell’eterna vita.(Lettere, n. 61)

28L’operare e camminare nel servizi di Dio, con santa semplicità, ci ottiene dal divin Redentore l’aiuto necessario per tale vir-tuoso cammino. (Lettere, n. 517)

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29Se rimetterete il vostro spirito nel cammino della semplici-tà evangelica, opererete con tutta premura per piacere a Dio, vincerete il vostro naturale e correrete nelle virtù. Ci vuole coraggio, ricominciare da capo ogni giorno e rinnovare la viva fiducia in Dio e nell’Immacolata. (Lettere, n. 555)

30Seguitate a camminare con la maggior diligenza che potete e sempre alla buona, trattando cuore a cuore con il caro Dio, pigliando tutte le cose in bene, animando voi e gli altri a stare allegri e coraggiosi. (Lettere, n. 578)

31Coraggio, coraggio! Il demonio tentò farci decadere dall’eredi-tà del cielo e gli riuscì per nostra disgrazia. Sul più bello, però, dei suoi trionfi, eccolo umiliato, svergognato e confuso. Il Fi-glio di Dio scese in terra, si vestì di umane spoglie e a costo del suo prezioso Sangue, ci restituì quell’eredità che ci aveva rapito satana. (Lettere, n. 58)

Luglio90

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AgostoAmore per il prossimo

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1Viviamo in Dio e camminiamo secondo la santa fede catto-lica, la speranza e la carità: così saremo sempre uniti e vicini, anche se uno sarà all’oriente e l’altro all’occidente; uno in terra e l’altro in cielo. (Lettere, n. 94)

2Le anime più care a Dio vivono più strettamente unite a Lui, perciò sono le prime ad essere vedute e considerate da chi vive in Dio: onde sebbene lontane, quanto alla persona, sono vicinissime quanto allo spirito. (Lettere, n. 65)

3Rammentatevi che non deve bastare a voi il salvare voi stessi, ma dovete procurare con i buoni esempi, con i buo-ni consigli e con le buone istruzioni salvare anche gli altri.(Lettere, n. 135)

4La gran Regina del cielo, che vi ha scelta per sua figlia, vi apri-rà la mente, vi regolerà la lingua e vi darà forza per glorificare il suo divin Figlio con la santità dei costumi e con l’aiuto del prossimo del vostro sesso. State allegri! (Lettere, n. 139)

Agosto92

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5Abbiate stima del prossimo perché al dire di S. Francesco di Sales, nessuna cosa è così contraria alla carità quanto la poca stima. Non giudicate e non sarete giudicati, perseverate sino alla fine nell’amare Dio, la SS.ma Vergine Maria ed il prossi-mo come voi stesso. (Agli amanti di Maria)

6Seguitate allegri a glorificare Dio e l’Immacolata sua Madre con le vostre fatiche; fatevi santi e aiutate gli altri a santificar-si. (Lettere, n. 140)

7Prego il buon Gesù ad accendervi il cuore di carità e di zelo per l’onore suo e per il bene delle anime. (Lettere, n. 147)

8Siamo al mondo per glorificare Dio, per amarlo e servirlo e adoperarci quanto possiamo, affinché lo servano anche altri. A questo deve essere diretta tutta la nostra vita; giacché Gesù, Signor nostro diresse tutta la sua vita SS.ma al nostro bene. (Lettere, n. 159)

9Siamo su questa terra per amare di tutto cuore e servir fedel-mente il nostro buon Dio e per procurare che altri facciano lo stesso. (Lettere, n. 234)

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10Ecco quanto è bene che i servi di Dio siano uniti in Dio in santa carità, aiutandosi con le orazioni, i buoni esempi e i santi consigli. In tal modo imitano in terra quell’unione beata dei Santi in cielo. (Lettere, n. 519)

11Quando vicendevolmente e nominatamente ci raccomandiamo a Dio benedetto o alla sua Immacolata Madre, adempiamo a quella santa carità che Gesù Cristo con il suo Sangue prezioso ha piantato nella sua Chiesa e diffusa nei nostri cuori. Quindi ci serve per sostenerci nel cammino intralciato d’inciampi di questa misera vita. (Lettere, n. 459)

12Chi è più forte sostiene il più debole; chi sta in piedi dà la mano per rialzarsi a chi è caduto a terra; chi rimane di qua aiuta il felice passaggio di chi è incamminato di là; chi è giunto alla patria intercede e prega per chi è rimasto nella via. Ecco, quanto utili e necessarie sono le vicendevoli orazioni: conti-nuiamole e confidiamo con allegrezza e dolcezza di cuore nel prezioso sangue del Salvatore nostro. (Lettere, n. 459)

13L’amore rende facili tutte le cose difficili. (Predicazione Vang.)

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14La predicazione è utile a chi la esercita con retta intenzione per-ché sarà premiato da Dio come stelle nel Paradiso (Dn 12, 3). La conversione alla fede si ottiene per mezzo della santa predi-cazione data con umiltà, amore e pazienza. (Predicazione Vang.)

15Solennità dell’Assunzione. Che meraviglia sarà veder Maria SS.ma, la gran Regina del Cielo nel suo gran Trono, alla destra del suo divin Figlio! Che sarà veder Gesù Cristo Signor nostro, il Redentore del mondo glorificato alla destra del suo divin Padre! Che sarà il vedere a faccia a faccia l’infinita Maestà di Dio, del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. E questa beata visione, godimento e possesso averlo in eterno, per sempre, per tutta l’eternità! Me fortunato, se il Paradiso sarà la mia eterna abitazione! (Es. Spirituali Dame)

16Fondiamoci nella mansuetudine, ossia nella dolcezza, nell’al-legrezza e nella condiscendenza ed avremo un cuore da madre verso il prossimo. (La vita Comune)

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17Amate cordialmente il prossimo per amor di Dio? Come vi com-portate verso la gente fastidiosa e incivile? E verso coloro che vi facessero del male sentite ripugnanza in amarli? Ora particolar-mente nell’amare questi, nel compatirli e sopportarli si esercita l’amore di Dio. Siete voi facili a giudicare il prossimo temeraria-mente e a mormorarne? Fate loro qualche male direttamente o indirettamente? (La vita Comune)

18Il vostro amore deve essere fervido, operativo, generoso, che tutto pensi, tutto parli, tutto faccia e nulla tema qualora si tratti della gloria di Dio e dell’Immacolata sua madre. (Allocu-zione pastorale per la Professione Suor Maria Santina)

19Quando la carità lo richiede, bisogna comunicare schiettamen-te e dolcemente col prossimo, non solo quello che gli è neces-sario per sua istruzione, ma anche quello che gli è utile per sua consolazione. (Agli amanti di Maria)

20Non è mai lecito odiare i nostri nemici e vendicarci. Con la grazia divina e il lume della fede, siamo chiamati ad amarli cor-dialmente e a non negare loro il saluto e segni di benevolenza. (Abbozzo di Quaresimale)

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21Una delle più frequenti ingiustizie verso gli altri è quella di togliere o scemare con le mormorazioni l’altrui fama e buon nome. Sant’Agostino non sapeva darsene pace: fece incidere sopra la porta del suo refettorio che nessun detrattore doveva sedere alla sua mensa. Un giorno un vescovo che desinava con Lui incominciò a trinciare l’altrui reputazione, alzandosi con zelo il Santo, disse: “O voi fuori da questo luogo o me ne vado io; qui non si detrae l’altrui stima”. (Es. spirituali religiose)

22La carità cristiana ci insegna a scusare il nostro prossimo, compassionarlo e usargli quell’attenzione che vorremmo fosse usata con noi, tanto più che un condannato e mormorato dal mondo, sarà forse stato assolto e perdonato da Dio. (Es. spirituali religiose)

23Il primo e principale motivo che mi ha indotto a scrivere il Carnovale santificato, è stata un’ispirazione straordinaria di Dio, il quale si è degnato eleggere me affinché mi risolva ad amarlo e procuri che altri facciano lo stesso. (Il Carnovale santificato, 1737)

24Nel tempo di carnevale la gente dimentica le verità evangeliche e va sempre più in rovina, per questo non vi è cosa più buona per ritirarli dalle libertà e feste diaboliche, che porre davanti alla loro mente le massime cristiane. (Il Carnovale santificato, 1737)

Agosto97

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25Chiunque è chiamato alla predicazione, insista più a render le sue prediche fruttuose, che fiorite, più a operare per la salute delle Anime, che a marcare la propria gloria vana; più a muo-vere e penetrare i cuori, che a dilettare l’intelletto e addolcire le orecchie. (Predicazione Vang.)

26Chi predica con amore, diceva san Francesco di Sales, converte le anime. Cristo Signore non domandò a san Pietro se era dot-to e eloquente per dirgli: “Pasci le mie pecore, ma mi ami?”. Per parlare bene, basta amare di cuore. San Giovanni morendo non seppe dire altro, che: Figliuoli miei, amatevi l’un l’altro. (Predi-cazione Vang.)

27Il divin Salvatore, comandandoci di amare il prossimo come noi stessi, ci diede una giusta regola e misura poiché l’amore innato che portiamo a noi stessi, è un amore vero e sincero; è un amore premuroso ed operativo; è un amore forte e costante sino alla morte, e non debole e mancante. Così dunque dob-biamo amare il nostro prossimo. (Costituzioni, 1794)

28Il Redentore propose se stesso per esemplare perfettissimo di santa carità fraterna, per invitarci ad amare il prossimo come Egli amò noi; chiamò nuovo tale comandamento e suo vero di-scepolo chi lo osserva. (Costituzioni, 1794)

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29L’interesse, l’ambizione, le cause naturali non sono motivi da cui nasce la santa carità: questa virtù divina viene da Dio e si esercita per amor di Dio anche con chi, secondo il mondo, non merita di essere amato. Chi ama il prossimo per amor di Dio, come fece Maria, si impegna, con le orazioni e con le buone esortazioni, affinché tutti servano Dio e giungano all’eterna salute. (Della Imitazione di Maria)

30Certamente ci vogliono degli anni per fissar le anime nel cam-mino della perfezione. Ma quando si siano ben assodate, fanno voli e divengono forti, coraggiose ed allegre nel divino servizio e fanno del gran bene, nel servizio del prossimo. (Lettere, n. 544)

31San Francesco di Sales afferma che il suo fondamento è amare tutti in Dio e Dio in tutti. Così vivendo, il santo non faceva più eccezione di persona: onorava ugualmente poveri e ricchi, nobili e ignobili, uomini e donne. (La vita comune)

Agosto99

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SettembreEducare

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1Educare è come abbellire stelle per il firmamento. (Lettere, n. 16)

2Chi insegna conviene tenti mille strade, dia mille stimoli, usi mille termini, pensi mille modi e con una chiara, affluente e varia comunicativa si adatti, sproni, risvegli, ripeta e adopri ogni maniera, che anche i sassi, per cosi dire, ricevano dell’im-pressione. (Lettere, n. 21)

3Il vostro impiego nella scuola alle fanciulle vi coronerà in Cie-lo di tante stelle, quante donzelline avrete istruito: mi rallegro tanto di tale vostra occupazione. (Lettere, n. 31)

4Godo tanto del vostro studio, tutto diretto alle lodi di Dio. Ogni fastidio svanisce con il tempo: ci vuole umiltà, pazienza e coraggio. (Lettere, n. 51)

5Le piante tenere conviene coltivarle con mano gentile, pazien-te e piacevole. Le mani ruvide le spezzano e perdono invano il tempo. Lo spirito delle Costituzioni è fondato sulla dolce carità. Chi pensa diversamente non coglie il punto. Conviene farsi fanciulla talora con le fanciulle per guadagnarle a Dio e farle di spirito allegro e docile. (Lettere, n. 144)

Settembre102

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6Ringrazio di cuore Dio per l’assistenza che dà a voi e agli alunni nell’apprendere. Applicatevi con moderazione, consi-derando che con l’andare adagio, non ci si stanca mai e si fa un cammino ininterrotto. (Lettere, n. 88)

7Ricorrendo oggi la vigilia della SS.ma Bambina, nella quale tutto fu purità, tutto fu santità, tutto fu operazione divina, rallegriamoci con questa gran Signora delle sue meravigliose perfezioni, benediciamola con tutta l’angelica corte e preghia-mola in onore del suo santo Natale a nascere nel nostro cuore e a riempirlo di purità, di santità e di perfezione. (Lettere, n. 123)

8Festa della Natività di Maria. Maria Bambina che per singo-lar grazia di redenzione preservativa fu immune dalla origina-ria macchia, nacque tutta bella, indorata di grazia e di carità e così si mantenne per tutto il corso della sua SS.ma vita. (Sermoni mariani, 8 settembre 1769)

9Una bella statua di un Santo non può farsi con quattro col-pi; ce ne vogliono molti e replicati, sino all’ultima perfezione. Così è del nostro spirito che per farlo giungere alla perfezione ci vogliono anni. Lo stesso è del nostro intelletto che per istruirlo si richiede studio, fatica e tempo. (Lettere, n. 183)

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10La Regina del Cielo vi fa una singolar grazia nel consegnarvi le fanciulle da educare affinché producano a suo tempo frutti di vita eterna. Vi crescerà, è vero, la fatica e lo stordimento. Ma cosa avreste detto in vedere un Girolamo vecchio, un Cirillo Patriarca, un Giovanni Gersone e tanti altri uomini insigni in dignità, santità e dottrina tutti applicati a coltivare creature in età fanciullesca con quella attenzione, come se avessero coltivata gente matura? (Lettere, n. 144)

11Non forzate mai l’intelletto o la volontà con atti violenti, ma camminate con santa semplicità, facendo con pace quel che po-tete e rimettendovi in tutto a Dio, senza tante minute riflessioni su ciò che vi accade e sui sentimenti che avete. (Lettere, n. 83)

12Conviene contentarsi se di cento cose che leggete ne capirete una sola. Potrà essere che quell’unica cosa capita vi aprirà la strada a capirne un’altra e questo non è poco guadagno. (Lettere, n. 218)

13Quando sarete Santa, sarete dipinta con una corona di fanciul-line attorno, chi in atto di mostrarvi un libro, chi una carta, chi un calzetto, chi un merlettino, chi una corona, chi un santarel-lo, chi un fioretto. E voi starete in atto di stendere le mani al cielo verso Maria SS.ma, supplicandola ad accettarle per figlie, benedirle, e proteggerle. (Lettere, n. 218)

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14Festa dell’esaltazione della croce. Gesù, non sia mai che io, il più beneficato da voi, mi mostri ingrato, duro e sconoscente. Vi ringrazio di tutte le vostre pene, sofferte per me. Tutto il cielo e la terra ti rendono mille grazie e ti chiedono pietà e perdono. E tu, Vergine purissima addolorata, ti prego per i tuoi dolori affinché, ottenuto il perdono, possa aver impresse fortemente nel mio cuore, finché vivo, le piaghe amorose del tuo Figlio. (Sermone mortuorio)

15Festa della Vergine Addolorata. Vergine dolorosissima, vi chie-diamo mille volte perdono dei nostri peccati che furono la cagio-ne di tante vostre pene. In memoria dei vostri dolori, imprimeteci nel cuore le piaghe del vostro divin Figlio e così feriti saremo sicu-ri di amarlo. (Sermoni mariani, 1 aprile 1746)

16Cosa mi gioverà indagare sempre, se non ricondurrò le mie indagini alla prassi e all’istruzione dei costumi? Sarò come cembalo sonante e accarezzante gli orecchi. Che cosa giove-rà conoscere e trattare argomenti meravigliosi di agricoltura se poi mai semino, mai pianto, mai raccolgo frutti? Ottimo studio è dunque insegnare agli altri e a se stesso, stabilire san-tamente i propri e altrui costumi e indirizzarli alla vita eterna. (Lettere, n. 183)

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17L’ignoranza è un gran male e può esser la rovina di una Co-munità. (Lettere, n. 455)

18Voi siete l’ornamento e le gemme di questa mia Congregazio-ne: ora è dovere di chi ha l’onore di esserne primo Servo, ado-perarsi, che tale ornamento sia traslato in Cielo a suo tempo e che tali gemme siano intarsiate nell’Empireo. A ciò tendono le istruzioni, le dottrine, i libri devoti, le pie scuole, i devoti esercizi e tutta la santa educazione. (Lettere, n. 218)

19L’insegnare è di necessità, il dilettare è di utilità, il muovere è di vittoria. (Ristretto della Retorica)

20L’albero finché non produce frutta, non si conosce appieno di che specie e qualità sia. Non basta che sia bello verde, non bastano le foglie, non bastano i fiori: conviene aspettarne le frutta ben mature e dilazionare il giudizio a più stagioni, per vedere se in ogni anno, ad ogni clima, ad ogni contrarietà, sia costante nel dare frutta di buona qualità. (Lettere, n. 458)

21Siate diligente nel corrispondere alla celeste rugiada della Grazia e fate che il terreno del vostro cuore sia ubertoso di fiori e di frut-ta di virtù cristiane. State allegra. Gesù vi benedica. (Lettere, n. 541)

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22Tu come maestro, fa’ in modo che il tuo esempio e il tuo impegno precedano coloro che, per istituzione, devi educare. (Lettere, n. 82)

23Una sola massima eterna, bene impressa nel cuore dallo Spiri-to Santo, basta a fare un gran santo. Cosicché, conviene avvertire bene di non farsela mai uscire dal cuore e dalla mente! (Lettere, n. 543)

24La divina Misericordia si adatta all’indole e abilità di ciascuno, perfezionandola poco a poco: quanto più chi regola le anime deve sapersi con destrezza accomodare alle differenti indoli naturali; non per lasciarle nell’imperfetto, ma per portarle alla virtù e alla perfezione Cristiana. (Lettere, n. 543)

25Il Signore vuole che noi teniamo in mano le lucerne accese, per illuminare con la nostra buona vita e con l’adempimento degli obblighi del nostro stato tutti quelli che camminano nella not-te dell’ignoranza e di una vita viziosa. (Lettere, n. 282)

26Per farsi santi conviene unire col santo timore di Dio, l’orazio-ne, la fatica, il patire e la generosità: questa può acquistarsi con la musica e così unita con i suddetti requisiti farà un concerto buono per l’anima e grato a sua divina Maestà. (Scritti sulla musica)

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27La donna istruita ed educata ha le chiavi del cuore umano e può rinnovare la società. (Costituzioni, 1985)

28Dio ama molto l’unione della santità e della scienza e il de-monio molto la teme. Chi si salverà con la dottrina avrà più gloria in cielo e chi si dannerà avrà pena maggiore nell’Inferno. La scienza senza la carità non vale nulla per il Paradiso e senza l’umiltà gonfia e fa insuperbire; Dio nega alle anime superbe i lumi e le grazie che concede alle anime umili. (Costituzioni Accademia)

29Per lo studio, più del talento e dell’ingegno, è necessario il giudizio che riflette con più posatezza e discorre con più so-dezza e fondamento e perciò è ministro della prudenza, tanto necessaria nello studio. (Costituzioni Accademia)

30È indicibile quanto sia accetta a Dio la pia educazione della gioventù, particolarmente delle donzelline. È vero che riesce brigosa, ma è anche verissimo che poi diventa gioconda per il bene che se ne raccoglie. Educare le fanciulle è come un seminare nei campi a forza di sudori e di lacrime, ma poi al tempo della raccolta, oh come si miete con festosa esultante allegrezza! (Lettere, n. 144)

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OttobrePazienza, Umiltà e Dolcezza

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1Ciascuno ha da pazientare prima se stesso, poi le cose che gli accadono di traverso nell’interno e nell’esterno, quindi le tra-versie che gli vengono dalle persone. Tutto deve essere materia di pazienza: poiché si sa che chi è travagliato in un modo e chi in un altro, avendo ciascuno la sua croce. La pazienza è la pietra di paragone di ogni virtù. (Lettere, n. 113)

2Festa degli Angeli custodi. Felice chi si fida del suo Angelo custode. Che caro, potente e fedele amico: non cessa mai di aiutarci e beneficarci. Noi dormiamo ed egli veglia; noi veglia-mo ed egli non si allontana; noi viaggiamo ed egli viene con noi. Insomma non ci lascia mai. (Lettere, n. 283)

3Il temperamento naturale ce lo ha dato Dio. Conviene rego-larlo alla meglio secondo la sua divina volontà e sforzarsi di vivere allegra e con pacifica rassegnazione e mansuetudine. (Lettere, n. 593)

4Coraggio, ripetete a voi stessi, ricordatelo e ciascuno lo ricordi all’altro: pazienza e vi sarà la pace, la quiete, la moderazione, la mansuetudine, la carità del prossimo, l’umile ubbidienza, la dolce rassegnazione, giacché la pazienza è la pietra di paragone di ogni virtù. (Lettere, n. 113)

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5La purificazione di Maria, sempre Vergine e Madre di Dio ci mostra tre grandi esempi: di ubbidienza, di umiltà e di edi-ficazione, che contrastano con tre nostri grandi vizi, cioè di ostinazione, di superbia e di scandalo! (Sermoni mariani, 31 dicem-bre 1757)

6Godo che viviate con pace e contentezza: esse cresceranno nel vostro cuore con l’esercizio della mansuetudine e dell’umiltà per amor di Gesù e dell’Immacolata sua Madre. Queste virtù fanno godere un anticipato Paradiso in terra: chi è umile e mansueto di cuore, infatti, affronta tutte le pene, interne ed esterne, con allegrezza, pace e coraggio. (Lettere, n. 129)

7La virtù della mansuetudine rompe lo sdegno, placa l’ira, al-laccia i cuori, eccita alla virtù, infervora lo spirito e trionfa della durezza. (Lettere, n. 200)

8Mi eserciterò giornalmente in due virtù: nella mansuetudine e buona grazia con chiunque, senza rustichezza e nell’umiltà e rispetto verso tutti, senza disprezzo. Nel caso che la giustizia mi chiedesse di fare delle ammonizioni e riprensioni, parlerò serio e con poche parole pesanti. (Reg. di vita, 2.II)

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9Appunto perché siete così inferma, vi considero come la causa di tutte le benedizioni che la divina misericordia dà alla vostra e mia Congregazione. Essa non sarebbe così benvoluta e pro-tetta da nostra Immacolata Signora, se non fosse così purifica-ta e provata con pene e malattie. (Lettere, n. 42)

10Il miele più dolce è quello che viene succhiato dalle api dal timo più amaro e il giglio più candido e odoroso è quello che nasce tra le spine, così la pietà e virtù cristiana più gradita a Dio e più proficua al prossimo è quella che si mantiene ferma e costante nelle traversie e nelle persecuzioni. (Sermoni mariani, 2 febbraio 1787)

11Poiché piace al Signore imbiancare la terra con la neve, piaccia anche a noi imbiancare il cuore accettando la sua paterna vo-lontà. (Lettere, n. 41)

12Badiamo a non assecondar mai i cattivi sentimenti e a non dare loro retta; seguiamo la retta ragione e il S. Vangelo. La grazia di Gesù ci serva di medicina e di cura per tutti i mali che ci procura il peccato. (Lettere, n. 51)

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13Quando al santo Giobbe un impetuoso turbine gli gettò a ter-ra i suoi palazzi della città, gli rovinò le campagne, gli uccise pastori e animali, non disse il vento turbinoso mi ha mandato il tutto in rovina, no, ma esclamò tutto umile e rassegnato: Iddio mi ha dato il tutto, Iddio me l’ha tolto, sia benedetto il suo Nome. Così, con cuore devoto e allegro, ripetiamo anche noi. (Lettere, n. 166)

14Disprezzerò generosamente col favore di Dio ogni ambizione, vanità e superbia. Le dignità, le cariche, i posti non sono per me, né io domanderò mai tali cose. Mi ricorderò che tutto ciò che ho mi è venuto da Dio per mezzo di Maria Immacolata e non già per merito mio, né per mia ricerca. (Reg. di vita, 2. XVI)

15Salgano pure gli altri sino alle stelle: ne saranno meritevoli! Ma di ciò non averne invidia: nella scala di Giacobbe erano Angeli sì quelli che salivano, che quelli che scendevano e tutti facevano la volontà di Dio. (Reg. di vita, 2. XVI)

16L’Umiltà vera e di cuore ruba il cuore alla Vergine ed ottiene da Lei le più care visite. L’Umiltà è di cuore, quando s’interna nella propria viltà; è vera, quando è operativa cioè, nonostante si riputi indegnissima, fa ed opera nel tempo stesso tutto il Bene che può e che deve per dar gusto a Dio ed all’Immacolata sua Madre. (Sermoni mariani, 1 luglio 1752)

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17Al Predicatore è necessarissima l’Umiltà, come base e fonda-mento di tutte le virtù perché egli è sempre esposto alle lodi, ai biasimi, agli applausi e alle censure. Quindi, se non vuole inorgoglirsi, se è lodato; né turbarsi e abbandonarsi alla ma-linconia, se è biasimato, gli è molto necessaria l’Umiltà. (Predi-cazione Vangelica)

18Il rimedio per combattere la superbia è il rialzarsi subito dopo la caduta, rinnovare i buoni propositi e iniziare da capo, cento volte al giorno, se altrettante volte ce ne fosse bisogno. (Lettere, n. 533)

19Rompi il tuo parere, spezza il tuo volere, stritola le tue cocciu-taggini, insomma vinci te stesso. (Lettere, n. 372)

20Beato chi si mantiene fedele a Dio nell’umiltà, nella rassegna-zione e nella gioconda mansuetudine, in tempo di angustia e di consolazione. (Lettere, n. 172)

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21La cognizione viva delle nostre miserie ci sprofonda nella dif-fidenza di noi stessi, ma è anche un dono di Dio. Nel pozzo, infatti, vi sono due calderuole: quanto più si profonda una, tanto più si innalza l’altra; così il Signore vuole che quanto più ci sprofondiamo nella viva cognizione della nostra debolezza, tanto più c’innalziamo nella viva fiducia della sua onnipotenza e misericordia. (Lettere, n. 552)

22L’affabilità e l’amabilità si possono rappresentare come una donzella dal volto grazioso e allegro, con una ghirlanda di fiori in capo e una rosa nella mano destra, vestita di lino bianco. (Iconologia)

23Mi consolano le vostre espressioni dell’umiliarvi di cuore sot-to la potente mano di Dio. Questa certamente è la strada più sicura per farsi santa, e diventare dotta: giacché Dio si comu-nica a quelle anime che da Lui ricevono con cuor pacifico e mansueto l’umiliazione, che loro manda. (Lettera a Suor M. Petronilla, Montalto, 2 settembre 1772)

24Conviene armarsi di gran pazienza e soffrire allegramente, senza appassirsi. Nostra Signora alla fine scornerà il demonio. (Lettere, n. 193)

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25L’umiltà caccia Satana e conserva in noi le grazie e i doni dello Spirito Santo e per questa causa tutti i Santi, in particolare Maria SS.ma, ha sempre onorata ed accarezzata questa virtù, più di qualsiasi altra delle virtù morali. (Agli amanti di Maria)

26Noi diciamo molte volte che siamo niente, che siamo la stessa miseria, la spazzatura del mondo, ma ci risentiremmo molto se qualcuno ci pubblica per tali quali diciamo di essere. La vera umiltà non dice molte parole e procura di nascondere se stessa. (Agli amanti di Maria)

27Il superbo che confida in se stesso non intraprende alcuna cosa difficile, ma l’umile è tanto più coraggioso, quanto più si rico-nosce impotente e, nella misura che si stima da poco, diventa più ardito, perché ha tutta la sua confidenza in Dio, il quale si compiace di magnificare la sua Onnipotenza nella nostra infermità e innalzare la sua misericordia sopra la nostra mise-ria. Quanto a me, io non voglio mostrare di saper quello che non so, come al contrario, non voglio neanche fare l’ignorante. (Agli amanti di Maria)

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28Il punto principale dell’umiltà consiste nel riconoscere la no-stra bassezza e amarla, non già per mancanza di coraggio e di generosità, quanto per esaltare la maestà divina e far maggior conto del prossimo in confronto di noi stessi. Manteniamo sempre gli occhi rivolti a Gesù crocifisso, camminiamo nel suo servizio con confidenza e semplicità, saggiamente e discreta-mente; egli sarà il protettore della nostra reputazione per farci crescere nella santa umiltà, della quale una sola oncia vale più che mille libre d’onori. (Agli amanti di Maria)

29Se uno ci biasima ingiustamente, opponiamo piacevolmente la verità alla calunnia; se persevera a umiliarci, rimettiamo la no-stra riputazione e la nostra anima nelle mani di Dio. Serviamo Dio per mezzo della buona e della cattiva fama. S. Francesco di Sales afferma che l’umiltà ci perfeziona verso Dio e la man-suetudine verso il prossimo, ma occorre che umiltà e mansue-tudine siano dentro il cuore. (Agli amanti di Maria)

30Il Redentore disse: Imparate da me che sono mansueto e umile di cuore. Egli scelse l’umiltà e nascose sotto l’umanità la grandezza della divinità. Comparendo un giorno ad una sua divota, le disse: Imparate da sì gran Maestro ad essere umile di cuore e imparate dalla Madre Maria sua SS.ma ad accettare volentieri le umiliazioni che si presentano. (Agli amanti di Maria)

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NovembreSapienza evangelica

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1Il tempo è prezioso per impiegarsi in cose utili e buone; mai perderlo in ozio e in cose inutili o pericolose. Sarò dunque diligente nel servirmi bene del tempo. (Reg. di vita, 2. XVIII)

2Volle Gesù essere mortale per dare con la sua morte un con-forto alla nostra morte e con la sua Risurrezione la virtù e la speranza di risorger gloriosi per sua onnipotenza. Sicché consoliamoci. (Lettere, n. 133)

3La pace di cuore è un anticipato Paradiso e giova anche per la salute del corpo. Ma questa pace la dà il Cielo e non il mon-do, onde di lassù bisogna sperarla. Le cose di questa terra se hanno rimedio, conviene rimediarle con prudenza e con pace; se non hanno rimedio, convien sopportarle con rassegnazione e con pace. (Reg. di vita, 2. XIX)

4Non ci curiamo di accumulare denari e ricchezza: contentia-moci di avere il puro necessario per il nostro competente vitto e vestito. (Es. spirituali clero)

Novembre120

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5La nostra vita è una continua e ininterrotta battaglia contro noi stessi e i nostri nemici spirituali. Eppure tra tanti combat-timenti la pace trionfa. Se Dio permette che abbiamo tenta-zioni e combattimenti, ciò non è per perderci, ma per umiliar-ci; non è perché ci rigetta, ma perchè ci vuol vigilanti e fedeli. (Lettere, n. 154)

6Guai allo spirito che si raffredda, s’intorpidisce e s’invecchia: diventa come una vite infruttifera nella vigna dell’anima nostra e nell’arboreto delle nostre umane operazioni. Conviene dun-que ogni tanto ringiovanirlo con il rifarsi da capo nel servizio di Dio e piantare nuovi filoni di virtù. (Lettere, n. 288)

7Procurate con la modestia, l’esemplarità e la compo-stezza che chiunque vi veda, s’invogli a fare altrettanto. (Lettere, n. 27)

8La purità è la virtù che fa respirare soavità di Paradiso; pos-siede libertà, franchezza, semplicità e fugge ogni adulazione. (La vita comune)

Novembre121

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9A chi non approvava la sua dedizione verso il governo spiri-tuale delle donne, san Francesco di Sales rispondeva che le donne meritano di essere aiutate più che gli uomini, poichè più facilmente si lasciano condurre alla divozione, connatu-rale al loro sesso. Una volta che siano ben convinte in una virtù soda e semplice, le donne fanno maggior profitto de-gli uomini. Sebbene occorra maggior prudenza e cautela per guidarle, non per questo devono essere abbandonate, bensì trattate con rispetto e venerazione. La gran Madre di Dio, Maria Vergine SS.ma, osservava il santo, era stata di quel sesso, e lo aveva reso degno di onore, di stima e di aiuto.(La vita comune)

10Per ottenere e mantenere la purità di cuore, è di grande aiuto la frequenza ai SS.mi Sacramenti della confessione e comunione. (La vita comune)

11Per risvegliare nei nostri cuori la gratitudine, non vi è cosa più giovevole che richiamare alla memoria gli infiniti benefici ricevuti dalla morte del Redentore. Infatti, se enumeriamo le grazie, le misericordie, i doni, i meriti e le virtù che dal Sangue divino a noi ridondano, troveremo che senza Gesù siamo nulla e con Gesù abbiamo tutto. (Es. spirituali religiose)

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12Dice il santo Vangelo che i violenti conquistano il Regno dei Cieli. Per salvarsi occorre far violenza ai nostri desideri e co-raggiosamente sottometterli all’adorabile volontà di Dio. Oh che grato odore danno al cospetto divino quegli atti che si fan-no a viva forza per suo onore! State allegri: pensate e cercate di dare gusto a Dio e di fare la sua adorabile e amabile volontà dove “sono tutti i tesori della sapienza”. (Lettera a Suor M. Petronilla, Montalto, 2 settembre 1772)

13Benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo che per la sua grande misericordia, ci ha salvaguardato dall’amo-re del mondo, dalle orge e dalle leggerezze e ci ha chiamato all’osservanza del Vangelo nell’adempimento delle leggi della fede, della speranza e della carità e alla contemplazione della Passione di nostro Signore Gesù Cristo. (Lettera a Suor M. Petronilla, Montalto, 2 marzo 1773)

14Il Padre delle Misericordie e il Dio di ogni consolazione e pace, che umilia e solleva, conduce alle porte della morte e riporta indietro, fa ciò che vuole e dispone ogni cosa con san-tità, fortezza e dolcezza, ti benedica, ti aiuti, ti consoli e ti conduca alla perfezione del suo amore. (Lettera a Suor M. Petronilla, Montalto 9 marzo 1774)

Novembre123

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15L’amore disordinato di noi medesimi è quello che ci rovina! L’amore ordinato vuole che noi amiamo più l’anima, che il corpo; che abbiamo cura di acquistare le virtù; che facciamo più conto dell’amore celeste, che di quello mondano e caduco. (La vita comune)

16Siete ben persuaso che la santità consiste in una vita di bontà soda, che attende più al midollo delle virtù che alla cortec-cia di certe azioni esterne e di esibizioni che spaventano con le loro austerità? Pensate all’esempio di Gesù Cristo e di san Francesco di Sales. (La vita comune)

17Procurate di essere caro a Dio e al prossimo, per condurlo a Dio. Come vi portate nella dolcezza, nella condiscendenza e nell’allegrezza? Siete di coscienza troppo larga o troppo an-gusta? Siete coraggioso nelle afflizioni? Esaminatevi bene con semplicità e correggetevi generosamente, dolcemente e allegra-mente dove mancate. (La vita comune)

18Tenere lo spirito e il cuore distaccati dai beni temporali di questa terra, non solamente col rinunziare alla loro proprietà, ma anche col servirsi di essi con distacco: questo è il vero esercizio della povertà di spirito, cui è promessa la beatitudine eterna. (Costituzioni, 1794, cap. 33)

Novembre124

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19Sia evitata l’oziosità e l’eccessivo riposo, si amino la fatica e i lavori, secondo i propri talenti e impieghi. (Costituzioni, 1794, cap. 41)

20Nulla può mai bastar a chi Dio non basta e nulla può man-car a chi Dio non manca: poiché solo Dio può appagare pienamente il nostro cuore. (Costituzioni, 1752, Parte I, cap. 8)

21A Dio piacque collocare l’uomo nel Paradiso terrestre, non perchè in quel luogo pieno di amenità e di delizie se ne stesse riposato e ozioso, bensì, perché con le sue fatiche manuali lo lavorasse, lo coltivasse e lo custodisse. (Costituzioni, 1785, Parte II, cap. 41)

22Le divine chiamate sono paragonate all’arietta soave che spira e tenta di entrar nelle camere per ristorarci, ma se trova chiuse con rinforzo le finestre, picchia, suona e passa. Dio si paragona a un pellegrino che sta in piedi, alla porta del nostro cuore per bussare. Picchia, ma se non si risponde e non si apre egli, che sta in piedi, tira innanzi il passo e va via. (Es. spirituali Dame)

Novembre125

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23L’inquietarsi per sapere cose nuove, per avere sempre nuovi in-segnamenti, dissipa lo spirito, specialmente se poi non si prati-ca neppure una delle tante cose che si ascoltano. Meglio poco e buono e quello farlo. (Sermoni famigliari, 19 dicembre 1756)

24Superiamo tante volubilità, curiosità, alterigie e pigrizie. Deci-diamoci con serietà a seguire la strada della soda perfezione, per piacere a Dio. (Sermoni famigliari, 19 dicembre 1756)

25Il fervore di Spirito è un ardore della volontà, una vivacità dello Spirito, uno sforzo vigoroso dell’anima.Il fervore serve al nostro operare come al lume la fiamma e come il calore al fuoco. Togliete al fuoco il calore: è un nero carbone; togliete al lume la fiamma è uno stoppino puzzo-lente, così togliete dalle nostre buone operazioni l’ardore, la vivacità e lo sforzo vigoroso e rimangono solo pigrizia e tiepi-dezza. (Abbozzo di Quaresimale, 4 marzo 1757)

26La perseveranza è un dono di Dio che si può impetrare con quat-tro mezzi: resistere costantemente e con tutto lo sforzo agli assalti del demonio; ricominciare ogni giorno con nuovo fervore; rimet-tersi sulla strada di Dio dopo qualche caduta e domandare ogni giorno con calore a Gesù sacramentato e all’Immacolata sua Ma-dre il dono della perseveranza. (Abbozzo di Quaresimale, 12 aprile 1757)

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27La gratitudine è la virtù che ci permette di riconoscere i benefici ricevuti, e ricompensare il Benefattore. Essa può esercitarsi facendo spesso memoria delle grazie e benefici che Dio per sua Misericordia ci ha dati e dandogli di buon cuore mille lodi, benedizioni, e ringra-ziamenti. (Costituzioni, 1752)

28Si esercita la gratitudine col soffrire volentieri le pene, i trava-gli, i dolori, le malattie e la morte stessa pensando alla morte dolorosa, sofferta da Gesù di buon cuore per amor nostro. Col corrispondere alle divine misericordie, ponendo tutta l’at-tenzione e premura di dare a Dio con animo pronto, generoso e allegro quello che egli richiede da noi. Con tener memoria anche dei benefici ricevuti da pii benefattori sì rispetto all’ani-ma, che al corpo; mostrarne loro gradimento e ricompensarli dove si può, particolarmente con le continue fervide orazioni. (Costituzioni, 1752)

29L’ingratitudine dispiace molto a Dio ed è un contrassegno di mancanza di carità, da cui la gratitudine nasce. (Costituzioni, 1752)

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30La fedeltà è graditissima a Dio.La parola FEDELTÀ si compone di sette lettere che sono sette ricordi e propositi per la conquista del Paradiso:Fiducia in DioEsattezza in tutte le coseDevozione a Gesù Sacramentato e a Maria Immacolata,Esemplarità nel parlare e nel trattareLontananza dall’oziositàTaciturnità in tempo di ingiurie e torti ricevutiAllegrezza di spirito. (Es. spirituali ordinandi, 1765)

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DicembreL’Immacolata e Natale

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1Il mondo può chiamarsi un mare tempestoso di guai, di ten-tazioni e di mille mali. Volete essere aiutati e salvi tra tante tempeste? Eccovi il modo: siate sempre devotissimi dell’Imma-colata Concezione e procurate di raccomandare ad altri questa santa devozione. (Sermoni Immacolata, n. 2/a, 1747)

2A ragione i Padri della Chiesa chiamarono la gran Vergine Im-macolata con il nome di consolatrice degli afflitti; come la Chie-sa giornalmente la invoca. Siamo in una valle di lacrime e di af-flizioni interne ed esterne. Gettiamoci nelle braccia della nostra celeste Consolatrice; confidiamo e stiamo allegri. (Lettere, n. 95)

3Beato chi si fida di Dio e dell’Immacolata sua Madre. Con questa viva fiducia, cooperando con la Grazia, giungeremo alla meta dei nostri desideri, che è amare e glorificare il nostro caro Dio e l’Immacolata sua Madre in questa vita e nell’altra. (Lettere, n. 56)

4Nostra Immacolata Signora si degni portarci a Dio e al suo di-vin Figlio, unirci a Lui e farci fare sempre la sua divina volontà. State intanto allegri e lasciate la cura di voi a sì premurosa Madre. (Lettere, n. 65)

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5Felici i veri devoti dell’Immacolata Concezione di Maria! Fe-lici in vita perché la gran Vergine li tutela come le pupille dei suoi occhi. Ma assai più felici nella loro morte perché la Vergi-ne Immacolata si fa per loro scudo con specialissima cura con-tro tutti gli assalti, sostegno e sicurezza per fare santamente quel periglioso passaggio! (Sermoni Immacolata, n. 13/b, 1763)

6Beati i veri devoti di Maria perché hanno già un piede in Pa-radiso! Ma più beati coloro che nutrono anche un sincero e costante ossequio verso l’Immacolata Concezione. Perché più beati? Perché essi mostrano un amore più forte, più tenero, più filiale e così impegnano Maria SS.ma a patrocinarli con cuore più affettuoso e premuroso. Oh se sapeste quanto preme alla Vergine farsi vedere in Cielo tutta pura, tutta Immacolata e tutta bella da coloro che per tale la credono quaggiù in terra e per tale la manifestano e la sostengono con tutto lo zelo. (Sermoni Immacolata, n. 13/b, 1763)

7L’Immacolata Concezione di Maria sia la tua continua rifles-sione, il pane del tuo intelletto, la consolazione della tua ani-ma, il sostegno del tuo spirito, la memoria dei tuoi desideri, il fondamento del tuo amore e il manuale dei tuoi esercizi e delle tue occupazioni. (Costituzioni, 1752)

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8Solennità dell’Immacolata Concezione. L’universo, il cielo e la terra, gli angeli e gli uomini ammirano e lodano la somma bellezza e perfezione di Maria, nostra Signora nella sua Im-macolata Concezione. Perché noi siamo così scarsi, freddi e lenti nell’encomiarla? Nel giorno lieto e santo della sua festa incominciamo ad essere tutto cuore per amare Maria Imma-colata, tutta lingua per lodarla, tutto zelo per glorificarla, tutta puntualità e premura per venerarla con una vita santa e devota. (Lettere, n. 465)

9Maria SS.ma sin dal giorno in cui l’Arcangelo Gabriele le ar-recò la felice comunicazione che doveva esser Madre del Figlio di Dio, incominciò a sperimentare i dolci tormenti di veder nato questo suo divin Figlio per la Redenzione del mondo. Bramava di darlo presto alla luce, affinché si manifestasse la divina misericordia a favore di noi tutti. (Sermoni mariani, proba-bilmente 1746)

10Viva la santa casa di Loreto! Consacrata dall’ineffabile Incar-nazione del divin Verbo e dalla sacra Famiglia, da Nazareth trasportata miracolosamente dagli angeli in terra marchigiana. (Sermoni mariani, 10 dicembre 1756)

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11Il caro Dio ha promesso di essere sempre vicino con il suo speciale aiuto a tutti quelli che con cuore umile e devoto lo invocano e gli si raccomandano. Rinnoviamo tutta la nostra fiducia nella sua divina Misericordia, specialmente a riguardo dell’Immacolata sua Madre, che con cuore sincero veneriamo. (Lettere, n. 98)

12Chi più delle Accademiche Concezioniste devono mostrarsi zelanti dell’onore della Immacolata Concezione? Esse perciò per onorare e glorificare questo sacro Mistero di nostra Si-gnora devono anche dirigere il loro studio. Anzi per essere più diligenti, si obblighino con voto perpetuo di crederlo, anche a costo della vita, purché dalla Santa Chiesa non fosse loro comandato il contrario. (Costituzioni Accademia)

13Noi giacevamo nelle più dense tenebre e Maria Vergine, la no-stra cara Signora, che portava nel sacro ventre Gesù, sole di giustizia, immaginatevi come intensamente bramava che na-scesse! O felicissimo san Giuseppe, che più volte ascoltò gli affannosi desideri di Maria! (Sermoni mariani, databile 1746)

14Maria SS.ma partorisce Gesù Bambino per noi, per porcelo nel nostro cuore; e noi perché vogliamo esser tanto ostinati, tanto ingrati col non riceverlo? (Sermoni mariani, probabilmente 1746)

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15Siccome Maria desiderò la nostra salute, così noi desideriamo la sua gloria; siccome essa ci amò come teneri figli, così noi ri-amiamola come tenera Madre; siccome essa ci diede con amo-re il suo caro Bambino, così noi con amore riceviamolo per sempre nel nostro cuore. Su via, facciamo il santo proposito di esser tutti di Maria con umili ringraziamenti e ardentissimo amore. (Sermoni mariani, databile 1746)

16Coltiviamo con tutto il cuore l’umiltà e la vera mansuetudine, se desideriamo la Grazia e i doni di Gesù Bambino. Queste virtù invoco dal divino Fanciullo per voi. (Lettera 101)

17La pace perfetta che il Santo Bambino portò qui in ter-ra con la sua santissima nascita, prego Gesù che conceda al vostro cuore, insieme alla santa carità e innumerabili grazie.(Lettere, n. 154)

18Al Paradiso, al Paradiso i nostri cuori e le nostre mire. Lassù godremo eternamente i frutti della nascita di Gesù Bambino, se in terra faremo ogni sforzo di amar-lo, glorificarlo e imitarlo nella mansuetudine e nell’umiltà.(Lettere, n. 175)

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19Prego il Santo Bambino a ricolmarvi di virtù e di benedizio-ni celesti e a mantenervi pura e casta di mente, di cuore e di corpo, come sposa prediletta, che segue l’Immacolato Agnello dovunque vada. (Lettere, n. 177)

20I favori che possono riempire il mio cuore sono il pos-sesso di Gesù Cristo, Dio mio che sana il corpo, sal-va l’anima, rende prospero il tempo, fa beata l’eternità.(Lettere, n. 153)

21Apprendiamo dal divino Infante la celeste mansuetudine con la quale ci tira a sé e ci rapisce i cuori. (Lettere, n. 200)

22Cristo Signore nato a Betlemme fu per noi Fanciullo, Maestro, Re. Fu Fanciullo per attirarci con il suo amore. Maestro per insegnare a tutti gli uomini la mansuetudine e l’umiltà. Re, per essere adottato da tutti come sovrano dei cuori. Offriamo, dunque, il nostro cuore a questo divino Fanciullo come culla, come cattedra e come trono. (Lettere, n. 202)

23Prego il Santo Bambino a rapirvi il cuore e donarvi il suo. Oh che bel baratto sarebbe questo! Chi è umile, lo speri e lo otterrà. (Lettere, n. 376)

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24Lo spirito conviene tenerlo sollevato a forza di esercizio di virtù, specialmente di umile e pacifica sommissione e di una dolce semplicità ad onore del Santo Bambino. (Lettere, n. 532)

25Santo Natale. Nel giorno così misterioso, solenne e miracolo-so come il Santo Natale di un Dio fatto Uomo; giorno in cui i monti si liquefanno come cera, le colline si abbassano, le valli si riempiono e s’innalzano, le vie tortuose si raddrizzano, le disastrose si appianano e perfino i leoni abitano pacifici con i mansueti agnellini, cosa potrò dire a voi e alle vostre studenti? Con il capo chino a terra, adoro, lodo, e ripeto: il Verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi e dentro di noi, per mezzo di Maria. Alto mistero! (Lettere, n. 293)

26Prego perché tu sia felice. Guarda sempre il Bambino Gesù nel-la tenerissima età di pochi giorni pieno di dolori; ricorda che le nostre gioie sono riposte in Lui. In qualunque età e in qua-lunque tempo dell’anno, adattiamoci a soffrire qualcosa per suo amore. (Lettera a Suor M. Petronilla, Montalto, 31 dicembre 1770)

Dicembre136

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27Dagli esempi di nostra Immacolata Signora dobbiamo ap-prendere come possiamo venerare il mistero della nascita del caro Gesù Bambino, nostro Dio e Redentore. Leggiamo in san Luca che la gran Vergine Madre, conservava e meditava nel suo bel cuore tutti gli elogi e tutte le tenere devote espressioni dei pastori e di altri, concorsi ad adorare il caro Gesù (Lc 2, 19). Supplichiamo dunque Maria di tenerci raccolti e rapiti nel caro divinissimo Bambino. (Lettere, n. 73)

28Se gli angeli ci invitano; se i pastori ci spronano; i Santi Re Magi ci destano e ci eccitano con il loro esempio a essere pronti e solleciti nel divino servizio. (Lettere, n. 177)

29Entra, entra nel presepe del divino Bambino e prega che sia aperto l’ingresso di questo Paradiso terrestre per adorare il Signore e implorare da lui misericordia. O noi felici, se il divi-no Bambino ci rivolge benignamente i suoi occhi, se la Madre di Dio prega per noi, se san Giuseppe, insieme agli angeli e ai pastori parleranno a Gesù in nostro favore. Così avvenga per te e così per me. (Lettere, n. 329)

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30In ogni tempo è ottima l’evangelica semplicità, ma nella cele-brazione del Santo Natale di Gesù Bambino è necessaria. A Natale conviene semplicità di suonare, di cantare, di scrivere e di tutto; dobbiamo fare propositi di ritornare nella semplicità, nell’ umiltà e mansuetudine dei bambini per imitare il nostro Dio, fatto per noi Bambino. (Lettere, n. 329)

31La Fede di qua, la Gloria di là: di qua si crede, di là si vede. Umiliamoci di cuore davanti al Santo Bambino e preghiamolo di donarci la mansuetudine, l’umiltà e la semplicità di cuore.Queste tre virtù vi auguro! (Lettere, n. 329)

Dicembre138

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Immagine dell’Immacolata che il Venerabile F. A. Marcucci teneva appesa sul letto, olio su rame, sec. XVIII in Museo Francesco Antonio Marcucci, sala V, AP.

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Preghiera per la glorificazione del Venerabile Francesco Antonio Marcucci

Trinità Santissima,che, alla scuola della Vergine Immacolata,hai plasmato l’umile tuo ServoFrancesco Antonio Marcucci.rendendolo modello di totale disponibilitàe di ardente caritànel servizio premuroso dei fratelli,fa’ che egli risplenda nella Chiesa e nel mondo come segno della tua santità,e a me, fiducioso nella tua misericordia, concedi per sua intercessione e per la tua gloria la grazia che ti chiedo…

Immacolata Madre del Signore,amata ardentemente dal Venerabile,conforta i Pastori della Chiesa, le famiglie,le persone consacrate, gli educatori, i giovani e quanti cercano il Figlio tuo con cuore sincero. Amen!

Tre Gloria al Padre, ecc.Con approvazione Ecclesiastica, marzo 2003

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BIBLIOGRAFIA

Manoscritti

F. A. MArcucci, Agli amanti di Maria, 1737, ASc 2.F. A. MArcucci, Il Carnovale santificato principalmente colla pratica dei santi esercizi spirituali, Ascoli, 8 dicembre 1737, ASC 3.F. A. MArcucci, Il Carnovale santificato colla pratica dei santi esercizi spirituali per i Secolari, e per gli Ecclesiastici, 1739 Ascoli, ASC 10F. A. MArcucci, La Vita Comune, 1740, ASC 5 bis.F. A. MArcucci, Introduzione alla predicazione Vangelica, 1740, ASC 4.F. A. MArcucci, Costituzioni dell’Accademia dell’Immacolata Concezione, della Scuolapia di Ascoli, 28 Settembre 1747, ASC 16.F. A. MArcucci, Ristretto della Retorica, 6 settembre 1749, ASC 18.F. A. MArcucci, Meditazione sul SS.mo Sacramento, 6 Marzo 1749, manoscritto non numerato.F. A. MArcucci, Sermoni familiari per le domeniche di Avvento, dicembre 1756, ASC 35.F. A. MArcucci, Abbozzo di Quaresimale, 9 marzo 1757, ASC 38F. A. MArcucci, Sermoncino della funzione del S. Mortorio, 1759, ASC 51F. A. MArcucci, Abbozzo degli esercizi spirituali per gli ordinandi e per li vari altri ecclesiastici concorsi, dati in seminario, 20 febbraio-1 marzo 1765, ASC 39.F. A. MArcucci, Lettere a Suor M. Petronilla Capozi (1766-1775), ASC 136/a.F. A. MArcucci, Compendio degli esercizi spirituali alle religiose dell’Immacolata Concezione, 29 gennaio-4 febbraio 1769, ASC 39.F. A. MArcucci, Iconologia, 14 dicembre 1771, ASC 59.

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F. A. MArcucci, Esercizi Spirituali per le Dame e Principesse Romane presso la Chiesa di S. Ignazio di Roma, 23 - 30 marzo 1779, ASC 76.F. A. MArcucci, Nella Professione di Suor Maria Santina, 8 settembre 1783, ASC 38.F. A. MArcucci, Omelie e discorsi (1756 – 1794), ASC 33.

Stampati

F. A. MArcucci, Costituzioni per la Congregazione delle Religiose dell’Immacolata Concezione di Maria, Ascoli, 1752.F. A. MArcucci, Costituzioni Compendiose e Declaratorie (I e II parte) delle Pie Operarie dell’Immacolata Concezione di Maria, Roma, 1785.F. A. MArcucci, Costituzioni delle Pie Operaie dell’Immacolata Concezione di Maria sempre Vergine, Ascoli, 1794.F. A. MArcucci, Abbozzo di esercizi spirituali dati al mio clero, Montalto 1770, Marcucciana Opera Omnia, vol. I, Grottammare, Aprile 2001.F. A. MArcucci, Sermoni per il triduo e la festa dell’Immacolata Concezione (1739-1786), Marcucciana Opera Omnia, vol. III, Dolo-VE, 2004. F. A. MArcucci, Della Imitazione di Maria, Roma, 1785, in Preghiere, 2006.F. A. MArcucci, Sermoni per le feste mariane, a cura di Suor Maria Paola Giobbi, Marcucciana Opera Omnia, vol. V, Ascoli Piceno, 2008.F. A. MArcucci, Il Regolamento di vita, a cura di Maria Paola Giobbi, Marcucciana Opera Omnia, vol. VIII, Grottammare, 2009.F. A. MArcucci, Scritti sulla Musica (a cura di Valter Laudadio), Marcucciana Opera Omnia, vol. IX, Acquaviva Picena, 2010.F. A. MArcucci, Lettere alle suore e alle educande (1742-1797), a cura di Suor Maria Paola Giobbi, Marcucciana Opera Omnia, vol. X, Lev 2012.

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Per informazioni, biografie e/o altro materiale e segnalazioni di grazie ottenute per intercessione del venerabile Francesco Antonio Marcucci, rivolgersi alla Postulatrice delle Suore Pie Operaie dell’Immacolata Concezione, Suor M. Paola Giobbi - Via S. Giacomo, 363100 Ascoli Piceno - Tel.: 0736/259977E mail: [email protected]

Casa Generalizia: Via Cosimo Tornabuoni, 2 - 00166 Roma - Tel.: 06/6240710Per saperne di più, visita il sito: www.monsignormarcucci.com