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...e facciamola sul serio... la via crucis PERIODICO DELLA PARROCCHIA SS. TRINITÀ - MILANO anno 9 - numero 46 - Febbraio 2018 il filo 1 U na delle forme di preghiera della tradizione della chiesa che viene utilizzata soprattutto nel tempo di Quaresima, è quella della Via Crucis. Nel rito ambrosiano, in particolare, poichè i Venerdì di Quaresima sono aliturgici e cioè senza la celebrazione della S. Messa, si sostituisce facil- mente la celebrazione dell’Eucarestia con la Via Crucis. Penso che tutti sappiamo cosa è, ma, forse, è bene approfondire un po’ il si- gnificato e il senso di questa pre- ghiera. Nasce certamente da un desiderio di partecipare in qualche maniera al cam- mino della croce che ha vissuto nostro Signore, provando i suoi stessi senti- menti, il dolore, l’amore incondizio- nato per noi. Certamente i primi a celebrare la “via crucis” sono stati i suoi discepoli che, dopo la sua Passione, camminando per le strade di Gerusalemme e vedendo i luoghi percorsi da Gesù, si saranno fermati, avranno rivisto il suo volto, ricordato i suoi lamenti e le sue pa- role e avranno rivissuto nuovamente il suo dolore e il peso del loro tradimento e abbandono. Così i primi cristiani, spinti da questo desiderio di amore e di con-passione avranno percorso queste strade in pellegrinaggio. Poi, non potendo più acce- dere alle vie di Gerusalemme ecco che hanno pensato di poter rivivere e meditare questi momenti anche nelle loro chiese e nelle strade della loro città aiutati da immagini, da canti e preghiere facendo delle soste di meditazione, le stazioni. Lo scopo quindi era di partecipare in qualche modo alle sofferenze di Gesù, rappresentandole e ripresentan- dole nella quotidianità. Intuizione di preghiera lodevole ma che non può e non deve fermarsi a una serie di gesti, di passi e di parole che ci riportano al passato ma che ci invitano ad aprire gli occhi e il cuore pensando a Gesù che oggi, in mezzo alle nostre case continua il suo cam- mino della croce. Ecco che quest’anno vogliamo pro- porre per i venerdì di quaresima dei momenti di Via Crucis un po’ diversi dal solito. Alla luce della Passione di Cristo, ve- dremo di conoscere e di scoprire al- cuni luoghi o situazioni di vita in cui ogni giorno si consuma la via della croce così che la nostra preghiera sia sempre meno una vuota formalità e sempre più secondo il desiderio di Dio come ci richiamava il vangelo di Matteo citando il profeta Osea: “Misericordia io voglio e non sacri- fici” (Mt 9,13) e uscendo dalla chiesa possiamo ve- dere Gesù sofferente nei nostri fratelli e ricevere dal loro dolore la luce della Pasqua. don Mario

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...e facciamola sul serio...la via crucis

PERIODICO DELLA PARROCCHIA SS . TRINITÀ - MILANOanno 9 - numero 46 - Febbraio 2018

il filo 1

Una delle forme di preghiera della tradizionedella chiesa che viene utilizzata soprattuttonel tempo di Quaresima, è quella della Via

Crucis.Nel rito ambrosiano, in particolare,poichè i Venerdì di Quaresima sonoaliturgici e cioè senza la celebrazionedella S. Messa, si sostituisce facil-mente la celebrazione dell’Eucarestiacon la Via Crucis. Penso che tutti sappiamo cosa è, ma,forse, è bene approfondire un po’ il si-gnificato e il senso di questa pre-ghiera. Nasce certamente da un desiderio dipartecipare in qualche maniera al cam-mino della croce che ha vissuto nostroSignore, provando i suoi stessi senti-menti, il dolore, l’amore incondizio-nato per noi. Certamente i primi a celebrare la “viacrucis” sono stati i suoi discepoli che,dopo la sua Passione, camminando perle strade di Gerusalemme e vedendo iluoghi percorsi da Gesù, si saranno fermati, avrannorivisto il suo volto, ricordato i suoi lamenti e le sue pa-role e avranno rivissuto nuovamente il suo dolore e ilpeso del loro tradimento e abbandono. Così i primi cristiani, spinti da questo desiderio diamore e di con-passione avranno percorso questestrade in pellegrinaggio. Poi, non potendo più acce-dere alle vie di Gerusalemme ecco che hanno pensato

di poter rivivere e meditare questi momenti anchenelle loro chiese e nelle strade della loro città aiutati daimmagini, da canti e preghiere facendo delle soste di

meditazione, le stazioni. Lo scopo quindi era di partecipare inqualche modo alle sofferenze diGesù, rappresentandole e ripresentan-dole nella quotidianità. Intuizione di preghiera lodevole mache non può e non deve fermarsi auna serie di gesti, di passi e di paroleche ci riportano al passato ma che ciinvitano ad aprire gli occhi e il cuorepensando a Gesù che oggi, in mezzoalle nostre case continua il suo cam-mino della croce. Ecco che quest’anno vogliamo pro-porre per i venerdì di quaresima deimomenti di Via Crucis un po’ diversidal solito. Alla luce della Passione di Cristo, ve-dremo di conoscere e di scoprire al-cuni luoghi o situazioni di vita in cuiogni giorno si consuma la via della

croce così che la nostra preghiera sia sempre meno unavuota formalità e sempre più secondo il desiderio diDio come ci richiamava il vangelo di Matteo citandoil profeta Osea: “Misericordia io voglio e non sacri-fici” (Mt 9,13) e uscendo dalla chiesa possiamo ve-dere Gesù sofferente nei nostri fratelli e ricevere dalloro dolore la luce della Pasqua.

don Mario

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La storia di Spelata Not

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Poco prima di Natale ero davanti alla tastiera del mio computer perché volevo scrivere la favola daraccontare ai miei piccoli amici per la messa della vigilia ma non mi veniva in mente niente. Pensache ripensa quando a un tratto sento qualcosa che gratta alla porta di casa e una vocina flebile che

sussurrava: “Mi ao”, “Mi ao”. Subito ho pensato che ci fosse il saluto di un bambino cinese che veniva a farmigli auguri. Apro la porta e cosa mi vedo di fronte? Un gattino o meglio una gattina che miagolando comin-cia a spingere con la testa tra i miei piedi per poter entrare in casa, le faccio spazio stupito e incuriosito daquesta improvvisa apparizione e appena entrati, con stupore ancora più grande, mi accorgo che questa co-mincia a parlare…. “Ciao, lo so che stai preparando la favola di Natale e allora volevo darti una mano, o me-glio una zampina, sì perché io ne ho una bella da raccontarti, ma scusami, volevo presentarmi, il mio nomeè Spelata.”Subito la interrompo e le chiedo come mai un nome così per una gattina così bella, soffice e pelosa. E lei mirisponde subito e comincia a raccontare questa storia me-ravigliosa.“Devi sapere che io sono l’ultimogenita di una stirpe digatti molto belli e famosi. Alcuni dei miei antenati sonostati divi del cinema come gli Aristogatti e Silvestro, altricantanti, Cat Stevens, i Gatti del vicolo dei miracoli, altriancora stilisti come il Gatto con gli stivali e altri grandipersonaggi della storia, Gattamelata, Mao … e da ultimoil famoso Gattuso.”E così, vista la mia fede milanista, comincio a interessarmiancor di più alla storia.“Però, tutta la fortuna della nostra famiglia è iniziata circaduemila anni fa…. Ti racconto com’è andata: C’era una volta in un paesino piccolo piccolo della terradi Giuda di nome Betlemme una gattina nera, molto magra e spelacchiata, era piccola e sola perché la suamamma era stata stirata un sabato sera da un cavallo guidato da un soldato romano che aveva appena fattoil pieno di vino dei castelli e il suo papà se ne era andato con la gattina vicina, sapete come sono fatti i gatti…e così lei era rimasta sola, presa in giro da tutti i suoi compagni per il suo aspetto che la faceva assomigliarepiù all’albero di Natale di Roma che a un signor gatto.Una notte, durante la festa di Hannukà, che ogni anno il popolo di Israele celebrava con canti e luci, tutto ilpaese era in fermento e anche i gatti si davano da fare per preparare bene questa festa.C’è chi passava intere giornate al supermerGatto per fare il pieno di cose buone e succulente, chi passava lenotti a miagolare davanti all’abitazione della gattina più bella del villaggio, chi invece approfittava dellafesta per dormire tutto il santo giorno al caldo del caminetto. Alcuni gatti, i più giovani invece giravano tuttointorno con i campanelli legati al collo per sentire la musica, (sapete i gatti non hanno il cellulare e le cuf-fie, soprattutto a quei tempi). Altri invece, non certo quelli vegani, andavano a caccia di topi e uccellini perdivertirsi (non c’era ancora la play). Alcuni poi passavano ore ed ore a lisciarsi il pelo, a spruzzarsi la laccae farsi la piega e a provare nastrini e abitini colorati per essere pronti per la festa.Insomma, ognuno faceva qualcosa di diverso ma tutti, proprio tutti, erano uniti nel prendere in giro “Spe-lata”. Lei doveva nascondersi il più possibile e aveva tanta amarezza nel cuore e non aveva nessuno, ma pro-prio nessuno che la guardasse o che giocasse con lei.Ma ecco che mentre stava gattonando triste, si accorse che intorno a lei si era radunata tanta gente e strana-mente, nessuno la prendeva in giro o le dava qualche pedata, tutti erano in cammino, in fretta verso unameta… ma dove stavano andando? Che abbiano inaugurato un nuovo centro commerciale? Decise, senza farsi troppo notare, di mettersi anche lei in cammino e così dopo un po’ si trovò in mezzo allacampagna, con tanto freddo ma anche con tanta luce, una luce mai vista prima di allora, forse, pensava, que-st’anno il comune si è dato da fare alla grande per celebrare la festa delle luci! No, non era così, quella luce proveniva da una misera capanna ma soprattutto da qualcosa o qualcuno chesi muoveva al centro di quella capanna, si avvicinò per vedere meglio: era un bambino piccolo piccolo, ap-

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pena nato che aveva di fianco la sua mamma e il suo babbo e riconobbe anche lì vicino a lui, Nello, l’asi-nello e Mu il bue del paese, gli unici amici che aveva e con i quali passava molte ore a giocare. Ecco perchéoggi non erano a casa! Ecco dove erano finiti! Ma mentre si avvicinava sempre di più, noto che Nello e Muche l’avevano vista, con fare molto serio le avevano strizzato l’occhio indicando con la testa il bambinello. Subito intuì di cosa c’era bisogno, il piccolo aveva i piedini nudi e aveva freddo, allora si avvicinò gattongattoni, raccolse tutti i suoi pochi peli sparsi sul suo corpo e si ranicchiò ai piedi di Gesù per dargli un po dicalore e intanto, con la sua linguetta ruvida accarezzava i piedini del bambino.Nello e Mu la guardarono compiaciuti, ma soprattutto fu lo sguardo intenso e pieno di gratitudine del Bam-bino Gesù che riempì il suo cuore. Lui sorrideva (anche perché lei con la lingua gli stava facendo il solle-tico), e da lui veniva una luce mai vista che avvolse Spelata facendole sentire tutto il suo amore. Da quel momento il suo corpo divenne un grosso batuffolo morbido e soffice di un colore mai visto, e la suavita cambiò e cambiò anche la nostra vita. Gesù sa sempre ricompensare chi sa avere compassione di chi soffre ed ha bisogno. Anche se possiamo farepoco, l’importante è che diamo tutto. E ora Spelata non parla più, una lacrima di commozione spunta sui sui occhi verdi. A me non resta che ringraziarla anche a nome di tutti voi per averci raccontato questa bella storia. Buon Natale!

Don Mario

Lettera ai genitori “sportivi”Cari mamme e papà,quando vostro figlio torna a casa dopo la partita cambiate la domanda. Non chiedetegli subito “ Hai vinto?”, chiedetegli invece: “Com’è andata? Ti sei divertito?”Quando scegliete la società sportiva per vostro figlio non guardate se è gemellata a qualche società divertice; non fatevi incantare dall’idea di fare di vostro figlio un campione. Guardate invece il progettoeducativo, chiedete di incontrare l’allenatore e i dirigenti e provate a capire se sono persone che vorrannobene al vostro ragazzo. Quando scegliete lo sport di vostro figlio non scegliete voi per lui. Lasciatelo libero di fare lo sport chegli piace. Lasciatelo libero di cambiare e provare tanti sport se gli va di farlo. Lasciatelo libero di gio-care, di divertirsi, di sbagliare... Quando siete fuori dal campo a vedere la partita non fatevi prendere da una sorta di “trance sportiva”che vi porta a trasformarvi in tifosi da stadio. Fate vedere a vostro figlio chi siete! Fategli trovare in tri-buna un papà e una mamma che sorridono, che fanno il tifo per tutta la squadra, che applaudono gli av-versari, che non criticano l’arbitro se sbaglia, che fanno festa che si vinca o che si perda. Lui non dirànulla ma sarà felice ed orgoglioso di voi. Dentro di se dirà “guarda la mia mamma e il mio papà come sono bravi”. Quando l’allenatore fa giocare poco vostro figlio non criticatelo, fidatevi di lui... è il modo migliore perfare il bene del vostro ragazzo. Quando tornate a casa in macchina dopo una partita persa non ripensate alla partita dicendogli ma-gari: “dovevi fare questo, dovevi fare quello, il tuo mister non capisce nulla, ha sbagliato i cambi”.Quando avete tanti impegni nel weekend non dimenticate di trovare il tempo per andare a vedere la par-tita di vostro figlio. Se non ci sarete lui si accorgerà di quel vuoto in tribuna. Questo non è un decalogo, sono semplicemente suggerimenti che speriamo aiutino a riflettere. I ragazzi sanno gestire molto bene vittoria e sconfitta. Magari si arrabbiano se perdono o se restano inpanchina, ma un’ora dopo hanno dimenticato tutto e sono pronti a sorridere alla vita. Sono gli adulti chespesso trasferiscono tensione prima, durante e dopo una partita. Dobbiamo promettere a noi stessi dinon essere mai quello che in fondo non vorremmo essere: elementi di disturbo nella gioia di giocare deiragazzi.

Di Massimo Achini, presidente CSI tratto da Avvenire di Domenica 21 Gennaio 2018

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Un canestro di idee N

ella nostra Comunità sapete che non si può stare fermi e così anche nel gruppo che ruota intornoal basket stiamo riempiendo un canestro di idee…Per fare cosa? Mah…innanzi tutto per far sì che i “piccoli” che oggi frequentano assiduamente

l’oratorio e il gruppo sportivo continuino a farlo anche da “grandi” in un ambiente sempre stimolante chenon faccia perdere loro la voglia di divertirsi insieme. Perciò bisogna creare un ambiente salutare in cui i no-stri ragazzi ritrovino il piacere del gioco proprio nello sport, anche quando la prepotenza dell’adolescenzasi farà sentire a voce alta.In realtà, inconsapevolmente, o forse solo senza troppa pomposità, gli allenatori che si occupano dei pulcini,aquilotti e cuccioli vari che si allenano e giocano a basket nel nostro oratorio, già mettono in pratica questoatteggiamento. Se ricordate, qualche mese fa vi ho raccontato di come i nostri ragazzi si allenano e come vi-vono le loro partite. In due parole si potrebbe dire che si divertono e lo fanno insieme, si allenano con entu-siasmo (a volte anche troppo!) e si confrontano sul campo in modo leale. Ci mettono passione.Come si fa, partendo da questi presupposti, a dare vita ad un progetto sportivo ma anche (e soprattutto) edu-cativo? Ma soprattutto, mi sono chiesta, questa visione è solo nostra? Siamo speciali? Niente affatto…que-sti atteggiamenti sono vecchi quanto lo sport stesso.Non so se capita anche a voi, ma quando mi imbatto in qualcosa di nuovo di colpo mi pare che tutti si oc-cupino della stessa cosa. Sono stata coinvolta (o forse mi sono coinvolta da sola...) nella ricerca di nuove fi-gure che potessero affiancare le nostre allenatrici in previsione di una nuova squadra di “grandicelli”. Dovevo quindi chiarirmi che cosa rappresenta lo sport per noi e come vogliamo che venga praticato, per poterdare una visione chiara a chi si fosse proposto. Neanche a farlo apposta, per ogni dove si è posato il mio sguardo ho trovato spunti interessanti….Sfogliando il libro di storia di mio figlio, mi sono imbattuta nella storia dell’antica Grecia. Si legge: “I Grecidavano molta importanza allo sport perché tra le altre cose si poteva rendere omaggio agli dei.”…Così penso “certo, perché lo sport in fondo è un inno alla vita e alla vitalità per cui rendiamo grazie”.Ma proseguendo nella lettura mi accorgo che i Greci erano davvero avanti; si legge: “Il più grande eventosportivo si svolgeva a Olimpia dove sorgeva il tempio di Zeus e dal 776 a. C. ogni 4 anni vennero organiz-zate le Olimpiadi; erano un momento di incontro fra tutti i Greci per sentirsi parte dello stesso popolo. Per questo durante i giochi olimpici le guerre tra le città dovevano essere sospese”. Di questo passaggio mi hanno colpito alcune parole che ormai troppo spesso non si trovano più legate allosport: incontro, un solo popolo, giochi. “No, mi sono detta, ti sbagli….lo spirito dello sport è ancora questo…leggi oltre”.

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Nel 1896 Pierre de Coubertin dopo secoli di silenzio riscopre le Olimpiadi, non solo come attività sportivama anche come spirito collettivo, tanti atleti un solo ideale. De Coubertin infatti ripropone una grande ma-nifestazione sportiva con lo scopo principale di mettere insieme atleti di tutto il mondo per dare il vero esem-pio di lealtà sportiva. Per de Coubertin l’obiettivo dell’atleta deve essere soprattutto quello di migliorare sestesso indipendentemente dal risultato della gara; ecco il vero significato della sua celebre frase: “l’impor-tante non è vincere ma partecipare“. E per completare la visione di “un solo popolo” de Coubertin si inventaanche il Villaggio Olimpico dove gli atleti si ritrovano dopo le gare per vivere e condividere l’esperienzaolimpica.Va bene, ma cosa c’entra tutto ciò con un progetto sportivo-educativo? Se ci pensiamo bene, lo sport (soprattuttoquello di squadra) permette di mettere inpratica un intenso rapporto con gli altri econ il mondo attraverso il corpo, che non èpiù solo fisicità ma anche relazione inter-personale. Come fa lo sport ad educare? Aben pensare, nella buona pratica sportiva gliaspetti che maggiormente la caratterizzanopossono davvero trasformarsi in valori. Losport è innanzitutto un gioco, la cui praticapermette di rilassarsi facendo qualcosa dipiacevole e di sano; per questo non devecondizionare alla ricerca ossessiva del ri-sultato. In questo senso lo sport sviluppal’amicizia, intesa come voglia di stare insieme, superamento della gelosia, collaborazione coi compagni disquadra. Così quello con l’avversario sarà un incontro (e non uno scontro) e sarà occasione di amicizia ancheper chi supporta la squadra. Lo sport però richiede impegno, come dedizione alla pratica, raggiungimento diun obiettivo, disponibilità al cambiamento e ricerca di nuove soluzioni per migliorare, accettazione dell’er-rore o della sconfitta; e l’impegno va di pari passo con la disciplina, cioè il riconoscimento e accettazione diuna guida consapevole, l’attitudine positiva al fare e alla perseveranza. E disciplina vuol dire anche rispettoper le regole, che non è solo abituarsi a un sistema di regole cui attenersi, ma anche saper gestire la propriacarica agonistica e le proprie emozioni, adeguarsi allo schema di gioco o rispettare il proprio turno/ruolo pergarantire un buon gioco di squadra. La vittoria esalta, la sconfitta brucia; ma se la crescita sportiva è avve-nuta in modo costruttivo avrà insegnato a “saper vincere con stile e saper perdere con dignità”.Come si può portare i ragazzi a prendere coscienza di questo modo di “fare sport”, a farlo proprio cosicchédiventi per loro quasi uno stile di vita? Sono forse concetti troppo teorizzati per loro?Continuando a leggere qua e là, mi sono imbattuta in due post su Facebook. Che non è ovviamente una fontepedagogica, ma è usata dai ragazzi per esprimere opinioni e sentimenti.Il primo era di una ragazza, che inizia così il suo racconto: “le ragazze della mia età, il sabato sera lo inizianocon una doccia, con ore dedicate a trucco e parrucco…io lo inizio preparando la borsa e la divisa per la par-tita.” Racconta poi delle sue emozioni, condivise con le compagne di squadra, prima durante e dopo la par-tita; dei gesti scaramantici prima della partita, dei salti di gioia per una vittoria o delle lacrime per unasconfitta (perché a nessuno piace perdere), ma soprattutto delle cene post partita tutte insieme. Concludecon: “noi crediamo in qualcosa che gli altri non vedono”.Il secondo è di un ragazzo; inizia così: “mi innamorai di questo sport quasi per caso, fiero della passione chenutro per esso e orgoglioso della mia scarsezza”. Racconta di come ha iniziato a giocare e di come non siapiù riuscito smettere, della voglia di mettersi in gioco, di migliorarsi, di ridere e scherzare, di confrontarsicoi compagni. Tutto grazie alla passione.Beh, allora ci siamo: basterà che i ragazzi sperimentino uno sport che è anche gioco, che con mano sicural’allenatore li metta alla prova e faccia loro sperimentare la voglia di mettersi in gioco e di migliorarsi, chefaccia nascere in loro la vera passione. Crederanno così in qualcosa che altri forse non vedono…ma sarannoin grado di coinvolgerli nella loro passione. E il gruppo crescerà! Facile, no?!A presto Lidia

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17I settantadue tornarono pieni di gioia, ... Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopratutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. 20Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi;rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli». (Lc. 10, 17-20)

...Tornarono pieni di gioia...

La sera del 15 Gennaio scorso ci siamortrovati con tutti coloro che avevano par-tecipato alla visita delle famiglie in oc-

casione del Natale e ognuno ha comunicatoagli altri la propria esperienza e riflessioni. Innanzitutto la gioia, un sentimento comune atutti, la gioia di aver avuto la possibilità di in-contrare tante persone, tante famiglie e di por-tare loro gli auguri della Parrocchia e la notiziadi quanto la nostra comunità propone per icammini di crescita nella fede ma soprattutto

per aver condiviso un momento di preghiera e di ascolto dei problemi e delle gioie.Si è potuto constatare che sono molte le persone anziane ma anche famiglie giovani che aspettavano con tre-

pida attesa la visita e hanno accolto con tanta simpatia e cordialità.Certo che è stato un compito impegnativo per diversi motivi: - Chi si è prestato per svolgere questo prezioso servizio lo ha fatto allasera dalle 18.30 alle 20.30 e per la maggior parte delle persone dopouna giornata lavorativa.- Le famiglie della nostra parrocchia sono molto numerose, più di 6.000e i numeri civici delle vie sono più di 350 per cui dividendo questi nu-meri per 20 gruppi di volontari....- Non sempre è stato possibile trovare qualcuno della famiglia in casaperchè molti ritornano tardi dal lavoro e non è possibile fare la visitadopo le 20 senza disturbare.- Non tutti hanno desiderato la “benedizione” ma molti di questi hanno

esposto il biglietto o molto educatamente hanno aperto e ringraziato ugualmente. Le eccezioni di intolleranza o maleducazione sono state pochissime e si possono contare sulle dita di unamano. - Per poter “finire” il compito se non prima di Natale ma almeno subito dopo l’Epifania, si è dovuto fare unpo’ in fretta e mettere in programma un numero di famiglie da visitare ogni sera un po’ troppo alto.Dopo tutto questo possiamo trarre alcune considerazioni:- Per il prossimo anno ripeteremo l’esperienza poichè tutti hanno espresso il desiderio di mettersi ancora adisposizione.- Cercheremo di coinvolgere altri volontari per diminuireil carico di “lavoro” e aumentare la possibilità di un in-contro più sereno e approfondito.- Inizieremo la visita alla fine di Ottobre.- Assegneremo le stesse vie a chi le ha visitate quest’annocosì da creare poco alla volta legami sempre più amicali.- Da questa esperienza poi abbiamo conosciuto alcunepersone che hanno espresso il desiderio di essere seguiteanche durante l’anno con la Comunione o con qualchevisita di cortesia. E così mentre ringraziamo ancora chi si è prestato perquesto servizio, ringraziamo tutti il Signore che ci ha datoun’occasione così bella di crescita.

Don Mario

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Dai nostri missionari

Carissimi, in questi tempi di vacche super magre in Mozambico, mi è venuta l’idea di scrivere qualche flash divita reale, per far conoscere il “sapore” di questa vita. Ho intitolato questa raccolta di piccoli episodi “La vedova di Elia”, la vedova da cui Elia fu accolto per so-pravvivere negli anni della siccità e della carestia (1Re 17,2-16). Naturalmente mi auguro di scriverne uno ognitanto, di questi racconti. Se no che raccolta è?

Nella veranda davanti alla casa dove abito c’è una giovane donna poveramente vestita e grassoccia, sedutaper terra con un lattante in collo. Si alza per fermarmi. “Papà aiutami! Non ho casa, non ho da mangiare, nonho nulla con me. Mio marito mi ha abbandonata”“Da dove vieni?”. “Da Pebane. Questo bambino è nato duesettimane fa. Mio marito mi ha detto: andiamo a Quelimane da una mia zia.” Siamo arrivati ieri, mi ha fatta scendere davanti al mercato e mi ha detto che andava a prendere qulacosada un parente li vicino. Non è più tornato. Io sono rimata da sola col bambino, senza niente. Delle donne che mi hanno visto piangere mi hanno datoquesto panno per difendere il piccolo dalle zanzare. Abbiamo dormito per strada. Non abbiamo mangiato.Ieri volevo lasciare il bambino abbandonato sul marciapiede e scappare. Ero disperata. Vengo a chiederel’aiuto di papà per andare a casa dai miei.”“Dove vivono?” “A Maputo” ”Ma è troppo lontano e ci vogliono troppi soldi. Sono rimasto senza niente”. “No, posso andare fino a Nicoadala, al bivio colla strada che va a Maputo. Da lì riesco a farmi caricare daun camion che passa. Chiedono solo mille meticais per il viaggio.” “E per andare a Nicoadala quanto ci vuole?” “Solo cinquanta meticais. Papà aiutami, ti prego. Non mi ab-bandonare!”Mille e cinquanta meticais, penso fra me. Ne ho solo quattrocento. Come fare? Devo darle anche qualcosada mangiare e da bere per il viaggio. Apro il frigorifero: solo margarina, acqua e qualche fetta di pane in cas-setta. Sulla dispensa ci dev’essere un po’ di frutta. Sì, ci sono dei cespi di banane. Faccio due involti concarta di giornale: banane e pane e prendo una bottiglia piena d’acqua dal frigorifero. E per i soldi? Vado suin camera a vedere se fosse rimasto qualche soldo in uno dei pacchettini che avevo preparato, per pagare letasse scolastiche di novembre alla figlia di Stefania. È l’ultimo pacchetto. Ci sono 3.700 meticais. Ne tiro fuori mille e trecento e richiudo il pacchetto. Prendoun sacchetto di plastica trasparente di quelli che si usano per proteggere indumenti o cibo. Me li aveva re-galati mia sorella Maria Teresa alla partenza per tornare in Mozambico. Ci metto dentro il pane e le banane.Ritorno giù coi mille e trecento meticais e do’ il cibo e l’acqua alla mamma. Le chiedo come li porterà. “Metto il bambino sulla schiena nel panno che mi hanno regalato. Posso portare il resto in mano. “Ma non è per niente facile. “Aspetta, vado a vedere se trovo un sacchetto.” Torno in camera e prendo uno di quei sacchetti di panno, mandati colle medicina dalla sorella del padreLeone cappuccino di Trento. Lo porto giù ed infilo dentro banane, pane e la bottiglia d’acqua. Chissà se potráservire per metterci dentro qualcos’altro durante il viaggio, donato da qualche viaggiatore di buon cuore?La mamma, appena finito di sistemare il piccolo dietro la schiena, prende il sacchetto.L’unico suo bagaglio: una sportina colla tracolla, grande meno della metà del mio sacchetto. “Grazie, papà!” e sia avvia verso la fermata delle corriere. Quelimane, 4 Novembre 2017

Primo episodio

La vedova di Elia

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16 VS. GIULIANA

CAPODANNO CINESEUscita giovani a Padova e Vicenza

17 SSABATO GRASSO

Uscita giovani a Padova e Vicenza

18 DI QUARESIMA

IMPOSIZIONE DELLE CENERIUscita giovani a Padova e Vicenza

19 LS. MANSUETO

- CAT. 3 - 5 - I M Imposizione ceneri - 16.30/18.30 - 20.30 - 22.00 ADORAZIONE

20 MS. CLAUDIO

- 15.45 Lettura Bibbia - CAT. 3 - 4 - 5 - I M Imposizione ceneri

21 MS. PIER DAMIANI

- CAT. 3 - 4 - 5 - I M Imposizione ceneri

22 GCATTEDRA DI SAN PIETRO

- CAT. 3 - 4 Imposizione ceneri - 21.00 Lettura della Bibbia

23 VS. POLICARPO

- 18.30 CinecircoloGiornata di digiuno e preghiera

24 SS. EDILBERTO

- CAT. 3 GIOCO DELL’ESODO- 21.00 TEATRO:

25 DII QUARESIMA

- CAT. 3 GIOCO DELL’ESODO

26 LS. CLAUDIANO

- CAT. 3 - 5 - I M- 16.30/18.30 - 20.30 - 22.00 ADORAZIONE

27 MS. GABRIELE

- 15.45 Lettura Bibbia - CAT. 3 - 4 - 5 - I M- 18.00 2-3 MEDIA - 19.00 ADO E GIOVANI

28 MS. ROMANO

- CAT. 3 - 4 - 5 - I M

1 GS. TRIFONE

- CAT. 3 - 4 - 21.00 Lettura della Bibbia

2 VPRESENTAZIONE DEL SIGNORE

3 SS. BIAGIO

4 DFESTA DELLA VITA - S. GILBERTO

- 11.30 INCONTRO GENITORI DI QUINTA- 15.30 Catechismo I e II elementare

5 LS. AGATA

- CAT. 5 - I M e tutti i ragazzi di III el.- 21 INCONTRO GENITORI I M

6 MS. PAOLO M.

- 15.45 Lettura Bibbia - CAT. 3 - 4 - 5 - I M - 18.00 2-3 MEDIA - 19.00 ADO E GIOVANI

7 MS. RICCARDO

- CAT. 3 - 4 - 5 - I M

8 GS. GIROLAMO

- CAT. 3 - 4 - 21.00 Lettura della Bibbia

9 VS. APPOLLONIA

- 18.30 Cinecircolo

10 SS. SCOLASTICA

11 DBEATA VERGINE DI LOURDES

- 15.00 FILM “Anche libero va bene” segue in-contro con la psicologa Roberta Invernizzi

12 LS, EULALIA

- 16.30/18.30 - 20.30 - 22.00 ADORAZIONE

13 MS. MAURA

- 15.45 Lettura Bibbia- 18.00 - 20.30 FESTA ADO E 2-3 MEDIA

14 MSS. CIRILLO E METODIO

15 GS. FAUSTINO

FEBBRAIO 2018

Il Papa ha esortato ad aderire ad una “speciale Giornata dipreghiera e digiuno per la pace” il 23 febbraio prossimo, ve-nerdì della Prima Settimana di Quaresima”. La offriremo inparticolare per le popolazioni della Repubblica Democraticadel Congo e del Sud Sudan. L’invito è anche rivolto ai fratellie sorelle non cattolici e non cristiani ad associarsi a questainiziativa nelle modalità che riterranno più opportune. “Il no-stro Padre celeste – ha detto il Santo Padre - ascolta sempre isuoi figli che gridano a Lui nel dolore e nell’angoscia, risanai cuori affranti e fascia le loro ferite”.

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il filo 9

1 GS. ALBINO

- CAT. 3 - 4 - 21.00 Lettura della Bibbia

2 VS. ATANASIA

- 21,00 Via Crucis

3 SS. MARINO

4 DIII QUARESIMA

- 15.00 SCUOLA GENITORI: FILM “La guerra diMario”segue incontro con l’avv. Lorenzo Longoni

5 LS. ADRIANO

- CAT. 3 - 5 - I M- 16.30/18.30 - 20.30 - 22.00 ADORAZIONE

6 MS. ROSA DA VITERBO

- 15.45 Lettura Bibbia - CAT. 3 - 4 - 5 - I M - 18.00 2-3 MEDIA - 19.00 ADO E GIOVANI

7 MS. PERPETUA

- CAT. 3 - 4 - 5 - I M

8 GS. GIOVANNI DI DIO

- CAT. 3 - 4 - 21.00 Lettura della Bibbia

9 VS. FRANCESCA ROMANA

- CAT 5: PELLEGRINAGGIO AD ASSISI- 20.45 Via Crucis con l’Arcivescovo partenza

10 SS. SIMPLICIO

- CAT 5: PELLEGRINAGGIO AD ASSISI- 21.00 TEATRO:

11 DIV QUARESIMA

- CAT 5: PELLEGRINAGGIO AD ASSISI- 10.30 BATTESIMI

12 LS. MASSIMILIANO

- CAT. 3 - 5 - I M- 16.30/18.30 - 20.30 - 22.00 ADORAZIONE

13 MS. PATRIZIA

- 15.45 Lettura Bibbia - CAT. 3 - 4 - 5 - I M- 18.00 2-3 MEDIA - 19.00 ADO E GIOVANI

14 MS. MATILDE

- CAT. 3 - 4 - 5 - I M

15 GS. LONGINO

- CAT. 3 - 4 - 21.00 Lettura della Bibbia

MARZO 2018 16 VS. CIRIACO

- 18.30 Cinecircolo- 21,00 Via Crucis

17 SS. PATRIZIO

18 DV QUARESIMA

19 LS. GIUSEPPE

- CAT. 3 - 5 - I M- 16.30/18.30 - 20.30 - 22.00 ADORAZIONE

20 MS.ALESSANDRA

- 15.45 Lettura Bibbia - CAT. 3 - 4 - 5 - I M

21 MS. SERAPIONE

- CAT. 3 - 5 - I M

22 GS. CATERINA G.

- CAT. 3 - 19.30 CAT. 4: CENA EBRAICA

23 VS. TURIBIO

- 21,00 Via Crucis

24 SS. FLAVIO

25 DANNUNCIAZIONE

Domenica delle palme- 10.30 Benedizione mamme in attesa

26 LS. EMANUELE

- CAT. 4- 5 - I M - 2-3 M - ADO: CONFESSIONI

27 MS. AUGUSTA

- CAT. 4- 5 - I M - 2-3 M - ADO: CONFESSIONI- 15.45 Lettura Bibbia

28 MS. DOROTEO

- CAT. 4- 5 - I M - 2-3 M - ADO: CONFESSIONI

29 GGIOVEDI’ SANTO

- 20.30 CAT. 4 - 1 M: ANIMAZIONE MESSA

30 VVENERDI’ SANTO

31 SSABATO SANTO - VEGLIA PASQUALE

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Andar per Santi ...

10 il filo

Album

Il 13 gennaio siamo andati a Brugherio con Don Mario e le nostre catechiste.Come prima tappa siamo andati alla cascina S. Ambrogio dove c’era il convento di sua sorellaMarcellina. Abbiamo osservato la Cappella e suonato la campanella.Poi ci siamo recati alla chiesa di San Lucio a Moncucco .Questa chiesa è stata trasportata in blocchi dalla Svizzera all’Italia.Poi siamo andati alla chiesa di San Bartolomeo dove, per concessione straordinaria, abbiamo os-servato le reliquie dei Re Magi, una falangetta del mignolo.Abbiamo poi pranzato e la giornata si è conclusa con una partita di calcio finita 10 a 10.

Bruno, Marco, Pietro

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il filo 11

...in giro per il mondo

Il 27 Gennaio siamo andati a Torino

sulle orme di Don Boscoall’Oratorio di Valdocco

Sono ancoraaperte

le iscrizioni perAssisi

dal 9 al 11 marzo

Album

Siamo in partenza con i giovani

dal 16 al 18 Febbraioa Padova

(Cappella Scrovegni) e

a Vicenza (mostra Van Gogh) ne vedremo certamentedelle belle!!!

Prossima uscita:a Pasqua

con II e III media a Firenze, Veneziao MauthausenPrenotarsi per

tempo

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12 il filo

Milano 1576; nonostante il giubileo istituitodall’Arcivescovo il 12 febbraio per im-plorare la protezione divina, la peste infu-

ria in città. All’uopo vengono indette delle solenniprocessioni col Santissimo Chiodo in giro per lestrade cittadine. Tra il Duomo, San Simpliciano, San-t’Ambrogio e San Lorenzo il popolo compatto sfiladietro al proprio Arcivescovo.Costui è senza dubbio un Sant’Uomo, esemplarenella vita spirituale, ma forse poco edotto di nozionisanitarie, tanto è vero che la pestilenza si propaga amacchia d’olio (certo per contagio, ma nessuno lo sa-peva) e all’inizio dell’estate mezza Milano si ritrovaappestata. Vi sono morti dappertutto e non si sa doveseppellìre tanti cadaveri. Nei camposanti cittadini vi-cino alle Chiese, di spazi non ce ne sono più e quindiogni Parroco deve arrangiarsi per conto suo.In località Borgo degli Ortolani, dove fra l’altro si eraverificato il 21 agosto dell’anno prima il primo casodi peste e dove la malattia si è maggiormente diffusacon tre, quattro vittime al giorno; il Prevosto dellaSS. Trinità, don Giovanni Battista Zocchi, restato asecco di terreno disponibile alle sepolture, fa cintareun campo a nord della Chiesa per ricavarne un Fop-pone; uno dei tanti spuntati nella martoriata città.Ogni giorno tre, quattro morti, per ognuno una Be-nedizione e per questo alla entrata della Fossa Co-mune viene eretta una Cappelletta adatta alla bisogna.In breve lo spazio nel Foppone si esaurisce; non al-trettanto la peste che si prolunga fino all’estate del-l’anno seguente, col catastrofico risultato di 17.000mila morti, per una città che a malapena contava100.000 abitanti.A tal proposito leggasi sul Segno n. 10 del 1976 unestratto citato dall’architetto Brivio dagli Annali dellaFabbrica del Duomo (vol.4, pag.160, 19-12- 1577)“Ristretto della peste, dal principio di essa sino al1°di marzo 1577. La peste entrò en paruzer alli 19 dimarzo 1576; nel Borgo delli Ortolani alli 21 di ago-sto; nella città di Milano il giorno seguente. Fu ser-rato il detto borgo alli 28; la sera del 29 sicominciarono a pasere (a dar da mangiare a) li poverihabitanti in quello.“ Tornata la normalità il Foppone rimane abbandonato;regno di cadaveri e di papaveri. Non vi è nessun monumento, neppure una lapide;non vi è nessuno che porti un fiore ai poveri resti; ri-mane soltanto un campo di erbaccia e la Cappellettache si dice dedicata a San Giuseppe.Per di più quasi del tutto dimenticata, giacche i bor-

gaioli al ripetersi delle frequenti pestilenze, usano ri-volgersi per intercessione alla colonna votiva fattaerigere da San Carlo nella piazzetta ad inizio stradaper Varese, (attuale inizio di via Canonica, angoloBalestrieri). In questa piazzetta si susseguono pro-cessioni e Vie Crucis, mentre il macabro Fopponeresta via via sempre più abbandonato. Campa cavalloche l’erba cresce, senonchè nel 1630 ecco la necessitàde rimetterlo in uso alla comparsa di un’altra e più

catastrofica pestilenza, quella passata alla storia comela peste dei Promessi Sposi. Sopra le ossa dei decomposti cadaveri di mezzo se-colo innanzi si riprende a seppellire senza interru-zioni in quel camposanto dai borgaioli ribattezzatoFoppone del Contagio, nel sospetto fosse stata questala causa del diffondersi della pestilenza.Passata anche questa bufera sopra i poveri e calcinatischeletri cala il silenzio. L’erba continua a crescere, vanno via gli Spagnoli,arrivano i Francesi, poi gli Austriaci. I quali creano iCorpi Santi (cimiteri esterni alla città) e mettono unpo’di ordine nei vari Cimiteri cittadini. Del nostro Foppone non resta che la recinzione el’antica Cappelletta.Con l’Unità d’Italia e la partenza degli Austriaci, nel1873 i Corpi Santi vengono inglobati nella gran Mi-lano; il terreno diventa edificabile e a buon mercato,cosicchè in pochi anni tutta quanta la zona della Par-rocchia della Santissima Trinità (e non solo!) si riem-pie di costruzioni.

Soria del B

orgo La cappelletta del contagio

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il filo 13

Soria del B

orgo

Nel 1888 il vecchio Foppone viene bonificato, il terreno messo in vendita e le ossa traslate in una nuova Cap-pelletta, dedicata sempre a San Giuseppe, eretta qualche metro più avanti dell’antica, con una immaginedella Madonna col Bambino, patrona del Bórgh d’i Scigólatt (anche questo chi mai lo sapeva?); oggi con-servata al Castello. Nel 1915 la Cappelletta sempre più in disuso, viene sconsacrata, (se mai a suo tempo fosse stata cónsacrata),le ossa degli appestati traslate al Monumentale nel Porticato A-B di Levante e data in uso a un lucidatore dimobili. Da allora varie attività si sono succedute nella antica Cappelletta.Promossa al titolo de La Gesètta dal 2006 ospita un locale tipo pub londinese, il Modus Vivendi. Del rudereantico si sono conservate solo la facciata e la cancellata d’ingresso e all’interno una saletta circolare col ban-cone del bar e le pareti adorne dalle cornici di una presumibile antica Via Crucis. Vestigia del passato ancora oggi visibili in via Lomazzo 12, ossia in quella stradina tra i campi che condu-ceva alla Cascine Lomazze sulla via che andava a Como, passando per Lomazzo. Probabile motivo per cui nella toponomastica cittadina, onde non perderne il ricordo, la via venne intitolataal pittore Paolo Lomazzo.

Sergio Gobbi

Martedì 23 Gennaio 35 studenti olandesi e 15 ita-liani con i loro professori sono stati nostri ospitiper conoscere quali iniziative vengono fatte dallaParrocchia per sviluppare l’integrazione nel nostroquartiere.

Il video con la testimonianza della dott. Elena Bartolini è su: https://youtu.be/Imjqrj8HIyk

Domenica 14 Gennaio alle 11.00 la Prof. Elena Lea Bartolini

ci ha parlato della preghiera ebraica

e ha visitato la Cappella di Samuele

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Trovo che troppo spesso la Messa delle sei e mezza di domenica sera sia evitata come la peste: “eh, ma sono stanco..., ma vuoi mettere quella con i bambini delle dieci e mezza..., ormai s’è fattotardi, è buio, fa freddo...”

Invece, secondo me, c’è qualcosa di molto bello nelle luci soffuse, nell’atmosfera un po’ più raccolta, più si-lenziosa, più calma, e nel senso di completezza di un’altra settimana finalmente conclusa.E oggi, domenica sette gennaio, c’era un motivo in più per partecipare a questa funzione: è stato nostro ospitepadre Paolo Nicelli, un missionario del Pime.Si presenta con un sorriso gioviale nella sua predica, rac-contando brevemente la sua storia… E, con lo stessosorriso, non si è rifiutato di rispondere a qualche do-manda.Buonasera, padre. Può dirci dove ha svolto la suaopera di missionario?Buonasera. Io sono stato per molti anni in una missionea Montanao, nelle Filippine. Ho iniziato che avevo tren-t’anni, e ora ne ho cinquantaquattro. Nelle comunità incui ho vissuto ho avuto a che fare con diverse situazioni:sia società in cui la comunità musulmana era la mag-gioranza della popolazione e noi cristiani eravamo inminoranza, sia posti in cui avveniva il contrario. Ho vissuto a stretto contatto con la gente in contesti ru-rali, condividendo con loro tutto. A cosa crede sia dovuta la scelta di diventare prete e soprattutto missionario?Beh, io credo che la vocazione avvenga perché il Signore ti sceglie, e ti sceglie attraverso degli incontri im-portanti che si fanno nella vita. Io ho incontrato un padre del Pime, che mi ha indirizzato sulla via del semi-nario e poi della missione. Ho espresso il desiderio di essere missionario del Signore e i miei superiori mihanno destinato alle Filippine. Ho accolto questa scelta con gioia: noi siamo chiamati a servire la Chiesa, nona servirci della Chiesa. Quindi si va dove la Chiesa ci manda.Ci sono degli episodi vissuti nelle missioni che ritiene siano significativi?Le cose che più mi hanno colpito dell’esperienza della missione sono state tante: i volti delle persone, le ami-cizie che ho stretto, gli incontri che ho fatto. E anche il dolore, a volte, di essere stato minacciato per un’uma-nità che, come cristiano, ero tenuto a testimoniare e che vivevo io stesso. A volte questa non era recepita. Maattraverso tutte le esperienze positive e negative che ho vissuto, quello che ho sempre percepito è la vicinanzadella comunità cristiana. E questa è la cosa principale che ho portato con me dalle Filippine, e che ho co-munque ritrovato anche qua.Tornerà presto a girare per il mondo in altre missioni?Adesso ho intenzione di restare in Italia per un po’, ho anche degli impegni da svolgere. Ma la tensione concui si vive l’esperienza della missione è la stessa, qui come là: la missione ormai è universale, e ovunque tusia sei chiamato a essere testimone dell’amore di Dio nel mondo.Grazie mille, padre Paolo!… E arrivederci a domenica prossima, perché Padre Paolo, che attualmente è dottore incaricato presso la Ve-neranda Biblioteca Ambrosiana, specializzato in Islamologia, è stato a lungo negli Stati Uniti e per diversi anninelle Filippine e insegna all’Istituto Superiore di Scienze Religiose, ogni domenica sera alle 18.30 celebreràcon noi e per noi la S. Messa. Ben arrivato!

Emma

Padre Paolo

Scriveteci, diteci il vostro pensiero, suggeriteci degli argomenti, segnalateci inostri errori. Ecco il nostro indirizzo e-mail: [email protected]

Not

izie dalla com

unità

14 il filo

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il filo 15

QuaresimiAmo Insieme Quaresim

a

Nella settimana dal 19 al 23 Febbraio,inizierà il cammino di Quaresima per tutti i ragazzi nel giorno del proprio catechismo con il rito dellimpo-sizione delle Ceneri e la consegna degli impegni.Nelle settimane seguenti fino alla settimana santa,a turno ogni giorno i gruppi di catechismo dalle 17.30 alle 18.00 faranno un momento di preghiera nellacappella di Samuele, aperto anche a tutti coloro che vogliono partecipare. Ogni mattina, passando per andare a scuola, sarebbe bello che si attraversasse la Chiesa per dire qualche preghiera e ini-ziare la propria giornata con Gesù.Ricordiamo poi l’impegno quotidiano dire le preghiere al mattino e alla sera e la benedizione e il ringraziamento prima dei pasti.Naturalmente per tutti,ma in particolare per chi si prepara alla prima Comunione e alla Cresima, non può mancare l’appuntamentocon la Messa domenicale, non necessariamente qui in parrocchia ma dovunque ci trovi.

Quaresima Giovani e AdultiSabato 17 e Domenica 18 Febbraio,inizia il cammino di Quaresima per tutti con l’imposizione delle Ceneri al termine di tutte le Messe.Ogni venerdì di Quaresimaalla mattina alle ore 8.30 Via Crucis. Alla sera alle 21 Via Crucis secondo il seguente programma:

La quotidiana Via della Croce Pregheremo 4 stazioni della Via Crucis e ci fermeremo a meditare sulle vie della croce di oggi.

23 febbraio la povertà e la fame

interviene padre Paolo Pigozzo carmelitano2 marzo

la fragilità del corpo e dell’età interviene Don Guido Mattarrese, guanelliano, direttore della comunità S. Gaetano.

9 marzola città Via Crucis cittadina con l’arcivescovo

16 marzoesperienze di vangelo in carcere

interviene Don Marco Recalcati cappellano di San Vittore23 Marzo

l’immigrazione e l’accoglienza testimonianze coordinate dal dott. Lino Duilio presidente della fondazione Verga

Quaresima Ragazzi

Ti ricordo che i venerdì di quaresima sono giorni di astinenza dalle carni, per il Venerdì Santo il digiunoe l’astinenza dalle carni. L’astinenza dovrebbe essere seguita anche tutti i venerdì dell’anno, a meno chenon cadano nelle feste di precetto che rimangono comunque giorni penitenziali, dove è possibile sostituirel’astinenza con qualche altra opera di penitenza, preghiera o carità. La Quaresima è un momento in cui icristiani devono coltivare uno stile di vita improntato alla sobrietà e all’apertura verso gli altri. Siamo in-vitati a moderarci nelle spese alimentari, nel fumo e nell’alcol, nel lavoro frenetico che non lascia tempoper riflettere e pregare, nel consumo eccessivo di televisione e altri mezzi che può creare dipendenza e osta-colare o addirittura impedire la riflessione personale e il dialogo in famiglia…

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PARROCCHIA SS. TRINITÀ - via G. Giusti 25, Milano, tel. 02 36 72 7100 - fax: 02 31 820 144 IBAN IT 19 V 03359 01600 100000009678 presso Banca Prossimadon Mario Longo parroco - tel. 02 33 11 831 - 02 36 72 7100 - cell. 338 79 85 284 [email protected] Sergio Gianelli - tel. 02 36 72 7101 cell. 339 84 28 068 [email protected] Giuseppe Zhang (capp. cinese) - cell. 338 96 12 191 - [email protected] Padre Joseph Shoby - cell. 366 81 97 080 - [email protected] parrocchiale - dal lunedì al venerdì - ore 16 - 18 - tel. 02 36 72 7100 int. 7 Segreteria dell’oratorio - dal lunedì al venerdì - ore 15.30 - 18 - tel. 02 36 72 7100 int. 4 e-mail della segreteria: [email protected] Ascolto mercoledì e giovedì ore 16.30 - 18.30 - tel. 02 36 72 7100 int. 3Basket GS Trinità - via Giusti 27 - tel. 02 36 72 7100 / 02 34 12 41Teatro del Borgo - via Verga, 5 - [email protected] cell. 331 31 14 001Orario SS. Messe feriali 8.30 - 18.30 vigiliare 18.30 festive 8.30 - 10.30 - 15.45 (cinese) - 18.30 Tuttele celebrazioni sono trasmesse in diretta audio e video sul sito: www.trinita.tv

16 il filo

Hanno ricevuto il Battesimo2018

01. Giuliana Mecozzi il giorno 07 gennaio02. Leonardo Romeo il giorno 14 gennaio

Sono tornati alla casa del Padre2018

01. Fernanda Noseda anni 8002. Antonio Spagnuolo anni 8303. Vittorio Mario Civati anni 7604. Vanda Pefano anni 8905. Antonio Signorelli anni 10006. Celeste Mattieligh anni 85 07. Silvana Casertelli anni 8508. Galeazzo Santini anni 8409. Palmiro Giovanni Frittoli anni 66

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Prossimi appuntamenti

Cinecircolo - venerdì ore 18.309 Febbraio: Spider-Man: Homecoming23 Febbraio: I Guardiani della Galassia 116 Marzo: I Guardiani della Galassia 220 Aprile: Il diario di una schiappa4 Maggio: La bella e la bestia11 Maggio: Sorpresa

Sabato 24 Febbraio 2018 - ore 21.00(S)legati

Drammaturgia: Mattia Fabris e Jacopo Bi-cocchi con Mattia Fabris e Jacopo BicocchiRegia: Mattia Fabris e Jacopo Bicocchi Produzione: Teatri in quota

Cineforum - martedì ore 21.0013 Febbraio: Francofonia27 Febbraio: L’altro volto della speranza13 Marzo: Sicilian ghost story17 Aprile: Sully22 Maggio: Free State

È successo in Trinità

L’accoglienza è l’unicaattività

che ci fa assomigliare a Dio