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INDICE

1  PREMESSA ................................................................................................................................. 2 

2  QUADRO CONOSCITIVO ESISTENTE ................................................................................ 4 

2.1  FUSO GRANULOMETRICO DELLE SABBIE NATIVE ................................................................... 4 

2.2  DISPONIBILITÀ DI CAVE SOTTOMARINE ................................................................................. 6 

3  SELEZIONE DELLE POSSIBILI AREE DI CAVA .............................................................. 8 

3.1  PRIMA CAMPAGNA DI INDAGINI ............................................................................................. 9 

3.2  SECONDA CAMPAGNA DI INDAGINI ...................................................................................... 11 

4  SINTESI DELLE ATTIVITÀ DI SELEZIONE E CARATTERIZZAZIONE DELLE

CAVE ......................................................................................................................................... 14 

4.1  AGGIORNAMENTO DEI PARAMETRI GRANULOMETRICI DI RIFERIMENTO .............................. 14 

4.2  CAVA SOTTOMARINA DI ORTONA........................................................................................ 16 

4.2.1  Aspetti Geofisici ............................................................................................................. 16 

4.2.2  Aspetti Ambientali (chimici, eco tossicologici, biologici) .............................................. 17 

4.2.3  Aspetti Idrodinamici e morfodinamici ........................................................................... 17 

4.2.4  Elementi caratteristici della cava di Ortona e prescrizioni tecniche ............................ 19 

4.3  CAVA SOTTOMARINA DI VASTO .......................................................................................... 21 

4.3.1  Aspetti Geofisici ............................................................................................................. 21 

4.3.2  Aspetti Ambientali (chimici, eco tossicologici, biologici) .............................................. 22 

4.3.3  Aspetti Idrodinamici e morfodinamici ........................................................................... 22 

4.3.4  Elementi caratteristici della cava di Vasto e prescrizioni tecniche ............................... 24 

5  CONCLUSIONI ........................................................................................................................ 26 

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SECONDA FASE DI ATTUAZIONE (CIPE 20/2004 – CIPE35/2005 – CIPE 3/2006)

CAVE SOTTOMARINE – ATTIVITÀ DI CARATTERIZZAZIONE

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1 Premessa

I lavori in epigrafe, di cui alla Seconda Fase di Attuazione degli Interventi di Difesa e

Gestione della Fascia Litoranea su Scala Regionale per la Regione Abruzzo,

riguardano i litorali dei comuni di Martinsicuro, Roseto Degli Abruzzi, Silvi, Pineto,

Montesilvano, Casalbordino, Vasto ed Ortona.

Consistono in lavori di riqualificazione e realizzazione di opere a gettata in massi

naturali (barriere sommerse e pennelli parzialmente emersi per il tratto di radicamento

a terra), abbinati ad interventi di ripascimento delle spiagge (contraddistinte da sabbie

fini) per un quantitativo complessivo di circa 1.000.000 di m3 di sedimenti aventi

caratteristiche fisiche e chimiche compatibili con le sabbie “native” presenti lungo i

litorali oggetto degli interventi.

In dettaglio le forniture e le provviste necessarie per l’esecuzione dei lavori di ripascimento, si

articolano per i distinti siti di intervento nei seguenti quantitativi:

• Sito 1 – Martinsicuro. 179.845 m³ ; • Sito 2 - Roseto degli Abruzzi.

Zona nord (località Cologna Spiaggia). 79.000 m³.

Zona sud (località Foce Vomano). 165.645 m³;

• Sito 3 - Pineto e Silvi. Area nel Comune di Pineto. 150.000 m³;

Area nel Comune di Silvi. 75.568 m³.

• Sito 4 - Montesilvano. 130.516 m³. • Sito 5 - Casalbordino. 171.537 m³. • Sito 7 - Ortona. 58.677 m³.

Ai sensi di quanto disposto dall’art. 79 “Materiale di ripascimento delle spiagge” del

Capitolato Speciale di Appalto l’appaltatore, prima dell’effettivo inizio dei lavori di

ripascimento, deve preventivamente espletare, in contraddittorio con l’Ufficio della

Direzione Lavori, una serie di indagini conoscitive e di dettaglio per la selezione delle

cave sottomarine di approvvigionamento dei suddetti interventi di ripascimento.

A tal scopo sin dalle fasi propedeutiche alla consegna e concreto inizio dei lavori

l’Appaltatore e l’Ufficio della Direzione dei Lavori hanno predisposto unitamente ai

tecnici del Servizio Opere Marittime e Qualità delle Acque Marine della Regione

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Abruzzo e con il coordinamento del Responsabile Unico del Procedimento un piano di

indagini geognostiche e relative attività di laboratorio e studi specialistici correlati,

finalizzati alla caratterizzazione geofisica ed ambientale di quattro ambiti litoranei da cui

selezionare almeno due aree da utilizzare quali “cave sottomarine” per i lavori di

ripascimento.

Nei capitoli seguenti è riportata una sintesi delle distinte attività condotte rimandando,

per gli eventuali approfondimenti, alle specifiche relazioni, elaborati grafici di dettaglio e

certificati di laboratorio.

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2 Quadro conoscitivo esistente

Gli interventi di ripascimento contemplati dai lavori in epigrafe, per le elevate volumetrie

necessarie (complessivamente pari a circa 1.000.000 m3) e la distribuzione di queste

quantità lungo molteplici siti di intervento (articolati in 8 aree con quantitativi variabili da

60.000 m3 a 180.000 m3 circa), di fatto impongono la selezione di cave sottomarine

contraddistinte dalla presenza di sedimenti aventi caratteristiche chimico-fisiche

compatibili con il materiale già presente lungo le spiagge di intervento. Questa attività di

selezione preventiva delle aree sottomarine da cui approvvigionarsi deve tenere conto

degli aspetti di carattere ambientale e tecnico-economico riconducibili non solo alle fasi

di movimentazione e refluimento lungo le spiagge dei sedimenti marini ma anche alle

successive fasi di “esercizio” degli interventi di ripascimento combinati alla presenza

delle opere rigide.

A tal riguardo, nella fase di progettazione degli interventi in epigrafe, si è tenuto conto

dell’esperienza maturata in tal senso già nell’ambito della Prima Fase di attuazione

definendo i parametri caratteristici delle sabbie di ripascimento sulla base dei “fusi

granulometrici” relativi sia ai siti di intervento (rappresentativi delle così dette sabbie

“native”) sia alla cava sottomarina utilizzata per i ripascimenti condotti a suo tempo

(dicembre 2006 – gennaio 2007).

Come previsto dal Capitolato Speciale di appalto dei lavori in epigrafe, nelle fasi

propedeutiche agli interventi di ripascimento si è provveduto ad aggiornare il quadro

conoscitivo relativo alle seguenti tematiche:

- caratteristiche granulometriche delle sabbie native che costituiscono uno degli

elementi tecnici di riferimento per la selezione delle cave di prestito;

- caratteristiche tecnico-ambientali delle possibili cave sottomarine da utilizzare per

gli interventi di ripascimento.

2.1 Fuso granulometrico delle sabbie native

Nella fase di progettazione dei lavori in epigrafe sono stati definiti i criteri di accettazione

cui devono rispondere le sabbie di ripascimento per gli aspetti granulometrici utilizzando

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molteplici indagini di campo e le relative analisi di laboratorio. Tenuto conto delle

caratteristiche granulometriche rappresentative delle spiagge oggetto degli interventi di

ripascimento, sono stati definiti i seguenti parametri “granulometrici” compatibili con gli

obiettivi progettuali e rappresentativi delle sabbie provenienti dalle cave sottomarine da

adibire agli approvvigionamenti del materiale di ripascimento.

Con riferimento a quanto disposto in tal senso dal Capitolato Speciale di Appalto (art.

79) il relativo piano di caratterizzazione deve contemplare analisi granulometriche (da

condurre con una frequenza minima di 1 campione ogni 100.000 m3 di materiale che si

prevede di estrarre) al fine di verificare che “la frazione più fine dei sedimenti aventi

diametro inferiore a 0,0625 mm (pari a 4φ) non ecceda in peso il 25% per le cave

sottomarine ed il 10% per le cave terrestri”.

Questi valori limiti per la frazione pelitica presente nelle cave di approvvigionamento

sono stati stabiliti nella previsione che nelle fasi di coltivazione della stessa cava

(operazioni di dragaggio) e nel successivo trasferimento ai punti di ripascimento i

necessari accorgimenti tecnici per queste lavorazioni (ad es. il lavaggio per overflow

nella fase sia di dragaggio e la dispersione con le acque di refluimento dalle colmate

nella fase di messa a ripascimento) tali da assicurare comunque il rispetto delle

caratteristiche granulometriche dei sedimenti da porre in “opera” lungo i litorali al fine di

assicurare al termine dei lavori il rispetto dei seguenti requisiti dei parametri

granulometrici.

PARAMETRI GRANULOMETRICI DI RIFERIMENTO

LIMITI CARATTERISTICI DEI SEDIMENTI POSTI A RIPASCIMENTO

Diametro medio φφ 80.250.1 ≤≤ M Deviazione standard 5.0≤σ

Percentuale limite di fino Passante a %154 ≤φ Percentuale limite delle ghiaie Trattenuto a %025.2 =− φ

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2.2 Disponibilità di cave sottomarine

Le prime indagini di geofisica marina finalizzate alla ricerca e caratterizzazione di

giacimenti sottomarini di sabbie per gli interventi di ripascimento dei litorali abruzzesi

sono state condotte dal gruppo di lavoro del Dipartimento di Scienze della Terra

dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” coordinato dal Prof. G. B. La Monica

su incarico della Provincia di Teramo. Lo scopo delle suddette attività di studio,

contraddistinte dall’esecuzione di apposite campagne di prospezioni geofisiche

condotte dal 1999 al 2003, era quello di individuare e caratterizzare i possibili depositi

sabbiosi presenti sulla piattaforma continentale dell’Abruzzo valutandone la fattibilità

tecnica ed economica nella previsione di un loro utilizzo per i ripascimenti dei litorali.

Nell’ambito di quelle attività il limite delle prospezioni era stato confinato tra le

batimetriche dei 30 m e 100 m s.l.m., che sostanzialmente individua la fascia della

piattaforma continentale adriatica e che “include” i depositi sabbiosi relitti (unità

trasgressive TST inferiore e intermedio) di possibile interesse anche se “sepolti” da un

cuneo pelitico di deposito recente (unità trasgressiva TST superiore e di alto

stazionamento tardo olocenica HST) avente spessori anche di decine di metri.

Fig.2.2 Ubicazione delle tre aree in cui si sono concentrate le prospezioni geofisiche (1999-2003). Le isolinee più scure indicano lo spessore della copertura pelitica. (estratto da: “Individuazione e

caratterizzazione dei depositi sabbiosi

presenti sulla piattaforma continentale

abruzzese; valutazione di un loro

utilizzo ai fini di ripascimento di litorali

in erosione” Rapporto conclusivo della

II fase

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In sintesi, le suddette campagne di indagini di fatto hanno portato ad escludere la

disponibilità al largo delle coste abruzzesi di giacimenti di sedimenti marini oltre la

profondità di -30,0 m s.l.m. fatta eccezione per un’area, posta su fondali superiori a 100

m circa 60 km ad est di San Benedetto del Tronto, che per gli aspetti tecnico operativi

delle attività estrattive, risulta tuttoggi condizionata dalla presunta presenza di ordigni

bellici (segnalata dagli organi militari della NATO nel 2005 e riconducibili alla recente

“guerra dei balcani”). E’ però presente anche un’altra area di cava, in concessione per i

diritti di estrazione alla società Arenaria s.r.l. (già Eurobuilding), posta al largo di

Civitanova Marche (quindi prospiciente la Regione Marche) su fondali comunque

superiori a 80 m. Quest’ultima area peraltro è già stata utilizzata come cava di prestito

in occasione del primo intervento di ripascimento a scala regionale (dal 9/12/2006 al

10/01/2007 in 46 cicli di dragaggio-refluimento condotti dalla draga “Pearl River” per un

quantitativo totale di circa 600.000 m3).

Le caratteristiche tecnico-operative di queste cave sottomarine impongono l’impiego di

draghe semoventi auto caricanti aspiranti-refluenti (internazionalmente note come

“trailing suction hopper dredgers” TSHD) di ultima generazione, note anche come

“draghe jumbo” aventi dimensioni ragguardevoli (1) tecnicamente indispensabili per

poter lavorare a quelle profondità.

Pertanto nell’ambito della progettazione esecutiva si è valutata l’opportunità di

aggiornare il “quadro conoscitivo” esistente effettuando una nuova campagna di ricerca

di eventuali aree sottomarine poste lungo la fascia litoranea, anche a profondità

inferiori a -20,0 m s.l.m. che non erano state prese in considerazione nel corso delle

attività di ricerca condotte in precedenza. Questi “giacimenti”, purché compatibili con le

sabbie native, ricadendo su fondali più contenuti presentano degli innegabili vantaggi di

carattere tecnico operativo e possono costituire una valida “risorsa” di riferimento

anche per i successivi interventi manutentivi dei litorali abruzzesi.

1 Sono classificate come tali le TSHD che hanno una capacità di carico superiore a 10.000 m3 e che pertanto hanno scafi la cui lunghezza “fuori tutto” (LOA) consente l’allestimento di “bracci draganti” che possono raggiungere fondali con profondità superiori anche a 100 m. Attualmente in tutto il mondo si annoverano 13 “draghe jumbo” e di queste quelle in grado di superare la soglia di 80 m sono solo 6 tra le quali si annovera la “Pearl River” che ha eseguito i lavori di ripascimento della Prima Fase.

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3 Selezione delle possibili aree di cava

Nell’ambito della prima fase di pianificazione delle attività di ricerca e caratterizzazione

delle possibili cave sottomarine contemplate dai lavori in epigrafe, sono state prese in

considerazione quattro aree di ricerca in “ambito litoraneo” così distinte in funzione

della loro collocazione geografica: Martinsicuro, Giulianova, Ortona e Vasto.

Fig. 3.1 – Localizzazione delle possibili cave sottomarine da utilizzare per i lavori di ripascimento del litorale abruzzese

CAVA “ARENARIA”

“S. BENEDETTO DEL TRONTO”

GIULIANOVA

ORTONA

VASTO

MARTINSICURO

NUOVE AREE SOTTOMARINE (DA CARATTERIZZARE)

AREE SOTTOMARINE AL LARGO (GIA’ CARATTERIZZATE)

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3.1 Prima campagna di indagini

Per queste quattro aree sono stati condotti preliminarmente (febbraio 2009) rilievi

batimetrici e prospezioni geofisiche, abbinate anche a campionamenti dei sedimenti

presenti sulla superficie dei fondali investigati, coprendo per ciascun sito le seguenti

estensioni superficiali:

Martinsicuro: circa 55.8 ha

Giulianova: circa 58.0 ha

Ortona: circa 274.1 ha

Vasto: circa 73.1 ha

Per l’espletamento di questa fase di indagini l’Appaltatore si è avvalso del supporto

tecnico-scientifico della G-tec s.a., una delle aziende leader a livello internazionale nel

campo delle prospezioni e analisi geofisiche in ambiente marino. Il coinvolgimento della

struttura tecnico-logistica della ARTA, che ha messo a disposizione l’imbarcazione

Ermione per l’espletamento di tutte le indagini, ha assicurato un controllo continuo e

puntuale sullo svolgimento di tutte le fasi di indagine.

L’insieme di queste indagini ha consentito una prima interpretazione delle

caratteristiche morfologiche dei fondali ed in particolare una prima distinzione delle

aree potenzialmente contraddistinte da depositi “significativi” di sedimenti comunque

non condizionate da eccessivi spessori di materiale fino (limi e/o argille).

Sulla base di queste prospezioni geofisiche indirette, è stata pianificata (marzo 2009)

una campagna di sondaggi diretti dei fondali tramite l’impiego di vibro-carotiere per il

prelievo di colonne stratigrafiche dei depositi marini in esame. Sulla base di questa

attività di campionamento ed analisi oltre a riscontrare direttamente la incompatibilità

dei fondali posti al largo di Martinsicuro e Giulianova con le finalità degli interventi di

ripascimento contemplati dai lavori in epigrafe, si è potuto definire in modo oggettivo

l’esatta calibrazione ed interpretazione della serie di dati acquisiti nell’ambito della

prima campagna di prospezione geofisica indiretta.

Questa prima serie di campionamento dei fondali tramite carotaggi a vibrazione

(condotti dalla Geomarine s.r.l. dal 22 aprile al 6 maggio 2009 utilizzando il pontone

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Vigliena) non ha fornito dati pienamente esaustivi a causa della difficoltà oggettiva di

“penetrare” i fondali per tutto lo spessore di 5,0 m che ci si era prefissati e soprattutto

per le problematiche di carattere operativo incontrate nel cercare di “recuperare” carote

in percentuali significative rispetto agli spessori attraversati. Di conseguenza per i siti di

Vasto ed Ortona, che sin dalle prime prospezioni geofisiche risultavano i più

“promettenti” per gli aspetti sedimentologici, si è proceduto ad eseguire, alcuni

carotaggi a rotazione di tipo tradizionale (indagini condotte dalla Tecnosoil al fine di

acquisire ulteriori ed inconfutabili elementi di riscontro diretto in merito alla

composizione stratigrafica dei fondali.

Tutti i campioni sono stati prelevati sotto il controllo diretto dei tecnici del Dipartimento

Provinciale di Pescara dell’ARTA e successivamente sottoposti alle analisi

granulometriche e biotossicologiche presso i laboratori della stessa Agenzia.

L’insieme dei dati acquisiti in questa prima fase delle attività di ricerca e

caratterizzazione delle possibili cave sottomarine è stato oggetto anche di una

specifica attività di controllo e valutazione da parte del gruppo di ricerca dell’Area di

Geofisica (coordinato dalla Prof. L. Orlando) del Dipartimento di Idraulica, Trasporti e

Strade della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Roma “La Sapienza”.

Le attività condotte dal suddetto gruppo di ricerca (maggio-giugno 2009) hanno

riguardato la rielaborazione dei dati grezzi forniti dalla G-tec nonché la conseguente

rivisitazione critica dei risultati delle prospezioni geofisiche indirette, tarati e comparati

con l’esito delle prospezioni dirette fornite dai carotaggi a rotazione e delle relative

analisi di laboratorio. Sulla base dei risultati forniti da questa attività di analisi del

gruppo universitario, si è concordato di restringere il campo di indagine ai soli siti di

Vasto ed Ortona per i lavori in epigrafe riservandosi di pianificare per il futuro nuove

eventuali campagne di indagine finalizzate alla ricerca di ulteriori giacimenti di

sedimenti “sotto costa” che seppure contraddistinti da quantitativi contenuti potrebbero

essere proficuamente destinati agli interventi di manutenzione dei litorali più limitrofi.

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3.2 Seconda campagna di indagini

Per i due siti di Ortona e Vasto gli elementi tecnici acquisiti nella prima campagna di

indagini hanno confermato in modo oggettivo la possibile presenza di “giacimenti” di

sabbia potenzialmente compatibili, per quantità e qualità, con i requisiti dei lavori di

ripascimento in epigrafe.

Sulla base di questi primi elementi di valutazione l’Appaltatore e l’Ufficio della Direzione

dei Lavori, con il supporto del suddetto gruppo universitario, hanno concordato con il

RUP, coadiuvato dai tecnici del Servizio Opere Marittime della Regione Abruzzo e

dell’ARTA la pianificazione di una seconda fase di attività di ricerca e caratterizzazione

delle possibili cave sottomarine.

Queste nuove indagini, limitatamente ai siti di Vasto ed Ortona, hanno riguardato ambiti

più estesi ed in parziale sovrapposizione rispetto alla precedente campagna di indagini

come si evidenzia dalla tabella seguente:

Ortona: circa 281 ha

Vasto: circa 220 ha

In generale con queste nuove aree di indagine, partendo in sovrapposizione con quelle

della precedente campagna, ci si è spinti anche su fondali inferiori a -10,0 m s.l.m.

abbandonando di fatto le aree ricadenti su fondali superiori a -15,0 m s.l.m., in quanto

contraddistinte da eccessivi spessori di sedimenti limosi e/o argillosi che renderebbero

alquanto complesse dal punto di vista tecnico-operativo le stesse operazioni di

“coltivazione” per l’approvvigionamento dei volumi di ripascimento di cui ai lavori in

epigrafe e comunque con ripercussioni non sostenibili, per gli aspetti ambientali, anche

per le successive operazioni di messa a ripascimento dei litorali.

Anche per questa campagna di indagini l’Appaltatore si è avvalso della G-tec per

l’espletamento di tutte le prospezioni geofisiche di tipo indiretto che sono state condotte

(dal 22 al 23 luglio 2009) con il supporto tecnico-logistico dell’ARTA utilizzando anche

in questo caso la motonave Ermione.

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Successivamente (dal 24 al 28 agosto 2009) sono state condotte anche le necessarie

prospezioni dirette effettuando carotaggi a rotazione (condotti dalla Methodo

utilizzando il moto pontone Inmare).

Questa nuova campagna di indagini, articolata in prospezioni di tipo geofisico indiretto

abbinate alla successiva esecuzione dei carotaggi a rotazione, è stata finalizzata alla

definitiva delimitazione delle aree di cava e nel contempo alla acquisizione degli

elementi tecnici necessari per verificare, anche sulla scorta di specifiche analisi di

laboratorio, la compatibilità del materiale costituente la stratigrafia dei fondali con i

requisiti tecnici ed ambientali disposti dal Capitolato Speciale di Appalto e dalla

Normativa vigente in materia anche per gli aspetti di tutela e salvaguardia

dell’ambiente.

Pertanto con il supporto tecnico-logistico del gruppo di lavoro Dipartimento Provinciale

di Pescara coordinato dal Dott. Geol. G. Ferrandino sono state pianificate anche le

attività di prelievo da condurre all’interno delle due aree di indagine e le successive

analisi di laboratorio finalizzate ad investigare gli aspetti microbiologici, eco

tossicologici e granulometrici.

Inoltre tenuto conto della “prossimità” di queste potenziali aree di cava rispetto alla

fascia litoranea si è concordato di effettuare anche una serie di studi suppletivi

specialistici di idraulica marittima e di morfodinamica costiera finalizzati a valutare in

modo oggettivo la sostenibilità degli interventi dragaggio, necessari per la coltivazione

dei volumi di ripascimento, anche in termini di possibili ripercussioni negative sulla

retrostante fascia litoranea al fine di poter escludere qualsiasi genere di interferenza

delle operazioni di cava con la limitrofa fascia litoranea.

A tal scopo il Servizio Opere Marittime della Regione Abruzzo si è avvalso della

consulenza tecnico scientifica del gruppo di ricerca del LIAM della facoltà di Ingegneria

dell’Università di L’Aquila, stipulando apposita convenzione di ricerca per verificare gli

“effetti idrodinamici di cave sottomarine nei siti di Ortona e Vasto”. In tale ambito il

gruppo di ricerca ha condotto un nuovo studio meteomarino (aggiornando ed

integrando la serie ondametrica di riferimento di Ortona con le registrazioni della boa

ondametrica direzionale della Regione Abruzzo posta al largo di Giulianova) e delle

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INTERVENTI DI DIFESA E DI GESTIONE DELLA FASCIA LITORANEA SU SCALA REGIONALE ( D.G.R. n. 964 del 13 novembre 2002 )

SECONDA FASE DI ATTUAZIONE (CIPE 20/2004 – CIPE35/2005 – CIPE 3/2006)

CAVE SOTTOMARINE – ATTIVITÀ DI CARATTERIZZAZIONE

PCR 07 003 R 001 - RELAZIONE DI SINTESI 13 di 27

specifiche simulazioni numeriche dei fenomeni di propagazione del moto ondoso nelle

aree di indagine verificando in modo quantitativo le condizioni di esposizione al moto

ondoso ed i relativi parametri morfologici sia nello stato attuale sia in presenza

dell’escavazione conseguente alle operazioni di dragaggio dei fondali per la

coltivazione del materiale di ripascimento.

Nel contempo la struttura della MODIMAR s.r.l., dell’Ufficio della Direzione dei Lavori,

ha invece condotto una serie di simulazioni numeriche finalizzate a verificare le

possibili interferenze imputabili alla presenza delle cave sottomarine in esame sui

fenomeni di morfodinamica trasversale nel breve termine (indotte anche da singole

mareggiate di particolare intensità e/o da un ciclo climatico di stati di mare comunque

significativi).

Per entrambe le attività di specialistiche di idrodinamica e morfodinamica litoranea, la

versatilità ed affidabilità dei modelli numerici utilizzati ha consentito la simulazione di

distinti possibili scenari di intervento per i quali si sono considerate diverse estensioni e

localizzazioni delle aree di cava (più o meno vicine alla costa) assumendo diverse

profondità di escavazione dei fondali.

Così operando oltre a verificare la “sensibilità” e “stabilità” numerica dei modelli

numerici impiegati si è in qualche misura parametrizzato l’ordine di grandezza delle

aree di cava in termini di estensione, posizione e profondità di dragaggio.

Le simulazioni così condotte hanno permesso di valutare oggettivamente la

sostenibilità degli interventi di dragaggio superficiale (per spessori comunque inferiori ai

2,0 m) dei fondali marini anche prossimi alla fascia litoranea senza registrare

apprezzabili alterazioni sui fattori idrodinamici e morfodinamici con particolare

riferimento alle attuali tendenze evolutive dei litorali retrostanti.

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CAVE SOTTOMARINE – ATTIVITÀ DI CARATTERIZZAZIONE

PCR 07 003 R 001 - RELAZIONE DI SINTESI 14 di 27

4 Sintesi delle attività di selezione e caratterizzazione delle cave

Il complesso delle indagini di campo che hanno riguardato le aree marine poste al largo

dei siti di Ortona e Vasto sono state condotte in due distinte fasi, articolate in

prospezioni dirette, di analisi laboratorio e studi specialistici correlati. Le informazioni

così acquisite, hanno consentito un’oggettiva ed esaustiva caratterizzazione di queste

due cave sottomarine non solo in termini di ubicazione ed estensione superficiale ma

anche per quanto riguarda gli spessori di escavazione cui fare riferimento per i lavori di

ripascimento in epigrafe.

4.1 Aggiornamento dei parametri granulometrici di riferimento

Come previsto dal Capitolato Speciale di Appalto, contestualmente alle attività di

ricerca e caratterizzazione delle cave sottomarine, sono state condotte specifiche

campagne di prelievo dei sedimenti per l’aggiornamento dei fusi granulometrici di

riferimento.

Pertanto lungo gli otto ambiti litoranei che saranno oggetto degli interventi di

ripascimento sono stati prelevati campioni di sedimenti relativi alla porzione di spiaggia

emersa e sommersa per un totale di 75 campioni sottoposti successivamente ad analisi

granulometrica per vagliatura meccanica presso il laboratorio del Dipartimento di

Geotecnologie per l'Ambiente ed il Territorio dell’Università G. D’Annunzio di Chieti-

Pescara.

Analogamente i campioni di sedimenti prelevati lungo i fondali delle possibili aree di

cava sottomarina sono stati sottoposti ad analisi granulometrica al fine di verificarne in

modo oggettivo la compatibilità granulometrica rispetto alle caratteristiche delle sabbie

“native”. Un aspetto di non secondaria importanze è anche quello dell’aspetto

cromatico d’insieme dei sedimenti che possono essere coltivati da queste cave

sottomarine che risultano pienamente compatibili con le sabbie native.

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CAVE SOTTOMARINE – ATTIVITÀ DI CARATTERIZZAZIONE

PCR 07 003 R 001 - RELAZIONE DI SINTESI 15 di 27

0.000

10.000

20.000

30.000

40.000

50.000

60.000

70.000

80.000

90.000

100.000

-3.000 -2.000 -1.000 0.000 1.000 2.000 3.000 4.000 5.000

TRA

TTEN

UTO

IN P

ERC

ENTU

ALE

(%)

diametro

Campioni da cave sottomarine (prelievi maggio 2009)Analisi granulometrica per stacciatura (ASTM 422)

ORT01-0.0_0.3 ORT01-1.0_1.3 ORT01-1.7-1.9ORT02-0.0_0.3 ORT02-0.7-1.0 ORT02-1.8-2.0ORT03-0.0_0.3 ORT03-1.5-1.7 ORT03-1.9-2.1ORT04 0.0-0.3 ORT04-2.0-2.3 ORT04-2.9-3.1ORT05 0.0-0.2 ORT05-0.2-0.4 ORT05-0.4-0.6ORT5A-0.0_1.0 ORT5A-2.0_2.5 ORT5A-3.8_4.0ORT06A 0.0-0.2 ORT06A-0.4-0.6 ORT06A-0.6-0.7ORT06A-0.7-0.9 ORT06B 0.0-0.2 ORT06B-0.5-0.7ORT6C-superficiale ORT07-0.0-0.3 ORT07-1.3-1.5ORT08-0.2-0.5 ORT09-0.0-0.2 ORT09-1.0-1.2ORT16A-0.0_1.0 ORT16A-3.0_3.5 ORT17-0.5_0.7ORT18-0.2_0.5 ORT18-0.5_0.7 ORT21-0.7_0.9VA01-0.0-0.3 VA01-0.5-0.8 VA02-0.0-0.3VA02-0.3-0.6 VA03-0.0-0.4 VA04-0.0-0.2VA04-0.3-0.5 VA05-0.0-0.3 VA1A-0.0_2.0VA1A-3.0_3.3 VA3A-0.0_1.0 VA3A-1.8_2.0VA3A-3.0_3.2 VA5A-0.0_1.0 VA5A-1.0_1.5VA5A-3.0_3.8 VA5A-4.0_4.5 SUPINF Lim_SUP Lim_INFlimite da CSA

Sabbia molto f ineSabbia f ineSabbia mediaSabbia grossaSabbia molto grossaGhiaia molto f ineGhiaia f ine Limi e Argille

φ

0.06250.1250.250.501.002.004.008.00mm 0.0312

0,000

10,000

20,000

30,000

40,000

50,000

60,000

70,000

80,000

90,000

100,000

-3,000 -2,000 -1,000 0,000 1,000 2,000 3,000 4,000 5,000

TRA

TTE

NUTO

IN

PER

CEN

TUAL

E (

%)

diametro

Campioni da cave sottomarineAnalisi granulometrica per stacciatura (ASTM 422)

Ma_t1_p1_q+1 Ma_t1_p2_q0 Ma_t1_p3_q-2Ma_t2_p4_q+1 Ma_t2_p5_q0 Ma_t2_p6_q-2Ma_t3_p7_q+1 Ma_t3_p8_q0 Ma_t3_p9_q-2Ma_t4_p10_q+1 Ma_t4_p11_q0 Ma_t4_p12_q-2Ma_t5_p13_q+1 Ma_t5_p14_q0 Ma_t5_p15_q-2Co_t1_p1_q+1 Co_t1_p2_q0 Co_t1_p3_q-2Co_t2_p4_q+1 Co_t2_p5_q0 Co_t2_p6_q-2Co_t3_p7_q+1 Co_t3_p8_q0 Co_t3_p9_q-2Vo_t1_p1_q+1 Vo_t1_p2_q0 Vo_t2_p4_q+1Vo_t2_p5_q0 Vo_t2_p6_q-2 SP_t1_p1_q+1SP_t1_p2_q0 SP_t1_p3_q-2 SP_t2_p4_q+1SP_t2_p5_q0 SP_t2_p6_q-2 SP_t3_p7_q+1SP_t3_p8_q0 SP_t3_p9_q-2 Vo_t1_p3_q-2Mo_t1_p1_q+1 Mo_t1_p2_q0 Mo_t1_p3_q-2Mo_t2_p4_q+1 Mo_t2_p5_q0 Mo_t2_p6_q-2Mo_t3_p7_q+1 Mo_t3_p8_q0 Mo_t3_p9_q-2Mo_t4_p10_q+1 Mo_t5_p11_q0 Mo_t5_p12_q-2Mo_t5_p13_q+1 Mo_t5_p14_q0 Mo_t5_p15_q-2Mo_t6_p16_q+1 Mo_t6_p16_q0 Mo_t6_p17_q-2Cs_t1_p1_q+1 Cs_t1_p2_q0 Cs_t1_p3_q-2Cs_t2_p4_q+1 Cs_t2_p5_q0 Cs_t2_p6_q-2Cs_t3_p7_q+1 Cs_t3_p8_q0 Cs_t3_p9_q-2Cs_t4_p10_q+1 Cs_t4_p11_q0 Cs_t4_p12_q-2Or_t1_p1_q+1 Or_t1_p2_q0 Or_t1_p3_q-2Or_t2_p4_q+1 Or_t2_p5_q0 Or_t2_p6_q-2limite da CSA Lim_SUP Lim_INF

Sabbia molto fineSabbia fineSabbia mediaSabbia grossaSabbia molto grossaGhiaia molto fineGhiaia fine Limi e Argille

φ

0.06250.1250.250.501.002.004.008.00mm 0.0312

Fig. 4.1 Risultati delle analisi granulometriche condotte sui campioni di sedimenti prelevati lungo la spiaggia emersa e sommersa degli otto siti oggetto degli interventi di ripascimento.

Fig. 4.2 Risultati delle analisi granulometriche condotte sui prelievi (vibro carotaggi e carotaggi a rotazione) effettuati per le possibili aree di cava al largo dei siti di Ortona e Vasto.

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CAVE SOTTOMARINE – ATTIVITÀ DI CARATTERIZZAZIONE

PCR 07 003 R 001 - RELAZIONE DI SINTESI 16 di 27

4.2 Cava sottomarina di Ortona

L’area della cava sottomarina del sito di Ortona si colloca immediatamente a sud-est

del porto omonimo sino al margine nord del promontorio di Acquabella.

L’insieme delle indagini di campo, analisi e studi specialistici condotti possono essere

sintetizzati come segue.

4.2.1 Aspetti Geofisici

- L’interpretazione integrata delle indagini geofisiche indirette e dei carotaggi

effettuati indicano la disponibilità di un’area avente una superficie di almeno

1.400.000 m2 contraddistinta da depositi di sedimenti marini costituiti in

prevalenza da sabbie secondo spessori variabili tra 2 e 4 m con i valori minimi

procedendo verso i fondali maggiori.

- Per le caratteristiche granulometriche i sedimenti che compongono questo

deposito sono costituiti per l’80-90% da sabbie fini aventi diametro medio

compreso tra 0,13 e 0,18 mm.

- La frazione pelitica di questo deposito di sedimenti (passante al 0,063 mm) è

comunque inferiore al limite massimo del 25% (in cava) imposto dal Capitolato

Speciale di Appalto e pertanto risulta conforme ai requisiti tecnici richiesti per

consentirne la “coltivazione” tramite draga aspirante auto caricante; Il fuso

granulometrico medio di questi sedimenti è comunque compatibile (per modalità

e tempistiche necessarie) con le tecniche di “over-flow” che nelle operazioni di

carico si dovranno adottare (da effettuarsi comunque con tecnica di rilascio sotto

chiglia per minimizzare la dispersione della torbida nell’ambiente marino) al fine

di assicurare l’abbattimento della frazione pelitica al di sotto del limite del 10%

(in colmata) che si dovrà verificare nelle aree di ripascimento.

- Al netto delle aree contraddistinte dai maggiori spessori di copertura pelititca e

tenuto conto dello spessore medio dei depositi sabbiosi sottostanti si può

ipotizzare una coltivazione della cava sottomarina sino ad uno spessore

mediamente pari almeno a 3,0 m (per un volume “dragabile” pari almeno a

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CAVE SOTTOMARINE – ATTIVITÀ DI CARATTERIZZAZIONE

PCR 07 003 R 001 - RELAZIONE DI SINTESI 17 di 27

4.000.000 m3) con una resa in sabbia rispondente ai requisiti del Capitolato

Speciale di Appalto pari almeno a 2.400.000 m3.

4.2.2 Aspetti Ambientali (chimici, eco tossicologici, biologici)

- L’analisi chimica dei campioni, ha evidenziato che non sono stati trovati valori

anomali in riferimento agli standard di qualità nei sedimenti (SQA) previsti dal

D.M. 56/2009 ed alla tabella 2.3 A – Livello Chimico di Base (LCB) per sedimenti

con pelite <10%, (ICRAM-APAT 2007); il solo cadmio presenta valori

leggermente superiori a quelli indicati nelle tabelle di riferimento.

- La concentrazione delle sostanze organoclorurate (fitofarmaci), dei

policlorobifenili (PCB) e degli Idrocarburi Poiliciclici Aromatici (IPA) è risultata

inferiore ai limiti di rilevabilità.

- Dal punto di vista ecotossicologico, considerando le caratteristiche

granulometriche abbastanza omogenee dei sedimenti esaminati, il saggio con il

batterio marino ha manifestato una tossicità acuta solo nei campioni B2 e B5

(giudizio di tossicità tra moderata e alta). Le altre stazioni mostrano tossicità

assente/trascurabile.

- Per gli aspetti biologici, il prelievo delle sabbie può essere ininfluente per ciò che

concerne il popolamento bentonico di fondo mobile e la fauna ittica.

- In considerazione della percentuale significativa della frazione pelitica presente

nei sedimenti dovrà essere controllato il fenomeno di “overflow” rilasciato dai

vettori di carico nelle fasi di coltivazione della cava.

4.2.3 Aspetti Idrodinamici e morfodinamici

- l’area di cava si localizza al di fuori della fascia attiva e della zona dei frangenti

(anche per eventi estremi associati a tempi di ritorno fino a 20 anni) e di

conseguenza non è direttamente coinvolta dai fenomeni di morfodinamica

litoranea associati alla forzante di moto ondoso;

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- l’esposizione ondosa del sito di Ortona risulta sostanzialmente inalterata con

variazioni relative dell’altezza d’onda significativa che raggiungono, al massimo,

il valore del 5% rispetto al valore corrispondente all’attuale scenario;

- la simulazione degli eventi estremi, con tempi di ritorno sino a 50 anni, mostra

variazioni relative dell’altezza d’onda significativa pari al 10%, e comunque al di

fuori della zona dei frangenti;

- le variazioni relative in termini di altezza d’onda significativa sono molto

contenute tanto da rientrare entro valori comunque minimi e comparabili con

l’ordine di grandezza degli inevitabili margini di incertezza delle condizioni al

contorno (dati ondametrici, morfologia dei fondali,approssimazioni numeriche dei

calcoli);

- le forzanti indotte dal moto ondoso, responsabili della circolazione litoranea,

subiscono variazioni relative dell’ordine del 10%; tuttavia tali variazioni si

verificano in un ambito molto prossimo all’area di cava e comunque al di fuori

della zona dei frangenti laddove l’idrodinamica, in termini di livelli e correnti,

risulta meno “vivace” ed ha comunque un ruolo trascurabile per i fenomeni di

morfodinamica litoranea;

- l’andamento qualitativo del flusso energetico longitudinale medio annuo non

subisce variazioni significative; si sottolinea che l’evoluzione della linea di riva a

lungo termine dipende dal gradiente longitudinale del trasporto solido

longitudinale, proporzionale al flusso energetico longitudinale, e che le

simulazioni condotte non hanno evidenziato sostanziali modifiche rispetto

all’attuale regime;

- il flusso energetico medio annuo, calcolato lungo la direzione longitudinale alla

riva in corrispondenza della batimetrica – 8,0 m, subisce variazioni massime di

circa il 25 % nei punti che ricadono nell’area di cava, con valori comunque

inferiori al 15% nelle zone limitrofe; è da notare che le percentuali mostrate sono

dovute soprattutto alla variazione di profondità piuttosto che agli effetti della

cava sulla propagazione ondosa, poiché la batimetrica considerata attraversa

l’area di cava;

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PCR 07 003 R 001 - RELAZIONE DI SINTESI 19 di 27

- la profondità di chiusura, limite a largo della “fascia attiva” per gli aspetti di

morfodinamica del litorale, solo in prossimità dell’area occupata dalla cava

subisce una variazione relativa pari a circa il 2%;

- l’estensione della fascia attiva, conseguente alla variazione delle profondità di

chiusura, risulta sostanzialmente trascurabile;

- l’estensione della zona dei frangenti, identificata per alcuni eventi estremi con

tempi di ritorno fino a 20 anni, non subisce variazioni significative in presenza di

cava;

- la metodologia utilizzata risulta a favore di sicurezza perché considera che l’area

dragata rimanga nella stessa configurazione batimetrica per tutta la durata della

serie ondametrica (20 anni), mentre è da attendersi una progressiva

regolarizzazione dei fondali;

- la simulazione degli eventi estremi provenienti dal settore di traversia principale,

con tempi di ritorno sino a 50 anni, mostra variazioni relative dell’altezza d’onda

significativa soltanto a tergo del prolungamento del molo Nord del Porto di

Ortona che, seppur raggiungendo valori di circa il 20%, si riferisce ad altezze

d’onda significative comunque inferiori a 1 m.

4.2.4 Elementi caratteristici della cava di Ortona e prescrizioni tecniche

La cava sottomarina di Ortona risulta circoscritta dal quadrilatero i cui vertici

corrispondono alle seguenti coordinate di georeferenziazione (UTM 33):

Questi limiti non sono ovviamente vincolanti per le operazioni di manovra dei natanti

(draghe e mezzi di supporto) che saranno adibiti alle operazioni di “coltivazione” della

cava sottomarina. In qualsiasi caso nella demarcazione delle aree di pertinenza della

“cava sottomarina” è necessario assumere una “fascia perimetrale di rispetto”, che

Est (m) Nord (m) 1 454144 4687058 2 453414 4687058 3 452842 4689000 4 453575 4689000

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salvo il lato nord confinante con le aree a mare di pertinenza dei lavori di

prolungamento della diga nord in fase di completamento, deve avere una larghezza di

300 m lungo gli altri tre lati, entro la quale deve comunque essere interdetta la

navigazione e/o stazionamento di qualsiasi natante estraneo ai lavori in epigrafe. Le

operazioni di escavazione dei fondali ed altri eventuali operazioni di interferenza diretta

con la superficie marina (ad es. messa in opera di corpi morti, e/o altri sistemi di

ancoraggio, l’eventuale stesa di tubazioni su fondo) non possono essere effettuate al di

fuori di questa area.

Nella planimetria allegata alla presente relazione sono evidenziati (in coordinate

WGS84) i vertici dell’area demaniale marittima che dovrà essere oggetto di consegna

per consentire i lavori di coltivazione dei sedimenti da destinare ai lavori di

ripascimento in epigrafe.

Le operazioni di dragaggio dei fondali dovranno essere condotte comunque a partire

da fondali non inferiori a 7,0 m s.l.m. e dovranno procedere per “strati” successivi sino

ad un’escavazione media al massimo pari a 1,5 m con una tolleranza sulle singole

quote rilevate (differenza tra prima e seconda pianta dell’area di cava) al massimo pari

a ± 0,3 m. In qualsiasi caso nelle operazioni di dragaggio del fondale si dovrà

manovrare secondo rotte regolari che interessino con uniformità l’area per “passate”

successive e il più possibile contigue tra loro.

Tenuto conto dell’estensione areale della cava pari a circa 1.400.000 m2 e della

profondità media di dragaggio pari a 1,5 m il volume dragato assomma almeno a

2.000.000 m3 che però al netto di una quota di “rilascio a mare” (in particolare nella

fase di over-flow e successivamente nella fase di refluimento e spandimento nelle

colmate di ripascimento) assunta cautelativamente pari al 40 % comporta una resa

finale effettiva pari almeno a 1.200.000 m3 di materiale posto a ripascimento.

Al termine dei lavori di coltivazione della cava dovrà essere condotta una campagna di

monitoraggio da articolare in:

- rilievi batimetrici di dettaglio (con tecnica multi-beam) per la verifica dell’effettiva

nuova morfologia dei fondali;

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CAVE SOTTOMARINE – ATTIVITÀ DI CARATTERIZZAZIONE

PCR 07 003 R 001 - RELAZIONE DI SINTESI 21 di 27

- rilievi topografici e batimetrici della fascia litoranea retrostante per la verifica di

eventuali interferenze nel breve termine con i fenomeni di morfodinamica;

- campionamenti ambientali (ad es. prelievo di sedimenti superficiali del nuovo

fondale marino, campionamenti ed analisi dei nutrienti);

- simulazione del campo idrodinamico associato all’effettiva conformazione

batimetrica dei fondali prodotta dalle operazioni di dragaggio.

Queste attività di monitoraggio andrebbero ripetute con diversi livelli di dettaglio anche

a distanza di almeno 1 anno dal termine dei lavori.

4.3 Cava sottomarina di Vasto

L’area della cava sottomarina del sito di Vasto si colloca a nord-ovest del Porto di

Punta della Penna sino al margine nord di punta Aderci.

L’insieme delle indagini di campo, analisi e studi specialistici condotti possono essere

sintetizzati come segue.

4.3.1 Aspetti Geofisici

- L’interpretazione integrata delle indagini geofisiche indirette e dei carotaggi

effettuati indicano la disponibilità di un’area avente una superficie di almeno

700.000 m2 contraddistinta da depositi di sedimenti marini costituiti in

prevalenza da sabbie secondo spessori variabili tra 0,5 m (verso il largo oltre la

profondità di 14 m) e oltre i 5,0 m verso costa con uno spessore medio pari a 4,0

m.

- Il volume compreso tra il fondo marino e la base dei sedimenti “trasparenti” al

Chirp è dell’ordine di circa 2.900.000 m3.

- Per le caratteristiche granulometriche i sedimenti che compongono questo

deposito sono costituiti per l’80-95% da sabbie fini aventi diametro medio

compreso tra 0,13 e 0,19 mm;

- La frazione pelitica di questo deposito di sedimenti (passante al 0,063 mm) è

comunque inferiore al limite massimo del 25% (in cava) imposto dal Capitolato

Speciale di Appalto e pertanto risulta conforme ai requisiti tecnici richiesti per

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CAVE SOTTOMARINE – ATTIVITÀ DI CARATTERIZZAZIONE

PCR 07 003 R 001 - RELAZIONE DI SINTESI 22 di 27

consentirne la “coltivazione” tramite draga aspirante auto caricante; Il fuso

granulometrico medio di questi sedimenti è comunque compatibile (per modalità

e tempistiche necessarie) con le tecniche di “over-flow” che nelle operazioni di

carico si dovranno adottare (da effettuarsi comunque con tecnica di rilascio sotto

chiglia per minimizzare la dispersione della torbida nell’ambiente marino) al fine

di assicurare l’abbattimento della frazione pelitica al di sotto del limite del 10%

(in colmata) che si dovrà verificare nelle aree di ripascimento.

4.3.2 Aspetti Ambientali (chimici, eco tossicologici, biologici)

- L’analisi chimica dei campioni, ha evidenziato che non sono stati trovati valori

anomali in riferimento alla tabella 2.3 A – Livello Chimico di Base (LCB) per

sedimenti con pelite <25%, (APAT 2006); il solo cadmio presenta valori

leggermente superiori a quello indicato nella tabella di riferimento (0,20 mg/Kg).

- La concentrazione delle sostanze organoclorurate (fitofarmaci), dei

policlorobifenili (PCB) e degli Idrocarburi Poiliciclici Aromatici (IPA) è risultata

inferiore ai limiti di rilevabilità.

- Dal punto di vista ecotossicologico, considerando le caratteristiche

granulometriche abbastanza omogenee dei sedimenti esaminati, il saggio con il

batterio marino ha manifestato un giudizio di tossicità tra moderata e alta su una

sola stazione (B1) mentre le altre mostrano tossicità assente/trascurabile.

- Per gli aspetti biologici, il prelievo delle sabbie può essere ininfluente per ciò che

concerne il popolamento bentonico di fondo mobile e la fauna ittica.

4.3.3 Aspetti Idrodinamici e morfodinamici

- l’area di cava si localizza al di fuori della fascia attiva e della zona dei frangenti

(anche per eventi estremi associati a tempi di ritorno fino a 20 anni) e di

conseguenza non è direttamente coinvolta dai fenomeni di morfodinamica

litoranea associati alla forzante di moto ondoso;

- l’esposizione ondosa del sito di Vasto risulta sostanzialmente inalterata con

variazioni relative dell’altezza d’onda significativa che raggiungono, al massimo,

il valore del 4% rispetto al valore corrispondente all’attuale scenario;

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- la simulazione degli eventi estremi, con tempi di ritorno sino a 50 anni, mostra

variazioni relative dell’altezza d’onda significativa pari al 10%, e comunque al di

fuori della zona dei frangenti;

- le variazioni relative in termini di altezza d’onda significativa sono molto

contenute tanto da rientrare entro valori comunque minimi e comparabili con

l’ordine di grandezza degli inevitabili margini di incertezza delle condizioni al

contorno (dati ondametrici, morfologia dei fondali,approssimazioni numeriche dei

calcoli);

- le forzanti indotte dal moto ondoso, responsabili della circolazione litoranea,

subiscono variazioni relative dell’ordine del 10%; tuttavia tali variazioni si

verificano in un ambito molto prossimo all’area di cava e comunque al di fuori

della zona dei frangenti laddove l’idrodinamica, in termini di livelli e correnti,

risulta meno “vivace” ed ha comunque un ruolo trascurabile per i fenomeni di

morfodinamica litoranea;

- l’andamento qualitativo del flusso energetico longitudinale medio annuo non

subisce variazioni significative; si sottolinea che l’evoluzione della linea di riva a

lungo termine dipende dal gradiente longitudinale del trasporto solido

longitudinale, proporzionale al flusso energetico longitudinale;

- il flusso energetico medio annuo, calcolato lungo la direzione longitudinale alla

riva in corrispondenza della batimetrica – 8,0 m, subisce variazioni massime di

circa il 10% nel punto più prossimo alla cava, con valori inferiori al 5% nelle zone

limitrofe;

- la profondità di chiusura, limite a largo della “fascia attiva” per gli aspetti di

morfodinamica del litorale, solo in prossimità dell’area occupata dalla cava

subisce una variazione relativa pari a circa il 2%;

- l’estensione della fascia attiva, conseguente alla variazione delle profondità di

chiusura, risulta sostanzialmente trascurabile;

- l’estensione della zona dei frangenti, identificata per alcuni eventi estremi con

tempi di ritorno fino a 20 anni, non subisce variazioni significative in presenza di

cava;

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- la metodologia utilizzata risulta a favore di sicurezza perché considera che l’area

dragata rimanga nella stessa configurazione batimetrica per tutta la durata della

serie ondametrica (20 anni), mentre è da attendersi una progressiva

regolarizzazione dei fondali.

4.3.4 Elementi caratteristici della cava di Vasto e prescrizioni tecniche

La cava sottomarina di Vasto risulta circoscritta dal quadrilatero i cui vertici

corrispondono alle seguenti coordinate di georeferenziazione (UTM 33):

Questi limiti non sono ovviamente vincolanti per le operazioni di manovra dei natanti

(draghe e mezzi di supporto) che saranno adibiti alle operazioni di “coltivazione” della

cava sottomarina. In qualsiasi caso nella demarcazione delle aree di pertinenza della

“cava sottomarina” è necessario assumere una “fascia perimetrale di rispetto”, avente

una larghezza di 100 m lato terra e di 300 m lungo gli altri tre lati, entro la quale deve

comunque essere interdetta la navigazione e/o stazionamento di qualsiasi natante

estraneo ai lavori in epigrafe. Le operazioni di escavazione dei fondali ed altri eventuali

operazioni di interferenza diretta con la superficie marina (ad es. messa in opera di

corpi morti, e/o altri sistemi di ancoraggio, l’eventuale stesa di tubazioni su fondo) non

possono essere effettuate al di fuori di questa area.

Nella planimetria allegata alla presente relazione sono evidenziati (in coordinate

WGS84) i vertici dell’area demaniale marittima che dovrà essere oggetto di consegna

per consentire i lavori di coltivazione dei sedimenti da destinare ai lavori di

ripascimento in epigrafe.

Le operazioni di dragaggio dei fondali dovranno essere condotte comunque a partire

da fondali non inferiori a 7,0 m s.l.m. e dovranno procedere per “strati” successivi sino

ad un’escavazione media al massimo pari a 1,5 m con una tolleranza sulle singole

Est (m) Nord (m) 1 474390 4670695 2 474260 4670240 3 475730 4669610 4 475910 4670030

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quote rilevate (differenza tra prima e seconda pianta dell’area di cava) al massimo pari

a ± 0,3 m. In qualsiasi caso nelle operazioni di dragaggio del fondale si dovrà

manovrare secondo rotte regolari che interessino con uniformità l’area per “passate”

successive e il più possibile contigue tra loro.

Tenuto conto dell’estensione areale della cava pari a circa 700.000 m2 e della

profondità media di dragaggio pari a 1,5 m il volume dragato assomma almeno a

1.000.000 m3 che però al netto di una quota di “rilascio a mare” (in particolare nella

fase di over-flow e successivamente nella fase di refluimento e spandimento nelle

colmate di ripascimento) assunta cautelativamente pari al 30 % comporta una resa

finale effettiva pari a 700.000 m3 di materiale posto a ripascimento.

Al termine dei lavori di coltivazione della cava dovrà essere condotta una campagna di

monitoraggio da articolare in:

- rilievi batimetrici di dettaglio (con tecnica multi-beam) per la verifica dell’effettiva

nuova morfologia dei fondali;

- rilievi topografici e batimetrici della fascia litoranea retrostante per la verifica di

eventuali interferenze nel breve termine con i fenomeni di morfodinamica;

- campionamenti ambientali (ad es. prelievo di sedimenti superficiali del nuovo

fondale marino, campionamenti ed analisi dei nutrienti);

- simulazione del campo idrodinamico associato all’effettiva conformazione

batimetrica dei fondali prodotta dalle operazioni di dragaggio.

Queste attività di monitoraggio andrebbero ripetute con diversi livelli di dettaglio anche

a distanza di almeno 1 anno dal termine dei lavori.

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5 Conclusioni

L’insieme delle indagini di campo e degli studi correlati, condotte in più fasi a partire dal

mese di febbraio 2009 sino a tutto il mese di settembre 2009, hanno portato ha definire

in modo oggettivo la sostenibilità tecnica ed ambientale del possibile “sfruttamento” dei

fondali marini nei siti di Ortona e Vasto per la coltivazione, con draghe del tipo TSHD,

dei necessari volumi di sedimenti da destinare agli interventi di ripascimento dei litorali

abruzzesi contemplati dai lavori in epigrafe.

Complessivamente l’uso di queste due aree marine prossime alla fascia litoranea

abruzzese assicura una disponibilità potenziale di materiale da porre a ripascimento

delle spiagge pari almeno a 2.000.000 m3 avente caratteristiche del tutto conformi a

quelle dei sedimenti attualmente presenti lungo le spiagge oggetto degli interventi in

epigrafe. Infatti anche dal punto di vista “cromatico” i sedimenti che possono essere

estratti da queste cave sono del tutto simili alle sabbie “native”.

La frazione pelitica più fine presente nei sedimenti che compongono i due giacimenti di

Ortona e Vasto rispetta comunque i valori limiti disposti dal progetto appaltato e può

essere ulteriormente ridotta, nelle fasi di coltivazione della cava e di successivo

refluimento a ripascimento, adottando i necessari comunque ordinari accorgimenti

tecnici ed ambientali previsti per questo genere di lavori marittimi.

Sotto il punto di vista degli aspetti ambientali le indagini condotte in tal senso con il

supporto e controllo delle strutture tecniche dell’ARTA hanno dimostrato la piena

compatibilità a consentire l’utilizzo di queste aree sottomarine per la coltivazione dei

quantitativi necessari per gli interventi di ripascimento in epigrafe.

Tenuto conto che queste aree ricadono su fondali inferiori ai -20,0 m s.l.m., nelle fasi di

selezione e caratterizzazione delle stesse aree, si è posta particolare attenzione anche

alle problematiche di possibile interferenza che le lavorazioni di escavazione dei fondali

potrebbero esercitare nei confronti dei processi di idrodinamica e morfodinamica

litoranea.

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CAVE SOTTOMARINE – ATTIVITÀ DI CARATTERIZZAZIONE

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I risultati ottenuti dall’insieme delle simulazioni numeriche condotte in tal senso

indicano che l’escavazione dei fondali per spessori anche pari a 2,0 m non comportano

per i litorali limitrofi apprezzabili variazioni delle attuali condizioni di esposizione meteo

marina e tanto meno significative variazioni delle attuali tendenze evolutive dei processi

di morfodinamica litoranea.

Tenuto conto delle strategie di difesa e gestione della fascia litoranea su scala

regionale sancite dalla Regione Abruzzo (con il DGR n.964 del 13/11/2002) e delle

relative fasi attuative, l’impiego di queste cave sottomarine nell’ambito dei lavori in

epigrafe costituirà una preziosa base di riferimento anche per i prossimi interventi

manutentivi delle opere attualmente in fase di esecuzione.