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 Direttore Luca Beltrami Gadola numero 19 23 giugno 2009 edizione stampabile IN QUESTO NUMERO Editoriale - LBG  LA PROVINCIA HA UN PODESTÀ Società  Claudio Rugarli   IL FUTURO DELLA SINISTRA TRA DARWIN E MONOD Lettera  Pier Vito Antoniazzi   PENATI O DELLA SOLITUDINE DEL POLITICO Carneade  admin- LAVVOCATO GHIDINI: “VÉ „NSCIA CHE TE D UPÈRI”  Mobilità  Marco Ponti   LE METROPOLITANE VAN SEMPRE BENE Dall’Arcipelago- Franco D'Alfonso    ATM: PERDONALI MA NON SANNO Economia Franco Morganti   DIGITALE TERRESTRE: CHI CI GUADAGNA Urbanistica e Architettura-  Antonio Piva - Il NUOVO EDIFICIO DELLA REGIONE LOMBARDIA: GUARDARE I PROBLEMI DALLALTO Metropoli  Filippo Beltrami Gadola   EXPO: NON CI METTERANNO A TACERE  Approfondimenti   Ezio Antonini    IL PIANO CASA: COME PIANIFICARE LA DISTRUZIONE DEL TERRITORIO RUBRICHE MUSICA a cura di Paolo Viola  ARTE - a cura di  Silvia Dell’Orso TEATRO a cura di Maria Luisa Bianchi CINEMA E TV a cura di Simone Mancuso 

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Direttore Luca Beltrami Gadola

numero 19

23 giugno 2009

edizione stampabile

IN QUESTO NUMERO

Editoriale - LBG – LA PROVINCIA HA UN PODESTÀ 

Società – Claudio Rugarli  – IL FUTURO DELLA SINISTRA TRA DARWIN E MONOD 

Lettera – Pier Vito Antoniazzi  – PENATI O DELLA SOLITUDINE DEL POLITICO 

Carneade – admin- L‟AVVOCATO GHIDINI: “VÉ „NSCIA CHE TE DUPÈRI”  

Mobilità – Marco Ponti  – LE METROPOLITANE VAN SEMPRE BENE

Dall’Arcipelago- Franco D'Alfonso  –  ATM: PERDONALI MA NON SANNO 

Economia – Franco Morganti – DIGITALE TERRESTRE: CHI CI GUADAGNA 

Urbanistica e Architettura-  Antonio Piva - Il NUOVO EDIFICIO DELLA REGIONE LOMBARDIA:GUARDARE I PROBLEMI DALL‟ALTO 

Metropoli – Filippo Beltrami Gadola  – EXPO: NON CI METTERANNO A TACERE

 Approfondimenti – Ezio Antonini  – IL PIANO CASA: COME PIANIFICARE LA DISTRUZIONEDEL TERRITORIO

RUBRICHE

MUSICA – a cura di Paolo Viola  ARTE - a cura di Silvia Dell’Orso 

TEATRO – a cura di Maria Luisa Bianchi CINEMA E TV – a cura di Simone Mancuso 

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EditorialeLA PROVINCIA HA UN PODESTÀ

LBG

La Provincia ha un Podestà: nonè solo una battuta ma l‟epilogo diuna consultazione elettorale inau-dita. Questa volta non si è votatodando un giudizio sulla Giunta e ilpresidente uscente ma sull‟alter -ativa Berlusconi sì o Berlusconino e in un clima avvelenato discontro senza quartiere. Alla finesi è paradossalmente condensatotutto nella domanda: dobbiamoconsiderare che le sregolatezzedelle vita privata del presidentedel Consiglio siano la manifesta-zione di un esuberante maschili-smo italico, vizio elevato a virtùnazionale, o l‟intollerabile degradodei costumi che rende l‟uomopubblico indegno del suo ruolo? Isostenitori di Berlusconi hannotirato in campo tutto a cominciaredall‟invidia degli avversari nei con-fronti di chi ha il potere.

Tra i partigiani di questa ideal‟ultimo a schierarsi, per  paura ditardare e perdere il posto nellaclassifica degli adulatori, è inde-

corosamente arrivato FrancescoAlberoni sul Corriere della Sera dilunedì scorso: a lui viene naturaleparagonare Berlusconi ad Ales-sandro Magno, vittima dell‟invidiadei Greci.

Se questo è il livello d‟indi-pendenza degli intellettuali dalpotere di destra ne vedremo dipeggio ma non è questo il veroproblema. Il vero problema stanella perdita di autonomia daRoma della Provincia di Milano

Il leghismo nostrano, leghismodimentico delle sue origini, ha ac-cettato un candidato espressionediretta del presidente del Consi-glio, nella cui scia quest‟uomo ècresciuto professionalmente, de-bitore di un seggio a Strasburgo.In questo paradossale clima elet-torale nessuno ha nemmeno pre-so in considerazione il program-ma di Podestà, un candidato chenon potrà rivendicare per sé il me-rito dell‟elezione conquistata conl‟incisività del suo programma o laforza delle sue idee: una situazio-ne largamente diffusa tra i candi-dati del centro destra. Che sensa-zione si prova, non essendo unuomo qualunque, all‟idea che sinutra il dubbio se farti passare perun cavallo di Caligola o una veli-na?

Il futuro della Provincia è dunquedei più incerti e non saprei cosaaugurarmi tenendo conto delledifficoltà istituzionali che da tempo

agitano il panorama. Penati hadetto in chiusura della campagnaelettorale: dopo di me nessunaProvincia di Milano ma la cittàmetropolitana. Cosa farà Pode-stà? Difficile dirlo sin da ora maforse proseguirà in questo dise-gno e la sua libertà di manovra simisurerà con la distrazione delpresidente del Consiglio: su que-sto problema Berlusconi non haidee, come su tutti i temi che nontoccano la sua immagine o i suoiinteressi, a meno che qualcuno

degli alleati voglia usarlo in unsenso (sì alla città metropolitana)o nell‟altro (no) come merce discambio all‟interno della maggio-ranza di Governo.

Per Milano e il suo hinterlandl‟ennesima prova di essere unasorta di gigantesco parco buoi,buoni solo per lavorare, silenziosie soprattutto morigerati nel noninsistere troppo a volere infrastrut-ture. Ci sono altri due nodi impor-tanti: l‟Expo e la Serravalle con il

contorno della nuova tangenziale.Anche qui è difficile capire cosasuccederà ma di una cosa pos-siamo esser certi: la conclamataomogeneità politica dei tre livelli -Regione, Provincia e Comune diMilano  – non porterà alla famosapacificazione e a quella marcia inpiù che il commissario-sindacoMoratti vorrebbe.

Le liti sotterranee non avranno piùun mediatore – Penati- in grado disedare le risse da esterno al si-

stema di potere del centro destra.Su Serravalle e dintorni il ballettodegli interessi sarà meno visibilema per questo più indifferente agliinteressi collettivi. Probabilmenteil ruolo della Provincia si appan-nerà, schiacciata da un poterecentrale tra il distratto e l‟occhiutosecondo la convenienza politicadella maggioranza. Come dice-vamo: da Roma probabilmente èarrivato solo un “podestà”.

SocietàIL FUTURO DELLA SINISTRA TRA DARWIN E MONOD 

Claudio Rugarli

Darwin non è popolare a sinistra e

la colpa è del darwinismo sociale.

Sumner (1840-1910), ideologo di

questo movimento, sosteneva che

“i milionari sono un prodotto della

selezione naturale, che agisce tra

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tutti gli uomini, scegliendo quelliche posseggono le facoltà richie-ste per un determinato lavoro”. EJohn Rockefeller Senior rincaravala dose: “L‟incremento di unagrande azienda è soltanto un ca-so di sopravvivenza del più adat-

to…Non è che l‟esplicazione diuna legge di natura, una legge diDio”. Prima di loro Marx, che eracertamente più acuto, aveva ac-colto con tanto favore la pubblica-zione dello scritto di Darwinsull‟origine delle specie da voler dedicare al naturalista inglese ilsecondo volume del Capitale, o-nore che fu garbatamente rifiutatodall‟interessato. Il punto importan-te è che i darwinisti sociali trascu-ravano il fatto che il più adattonon è necessariamente il più forte

o il più prepotente, ma il più resi-stente e, in quanto tale, il più fa-vorito nel dare origine a una prolenumerosa. I grandi dinosauri,compresi i più feroci carnivori, sisono estinti da circa 60 milioni dianni, mentre sopravvive comespecie la tartaruga di acqua dolceche già esisteva ai loro tempi.

E tuttavia il pregiudizio che attri-buisce a Darwin delle giustifica-zioni scientifiche per l‟esistenzadelle sopraffazioni che sonoall‟origine delle disuguaglianzeumane è duro a morire. Tanto chein campo politico sono fiorite teo-rie ispirate, non si sa quanto con-sapevolmente, al pensiero del suoprecursore e antagonista scientifi-co Lamarck, che sosteneva chel‟evoluzione derivadall‟accumularsi attraverso le ge-nerazioni di caratteri acquisiti mo-dellati dall‟ambiente. Per Darwin,invece, le alterazioni degli organi-smi che sono ereditabili emergo-no a caso e l‟ambiente non fa al-tro che selezionare quelle che so-

no più adatte alla sopravivenzadegli organismi che le posseggo-no.Un esempio chiaro di Lamarcki-smo politico furono le teorie gene-tiche dell‟Unione Sovietica aitempi di Stalin, che valorizzaronoin campo biologico l‟ereditabilitàdei caratteri acquisiti, come so-stenuto da Lysenko e Miciurin.Queste idee andavano benissimod‟accordo con l‟intento del regimedi plasmare, con l‟esercizio di unviolento autoritarismo, i cittadini

del mondo nuovo che s‟intendeva

costruire. E il peccato di lamarcki-smo non si verificò solo a sinistra,giacché anche Mussolini e Hitlerlo praticarono.

E‟ ben noto che la scienza ha da-to torto a Lamarck e ragione a

Darwin, dato che i caratteri acqui-siti non possono essere ereditati ele mutazioni, che emergono a ca-so, sono invece ereditabili. Manon è qui importante il discorsobiologico, quanto riflettere sulleimplicazioni politiche, e non solo,del darwinismo. Vi sono stati, in-fatti, scienziati come Monod eDawkins che hanno sviluppatol‟idea di un‟evoluzione culturalecon meccanismi analoghi a quellidell‟evoluzione biologica. In que-sto modello ciò che si evolve non

sono i geni, ma le idee, e la lororiproduzione non avviene per ri-copiatura di materiale biologico,ma attraverso la comunicazioneparlata o scritta; il ruolo del caso èsostituito dalla libertà. Infine, laselezione fa in modo che alcuneidee siano più accettate e altrerespinte e che perciò si abbia unaloro evoluzione. E‟ intuitivo che leidee che sono percepite come fa-vorevoli alla sopravvivenza e albenessere di chi ne prende cono-scenza siano più accettate e sidiffondano più facilmente, ma ilpercorso di questa evoluzione èlontano dall‟essere lineare e an-che sulla sopravvivenza e il be-nessere gli esseri umani possonoessere inclini ad accettare ideedifferenti.

Ma questo è un discorso compli-cato che ho affrontato solamenteper sostenere che la politica èl‟evoluzione culturale in atto e chesenza idee non si fa politica. E‟stata di moda negli ultimi tempiuna dura polemica contro le ideo-

logie. Si può concordare se perideologia s‟intende un sistemarigido pervasivo di ogni attività,ma non si possono rifiutare le i-dee. Se guardiamo al passato,vediamo che tutti i più importantimovimenti politici, dal liberalismoal socialismo e al cattolicesimodemocratico, erano nutriti d‟ideeoriginali. Persino l‟attuale berlu-sconismo ha un suo nucleo idealedi tipo utilitaristico-edonistico, perme molto sgradevole, ma, comesi vede, bene accolto dalla mag-

gioranza degli italiani che vanno a

votare. Ma, se ci si rifàall‟evoluzione culturale di tipodarwiniano, vediamo che sono leidee che generano i movimentipolitici, in quanto accettate da unnumero sufficiente di persone, enon il contrario. Penso che questo

sia il problema del neonato PartitoDemocratico. Nato da due com-ponenti unite da un comune valo-re, che è il sostegno dei ceti so-ciali più deboli e la solidarietà, manon da una nuova idea unificante.In effetti, anche per quanto ri-guarda il valore comune, questonelle due componenti aveva inpassato un‟ispirazione molto di-versa. Mi sembra che sia manca-ta un‟idea nuova che operasseuna sintesi, che avrebbe avutoinvece un grande potere di attra-

zione.

Certamente i democratici hannofatto molti errori, ma questi avreb-bero avuto conseguenze moltopiù lievi se avessero operato allaluce di una nova idea-forza, qual-cosa di paragonabile all‟emer -genza di una nuova specie nell‟e-voluzione biologica. Forse perquesto s‟invocano i giovani, per-ché si sa che amano le idee nuo-ve.A mio parere la sintesi più difficileriguarda la questione del laicismoe del clericalismo.Tempo fa è comparso su “Repub-blica” un articolo di Giancarlo Bo-setti che, in polemica con Pier-giorgio Odifreddi, sosteneva che illaicismo non s‟identifica conl‟ateismo. Pur  essendo, da varipunti di vista, un ammiratore diOdifreddi, io sono perfettamented‟accordo con quanto scritto daGiancarlo Bosetti. Io credo chedel laicismo si possa dare unadefinizione semplicissima indi-candolo come quella posizione

ideale che ritiene che la virtù deb-ba essere praticata per convinci-mento e non per costrizione.Nella vita sociale la costrizione èattuata mediante le leggi ma cre-do che sia ampiamente accettatal‟idea che le leggi, almeno in unostato democratico e liberale, nonsono emanate per affermare prin-cipi etici superiori, ma per tutelarei cittadini individualmente (diritti) ocollettivamente (doveri), e quindihanno fondamentalmente unafunzione pratica. E‟ certamente

vero che molte leggi coincidono

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con prescrizioni, per così dire,“virtuose”, almeno dal punto divista della maggioranza di chi ledeve osservare. Per esempio,questo è il caso della repressionedel furto, dell‟assassinio e di tuttele forme di delinquenza. Ma que-

sto accade perché, se la delin-quenza non fosse repressa, nonsarebbero tutelate le sue possibilivittime. Esistono altri comporta-menti immorali che possono reca-re danno al prossimo, per esem-

pio la menzogna e l‟ipocrisia, maquesti non sono sanzionati dalleleggi perché sarebbe impossibiledefinirli e individuarli e delle leggiche volessero perseguirli sareb-bero facilmente strumento di arbi-trii e di persecuzioni.

Io credo che questo modo di ve-dere le cose, che non è certamen-te originale, sarebbe una buonapremessa per elaborare un nuovostile di pensiero che valorizzi non

solo la libertà, ma anche le esi-genze umane (la giustizia) cheportano ad accettare o respingerele idee liberamente dibattute. Perspingere fino in fondo l‟analogiadarwiniana, la libertà, come si èdetto, avrebbe il ruolo del caso e

la giustizia quello della necessità.“Il caso e la necessità” è il titolo diun fortunato libro scritto nel 1970dal Premio Nobel francese Jac-ques Monod. Forse i politici han-no fatto male a disinteressarsene.

LetteraPENATI O DELLA SOLITUDINE DEL POLITICO

Pier Vito Antoniazzi

Meno della metà delle personeche votano, vuol dire che la parti-ta non appassiona. Checché nepensino i militanti e i dirigenti delPD che parlano di risultato straor-dinario.

Certo la Provincia è un ente "pocosentito" dai cittadini... Però la"drammatizzazione politica" ("faiuna scelta di campo", "non faredella Lombardia e di Milano unmonocolore") doveva "scaldare"l'agone

Penati poi l‟ha messa tutta. Gran-de campagna, elencazione di fattie realizzazioni, strizzate d'occhioai moderati... Il PD tutto dietro dilui come un sol'uomo, una listapersonale...

Contro di lui in prima istanza hagiocato il verdetto delle europee.La linea solipsistica inventata per

il PD da Veltroni, Tonini, Ceccanti,Morando... è stata sbaragliata. IlPD senz'alleati né a sinistra né alcentro, il PD senza i laici e radica-li, il PD del 26% non può andareda nessuna parte, non può detta-

re l'agenda politica a nessuno.

E di questa linea veltroniana, dalLingotto in poi, Penati è stato una"punta", un anticipatore localedell‟insostenibile pesantezzadell'Unione. Ma contro il buon Pe-nati ha giocato un altro fattore: lasolitudine dell'amministratore edel politico.

C'è distanza e sospetto in aumen-to, è noto, tra cosiddetta "casta" ecittadini. Superano questa distan-za alcuni sindaci, amministratori"vicini" alla gente, nei quali a volteuna città vuole identificarsi. Ma laProvincia è ancora un ente pococonosciuto, un organo intermedioche dà l'impressione di essere unsovrappiù, un'amministrazioneburocratica (ma non doveva esse-re abolita trent'anni fa?). Nono-stante Penati l'abbia portata den-tro la Scala, nonostante sia stato

protagonista nella candidaturaExpo, nonostante ne abbia fattoun soggetto economico con l'ac-quisto della Serravalle, alla fine,come troppo spesso accade nelvoto in Italia, non conta molto go-

vernare bene o male, conta dache parte tira il vento popolare (...ironia della sorte la "Canzone po-polare" di Fossati era la colonnasonora del successo ulivista del96, dopo che il Berlusca avevaportato con "E forza Italia... " ilgingle nella politica...).

E in questo Penati si è trovato so-lo. Non c'è entusiasmo per la poli-tica e non ci può essere innamo-ramento per i suoi "cavalieri". Nési è sopperito con un gioco disquadra "grande".La sinistra "radicale"si è lasciataper strada. Il vicepresidente nonsi è candidato. Altri assessori so-no andati in altre formazioni. Dasoli non si vince, è un motto vali-do per molte situazioni, ma parti-colarmente per la politica

Ora la sinistra deve riflettere (co-me dice il Dalai Lama "Quando

perdi, non perdere la lezione"),ripartendo con minor autosuffi-cienza, minor presunzione, piùattenzione e rispetto per le diver-se culture democratiche, perquest‟arcipelago sconnesso. 

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CarneadeL‟AVVOCATO GHIDINI: “VÉ „NSCIÀ CHE TE DUPÈRI” 

Admin

Il podio se lo sono aggiudicato indue, questa volta: Nicolò “Mavalà”Ghedini e il suo capo, Silvio Ber-lusconi. Nella gara a chi tocca ilpunto più basso nella comunica-zione politica, non si sa chi abbiaprevalso.Il primo, senza dubbio, ha toccatovette incredibili. Prima definendoBerlusconi “utilizzatore finale”, neltentativo di sminuire la responsa-bilità del Capo nel nuovo Cime dirapa gate. E poi, ancor peggio,nel tentativo di scusarsi: “Figuria-

moci se ha bisogno di pagarle, ledonne, uno come lui. Potrebbeaverne grossi quantitativi. Gratis”.Fantastico. Neppure il frequenta-tore più sboccato delle osterie eraarrivato a tanto, parlando di don-ne. Al massimo era arrivato a direa qualche ragazza: “Vé „nscià chete dupèri” (vieni qui che ti adope-ro…). Ma scherzava, rendendosiconto di essere abbondantementeoltre il limite.Loro, invece, i Ghedini e i Berlu-sconi, fanno sul serio. Continuan-

do così c‟è da star sicuri che finiràtutto a puttane, come affermano ifini dicitori. Come stupirsi se poiuno ruspante come il vicesindacoRiccardo Marshall De Corato, inun comunicato stampa sulla pro-stituzione, mentre sostiene che ilfenomeno a Milano sta riducen-dosi, afferma che rimane uno“zoccolo duro di romene e viadosbrasiliani”. Forse non voleva direproprio zoccolo… 

* * *

Ma veniamo a lui, il Capo di Ghe-dini. In questi ultimi giorni ha datofondo a tutti gli improperi che glivenivano in mente. Rivolto aigiornalisti: “Siete degli spioni”;“Scrivete solo stupidaggini”; “Nonle rispondo, la mia disistima è to-tale nei confronti del suo giorna-le”. A Cinisello invece se l‟è presacon una cinquantina di giovaniche lo fischiavano. Non l‟avesseromai fatto: si è aggrappato ai mi-crofoni, stringendoli con tutta lasua forza, ha buttato fuori la ma-

scella e ha cominciato a urlare:

“Siete solo dei poveri comunisti,mi fate pena e disgusto”. Vistoche loro non la prendevano comeun‟offesa, ha rincarato, semprepiù paonazzo: “Analfabeti dellademocrazia” ; “Noi siamo antropo-logicamente doversi”; “Siete invi-diosi, non capite le persone”. Il crescendo è stato irresistibile.Quasi comico. Probabilmente daliquidare con saggezza: “Una risa-ta lo seppellirà”. Ma forse questaè un‟illusione: ci sono ragioni suf-ficienti per temerlo, a giudicare da

quel che sta accadendo allastampa, e soprattutto alle tivù. Leultime foto di Villa Certosa, infatti,abbiamo potuto vederle sui gior-nali stranieri. Quanto alle invettivedel premier, le abbiamo potuteascoltare soltanto su qualche co-raggioso canale e su Internet.Non al Tg1, né sui telegiornali del-la Fininvest. Ma quel che preoc-cupa di più è che il velo della cen-sura sta ormai arrivando anchesulla rete, su Youtube e Facebo-ok, per esempio.

Sono tempi duri, e pericolosi. C‟èda aumentare la vigilanza, perimpedire che diminuiscano ulte-riormente gli spazi di libertà.Non sarà facile.

* * *A Palazzo Marino, nel frattempo,

la vita trascorre a scartamentoridotto, tra un deragliamento el‟altro. Dei tram e della ragione. 

SUR LE PONT D‟AVIGNON… -Milano, 12 giugno 2009 - "La mu-sica, qualunque essa sia, classicao jazz, come ponte tra centro eperiferia” ha aggiunto l'assessorealla Cultura Massimiliano Finaz-zer Flory.

* * *

RIVELAZIONI 1 - Milano, 12 giu-gno 2009  –  “Il cinema – ha dettol‟assessore alla Cultura Massimi-liano Finazzer Flory – rappresentaun ambito strategico per una cittàaperta alle culture”. RIVELAZIONI 2 - Milano, 13 giu-gno 2009  –  “Milano è la capitale

della scienza ma non lo sa” ha

detto l‟assessore alla CulturaMassimiliano Finazzer Flory”. 

* * *CHE STRESS - Milano, 13 giugno2009 – “Ieri abbiamo approvato inGiunta due progetti definitivi”. Loannuncia l‟assessore ai Lavoripubblici e Infrastrutture Bruno Si-mini.

* * *META-CULTURISMI - Milano, 15giugno 2009 – “Abbiamo portato aPalazzo Reale Brad Pitt, WinonaRyder, Johnny Depp, Carolina di

Monaco, Salma Hayek, SuzushiHanayagi, Isabella Rossellini. Nonsono loro in carne ed ossa, ma iloro ritratti, anzi, meta-ritratti”spiega l‟assessore alla CulturaMassimiliano Finazzer Flory.

* * *AVANT MOI LE DELUGE - Mila-no, 16 giugno 2009  – “Un viaggionella storia della nostra metropolidove non poteva mancare la visitadel generale Charles De Gaulleavvenuta il 24 giugno 1959 in oc-casione dell‟anniversario della

Seconda guerra d‟Indipendenza”spiega l‟assessore alla CulturaMassimiliano Finazzer Flory.

* * *MA COS‟E‟ QUESTA CRISI… -Milano, 16 giugno 2009 – “La crisinon ci spaventa e non per i nu-meri, perché abbiamo anche ilprimato nazionale per la presenzadi nuovi cittadini stranieri”. Lo hadetto l‟assessore allo Sviluppo delterritorio Carlo Masseroli.

* * *PASSO RIDOTTO - Milano, 16giugno 2009 – “Milano ha in sé unpasso verso il cinema” ha dettol'assessore alla Cultura Massimi-liano Finazzer Flory.

* * *ZOCCOLO (?) - Milano, 12 giu-gno 2009 - “Rimane una sorta di„zoccolo duro‟ costituito da rome-ne e viados brasiliani”. Lo comu-nica il vice Sindaco e assessorealla Sicurezza Riccardo MarshallDe Corato.

* * *STELLA DI LATTA 1 – Milano, 12giugno 2009 - “Cinque pattuglie in

abiti civili del settore Sicurezza

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hanno effettuato un blitz nella not-te in alcuni luoghi della prostitu-zione”. Lo comunica il vice Sin-daco e assessore alla SicurezzaRiccardo Marshall De Corato.STELLA DI LATTA 2 - Milano, 15giugno 2009 - “Per la precisione -

ha spiegato De Corato - tre sonole aree occupate dai rom”. Lo co-munica il vice Sindaco e assesso-re alla Sicurezza Riccardo Mar-shall De Corato.STELLA DI LATTA 3 - Milano, 16giugno 2009 - “Un clandestino di26 anni, di origine egiziana, privodi documenti, è stato arrestato peromissione di soccorso”. Lo comu-

nica il vice Sindaco e assessorealla Sicurezza Riccardo MarshallDe Corato.STELLA DI LATTA 4 - Milano, 18giugno 2009  –  “E‟ il 124emosgombero effettuato in due anni emezzo”. Lo ha detto il vice Sinda-

co e assessore alla SicurezzaRiccardo Marshall De Corato.STELLA DI LATTA 5 - Milano, 19giugno 2009  –  “Naturalmente per far rispettare le ordinanze occorrela presenza di agenti”. Lo ha a f-fermato il vice Sindaco e assesso-re alla Sicurezza Riccardo Mar-shall De Corato.

* * *

A SETTEMBRE - Milano, 18 giu-gno 2009 – La conferenza stampadell‟assessore Orsatti, in pr o-gramma domani a Palazzo Mari-no, per presentare l‟iniziativa “Mi-lano Summer School”, è stata rin-viata.

* * *TERZA LEGGE DELLA ROBO-TICA - Milano, 18 giugno 2009 -“Gli erogatori 'automatici' dovran-no trovare il modo di adeguarsi.Una regola vale per tutti, nessunoescluso”. Lo ribadisce l'assessorealla Salute, Giampaolo Landi diChiavenna.

MobilitàMA LE METROPOLITANE VAN SEMPRE BENE?

Marco Ponti

Le ferrovie metropolitane sonoinfrastrutture costosissime,dell‟ordine di 50 milioni al chilo-metro. Hanno anche capacità ditrasporto molto elevate,dell‟ordine di 30.000 passeggeriall‟ora per senso di marcia. Ma

hanno una terza caratteristica,non sempre nota: sono in buonamisura finanziatedall‟amministrazione centrale (ge-neralmente per il 60%, ma a voltedi più).

Sono, dicono gli economisti, inregime di “finanza derivata”, che èquello che garantisce il peggioruso delle risorse, perché induce idecisori pubblici a premere suRoma per ottenere i fondi, senzaandar molto per il sottile sulla ra-zionalità della spesa rispetto adalternative meno costose, ma nonfinanziate dal centro.

E all‟obiezione che comunqueuna quota rilevante dei costi deveessere coperta con soldi locali, lapolitica ha risposto con una solu-zione di “finanza creativa”, notacome “Project Financing”. 

La faccenda funziona pressappo-co così: la normativa europea nonconsidera debito pubblico (nem-meno a livello locale), un‟operanella quale almeno il 50% dei ri-

schi sia sopportato da capitali pri-vati.

Ma nessun privato è in grado inrealtà di sopportare tale livello dirischio su opere di lunga vita eco-nomica e con spiccate variabili in

mano al soggetto pubblico com-mittente: per esempio si pensi ailivelli tariffari, al rischio di scelteinfrastrutturali alternative (viabilitào trasporto pubblico di superficie),al prezzo della benzina, allo svi-luppo urbanistico che condizionala domanda, eccetera.

Allora si stabiliscono clausolecautelative sui ricavi e quindi sulladomanda, che in realtà riduconograndemente il rischio, facendoloritornare sul soggetto pubblico(queste clausole sono di solito

“scritte in piccolo”). Se i capitali privati dunque inter-vengono senza rischio, si trattaovviamente di un “prestito ma-scherato” a un soggetto che nonpuò fallire.

Quindi il vincolo all‟indebitamentodel comune è aggirato, ma i citta-dini non lo sanno, e notoriamentei politici dell‟indebitamento occultoa medio-lungo termine non si so-no mai troppo preoccupati (“cipenserà qualcun altro…”). 

A Milano linee metropolitane conun traffico che le giustifichi rispet-to ad alternative meno costoseprobabilmente ce ne sono moltopoche, o non ce ne sono più affat-to (già la linea tre non sembrapienamente utilizzata…). Ma mai

si è vista un‟analisi comparatacon soluzioni meno costose e piùflessibili (per esempio, autobusecologici in corsia riservata o an-che in parte in sotterraneo, cheavrebbero il grandissimo vantag-gio di evitare molte “rotture di ca-rico”, potendo “andare a prende-re” capillarmente in periferia gliutenti sulla viabilità ordinaria).

E in effetti a chi mai interessereb-be metter dubbi sui soldi di Roma(e dei contribuenti futuri)?

Chi scrive può raccontare un epi-sodio lombardo, anche se nonmilanese, che sembra istruttivo:anni fa, avendo proposto all‟am-ministrazione di Brescia per cuistava studiando la fattibilità dellametropolitana, di analizzare an-che soluzioni di superficie del tipodi quella descritta, si sentì dire:“non se ne parla nemmeno, co-stano troppo poco….”. 

Ma certamente a Milano è diver-so.

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Dall‟Arcipelago ATM: PERDONALI MA NON SANNO

Franco D‟Alfonso 

L‟ultima trovata dei “manager” econsulenti dell‟Azienda tranviariaè stata quella di resistere ad unachiamata in giudizio da parte di unelettricista marocchino, con rego-lare permesso di soggiorno, per“comportamento discriminatorio”(sulla base di un Regio decretodel 1931 nelle amministrazionipubbliche possono essere assunti

solo cittadini italiani, ora anchecomunitari in base alle norme Ue)ingavinandosi nella presentazionedi una cervellotica memoria nellaquale uno degli argomenti più ap-pariscenti è stato quello di direche “nel trasporto pubblico esisteil pericolo di attentati “! Cosa haspinto l‟Atm a dire questa battutada bar di via Bellerio senza aver-ne alcuna necessità giuridica (lalegge in vigore non è certo equi-voca) oltretutto contraddicendo

l‟esplicita richiesta proprio di Atmdi modificare questa legge perpermettere l‟assunzione di extr a-comunitari? L‟idea di compiacereil premier, che non vuole vedereuna Milano “africana”? Mostrarsiin linea con la Lega nella battagliaantislamica di viale Jenner?

Non lo sapremo mai, ma quelloche è certo è che la penetrazionedel luogo comune e della culturatribale della curva Nord, più facilenei settori di popolazione di mino-re cultura e sensibilità, ha trovatonelle semplici menti della dirigen-za Atm un terreno molto permea-bile.

Sulle allegre note del “Così fantutte” l‟Atm si è messa a specula-

re sui “derivati” vedendo chel‟”amministratore del supercon-dominio” Albertini faceva lo stessogiochetto fino ad allora impeditodagli “statalisti” della sinistra; adare premi di produzione ai suoidirigenti al “merito“ ignorando lasciocchezza dei bacchettoni chefacevano notare come fosse cu-rioso premiare un risultato azien-

dale determinato dalla misuraproporzionale alle perdite dei tra-sferimenti dal Fondo statale per iltrasporto e non da fantomatici bril-lanti “risultati di gestione”; ad a-deguarsi alla cultura dell‟anno digestione, tagliando gli investimen-ti e scontrandosi con i sindacati,ritenendo le routine di controllo unfrutto della “cultura consociativa”delle vecchie giunte riformiste.

La cultura del luogo comune ele-

vato a sistema di gestione po-trebbe produrre a breve il dannofinale: cercando di scopiazzare ilmetodo Marchionne della “fusioneper crescere “, la nostra genialedirigenza cittadina sta per partori-re un informe mostriciattolodall‟unione tra l‟Atm di Milano el‟omologa azienda di Torino. Fer-mandosi come sempre alle primerighe-, si sono innamorati dell‟ideadi avere una Grande Azienda diTrasporti Urbani, con relativa se-de, consiglio ed emolumenti, di-menticandosi completamente -l‟insignificante dettaglio di indivi-duare e spiegare una logica indu-striale, le economie di scala, il mi-glioramento tecnologico e di ser-vizio che potrebbe derivare da

questa fusione, non potendosiconsiderare tali le abbondanticommissioni a consulenti ed advi-sor di vario genere e numero checome sempre turbinano intorno aqueste brillanti operazioni.

Non c‟è nessuna logica nell‟u-nione di aziende che operano suterritori diversi, con parco mac-chine, investimenti, tecnologie di-verse, senza alcuna necessità difare economie di scala sugli ac-quisti (Atm è già il maggior acqui-rente italiano dai pochi fornitori sulmercato), senza nessuna possibi-lità di fare un piano di sviluppocomune, a meno che la confrater-nita dei costruttori edilizi che go-verna Milano non riesca ad urba-nizzare le risaie di Vercelli entrogli stessi pochi anni impiegati perscegliere la sede di rappresen-

tanza dell‟Expo. 

Il vostro Giano Bifronte è certa-mente un inguaribile nostalgico,ma tra l‟Atm dei “brumisti” un po‟terroni che si ricordavano a me-moria i pochi incidenti e rotturedei mezzi e risolveva in due mesiil problema dell‟introduzione della“tariffa oraria unica” del tempo deivecchi democristiani, socialisti ecomunisti e l‟Atm dopo quindicianni di gestione “privatistica” che

ha bisogno di un date base se-quenziale per classificare centi-naia di malfunzionamenti e nonriesce nemmeno ad estendere latariffa urbana alla fermata dellaNuova Fiera di Rho, verso qualeparte dovrebbe guardare consimpatia ed orgoglio.

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EconomiaDIGITALE TERRESTRE: CHI CI GUADAGNA 

Franco Morganti

In questi giorni i cittadini di granparte del Lazio sono alle prese colprimo switch-over  (trasloco) dellavecchia TV, quella che ormaichiamiamo “analogica”: due canali(Rai 2 e Rete 4) sono finiti sul di-gitale terrestre (DTT in gergo, det-to anche “piattaforma digitale ter-restre”) e potranno essere vistisolo con l‟uso di un decoder op-pure con un nuovo TV digitale,che incorpori il decoder. Ildecoder ha il compito di trasfor-mare il segnale, ormai digitale,

per adattarlo all‟accesso ancoraanalogico di gran parte dei TV. E‟solo il primo passo, qualcosa disimile a un avvertimento, perchéfra poco tutti i canali analogici, nelLazio, saranno spenti (switch-off )e solo gli utenti dotati di decoderpotranno vedere la televisione.

Fa tenerezza vedere Rete 4 an-dare sul digitale: le “leggi televisi-ve” sono sempre state appannag-gio dei due operatori principali,Rai e Mediaset. La legge Mammìdel 1990 è stata redatta da Davi-

de Giacalone, che alla fine dellasua fatica fu assunto come consu-lente a Mediaset. E così non ab-biamo avuto la TV via cavo, alcontrario degli altri paesi, che a-vrebbe infastidito i due big cometerzo incomodo, come oggi SKY liinfastidisce dal satellite. La suc-cessiva legge Maccanico del1997 prescriveva che non più del20% delle reti nazionali potesseessere posseduto da un unicooperatore privato.

Le reti nazionali erano 11 e il 20%di 11, anche dopo la riforma Gel-mini, continua a non fare 3. Cio-nonostante, malgrado varie sen-tenze della Corte costituzionale,Mediaset ha potuto tenersi le suetre reti, compresa Rete 4, finoall‟arrivo del digitale, che ha sana-to tutte le ferite. Le reti nazionalidiventano una trentina e il 20% di30, anche dopo la Gelmini, fa lar-gamente più di 3. Non potendoaumentare il numeratore, si è al-largato il denominatore. AbbiamoEinstein alla gestione delle regole

televisive.

Con questo non voglio dire che ildigitale sia un‟operazione effet-tuata nell‟interesse esclusivo diMediaset (e di RAI, che pure haun partito trasversale nel parla-mento). Certamente no. Ma haaiutato.

Il passaggio al digitale, che si starealizzando in tutti i paesi e chenella UE sarà completato entro il2012, comporta una serie di van-taggi:

più canali a parità di frequenze

usate (fino a cinque volte): ènoto che lo spettro è una ri-sorsa scarsa e questa molti-plicazione biblica è una man-na dal cielo;

  all‟accesso di ogni canale sivede sul display quale pro-gramma sta trasmettendo equale sarà il prossimo;

  disponibilità di “video on de-mand” con modalità “pay-per-view” utilizzando tessere pre-pagate ricaricabili o abbona-menti: in altre parole calcio e

film a richiesta e a pagamento; più in generale TV interattiva,

potendo collegare il decoderalla rete telefonica per parte-cipare a sondaggi, intervenirein trasmissioni, utilizzare ser-vizi vari (sanità, anagrafe,prenotazioni) con l‟uso del te-lecomando invece che di uncomputer in rete (alfabetizza-zione informatica anche per gliinformation poor );

possibilità, con modelli sofisti-cati di decoder, di “farsi il pa-

linsesto” in casa, program-mando la televisione che sivuole vedere in relazione aiprogrammi delle varie reti.

Naturalmente tutte le tecnologiehanno le loro brave complicazioni.I decoder non sono tutti uguali,con prezzi da 40 a 200 euro se-condo le prestazioni di cui sopra(semplici, con carta TV a paga-mento, con interattività semplice espinta, con opzione per TV ad altadefinizione o HDTV) ed è oppor-tuno accertarsi delle sue caratte-

ristiche in base alle proprie esi-

genze. I decoder si collegano allapresa scart del TV (la stessa delvideoregistratore): naturalmentese il TV è un vecchio tipo con unasola presa scart è necessario uncommutatore per passare da unoall‟altro. L‟antenna di condominioè di solito sufficiente, anche sespesso è necessario riorientarla.In qualche caso ci vuole un ele-mento d‟antenna in più per capta-re i vari canali. Comunque sia,l‟utente deve sintonizzare il suoTV sui nuovi canali digitali, opera-

zione che non molti italiani sannofare (gli smanettoni sono meno diun terzo della popolazione).

A proposito della dovizia di canali,la nostra partenza sul DTT non èstata esemplare: avevano dirittoai multiplex digitali (le macchinetrasmissive che ospitano i varicanali di un operatore) solo i vec-chi titolari di licenze analogiche,con tanti saluti alla libertà d‟an-tenna. Se teniamo conto che talioperatori (i soliti due, il gatto e lavolpe) pagano le licenze televisive

una miseria (45 milioni di eurol‟anno fra tutti e due, di modo checiascuno paga solo il 9% di quelloche paga un operatore mobileUMTS che dispone solo di unabanda di frequenza pari ai dueterzi della loro), si capisce conquale vantaggio i due comparisiano partiti. La legge imponevatuttavia di cedere il 40% della ca-pacità trasmissiva ad altri opera-tori, ma poiché non c‟erano vincoliciascuno di loro ha cercato di o-spitare solo operatori che non

dessero fastidio ai loro program-mi. Per fortuna è intervenuta poil‟Autorità (AGCom) a mettere agara quel 40%. A scusante delgatto e della volpe c‟è il fatto cheil digitale ha comportato robustiinvestimenti negli impianti.

Un grande quesito resta ora aper-to: poiché, come si è detto, coldigitale si risparmiano frequenze,queste si rendono libere (è quelloche si chiama “dividendo digita-le”). Una volta fatta pulizia nellagiungla italiana dello spettro (oc-

cupiamo ancora disinvoltamente

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le frequenze dei paesi confinanti),come verranno assegnate le fre-quenze libere, che interessanoanche gli operatori di telefoniacellulare? Negli altri paesi non c‟èdiscussione: le frequenze tornanoallo Stato, proprietario dello spet-

tro, che le mette a gara. Da noichissà! Non mi sentirei di scom-metterci.

Comunque sia, chiunque guardioggi l‟offerta digitale, non può la-mentarsi: la RAI ha un nuovo ca-nale gratuito Rai4, così Mediasetha Iris, ci sono canali gratuiti perbambini, di sport, di education,ecc. Vale la pena dunque com-prarsi un decoder, per il quale ilgoverno interviene con un bonusdi 50 euro purché siate residentinella località toccata dallo switch-off, abbiate almeno 65 anni, unreddito annuo non superiore ai10.000 euro, abbiate pagato il ca-

none RAI. Non risulta che sia ri-chiesta la pelle bianca né una di-chiarazione di eterosessualità. ITV digitali, che includono ildecoder, sono già in vendita (at-tenzione a comprarli con l‟opzioneAlta Definizione!). Anzi da fine

2008 è proibita la distribuzione diTV analogici, che dall‟aprile 2009non possono più neppure esserevenduti al pubblico.

Fortunatamente lo standard è u-nico e queste misure preparatoriesono state decise di comune ac-corto fra operatori e costruttori,riuniti tutti nell‟AssociazioneDGTVi. La politica non ha frenato,come ai tempi del TV Color, maanzi ha promosso e incoraggiatopur nella varietà dei governi.

Adesso tocca al Lazio, mentre ipionieri sono stati la Sardegna,dal novembre 2008 (all‟epoca lapiù vasta europea all digital ) e la

Valle d‟Aosta. Seguiranno nel se-condo semestre 2009, oltre al La-zio (tranne Viterbo), il Piemonteoccidentale, il Trentino - Alto Adi-ge, la Campania. Poi via via tuttele altre regioni. A noi lombarditoccherà nel primo semestre

2010. Oltre che con lo switch-over  di alcune reti, lo spegnimento èpreparato da una gran campagna,anche televisiva e da misure diagevolazioni e sconti.

Mentre i paesi europei stannoprocedendo al loro piano di spe-gnimento entro il 2012, gli Usasono all-digital  dal febbraio 2009,facilitati anche dalla grande diffu-sione della TV via cavo, quellache Giacalone e Mammì nonhanno messo nella loro legge del1990.

Ma con la DTT non saremo se-condi a nessuno (si fa per dire).Go digital, vecchia Italia! 

Urbanistica e architetturaIL NUOVO EDIFICO DELLA REGIONE LOMBARDIA FA GAURDARE I PROBLEMI DALL‟ALTO 

Antonio Piva

11 Giugno 2009: avevo chiestoall‟architetto Paolo Caputo, pr o-gettista con il collega americanoH. Coob della nuova sede dellaRegione Lombardia, dei accom-pagnarmi nella visita dell‟edificioin costruzione giunto alla sua faseconclusiva. E‟ prevista infatti lafine dei lavori per il 30 novembredi quest‟anno mentre il comple-tamento delle finiture si protrarràper ancora un semestre e con-sentirà, dal 1 luglio 2010, l‟iniziodei trasferimenti.

Il mio interesse per questo cantie-re va oltre la naturale curiositàprofessionale: avevo partecipatocome membro della commissionegiudicatrice del Concorso Interna-zionale in cui era risultato vincen-te il progetto in costruzione chedesideravo conoscere fisicamenteora che i volumi sono tutti compo-sti e montati gran parte dei rive-stimenti esterni che, insieme, fan-no comprendere la consistenza ela qualità degli spazi.

Il cantiere ha messo in opera cir-ca 200.000 metri quadrati di su-

perfici corrispondenti a 800.000metri cubi coinvolgendo 500 per-sone tra operai e tecnici. Un can-tiere sicuramente impegnativo di-retto dall‟arch. Roberta Pasinettidella Infrastrutture Lombarde Spa.che ha coordinato operai albane-si, romeni, cossovari, bergama-schi lungo un percorso accidenta-to, come sempre, ma giunto allasua fase conclusiva. L‟architetturaè ormai nel suo complesso leggi-bile ed entrando dalla piazza, chesarà coperta e trasparente, si col-

gono quelle direttrici del progettoche avevano destato l‟interessedella commissione giudicatrice delconcorso. La piazza coperta, sucui si affacceranno attività com-merciali, culturali, ricreative, go-drà, al livello stradale, di prospet-tive, verso la città, che si esten-dono all‟intorno.

Una piazza nuova avvolgerà ilpubblico proponendo asimmetrievolumetriche e sinuosità del tuttoinedite. In Europa vi sono altri e-sempi di piazze coperte ma sa-rebbe fuorviante citarne qualcuno

che in realtà risulterebbe per moltiversi inappropriato.Questo nodo, la piazza, è centra-

le rispetto tutto il progetto su cui siaffacciano gli uffici che nei pianialti conquistano con la vista tuttaMilano sino alle montagne.Fra dieci anni Milano sarà com-pletamente cambiata: l‟immo-bilismo che ci appare e ci turbaquando camminiamo con i piedisulla strada, ossessionati da can-tieri che aprono e non chiudonomai, da programmi disattesi, pro-

messe non mantenute, dall‟altopossiamo renderci conto che, no-nostante la fatica, vi sono immen-si cantieri che si sono apertiquando ero ragazzo e che forseora stanno ricuperando il fiato cheavevano perduto. Dall‟alto, dice-vo, cambia la prospettiva: si ricu-perano le potenzialità di una cittàche ha ancora aperte alcune feritedell‟ultima guerra ma che sonocomunque immense. La piazzanuova del Palazzo della RegioneLombardia mi pare rassicurare,confortare con la volontà di co-municare positività, attraverso le

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peculiarità dello spazio: propor-zioni a scala umana, rapportichiari fra gli spazi a livelli diversi,materiali e finiture studiati per ilconfort degli utenti. Vi è poi la vo-lontà di far vedere questa cittàlungo percorsi accessibili dal

pubblico, percorsi interni ed e-sterni in un‟architettura comples-sa, non complicata, che s‟ins-

erisce in un contesto che sicura-mente trarrà un vantaggio d‟im-magine da questo edificio che nonha un fronte vero e proprio maoffre suggestioni che cambiano aseconda del punto di vista da cuilo si osserva.

Uscendo dal cantiere, ordinato eattivo, ho conosciuto alcuni addet-

ti ai lavori, tutti molto giovani, co-me il responsabile dei progetti eho pensato che forse ci sono per igiovani preparati ed attenti pro-spettive concrete da conquistare;guardando i problemi dall‟alto po-tremo anche aggiornare le nostre

visioni e ricuperare un po‟ dell‟ot-imismo perduto.

MetropoliEXPO: NON CI METTERANNO A TACERE

Filippo Beltrami Gadola

Tornando, come d‟abitudine, sultema dell‟Expo, credo sia neces-sario fare due precisazioni distin-te: la prima: il BIE è un organismoindipendente e autonomo, i cuiintroiti derivano principalmentedalle casse degli enti locali o deigoverni che dopo aspre battagliesono riusciti ad ottenere di ospita-re la prestigiosa manifestazione.E‟ evidente quindi che il BIE,qualsiasi sia la collocazione geo-grafica dell‟esposizione, i suoi

contenuti o il suo relativo succes-so, spinge fortemente alla realiz-zazione di un‟Expo purché sia.Inutile quindi cercare nel BIE uninterlocutore capace di ascoltare ildissenso, in qualsiasi forma o for-za si presenti.

La seconda precisazione: dallepagine di questo magazine non siè mai parlato di chiedere a chi neha i poteri, di cancellare definiti-

vamente Milano quale sededell‟Expo. Si chiede semplice-mente un Expo diversa. Non sia-mo, per principio, contro i gratta-cieli multipiani, contro la “crescita”della città: chiediamo solo che losviluppo di Milano sia di tipo quali-tativo piuttosto che quantitativo.Vogliamo le metropolitane, il po-tenziamento e il restauro delle vied‟acqua che hanno caratterizzatostoricamente il nostro paesaggioregionale, nuove vie di comunica-

zione per rendere più agevole gli

spostamenti urbani e suburbani.Noi desideriamo tutto questo conforza e convinzione. Non è un se-greto per nessuno: nella nostracittà, citando solo per esempio ilquartiere della Bovisa, esistonospazi enormi, se non immensi, daanni fatiscenti ed abbandonati,dove le forze dell‟ordine fanno r e-golarmente visita per scacciare,temporaneamente, tutti gli “abusi-vi”, spazi che devono e possonotrovare una collocazione fertile e

utile nella città storica.

Si è spesso parlato della profondaignoranza (nel senso di “coloroche ignorano”) della classe politi-ca che abbiamo chiamato a go-vernarci. Si è già sottolineato checostoro sembrano non conoscereo ignorare non solo il cuore pro-fondo della nostra città ma anchei grandi avvenimenti che stannocaratterizzando il discorso cultura-

le globale, discorso che verte sulriuso, sul risparmio e sulla lottaall‟inquinamento, ne sono consci icinesi, gli americani, i brasiliani ela lista potrebbe essere quasi infi-nita.

Anche il tema ispiratore della no-stra Expo sembrerebbe nei fattivoler proporre tematiche legatealla protezione dell‟ambiente, allaeco-compatibilità allo sfruttamentointelligente delle risorse non rin-

novabili e via dicendo.

Se è vero, come dice il sindacoMoratti, che la scelta della localiz-zazione l‟ha fatta il BIE in osse-quio alle proprie norme, fori deltempo, sarebbe stato unbell‟esempio nei confronti delmondo che ci guarda denunciareche in una città come Milano glispazi agricoli, soprattutto nel norddella metropoli, sono diventati unfatto praticamente raro, una  – ap-punto - risorsa non rinnovabile.

Era allora che l‟amministrazionecomunale avrebbe dovuto propor-re un‟Expo diffusa . Purtroppo ilfamoso dossier di presentazioneè partito alla volta di Parigi,all‟oscuro della maggior parte deicittadini, senza discussioni pub-bliche, senza la famosa “parteci-pazione collettiva”. Pare non neesista nemmeno una versione initaliano ma quello che è chiaro, inqualunque lingua si parli, è che gli

interessi prevalenti erano quelli diFiera Milano che ha bisogno dipuntellare i suoi bilanci e di qual-che privato influente.

Quello che irrita, soprattutto, èquest‟arroganza di Palazzo Mar i-no che non solo rifiuta categori-camente ogni forma di dialogocon i cittadini “dissenzienti”, mache sembra voler proseguire perla propria strada quasi in segreto,senza mostrare le carte, e non

solo metaforicamente, ai cittadini

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che nel bene o nel male, sarannoanche i protagonisti di questo e-vento.

Tutte le ipotesi alternative al pro-getto originario sono state scarta-

te o irrise, il BIE preme, vuol ve-dere il master plan e il piano fi-nanziario definitivo. Pare che icinque architetti della famosaconsulta siano al lavoro: prima dimostrare le carte al BIE avremo lafortuna di buttarci un occhio emagari discuterne?

Nessuno, tutti impegnati nel verobusiness che accompagna l‟Expo,ossia la realizzazione e l‟apertura

di nuovi cantieri, oltre al necessa-rio afflusso di danaro, affronta an-cora il versante dei contenuti cul-tuali della manifestazione. La fa-mosa e citata Mongolia, della cuicondizione economica sono asso-lutamente all‟oscuro, cosa porteràall‟Expò milanese? E tutti i paesidel cosiddetto Terzo Mondo comeparteciperanno all‟evento? Qui citroviamo di fronte ad una nuovaforma di colonialismo in chiavecontemporanea: da un lato i paesi

tecnologicamente avanzati mo-streranno al pubblico i risultati,spero incoraggianti, delle loro ri-cerche, mentre gli altri altro nonpotranno fare altro che stare aguardare, e forse allestire dei

banchetti dove assaggiare, congusto, i prodotti locali. Riusciran-no a portare, surgelata, cane dimontone a sufficienza, dalle alturedella steppa? Scherzi a parte: igrandi progetti di ricerca volti asfamare il mondo, a ridurre il con-sumo di energie non rinnovabili,sono finanziati da paesi cosiddetti“a tecnologia avanzata” e sono ingenere pensati per risolver i pro-blemi tipici dei paesi in via di svi-

luppo. Si creerà una situazione incui alcune nazioni mostreranno ipropri prodigi tecnologici, mentrealtri staranno soprattutto a guar-dare, forse con stupore. Questanon è un Expo, questa è una fieradelle meraviglie ad invito.

Se la localizzazione a Rho-Pero èuno scoglio insormontabile esisteuna strategia adatta a contenernegli aspetti negativi: non solo pen-sare da subito al dopo Expo ma

dar vita ad un master plan estre-mamente contenuto. Si può pen-sar, come si sta facendo, aun‟Expo leggera, idea che sembrafare breccia anche nel monolitodella società di gestione.

Infine: le aree destinate agli spaziespositive. E‟ urgente che la cittàcivile e responsabile pretenda conqualsiasi mezzo o manovra che ivolumi edificati siano lo stretto in-dispensabile per onorare gli im-pegni assunti e che ci sia la ga-ranzia di opere condotte a terminesenza dover ricorrere alla perver-sa strumentazione della decreta-zione di emergenza che ha sem-

pre generato “mostri” e portatocon sé il lezzo della corruzione.

Credo che sia giunto il momentodi creare una “grossa coalizionetrasversale”, fatta di cittadini pron-ti a difendere la propria terra, diassociazioni, tra cui Lega Am-biente, Italia Nostra e l‟Ordine geliArchitetti. Il fortino dei fautoridell‟Expo così com‟è nel dossier di presentazione comincia a vacil-lare. Approfittiamone.

ApprofondimentiIl PIANO CASA: COME PIANIFICARE LA DISTRUZIONE DEL PAESE

Ezio Antonini

Il “Piano casa” della RegioneLombardia, come delle altre Re-gioni, ha origine dall‟intesa del 31

Marzo 2009 raggiunta nella Con-ferenza Stato-Regioni ed Enti Lo-cali promossa dal Governo, cheavrebbe dovuto tradurne il conte-nuto in un decreto-legge entrodieci giorni dalla sottoscrizionedell‟accordo: impegno poi nonmantenuto anche per dubbi di co-stituzionalità sull‟iniziativa. E‟ op-portuno peraltro richiamare le fi-nalità e i contenuti dell‟accordoper verificare se il progetto di leg-ge regionale li riprenda in modopiù o meno coerente.Si tratta,come è noto, di un intervento che

si propone il “rilancio dell‟-

conomia” allo scopo di “risponde-re anche ai bisogni abitativi dellefamiglie” introducendo “incisive

misure di semplificazioni procedu-rali dell‟attività edilizia”. 

In vista di queste finalità, l‟intesaStato-Regione-Enti Locali si è at-testata sui contenuti seguenti:a) interventi di ampliamento dellavolumetria esistente, entro limitidefiniti, ai fini di migliorare “la qua-lità architettonica e/o energeticadegli edifici”; b) consentire interventi straordina-ri di “demolizione e ricostruzionedi edifici residenziali con amplia-mento sino al 35%”: anche qui

con finalità “di miglioramento della

qualit- energetica e dell‟uso difonti energetiche rinnovabili”; c) introdurre forme semplificate di

procedure.Gli interventi sono esclusi nel ca-so di edifici abusivi, nei centri sto-rici o in aree di inedificabilità as-soluta. Spetta inoltre alle Regioniescludere o limitare gli interventinel caso di beni culturali o nellearee di pregio ambientale e pae-saggistico. Questa disciplina stra-ordinaria avrà durata non superio-re a 18 mesi dall‟entrata in vigoredelle leggi regionali.

Il principio sotteso (anche se non

esplicitamente dichiarato) è quello

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che l‟attuazione del “piano-casa”avrebbe una capacità di trasci-namento sull‟economia comples-siva, secondo quanto dice ancheun vecchio detto popolare.Senonchè la saggezza popolareandrebbe aggiornata e verificata,

confrontandola con i caratteri re-centi degli interventi immobiliarinel nostro paese, basati su unacrescente aggressività speculati-va, senza alcun rispetto non di-remo per le esigenze sociali, manemmeno per la salvaguardia diquelle preesistenze territoriali checostituiscono un patrimonio di tut-ti.

Inoltre non si può dimenticare chela crisi finanziaria globale ha avu-to, almeno negli Stati Uniti, origini

strettamente legate proprio allosviluppo immobiliare. Infine, comeripetono da tempo gli economisti.l‟attività immobiliare è quella cherestituisce di meno alla collettivitàin termini di sviluppo economico,trattenendo invece la più altapercentuale (sino al 50%) alla pu-ra rendita dell‟operatore. Baste-rebbero queste considerazioni peravanzare sospetti sulla efficaciaodierna dell‟edilizia come motoreper un rilancio socio-economico dicarattere generale. Va aggiuntoche - per quanto concerne i Co-muni - una buona parte di essiattribuisce all‟edilizia un ruolo “vir-tuoso” di aiuto alle proprie finanzemediante i contributi di urbanizza-zione. Non si tiene però conto chesi tratta di un sollievo momenta-neo, giacchè a medio e a lungotermine ogni aumento di densitàedilizia in quartieri già costruiti èdestinata a portare conseguenzenegative sulla qualità della vita deiresidenti: aggravando fenomenigià congestivi nelle città medie egrandi che si tradurranno in au-

menti, non quantificabili ma ingen-ti, per le spese comunali da im-piegare nei settori dei servizi, del-la sorveglianza e del traffico, ecc..In sintesi, favorire oggi l‟edilizia aldi là di quanto consentono pianiregolatori già ora altamente per-missivi equivale a rovesciare de-biti sulle generazioni future.

***3.- Per quanto concerne poi inparticolare la Regione Lombardia,già interessata da un‟area metr o-

politana estesa a gran parte delle

aree di pianura, con Comuni incui il consumo di suolo copre giàattualmente per percentuali altis-sime l‟intero territorio comunale,significa eliminare in anticipo ognipossibile contenuto pianificatorioalla L.R. 12/05 che soltanto ora

comincia ad essere attuata. Signi-fica fra l‟altro negare ogni attivitàistruttoria alla VAS, al piano delleregole e dei servizi dei nuoviPGT, che saranno inutili o parti-ranno già superati dai fatti. Allostesso modo diventano inutili gliattuali PRG, se possono esseresuperati gli indici di densità fon-diaria e i rapporti di copertura,addirittura sino al 50%, senza chesia preventivamente verificato ilnecessario aumento di aree perverde e servizi, che potrebbero

essere anche impossibili da repe-rire. Viene infine ignoratal‟autonomia comunale, dato che aiComuni non è consentito sottrarsial piano casa, ma solo intervenirecon limitati poteri integrativi o mo-dificativi. L‟unico potere concretodei Comuni sarebbe quello di in-dividuare limitate parti del loro ter-ritorio dove il piano-casa non siapplica; tuttavia, come prevede il6° comma dell‟art. 5, la relativamotivata delibera del ConsiglioComunale deve essere esercitataentro il termine (dichiarato peren-torio) del 15 Settembre 2009(sic!).

***Passando ora alle osservazioni dimaggior dettaglio sul testo delprogetto di legge, si rileva quantosegue, osservando comunqueancora che la “valorizzazione” e“qualificazione” del patrimonioedilizio esistente hanno perso pervia anche quelle finalità di miglio-ramento complessivo che - perquanto generiche e inadeguate -secondo l‟accordo Stato-Regione-

Enti Locali giustificavano gli inter-venti di deroga a qualsiasi regolaurbanistica. Tali giustificazioni e-rano - lo ripetiamo - il migliora-mento della “qualità architettoni-ca” e di quella energetica, la r i-qualificazione di aree urbane de-gradate, oltre alla promessa dirisorse straordinarie per l‟ediliziaresidenziale pubblica al fine di“soddisfare il fabbisogno delle f a-miglie o particolari categorie, chesi trovano nella condizione di piùalto disagio sociale e che hanno

difficoltà ad accedere al liberomercato della abitazione”. 

Nel piano casa lombardo, le fina-lità di ordine sociale sono confina-te all‟art. 4 del progetto di legge, epreviste come “r iqualificazione dei

quartieri di edilizia residenzialepubblica”, nei quali tuttavial‟intervento diretto degli enti pr o-prietari rimane comunque condi-zionato alla allocazione di risorsepubbliche straordinarie di cui nonè traccia nel testo della Regione,mentre anche l‟accordo Stato-Regioni dichiara che il sostegnopotrà essere individuato “compa-tibilmente con le condizioni di fi-nanza pubblica” , che notoriamen-te non nuotano nell‟oro. Risultaperò ammesso nei quartieri ERP

anche l‟intervento dei privati, me-diante il convenzionamento di cuiagli artt. 17 e 18 del DPT 6 Giu-gno 2002, N. 380, che ha noto-riamente un limitato effetto cal-mieratore dei prezzi di vendita edelle locazioni, ma certamentenon risponde al fabbisogno dellefamiglie “che si trovano nella con-dizione di più alto disagio sociale”.E‟ anzi singolare che non si parlimai di edilizia convenzionata pergli interventi di cui agli artt. 2 e 3del progetto di legge. Aver confi-nato le finalità sociali ad una e-ventuale futura individuazione dirisorse per l‟edilizia residenzialepubblica ha comunque il pregio dinon confondere le idee: confer-mando che gli interventi di cuiall‟art. 2 e 3 risponderanno esclu-sivamente alle regole del merca-to, basate di norma su caratterispeculativi, con prezzi elevati eliberi di vendita e locazione. Nonrisulta nemmeno che gli interventidell‟art. 3 siano limitati, o preferiti,nel caso in cui vengano dispostisu “aree urbane degradate” da

riqualificare. Di conseguenza legiustificazioni residuali del “pianocasa” lombardo rimarrebbero uni-camente il miglioramento della“qualità architettonica e/o energe-tica” 

Su questi due argomenti, tuttavia,si può obiettare che esiste già o-ra, per tutte le nuove costruzioni,una rigida normativa per il conte-nimento di energia, a cui corri-sponde un “limitato” premio vo-lumetrico (L.R. 33/07). Cosa ac-

cade con il piano-casa? Si som-

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mano i due incentivi? Inoltre ècerto che ogni intervento di so-pralzo (in questo caso assai piùradicale dei sottotetti) è destinatoad alterare negativamentel‟architettura originaria (ove esi-sta); certo, non a migliorar

ART. 2 - Quali sono le “parti inuti-lizzate” di un edificio che non ab-bia destinazione agricola o pro-duttiva? Spazi non affittati, equindi inutilizzati solo in via tem-poranea? Alberghi chiusi ? Edificiterziari senza mercato? Non siriesce a capire. L‟utilizzo dei se-minterrati potrebbe essere oppor-tuno, a patto che gli spazi pos-seggano le condizioni regolamen-tari di abitabilità. Nelle aree desti-nate all‟agricoltura, il recupero di

parti inutilizzate (ossia di tuttequelle già adibite ad usi connessial lavoro agricolo) per destinazioniresidenziali o ricettive (ma nonalberghiere?) avrà come conse-guenza la perdita di un immensopatrimonio storico lombardo, os-sia quello costituito dalle grandicascine.

ART. 3. e 5. - L‟intervento su abi-tazioni mono-bifamiliari, del tuttosvincolato da esigenze del nucleofamiliare che vi risiede, cambieràtotalmente l‟aspetto e l‟impattourbanistico di interi quartieri, tra-sformando ville e villette in con-domini.Soprattutto fa paura l‟effetto de-vastante che può conseguire agliinterventi previsti dai commi 2, 3,4 e 5, che ci auguriamo venganodrasticamente rivisti.Anzitutto sorprende che gli inter-venti siano ammessi (senza limiti)anche entro i piani territoriali dicoordinamento dei parchi regiona-li, ed egualmente nelle zone convincolo paesaggistico o comun-

que di grande pregio ambientale:quali le sponde dei laghi lombardigià oggi a rischio per l‟alta per-missività di molte amministrazionicomunali.Per quanto attiene ai

parchi regionali, la disposizionedel 1° comma dell‟art. 5 è partico-larmente inaccettabile. Si diceespressamente che la deroga alleprevisioni del piano del parco de-ve garantire “il rispetto del codicecivile e delle leggi per la tutela dei

diritti dei terzi”: come se questenormative si potessero invece di-sattendere in tutti gli altri casi! I-noltre deve essere rispettato “ilpaesaggio”; ma come può esser-ne assicurato il rispetto consen-tendo contemporaneamente laderoga al piano del parco, che hala finalità di proteggerlo

Nell‟art. 3 (anche qui, in deroga aiprincipi dell‟accordo Stato-Regioni) gli interventi sono am-messi anche nei centri storici per

gli edifici residenziali “non coeren-ti” con le caratteristiche della zo-na. Cosa significa? Si ricorda in-fatti, che nei centri storici, gli uniciedifici “non coerenti” sono quelli diedilizia recente, che normalmentedevono la loro incoerenza alla cir-costanza di essere più alti, piùdensi o comunque sproporzionatirispetto al contesto e alla cortinadi edifici antichi.Vogliamo dunque premiarli per-chè vengono sostituiti con edificipiù alti e più densi, al di fuori diqualsiasi rapporto con l‟area cir-costante?

Al 5° comma, l‟aumento ulterioredi volumetria per gli interventi cheassicurino un “congruo equipag-giamento arboreo” o “giunte arbo-ree perimetrali” non necessitaulteriori commenti; così come al6° comma, la previsione che gliinterventi potranno superare sinoal 50% l‟indice di densità fondiariae l‟indice di copertura previsti dal-lo strumento urbanistico è desti-nato, come già si è fatto cenno, a

rendere obsoleto ogni piano rego-latore.

Comma 9 - Viene affermato il ri-spetto della sola normativa antisi-

smica: ciò significa che tutte lealtre normative tecniche che nonvengono nominate (da quelle im-piantistiche a quelle strutturali o aquelle stesse di contenimento e-nergetico) possono essere disat-tese?

Da ultimo, si ribadisce che il pro-getto di legge viene imposto aiComuni, ai quali sono delegaticompiti secondari e di efficaciamarginale. Non esisterà alcunapossibilità a livello comunale, do-po il 15 Settembre prossimo (os-sia praticamente subito, conside-rato il periodo estivo) di esclude-re gli interventi su parti del territo-rio comunale - ad esempio per learee di grande impatto paesaggi-stico - o comunque di limitarne la

portata.E‟ possibile soltanto che il Comu-ne, sulle istanze o DIA, entrotrenta giorni, sottopongal‟intervento singolo a “specifichecondizioni e modalità tecniche”;infine l‟art. 2 demanda ai Comunidi “verificare l‟eventuale ulteriorefabbisogno di aree pubbliche eservizi”; e inoltre (sempre entro il15 Settembre 2009) di dare pre-scrizioni per il “reperimento dispazi per parcheggi pertinenziali everde”. 

Come si deve leggere questa di-sposizione? Nel senso che, semancano le prescrizioni entro iltermine brevissimo concesso, tuttigli interventi di ampliamento o disostituzione di edifici sono esone-rati dal prevedere, ad esempio, iposti auto di pertinenza obbligato-ri per legge? E poi, perchè il fab-bisogno di aree pubbliche e servi-zi urbani indotto dalla legge è de-finito come meramente “eventua-le”?. Se si possono superare sino al

50% gli indici di densità edilizia ,ciò significa che - necessariamen-te - il Comune dovrà aumentaregli standard per la stessa percen-tuale !

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RUBRICHE

MUSICAQuesta rubrica è curata da Paolo viola

Classica? Leggera?

Da anni, ormai, questi due termini –“musica classica” e “musica leg-gera” - sono inservibili, ancorchérappresentino intenzioni, più cheidee, abbastanza precise da partedi coloro che le pronunciano; so-no stati utilizzati o coniati terminidiversi come “musica colta” per la

prima e “musica popolare” per laseconda, ma bisogna subito direche non hanno funzionato (il jazz,la musica etnica, quella che pro-viene dall‟oriente o dal sudamer i-ca, dove si collocano?).

Mi rendo conto di addentrarmi inun campo minato, un argomentosul quale esistono pareri - anchemolto qualificati - contraddittori eda molti non accettati o radical-mente rifiutati; che diverse gene-razioni esprimono giudizi opposti

sui fondamenti stessi del concettodi musica, dai quali discendonovalutazioni di segno totalmentecontrario. E allora?

Bisogna chiedersi prima di tuttoche senso abbia questa distinzio-ne: è tutta musica, di diversi ge-neri e tendenze, o sono due “co-se” diverse che hanno in comunesolo la produzione di suoni e  – neanche sempre - l‟uso di note?La distinzione è netta oppure visono aree comune in cui l‟unasfuma nell‟altra e si contaminano

a vicenda?

Di contaminazione si può e si de-ve ragionare, che si pensi all‟unao all‟altra delle categorie indagate:da una parte il popolarissimo val-zer viennese (“trattato” dai piùgrandi compositori dell‟ottocento edel novecento, dagli Strauss a

Chopin, da Čajkowskij a Berg), il  jazz di Gershwin, i temi popolaripassione inesausta di Béla Bar-tók, la tarantella napoletana diStrawinsky e di Boulez; dall‟altral‟uso - a volte spregiudicato, tal-volta magico  – di grandi opere“classiche” ricollocate in situazioni

totalmente diverse, come il coraledalla Passione secondo Giovannidi Bach utilizzato da Andrew L.Webber per costruire il famosomusical (classico o leggero?) Je-sus Christ Superstar, o come leelaborazioni jazzistiche di temibachiani e mozartiani (ricordate ilcelebre Modern Jazz Quartet?).Oggi queste contaminazioni sisono allargate a tutti i generi mu-sicali e questo fa ovviamentepensare a una sorta di contenitoreunico in cui la musica è da consi-

derare una sola complessa e mul-tiforme espressione d‟arte.

D‟altronde nelle lettere e nell‟artefigurativa siamo molto prossimi aduna concezione totalizzante dellaproduzione artistica: si pensiquanto il fumetto e l‟illustrazione – ma persino il graffito urbano - sia-no prossimi alla pittura (per nondire quanto quest‟ultima sia statacontaminata e si sia intimamentelegata con installazioni e perfor- mance di ogni genere), e come uncerto tipo di giornalismo sia con-

siderato parente stretto della lette-ratura, e si comprende come an-che nella musica sia diventato dif-ficile operare distinzioni nette consignificati univoci.

Ma come possiamo mettere in ununico contenitore le musiche dadiscoteca e le opere di Azio Cor-

ghi o di Marco Tutino? cosa han-no a che fare le canzoni propostea San Remo con la complessaproduzione della musica dodeca-fonica? Il disc-jockey e il direttored‟orchestra, il cantante rock e lasoprano lirica, il percussionista diuna jazz-band e un violino di spal-

la, sono tutti musicisti tout-court ,parte di una stessa grande fami-glia artistica? Li vedete scambiar-si idee sul loro lavoro di artisti?

Credo che su questo tema ci siaancora molto da indagare e non losi faccia – almeno in ambiti menoristretti di quello scientifico e spe-cialistico – per il timore di sembra-re politicamente scorretti nei con-fronti di gran parte dei giovani,degli amanti di quella musica cheinizialmente e impropriamente ho

chiamato popolare e che non sipuò chiamare leggera (ancheperchè non lo è), che non si vuolein qualche modo declassare a-vendo ben chiaro il cospicuo nu-mero di adepti e di sostenitori dicui gode.

Ma noi, amanti di quell‟altra musi-ca, che non possiamo chiamareclassica - anche perchè classicanon lo è più - ma che ci vergo-gniamo di chiamare colta perchèci sembra poco fair  e vagamentepresuntuoso, cosa dobbiamo fare

quando ci viene chiesto qualemusica ascoltiamo, suoniamo,amiamo?

23 giugno 

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ARTE

Questa rubrica è curata da Silvia Dell‟Orso 

L‟opera grafica di Francisco Goyaè al centro di questa mostra. Ilgrande artista spagnolo affiancòall‟attività di pittore anche quelladi incisore, staccandosi nettamen-te dalle atmosfere rococò dei car-toni per arazzi o dall‟eleganza deisuoi ritratti. La rassegna ha il suonucleo principale nei fogli dellaTauromachia , eseguiti tra il 1814e il 1816, sorprendente allegoriadelle vicende umane che testimo-nia le infinite possibilità interpreta-tive dell‟incisione offerte da Goya.

Non mancano opere dalla celebreserie dei Capricci, raccolta di 80incisioni creata tra il 1794 e il ‟95,il cui titolo suggerisce virtuose eimmaginifiche evasioni della men-te, ma che inchiodano invece l'at-tenzione per la feroce denunciaalla società contemporanea insitain quelle immagini enigmatiche,concepite attingendo dal reperto-rio onirico e dalle più oscure vi-sioni del subconscio: quasi che lasordità, da poco sopraggiunta,avesse contribuito a sollecitarle.

Ma anche dai Disastri della guerra  e dai Proverbi. Francisco Goya. Tauromachieed altre battaglie. Ponteranica (Bergamo), BopoBocciodromo, via Concordia 6a -orario: martedì, mercoledì, vener-dì 16/20; giovedì 16/22; sabato edomenica 10/20; lunedì chiuso.Fino al 26 luglio.

Una mostra che si può visitareanche on-line sul sito della galle-ria (www.galleriaforni.it), ma che èsempre consigliabile vedere dipersona. A confronto le opere didue artisti che, in modo diverso,ma con non dissimile intensità,hanno cercato di catturare atmo-sfere assolute e stati d‟animo.Oggetti senza apparente significa-to, ma che suggeriscono le emo-zioni di una vita. Per Ferroni  – li-vornese, morto a Bergamo nel2001  – gli strumenti del mestiere,dalle matite al cavalletto, ordinatisu un tavolino, coperto da undrappo bianco: composizioni

essenziali e metafiisiche, spr-

ofondate nel silenzio. Per Sesia – artista cinquataquattrenneoriginario di Magenta  – oggettiormai in disuso che richiamano ilpassato, riscattandolo dall‟oblio.Gianfranco Ferroni si è servitocon grande maestria, nell‟arcodella sua vicenda creativa, diacquaforte e litografia, mediaimpiegati anche nelle operegrafiche in mostra. Sono tecnichemiste su base fotografica quelleadottate da Sesia; entrambiesplorano il tema della natura

morta e la poetica dell‟oggetto.Gianfranco Ferroni e GiovanniSesia. Silenzi. Studio Forni, via Fatebenefratelli13  – orario: 10/13 e 16/19.30,chiuso domenica e lunedì. Fino al31 luglio.

Un nuovo appuntamento nell‟am-bito delle celebrazioni per il bicen-tenario della fondazione della Pi-nacoteca di Brera. L‟occasionesta suggerendo un modus ope-

randi che si vorrebbe appartenerealla quotidianità di un museo, trascavo e ricerca sul proprio patri-monio, ma anche capacità di dareconto dei risultati con attitudinedivulgativa. L‟attenzione si spostaquesta volta su Giuseppe Bossi,figura chiave della storia braiden-se, uno dei primi segretaridell‟Accademia di Belle Arti – succeduto a Carlo Bianconi, so-spettato di sentimenti filo austriaci – cui si deve, fra l‟altro, la presen-za nelle collezioni di Brera delCristo morto del Mantegna e delloSposalizio della Vergine di Raffa-ello, al cui acquisto partecipò atti-vamente. La rassegna ricostrui-sce la raccolta di ritratti e autori-tratti di artisti che Bossi concepìcome incentivo alla ricognizionestorica degli antichi maestri dellascuola milanese per gli allievidell‟Accademia. In tutto 34 ritratti,25 dei quali raffiguravano infattimaestri lombardi o loro familiari,dei quali si è presto persa memo-ria, se è vero che già nel catalogodella Pinacoteca del 1816 non

sono più registrati come nucleo

autonomo. Le curatrici della mo-stra, Simonetta Coppa e MariolinaOlivari, li hanno rintracciati, spes-so dimenticati in uffici pubblici ene presentano 24, restaurati perl‟occasione, oltre a un Autoritratto di Giuseppe Bossi.Il “Gabinetto dei ritratti dei pit-tori” di Giuseppe Bossi. Pinacoteca di Brera, via Brera 28,Sala XV  – orario: 8.30/19.15,chiuso lunedì (la biglietteria chiu-de 45 minuti prima).Fino al 20 settembre.

È dedicata alla lunga stagionetrascorsa da Monet a Giverny lamostra di Palazzo Reale. Unarassegna che allinea 20 granditele dell‟artista provenienti dalMuseo Marmottan di Parigi, dipin-te tra il 1887 e il 1923 quando lacostruzione del giardino di Gi-verny, con i salici piangenti, i sen-tieri delimitati dai roseti, lo stagnocon le ninfee, il ponte giapponese,

i fiori di ciliegio e gli iris trova pie-no corrispettivo nella tavolozzamulticolore di Monet, portandoalle estreme conseguenze quell‟-titudine innata che lo induceva,ancora ragazzino, a disegnare dalvivo il porto di Le Havre, piuttostoche seguire in studio le lezioni deimaestri. Il tempo della magnificaossessione di Giverny - una pic-cola città sulle rive della Sennadove Monet spese la maggior par-te del suo tempo e dove costruì ilsuo più volte immortalato giardino- le cui immagini si possono con-frontare con una serie di fotogra-fie ottocentesche di giardini giap-ponesi. Non senza percepirne lafamiliarità con la tradizione giap-ponese dell‟ukiyo-e, rappresenta-ta da 56 stampe di Hokusai e Hi-roshige, prestate dal Museo Gui-met di Parigi ed esposte a rota-zione per ragioni conservative.Monet. Il tempo delle ninfee. Palazzo Reale  – orario: lunedì14.30/19.30, martedì-domenica9.30/19.30, giovedì 9.30/22.30.Fino al 27 settembre.

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Suo cugino Aron Demetz è forsepiù noto ed è stato al centro loscorso anno di una mostra al Pac.Per Gerhard Demetz quella co-masca è la prima antologica, an-che se si era già fatto notare nelle

due personali allestite alla Galle-ria Rubin di Milano, cui va il meri-to di avere richiamato l‟attenzionesull‟artista. Altoatesino come A-ron, nato nel 1972, scultore a suavolta, naturalmente attratto dallegno, come si confà a chi è natoe vissuto in Val Gardena appren-dendone fin da subito le tecnichedi lavorazione, la manualità, gu-standone il profumo e la duttilità.Non sono però solo sculture inlegno, di tiglio, quelle presentate aComo, tre sono in bronzo, un ma-

teriale nuovo per l‟artista che e-spone anche alcuni bassorilievi aparete. Il tema dominante è sem-pre la figura umana, in particolarebambini, di cui Demetz conosce erestituisce a tutto tondo le fragilità,le incertezze, i dubbi, quasi ser-basse intatta la memoriadell‟infanzia e della tensione tr a-gica che spesso l‟accompagna.Facendone percepire la bellezzanon solo visivamente. La rasse-gna è infatti il primo appuntamen-to di un progetto promosso in col-laborazione con l‟Unione ItalianaCechi, pensato per coinvolgereanche un pubblico non vedente inspeciali percorsi tattili. Complicil‟odore del legno, le forme morb i-de, levigate, ma anche scabredelle sculture, minuziosamentelavorate con lo scalpello sul fron-te, incompiute sul retro.Love at First Touch: GehardDemetz. Como, ex Chiesa di San France-sco, viale Lorenzo Spallino 1- ora-rio: lunedì-venerdì 16/20; sabatoe domenica 10.30/19.00. Fino al

27 giugno.

A cura di Philippe Daverio conElena Agudio e Jean Blanchaert,la rassegna propone tutt‟altro cheuna lettura univoca e compiutadell‟arte sudamericana; è semmaiun ritratto d‟autore che ricorda ar-tisti di ieri e protagonisti delle ul-time generazioni, insistendo sualcuni temi condivisi: sangue,morte, anima, natura, città. Esempre e comunque con grande

passione sociale e attenzione per

la storia. Non un‟unica AmericaLatina, ma tante Americhe Latine,così come è molto diversificato evariegato il panorama artistico delcontinente sudamericano. Arriva-no dal Brasile, da Cuba, dalla Co-lombia, dal Cile, dal Venezuela e

dal Messico le oltre cento opereesposte. Una cinquantina gli arti-sti rappresentati, concettuali, a-stratti, figurativi nel senso più tra-dizionale del termine, pittori, scul-tori, fotografi o amanti delle spe-rimentazioni linguistiche. Ecco,dunque, la cubana Tania Brugue-ra, l‟argentina Nicola Costantino,la brasiliana Adriana Varejão finoa Beatriz Milhares, Vik Muniz, alfotografo guatemalteco LouisGonzales Palma, al cileno De-mian Schopf. C‟è anche Alessan-

dro Kokocinsky, cresciuto in Ar-gentina, ma nato in Italia dove tut-tora vive e lavora, che trasferiscenelle sue opere dolenti i tormentivissuti in prima persona. Nella sa-la cinematografica dello SpazioOberdan la sezione video è cura-ta da Paz A. Guevara e ElenaAgudio.Americas Latinas. Las fatigasdel querce. Spazio Oberdan, via Vittorio Ve-neto 2 - orario: 10/19.30, martedìe giovedì fino alle 22, chiuso lu-nedì. Fino al 4 ottobre. 

Si fa sempre più fitto il dialogo traarte antica e moderna, almenoquanto a iniziative che vedono aconfronto tradizione e modernità.Come la mostra allestita in questigiorni all‟Accademia Tadini di Lo-vere. Una rassegna nata dallacollaborazione tra il museo lom-bardo, aperto nel 1828 da un col-lezionista di allora, il conte LuigiTadini, e tre galleristi/collezionistidi oggi, Claudia Gian Ferrari,Massimo Minini e Luciano Bilinelli.

Ecco dunque che le opere di An-tonio Canova, Francesco Hayez,Jacopo Bellini, Fra‟ Galgario, ilPitocchetto, Francesco Benaglio eParis Bordon, conservate in per-manenza all‟Accademia Tadini, sitrovano per qualche mese facciaa faccia con quelle di Giulio Pao-lini, Carla Accardi, Lucio Fontana,Luigi Ontani, Arturo Martini, SolLeWitt e molti altri maestri del XXe XXI secolo.“Accademia Tadini. Quattrocollezionisti a confronto 

Lovere (Bergamo), Accademia diBelle Arti Tadini, Palazzo dell'Ac-cademia, via Tadini 40 (Lungola-go) - orario: martedì-sabato15/19, domenica 10/12 e 15/19.Fino al 4 ottobre.

È la mostra simbolo delle cele-brazioni per il centenario della na-scita del Futurismo. Una rassegnaimpetuosa e forse un po‟ bulimica,ma come di fatto fu il Futurismo ecome si confà alla passione dellostudioso che ama rendere pubbli-che le proprie scoperte. Il Futuri-smo a volo d‟uccello, dunque,guardando al movimento in tuttala sua estensione cronologica esenza omettere nessuna dellesue molteplici declinazioni, esplo-

rando anzi l‟intero campo d‟azionedi un‟avanguardia la cui piena va-lutazione è stata a lungo condi-zionata dalle sue collusioni colfascismo. A cura di Giovanni Listae Ada Masoero, la rassegna riuni-sce circa 500 opere, spaziandodai dipinti, disegni e sculture, alparoliberismo, ai progetti e dise-gni d'architettura, alle scenografiee costumi teatrali, alle fotografie,ai libri-oggetto e ancora agli arre-di, all‟arte decorativa, alla pubbl i-cità, alla moda, offrendo in chiu-sura un assaggio di film futuristi. Il20 febbraio 1909 Filippo Tomma-so Marinetti pubblicava su Le Fi- garo   il “Manifesto del Futurismo”ed è appunto a Marinetti che spet-ta un ruolo chiave nel percorsoespositivo, traghettando nell‟etàdelle avanguardia l‟arte italiana difine „800 alla quale è dedicataun‟efficace panoramica in apertu-ra, tra Simbolismo e Divisionismo.Si prosegue quindi per decenni,individuando di volta in volta lefigure e i caratteri dominanti. Boc-cioni, Carrà, Balla, Severini, Rus-

solo, Soffici, Prampolini, Depero,Sironi, Dottori e molti altri. Lacompagine di maestri futuristi èampiamente rappresentata, an-che grazie a opere non scontate,e la rassegna segue l‟intera evo-luzione del movimento fino a tuttigli anni ‟30 e oltre, avventurandosinella metà del secolo scorso perrintracciarne gli eredi: da Fontanaa Burri, Dorazio, Schifano ai poetivisivi.Futurismo 1909-2009. Velocità +Arte + Azione.

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Palazzo Reale, piazza Duomo 12 – orario: 9.30/19.30, lunedì14.30/19.30, giovedì 9.30/22.30.Fino al 12 luglio.

I temi sono tutti indiscutibilmente

ponderosi e decisamente univer-sali: Potere, Quotidiano, Vita,Morte, Mente, Corpo, Odio, Amo- re . Ognuno di questi rinvia a unadelle 8 sezioni in cui si articola lamostra bergamasca il cui titolo,“Esposizione Universale”, sembraironizzare su uno degli argomentipiù frequentati e ineludibili delmomento. Qui però l‟Expo è rigo-rosamente artistico, con una car-rellata di un centinaio di opere dal„400 ai giorni nostri, forte innanzi-tutto del patrimonio

dell‟Accademia Carrara di Ber-gamo, ma non solo. Si va da Gio-vanni Bellini, Bergognone, Botti-celli, Carpaccio, Foppa, Pisanello,Tiziano a Casorati, Duchamp, DeChirico, Christo, De Dominicis,Ontani, Clemente, Kabakov, Gil-bert & George, Maria Lai, Spallet-ti, Arienti, Cuoghi e molti altri, tracui Ben Vautier le cui opere-testoricorrono in tutte le sale. A cura diGiacinto Di Pietrantonio, non è laprima volta che il direttore dellaGalleria d‟Arte moderna e con-temporanea di Bergamo mette aconfronto l‟arte antica con quellamoderna. Lo ha fatto ragionandosulle Dinamiche della vita dell’arte, una rassegna di qualcheanno fa e continua a riproporreanche in questo caso la sua vi-sione unitaria dell‟arte, tutta con-temporanea, perché è con gli oc-chi di oggi che si rilegge l‟arte diieri.Esposizione Universale  – L‟artealla prova del tempo. Bergamo, Galleria d‟arte modernae contemporanea, via San Toma-

so 53  – orario: martedì-domenica10/19, giovedì 11/22. Fino al 26luglio.

L‟opera incisa di James Ensor èal centro di una mostra, a cura diFlavio Arensi, allestita nelle saledi Palazzo Leone da Perego aLegnano. Sono esposte 188stampe del maestro belga vissutoa cavallo tra „800 e „900, prove-nienti dalla collezione Kreditbank;

tra queste 134 acqueforti, a deli-

neare un percorso influenzato ini-zialmente dall‟esperienza impres-sionista che lascia ben presto ilpasso a un deciso espressioni-smo, tramite per una dissacrantee spietata critica della società deltempo. Occupa una posizione ri-

levante, la stampa, nella produ-zione di Ensor, un medium che siaddice alla sua vena di solitariofustigatore del compassato mon-do borghese, ma anche alle suesfrenate escursioni nei territori delfantastico e del grottesco. Nonmancano, peraltro, anche i pae-saggi, le marine, le nature morte, iritratti e gli autoritratti, conun‟attenzione particolare riservataalla figura di Cristo che ricorre inalmeno una dozzina di incisioni ea cui è dedicato l‟album litografico

dal titolo Scènes de la vie du Christ .Parallelamente, al Castello di Le-gnano si possono visitareun‟antologica di Tino Vaglieri anove anni dalla morte dell‟artistatriestino, milanese d‟adozione, dicui si segue il percorso dapprimalegato al Realismo esistenziale eapprodato quindi all‟informale euna personale della giovane arti-sta di Merate, Marta Sesana.James Ensor. L‟opera incisa. Legnano, Palazzo Leone da Pe-rego - orario: martedì-venerdì16/19.30; sabato 15.30/19.30;domenica e festivi 10/13 e15.30/19.30; mercoledì 21/23. Fi-no al 28 giugno.

Gli spazi della Fondazione Pomo-doro sono letteralmente occupatidalle grandiose installazioni dellasettantanovenne artista polacca,protagonista della nuova mostra,a cura di Angela Vettese. È dav-vero una rifondazione del lin-guaggio della scultura quella che

si avverte nell‟opera di MagdalenaAbakanowicz. Monumentale nonsolo per le dimensioni degli 11lavori esposti, ma anche per il re-spiro, per la vastità della conce-zione, per il modo in cui le suecreazioni interagiscono con lospazio, occupandolo, appunto etrasformandolo. Lo si vede peresempio in Embriology , installa-zione acquistata nel 2008 dallaTade Modern di Londra e ora aMilano. Un lavoro imponente i-deato nel „78, fatto di centinaia di

sacchi di iuta imbottiti, di varie di-

mensioni e a forma di patata, giàintrinsecamente destinati a tra-sformarsi nelle sue folle di figureumane e animali, arricchendosi aun tempo con l‟uso di altri mate-riali: ceramica, acciaio, alluminio,bronzo. Nata in una famiglia ari-

stocratica, Magdalena Abakano-wicz ha sempre vissuto e lavoratoa Varsavia e si è vista poco in Ita-lia a parte le Biennali di Venezia euna mostra al Mart di Rovereto.Magdalena Abakanowicz.Space to experience. Fonda-zione Arnaldo Pomodoro, viaAndrea Solari 35  – orario: mer-coledì-domenica 11/18 (ultimoingresso alle17); giovedì 11/22(ultimo ingresso alle 21). Fino al26 giugno.

Il soggiorno di Leonardo da Vin-ci a Vigevano, testimoniato dallostesso maestro nei suoi appunti,è il pretesto per una serie di ini-ziative in zona che ruotano at-torno a questo genio poliedrico,tra cui una mostra decisamenteinsolita. Anzi “impossibile” per-ché riunisce l‟intera opera pitto-rica di Leonardo, operazione insé inimmaginabile se non attra-verso il ricorso alle tecnologie diriproduzione digitale. È così che17 opere leonardesche, rico-struite in dimensioni reali e re-troillluminate (al punto da esse-re apprezzabili analiticamentetalvolta meglio degli originali),sono esposte tutte assieme ne-gli spazi del castello vigevane-se. Dalla Gioconda alla Vergine delle Rocce , alla Dama con l’ermellino  e persino l‟Ultima  Cena , quest‟ultima presentatanella vicina chiesa sconsacratadi San Dionigi, da poco restau-rata come anche l‟imponentepala del Cerano, qui custodita,

raffigurante il martirio del santo.Questa rassegna non è la primadel genere. L‟ideatore del pr o-getto, Renato Parascandolo, hacominciato a pensarci nel 2000,quando, allora direttore di RaiEducational, strinse un accordocol Ministero per i Beni e le Atti-vità culturali per fotografare eriprendere in video i maggioricapolavori dei musei italiani.Cominciò da lì la sua avventuranei territori della riproduzionedelle opere d‟arte e nacque così

l‟idea di utilizzare quei materiali

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per realizzare una sorta di gran-de trailer  dei capolavori italianida esportare nel mondo per ri-chiamare turisti a vedere gli ori-ginali. Ecco allora le mostre diLeonardo, Raffaello e Caravag-gio, curate da studiosi qualifica-

ti, cui seguiranno a breve, quellenon meno impossibili sulla Cap-pella degli Scrovegni di Giotto esu Piero della Francesca.Leonardo: una mostra impos-sibile. L‟opera pittorica di Le-onardo da Vinci nell‟epocadella sua riproducibilità digi-tale.Castello di Vigevano - orario:martedì-domenica 10/19. Fino al30 giugno

A sei anni dalla morte di Enrico

Baj, la sua produzione artisticanon cessa di riservare sorprese enuovi filoni d‟indagine. Non solo ledonne fiume, i monumenti idrauli-ci, le dame, i generali, a molti giàfamiliari, ma anche i mobili anima-ti, in linea con l‟ineludibile tenden-za all‟antropomorfizzazione dell‟a-tista milanese. Un libro, a cura diGermano Celant, edito da Skira, euna mostra alla Fondazione Mar-coni propongono questo versantedella feconda produzione artisticadel padre del Movimento Nuclea-re e della Patafisica Mediolanen-se. Sono una cinquantina le opereeseguite agli inizi degli anni ‟60,presentate in collaborazione conl‟Archivio Baj. Alla base, l‟idea t i-

picamente surrealista e venatad‟ironia che qualsiasi cosa possatrasformarsi in altro. Ecco, dun-que, come già è stato per i perso-naggi, una serie di mobili bizzarrima anche eleganti, confezionaticon ovatta pressata e applicata acollage sul fondo di stoffa da tap-pezzeria, su cui Baj sistemavacornici, pomelli, passamanerie efregi di serrature a evocarne i trat-ti somatici; via via il mobile si pre-cisa, si fa di legno grazie a foglid‟impiallacciature opportunamen-te impreziositi e si avvia a esibirela sua natura Kitsch.Enrico Baj. Mobili animati. Fondazione Marconi, via Tadino15 - orario: martedì-sabato10.30/12.30 e 15.30/19. Fino al24 luglio.

I suoi celebri Bleu hanno addirittu-ra richiesto una tonalità di blucreata ad hoc, che porta atutt‟oggi il suo nome (InternationalKlein Blue). L‟aspirazione alla pu-rezza e all‟assoluto hanno con-traddistinto l‟intera e brevissimavicenda creativa di Yves Klein,suggerendo più di un‟affinità conPiero Manzoni, e non soltantoperché sono morti, quasi coeta-nei, a un anno di distanza l‟unodall‟altro: nel ‟62, a Parigi, iltrentaquattrenne Klein; nel ‟63, aMilano, Manzoni appena ventino-venne. A Yves Klein, capofila del

Nouveau Réalisme, sebbene nesia uscito un anno dopo la fonda-zione e antesignano della pitturamonocroma, è dedicata un‟ampiaretrospettiva che oltre a presenta-re un centinaio di opere del mae-stro francese, provenienti dall‟-

chivio Yves Klein di Parigi e dacollezioni internazionali, affiancaloro, nelle piazze e nei giardinidella città, una selezione di scul-ture metalliche della moglieRotraut Uecker che con Kleincondivise anche la vocazioneartistica e immaginifica. Sui trepiani del museo, le opere di Kleinsono presentate per nuclei tema-tici: i Monochrome  realizzati conpigmenti puri fino ad arrivare alsolo blu, alternato con l‟oro in f o-glia; i quadri realizzati con il fuoco

a contatto diretto con la tela; leAnthropométrie , tele su cui sonoimpressi i corpi delle modelle co-sparse di colore dall‟artista duran-te veri e propri happening; e an-cora i Relief planétaire , le Sculp- ture éponge , insieme a filmati efotografie a documentarne le a-zioni, mentre un ricco apparatodocumentario permetterà di se-guire le tappe del percorso artisti-co e personale di Klein.Yves Klein & Rotraut Lugano, Museo d‟Arte, Riva Cac-cia 5  – orario: martedì-domenica10/18, lunedì chiuso (tranne il 1°e29 giugno). Fino al 13 settembre.

TEATRO

Questa rubrica è curata da Maria Laura Bianchi

INCANTI E DISINCANTI FESTI-

VAL

Martedì 23 giugno e giovedì 2 lu-glio I Cortile di Villa RealeOre 19.00UTOPIE  MIGRANTIPerformance/installazione dal vivocon 40 attori e 40 leggiiTesti da: Tommaso Campanella,E. M. Cioran, Michel Foucault,Charles Fourier, Karl Mann-heim, Thomas More, Walter

Pagliarani, Pericle, Platone, Wil-liam Shakespeare, Oscar WildeMessa in spazio Valentina Co-lorniCollaborazione alle ricerche te-stuali Marco Càccavo“Direttore d‟orchestra”: Massimi-

liano Finazzer Flory

Nell‟attuale contesto storico nonsembra esserci più spazio alcunoper le utopie; eppure, le sfideall‟inizio del terzo millennio, sonoaltissime: il mondo contempora-

neo offre scenari inquietanti e ci

chiede di attivare le dinamichemigliori delle nostre comunità pergarantirci squarci di speranza epassione tali da mantenere vival‟aspirazione a un mondo più u-mano, più giusto.E, se è obiettivamente difficile ri-disegnare linee su cui proiettarel‟utopia possibile, ridefinire i con-cetti di uomo e cittadino, di umani-tà e società, di uguaglianza e di-versità, di stato sociale e solida-rietà, è un tentativo che dovrem-mo fare.

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Da giovedì 25 giugno a sabato 4luglio (1 luglio - riposo) I PACOre 21.30ROMOLUS/CORRECT POLITI-CALLY SHOWProduzione del Festival Regia di Andrei Feraru

Allestimento scenico di PatriciaFeraruin collaborazione con gli allievidell‟Accademia di Belle Arti diBreraTesti di Lia Bugnar, Stefan Peca(autori rumeni) e Massimo Bava-stro, Ana Candida de CarvalhoCarniero, Silvana Grasso, KatiaIppaso, Sara Pessina (autori ita-liani)Brani tratti da Anestesia locale diGünther Grass Chef dramaturg Tatiana Olear

Assistente alla regia Sara Pessi-naContributi video  di Andrea Fan-tasiaCon Nicola Ciammarughi, PaoloCosenza, Rufin Doh, Sara Fe-noglio, Maria Concetta Grava-gno, Adrian Nicolae, GualtieroScola, Paolo Tarozzi Verbini,Emanuela Villagrossi, TatianaWinteler

Uno spettacolo in italiano, rom,rumeno, inglese …Il 1° novembre 2007, GiovannaReggiani, 47 anni, viene aggreditae uccisa da Nicolae Romulus Mai-lat, 24 anni, gitano rumeno abitan-te a Roma. “L‟antefatto” di crona-ca non è tuttavia il soggetto veroe proprio dello spettacolo; neprende spunto per seguire il mo-saico delle reazioni alla vicenda eprova a rivelare l‟aspetto dramma-tico dell‟escalation  irrazionale, apartire dall‟alzata di toni dei mediatelevisivi. Introduce, inoltre, unariflessione sul senso identitariodei cittadini italiani, degli stranieri

residenti da più o meno tempo epiù o meno assimilati, degli ultimiarrivati, dei rom  nomadi, non perforza anti-stanziali ma più sempli-cemente non-stanziali  (differenti,altri, nomadi). Ciò che è essenzia-le è la verità  delle posizioni di o-gnuno: tutti hanno, da un certopunto di vista, ragione  e  non c‟ènessuna risposta a questo circolovizioso.Un piccolo “colpo di scena dentrola scena” racconta il mito di Ro- molo e Remo , l‟inizio della legge e

le regole della stanzialità: la vio-

lenza dell‟ uomo stanziale  controil nomade .Il Romolo del fatto reale diventa ilRemo   del mito, l‟aggressore di-viene aggredito.

Venerdì 26 e sabato 27 giugno

ore 20.00 e 28 giugno ore 20.00 e23.00 I PACMODELLI TAGLIATI IN CARNE[per l‟esecuzione di un sogget-to]Studio/performance di teatro dan-za nell‟ambito del progetto RI-TORNO A PINTERProduzione Compagnia della Corte | Compagnia Sanpapié Con Lara Guidetti e FrancescoPacelliCoreografia Lara Guidetti eFrancesco Pacelli

Drammaturgia Sara ChiarcosMusiche Marcello Gori

Venerdì 26 giugno, in occasionedella Giornata Internazionale perle vittime della tortura, il festivalpresenta - in omaggio a HaroldPinter, recentemente scomparso,e al suo impegno civile contro latortura - la performance Modelli tagliati in carne [per l’esecuzione di un soggetto] , affidata a Lara Guidetti e France-sco Pacelli, coreografi, e SarahChiarcos, drammaturga.L‟aspetto più eclatante della tortu-ra umilia il corpo, perciò riteniamoche il teatro danza possa, megliodi qualunque altra forma espres-siva, esprimere questa condizio-ne.Quello che più spaventa e atterri-sce della tortura è la sua ingiusti-ficabilità: da dove nasce la spintaal controllo dell'uomo sull'uomo? Ilnucleo minimo della tortura habisogno di una vittima e di un car-nefice. Un uomo e una donna,due modelli in carne che si metto-

no a disposizione per raccontareun viaggio che parte da molto lon-tano per arrivare ai giorni nostri.

Sabato 27 giugno I Giardini diPorta VeneziaOre 16.00 e 18.30KAMCHATKA - CompagniaKamchàtka (Spagna)Spettacolo di strada per 6 attori. 6personaggi muti, con una valigiain mano, si muovono per la città.6 profughi, 6 migranti in cerca

d‟incontro. Percorsi e luoghi di-

vengono spazi tematici sul delica-to mondo delle migrazioni di mas-sa, che nascondono però storieindividuali ed umane ricchissime.

Sabato 27 giugno I Giardini di

L.go Marinai d‟Italia Ore 16.00 e 18.00IN TOTAL CONTROL  - Compa-gnia Afro Jungle Jeegs (Kenya)Al ritmo della musica africana, seigiovani acrobati kenioti con ener-gia, tecnica e creatività propon-gono uno spettacolo di straordina-ria intensità emotiva. Il pubblico ècoinvolto e trascinato, diventaprotagonista di una festa piena dimovimento, gioia, calore, musica.

Sabato 27 giugno I Giardini diPorta VeneziaOre 17.00CLOWN IN LIBERTÀ  – TeatroNecessarioRacconta il pomeriggio un po‟ a-nomalo di tre clown che voglionoallestire uno spettacolo per diver-tire, stupire e infine conquistare,abbracciare, baciare il pubblico dipassanti. La musica è la vera co-lonna portante dell‟azione e dellosviluppo narrativo: accompagna,scandisce e ritma ogni segmentoed ogni azione.

27 giugno | Palazzina LibertyOre 16.30INCONTRO PUBBLICO CONAMNESTY INTERNATIONALIncontro curato da Amnesty Inter-national con interventi e testimo-nianze dirette sui temi della viola-zione dei diritti umani. Parteciperàanche la Compagnia della Corteche ha curato, assieme alla Com-pagnia Sanpapiè, la produzione

dello spettacolo Modelli tagliati in c arne [per l’esecuzione di unsoggetto]   presentato all'internodel festival.

Lunedì 29 e martedì 30 giugno, venerdì 3 e sabato 4 luglio I PACOre 20.00VERBA VOLANT / PROFEZIECIVILI DI UN ANTICONFORMI-STAProduzione Quellicherestano in collaborazione con il Festival 

Testi di Goffredo Parise

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Adattamento e regia di FabrizioParentiCon Carla ChiarelliMusiche composte ed eseguite daPiero SalvatoriScenografia di Silvia ManzoniCostumi di Giusy Gandolfo

Produzione: Associazione Cul-turale QUELLICHERESTANO

Verba Volant  raccoglie la corri-spondenza di Goffredo Parise coni lettori pubblicata sul "Corrieredella sera" fra il 1974 e il 1975;cui si aggiunge Benessere bor- ghesia , un racconto  apparso sulCorriere (pubblicato da Via delVento edizioni nel settembre del1971) ed escluso dai Sillabari  senza alcuna motivazione.

È l'Italia la vera protagonista diquesti dialoghi, che ci restituisco-no quella che ci sembra la qualitàpiù caratteristica dello scrittorevicentino prestato al giornalismo:la semplicità che sa essere inte-gralmente umana di uno sguardoacutissimo privo di pregiudizi i-deologici, sorretto da una scritturavolutamente accessibile a tutti inomaggio alla democrazia.A Parise l'Italia che cambia nonpiace. E naturalmente è contro ilconsumismo che distrugge quelloche gli sembra il fondo più verodell'Italia antica: la povertà, allaquale paradossalmente proponedi tornare; ma è la vita, il senti-mento per essa che prevale neisuoi toni e nelle sue parole.

Da lunedì 6 a sabato 18 luglio ITeatro LiberoOre 21.00

LA DONNA DI UN TEMPOdi Roland Schimmelpfennig 

Produzione Teatri Possibili in collaborazione con il Festival Progetto e regia di Sergio Mai-fredicon Corrado d'Elia, Laura Ferra-ri, Monica Faggiani, Alice Arcu-ri, Marco Taddei

L'autore racconta una storia perbrevi scene, ripetute più volte conaccenti sempre diversi, passandoal microscopio l'incidere del tem-po sulle relazioni interpersonali, lafrattura tra i legami affettivi e i

meandri di un Io che si cerca.

Prezzi da € 7,00 a € 15,00 + pre-vendita. Sono previste riduzioniper giovani, studenti e gruppi.Speciale abbonamento  “PAS-SAPORTO x 4 Incanti”  da €

22,00 a € 30,00 + prevendita.Ingresso 2 spettacoli nella stessasera € 15,00 / ridotto* € 12,00 /allievi scuole di teatro € 7,00.Acquistando un biglietto per lospettacolo La donna di un tem- po  si ha diritto ad un biglietto ri-dotto a € 12,00 valido per 2 in-gressi nella stessa sera agli spet-tacoli ( Romolus  /  Verba Volant  + Modelli tagliati in carne [per l’esecuzione di un sogg etto]  ).Acquistando un biglietto per glispettacoli Romolus  e Verba 

Volant  si ha diritto ad un ingres-so ridotto a € 14,00 per lo spetta-colo La donna di un tempo  Per informazioni: Outis   – 02.89658004/328.7611038 – dalle10.00 alle 17.00 da lunedì a do-menica. E-mail: [email protected]  – www.outis.it

Prenotazioni e biglietteria: presso Teatro Libero (da lunedì a

venerdì dalle 11.00 alle 21.30 -sabato dalle 19.00 alle 21.30

domenica 28/06 dalle 14.00alle 17.00 - tel. 02.45497296e-mail: biglietteri-

[email protected])  presso i botteghini le sere di

spettacolo gli abbonamenti sono in vendita

solo presso il Teatro Libero epresso il circuito Vivaticket.it

i biglietti prenotati vanno ritirati aibotteghini prima dell'inizio deglispettacoli

I botteghini aprono due ore primadell'inizio degli spettacoli e i bi-glietti possono essere pagati soloin contanti.

Sono attive le seguenti preven-dite: Vivaticket.it, Ticket.it, Boo-kingshow.com, Happyticket.it, A-trapalo.it - Ai biglietti acquistatitramite questi circuiti verrà appli-cato il diritto di prevendita.

Oblivion ShowOblivion Show è uno spettacoloche mette in scena il meglio del

repertorio originale degli Oblivion

(Graziana Borciani, Davide Cala-brese, Francesca Folloni, LorenzoScuda e Fabio Vagnarelli). Un cir-co volante in cui si alternano blobdi canzoni, cantautori italiani rivistie corretti, uffici postali musicali,un reality show dove i personaggi

sono ostaggio dei terroristi, le av-venture di Rato l‟Immigrato el‟immancabile riduzione musicaledei Promessi Sposi in 10 minuti,vero e proprio filmato cult dellarete. Un‟ora e un quarto di purafollia, acrobazie musicali, risate...Non adatto ai deboli di cuore.Teatro Franco Parenti, via PierLombardo 14Fino al 27 giugnoOrario: 21.15Info e prenotazioni:02.59.99.52.06

Il fabbriconeL‟ultimo spettacolo della stagionedi Tieffe Teatro Stabiled‟Innovazione porta in scena,dall‟11 al 27 giugno, all‟interno delCortile della Magnoliadell‟Accademia di Brera, Il Fabbr i-cone di Giovanni Testori.La ringhiera e il cortile sono i pro-tagonisti di questo affresco di sto-rie che rimandano a quella Milanodi periferia, fotografata tra l‟eco -non ancora troppo lontana - diuna guerra che ha lasciato sul ter-reno e sulle coscienze cumuli dimacerie e un futuro ancora incer-to. Insomma sono gli anni del bo-om e dello “sboom” tra le inquie-tudini e i sogni di gloria di unagioventù in cerca di nuovi riferi-menti e la nostalgia carogna divite invecchiate troppo presto. Iltutto a portata di mano e di cuore,grazie alla penna straordinaria diuno dei più grandi autori del No-vecento. La versione teatrale pro-posta da Emilio Russo prova a

ricostruire sentimenti e atmosfere,attraverso i personaggi principalie secondari, abitanti di questo de-cadente “Fabbricone” (un caseg-giato di Novate, luogo natiodell'autore) brulicante di vita, pia-neta ostile e materno, da dove siscappa, ma non si riesce a uscire.Fino al 27 giugno

Cortile della Magnolia dell‟Acca-demia di Brera, via Fiori Oscuri, 4Orario: 21.30 (domenica riposo)Info: 02. 36.50.37.40 / 

02.36.59.25.44

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CINEMA & TVQuesta rubrica è curata da Simone Mancuso

I love Radio Rock di RichardCurtis

Se fossi un produttore di unamajor hollywoodiana avreiacquistato i diritti prima dell‟uscitadel film e l‟avrei pompato nelcircuito commerciale conpubblicità all‟altezza. Perchéquesto prodotto puramenteinglese, è uno straordinario lavorodello sceneggiatore di “Quattromatrimoni e un funerale” e“Notting Hill”, il quale tiene alta lasua reputazione da soggettista esceneggiatore, e migliora ilpensiero generale verso di lui,firmando anche la regia.Certo è, che quando un autorefirma queste tre fasi dellaproduzione, si può certamentedire non solo che sia una suaopera, ma quasi che siaun‟estensione del suo pensiero. Equello che ne viene fuori è undolcissimo ricordo verso unamusica che ha fissato i criteri di

quella contemporanea, ma alcontempo, un fermo punto di vistasulle aspirazioni e i sogni di unasocietà che pare smarrita. RadioRock è il nome di una nave piratache trasmette a tutta la GranBretagna dal Mare del NordRock‟n roll tutto il tempo, da dei djche vivono lassù isolati dalmondo, in un‟epoca in cui vi era ilmonopolio della BBC controllatadal Ministero delleTelecomunicazioni chetrasmetteva solo musica classica.

Questo rende la pellicolaimpregnata di musica anni‟60, conuna scelta delle musiche chemerita da sola il prezzo delbiglietto, e una costruzione deipersonaggi perfettamente tipica diquegli anni, come “The Count”, ilconte, interpretato egregiamentedal premio Oscar Philip SeymourHoffman. Dunque un inno alsesso, droga e rock‟n roll fino allafine, che non è stato messo inrilievo come avrebbe meritato,visto i molti elementi commerciali,come il montaggio, e coninteressanti motivi per andarlo avedere per i nostalgici, ma ancheper chi ama la musica e lecommedie scritte per il cinema. 

Terminator Salvation di Mcg

Se si potesse, descrivere il filmsoltanto con le musiche di DannyElfman, mettendo sotto il titolo unfile mp3 con l‟incalzante tema lofarei. Questo a mio avvisobasterebbe a descrivere lapotenza di questo film, che arrivaallo spettatore come l‟onda d‟urtodi una bomba atomica,supportando con la musica scenecome il ritorno di un T-600 (ilprimo Terminator, per intenderci,il governatore della California)completamente fatto al computer,primo stile (vedi Conan ilbarbaro), come “mostro” finale.Terminators che, forsegiustamente, rubano la scena alprotagonista Connor, interpretatomagnificamente da Bale, come ilT-800, l‟ultima invenzione dellemacchine con una partesostanziale umana, e lo scheletrorobotico, con lo scopo d‟infiltrarsinella resistenza. Questi elementi

denotano l‟attenzione da parte deisoggettisti, tra cui l‟onnipresenteJames Cameron, per lo sviluppodi una storia mai che versi sulbanale, ma che anzi, cerchiun‟evoluzione proprio come i suoipersonaggi. Elemento, questo,ricorrente in tutti i film della saga,che a mio avviso è una dellepoche a mantenere lo stessolivello qualitativo in quasi tutti isuoi cloni. Il motivo, forse, èdovuto all‟attenzione verso lacrew che collabora con i vari

registi, mantenendo nei ruoli piùdeterminanti, gli stessi operatori.Come già detto per le musiche,ma anche nel montaggio, ilmontatore di James Cameron,Conrad Buff, o lo stessoCameron, messosi da parte comeregista per dedicarsi al soggetto(forse era meglio che lo dirigesselui questo episodio). Insomma,stessa troupe stesso successo,un film che decisamente nondelude le aspettative, né dei fansdella saga, né degli altri spettatorie che anzi crea già l‟attesa per il

prossimo episodio, Terminator 5,attualmente in sviluppo e chedovrebbe esser pronto per il2011.

Se dovessi trovare una pecca, secosì si può dire, di questo film èsicuramente la regia, improntatapiù sugli spot e i music videos chesul cinema. Ma questo, si sa, è unaltro discorso …(mp3)

Antichrist di Lars Von Trier

Fischiato a Cannes eviden-temente per i suoi contenuti e lesingole immagini di sessoesplicito e sado-maso, questo filmnel complesso non è uno deimigliori lavori del regista, ma hasicuramente dei punti di forza.Iniziamo con l‟interpretazione, e lacapacità del regista di dirigerla, diCharlotte Gainsbourg. Unarecitazione completamentededicata alla sofferenza e al-l‟ansia, incentrata sull‟elabora-zione del lutto nella sua piùcompleta accezione, portata finoall‟estremo, annullando il dolore

con lo stesso. Traspare il lavoropsicologico del regista sull‟attrice,quasi come fa su di lei nel film, ilprotagonista maschile, anche luinon da meno nell‟interpretazione.La sceneggiatura ci catapulta conminuzia nell‟intimo di questi dueindividui, con la capacità direnderceli conosciuti nei minimidettagli della loro anima e dellaloro psiche. Tutto questo senzamai svelarci una cosa, cherisulterebbe superficiale sapere didue persone di cui si ha già una

conoscenza così profonda, che sispinge fine alle loro paure, ossia, iloro nomi.Terzo punto di forza la fotografia.Girato con la migliore macchinada presa in circolazione per ildigitale, la Red One Camera, èstata diretta dal premio oscarAntony Dod Mantle, che trasformail bosco in un luogo tra la realtà el‟anima di chi lo vive e lo racconta,sviluppando una luce nel buio eun‟oscurità nella luce tale, che seun film horror dov‟esse esseregiudicato dalla fotografia, questo libatterebbe tutti. Quarto elemento,il lavoro di ricerca cui si èsottoposto il regista che si evincedai titoli di coda, in cui vi sono

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consulenti psicologici, consulentisull‟ansia, consulenti sulle maniedepressive e così via.

A mio avviso questo film è moltopersonale per il regista, nel sensoche è una sua elaborazione del

lutto.Non voglio sapere quale.

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http://www.youtube.com/watch?v=sDgoK8VECfE