PDF n° 34 10-11-2009

18
 Direttore Luca Beltrami Gadola numero 34 10 novembre 2009 edizione stampabile www.arcipelagomilano.org N° 34 in questo numero Editoriale- L.B.G. - ARRIVA IL NUOVO PD? Società- Franco DAlfonso - PRIMARIE “HAPPY DAYS” Metropoli Giovanni Zanchi - LE PRIMARIE: EFFETTO BOOMERANG Ambiente- Gabriella Valassina - PEDONI E NAVIGLI TRA SOGNO E INCUBO Dall’Arcipelago - Walter Marossi - IDENTIKIT DI UN CANDIDATO ALLA REGIONE. Approfondimenti - Giuseppe Ucciero - IMMIGRATI E CITTADINANZA: FRATERNITÉ … LIBER- TÉ, EGALITÉ Lettera- Mario De Gaspari - TERRITORIO E BONIFICHE. RISPOSTE AD ALCUNE DOMANDE Città - Marco Romano - L’AUTOREVOLEZZA DELLE COMMISSIONE PER IL PAESAGGIO Primo piano- Luca Perolo - RONDE. DECORATO DA SOLO FINO A FEBBRAIO Urbanistica- Pietro Cafiero - PGT, PIANO CASA, COMMISSIONE PAESAGGIO: SEPARATI IN CASA la vignetta di giovacomo YouTube INTERVISTA A PHILIPPE DAVERIO SUL PD Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualità in ARTE & SPETTACOLI MUSICA   a cura di  Paolo Viola ARTE - a cura di  Silvia DellOrso TEATRO   a cura di Armanda Motta CINEMA E TV   a cura di  Simone Mancuso 

Transcript of PDF n° 34 10-11-2009

8/3/2019 PDF n° 34 10-11-2009

http://slidepdf.com/reader/full/pdf-n-34-10-11-2009 1/18

 

Direttore Luca Beltrami Gadola

numero 3410 novembre 2009

edizione stampabile

www.arcipelagomilano.org

N° 34in questo numero

Editoriale- L.B.G. - ARRIVA IL NUOVO PD?

Società- Franco D‟Alfonso - PRIMARIE “HAPPY DAYS” 

Metropoli Giovanni Zanchi - LE PRIMARIE: EFFETTO BOOMERANG 

Ambiente- Gabriella Valassina - PEDONI E NAVIGLI TRA SOGNO E INCUBO

Dall’Arcipelago - Walter Marossi - IDENTIKIT DI UN CANDIDATO ALLA REGIONE.

Approfondimenti - Giuseppe Ucciero - IMMIGRATI E CITTADINANZA: FRATERNITÉ … LIBER-TÉ, EGALITÉ

Lettera- Mario De Gaspari - TERRITORIO E BONIFICHE. RISPOSTE AD ALCUNE DOMANDE

Città - Marco Romano - L’AUTOREVOLEZZA DELLE COMMISSIONE PER IL PAESAGGIO

Primo piano- Luca Perolo - RONDE. DECORATO DA SOLO FINO A FEBBRAIO 

Urbanistica- Pietro Cafiero - PGT, PIANO CASA, COMMISSIONE PAESAGGIO:

SEPARATI IN CASA 

la vignetta di giovacomo

YouTubeINTERVISTA A PHILIPPE DAVERIO SUL PD

Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualità inARTE & SPETTACOLI

MUSICA  – a cura di Paolo Viola 

ARTE - a cura di Silvia Dell‟Orso TEATRO  – a cura di Armanda Motta

CINEMA E TV  – a cura di Simone Mancuso 

8/3/2019 PDF n° 34 10-11-2009

http://slidepdf.com/reader/full/pdf-n-34-10-11-2009 2/18

EditorialeARRIVA IL NUOVO PD?

L.B.G.

Habemus. Abbiamo il segretario na-

zionale del PD. Adesso le cerimoniesono finite e siamo in attesa di vedereche cosa questo significhi per Milanoe come le linee programmatiche diBersani troveranno declinazione loca-le. I primi passi saranno determinantiper il popolo del PD, per quelli chehanno votato lo scorso ottobre e quel-li che in futuro andranno ai seggi edeporranno nell‟urna una scheda chevaluterà - premierà o no - questo par-tito e/o la sua futura coalizione. Tratutte le forza politiche milanesi il PDnegli ultimi anni si era particolarmen-

te distinto per essere una di quelle piùdedita alla contemplazione del pro-prio ombelico e speriamo che questastagione si sia conclusa.I problemi da affrontare sono molti etra questi alcuni di grande complessi-tà e cominciano dalla capacità di co-municare alla capacità di conoscere larealtà, insomma quello che negli ul-timi tempi si chiama il rapporto colterritorio nelle due direzioni, dal par-tito verso l‟esterno e dall‟esterno ver-so il partito: un rapporto tutto da cre-are e l‟attuale statuto non sembra di-mostrarsi lo strumento migliore.Dobbiamo poter capire se la lineaBersani-D‟Alema, il partito degli i-scritti, che ha vinto sulla linee Fran-ceschini/ Marino - il partito degli e-lettori - saprà correggere il suo vizio

di fondo, quello che le ha alienato

molte simpatie: l‟arroccamento bur o-cratico e la scelta dall‟alto di tutti icandidati alle cariche elettive. Philip-

  pe Daverio nell‟intervista video diquesto numero, dice alcune amareverità ma è anche una testimonianzadel sentire di molti milanesi edell‟amarezza di chi ha visto e vissu-to il declino della sinistra in questacittà.Il popolo delle primarie non ha dato aBersani una vittoria schiacciante enon va dimenticato che l‟afflusso alleurne, dal quale tanta fierezza, è stato

alto perché si voleva, si doveva dareun segnale che bisognava fermare loschiacciasassi berlusconiano ma nonè stata una scelta netta tra partitostrutturato e partito liquido. E Mila-no? Milano, che il PD da tempo con-sidera una provincia perifericadell‟impero, terreno destinato allaperenne sconfitta e alla vittoria delmix di Lega, Comunione e Libera-zione, Pdl e destra storica, è corsa avotare salvando il PD dall‟ennesimasconfitta locale: un buon punto perricominciare e ricuperare quel ruolodi laboratorio della politica italianache fu di questa città fino ai tristigiorni di Tangentopoli.Sul cammino del “nuovo PD” mila-nese ci sono dunque due scommesse:i rapporti col territorio e una nuova

organizzazione interna. L‟apertura al

territorio si potrà verificare presto: leelezioni per il rinnovo in Regionesono una scadenza anche troppo rav-vicinata ma saranno una verifica sulcampo che le buone intenzioni nonsiano il solito lastrico per l‟infernodella politica milanese di sinistra acominciare dalla rapida scelta delcandidato e dalla formazione o menodi una lista del presidente.Questa volta i tempi giocano controperché un candidato vuol dire un pro-gramma, un programma vuol dire unaredazione e una redazione una di-

scussione ma non vorremmo in ognicaso assistere a false partenze o ancorpeggio a lancio di candidati che poi“cortesemente” declinano non certoperché nel loro intimo non si sentanoall‟altezza ma per isoliti calcoli diopportunità: non mi va di correresenza probabilità di vincere o per ti-more di perdere troppo vistosamente.Lo spirito di servizio latita troppospesso.Per il rinnovo del Consiglio Comuna-le e per il sindaco c‟è tutto il respiroche serve e speriamo che la discus-sione successiva alle elezioni regio-nali e le inevitabili rese dei conti nonsi mangino il tempo che dovrebbeessere destinato ad affrontare benealmeno questa successiva scadenza.

SocietàPRIMARIE “HAPPY DAYS” 

Franco D‟Alfonso 

La tentazione è per ora solo latente,

s‟intravede dietro qualche ghigno diimbarazzata euforia repressa dei me-no avveduti, ma il rischio che i 3 mi-lioni di votanti alle primarie diventi-no qualcosa di simile agli 8 milioni dibaionette di antica memoria esiste,eccome! Intendiamoci, il successo èassolutamente indiscutibile, ma pru-denza vuole che lo si valuti bene, aldi là della giusta enfatizzazione pro-mozionale perché ogni successo hadue volti .Considerando l‟obolo di oltre 6 mi-lioni di euro raccolti si può pensare,

per esempio, che i cittadini elettorihanno raggiunto la consapevolezzache la politica ha i suoi costi e che senon si vuole che i propri rappresen-

tanti siano sotto scacco di finanziatori

leciti o illeciti occorre mettere manoal portafoglio proprio e cercare poli-tici affidabili cui mettere in manoquanto destinato all‟impegno civile:un po‟ come i sottoscrittori da pochidollari della campagna di Obama, cheha battuto Hillary proprio grazie alladisponibilità di somme enormi deri-vanti dalle sottoscrizioni popolari evia Internet che hanno superato quel-le dei tradizionali ingombranti spon-sor finanziari e industriali. Ma questodato può anche essere letto come unanuova forma delle solite infiltrazioni

esterne e di controllo della politica,non solo a Castellammare di Stabia,attraverso il riciclo di pochi spiccioli.

Valutando la forte presenza di anzia-

ni e pensionati ai banchetti di Milanocittà si può pensare che la sinistrariesce a far nuovamente breccia negliscaglioni di età avanzata, che in cittàcostituiscono da soli quasi la maggio-ranza di una comunità di “vecchi ericchi che eleggono a sindaco la piùricca (anche se non la più vecchia) “ eche nei centri anziani come nei salotticon le poltrone di velluto un po‟ lisodella piccola borghesia di qualchedecina d‟anni fa ascoltavano con e-ducazione le parole e le sollecitazionidei candidati della sinistra per con-

cludere poi con “speriamo che‟l Se-gnur ghel‟dia la salute al noster Ber-luscùn, che lavuera asi tant ..” . Op-pure, a contrario, si può valutare co-

8/3/2019 PDF n° 34 10-11-2009

http://slidepdf.com/reader/full/pdf-n-34-10-11-2009 3/18

 

3

me il respiro di una sinistra che ha lasua “costituency” principalmente trapensionati e over 50 non sia ancoratornato a essere così bello e profondo.

Sotto un aspetto più strettamente po-litico, si può registrare con soddisfa-zione il fatto che esiste una parte con-sistente di Italia che vuole un‟op-posizione e un cambiamento attraver-so lo strumento del voto e della par-tecipazione a un rito democratico

  piuttosto che non attraverso l‟emis-sione di rauchi improperi di un anti-berlusconismo divenuto generico edimostratosi impotente.Ma forse si deve anche registrarecome la volontà di scegliere le perso-

ne e i rappresentanti politici è tantoforte da spingere a partecipare anchese non si è troppo “presi” dalle alter-native e dal ruolo in campo: come

conciliare questa volontà popolarecon le liste bloccate e i Porcellumvari, reiterati alle Europee e in aggua-to dietro l‟angolo delle prossime R e-gionali, casi unici di accordo biparti-san tra signoria del centrodestra enomenklatura ammaccata del centro-sinistra?Sul piano numerico, tre milioni sonomeno dei tre milioni e mezzo dichia-rati per il plebiscito pro Veltroni didue anni fa, avvenuto pochi mesiprima della disastrosa sconfitta alle

politiche : non sembrerebbe quindidire così bene. Ma, all‟opposto, sipotrebbe dire che i comunque tantidello scorso week end hanno avuto la

possibilità di scegliere ed hanno opta-to per un candidato non privo di me-moria storica e di cultura accumulatacon fatica e non solo sfogliando glialbum delle figurine o guardando“Happy days”. L‟unica valutazione incontrovertibilemi sembra questa: se guardiamo algrado di consapevolezza mostrato daidisciplinati votanti, ci accorgiamocome gli italiani di sinistra fossero datempo disposti a pagare pur di caccia-re Franceschini (e Veltroni) … 

MetropoliLE PRIMARIE: EFFETTO BOOMERANG

Giovanni Zanchi

È indiscutibile che le primarie sianoun‟innovazione importante per ilPartito democratico, la politica e lademocrazia italiana. Tramite le pri-marie i cittadini sono chiamati, inprima persona, a partecipare diret-tamente alla selezione dei propri

rappresentanti. Gli elettori hanno lapossibilità di essere parte attiva delproprio partito di riferimento senzapassare obbligatoriamente per il tes-seramento o l‟iscrizione. Grazie aquesto prezioso strumento si è potu-ta mettere in atto una forma di fi-nanziamento limpida, alla luce delsole, senza precedenti nella vita po-litica del nostro Paese. La rispostadell‟elettorato ha dimostrato quantole primarie siano apprezzate e quan-to i cittadini ci tengano a parteciparee a sentirsi parte di un‟idea, di unprogetto.Va quindi dato merito al Partitodemocratico di aver introdotto unmeccanismo di forte rinnovamento ecrescita della democrazia. E fino aqui tutto bene.Il problema sorge quando quello chedovrebbe essere un punto di forzadel partito, rischia di diventare unpericoloso boomerang: è il caso del-la Lombardia.Qui, infatti, la proverbiale incapaci-tà di fare chiarezza del centrosinistrasi ripresenta puntuale a propositodelle primarie. La questione riguar-

da il fatto che non si riesca a capire

in che occasioni si ricorreràall‟utilizzo di questo strumento. So-lo per la Segreteria o anche per ilcandidato Sindaco? E il candidatoalla Regione come sarà scelto?Sembrano domande stupide perché,effettivamente, nello Statuto del PD

Lombardia (da non confondere conPdL) parrebbe tutto chiarissimo.L‟articolo 24 comma 1 del Titolo IVdice che “PD Lombardia ricorre

allo strumento delle elezioni prima-

rie per la selezione dei candidati

alle cariche istituzionali monocrati-

che (Sindaco, Presidente della Pro-

vincia e Presidente della Giunta

regionale) ”. Più chiaro di così.Successivamente si legge: “  Le ele-

 zioni primarie vengono disciplinate

da un apposito Regolamento, ap-

  provato con i voti favorevoli della

maggioranza dei componenti la Di-

rezione dell’ambito territoriale diriferimento almeno otto mesi prima

delle elezioni.”Si andrà a votare ilweek end del 21-22 marzo, il cen-trosinistra è già fuori tempo massi-mo, siamo a meno di sei mesi dalleelezioni regionali e non si ha la piùpallida idea di chi possa esserel‟avversario di Formigoni. E allora ènaturale chiedersi con che criteriosarà deciso il contendente, dato chedi primarie non si sente parlare. No-nostante il 25 ottobre il segretarioregionale Martina si sia affrettato a

dichiarare: “Siamo disponibili a uti-

lizzare lo strumento delle primarieper scegliere il candidato Presiden-te”, rimane il rischio che il punto diforza del Partito democratico vengaa mancare, che sia annullato, umilia-to.A questo problema se ne aggiunge

un altro, non nuovo. Come sempre,infatti, il centrosinistra locale, neglianni di opposizione, si è ben guarda-to dall‟individuare, creare e formareuna figura in grado di vincere controil Presidente Formigoni, in grado difarsi carico delle difficoltà e inter-prete dei disagi che la regione vive.Sia chiaro: la forza di Obama nonsono state le primarie in sé, ma illavoro politico di anni che hannoportato Obama a vincere le primariee poi le presidenziali. Sarebbe laquarta volta che la sinistra lombardacommette lo stesso errore. È cosìche si sta insinuando il timore cheanche in quest‟occasione si cercheràl‟impresa buttando nella mischia unpersonaggio di spicco che poco po-trà fare per strappare la vittoria achi, governandola da tre mandati,della Lombardia conosce tutto. IlPartito democratico sta andandocontro il proprio Statuto, contro ipropri elettori, contro se stesso.Dire una cosa per poi farne un‟altrain politica non paga mai. Soprattut-to, il centrosinistra, deve rendersiconto che le primarie non possono

passare alla storia come semplici

8/3/2019 PDF n° 34 10-11-2009

http://slidepdf.com/reader/full/pdf-n-34-10-11-2009 4/18

 

- 4 -

“belle giornate per la democrazia”,ma che devono diventare realmenteil punto di partenza di grandi pro-getti e che le aspettative di quei tre

milioni di cittadini (350000 lombar-di) siano quanto meno rispettate.Rimane una domanda: perché il 25ottobre non si è votato anche per

scegliere il candidato Presidentedella Giunta regionale?

AmbientePEDONI E NAVIGLI TRA SOGNO E INCUBO

Gabriella Valassina

L‟inserimento d‟isole pedonali, uno deipunti di forza della politica ambientale edella mobilità di quest‟am-ministrazione, è giustificato, come cita-no molti quotidiani da “ più qualità di

vita”. Che cosa significa? Minor inqui-namento ambientale e atmosferico, pos-sibilità di percorrere tranquillamentearee cittadine senza la presenza ingom-brante di auto private, meno rumore, piùpulizia e decoro dell‟ambiente.In realtà le nuove proposte per

l‟introduzione d‟isole pedonali in diversiquartieri della città, mostrano aspetti e, anostro parere, conseguenze diverse erisposte non sempre positive da parte deiresidenti.La nostra esperienza, vissuta quotidia-namente, è quella che si riferisce trian-golo compreso tra i due Navigli dellazona sud di Milano, area destinata a farparte di uno dei tre macro-ambiti in cuisono state divise e catalogate le nuoveisole pedonali e precisamente quellachiamata zona “ a forte domanda pedo-nale “. Chi reclama a gran voce questa trasfor-mazione? Non certamente i residenti, néè dettata da una forte presenza di turi-smo o di shopping, ma esclusivamentedai gestori dei locali serali/notturni chedevono incrementare i profitti economicidella movida.

In un censimento fatto in modo artigia-

nale nello scorso autunno, abbiamo con-tato circa 200 locali distribuiti nell‟areache comprende le strade più frequentatedella movida dei Navigli. Son molti,sono troppi.

Attualmente alcune vie lungo le sponde(Alzaia naviglio Pavese, Alzaia naviglioGrande, Ripa Ticinese) sono interessatedalla ZTL che prevede l‟uso di pass el‟apertura ai mezzi commerciali solo per 

poche ore nella giornata. Queste e altrevie saranno comprese completamente oparzialmente nella trasformazione de-terminata dall‟Isola pedonale permanen-te. Nel progetto indicato dall‟AssessoreCroci ci sarà, quindi, una commistionetra ZTL e strade pedonalizzate.I problemi causati da queste trasforma-zioni di ampie zone di quartieri residen-ziali sono legati alla possibilità di mo-vimento dei residenti: non vi possonoaccedere taxi, non possono entrare autodi soccorso o di trasporto per disabili eanziani. “ Siamo pr igionieri nella nostrastessa casa”, “E‟ limitata la nostra libertàdi accedere alle nostre abitazioni”. Que-ste alcune delle affermazioni che negliincontri con gli abitanti abbiamo piùvolte raccolto durante i periodi in cui èattuata l‟Isola pedonale estiva. Aumen-terà inoltre la difficoltà di parcheggioper chi vi abita, che nel progetto non èrisolto, mancando la sosta in alcuni puntiall‟interno dell‟area in questione e nonessendo stati previsti parcheggi in super-ficie alternativi (come nel quartiere Sar-pi), non ci sono inoltre possibilità dimobilità alternativa non essendo stateancora realizzate le piste ciclabili pro-

grammate.Come cittadini avevamo presentato unaproposta che dava delle indicazioni sulla

 possibile realizzazione di un‟area protet-ta, naturalmente molto più limitata e re-

golata da norme precise. Anche il Con-siglio di Zona 6 aveva prodotto lo scorsoanno un documento che avrebbe dovutoessere la base per qualsiasi progetto fu-turo, a oggi non sappiamo se quanto de-

ciso e votato dai Consiglieri di Zona dimaggioranza e opposizione faccia partedella proposta del Settore comunalecompetente. Il progetto definitivo, cosastrana, non è ancora presente in Consi-glio di Zona e quindi è difficile discuteree riflettere su ciò che non c‟è. L‟esperienza vissuta intensamentedell‟isola pedonale estiva è da anni mo-tivo di forti perplessità e di giudizi nega-tivi: sono mancati i controlli necessariaffinché un luogo molto frequentato po-tesse garantire regole di vivibilità e sicu-rezza accettabili, sporcizia e degradosono stati documentati, leggi e normelegate anche al contratto disciplinare traAmministrazione e Associazioni dei ge-stori disattese.

Crediamo, inoltre, che questo luogo me-riti ben altro che una serie continua didehor che a breve diventerebbero stabilie definitivi modificando e snaturando ilpaesaggio, non dimentichiamo, tutelatoda un vincolo ambientale (Deliberazionedella Giunta Regionale del 30.12.94 n.5/62221) e che la difesa del patrimonioambientale richiede il recupero di attivi-tà e d‟imprese che riportino vera vita e,

da molti disprezzate, cultura e storia nelquartiere simbolo della vecchia Milano.O forse il profitto e l‟interes-se econo-mico devono prevalere, come spessoaccade, su tutto e tutti?

8/3/2019 PDF n° 34 10-11-2009

http://slidepdf.com/reader/full/pdf-n-34-10-11-2009 5/18

 

5

Dall’Arcipelago IDENTIKIT DI UN CANDIDATO ALLA REGIONE.

Walter Marossi

Chiusosi il capitolo primarie, insedia-to il nuovo segretario lombardo fortedi un consenso che mai nessun segre-tario regionale ha avuto nella storiadella politica lombarda, adesso il Pddeve occuparsi delle elezioni, con unritardo notevole nella scelta del can-didato e delle alleanze.Per ragionare del candidato occorrecapire che compito ha di fronte.Alle elezioni del 2000 Martinazzoliprese il 31,5%i partiti il 28,41 deivoti, Formigoni il 62,37% i partiti il65,74%, i radicali (candidato e parti-to) il 3,3%, Nerio Nesi il 2%.L‟affluenza alle urne fu del 75,79%.In valori assoluti 3.355.803 voti perFormigoni Martinazzoli 1.692.474,radicali 178.406. La differenza è unabisso. Peggiore se possibile delleelezioni con candidatol‟impareggiabile Masi, quando Legae Formigoni presentatisi distinti pre-sero meno voti che 5 anni dopo (danotare che anche nel 2000 i radicalistazionavano attorno al 3%. La per-centuale dei votanti allora fudell‟84%. Nel 2005 la situazione migliora For-

migoni 2842374 (53,9) 2278468 Sar-fatti (43,2).Liste provinciali Formi-goni 2462480 (55,4%) Sarfatti1844978 (42%).Senza scendere nel dettaglio possia-mo dire:1.  che il candidato unitario del cen-tro sinistra attira più voti,2.  che Formigoni è meno popolaredella sua coalizione.3.  che gli elettori sono in costantecalo4.  A ciò va aggiunto che In regioneLombardia i voti al solo presidente

sono stati il 17,2 la percentuale inassoluto più alta d‟Italia Ne consegue che la scelta del candi-dato è l‟unica, vaga, possibilità dimettere in difficoltà Formigoni.Premesso che l‟identikit del candida-to così come quella della campagna èstrettamente relazionata con questalegge elettorale, che caratteristichedeve avere il candidato‟: 1.  Capacità di aggregare il frontepiù vasto. Alcuni pezzi della vecchiacoalizione di Sarfatti se ne sono anda-ti (Pensionati), altri che non si erano

presentati stanno già raccogliendo lefirme (radicali), altri ancora sono inuna posizione di stallo (socialisti bre-sciani, Bonfanti etc). La logica delmaggioritario a un turno IMPONE dinon tralasciare nulla per riaggregaretutti questi segmenti e se possibile diandare oltre sia a sinistra che a destra.Ne consegue che il candidato deveessere il più possibile autorevole e ilmeno condizionato dall‟eventualepartito di appartenenza. Non si trattadi discettare se si ripropone l‟Unione,L‟Ulivo o quant‟altro si tratta di sape-re che senza alleanze si è già perso.Tenere insieme estremi tra loro di-stanti non è però possibile con pro-grammi o accordi è possibile soloattorno ad un candidato/garante. Ov-vero bisogna sperare che Formigonicambi gentilmente la legge elettoralerafforzando il maggioritario2.  Capacità di dare garanzie validealle liste provinciali e minori. A po-chi piace partecipare decubertiana-mente. L‟attuale legge elettorale fissalimiti per l‟ingresso in consiglio r e-gionale alle liste provinciali, è unosbarramento modesto ma pur sempre

uno sbarramento. Il candidato do-vrebbe fare in modo che questo sbar-ramento fosse superabile dagli alleatise vuole che si mobilitino sul serio. Inquesto senso spesso si usa la “listadel presidente” che da risultati a voltebrillanti a volte pessimi3.  Capacità di attrarre voti dallaparte avversa. Qui le cose si compli-cano. In genere si pensa che per at-trarre il voto degli avversari bisognaspostarsi al centro. Io non credo, ingenere tra l‟originale e la copia sipreferisce l‟originale. Al contrario un

candidato forte ben profilato può spo-stare qualcosa. Il primo criterio percapire quale profilo è vedere il com-petitore quindi scherzando si potreb-be dire: se Formigoni è maschio,single, cattolico, di vasta esperienza,moderato, non più giovanissimo, pro-fessionista della politica; il candidatodel centrosinistra potrebbe esserefemmina (tra l‟altro il cs non ha maiavuto leader in Lombardia mentreMoratti, Colli, Gelmini caratterizzanoin modo femminile il centrodestra),con famiglia (almeno prole), laico, di

esperienza ma in settori diversi, piùradicale, più giovane, non professio-nista della politica. Ripeto scherzan-do.4.  Capacità di presentare una squa-dra. Mentre Formigoni si sa in par-tenza che non è leader autonomo,(Bossi-Berlusconi hanno ridicolizzatoi suoi per taluni versi patetici tentatividi creare una lista del presidente ov-vero di andare a Roma) il candidatodel centro sinistra dovrebbe presenta-re un abbozzo di squadra svincolatadai limiti di coalizione in cui opera.5.  Capacità di inserire nelle listefigure di spicco. Considerato cheFormigoni dovrà usare il cancelli peril listino, il cs dovrebbe usarlo in sen-so completamente diverso. Mentreinfatti nelle liste provinciali è indi-spensabile avere candidati legati alterritorio nel listino ci si dovrebbesbizzarrire.6.  Capacità di scegliere il terrenodel confronto. E‟ forse la questionecentrale. Occorre una Unique sellingproposition che certo non è una no-vità nelle campagne elettorali daitempi di Eisenhower ma che in Lom-

bardia manca da tempo. Il centro si-nistra è stato spesso cacofonico. Ingenere la strategia di Formigoni, mafu così anche per Albertini e Podestàè di non riconoscere lo sfidante comecredibile; i leader del centro destracorrono in solitario, per lo sfidantequesto è un handicap. Spesso il cen-tro destra fa anche una campagna dischieramento nazionale (i famosi ma-nifesti con faccia di Berlusconi anchese si vota a Canicattì) anche questospesso per il cs è un handicap, manon necessariamente, dipende dalla

campagna che si fa.7.  Capacità di fare un fund raisingsignificativo. Senza quattrini è inutilepartire. La campagna elettorale costa,avere certezza del budget in partenzaè indispensabile, tanto più che le listegodono del rimborso elettorale, manon la lista del presidente.8.  Capacità di dare garanzie suldopo. Per intenderci evitare la fugaalla Ferrante/Fumagalli garantire unapresenza alla Sarfatti. Non condividol‟idea che il candidato che perde hachiuso. Mitterand si candidò varie

8/3/2019 PDF n° 34 10-11-2009

http://slidepdf.com/reader/full/pdf-n-34-10-11-2009 6/18

 

6

volte prima di essere eletto, lo stessodicasi di Lula o di Chirac o del sinda-co di Barcellona. Al contrario capita-lizzare una buona campagna elettora-

le per le elezioni successive può esse-re un atout.9.  Capacità di selezionare e di ri-volgersi ai target sociali e professio-nali con un programma di dettaglio.Spesso si dice che è meglio avere unprogramma stringato che un librone,con il risultato di proporre ovvietàgeneriche. Formigoni e i suoi avrannomolti difetti ma governano da anni econoscono ogni minimo dettagliodelle politiche regionali occorre chelo sfidante dia la sensazione di essereadeguatamente all‟altezza 10.  Capacità di fantasia. Il voto nonè quasi mai il risultato di un percorsorazionale, l‟immaginario pesa spessopiù del reale, occorre avere un “i havea dream”. Quindi all‟autorevolezzaoccorre combinare la creatività.11.    Notorietà. L‟indice di notorietànon è rilevante ai fini della campagnaelettorale. Penati era uno sconosciutoquando batte la Colli, Albertini oVendola pure. Diciamo che l‟indicedi notorietà è rilevante solo se abbi-nato a un‟alta valutazione delle quali-tà professionali o del passato del can-didato, ma la politica è piena di star

sonoramente trombate e di sconosciu-ti eletti.12.  Radicamento sul territorio. Puòessere importante avere un bacinoforte su cui contare ma un eccesso dilocalismo pesa negativamente. Cer-tamente il candidato non può e nondeve essere paracadutato. Periodica-mente si sente parlare di leader na-zionali candidati a presidente, questoè un handicap se la dimensione na-zionale è solo politica.Dove cercare i voti? Nel 1970 votavain Lombardia il 95% degli elettori,

nel 1985 il 92% (a propositi quelloche oggi si chiama centrosinistra eraallora riparametrato ampiamentemaggioritario), nel 95 l‟84%, nel

2005 il 72,87% con circa 300000schede non valide di cui 80000 bian-che. Non ci vuole molta fantasia percapire che il bacino da raggiungere èquello dell‟astensione. Volendo esse-re scientifici i flussi elettorali dimo-strano che c‟è una permeabilità pr o-fonda tra elettorato di cs e astensione.Come cercare i voti? Personalizzandola campagna. La differenza tra berlu-sconiani e antiberlusconiani è netta esedimentata da tempo, continuare suun discorso di schieramente significascegliere l‟immobilismo. Il centrosinistra da troppo tempo non haleader forti sul territorio, la campagnaelettorale può crearlo il leader. I sim-boli dei partiti/liste devono seguirenon precedere il candidato. Lo stessodeve avvenire nei collegi provinciali,bisogna mettere in lista quanti piùcandidati competitivi possibile, me-glio una durissima lotta sulle prefe-renze con candidati scatenati alla ri-cerca del voto personale che un sem-plice richiamo agli schieramenti.Da un po‟ di tempo mi sento spessochiedere: quante preferenze ci vo-gliono per essere eletti in regione?

Proviamo a ragionare.

PD il Pd ha preso alle ultime elezioniprovinciali 355000 voti a Milano eprovincia con una percentuale di elet-tori del 69%. Alle primarie nello stes-so territorio hanno votato circa134000 elettori. Il totale dei voti dipreferenza presi dai candidati alleregionali l‟ultima volta lista unitinell‟ulivo, è stato di 91000 e i votipresi dal Pd a Milano e provincia e-rano 375000.

Il primo degli eletti ha preso più di13000 voti, l‟ultimo 8193. 10 candi-dati hanno preso meno di 750 voti dicui l‟ultimo ha preso 86 voti (a pr o-

posito forse selezionare candidati cheabbiano almeno i voti della famigliaallargata sarebbe un bene), 2 candida-ti hanno superato i 7000 voti.

Se pigliamo come base della simula-zione i voti elettorali, non dovrebbecambiare molto rispetto alle ultimeelezioni se prendiamo come base ivoti delle primarie presumibilmente ilnumero delle preferenze aumenterà,fissando la soglia d‟ingresso attornoagli 11000 voti. Ma ovviamente que-sto dipende dal tipo di candidati, ilmigliore del Pd aveva un rapportovoti/preferenze di 1 a 30, il miglioredei verdi di 1/5, il migliore dei comu-nisti italiani 1/9 il migliore di rifon-dazione. Si tratta di capire quanti diquesti voti sono “dote personale”,dote che nei partiti più piccoli è sem-pre più alta che nei partiti personali,sia in valori relativi che assoluti. I10663 voti del verde primo eletto losituano automaticamente tra i primieletti anche del pd se sono personali(ed io credo che lo siano), ma anche ivoti del socialista oltre 7000 sonopercentualmente ai voti presi in ele-

zioni di altro tipo moltissimiErgo Considerato che la preferenza èunica, a che gli eletti a legge elettora-le invariata, presumibilmente sarannogli stessi, se s‟inseriranno nella listaPd candidati forti, la concorrenza saràspietata.)Quando cercare voti? Da oggi. Iltempo è un fattore non recuperabile.Formigoni è sempre in campagna e-lettorale, ma in vista del voto accele-ra. Per il centro sinistra ogni minuto

 perso è un‟occasione sprecata. 

ApprofondimentiIMMIGRATI E CITTADINANZA: FRATERNITÉ … LIBERTÉ, EGALITÉ 

Giuseppe Ucciero

Riflettendo sul tema Milano  –  Immi-grazione  – Cittadinanza, e accoglien-do senza pregiudizi le lezioni checoncretamente i processi d‟integra-zione della nostra città ci propongonoogni giorno, si fa strada oscuramentela percezione dell‟insufficienza dellaricetta abitudinariamente proposta

dalla cultura democratica: transcultu-ralità, accoglienza, mediazione.Si manifesta tra noi un disagio cultu-rale, di categorie concettuali e di va-lori, che rendono sempre più difficileaderire così, senza distinguo e artico-lazioni, all‟icona della cosiddetta So-cietà Multiculturale. Certamente, co-

me ho sostenuto in altri passaggi su

Arcipelago Milano, il lavoro è il tito-lo che fonda la richiesta di cittadinan-za: è dal concreto contributo che cia-scuno di noi, italiano ed extracomuni-tario, dà alla società che sgorga laprincipale legittimazione soggettivaai diritti di cittadinanza.Ma, approfondendo, il punto pare

proprio questo: Quale Cittadinanza?

8/3/2019 PDF n° 34 10-11-2009

http://slidepdf.com/reader/full/pdf-n-34-10-11-2009 7/18

 

7

Quale Diritto? Quale Stato? E quindialla fine Quale Società?A fagiolo ca-

  pita poi la “provocatoria” lettera diDe Benedetti, che con stile icastico

offre ottimo materiale a chi non èmentalmente pigro. Certo non tutto ècondivisibile, vi sono spunti in cuil‟insofferenza tracima in un disprezzoassolutamente fuori luogo, ma pro-prio il disagio che ne è alle origini vaaffrontato con occhiali diversi dalsolito.Non intendo qui approfondire la tesiprincipale relativa al potenziale peri-colo terroristico, ma piuttosto alcunidei suoi antefatti, i quali tutti mi pareriportino all‟indicazione di una persi-stente (?) alterità della comunità ara-ba (ma non solo essa) di fronte allanostra società cittadina.Un‟alterità che è prima di tutto cultu-rale, e poi religiosa, per infine tradur-si in una potenziale non adesione aspecifici istituti giuridici, al punto dadeterminare quasi una sorta di citta-dinanza segmentata, una cittadinanza“a la carte”, che cioè ritaglia dal no-stro ordinamento e dai nostri usiquanto utile, ma ne esclude quantonon ancora accettabile.Società Multiculturale. - Ne com-prendiamo appieno significato pro-fondo, premesse e implicazioni, an-

dando oltre la retorica dell‟abbracciotra diversi (Fraternité)? Forse si do-vrebbe riflettere sullo stesso concettodi Società Multiculturale, che appareun ossimoro irrealizzabile, in quantocontiene in se stesso le radici dellapropria negazione. Perché vi sia unasocietà, un‟aggregazione cioèd‟individui, a loro volta aggregantesiin società naturali (famiglie - comuni-tà) e società artificiali (classi-ceti-reti), occorre che esse, aggregazioni eindividui, condividano valori e rego-le, almeno quelli essenziali, quelli

che ci fanno cioè Società.Occorre in altre parole che questasocietà, quindi anche la nostra Mila-no, condivida una Cultura, un insie-me relativamente omogeneo di rife-rimenti etici, giuridici, prassi e valori,che fanno appunto, di un‟aggrega-zione casuale della storia, un popoloche condivide pacificamente un terri-torio.Ora, si può ben rappresentarsi le cosein modo consolatorio e vagamenteeticizzante, ma non è possibile scan-tonare dall‟unica questione che conta:la Cittadinanza, mentre può essererichiesta, deve essere condivisa nei

suoi essenziali contenuti da chi laricerca.Vale qui fare riferimento alla Societàpiù Multiculturale attualmente cono-

sciuta: gli USA. Qui il melting pot èin atto da secoli. Decennio dopo de-cennio, si susseguono le ondate mi-gratorie: inglesi, irlandesi, tedeschi,polacchi, italiani, spagnoli, neri(schiavizzati), ispanici di diversaprovenienza, e poi asiatici, giappone-si, cinesi, filippini, e poi di nuovoafricani, arabi…. Ciascuno di essi era portatore eviden-temente di un proprio originale retag-gio, di proprie tradizioni, di proprieculture, ma tutti hanno aderito allaCultura Americana, criticabile o giu-sta che fosse, all‟American Way of Life, all‟Ordinamento giuridico chela regola, sulla base del sogno ameri-cano che legittima, con il riconosci-mento del merito, l‟adesione dell‟in-dividuo alla nuova collettività di de-stinazione: intraprendenza, merito,lavoro. Tutti hanno portato i propriLari e Penati, li hanno risposti in unangolo privato, ed hanno aderito alnuovo sistema di valori e regole, allanuova cultura. Vi è allora qualcosa dipiù distante, in questo caso di succes-so, dalla cosiddetta Società Multicul-turale?

Si badi bene, e non si giochi sulleparole, non ci si riferisce qui alla pra-tica privata di quelle forme residuali,ancorché persistenti, che portanoqualsiasi immigrato (italiano in ame-rica o rumeno in Italia) a coltivarememorie, relazioni, convinzioni reli-giose, fino a gusti e tradizioni gastro-nomiche.E neppure a quei processi molecolari,quasi impercettibili attraverso i quali,nel tempo, culture diverse si conta-minano. Né tantomeno ci si riferiscea concetti apparentemente simili, ma

in realtà assai distanti da quello diSocietà Multiculturale: Società Multi-razziale, Società Multietnica, laddovead esempio la Società Multirazzialenon rimanda ad altro che all‟afferma-zione dell‟assoluta par ità in termini didiritti, cittadinanza e di partecipazio-ne, rigettando senza alcuna distinzio-ne la diversità dei cittadini quanto alcolore della pelle. Affermazione cheappunto può essere posta nella misurain cui viene culturalmente vissutacome omogenea, e quindi non multi-culturale.S‟intende al contrario affermare ericordare che questo processo d‟inte-

grazione sociale e di generazione delconcetto stesso di cittadinanza, è statoed è reso ancora possibile proprio edesattamente sulla base dell‟applica-

zione del sistema di diritto, e dei di-ritti, che storicamente ha separato inEuropa, e con quali lotte e sangue edolore, lo Stato dalla Religione, hadissolto le comunità locali, gli usi e icostumi particolari, non accettando loStato alcun altro potere che non fossequello derivante dalla partecipazionedei cittadini, in quanto tali, ai propriistituti democratici.Accanto alla Fraternità, stanno alloraLiberté ed Egalité, ossia gli architraveculturali, politici e giuridici della no-stra società occidentale.E quindi la Fraternité sia praticata maaccanto, in stretta connessione, nonprima e non dopo, con il riconosci-mento non ambiguo della Libertà edell‟Eguaglianza quale condizioneche qualifica il vivere del singolo cit-tadino nel sociale, nella famiglia, nellavoro, senza se e senza ma. Non vi èqui alcuno spazio per una SocietàMulticulturale che pretenda di rita-gliare aree opache, in cui diritto ediritti abbiano poca o nulla applica-zione o che pretendesse di porsi su diun piano paritario per concorrere aridefinire questo nostro Statuto.

Vi è invece lo spazio “necessitato” diun superamento, certamente doloro-so, da culture, prassi sociale, costumi,originari e contrastanti con il sistemadei diritti così come lo ha costruito lanostra società occidentale, sistema acui la sinistra ha dato un contributoessenziale e fondante.Vi è qui una fase di delicato passag-gio dalla comunità originaria che pro-tegge ma isola e conserva istituti con-fliggenti (multiculturali) verso la co-munità allargata della società tutta, unpassaggio che chiede da un lato la

creazione generosa di un‟area di dirit-ti e di risorse, e dall‟altra l‟emersionerigorosa dalle opacità e dalle riserveculturali e religiose.Questo a me pare il processo su cui sipuò costruire una prassi di cittadinan-za che sia al tempo stesso gratificanteper gli accolti e non foriera di futurecrisi ingestibili per gli accoglienti.Valga un esempio per tutti: la condi-zione della donna, la sua sfera di li-bertà e di autonomia personale.Vi è qualche anima bennata democra-tica e o di sinistra che possa accettarein Milano, in nome della SocietàMulticulturale, la strutturale sotto-

8/3/2019 PDF n° 34 10-11-2009

http://slidepdf.com/reader/full/pdf-n-34-10-11-2009 8/18

 

8

missione della donna al rigido siste-ma patriarcale nella tradizione araba?Vi è qualche spericolato sperimenta-tore del relativismo socio culturale

che intenda consentire le pratichedell‟infibulazione tra le donne africa-ne oggi residenti in Milano in nomedel rispetto delle tradizioni delle po-polazioni cui esse appartengono? Ov-viamente no, questo ferisce insoppor-tabilmente la nostra sensibilità cultu-rale e mutila senza rimedio l‟applica-zione del nostro diritto. Ovviamente,quando si passa dalla teoria apparen-temente generosa della società multi-culturale alla rigorosa analisi dellesue implicazioni, anche i più aperti,

generosi e ingenui tra noi, si ritrag-gono e ve n‟è chiaro motivo. E allora Milano? Milano, città dimezzo, ha sempre accolto e favorito

l‟immigrazione, selezionando e pr o-muovendo i talenti, offrendo a tutti lasua etica, un po‟ americana alla fine,fatta d‟intraprendenza, lavoro, merito.

 Nell‟accogliere, ha sempre affermatoi suoi valori distintivi propri, e conquesti culture, leggi e usi, proponen-doli ai suoi nuovi abitanti come inuovi valori da cui ripartire nellapropria vita. Certamente, i processimigratori odierni stanno su di unascala che mette a dura prova la suasperimentata capacità di assimilazio-ne, anche perché avvengono in un

tessuto urbano e metropolitano giàduramente provato dalle immigrazio-ni interne degli anni 50 e 60. Oggi,Milano deve avere il coraggio di ave-

re coraggio, sfuggendo all‟abbracciomortale degli sceriffi della tolleranzazero, superando i limiti dei cantoridella Fraternité, per elaborare innova-tive soluzioni di convivenza che rico-noscano i problemi per quello chesono, offrendo a tutti uno spazio didiritti, opportunità e risorse, ma chie-dendo a un tempo l‟adesione senzariserve alla cultura e al diritto che lisostiene, e imponendo infine l‟apertu-ra e la trasparenza alle comunità ap-pena insediate: Fraternità ... Liberté,Egalité.

LetteraTERRITORIO E BONIFICHE. RISPOSTE AD ALCUNE DOMANDE

Mario De Gaspari

Sempre con la premessa che perso-nalmente sono molto più interessato aciò che riguarda i metodi di governodel territorio più che all‟aspetto giu-diziario, provo a rispondere sinteti-camente e per punti ad alcune do-mande che mi sono state rivolte sulleposizioni che ho assunto nei più arti-

coli recenti.Punto primo. Penso che i reati legatialla realizzazione delle bonifiche sia-no una conseguenza, non necessaria,ma purtroppo largamente prevedibile,del combinato tra i dispositivi legisla-tivi in materia di bonifiche, quelliriguardanti l‟urbanistica e la culturapolitica dei nostri amministratori re-gionali e locali.Punto secondo. È almeno dal 2002che le bonifiche dei terreni hannocessato di essere un problema pubbli-co e sono diventate un‟opportunità

edilizia e soprattutto finanziaria. Nonvorrei esagerare, ma penso di poteraffermare che in qualche caso po-trebbe essere addirittura convenienteinquinare i terreni.Punto terzo. Veniamo a Pioltello. Zu-nino e Grossi avevano capito pertempo che l‟opportunità era notevole.Io stesso fui contattato quando erosindaco da Zunino e Grossi, che aquel tempo cercavano di piazzare imercati generali di Milano (quelloche sommariamente è chiamatol‟or tomercato). Cercate di seguirmi:Zunino e Grossi non erano proprietaridell‟area dell‟ortomercato e non er a-

no nemmeno proprietari dell‟areaSisas (a quel tempo già fallita). Cisiamo? Guardate alla dimensione delbusiness. Siamo al risiko: si prendonoin un colpo solo una grande area aMilano (cerimoniere il comune diMilano) e una grande area a Pioltello(cerimonieri regione e ministero

dell‟ambiente). Spesa? Poco più cheniente: a Milano c‟è da riqualificare ea Pioltello c‟è da bonificare. A Mila-no ci si portano le case e a Pioltellol‟ortomercato. I rifiuti di Pioltello siportano in un altro posto ancora. Nonsi configura nessun reato, ma vi sem-bra normale che il territorio sia go-vernato in questa maniera? Ovvia-mente dissi che non era il caso.Punto terzo. Perché insisto sull‟aspet-to finanziario. Perché con la finanzia-rizzazione del mercato immobiliare(cioè con la trasformazione in asset

finanziari dei terreni, fondi immobi-liari ecc.) l‟aspetto finanziario diven-ta prevalente sull‟aspetto urbanistico-edilizio. Ciò che conta è il piano fi-nanziario: si possono far soldi anchesenza costruire nulla. Ovviamentesono necessari alcuni presupposti, unsistema di relazioni, un certo dinami-smo, una dose di spregiudicatezza,ma si può. Di che cosa abbia effetti-vamente bisogno il territorio non fre-ga niente a nessuno. Vi pare che ser-va un altro centro commerciale?Punto quarto. Vi siete accorti chesiamo ormai passati a una nuova ge-nerazione di tangenti? È finito il vec-

chio sistema patriarcale dell‟impren-ditore che dà soldi al politico, ormaisiamo passati a un sistema in cui il

 politico dà soldi all‟imprenditore. Glistanziamenti regionali e governativi afavore di Grossi sono difficili da cata-logare, ma più o meno è così.Punto quinto. Perché Santa Monica?

Guardate, tenendo sempre fermo cheguardo poco all‟aspetto penale dellafaccenda, chi sono gli attori in scena.Un fondo immobiliare che promuovela più imponente operazione del mi-lanese (Aster); una finanziaria spessoal centro d‟importanti operazioni(Sopaf); una società leader nel settoredelle bonifiche ambientali (Sadi).Il periodo, tra il 2005 e il 2006, cru-ciale per il settore immobiliare. Chec‟entra la Sadi di Grossi? C‟entraperché a quel tempo Grossi non neera ancora il proprietario. Nell‟ot-

tobre del 2005 Sopaf aveva acquistail 26% del pacchetto azionario dellasocietà, quotata in borsa, con il di-chiarato intento di procedere aun‟OPA entro l‟anno. L‟OPA in rea l-tà non verrà mai fatta, Sopaf cederà lamaggior parte delle azioni a Grossi,mantenendo per sé meno del 3%. È inquel periodo che Sopaf acquista il33% delle quote del fondo Aster(Siano) per 22 milioni di euro (22milioni è anche l‟ammontare dei fon-di neri provenienti dalle bonifiche diMontecity). Un anno dopo quellequote saranno cedute con una plusva-

8/3/2019 PDF n° 34 10-11-2009

http://slidepdf.com/reader/full/pdf-n-34-10-11-2009 9/18

 

9

lenza di 10,5 milioni di euro. Paghidue prendi tre!Punto sesto. Cosa c‟entra Pioltello.C‟entra perché l‟area di Santa Moni-

ca è adiacente al parco delle cascinedi Pioltello del quale costituiva ununicum agricolo. Siano ha acquistato

  prima l‟area di Segrate poi quella diPioltello (quasi 1,5 milioni di mq,dalla famiglia Benetton). La vicendami è nota perché, come sapete, tuttoquesto avvenne mentre ero sindaco aPioltello.Punto sesto. Il parco delle cascine.All‟inizio del mio primo mandato (1997) l‟area era in mano al curatorefallimentare per una valutazione dicirca 15 miliardi di lire. Quando andòall‟asta Benetton e il suo socio la ac-quistarono, se ricordo bene, per circa43 miliardi compresi gli oneri acces-sori. Era chiaro che erano stati un po‟buggerati, o forse uno dei due sociaveva buggerato l‟altro. Comunque

ad un certo punto feci saltare la tratta-tiva perché mi accorsi che in buonasostanza cercavano di scaricare sulcomune l‟onere del prezzo eccessivo

 pagato per l‟area. Come? Sempre at-traverso le volumetrie (tenete presen-te che si trattava di un‟area parco,cioè di un PLIS già istituito conprovvedimento regionale). Alla fine iBenetton riuscirono a cedere, ai Sia-no, credo realizzando una certa plu-svalenza. Ora siamo al punto. Si cer-ca ancora di scaricare sulla collettivi-tà il costo pagato per l‟area. E sempreattraverso la concessione di dirittiedificatori. La barzelletta dello stadio

  prima, quella dell‟università poi, poichissà ancora quale mirabolante pro-getto… E sempre il sindaco di Piol-tello nelle vesti di banditore. Tuttoquesto quando il provvedimento re-gionale auspicava che Segrate seguis-se la strada di Pioltello nell‟istitu-zione del parco. Come è andata lo

sapete: hanno cominciato a costruire,proprio a ridosso di Pioltello; le ope-razioni vanno a rilento a causa dellacrisi e delle difficoltà d‟accesso al

credito. Siano è in difficoltà perchéha fatto come Zunino, ha messo inpiedi troppe cose e non ha previsto lacrisi. E ora sta già cercando un com-pratore per le aree Galbani di Melzo.Punto settimo e ultimo. la morale.Tutto questo sconquasso deriva dalpensiero profondo che dal suolo sipossa spremere valore fin che si vuo-le. Si pensa che i comuni possanoconiare moneta. Non più attraverso lazecca, che ormai appartiene allaBCE, ma attraverso l‟elargizione divolumetrie (qualcuno, più concreto,dice graziosamente “i cubi”). Ma co-me la moneta in eccesso crea infla-zione, così volumetrie in eccesso cre-ano bolle finanziarie. E anche grandidisagi ai cittadini.

CittàL’AUTOREVOLEZZA DELLE COMMISSIONE PER IL PAESAGGIO

Marco Romano

Da mille anni in Europa noi siamocittadini di una città, dal villaggio allacapitale, perché vi abbiamo il posses-

so di una casa  –  anche oggi, se vispostate da una città a un‟altra, visarà chiesto l‟indirizzo – e, poiché lanostra civitas è una società mobile, lostatus che vi conseguirete non dipen-de dalla vostra condizione di nascitama dalla vostra personale attitudine:e, poiché il possesso della casa è lacondizione stessa della vostra cittadi-nanza, nell‟apparenza estetica dellecase vorrete imprimere questo vostrostatus.Verso il 1338 quest‟affresco di Am-brogio Lorenzetti, nel palazzo dei

priori a Siena, mostra appunto la li-bertà inventiva dei suoi cittadini nelladecorazione delle loro facciate, i piùricchi con bifore istoriate che le ren-deranno più belle e i più modesti  –  proprio al centro, sopra la scuola -con un arco appena disegnato ma conun vaso di fiori sul davanzale e con lagabbietta di un uccellino.Una quarantina di anni prima il con-siglio municipale aveva chiesto aiproprietari delle case che si affaccia-vano sul Campo di renderle più bellecon quelle stesse bifore che vediamonell‟affresco di Lorenzetti: perché

tutti sanno che la bellezza delle case èuna componente essenziale – insiemeai temi collettivi - della bellezza delle

città nel suo confronto con tutte lealtre.Le cose erano state semplici fino aquando il metro di giudizio della bel-lezza consisteva nell‟evidente ric-chezza decorativa delle finestre e del-le merlature  – un mondo elementare,come quello dei fondi oro nella Mae-stà di Duccio  –  ma diverranno piùcomplicate quando gli architetti delrinascimento sosterranno che consi-stesse invece nell‟armonia composi-tiva, questa invece dominata dallaloro capacità professionale, affinata

sullo studio degli autori classici e af-fidata a un‟eleganza alla portata ditutti i bilanci famigliari ma anche alraffinato gusto di un‟élite. Ma se la bellezza della casa è allaportata di tutti, allora un governo cit-tadino che voglia mostrare alle altrecittà una veste architettonica dignito-sa dovrebbe poter legittimamentecontrollare il gusto edilizio dei suoicittadini: è quanto baldanzosamentetenterà Ottavio Farnese a Piacenza,affidando il controllo estetico deiprogetti edilizi a un architetto di fidu-cia, che però rimetterà il suo mandato

dopo qualche mese, sostenendo chealle sue correzioni nessuno dava rettae che finiva soltanto per crearsi anti-

patie. Siamo infatti di fronte a unconflitto radicato ed endemico. Da unlato il cittadino ritiene di poter farsiprogettare una casa a misura del suogusto, e ritiene questa dimensioneestetica una sfera espressiva connatu-rata ai suoi diritti e alla sua libertàespressiva in tutti in campi.Dall‟altro lato la civitas ritiene che labellezza della città, o quanto meno ilsuo decoro, sia un ambito dell‟inte-resse collettivo da presidiare: e quan-te volte abbiamo sentito qualcunolamentarsi di ciò che giudica una

bruttura architettonica e domandarsi  perché mai il Comune l‟abbia auto-rizzata, salvo poi lamentarsi perché ilComune gli ha negato il permesso dimettere una veranda sul suo terrazzo.E‟ un conflitto endemico perché en-trambi i punti di vista sono legittimi,il cittadino come individuo nel riven-dicare il diritto alla propria libertàespressiva e la civitas a pretendere unqualche controllo collettivo nel nomedella bellezza della città.Ricorrere alla consulenza di unacommissione di esperti è ovviamentesoltanto un palliativo, perché di fatto

8/3/2019 PDF n° 34 10-11-2009

http://slidepdf.com/reader/full/pdf-n-34-10-11-2009 10/18

 

10

il conflitto resta per principio insana-bile e soprattutto oggi non argomen-tabile in maniera convincente perchéle regole rinascimentali sono state

dimenticate e gli architetti moderniseguono, seppure talvolta con talento,ispirazioni personali: e quelladell‟architetto di un qualsiasi cittadi-no vale per principio quella di unmembro della commissione.Ho fatto per qualche anno parte dellacommissione edilizia, ora sostituitadalla Commissione per il Paesaggio,e in molte sedi pubbliche e private miè stato poi spesso chiesto conto deipareri che avevamo espresso, la cuisola giustificazione era in realtà quel-la di essere stato incaricato dal Co-mune, con i miei colleghi, di esprime-re un giudizio estetico, senza chequesto incarico comportasse necessa-riamente una mia superiorità sui col-leghi cui era capitato di venire da noigiudicati.Questa situazione artificiosa reggesoltanto se la convenzione che i giu-dici siano “soggetti aventi particolaree qualificata esperienza nella tutelapaesaggistico-ambientale” e nellaqualità urbana  – come recita la leggeregionale - viene, se non altro, testi-moniata da una lunga carriera nelcorso della quale chi dovrà dare un

giudizio abbia espresso e approfondi-to, nella pratica professionale e neifondamenti teorici, un punto di vistaautorevole, che l‟amministrazione

comunale, nominandolo commissa-rio, possiamo immaginare condivida –  ed erano i miei studi e i miei libritestimoniarlo: resta beninteso vivo ilconflitto individuale/collettivo, ma inquesto caso la civitas mostra di averepreso un partito che può venire soste-nuto erga omnes, con argomenti con-divisibili, come autorevole.Salvo Pierluigi Nicolin e Aldo Ca-stellano, non vedo come i membridella Commissione Comunale per ilPaesaggio testé nominata abbianoconseguito quell‟autorevolezza cheeviti di rendere il loro giudiziol‟espressione di un capriccio: né lagiovinezza, che sembra aver motivatol‟assessore Masseroli, può sostituireuna competenza che proprio al con-trario dovrà venire testimoniata dalloro futuro.

La commissione 

PIERLUIGI NICOLIN Arcitetto,professore Ordinario di Composizio-ne Architettonica al Politecnico diMilano

CECILIA BOLOGNESI Architetto,docente presso la Facoltà di architet-tura Civile del Politecnico di MilanoCRISITANO CREMOLI Geome-

tra, esperto ambientale del Comune diMilano.PAOLO MAZZOLENI Architetto,esperto di Urbanistica e Conservazio-ne dei LuoghiPATRICIA VIEL Architetto, Vi-sitng Professor al Politecnico di Mi-lanoLUCA PIRAINO Architetto, docen-te di Architettura e Paesaggio Urbanoal Politecnico di MilanoLUISA CORTESE Architetto, con-sulente di vari Enti della P.A.ALDO CASTELLANO Architetto,professore ordinario di Storiadell‟Architettura al Politecnico diMilanoPAOLO VILLA Architetto, docentea contratto presso il Politecnico e do-cente in vari corsi nell‟areaGIUSEPPE MARINONI Architetto,professore a contratto presso il Poli-tecnico di Milano, laboratorio di pro-gettazione e progettazione urbana edel paesaggio paesaggisticaCLINO TRINI CASTELLI De-signer, dal 1997 è professore a con-tratto presso il Politecnico

Primo pianoRONDE. DECORATO DA SOLO FINO A FEBBRAIO

Luca Perolo

È il solito mistero all‟italiana. Il Go-verno parla di allarme sicurezza, lagente dice di sentirsi in pericolo e dinon uscire la sera per paura di essereassaltata da bande di extracomunitarima poi nessuno si iscrive alle rondeistituite dal ministro degli Interni,

Roberto Maroni. Come mai? Sono lepersone che sono pigre e che si tiranoindietro appena si tratta di mettere lafaccia oppure questa fatidica emer-genza sicurezza è tutta una montatu-ra? Una risposta certa non esiste. Ep-pure questo è stato un tema centraledell‟ultima campagna elettorale, unadelle chiavi di volta che ha convintola maggior parte degli italiani a met-tere la croce sul simbolo del Pdl.Di sicuro c‟è solo che a tre mesi daldecreto che ha istituito le regole per icosiddetti “osservatori volontari”, aMilano solo un‟organizzazione ha

presentato regolare richiesta in Pre-fettura. Si tratta dell‟Associazionepoliziotti italiani che riunisce gli ap-partenenti delle forze dell‟ordine incongedo ma che, in realtà, era giàattiva nella nostra città dal giugno2008. In precedenza a “proteggerci”

da spiacevoli sorprese c‟erano anchei Blue Berets e i City Angels: i primiavevano iniziato lo scorso giugno apattugliare le tre linee della metropo-litana con la benedizione del vicesin-daco Riccardo De Corato che unavolta li aveva pure accompagnati.Esperimento bruscamente interrottoai primi di luglio perché la nuovalegge parla esplicitamente di volonta-ri. Loro, invece, prendevano dei sol-di. A chiudere il cerchio, il legametra il presidente dei Blue Berets, Vin-cenzo Scavo, e Gaetano Saya, il fon-datore del nuovo Movimento sociale

italiano. Per intenderci, quello chevoleva istituire la Guardia nazionaleitaliana: camicia grigia e simbolodell‟aquila romana sul petto.Completamente diverso il discorsosui City Angels: associazione natanel 1994 “con lo scopo di assistere

gli emarginati e tutelare i cittadinivittime della delinquenza”. Dopo ildecreto del Governo loro hanno deci-so semplicemente di non aderire pas-sando dalla sfera dell‟Assessoratoalla sicurezza a quello dei servizi so-ciali. “Sulla strada noi portiamo assi-stenza a chi ha bisogno e non vo-gliamo trasformarci in ronde”, hacommentato il fondatore dei CityAngels, Mario Furlan. Ricapitolando,quindi: non solo in pochi hanno ade-rito al richiamo del ministro degliInterni, Roberto Maroni ma di treassociazioni che si occupavano della

8/3/2019 PDF n° 34 10-11-2009

http://slidepdf.com/reader/full/pdf-n-34-10-11-2009 11/18

 

11

nostra sicurezza ce n‟è rimasta solouna. E tra l‟altro non è neanche unacertezza.Eh sì, perché il regolamento delle

ronde prevede una fase transitoria disei mesi che scadrà il prossimo 8febbraio entro il quale il Viminaledovrà verificare l‟esistenza di tutti irequisiti di legge.Insomma se quello che ci dice il Pdl èvero e cioè che il nemico è dietro laporta di casa, non resta che barricarci

nelle nostre abitazioni e uscire soloper andare a comprare il pane. Ancheperché il paradosso dei paradossi èche chi da sempre si è occupato della

sicurezza della cittadinanza non vapiù di moda. Stiamo parlando dellapolizia che recentemente è scesa inpiazza per protestare contro la ridu-zione dell‟organico di 40mila unità econtro il taglio del 44% delle risorse.Agenti semplici, uomini della poliziapenitenziaria e forestale hanno sfilato

per le vie di Roma al grido di “Bastacon le ronde, basta con la privatizza-zione della sicurezza”. Poliziotti co-munisti? La risposta è no, nel corteo

c‟erano anche i sindacati di destra mapoco importa.Concentriamoci sui tagli che sono undato incontrovertibile. Chissà se al-meno questi aiuteranno a far capirealla gente che è stato tutto un imbro-glio?

UrbanisticaPGT, PIANO CASA, COMMISSIONE PAESAGGIO: SEPARATI IN CASA

Piero CafieroAlcuni fatti. Primo fatto. Il 4 novem-bre scorso si è tenuta la prima riunio-ne della novella Commissione per ilPaesaggio, che ha mandato in pen-sione la precedente CommissioneEdilizia.Nominata dal Sindaco Letizia Morattia fine ottobre, la commissione ècomposta da 11 membri (anche laMoratti ora ha la sua squadra “vin-cente”, come il cognato) e presiedutada Pierluigi Nicolin, già consulente

del Comune. Nata con l‟obbiettivo di “verificare ilraggiungimento degli obiettivi diqualità ambientale fissati dal Comu-ne”, la commissione dovrà “valutaree guidare tutti i grandi processi ditrasformazione della città, promuo-vendo uno sviluppo sostenibile. Perpassare dall'ecologia del no all'ecolo-gia del come”. Masseroli dixit .Questi 11 professionisti (sicuramente“soggetti con particolare e qualificataesperienza nella tutela paesaggistico -ambientale”, come da art. 81 dellalegge regionale) avranno l‟onere el‟onore di operare nel quadro delnuovo Piano di Governo del Territo-rio, “un Piano a consumo zero di suo-lo libero. Un Piano redatto a partiredalla conservazione della risorsa piùricca della città: il territorio. Un Pia-no garante della inviolabilità di tuttele risorse ambientali, Parco Sud in

 primis”. Masseroli redixit .Il secondo fatto. Il 21 ottobre scorsoLetizia Moratti ha parlato al Consi-

glio Comunale per fare il punto dopotre anni di amministrazione. Quattor-dici cartelle dense di contenuti e buo-ne intenzioni, condite da un pizzicodi retorica. Ci mancherebbe. Peccatoche del PGT nella relazione vi siasolo un breve cenno, giusto a pagina13. Poche righe. Nessun dato. Nessu-na cifra. Di edilizia sociale, di pianocasa, nemmeno l‟ombra. In compen-so la parola Expo compare 13 volte.Per fortuna non si parla più neanche

della Milano da due milioni di abitan-ti.Ci permettiamo qualche considera-zione. L‟assessore Masseroli ci diceche il PGT di Milano è un piano aconsumo zero di suolo. Il Piano Casa,così come applicato dalla legge re-gionale 13/2009, prevede aumentivolumetrici fino al 35% in caso didemolizione e ricostruzione (se sicostruisce con tecniche di risparmioenergetico, ma senza obbligo di certi-ficato, e se si piantano un po‟ di albe-relli!). Gli aumenti saranno minori incaso di ampliamenti dell‟esistente.Ora se non si deve consumare nuovosuolo, quest‟aumento di volume av-verrà tutto in altezza. Giusto? Però lalegge regionale dice che l‟altezza nonpotrà essere superiore al massimo trail valore esistente e quello ammessodallo strumento urbanistico e allostesso tempo consente un superamen-to delle altezze massime di non più di4 metri. Comunque la vogliamo in-terpretare, più di tanto in altezza non

si può crescere. In teoria. Forse. Equindi?Piano casa o gran casino? Il dubbio èlecito. Ma sarà compito della Com-missione per il Paesaggio risponderea questo rovello.Cosi come sarà compito della Com-missione vigilare sulle significativetrasformazioni che interverrannosull‟immagine di Milano a seguitodelle nuove edificazioni (perché de-molire e ricostruire questo significa).

E non è dato di sapere se gli 11 (chepare non avranno neppure il gettonedi presenza) adotteranno criteri este-tici (e quali?) nella loro attività o ba-deranno solo al rispetto della norma-tiva (e quale?). E questi 11 avrannodelle “riserve”? Perché se ogni prat i-ca (DIA o concessione edilizia) diampliamento dovesse venire esami-nata e valutata approfonditamente dalpunto di vista estetico e paesaggisticooltre che da quello normativo, 11professionisti, per quanto valenti ecapaci, difficilmente potranno svol-gere una simile mole di lavoro intempi compatibili con le esigenze dichi costruisce.

Insomma ci troviamo di fronte ad unritorno (e perché no? Male non fa-rebbe) di una sorta di Commissioned‟Ornato o è solo il nuovo nome de l-la Commissione Edilizia, che buro-craticamente vigilerà sulle sorti delcapoluogo lombardo?

8/3/2019 PDF n° 34 10-11-2009

http://slidepdf.com/reader/full/pdf-n-34-10-11-2009 12/18

 

12

Lettera di Stefano Zuff i

L'articolo di Jacopo Gardella dimo-stra una volta di più come il dibattitosulla destinazione del palazzo di Bre-ra e sullo spostamento dell‟attivitàdidattica dell'Accademia in altra sedenon riesce davvero a entrare in unafase operativa e pragmatica. Nono-stante i tentativi di raccogliere intor-

no a un tavolo TUTTI gli interessati,sembra sempre che manchi qualcuno,che comunque ci sia degli scontenti,che si debbano bandire nuovi concor-si. Una citazione particolare meritaGabriele Mazzotta, che come presi-dente dell'Accademia deve giusta-mente tutelare l'istituzione di cui è acapo, ma sta svolgendo una generosae intelligente opera di mediazione.L'ex Distretto Militare, oltre che in-credibilmente ritenuto "periferico", èstato letteralmente definito "una topa-ia" da parte di alcuni docenti che pe-raltro accettano di svolgere la propriaattività in un palazzo certamente ric-co di storia, ma che oggi è in uno sta-to di manutenzione davvero scadente

e ai limiti minimi della sicurezza perquanto riguarda le aule. C'è una pe-sante contraddizione tra le nobili tra-dizioni braidensi costantemente invo-cate e la concreta realtà. Credo chesia inutile discettare sulla copertura omeno del cortile d'onore finché que-sto è utilizzato come un portacenere o

una pattumiera all'aria aperta. Da sto-rico dell'arte e da appassionato fre-quentatore di Brera, non credo che siautile rilanciare il vecchio tema dei"dipinti ammassati nei magazzini"della Pinacoteca. Per fortuna e perfinezza intellettuale, Gardella ha evi-tato l'insopportabile luogo comunedei "capolavori che marciscono incantina", ma vorrei ricordare che nei"depositi" (non "magazzini") dellaPinacoteca i dipinti non sono affatto"ammassati". Inoltre, la vera necessi-tà della Pinacoteca non è quella diesporre un numero maggiore di ope-re: con tutto l'amore per un museoche sento profondamente "mio", lapriorità non è quella di ampliare il

percorso espositivo. Un giusto "po-tenziale espositivo" del patrimoniodella Pinacoteca, interessante per ituristi e per gli appassionati non spe-cialisti, può essere valutato intornoalle 35-40 sale, vale a dire poco piùdell'attuale. Il rischio di un percorsopiù ampio è quello della "diluizione",

in un'epoca in cui i visitatori e i turistihanno sempre meno tempo. Diversoè il caso, invece, di una maggiore epiù agevole accessibilità dei depositi,con un esempio meraviglioso offertodalla cosiddetta "Teatri collection"della National Gallery di Londra.Più che per esporre un numero mag-giore di opere della sua collezionepermanente, la Pinacoteca ha bisognourgente di spazi per: servizi al pub-blico (ingresso, biglietteria-informa-zioni, guardaroba, bookshop, cafete-ria, oltre a una sala conferenze); spaziespositivi per esposizioni temporanee(indispensabili!); spazi "disponibili"per "mostre interne" delle opere indeposito esposte a rotazione, ma an-

8/3/2019 PDF n° 34 10-11-2009

http://slidepdf.com/reader/full/pdf-n-34-10-11-2009 13/18

 

13

che per accogliere lasciti o donazio-ni. Quest'ultimo punto è sottovaluta-to, ma attualmente Brera (vale a direlo Stato, vale a dire tutti noi) è in gra-

ve difficoltà nell'accettare donazionidi singoli dipinti o di intere collezio-ni, non avendo spazio per esporrenuove opere- valorizzazione degliambienti storici del palazzo, fra cuisoprattutto i resti gotici della chiesadi Santa Maria di Brera.C'è poi da considerare il patrimonioartistico pertinente all'Accademia,con diverse opere importanti (fra cuiun nucleo notevole di tele di Hayez)che potrebbero essere integrate nelpercorso espositivo o costituire,

all'interno di un unico percorso, uncorpus ben evidenziato e valorizzato.Sarebbe invece un errore pensare a un"museo minore" a sé stante, con in-

gresso distinto e separato, quasi a ri-marcare un netto confine tra Acca-demia e Pinacoteca. Ma se non sisblocca la situazione dell'Accademia,queste sono solo illusioni e chimere.A titolo di provocazione, ma fino aun certo punto, suggerirei un'alterna-tiva. Se docenti e studenti dell'Acca-demia non vogliono trasferirsi nella"topaia" di via Mascheroni, perché ilMinistero della Difesa non si tienevia Mascheroni e cede invece allaPINACOTECA (ripeto, alla Pinaco-

teca, non all'Accademia) una parte diPalazzo Cusani, che si trova pratica-mente di fronte a Brera e dispone diuna parte monumentale e storica?

L'Accademia resta dov'è, se così lepiace, e così le altre istituzioni pre-senti nel palazzo (Biblioteca Braiden-se, Osservatorio Astronomico e OrtoBotanico, Istituto Lombardo diScienze e Lettere); la Pinacoteca puòampliarsi al di là della strada, acqui-sendo in palazzo Cusani quegli spaziaggiuntivi di cui ha tanto bisogno.Ilcollegamento tra i due edifici (con untunnel o con un ponte) può essere uninteressante tema di studio per archi-tetti e museografi!

RUBRICHE

MUSICAQuesta rubrica è curata da Paolo Viola

[email protected]

PAPPANO E ISOTTA

Non ci sarebbe mai venuto in mentedi commentare la   Missa Solemnis di

Beethoven che abbiamo ascoltato il24 ottobre scorso al Santa Cecilia diRoma - e dunque lontano dal nostro... arcipelago - se non ne avesse parla-to Paolo Isotta il successivo 1° no-vembre sul Corriere della Sera, fa-cendola così approdare in area mene-ghina. Inoltre di questa  Missa aveva-mo scritto proprio la settimana scor-sa, ricordando che vi si era cimentatada poco l‟Orchestra Verdi diretta daXian Zhang nella chiesa di San Mar-co a Milano, e accostandola alle bentre esecuzioni della   Messa da Re-

quiem di Verdi (tutte nel 2009,l‟ultima - di Barenboim - l‟ascolte-remo nei prossimi giorni alla Scala),sorpresi da questo improvviso amoreper la musica sacra romantica.EbbeneIsotta, con quello strano linguaggioarcaico che spesso rasenta l‟incom-

  prensibilità, a proposito dell‟ese-cuzione romana diretta da AntonioPappano fa un ragionamento che cilascia molto perplessi e che invita aqualche riflessione.Dice Isotta “... esecuzione troppo 

disinvolta... troppo brillante... troppo

 serrata. Non v’era un filo d’aria che

circolasse nella trama; la dinamicanon era variata, ma su di un perpetuo

 fortissimo(sic)...” e ancora “...uno

schiacciamento reciproco di cori e

orchestra fino quasi a produrre un

inintelligibile e troppo veloce cor- po...” ..Fin qui possiamo essered‟accordo con lui ed osserviamo cheanaloghe considerazioni avevamofatto a proposito delle Messe verdianedi Marshall e della Zhang, tanto dachiederci che succede. Perchè oggiappena possono tutti urlano, corrono,usano cori e orchestre come trupped‟assalto, sfuggono le sfumature el‟intimità, amano colpire allo stoma-co il pubblico quasi a volerlo attonitoe senza respiro?Nel caso di Roma bisogna dire (ma

Isotta non lo ha detto) che a un certomomento, come se la pietà avessefinalmente preso il sopravvento, conil  Benedictus tutto è cambiato, ed èstato un momento di altissima poesiae dolcezza, magnificamente interpre-tato dal primo violino dell‟Orchestraromana Carlo Maria Parazzoli  – sen-sibilissimo musicista  –  insieme allasempre straordinaria contralto AnnaLarsson. Un raro e magico momentodi grande musica.Le parole che ci hanno invece sorpre-so del critico del Corriere sono quelleche concludono l‟elzeviro “C’erano

stati Jochum e Karajan ... e il risulta-to conseguito da ambedue porta an-

cora le lacrime sul ciglio asciutto. Un

altro verrà. Non potrebbe costui es-

ser lo stesso Pappano qualora appro-

  fondisse la conoscenza e l’inte-rpretazione delle fibre del gran

Monstrum?”. differenza d‟interpretazione è sicu-ramente più netta in Jochum, maquanto ad enfasi e a magniloquenzaanche Von Karajan non scherzava!)come può venire in mente all‟Isottache Pappano, letto il suo articolo, nevenga illuminato e si precipiti a rileg-gere la Missa in modo diametralmen-te opposto a come ce l‟ha pr opostal‟altra sera? (Ci è prepotentemente tornato alla

mente il Nostro quando qualche annofa e sempre sul Corriere fece una du-rissima stroncatura del Tristano diClaudio Abbado - fu una delle esecu-zioni più memorabili di quello straor-dinario inno d‟amore wagneriano -mentre si prodigava quotidianamentenelle sperticate e acritiche lodi diqualsiasi prestazione di Riccardo Mu-ti, in ogni occasione, spesso a dispet-to delle aspre critiche che gli veniva-no formulate da tutto il mondo musi-cale). Intanto sabato scorso Pappanoha inaugurato la stagione della Filar-monica della Scala con un program-

ma tutto russo (Glinka, Prokofief eRachmaninov) ma, ahimè, non deveavere letto Isotta perché le sue esecu-

8/3/2019 PDF n° 34 10-11-2009

http://slidepdf.com/reader/full/pdf-n-34-10-11-2009 14/18

 

14

zioni erano quanto di più disinvolto,brillante e serrato si potesse immagi-nare, ha fatto “volare” sul pianoforte

le mani della ventiduenne - bravissi-ma e bellissima - Yuja Wang e ha

letteralmente mandato in visibilio ilpubblico milanese.

ARTE

Questa rubrica è curata da Silvia Dell‟Orso [email protected]  

Quali sono le frontiere della riprodu-cibilità del corpo umano, sia sotto ilprofilo della rappresentazione che neè stata data nelle arti, ma anche e so-prattutto nella scienza e nella tecno-

logia? Dagli automi ai robot in sensostretto, materia di questa mostra cheaffronta in modo originale un temanon tra i meno frequentati. Lo fa ri-partendo il percorso in due sezioni.Quella allestita a Villa Ciani rievocala storia degli automi a partire dallaGrecia classica fino ai nostri giorni,includendo androidi e robot della piùavanzata tecnologia. La sezione ordi-nata al Museo d‟Arte è un excursusattraverso le principali correnti dellastoria dell‟arte del „900, esplicitando imutamenti introdotti da un rapporto

uomo-macchina radicalmente diversorispetto al passato. Ci sono opere Da-da, Futuriste, Surrealiste, legate allatradizione del Bauhaus, accanto allemacchine di Tinguely e Munari, e aopere di artisti quali Agnetti, NamJune Paik, Louise Bourgeois, Rebec-ca Horn e altri.Corpo, automi, robot. Tra arte,scienza e tecnologia. Lugano, Museod‟Arte, Riva Caccia 5 e Villa Ciani,Parco civico  –  orario: martedì-domenica e 28 dicembre 10/18; 24dicembre 10/16; 1 gennaio 14/18;chiuso lunedì e 25-26 dicembre.Fino al 21 febbraio.

Un centinaio di opere di grandi egrandissime dimensioni, la rassegna,a cura di Marco Meneguzzo che i-naugura la nuova stagione espositivaal Serrone rievocando anni che porta-rono a un radicale mutamento nelconcetto di „Arte‟, con la cosiddetta“fine delle avanguardie”, con la r i-scoperta della pittura, e con il grandecambiamento dell‟intero sistema arti-stico. Dalla Transavanguardia italianaai Nuovi Selvaggi tedeschi, dai graf-

fitisti statunitensi alla Young BritishSculpture, dagli Anacronisti ancoraitaliani alla Figuration Libre francese:

circa 50 artisti - da Mario Schifano aMimmo Paladino, da Francesco Cle-mente a Luigi Ontani, da Georg Ba-selitz a Markus Lupertz, da AnselmKiefer a Helmut Middendorf, da

Keith Haring a Jean Michel Basquiat,da Peter Halley a Julian Schnabel, daMiqurel Barcelò a Anish Kapoor aTony Cragg  – aiuteranno a compren-dere quel discusso periodo e l'esplo-sione di vitalità che fu alla basedell'espressività più autentica e im-mediata.Gli anni 80. Il trionfo della pittura.Da Schifano a Basquiat. Serronedella Villa Reale di Monza, eall‟Arengario - orario: tutti i giorni,tranne il lunedì, 10/18.Fino al 14 febbraio.

Approda per la prima volta in Italiauna selezione di una cinquantina diopere dell‟importante collezione di

 pittura spagnola dell‟Ermitage: le telepiù belle del XVI e del XVII secolocon i grandi protagonisti della scenaartistica internazionale, come Velá-zquez, Murillo, Ribera, Zurbaran,oltre ad alcune opere scelte di autoridi indubitabile valore, quali Antoniode Pereda e Francisco Ribalta. I primicapolavori spagnoli arrivarono inRussia grazie a Caterina II: tra questifigurano in mostra   La preparazione

dei dolci, un dipinto ritenuto per lun-go tempo di mano di un artista fiam-mingo e, solo recentemente, attribuitoa Bartolomè Esteban Murillo,l‟ Immacolata  Concezione di Murilloo ancora la tela d‟impronta caravag-gesca, ma con evidenti riflessi dellascuola veneziana, raffigurante  La

morte di San Giuseppe. Da Velázquez a Murillo - Il Secolod’oro della pittura spagnola nellecollezioni dell’Ermitage. Pavia,Castello Visconteo - orario: martedì-venerdì 10/13 e 15/18; sabato, do-

menica e festivi 10/20; lunedì dalle10 alle 13 e dal martedì al venerdìdalle 13 alle 15 solo su prenotazione

per gruppi e scolaresche, minimo 30persone.Fino al 17 gennaio.

Ancora Giappone a Palazzo Reale,

ma non il Giappone dei Samurai, bensì l‟immagine di un‟esistenza lie-ve e appagante veicolata dall‟ukiyo-e,Una delle espressioni più significati-ve di quella corrente pittorica furonocertamente le Shunga, termine giap-ponese che allude alle «immagini del-la primavera», opere a soggetto eroti-co, create con la tecnica della xilogra-fia policroma, la cui massima fioritu-ra fu tra il 1603 e il 1867. Le shunga furono parte primaria della produzio-ne dei più importanti artisti del tem-po, come Harunobu, Koryusai, Kiyo-

naga, Utamaro e Hokusai, tutti pre-senti in mostra con 100 opere, 30 librioriginali e alcuni preziosissimi Ki-mono. Ma le apprezzarono molto an-che i contemporanei, sia come stam-pe, sia come illustrazioni per romanzierotici e per manuali destinatiall‟educazione delle cortigiane e dellegiovani spose. Considerate per moltotempo immagini di carattere porno-grafico, nonostante il loro indubbiovalore artistico, le shunga sono stateoggi rivalutate come espressione «al-ta» della cultura giapponese, nonchéspecchio raffinato dei costumidell‟epoca, ma anche come uno deivertici dell'espressione dell'erosnell'arte.Shunga. Arte ed eros in Giapponenel periodo Edo. Palazzo Reale -orario: 9.30/19.30, lunedì14.39/19.30, giovedì 9.30/22.30.Fino al 31 gennaio.

I rapporti tra America e Italia nel pe-riodo compreso tra la fine della se-conda guerra mondiale e l‟arrivo inmassa della Pop Art a metà anni ‟60.Non solo non mancarono, ma furono

intensi, continui e biunivoci, senzaalcun senso di sudditanza culturale,tipico invece dei decenni successivi.

8/3/2019 PDF n° 34 10-11-2009

http://slidepdf.com/reader/full/pdf-n-34-10-11-2009 15/18

 

15

Un bel modo di investire nel mercatodell‟arte, facendo di ogni mostraun‟occasione per accedere a nuoveacquisizioni. A cura di Marco Mene-

guzzo, questa esposizione è dedicataa quegli artisti che dalle due spondedell‟Oceano e con motivazioni diff e-renti, hanno cercato radici e modiespressivi in due ambiti culturali dif-ferenti. Trenta le opere in mostra,“scoperte” in collezioni private o diFondazioni, e tutte realizzate tra il1945 e il 1963. Dai grandi protagoni-sti di quella stagione, agli artisti “mi-nori”, ma non meno interessanti: A-fro, Burri, Cagli, Consagra, Donati,Dorazio, Marca Relli, Marini, Nivola,Arnaldo Pomodoro, Savelli, Scarpit-ta, Scialoja, Twombly e non solo.Italo-Americani - Arte tra USA eItalia dalla ricostruzione al boom.Galleria Fonte d‟Abisso, via delCarmine 7 - orario: martedì-sabato10.30/13.30 e 15/19).Fino al 21 gennaio.

Impeto e poesia non facevano maidifetto alle sue tele a tema storico,quelle che gli valsero le più roseeprevisioni da parte di Francesco Ha-yez alle Esposizioni di Brera e, seb-bene si chiamasse Pasquale Massacrafu la vita a fuggire da lui, privandolo

del tempo necessario a dimostrare ilproprio talento: morì appena trenten-ne, vittima assai prematura dei suoiideali antiaustriaci. La mostra a Pa-via, a cura di Susanna Zatti, è un ri-sarcimento alla memoria di questoillustre cittadino pavese (1819-1849).Massacra è stato un artista pienamen-te calato nel clima romantico, inter-prete sensibile e innovativo della pit-tura di storia, guardando immanca-bilmente a Francesco Hayez, mamuovendosi già in una direzione chesarà condivisa da Domenico Morelli

e Federico Faruffini. Sono 60 le ope-re selezionate, nel segno di una fortecarica emotiva, ma anche della capa-cità di fare riflettere sul significato

 profondo dell‟episodio trattato. Impeto e Poesia. Pasquale Massa-cra pittore romantico tra storia emito.  Pavia, Scuderie del CastelloVisconteo, viale XI Febbraio 35  –  orario: martedì-venerdì 10/13 e15/18; sabato, domenica e festivi10/13 e 15/19.Fino al 13 dicembre.

L‟architetto americano Frank O.Gehry è al centro di una mostra cura-ta da Germano Celant, nell‟ambito diTriennale Architettura. Una rassegna

che prende in esame solo l‟attivitàsvolta tra il 1997 e i giorni nostri,perché solo da allora Gehry è diven-tato Gehry. Non che prima non lo

fosse  –  basta pensare alla DancingHouse di Praga  –  ma il nomedell‟architetto americano risuona dache la sua mente ha partorito il Gug-genheim Museum di Bilbao, comeAthena generata dalla testa di Zeus.Una rivoluzione non solo per la cittàbasca che improvvisamente si è ritro-vata al centro di veri e propri pelle-grinaggi come il Santuario di Fatima,ma anche e soprattutto dal punto divista dell‟esplosivo linguaggio archi-tettonico adottato, della complessitàdelle tecniche costruttive, dell‟ineditoe sgargiante rivestimento in titanio.La rassegna è stata realizzata con ladiretta collaborazione dell‟architettoche ha scelto i progetti da esporre,molti dei quali inediti e selezionatianche in un‟ottica di più stretto lega-me con il territorio, che per Gehrynon sembra essere stata una priorità.Dunque, disegni autografi, disegni distudio, elaborazioni in 3D, modelli efotografie del DZ Bank Building diBerlino, dell‟Interactive CorporationHeadquarter di New York (2003-2007), dell‟Art Gallery of Ontario,del Guggenheim di Abu Dhabi, la cui

progettazione è cominciata tra il 2005e il 2006, ma anche di edifici già rea-lizzati come il Walt Disney ConcertHall di Los Angeles, la CorcoranGallery di Washington DC (1999-2005), il complesso abitativo di Bee-kman Street a New York (2003-2009).Frank O. Gehry dal 1997. Trienna-le. Viale Alemagna 6  –  orario:10.30/20.30, giovedì fino alle 23,chiuso lunedì.Fino al 10 gennaio.

La sintonia di Usellini con gli scritto-ri è fatto assodato, come pure i conte-nuti narrativi e teatrali delle sue ope-re. Buona idea, quindi, quella di de-dicargli una piccola mostra in occa-sione del Congressodell‟International Federation of Li-brary Association and Institutions(Ifla) che si è svolto a Milano in ago-sto. Pretesto graditissimo: la rassegnaè tuttora in corso, allestita lungo loscalone monumentale della Sala delGrechetto. Per chi, come fu per Raf-faele Carrieri, vede nelle immagini diUsellini “un sollievo per tutti”, o per chi, come Tom Antongini, segretariodi D‟Annunzio e scrittore, ha “la f a-coltà di godere con intensità fisica

anche della pura gioia del cervello”,l‟occasione è ghiotta. Dell‟artistamilanese, morto per infarto nel 1971nell‟adorata casa di Arona – aveva 68

anni  –  sono esposti quadri che tra-boccano di immaginazione, forza nar-rativa, originalità e fantasia creativa.Fra tutti la monumentale  Biblioteca

magica del ‟55, un po‟ Brera, un po‟luogo mitico dove il meglio della sto-ria e della letteratura si sprigiona dal-le pagine di polverosi volumi, pren-dendo vita e regalandone con genero-sità. Singolare vicenda creativa quelladi Usellini, le cui ragioni vanno sem-pre ricercate nel suo ricchissimomondo interiore, nella sua infanzia,nei cospicui retaggi dell'educazionealla scuola dei Gesuiti, nella settecen-tesca casa di Arona, teatro predilettodi rappresentazioni che conservano,nel gusto per il particolare sorpren-dente, un genuino sapore tardo-gotico.La biblioteca magica di GianfilippoUsellini. Palazzo Sormani, via Fran-cesco Sforza 7  –  orario: 10/12 e14/18, chiuso domenica.Fino al 10 novembre.

Milano culla della Scapigliatura. Mo-vimento artistico e letterario cui èdedicata l‟ampia rassegna a cura di

Annie-Paule Quinsac e di un variega-to comitato scientifico costituito daesperti di musica, letteratura, teatro earchitettura. Una denominazione cherinviando a chiome disordinate, allu-de in realtà a vite dissolute e scape-strate. Ribelli, appunto, come i prota-gonisti del romanzo di Cletto Arrighi

 –    La Scapigliatura e il 6 febbraio

(1861-62)  –  che ha dato il nome aquesto mix di fermento intellettuale,impegno socio-politico e arte, desti-nato a “scompigliare come un pan-demonio” la Milano tardo ottocente-

sca. La mostra documenta l‟interastagione, a partire dagli anni ‟60dell‟800 fino all‟inizio del „900. 250opere, tra dipinti, sculture e lavorigrafici, dalla pittura sfumata del Pic-cio all‟intensità coloristica di Faruff i-ni, alle innovazioni di Carcano, finoRanzoni, Cremona, Grandi che se-gnano il momento d‟oro della Scapi-gliatura, ma anche Paolo Troube-tzkoy, Leonardo Bistolfi, MedardoRosso, Eugenio Pellini, Camillo Ra-petti. Una sezione della mostra rico-struisce la vicenda del travagliatoprogetto del   Monumento alle Cinque

Giornate di Giuseppe Grandi, gessicompresi. Ulteriori approfondimenti,in ambito letterario e giornalistico, si

8/3/2019 PDF n° 34 10-11-2009

http://slidepdf.com/reader/full/pdf-n-34-10-11-2009 16/18

 

16

trovano alla Biblioteca di via Senatoche espone il Fondo dell‟editore An-gelo Sommaruga, ricco di lettere, bi-glietti postali, cartoline, volumi e ri-

viste, oltre una sezione dedicata allacaricatura e ad alcune opere di artistifra cui Ranzoni, Troubetzkoy e Con-coni.

Scapigliatura. Un “pandemonio”per cambiare l’arte.Palazzo Reale, piazza Duomo 12  –  orario: lunedì 14.30/19.30; martedì-

domenica 9.30/19.30; giovedì9.30/22.30.La Scapigliatura e Angelo Somma-ruga. Dalla bohème milanese alla

Roma bizantina. Fondazione Biblio-teca di via Senato, via Senato 14  –  orario: martedì- domenica: 10/18.Fino al 22 novembre.

TEATRO

Questa rubrica è curata da Guendalina [email protected]  

BASAGLIA OFF e LO STRA-NIERO DENTRO DI NOI

Condivisione e finestre aperte: duemodi di vedere la diversità e di sensi-bilizzare il pubblico da parte di dueteatri diversi.Condivisione:La prima rassegna, “Basaglia Off”,ideata da Renato Sarti, è nata lo scor-

so anno al Teatro della Cooperati-va. La stagione è dedicata a FrancoBasaglia, quest‟anno in particolare alcomico, ed è stata creata in occasionedel trentennale della Legge 180, temaestremamente interessante e raro nelteatro. Quest‟anno vedremo in scenaquattro spettacoli, una serata di cor-tometraggi e l‟8 Febbraio una veglialaica dedicata ad Eluana Englaro.Prossimo appuntamento con BasagliaOff il 21 Dicembre con  Mi scusi ho

  sbagliato Isola, regia di Alessio Co-rini, spettacolo liberamente ispirato

all‟Odissea di Omero. Mentre Mercoledì 11 Novembre ilTeatro della Cooperativa mette inscena  Harold , serata di improvvisa-zione teatrale di Teatribù. Lo spetta-colo parte dalla parola detta dal pub-blico, da cui si prende spunto perl‟improvvisazione ispirandosi a sug-gestioni diverse. Fino al 15 Novem-bre, Amleto avvisato mezzo salvato –  Commedia con fantasma , di  Giam-piero Pizzol, Renato Sarti & Filarmo-nica Clown. 

Finestre aperte:La seconda rassegna, “Lo stranierodentro di noi”, è stata organizzata dalTeatro Arsenale fino all‟8 Novem-bre e ha visto la partecipazione diattrici e registi di diverse nazionalitàche lavorano e vivono in paesi stra-nieri. La rassegna si apre verso paesidel Nord ed Est Europa e sui conti-nenti Sud Americano ed Africano e

l‟idea è proprio quella di condividerela propria cultura d‟origine lavorandoassieme e mettendo in scena spettaco-li in lingua originale, creando spazi diconfronto e incontri aperti.Il 7 e 8 Novembre è andato in scena  Le Tigre  di Dario Fo, storia ispiratada racconti popolari cinesi, con laregia di Luca Fusi e Ildevert Meda,una collaborazione Italia  –  BurkinaFaso.Una tigre ed un soldato si incontranoin una caverna durante una pioggiatorrenziale, tra i due nasce

un‟alleanza che li porterà a compierediverse avventure, salvando villaggida pericoli, armate straniere e allafine persino dai politici.Divertente e onirica messa in scenache mostra la capacità affabulatoriadella tradizione africana del racconto,i due attori, Charles Wattora e GèrardOuedraogo si muovono tra gesto,pantomima, ritmo e la lingua parlata,in questo caso il francese.Purtroppo la rassegna si è chiusa conquesto spettacolo ma il Teatro Arse

nale offre comunque un‟ampia sceltadi spettacoli e la sua programmazioneè da seguire, prossimo appuntamentoda Martedì 17 Novembre con  La

Cantatrice Calva e a Gennaio  Lotta

 di negro contro Cani di Koltès.

Per ulteriori informazioni :www.teatrodellacooperativa.it  -

www.teatroarsenale.it 

Qualche suggerimento in più:Spara, trova il tesoro e ripeti di MarkRavenhill, una delle personalità piùconosciute della drammaturgia con-temporanea inglese, al Teatro i conla regia di Fabrizio Arcuri, in scenadal 12 Novembre. Da non perdere. Rosso  , dall‟11 al 25 Novembre alTeatro Ringhiera, sede dell‟Atir,regia di Elena Lolli e appuntamentocon Quando Milan l’era un gran

 Milan dei Cantamilano Domenica 15

Novembre.HAMM-LET/Studio sulla Voracitàdal 10 al 15 Novembre al Teatro OutOff , elaborazione testo e regia diGiorgia Cerruti.  Parole che cadono dalla bocca daSamuel Beckett, in scena dal 9 al 22Novembre al Teatro Franco Paren-ti, di e con Roberto Trifirò.Da ricordare l‟appuntamento mensilecon Radio, l’adunata dei refrattari il20 Novembre al Teatro della Con-traddizione. 

8/3/2019 PDF n° 34 10-11-2009

http://slidepdf.com/reader/full/pdf-n-34-10-11-2009 17/18

 

17

CINEMA

Questa rubrica è curata da Simone Mancuso

Nemico pubblico di Michael Mann

Non si ferma più Michael Mann. Glianni duemila per lui sono stati all'in-segna dello stile e dell'esercizio diesso. Partendo con “Alì” del 2001 per 

poi proseguire con il magnifico, esecondo me suo miglior film, “Colla-teral”, fino ad arrivare all'eserciziopuro dello stile con gli ultimi due,“Miami Vice” e “Nemico Pubblico”. Quest'ultimo, parte da una scelta este-tica legata alla bella fotografia delnostro Dante Spinotti. La scelta diusare l'alta definizione, e la macchinada presa che segue e si sposta comegli attori, per riprendere ambienti edambientazioni degli anni trenta, acco-stando la realtà di un'epoca antica,alla modalità di visione realista delcontemporaneo. Questa scelta di

“campo”, provoca un iperrealismo,come se, invece di descrivere il pas-sato, M. volesse trasportare il pubbli-co nel presente delle azioni filmiche.Ciò che sta accadendo sullo schermo,sono fatti reali del contemporaneo, enon un racconto atemporale del pas-sato.A memoria non ricordo nessun altrofilm, che descriva con una tecnica diregia simile, abbinata all'alta defini-zione, una sceneggiatura ambientata escenografata nel passato.A dir la verità una premessa di questo

tipo era già stata fatta, nel precedente“Miami Vice”, dove però, essendouna sceneggiatura basata su di un te-lefilm, le ambientazioni si riferisconoad un passato filmico più che reale.Una menzione speciale, anche se or-mai ormai bisognerebbe farla per

quasi tutti i film che interpreta, va aJohnny Depp, alla sua immensa capa-cità attoriale. La sua bravura è una diquelle che potrebbe fare grandi i filmmediocri(non è questo il caso). E poi, come i film di M., è uno che mette

d'accordo tutti.Anche questa volta M. riesce a nondeludere, dimostrando di essere unodei più abili confezionatori di prodot-ti estetici per la grande Hollywoodche ci siano. I suoi film sono l'esem-pio di come si possano coniugare,bellezza estetica con esigenze produt-tive e per blockbusters. Il risultatosono film dalla qualità cinematografi-ca eccezionale, proprio per questomotivo di congiunzione fra esigenzedifferenti: il film che piace alla criticaed ai cinefili e che fa un sacco di sol-di ai botteghini. Ce ne fossero di film

commerciali così!

Capitalism: A Love Story di Mi-chael Moore

Scritto, diretto e prodotto da M.M.,forse il più bello dei suoi documenta-ri, se si esclude il primo, “Roger andme”. Questo è un vero film di denun-cia che parte da una ricerca storica edeconomica, molto più dettagliata ri-spetto ai precedenti, di ciò che è suc-cesso negli ultimi anni nella politica enell'economia americana, e, di rifles-

so, anche in quella mondiale.Un lavoro certosino, insaporito nell'e-stetica dall'inserzione, tra le classicheinterviste, di filmati di repertorio, chespiegano ulteriormente la complicatafaccenda, che va dai rifinanziamentisulle case, ai derivati su gli investi-

menti, mantenendo il climax per tuttoil film. Ne viene fuori una più consa-pevole ironia del tema trattato ed al-cune scene simpatiche, come quandoil regista si reca davanti alle bancheed a Wall street, per farsi ridare i sol-

di che il popolo americano ha perso.Il montaggio, è la cosa che è più mi-gliorata tra le altre, con un bellissimoinserimento della scena in cui il pre-sidente Roosvelt spiega agli america-ni, il suo ideale di democrazia.Nel finale M., esorta gli spettatori adunirsi a lui(e ad Obama), nella rico-struzione di una società americanavolta ad una sorta di ridistribuzionedella ricchezza, ma soprattutto li e-sorta alla non passività, un carattereamericano che negli ultimi decenni èstata una delle cause che hanno porta-to alla situazione politica ed econo-

mica attuale. Emblematico l'esempiodi un gruppo di persone che hannocostituito un'impresa in cui sono tuttiproprietari, in cui il CDA è formatoda tutti i membri dell‟azienda, dall'o-peraio all'amministratore finanziario,dividendosi i profitti in parti uguali.Quindi una situazione in cui l'operaioguadagna come l'amministratore fi-nanziario.

Anche questa è l'America, un paesesplendido proprio grazie alle sue e-

normi contraddizioni, che M.M. sadescrivere in tutte le sue sfaccettaturein maniera consapevole e con unastruttura estetica che fa dei suoi do-cumentari, i documentari alla Micha-el Moore. 

8/3/2019 PDF n° 34 10-11-2009

http://slidepdf.com/reader/full/pdf-n-34-10-11-2009 18/18

 

18

gallery

YOUTUBE 

http://www.youtube.com/watch?v=IH8-lMEoF9o