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Continua a pag. 2 Continua a pag. 2 Appunti di viaggio, estate 2014, sulle strade di Francia e Spagna, con il Basta Corrida Tour, per dire con forza no a tauromachie, delfinari, perreras...che dire, qual è l’immagine più nitida che rimane nella mente quando tutto è finito? Sì, la più forte sono gli occhi degli attivisti spagnoli, persone lasciate sole a combattere per gli animali maltrattati, nell’indifferenza di una società per certi aspetti arretrata, che li deride perchè non hanno capito niente di questo mondo quando sperano in una sorte migliore per gli indifesi. Altro flash, ma questa volta è un odore, l’odore del sangue che si sentiva di fronte all’arena di Beziers, in Francia, quando l’ultimo toro aveva visto compiersi il suo destino, con il muso nella polvere e gli occhi bassi, sconfitto. Il destino, appunto, questa è secondo me l’essenza della corrida. Dicono gli amanti della tauromachia che i tori vivono come delle divinità, liberi, selvaggi e ben nutriti. «Ma che tu sia un dio oppure un bovino come tanti - sembrano dire i molti spettatori - quando arriva la tua ora preparati a morire, toro, senza protestare» . “A las cinco de la tarde, a las cinco en punto de la tarde”, come cantò il poeta, scocca l’ora del toro. «Segui la sorte che ti è stata data quando sei nato, come facciamo tutti noi, e se sei toro muori da toro, con una spada conficcata dietro il cranio, soffocando nel tuo stesso sangue. Se ti è possibile muori con onore, ma non sperare di cambiare il tuo destino». Questo viaggio in Spagna è stato per me un viaggio nel nostro passato. Ho ritrovato qui una società rurale che lotta per non cambiare, un modo di pensare agli animali che non lascia spazio ad affetto e tenerezze perchè “ un animale va trattato da animale”. Così ecco cavalli e asini lasciati in mezzo alle campagne riarse legati ad un albero con una corda cortissima, cani da caccia lasciati ad impazzire chiusi dentro a piccole gabbie. E tanti, ripeto tanti cani abbandonati che hanno come prospettiva quella di finire la loro vita nei lager denominati perreras. Ecco la violenza sugli animali manifestarsi nel corso di tante feste tradizionali. Quella famigerata del Toro de La Vega a Tordesillas, in cui decine di persone a piedi e a cavallo infieriscono a colpi di picche e di lance su un povero bovino nel corso di una lunga agonia, al termine della quale viene data la palma del vincitore a colui che infligge il colpo mortale. Las Becerradas di Algemesì, una mattanza di torelli giovani e poco aggressivi, toreati da persone inesperte, gente comune e non matadores professionisti, che coronano il sogno di una vita, quello di poter ammazzare un toro. La festa del Toro Embolado che si tiene in Si chiama Peace by Piece l’iniziativa messa in atto dall’associazione internazionale Ani- mals Asia per ridare la libertà a 130 Orsi del- la bile, dopo che mr. Yan Shaolong, direttore generale della Flower World, la società che gestiva la fattoria della bile di Nanning, ha deciso di consegnarla insieme ai suoi orsi all’associazione stessa, da sempre in prima linea nella lotta contro questo triste sfrutta- mento. Le sofferenze che queste vittime sono co- strette a subire stanno riempiendo di orrore il mondo animalista e non solo. Questi orsi, in gran parte appartenenti alla specie denominata orsi della luna ma anche orsi bruni e orsi del sole, pur raggiungendo altezze superiori ai 2 metri vengono detenuti varie località della Catalogna e della Comunità Valenciana, dove vengono applicate palle di pece alle corna dell’animale e poi incendiate, lasciandolo libero di correre per le strade pazzo di paura e di dolore per il colare della pece bollente, nonostante sia stato ricoperto di fango. E poi la sua variante, la festa del Toro Jubilo di Medinaceli che prevede alla fine la macellazione del malcapitato bovino. Ma anche gli altri animali non vengono risparmiati nel Paese del Dolore. A Villanueva de la Vera ogni carnevale si tiene la festa del Pero Palo, nel corso della quale un asinello, incolpevole icona di tutti i mali, viene fatto passare in mezzo alla gente che con pugni, calci e bastonate gli rompe le ossa fino ad ucciderlo. Roba da togliere il fiato a chi ha un minimo di cuore e di sensibilità. E sia di monito per tutti quello che è successo in Francia: una tradizione di tauromachia prima limitata a poche località, una cosa per vecchi nostalgici e ora cresciuta nel sud del Paese perchè piace agli spagnoli emigrati e ai turisti...mai, mai abbassare la guardia! Ma gli occhi di quegli attivisti, insieme alla loro determinazione, alla loro voglia di cambiare, me li porterò sempre dentro. In 50mila sono corsi a Madrid con ogni mezzo da ogni angolo della Spagna per dire con forza basta al Toro de La Vega. Sono la mia speranza per un mondo senza sopraffazioni e senza indifferenza, un mondo migliore per uomini ed animali; come la chiamano loro: "la Bella Revolución". Giorgio Galletta 6023 cani morti nel corso di quattro anni, dal 2008 al 2012, all’interno dell’allevamento di cani beagles destinati alla vivisezione Green Hill di Montichiari, appartenente alla multina- zionale Marshall. Un numero altissimo consi- derando che la struttura nel luglio 2012 ne ospitava 2639. I cani che si ammalavano ve- nivano soppressi, perchè curarli contravveniva ai protocolli per una corretta sperimentazione. All’interno di quei capannoni non esisteva infatti nessun ambulatorio veterinario, niente per curare gli animali malati. Un blitz della Guardia di Finanza, avvenuto il 19 luglio 2012 e conclusosi con il sequestro della struttura, ha scoperto un centinaio di carcasse di cani nelle celle frigorifere e condi- zioni di vita insopportabili per gli animali detenuti Direttore editoriale: Giorgio Galletta, Direttore responsabile: Flaminia Stefanucci, redazione, sede legale, grafica e stampa presso “il Segno di Giorgio Galletta”, Via Viberti, 33 - 10141 Torino - Aut. Trib. di Torino n° 37 del 1° luglio 2010 Lui è Smug, il più piccolo dei 130 orsi che gli attivisti di Animals Asia hanno trovato nella fat- toria della bile di Nanning, in Cina. Questa fattoria verrà trasformata da luogo di torture a ri- serva naturale dove questi animali verranno recuperati ad una vita degna di essere vissuta. Ma in Cina ed in Vietnam tanti loro fratelli continuano a vivere sofferenze indicibili in gabbie piccolissime, con un tubo di metallo infilato nell’addome per estrarre loro la bile.

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Pelo & Contropelo n.1.2015 Periodico animalista che si rivolge a tutti coloro che hanno a cuore la tutela dei diritti degli animali e che ha come obiettivo la diffusione dello stile di vita vegano.

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Appunti di viaggio, estate2014, sulle strade di Franciae Spagna, con il BastaCorrida Tour, per dire conforza no a tauromachie,delfinari, perreras...che dire,qual è l’immagine più nitidache rimane nella mente quando tutto è finito?Sì, la più forte sono gli occhi degli attivistispagnoli, persone lasciate sole a combattereper gli animali maltrattati, nell’indifferenza diuna società per certi aspetti arretrata, che lideride perchè non hanno capito niente diquesto mondo quando sperano in una sortemigliore per gli indifesi. Altro flash, ma questavolta è un odore, l’odore del sangue che sisentiva di fronte all’arena di Beziers, in Francia,quando l’ultimo toro aveva visto compiersi ilsuo destino, con il muso nella polvere e gliocchi bassi, sconfitto. Il destino, appunto,questa è secondo me l’essenza della corrida.Dicono gli amanti della tauromachia che i torivivono come delle divinità, liberi, selvaggi eben nutriti. «Ma che tu sia un dio oppure unbovino come tanti - sembrano dire i moltispettatori - quando arriva la tua ora preparatia mor i re , toro , senza protestare» .“A las cinco de la tarde, a las cinco en puntode la tarde”, come cantò il poeta, scocca l’oradel toro. «Segui la sorte che ti è stata dataquando sei nato, come facciamo tutti noi, ese sei toro muori da toro, con una spadaconficcata dietro il cranio, soffocando nel tuostesso sangue. Se ti è possibile muori cononore, ma non sperare di cambiare il tuodestino».Questo viaggio in Spagna è stato per me unviaggio nel nostro passato. Ho ritrovato quiuna società rurale che lotta per non cambiare,un modo di pensare agli animali che non lasciaspazio ad affetto e tenerezze perchè “unanimale va trattato da animale”. Così eccocavalli e asini lasciati in mezzo alle campagneriarse legati ad un albero con una cordacortissima, cani da caccia lasciati ad impazzirechiusi dentro a piccole gabbie. E tanti, ripetotanti cani abbandonati che hanno comeprospettiva quella di finire la loro vita nei lagerdenominati perreras.Ecco la violenza sugli animali manifestarsi nelcorso di tante feste tradizionali. Quellafamigerata del Toro de La Vega a Tordesillas,in cui decine di persone a piedi e a cavalloinfieriscono a colpi di picche e di lance su unpovero bovino nel corso di una lunga agonia,al termine della quale viene data la palma delvincitore a colui che infligge il colpo mortale.Las Becerradas di Algemesì, una mattanzadi torelli giovani e poco aggressivi, toreati dapersone inesperte, gente comune e nonmatadores professionisti, che coronano ilsogno di una vita, quello di poter ammazzareun toro.La festa del Toro Embolado che si tiene in

Si chiama Peace by Piece l’iniziativa messain atto dall’associazione internazionale Ani-mals Asia per ridare la libertà a 130 Orsi del-la bile, dopo che mr. Yan Shaolong, direttoregenerale della Flower World, la società chegestiva la fattoria della bile di Nanning, hadeciso di consegnarla insieme ai suoi orsiall’associazione stessa, da sempre in primalinea nella lotta contro questo triste sfrutta-mento.Le sofferenze che queste vittime sono co-strette a subire stanno riempiendo di orrore ilmondo animalista e non solo.Questi orsi, in gran parte appartenenti allaspecie denominata orsi della luna ma ancheorsi bruni e orsi del sole, pur raggiungendoaltezze superiori ai 2 metri vengono detenuti

varie località della Catalogna e dellaComunità Valenciana, dove vengonoapplicate palle di pece alle corna dell’animalee poi incendiate, lasciandolo libero di correreper le strade pazzo di paura e di dolore peril colare della pece bollente, nonostante siastato ricoperto di fango. E poi la sua variante,la festa del Toro Jubilo di Medinaceli cheprevede alla fine la macellazione delmalcapitato bovino. Ma anche gli altri animalinon vengono risparmiati nel Paese delDolore. A Villanueva de la Vera ognicarnevale si tiene la festa del Pero Palo, nelcorso della quale un asinello, incolpevoleicona di tutti i mali, viene fatto passare inmezzo alla gente che con pugni, calci ebastonate gli rompe le ossa fino ad ucciderlo.Roba da togliere il fiato a chi ha un minimo

di cuore e di sensibilità. E sia di monito pertutti quello che è successo in Francia: unatradizione di tauromachia prima limitata apoche località, una cosa per vecchi nostalgicie ora cresciuta nel sud del Paese perchèpiace agli spagnoli emigrati e ai turisti...mai,mai abbassare la guardia!Ma gli occhi di quegli attivisti, insieme allaloro determinazione, alla loro voglia dicambiare, me li porterò sempre dentro. In50mila sono corsi a Madrid con ogni mezzoda ogni angolo della Spagna per dire conforza basta al Toro de La Vega. Sono la miasperanza per un mondo senza sopraffazionie senza indifferenza, un mondo migliore peruomini ed animali; come la chiamano loro:"la Bella Revolución".

Giorgio Galletta

6023 cani morti nel corso di quattro anni, dal2008 al 2012, all’interno dell’allevamento dicani beagles destinati alla vivisezione GreenHill di Montichiari, appartenente alla multina-zionale Marshall. Un numero altissimo consi-derando che la struttura nel luglio 2012 neospitava 2639. I cani che si ammalavano ve-nivano soppressi, perchè curarli contravvenivaai protocolli per una corretta sperimentazione.All’interno di quei capannoni non esisteva infattinessun ambulatorio veterinario, niente percurare gli animali malati.Un blitz della Guardia di Finanza, avvenuto il19 luglio 2012 e conclusosi con il sequestrodella struttura, ha scoperto un centinaio dicarcasse di cani nelle celle frigorifere e condi-zioni di vita insopportabili per gli animali detenuti

Direttore editoriale: Giorgio Galletta, Direttore responsabile: Flaminia Stefanucci, redazione, sede legale, grafica e stampapresso “il Segno di Giorgio Galletta”, Via Viberti, 33 - 10141 Torino - Aut. Trib. di Torino n° 37 del 1° luglio 2010

Lui è Smug, il più piccolo dei 130 orsi che gli attivisti di Animals Asia hanno trovato nella fat-toria della bile di Nanning, in Cina. Questa fattoria verrà trasformata da luogo di torture a ri-serva naturale dove questi animali verranno recuperati ad una vita degna di essere vissuta.Ma in Cina ed in Vietnam tanti loro fratelli continuano a vivere sofferenze indicibili in gabbiepiccolissime, con un tubo di metallo infi lato nell ’addome per estrarre loro la bile.

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in piccole gabbie di 2 metri cubi. Vivono conun catetere di metallo inserito nella cistifelleaper permettere prelievi quotidiani della lorobile, utilizzata dalla medicina tradizionale ci-nese. Per stimolare la produzione della bilevengono alimentati in modo insufficiente conpastoni privi di molti nutrienti. Questi animalidevono lottare per sopravvivere e talvoltariescono a farlo per decine di anni, tormenta-ti da piaghe, deformazioni ossee che porta-no alla paralisi, fenomeni di denutrizione.Tutto questo costa agli orsi una indicibilesofferenza psicologica, al punto che vengo-no loro estirpati denti e unghie per impedirepratiche autolesionistiche che li porterebberoalla morte. E tutto questo per ottenere unprincipio attivo, l’acido ursodesossicolico,che in tutto il resto del mondo viene ricavatoper via sintetica ed è altrettanto efficace. An-cora 10mila orsi in Cina e 2mila in Vietnamsono schiavi di questo sfruttamento, ma lecose stanno cambiando.«Poichè il governo cinese ha iniziato a sco-raggiare l’allevamento di questi animali el’opinione pubblica cinese ha cominciato aboicottare i prodotti, gli affari per l’aziendacominciavano ad andare male. - ha raccon-tato mr. Yan Shaolong nel corso di un’ inter-vista - Ad un passo dal fallimento avevamola possibilità di rivendere gli orsi ad un’altraazienda come la nostra, ma il mio avvicina-mento al buddismo e l’amore per gli animalidi mia figlia hanno fatto sì che questo nonsuccedesse». Il progetto Peace by Pieceprevede la presa in consegna degli orsi,l’affitto della farm e dei terreni circostanti percostruire aree seminaturali e rifugi copertiper loro e per i loro cuccioli. «Siamo ancoranella fase “A” del progetto, quella di emer-genza. Animals Asia ha preso in locazione iterreni dove sorge la fattoria e le relativestrutture ed è responsabile della loro gestio-ne e conversione in riserva naturale - spiegaIrene De Vitti, direttrice di Animals Asia Italia- . Al momento nella fattoria di Nanning vivo-no 124 esemplari , 6 orsi sono deceduti dalmomento in cui Animals Asia è subentratanella gestione. Il progetto prevede il trasferi-mento degli esemplari in condizioni più gravipresso la nostra riserva naturale di Chen-gdu, dove abbiamo un ospedale veterinarioe possiamo prenderci cura di loro al meglio.Stiamo lavorando con le autorità locali perottenere i permessi per il trasferimento. Nelfrattempo, abbiamo allestito in loco una salaoperatoria provvisoria per fare fronte alleemergenze. Gli altri orsi resteranno a Nan-ning dove presto trasformeremo la fattoria inriserva naturale. Abbiamo dato il via ai con-trolli veterinari, a partire dai casi più urgenti -prosegue - con lo scopo di migliorare a bre-ve termine la qualità della vita degli animali.In primis siamo intervenuti sull' alimentazio-ne, prima interamente costituita da un pasto-ne a base di mais, integrando un mix nu-triente di verdure fresche, frutta e cibo seccoper cani. Abbiamo inoltre garantito libero ac-cesso all'acqua. Prima denutriti e con la pel-liccia rada e opaca, ora gli orsi sono più reat-tivi mentre il loro manto cresce folto e lucido.L’introduzione di arricchimenti ambientali co-me le piscine in metallo, i kong di gomma e idistributori di cibo sono stati essenziali perstimolare gli orsi e mantenere occupati corpoe mente, rendendo il loro habitat confortevo-le nell’attesa che possa iniziare la fase B e lacostruzione dei recinti esterni e dei rifugi co-perti. Sono stati inoltre predisposti una stan-za per la preparazione delle medicine, unasala operatoria, un ufficio e piccoli alloggiper lo staff di Animals Asia».Fondamentale per la buona riuscita del pro-getto la collaborazione del governo di Pechi-

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https://maps.google.it/maps?q=via+rocciamelone+11a+torino

ll libro può essere ordinato via mail scrivendo a: [email protected] effettuare una ricarica sulla postepay n. 4023600902456153 intestata allanostra attivista Sara D'Angelo, oppure pagare con paypal utilizzando semprel'indirizzo mail [email protected] Il libro, con spese di spedizionein Italia, viene a costare 12 euro. Una volta fatto il pagamento mandare viamail la ricevuta o la conferma di avvenuto versamento e l'indirizzo, e noiinvieremo immediatamente il pacco. Si può trovare "fermare greenhill" ancheal Parcocanile di Arese, in via Mattei 140, aperto tutti i pomeriggi dopo le15.30, anche sabato e domenica.Tutto il ricavato dalla vendita del libro èbenefit per le spese legali di noi attivisti del Coordinamento Fermare Greenhill,che, nel corso della campagna, siamo stati indagati e inquisiti per vari reati.

Fermare Green HillI giorni della svolta - il racconto di chi c’era

per aiutare». Ma il campo di azione di Ani-mals Asia si estende anche al Vietnam. «InVietnam - spiega - a differenza della Cina,l'estrazione della bile è vietata. Tuttavia esi-stono ancora sacche di resistenza, come labaia di Halong, dove il fenomeno è ancorapresente. Anche in questo paese, molto piùsensibile al cambiamento e attento alle dina-miche internazionali rispetto al suo vicino ci-nese, il Governo e la Forestale sono i nostripartner principali. E' con la loro collaborazio-ne che svolgiamo tutte le nostre attività per-chè i cambiamenti realizzati siano duraturinel tempo. Proprio in questo momento Ani-mals Asia fa appello al Primo Ministro delVietnam per chiedere la consegna di 23 orsirinchiusi un una fattoria della bile di Halongin pericolo di vita. Siamo fiduciosi - concludela De Vitti - che il Vietnam risponda pronta-mente e in modo positivo al nostro appello ea quello della comunità internazionale. Nonabbiamo molto tempo e gli orsi hanno biso-gno del nostro intervento ora».

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no. «Il Governo Cinese - afferma la De Vitti -è il principale partner di Animals Asia. La no-stra squadra lavora fianco a fianco con leautorità locali e il Corpo Forestale per mette-re fine a questa industria. Anche il progettodi Nanning rientra negli sforzi collettivi di en-trambi perchè questo avvenga. La responsa-bilità economica della gestione e trasforma-zione della fattoria di Nanning in riserva na-turale è interamente a carico di AnimalsAsia. La conversione di Nanning - continua -non è semplicemente un salvataggio di orsi,ma un progetto pilota unico al mondo con loscopo di accelerare il cambiamento e dimo-strare al governo e all’opinione pubblica cheesiste un modello sostenibile per porre finealle fattorie della bile. Animals Asia si augurache l'industria della bile, che comincia final-mente a scricchiolare sotto il peso delle nuo-ve idee, possa finalmente comprenderel'inutilità e la crudeltà di questa pratica e ispi-rarsi a Nanning per guidare una vera e pro-pria rivoluzione culturale. Noi siamo in Cina

Per essere aggiornati e sostenere l’associazione www.animalsasia.org/it/Idee regalo per far felici anche gli orsi https://shop.animalsasia.org/it/

portamenti ridiretti” come scritto nel documentodi accusa.Alcuni di loro erano in stato catatonico, condegressione sensoria e sindrome depressiva.Tutto questo ha portato all’accusa dei tre re-sponsabili e del veterinario dell’azienda diuccisione e maltrattamento di animali, conconseguente processo, iniziato nel giugno2014. E in data 23 gennaio 2015 è arrivata lasentenza: la prima sezione penale del Tribunaledi Brescia ha condannato Ghislaine Rondot,responsabile, Roberto Bravi, direttore e RenzoGraziosi, veterinario della struttura a pene chevanno da un anno fino ad un anno e 6 mesi.Incontenibile la gioia degli animalisti presentiin aula, nonostante la riduzione delle penerispetto alla richiesta del Pubblico Ministero.Una sentenza che sta avendo una vasta ecoin tutto il mondo, perchè le tristi vicende diquesti cani avevano suscitato l’attenzione el’indignazione dell’opinione pubblica interna-zionale, eco che non sarebbe stata la stessase al posto di questi cani ci fossero stati dei“semplici” animali da reddito.

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nello stabilimento. Le fattrici venivano costrettea partorire di continuo e ciò causava loro undisfacimento fisico in breve tempo e per au-mentare le gravidanze le cucciolate venivanoseparate dal le madri troppo presto.Ai cuccioli veniva praticata la dolorosa tatuaturacon aghi, vietata, invece dell’inserimento delmicrochip; venivano tagliate le unghie fino allabase provocando la rottura dei vasi sanguigni,pratica che ha causato la morte di molti di loro;tutti gli animali venivano detenuti in spaziristretti, con poco movimento e mai nessunodi loro aveva visto un prato. La sola luce chevedevano era quella artificiale che era sempreaccesa, con relativo disturbo del sonno. Espostial caldo e al freddo senza alcuna protezione,vivevano in mezzo ad un rumore assordanteprovocato dal continuo abbaiare. I cani vennerotrovati dalle forze dell’ordine e dai veterinariincaricati in pessime condizioni psicologiche,con “freezing, paura, ansia, stereotipie, com-

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Il racconto di Edoardo Stoppa con filmati eloquenti del canile lager.http://video.corriere.it/stoppa-racconta-battaglia/6bc7356e-d1c9-11e1-aa2d-fec7547fb733

L’officina di trasformazione è in Torino, via Rocciamelone 11/ATel. 0117492813 - www.daymonsnaturalerbe.it - [email protected]

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STOP AI TEST SU ANIMALIGarantito da LAV

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La lotta animalista in Spagna si tinge spessodi toni forti ed aspri: forti sono i contrasti conuna società ancora per certi aspetti arcaica epiramidale, con gli animali posti nel gradinopiù basso e condannati solo a subire, aspro èil confronto tra le varie impostazioni, le variesfumature dell’animalismo spagnolo. Esponentedi spicco dell’ala “intransigente” è sicuramentel’olandese Peter Janssen, incontrato da Pelo& Contropelo a Caceres, nel corso di unamanifestazione in onore del Basta CorridaTour, la manifestazione ciclistica che avevaappena terminato in città la sua ultima tappa,proveniente dall’Italia. Sguardo determinato,occhi brillanti ed entusiasti come quelli di unragazzino, il suo è l’atteggiamento tipico di chiha bene in mente il tipo di società che vuole,e per raggiungerla non ha intenzione di faresconti. Ma la lotta che porta avanti, insieme alsuo gruppo, Vegan Streaker Group, è nonviolenta. Nel corso delle corride infatti lui e isuoi compagni saltano dagli spalti giù nell’arena,con cartelli e scritte su tutto il corpo. Inevitabilel’essere rincorsi e braccati da toreri, inservientie poliziotti, inevitabile il pericoloso lancio dioggetti dagli spalti da parte del pubblico infe-rocito e inevitabili le multe, pagate grazie alsostegno di tanti attivisti spagnoli e non. «Sononato in Olanda l’8 luglio del 1985, a dodici annisono diventato vegetariano e a diciotto vegano.Insieme al mio gruppo, Vegan Streaker, parte-cipo a molte manifestazioni davanti alle arenecongiuntamente ad altre associazioni, ma io,Pedro di Cadice, Susana di Merida, Fernandodi Almendrlejo e Olga di Madrid nel corso didiverse corride, proprio mentre il torero stauccidendo il toro (ne vengono uccisi 6 in ognicorrida) saltiamo giù nell’arena ed interrompia-mo la manifestazione correndo e lanciando ilnostro messaggio». Sono azioni non violente,nessun tentativo di aggressione ai toreri spessovicini, nessuna resistenza alle forze dell’ordine.Ma l’interrompere una pubblica manifestazionecomporta un prezzo non indifferente, che con-siste nell’arresto immediato e in una multapesante. «La nostra priorità consiste nel lottarecontro il maltrattamento animale, ci sono tantimodi per farlo, il nostro è questo e ne accettia-mo le conseguenze. Noi vogliamo che cessinoi fondi all’industria della tauromachia da partedella Comunità Europea, vogliamo che chipratica la tauromachia venga isolato a livellointernazionale, in più lottiamo affinchè venganorispettati i diritti di tutti gli animali, e il diritto diacquistare prodotti liberi da crudeltà trovi sem-

pre maggiore accoglienza nella grande distri-buzione». Peter iniziò la sua lotta per i dirittidegli animali da solo, in Olanda, riuscendo aportare la causa animalista all’attenzione ditutti. «Con il “nome di battaglia” di VeganStreaker iniziai ad interrompere manifestazioniequestri, protestavo contro questo sport econtro i tanti chilometri che questi animalidevono percorrere per il divertimento degliumani. Divenni famoso nel mio paese nel 2008,nel corso dello show televisivo di Paul deLeeuw, un programma seguito da milioni dipersone. Eludendo la sorveglianza riuscii adentrare nello studio televisivo in tanga, ricopertodi scritte e gridando slogan contro il consumodi carne e la sofferenza degli animali. Il pre-sentatore, persona di spirito, non mi fece man-

dare via, ma per gioco riuscì a sfilarmi il tangalasciandomi lì nudo. Dopo questo fatto, di cuisi parlò a lungo, il mio volto divenne noto atutti e non mi fu più possibile portare a compi-mento nessuna azione in Olanda!» Peter èun atleta, un ottimo maratoneta. «Iniziai la miaattività sportiva quando ero vegetariano, davegano ho vinto la mia gara più prestigiosa,però non ho scelto di essere vegan per miglio-rare le mie performances; ci sono anche deiprodotti a base di latte efficaci per aiutare chicorre, ma per me gli animali sono più importantidi una medaglia!» Nel 2013 in Castiglia Peter,battendo 800 concorrenti, trionfa nella popolaremaratona di Tordesillas, la città della crudelemanifestazione chiamata “Toro de La Vega”.Dedica la sua vittoria all’abolizione del tristespettacolo e alla sua ragazza, e insieme a leifonda il “Vegan Streaker Group” dando inizioai “jump” all’interno delle corride. «Abbiamomembri attivisti e membri che ci sostengonofinanziandoci, il nostro gruppo non ha sponsor,tutte le spese sono a nostro carico. Ci sono digrande sostegno anche le migliaia di “mi piace”su Facebook!»

Giorgio Galletta

Non avrei mai pensato di essere natoper poi essere mangiato

molto velocementeingrassa

prosciutto cotto prosciutto crudosalame cotto salame crudo

salamelle salsiccinee alla fine bistecchinepizzicagnoli alla porta

non importami hanno detto che un senso c’è

nutrire il pianetamorire per nutrire

dietro le sbarre strettosolo in piedi posso stare

in questo ghettopiango perchè non ho futuro

penicillinaciprofloxacina

chissà se ho salvatola terra che ho inquinato

non ho scampoil rullo avanza, inciampo

nella stanza appesi a un ganciosanguinano i miei compagni

giù la testaperdo le forze

mi lascio trasportareil cerchio si sta per completare

Marcella Saggese

Acquerello di Laura Grenci [email protected]

www.facebook.com/groups/63484464244/?fref=ts

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Cucina vegetariana, vegana e macrobioticaBio shop,Croissant artigianalidi pasticceria, vegani,Prodotti per celiaci.Pizza e pane alievitazione naturale.Servizi catering.

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Don Carlos Caffè

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https://maps.google.it/maps?q=via+mazzini+20f+torino

Protesta a Madrid (qui anche le coordinate bancarie del gruppo)www.youtube.com/watch?v=YD5SmNrFqbY

2/6/2014 Plaza de Toros de Las Ventas - Madrid

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Il video di Animal Equalityche mostra la strage rituale di Bariyarpur (immagini forti)www.youtube.com/watch?v=IgZLE6ZYRn8&list=UU80j5ku16Vho_EiMNPcxWlg&index=7

anche questo. Ad esempio in Spagna le corrideavvengono nelle varie località nel corso dellefeste del Santo Patrono, i toreri vengonobenedetti da un sacerdote che poi assisteràalla crudele manifestazione, a testimoniare lavicinanza della Chiesa.Tanti sono gli animali sacrificati in Italia nelcorso di innumerevoli riti, sia che si tratti disatanismo, sia che si tratti di forme di magiacome ad esempio la santeria. A rischiare sono

soprattutto i gatti di colore nero, vittimesacrificali dei riti satanici (secondo l’associazione AIDAA ne vengono uccisi migliaiaogni anno in questo modo, soprattutto nelcorso della festività di Hallowen), ma vengonouccisi anche altri animali, come ad esempioi galli ed altri volatili per i riti voodoo, peraccontentare divinità e spiriti vari e perterrorizzare e schiavizzare le prostituteafricane. Eclatante è il caso di due adepti diuna setta di Udine praticante la SanteriaYoruba, condannati nel 2011 a due anni direclusione con la condizionale per averdecapitato cani, capre, germani reali, gallinee piccioni. Gli animali venivano decapitati,ovviamente senza alcuna sedazione e il lorosangue veniva utilizzato per battezzare i nuoviadepti, tra cui pare figurassero anche deibambini. I due carnefici provarono a difendersiin tribunale rivendicando il diritto alla libertàdi culto. Frutti di una concezione arcaica especista degli animali, tutte queste forme disuperstizione avallate e incoraggiate spessodalle religioni possono essere una buonaoccasione per farci riflettere su quanto, nelsuo sentire comune, l’umanità sia ancoralontana dal considerare gli animali non comeoggetti ma come esseri viventi con gli stessisuoi diritti di vivere una vita piena e libera daogni schiavitù e, per il popolo dei credenti, dalsentirli propri fratelli e figli dello stesso Dio.

Giorgio Galletta

Un mattatoio a cielo aperto. Il 28 e 29novembre 2014 si è svolta nel tempio diBariyarpur, in Nepal la strage rituale in onore

della dea indù Gadhimai, la Madre Terra, peringraziarsi la quale vengono decapitati inun’area ristretta a colpi di machete 250.000animali, principalmente bufali d’acqua, maanche capre e galline. Moltissimi altri nevengono uccisi con ogni mezzo nell’areacircostante il tempio per un raggio di trechilometri, per un totale di quasi 500.000 mortiin tutto il distretto di Bara. L’orrore suscitatodall’indegna carneficina ha scatenato le iredelle associazioni animaliste di tutto il mondoche si sono prefisse l’obbiettivo di abolirlaentro il 2019, data in cui si terrà la prossimastrage che ha cadenza quinquennale. Menoeclatante perchè più uniformemente distribuitanell’intero territorio del Nepal ma più rilevanteper numero di animali morti (2 milioni) è lafestività Dashain, sempre in Nepal, in onoredella dea Durga, conosciuta anche come deaKalì. Queste stragi sono oggetto di opposizioneda parte di numerosi movimenti induisti ebuddisti. Nel Buddismo i sacrifici di animalinon sono richiesti in quanto viene prescrittala compassione verso ogni essere senziente.Nella religione islamica il sacrificio animale ècontemplato, rilevante è il caso della festa diEid Al-Adha, cioè la festa del sacrificio, inricordo di quello del profeta Ibrahim (Abramo),che, mostratosi disposto a donare a Dio lavita del figlio Isacco, venne fermato da unangelo che gli ordinò di sacrificare un animale.Nel corso di questa cerimonia un uomo instato di purità legale, pronunciando la frase“Nel nome di Dio! Dio è il più grande” sgozzae lascia morire lentamente un animale, chepuò essere un ovino, un caprino, un bovinooppure un camelide. E’ possibile sacrificareanimali anche per conto di altre persone, finoa sette. Esiste per questa ricorrenza anchel’uccisione “per procura”, si paga una cifra aditte specializzate che effettuano in sede ilsacrificio rituale e poi lavorano la carne e ladestinano a scopi benefici. Difficile stabilirequanti milioni di animali muoiano nel corso diquesto rito: si calcola che nel solo Pakistannei primi tre giorni della festa di Eid Al-Adhavengano sacrificate dieci milioni di vittime.

Molte di queste morti avvengono nelleabitazioni private, nei cortili, in macelliimprovvisati. Un altro sacrificio rituale nell’Islamè la Tasmiyya, ovvero l’imposizione del nomeal neonato, accompagnata dal taglio dei capellie dal sacrificio di un piccolo animale, adesempio un piccione.Nella religione ebraica il compito di aiutare gliuomini a ripulirsi dalle loro colpe è affidato aipolli, meglio se bianchi perchè ricordano lapurezza. Durante la festa del Kapparot, allavigilia dello Yom Kippur molti ebrei ortodossi,in Israele e nel mondo, riversano su un galloo su una gallina il peso dei loro peccati.Afferrandolo saldamente fanno volteggiareper tre volte sopra la loro testa l’animalepronunciando le parole «Questo è il miocambio, il mio sostituto, la mia espiazione;questo gallo (o gallina) andrà alla sua mortementre io procederò verso una vita lunga e dipace». Talvolta la vittima, proveniente daallevamenti intensivi, non avendo i muscoliabbastanza forti rimane ferita per via di questienergici strattoni. Viene poi gettata in un saccodell’immondizia e portata nei luoghi dellamacellazione rituale, dove verrà sgozzata euccisa per dissanguamento col rito Kosher.La religione cristiana non prevede uccisionirituali di animali, in quanto quello di Gesùrappresenta il sacrificio supremo, quello chenon ne rende necessari altri. Questo sacrificioviene ricordato con l ’Eucarestia. Ful’imperatore Costantino a vietare tutte leuccisioni di animali a scopo rituale nelCristianesimo. Il 17 gennaio si celebra la Festadi Sant’Antonio Abate, con la benedizionedegli animali. Ecco alcune delle frasi chevengono pronunciate nel corso di questacerimonia: «Sii benedetto, Signore che haimesso gli animali al servizio dell’uomo comeaiuto nella fatica quotidiana...Dio ci ha datocome amici e collaboratori gli animali...Signore,fà che sappiamo servirci saggiamente di questinostri amici animali...e all’uomo, che hai fattoa tua immagine hai conferito il dominio di tutte

le creature... molti animali, per disposizionedella stessa Provvidenza del Creatore,partecipano in qualche modo alla vita degliuomini, perchè prestano loro aiuto nel lavoro,o somministrano il cibo o servono da sollievoe compagnia». Si tratta di celebrazioniall’insegna dell’amore per queste creature,però su queste frasi bisogna soffermarsi. Glianimali sono qui meritevoli di benedizione inquanto nostra proprietà, in quanto utili allapopolazione perchè soddisfano ogni suobisogno. Conseguenza di questa impostazioneè che quando il suo bisogno diventafesteggiare una ricorrenza religiosa in modoviolento contro gli animali la Chiesa benedice

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La cerimonia del Kapparot

Animali nel tempio di Bariyarpur prima della mattanza

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Un’altra città indiana: la vegetariana Pushkarwww.veganitalia.com/2009/02/pushkar-la-citta-vegetariana/

Si chiama Palitana la prima città vegana almondo che il 14 agosto scorso ha detto addioa carne e prodotti animali, grazie anche allosciopero della fame portato avanti da un gruppodi monaci giainisti, seguaci cioè di una fedeche predica la non violenza e il rispetto perogni forma di vita. Nota per essere uno degliinsediamenti più antichi dell'India, è situata nel

Gujarat, e ha, a dir poco, una storia leggendaria.Si narra infatti che in epoca medievale l’interoStato indiano del Gujarat, sotto la guida di unsaggio Re, Kumarpal, si convertì interamenteal vegetarianesimo e bandì qualsiasi uccisionee maltrattamento di animali.Accadde intorno al 1133 quando il Re delGujarat, Stato dell'India occidentale, fu lette-ralmente catturato dagli insegnamenti del gran-de Maestro Jain Acharya Shri Hemchandrasuri(1089-1173), seguace di Mahavira, asceta dinobile estrazione, vissuto nel VI secolo a.C.,che indicò la via verso la perfezione umanaattraverso la nonviolenza.Il risultato fu che il re, ispirato da tali insegna-

menti sull'Ahimsa (la non violenza) e sullaCompassione, introdusse nell'intero Stato ildivieto di mangiare animali, nonché quello diucciderli, non soltanto per nutrirsi, ma ancheper le attività sportive e per il divertimento.Così per secoli lo Stato del Gujarat rimasevegetariano e non solo gli animali non venneropiù uccisi, ma nemmeno furono torturati osfruttati. C’è chi dice che si tratti dell'unico casodi uno Stato che per un certo periodo seguìl'antico principio dell'Ahimsa, divenendo inte-ramente vegetariano e non violento per più epiù generazioni.Ma chi sono gli abitanti di questa regione?

Sono i seguaci del Jainismo, detto anche Gia-inismo, una religione molto antica, inizialmentedocumentata come una fede a sé stante, mache è soprattutto una filosofia, in quanto nonimplica divinità definite e si basa sugli insegna-menti di Mahavira, il nobile asceta del VI secoloa.C. sopra menzionato, che additò ai suoiseguaci la non violenza.

Oggi circa 5 milioni di persone in India seguonoquesto credo, e alcuni di loro da tempo sistavano battendo per una conferma legislativadelle loro abitudini. ll cambiamento, che haportato addirittura a rendere Palitana la primacittà vegana del mondo, è avvenuto grazie aimonaci Jain, che hanno iniziato uno scioperodella fame per fare pressione sullo stato delGujarat. Con l’intento di vietare la macellazionedegli animali i monaci hanno iniziato una rivoltanon violenta che ha portato alla messa al bandodella vendita di carne e uova, innalzando Pa-litana a mecca del veganesimo, anche perchèda tempo i Jain avevano iniziato a sostituire illatte e i latticini con i loro moderni corrispondentivegetali.La decisione però non ha convinto proprio tutti:il 25% della popolazione di Palitana, ovverocirca 65.000 persone di fede musulmana, si èsentita lesa, vedendosi negare il diritto di con-sumare carne. Ma la legge è ormai approvata.Esplorando più a fondo il Jainismo, si puònotare che la scelta vegetariana è fondamentaleper avere successo nel percorso di evoluzionespirituale. I Jain, infatti, monaci e laici, osser-vano da sempre uno stretto regime vegetariano.Ma non solo. Da quando lo sfruttamento deglianimali si è fatto più intenso e preoccupante,i Jain hanno ulteriormente perfezionato ladottrina, sconsigliando all’interno di un lorotesto chiave, The Book of Compassion, tuttigli alimenti di origine animale, in quanto prove-nienti da violenza. E i Jainisti aborriscono laviolenza davvero in ogni sua forma, tanto chenon mangiano neppure quei vegetali, gli Udum-baara, estirpando i quali si uccide l'intera pianta,come cipolle, patate, carote, rape, radici ebulbi. Inoltre non si cibano neppure del miele,poiché prodotto mettendo in pericolo la vitadelle api e infine nemmeno di quei frutti - comeil melograno o i kiwi – all’interno dei quali nonsia possibile separare dalla polpa commestibilei semi, per restituirli alla terra e permettergli dicompiere il proprio ciclo di vita, come è perloro doveroso fare con tutti i semi di tutti i frutti.L’origine di tanta fede è spiegata da un’anticafavola Jainista che racconta che il PrincipeNemkumar, fidanzato con la Principessa Rajul,nel giorno del loro matrimonio viaggiava versoil palazzo della promessa sposa su una car-rozza riccamente adornata. Mentre viaggiava

felice, udì le urla di molti animali e uccelli.Chiese così al suo cocchiere il motivo di quellegrida. Il cocchiere gli disse che quelli erano glianimali destinati al suo pranzo di nozze. Questarisposta gelò il sangue nelle vene del PrincipeNemkumar e lo rese molto triste. “Gli animalisoffrono quando vengono uccisi! Uccidereanimali e uccelli per l’alimentazione non ègiusto e non è necessario!” disse. Il PrincipeNemkumar fece fermare la carrozza, andò aliberare tutti gli animali e l’illuminazione loraggiunse in quello stesso momento. Eglirinunciò al suo matrimonio e se ne andò.Abbandonò tutte le ricchezze e tutti i piaceriterreni e si ritirò nella foresta a meditare. Moltetra le persone invitate al matrimonio furonoilluminate dalla scelta del Principe Nemkumar:divennero compassionevoli e smiseroanch’esse di mangiare gl i animal i .Ancora oggi presso i templi e le comunità deiJain gli animali non devono temere per lapropria incolumità. I Jain organizzano infattialloggi per uccelli, animali anziani, abbandonati

e feriti e abitualmente acquistano animali daimacellai per dare loro salvezza e ricovero.Ancora una curiosità: nei sussidiari dei bimbiJain, Himsa, la violenza, è simboleggiata daldisegno del macellaio e da quello del caccia-tore. I seguaci del Jainismo hanno pubblicatonel 2001 in India e negli USA un volume diaggiornamento dottrinale, scritto dai Jain peri Jain, nel quale viene evidenziata la necessitàdi abolire il consumo di tutti i prodotti derivantida violenza e sfruttamenti sugli animali, comelatte, uova, formaggi, burro, latticini.Questo volume, The book of Compassion:Reverence for all Life (Il libro della Compas-sione: Riverenza verso ogni Vita), è statotradotto da Claudia Pastorino e Massimo Tet-tamanti e pubblicato in Italia nel 2002dall'EDITORE COSMOPOLIS, col titolo: IlGiainismo, la più antica dottrina della nonviolenza, della compassione, dell’ecologia.

Flaminia Stefanucci

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Gli splendidi templi di Palitana, centro di pellegrinaggio per tutti i Jainisti

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necessità di testare qualunque sostanza im-messa sul mercato mediante trial in vivo con-dotti su animali quali ratto, topo, coniglio e sualcuni primati. Inoltre, alcuni pesticidi di nuovagenerazione, realizzati ad hoc per avere effi-cacia su specie vegetali geneticamente modi-ficate, vengono prodotti in Paesi in cui è legalela sperimentazione sugli animali d’affezionecome il cane e il gatto. Questa, che può apparireuna considerazione puramente etica o anima-lista, si rivela essere in realtà un campanellodi allarme sulla tossicità dei pesticidi sugliorganismi viventi. Uno dei test più adoperatidai tossicologi è l’LD50, cioè la prova della“dose letale per il 50% delle cavie”. Ciò signi-fica che si stabilisce quale sia la soglia disicurezza nell’assunzione (orale, dermica,mediante mucose, etc.) di un determinatocomposto chimico affinché almeno metà degliorganismi che l’hanno assunto restino in vita.Oltre che brutali e moralmente inconcepibilinei confronti degli animali non umani, questitest non rassicurano molto nemmeno noipoiché ciò che uccide un organismo che pesala metà, ma spesso anche un decimo rispettoa un uomo, magari non ci ucciderà istantane-amente, ma di certo causerà malattie qualineoplasie, linfomi, etc. che nel medio-lungotermine tenderanno a manifestarsi. Un recentestudio del team francese capeggiato da Gilles-Eric Séralini dell’Université de Caen, ha fattomolto discutere, poiché ha accertatol’insorgenza di tumori nei ratti alimentati conmais OGM della Monsanto (NK603). Tre gruppidi ratti sono stati rispettivamente alimentati conl’OGM in questione, abbeverati con basse dosidi pesticida diluite in acqua (pari a quellecomunemente presenti negli ortaggi non bio-logici in commercio) e mantenuti senza OGMe pesticidi. Il risultato tanto discusso ha mostratoun aumento sino al 50% per i maschi e il 70-80% per le femmine di mortalità precoce einsorgenza di tumori del gruppo alimentatocon mais ingegnerizzato. Gli animali che hannobevuto erbicida hanno mostrato incidenzesimili. La ricerca ha acceso molte polemichepoiché secondo alcuni gli animali utilizzatiderivavano da una linea genetica predispostaall’insorgenza dei tumori. Ad ogni modo, inquesto clima polemico, a tanti sono sfuggitidue aspetti fondamentali: ha senso testare unOGM su animali già geneticamente selezionati(e modificati) per dimostrare una pericolositàche non può che essere specie specifica e,soprattutto, non trasferibile all’uomo? E, so-prattutto, ha senso pensare di creare unorganismo vegetale con un DNA mutatoper resistere a dosi più massicce di pesti-cida e illudersi che questo processo siainnocuo per l’uomo e l’intero ecosistema?Fa parte della presunzione umana creare mostrida cui difendersi tentando di rivalutarel’immagine negativa della propria creazione.Si sacrificano esseri viventi per testare vegetalimutanti che necessitano di sostanze altamentepericolose per sopravvivere. Quale assurdità!Che rischi corriamo noi, gli animali el’ambiente con la diffusione degli ogm? Hanotizia di specie animali che sono entratein sofferenza per essere venute a contattocon piante mutate geneticamente oppure"infettate" geneticamente?Il problema è esattamente questo: la diffusionedi OGM nel mondo è solo all’inizio. Da menodi 20 anni organismi geneticamente modificativengono rilasciati sotto forma di colturenell’ambiente. Nessuno quindi sa bene con

L’agricoltura del terzo millennio, per risponderealle pressanti richieste di maggiore produzionea basso costo da parte della popolazione edell’industria alimentare si sta rivolgendo sem-pre di più alla chimica e alla genetica. Affidarela nostra salute e la salute di animali, piantee di tutto l’ecosistema terrestre a chi ha comeunico obiettivo il profitto può essere pericolosoed innescare cambiamenti difficilmente rever-sibili in natura e pericolosi per la salute di tutti.E’ necessario quindi mantenere alto il livellodi attenzione. Ne parliamo con Roberto Caz-zolla Gatti, biologo ambientale ed evolutivopresso l’Università degli Studi della Tuscia, giàconsulente della FAO e del WWF, autore dilibri, direttore scientifico della rivista VillaggioGlobale ed attivamente impegnato nella lottacontro la vivisezione.Lei come spiegherebbe agli animalistila pericolosità dei fitofarmaci per lafauna e per l’equilibrio dell’ecosistemain cui questa vive?L’utilizzo indiscriminato di sostanze di sintesiin agricoltura è stato da sempre finalizzato allarimozione delle specie ritenute inutili o infestanti.Spesso, però, i parassiti o quelle che definiamo“erbacce” sono in realtà organismi adattatisinel corso dell’evoluzione alla coesistenza, almutualismo con le specie ospiti. Il problemanasce dallo sviluppo delle monocolture, cheintensificano i ricettacoli per i parassiti,dall’espansione delle colture alloctone, chepermettono l’infiltrazione di specie invasivenell’ecosistema, e dall’utilizzo di fitofarmaciselettivi su alcune categorie di organismi. Gliafidi, ad esempio, vengono considerati unapiaga nell’agricoltura tradizionale e l’impiegodi pesticidi di anti-afidi è tra i più elevati. Innatura, in realtà (e gli agricoltori biologici losanno bene) si è instaurato un rapporto diequilibrio tra afidi, formiche e coccinelle chepermette la sopravvivenza di tutti, pianta inclu-sa. In pratica, le afidi producono da alcuneghiandole addominali una sostanza zuccherinanota come “melassa” e derivante dalle sostanzesucchiate col rostro dai vasi (floema) dellapianta parassitata. Se l’ambiente dove crescela pianta parassitata non è stato contaminatoda pesticidi e la presenza di insetti è ancorastabile, con molta probabilità la popolazionedi coleotteri come le coccinelle (antagonistinaturali degli afidi) sarà numerosa. Questiinsetti andranno a divorare quante più afidipossibile liberando la pianta dalla piaga epermettendone una crescita sana. Gli animalistidovrebbero ricordare sempre, ma sono certoche in molti già lo fanno, che il più grandesterminio di animali di massa avviene proprionell’agricoltura intensiva, industrializzata eche impiega fitofarmaci. Ma c’è di più. Chi,con eccesso di sensibilità, potrà vederenell’ingorda coccinella null’altro che l’arteficedi un brutale sterminio di afidi non dissimile daquello operato dall’uomo con i pesticidi, sisbaglia. La Natura ha previsto tutto: in soccorsodei piccoli parassiti verdi arrivano infatti leformiche, attratte dalla gustosa melassa, chein cambio di quel nettare offrono protezione aquante più afidi possibile. Questo assicura unequilibrio straordinario tra pianta parassitata,afidi, coccinelle e formiche. Ovviamente se sistravolge questo equilibrio, andando a modifi-care uno qualunque di questi livelli (medianteimpiego di sostanze anti-formiche, anti-afidi,anti-crittogamici, pesticidi, etc.) l’equilibrio salta.Lo stesso avviene per le lumache e le chioc-ciole, per le quali l’alternanza alle colture

d’interesse agricolo di ortica, senapegialla, cerfoglio o crescione limita l’attacco allefoglie da parte di questi molluschi. Ma gliesempi sarebbero innumerevoli. Ciò che deveessere chiaro è che l’agricoltura non biologicamiete più vittime di quante ne fa l’allevamentoindustriale. Se potessimo ingrandire un insettoalle dimensioni di un maiale o di una mucca cirenderemmo facilmente conto di quale stermi-nio si operi quotidianamente nei campi nonbiologici.Qual’è l’impatto dei fitofarmaci sullasalute degli animali che ne vengono incontatto e in che modo questi effettivengono rilevati? Esistono sperimenta-zioni in tal senso che non prevedonol’uso di cavie?La fauna selvatica, ma direi gli animali in ge-nerale, subiscono gravi danni dall’impiego difitofarmaci sintetici in agricoltura. Uno deglieffetti più documentati, anche mediante studiin vitro o sulle componenti ecosistemiche (e,quindi, senza utilizzo della sperimentazionesugli animali non umani), è quello sul sistemaendocrino. Una raccolta di studi, di cui moltirealizzati senza sperimentazione animale, èsintetizzata in un volume di David O. Norris eJames A. Carr1. Una mole di dati su pesticidibloccanti della colinesterasi, come i carbammatio gli organofosfati (impiegati sino ad oggimassicciamente in agricoltura industriale) la

si può trovare negli atti di un famoso convegnodi tossicologia ambientale tenutosi a Torontoin Canada nel 1991)2 . Pubblicata di recentetroviamo un’interessante pubblicazione di J.C.Sanchez Hernandez3

L’aspetto interessante in tossicologia ambien-tale è che si è finalmente compreso che, perdocumentare adeguatamente e con riduzionedell’errore gli effetti tossicologici dei pesticidi,l’approccio “sul campo”, senza manipola-zione delle condizioni controllate o impiegodi animali non già coinvolti dagli effetti,risulta il più efficace. In pratica, nel campodella tossicologia ambientale ci si sta già muo-vendo verso test e sperimentazioni senzal’impiego di animali sacrificati nei laboratori.Ad esempio, uno studio realizzato sull’impattodegli insetticidi organofosfati ingeriti dai bovinidurante il pascolo e finiti nella catena alimentaredegli uccelli rapaci, alimentati nei carnai per lareintroduzione, ha consentito di comprenderegli effetti dannosi delle sostanze di sintesi sullafauna selvatica 4. In pratica si è studiato l’effettodei pesticidi, sia su specie d’allevamento siasu animali selvatici, sul campo, semplicementemonitorando gli animali accidentalmente coin-volti e non sacrificando alcun essere viventeintenzionalmente.E’ rilevante l’impiego della sperimenta-zione animale per stabilire la tossicitàdei pesticidi sull’uomo?Un aspetto spesso trascurato quando si parladi organismi geneticamente modificati e deipesticidi specifici alle varietà brevettate è la

Roberto Cazzolla Gatti

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limitare la diffusione di microscopici granulipollinici con teli in plastica! Forse, di questitempi, bisognerebbe ricordare il vecchio adagiodei nonni: “Se piace al verme è buono ancheper te” e ricominciare a pensare a un agricol-tura più semplice e sana, all’abbandono totaledi diserbanti, anticrittogamici e pesticidi (chestanno decimando gli Imenotteri, come api ebombi, fondamentali impollinatori globali) e,invece di continuare a sacrificare vite in testinutili e costosi, dedicare le risorse all’agricolturabiologica e biodinamica.Qualcuno potrebbe obbiettare: ma comepotranno essere sfamate 9 miliardi dipersone nei prossimi anni?Semplice: se riducessimo o eliminassimototalmente il consumo di proteine di origineanimale, ciascuno di noi potrebbe essere ingrado di alimentare altre 9 persone (a ognipassaggio della catena alimentare si perdeoltre il 90% dell’energia accumulata nello stadioprecedente, così per produrre 1 kg di proteineanimali ne servono 9-10 di origine vegetale).In questo modo, conti alla mano, una popola-zione di 9 miliardi sarebbe ben alimentata ecertamente più sana. Inoltre, in questo modoridurremmo il consumo e l’inquinamento delsuolo, impediremmo la conversione delle fore-ste in campi agricoli e non vi sarebbe alcunbisogno di giocare ad esser dei biotecnologiciper modificare ciò che in millenni la natura hasapientemente selezionato. Preferisco di granlunga rinunciare agli hamburger del fast-foodcon carni e verdure OGM, mangiare la miazuppa di legumi con contorno d’insalata prodottiin maniera biodinamica e sapere che in questomodo non ho allevato e sgozzato brutalmentenessun essere senziente, non ho distribuitopesticidi per aria e acqua, non ho contribuitoa deforestare, ho reso disponibile cibo per altre9 persone, la mia salute sta molto meglio e…non devo chiedermi come e se dimostrare lapericolosità degli OGM, perché il mondo nonne ha bisogno. Semplicemente. Anche questaè scienza: la capacità di capire cosa inNatura ha senso e cosa no.

Giorgio Galletta

certezza quali possano essere gli effetti a breveo medio-lungo termine degli OGM sulle colturetradizionali stesse o sugli animali.L’unico studio condotto in merito è quello cheho già citato precedentementehttp://www.ijbs.com/v05p0706.htm#headingA11ma riguarda animali da laboratorio e quindi vaconsiderato con precauzione. La difesa diambientalisti famosi, convertiti o meglio corrottialla causa OGM (e nucleare, per non farsimancare nulla) come Patrik Moore, ex di Gre-enpeace, è quanto di più assurdo si possaimmaginare. Se è vero, infatti, che non ci sonocertezze estreme sugli effetti degli OGM sullasalute, sugli animali e sull’ambiente e daipochi studi condotti gli effetti non sembranocomunque positivi, non capisco perché sidovrebbe rassicurare la popolazione su rischiche non si conoscono. Perché si dovrebberoautorizzare colture OGM commerciali e non-sperimentali (gli USA ne sono pieni) quandoancora non si sa nulla degli effetti transge-nici. Esiste il principio di precauzione in tuttal’UE, ma questo, quando fa comodo alle mul-tinazionali, viene ignorato. Ricordo che la nonapplicazione di questo principio nel casodell’amianto (ritenuto sino a qualche decenniofa un materiale costruttivo eccezionale, resi-stente e privo di pericoli, senza che vi fossealcuno studio a documentarlo) ha provocatomigliaia di morti per asbestosi, mesotelioma,carcinoma polmonare, etc. Vogliamo che lastoria si ripeta con gli OGM? Io non sonocontrario alla ricerca sugli OGM, purché questanon implichi la sofferenza deliberata per qua-lunque essere vivente, ma la diffusione e lamessa in commercio sono atti criminali. I livellidi intolleranze alimentari sono alle stelle, leallergie coinvolgono l’80% della popolazionee noi ci azzardiamo a diffondere altri organismidi cui non conosciamo gli effetti sull’ambientee la salute? Sembra che la continua forzaturaalla ricerca di spighe più grandi (mediante unatecnica di riproduzione genetica chiamataibridazione tra due graminacee e un’erbacea,che ha portato alla “poliploidia”) abbia reso ilnostro grano (Triticum spp.) tetra-esaploideuna possibile causa dell’espansione della

celiachia. Infatti, il grano anticamente coltivatonoto come “monococco” non ha effetti di rea-zioni immunitarie avverse da parte dell’intestinoe non lesiona la mucosa5. E le allergie cosìdiffuse sembrano derivare dall’espansionedelle monocolture e dall’eliminazione dellespecie vegetali endemiche6 .I dubbi sono tanti, ma tutto questo invece difarci dire: “fermiamoci un attimo, dove stiamoandando? Stiamo creando un ambiente intornoa noi che ci respinge. Che ci è diventatoallergico”, ci illude di poter continuare ad alterarela Natura indisturbati e con ancor più vigore.Se una graminacea riprodottasi forzatamentecon 3-6 volte il suo genoma originario puòprovocare un’intolleranza grave che distruggel’intestino, come facciamo a esser così sicuridel mais, della colza, della soia o del risoOGM?I detrattori sosterranno che l’uomo da sempreha selezionato e modificato le specie e chenon c’è nulla di diverso negli OGM, ma questoè solo in parte vero. La selezione è avvenuta,ma è stata lenta e graduale e soprattutto nonha previsto interventi diretti sul genotipo, masolo sul fenotipo. In pratica, in passato erastata indirizzata l’evoluzione di quei caratteriesterni più interessanti all’uomo, agendo suaspetti che indirettamente e naturalmenteandavano a mutare i caratteri genetici dellespecie. Ora, invece, con gli OGM si saltanointere generazioni riproduttive, si bypassanosecoli di evoluzione e, soprattutto, si agiscesul genotipo per modificare il fenotipo. Tuttoquesto non essendo nemmeno minimamenteconsapevoli di quali conseguenze le alterazionidi DNA abbiano sull’organismo modificato esul resto degli esseri in relazione con esso. Èaccertato, ad esempio, che anche dove sonostate create barriere per prevenire la diffusionedi pollini da colture OGM sono state rinvenutecolture ibride (naturali, wild type incrociate conOGM) a centinaia di chilometri di distanza. Èparadossale che l’uomo non sia in grado diprevenire e controllare le invasioni di speciealiene grandi quanto un’adorabile enormeroditore come la nutria (e poi pensi di liberar-sene sterminandola a fucilate) e creda di poter

1) David O. Norris e James A. Carr - Endocrine Disruption: Biological Bases for Health Effects in Wildlife and Humans (2005, Oxford University Press) 2) Pierre Mineau - Cholinesterase-inhibiting insecticides. Their impact on wildlife and the environment” (1991, Elsevier). 3) J. C. Sanchez-Hernandez - Wildlife Exposure to Organophosphorus Insecticides (2001,Springer). 4) Charles J. Henny, Elizabeth J. Kolbe, Elwood F. Hill, and Lawrence J. Blus (1987) - Case histories of bald eagles and other raptors killed by organophosphorusinsecticides topically applied to livestock. (Journal of Wildlife Diseases: April 1987, Vol. 23, No. 2, pp. 292-295). 5) Pizzuti D. et al. - Lack of intestinal mucosal toxicity of Triticummonococcum in celiac disease patients 2006, Scandinavian Journal of Gastroenterology, Vol. 41, No. 11 6) Moneret-Vautrin D. A. et al. - Prevalence of sensitisation to oilseedrape and maize pollens in France: a multi-center study carried out by the Allergo-Vigilance Network. (Eur Ann Allergy Clin Immunol. 2012 Dec.44(6):225-35)

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Adesso è grande poco più di un topolino,ma diventerà una grande attivista, a garantirlosono la sua mamma, la nostra MarinellaRobba, fondatrice di Pelo & Contropelo eil suo papà, Marco Panna, l’autore della“Pulce Elvira”.Diamo quindi il benvenuto a Gloria!

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Due elenchi di centri da contattare se troviamo un animale feritowww.recuperoselvatici.it/elenco.htmwww.komitee.de/it/uccelli-giardino/centri-di-recupero-fauna-selvatica-italia

Il Cras di Bernezzo (CN), un centro “modello” per il recupero di animali selvatici. Un sito da cuitrarre informazioni preziose www.centrorecuperoselvatici.it/category/documenti/pronto-intervento/

riparo dai predatori, poi verificare da lontano sei genitori dopo un po’di tempo si avvicinano alpiccolo e se ciò non avviene intervenireprelevando l’uccellino e portandolo in un centro.Una delle principali cause della morte e deiferimenti di uccellini caduti o da poco usciti dalnido è costituita dai gatti, che provocano feritemolto profonde e lente a guarire, per cui inquesti casi vanno sempre prelevati, anchequando sembrano potersela cavare. Sarebbeun’ottima cosa se i padroni dei gatti lasciati liberidi circolare sul territorio mettessero loro al colloun campanellino. Questo li ostacolerebbe moltodurante la caccia.Possiamo trovare tartarughe sfalciate damacchine agricole oppure aggredite da caniche sempre quando le trovano le rosicchianocome se fossero un osso, oppure aggredite allezampe dai roditori. Difficoltà nel tenere unapostura corretta e deformazioni del carapace(la corazza) indicano sempre una malattia.Soprattutto con quelle palustri è meglio stareattenti al becco, se possibile avvolgerle in unpanno. Nel caso di tartarughe palustri il pannodeve essere bagnato. Solo se si è in grado diriconoscere una vipera, prestando a questamaggiore attenzione, si può soccorrere unaserpe o un altro serpente bloccandoglidelicatamente la testa contro il terreno con unbastone, afferrandolo poi per la nuca eriponendolo delicatamente in un sacchetto ditela o in una calza. Se si soccorre un piccolosauro (lucertole, gechi, ramarri) evitare diafferrarlo per la coda. Questa si stacca, è lasua difesa per sfuggire ai predatori. Attenzioneanche a non afferrarlo per le zampe, sono fragili.Anche in questo caso va preso per la testa.Anche i ghiri hanno questo tipo di difesa e nonvanno mai afferrati per la coda.L’acidità delle nostre mani può danneggiare lapelle degli anfibi, bisogna utilizzare un guantoper prenderli. Attenzione ai girini presenti inpiccole pozze destinate ad asciugarsi: vannoincontro a morte certa. Con un contenitorepossono essere portati nel bacino idrico piùvicino. Volpi, tassi e altri piccoli carnivoripossono infliggere morsi profondi se si cercadi maneggiarli, se non si ha a disposizione unacoperta per avvolgerli la cosa migliore da fare,se è necessario portarli via, è afferrarli per lapelle della nuca, come si fa per i gatti.A questo proposito va detto ancora una voltache il contatto con gli animali selvatici deveessere sempre essere breve e limitato, in primoluogo perchè è per loro fonte di grande stress.Inoltre, anche se siamo muniti di guanti, non vaignorata la possibilità di ricevere la visita di unazecca. Dopo un contatto prolungato con unanimale per sicurezza sarebbe meglio controllarecon una certa attenzione il nostro corpo peraccertarci di non avere sulla pelle questo sgraditoospite che emettendo un anestetico non si fascoprire mentre ci morde. La zecca talvolta puòtrasmettere all’uomo delle fastidiose malattie,ma in tal caso questo avverrebbe almeno 24ore dopo che si è installata. Quindi c’è tutto iltempo per trovarla, analizzando soprattutto lepieghe come l’inguine, le ascelle e la zona dietrole orecchie; nella stragrande maggioranza deicasi il controllo non sarebbe stato necessario,ma è sempre meglio essere un po’previdenti;lo stesso discorso vale per il lavaggio di vestitie di tutto ciò che si è utilizzato per coprire otrasportare l'animale con cui siamo venuti acontatto. Meglio abbondare nella prevenzione. Giorgio Galletta

Trovare in natura un animale ferito e non averela possibilità di soccorrerlo per mancanza diconoscenza e di attrezzatura adatta può esserefrustrante per chi ha a cuore il benessere deinostri amici animali, che poi non si perdonerebbemai il fatto di aver provocato la sua morte conun intervento inadeguato.Cose di poco valore portate con sè, lasciate inun angolo della propria macchina possonocostituire la differenza tra la vita e la morte perun cervo, un airone, un geco.Conviene sempre avere con sè alcunisemplici oggetti.1) Delle scatole di varie dimensioni con alcunifori nella parte superiore (una dentro l’altra nontengono tanto spazio) per uccellini rettili e piccolimammiferi (fare attenzione che i piccoli roditorise non sono tramortiti possono rosicchiare ilcartone e uscire, in questo caso sarebbe piùutile una gabbietta, mentre al contrario vannoevitate le gabbie metalliche per gli uccellini:spaventati si ferirebbero contro le sbarre.2) All’interno della scatola più piccola possonotrovare spazio dei guanti da lavoro molto robustiper evitare i morsi di piccoli mammiferi o gliartigli dei rapaci e per toccare il meno possibilegli animali. Esiste anche qualche possibilità divenire a contatto con animali affetti da malattietrasmissibili all’uomo per cui è bene sincerarsidi non avere ferite sulle mani e sulle bracciamentre li si maneggiano, evitando il più possibilei contatti con i liquidi corporei e le feci. Anchein questo caso un buon paio di guanti puòesserci utile.3) Un plaid per coprire un animale di grandidimensioni e per improvvisare una barella.4) Un panno per coprire gli occhi di grandianimali o per avvolgere quelli piccoli.5) Un sacchetto di tela per i serpenti.6) Un retino per recuperare piccoli animaliintrappolati in posti difficili da raggiungere7) Se si ha uno smartphone conviene avermemorizzato le pagine internet relative aglielenchi dei centri di recupero fauna e degli entipubblici da interpellare (al fondo di questo articolosaranno indicati alcuni link utili), importante èl’avervi installato un’app satellitare che indichile proprie coordinate da segnalare ai soccorritori.La cosa migliore da fare quando si incontra unanimale in difficoltà infatti è telefonare subitoal centro di recupero più vicino, chiedendoil loro intervento nel caso di animali nontrasportabili, comunicando lo stato dell’animalee concordando le prime modalità di soccorso,oppure avvertendoli che si sta per prelevarel’animale per trasportarlo nella loro sede sequesto è possibile. In quest’ultimo caso è beneanche avvertire le autorità, cioè l’asl oppure ilcomune oppure la polizia locale come i vigili oquella nazionale come il Corpo Forestale delloStato (1515). Soprattutto in caso di trasporto dianimali più grandi od appartenenti a specieprotette è meglio avvertirli perchè per leggesalvo autorizzazioni particolari è vietato detenereanimali selvatici. Al fine di una correttacomunicazione dello stato dell’animale èimportante annotare una serie di dettagli dapoter segnalare a chi riceverà la nostra chiamataoppure a chi darà le prime cure all’animale chegli abbiamo portato. In questa fase evitare ditoccare gli animali, che vanno sempremaneggiati il meno possibile. Infatti lo stresspotrebbe ucciderli. Alle volte sembrano tranquilli,si lasciano accarezzare ma in realtà stannoandando in fase di decompressione, rischianodi morire. Vanno segnalati, oltre agli aspetti piùevidenti (arti rotti, sanguinamenti, etc.) anchetutte le anomalie dell’aspetto, del comportamentoe della postura, ad esempio se è disidratatocon la pelle rinsecchita, se tiene gli occhi chiusi,se non si muove, se ha movimenti scoordinati,l’eventuale fuoriuscita di feci, in particolare se

si tratta di diarrea, se tiene la testa ruotata, seè privo di equilibrio, se, soprattutto nel caso diun cucciolo di mammifero, è fermo in un luogonon abituale oppure è circondato da moschecarnarie o ha sul corpo le loro larve, se, nelcaso di un uccello, se ne sta “impallonato”, cioèimmobile con le penne gonfie. Nei mammiferisi può verificare il movimento di maneggio, cioèquando rincorrono la propria coda. Animali chenella stagione fredda vanno in letargo, come ighiri, i ricci o i serpenti, se trovati in invernofuori dal loro rifugio possono avere dei graviproblemi.Sono tutti casi in cui l’animale habisogno di essere soccorso. Altri casi in cui ènecessario il nostro aiuto sono quelli in cuirimangono intrappolati in luoghi da cui nonriescono ad uscire, ad esempio in buche o inbacini idrici con pareti che impediscono la risalita.Lasc iat i l ì mor i rebbero lentamente.Per soccorrere un animale in difficoltàbisogna ricordare sempre alcune regolepratiche. Se l’animale si trova su una stradaoccorre metterlo in sicurezza, utilizzando lapropria macchina, i lampeggianti e il triangoloper proteggerlo dalle vetture in arrivo, nontralasciando di indossare il giubbotto salvavita(si ricorda, semmai ce ne fosse bisogno, cheinvestire un animale e non prestargli soccorsoè reato). In tutti i casi è in agguato il rischio dimorte per stress, per cui il selvatico va toccatoil meno possibile e bisogna coprirgli gli occhi.Eliminare gli stimoli visivi infatti ha un effettotranquillizzante. La temperatura corporea inquesti casi è soggetta a bruschi abbassamenti,meglio coprirlo. Tenere presente che un animaleche soccorriamo può sentirsi aggredito e puòreagire di colpo, anche quando ci sembratramortito ed è immobile, quindi stare sempreattenti a becchi, corna, denti e artigli. Coprirgligli occhi per calmarlo e telefonare a chi di doverein questi casi è sempre il miglior soccorso.I cuccioli di mammifero, se non visibilmenteferiti e sofferenti, non vanno soccorsi e nonvanno toccati, il nostro odore infatti può impedireai genitori di riavvicinarsi a loro. Nella maggiorparte dei casi la loro mamma è nei paraggi, edin alcuni casi (es. cinghiali) potrebbe addiritturaaggredirci. Per quanto riguarda gli uccelli,possono essere soggetti a traumi da impatto,(soprattutto contro vetrate su cui non sonopresenti le sagome di rapace per allontanarli),aggressioni, avvelenamenti, trappole, ma talvoltasono immobili per malnutrizione, come adesempio molti piccioni nelle città, che siammalano per via dell’eccessiva alimentazionea base di pane. In quest’ultimo caso un soccorsoveterinario può salvargli facilmente la vita.Necessitano sempre di soccorso i nidiaceiimplumi, in questo caso sarebbe la soluzioneideale rimetterli nel loro nido (l’odore lasciatodall’uomo non crea problemi negli uccelli),mentre per quelli con le penne ma non ancoraadatti al volo e che non presentano traumi eferite il discorso è più complesso: talvolta comenel caso dei merli si tratta di una cosa normale,in quanto abbandonano spontaneamente il nidoe vengono nutriti a terra dai genitori. In altri casi,se si tratta di rondini, rondoni, balestrucci edaltre specie vanno soccorsi. Nel dubbiol’indicazione di un esperto al telefono può esseredeterminante. Se non si riesce ad ottenerla lacosa più saggia da fare è collocarli in un puntoalto e nascosto, come può essere il ramo di unalbero o una siepe, fornendogli così un piccolo

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La giunta regionale del Veneto ha suo mal-grado deciso, nell’ottobre 2014 , di cederealle pressioni della Comunità Europea e dimettere fine sul suo territorio alla fiorenteattività di cattura di uccelli migratori con retie trappole (roccoli e prodine) da parte dellesue Province. Inoltre il Ministro delle PoliticheRegionali, Maria Carmela Lanzetta, su indi-cazione del Ministro per l’Ambiente Galletti,ha consegnato una diffida alle regioni Lom-bardia ed Emilia Romagna affinchè annullinoentro 15 giorni l’autorizzazione tramite deli-bera all’attivazione degli impianti di cattura.Questi impianti vengono utilizzati allo scopodi distribuire ai cacciatori aventi i requisiti gliuccellini catturati, da utilizzare per praticarela famigerata caccia da appostamento conrichiami vivi.La prima violenza, insieme alla privazione

della libertà, i richiami la subiscono con lapratica del sessaggio, per quelle specie dovenon è possibile distinguere il maschio dallafemmina che è inutile per questo tipo di cacciaperchè non canta nel periodo degli amori.In questi casi viene effettuata un’incisionesul groppone, quindi i maschi vengono ricucitialla bell’e meglio e le femmine uccise.Poi la vita di questi uccellini subisce una seriedi ingiurie crudeli e perverse.Vivono al buio in piccolissime gabbie, talvoltaaccecati, si feriscono sbattendo contro lesbarre, le ali si atrofizzano e il loro sistemaormonale viene danneggiato irrimediabilmenteanche con massicce somministrazioni di or-moni per far sì che vadano in estro e cantinoin autunno invece che in primavera. E quando,malati e spremuti, non servono più vengonolasciati morire in natura, liberi ma incapaci divolare e procurarsi il cibo. Man mano cheroccoli e prodine chiuderanno, a rifornire dirichiami vivi i cacciatori ci penseranno sempredi più gli allevamenti autorizzati. Finora gliuccellini nati in gabbia erano meno richiestiper la maggior resa nel canto dei “presicci”cioè i soggetti nati liberi. Si continuerà pur-troppo a ricorrere, in virtu di un sistema diffusodi falsificazione di anellini, agli esemplaricatturati dai bracconieri, che hanno rappre-sentato finora il 50% di tutti i soggetti utilizzatie il cui numero è destinato a salire se non siintensificheranno i controlli. Se quindi in Italial’attività di cattura legalizzata di richiami viviad opera delle amministrazioni locali sembraprossima a finire, la caccia con questi richiamiè ancora molto praticata ed è ben lungi dalcessare.

Giorgio Galletta

E’dell’ottobre 2014 l’appello accorato del sin-daco di La Maddalena, in Sardegna alle autoritàcompetenti.In quella zona, nonostante le continue battutedi caccia all’interno del Parco della Maddalenai cinghiali sono talmente tanti da costituire unpericolo per le persone, visti i continui incidentiautomobilistici che provocano.In verità in questo caso non si tratta di cinghialiautoctoni ma di incroci tra cinghiale e maiale,molto prolifici, liberati nel Parco negli anni 80con l’evidente fine di boicottarlo.I principali, anzi probabilmente gli unici indiziatiper questa azione sono ovviamente i cacciatori.All’appello, nel quale si dichiara il fallimentodella politica delle doppiette fin qui attuata, èperò seguito un aumento delle uccisioni comeunica soluzione. La conseguenza è stata loscatenarsi di una vera guerra, il piano straor-dinario di eradicazione deciso dall’Ente Parcoè partito in data 17 novembre 2014. In quattor-dici postazioni nei mesi di novembre e dicembrele fucilate dei selecontrollori (cacciatori auto-rizzati) hanno rotto in continuazione il silenziodella notte e decine di morti sono da annoveraretra i cinghiali. Ma mattanze come questa ap-pena descritta ci sono state da sempre in tuttii parchi e le riserve naturali d’Italia e non hannomai fatto calare in modo stabile il loro numeroche anzi cresce continuamente, come non loha mai fatto in territorio non protetto la cacciasenza quartiere.Uno studio pubblicato nel gennaio 2014 dalProfessor Carlo Consiglio, già professore ordi-nario di Zoologia nell'Università di Roma, indicacome le continue azioni di disturbo da partedei cacciatori aumentino la fertilità delle scrofe.Infatti in condizioni normali queste ultimeall’interno di un gruppo vanno in estro tutteassieme grazie al rilascio di feromoni e grazieall’ormone melatonina secreta dalla ghiandolapineale. Secondo la pubblicazione in questionequesta sincronizzazione dell’estro ha un effettoregolatore delle nascite, mentre disperdendoo disturbando i branchi oppure uccidendo lascrofa conduttrice quest’effetto di regolazione,volta a far nascere i cuccioli tutti assieme, vienea cadere, e il risultato è il prolungamentodell’estro di tutte le femmine, che possonoessere fertili più volte in un anno.«Herrero ed altri - scrive Consiglio - hannoconfrontato due popolazioni iberiche di cinghiali,una nei Pirenei poco cacciata in foresta conmolti rifugi, ed una nella Valle dell'Ebro inten-samente cacciata in terreno agricolo con pochirifugi, ambedue senza foraggiamento aggiun-tivo, ed hanno trovato che nella popolazioneintensamente cacciata quasi tutte le femminerestavano gravide già nel primo anno di età,mentre nella popolazione poco cacciata lamaggior parte delle femmine non rimanevagravida che nel secondo anno di età...sembraquindi che la caccia provochi l’aumento dellaprolificità e quindi della grandezza di popola-zione e dei danni». I danni all’agricoltura sonoinfatti una grave conseguenza del sovrappo-polamento di cinghiali. L’80% di ciò che spen-dono le Provincie in Italia per rifondere coloroche hanno subito danni dalla fauna selvaticariguarda l ’azione di questi ungulati .Ai danni provocati alle colture, ai giardini, agli

orti e all’incolumità delle persone in auto vannoaggiunti quelli provocati nell’ecosistema deiparchi alla fauna ed alla flora protette.«L’esiguità di territorio disponibile - affermainfatti il sindaco della Maddalena, Comiti nellasua richiesta di aiuto - sta determinando lapredazione, da parte degli ibridi, di specieendemiche e/o rare, sia animali che vegetali,quali il Discoglosso sardo, la Natrice viperina,le numerosissime orchidacee presenti e altrespecie che per brevità rinuncio ad elencare».Forte è poi l’impatto dei cinghiali sui nidi diuccelli nidificanti a terra, oggetti di continuepredazioni.Ma, visto il continuo prosperare della specie,si può definire fallita la crudele gestione delproblema con l’uccisione da parte dei cacciatorioppure con la cattura tramite recinti e gabbieautoscattanti munite di esca alimentare, cheha come atto finale la macellazione salvorarissime eccezioni in cui vengono ceduti ariserve di caccia. Non pare essere una validasoluzione la sterilizzazione dei cinghiali tramiteoperazione chirurgica, in quanto presenta alcuniproblemi di natura pratica, dal momento cheè necessaria un’anestesia profonda, altri dovutial rischio di infezioni post operatorie ed altriancora causati dall’anomalo comportamentodei soggetti castrati.Una soluzione molto efficace ci viene invecesuggerita dalla dottoressa Giovanna Massei,ricercatrice alla Food and Environment Rese-arch Agency di York (UK).Si tratta del vaccino di tipo GnRH e più preci-samente del prodotto GonaCon in grado direndere sterili i cinghiali per diversi anni.Lo studio, realizzato insieme a David P. Cowane Lowell Miller sull’efficacia del vaccino Gona-Con, ha dimostrato che il controllo di fertilitàtramite vaccinazione può costituire una validaalternativa di gestione «Contrariamente aivaccini contraccettivi degli anni ’90 - scrive laMassei - che prevedevano la somministrazionedi due dosi a poche settimane l’una dall’altra,gli immuno-contraccettivi (o vaccini contraccet-tivi) dell’ultima generazione causano infertilitàper almeno 3-5 anni dopo la somministrazionedi una singola dose. Queste sostanze funzio-nano come un normale vaccino e una voltainiettate causano la produzione di anticorpiche attaccano proteine o ormoni essenziali perla riproduzione [...] Il vaccino GnRH (gonado-tropin-releasing hormone = ormone per il rila-scio delle gonadotropine) causa la produzionedi anticorpi che neutralizzano il GnRH, che asua volta controlla la produzione di ormoninecessari per l’ovulazione e la spermatogene-si». Nel corso di questo studio nessuna dellefemmine a cui è stato somministrato il vaccinoha concepito nonostante la presenza di maschi,mentre in un analogo gruppo di controllo os-servato sul territorio tutte le femmine eranorimaste gravide e, cosa importante, il vaccinonon ha generato variazioni e squilibri nel com-portamento, e nessun problema alla salutedegli animali.Ormai pressanti sono le richieste del mondoanimalista affinchè si cominci a sperimentarequesto vaccino all’ interno dei parchi.Ci sono tutti i presupposti per sottrarre laquestione alla potente lobby dei cacciatori,sempre che ce ne sia la volontà politica.

Giorgio GallettaL’articolo del Prof. Carlo Consigliohttp://autori.fanpage.it/occorre-abbattere-i-cinghiali-per-limitarne-i-danni/

lo studio di Giovanna Massei sulla sterilizzazione dei cinghiali (inglese)http://digitalcommons.unl.edu/cgi/viewcontent.cgi?article=2162&context=icwdm_usdanwrc

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beverina che aveva accanto, non riusciva agrattarsi... I veterinari le hanno dato ad un certopunto meno di una settimana di vita... In quelmomento è successo qualcosa di incredibile,Stirella da un giorno all'altro ha smesso digiocare, non voleva più uscire dalla sua casaed interagire con l'uomo, passava ogni singoloistante del giorno e della notte accanto allasorella, pelo contro pelo, andava alle ciotoledel cibo e recuperava una quantità infinita dileccornie che posava delicatamente davantial viso di Maya, la puliva e la grattava conti-nuamente (il link del video si trova al fondodell'articolo ndr)...Sembra incredibile, ma Mayaha vissuto ancora 6 mesi, ed è stato commo-vente vedere come Stirella, sapendo quantosua sorella avesse paura dell'uomo, abbiarinunciato alla sua vita, al gioco, ai suoi famigliariumani, per dedicarsi a chi non era più in gradodi farcela da sola. Maya una notte è andatavia, Stirella non ha mai voluto altri ratti accantoa lei, il rapporto con i suoi famigliari umani ètornato affettuoso, ma non come prima, lemancava sua sorella, e purtroppo come lei siè ammalata dello stesso male, ma Stirella nonha aspettato che il tumore la uccidesse rag-giungendo dimensioni inusuali, si è lasciataandare, in pochissimo tempo ha raggiuntoMaya... Ce ne sono stati tanti di ratti che hannoscritto favole bellissime, personaggi divertentied incredibili e poi ci sono quelli che hannovissuto e vivono lontani dal contatto con l'uomo,che non fanno ridere o non sono affettuosi,ma se ci pensate bene anche quella è unafavola bellissima... Chi adotta un animale uscitoda un laboratorio deve essere consapevoleche va lasciata a lui, e solo a lui, la scelta dicome vivere, non sono giocattoli, passatempi,antistress, sono esseri viventi che hanno sof-ferto, va rispettato quel poco che rimane dellaloro natura e la loro serenità è la cosa piùimportante. Vedere un ratto che vive nascostonel suo rifugio dove si sente sicuro, che escedi notte per mangiare e giocare, che non vuoleessere toccato da una mano che è identicanell'aspetto a quella che gli ricorda paura edolore, deve renderci felici... Nel buio, che dàloro serenità, sentire il rumore della loro gioianel correre e saltare inseguendo gli altri, ascol-tare il loro rosicchiare frenetico e le piccolegrida di gioco, vederli dall'esterno vivere cre-dendo di essere del tutto liberi (purtroppo solocredendolo), questo deve bastare a darci unafelicità immensa, perchè significa che loro nonvedono più la luce dei neon, non ascoltano più“il rumore” dei camici, non sentono più l'odoredei farmaci... Federico Gallo

Questi roditori sono per tutti gli animalisti unsimbolo delle ingiustizie, dell'oppressione edella crudeltà che tanti esseri viventi subisconoper mano dell'essere umano: spesso non atti-rano la simpatia e la tenerezza riservata a cani,gatti e conigli. Per molti di loro la vita consistenell'attesa di una morte più o meno dolorosa,all'interno dello stabulario di un laboratoriodove si pratica la vivisezione. Ma ogni tantoper pochi fortunati avviene il miracolo.L'uscita di un animale dal laboratorio è il puntodi partenza della sua nuova vita, non certoquello di arrivo, le adozioni di queste splendidecreature sono in crescita e sebbene non pos-sano vivere in natura perchè non sopravvive-rebbero, è possibile ridargli almeno una piccolaparte di quello che l'essere umano gli ha tolto.I ratti sono animali intelligentissimi, vivono incolonia, giocano e dormono insieme, ognunoha il suo carattere, ognuno il suo sguardo.Sembra incredibile, sebbene siano tutti bianchi,o bianchi e neri, o grigi, se li si osserva giornodopo giorno mentre percorrono sereni il cam-mino che li allontana dalla sofferenza, conaffetto ed amore si riesce a distinguerli dagliocchi...semplicemente dagli occhi. Potrei rac-contare centinaia di storie sui ratti che hannovissuto e vivono con me, episodi e personaggi

unici e divertenti, speciali... Come ad esempio“Superfantozzi”, un ratto che non appena èstato messo nella sua nuova casa coi suoifratelli, una voliera molto grande di 5 piani,piena di giochi, rifugi, divertimenti, ha esorditocadendo dai ripiani in modo a dir poco grotte-sco, li ha fatti tutti, dal primo all'ultimo, e continuatutt'oggi, lui proprio non ha capito a cosa ser-vono le scale, ma si è adattato al suo modo di

essere, raggruppa gli stracci in corrispondenzadel vuoto in modo che quando cadrà, e lui sache cadrà, lo farà sul morbido... Oppure“Coccolino”, un ratto che rosicchia legno avolontà, ma non ama il cibo duro. Per questomotivo quotidianamente recupera la sua razio-ne di pellet, pane o pasta e li mette a bagnonell'acqua o nello yogurt ed aspetta accantoal recipiente che si ammorbidisca, senza maiperderla di vista, in modo che gli altri non glielarubino. Sembra uno di quei soggetti un pò“America anni ‘60” che nelle lavanderie a gettoniaspettano che il bucato sia pronto... Ma tra le

tante favole, che in realtà favole non sono,quella di Maya e Stirella è la più incredibile estupenda. Queste due ratte facevano parte diun gruppo di sei, una dopo l'altra le sorellesono andate via divorate dai tumori che hannosviluppato e per i quali erano state selezionate.Sono rimaste solo loro due, due caratteri op-posti, la diversità fatta ratto, Stirella adoravail contatto con l'uomo, passava ore a leccaregli occhi e a mordicchiare delicatamente i lobidelle orecchie dei suoi famigliari umani, la suaunica preoccupazione nella vita era trovarequalcosa con cui giocare e la carta igienica lamandava in estasi, srotolava un rotolo centi-metro per centimetro e lo portava dentro il suorifugio, in una sorta di trance agonistica inar-restabile... Maya era l'opposto, molto schiva,non amava l'essere umano, e nessuno ha maicercato di farle cambiare idea, di giorno vivevanascosta nel suo rifugio, la notte usciva pergironzolare tutto il tempo, mangiava con vora-cità, correva, saltava, nel suo buio, lontanodagli occhi dell'essere umano. Maya ad uncerto punto, a più di due anni e mezzo di età,si è ammalata di un tumore non operabile chein breve tempo ha raggiunto dimensioni incre-dibili... Non riusciva più a muoversi, camminavafacendo pochi centimetri alla volta, non riuscivapiù ad arrivare alle ciotole del cibo, solo alla

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Amici del

GRUPPO DELLE CINQUE TERREPER LA CASA COMUNE ECOLOGISTA

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GRUPPO DELLE CINQUE TERRE

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PER LA CASA COMUNE ECOLOGISTA

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la commovente storia di Maya e Stirella www.youtube.com/watch?v=d-rCrwr_RCgPer contattare la collina dei conigli onlus scrivete a: [email protected] nella rete: www.lacollinadeiconigli.net www.youtube.com/lacollinadeiconigli www.facebook.com/collinadeiconigliPer le visite al centro e volontariato: 3313098789 - Per informazioni generali e sull’adozione di animali (dalle 19.00 alle 21.30): 3318425800

www.adottauncucciolo.net/

[email protected] Edoardo Rubino, 45 10137 Torino

www.cascinaroccafranca.it (alla voce “gruppi”)

Informare, fare cultura, cercare il confrontocon enti e istituzioni per favorire un buon rapportouomo - animale nell’ambiente domestico e urbano,

nel rispetto dei diritti di entrambi.

Maya e Stirella

Maya e Stirella

https://www.facebook.com/groups/139603566079544/

[email protected] - www.trekkingitalia.org

Associazione Amici del Trekking e della Natura

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Il video “il lago che combatte” da cui sono state tratte le fotowww.youtube.com/watch?v=Dcb_Thrq2P8Atti di un convegno del 2013 sul lago https://lagoexsnia.files.wordpress.com/2014/01/atti-uniti.pdf

https://mercolediextraordinari.files.wordpress.com/2013/11/lettera-aperta-a-tutti-i-soci-arci.pdf

Un’iniziativa nata nel 2012 dall’intuito di alcunepersone tesserate ARCI, in stretta collaborazionecon il Circolo Bazura di Torino, ha inferto unprimo colpo ad un sodalizio consolidato nelcorso di decenni, quello t ral’ARCI stessa e lasua associazionedi cacciatori, l’ArciCaccia, che pergiro d’affari e nu-mero di iscritt ipresenta una gran-de rilevanza econo-mica e politica al suo interno. È stataposta la questione dell’incompatibilità tra i principidi non violenza, pacifismo, difesa della dignitàdegli animali e contrarietà ad ogni forma diviolenza nei loro confronti espressi dallo statutodell’associazione ed una pratica violenta comel’attività venatoria. Recita infatti lo statuto ARCI:«Art 3 u) - il ripudio della guerra e l’impegnoper l’affermazione di una cultura nonviolenta epacifista e della ricerca della soluzione nonviolenta dei conflitti, l’azione politica per lariduzione delle spese militari;Art 3 punto aa) - l’impegno per la difesa delladignità degli animali, contro ogni forma di vio-lenza esercitata nei loro confronti, dal fenomenodell’abbandono alle pratiche della vivisezionee dei combattimenti, e per l’attuazione di attivitàdi ricovero e iniziative per l’affidamento el’adozione».La richiesta di espulsione presentata dal collet-tivo Arcicacciafreezone al congresso ARCI diTorino del 14/07/2013 è stata recepitadall’assemblea, che ha emanato una interroga-zione conoscitiva per capire quali siano i requisitiche permettono ad Arci Caccia di far parte dellafederazione ARCI. Nel corso dell’assemblearegionale piemontese dell’11/2/2014 poi la riso-luzione finale e’ stata quella di chiederel’espulsione dell’Arci Caccia e, come primopasso, l’eliminazione dal nome del prefisso Arci.Di conseguenza la questione è stata all’ordinedel giorno nel corso del XVI congresso nazionaledell’associazione ARCI, tenutosi dal 13 al 16marzo 2014 a Bologna, e qui è avvenuta unabrusca inversione di tendenza: la CommissionePolitica non ha accolto la mozione in quanto lastessa Associazione ARCI e l’ Arci Caccia sonodue elementi di pari livello all’interno della fede-razione ARCI. In parole povere la mozione èstata respinta. Ma ormai il sasso nello stagnoè stato lanciato e quello che è sembrato a moltiun pilatesco lavarsene le mani non ha fermatol’iniziativa. L’obbiettivo è ora quello di allargareil raggio d’azione, in modo da far piovere suiprossimi convegni nazionale ARCI mozioni datutte le regioni d’Italia. Lo scopo dell’iniziativa

è quello di at-taccare le so-lide basi politi-che su cui lalobby dei cac-c i a t o r i h asempre fon-dato il suo po-

tere, un potere fatto di soldi e di voti. Per tutticoloro che vogliono collaborare è possibilescaricare una lettera tipo da presentare perso-nalmente ai circoli ARCI della propria zona,proponendo loro di aderire all’iniziativa.

Giorgio Galletta

sulla carta di Google Maps è un puntino azzurroche un quarto di secolo fa non esisteva. Sitrova nel pieno della Città di Roma, propriodietro alla stazione Termini, situato all’internodel Parco delle Energie, parco ricavato dall’areadismessa del vecchio stabilimento della SniaViscosa, fallito negli anni’50. Il nome che silegge sulla mappa è Lago Pertini, ma i cittadinilo chiamano anche in altri modi: Lago Ex-Snia,Lago di Largo Preneste. Ma il suo nome, co-munque lo si chiami, ha un solo significato perle rappresentanze degli abitanti della zona:significa vittoria.La vittoria è quella della volontà di chi vuoleriqualificare l’area in cui vive lottando contro ildegrado e contro i costruttori di mostri di ce-mento, regalandole un cuore verde costituitoda un parco e da un lago naturale che oggiospita decine di specie faunistiche protette,compreso un vasto patrimonio ittico per viadell’ottima qualità delle sue acque sorgive.Sono state analizzate nel 2006 e nel 2014,classificate addirittura come balneabili, sgor-gano frizzanti (non a caso lì vicino si trova Viadell’Acqua Bullicante), non contaminate dascarichi fognari. Si possono facilmente trovarele libellule, indicatrici di un ecosistema integro.Sulle sue rive nidificano il germano reale e lagallinella d’acqua e ospiti fissi del bacino sonomolte altre specie di uccelli, tra cui l’airone, lanitticora, il martin pescatore e il cormorano,attirati dalla grande quantità di pesci.Nelle vicinanze del lago si possono trovaregheppi, poiane, fagiani, gufi comuni, civette,barbagianni, rampichini, beccacce e numerosipipistrelli che limitano il numero delle zanzare.E’stato avvistato anche il raro gruccione. I

decenni di abbandono e di isolamento dellazona e la qualità delle acque hanno fatto sìche si sviluppasse indisturbato nel cuore dellacittà un ecosistema molto ricco.L’acqua sgorgò nel 1992, dopo che il costruttoreAntonio Pulcini acquistò l’area con l’intento direalizzare un grande centro commerciale.Durante gli scavi per costruire il parcheggiosotterraneo venne messa allo scoperto unafalda sottostante e l’acqua fuoriuscì rapidamen-te. l’impresa di costruzione cercò di arginareil tutto dirottandola con un’idrovora nelle fogne,ma nel corso di un acquazzone il collettorecedette allagando il quartiere del Pigneto. Illago vinse la sua battaglia, si aprì la strada inmezzo al cemento e agli sterpi e si trasformòin un bellissimo bacino idrico di 10.000 mq(per intendersi quasi due campi di calcio) eprofondo 6 metri!La sua realtà fu così nota a tutti. Da allora icittadini lo hanno fortemente voluto, protestandocon grande forza contro i vari tentativi delle

amministrazioni comunali passate di farlo spa-rire cambiando la destinazione d’uso dellazona.Potevano però guardarlo solo attraverso lereti, fino al 12 ottobre 2013 data in cui 40persone scavalcarono le recinzioni per studiarloed effettuare prelievi. Esattamente un annodopo una grande manifestazione popolareportò nella zona 4000 persone.In data 6 agosto 2014 infatti, appena in tempoper evitare la riconsegna del territorio lacustreal vecchio proprietario, il Comune di Roma

aveva ultimato la pratica di esproprio dellazona del lago ed iniziato i lavori per renderlafruibile e per annetterla al Parco delle Energie.Ma i pericoli per quell’ecosistema così partico-lare non sono finiti: occorre difenderlodall’inciviltà di chi non rispetta la natura e glianimali, da chi vorrebbe trasformarlo in unapiscina o in una pista per le moto d’acqua, congrave danno per gli uccelli, gli anfibi e i pesciche in un ambiente finora interdetto al pubblicoavevano trovato un sicuro rifugio pur vivendonel cuore della città.Per questo lo CSOA Ex Snia e il Forum Terri-

toriale Permanente del Parco delle Energie,che tutelano l’area, hanno dato il via ad unaserie di studi su quell’ecosistema e hannoinoltrato alle autorità competenti: «1) Richiestaper l’inserimento del lago ex Snia Viscosa, divia Prenestina 175, nel Demanio idrico lacuale.2) Osservazione al Piano Territoriale PaesisticoRegionale per la presa in atto del lago nell’areaex Snia indicata a “Paesaggio naturale” a tuteladella sua elevata biodiversità».Incoraggianti sono le parole del Presidente delV Municipio, Gianmarco Palmieri che definiscela zona come «Un bacino naturale che potràdivenire, dopo le necessarie analisi, fruibile edimportante sotto il profilo naturalistico e fauni-stico».«In mezzo ai mostri de cemento - recita unabella canzone di Assalti Frontali & Il Muro delCanto - st’acqua mo’ riflette er cielo, è la naturache combatte, e ‘sto quartiere è meno nero.In mezzo ai mostri de cemento er lago è unsogno che s’avvera, è la natura che resiste,stanotte Roma è meno nera».

Giorgio Galletta

L’adesivo da esporre nei circoli che aderisconohttps://mercolediextraordinari.files.wordpress.com/2013/09/logo.jpg

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Le vaccinazioni, nel gatto, come nel cane e nell'uomo, hanno un doppio scopo: da un lato proteggere l'individuo, dall'altro proteggere lapopolazione. La vaccinazione consiste nel somministrare all'individuo una piccola, e comunque innocua dose di antigene (solitamente unvirus) tale da suscitare nel soggetto la risposta dell'immunita' adattativa. In estrema sintesi: il sistema immunitario di ogni individuo ha"nativamente" la capacita' di rispondere in tempi rapidi ai piu' comuni agenti infettivi ma ha anche le potenzialita' per costruire le difese rispettoad agenti infettivi non conosciuti. Si parla quindi di immunita' innata e immunita' adattativa ed e' questa seconda che viene stimolata dallavaccinazione. E' come se si dicesse al sistema immunitario: "Guarda che potrai incontrare questo virus. Comincia a costruire le armi adeguateper combatterlo e custodiscile nell'arsenale in modo da averle pronte per quando lo incontrerai davvero".Che si vaccini per proteggerel'individuo e' evidente; meno evidente, ma non meno importante, e' che la vaccinazione serva a proteggere la popolazione per arrivare (ungiorno) all'eradicazione di un determinato patogeno: come ad esempio e' successo a livello mondiale per il vaiolo. Per comprendere comela vaccinazione (di massa) possa servire a questo scopo bisogna ricordare che i virus si replicano solo all'interno delle cellule di un individuo:nell'ambiente possono vivere piu' o meno a lungo (da minuti a diversi mesi) ma non si possono riprodurre. Se un virus non riesce ad infettaredegli individui prima o poi muore e in quel territorio la malattia si puo' considerare eradicata. E' evidente che piu' sono i soggetti vaccinati(e quindi immuni, che "non danno spazio" al virus) meno possibilita' ha il virus di riprodursi e infettare sempre nuovi individui. E' un po' lostesso principio di prosciugare uno stagno per eliminare le zanzare.Puo' essere ovvio, ma non bisogna dimenticare che la vaccinazione non da' una risposta "immediata" ma richiede almeno un paio di settimane.Non bisogna cioe' commettere l'errore di vaccinare il gatto e poi metterlo subito in un ambiente a rischio convinti che sia gia' protetto. Inoltre,il cosiddetto fallimento vaccinale e' un'eventualita' da tenere in conto e proprio per questo - anche su animali vaccinati - e' importante evitareil piu' possibile l'esposione ad agenti infettivi e porre sempre la massima attenzione alle misure igieniche, alla prevenzione e alla quarantena(nei gattili). La vaccinazione, come ogni pratica medica, non e' "del tutto priva di rischi" e quindi la scelta se vaccinare, quando, e controquali malattie deve tenere in conto il rischio di esposizione, lo stato di salute del gatto (anche se malattie concomitanti non sono necessariamenteostative) e l'effettivo rischio di contrarre quello specifico patogeno (es. non si vaccina per il FeLV un gatto che sta sempre in casa). Nei gattiesistono i vaccini "core" o RCP che proteggono da herpesvirus, calicivirus e sopratutto panleucopenia e vaccini non core: cioe' contro FeLV,e altre malattie. I vaccini non sono tutti uguali e si distinguono anche per la tecnologia di fabbricazione e la presenza o meno di compostiadiuvanti. I vaccini inattivati sono caratterizzati dal contenere l'agente patogeno "ucciso" (che quindi non puo' "scatenare" la malattia); inquelli vivi-modificati (o MLV) il patogeno e' stato modificato in modo tale da non poter indurre la malattia: sono in genere senza adiuvanti eindicono una risposta immunitaria piu' rapida. I vaccini ricombinanti sono prodotti con tecniche di ingegneria genetica e utilizzano virus innocui"modificati" che presentano solo alcune seguenze atte a generare la risposta immunitaria e sono anche questi, in genere, privi di adiuvanti.I protocolli vaccinali sono diversi a seconda del rischio cui puo' andare incontro l'animale: nei gatti di casa la prima vaccinazione si fa intornoai 4 mesi, il primo richiamo dopo 20-30 gg, un ulteriore richiamo dopo un anno e successivamente ogni 3 anni. Nei gattili o in condizioni dirischio i successivi richiami si fanno ogni anno e anche i cuccioli si vaccinano precocemente. I vaccini attuali, pur presentando un eccellenteprofilo di sicurezza, non possono essere considerati esenti da rischio. Il rischio piu' grave, sebbene estremamente raro (uno su centomila),e' la reazione anafilattica che puo' essere anche mortale; esistono poi casi di sarcomi da inoculo (che pero' non riguardano solo i vaccini).Quello che a volte puo' succedere e' al piu' un po' di letergia, una leggera febbre e un'infiammazione locale della sede dell'iniezione.Vediamo infine alcune "obiezioni" che vengono opposte alla vaccinazione: dei gatti come degli umani.1) I vaccini sono un "trucco" delle case farmaceutiche per "vendere delle medicine ai sani". E' vero che si vaccinano i sani, ma li si vaccinaproprio perche' non si ammalino! Questo si chiama prevenzione e non puo' essere ottenuta solo attraverso misure di igiene e di quarantena,che pure restano basilari. I vaccini servono a stimolare l'immunita' individuale verso determinati patogeni che altrimenti causerebbero malattiecon un tasso di mortalita' molto elevato.2) Ci sono gli adiuvanti che sono dannosi. A parte che non e' cosi' vero perche' molti vaccini sono senza adiuvanti e che la pericolosita' diquesti adiuvanti non e' affatto dimostrata in termini generali, bisogna capire che queste sostanze hanno il solo scopo di rendere il vaccinopiu' efficace.3) I vaccini sono pericolosi. Bufale a parte... si': possono esserci reazioni avverse anche letali, possono esserci tumori indotti dalla vaccinazione...Si tratta pero' di casi molto ma molto rari e comunque conosciuti, studiati e per niente nascosti. E' il veterinario che deve valutare il rischio(e il beneficio) nel vaccinare "quel" gatto con la sua eta', le sue patologie pregresse, i fattori di rischio in cui puo' incorrere.I vaccini, come ogni pratica medica presentano un profilo di rischio e per questo si parla di protocolli diversi a seconda dell'ambiente in cuivive l'animale. Si tratta di valutare rischi e benefici a seconda del contesto: il gatto di appartamento, il gattile, il randagio; e per ognuno stabilirese ha senso o meno vaccinare per quella patologia: di sicuro non si vaccina per la rabbia o per il FeLV un gatto che vive solo in casa.Di sicuro non ha senso richiamare ogni anno il vaccino su un gatto di casa ora che e' dimostrato che l'immunita' e' molto piu'lunga.In tanti anni di gattile non ho mai avuto esperienza ne' di una reazione anafilattica, ne' di un sarcoma vaccino-indotto. Ma questo non vuoledire niente. Quando si parla di queste cose bisogna attenersi ai dati, agli studi (seri) perche', con tutti i limiti delle statistiche, specie in ambitoveterinario, questi numeri hanno un valore molto piu' grande di una esperienza personale.

Valter Fiore - Associazione La Cincia

Sono sempre di più le coppie che si rivolgono ad un avvocato per dirimere controversie relative all’affidamento dell’animale domestico incaso di separazione (di fatto o di diritto) e di ciò non ci si deve stupire se si considera il numero massiccio di animali che sono presenti nellecase degli italiani. Come professionista sono stata più volte chiamata a prestare la mia attività al fine di risolvere situazioni di conflitto neiquali gli animali risultavano essere, loro malgrado, protagonisti.A chi spetta quindi in caso di separazione o divorzio o separazione di coppie che convivono more uxorio l’animale domestico?E’ da segnalare innanzitutto una grave lacuna normativa poiché nulla la legge dispone in proposito. Una proposta di legge del 2008 che laLAV ha sottoposto all’Intergruppo Parlamentare è quella che intende introdurre nel codice civile l’art. 455 ter denominato “affido degli animalifamiliari” in caso di separazione dei coniugi. Con tale articolo si potrebbero risolvere i problemi relativi a questa fattispecie e nell’attesaoccorrerà, a mio modesto avviso, ragionare per analogie, utilizzando quanto il legislatore ha stabilito per l’affidamento dei figli minori sullascorta di quella giurisprudenza penale - ormai consolidatasi - che ha equiparato l’animale non umano al bambino nelle cure e nell’accudimentononchè nell’attenzione che gli deve essere offerta.Ritengo fondamentale, in questo percorso di riflessione, abbandonare, innanzitutto, concezioni cartesiane dell’animale che, nonostante iltempo anzi direi i secoli trascorsi, purtroppo, permeano ancora in misura esorbitante il nostro diritto e che considerano gli animali res privedi qualsiasi soggettività giuridica, ossia meri oggetti su cui esercitare un diritto di proprietà, sulla scorta invece della soggettività che aglianimali ( in prima battuta solo domestici o d’affezione ma sempre più anche a quelli da reddito) viene finalmente attribuita dalla legislazionepenale e dalla conseguente giurisprudenza nonché dal trattato di Lisbona.Gli animali non sono e non devono essere considerati oggetti bensì soggetti e come tali portatori di interessi giuridicamente rilevanti. Ritengo,quindi, necessario che, anche in caso di separazione, debba essere considerato, in un giudizio di bilanciamento di interessi contrapposti,prevalente su tutto e quindi anche sul diritto di proprietà il benessere dell’animale nonché il rapporto che si è creato fra animale umano enon umano. Conseguenza evidente di ciò sarà pertanto l’applicazione analogica delle regole sull’affido condiviso che prevedono, in estremasintesi, il diritto del minore a conservare un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei due genitori avendo come parametro digiudizio l’interesse e il benessere del minore stesso. Questa mia personale posizione trova conforto nelle seppur esigue pronunce

Un sunto delle linee guida AAFP per la vaccinazione del gatto www.lacincia.it/vaccinazioni.php

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giurisprudenziali (Tribunale di Cremona 2012 e Tribunale di Foggia 11.06.2008) ove qualche magistrato coraggioso ha tentato di porre alcunipaletti in questa materia del tutto priva di regole e ove si rileva, innanzitutto, che i Giudici mostrano di ricercare un criterio legale che vadaal di là dell’esistenza di una iscrizione all’anagrafe canina evidentemente facendosi interprete del comune sentire per cui i cani sono ben“altro” di un mero bene mobile dotato solo di intrinseco valore economico; “altro” che la disciplina del codice civile tuttavia ignora e nonriconosce. Il Tribunale di Foggia ha stauito che “il giudice della separazione può ben disporre, in sede di provvedimenti interinali, che l'animaled'affezione, già convivente con la coppia, sia affidato ad uno dei coniugi con l'obbligo di averne cura, e statuire a favore dell'altro coniuge ildiritto di prenderlo e tenerlo con sé per alcune ore nel corso di ogni giorno”. Il Tribunale di Foggia ha inoltre assegnato il cane al marito,nonostante l’animale, tramite microchip, fosse intestato formalmente alla moglie. Il tribunale di Cremona invece ha convinto i ricorrenti atrovare un accordo, omologandolo, al fine di prendersi cura congiuntamente dei loro cani con divisione in parti uguali delle spese e specificandoexpressis verbis che "tutte le garanzie che sono previste per l'affido condiviso dei figli minori siano specularmente applicate per i cani". IGiudici in questi provvedimenti danno valore, ai fini della decisione, all’intensità del rapporto affettivo tra gli animali e considerano preminentela disponibilità e la capacità di ciascuno di prendersene cura: si ritiene quindi preminente l’interesse dei cani e non già dei coniugi analogamentea quanto la legge dispone per i figli. Un'altra fondamentale pronuncia molto recente è arrivata dal Tribunale di Milano che, con decreto13.3.2013, ha affermato il seguente principio di diritto: «L’animale non può essere più collocato nell’area semantica concettuale delle “cose”dovendo essere riconosciuto come “essere senziente”. Non essendo l’animale una “cosa”, bensì un essere senziente, è legittima facoltàdei coniugi – in sede di separazione - quella di regolarne la permanenza presso l’una o l’altra abitazione e le modalità che ciascuno deiproprietari deve seguire per il mantenimento dello stesso». Quindi anche in sede processuale viene riconosciuto il valore di un accordosull’affidamento dell’animale domestico.Cosa fare quindi in caso di separazione? In primo luogo occorre evitare di strumentalizzare l’animale avendo invece cura di mettere al centroil suo benessere facendo si che venga il più possibile tutelato, garantito e mantenuto il rapporto affettivo che l’animale aveva già instauratocon entrambi i partner. Molto utile sarebbe quindi stilare un vero e proprio accordo ove vengono stabiliti quale sarà la sua residenza prevalente,in quali giorni verrà lasciato all’altro coniuge, come verranno ripartite le spese sanitarie e alimentari e come verranno organizzate le vacanze.E’ consigliabile mantenere per quanto possibile, le stesse regole, che si seguivano già nel periodo precedente alla separazione; quindi, se,per esempio, era sempre il marito a portare il cane a sgambare sarebbe opportuno mantenere questa abitudine anche dopo la separazione.Spesso inserisco negli accordi che predispongo per i miei assistiti un “periodo di prova” di circa tre/quattro mesi al termine del quale sivalutano eventuali modifiche. Autentica della firma e data certa dell'accordo possono essere inserite rivolgendosi all'anagrafe. Se invecenella coppia non vi è accordo sull’affidamento dell’animale non rimane che tentare di ricorrere ad un giudice tenendo presente, innanzittuttoche il medesimo potrebbe dichiarare la domanda di affidamento inammissibile e che anche qualora si pronunciasse sul merito, in ogni caso,la intestazione del microchip ovvero la ricevuta di acquisto dell’animale ovvero il certificato di affidamento se da un lato sono sufficienti aprovare la proprietà dell’animale in capo all’intestatario dall’altro non sono di per sé sufficienti a escludere che l’affidamento del medesimopossa essere legittimamente riconosciuta anche in capo a chi non è proprietario.

Avv. Francesca Mandarini, Foro di [email protected]

Che l’alimentazione vegetariana e vegana aiutino a prevenire patologie cardiovascolari e malattie degenerative non è certo un mistero. Mapoche settimane fa, sulla prestigiosa rivista “Nutrition Journal”, è apparso un articolo sorprendente. Si tratta di uno studio che ha coinvolto1615 pazienti ad alto rischio cardiovascolare. Onnivori. La sfida? Sottoporli a una dieta 100% vegetale, ad alto contenuto di carboidraticomplessi e basso contenuto di grassi e sodio, ma senza restrizioni caloriche. Per una settimana soltanto. Risultato? Alla fine dei loro 7giorni virtuosi (per qualità ma non per quantità del cibo), si sono già potuti misurare i benefici: i partecipanti hanno perso peso (in media1,4 kg), abbassato il colesterolo, la glicemia e la pressione in maniera significativa. Gli autori hanno calcolato che questi effetti hannocontribuito a ridurre di oltre il 27% il rischio di eventi cardiovascolari nei 10 anni successivi . E tutto questo è ancora più interessante seconsideriamo che molti pazienti, per il periodo dello studio, abbiano anche smesso di assumere farmaci antipertensivi o ipoglicemizzanti(1). Anche se molti medici mostrano una certa riluttanza a prescrivere diete vegan, esistono da più di vent’anni piani dietetici supportati dadati scientifici solidi volti a ridurre il rischio cardiovascolare. Ad esempio i dottori Dean Ornish, John McDougall, David Jenkins e CaldwellEsselstyn hanno elaborato, ciascuno indipendentemente, un approccio dietetico alla prevenzione e cura delle patologie cardiovascolari. Iloro metodi concordano sulle basi: una dieta vegana che include alcuni alimenti specifici, come mandorle, noci e altri semi oleaginosi (2).In Italia, a marzo 2013, l’ASL di Milano ha incluso nel p-PDTA (Percorso Preventivo Diagnostico Terapeutico Assistenziale), un insieme dilinee guida per la gestione dei pazienti diabetici, un preciso riferimento alla dieta vegana. Nei diabetici, spiegano gli esperti che lo hannomesso a punto, la dieta vegana batte quella tradizionale (proposta dall’American Dietetic Association) in termini di controllo del peso, dellaglicemia e di aderenza ai consigli medici. Una delle ragioni principali è proprio il fatto che la dieta vegana, non limitando le quantità, richiedeal paziente sacrifici più accettabili e al tempo stesso lo fa sentire motivato producendo effetti più immediati e marcati sul peso. Al contrario,la dieta onnivora per diabetici è spesso ritenuta troppo rigorosa e se si aggiunge il fatto che porta a perdere chili di troppo con difficoltà èfacile comprendere i suoi minori successi (3). Quanto agli effetti di un’alimentazione vegan sul lungo periodo, esiste al momento unapopolazione particolarmente indicata a esser presa in esame: si tratta degli Avventisti del settimo giorno, un gruppo religioso piuttostonumeroso negli USA. I membri di questa chiesa seguono uno stile di vita mediamente più sano della popolazione generale nordamericanae circa la metà di essi è vegetariana o vegana. Dal momento che gli Avventisti solitamente non fumano, non bevono alcolici e svolgonoattività fisica regolare, il confronto tra vegani o vegetariani e onnivori permette di considerare isolatamente gli effetti della dieta, senzaconfonderli all’interno di uno stile di vita globalmente più equilibrato. Decenni di studi hanno mostrato che l’alimentazione vegana è in gradodi garantire un migliore stato di salute anche tra coloro che si dedicano abitualmente allo sport e si astengono da fumo e alcolici. L'insiemedegli studi sulla prevenzione primaria attraverso la dieta è stato analizzato dall'American Dietetic Association, che dal 1987 dichiaral'appropriatezza e l'efficacia preventiva delle diete vegetariane e vegane in ogni fase della vita umana nel suo “Position Statement” ancherecentemente confermato (4). Oltre che la riduzione del rischio cardiovascolare e di diabete, l'alimentazione ha una notevole rilevanza nellaprevenzione dei tumori anche in siti che a prima vista possono sembrare indipendenti dall'alimentazione come il tumore al polmone, associatoal consumo di alimenti di origine animale e notevolmente più raro nei soggetti che consumano molta frutta e verdura fresca. E’ noto poi ilruolo dei latticini nella promozione del tumore della prostata e, al contrario, l'effetto protettivo dei prodotti a base di soia su questo tumore,tra le prime cause di morte per neoplasia degli uomini adulti. Diventa d’altra parte sempre più evidente il pericolo rappresentato dal consumodi carni rosse ed insaccati per il cancro al colon. Nelle donne un’alimentazione ricca di cibi vegetali freschi, cereali integrali, legumi e soia èassociata a un minor rischio di tumore della mammella e dell'ovaio. Carni, latticini e uova sono invece alimenti sospettati di promuoverealcune neoplasie specifiche del sesso femminile. E’ forse ancora troppo diffusa la tendenza a sottovalutare gli aspetti nutrizionali per ilmantenimento della salute e la terapia di alcune patologie. Sono molte le resistenze culturali e gli interessi economici che rendono difficilel’affermarsi di una corretta informazione. Non solo i pazienti, ma anche i medici sono bombardati da pubblicità distorcenti, che propongonocon ostinazione i prodotti di origine animale come irrinunciabili, e l’alimentazione vegana inadeguata. Anche molti nutrizionisti (non si saper quanto ancora in buona fede) compiono un certo terrorismo psicologico sui loro assistiti descrivendo, in maniera immotivata, l’alimentazionevegan come carente e rischiosa. Il futuro dimostrerà, come il presente, l’esatto contrario.

Elena Venco, medico chirurgo, lavora a Torino e si occupa di nutrizione e antivivisezionismo scientifico.Marco Lorenzi, informatico, vive a Milano e da anni si interessa di alimentazione vegan e antispecismo.

1) Nutr J. 2014 Oct 14;13(1):99. Effects of 7 days on an ad libitum low-fat vegan diet: the McDougall Program cohort. McDougall J, ThomasLE, McDougall C, Moloney G, Saul B, Finnell JS, Richardson K, Petersen KM.2) Ornish, D. Dr. Dean Ornish's Program for Reversing Heart Disease, New York: Random House, 1990; Ballantine Books, USA.3) www.veganic.it/pdf/PDTA_Diabete%20Integrale_DEF4213_2_.pdf4) Position of the American Dietetic Association: Vegetarian Diets. J Am Diet Assoc. 2009;109: 1266-1282.

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Un barlume di gioia, di empatia, di vita, unattimo di calore e di affetto, il piacere di sentirsiancora utili per qualcuno.Questo era il sentimento che animava gli an-ziani ospiti della casa di riposo INPS di MontePorzio Catone, nei pressi di Roma mentrequotidianamente si prendevano cura dei gattirandagi della zona e di alcuni cinghiali quasidomestici, dandogli un po’del loro cibo.Ma la cosa non è piaciuta ad un solerte funzio-

nario INPS che con una lettera minacciosatuonava: «non è consentito asportare alcuntipo di residuo alimentare e lo stesso non puòessere distribuito come cibo per i gatti o icinghiali», minacciando per coloro che avesserocontinuato a farlo l’espulsione dalla casa diriposo «per comportamento gravemente pre-giudizievole all’ordinato funzionamento dellacasa». Ma i pensionati non si sono fatti intimi-dire e hanno chiesto l’aiuto dell’ associazioneAIDAA che è intervenuta con i suoi legali peristituire una pratica.«Un ignobile e vergognoso ricatto sulla pelledegli anziani - afferma Lorenzo Croce, presi-dente AIDAA - per il quale abbiamo inviatouna comunicazione al Ministero della Saluteperchè agisca immediatamente contro questasituazione intollerabile di mancanza di rispettoper gli anziani e per i loro gatti».

Giorgio Galletta

Latte artificiale al posto di quello materno:in 18 agli arresti domiciliari tra medici e infor-matori.Hanno favorito il consumo di latti artificialisenza motivazioni mediche in cambio di regali.Così, con l’accusa di corruzione, 18 personesono finite agli arresti domiciliari il 21 novembre.Sono 12 pediatri (tra cui due noti primari), 5informatori scientifici e un dirigente d’aziendache operavano in Toscana, Liguria, Lombardiae Marche. Sono stati emessi anche 26 decretidi perquisizioni in Toscana, Lombardia, Marche,Liguria.Un meccanismo collaudato, quello smascheratodai carabinieri del NAS di Livorno: gli informatori(dei marchi Mellin, Dmf e, in un solo caso, diHumana Italia) contattavano i pediatri perincoraggiarli a consigliare latte artificiale per ineonati, nonostante il mondo scientifico rico-nosca unanimemente da anni l’importanza dipromuovere l’allattamento al seno. Contempo-raneamente, per rendere la proposta più attra-ente, offrivano ai pediatri buoni per vacanzeall’estero, coperti da agenzie di viaggio che lifatturavano come spese per congressi o corsidi aggiornamento. Venivano anche offerti inregalo smartphone, computer, condizionatori,televisori). La somma dei regali illeciti ammon-terebbe a centinaia di migliaia di euro.Secondo il Ministero della Salute, il latte ma-terno e quello artificiale non si equivalgono.Nel 2009, è stato addirittura emanato un de-creto che prevede delle norme molto rigide in

merito agli alimenti per neonati e alla loropubblicità. Per esempio, è vietata "la distribu-zione di campioni o il ricorso a qualunque altrosistema volto a promuovere le vendite deglialimenti per lattanti", oltre a qualsiasi tipo dipubblicità che "induce a ritenere il prodottoequivalente al latte materno o che scoraggial'allattamento al seno". Inoltre su ogni confe-zione di latte artificiale è scritto per legge cheil latte materno è il latte ideale per ogni lattante.Infatti solo qualora l’allattamento al seno nonsia possibile o non sia sufficiente, dietro con-siglio del pediatra, il lattante deve essere nutritocon un alimento adatto ai propri bisogni. Chinon segue queste regole, devia dalle lineeguida italiane e internazionaliLo stesso Ministero della Salute ha ribaditol'importanza del latte materno anche in undocumento redatto dal tavolo tecnico operativosull'allattamento al seno il 18 marzo del 2014.Vi si legge che il latte materno dovrebbe costi-tuire la sola fonte di nutrimento per il bambinofino ai 6 mesi e che l’allattamento dovrebbeessere prolungato fino al secondo anno di vitae oltre, contemporaneamente all’introduzioneprogressiva di altri alimenti nella dieta. La basedi questa raccomandazione è il fatto che ibenefici per il bambino e la madre sono legatiall’allattamento al seno da un rapporto dosedipendente: tra i vantaggi, la riduzione delcancro al seno per le mamme e la protezionedall’obesità per i piccoli. Elena Venco

Avvalendosi di una licenza di spettacolo viag-giante ma non di quella, necessaria, di giardinozoologico, per anni in barba alle regole il delfi-nario di Rimini ha continuato ad offrire al pubblicolo spettacolo di animali acquatici, che in naturavivono in grandi distese d’acqua, obbligati agirare in tondo in una piccola vasca, saltandoed eseguendo evoluzioni come degli involontarisaltimbanchi per guadagnarsi il cibo in mezzoad una musica assordante. Ebbene questaattività è stata chiusa per decreto ministerialein data 5 dicembre 2014. Il decreto emesso dalMinistero dell’Ambiente e della Tutela del Ter-ritorio e del Mare, di concerto con il Ministerodella Salute e quello delle Politiche Agricole,nega la concessione della licenza di giardinozoologico al Delfinario di Rimini decretandonela chiusura. Questa decisione fa seguito ad unintervento, in data 31 luglio 2013, del CorpoForestale dello Stato all’interno della struttura

in seguito alle numerose denunce di associazionianimaliste. Nel corso di questo controllo eranostate riscontrate diverse irregolarità. Comeriportato infatti nel loro rapporto gli agenti hannorilevato: «Assenza di riparo dal sole e dalla vistadel pubblico, carenza di un adeguato sistemadi raffreddamento e di pulizia dell'acqua, vecchievasche di contenimento irregolari non adatte aconsentire un adeguato movimento e a garan-tirne la salute fisica e psichica, costretti ad unaconvivenza coatta nel gruppo sociale dove eranoinseriti. - e ancora: - nessun programma ditrattamenti medici veterinari come testimonial'assenza di vasche predisposte a tal fine, oadibite alla quarantena o ad ospitare le femminedurante il periodo di gravidanza e allattamento».Sono state contestate infrazioni per un ammon-tare fino a 18mila euro ed è stato ipotizzato ilreato di maltrattamento animale. Conseguenzadi questo intervento è stato il trasferimento dei

quattro delfini, due maschi e due femmine dellavarietà Tursiope, nell’Acquario di Genova, dovehanno trovato altri quattro sfortunati come loro,quelli provenienti dal delfinario di Gardaland,chiuso pochi mesi prima. Difficile è la vita diquesti animali all’interno di questo tipo di strut-ture: per evitare che si aggrediscano o cheavvengano nascite indesiderate infatti vengonoloro somministrati in continuazione tranquillantie cure ormonali. Come ha testimoniato nel corsodi un intervista a ilfattoquotidiano.it l’ex allenatoredel delfinario Palablù di Gardaland, Oscar Caridi,i delfini soffrono come noi lo stress, e lui stessoha potuto constatare nell’ambito dei delfinaridiversi casi di maltrattamento, che provocanonegli animali malattie psicosomatiche come ildeperimento, le ulcere gastriche, le micosi e iproblemi oculari. Racconta di aver verificatoche in alcune strutture avvenivano anche casidi punizioni con percosse e che per favorire lavolontà di apprendere in cambio di un premiogli animali spesso vengono privati del cibo. Luistesso afferma di essersi dimesso dalla strutturaperchè la nuova proprietà, per recuperare i soldiinvestiti, gli aveva chiesto di aumentare il numerodegli spettacoli eliminando i turni di riposo.Questa scriteriata gestione dei delfini aveva inseguito causato la morte di Romeo, Giulietta eVioletta, i tre animali che lui seguiva. Nonostanteuna petizione che aveva raccolto 15mila firmeil Delfinario di Rimini, dopo il sequestro, hapotuto allestire nel corso della stagione estiva2014 uno spettacolo grazie al prestito da partedi un circo di tre leoni marini, ma ora su tuttiquesti spettacoli innaturali e diseducativi inquel di Rimini sembra essere calato definitiva-mente il sipario. Giorgio Galletta

Il documento del Ministero della Salute www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2113_allegato.pdf

Lo “spettacolo” dei delfini in prigioniawww.youtube.com/watch?v=i0vYjd1V3Go#t=198

http://www.lav.it/petizioni/petizione-per-liberare-i-delfini

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Animale semisacro per le vecchie leggende norvegesi (è secondo queste la reincarnazionedelle persone morte in mare), il cormorano è forse uno dei più versatili e opportunistimigratori tra quelli che visitano il nostro paese. Lungo fino a 80 cm e con un’aperturaalare fino al metro e mezzo, è infatti un abilissimo pescatore, pronto a spostarsi ancheper 40 ch i lomet r i ogn i g io rno pe r r agg iungere a ree r i cche d i pesce .E’specializzato nel pescare in gruppo con azioni coordinate, disponendosi uno a fiancoall’altro nel corso di vere e proprie battute di pesca.Dotato di occhi mobili a differenza di quasi tutti glialtri uccelli , di piedi palmati e di penne nonimpermeabili, ideali per l’immersione, il cormoranoè un ottimo pescatore subacqueo: può immergersiper un minuto e mezzo, guizzando sott’acqua erincorrendo i pesci anche a diversi metri di profondità.Lo si può spesso vedere con le ali allargate, nellaposizione cosiddetta “araldica” mentre fa asciugarele penne al sole. Da noi in Italia è presente in grannumero nel periodo di svernamento, mentre salvoqualche eccezione in estate preferisce nidificare nelnord e nel nord-est dell’Europa.Contro il cormorano è in atto da decenni unacampagna ad opera di molti pescatori “sportivi”,corredata di una menzogna: per agganciare ilcormorano alla lunga schiera di animali perseguitatiperchè provenienti da altre zone del mondo è stataraccontata la favoletta di questi uccelli quasi estintidecenni fa e poi reintrodotti nel nostro territorio

tramite immissione di alcuniesemplari provenienti dalla Cina. Al dilà di queste frottole createad arte, la specie Phalacrocorax carbo sinensis, ovvero ilcormorano più diffuso nelle acque interne italiane ha avuto sìuna forte flessione in Italia, dovuta soprattutto all’inquinamentoidrico, ma con il miglioramento della situazione delle acque difiumi torrenti e laghi e con una maggiore presenza di pesci, sialiberi che in acquacoltura, questa specie ha ripopolato i nostricorsi d’acqua in maniera molto evidente, mentre la costantepresenza di bracconieri, che non li cacciano perchè le loro carnisono immangiabili, non permette ai loro predatori naturali, irapaci come il falco di palude, di svilupparsi sul territorio comepotrebbero. Ma ad appoggiare le sterili proteste dei pescatori

“sportivi” sono subentrati gli interessi economici degli allevatori di pesci e di conseguenzaè intervenuta la Comunità Europea. Infatti il Cormorano, pur essendo considerato specienon cacciabile, è uno degli animali per i quali la “Direttiva Uccelli” del 2009 prevedela caccia in deroga, per cui vengono stabiliti in tutte le province d’Italia piani diabbattimento per questi volatili, accusati di tutto: oltre che di cibarsi di pesce fino asaziarsi come previsto dalle leggi di natura, anche di rovinare gli alberi su cui tuttiinsieme si posano e addirittura di sporcare l’acqua. Probabilmente perchè l’unica specie“autorizzata da sè stessa” a fare tutto questo è la specie umana.

Giorgio Galletta

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La campagna promossa daipescatori “sportivi” in “difesa”

dei pesci dai cormorani.

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10 anni ma non li dimostra, tagliamedia, è adatto a qualsiasi famiglia,ama i bambini ed ha un carattereallegro, sereno e positivo.Va d’accordo anche con i suoi simili,femmine e maschi.Adottabile a Torino e ProvinciaEnza 338 [email protected]: 011.2620902

10 anni, in perfetta salute, sempre allegro ed affettuoso, un vero coccolone, vad’accordo con cani femmina e gatti. Taglia media. Adottabile a Torino e ProvinciaEnza 338 8388737 [email protected] Ufficio: 011.2620902

Maschio di 5 anni, testato esterilizzato. Con gli adulti èdolcissimo, coi bambini piccoli perònon ha molta pazienza.Adottabile in tutto il Centro Nord335 [email protected]

Bel micione di 6/7 anni, testatoe steri l izzato. Socievole,affettuoso e giocherellone, hauna lieve zoppia. Adottabile intutto il Centro Nord335 [email protected]

Giovane, di taglia me-dio/grande, non perdemai l’occasione per cer-care coccole e affetto, pervia della sua timidezza habisogno di sentirsi protet-ta. Nadia 338 2574534

6 anni, felv+, è stato abbandonato in unacolonia felina e da lì è stato tolto peressere curato. Ora è in stallo presso unavolontaria, è un bellissimo micione buonoe socievole, merita la serenità di unafamiglia.Alessia 349 [email protected]

4 ratti adulti - Arrivati a dicembre 2014 provenienti da unlaboratorio. Sterilizzati. Sigla foto:DSC_0124346 3108968 331 8425800 (tra le 19.00 e le 21.30)[email protected]@gmail.com

Arrivata in settembre 2014, è una delle101 cavie recuperate in una discaricaabusiva a settembre/ottobre 2014 edisponibili anche per l'adozione adistanza.Pesa 815 grammi.346 3108968 331 8425800(tra le 19.00 e le 21.30)[email protected]@gmail.com

Affettuoso, a dir poco morboso quandoprende confidenza e inizia a darefiducia. Probabile incrocio con unosmooth collie, 5-6 anni. Fiero, energico,ha bisogno di essere affidato ad unapersona con esperienza, di cui lui possafidarsi per poi donargli tutto il suo affetto.Gaia 339 [email protected]

Maschio di 8 mesi, vaccinato esterilizzato. Sfuggito per miracoload un avvelenamento. Adottabile intutto il Centro NordMarina 347 8513809

Un vero compagno diavventure! Allegro edaffettuoso. Sprizza energiada tutti i pori. Ha solo 5 anni.Taglia grande.Nadia 338 2574534

Femmina di 7 anni, molto affettuosa, i traumiche ha subito l’hanno resa un po’diffidente edha ancora qualche paura da superare. Di buoncarattere va d’accordo con tutti i cani e nonsembra aver problemi con i gatti.Adottabile a Torino e ProvinciaEnza 338 [email protected]: 011.2620902