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Cacciare Sicuri Regole di comportamento nell’uso delle armi per la caccia al cinghiale e per ridurre i rischi in tutte le attività venatorie Argomenti: Regole generali di sicurezza Nozioni sulle armi da caccia lisce e rigate Tipi di munizioni Balistica, portata utile, gittata, traiettorie, rimbalzi Manutenzione dell’arma I caricamenti non tossici L’adrenalina a caccia La sicurezza dipende anche dall’arma, ma prima di tutto dal comportamento di chi la impiega e dall’abilità nel suo uso. E perché ciascuno di noi possa stabilire quale è il comportamento da tenere basta poco: conoscere gli “strumenti” che impieghiamo, saperli utilizzare e lasciarci guidare dal buon senso. Sono infatti sufficienti poche regole, dettate prima di tutto proprio dal buon senso, per evitare di porre noi e gli altri in condizioni di pericolo. LA SICUREZZA, IL COMPORTAMENTO, L’ETICA

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Cacciare Sicuri Regole di comportamento nell’uso delle armi per la caccia al cinghiale e per ridurre i rischi in tutte le attività venatorie Argomenti: Regole generali di sicurezza Nozioni sulle armi da caccia lisce e rigate Tipi di munizioni Balistica, portata utile, gittata, traiettorie, rimbalzi Manutenzione dell’arma I caricamenti non tossici L’adrenalina a caccia

La sicurezza dipende anche dall’arma, ma prima di tutto dal comportamento di chi la impiega e dall’abilità nel suo uso. E perché ciascuno di noi possa stabilire quale è il comportamento da tenere basta poco: conoscere gli “strumenti” che impieghiamo, saperli utilizzare e lasciarci guidare dal buon senso. Sono infatti sufficienti poche regole, dettate prima di tutto proprio dal buon senso, per evitare di porre noi e gli altri in condizioni di pericolo. LA SICUREZZA, IL COMPORTAMENTO, L’ETICA

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In ambito venatorio la parola sicurezza può avere molteplici significati, ma per quello che ci riguarda in questa sede essa significa sostanzialmente eliminare qualsiasi rischio connesso con l’arma utilizzata e il suo impiego. Da questa considerazione discende il fatto che la “sicurezza” è un trinomio costituito da: arma utilizzata, conoscenza della stessa e del suo impiego, comportamento del cacciatore.

Vedremo tra breve l’importanza dell’arma, delle munizioni e soprattutto della conoscenza del loro uso, che non significa solo sapere sparare bene, ma anche altro, in primis cura e manutenzione dell’arma. Prima di procedere oltre è però opportuno soffermarsi sul fatto che quando parliamo di comportamento non dobbiamo intendere solo regole spicce come il non utilizzare una certa combinazione arma/munizione, non sparare in determinate situazioni, tenere la sicura inserita ed altro. Per il bene del singolo, quello della collettività e perfino quello della specie, l’essere umano dovrebbe sempre improntare all’etica pensiero ed azioni e se l’etica è un concetto di ordine generale sappiamo tutti che quei “criteri per la gestione della libertà” devono essere adattati e sviluppati a seconda delle esigenze e delle attività. E se questa attività è la caccia, ecco che accanto all’etica in senso stretto abbiamo anche l’etica venatoria che, per quanto riguarda l’uso delle armi, può essere riassunta in poche brevissime regolette.

sparare solo a colpo sicuro, avere certezza della natura del bersaglio, non rischiare di infliggere all’animale inutili ferite, recupero dell’animale ferito, consapevolezza della situazione, ricordarsi sempre di avere in mano un’arma.

Queste regolette verranno esplicitate nel prosieguo del discorso, per ora soffermiamoci un attimo sull’ultima. Essa vale non solo per i rischi “oggettivi”(ad esempio ferire involontariamente qualcuno), ma anche per quelli potenziali e di immagine. Quando si ha in mano un’arma qualsiasi tipo di disputa deve essere

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evitato nel modo più assoluto, che si tratti della “lite” con un altro cacciatore per i motivi più svariati o che ci troviamo di fronte a “terzi” che non condividono la passione della caccia oppure che la contestano. La natura umana è tale che anche l’uomo più mite può “perdere la testa” e anche se l’arma che si porta resta appesa alla spalla c’è chi può considerare come una minaccia anche la semplice presenza del fucile. Magari non arriveremo ad un “mezzogiorno di fuoco”, ma pure se dovessero volare dei ceffoni o anche solo parolacce e insulti è fortemente presente il rischio di azioni penali o quanto meno di sanzioni amministrative quali il ritiro della licenza di caccia. Inutile poi soffermarsi sui danni di immagine, soprattutto se a contestare ci sono attivisti di vario tipo che sperano di far degenerare la situazione in modo da dimostrare quanto i cacciatori siano cattivi e passare per vittime, ovviamente con clamore sui media e denunce all’opinione pubblica e all’autorità giudiziaria. LA CACCIA AL CINGHIALE

La caccia al cinghiale raramente richiede tiri lunghi e sono invece prevalenti le occasioni nelle quali si devono impegnare bersagli a distanze brevi ed anche brevissime, spesso con selvatici in rapido movimento che appaiono e scompaiono molto velocemente. Le più probabili distanze di ingaggio coprono un intervallo compreso fra pochi metri e qualche decina di metri.

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I cinghiali di grossa taglia (diciamo fino a 140-150 chilogrammi) in Italia non sono più rarissimi come un tempo ma la maggioranza degli esemplari abbattuti si colloca in un intorno dei 50-70 chilogrammi e non sono rari i cinghialotti di peso assai inferiore. Animale di robusta complessione fisica e resistente al piombo, il sus scrofa richiede munizioni assai più autorevoli di quanto si potrebbe supporre facendo riferimento solo alla taglia. Per questioni di etica venatoria e di sicurezza, il selvatico, e il cinghiale in particolare, dovrebbe essere abbattuto sul colpo evitando di sparare a più non posso e “spedendo” nell’aria pericolosissimi proiettili dei quali non conosciamo la traiettoria. Considerandone un peso massimo di 150 chili (che in Italia è quasi un record) e una distanza massima di tiro di regola non superiore ai 50 metri, l’energia cinetica minima richiesta viene stimata in 2.000 Joule (204 Kgm), la quale viene raggiunta da una buona palla slug del 12 o anche del 20 o da un proiettile di carabina a canna rigata di almeno 6,5-7 mm. Si deve comunque osservare da subito che la palla slug del 20, con i suoi 25 grammi di peso e velocità alla bocca intorno a 430 metri al secondo, raggiunge i valori energetici considerati come minimi solo su brevi distanze: il calibro 20 è quindi da considerarsi adeguato ma solo in particolari condizioni, mentre in termini di potere invalidante sarà sempre meglio preferire il 20 magnum o il 12, con i caricamenti magnum del calibro maggiore da impiegare solo se si è esperti e si assorbe bene il rinculo.

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Per quanto riguarda le munizioni da carabina si deve sottolineare che proiettili di piccolo calibro (al di sotto dei 6,5-7 millimetri) sarebbero da evitare (esistono alcune eccezioni) perché di regola sono strutturalmente troppo fragili per garantire penetrazione adeguata. Lo stesso vale per l’ uso di munizioni per arma corta impiegate in carabine: con energia fra i 1.000-1.500 Joule sono munizioni in maggioranza del tutto inadeguate (fa parziale accezione solo la 44 Magnum), a meno di usare cariche esasperate ben poco giustificabili. Non a caso le munizioni più utilizzate sono cartucce del 12 con palla slug caricate in bossoli standard e più raramente in bossoli magnum, e cartucce per armi lunghe rigate con prestazioni paragonabili a quelle della 30/06, che da sola copre circa il 70% del munizionamento utilizzato nelle carabine semiautomatiche vendute in Italia.

Che si usi il fucile a canna liscia o la carabina è bene fare affidamento su calibri che siano adeguati in termini di potere invalidante ma allo stesso tempo non risultino inutilmente esuberanti. Un caricamento troppo potente e magari destinato a selvaggina di taglia e complessione più robuste di quelle del cinghiale può dare risultati ben inferiori a quelli che ci potremmo attendere (si pensi solo ai proiettili che non espandono perché “mirati” per selvatici più coriacei) ma il vero problema è quello della controllabilità, soprattutto quando tiriamo più colpi in rapida

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successione. Per questioni di sicurezza è nostro dovere ridurre al minimo il numero dei colpi “vaganti” e questo si ottiene sia sparando solo quando ciò è veramente “utile” (ad esempio, di regola è inutile sparare più di due-tre colpi contro un selvatico in movimento) sia utilizzando una combinazione arma/munizione che risulti ben dominabile, soprattutto per quello che riguarda l’impennamento. Ai fini del carniere e dell’etica venatoria è ovvio come un ben piazzato colpo adeguatamente potente sia da “preferire” rispetto a una rumorosa padella; lo stesso vale per la sicurezza, con l’aggiunta delle “responsabilità” che sempre abbiamo quando premiamo il grilletto e “spediamo” un proiettile verso l’ignoto.

In condizioni ideali un proiettile da carabina (come quelli sopra a sinistra) può avere una gittata massima superiore ai 4.000 metri mentre un proiettile slug (come sopra a destra), sempre in condizioni ideali, arriva nel massimo intorno ai 1.500 metri. Sul campo è difficile che si raggiunga la gittata massima teorica perché non spariamo con l’arma opportunamente inclinata, anzi a volte tiriamo in depressione, e perché ci sono spesso degli ostacoli naturali. Non possiamo però fare affidamento sui se e sui ma e dobbiamo invece considerare zone di sgombero che siano adeguate per le armi che impieghiamo. Dobbiamo inoltre ricordarci che a seconda degli ostacoli incontrati i proiettili, in particolare quelli del fucile a canna liscia, possono rimbalzare, e possono farlo anche più volte IL FUCILE A CANNA LISCIA E LA SUA MUNIZIONE

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Il cinghiale può essere cacciato sia con fucili a canna liscia che con armi a canna rigata. In molti utilizzano il sovrapposto, la doppietta o il semiautomatico normalmente impiegati per le cacce a piuma; questa scelta può non essere penalizzante quando si tira prevalentemente di stoccata ma ha comunque dei limiti sia in termini di sicurezza che di praticità.

Un fucile nato per il tiro a pallini ha molto raramente canne più corte di 65 centimetri e non sono pochi i cacciatori che per il cinghiale impiegano armi che hanno canne da cm 71. Un fucile slug specifico per la caccia al cinghiale monta canne che vanno da 50 a 61 centimetri, con queste ultime, un tempo ritenute ottimali, sempre meno utilizzate a vantaggio di quelle più corte. In effetti, con il munizionamento odierno, una canna da cm 55 brucia quasi completamente il propellente e spinge la palla a velocità uguali o talvolta persino superiori a quelle delle canne da 61. Anche le canne più corte disponibili sul mercato (48-50 centimetri) bruciano nella quasi totalità il propellente ma se utilizzate con munizioni caricate con propellenti più lenti e progressivi non consentono di erogare le prestazioni raggiungibili con canne da 55-61 e talvolta possono originare una turbolenza in volata in grado di turbare la regolare traiettoria del proiettile. Difficilmente ciò si traduce in aumenti importanti dei diametri delle rosate, si possono però verificare casi, in verità non molto frequenti, di significativo aumento del diametro di rosata e dell’irregolarità della stessa. Per rosata si intende qui, ovviamente, il risultato sul bersaglio dello sparo di più colpi a palla (in genere 3, più raramente 5) e l’irregolarità della rosata unita ad una sua eccessiva ampiezza denuncia una irregolarità di traiettoria con conseguente riduzione della precisione del tiro. Rispetto ad una canna da cm 55, una di 65-71 centimetri porta, a parità di tutte le altre condizioni, ad uno spostamento in avanti del centro di gravità dell’arma e ad un aumento del peso della stessa; ciò può essere utile per ridurre l’impennamento al tiro, facilitando lo sparo di più colpi restando in mira, ma avrà influssi negativi sul brandeggio dell’arma e sulla rapidità di salita alla spalla: impiegheremo quindi più tempo per impegnare il bersaglio, saremo più lenti e faremo più fatica nel seguirlo, avremo una inerzia maggiore che ci farà più facilmente sbandierare. Un fucile nato per la caccia da piuma avrà per forza di cose strozzature fisse o strozzatori mobili. Contrariamente a quanto molti credono, si può benissimo sparare una cartuccia a palla in una canna strozzata: non è però il caso di farlo con strozzature a * o ** (per i valori di strozzatura si veda la tabella a fine paragrafo). Inoltre, con le canne strozzate non è possibile sparare qualsiasi tipo di proiettle slug (assai rischiose al riguardo le palle monolitiche nate per l’uso nelle canne rigate del

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12 e tutte le sottocalibrate) e anche quando si utilizza una palla che può passare attraverso una strozzatura senza danneggiare l’arma non è opportuno superere le ***. Impiegando strozzature * o **, in particolare su canne vecchie o in cattivo stato di conservazione, si possono correre rischi di collasso strutturale in caso di fuochi lunghi o di presenza di ostruzioni anche minime (basta una piccola foglia) nella canna. Dal punto di vista pratico è poi da sottolineare che l’eccessiva deformazione del proiettile slug porta a una diminuzione della precisione del tiro. Per contro, una strozzatura fino a tre stelle di regola non peggiora più di tanto la precisione del tiro e in particolari situazioni può addirittura migliorarla. Tutte le palle in piombo a pieno diametro del commercio (Brenneke, Gualandi, Foster) sono state studiate per essere sparate anche da canne strozzate e quindi, salvo diversa indicazione che il produttore è tenuto ad indicare sulla confezione quale che sia il tipo di proiettile, a parte le avvertenze indicate sopra non vi sono motivi per non usarle. Indubbiamente occorre però non esagerare perché le cartucce slug provocano sollecitazioni anormali alla canne per il fatto che il punto di massima pressione nella canna si sposta di una decina di centimetri in avanti, ove nei fucili normali la parete della canna già si assottiglia, e per il fatto che la palla viene forzata nella strozzatura. Bisogna quindi evitare di sparare queste munizioni in vecchi fucili della cui resistenza non si sia ben sicuri. Nell’uso delle palle asciutte occorre poi ricordare che esse vengono facilmente destabilizzate e deviate da piccoli ramoscelli e che rimbalzano facilmente sul terreno od alberi, rimanendo pericolose fin quasi ad un chilometro di distanza. Esistono in commercio una miriade di caricamenti con palle slug della più varia fattura, in maggioranza riconducibili ai grandi archetipi quali le Foster e le Brenneke, ma anche con forme “originali” a clessidra o a rocchetto, pieno come su alcune Remington o cavo come sulle vecchie Stendebach, oggi cadute in disuso per più motivi, non ultima la scarsa precisione.

Alcuni dei tipi di proiettile oggi disponibili; da sinistra: Brenneke RubinSabot - Brenneke SuperSabot - Brenneke KO - Cooppal Stream - Diana Akah - Federal Premium Sabot Slug - Federal Classic Slug - Geco Competition Slug con palla Brenneke KO.

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Quella della foto è solo una piccola selezione e serve esclusivamente per dare una vaga idea di quanto si può trovare sul mercato, dove non sono mancate e non mancano pure proposte particolari come le Sauvestre francesi (raffigurate sotto) o altre sotto calibrate, tutte da impiegare in fucili con canne slug e da non sparare nelle canne strozzate. Esempi particolari di proiettili sottocalibrati (con diametro inferiore a quello dell’anima e quindi inseriti entro un contenitore polimerico) sono quelli specifici per il tiro in canne rigate come la Remington Copper Solid o la Super Sabot qui sotto raffigurate con la Remington sulla destra.

Ripetiamo ancora una volta che proiettili come questi non devono essere sparati in canne strozzate (come pure non si devono sparare nelle canne strozzate tutti i proiettili sottocalibrati) e in ogni caso, non essendo naturalmente stabilizzati per avanzamento del centro di forma rispetto al centro di massa (o con alette come le Sauvestre), nelle canne lisce hanno precisione pessima e spesso arrivano sul bersaglio di traverso. Non è qui possibile soffermarsi più di tanto sui vari tipi di munizionamento a palla per fucili a canna liscia, si può però affermare che considerando le possibili situazioni di caccia, con tiri prevedibilmente a distanze medie e brevi, i fucili del 12 a canna rigata sono, nella realtà italiana, sostanzialmente inutili in quanto se garantiscono un certo incremento della portata utile, lo fanno pagare con pesi e distribuzione delle masse poco adatti alla caccia in battuta. Queste armi nascono per altre esigenze (surrogare

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le carabine dove sono vietate, aumentando nel contempo la portata utile rispetto a una tradizionale combinazione canna liscia/slug del 12) e l’aumento della portata utile di circa 50-80 metri rispetto alla media delle slug in canne lisce (portata utile effettiva con canna slug liscia intorno ai 75 metri, anche se particolari combinazioni possono fare di meglio) non vale, nella caccia al cinghiale, la perdita di maneggevolezza e di versatilità rispetto a un “normale” fucile del 12. La cartuccia slug del 12 ha quali limiti una portata effettiva non elevata (in questo caso abbastanza poco influente) e una relativamente contenuta capacità di penetrazione nei selvatici di maggior taglia. Poiché la penetrazione è legata alla densità sezionale e questa a sua volta al peso a parità di calibro, è consigliabile scegliere la propria munizione privilegiando, a parità di velocità, le Brenneke o derivate e in subordine di scegliere le Foster fra quelle più veloci. Una palla tipo Brenneke (qui a lato la Brenneke tradizionale) infatti ha di regola un peso intorno a 32 grammi, mentre una “a campana” come la Foster si attesta di regola intorno a 28 grammi. Più velocità e più peso sono una ricetta che funziona ma attenti a non strafare, esistono caricamenti 12 magnum che spingono palle da 28, 32 e anche 40 grammi a velocità di 30-40 metri al secondo superiore a quelli omologhi del 12 standard, che peraltro non dovrebbe essere caricato con palle da 40 grammi. Per il principio di conservazione della quantità di moto, il rinculo di un fucile è, a parità delle altre condizioni, direttamente proporzionale alla massa e alla velocità del proiettile. Già una cartuccia slug del 12 standard fa in modo che rinculo (e di conseguenza rilevamento) siano sostanziali; aumentando significativamente velocità e massa del proiettile, il rinculo ed il rilevamento aumenteranno in proporzione e sarà più difficile sparare più colpi in rapida successione restando in mira. I caricamenti del 12 sono disponibili con proiettili di peso tra 24 e 40 grammi e velocità iniziali di 450-580 metri al secondo, nella grande maggioranza, provati con appoggio e cannocchiale, forniscono rispettabilissime rosate inferiori ai 5 cm di diametro a 50 metri di distanza, rosate che possono allargarsi un po’ a seconda dell’abbinamento arma cartuccia perché così come accade con le armi rigate, anche nelle slug ci possono essere cartucce che rendono di più o di meno con una data canna. Queste sono le prestazioni che si possono ottenere utilizzando canne e mire “specifiche”, sparando invece con fucili nati per la caccia da piuma i risultati sono sicuramente inferiori. Premesso che è sempre necessario verificare al poligono (o comunque tirando al bersaglio) le prestazioni del binomio arma/cartuccia prima di impiegarlo a caccia, esistono in effetti dei motivi per i quali alcuni fucili, quasi sempre quelli nati per la caccia da piuma, non danno sul campo grandi soddisfazioni. Cominciamo col dire che le doppiette non sono adatte per questo tipo di palle. Le armi destinate a sparare a pallini sono azzerate per un tiro a 35 metri e le due canne sono accoppiate in modo che le rispettive rosate si sovrappongano a tale distanza; le canne sono, per così dire, strabiche, e convergono su un punto ideale posto a 35

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metri. Sparando a 50 metri di distanza accade che la palla sparata con la canna di destra, colpisca parecchi centimetri a sinistra del punto mirato e quella di sinistra parecchi centimetri verso destra, con una differenza totale che fa apparire la rosata come disastrosa. Quindi il problema non stà nel fatto che la palla non sia precisa, ma nel fatto che il fucile non spara nel punto mirato. Ovviamente se il bersaglio è a distanza maggiore, il difetto si aggrava proporzionalmente. Questo difetto non si verifica per sovrapposti e per fucili ad una sola canna, ma quasi sempre subentra il secondo difetto, quello dell’azzeramento, che fa sparare molto più in alto (fino a 35 metri) o più in basso (oltre i 40 metri) del punto mirato. I fucili a canna liscia sono azzerati per la distanza di 35 metri in modo che il centro della rosata sia 10-15 cm al di sopra del punto mirato, misura non adeguata per una palla che a quella distanza cade di soli 5 cm circa. Per avere una traiettoria che non si discosti dalla linea di mira più di 4 cm (sopra o sotto), l’arma dovrebbe essere azzerata, usando palle Brenneke o Gualandi, alla distanza di 70 metri e, usando palle sottocalibrate intorno ai 100 metri. Per sfruttare al meglio le prestazioni dei proiettili, i fucili slug sono dotati di organi di mira regolabili e spesso possono essere corredati di ottiche o collimatori a punto rosso. Questi ultimi ben si sposano con le caratteristiche dinamiche, che rappresentano la vera carta vincente del fucile slug. In commercio sono disponibili fucili slug con diverse lunghezze di canna, che consentono di ottimizzare il rapporto tra prestazioni e maneggevolezza secondo le esigenze del cacciatore.

Da sinistra verso destra: Palla Remington Copper Solid (da usare solo in canna rigata del 12), palla Brenneke e palla Foster (utilizzabili anche nelle canne strozzate, palla sottocalibrata per canna liscia (da non impiegare nelle canne strozzate)

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Valori di strozzatura nel calibro 12 - Full-choke (strozzatura piena, *) con un restringimento da 0,75 ad un massimo di 1,0 mm. (in genere 0,875 mm); - Tre quarti-choke (improved modified choke, **) con un restringimento da 0,55 ad un massimo di 0,875 mm (di solito 0,76 mm); - Mezzo-choke (half-choke o modified choke, ***) con un restringimento da 0,38 ad un massimo di 0,5 mm (di solito 0,45 mm); - Un quarto-choke (quarter-choke o skeet nr. 2, ****) con un restringimento, di solito, di 0,25 mm; - Cilindrica modificata (improved-cylinder, *****) con un restringimento compreso tra 01 e 0,2 mm. ARMI RIGATE E RELATIVE MUNIZIONI

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Diversi sono i tipi di armi rigate oggi disponibili sul mercato: basculanti sovrapposti e giustapposti (express), slide action (a pompa, praticamente inesistenti in Italia), lever action (a leva), bolt action (otturatore girevole scorrevole), carabine semiautomatiche. Le bolt action sono assai diffuse ma non adatte per la caccia al cinghiale. Se ne trovano tipi da battuta e hanno il grande vantaggio della leggerezza e della semplicità, però richiedono un grandissimo allenamento e la ripetizione rapida del colpo resta assai poco… rapida. I basculanti a canna rigata camerati per munizioni come la 7x65R, la 30/06, la 8x57JRS o anche cartucce quali 444 Marlin e 45/70 potrebbero essere utilizzati con profitto nella caccia al cinghiale, contro queste armi militano però costi elevati e pesi spesso piuttosto sostenuti. Semplici, relativamente leggeri, affidabili, non costosi, poco ingombranti, maneggevoli, assai più veloci nello sparo di più colpi in successione rispetto ai bolt action, i modelli a leva potrebbero avere discrete carte da giocare nella caccia al cinghiale, tanto più che risultano camerati per munizioni che ben si prestano per insidiare questo selvatico. Contro i lever action militano due fattori: uno “culturale” (sono estranei alla tradizione venatoria nazionale), l’altro operativo, in quanto per essere proficuamente utilizzati richiedono molto allenamento e comunque la velocità di ripetizione resta ampiamente al di sotto di quella di una carabina semiauto. E veniamo alla carabina semiautomatica, senza dubbio l’arma più idonea (e non a caso più utilizzata) per la caccia al cinghiale. Rapida nella ripetizione dei colpi, con minor rinculo e rilevamento a parità di cartuccia, di peso e bilanciamento adeguato nei modelli attuali, ha costi competitivi, nei modelli più recenti vanta una precisione del tiro decisamente elevata (il che, dove consentito, ne permette anche l’uso nella caccia di selezione) e, per chi viene dal semiautomatico a pallini, almeno su alcuni modelli come la Benelli Argo, conserva distribuzione dei pesi e maneggevolezza simili a quelle del fido fucile a canna liscia. Come abbiamo visto all’inizio, circa il 70% del mercato per quanto riguarda le carabine semiautomatiche da cinghiale è coperto dalla 30/06, munizione dai molti vantaggi: ottimale sul piano balistico pur con un po’ di riserva di potenza, ottimale per l’affidabilità delle armi che la camerino, disponibile facilmente ed a prezzi competitivi in una varietà di caricamenti che è semplicemente unica. Attenzione però, nella caccia al cinghiale si può sbagliare anche col calibro 30/06. In primo luogo sono da evitare tutti i caricamenti con proiettile interamente camiciato, penetrano a fondo ma creano traumatismi poco invalidanti (a meno di non attingere organi vitali) ed hanno un’alta attitudine al rimbalzo e all’eccesso di penetrazione. Altra cosa da evitare sono i proiettili troppo pesanti o troppo leggeri in relazione al calibro; la 30/06 viene caricata con proiettili del peso minino di 130 grani (esistono pure le Accelerator Remington con proiettile da 55 grani calibro .22 inserito in un sabot ma questo caricamento, non più in produzione ma ancora talvolta disponibile, non ha senso per gli ungulati) e massimo di 220 grani. Col 30/06, il peso ottimale per il cinghiale è intorno ai 180 grani: proiettili più pesanti difettano in espansione,

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proiettili più leggeri creano traumatismi superficiali o, quanto meno, traumatismi che pur raggiungendo organi vitali sciupano troppa carne del selvatico. Un esempio di questo stato di cose sono gli Winchester Silvertip da 150 grani: uccidono l’animale quasi come gli omologhi caricamenti Silvertip da 180 grani ma la lesione che provocano a volte difetta in profondità di penetrazione mentre è devastante in superficie. Lo stesso vale per altri caricamenti con proiettili da 150 e 180 grani, è stata citata la Silvertip solo perché per la stessa era disponibile, da parte di chi scrive, una casistica piuttosto ricca. Anche la cartuccia più efficace deve andare a bersaglio con una certa precisione e nelle armi a palla (siano esse slug o rigate con bossolo metallico) è sempre “opportuno”, per non dire indispensabile, provare al poligono la combinazione arma cartuccia scelta prima di utilizzarla sul terreno di caccia. La caccia al cinghiale non richiede una precisione chirurgica e qualsiasi combinazione che a 100 metri metta 3 colpi entro un cerchio di 6-7 centimetri è più che adeguata. Ma una precisione superiore aumenta comunque la possibilità di raggiungere organi vitali in quanto non si deve sommare al possibile errore di mira quello intrinseco nella dispersione della cartuccia; inoltre, è bene ricordare che parecchie armi gradiscono particolarmente determinate munizioni mentre possono dare risultati sconcertanti con altre, con rosate imprecise e colpi che addirittura arrivano di traverso, mandando a pallino la precisione del tiro e impedendo al proiettile di esplicare gli effetti terminali per i quali è stato progettato. Quanto enunciato è valido per armi di differente produzione ma anche armi dello stesso tipo e produttore possono, più raramente, dare rosate differenti con la stessa cartuccia. Il cinghiale è un animale robusto ma non si deve pensare che per abbatterlo sia necessario utilizzare munizioni nate per il big game o anche per le più grosse prede a pelle tenera. In questi casi avremo un eccesso di penetrazione e una ridotta, in certi casi quasi nulla, espansione. Ecco perché nel 30/06 sarebbe meglio evitare i proiettili di peso superiore a quello di 180-190 grani, in particolare se di costruzione troppo massiccia in quanto destinati a grossa selvaggina del peso di centinaia di chili. Con 30/06 e 308 Winchester, con mire azzerate a 100 metri la traiettoria è praticamente coincidente con la linea di mira sui 50 metri; su distanze inferiori (a partire dalla volata) la traiettoria sarà un poco più in alto della linea di mira per circa 3-5 centimetri; dipende dal tipo di proiettile e dalla velocità ma si tratta comunque di valori che hanno poca rilevanza ai

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fini pratici; comunque, se le mire sono regolabili (il che ovviamente vale sempre per quelle ottiche), un azzeramento delle stesse su distanze (dipendenti dalle situazioni di caccia) inferiori toglierà anche il minimo margine di indeterminazione sia per i tiri a bruciapelo che per quelli più meditati su portate maggiori. Da sinistra verso destra: 308 Winchester, 300 WSM, 300 Winchester Magnum, 30/06 Mai impiegare cartucce troppo potenti o troppo poco potenti. Da “sconsigliare”, munizioni tipo la 7,62x39 e le magnum da arma corta (anche se la 7,62x39 e la 44 Magnum hanno i loro “ammiratori”, almeno per le distanze più ridotte), quelle concepite con proiettili di piccolo calibro ad alta velocità, quelle nate per il big game. Come calibri, i 7 millimetri dovrebbero essere considerati quale livello minimo ma comunque più che soddisfacente se si tratta di cartucce come 7x64, 7x65R, 280 Remington. Le cartucce ottimali sono quelle di calibro intorno al .30” (7,62) e all’8 millimetri; esempi particolarmente validi sono 308 Winchester, 30/06, 8x57. Cartucce come le vecchie 30/30 tipiche dei fucili a leva sono state utilizzate per un secolo in questa caccia ma sono da considerarsi al limite inferiore dell’efficacia, soprattutto con animali più prestanti. La 300 Winchester Magnum è una delle “calibro .30” più potenti in assoluto e le sue prestazioni balistiche non soffrono particolarmente nelle canne, relativamente corte delle carabine semiautomatiche e di tutti gli altri tipi di armi usati in battuta. Usata con palle intorno ai 180-200 grani è più che autorevole anche sui verri di maggior taglia ma rinculo e rilevamento sono sostenuti e ci si deve chiedere se il gioco valga la candela. Il gioco varrà sicuramente la candela se con la stessa arma si pensa di insidiare pure selvaggina di maggiore mole, ad esempio i cinghialoni da 250-300 chili che si trovano nell’Europa dell’Est; nel caso si cacci solo cinghiale in Italia, la 300 Winchester Magnum sarà esuberante ma non troppo eccessiva: stà al cacciatore giudicare se la riserva di potenza in più vale l’aumento del tempo necessario per sparare più colpi in rapida successione. Stesso discorso ma con la potenza e il rinculo ancora più elevati, tanto da renderli eccessivi, vale per la 338 Winchester Magnum, cartuccia calibro 8 derivata dalla 300 Winchester Magnum e concepita per grossa selvaggina a pelle tenera come ad esempio orsi, cervi ed alci. Per la caccia al cinghiale sono utilizzate pure armi camerate in 444 Marlin, 45/70 e 450 Marlin. Si tratta per lo più di armi a leva, anche se si trova pure qualche express a due canne in 444 Marlin ed in 45/70. La 45/70 avrebbe un grande potenziale che però non viene sfruttato nelle munizioni commerciali, la 444 Marlin (nella foto qui a lato insieme a 30/30 e 44 magnum) e la 450 Marlin sono cartucce potenti (la seconda ancor più della prima) e dal forte rinculo che risultano più che adeguate, quando

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addirittura non eccessiva, per il cinghiale. Alcuni utenti di express utilizzano la 9,3x74R, nata per la caccia a grossa selvaggina e che sul cinghiale è meglio utilizzare con i caricamenti che montano i proiettili più leggeri, riducendo così rinculo e rilevamento che restano comunque sostenuti. Ancora più potente della 9,3x74R, la 9,3x62 viene impiegata su alcune carabine semiautomatiche da cinghiale e grazie alla riduzione della sensazione di rinculo intrinseca nelle armi semiauto, queste, pure se la cartuccia raggiunge in canna da cm. 60 E0 comprese tra 4.500 e oltre 5.000 Joules, risultano meglio gestibili rispetto agli express. E qui ci piace segnalare che la calciatura Comfortech delle Benelli Argo garantisce una marcata riduzione di rinculo e rilevamento, tanto che munizioni come la 9,3x62 acquistano in quest’arma una nuova dimensione quanto a controllabilità e sensazione allo sparo sulla spalla del cacciatore. Oltre che in 9,3x62 la Benelli Argo,con calciatura ComforTech è disponibile pure nei calibri 30/06 Springfield, 7x64 Brenneke, 308 Winchester e 300 Winchester Magnum e per tutti questi calibri garantiscono rinculo e rilevamento marcatamente più ridotti, consentendo così di sparare più rapidamente e con meno fatica più colpi in rapida successione restando sul bersaglio.

Argo E ComforTech È bene ricordare che un colpo di carabina, se sparato con canna rivolta verso l’alto con inclinazione di circa 40°, può percorrere, a seconda del calibro, da un minimo di 2.500 a un massimo di 4.000 e più metri prima che il proiettile impatti col suolo. Paragonandolo con i circa 1.500 metri di gittata massima della palla del 12, il proiettile da carabina sembra essere più pericoloso; in realtà le cose stanno in modo diverso perché se è vero che l’area di sgombero per l’arma rigata è più o meno tre volte quella dell’arma liscia a palla, è altrettanto vero che la palla slug risulta molto più pericolosa per quanto riguarda le possibilità di rimbalzo. Un proiettile da carabina che colpisce un tronco d’albero tende a piantarsi nello stesso e rimbalzerà solo se urta la periferia del tronco con un angolo di incidenza molto ridotto; in effetti più che di un vero e proprio rimbalzo si tratta di una deviazione di traiettoria. Sempre il proiettile da carabina, se urta contro una superficie dura come la roccia tende ad affungare schiacciandosi contro l’ostacolo ed ha quindi una modesta attitudine al rimbalzo a meno che l’angolo di incidenza non sia decisamente contenuto. Una palla slug, con la sua bassa velocità, rimbalza quasi sempre, anche con angoli di incidenza accentuati, se colpisce legno o corpo duro (pietra) e se trova un ulteriore ostacolo può di nuovo rimbalzare, al punto che in situazioni particolari può continuare a rimbalzare come una pallina da ping-pong impazzita.

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Un caso particolare di rimbalzo è quello sull’acqua; chiunque abbia fatto rimbalzare dei sassi “piatti” sull’acqua può visualizzare l’effetto di un proiettile che colpisca una superficie liquida con basso angolo di incidenza: il proiettile può avere un solo rimbalzo o addirittura compierne più di uno e rimane letale fino a quando non termina la sua traiettoria. È regola generale che il proiettile che rimbalza lo faccia con angolo di incidenza del tratto di traiettoria in allontanamento (rispetto al punto in cui rimbalza) di valore più o meno identico a quello dell’angolo di incidenza del tratto in avvicinamento. Questo principio vale per tutte le superfici e diventa sempre più “vero” al crescere della durezza delle stesse; con angoli di incidenza ridotti si applica anche all’acqua. Nell’assegnare i posti ai componenti della squadra, si dovrà tenere conto oltre che del campo di tiro e delle distanze di sgombero anche della possibilità che un proiettile rimbalzi colpendo pietre, rocce, vegetazione, acqua.

In condizioni di visibilità come quelle della foto non è impossibile prendere lucciole per lanterne; inoltre, le possibilità di rimbalzo sono concrete, e non solo perché ci sono molti sassi sul viottolo ARMI & COMPORTAMENTO La sicurezza non dipende solo dalla portata e dalla tipologia della munizione impiegata ma dallo stato dell’arma, dal numero di colpi sparati e dalla “certezza” di colpire il bersaglio. Per questo motivo, per non ferire inutilmente una preda e per “fare carniere”, è opportuno che tutte le armi dei cacciatori siano sempre attentamente controllate e provate al poligono prima della stagione di caccia. Il primo colpo sparato con una canna lubrificata può originare traiettorie diverse da quelle

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normalmente realizzate da un certo binomio arma cartuccia, una mira metallica regolabile o un’ottica di mira possono essere “starate” come conseguenza di un urto, per allentamento delle viti (conseguente a molti spari o a un montaggio non corretto) oppure semplicemente perché qualcuno ha “giocato” con le regolazioni della mira o le torrette dell’ottica. Una canna parzialmente ostruita può provocare danni al tiratore e agli astanti, un percussore col canale di passaggio sporco può impedire la partenza del colpo o per converso può originare lo sparo prematuro, un gruppo presa gas non pulito può provocare il cattivo funzionamento o addirittura il non funzionamento dell’arma. Per tutti questi motivi e per molti altri, non si raccomanderà mai a sufficienza di controllare sempre lo stato dell’arma, di acquisire con la stessa una certa confidenza e di provarla regolarmente al poligono. Di seguito viene riportata una tabella riassuntiva con le principali cause di “insuccesso” del tiro, intendendo con insuccesso sia il non colpire nel punto mirato sia la mancata partenza del colpo. Arrivo del colpo troppo basso a causa di:

luce abbagliante vento forte contrario (vale per tiri lunghi) aria fredda e umida tiro troppo lungo rispetto alla taratura delle mire mirando troppo basso arma non perpendicolare mirino basso nella tacca di mira ombra nella parte superiore del cannocchiale

Arrivo del colpo troppo alto a causa di:

Nebbia o scarsa luce mirando troppo alto mirino alto nella tacca di mira tiro verso il basso o verso l`alto ombra nella parte inferiore del cannocchiale

Arrivo del colpo laterale a causa di:

vento forte da sinistra o da destra (vale per tiri lunghi) ombra destra o sinistra del cannocchiale arma non perpendicolare tacca di mira spostata mirino spostato

Mancata partenza del colpo:

cartuccia vecchia o comunque mal funzionante percussore o cane rotto percussore corto o con canale di passaggio sporco molla di percussione rotta o fiacca cane non armato

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sicura mal funzionante eccesso di head-space (ad es. per camera di cartuccia troppo profonda) otturatore non ben chiuso

Attenzione: se il colpo non parte, aspettate qualche secondo prima di abbandonare la mira e manovrare l’otturatore; le accensioni ritardate sono rare e quasi inesistenti con cartucce di fabbrica nuove e ben conservate; possono invece verificarsi con munizioni vecchie, mal caricate o mal conservate Cura dell’arma - Il buon funzionamento di un arma è strettamente legato alla sua corretta manutenzione - prima dell`uso il fucile deve essere ripulito di tutte le tracce di lubrificante in eccesso, in particolare dall’anima per evitare alterazioni delle traiettorie - anima e camera di cartuccia devono sempre essere pulite accuratamente e trattate con un velo di lubrificante - l’arma deve sempre essere pulito subito al rientro dalla caccia - in caso di pioggia al rientro da una battuta deve essere immediatamente smontato e asciugato in ogni sua parte - il gruppo presa gas deve essere regolarmente pulito - l`arma va lubrificata specialmente quando non viene usata a breve scadenza - anche le parti in legno devono essere trattate in modo da evitare che l`umidità possa modificarne la struttura - le armi devono essere sistemate in luogo asciutto e a temperatura costante, possibilmente con le molle di scatto non in tensione. Sulla destra, componenti principali della carabina semiautomatica Argo SICURA E SICUREZZA Tutti devono sparare solo in direzioni “sicure” e tutti devono considerare sempre cariche le armi, anche quando le abbiamo appena rimontate dopo la pulizia. Gli incidenti provocati dalle armi “scariche” sono purtroppo una realtà e per evitare che questo accada dovremo tenere sempre ben separate armi e munizioni e caricare solo quando saremo sul terreno di caccia e il capocaccia avrà dato il segnale d’inizio. Ma non basta, dovremo farci come abito mentale quello di muovere l’arma facendo sempre in modo che la volata della canna non sia mai indirizzata verso persone o animali e dovremo inoltre abituarci a non tenere il dito sul grilletto fino a quando non siamo pronti a sparare. Queste sono regole generali di comportamento da osservare sempre… ma c’è dell’altro.

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1. Un’arma col colpo in canna, se cade o viene scossa violentemente, può

sparare anche se ha la sicura inserita. Ciò vale soprattutto per le armi di vecchia concezione (che talvolta hanno la sicura che blocca solo il grilletto e non la catena di scatto) ma può accadere pure con un fucile nuovo, soprattutto se ci sono difettosità nel gruppo di scatto/percussione, difettosità che possono essere indotte da un uso improprio e/o da carenza di manutenzione.

2. Anche con un’arma ben tenuta e sicura contro spari accidentali è assai pericoloso tenerla col colpo in canna e senza sicura; troppe possono essere le cause che portano allo sparo accidentale: da un qualche cosa che “contrasta” col grilletto a una caduta da forte altezza, da un urto violento a un corpo estraneo finito nel gruppo di scatto. È quindi assolutamente da evitare la pratica di tenere l’arma carica e senza sicura mentre attendiamo l’arrivo della preda.

Le sicure sono fatte per essere disinserite velocemente, basta abituarsi a farlo e un po’ di esercizio con l’arma non guasta mai, anzi è indispensabile e riguarda oltre alle sicure anche le procedure di caricamento e scaricamento. Nella concitazione della caccia il sistema nervoso simpatico rilascia adrenalina e altri ormoni dello stress, cosa che porta al manifestarsi in vario grado di diversi fenomeni quali “visione a tunnel” focalizzata sulla preda con esclusione di tutto l’ambiente circostante, esclusione auditiva, aumento della forza abbinato a perdita della destrezza. È quindi di tutte evidenza come la completa conoscenza dell’arma e l’allenamento costante (anche per quello che riguarda modalità di caricamento/scaricamento e inserimento/disinserimento della sicura) siano assolutamente indispensabili per ridurre i rischi connessi con l’attività venatoria. È altresì di tutta evidenza la necessità assoluta di essere sempre vigili e coscienti dello stato dei luoghi e delle posizioni delle persone, nonché di evitare qualsiasi “fenomeno” che possa essere di disturbo o comporti riduzione della “vigilanza”.

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In definitiva, le regole da seguire sono poche: quando il fucile è carico inserite sempre la sicura; la volata non deve mai essere rivolta verso zone dove vi siano persone; l’arma si carica solo quando inizia la battuta; fate pratica col maneggio dell’arma, soprattutto con le procedure per caricarla e scaricarla: non sono uguali per tutte; esercitate sempre la massima vigilanza sul vostro stato, sui luoghi, sulle persone… che possono essere dove non dovrebbero.

Le armi si caricano solo dopo il segnale di inizio battuta Un ultimo avvertimento. Un corpo estraneo nella canna (in certi casi può essere sufficiente dell’acqua) o la scelta della cartuccia di calibro “sbagliato”, possono portare a indesiderati fenomeni pirotecnici e quindi prima di sparare controllate sempre che l’anima sia libera (vale a maggior ragione se l’arma è caduta a terra), state inoltre ben attenti a non “mescolare”le cartucce perché non sono rari i casi di cartucce del 20 bloccate in canne del 12 (con collasso strutturale del tubo non appena viene sparato un colpo) né gli spari di cartucce magnum in camere standard (se accade una volta può non succedere nulla… come può invece verificarsi almeno un bel rigonfiamento della canna, se non il collasso della stessa); è infine da prestare la massima attenzione a non utilizzare calibri non corrispondenti a quelli del fucile, come può verificarsi, ad esempio, inserendo una 308 Winchester nella camera di una 270 Winchester. RISCHI DERIVANTI DA DEVIAZIONI DI TRAIETTORIA NELL’USO VENATORIO DELLE ARMI

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Parlare di sicurezza significa sempre parlare prima di tutto di comportamento e delle semplici regole che se seguite eviterebbero gli incidenti connessi con l'uso venatorio delle armi da fuoco. Ciò premesso, si deve però dire che la causa più frequente di lesioni non autoinflitte è la deviazione di traiettoria di proiettili conseguente ad urto contro ostacoli di vario tipo: in buona sostanza quello che comunemente viene definito rimbalzo. Ripetiamo ancora che sotto il parametro pericolosità connessa con i rimbalzi il proiettile slug (quello sparato dai fucili 12-20) è molto più pericoloso di quello sparato nelle carabine. Quest'ultimo è infatti dotato di velocità molto superiore, ha massa inferiore ed ha una struttura di regola studiata per favorire l'espansione. Rispetto a quello da fucile a canna liscia, il proiettile da carabina ha una maggiore attitudine a penetrare, una inferiore attitudine al rimbalzo e, contrariamente a quanto molti credono, risente meno delle deviazioni conseguenti ad urti. Uno slug, con la sua relativamente bassa velocità associata a una massa cospicua e ad una ridotta attitudine a deformarsi ribalza con maggiore facilità e può facilmente dare origine a rimbalzi multipli in condizioni nelle quali il proiettile da carabina si conficca o al massimo rimbalza una sola volta. La gittata massima teorica di un proiettile da carabina può essere compresa tra tre e quattro chilometri a seconda del calibro e dell’angolo di proiezione, nelle stesse condizioni un proiettile slug può percorrere 1-1,5 chilometri. In realtà nella maggioranza dei casi le gittate risultano inferiori perché visto il calo di traiettoria e la presenza di ostacoli i proiettili impattano al suolo prima di aver raggiunto la gittata massima; ciò non toglie che nel valutare le aree di sgombero si debba tenere conto della portata massima teorica e della presenza o meno di “parapalle” naturali, di superfici capaci di dare origini a rimbalzi e degli eventuali angoli di incidenza di proiettili con queste superfici. Infatti, il ridotto angolo di incidenza facilita il rimbalzo al punto che si può arrivare ad averlo anche sull’acqua o sulla sabbia. Ciò detto è però bene sottolineare ancora una volta che la pericolosità di un’arma dipende in primo luogo da come la si usa. Le armi da fuoco sono sempre potenzialmente pericolose se non ci si comporta secondo le semplici regole del buon senso e basta veramente poco per ridurre drasticamente i rischi connessi con il loro utilizzo. Abbiamo accennato più volte al rimbalzo dei proiettili. Ma cosa è il rimbalzo? Semplificando al massimo si può dire che il rimbalzo è un urto parzialmente elastico mentre quando l’urto risulta anelastico (deformazione e schiacciamento del proiettile tali da fargli spendere tutta la sua energia) non si ha rimbalzo. Ovviamente non si ha rimbalzo anche quando il proiettile penetra l’ostacolo e si conficca al suo interno. Il proiettile che rimbalza urta una superficie con un certo angolo di incidenza e con una velocità che si scompone in due componenti, la prima perpendicolare alla superficie e la seconda (tangenziale) parallela alla superficie Solo la componente verticale agisce sulla superficie e, correlativamente, sul proiettile; perciò più l'angolo di incidenza è piccolo, minori sono questi effetti su superficie e proiettile. Dopo l'urto la componente tangenziale della velocità rimane inalterata (salvo modesta perdita per attrito sulla superficie) mentre la componente verticale si riduce a seconda della elasticità dell'urto. Se l’elasticità dell’urto è nulla si

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ha un urto plastico (o anelastico) con completa dispersione nell'energia all'impatto, senza rimbalzo alcuno. Se l’urto è elastico o elasto-plastico si avrà un rimbalzo con velocità del proiettile dopo l’urto che sarà tanto minore quanto più plastico sarà stato l’urto. L’urto plastico significa infatti deformazione del proiettile e, a volte e in misura variabile, anche della superficie urtata. Nella deformazione si “spende” energia e quindi velocità e il proiettile avrà quindi una velocità inferiore quanto maggiori saranno state le deformazioni. In caso di urto molto elastico il proiettile prosegue in una nuova direzione con una velocità prossima a quella di impatto ma se per effetto dell'urto esso potrà essere destabilizzato avrà una velocità residua inferiore a quella antecedente all’urto. Con l'aumento dell'angolo di incidenza aumenta la componente della velocità d'impatto e la relativa energia con maggior deformazione del proiettile. Per ogni combinazione di proiettile superficie vi è un angolo di incidenza in corrispondenza del quale il proiettile o penetra oppure si frammenta (in questo caso a rimbalzare sono i frammenti). Poiché il rimbalzo è funzione anche della durezza della superficie, i vari materiali hanno comportamenti difformi rispetto al rimbalzo: contro materiali anche relativamente soffici (legno, terra, acqua) il proiettile non rimbalza come su di una superficie dura, ma penetra parzialmente provocando una scanalatura e viene deviato verso l'alto. Un proiettile rimbalza quando l’angolo tra la sua traiettoria e la superficie del corpo contro il quale urta (angolo di incidenza) è uguale o inferiore al cosiddetto “angolo critico”, che dipende da differenti fattori quali conformazione, costituzione, morfologia e velocità del proiettile ma anche durezza, consistenza e morfologia della superficie contro la quale urta. L'angolo critico è quindi variabile a seconda della tipologia dei proiettili e del mezzo di contrasto; per fare qualche esempio all’ingrosso, nel legno di abete, si attesta più o meno intorno ai 10° per i proiettili da pistola calibro 9x19, mentre passa a circa 15° per quelli calibro 22 e 7,65; un proiettile da arma lunga, sempre più veloce di quello da pistola (molto più veloce se si tratta di arma lunga rigata), ha nel legno di abete un angolo critico di circa 5° ma per quelli del 12 o del 20, che hanno velocità talvolta non troppo dissimili quelle dei proiettili da pistola, l’angolo critico dovrebbe essere più o meno compreso tra 5° e 15° in dipendenza della morfologia e, appunto, della velocità. I proiettili rimbalzano anche sulla sabbia con un angolo critico di circa 10°, che scende a 7° per la terra soffice; sull'acqua l'angolo critico è di circa 5-7°. Difficili da prevedere e da calcolare sono i rimbalzi e le deviazioni contro superfici curve (ad esempio sassi, tronchi o rami). I valori per gli angoli critici devono essere presi come indicativi e in letteratura si trovano anche dati discordanti, quello di 7° per la terra soffice non si discosta però significativamente da valori comparabili ed è confermato in letteratura da varie fonti. Non dimentichiamo che quando diciamo che un certo angolo d’incidenza critico (ovvero quello al di sopra del quale si ha la penetrazione) è pari a tot gradi, in realtà la deviazione di traiettoria risulta pari al doppio del valore dell’angolo critico; ad esempio, esso è di circa 7° per la terra soffice, il che significa in sostanza una deviazione di traiettoria di 14°, che può arrivare anche fino a oltre 20° a seconda delle condizioni del terreno: intendendo per tali oltre alla tipologia anche il fatto che sia presente o meno erba o che il suolo sia più

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o meno bagnato. Un suolo molto bagnato facilita la penetrazione riducendo l’angolo critico, un suolo asciutto, compatto e duro facilita il rimbalzo e porta al massimo i valori dell’angolo critico. E quando si parla di deviazioni di traiettoria non ci dimentichiamo che noi viviamo in un mondo a tre dimensioni e le eventuali deviazioni di traiettoria possono portare a variazioni della stessa sia sul piano orizzontale che su quello verticale. Diversi sono i casi nei quali vi sono state vittime da colpi di rimbalzo, ma la causa delle morti non è da imputare al rimbalzo (che è comunque un evento da mettere in conto) bensì al mancato rispetto delle regole del buon senso. C’è stato chi ha sparato verso una strada poderale “forte” del fatto che la legge sulla caccia (157/92) nei divieti previsti dall’art. 21 lettera F non prevede le strade poderali ma solo quelle comunali: ma il buon senso dice che comunque non si devono porre in essere comportamenti dai quali possa derivare danno grave alle persone e una strada poderale sarà meno frequentata di altre ma non per questo si ha garanzia assoluta che sia sempre sgombra. E che dire di chi, preso dalla foga, al termine della battuta, ha sparato nella direzione dove erano parcheggiate le auto: il proiettile ha rimbalzato ed ha ucciso un compagno di battuta. La regola elementare del buon senso dice che non si deve mai sparare nella direzione di un luogo dove possono trovarsi delle persone e questo vale sempre, anche quando le persone si trovano più in alto di un eventuale punto di rimbalzo. Se si spara dal basso verso l’alto, rimbalzi o meno, visto che le persone camminano in posizione eretta e non strisciano al suolo, ci sarà sempre la possibilità di attingere individui o cose. Ed è qui che sta il nocciolo della questione. Il rimbalzo di un proiettile è evento sempre possibile nell’attività venatoria e che non è certo sconosciuto ai cacciatori. Non per nulla le regole di comportamento delle aziende faunistico venatorie impongono di evitare sempre di sparare in linea tra una posta e l’altra (tirando sempre di fronte e dietro la propria postazione) e impongono altresì di stabilire con i vicini i limiti di tiro tra una postazione e l’altra. Chiunque abbia a che fare con l’attività venatoria deve sapere che esistono rischi connessi con i fenomeni di rimbalzo dei proiettili, così come rischi certi possono derivare da colpi a segno con ferite transfosse, ovvero con penetrazione passante di una parte del corpo dell’animale. Fenomeni di questo tipo si verificano con una certa frequenza, per fortuna anche senza conseguenze drammatiche, e tutti ne hanno almeno sentito parlare, prova ne sia che sono discussi e affrontati su riviste che si occupano di caccia e/o di armi e sono altresì compresi nella gamma delle nozioni inerenti alla sicurezza che fanno parte dei corsi che a vario titolo sono seguiti da una parte dei cacciatori. Vi sono eventi con caratteristiche di assoluta eccezionalità a sono pochi, il più delle volte niente sarebbe accaduto se non si fosse sparato in una direzione vietata dal semplice senso comune.

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Il proiettile RNSP (primo da sinistra, in sezione ed espanso) e quello Sierra Matchking (all’estrema destra, in sezione ed espanso) sono due dei vari tipi di proiettili espansivi utilizzati a caccia. Rispetto al proiettile FMJ (al centro, in sezione e integro) hanno camiciatura in genere meno spessa e nucleo parzialmente scoperto o comunque predisposto per l’espansione. Il proiettile FMJ non deve essere usato a caccia sia perché poco efficace sia perché tende eccessivamente a rimbalzare. Nella foto sotto vediamo due proiettili tipo Foster;

all’estrema destra un proiettile integro, all’estrema sinistra un proiettile che ha impattato con angolo di incidenza piuttosto ampio, si è affungato e dopo l’urto ha rimbalzato solo una volta. Il proiettile al centro ha subito un primo urto con ridotto angolo di incidenza cui hanno fatto seguito altri due rimbalzi

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Il rimbalzo è un evento prevedibile e per evitare spiacevoli conseguenze nel caso ci siano deviazioni di traiettoria bisogna fare in modo che l’asse della canna non formi mai un angolo inferiore a 45° con la linea immaginaria congiungente la nostra postazione con quella di chi ci è a fianco. In questo modo sono praticamente annullati i rischi connessi con i rimbalzi “normali”, e sono ridotti quelli derivanti da rimbalzi “bislacchi” e/o “multipli” ALCUNE

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REGOLE DA NON DIMENTICARE MAI MANEGGIATE SEMPRE UN'ARMA COME SE FOSSE CARICA.

Non presumete mai che un'arma sia scarica. L'unico modo per assicurarsi che in un'arma non vi siano delle cartucce è quello di esaminare visivamente e al tatto l'interno della camera di cartuccia per vedere che non sia presente un colpo. L'aver estratto o l’aver svuotato il caricatore non è sufficiente a garantire che l'arma è scarica o che non può sparare. Fucili e carabine possono essere controllati effettuando cicli di funzionamento o rimuovendo tutti i colpi e poi aprendo ed ispezionando visivamente la camera di cartuccia per verificare l'eventuale presenza di colpi rimanenti. NON PUNTATE MAI UN'ARMA, ANCHE SE SCARICA, CONTRO

PERSONE, ANIMALI E COMUNQUE DIREZIONI NELLE QUALI SAREBBE PERICOLOSO SPARARE.

Non puntate mai un'arma contro qualsiasi parte del vostro corpo o contro un'altra persona. Ciò è particolarmente importante quando si carica o si scarica l'arma. Quando si spara contro un bersaglio occorre accertarsi cosa vi sta dietro. Alcuni proiettili da carabina, se sparati con la canna inclinata verso l’alto, possono arrivare fino a 4 e più chilometri di distanza; nelle stesse condizioni una slug del 12 può percorrere anche più di 1.500 metri. Nel caso in cui il bersaglio venga mancato o trapassato, è vostra responsabilità accertarvi che il proiettile non possa causare lesioni o danni involontari a persone o cose. ARMI DA FUOCO E MUNIZIONI DEVONO ESSERE CUSTODITE SEMPRE

SEPARATE, CHIUSE A CHIAVE E AL DI FUORI DELLA PORTATA DEI BAMBINI.

È responsabilità del proprietario dell'arma fare in modo che bambini e giovani al di sotto dei 18 anni di età, od altre persone non autorizzate, non abbiano accesso ad essa. Per ridurre il rischio di incidenti che possano coinvolgere bambini, scaricate l'arma, mettetela sotto chiave e riponete le munizioni in un luogo separato, chiuso anch'esso a chiave. Occorre tener presente che i sistemi impiegati per prevenire gli incidenti quali ad esempio i lucchetti, i tappi per la camera di cartuccia, ecc, possono non impedire l'uso o l'abuso dell'arma da parte di una persona determinata a farlo. Armadi blindati d'acciaio sono più indicati per ridurre la possibilità di abuso intenzionale dell'arma da parte di bambini o di persone non autorizzate.

NON SPARATE MAI CONTRO SUPERFICI DURE O SPECCHI D'ACQUA.

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Sparare contro uno specchio d'acqua o contro una roccia o altra superficie dura aumenta la possibilità di rimbalzi o frammentazione del proiettile con possibilità di attingere un bersaglio non intenzionale o periferico. SIATE CERTI DI CONOSCERE I DISPOSITIVI DI SICUREZZA DELL'ARMA

CHE STATE USANDO MA RICORDATE CHE TALI DISPOSITIVI NON SOSTITUISCONO LE NORME DI SICUREZZA E DI CORRETTO MANEGGIO.

Per prevenire gli incidenti non fate mai affidamento solo sui dispositivi di sicurezza. È indispensabile conoscere ed utilizzare i dispositivi di sicurezza specifici dell'arma che state maneggiando, ma gli incidenti possono essere prevenuti nel modo migliore seguendo le procedure di maneggio in sicurezza. La prima regola da ricordare è quella di tenere il dito sempre fuori dalla guardia del grilletto fino a quando non siete pronti a sparare. Molte sicure bloccano soltanto il grilletto e se il fucile con cartuccia in camera e cane armato cade o subisce un forte urto può sparare accidentalmente anche a sicura inserita. Ciò è più improbabile con le armi moderne mentre armi vecchie o usurate sono più soggette al rischio di spari accidentali. Questi, per urto o caduta, possono verificarsi ancora più facilmente se la sicura non è inserita. Dovendo compiere una qualche attività fisica (ad esempio saltare un fosso, attraversare una recinzione…) è buona norma scaricare il fucile. Alle poste si vedono talvolta cacciatori con fucile carico, cane armato e sicura non inserita: è una pratica potenzialmente pericolosa. Si vedono anche cacciatori in movimento con fucile pronto allo sparo: questa pratica è ancora più pericolosa, si dovrebbe sempre inserire la sicura e tenere sempre il dito fuori dalla guardia. Prima di mettere il fucile a spalla, questo deve sempre essere scaricato, la sola sicura non basta a porre al riparo da spari accidentali, non fosse altro perché può essere accidentalmente disinserita. EFFETTUATE UN’ APPROPRIATA E PERIODICA MANUTENZIONE

DELL'ARMA. Custodite e trasportate l'arma in modo tale che lo sporco o la polvere non si accumulino nei meccanismi di funzionamento. Pulite ed oliate l'arma, seguendo le indicazioni fornite sul manuale, dopo ogni utilizzo, e comunque secondo gli intervalli indicati, per prevenire la corrosione, danni alle canne o accumulo di sporco che potrebbero impedire l'utilizzo dell'arma in caso di emergenza. Controllate sempre la canna e la camera di cartuccia prima di caricare l'arma per accertarvi che sia pulita e libera da eventuali ostruzioni. Sparare con un'ostruzione nella canna o nella camera può determinarne la rottura e causare lesioni a voi stessi ed alle persone vicine. Qualora lo sparo produca un rumore anomalo, interrompete immediatamente il tiro, mettete l’arma in sicurezza e scaricatela. Verificate quindi che la camera e la canna siano libere da ostruzioni o da eventuali proiettili rimasti bloccati all’interno della canna stessa a causa di munizioni difettose od anomale.

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UTILIZZATE SEMPRE MUNIZIONI APPROPRIATE. Usate solo munizioni nuove di fabbrica, costruite secondo le specifiche CIP (Europa) e SAAMI® (U.S.A.). Assicuratevi che ogni cartuccia utilizzata sia del tipo e del calibro corretto per l'arma che state usando. Il calibro dell'arma è chiaramente impresso sulle canne dei fucili. L'uso di munizioni ricaricate può determinare facilmente eccessive pressioni e causare rottura del fondello della cartuccia o altri difetti nelle munizioni stesse che potrebbero danneggiare l'arma e causare lesioni a voi stessi ed alle persone vicine. DURANTE IL TIRO È CONSIGLIABILE INDOSSARE SEMPRE OCCHIALI

PROTETTIVI E PROTEZIONI ACUSTICHE. L'eventualità che gas, residui di polvere da sparo o frammenti di metallo colpiscano il tiratore provocandogli dei danni è remota, ma le lesioni che questo evento potrebbe provocare sono gravi, inclusa la possibile perdita della vista. Quando spara con un'arma, il tiratore dovrebbe sempre indossare occhiali protettivi dotati di adeguata resistenza. I tappi o le cuffie antirumore riducono la possibilità di danni all'udito causati da una prolungata attività di tiro. È chiaro che non si caccia con tappi o cuffie ma un buon paio di occhiali protettivi potrebbe essere sempre indossato, tanto più che se ne trovano di adatti alle più varie condizioni di luce. NON CARICATE MAI L’ARMA FINO A CHE NON SARETE GIUNTI IN UN

LUOGO IN CUI SI POSSA SPARARE. NON EFFETTUATE MOVIMENTI BRUSCHI E PERICOLOSI CON UN'ARMA CARICA.

Aprite e vuotate sempre la camera di cartuccia dell'arma ed inserite la sicura prima di arrampicarvi sugli alberi o scendere da essi, prima di scavalcare una siepe o saltare un fosso o qualsiasi altro ostacolo. Non tirate né spingete mai un'arma carica verso voi stessi od un'altra persona. Prima di consegnare un’arma ad un’altra persona, scaricatela, ispezionate visivamente e al tatto che il caricatore, il tubo serbatoio e la camera di cartuccia siano vuoti e che l’arma sia aperta. Non prendete in consegna mai un’arma da un’altra persona se prima la stessa non è stata scaricata e controllata visivamente e al tatto per assicurarvi che sia scarica. Fatevi consegnare l’arma aperta. Non mettete mai il dito sul grilletto fino a quando non siete pronti a sparare. PRIMA E DURANTE L’UTILIZZO DELL’ARMA NON FATE USO DI

BEVANDE ALCOLICHE O MEDICINALI CHE POSSANO RIDURRE O ALTERARE LA CAPACITÀ DI GIUDIZIO ED I RIFLESSI. ESERCITATE SEMPRE LA MASSIMA VIGILANZA.

Evitate di bere alcolici prima di sparare. Se assumete medicinali che possono determinare una riduzione della capacità motoria o di giudizio, non maneggiate l'arma mentre siete sotto l'effetto di tali sostanze. A caccia spengete il cellulare e non fumate quando avete il fucile in mano. È assolutamente indispensabile essere

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pienamente coscienti dello stato dei luoghi, della presenza o meno di persone e della loro collocazione, del pari è irrinunciabile l’essere sempre ben presenti a sé stessi e vigili. NON TRASPORTATE MAI UN'ARMA CARICA.

Scaricate sempre l'arma prima di caricarla a bordo di un veicolo (camera di cartuccia vuota, caricatore/serbatoio vuoto). I cacciatori devono caricare l'arma solo quando il capocaccia dà il segnale di inizio battuta.. E PER FINIRE

Prima di premere il grilletto assicuratevi della natura del bersaglio, nella concitazione del momento, soprattutto nel folto, non è impossibile scambiare un cane o un uomo per un cinghiale… il bosco può creare miraggi e illusioni. Siate sempre assolutamente certi delle posizioni di tutti i partecipanti alla battuta, non vi spostate mai dalle posizioni assegnate e pretendete che tutti gli altri lo facciano… ma non vi fidate mai e non date nulla per scontato. Succede spesso che il cacciatore, dopo aver colpito la preda si sposti e/o scenda dall’altana per andare a vedere l’animale colpito. Questa cosa non si deve mai fare, si deve attendere il segnale di fine battuta. Indossate indumenti ad alta visibilità, il cinghiale non li vede ma nella vegetazione spiccano e rendono chi li porta ben visibile all’occhio umano. A CACCIA COL MONOLITICO L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) ha raccomandato alle Regioni l’uso di “munizioni atossiche” per la caccia agli ungulati. A oggi le munizioni atossiche sono quasi esclusivamente quelle con proiettile monolitico e ove la raccomandazione ISPRA fosse recepita e fatta propria nei calendari venatori, ciò significherebbe obbligare il cacciatore all’utilizzo di quel tipo di proiettile Testo della raccomandazione ISPRA

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Utilizzo di munizioni atossiche per la caccia agli Ungulati Recenti studi sugli effetti delle munizioni contenenti piombo utilizzate per la caccia agli ungulati in armi a canna sia liscia che rigata hanno evidenziato seri effetti negativi sulla conservazione delle popolazioni di rapaci necrofagi che ingeriscono le carni degli animali feriti e non recuperati o le interiora abbandonate sul luogo dell'abbattimento. Tale ingestione, anche in quantità assai limitate, determina una forma di intossicazione che può accrescere in maniera significativa il tasso di mortalità nelle popolazioni locali delle specie più sensibili. Inoltre è stata riscontrata una potenziale pericolosità anche per la salute umana a causa della frammentazione dei proiettili. Infatti, l'assunzione da parte dell'uomo avviene perché i frammenti che si trovano nel tessuto muscolare sono di dimensioni estremamente ridotte o addirittura polverizzati e dunque non vengono rimossi durante la macellazione e il successivo confezionamento delle carni. Pertanto, si suggerisce a codesta Amministrazione di valutare l'opportunità di prevedere l'utilizzo di munizioni alternative per la caccia agli ungulati, oggi facilmente reperibili sul mercato e caratterizzate da prestazioni balistiche e costi simili a quelle tradizionali. Un'auspicabile totale sostituzione delle munizioni contenenti piombo nella caccia agli ungulati dovrebbe prevedere l'uso esclusivo di armi a canna rigata, anche per la caccia al cinghiale, poiché allo stato non sono disponibili munizioni atossiche a palla singola utilizzabili nei fucili a canna liscia. D'altra parte questa soluzione comporterebbe vantaggi anche in termini di sicurezza durante l'esercizio venatorio, in quanto i proiettili sparati da anni a canna rigata mostrano una assai minore tendenza a frammentarsi e rimbalzare rispetto alle palle in piombo. Leggendo il testo della raccomandazione la prima osservazione che viene spontanea riguarda “le carni degli animali feriti e non recuperati”. Anche senza scomodare l’etica della caccia, che comunque esiste, l’indisponibilità del cacciatore a “perdere” prede ferite è semplicemente un dato di fatto: di conseguenza il fenomeno degli ungulati non recuperati non può che avere portata praticamente insignificante. Il testo dell’ISPRA cita rischi di avvelenamento da piombo per i rapaci necrofagi e per gli esseri umani che mangiano le carni degli animali abbattuti. Questi ultimi ingerirebbero il piombo frantumato non rimosso durante la macellazione, ma tale possibilità cozza contro il fatto che la “carne” intorno al canale di ferita viene sistematicamente scartata. Per la verità, il parere dell’ISPRA è in disaccordo con l’European Chemicals Agency (ECHA) che ha di fatto certificato come il piombo possa continuare ad essere usato nelle munizioni senza alcun tipo di limitazione e senza alcuna necessità di particolari autorizzazioni. Inoltre sono giunti a conclusioni contrastanti con quelle dell’ISPRA degli studi condotti dall’Ufficio Federale Svizzero di Salute Pubblica, e dalla European Food Safety Authority (ESFA). Sulla materia non mancano altri studi scientifici, e uno di essi è stato recentemente commissionato a due professori svedesi dalla Associazione Europea dei Produttori di Munizioni Sportive (AFEMS) in condivisione con il World Forum on the Future of Sport Shooting Activities. Tale studio riguarda specificatamente la dispersione dei

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frammenti di piombo da proiettili nelle carcasse di selvaggina e la conseguente valutazione dei rischi per la salute umana derivanti dal consumo di cacciagione. Per chi voglia approfondire l’argomento suggeriamo la “Campagna informativa sull’utilizzo di munizioni alternative per la caccia agli ungulati” presente sul portale della Regione Emilia Romagna. Il percorso da seguire è: Home (http://www.ermesagricoltura.it ›› Box Informazioni ›› Politiche Faunistiche e Venatorie ›› Attività Faunistico-Venatoria ›› Calendario Venatorio ›› Campagna informativa sull’utilizzo di munizioni alternative per la caccia agli Ungulati. La raccomandazione dell’ISPRA non può non suscitare delle perplessità per quanto riguarda l’allarme che viene lanciato e che è appunto alla base della raccomandazione, ma lasciamo gli aspetti “biologici” a chi è più preparato sulla materia e vediamo un attimo quelli pratici e balistici. Allo stato delle cose, il proiettile atossico è essenzialmente quello monolitico in rame o sue leghe perché solo recentemente hanno iniziato ad essere commercializzati anche proiettili atossici che sono strutturati quasi come proiettili convenzionali, solo che sostituiscono il piombo con lo stagno. Si tratta di una evoluzione di proiettili lead-free già messi a punto per le armi corte (e che non brillano per la precisione) e un possibile giudizio dovrà essere rimandato a quando saranno disponibili dati sufficienti. Il rame e le sue leghe (tombacco, ottone) hanno una densità inferiore a quella del piombo, di conseguenza i proiettili monolitici devono essere più lunghi di quelli “convenzionali” perché solo in questo modo è possibile raggiungere pesi adeguati. Il proiettile monolitico resta di regola più leggero di quello convenzionale e questo significa che deve essere più lungo della norma e significa anche la possibilità, ma pure la necessità, di spedirlo a velocità più elevate. Grazie alla maggiore lunghezza potrà raggiungere buoni coefficienti balistici e subirà quindi meno la ritardazione dell’aria rispetto a quanto ci si potrebbe attendere vista la sua minore densità

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sezionale rispetto a un proiettile convenzionale di pari calibro e morfologia, comunque alle maggiori distanze sarà più ritardato rispetto a un analogo proiettile con nucleo in piombo. E il calo di velocità renderà ancora più probabile il rimbalzo di un proiettile che, essendo “duro” e possiede già per sua natura un’attitudine al rimbalzo maggiore di quella dei proiettili con nucleo in piombo. Il proiettile monolitico è più “duro” di quello convenzionale ed essendo anche dotato di un buon Cx nonché animato da forte velocità iniziale tende a penetrare di più nel bersaglio biologico. Questo vale per i proiettili monolitici “solidi” e anche, sia pure in misura minore, per i proiettili monolitici espansivi, che comunque espandono meno di quelli con nucleo in piombo ed hanno una maggiore tendenza a non perdere massa durante la penetrazione negli animali.

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Non potendo contare sull’espansione o comunque potendoci contare in maniera limitata e con minore rapidità di espansione rispetto ai proiettili con nucleo in piombo, il monolitico ha più “bisogno” di alta velocità nella creazione della cavità pulsante (*). Ma l’alta velocità, la morfologia, la ritenzione della massa (un monolitico espansivo quasi non perde materiale durante la creazione del canale di ferita) e il materiale “duro” contribuiscono a rendere molto più probabile la creazione di ferite transfosse, col conseguente “lancio” di proiettili vaganti ancora animanti da energia sufficiente per creare traumatismi importanti, anche mortali.

(*) Quando un proiettile attraversa un bersaglio biologico genera una cavità permanente (il tessuto distrutto dal proiettile durante l’avanzamento) e una cavità pulsante o temporanea che lede i tessuti intorno al canale di ferita. La cavità pulsante è funzione della forma del proiettile, dell’espansione dello stesso (che deve essere rapida) e della velocità. La velocità è fondamentale anche per la creazione dello shock idrodinamico, per la cui formazione è necessaria una velocità residua non inferiore a 400 metri al secondo. Lo shock idrodinamico è come la cavità pulsante funzione diretta della velocità del proiettile: a parità di tutti gli altri fattori, maggiore la velocità maggiori saranno cavità temporanea e shock idrodinamico. Chi si occupa di accertamenti tecnici in campo forense sa bene che più un proiettile è “duro”, maggiore è la sua attitudine al rimbalzo: il proiettile monolitico rimbalza più facilmente di uno con nucleo in piombo e aumenta questa sua attitudine al rimbalzo perdendo velocità. Il tradizionale proiettile da arma lunga rigata camerata per munizioni ad alta intensità è senza dubbio quello meno pericoloso poiché ha una minore attitudine al rimbalzo e/o ad originare deviazioni di traiettoria in seguito ad urto o ad attraversamento del bersaglio biologico e questo perché il proiettile semi-camiciato con nucleo in piombo è deformabile, frangibile e frammentabile. Nell’impatto contro pietre, rocce, terreno gelato o tronchi di albero, i proiettili semi-camiciati, quando non “riescono a penetrare” si frammentano e disperdono in pochi metri dal punto colpito tutta l’energia residua.

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I lunghi proiettili monolitici, avendo un peso specifico inferiore a quello del piombo (circa il 20%) e una durezza che è multipla (le leghe di rame possono avere una durezza che arriva ad essere tripla rispetto a quella del piombo), risultando quasi sempre infrangibili e meno deformabili con ritenzioni di massa prossime al 100% anche dopo l’impatto. Con angoli di incidenza inferiori ai 20°-25° il rischio di “rimbalzo” è marcatamente superiore e quello dei proiettili semi-camiciati e probabilmente anche rispetto ai proiettili in piombo di tipo Foster e Brenneke. Quanto visto fino ad ora è parziale, ma basta per esprimere una grande perplessità riguardo al passo della raccomandazione ISPRA che “parla” di vantaggi anche in termini di sicurezza durante l'esercizio venatorio. Casomai è vero il contrario e questo soprattutto nelle cacce collettive al cinghiale. Chi scrive non concorda con l’ISPRA sulla maggiore sicurezza dei monolitici e non concorda neppure sul fatti che i caricamenti con proiettile monolitico avrebbero prestazioni balistiche e costi simili a quelle tradizionali. Il monolitico non è inutilizzabile, anzi in certi casi può essere una buona scelta, ma “agisce” in modo diverso rispetto al proiettile tradizionale e ha un costo che è forse comparabile o un po’ superiore rispetto a quelli dei più sofisticati caricamenti “convenzionali”. Da ricordare poi che per sua natura il monolitico non si presta per i piccoli calibri e neppure per quelli a bassa velocità, inoltre curve pressorie e traiettorie sono differenti da quelle dei caricamenti tradizionali, cosa che se può essere ininfluente per una carabina (basta regolare le mire) può invece dare più di qualche mal di testa a chi usa un express senza ottica. Si tratta forse di un problema “relativo” perché è piuttosto difficile “trovare” caricamenti atossici con proiettili di calibro diverso da: .243, .270, 7mm e .30”, e questo vuol dire che per chi caccia il cinghiale meglio orientarsi solo su calibri come 308 Winchester, 30/06 e 300 Winchester Magnum. L’unica cosa sulla quale chi scrive si sente di concordare con la raccomandazione ISPRA è l’indisponibilità di munizioni atossiche a palla singola utilizzabili nei fucili a canna liscia. Ci sono delle munizioni atossiche specifiche per le canne rigate del 12, ma si tratta di cartucce con proiettile sotto calibrato stabilizzabile solo per effetto giroscopico e non naturalmente stabilizzato per avanzamento del centro di massa rispetto al centro di forma come accade nei proiettili per fucili slug a canna liscia. Sparare un sottocalibrato atossico in una canna slug liscia è possibile, ma la precisione risulta nella migliore delle ipotesi scadente, nella peggiore è di fatto assente e comunque i proiettili si destabilizzano in traiettoria, arrivando “di traverso” sul bersaglio ed avendo una ancora maggiore attitudine al rimbalzo e alle deviazioni stocastiche di traiettoria. Quanto alla possibilità di impiegare i sottocalibrati (tutti, non solo gli atossici) nelle canne strozzate, la risposta è una sola: non lo di deve assolutamente fare, pena indesiderati effetti… pirotecnici.

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STEEL SHOT Ormai da qualche anno, anche in Italia vi sono zone nelle quali per la caccia agli acquatici è obbligatorio l’utilizzo dei caricamenti “non tossici”, ovvero con pallini realizzati in materiali differenti dal piombo quali ferro, acciaio, leghe acciaio-tungsteno e ferro-tungsteno, bismuto, matrici polimeriche che inglobano tungsteno in polvere, leghe “esotiche” nelle quali il tungsteno è legato con altri metalli. Quale è la normativa che regola i caricamenti non tossici e i fucili destinati ad impiegarli? Il piombo è un materiale ideale per i pallini e “sostituirlo” non è facile, anche perché in natura ci sono solo pochi materiali assimilabili al piombo come caratteristiche e costi. La soluzione inizialmente più promettente nonché quella ad oggi più diffusa consiste nel realizzare i pallini in ferro o in acciaio decarburato. Le munizioni così caricate, che vanno sotto il nome di steel shot hanno avuto un discreto successo ed hanno anche portato alla necessità di rivedere tutti i caricamenti, la componentistica e le armi. Giunte da tempo ad un certa maturità, sono diffuse in tutto il mondo ma non sono le sole a far uso di succedanei del piombo, ed oggi esistono differenti tipologie di pallini, alcune delle quali prestazionalmente perfino più interessanti del piombo. Tutte però, quale più, quale meno, risentono di costi non contenuti e in certi casi decisamente elevati, che sotto il parametro “prezzo” rendono il pallino di ferro imbattibile. I pallini alternativi a quelli di piombo, come pure le armi e le cartucce, sono regolati da una apposita normativa tecnica che distingue i pallini secondo la durezza: quelli con durezza al cuore inferiore a 40HV sono assimilati ai pallini di piombo, quelli con durezza al cuore compresa tra 40HV e 100 HV fanno parte del gruppo che viene identificato come steel shot ma che oltre ai semplici pallini di ferro

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o in acciaio (i primi ad essere utilizzati su larga scala) vede la presenza di pallini realizzati con leghe metalliche di vario tipo nelle quali figura anche il tungsteno. Vedremo insieme la normativa, ma perché essa sia meglio comprensibile e applicabile è opportuno un pur rapido inquadramento tecnico della questione. Uno dei parametri fondamentali per ciò che concerne i pallini è la densità del materiale col quale essi sono realizzati: più alta è la densità minore sarà la ritardazione dell’aria sul pallino mentre sarà maggiore la capacità di penetrazione e, a parità di numerazione, al crescere della densità del materiale avremo un maggior peso della carica. Inoltre, per compensare la riduzione di velocità imposta dalla maggiore ritardazione al passaggio attraverso l’aria, pallini realizzati con materiali di minore densità devono avere un diametro maggiore di quelli prodotti con materiali più densi. Se l’aria “frena” troppo il pallino (di minore densità), questo perderà più rapidamente velocità: per ovviare a questo inconveniente si può aumentare la velocità alla bocca (pur se con dei limiti) ma il pallino meno denso perderà velocità più rapidamente dell’altro e quindi per compensare la perdita di velocità ed avere una sufficiente energia cinetica sul bersaglio non resta che aumentare la massa del pallino. Ciò porta ad una ulteriore conseguenza: per i pallini di minor densità (e quindi di maggior diametro a parità di peso) avremo nella cartuccia un numero minore di pallini a parità di volume disponibile. I pallini cosiddetti “non tossici” sono realizzati in bismuto, ferro (o in acciaio decarburato), in leghe ferro/tungsteno, acciaio/tungsteno o in leghe speciali di vario tipo che contengono vari leganti ma che hanno come costituenti principali tungsteno/nickel/acciaio e tungsteno/bronzo/acciaio. Queste leghe, che qui definiremo per comodità “esotiche” garantiscono una elevata densità, anche superiore a quella del piombo, devono le loro caratteristiche in primo luogo al tungsteno, che peraltro è utilizzato anche per realizzare un’altra tipologia di pallini. Si tratta di pallini che non sono costituiti da leghe metalliche bensì da matrici polimeriche che inglobano tungsteno (o sue leghe) micronizzato e che vanno a costituire quei pallini che la CIP definisce come “eterogenei” in quanto realizzati con materiali di natura diversa. Giusto per dare un’idea al lettore di cosa stiamo parlando, elenchiamo di seguito le densità del piombo e dei vari succedanei espresse in grammi su centimetri cubici. I valori di densità riportati sono indicativi perché dipendenti da fattori che i diversi produttori possono mutare quali la composizione della lega o dell’agglomerato polimero polvere metallica. Piombo legato col 3% di antimonio 11 Ferro 7,85 Bismuto legato col 3% di stagno 9,8 Ferro-tungsteno 10,3 Acciaio-tungesteno 9,4 Pallini “eterogenei” 10,8-11,2 Leghe “esotiche” con tungsteno 12-13

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I pallini con durezza al cuore uguale o inferiore a 40HV sono assimilati, quanto a normativa tecnica, ai pallini di piombo, tutti gli altri pallini hanno durezza al cuore superiore a 40HV e sono considerati steel shot. Il gruppo dei pallini “teneri” comprende quelli in lega bismuto/stagno e quelli costituiti da matrici polimeriche con polveri metalliche. Per stabilire se questi pallini sono “morbidi” o “duri” si utilizza un metodo differente che consiste nella valutazione dello schiacciamento in seguito all’urto di un peso fatto cadere da una data altezza (peso e altezza sono ovviamente normati): se la deformazione è superiore al 45% il pallino viene considerato “morbido” come quelli di piombo, se la deformazione è inferiore al 45% il pallino viene considerati “duro” e rientra tra gli steel shot. Negli stati che, come l’Italia, aderiscono alla Convenzione Internazionale di Bruxelles del 1º luglio 1969 (quella istitutiva della Commissione Internazionale Permanente), tutte le cartucce del commercio devono essere conformi alle normative CIP e per essere poste in vendita devono prima di tutto essere omologate da un Banco di Prova aderente alla CIP. Ciò vale quale che sia il tipo di munizioni o di caricamento e quindi anche le cartucce con pallini non tossici devono essere omologate e portare sulla confezione il simbolo CIP o del Banco di Prova che le ha omologate, senza l’omologazione CIP le munizioni non possono essere vendute La normativa tecnica per le steel shot entrata in vigore il 22 settembre 2007 pone (contrariamente a quanto previsto dal SAAMI, le cartucce statunitensi non omologate CIP non possono quindi essere vendute in Italia) limiti di velocità, quantità di moto e di durezza del pallino. Tale durezza, misurata al cuore, deve essere uguale o inferiore a 100HV, valore al di sotto del quale si mantengono sicuramente tutti i prodotti con pallini in ferro o in acciaio decarburato. Non ci sono previsioni nella normativa tecnica steel shot per le durezze superiori a 100HV ma nonostante questo si trovano in commercio prodotti omologati che potrebbero avere una durezza del pallini superiore ai 100HV. L’omologazione da parte di un Banco ci dice che possiamo utilizzare quelle munizioni senza rischi ma canne e strozzatori, questi ultimi in particolare, possono esserne maggiormente sollecitati, con usura più accentuata e superiori possibilità di deformazione degli strozzatori nel tempo. La minor densità del ferro rispetto al piombo è un fattore limitante e comporta anche la necessità di usare con le steel shot pallini che hanno una numerazione di due unità “sotto” a quella del pallino in piombo impiegato per quella data preda in una certa situazione di caccia. Per esempio, prendendo come riferimento la scala italiana: dove avremmo sparato del piombo 6 con lo steel shot dobbiamo utilizzare il n. 4. Usare pallini di ferro più grossi di quelli in piombo “aiuta”, ma porta come conseguenza ad avere, a parità di volume disponibile, una minore quantità di pallini. Per non avere rosate poco guarnite, fin dai primi tempi delle cartucce caricate col ferro si capì che era necessario lavorare sul borraggio in modo da aumentarne il volume interno. E lavorare sulle borre era indispensabile anche per evitare eccessive sollecitazioni a carico delle anime e delle strozzature, fossero esse fisse o con strozzatore intercambiabile.

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Ai primordi del munizionamento steel shot si sono avuti anche indesiderati “effetti pirotecnici” che hanno coinvolto le canne dei fucili; con l’evoluzione del munizionamento e quella delle canne, le prestazioni sono migliorate sensibilmente ed è scomparsa la possibilità di provocare danni al fucile. Sono altresì nate cartucce “di ferro” impiegabili anche sulle armi più datate, sia pure a prezzo di un degrado delle prestazioni. Il primo fattore su cui sono intervenuti i produttori di munizioni è stato appunto il borraggio, in primis aumentando il volume interno del contenitore e utilizzando polimeri più adatti alle maggiori sollecitazioni nelle più varie ed estreme condizioni climatiche. Nelle cartucce steel shot il borraggio deve garantire la totale protezione della canna con temperature ambientali comprese tra -20°C e +50°C e deve inoltre essere sempre preintagliato. Il pallino di acciaio è più leggero di quello in piombo ma è anche molto più duro e quindi assai meno deformabile. Questo significa che nei vari passaggi dalla camera di cartuccia alla volata il pallino di acciaio non viene deformato, cosa che invece accade, in varia misura, col piombo. Per converso, il pallino di acciaio solleciterà la canna e gli strozzatori più di quanto non faccia il pallino di piombo. Uscendo dalla volata praticamente indeformato il pallino di acciaio non subirà le variazioni di traiettoria che invece subisce quello di piombo a seconda della deformazione che porta: gli sciami saranno quindi più densi, corti e stretti rispetto a quelli in piombo. Ne risulteranno rosate più omogenee e soprattutto più concentrate oltre che con minor diametro complessivo. Ed essendo gli sciami un buon 50% più corti ed un 60% più “stretti” dovremo mirare più accuratamente e ricordarci che nei tiri angolati avremo meno possibilità di colpire il bersaglio. Il fatto che il piombo sia relativamente soffice implica la necessità di non superare un tetto di velocità iniziale che si può collocare intorno ai 410 metri al secondo, mentre il limite inferiore delle cartucce da caccia si colloca nell’intorno dei 350 metri al secondo. L’acciaio, più leggero e praticamente non deformabile, viene spinto a velocità iniziali più elevate (anche per compensare la maggiore facilità con la quale perde velocità nell’aria) e il tetto dei caricamenti USA si colloca intorno ai 460-470 metri al secondo, mentre il limite inferiore è a cavallo dei 385 metri al secondo. Per quanto riguarda i caricamenti a norma CIP, il tetto velocitario per l’acciaio è fissato a 425 m/sec per i caricamenti ordinari e 430 m/sec per quelli ad alte prestazioni (i caricamenti steel shot si dividono infatti in due categorie differenti per prestazioni e pressioni). Si tratta però di limiti che con le cariche più pesanti non sono raggiungibili in quanto la stessa normativa CIP pone un tetto anche alla Quantità di moto (Massa x Velocità) raggiungibile. Quantità di moto che per i caricamenti ordinari del 12 deve essere inferiore o uguale a 12 Newton/secondo, mentre per le cartucce ad alte prestazioni abbiamo un tetto di 13,5 N/sec per bossoli fino a mm 70, di 15 N/sec per i caricamenti magnum (bossoli 12/76) e di 19 N/sec per i caricamenti super magnum (bossoli 12/89). Le rosate dell’acciaio sono più concentrate di quelle del piombo e ciò implica la necessità di una mira più accurata ma, se andiamo a bersaglio, porta ad avere più pallini a segno rispetto al piombo. Ed avere più pallini sulla preda è positivo anche perché essendo, a parità di diametro, più leggero di quello in piombo, il pallino di acciaio avrà una minore densità sezionale e quindi una minore penetrazione a parità

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di velocità. Ma l’acciaio perde velocità più rapidamente del piombo e se la cosa è in parte compensata dalla maggiore velocità iniziale e dalla migliore aerodinamica del pallino non deformato, resta il fatto che di regola l’acciaio arriva sul bersaglio a velocità inferiori a quelle del piombo. Si è constatato che usando caricamenti ad alte prestazioni con pallini in acciaio/ferro e seguendo la regola del loro maggior diametro rispetto a quelli in piombo non ci sono sostanziali differenze nell’Energia Cinetica dei pallini fino a 50–55 metri. Questo dato dipende dalla velocità iniziale delle cariche e ci da comunque una misura della compatibilità piombo acciaio in termini di portata utile del tiro, portata per la cui determinazione effettiva dobbiamo anche mettere in conto la minore densità di alcuni pallini “duri”, il minor numero di pallini nella cartuccia steel shot e la necessità di una mira più accurata. Mette conto di sottolineare come queste considerazioni sulla portata utile siano riferite a caricamenti steel shot ad alte prestazioni, in quanto per quelli ordinari la velocità iniziale effettiva risente molto non tanto del tetto velocitario (fissato come abbiamo visto a 425 m/sec) quanto del limite superiore di quantità di moto. In effetti la reale portata utile viene ad essere drasticamente ridotta e per i selvatici più robusti la possibilità di abbattere pulitamente la preda dovrebbe collocarsi in un intorno dei 20 metri. Con i caricamenti ad alte prestazioni il braccio effettivo si allunga e, con 32-36 grammi di steel shot, l’abbattimento pulito è garantito fino a circa 30-35 metri. Sappiamo che a parità degli altri fattori la rosata dell’acciaio è più stretta e concentrata di quella del piombo. Sappiamo anche che per l’acciaio dobbiamo utilizzare pallini più grossi. La logica conseguenza è che con l’acciaio possiamo e dobbiamo utilizzare strozzature più larghe, così da aumentare l’ampiezza di rosata e sollecitare meno la canna del fucile. Gli statunitensi, che con l’acciaio hanno ormai un’esperienza sul campo vecchia di decine di anni, ritengono che si abbia una distribuzione ottimale della rosata con 32 grammi di pallini steel shot di numerazione uguale o inferiore alla BB (equivale a mm 4,57, che nella scala italiana si colloca tra 3/0 e 4/0) spinti a velocità intorno a 410-415 m/sec. utilizzando una strozzatura improved cylinder (o se preferite ****). Questo dato fra l’altro è in accordo con la normativa tecnica CIP che per pallini di diametro superiore a mm 4 impone strozzature inferiori a mm 0,5. Quello che abbiamo visto per lo steel shot “normale” vale per tutti i pallini “non tossici” con durezza superiore a 40HV ma si deve notare come la densità delle leghe cresca al crescere del contenuto di tungsteno e quando la densità inizia a superare i 10 g/cc possiamo evitare la regola dei due numeri “sotto” e utilizzare pallini di numerazione identica a quelli di piombo che avremmo altrimenti usato. Da ricordare infine che nel caso di densità molto elevate, che possono essere anche superiori a quelle del piombo, oltre a poter utilizzare pallini della stessa numerazione di quelli in piombo avremo una portata utile che sarà superiore a quella dei caricamenti col piombo. Le munizioni con pallini “morbidi” (durezza al cuore inferiore a 40HV o schiacciamento superiore al 45%) possono essere sparate in tutti i fucili, a patto ovviamente che gli stessi siano compatibili con le pressioni erogate dalle cartucce. Per quanto riguarda le munizioni con pallini “duri”, esse, come già anticipato, sono prodotte in due tipologie: ordinarie e ad alte prestazioni. Le prime possono essere

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utilizzate in tutti i fucili, le seconde solo in quelli che hanno superato la prova per munizioni steel shot e che portano il relativo punzone di prova costituito da un giglio. Per quei cacciatori che possiedono fucili già sottoposti alla prova superiore sarà possibile inviare gli stessi al Banco Nazionale di Prova per essere sottoposti a test e alla relativa punzonatura. Per i fucili più vecchi, che non erano stati sottoposti a prova superiore è sconsigliabile, anche se teoricamente possibile, inviarli al BNP per la prova steel shot: non è detto che passino il test e anche se ciò accadesse non è comunque opportuno sparare con quei fucili molte cartucce con pallini “duri” ad alte prestazioni. Tali munizioni sollecitano canne e strozzature in modo marcatamente superiore a quanto accade con i pallini di piombo e nulla garantisce che l’uso prolungato di caricamenti ad alte prestazioni non possa arrecare danni a carico delle canne. Una considerazione analoga può essere fatta anche per i più datati tra i fucili che hanno già subito la prova superiore: dovrebbero passare la prova del Banco ma non è detto che durino nel tempo. Chi spara cartucce steel shot a norma CIP in un fucile abilitato deve “aggiustare” le sue abitudini venatorie alla nuova munizione. Per il fucile sarà lo stesso che sparare cartucce con pallini di piombo, unica cosa da tenere un po’ più in vista: lo strozzatore. La normativa tecnica impone di non usare strozzatori con grado di costrizione superiore a 0,5 sparando pallini di diametro superiore ai 4 millimetri (a 3,5 millimetri con armi calibro 20). A questo si deve aggiungere che la norma CIP vieta di superare 1° nell’inclinazione del raccordo sugli strozzatori abilitati per lo steel shot, cosa che, a parte pochi fucili con strozzatori molto lunghi, limita l’uso dei pallini di acciaio a strozzatori uguali o inferiori a tre stelle: la compatibilità dello strozzatore con i pallini di acciaio è comunque indicata su tutti gli strozzatori di recente produzione. È peraltro doveroso ricordare che “chiudere” troppo la strozzatura non è produttivo con i pallini di acciaio perché con tali pallini sciame e rosata sono già più stretti di quelli che si ottengono, a parità di tutte le altre condizioni, con i pallini di piombo. Inoltre, non è affatto detto che stringendo troppo la strozzatura non si abbia una peggiore regolarità della rosata, mentre è certo che le sollecitazioni radiali a carico dello strozzatore diventano eccessive e col tempo possono portare alla deformazione dello strozzatore nella parte più sottile. Con i pallini “duri” è quindi opportuno utilizzare strozzatori “larghi” e, se si spara molto, ispezionarli con una certa frequenza, cogliendo l’occasione per pulire e lubrificare la filettatura nella canna e sul corpo dello strozzatore; eviteremo così che lo strozzatore si “sposi” alla canna e sia necessario l’intervento di un armaiolo o del produttore per rimettere le cose a posto. Questo consiglio vale comunque anche per chi spara solo “piombo” e vale più che mai se si spara molto, ma pulizia e lubrificazione della sede nella canna dovrebbero sempre far parte delle periodiche operazioni di manutenzione alle quali ciascun cacciatore è tenuto se vuol mantenere in buono stato il suo fucile. Sulle confezioni di tutte le cartucce steel shot è obbligatoria la scritta “attenzione ai rimbalzi, evitare di sparare su superfici rigide e dure”. Ciò perché con pallini “duri” (e talvolta anche relativamente leggeri) come gli steel shot la possibilità di rimbalzi è molto più accentuata che non con i pallini di piombo. Il rischio di rimbalzi esiste per superfici dure con qualsiasi angolo di incidenza, vale per la vegetazione e, al ridursi dell’angolo di incidenza vale anche per terra soffice ed acqua. Nello sparare dovremo

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tenerlo ben presente e attenerci a “zone di sgombero” molto più ampie di quanto non facciamo col piombo. Sulle confezioni delle steel shot ad alte prestazioni devono essere presenti anche scritte che avvertono di utilizzare quelle cartucce solo nelle armi progettate ad hoc e portanti il relativo punzone di prova (giglio). Se nelle cartucce ad alte prestazioni del calibro 12 sono presenti pallini di diametro superiore a mm 4 devono essere presenti le scritte che ricordano il divieto di utilizzare pallini di diametro superire a mm 4 con strozzature inferiori a mm 0,5. Il divieto all’uso di strozzatori inferiori a mm 0,5 (con le relative scritte che devono essere presenti sulle confezioni) esiste anche per le cartucce del 20 ma in questo caso il diametro massimo del pallino deve essere inferiore a mm 3,5. Tutte le scritte sono nella lingua del paese che produce le munizioni e in francese o in inglese. Sempre per i pallini “duri” sono infine obbligatorie anche scritte sui bossoli “STEEL SHOT” per tutte le cartucce e “MAX 1050 BAR” per le cartucce ad alte prestazioni. Infatti, la pressione massima ammessa per le cartucce ad alte prestazioni è appunto di 1.050 Bar (la prova per le armi punzonate col giglio è di 1.320 Bar) mentre per le munizioni a prestazioni ordinarie la P. Max ammessa è 740 Bar per il 12/70, 780 Bar per il 16/70 e 830 Bar per il 20/70. Diametri dei pallini di ferro/acciaio secondo la scala USA T .200” (mm 5,08) , BBB .190" (4,83mm), BB .180" (4,57mm), 1 .160" (4,06mm), 2 .150" (3,81mm), 3 .140" (3,56mm), 4 .130" (3,30mm), 5 .120" (3,05mm), 6 .110" (2,79mm), 7 1/2 .100" (2,41mm), 8 .090" (2,29mm), 8 1/2 .085" (2,16mm), 9 .080" (2,03mm). Numerazione italiana del piombo e corrispondenza con i pallini di ferro

Numerazione Diametro Pallino Pb Corrispondente pallini di ferro

Numero più vicino della

numerazioneitaliana Millimetri Diametro in millimetri Italiana

14 1,1 1,24 13 13 1,3 1,46 12 12 1,5 1,69 11

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11 1,7 1,91 10 10 1,9 2,14 9 9,5 2 2,25 8 – 8,5 9 2,1 2,36 7,5

8,5 2,2 2,48 7 8 2,3 2,59 7

7,5 2,4 2,7 6 7 2,5 2,81 5 6 2,7 3,04 4 5 2,9 3,26 3 4 3,1 3,49 2 3 3,3 3,71 1 2 3,5 3,94 0 1 3,7 4,16 2/0 0 3,9 4,38 3/0

2/0 4,1 4,61 4/0 3/0 4,3 4,85 5/0 4/0 4,5 5,06 5/0 5/0 5 5,61 6/0 6/0 5,6 6,3 7/0 7/0 6,2 6,96 8/0 8/0 6,8 7,7 9/0-10/0 9/0 7,4 8,42 11/0 10/0 8 8,9 11/0 11/0 8,6 9,7 -

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Il punzone col giglio di Francia contraddistingue i fucili che hanno superato la prova con pallini di acciaio a 1.320 bar. Solo questi fucili possono essere caricati con munizioni steel shot ad alte prestazioni. I fucili senza “giglio”, anche quelli che hanno superato la prova superiore 1.370 bar col piombo, possono utilizzare solo cartucce steel shot con caricamento ordinario e cartucce caricate con pallini al bismuto o con pallini eterogenei

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Riassumendo

Usare lo steel shot ad alte prestazioni solo nei fucili “col giglio” Pallini in ferro di due numeri più piccoli (maggior diametro) degli

equivalenti in piombo Impiegare solo strozzatori steel rated e non sparare mai pallini di diametro

superiore a mm 4 con strozzatura uguale o superiore a mm 0,5 nel calibro 12; per il calibro 20 con strozzatura uguale o superiore a mm 0,5 il diametro pallino scende a mm 3,5

Rosate più strette e più regolari Portata effettiva per l’abbattimento pulito della preda: intorno ai 20 metri

con caricamenti a prestazioni standard (utilizzabili in tutti i fucili); con i caricamenti ad alte prestazioni il braccio effettivo si allunga e, con 32-36 grammi di steel shot, l’abbattimento pulito è garantito fino a circa 30-35 metri

Non sparare mai contro superfici rigide e dure, il pallino steel shot è più soggetto ai rimbalzi di quello in piombo

ADRENALINA A CACCIA

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È da tutti risaputo che quando si caccia la sensazione di rinculo diventa spesso minima quando non addirittura praticamente inesistente, poi però può capitare che il giorno dopo la spalla duole e sulla nostra pelle ci sono ematomi da concussione, e magari, se abbiamo sparato molto o usato grossi calibri, abbiamo anche le orecchie che fischiano… mentre al momento sembrava che gli spari fossero quasi come ovattati. Può anche capitare che nella concitazione della caccia, i colpi partano quasi inavvertitamente, oppure che la nostra vista sia concentrata sulla preda senza altro notare, o che non sentiamo quello che il vicino ci stà dicendo. Perché tutto questo può succedere? La risposta la troviamo nel fatto che l’eccitazione, quando non la foga, della caccia origina un fattore emozionale che incide sul nostro sistema nervoso più o meno come accade con lo stress in presenza di eventi “traumatici”. Da tempo si è presa cognizione del fatto che lo stress è responsabile del deterioramento delle prestazioni cognitive e fisiche, con conseguenti fenomeni (ben documentati nella letteratura scientifica) quali visone a tunnel, esclusione uditiva, distorsione temporale, perdita del coordinamento motorio fine e di quello complesso, spari accidentali apparentemente inesplicabili, comportamenti “bizzarri”. Le cause di tali fenomeni sono state a lungo indagate e oggi sappiamo che le prestazioni di un individuo sotto stress (vale anche per il cacciatore, sia pure con l’ovvia notazione del fatto che il livello di stress è ovviamente inferiore) sono collegate al sistema nervoso autonomo vegetativo. Questo controlla tutte le funzioni

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volontarie ed involontarie del corpo ed è diviso nei sistemi parasimpatico (PNS) e simpatico (SNS) o ortosimpatico. Il sistema nervoso parasimpatico (PNS) insieme al sistema ortosimpatico, regola le funzioni dei singoli organi e l’omeostasi dell’intero organismo (L'omeostasi è la condizione di stabilità interna degli organismi che deve mantenersi anche al variare delle condizioni esterne attraverso meccanismi autoregolanti). Il sistema parasimpatico ha i propri centri nervosi nell’encefalo (mesencefalo e rombencefalo) e nel tratto sacrale del midollo spinale, per cui è anche chiamato sistema autonomo cranio sacrale; tale sistema riduce la frequenza respiratoria, aumenta la secrezione acida gastrica, Il PNS è dominante nei momenti in cui l’individuo non è sottoposto a stress ed ha percezione di tranquillità e sicurezza. Il PNS controlla un certo numero di funzioni critiche di sopravvivenza, quali l'acutezza visiva, i processi cognitivi e l'esecuzione di “manovre” che richiedono coordinamento motorio fine o complesso. Tuttavia, quando ci troviamo di fronte a una minaccia oppure a un fenomeno che crea una forte e subitanea eccitazione, il sistema nervoso simpatico (SNS) viene attivato involontariamente, con conseguente rilascio immediato di ormoni dello stress. Il SNS costituisce la sezione del sistema nervoso autonomo costituita da centri situati nel tratto toraco-lombare del midollo spinale, con il sistema parasimpatico concorre a regolare le funzioni degli organi della vita vegetativa (circolazione, respirazione, digestione). Ha connessioni con la midollare del surrene ed è essenziale per il mantenimento dell’omeostasi dell’organismo di fronte agli stimoli ambientali sfavorevoli. In condizioni di stress, dovuto sia a fattori fisici sia emozionali, gli impulsi del sistema simpatico aumentano di molto. In virtù di questo i bronchioli si dilatano per facilitare gli scambi gassosi; le contrazioni cardiache sono più forti e più frequenti; le arterie cardiache e dei muscoli volontari si dilatano portando una maggiore quantità di sangue a questi organi; i vasi sanguigni periferici si contraggono, rendendo la cute fredda, ma fornendo sangue agli organi essenziali; le pupille si dilatano; il fegato rilascia glucosio per poter disporre di energia in maniera più veloce; la peristalsi rallenta; i capelli si drizzano e la traspirazione aumenta. (Nota: Per Peristalsi si intende la contrazione ordinata e coordinata della muscolatura liscia presente in organi tubulari capace di determinare un movimento ondoso che consente alle sostanze contenute in questi organi di procedere in un determinato senso. L'attività peristaltica è caratteristica del canale digerente e oltre che nell'intestino e negli altri segmenti dell'apparato digerente è presente anche in altri organi tubulari quali l'uretere o le tube uterine.)

Il trasmettitore del sistema simpatico è la noradrenalina e il suo aumento dovuto appunto alla attività del simpatico è lo stesso che il corpo riceverebbe da un'iniezione

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di adrenalina, ecco perché il termine adrenergico è usato per riferirsi al sistema nervoso simpatico. Gli effetti del rilascio di adrenalina sono: aumento del consumo di ossigeno, diminuzione della fatica nelle parti periferiche del corpo, aumento del rendimento metabolico, aumento del consumo di sostanze nutritive, dilatazione delle pupille, aumento della frequenza cardiaca, vasocostrizione a livello cutaneo, aumento della pressione arteriosa. È importante notare che sotto l’effetto dell’adrenalina i muscoli delle mani e delle braccia divengono più forti, a volte l’aumento della forza è incredibile, e nello stesso tempo vengono ad essere degradate le capacità di coordinamento motorio fine e complesso. La stimolazione del sistema nervoso simpatico causa il rilascio degli ormoni dello stress. Il flusso di questi, adrenalina in primis, provoca incremento della pressione arteriosa e maggiore irrorazione alle masse muscolari più grandi (con conseguente aumento delle capacità di coordinamento motorio grossolano e della forza muscolare), vasocostrizione dei vasi sanguigni secondari alle estremità, mutamenti della fisiologia dell’occhio, blocco del processo digestivo. La combinazione di questi cambiamenti fisiologici aiutava l'uomo primitivo ad evitare di trasformarsi in un pasto per un altro predatore, ma crea un handicap per quelle “abilità fondamentali” basate sulla coordinazione mano/occhio, su alti livelli di acutezza visiva e di esattezza dei movimenti e su un più elevato livello di elaborazione cognitiva. Perché queste “abilità fondamentali” lavorino al meglio è necessario che ad essere dominante sia il sistema nervoso parasimpatico (PNS). Purtroppo, l'attivazione dello SNS è automatica ed inibisce in modo incontrollabile il PNS. La dominanza dello SNS ha implicazioni catastrofiche sulla visione, sull’elaborazione conoscitiva, come pure sulle prestazioni connesse col coordinamento motorio fine e complesso. A titolo di esempio, l'attivazione del sistema nervoso simpatico causerà la perdita della vista vicina, interromperà la percezione tridimensionale e ridurrà l’ampiezza del campo visivo. Si consideri che la vista è la madre di tutti i sensi ed è la fonte sensoriale primaria su cui il cervello fa affidamento nelle situazioni di “tensione emotiva”. E se la vista trasmette al cervello informazioni alterate, il riconoscimento della situazione e l’abilità nell’elaborazione dei “dati” saranno difettosi. L’attivazione del SNS è ancor più devastante sull'elaborazione conoscitiva, che è operazione estremamente efficiente e veloce come un lampo in assenza di stress, nella quali è il PNS ad essere dominante. Si tratta di un processo che è normalmente controllato dalla corteccia cerebrale e dalle funzioni più elevate del cervello. Ma l'attivazione del SNS inibisce proprio le funzioni più elevate del cervello concentrate nella corteccia cerebrale, con conseguente deterioramento della capacità di riconoscimento dei fatti, della selezione della risposta e della capacità a comunicare pensieri complessi. Il risultato è un aumento drammatico del tempo di reazione. Il tiro, anche quello di caccia, richiede abilità motorie e, come noto, il coordinamento motorio si divide in tre categorie: grossolano, fine e complesso. Oltre un secolo di ricerche ha dimostrato che quando il sistema nervoso simpatico è attivato diventa possibile effettuare con facilità solo le operazioni connesse col coordinamento motorio grossolano. Sono invece fortemente degradate attività che richiedono coordinamento motorio fine e coordinamento motorio complesso.

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Lo studio degli effetti indesiderati connessi con l’attivazione del sistema nervoso simpatico in condizioni di stress ha permesso di identificare e comprendere fenomeni che hanno grande rilevanza sia nello svolgimento dei fatti, sia nelle indagini successive. Visione a tunnel, perdita della profondità di campo e della percezione tridimensionale, errata identificazione del livello di pericolo e/o della sua provenienza, alterazione delle capacità di coordinamento motorio, disturbi del processo cognitivo, ricordi alterati ed amnesie. Sono questi solo alcuni dei fenomeni che si verificano sotto stress per l’influsso del SNS, nel caso del cacciatore riveste particolare importanza l’alterazione delle capacità di coordinamento motorio. Già verso la fine del XIX secolo i ricercatori osservarono come al crescere dello stress si assisteva al progressivo degrado della capacità di eseguire operazioni che richiedono accuratezza e precisione, nonché di quelle che comportano manovre manuali complesse. Gli scienziati hanno ormai realizzato che lo stress fisico e quello mentale agiscono diversamente sui differenti tipi di abilità motorie e da tempo (fine anni ’70) si è preso a classificare le abilità motorie (capacità di coordinamento motorio) lungo una scala progressiva e continua che va dal coordinamento fine a quello grossolano, a seconda delle dimensioni della muscolatura, della complessità dell’azione da svolgere, della fatica che quell’operazione comporta. Ulteriori ricerche hanno poi dimostrato che l’attivazione del sistema nervoso simpatico provoca il deterioramento delle capacità di coordinamento motorio fine e complesso. Le capacità di coordinamento motorio sono oggi divise in tre categorie di base che vengono di seguito elencate e definite. Coordinamento motorio grossolano: azioni che coinvolgono i muscoli e i gruppi muscolari di maggiori dimensioni. Generalmente parlando si tratta di eventi riconducibili a semplici azioni di forza o ad azioni che richiedono movimenti semplici e simmetrici. Coordinamento motorio fine: azioni che richiedono il coordinamento mano/occhio ed abilità manuale. Esempio tipico è il tiro di precisione con un’arma da fuoco, ma possono essere definiti come appartenenti a quel dominio anche azioni quali inserire un caricatore o azionare una sicura. Coordinamento motorio complesso: azioni che coinvolgono una serie di gruppi muscolari in movimenti che richiedono coordinazione mano/occhio, precisione e sincronizzazione del movimento, buona definizione della collocazione spaziale. In questo caso i movimenti sono articolati, se non complessi, e fanno lavorare i gruppi muscolari in modi differenti ed asimmetrici. In relazione alle armi da fuoco esempi di coordinamento motorio complesso sono lo smontaggio di un’arma o posizioni di tiro efficaci ma non istintive che per essere utilizzate correttamente sotto stress richiedono un allenamento continuo e metodico. Utilizzando l’incremento della frequenza cardiaca come un mezzo per monitorare le performance, gli scienziati hanno dimostrato come livelli elevati o anche moderati di stress interferiscono sia con il processo cognitivo e decisionale, sia col coordinamento motorio fine e complesso. Per converso, non sono alterate da alti livelli di stress quelle abilità motorie dominate da grandi gruppi muscolari, che richiedono solo un minimo di coordinamento motorio fine e non hanno a che fare che in misura minima con processi cognitivi e decisionali di una qualche complessità. Gli studi hanno dimostrato che il coordinamento motorio fine degrada quando la

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frequenza del battito cardiaco raggiunge le 115 pulsazioni al minuto, mentre il coordinamento motorio complesso deteriora con un ritmo cardiaco uguale o superiore a 145 pulsazioni al minuto. Per contro il coordinamento motorio grossolano non risente dei maggiori livelli di stress. Verifiche delle pulsazioni cardiache sono state eseguite su tiratori IPSC e su operatori impegnati in simulazioni operative. Pulsazioni da 140 a 160 battiti non erano rare e qualcuno è arrivato perfino a 200 battiti al minuto. Per un cacciatore che vede “materializzarsi” la preda importante e ambita i ritmi cardiaci dovrebbero essere inferiori, ma sarebbe qualche test al riguardo sarebbe sicuramente interessante. Gli studi cui viene qui fatto riferimento mettono l’accento sul deteriorare delle capacità al crescere dei livelli di stress. A bassi livelli di attivazione del sistema nervoso simpatico subiscono un principio di degrado sia le attività che richiedono coordinamento motorio fine, sia quelle che si basano sul coordinamento motorio complesso. Vengono in effetti ad essere degradate tutte le attività che richiedono destrezza (ad esempio la gestione dello scatto di un’arma) e il fatto è in perfetto accordo con i fenomeni di vasocostrizione che lo SNS induce sui vasi sanguigni delle mani e delle dita. Ad alti livelli di attivazione dello SNS ci si può attendere un deterioramento completo del coordinamento motorio fine e di quello complesso, con degrado elevato di tutte le azioni che li richiedono ed esecuzione solo di quelle azioni e quelle tecniche che coinvolgono prevalentemente o esclusivamente il coordinamento motorio grossolano. Un aspetto particolarmente importante dei disturbi motori è la risposta neurologica chiamata “Interlimb Interaction” che si può tradurre con interazione fra gli arti e che spiega come la necessità di movimenti simultanei originati da più cause possano portare ad interazioni neurali e biomeccaniche fra gli arti e all’interno degli stessi. L’interazione fra gli arti viene definita come “qualsiasi azione di un arto, reale o immaginata, che ha un effetto similare ma di minore entità su un altro arto”. L’interazione fra gli arti è comunemente associata con spari accidentali in presenza di situazioni stressanti. Di regola, uno o più spari accidentali originati da interazione fra gli arti appartengono a una delle tre seguenti categorie: overflow activity (overflow significa eccesso, inondazione, profusione, superamento della capacità, ad esempio di memoria di un computer), perdita di equilibrio, startle response (reazione di sorpresa). Si ha “overflow activity” quando una forte sollecitazione a carico di un muscolo o un gruppo di muscoli origina un impulso neurologico che sovraccarica il sistema nervoso e attiva involontariamente un muscolo o un gruppo muscolare opposto. La “perdita di equilibrio” è il caso di “interlimb interaction” nel quale l’azione del corpo che tenta di riguadagnare l’equilibrio che ha perso (o sta perdendo, o che sembra stia perdendo) porta invariabilmente ad allungare un braccio ed a cercare di afferrarsi ad un oggetto: questa azione porta ad una azione involontaria che crea una contrazione nell’arto superiore opposto a quello impegnato; il cacciatore potrebbe quindi lasciar andare l’asta del fucile per “aggrapparsi” a qualche cosa che magari neppure esiste. Quella che viene definita come “startle response” inizia con un sobbalzo, uno spavento, un sussulto mentre l’interessato si trova già in uno stato di stress nervoso o fisico. E in presenza della causa scatenante si verificano, nell’arco di circa 150

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millisecondi, quattro eventi separati qui elencati in sequenza: battito di palpebre, la testa e la parte superiore del tronco si spingono in avanti, le braccia si piegano al gomito, le mani si serrano a pugno. Una persona sotto stress, con l’adrenalina già in circolo, serra le mani esercitando una forza pari a 25 libbre (kg 11,35): quanti “grammi” servono per far scattare un grilletto? Ecco uno dei motivi per i quali non si deve mai tenere il dito sul grilletto se non siamo pronti a sparare.