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Continua a pag. 4 Continua a pag. 3 Hanno punito il loro cane legandolo al gancio traino della loro auto e lo hanno trascinato per chilometri fi- no a quando una pattuglia dei carabinieri li ha fermati. Il fatto è accaduto qualche settimana fa lungo la strada in provincia di Nuoro. L’allevatore, che era accompagnato dal figlio minorenne, ha detto che ha punito il cane perche “infastidiva” le sue pecore. Quando i soccorritori sono giunti sul posto l’animale respirava ancora, anche se riusci- va a muovere soltanto gli occhi, ma è morto durante il trasporto verso un centro veterina- rio. In provincia di Verona, invece, per uno sgarro ai rivali, un giovane rumeno è stato prima gettato in una porcilaia, e costretto, sotto la minaccia di un coltello, a fare il verso del gallo e del cane, e poi chiuso in un recin- to dove è stato fatto entrare un rottweiler. Per fortuna il malcapitato è riuscito a scap- pare e a dare l’allarme. Così la squadra mo- bile di Verona ha individuato i due responsa- bili che sono stati arrestati con le accuse di violenza privata, estorsione e sequestro di persona. Sono casi diversi, successi in luo- ghi diversi, ma identica la cultura che li ha generati. Una cultura della supremazia che nasce dall’assenza di empatia, dal conside- rare gli altri, animali umani e no, oggetti, co- se prive di valore verso le quali esercitare qualsiasi forma di potere, inclusa quella as- soluta: uccidere, decidere della vita o della morte di altri. Ma più banalmente, si può in- crudelire anche per sola insensibilità e, cioè, come impone l’etimo della parola crudus, per crudezza o durezza di animo, e si sa, nulla è più spietato di un male banale. Così il cane è trainato come venivano trainati i nemici da torturare, così, seguendo questa logica, il ra- gazzo rumeno è privato del suo essere “umano”, ridotto a una “bestia” tra “bestie”, a una specie inferiore verso la quale è legitti- ma ogni forma di violenza. La storia del ge- nere umano fornisce esempi illimitati di cru- deltà, che quasi sempre viene definita “bestiale”, “efferata”, come una fiera, appun- to, addossando agli animali colpe che non hanno, visto che l’unica specie che pratica la tortura sembra essere quella umana. Una prerogativa della specie umana, la tortura, che viene praticata non solo sugli altri ani- mali, come sanno bene tutte le “bestie” quo- tidianamente immolate sull’ara dello speci- smo, ma anche sui membri della nostra stes- sa specie. Nel repertorio dell’uomo la crudel- tà, cioè l’indifferenza verso la sofferenza al- trui, anzi il piacere di veder soffrire gli altri, soprattutto se si è stati artefici di tale soffe- Spinto da un’opinione pubblica sempre più incalzante in tema di vivisezione, il Governo Italiano ha emanato un decreto legislativo (d.l. 4 marzo 2014 n°26) volto al recepimento della Direttiva UE 63/2010 sulla sperimenta- zione animale, che presenta delle novità po- sitive che vanno oltre ai dettami della stessa renza, occupa un posto privilegiato. Purtrop- po tendiamo a dimenticare la crudeltà nel mondo in cui viviamo. Le guerre dimenticate che sconvolgono parti del nostro pianeta, non sono solo atti di violenza, ma dimostra- no anche la malvagità degli stati che buttano nel dimenticatoio della storia stermini di po- poli che avvengono ogni giorno; proprio co- me dimentichiamo, o facciamo finta di di- menticare, la strage quotidiana di miliardi di esseri viventi, di altri animali, esercitata per edificare e glorificare la supremazia umana. Non solo male fisico, ma anche un male che ferisce l’altro nel suo essere soggetto, nella sua identità, che mira ad annientare la sua dignità di specie e questo comporta tanto non avere rispetto del suo corpo quanto non avere rispetto della sua persona, umana o no. Proprio come nei circhi o in quei serragli umani dove vengono ammassati e reclusi gli immigrati irregolari. Ciro Troiano criminologo, responsabile Osservatorio Na- zionale Zoomafia LAV. Direttore editoriale: Giorgio Galletta, Direttore responsabile: Flaminia Stefanucci, redazione, sede legale, grafica e stampa presso “il Segno di Giorgio Galletta”, Via Viberti, 33 - 10141 Torino - Tel. 0113822118 - Aut. Trib. di Torino n° 37 del 1° luglio 2010 I prati, i campi coltivati, gli stagni...questi sono alcuni dei “fronti” su cui si combatte una batta- glia decisiva: da una parte troviamo schierate le multinazionali come Monsanto, Bayer, Pio- neer che per ottimizzare i profitti fanno pressioni sui governi per spingerli ad autorizzare sul loro territorio la coltivazione di organismi genetica- mente modificati e l’utilizzo di fitosanitari (pe- sticidi), ovvero insetticidi, fungicidi e diserbanti di provata tossicità. "Esistono uomini che portano su di sé il dolore del mondo. Quando vedono pesci rossi nei sacchetti dei Luna Park non riescono più a respirare e vedono orribili facce ridenti deformate dall'acqua. Uomini che guardano foto di esseri viventi maltrattati e ne sentono, in maniera accecante e assordante, le urla, il panico, la sofferenza. C'è chi li considera santi o fanatici e chi, semplicemente, afferma che sono persone troppo buone per riuscire a sopravvivere senza impazzire." [Dal libro: Acid Lethal Fast , di Astor Amanti] Catturati nel corso della loro migrazione, tenuti al buio in piccole gabbie dove spesso muoiono perchè incapaci di adattarsi alla prigionia; talvolta accecati, più spesso costretti con l’inganno a vivere in settembre una finta primavera per cantare a squarciagola la loro voglia di amare, di vivere e di volare via liberi. E il loro canto diventa un canto di morte per i loro simili che hanno la sfortuna di ascoltarli e di avvicinarsi al capanno del cacciatore. Questa è la triste esistenza dei richiami vivi utilizzati per la caccia da appostamento. Leggi l’articolo e firma la petizione a pag. 2.

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Pelo & Contropelo n.1.2014 Periodico animalista che si rivolge a tutti coloro che hanno a cuore la tutela dei diritti degli animali e che ha come obiettivo la diffusione dello stile di vita vegano.

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Hanno punito il loro canelegandolo al gancio trainodella loro auto e lo hannotrascinato per chilometri fi-no a quando una pattugliadei carabinieri li ha fermati.Il fatto è accaduto qualchesettimana fa lungo la strada in provincia diNuoro. L’allevatore, che era accompagnatodal figlio minorenne, ha detto che ha punito ilcane perche “infastidiva” le sue pecore.Quando i soccorritori sono giunti sul postol’animale respirava ancora, anche se riusci-va a muovere soltanto gli occhi, ma è mortodurante il trasporto verso un centro veterina-rio. In provincia di Verona, invece, per unosgarro ai rivali, un giovane rumeno è statoprima gettato in una porcilaia, e costretto,sotto la minaccia di un coltello, a fare il versodel gallo e del cane, e poi chiuso in un recin-to dove è stato fatto entrare un rottweiler.Per fortuna il malcapitato è riuscito a scap-pare e a dare l’allarme. Così la squadra mo-bile di Verona ha individuato i due responsa-bili che sono stati arrestati con le accuse diviolenza privata, estorsione e sequestro dipersona. Sono casi diversi, successi in luo-ghi diversi, ma identica la cultura che li hagenerati. Una cultura della supremazia chenasce dall’assenza di empatia, dal conside-rare gli altri, animali umani e no, oggetti, co-se prive di valore verso le quali esercitarequalsiasi forma di potere, inclusa quella as-soluta: uccidere, decidere della vita o dellamorte di altri. Ma più banalmente, si può in-crudelire anche per sola insensibilità e, cioè,come impone l’etimo della parola crudus, percrudezza o durezza di animo, e si sa, nulla èpiù spietato di un male banale. Così il cane ètrainato come venivano trainati i nemici datorturare, così, seguendo questa logica, il ra-gazzo rumeno è privato del suo essere“umano”, ridotto a una “bestia” tra “bestie”, auna specie inferiore verso la quale è legitti-ma ogni forma di violenza. La storia del ge-nere umano fornisce esempi illimitati di cru-del tà, che quasi sempre viene def in i ta“bestiale”, “efferata”, come una fiera, appun-to, addossando agli animali colpe che nonhanno, visto che l’unica specie che pratica latortura sembra essere quella umana. Unaprerogativa della specie umana, la tortura,che viene praticata non solo sugli altri ani-mali, come sanno bene tutte le “bestie” quo-tidianamente immolate sull’ara dello speci-smo, ma anche sui membri della nostra stes-sa specie. Nel repertorio dell’uomo la crudel-tà, cioè l’indifferenza verso la sofferenza al-trui, anzi il piacere di veder soffrire gli altri,soprattutto se si è stati artefici di tale soffe-

Spinto da un’opinione pubblica sempre piùincalzante in tema di vivisezione, il GovernoItaliano ha emanato un decreto legislativo(d.l. 4 marzo 2014 n°26) volto al recepimentodella Direttiva UE 63/2010 sulla sperimenta-zione animale, che presenta delle novità po-sitive che vanno oltre ai dettami della stessa

renza, occupa un posto privilegiato. Purtrop-po tendiamo a dimenticare la crudeltà nelmondo in cui viviamo. Le guerre dimenticateche sconvolgono parti del nostro pianeta,non sono solo atti di violenza, ma dimostra-no anche la malvagità degli stati che buttanonel dimenticatoio della storia stermini di po-poli che avvengono ogni giorno; proprio co-me dimentichiamo, o facciamo finta di di-menticare, la strage quotidiana di miliardi diesseri viventi, di altri animali, esercitata peredificare e glorificare la supremazia umana.

Non solo male fisico, ma anche un male cheferisce l’altro nel suo essere soggetto, nellasua identità, che mira ad annientare la suadignità di specie e questo comporta tantonon avere rispetto del suo corpo quanto nonavere rispetto della sua persona, umana ono. Proprio come nei circhi o in quei serragliumani dove vengono ammassati e reclusi gliimmigrati irregolari. Ciro Troianocriminologo, responsabile Osservatorio Na-zionale Zoomafia LAV.

Direttore editoriale: Giorgio Galletta, Direttore responsabile: Flaminia Stefanucci, redazione, sede legale, grafica e stampa presso“il Segno di Giorgio Galletta”, Via Viberti, 33 - 10141 Torino - Tel. 0113822118 - Aut. Trib. di Torino n° 37 del 1° luglio 2010

I prati, i campi coltivati, gli stagni...questi sonoalcuni dei “fronti” su cui si combatte una batta-glia decisiva: da una parte troviamo schieratele multinazionali come Monsanto, Bayer, Pio-neer che per ottimizzare i profitti fanno pressionisui governi per spingerli ad autorizzare sul loroterritorio la coltivazione di organismi genetica-mente modificati e l’utilizzo di fitosanitari (pe-sticidi), ovvero insetticidi, fungicidi e diserbantidi provata tossicità.

"Esistono uomini che portano su di sé il dolore del mondo. Quando vedono pesci rossi nei sacchetti dei Luna Park non riescono più arespirare e vedono orribili facce ridenti deformate dall'acqua. Uomini che guardano foto di esseri viventi maltrattati e ne sentono, inmaniera accecante e assordante, le urla, il panico, la sofferenza. C'è chi li considera santi o fanatici e chi, semplicemente, afferma chesono persone troppo buone per riuscire a sopravvivere senza impazzire." [Dal libro: Acid Lethal Fast, di Astor Amanti]

Catturati nel corso della loro migrazione, tenuti al buio in piccole gabbie dove spessomuoiono perchè incapaci di adattarsi alla prigionia; talvolta accecati, più spesso costretticon l’inganno a vivere in settembre una finta primavera per cantare a squarciagola laloro voglia di amare, di vivere e di volare via liberi. E il loro canto diventa un canto dimorte per i loro simili che hanno la sfortuna di ascoltarli e di avvicinarsi al capannodel cacciatore. Questa è la triste esistenza dei richiami vivi utilizzati per la caccia daappostamento. Leggi l’articolo e firma la petizione a pag. 2.

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anellini sono tutt’altro che inamovibili, possonoquindi essere rimossi da un richiamo decedutoo che “non funziona più” per essere infilati sullezampe di altri uccelli provenienti da cattureillegittime. Il tutto in piena violazione della leggequadro sulla caccia. Naturalmente non esistonodati certi sul numero di uccelli da richiamocatturati illegalmente - prosegue -; stando peròalle notizie di loro sequestri e alle quantità dianelli falsi recuperati dalle forze dell’ordine, sipuò stimare che almeno il 50% dei richiami viviprovenga dal circuito illegale». Circuito illegaleche impedisce ogni controllo sul numero dellecatture, che dà vita ad un commercio senzascrupoli e che trova la sua maggiore vetrinanella Sagra degli Osei di Sacile, da sempre nelmirino degli attivisti animalisti anche per lecondizioni in cui vengono tenuti gli animalipresenti. «Nel corso della manifestazione gliuccelli vengono detenuti in piccole gabbiette daesposizione - riferisce Vitturi - certamente insuf-ficienti per dimensioni a garantire il benesseredegli animali prigionieri, inoltre sono spessoimpilate le une sopra alle altre così da determi-nare l’incremento della sporcizia in quelle collo-cate nelle parti più basse dell’espositore. Legabbiette sono spesso esposte in pieno sole,determinando il surriscaldamento degli uccellidetenuti, inoltre sono prive di qualsiasi arricchi-mento ambientale. E’ chiaro che tali condizionidi detenzione portano a configurare la violazionedell’art.544 ter del codice penale (maltrattamentodi animali). Accade anche che vengano espostirapaci notturni in piena luce diurna, immersi nelchiasso assordante della sagra e dei suoi visi-tatori che non frenano la curiosità neppure difronte a maestosi gufi reali rinchiusi in gabbietroppo piccole».Molto attive in Italia nella lotta control’uccellagione sono la Lega per l’Abolizione dellaCaccia (LAC), la Lega Italiana per la Protezionedegli Uccelli (LIPU), la Lega Anti Vivisezione(LAV), la tedesca Committee Against Bird Slau-ghter (CABS), il WWF, il Centro Fauna Selvaticadel CSA. Queste associazioni hanno allestitocampi antibracconaggio nelle valli bresciane,in Sardegna, nell’Isola di Ponza, nell’Isola delGiglio, a Ischia, a Procida, a Sorrento. Grazieall’azione di questi preziosi volontari molti brac-conieri sono stati denunciati, le loro reti distruttee tantissimi uccelli liberati.La caccia con trappole, lacci e reti in Italia èproibita dalla legge, ma, ultimi a praticarla ormaiin Europa, quella con i richiami vivi no. Unicheamministrazioni a non prevederla e/o a vietarlasul loro territorio: la Regione Piemonte, la Re-gione Autonoma della Sardegna e la Provinciadi Parma. Questa pratica costituisce una paleseviolazione dei diritti degli animali, in quanto,come recita una recente sentenza della Cortedi Cassazione (numero 1298/2011, checondannò per maltrattamento tre imputati peraver detenuto dei richiami in piccole gabbiedove si erano feriti ripetutamente le ali) «nullapiù dell'impossibilità di volare è incompatibilecon la natura degli uccelli».La procedura d’infrazione aperta dalla ComunitàEuropea nei confronti dell’Italia potrebbe costi-tuire una buona occasione per abolire questapratica definitivamente. Purtroppo però in data11 giugno 2014 il Parlamento Italiano, sfidandol’avvertimento dell’UE, ha votato contro ad unemendamento che mirava a cancellare questabarbara pratica. Giorgio Galletta

Ancora una volta l’Italia è sotto i riflettori perquanto riguarda la scorretta gestione della faunaselvatica. Se n’è accorta la Comunità Europeache il 25 febbraio scorso ha aperto contro di noiuna procedura di infrazione per l’abuso deirichiami vivi nell’attività venatoria, con una letteradi messa in mora da parte del Commissarioall’Ambiente UE che potrebbe portare tutti noia pagare pesanti sanzioni. Negli oltre 170 im-pianti gestiti dalle amministrazioni locali ognianno più di 100 mila uccellini vengono catturatidurante la loro migrazione. Afferma MassimoVitturi, responsabile LAV (Lega Anti Vivisezione)del Settore Fauna Selvatica: «Le specie chepresentano limitato o nullo dimorfismo sessuale,sono sottoposte alla pratica del sessaggio che“normalmente” consiste nell’incidere, tramiteuna lametta, il groppone allo scopo di verificarela presenza degli organi sessuali maschili oppurefemminili. Le femmine vengono immediatamenteuccise, mentre i maschi vengono ricuciti allameno peggio». Vengono poi spediti ai centri dismistamento dove verranno distribuiti gratuita-mente ai cacciatori con i requisiti richiesti, chese li porteranno via rinchiusi in sacchetti o inminuscole gabbiette. Lo scopo della loro prigioniaè far sì che da settembre a novembre cantinocome se invece fosse aprile, il periodo degliamori, e per ottenere questo vengono messi inatto dei “trucchi” per imbrogliare il loro orologiobiologico. Da febbraio a giugno vengono tenutiin luoghi bui, dove non riescono a sentire l'arrivodella primavera, poi, nel corso dell’estate, perfar loro credere che è inverno vengono rinchiusiin luoghi ancora più bui per due mesi, spessonelle cantine perchè più fresche. In questo lassodi tempo vengono loro strappate alcune piumeper provocare, fuori stagione, la muta primaverile(cambio delle penne). Viene dato loro del testo-sterone per aumentarne la voglia di cantare efinalmente, con l'apertura della caccia, l’ingannosi concretizza: le gabbiette di tordi, merli, allodolee tante altre specie, permesse dalla legge enon, vengono appese agli alberi attorno aicapanni dei cacciatori. Alla vista di tutta quellaluce cantano disperatamente, quasi a volersiliberare dell’angoscia di tutti quei mesi, per dareil loro saluto a quella finta primavera, senzaimmaginare che quel canto vorrà dire la mortedi tanti loro simili. Sono evidenti i danni allasalute di questi uccelli, tra questi c’è lo scom-penso ormonale dato dal non riconoscere piùil giorno e la notte, l’autunno e la primavera.Questo scompenso viene peggiorato dalle som-ministrazioni di testosterone. Le ali poi si atro-fizzano, rendendoli incapaci di volare, le pennecadono e il corpo si riempie di ferite per ilcontinuo sbattere contro le sbarre, e questeferite spesso si infettano per la scarsa igienecon cui vengono tenuti. Pratica ancora diffusaè l’accecamento. Un uccello accecato infatticanta ininterrottamente. Ci si chiede che generedi persona possa non rendersi conto della cru-deltà e dell’assurdità di tutto questo. Particolar-mente esecrabile è la caccia alle allodole conrichiami vivi “imbragati”, cioè legati alla vita conun moschettone all’altezza dello sterno e tratte-nuti con una fune, per permetter loro di muoversie risultare più invitanti per le altre allodole, dandol’impressione di stare banchettando sul terreno.All’avvicinarsi degli uccelli selvatici il cacciatoreda dentro il suo capanno dà uno strattone allacorda facendo spaventare i richiami che svolaz-zano come possono e poi si posano subito aterra o cadono. Nel corso di questa operazionegli animali sono sottoposti ad un continuo stresse sovente si feriscono. La caccia con richiamivivi imbragati non è vietata dalla legge che

proibisce solo di legare gli uccelli per le ali, mauna sentenza della Corte di Cassazione l’haconfigurata come maltrattamento di animali (n.1914 o 8290 del 24 maggio 1999), per cui, adiscrezione di chi effettua il controllo, chi lapratica può essere denunciato. Una vita disofferenze e di umiliazioni è troppo anche peri più forti tra questi uccellini, e dopo qualcheanno l’energia vitale si spegne: non vanno piùin amore e non cantano più, hanno perso lavoglia di vivere. Molto spesso questo momentocoincide con quello della loro liberazione, maquasi sempre anche con la loro morte. Divenutiuna spesa inutile, quelli tra loro che vengonoliberati non sono più in grado di volare per viadelle ali atrofizzate dalla lunga inattività, nonsanno più alimentarsi col cibo naturale, non

sono più in grado di difendersi dai predatori.Vanno incontro a morte certa.Non tutti i richiami detenuti dai cacciatori pro-vengono dai centri di cattura, alcuni si rivolgonoad allevamenti autorizzati che vendono richiamivivi nati in cattività. Altri cacciatori invece, peraggirare i limiti imposti dalla legge, acquistanouccelli il cui inanellamento è stato effettuato inmodo illegale. Sono volatili finiti nelle reti degliuccellatori, spietati bracconieri, oppure sonostati catturati ancora implumi nel loro nido.«L’uso dei richiami da allevamento è moltolimitato, tendente allo zero - afferma MassimoVitturi -, in effetti i richiami d’allevamento sonomolto meno “performanti” dei loro fratelli prove-nienti da cattura, quindi praticamente non esisterichiesta da parte dei cacciatori. Nel caso in cuila Provincia esaurisca la disponibilità di richiamipresicci, è sufficiente rivolgersi al mercato illegaleper ottenere comunque uccelli provenienti dacattura. Tutti gli uccelli dovrebbero essere dotatidi anelli identificativi inamovibili forniti dalleProvince. E’ nota l’esistenza di un fiorentetraffico di tali anellini, oltre al fatto che molti

Per firmare la petizione: www.lipu.it/come-aiutare-la-natura/noairichiamivivi#.U5i29y974p0Link dove trovare informazioni sempre aggiornate sulla lotta contro questo orrore: www.lipu.it

http://www.lipu.it

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https://www.facebook.com/pages/Colazione-da-Trifari/181982642007674?fref=ts

Continua da pag. 1Direttiva Europea, ma a ben guardare ponetutta una serie di deroghe che generano qual-che insicurezza e molteplici interpretazioni.Ad esempio esiste il divieto di sperimentaresugli animali selvatici; il loro utilizzo peròritorna possibile se per fondati motivi lo decideil Ministero della Salute.Esiste il divieto di allevare cani gatti e primatinon umani per la sperimentazione, e nel casodi alcune specie (topo, ratto, porcellino d’India,criceto siriano, criceto cinese, gerbillo dellaMongolia, coniglio, cane, gatto, tutte le speciedi primati non umani, rana e pesce zebra) glianimali sottoposti ai test devono provenire daallevamenti autorizzati; inoltre è espressamen-te vietato utilizzare per gli esperimenti cani egatti randagi o provenienti da canili e rifugi.Ma la legge prevede la possibilità di ricorrere,su parere del Ministero, ad allevamenti nonautorizzati di tutte queste specie, compresiquindi cani e gatti. Quindi si abolisce GreenHill ma si rischia di finanziare allevatori im-provvisati. Inoltre sussiste il pericolo che i piùdisonesti tra loro riscattino cani e gatti daricoveri per randagi distratti o compiacenti,per poi destinare loro o la loro prole allasperimentazione. Difficile sarà il lavoro delle

associazioni animaliste e degli organi prepostiper vigilare sulla correttezza di chi applicaqueste deroghe.La legge inoltre vieta gli esperimenti per te-stare materiale bellico, l’utilizzo di animali acui sono state tagliate le corde vocali, l’impiegodi test su animali nelle scuole e nei corsiuniversitari, fatta eccezione per Veterinaria eper l’alta formazione universitaria di medici eveterinari. Dice inoltre basta alla sperimenta-zione sulle scimmie antropomorfe. A partiredal 1° Gennaio 2017 inoltre, se e solo se saràpossibile sostituirli con metodi alternativi rico-nosciuti validi, saranno proibiti i test per dro-ghe, tabacco, alcool e per trapianti di organianimali.Sono inoltre previste sanzioni amministrativeper coloro che contravvengono a queste di-sposizioni. Una legge quindi che, se da unlato risulta più limitante della Direttiva Europeaper chi pratica esperimenti su animali, è peròmigliorabile, soprattutto per quanto riguardale tante deroghe e l’importanza da attribuireai metodi alternativi.E’di fondamentale importanza ciò che l’Art.1comma 2 recita: «E' consentito l'utilizzo deglianimali ai fini scientifici o educativi soltantoquando, per ottenere il risultato ricercato, non

sia possibile utilizzare altro metodo o unastrategia di sperimentazione scientificamentevalida, ragionevolmente e praticamente appli-cabile che non implichi l'impiego di animalivivi». Oltre che su una presa di coscienzacollettiva dell’ingiustizia e della crudeltà dellavivisezione, il futuro della sperimentazioneanimale si giocherà sui metodi sostitutivi. Peròil fondo che la legge prevede per promuovereed adottare queste metodologie è in tuttopoco più di 1 milione di euro all’anno, dal2014 al 2016. Obbiettivamente è troppo poco,considerato anche il risparmio che portereb-bero le nuove metodologie. Giorgio Galletta

Quattro italiani su 10 vivono con un animale,il 39,4% ne ha almeno uno in casa, mentre il60,6% non ne possiede. E inoltre il 27% ne haaccolto uno soltanto, mentre l’11,9% ne haanche di più.E’ quanto ci dice il rapporto Eurispes 2014(relativo all’anno 2013) sulle nostre abitudiniin fatto di animali, rivelandoci che però i datisono in diminuzione rispetto al 55,3% dell’annoprecedente, calo che potrebbe essere imputato

alla crisi economica o al moltiplicarsi degliimpegni quotidiani, troppo gravosi per permet-tersi il lusso di accudire un animale domestico.Una delle cause va individuata nell’aumentodegli abbandoni. L’allarme lanciato nell’estate2013 dal telefono amico dell’A.I.D.A.A. harivelato che nei primi 15 giorni del mese diagosto le segnalazioni di cani abbandonatierano aumentate del 40% rispetto allo stessoperiodo del 2012.Un’altra causa è da attribuirsi all’aumento delleeutanasie: secondo il Rapporto Eurispes Il40,1% dei veterinari ha notato un aumentodelle richieste di morte assistita di fronte adiagnosi di malattie incurabili o croniche.Tra gli animali il primo posto nelle case degliitaliani spetta ancora al cane, posseduto dal57% degli interessati, seguito subito dal gatto,che viene scelto dal restante 45,8%.Parlando di costi, circa la metà di coloro cheaccudiscono un animale spende in media 30

euro al mese per il suo fabbisogno nutrizionale,igienico e sanitario, il 32,8% arriva fino a 50euro, mentre la restante parte si divide tra il10,9% di quanti spendono una cifra che va dai51 ai 100 euro, il 2,1% di chi spende da 101a 200 euro, l’1,4% di coloro che investono unimporto compreso tra 201 e 300 euro eun’esigua minoranza, lo 0,2%, che non badaa spese, spingendosi oltre i 300 euro al mese.Ma come vengono ripartite queste cifre? Il ciboè la voce di spesa meno impegnativa, dalmomento che metà dei padroni di cani e gattisfamano i loro ‘compagni’ con 1 euro al giorno,anche se c’è chi arriva a spendere fino a 200volte questa cifra al mese, ma sono solo il2,6%, ovvero la stessa percentuale di personeche devolve oltre 300 euro l’anno per prendersicura della salute dei loro familiari a quattrozampe. La maggior parte dei padroni di contro,ovvero il 69,1%, spende per visite dal veteri-nario ed eventuali medicine una cifra che nonsupera i 100 euro l’anno, mentre circa unquinto, cioè il 18,8%, spende dai 101 ai 200euro. A questo proposito anche i veterinarihanno detto la loro, dal momento che l’Eurispesquest’anno ha deciso di effettuare il sondaggioin collaborazione con la Federazione NazionaleVeterinari (Fnovi).L’82,8% degli associati ha riscontrato spessoun’adeguata cura degli animali da parte di chili detiene, mentre un 2,2% si è mostrato piùcritico, rispondendo “raramente”. Sembra infattiche la crisi abbia inciso sui nostri animali, dalmomento che la larga maggioranza del cam-pione riferisce che i proprietari hanno ridottole spese veterinarie, per il 52,1% abbastanza,per il 34,7% , cioè per oltre un terzo, addiritturamolto. Solo il 12,9% parla di una lieve riduzione.

Nel corso del 2013 è aumentato il popolo deivegetariani e dei vegani, che, nel suo insieme,dal 6% relativo all’anno precedente ha guada-gnato un punto, attestandosi al 7,1% dellapopolazione italiana. Il Rapporto Eurispes 2014,specifica che il 6,5% degli intervistati si dichiaravegetariano, mentre lo 0,6% della popolazioneè vegano. La scelta non sembra essere unaquestione di moda, dal momento che un terzodi coloro che l’hanno fatta dichiara di aver agitoper rispetto nei confronti degli animali, un quartoha escluso questi ultimi dalla propria dietaperché fa bene alla salute e il 9%, infine,afferma di averlo fatto per tutelare l’ambiente.In merito alla vivisezione l’81,6% degli italianisi dichiara contrario, mentre rimane uno sparuto16% dichiaratamente a favore. Le pelliccesembrano attrarre soltanto il 12,9% della po-polazione: poca cosa rispetto all’85,5% che siattesta compatto contro l’utilizzo di animali perla loro produzione. E poi c’è la caccia. Qui ilnumero dei contrari è piuttosto elevato (74,3%),mentre quasi un italiano su quattro si dichiaraa favore, per un 24,4% della popolazione. Undato in salita, quello dei favorevoli alla caccia,che fino allo scorso anno si attestavano sul19,9%. Infine i circhi e gli zoo. Solo un terzodegli italiani si dichiara favorevole all’uso deglianimali nei primi e poco più della metà si diced’accordo con l’ esistenza degli zoo e deidelfinari. Sempre più italiani accettano la pre-senza dei nostri fidati amici: lo testimoniano iconsensi alla possibilità di accesso degli animalida compagnia nei luoghi pubblici (il 64,9%) enelle strutture alberghiere (il 60,3%). Flaminia Stefanucci

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PANINERIA PIADINERIA

Il testo completo del decreto legislativo: http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2014/03/14/14G00036/sg

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Continua da pag. 1Dall’altra ci sono le associazioni ambientalistee tutti quegli organismi governativi che moni-torano lo stato di salute del territorio e dellafauna.E in mezzo ci sono api, farfalle, anfibi, uccelli,pipistrelli, roditori e non solo loro, che muoiono,impazziscono, diventano sterili, nascono mal-formati, depongono uova che non si schiudono,sviluppano tumori per essere entrati in contattocon sostanze tossiche spruzzate sulle coltiva-zioni, presenti nelle sementi trattate, nei pollini,nelle acque dove confluiscono, oppure emessedalle stesse piante coltivate, geneticamentemodificate per questo scopo.Ne è la prova il fatto che le specie animali piùfragili, la cui presenza indica lo stato di buonasalute del territorio si stanno avviando versol’estinzione: è il caso dei gamberetti di fiume,dei pipistrelli, delle libellule e di tutte le altrespecie “bioindicatrici”.In applicazione della Direttiva CE 128 del 21ottobre 2009 il Parlamento Italiano ha emanatoun decreto legislativo (DL 14 agosto 2012n°150) che prevede un Piano d’Azione Nazio-nale volto ad un uso sostenibile e maggiormen-te regolamentato dei fitofarmaci.E’un buon inizio ma i criteri di valutazionedell’impatto ambientale di quelle sostanze sonospesso approssimativi e i controlli sul-l’attuazione di questi buoni propositi sonoinsufficienti.

In data 12 giugno 2014 è stato raggiunto unimportante accordo tra i ministri dell’ambientedegli Stati membri dell’UE, in base al quale èlasciata ai singoli governi la possibilità di vietareo di permettere la coltivazione degli OGM sulproprio territorio. La buona notizia è data dalfatto che il ministro Galletti ha recentementeribadito il no dell’Italia a questo tipo di coltiva-zioni. Il Parlamento Europeo, invece, nel feb-braio 2014 si era riunito per decidere se auto-rizzare o meno la coltivazione del Mais 1507,geneticamente modificato, prodotto dal gruppoamericano Pioneer. Nonostante la maggioranzadegli Stati abbia espresso voto contrario nonè stato raggiunto il quorum per rendere validaquesta decisione, per cui la palla passa allaCommissione UE, che approverà la richiestadell’azienda statunitense sulla base di unaprecedente sentenza della Corte di Giustizia.Fortunatamente ora l’Italia avrà i mezzi pervietare anche questa coltura sul suo territorio.Il mais 1507, diffuso in tutto il mondo, è statogeneticamente modificato incorporando il genedi un batterio (il Bacillus thurigensis) per far sìche la pianta stessa produca un insetticidachiamato BT (dal nome del batterio), una tos-sina letale per insetti come la Pirale che dipen-dono dal mais, per le coccinelle ed altri insetticome farfalle e falene che entrano in contattocol polline di questa pianta. Le tossine Btprodotte dai vari tipi di mais OGM sono dannoseper animali e uomini, generando in particolarefenomeni allergici e, tramite i mangimi animali,entrano nella nostra catena alimentare e con-taminano acqua e terreno. Inoltre il mais 1507è stato reso geneticamente resistente al glufo-sinate ammonium, un diserbante commercia-lizzato in tutto il mondo dalla tedesca BayerCropScience.«Da recenti studi di tossicologia - riporta il sitodella Fondazione dei Diritti Genetici, un orga-nismo italiano di ricerca e comunicazione sullebiotecnologie - è emerso che il glufosinate puòprovocare nei mammiferi e nell’uomo danni

neurologici, respiratori, gastrointestinali e difettinei feti. È inoltre tossico per le farfalle e uncerto numero di insetti utili, anche per le larvedi vongole e ostriche e per alcuni pesci d'acquadolce, tra cui la trota arcobaleno; inibisce inoltrebatteri e funghi benefici del suolo». Questiultimi sono fondamentali per la fertilità deiterreni.

L’utilizzo di questo prodotto è consentito inEuropa con licenza valida fino al 30 settembre2017 con alcune limitazioni, come ad esempiol’obbligo di indicarne come pericoloso,sull’etichetta, l’utilizzo in presenza di donne ingravidanza. Basterebbe questo a definirne latossicità. Riguardo ai pericoli per chi lavoracon queste sostanze esiste uno sudio condottodai canadesi Scott Weichenthal, Connie Moa-se, Peter Chan, realizzato nel 2010 per l’IstitutoNazionale Canadese di Scienza della SaluteAmbientale. Indica i rischi da esposizioneprofessionale ai pesticidi: si parla di leucemie,linfomi n-H, mieloma multiplo, carcinomi (pol-mone, pancreas, colon, retto, mammella, ve-scica, prostata, ovaio), tumori cerebrali, mela-noma, tumori infantili, parkinson, depressione,diabete, malattie respiratorie, difetti genitalinella prole.Un altro tipo di mais transgenico presente inEuropa e diffusissimo in tutto il mondo è ilMonsanto 810, che, per dirla con chi lo vende,è “Roundup Ready” ovvero geneticamentepredisposto per resistere all’utilizzo di un po-tente erbicida, il Roundup della Monsantoappunto, a base di Gliphosate.Questo erbicida viene utilizzato massivamenteanche nei campi di Soia OGM, utilizzata so-prattutto per i mangimi, per coltivare la qualeogni anno viene distrutta in Sudamerica unaquantità di foreste tropicali di dimensioni paria quelle dell’Olanda. Il Glifosato è talmentepericoloso per la salute da esserne stato vietatoin Argentina l’utilizzo a meno di 800 metri dalleabitazioni. Esistono rapporti veterinari redattiin Inghilterra e Francia in cui sono stati segnalatinumerosi casi di animali domestici ed erbivoriche hanno manifestato sintomi di avvelena-mento anche gravi (anoressia, letargia, ipersa-livazione, vomito e diarrea) in seguitoall’ingestione di erba trattata con questa so-stanza. Inoltre è altamente solubile in acqua,quindi devastante è il suo impatto sulla faunaacquatica (crostacei, insetti, rane, girini), talida portare alla morte degli animali oppure arilevanti danni cellulari.Secondo uno studio pubblicato in Argentinadall’ente governativo di ricerca Conicet nel

settembre 2010, l’esposizione al glifosato siassocia a un elevato rischio di malformazionialla nascita di rane e pollame. Uno studio,pubblicato il 24 gennaio scorso sulla rivistaMarine Pollution Bulletin indica, inoltre, chequesta sostanza è particolarmente resistentealla biodegradazione nell’acqua di mare epotrebbe essere una delle più importanti causedel decl ino del le barr iere coral l ine.Gli studi fin qui effettuati portano alle stesseconclusioni: Gli erbicidi sono in grado di pro-vocare difetti neonatali, cancro, danni genetici,alterazioni del sistema endocrino e altri effettigravi, spesso a dosi molto basse. La Commis-sione Europea si è riservata di verificare nel2015 la pericolosità per uomo, animali e am-biente del Roundup e di altri 38 pesticidi, mal’esito di tale verifica rischia di essere compro-messo o vanificato dalle azioni legali e dallepressioni messe in atto con ogni mezzo dalleaziende produttrici.

50.000 api trovate senza vita in un parcheggioin Oregon, denunciata da un apicultoredell’Ontario la morte nel 2012 di 37 milioni diapi, cioè 600 alveari ... l’allarme creato dallerecenti morie di insetti impollinatori in tutto ilmondo causate dagli insetticidi neonicotinoidiha indotto l’ EFSA, l'Agenzia Europea per laSicurezza Alimentare a raccogliere dati sullapericolosità di tali sostanze, analizzando tral’altro l’incoraggiante ripresa del numero di apie bombi in Italia in seguito alle sospensione ealla revoca, a partire dal 25 giugno 2013,dell’autorizzazione all’impiego delle sostanzeattive clothianidin, thiamethoxam, imidaclopride fipronil utilizzate per trattare vari tipi di sementi,soprattutto quelle del mais e della colza.Sulla base di questi studi il parlamento europeoha deciso di sospendere per due anni, l’utilizzodi clothianidin, thiamethoxam, imidaclopridsulle coltivazioni di mais, colza, girasole egrano.Di grande importanza è uno studio del Profes-sor Dave Goulson, della Facoltà di ScienzeBiologiche e Ambientali della Facoltà di Stiring(UK), che afferma che i neonicotinoidi sonoinsetticidi sistemici, ovverosia si diffondono inogni parte della pianta, compresi il nettare e ilpolline (da qui la particolare pericolosità pergli impollinatori), ma non solo: si diffondononel terreno e nelle zone circostanti, andandoa colpire anche insetti che potrebbero risultareutili all’agricoltura, come appunto api, bombi efarfalle ed arrivando ad inquinare le acque.I semi trattati con questi insetticidi sono quindiletali anche per i vertebrati: bastano pochi diquesti semi per uccidere una pernice grigia, eanche i roditori, pur più resistenti, subisconodanni considerevoli. Tra il 1984 e il 1985 ilcentro di ricerca americano Patuxent Wildlifeha analizzato alcuni uccelli rapaci trovati morti(8 aquile calve, 2 falchi dalla coda rossa e ungrande gufo cornuto). Si è scoperto che lacausa era stata l’aver mangiato carni di animali

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trattati con famphur ed altri insetticidi ortofosfati,usati per combattere i parassiti degli animalida allevamento, oppure per aver mangiatouccelli che si erano nutriti con quelle carni.Un’altro studio su un insetticida, l’imidacloprid(un neonicotinoide molto usato in agricolturacommercializzato principalmente dalla Bayer),pubblicato sulla rivista Plos One, mostra ildeclino degli invertebrati acquatici in Olanda.Nell’analisi di oltre 700 siti olandesi, tra il 1998e il 2009, numerosi sono stati i casi in cui sonostati rilevati quantitativi di insetticida di moltosuperiori al limite consentito, ed è risultatochiaro il collegamento tra la quantità di neoni-cotinoide presente nell’acqua e la sparizionedi libellule ed altri invertebrati acquatici.Non va dimenticato inoltre che la morte di unamoltitudine di insetti ed invertebrati ad operadegli insetticidi sottrae nutrimento ad una granquantità di esseri viventi: ecco quindi una delleprincipali cause della riduzione del numero dirondini, pipistrelli, anfibi.

E’ lecito chiedersi in che modo il settore agricolopuò e deve evolversi nel rispetto della vitasenza per questo trascurare le esigenze dellapopolazione. Lo domandiamo a Fabrizio Bo-netto, un imprenditore agricolo piemonteseesperto in sistemi di produzione tradizionali eprivi di sostanze tossiche.È possibile nutrire tutti gli abitanti del pia-neta senza l’utilizzo di veleni?Sfamare 7,2 miliardi di persone non è cosada poco, il problema è complesso...secondola FAO nel 2012 più di 800 milioni di personenel mondo non avevano accesso al cibo suffi-ciente per condurre una vita sana; nel 2013un altro rapporto stimava che una percentualecompresa tra il 30 e il 50% del cibo annualeprodotto nel mondo, per intenderci da 1 a 2miliardi di tonnellate, andava perduto prima diessere consumato …... a mio avviso il problemanon sta nella quantità di cibo che si deveprodurre ma semmai nella quantità di cibo chebisogna evitare di sprecare... stiamo avvele-nando il suolo, le acque, sconvolgendo l'interoecosistema per produrre in realtà ben di più diquanto riusciamo a consumare, un immanequantità di alimenti ma di che qualità?L'attuale modello di agricoltura è insensato, iterreni sono così sfruttati che bisogna ricorrerecontinuamente ai fertilizzanti chimici colpevolidi rilasciare importanti quantità di nitrati nellefalde acquifere ed ossidi di azoto nell'ariadannosi per l'ozono. Il terreno in realtà è semprepiù sterile, le liste rosse delle specie animalia rischio di estinzione si allungano di anno inanno. L'alternativa per una agricoltura in gradodi soddisfare la richiesta di cibo ma al tempostesso di tutelare l'ambiente c'è! Bisogna tor-nare ad un modello di agricoltura meno indu-striale, riportare i contadini in campagna, sonosempre meno le piccole realtà, esse sono statesoppiantate dalle maxi aziende agricole conpochi addetti e tanti macchinari, che lavoranoquasi esclusivamente per la grande distribu-zione, la quale necessità di grandi quantità abasso prezzo a discapito purtroppo della qualità.Consideri l’agricoltura che rispettal ’ambiente un’agricoltura d’el i te?Oggi siamo abituati a definire d'elite quella cheneanche un secolo fa era l'agricoltura tradizio-nale, l'unica che dovrebbe esserci; cambianoi metodi di coltivazione: biologica, sinergica,biodinamica, ecc.. ma tutti hanno almeno unobiettivo in comune: produrre cibo sano. Adifferenza dell'agricoltura convenzionale in

queste realtà produttive la richiesta di mano-dopera è superiore, e questo va ad incideresul prezzo finale del prodotto. Non credo cheun prodotto sano sia oggi riservato alle classipiù abbienti, credo invece che le personeabbiano dimenticato il vero valore economicoche deve essere riconosciuto al cibo; siamoabituati a spendere tanti euro per cose futilima poi andiamo a risparmiare sul cibo dimen-ticandoci troppo spesso che da quel cibo di-pende anche la nostra salute.E’ importante scegliere prodotti biologicial supermercato?Importante è scegliere! Ma su che basi noiscegliamo? Un prodotto è migliore quando èsano o quando costa meno? Cosa c'è dietroad un prodotto biologico? Probabilmente unazienda più sensibile nei confronti della naturae degli animali che ci vivono, rispettosa dellasalute dei consumatori, che pratica un’ agricol-tura esente da veleni, che produce in unacampagna viva! Quanto sono disposto a spen-dere per finanziare tutto questo? Cosa c'èdietro a un prodotto convenzionale? Un aziendache probabilmente per contenere i costi di quelprodotto, ha concimato chimicamente, diser-bato, utilizzato insetticidi per difendere le suecolture. Per questo tipo di produttori agricoli labiodiversità non è importante, tanto non ècompresa nel prezzo dei prodotti e gli animalimorti a causa del suo processo produttivo sonoun semplice danno collaterale! Io ritengo chelo scegliere un prodotto bio rappresenti un

piccolo passo verso una agricoltura più sanae sostenibile, non dimentichiamo che il mercatoè molto attento alle nostre scelte!I controlli sui produttori del biologico sonoseri? Fino a che punto ci si può fidare?L'accuratezza e la periodicità dei controllisupportata dalla serietà degli organismi dicertificazione dovrebbero garantire il rispettodei capitolati, ma io preferisco diffidare di unbiologico a prezzi stracciati, qualcosa nontorna... per i prodotti freschi più comuni (ortaggie frutta) è meglio comunque cercare un pro-duttore affidabile e magari andare ad acquistarei suoi prodotti direttamente in azienda, oppureiscriversi ad un gruppo di acquisto solidale.Credere nel biologico è un modo per ricollegarsialla terra ed ai suoi ritmi, alla stagionalità deiprodotti, e per costruire un rapporto di cono-scenza e fiducia con chi il nostro cibo lo produce!Quali sono le alternative ai veleni che ven-gono sparsi nei campi?Per diserbaredipende molto dalla coltura in atto, nella colti-vazione dei cereali le erbe infestanti possonoessere tenute sotto controllo attraverso labulatura ovvero la semina di leguminose qualiil trifoglio o l'erba medica tra le file del grano,della segale, dell'orzo, ecc. a fine inverno.Questo consente alla leguminosa di creare untappeto erboso e limitare lo sviluppo delleinfestanti, ed allo stesso tempo arricchisce ilterreno migliorandone lo stato strutturale efornisce foraggio per gli animali; si ottiene dipiù senza inquinare nulla. Per gli orti si puòricorrere alla pacciamatura, cioè alla creazione

di uno strato di materiale vegetale che di fattoimpedisce la proliferazione delle erbe infestanti,ottimi risultati si ottengono con la paglia, mapossono essere usati anche altri materialivegetali, quali sfalci, residui di potature, felci(ottime perchè tengono a distanza le lumache),segatura o semplicemente cartone. Con lapacciamatura, non si limitano solo le infestanti,ma si traggono più benefici: il suolo copertonon è esposto all’azione dei raggi solari oall'azione erosiva del vento e delle forti pioggie,il materiale pacciamante decomponendosi creasostanze nutritive e ammendanti per il terreno.Un altro metodo consiste nel distendere sullezone da diserbare un telo plastico nero oppurenello zappettare le erbe alla radice lasciandoche il sole concluda l’opera.Per combattere i parassiti allontanandolici sono molti metodi che possono essere usatisenza inquinare. In un ecosistema sano oltreai parassiti prosperano i loro predatori, lasimpatica coccinella, l'elegante crisopa, maanche vespe e calabroni sono solamente alcunidegli insaziabili predatori che cacciano nell'orto,le coccinelle sono ghiotte di afidi, i calabronie le vespe predano bruchi e altre larve tra cuiquelle delle dorifore che infestano le patate.Già la natura ci aiuta molto in questo, poiqualcosa possiamo farlo anche noi.Un tempo gli antiparassitari chimici non esiste-vano, il contadino se li preparava da sè, imacerati di alcune erbe spontanee costituisco-no un importante e più salutare alternativa aipericolosi fitosanitari di sintesi, sono a costozero! Non inquinano! Sono di facile realizza-zione. Se i fagioli hanno i pidocchi e le cocci-nelle non sono sufficienti si può utilizzare ilmacerato di aglio, di pomodoro, di assenzio.Nel caso di attacchi fungini (oidio, monilia,ecc...) è ottimo il macerato di achillea, o inalternativa quello di equiseto.Esiste la possibilità inoltre di avvalersi delleproprietà repellenti di alcune piante ed ortaggiper proteggerne altri: il rosmarino, il timo, lamenta e la salvia sono ottimi per proteggerei cavoli dagli attacchi delle farfalle cavolaie; lospinacio e la lattuga tengono distante dallebietole le altiche; piantine di lino e petunieproteggono le patate dall'attacco delle dorifore;il tagete protegge le fave dall'attacco del ton-chio; le chiocciole e le lumache vengono tenutelontane dalla vicinanza di senape gialla, ortica,cerfoglio, crescione.Per fertilizzare il terrenoè possibile ricorrere al tè di letame, o se sivogliono usare prodotti che non supportinol'allevamento è più che sufficiente il maceratodi ortica.Ancora oggi sento spesso dire che non ci sonoalternative e che se vuoi raccogliere qualcosanell’orto sei obbligato a trattarlo chimicamente.E’ un mito assolutamente da sfatare, ci vuolequalche accorgimento in più, i trattamenti na-turali devono essere ripetuti qualche volta inpiù, si lavora di più questo è vero ma se si hacome obbiettivo un migliore impatto sul-l’ambiente e sulla salute. L’alternativa è possi-bile eccome! Giorgio Galletta

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La coccinella,alleata del contadino

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animale, la grande maggioranza di loro èperò disposta ad uccidere un topo per salvareuna vita umana. «l’unico modo per superarequesta contraddizione - Afferma Tettamanti- è avere la possibilità in futuro di utilizzaredei test che possano sostituire l’uso deglianimali». Si sperimenta sugli animali sia perverificare la non tossicità di prodotti come icosmetici sia per valutare gli effetti dei far-maci. «Nel primo caso la sostanza chimicatestata viene sempre commercializzata, qua-lunque sia l’effetto della stessa sulla cavia -prosegue il biologo - per quanto riguarda unfarmaco, qualunque sia stato l’effetto dellostesso sugli animali si passa sempre a spe-rimentarlo su volontari sani e poi sui malatinegli ospedali». Cita poi la casa FarmaceuticaGlaxo, che dichiara nei fogliettini illustrativi:“La letteratura scientifica e gli studi di farma-cologia condotti forniscono chiara evidenzache questi effetti sono specie specifici (varia-no da specie a specie) e non presentanoalcuna rilevanza nell’impiego clinico (Sere-vent)”. Tradotto: se l’animale dopo il test èstato bene “tranquillo consumatore seiprotetto”, se l’animale è stato male “tranquilloconsumatore sei diverso”. «Infatti la Glaxo -prosegue il biologo - ben conscia dell’inutilitàdi sperimentare sugli animali è stata denun-ciata per aver pagato famiglie povere inAmerica Latina e in Africa per farsi conse-gnare i loro bambini per fare sperimentazio-ne».Riporta poi una frase pronunciata dallo stessoProfessor Garattini nel lontano 1985: “il me-tabolismo è quantitativamente e qualitativa-mente differente nelle varie specie animali.Concentrazioni uguali di sostanze chimichee dei loro metaboliti non significano ugualieffetti tossici al variare della specie animale”.Nel 2004 infatti un rapporto della Food andDrug Administration afferma che il 92% deifarmaci che passano i test sugli animali sirivela nocivo o inefficace sull’uomo, cioè suivolontari sani che si prestano a sperimentarli.Cita una lunga serie di occasioni in cui lacomunità scientifica si è interrogata sullareale necessità di effettuare ancora questotipo di esperimenti, la cui utilità non puòessere provata scientificamente e i cui risultatisono affidati al caso. Per le case farmaceuti-che la sperimentazione animale spesso risultaconveniente per motivi legali. «Nel 1941 -afferma Tettamanti - alcuni scenziati comin-ciarono a intuire la correlazione tra le sigarettee il cancro, e per 50 anni l’industria del tabaccosi è difesa in sede processuale esibendo itest effettuati su animali come i cani, ai qualiil fumo di sigaretta non causa tumori».Eclatante è il caso della diossina, che èmortale per il ratto, fa star male il topo, mentreper il criceto è un elisir di lunga vita!«Se in Italia voglio dimostrare che una so-stanza è tossica - afferma - lo posso fare anorma di legge, se voglio dimostrare che èinnocua lo posso fare a norma di legge!» InItalia, non negli Stati Uniti, dove una sentenzadel 1992 ha dichiarato non probanti i datiprovenienti dagli esperimenti sugli animali.L’ accorato richiamo del moderatore aglianimalisti in sala a rimanere tranquilli prean-nuncia l’intervento di Silvio Garattini.Esordisce lamentando un’eccessiva passio-nalità degli animalisti che tende a soffocarela libertà di chi vuole continuare a sperimen-tare sugli animali.

Organizzato dal gruppo Unilab dell’UniversitàCattolica, l’incontro vede come partecipantipro-test: Il Dottor Silvio Garattini, fondatoree direttore dell’Istituto di ricerche farmacolo-giche Mario Negri, il Dottor Alberto Ferrari,speaker per Pro-test, la Dottoressa AgneseCollino, membro del comitato scientifico diPro-Test Italia.Di fronte a loro, a difendere i diritti deglianimali il Dottor Massimo Filippi, docente diNeurologia presso l’Università San Raffaeledi Milano e socio fondatore dell’associazioneOltre la Specie, il Dottor Massimo Tettamanti,biologo, coordinatore nazionale del progettoItalia Senza Vivisezione e l’Avvocato CarloPrisco, ideatore dell’Eusebismo e responsa-bile LAV Milano.Alberto Ferrari presenta la sua associazione,Pro Test, che rifiuta le accuse che vengonomosse ai vivisettori, cioè di non avere etica,di considerare gli animali come degli oggetti,di voler sempre sperimentare sugli animaliignorando i metodi sostitutivi, che secondolui non sono sufficienti a coprire tutte lenecessità della ricerca.Riguardo al trattamento degli animali, Ferrariparla della regola delle 3R, Refinment, Re-duction e Replacement, cioè condizioni otti-mali di detenzione, riduzione del numerodegli stessi e utilizzo diffuso dei metodi so-stitutivi. Regola che sarebbe sempre al primoposto nei pensieri dei vivisettori. Cital’esempio dei test di gravidanza, che nelpassato comportavano la morte di un conigliomentre ora sono incruenti. Riguardo allaquestione etica respinge le accuse deglianimalisti, affermando che l’eticità è unaquestione complessa che include anche lasalute dei pazienti. Inoltre ritiene bizzarroche la maggioranza degli italiani ritengainaccettabile la vivisezione e non il consumodi carne.Agnese Collino inizia il suo intervento la-mentando una scarsa attenzione dei mediasui progressi della ricerca e un uso di imma-gini contraffatte o decontestualizzate da partedegli animalisti per rappresentare la soffe-renza degli animali e per suscitare emozioni.Una sua frase scatena l’ira di buona partedel pubblico. Commentando il video di unagatta chiamata Double Trouble, che cerca diguadagnarsi dei croccantini (era stata resasorda con agenti chimici e privata del ciboper diversi giorni) rispondendo a degli stimoliuditivi con degli elettrodi conficcati nel cervelloe collegati a dei fili elettrici, afferma: «come

vedete la gatta sta bene, perchè il cervellonon ha i recettori del dolore». Lo stupore deiricercatori di fronte alla reazione inorriditadegli animalisti testimonia l’indifferenza concui esperimenti così brutali vengono effettuati.Sicuramente gli attivisti presenti in sala ave-vano un altro concetto di benessere animale.

Poi mostra il video di un bambino che conil suo nuovo impianto cocleare è tornato asentire, risultato che, secondo lei, si sarebbepotuto ottenere solo con un esperimento delgenere. Quello che la Collino non dice peròè che la “serena” gattina del filmato è morta.E’ stata decapitata perchè per colpa delleinfezioni non ha potuto sopravvivere a quelletorture, dopo essere stata tormentata permesi.Afferma poi la quasi totale solidarietà dellacomunità scientifica con chi pratica la speri-mentazione animale, anche di fronte alleaccuse di essere sponsorizzati dalle casefarmaceutiche. Naturalmente non fa cennoalle “crepe” che si stanno aprendo sempredi più nel muro di silenzio e complicità erettosin qui dai suoi colleghi, ne’ ai tanti scienziatiche si stanno schierando contro i test.Rispondendo a Ferrari Carlo Prisco sostieneche l’etica per sua definizione non è sottopo-sta all’arbitrio, alle necessità del momento,una cosa è giusta o ingiusta, sempre. Acoloro che si proclamano paladini della ra-zionalità contro l’irrazionalità degli antivivise-zionisti risponde che le loro motivazioni sonospinte da puri istinti, non dal ragionamento:sono istinti primordiali la conservazione dellarazza umana a danno delle altre specie e la“legge del più forte” in cui solo la razza piùevoluta può vedere riconosciuti i propri diritti.Per Prisco nessuno può arrogarsi il diritto didecidere quali creature devono soffrire equali no, ognuna di loro merita rispetto.Un approccio più pragmatico è quello diMassimo Tettamanti, che mette in rilievo ilfatto che, a fronte di una quasi totale avver-sione della gente per la sperimentazione

17 marzo a Milano e 31 marzo a Torino: due appuntamenti storici.Finalmente, pungolati da fatti a cui i media hanno dato una vasta eco come la chiusura dellostabilimento di Green Hill e il controverso caso di Caterina Simonsen, spinti dalla pressione diun’opinione pubblica sempre più contraria, i portavoce della sperimentazione animale in Italiaaccettano di confrontarsi pubblicamente con i rappresentanti di coloro che a gran voce richiedonouna ricerca senza sofferenze. Lo scopo di questi incontri, almeno a sentire loro, sarebbe quellodi cercare dei punti di convergenza in un proficuo spirito di collaborazione. Spirito che è venutomeno, però, quando in entrambe le aule è risuonato il cortese invito, rivolto a coloro che nonaccettano una ricerca basata sullo sfruttamento e sulla sofferenza animale, a non utilizzare piùi farmaci e (sottinteso) a lasciarsi morire. Scopo degli interventi dei sostenitori dell’antivivisezionismoscientifico era invece quello di mostrare come nella stragrande maggioranza dei casi i successidella scienza medica siano stati ottenuti nonostante gli esperimenti sugli animali, e che anziuna pratica così inadeguata abbia costituito un freno per la scienza.D’altro canto i sostenitori dell’antivisezionismo etico hanno posto l’accento sull’inaccettabilitàe sull’ingiustizia di queste pratiche su esseri senzienti.

il Prof. Silvio Garattini

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Sconcertante è come secondo la sua visionea dir poco nostalgica i progressi della scienzadebbano essere affidati all’intuito ma soprat-tutto alla fortuna di un ricercatore, che speri-menta quasi alla cieca sacrificando vite pre-ziose senza neanche avere ben chiaro quelloche sta facendo.Una visione superata secondo Michela Kuan,che inizia la sua relazione analizzando ilcontesto legislativo europeo, ovvero la Diret-tiva 2010/63UE del Parlamento europeo edel Consiglio sulla protezione degli animaliutilizzati a fini scientifici, nella quale i metodialternativi vengono citati 24 volte e le parolebenessere animale 61. Ciò nonostante dodicimilioni di animali ogni anno sono stati utilizzatinell’UE, non contando invertebrati, embrionie feti. Le sperimentazioni in deroga sonoaumentate, ad esempio sono raddoppiatequelle senza anestesia, come trapianto diorgani, suture, fratture, etc... È corretto parlaredi sperimentazione animale e non di vivise-zione, perchè quest’ultimo termine è incom-pleto. «Se un esperimento provoca una morteper stenti non sto vivisezionando il soggetto,- afferma la Kuan - ma non per questo luinon prova sofferenza». Si utilizzano gli ani-mali per testare dei farmaci (51%), per laricerca di base (30%), per gli studi di tossicità(9%), per la diagnosi delle malattie (4,2%),per la formazione accademica (0,3%). Perquanto riguarda la trasferibilità di dati traspecie diverse molte sono le variabili di cuibisogna tenere conto: sia per quanto riguardale differenze in termini di organismo che perquanto riguarda l’ambiente in cui il soggettovive. Infatti animali detenuti in condizione diparticolare stress reagiscono diversamenteai test rispetto ai loro simili in condizioni ditranquillità. «L’ambiente esterno è fortementeimpattante sulle condizioni fisiologichedell’animale - spiega - e quindi sulla suarisposta in sede di sperimentazione». Questevariabili compromettono la ripetibilità deirisultati di questi test, e di conseguenza anchela loro attendibilità e la loro scientificità. Imetodi alternativi invece sono riproducibili intutti i laboratori del mondo. La Kuan mettein evidenza i tanti progressi ottenuti nellostudio delle metodologie alternative, dai me-todi in vitro alle simulazioni (ad esempio èstato creato un intestino biotecnologico sucui effettuare i test) ai test genetici, allarobotica, alla ricostruzione di organi (meritaparticolare rilievo la creazione in laboratoriodel primo cervello umano in provetta, su cuiè possibile effettuare sperimentazione). Af-ferma poi che l’Europa ha fatto passi avantiin tal senso: il 70% della ricerca biomedicanon è effettuata su animali, nel 2013 sonostati messi al bando i test in vivo per i cosme-tici. Però «In italia non c’è neanche un corsouniversitario all’interno dei corsi di laurea -denuncia la Kuan - per l’approfondimento deimetodi alternativi. Giappone e Stati Unitistanno investendo con con successo su que-sti metodi perchè hanno leggi che non vinco-lano al modello animale e sono più innovativie meno legati a metodi di insegnamentotradizionali. Adesso la ricerca sta cambiando- conclude - i metodi alternativi esistono dapiù di 50 anni, l’Europa vuole una ricercadiversa, più moderna e più etica». Giorgio Galletta

Vanta un’etica differente da quella degli an-tivivisettori, un’etica che dichiara essererivolta al benessere della gente.Garantisce poi sull’assoluta volontà di tutti iricercatori di utilizzare un numero sempreminore di animali, citando l’esempio del dia-bete e del parkinson, malattie che hannorichiesto il sacrificio di molti animali in passatomentre ora il loro uso in un caso è terminatoe nell’altro è stato ridotto. Fa poi un elencodi farmaci la cui efficacia è dovuta secondolui alla sperimentazione in vivo. Dichiara poiche le tecniche alternative non sono sufficientia interrompere questo tipo di procedure,anche se nel suo discorso di fatto cita solola coltivazione in vitro.Massimo Filippi invita a porsi per un attimodal punto di vista dell’inerme, della creaturache subisce tutto questo, di chi sta dietro lesbarre. Una bambina sotto le bombe di Ba-ghdad probabilmente non si interrogherebbesull’utilità di quelle bombe ma si chiederebbe“perchè devo subire tutto questo” e sicura-mente si sentirebbe una vittima. Si chiedecosa è veramente utile e a chi, e qual’è ilvero bene dell’umanità. «Lo sviluppo di far-maci per curare malattie tipiche della societàdell’opulenza - afferma - certamente non èutile a tutti gli esseri umani». A chi affermache la medicina lotta per il bene dell’umanitàrisponde che le possibilità di accesso allecure, ad esempio del tumore, sono diverseper un nigeriano rispetto ad un cittadinostatunitense. Non ci sono state da parte dellacomunità scientifica prese di posizione fortiquando Nelson Mandela è stato portato ingiudizio dalle case farmaceutiche per averdistribuito farmaci non autorizzati alla popo-lazione povera. «Molta della ricerca - dicepoi - è in mano ai privati, che non possonoessere definiti dei benefattori».La sperimentazione sugli animali come dog-ma della biomedicina ha inizio intorno allametà dell’ ‘800 e nasce da un concetto dismontaggio e rimontaggio dei corpi simile aquello che animava le catene di montaggioindustriali, all’interno di una logica di sfrutta-mento.Sacrificando la propria animalità l’umanità siè posta al centro dell’universo e però si ècreata un modello di riferimento preciso diuomo: maschio, bianco, adulto, eterosessua-le, robusto, ricco, etc... Chiunque si trovidistante da questo modello di riferimento diUomo con la U maiuscola rischia di veniresacrificato. «Noi invece siamo animali - affer-ma - e abbiamo un’empatia profonda con glianimali, non siamo “altro” rispetto a loro, nonesiste una barriera di specie». Riguardo allasperimentazione afferma: «dubito fortementeche una scienza che è arrivata a scoprire iBosoni di Higgs (la “particella di Dio”) e laMateria Oscura non sia in grado, se davveroci fosse una volontà politica di farlo, di sosti-tuire con procedure alternative metodi anti-quati di sperimentazione basati sullo smem-bramento dei corpi». Poco spazio è statoriservato alle domande, una merita di essereposta in risalto: «supponiamo di trovarcidavanti a degli Uomini di Nehanderthal chenon appartengono esattamente alla nostraspecie, li utilizzereste per la ricerca, per unprelievo di organi?» La risposta di AlbertoFerrari è stata: «dipende dalle differenzecognitive tra noi e loro, dal loro livello diintelligenza». Sconcerto degli animalisti pre-senti nella sala, qualcuno fra il pubblico fanotare a gran voce come questo criterio siastato in passato e in alcuni casi sia tuttoraalla base di sperimentazioni violente anchesu quegli esseri umani considerati meno“evoluti”, ad esempio i popoli del Terzo Mon-

do, la gente di colore in America, le vittimedei lager nazisti e chissà quanti altri.

Nell’Aula Magna dell’Istituto di Fisiologiasono di fronte la Dott.ssa Michela Kuan,biologa e responsabile della Lega Anti-Vivisezione, Premio DNA 2013 e il Prof.Piergiorgio Strata, Professore Emerito diNeurofisiologia dell'Università di Torino, fon-datore dell'Istituto Nazionale di Neuroscienzee tra i più importanti neuroscienziati italiani.Come a Milano alto è il livello dei relatori madifferente il pubblico presente: la grandemaggioranza del pubblico torinese è infatticomposta da student i d i medic ina.Piergiorgio Strata cita il caso del farmacotalidomide, un sedativo, anti-nausea e ipno-tico, venduto negli anni ‘50 e ‘60 soprattuttoalle donne in stato di gravidanza che provocòun numero impressionante di bambini venutialla luce con gravi malformazioni.Il prodotto era stato testato su embrioni dipollo con esiti negativi. «Se il prodotto fossestato provato sui mammiferi avrebbero veri-ficato la sua pericolosità - afferma - in questocaso si è sperimentato poco». Cita poi levittorie della medicina, come la poliomelite,il vaiolo, i tumori, i trapianti e i macchinarimedici che tante vittime non umane hannorichiesto. I premi Nobel nella stragrande mag-gioranza dei casi hanno ottenuto i loro risultatisacrificando degli animali. Secondo lui ancoraoggi non si può rinunciare alla sperimenta-

zione in vivo in tanti casi, ad esempio nellacura dei tumori. Paragona poi il numero dianimali sacrificati in un anno in Italia in ambitomedico (un milione e 200 mila) con le centi-naia di milioni uccisi per l’alimentazione.Afferma che non può essere l’umanità la solaspecie a rinunciare ad uccidere per soprav-vivere quando questo avviene regolarmentein natura. «Lo fanno il lupo e il leone quindipossiamo farlo anche noi». Rivendica il sensodi rispetto verso le creature sottoposte asperimentazione che aleggia in tutti i labora-tori, dove non vengono praticate le brutalitàche si vedono nelle foto degli animalisti.Secondo lui sono comunque necessarie delleregole, e queste sono date dalle nuove leggiche in alcuni casi però sono troppo restrittive.Rispondendo ad alcune domande affermache tutta la ricerca medica è basata su unagrande approssimazione, data sicuramentedalle differenze tra uomo ed animale maanche da quelle tra uomo e uomo. In pratica«si lancia una pallina e poi si guarda dove va».

Il video dell’incontro all’Università Cattolica www.youtube.com/watch?v=ITR21a5y9iEUn sito approfondito sulle alternative alla sperimentazione animalehttp://alternativesperimentazioneanimale.wordpress.com/metodi-alternativi/Link “Per una ricerca di base senza animali” per conoscere le associazioni che non finanzianola sperimentazione animale in Italiawww.novivisezione.org/campagne/ricerca_di_base.htm

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Che vita fanno gli animali prima di essere mangiati? Gli animali negli allevamenti intensivi vivono in stato diprigionia, costretti in spazi strettissimi dove non riescono a muoversi, si sdraiano sui loro escrementi, quando si feriscono nonvengono curati, vengono trasportati nel corso di lunghi viaggi in modo brutale e violento, esposti al freddo, al caldo, alla famee alla sete ammassati dentro ai camion che li portano alla morte, la loro liberazione. Non vengono trattati come creaturesensibili e capaci di provare emozioni, come individui con un loro carattere ma come oggetti di poco valore e per questosacrificabili. Una vita indegna di essere vissuta.Perchè è giusto non mangiare carne? Innanzitutto perchè è ingiusto mangiare un alimento che è il frutto di tantasofferenza. Inoltre è ormai scientificamente provato che il consumo di carne è uno dei principali responsabili di tante malattietipiche dell’era moderna, tra cui diversi tipi di tumore, malattie cardiovascolari, diabete, trombosi, osteoporosi, artrite, malattierenali, obesità e ipertensione.Ma non bisogna dimenticare le problematiche ambientali: per ottenere un kg di carne bovina servono 22 kg di vegetali, e oltre20.000 litri d’acqua! Si sprecano così risorse che potrebbero servire a nutrire molte più persone in modo soddisfacente.Un’enorme quantità di foreste viene poi abbattuta per creare spazio alle coltivazioni di piante come granturco e soia, utilizzateper i mangimi. Inoltre nel mondo gli allevamenti emettono più gas serra di quello che producono i trasporti e gli escrementidegli animali vanno ad inquinare il terreno, i corsi d’acqua ed infine il mare.Chi non mangia carne rischia di star male? No. Al contrario esistono e sono esistiti nella storia diversi popoli ecomunità che per motivi morali o religiosi hanno escluso dalla loro dieta il consumo di carne e senza alcun problema di salute;anzi si tratta spesso di gruppi di persone assai longeve. Un esempio è dato dai Jainisti in India, una comunità religiosavegetariana e non violenta di 10 milioni di persone che esiste e prospera da almeno 26 secoli, oppure dall’antica comunitàebraica degli Esseni, un gruppo religioso volto alla purificazione spirituale. La tradizione del nostro Paese è ricca di piattivegetariani e in passato la carne veniva consumata di rado perchè costosa, ma questo non ha mai rappresentato un problemaper la salute degli Italiani.È sufficiente evitare di consumare carne se si vuole mangiare senza causare sofferenze agli animali?No, in questo caso bisogna evitare ogni alimento contenente ingredienti di origine animale, come ad esempio il latte, le uovae tutti i prodotti che li contengono, in quanto altrettanto drammatiche sono le condizioni delle mucche da latte, delle gallineovaiole e di tutti gli altri animali sfruttati dall’industria del cibo. Passare all’alimentazione vegana, cercando le informazioninecessarie per cambiare dieta, è fonte inesauribile di salute e di benessere. In Italia già 360.000 persone sono vegane!

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tabellone con tutte le firme degli attivisti presenti.Momenti toccanti.La mattina seguente il commiato dal miticoChristophe Thomas e la partenza alla volta diAmposta, in Catalogna. All’arrivo l’indifferenzadella città che non ci ha riservato alcuna acco-glienza.Da Amposta la carovana giunge, la sera del17 agosto a Valencia dove, al campeggio lungola spiaggia, la voce del suo arrivo era corsapiù veloce ancora delle biciclette. Gente comu-ne, anche se in pieno territorio taurino, hadimostrato la sua vicinanza a Bike for Pets.Alicante è la tappa seguente. Ai confini traValenciana e Murcia anche Alicante non riservamolta accoglienza alla comitiva.Aguilas la tappa successiva è la portadell’Andalusia. Ultimo giorno di riposo attivistaper i ciclisti, che però hanno dovuto pedalareduramente e con un clima torrido.Ad Almeria l'accoglienza è stata strepitosa. Inuna delle piazze principali della città andalusa,è andata in scena una grande manifestazioneantitaurina organizzata dagli attivisti spagnolidi Roquetas De Mar e di Antitaurinos Almeria.Il giorno seguente a Malaga gli attivisti spagnolidel CACMA accolgono la carovana con unagrande manifestazione itinerante. Il tutto sisvolge con una pedalata tra le principali piazzedella città e con l'arrivo durante lo svolgimentodi una manifestazione con decine di attivistipresenti (tra i quali Morena Murgia organizza-trice preziosa dell'evento di Malaga) gentecomune, cartelloni anti corrida banchetti congadget. Il tour termina il giorno seguentemercoledì 22 agosto a Sevilla.Per l'occasione decine di attivisti hanno attesodavanti alla Plaza de Toros la carovana prove-niente da Mairena de Alcor, arrivata dopo averesostato per un intero pomeriggio presso ilfiabesco rifugio Ayandena, dove i volontari lihanno accolti e rifocillati, mostrando la strutturache accoglie centinaia di cani e gatti salvati damorte e privazioni tremende.Dopo 2 anni BfP si trasforma in BfA (BIke forAnimals) molto più empatico e corrispondenteal suo ideale. Nuovo logo, nuovi orizzonti, masempre lo stesso obiettivo: la diffusione attra-verso la bicicletta, della causa a favore deidiritti degli animali.In stile Veg, naturalmente.BfA ripartirà l’11 agosto nuovamente da Torino,con altri componenti, forte delle migliaia diconsensi ottenuti nel web sulla sua pagina FBe dagli attivisti francesi e spagnoli conosciutiad agosto 2012, per portare ancora una voltala voce di tutte le persone che sono contro laviolenza sugli animali. Percorreremo la stradache da Torino porta a Caceres (Extremadura)con alcune modifiche di tracciato per poteretoccare anche altre località dove svolgono laloro attività associazioni animaliste che hannosostenuto l’iniziativa nel 2012. L'idea del pro-getto è che, lungo il tragitto, si unisca ai parte-cipanti iniziali una fiumana di persone cheidealmente colleghino in una catena unica dibiciclette Torino con Caceres, per dire bastaalla corrida, basta alle perreras e basta ad ogniforma di maltrattamento animale.Spero che questa iniziativa possa interessarvie che possiate in qualunque modo aiutarci adattuarla.

Paolo Barbon - Bike For [email protected] - cell. 3478594552

Era il 4 agosto 2012 quando l'iniziativa BfP(Bike for Pets), 2200 Km percorsi in 12 giorniin bicicletta contro la corrida e contro le perrerasvide la luce nella cornice di Palazzo Isimbardia Milano, sede della Provincia.In quel sabato mattina molta gente, dopo lapresentazione fatta da Claudia Ciotti e daMassimo Turci, le interviste ai protagonisti ela visione dei video che mostrano le orribilirealtà dei canili spagnoli (perreras) e dellecorride, accompagnò i tre ciclisti fino ai Giardinidi Palestro (sede dell'ex zoo) in una pedalatabreve ma emblematica. Proprio lì dove unavolta gli animali erano costretti in gabbie adessoun'iniziativa in loro onore e per i loro dirittiiniziava.In Spagna cani e gatti randagi quando vengonocatturati sono rinchiusi nelle famigerate perre-ras, che ricevono un compenso di 60 euro perl’accoglienza temporanea degli stessi e nean-che un euro per il loro mantenimento. Perquesto motivo dopo una decina di giorni dallacattura, giorni in cui sono imprigionati in gabbiebuie senza acqua e senza cibo, gli animalivengono uccisi con metodi economici, brutalie sbrigativi, gassati o avvelenati. Si calcolache nella sola Madrid in un anno 6 tonnellatedi cadaveri di cani e gatti siano state il risultatodi questo scempio.La realtà delle corride è ormai sotto gli occhidi tutti. In Spagna, in Francia, in Sud Americauna gigantesca macchina mediatica alimentatada pubblicità e sponsorizzazioni, dal pubblicoche affolla le arene, dalle riviste mondane chefanno dei toreri dei personaggi da copertina,è l’ingranaggio che trae vita dal dolore e dallamorte di una sola creatura, il toro.Simbolo della forza e del coraggio, viene perquesto umiliato e poi ucciso in un calvario fattodi percosse per ammorbidirlo prima delle cor-ride, di colpi di lancia dei picadores, di amiconficcati nella schiena, e poi, finalmente,la morte arriva come una liberazione.Queste le cose contro cui ci battiamo, controcui esprimiamo pedalando il nostro sdegno equello di tutte le persone che hanno a cuorei diritti degli animali e questo sdegno lo abbiamoportato con noi fin davanti alle loro arene e

alle loro perreras.La settimana seguente sabato 11 agosto 2012finalmente si parte! Piazza Castello a Torinoè la cornice, molti attivisti per i diritti deglianimali fanno da contorno al camper con gliadesivi e le bandierine di BfP.Ore 12 circa: si comincia a pedalare.I vigili urbani in moto a fermare il traffico e ascortare la carovana in via Po, C.so Cairoli,C.so Vi t tor io, Parco del Valent ino.In Via Ventimiglia il saluto finale agli ultimiattivisti che ci hanno seguiti fino a lì.

Da lì in avanti strada, tanta strada, sotto il soleimpietoso e alle prese con sete e fatica. Maquesto è lo spirito dell'iniziativa che ci eravamoripromessi di offrire agli animali: la nostra faticae la nostra piccola sofferenza per sensibilizzarela gente, per porre l’attenzione di tutti sullaLoro, ben più grande, ben più terribile. Claviere,Gap, Veynes, Orange, fino a Lunel in pienaCamargue. In piena zona taurina.Qui il nostro terzetto incontra Roberto Rinaldoattivista anticorrida italiano di Venezia matrapiantato a Montpellier.I primi abbracci le prime foto il primo incontrocon chi si era solo "sentito" via mail.La sera in campeggio l'incontro con Jack Se-batier, francese anticorrida verace che regalaai tre ciclisti marmellate casalinghe, panecasereccio, vino e gadget contro le corride.Jack cena al campeggio con tutta la carovanaed è una bella serata documentata da moltefoto. Il giorno seguente vede la carovana pre-senziare alle due corridas della feria di Beziers.Tantissimi attivisti accolgono la carovana. Indira

Mercier, Robert Clavijo (presidente ColbacAnticorrida) Livia Bellini Reveillas (due voltecampionessa di Francia di ciclismo su strada!)Tierry Hely (vice presidente FLAC) ChristopheThomas che ha salvato un toro adottandolo(www.sauvons-un-taureau-de-corrida.com).Viene posta una corona di fiori di fronte all'arenaper ricordare i tori uccisi nelle corridas, propriomentre all'interno la macabra orchestrina suonauna musichetta allegra per salutare l’ingressodella quadrilla che torturerà i sei tori. Momentitoccanti che commuovono la carovana e moltidei presenti.La carovana si divide, io rimango a Beziersper la corrida delle 18, gli altri due ciclistipartono alla volta di Port Vendres, dove ilsindaco e decine di attivisti li attendono perprendere parte tutti assieme ad un grandemercatino dimostrativo anticorrida nella piazzaprincipale della cittadina affacciata sul mare.Moltissimi turisti si fermano e chiedono infor-mazioni sulla corrida e sul perchè di quellepersone in bici dall’Italia.Il giorno dopo Barcellona attende la carovanadopo più di 230 Km in sella e più di 10 ore diviaggio. Assieme a Christophe Thomasall’interno e di fronte alla ex arena monumentaldi Barcellona la carovana fa mostra delle proprieinsegne e molta gente si ferma, chiede, siinforma, si indigna. Giunti a sera al campeggioa Casteldefells un folto gruppo di attivisti spa-gnoli del PACMA attende i ciclisti per testimo-niare la propria vicinanza e consegnare un

Le tappe del Basta Corrida Tour - Agosto 2014www.bikeforanimals.it/basta-corrida-tour-2014/le-tappe/Due filmati del Tour 2012www.youtube.com/watch?v=jqI6kLOa3X0 www.youtube.com/watch?v=cuXoigqJgaA

la partenza in Piazza Castello a Torino

Siviglia, Plaza de Toros

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Un colpo definitivo al commercio in Europa deiprodotti ricavati dalla strage dei piccoli di focalo ha inferto in data 22 maggio 2014 il WTO(l’organizzazione mondiale del commercio)respingendo il ricorso effettuato lo scorso no-vembre da Canada e Norvegia contro l’embargoverso i prodotti derivati da questa caccia stabilitodall’Unione Europea e dichiarato a suo tempolegittimo dallo stesso WTO. L’embargo avevacausato il crollo di questo commercio un tempofiorente.I cuccioli vengono uccisi soprattutto per le loropellicce. Infatti per non rovinarle vengono uti-lizzati dei bastoni. L’uccisione delle foche è allabase di molti prodotti. Numerosi capi di abbi-gliamento firmati (Prada, Gucci, Versace, Dolcee Gabbana ad esempio) sono stati confezionatiutilizzando queste pellicce, ma vengono utilizzatianche il grasso, per lucidare e ammorbidirecalzature e altri oggetti in pelle, l’olio, per usoalimentare e cosmetico (viene spesso impiegatoper la preparazione dell’”olio di pesce”, unricostituente), gli organi genitali per la prepara-zione di afrodisiaci venduti sui mercati asiatici. Giorgio Galletta

In risposta alle accuse del Governo australiano,che aveva puntato il dito contro la caccia indi-scriminata alle balene dell’Antartide operatadai giapponesi sotto la copertura del “prelievoscientifico” che in realtà nascondeva fini com-merciali, la Corte Internazionale dell’Aja haintimato al Giappone di sospendere, senzarilasciarne più, tutte le licenze, i permessi e leautorizzazioni concesse per la pesca “ai fini diricerca” all’interno dell’area di protezione di 50milioni di chilometri quadrati attorno all’Antartide.Pur manifestando il proprio disappunto il Giap-pone ha dichiarato di voler rispettare questasentenza.Questo tipo di pesca era stata vietata nel 1986dalla Commissione internazionale per la cacciaalle balene (IWC, International Whaling Com-mission), ma da allora Giappone, Norvegia,Corea, Islanda e Russia hanno continuato aducciderle. L’atteggiamento poi della Norvegiaè sempre stato di aperta sfida all’opinionepubblica e alle disposizioni internazionali, aven-do incrementato di anno in anno le catture deicetacei. Giorgio Galletta

FIRMA ANCHE TU LA PETIZIONE! LA TROVI IN QUESTO SITO:http://www.lav.it/petizioni/petizione-per-liberare-i-delfini

La Lega Anti Vivisezione ha lanciato una petizione per chiedere al Presidentedel Consiglio, al Ministro dell'Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare eai Presidenti di Senato della Repubblica e Camera dei Deputati:

l’introduzione immediata del divieto di importazione i delfini, altri cetacei ebalene a fini di esposizione e/o spettacolo e intrattenimento sul territorioitaliano, nonché il divieto di riproduzione e pratiche di inseminazione artificialenei delfinari e acquari,la dismissione entro tre anni dei delfinari e altre strutture similila creazione di un’area marina confinata protetta dove poter rilasciare in semi-libertà i delfini delle strutture dismesse e garantire loro la vita.

In data 9 febbraio 2014, a pag. 9 de “IlGiornale” è comparso questo annuncio adopera del Progetto Penco.

Questo il testo dell’appello:«siamo un gruppo di professionisti del settoresanitario. Abbiamo comprato questo spaziospinti solo da una forte motivazione etica escientifica. LA SPERIMENTAZIONE ANIMALEHA FALLITO. Ha illuso i malati e sperperatomontagne di denaro pubblico. Per decenni si

è cercato di ricreare le malattie umanenell’animale. Il risultato? I malati di Alzheimer,Parkinson, Sclerosi Multipla, SLA, SMA, Fi-brosi Cistica, Spina Bifida, Cancro e AIDS, esono solo alcuni esempi, stanno ancora aspet-tando cure valide. Di tutte queste malattie nonsi conosce neanche la causa certa.LA SPERIMENTAZIONE ANIMALE FA BENESOLO ALLE TASCHE E ALLE CARRIEREDI CHI LA PRATICA! I metodi alternativi esi-stono e sono già una realtà in tutta Europa ein diversi paesi di tutto il mondo.NOI ABBIAMO DECISO DI SOSTENERE LAVERA SCIENZA DONANDO I NOSTRI OR-GANI ALLA RICERCA DOPO LA MORTE.CHIEDIAMO A TE DI FARE LO STESSO.LA SALUTE E’UN DIRITTO NON UN PRO-FITTO». Segue una lista di 30 firmatari, tuttepersone la cui professione è stata da semprelegata alla sperimentazione sugli animali, tracui medici, medici veterinari, biologi.Un documento che, fatta salva l’inaccettabilitàmorale di questa pratica, ne mette in dubbiole basi scientifiche nell’intento di accelerarnela fine. Il Progetto Penco ha inoltre lanciatouna petizione che chiede la possibilità dilasc iare d isposiz ioni v incolant i perl’utilizzazione del proprio corpo post mortemda parte della ricerca scientifica, possibilitàche al momento in Italia non è regolamentatada una norma precisa, cosa che invece av-viene in altri Paesi. Giorgio Galletta

foto Samuel Blanc per avere informazioni sul Progetto Penco e perfirmare la petizione: http://progettopenco.org

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È possibile dare alle proprie figlie e ai proprif igl i anche nel le mense scolast ichel’alimentazione vegana con cui sono stati cre-sciuti nei primi anni della loro vita? Spesso ciòpuò comportare difficoltà di vario tipo, di frontealle quali un genitore non deve arrendersi. Aconsigliarlo è la biologa nutrizionista DeniseFilippin, vegana e mamma, che è riuscita adottenere per le sue figlie un menu scolasticovegan.La Filippin è da tempo impegnata attivamenteper la diffusione di un regime alimentare chenon comporti crudeltà nei confronti degli animali.Tramite un opuscolo dal titolo “Ottenere pastivegani nelle mense scolastiche: un manualepratico” pubblicato dal sito VegFacile di AgireOra ( www.vegfacile.info ), la Filippin tracciail percorso da compiere per convincere anchele dirigenze scolastiche più riluttanti a fornirepasti vegani ai propri figli.Innanzitutto consiglia di muoversi con qualchemese di anticipo, in modo tale da avere tempoper affrontare con successo eventuali intoppi,poi passa ad analizzare le varie possibilità neldettaglio. Se la scuola in questione è privata

con buona probabilità si tratta di una strutturacon cucina interna e può essere sufficiente uncolloquio, prima dell’iscrizione, con il direttoree con il responsabile della cucina, presentandoun elenco scritto di cibi da non somministrareal proprio figlio/a e facendolo controfirmare daldirigente. In caso di rifiuto occorre presentareun modulo ufficiale con una richiesta scritta(vedi sotto). Per le scuole private parificate equelle pubbliche il primo passo da compiereconsiste nel documentarsi sulle normativecomunali vigenti; sovente l’erogazione di pastialternativi è previsto dalle normative stesse.Si possono reperire le informazioni necessariesia on line consultando il sito del Comune cherecandosi presso gli uffici comunali del ServizioRistorazione Scolastica, il cui indirizzo puòessere fornito dalla scuola stessa. Questi ufficirilasciano un modulo di iscrizione al servizio,a cui seguirà un colloquio con una dietista perstilare il menu richiesto. All’interno del modulo,dove lo spazio lo consente, deve essere scrittochiaramente ciò che NON si vuole che vengainserito nel pasto. Occorre quindi scrivere:«no carne, compresi affettati, pesce, uova,latte, burro, formaggi, yogurt, brodo di carne

(anche usati come ingredienti)».Il passo successivo consiste nell’attendere lachiamata del Servizio Ristorazione perl’approvazione del menu da loro stilato. Se ciònon avviene occorre armarsi di pazienza, tele-fonare e ripresentarsi fino all’ottenimento dellarisposta.Se la risposta è negativa è importante nonscoraggiarsi, ricompilando il modulo del serviziomensa, allegando una lettera del tipo di quellariportata sotto.Può succedere, soprattutto nel caso di scuolematerne e asili nido, che venga richiesto uncertificato medico, che può facilmente venirrilasciato dal proprio pediatra di base. In questodocumento, su carta semplice, timbrato e fir-mato, il medico deve dichiarare semplicementeche il bambino segue una dieta vegana sottoil suo costante controllo.Per tutto quello che riguarda l’alimentazioneal di fuori dei pasti giornalieri, ad esempio lefeste, è necessario parlare con le maestre epartecipare attivamente all’organizzazione deglieventi, fornendo inoltre del cibo vegano nelcaso si utilizzino per l’insegnamento dei premialimentari. Giorgio Galletta

Alla Direzione dell’Istituto ……….. …………………................................................,

Al Servizio Ristorazione Scolastica del Comune di ……….. …………………. .......,

Alla Direzione Politiche Educative del Comune di ……….......................................,

In qualità di genitori del minore …………………......................................................,

iscritto/a presso l’Istituto …………………...............per l’anno scolastico …………..,

chiediamo che sia garantita la possibilità per nostro figlio/a di consumare presso la mensa scolastica pasti vegetariani stretti (vegani),privi cioè di qualsiasi alimento di origine animale (carne, pesce, affettati, uova, latte, burro, formaggi, yogurt, brodo di carne, anche comeingredienti della pietanza), nutrizionalmente completi e dietologicamente equilibrati, adeguati alla scelta etica portata avanti dalla nostrafamiglia. Ciò anche al fine di rispettare il diritto alla salute (art.32 della Costituzione) e il diritto alla non discriminazione (art. 3 dellaCostituzione).

*

Offrire la possibilità di consumare pasti vegetariani ai bambini è un atto dovuto anche per rispettare il diritto dei genitori di decideredell’educazione dei propri figli, specie su temi etici così importantanti, nonché per rispettare le opinioni e le scelte dei singoli, come sancitodagli articoli 2 e 21 della Costituzione.

La necessità di prevedere menù alternativi viene suggerita anche dalle “Linee di Indirizzo Nazionale per la Ristorazione Scolastica”proposte dal Ministero della Salute, che a pagina 22 recitano testualmente:“Vanno assicurate anche adeguate sostituzioni di alimenti correlate a ragioni etico-religiose o culturali. Tali sostituzioni non richiedonocertificazione medica, ma la semplice richiesta dei genitori.”[Fonte: www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_1248_allegato.pdf ]

Restando a disposizione per ulteriori chiarimenti e certi di un vostro accoglimento porgiamo distinti saluti.

(Data)………………………..…………(Firma)………….. . . .……………..……………………….. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

*[opzionale: se la normativa comunale già prevede la possibilità di menu etici, aggiungere anche la frase: “e come peraltro previsto e specificato dalla normativacomunale sulla ristorazione scolastica” e poi riportare il testo della normativa].

Un ottimo esempio: il modulo per le diete speciali e i menù alternativi del Comune di Torinohttp://www.comune.torino.it/servizieducativi/ristorazionescolastica/diete/doc/m45.pdfQui è possibile scaricare l’intero opuscolo di Denise Filippin: http://www.vegfacile.info/download/opuscolo-mense-vegan.pdfVeg e bambini: un’ottima pagina dove trarre indicazioni utili e i consigli di alcuni esperti www.viverevegan.org/web/guida/bambini-veganQui è possibile scaricare l’estratto di un’interessante conferenza del Dott. Proietti sull’alimentazione vegana per i bambinihttp://www.lacincia.it/docs/pelo_contropelo_suppl_20131201.pdfUn sito dedicato ai genitori di bambini vegan: www.viverevegan.org/web/guida/bambini-vegan

LETTERA DI RICHIESTA DI EROGAZIONE DI PASTI VEGANI, IN CASO DI INIZIALE RIFIUTO DA PARTE DEGLI ENTI PREPOSTI

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Amici del

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La specie fluviale svelata e studiata da Jacques Cousteau, la mitica Inia (Inia geoffrensis), delfino dalla colorazione roseaper via dei vasi sanguigni che traspaiono sotto la pelle, tipico del sistema fluviale del Rio delle Amazzoni e dell’Orinoco,rischia di sparire entro pochi anni.Nella riserva di Igarapè do Costa, nello stato amazzonico delParà, ad esempio, la popolazione di delfini rosa è calata indue anni da 250 a 50 esemplari.Nella fattispecie, la carne di questo particolare delfino vieneusata per catturare una grossa carpa, chiamata dai locali“avvoltoio d’acqua” perché si ciba di carcasse, specie moltoin voga nel commercio del pesce brasiliano e colombiano. Alanciare l’allarme la biologa Vera Silva, dell’Istituto Nazionaledi Ricerca sull’Amazzonia (Inpa) di Manaus: «Questa specieè sempre stata molto abbondante nella regione, perché avevaun’ampia distribuzione e perché quasi nessuno si occupavadi lei dal momento che la sua carne non aveva valore.Succedevano solo morti accidentali nelle reti o qualcheuccisione dovuta alla leggenda amazzonica del “botò”».Quest’ultima narra che i delfini rosa di tanto in tanto sitrasformano in splendidi giovani pronti a sedurre e a mettereincinte le ragazze del luogo.L’Inia si riproduce con lentezza: il mammifero, infatti, impiega anche sette anni (la femmina) e dieci anni (il maschio) perraggiungere la maturità sessuale. La gestazione di un piccolo dura quasi un anno e la femmina lo allatta per più di due anni,per cui non può far nascere più di un piccolo ogni tre anni. Rarissimi sono i parti gemellari nei delfini.La modalità con cui questi animali vengono uccisi è spesso terribile. A volte il pescatore lega la coda del delfino ad un alberoe lo tiene lì, a sbattere in poca acqua, anche per giorni, fino a quando non decide di ucciderlo. «Questi pescatori stannoinfrangendo la legge – spiega Vera - che protegge i delfini di fiume. Ma oltre che compiere una cosa illegale, sono di unacrudeltà imperdonabile».

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[email protected] Edoardo Rubino, 45 10137 Torino

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Informare, fare cultura, cercare il confrontocon enti e istituzioni per favorire un buon rapportouomo - animale nell’ambiente domestico e urbano,

nel rispetto dei diritti di entrambi.

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Giulia Guazzora

[email protected] - www.trekkingitalia.org

Associazione Amici del Trekking e della Natura

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Quando si parla di migratori il pensiero corre agli stormi di uccelli cheeffettuano lunghi spostamenti, spinti dal bisogno di sfuggire ai rigoridella stagione fredda oppure dal desiderio di raggiungere le zone ricchedi cibo dove potersi riprodurre.Ma non solo loro compiono lunghe migrazioni. Lo fanno alcune speciedi pipistrelli. Nella Grandi Pianure americane i bisonti compivano viaggidi oltre 500 km. Migrano i grandi erbivori africani per cercare acqua eerba fresca e anche i caribù dell’Alaska compiono lunghi e periodicispostamenti da nord a sud e viceversa. Nel mare si spostano tante specie,tra queste le balene. Una delle loro rotte di migrazione, ad esempio, partedalle acque della Bassa California, dove si riproducono, fino all’Articoricco di krill con cui nutrirsi e nutrire il loro piccolo.Anche tra gli insetti esiste chi migra: le locuste con i loro spostamenti

di biblica memoria, disastrosi per i raccolti, hanno da sempre suscitato grande apprensione da parte delle popolazioniche si preparavano ad assistere al loro passaggio.Ma di una migrazione non si parla molto: quella delle farfalle, che si spostanoper non soffrire i rigori del freddo o l’eccessivo caldo, e per diffondere laspecie riproducendosi lungo il viaggio.Eccezionale è il viaggio delle Farfalle Monarca che dal Messico al NordAmerica compiono un tragitto di 5000 km. Si alzano in volo tutte insieme:come ad un segnale 300 milioni di farfalle riempiono il cielo con i loro colori.Ma nessuna di quelle che hanno iniziato il viaggio vedrà la meta finale,servono quattro generazioni per completare il tragitto! L’ultima generazioneavrà un dono speciale: la possibilità di vedere allungata la propria vita dagliabituali due mesi fino a sei / otto mesi, il tempo necessario per tentare diritornare in Messico e lì svernare.Un’altra grande migratrice è la Vanessa del Cardo, o Belle-dame, presente in quasi tutto il mondo. In passato gli studiosisi erano chiesti il perchè delle improvvise sparizioni di questi lepidotteri verso la fine dell’estate; nessuno le vedevaspostarsi nè tanto meno si constatava la loro morte, semplicemente si dileguavano! La scoperta è stata che migravanoad alta quota! La Vanessa del Cardo infatti compie lunghi spostamenti, ad esempio dal Nord Europa fino all’AfricaOccidentale (18.000 Km), alla strabiliante (considerata la fragilità delle sue ali) quota di 500 metri!Molto più vicina al suolo avviene la migrazione della farfalla Cavolaia.A tutto coloro che abitualmente trascorrono le vacanze estive lungo le coste del nostro Adriatico sarà capitato almenouna volta di vedere una moltitudine di farfalle bianche svolazzare da sdraio a sdraio, posarsi su un ombrellone e poiripartire, talvolta volando controvento a pochi centimetri dal suolo, talvolta puntando decise verso il mare aperto. In

Italia infatti la Cavolaia, presente su tutto il territorio, ha un corridoiopreferenziale di spostamento costituito dalla fascia costiera Adriatica.Ognuna di loro può spostarsi nell’arco della sua vita per circa 300 km,passando poi il testimone alla generazione successiva. E’ormai negli annaliil caso di una partita di cricket, in inghilterra, interrotta a causa di unamoltitudine di bianche ali che impedivano la visuale del gioco.Ma eventi come questo non devono trarre in inganno: il numero delle farfalleè in diminuzione, e le cause sono principalmente due: il cambiamentoclimatico dovuto all’effetto serra e l’utilizzo dei pesticidi in agricoltura.Proprio la Farfalla Monarca nel 2013 è stata oggetto di un vistoso calodella popolazione e la causa è stata trovata nell’aumentato utilizzo dei

diserbanti che distruggono una pianta di cui quasi in modo esclusivo lei si ciba (Asclepias o Milkweed). Chi coltivapotrebbe difendersi dalle larve di farfalla allontanandole con i macerati di alcune erbe spontanee oppure con la vicinanzadi alcune piante fortemente odorose, ma tutto questo non rientra ovviamente nell’ottica di un’agricoltura volta almassimo profitto, non importa se a danno della vita di animali e piante.Le farfalle sono importantissime per l’impollinazione, e in un ambiente equilibrato il numero dei loro voraci bruchi ètenuto sotto controllo dai predatori come le vespe e i calabroni, mentre dove arrivano l’insetticida o il diserbante c’èmorte ovunque, tutto tace, e quando muoiono gli impollinatori come le farfalle e le api è la natura nel suo insieme amorire.

Giorgio Galletta

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Farfalla Cavolaia

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* 300 grammi di lupini in salamoia sgusciati* 400 grammi (pesate da crude e con la buccia) di patate rosse* 2 cucchiaini di lievito in scaglie ad uso alimentare* rosmarino secco q.b. * aglio in polvere - q.b* olio extra vergine di oliva - q.b* un pizzico di sale fino marino integrale* un pizzico di erba cipollina secca* due ciuffi di prezzemolo fresco tritati* un limone.Per tutti gli ingredienti utilizzare se possibile prodotti biologici.

Sciacquare in acqua corrente i lupini, assaggiarli e se sono ancora troppo salati lasciarli in ammollo in acqua per un ora,dopo di che sgusciarli e frullarli aggiungendo pochissima acqua, il rosmarino, un po’d’aglio in polvere, fino ad ottenere unapasta omogenea e compatta.Lessare le patate senza sbucciarle in acqua fredda.Ultimata la cottura raffreddarle in acqua corrente, poi passarle nello schiacciapatate e unirle al patè già preparato amalgamando con un po’d’olio e il lievitoin scaglie.Con l'apposito attrezzo o anche con le mani formare i burger.

Farli dorare in padella, oppure cuocerliin forno caldo a 200°C per 10 minutie passarli 5 minuti sotto il grill. Servirecon erba cipollina, spicchi di limone,prezzemolo. Se piace aggiungere unpizzico di pepe e/o paprika.

BURGER DI LUPINI

Ricetta di Yari Prete* 500 g lupini in salamoia* 7 cucchiai di farina integrale * pangrattato* prezzemolo* olio extra vergine d'oliva* peperoncino

Lasciare a bagno i lupini per qualche minuto quindisbucciarli (incidere la buccia con un coltellino epremere) Metterli nel mixer insieme alla farina,aggiungere acqua fino ad ottenere la giusta consistenza(circa mezzo bicchiere), aggiungere prezzemolo apiacere NON AGGIUNGERE SALE Con le manibagnate fare delle palline, passarle nel panegrattuggiato. Cuocere in forno a 180° per 20 minutioppure friggere.

POLPETTE DI LUPINI

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l lupino è una leguminosa nota e diffusa fin dalla più remota antichità nel Bacino del Mediterraneo e nel MedioOriente per la sua notevole adattabilità agli ambienti più ingrati. Per i Greci e i Romani, che lo consumavanoabitualmente, era un’ottima fonte di proteine e di fibre.Si tratta di una pianta che trova il suo terreno di coltura ideale nelle aree meno fertili dell’Italia meridionale. Le

regioni italiane dove è più diffuso sono Calabria, Lazio, Puglia eCampania.Il lupino va considerato come una coltura miglioratrice che si alternacon il cereale autunnale e che richiede una tecnica non meno curatadelle altre coltivazioni.I loro semi essiccati emacinati costituiscono uno t t i m o f e r t i l i z z a n t en a t u r a l e o t t i m o p e ralimentare la microfloradel terreno.

La semina del lupino bianco, la varietà che viene utilizzata comealimento, si fa in ottobre-novembre.Questi legumi contengono un alcaloide amaro, che viene totalmenteeliminato prima della commercializzazione poichè risulterebbetossico. La lavorazione per la produzione dei lupini prevede unafase di cottura in acqua salata e una serie di lavaggi in acqua,necessari per eliminare le sostanze amare ancora presenti nei lupiniappena cotti. Durante questi lavaggi vengono acidificati, in modotale da raggiungere un ph intorno a 4, in grado di inibire la crescitadi microrganismi dannosi.L'ult ima fase consiste nella salatura dei lupini e nel loroconfezionamento in atmosfera controllata oppure in acqua salata.Le confezioni in salamoia, solitamente vaschette o sacchetti, vengonopoi sottoposte a sterilizzazione.In passato venivano immersi nell’acqua dei fiumi per il primo lavaggioe non era raro trovare, camminando lungo la risacca delle spiaggedel nostro Sud, sacchi pieni dei preziosi legumi lasciat i in immersione per la salatura f inale.Come tutti i legumi i lupini hanno un buon potere energetico, sono una ottima fonte di potassio, calcio, fosforo,sodio e ferro, vitamine A, B1, B2, B3, B5, B6, C e folati alimentari. E’ inoltre il legume più ricco di proteine: conuna percentuale del 35 - 40% supera soia, piselli, fagioli e ceci e contrariamente al seitan non contiene glutine.I lupini inol t re possiedono un’ importante quant i tà di ant iossidant i natural i come i tocoferol i .Secondo alcuni studi italiani e internazionali condotti all'interno del progetto europeo Healthy-Profood il loroconsumo svolgerebbe un'azione importante nel ridurre i livelli di colesterolo e nel prevenire ipertensione ediabete. Hanno infine un grosso vantaggio sulla soia: una percentuale molto più bassa di grassi (appena l’8%contro il 23% della soia).Unica controindicazione: insieme agli altri legumi rientrano nel lungo elenco di cibi che in alcuni soggettipotrebbero svi luppare fenomeni al lergici , quindi non vanno consumati in quant i tà esagerate.I lupini in salamoia sono facilmente reperibili in commercio; questi legumi si possono trovare anche secchi esotto forma di ottima farina senza glutine.

Giulia Guazzora

In questa tabella tutti i valori nutrizionali del lupino: www.valori-alimenti.com/nutrizionali/tabella16076.php

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Lei ha circa un anno, è moltoaffettuosa, il suo piccolo è natoin maggio, ospitati entrambi dauna volontaria che non può piùtenerli. Adottabili in tutto ilPiemonte.Serena 392 7996661

Abbandonati in un giardino condominiale quandoavevano meno di due settimane di vita, questi duefratellini nati in aprile godono di ottima salute e hannogià socializzato con gatti adulti e cani.Verrà data precedenza a chi li vorrà adottare in coppia.Adottabili a Torino e provincia con controllo pre e post-affido.Inviare una mail a:[email protected] per presentarsi e lasciare ilproprio recapito telefonico.

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