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La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio. CONFIMI 26 ottobre 2017

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CONFIMI

26 ottobre 2017

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INDICE

CONFIMI WEB

25/10/2017 ansa.it 10:00

Tav:18 pmi piemontesi pronte per le gare6

25/10/2017 edilportale.com 08:00

Greenitaly 2017: l'Italia punta su edilizia 'off-site', legno e innovazione7

23/10/2017 vicenzapiu.com

Venerdì in Apindustria Vicenza il presidente Lorenzin, i 5 Stelle Girotto e Cozzolino,il direttore Coviello e Adusbef: "Banche venete tra silenzi e complicità", laconferenza dopo

10

21/10/2017 economia.vicenzapiu.com

Venerdì in Apindustria Vicenza il presidente Lorenzin, i 5 Stelle Girotto e Cozzolino,il direttore Coviello e Adusbef: "Banche venete tra silenzi e complicità", laconferenza dopo

11

25/10/2017 Lo Spiffero 11:40

Tav: 18 pmi piemontesi pronte per le gare - LOSPIFFERO.COM12

25/10/2017 Radio Radicale 00:37

Albania italianofona13

25/10/2017 Radio Radicale 00:32

Albania italianofona14

25/10/2017 ilnazionale.it 19:38

"Quali vantaggi per le PMI e il territorio dall'accordo Aniem-Coseam?"16

25/10/2017 ilnazionale.it 00:28

Tav e ricadute per le piccole imprese: già 18 le pmi coinvolte da Aniem percollaborare alle grandi opere

17

25/10/2017 torino.virgilio.it 19:36

"Quali vantaggi per le PMI e il territorio dall'accordo Aniem-Coseam?"18

25/10/2017 torino.virgilio.it 00:27

Tav e ricadute per le piccole imprese: già 18 le pmi coinvolte da Aniem percollaborare alle grandi opere

19

25/10/2017 torinoggi.it 18:55

"Quali vantaggi per le PMI e il territorio dall'accordo Aniem-Coseam?"20

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25/10/2017 torinoggi.it 11:16

Tav e ricadute per le piccole imprese: già 18 le pmi coinvolte da Aniem percollaborare alle grandi opere

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SCENARIO ECONOMIA

26/10/2017 Il Sole 24 Ore

Visco verso la riconferma, oggi il via libera con la lettera di Gentiloni a Bankitalia23

26/10/2017 Il Sole 24 Ore

Big data nei campus, rivoluzione in corso25

26/10/2017 Il Sole 24 Ore

Cerberus bussa all'Alitalia Paleari: «Siamo lusingati»27

26/10/2017 Il Sole 24 Ore

«Voto di lista ancora valido con un socio di riferimento»29

26/10/2017 Il Sole 24 Ore

Mps «regge» al primo test: per la Borsa vale 5,2 miliardi31

26/10/2017 Il Sole 24 Ore

Privatizzare, quale regia per una nuova stagione33

26/10/2017 Il Sole 24 Ore

Fatturato record dal 2011, bene gli ordini35

26/10/2017 Il Sole 24 Ore

Il rischio per la Bce? Che sfugga di mano l'andamento dell'euro37

26/10/2017 Il Sole 24 Ore

Il dilemma irrisolto dell'inflazione bassa38

26/10/2017 Il Sole 24 Ore

Le voci del mercato, la parola dello Stato40

26/10/2017 La Repubblica - Nazionale

Ti assumo o ti licenzio lo decide l'algoritmo42

26/10/2017 La Repubblica - Nazionale

Pensioni, il Pd contro il governo "L'adeguamento dell'età va rivisto"44

26/10/2017 La Repubblica - Nazionale

L'Istat sotto accusa per i numeri ma è la politica che decide quale sarà l'aspettativadi vita

47

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26/10/2017 La Repubblica - Nazionale

Renzi: "Gentiloni riconfermerà il governatore Visco in Bankitalia Una scelta chenon condivido"

48

26/10/2017 Panorama

ITALIA-USA, SI PUÒ FARE DI PIÙ50

26/10/2017 La Stampa - Nazionale

Pensioni, ridurre l'età? Boeri: "Un'idea sciagurata che aumenta solo il debito"*52

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CONFIMI WEB

13 articoli

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Tav:18 pmi piemontesi pronte per le gare Scrivi alla redazione Archiviato in (ANSA) - TORINO, 25 OTT - Sono già 18 le imprese piemontesi che

hanno sottoscritto l'accordo con l'Aniem per accedere alle gare della Torino-Lione: 81 bandi per 12 cantieri

e 5,5 miliardi di euro in 2 anni.     Le imprese parteciperanno in forma aggregata ai bandi, in particolare per i

lavori della sezione transfrontaliera della linea ferroviaria TorinoLione. Due consorzi riuniscono circa 30

aziende e una società di consulenza è composta da 19 soggetti del territorio piemontese.     Undici delle

diciotto imprese provengono dal settore edile e parteciperanno alle gare attraverso lo strumento della

consorziazione con un partner di rilievo nazionale come Coseam Italia. A queste si aggiungono sette

società di servizi di ingegneria e architettura e gli studi professionali, per le quali è stato messo a punto un

accordo quadro ad hoc, anch'esso finalizzato alla partecipazione alle gare d'appalto indette da Telt, il

soggetto promotore della realizzazione e della gestione della sezione transfrontaliera della futura linea

ferroviaria merci e passeggeri Torino-Lione.(ANSA).    

25/10/2017 10:00Sito Web

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CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 26/10/2017 - 26/10/2017 6

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Greenitaly 2017: l'Italia punta su edilizia 'off-site', legno e innovazione MERCATI Greenitaly 2017: l'Italia punta su edilizia 'off-site', legno e innovazione di Paola Mammarella

25/10/2017 Commenti Nel Rapporto Symbola e Unioncamere anche le professioni più richieste dalla green

economy 25/10/2017 Commenti Consiglia 0 Commenti Foto: Museo Nazionale dell'Ebraismo e della Shoah

di Ferrara - Ferrara Terra e Acqua 25/10/2017 - Ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente, utilizzo

del legno e ricerca su materiali e processi produttivi sostenibili sono le chiavi per rispondere alla crisi,

generare lavoro e aumentare il fatturato delle imprese. È quanto emerge da Greenitaly 2017, ottavo

rapporto di Fondazione Symbola e Unioncamere, promosso in collaborazione con il Conai, con il patrocinio

del Ministero dell'Ambiente e con il contributo di Ecopneus. Edilizia, parola d'ordine: riqualificare Il rapporto

stabilisce che "il futuro dell'edilizia italiana sta tutto nelle potenzialità della rigenerazione del patrimonio

esistente". Quello delle ristrutturazioni, spiega il rapporto, è un mercato che, anche grazie agli incentivi

fiscali messi in campo - tra cui l'ecobonus - ha continuato nel tempo a produrre ricchezza. Nel periodo tra

1998 e 2016 sono stati più di 14,2 milioni - entro il 2017 potrebbero raggiungere i 16 milioni - gli interventi

effettuati per ristrutturazione o efficientamento coperti dagli incentivi fiscali. Per il 2018 la nuova legge di

bilancio dovrebbe prevedere anche un bonus sul verde urbano, l'applicazione dell'ecobonus

all'eliminazione dell'amianto e l'estensione degli incentivi all'edilizia residenziale pubblica e alle certificazioni

statiche degli edifici. La ristrutturazione aumenta il valore dell'immobile del 29%: se tutte le abitazioni

messe in vendita nel 2016 fossero state ristrutturate, il valore del patrimonio edilizio messo sul mercato

sarebbe aumentato di 20 miliardi. Uno dei campi nei quali l'Italia può scommettere è la riconversione degli

edifici storici. Proprio in Italia è stato lanciato il GBC Historic Building, un nuovo protocollo per certificare la

sostenibilità degli edifici storici, che mira a promuovere un nuovo concetto di conservazione sostenibile, nel

quale convivono le esigenze di recupero di quella parte più pregevole e storica del parco edilizio nazionale

e gli obiettivi europei di miglioramento energetico dell'esistente. Si applica anche alle strutture di

architettura spontanea che caratterizzano le nostre campagne (rustici, cascine, baite, ecc.) e che

costituiscono un patrimonio millenario che andrebbe oggi valorizzato all'interno di un piano nazionale di

sviluppo sostenibile. I primi edifici ad ottenere questa certificazione sono le ex scuderie del Monastero

benedettino della Rocca di Sant'Apollinare a Marsciano (PG) e il Museo Nazionale dell'Ebraismo e della

Shoah di Ferrara. Edilizia 'off-site' Un modello cui rifarsi è, secondo il rapporto, il programma olandese

Energiesprong che propone un sistema innovativo in grado di ottimizzare i processi di ristrutturazione

abbassando i costi e i tempi di cantiere a sole due settimane, a volte anche ad un solo giorno. Il programma

si basa sulla collaborazione tra istituti di credito, assicurazioni, costruttori e istituti di case popolari creando

dei sistemi di finanziamento che non prevedono l'intervento pubblico o anticipi da parte dei proprietari. Su

queste premesse parte anche in Italia il progetto Energiesprong Italia, rivolto all'edilizia residenziale

pubblica. Il campo dell'edilizia residenziale pubblica in Italia sarebbe il migliore banco di prova essendo per

il 10% libero e bisognoso di una profonda riqualificazione per tornare ad essere agibile. Il problema dei

costi elevati di mantenimento e gestione impone necessariamente azioni che producano un risparmio in

termini energetici e quindi economici. In Olanda il progetto ha coinvolto 111 mila abitazioni, di cui 2000 rese

a consumo zero. In Italia il progetto è stato presentato nel 2015 da Habitech. Il meccanismo è piuttosto

semplice ma presuppone un cambiamento radicale del modo di concepire l'edilizia. Si tratta infatti di

ristrutturare l'edificio attraverso componenti che vengono realizzate in fabbrica e montate direttamente sulla

vecchia struttura. Il tutto parte da una scansione in 3d dell'edificio, cui segue una fase di progettazione,

quindi la prefabbricazione e l'assemblaggio. In tal modo la fase di cantiere è limitata alla posa in opera dei

componenti quali il tetto con pannelli fotovoltaici e le pareti con i serramenti che ottimizzano l'isolamento

termico. I costi di ristrutturazione vengono pagati con il risparmio energetico. La cosiddetta edilizia off-site,

25/10/2017 08:00Sito Web

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CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 26/10/2017 - 26/10/2017 7

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ovvero l'edilizia che si sposta dal cantiere alla fabbrica e nella fabbrica produce il suo valore mescolandosi

con la manifattura, sarà la vera rivoluzione del settore nel prossimo futuro, in grado di tagliare i costi,

accorciare i tempi e garantire edifici più efficienti in termini energetici. Le best practice dell'edilizia in legno

Un fronte interessante e molto promettente per il futuro è costituito dall'edilizia in legno, materiale

antisismico, sostenibile e particolarmente versatile, capace di ridurre dal 50 all'80% le spese per il

riscaldamento. Il rapporto cita numerose aziende attente al tema della sostenibilità dei processi produttivi e

alla produzione di elementi green. Tra queste, un esempio di come le conoscenze e le tecnologie aziendali

della filiera del legno possano essere usate per creare valore per la comunità è rappresentato dal progetto

del polo dell'alimentazione di Amatrice, progettato da Stefano Boeri e realizzato in pochi mesi dalla Filiera

del Legno Friuli Venezia Giulia. L'area ospita oggi gli otto ristoranti storici del borgo, ricostruiti dalle aziende

della filiera e disposti intorno alla corte centrale a cielo aperto illuminata dalla Radura di Stefano Boeri. I

locali sono antisismici ed efficienti dal punto di vista energetico, ma soprattutto rappresentano una risposta

rapida efficace e di effetto a una catastrofe ambientale, resa possibile anche dalle caratteristiche di

leggerezza e rapidità dell'edilizia in legno. Anche Accumoli avrà una struttura in legno: si chiamerà

"Accupoli" e sarà un centro per eventi. La sua particolarità è quella di essere il primo edificio in Italia ad

avere le parti portanti in legno compensato. Sarà realizzato in un paio di mesi grazie al progetto di H.E.L.P.

6.5 (Housing in Emergency for Life and People) e al contributo della Compagnia di San Paolo, Acri, Aniem

Piemonte (Associazione Nazionale Imprese Edili e Manifatturiere) e varie aziende piemontesi (Betonwood,

Ormea Franco, Dott. Gallina, Gallo Legnami, Idrocentro, Unimetal, Finder, Daikin). Il rapporto cita anche il

Progetto LegnoClima di FederlegnoArredo, rivolto alla quantificazione dello stock di carbonio contenuto nei

prodotti legnosi prodotti a partire da legno vergine italiano (segati, pannelli e fibre). Scopo del progetto è

quello di comprendere e tracciare il carbonio che viene sequestrato per periodi di tempo prolungato nella

biomassa dei prodotti legnosi di legno italiano, evitando di essere rilasciato in atmosfera (in forma di CO2)

ad aggravare la problematica del riscaldamento climatico. Ricerca alla base delle innovazioni Dietro queste

innovazioni c'è una continua ricerca che garantisce materiali sempre più performanti, tecniche di

costruzione all'avanguardia e possibilità di riutilizzare i materiali di scarto in ottica di economia circolare.

Dall'Università La Sapienza di Roma nel 2018 partirà un team alla volta di Dubai per Solar Decathlon che

presenterà "ReStart4Smart", una casa nZEB in grado di trasformarsi nel corso del tempo adattandosi alle

esigenze degli occupanti e interattiva rispetto all'ambiente esterno. Il Politecnico di Bari sta invece

lavorando sui materiali di scarto per realizzare moduli abitativi in ottica di economia circolare. Il progetto

Smaw Building ha l'obiettivo di sperimentare materiali da costruzione realizzati con materie prime naturali di

scarto presenti sul territorio pugliese come potatura di ulivi, scarti di lavorazione della paglia, sansa,

canapa. Dall'Incubatore Imprese Innovative del Politecnico di Torino I3P viene l'esperienza di Enerpaper

srl, startup vincitrice nel 2017 del premio "Io Penso Circolare" promosso da La Stampa Tuttogreen con il

patrocinio del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. L'azienda ha ideato e

sviluppato un materiale isolante per l'edilizia composto da cellulosa stabilizzata ricavata dagli scarti del

macero. Il rapporto cita inoltre tante aziende impegnate nella messa a punto e nell'utilizzo di materiali a

chilometro zero e sostenibili. Le professioni a maggior sviluppo di competenze green Il rapporto traccia una

top ten delle professioni più richieste dalla Green economy. Al primo posto l'informatico ambientale, un dato

che non stupisce se si considera che il 28% delle soluzioni del mercato nel settore domotica e dell'internet

delle cose riguarda la gestione di servizi legati al consumo energetico. Rientrano in questa figura anche gli

analisti e progettisti di software. Al secondo posto il meccanico industriale green, chiamato ad operare

nell'installazione e nella manutenzione di nuovi macchinari, ma anche a verificare gli ambiti dove tali

impianti dovranno lavorare. In terza posizione l'installatore di impianti termici a basso impatto, molto diffusi

grazie agli incentivi fiscali per l'efficientamento degli edifici, che coordina l'acquisto dei materiali, definisce i

piani di lavoro e verifica i costi di realizzazione. Ci sono poi l'esperto di acquisti verdi, specializzato

25/10/2017 08:00Sito Web

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nell'individuazione di prodotti e servizi a basso impatto ambientale ed esperto di materie prime, processi di

produzione e tecniche per il controllo di qualità, il chimico verde, che progetta e sviluppa nuovi prodotti

prevalentemente in ambito industriale, l'esperto in gestione dell'energia (ingegnere energetico) che progetta

e gestisce impianti in maniera da ridurre i consumi di materie prime e di energia in ambito domestico,

pubblico e industriale, l'esperto del marketing ambientale, figura chiave nei processi produttivi e di

commercializzazione dei prodotti verdi, il meccatronico green che può intervenire in diverse fasi della vita di

un prodotto, l'economista ambientale che deve essere esperto di gestione del rischio, di politiche

ambientali, di gestione ambientale di impresa, di impatto dei sistemi socio-economici sugli ecosistemi, di

servizi ecosistemici, il tecnologo del legno, figura che associa alla tradizione del falegname la formazione

universitaria per la scelta della materia prima, il taglio, il controllo produttivo di processo e montaggio e l'uso

di programmi di progettazione. Per aggiornamenti in tempo reale su questo argomento segui la nostra

redazione anche su Facebook, Twitter e Google+ © Riproduzione riservata

25/10/2017 08:00Sito Web

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CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 26/10/2017 - 26/10/2017 9

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Venerdì in Apindustria Vicenza il presidente Lorenzin, i 5 Stelle Girotto eCozzolino, il direttore Coviello e Adusbef: "Banche venete tra silenzi ecomplicità", la conferenza dopo Venerdì in Apindustria Vicenza il presidente Lorenzin, i 5 Stelle Girotto e Cozzolino, il direttore Coviello e

Adusbef: "Banche venete tra silenzi e complicità", la conferenza dopo Roma fa tappa a Vicenza Di

Redazione VicenzaPiù | ieri alle 23:28 | 0 commenti "Banche venete: tra silenzi e complicità" è

un'occasione di confronto su uno dei più grandi scandali della storia italiana recente. Non solo vicentina.

Fatti gravi e traumatici non solo per chi ha perso i propri risparmi nelle due banche venete ma per tutti gli

italiani. Un crack con gravi responsabilità del management, e che ha avuto come conseguenza il

salvataggio statale con un esborso miliardario. A seguito della conferenza dallo stesso titolo svoltasi a

Roma un mese fa, il deputato Emanuele Cozzolino (M5S) porta il dibattito a Vicenza, dove tutto ha avuto

inizio. Ad ospitare l'incontro sarà Apindustria Confimi Vicenza che parteciperà al tavolo dei relatori nella

persona del presidente Flavio Lorenzin. Al suo fianco Antonella Friso, Avv. Studio Adusbef Vicenza; Fulvio

Cavallari, Responsabile Adusbef Veneto; Giovanni Coviello, Direttore di VicenzaPiù e autore di "Vicenza.

La Città Sbancata"; Giovanni Girotto, senatore membro della commissione d'Inchiesta sul Sistema

Bancario; Emanuele Cozzolino, deputato membro commissione Affari Costituzionali. Dopo un primo giro di

interventi da parte dei relatori, la serata proseguirà in forma di dibattito con il pubblico presente in

sala. Dibattito al quale tutti i cittadini sono invitati a partecipare.  "Interrogarsi su quanto è successo,

cercare risposte e soluzioni è l'unico modo per evitare il ripetersi di una brutta storia, che ci saremmo

volentieri evitati".  Venerdì 27 ottobre 2017 - ore 17,30  Presso Apindustria Confimi Vicenza - Galleria Crispi

45 Vicenza Ingresso libero e gratuito. Evento Facebook Emanuele Cozzolino Cittadino Eletto alla Camera

dei Deputati per il MoVimento 5 Stelle

23/10/2017Sito Web

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CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 26/10/2017 - 26/10/2017 10

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Venerdì in Apindustria Vicenza il presidente Lorenzin, i 5 Stelle Girotto eCozzolino, il direttore Coviello e Adusbef: "Banche venete tra silenzi ecomplicità", la conferenza dopo Venerdì in Apindustria Vicenza il presidente Lorenzin, i 5 Stelle Girotto e Cozzolino, il direttore Coviello e

Adusbef: "Banche venete tra silenzi e complicità", la conferenza dopo Roma fa tappa a Vicenza Di

Redazione VicenzaPiù | ieri alle 23:28 | 0 commenti "Banche venete: tra silenzi e complicità" è

un'occasione di confronto su uno dei più grandi scandali della storia italiana recente. Non solo vicentina.

Fatti gravi e traumatici non solo per chi ha perso i propri risparmi nelle due banche venete ma per tutti gli

italiani. Un crack con gravi responsabilità del management, e che ha avuto come conseguenza il

salvataggio statale con un esborso miliardario. A seguito della conferenza dallo stesso titolo svoltasi a

Roma un mese fa, il deputato Emanuele Cozzolino (M5S) porta il dibattito a Vicenza, dove tutto ha avuto

inizio. Ad ospitare l'incontro sarà Apindustria Confimi Vicenza che parteciperà al tavolo dei relatori nella

persona del presidente Flavio Lorenzin. Al suo fianco Antonella Friso, Avv. Studio Adusbef Vicenza; Fulvio

Cavallari, Responsabile Adusbef Veneto; Giovanni Coviello, Direttore di VicenzaPiù e autore di "Vicenza.

La Città Sbancata"; Giovanni Girotto, senatore membro della commissione d'Inchiesta sul Sistema

Bancario; Emanuele Cozzolino, deputato membro commissione Affari Costituzionali. Dopo un primo giro di

interventi da parte dei relatori, la serata proseguirà in forma di dibattito con il pubblico presente in

sala. Dibattito al quale tutti i cittadini sono invitati a partecipare.  "Interrogarsi su quanto è successo,

cercare risposte e soluzioni è l'unico modo per evitare il ripetersi di una brutta storia, che ci saremmo

volentieri evitati".  Venerdì 27 ottobre 2017 - ore 17,30  Presso Apindustria Confimi Vicenza - Galleria Crispi

45 Vicenza Ingresso libero e gratuito. Evento Facebook Emanuele Cozzolino Cittadino Eletto alla Camera

dei Deputati per il MoVimento 5 Stelle

21/10/2017Sito Web economia.vicenzapiu.com

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Tav: 18 pmi piemontesi pronte per le gare - LOSPIFFERO.COM 11:35 Mercoledì 25 Ottobre 2017 Sono già 18 le imprese piemontesi che hanno sottoscritto l'accordo con l'

Aniem per accedere alle gare della Torino-Lione: 81 bandi per 12 cantieri e 5,5 miliardi di euro in 2 anni. Le

imprese parteciperanno in forma aggregata ai bandi, in particolare per i lavori della sezione transfrontaliera

della linea ferroviaria TorinoLione. Due consorzi riuniscono circa 30 aziende e una società di consulenza è

composta da 19 soggetti del territorio piemontese. Undici delle diciotto imprese provengono dal settore

edile e parteciperanno alle gare attraverso lo strumento della consorziazione con un partner di rilievo

nazionale come Coseam Italia. A queste si aggiungono sette società di servizi di ingegneria e architettura e

gli studi professionali, per le quali è stato messo a punto un accordo quadro ad hoc, anch'esso finalizzato

alla partecipazione alle gare d'appalto indette da Telt, il soggetto promotore della realizzazione e della

gestione della sezione transfrontaliera della futura linea ferroviaria merci e passeggeri Torino-Lione.

"Crediamo fortemente nell'aggregazione come strumento per uscire da questi anni difficili - sottolinea il

presidente di Aniem Piemonte, Marco Razzetti - soprattutto nell'attuale contesto di lento ma progressivo

miglioramento economico. La realizzazione della Torino-Lione rappresenta un'occasione di sviluppo

importante per le aziende, grazie all'attivazione da parte di Telt di bandi di pezzatura media e medio-piccola

rivolti direttamente al sistema delle pmi. Si tratta per lo più di attività di edilizia e lavori civili, che fanno gola

a tutte le aziende, siano esse locali, nazionali o straniere: per questo motivo Aniem Piemonte ha ritenuto

doveroso mettere in campo uno strumento che potesse favorire le eccellenze del territorio, certamente

avvantaggiate rispetto ai competitor dal punto di vista logistico e della conoscenza dei luoghi". L'accordo tra

Aniem Piemonte e le imprese prevede la creazione di un albo dei fornitori e la sottoscrizione di un codice

etico vincolante come strumento di filtro al fine di garantire la legalità e la trasparenza delle imprese.

25/10/2017 11:40Sito Web Lo Spiffero

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Come già avveniva in passato, dopo 3 settimane dalla creazione delle schede i files non saranno più

scaricabili. Segnala errori nella scheda Segnalaci eventuali errori su questa pagina (verrà aperta una

finestra per inviare la segnalazione) Artur Nura intervista Carmine Cipro, presidente dell'Associazione degli

imprenditori italiani in Albania. Puntata di "Albania italianofona" di mercoledì 25 ottobre 2017 che in questa

puntata ha ospitato Carmine Cipro (presidente associazione imprenditori italiani in Albania (CONFIMI)). La

registrazione audio di questa puntata ha una durata di 11 minuti. leggi tutto riduci

25/10/2017 00:37Sito Web Radio Radicale

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Albania italianofona altri interventi condividi intervento Visualizza la trascrizione automatica Nascondi la trascrizione automatica

Un caro saluto agli ascoltatori di radio radicale a cui propongo per la rubrica Albania eterno fu non intervista

Conte Il presidente della dell'Associazione imprenditori italiani in Albania Carmine Cipro grazie di aver

accettato questa intervista Buongiorno io sono cabine Cipro Presidente del Confimi Albania Sono un

investitore qui in Albania da venti più anni Che la nostra associazione E composta da circa centoventi

associata tutti italiani che lavorano in Albania E perché Cambiamo Messina essere questa associazione

abbiamo Messina essere questa sensazione per difenderci però ora è portare le nostre proposte alle as agli

enti pubblici albanesi Italiani in Albania in questo modo pensiamo di poterci i fa sentire O meglio meglio la

nostra le il le nostre proposte delle nostre esigenze intanto la la vostra agenda quanti dipendenti c'ha in

Albania La confini migliori Già siamo circa cioè le le aziende occorrono circa diciotto mila dipendenti che

per con ogni cioè molte sopra soprattutto sono mandato verrà femminile in quando le nostre sono industrie

metalmeccaniche imposterei e di scarpe industrie di abbigliamento Quindi ma lavoriamo in questo moto

anche sociali in quanto può abbiamo l'autorità albanese Facendo lo creando posti di lavoro per le donne

intanto ventidue anni del detto e non sono pochi Dina per un contributo sicuramente da rispettare da parte

del governo Italia governo albanese Al confronto le istituzioni corre nativi amministrativi albanesi Come è

stato diciamo la vostra collaborazione La nostra collaborazione Dinoi Praticamente ci troviamo in di un

certo momenti in moto In antagonismo con le istituzioni albanese in quando da una parte cerca ora di

venirci incontro dall'altra parte invece ci crea un ostacoli il ostacoli tipo il rosso tipo Esempio noi siamo tutti

essendo imprenditori italiani tutti Imprenditore Embrace che lavoriamo con l'Italia e quindi facciamo tutti

sottoporre in l'esenzione dell'Iva Sì pertanto ci troviamo sempre in accredito con lo Stato albanese il che

don facciamo sempre tanta fatica per riprendere presenta questa IVA in quanto i vivai tutta al rimborso

Secondo delle leggi se dunque non non riuscito ad ottenere no adesso con la legge che cambiate da un

anno due facciamo Bonfatti ricca però riusciamo a prenderle ma dobbiamo sempre aspettare sei sette mesi

ma ci sono esempi per esempio la mia gente che ha investito in questa in questo Paese del fare immobili

avevamo nel due mila e dieci un credito di settecento mila euro l'abbiamo presa nel due mila e quindici

Intanto che siete lei è un cittadino italiano l'associazione e degli imprenditori italiani in Albania Il

collaborazione vostra con l'ambasciata d Italia attira Cosa o un altro problema noi impediamo quella nostra

simulazione Va be'ottica collaborare con la dalle istituzioni italiane parliamo di ambasciata e consolato in

quanto non oltre che non ci consente avranno ma il più delle volte per esempio che c'abbiamo delle

problematiche da poter risolvere Al consolato stesso il consolato lo non ci va nemmeno entrare oppure ti fa

Bisogna prendere un appuntamento tramite on line ci fanno aspettare dieci giorni ci fanno aspettare molte

altre Morning molto molto tempo Eppure resta quella secondo voi perché succede questo Non succede

questo perché promette la compri in Italia Albania è una associazione Nuova e le ambasciate e consolati ti

dicono più le vecchie associazione come sempre alla Camera del Commercio italiane in Albania dove

dell'ambasciata è considerato o e i soci sono considerate miseria invece tipo dal confine Albania

considerata con il sopracciglio Ma come mai delle politiche differenziali dell'ambasciata italiana attirano al

confronto gli imprenditori italiani Questa è dovuta al fatto che l'ambasciata predilige soprattutto agli

associati Alla Camera del Commercio che poi sono pochissimi Rispetto agli associati della confini Che è

dovuto al fatto che mentre la Camera commercio c'è un controllo diretto dell'ambasciata invece per la

Confimi non c'è nessun controllo da parte dell'ambasciata in quanto è un'associazione di Brera E noi come

confini Albania facciamo parte dell'Associazione Italiana confini italiani Intanto crediamo che voi dato un

contributo importantissimo diciamo all'Albania è sicuramente rappresentata anche l'Italia in Albania Come

dovrebbe essere la collaborazione vostra con il governo secondo voi sempre con il governo albanese o

25/10/2017 00:32Sito Web Radio Radicale

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anche con il governo italiano cioè con la borsa Noi Come imprenditori italiani abbiamo poca collaborazione

con il il governo albanese in quando l'ambasciata stessa italiana che non dir ci difende e Neffa valere le

nostre problematiche anche considerando il fatto Che noi abbiamo un forte contributo al cioè allo sviluppo

di questo Paese perché noi oltre a operare Direttamente operiamo anche nell'azione sociale quando molte

ditte della convinti Albania hanno o le mense hanno la Steve Jones contribuiscono o per i trasportatori

dipendenti questo però quindi operiamo in moto diretto nel tessuto sociale ma al questo però è compito

della ambasciata albanese difenderci fa valere quello che noi facciamo in quanto lo Stato albanese Covello

albanese a noi italiani politici concitata noi italiani investitori ci considera poco o addirittura niente Quanto il

governo albanese predilige soprattutto investitori francesi tedeschi che poi sono pochissimi rispetto agli

investitori italiani Purtroppo c'è questo moto di trovare di lasciare da parte dell'ambasciata italiana e gli

imprenditori in balìa alla alle situazioni Governative e che non sono tanto felice nei confronti dei piccoli

imprenditori avete mai tentato di parlare diciamo di riportare questi queste problematiche all'ambasciatore

italiano in Albania sua Eccellenza aperto QT Sì sì da voi beh abbiamo più provato a parlarne si

precedentemente che cioè con vecchio ambasciatore che complica i vecchi precedente ambasciatore che

con questi però o non so se cioè Sendero o non ci sembrano ma alle costano cambiano le siamo sembra

eh non abbiamo nessuna difesa nei confronti del Governo per l'ex Tanto il lavoro va avanti sembra che

diciamo contribuendo allo sviluppo economico dell'Albania sicuramente fatta approfittare da investitori qua

No no Cioè ce l'avete c'hanno delle politiche fiscali favorevoli all'investitore al confronto qui vitale come

l'Italia assolutamente no noi non abbiamo nessuna forma di agevolazione sia nell'investire sia

nell'assumere il personale sia nel fare delle attività e ex terra Noi agevolazione zero e anche da parte del

degli istituti di crediti italiani in Albania che la la intesa Sanpaolo a Veneto Banca che adesso sembri intesa

assolutamente noi non riceviamo nessuna agevolazione nere aiuto per quanto riguarda se invio di una

riduzione di tassi per investire per E sopportare niente aiuti zero Intanto a me suona strano comunque tra il

giornalista e lo devo seguire che chiedere anche all'urto Rita Albanesi ma anche all'ambasciata Di dare

anche le la spostandolo su questa situazione degli imprenditori Albani italiani in Albania la ringrazio per

questa Inter grazie a lei da Tirana per radio radicale Arthur nulla

25/10/2017 00:32Sito Web Radio Radicale

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"Quali vantaggi per le PMI e il territorio dall'accordo Aniem -Coseam?" "Quali vantaggi per le PMI e il territorio dall'accordo Aniem-Coseam?" Creare opportunità di sviluppo e

lavoro per le piccole e medie imprese piemontesi è un obiettivo condivisibile e strategico. Per questo da

sempre ci battiamo contro la realizzazione di una grande opera inutile come il TAV in favore di investimenti

mirati sui territori in cui le esigenze, anche in tema di trasporti, sono ben diverse da quelle di avere una

galleria che le attraversa. L'iniziativa di Aniem (Associazione Nazionale Imprese Edili Manufatturiere) e il

Consorzio Coseam Spa, presentata nel luglio scorso, con il solito patrocinio dei vari Esposito, Foietta e

Virano, ci sembra una toppa peggio del buco, o forse in questo caso è meglio dire del tunnel. I famosi

appalti di piccola pezzatura rivolti alle PMI, evidentemente con sono così accessibili alle piccole imprese, se

è necessario consorziarle da un grande soggetto nazionale affinché possano partecipare alle gare.

Peraltro, essendo le gare ad evidenza pubblica, non ci sono elementi (o c'è qualcosa che non sappiamo?)

per dire con certezza che verranno aggiudicate a questo soggetto. Paradossalmente potrebbe anche

accadere che se vincesse un'impresa, nazionale o internazionale diversa, queste siano tagliate persino

fuori da quelle lavorazioni che normalmente vengono date ad aziende locali, con lo strumento spesso

abusato del subappalto, dal momento che hanno preso parte alle gare con un altro soggetto. Infine ci lascia

molto perplessi la partecipazione, avvenuta a luglio stesso periodo della presentazione del progetto, del

Presidente di Telt Virano, del Presidente dell'Osservatorio Foietta e del Senatore della Repubblica

Esposito, oltre che dell'Assessore Balocco, all'incontro di presentazione dell'accordo tra Anieme e Coseam.

Ma Virano non è forse il presidente della società che dovrà aggiudicare le gare a cui parteciperanno le

imprese consorziandosi con il Coseam? E Foietta non è il presidente dell'Osservatorio che dovrebbe

vigilare sulla realizzazione dell'opera? E il Senatore Esposito non è vicepresidente della Commissione

permanente VIII Lavori pubblici? Cosa mai ne potrà pensare di questa calorosa partecipazione un'altra

impresa piemontese, italiana o europea che non aderisce a questo accordo e intenda partecipare alle

gare? O l'Unione europea, che nella Direttiva sugli appalti pubblici afferma addirittura che "le

amministrazioni aggiudicatrici trattano gli operatori economici su un piano di parità e in modo non

discriminatorio"?

25/10/2017 19:38Sito Web ilnazionale.it

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Tav e ricadute per le piccole imprese: già 18 le pmi coinvolte da Aniemper collaborare alle grandi opere Tav e ricadute per le piccole imprese: già 18 le pmi coinvolte da Aniem per collaborare alle grandi opere

Sono già 18 le imprese piemontesi - tra le quali 2 consorzi che riuniscono circa 30 aziende e una società di

consulenza composta da 19 soggetti del territorio piemontese - che hanno sottoscritto l'accordo quadro con

ANIEM Piemonte finalizzato all'accesso delle PMI locali in forma aggregate ai bandi di gara per la

realizzazione delle grandi opere, in particolare per i lavori della sezione transfrontaliera della linea

ferroviaria TorinoLione. Undici delle diciotto imprese provengono dal settore edile e parteciparanno alle

gare attraverso lo strumento della conosorziazione con un partner di rilievo nazionale come COSEAM Italia.

A queste si aggiungono sette società di servizi di ingegneria e architettura e gli studi professionali, per le

quali è stato messo a punto un accordo quadro ad hoc, anch'esso finalizzato alla partecipazione alle gare

d'appalto indette da TELT, il soggetto promotore della realizzazione e della gestione della sezione

transfrontaliera della futura linea ferroviaria merci e passeggeri Torino-Lione. «Crediamo fortemente

nell'aggregazione come strumento per uscire da questi anni difficili - sottolinea il presidente di Aniem

Piemonte, Marco Razzetti - soprattutto nell'attuale contesto di lento ma progressivo miglioramento

economico. La realizzazione della Torino-Lione rappresenta un'occasione di sviluppo importante per le

aziende, grazie all'attivazione da parte di TELT di bandi di pezzatura media e medio-piccola rivolti

direttamente al sistema delle PMI. Si tratta per lo più di attività di edilizia e lavori civili, che fanno gola a tutte

le aziende, siano esse locali, nazionali o straniere: per questo motivo Aniem Piemonte ha ritenuto doveroso

mettere in campo uno strumento che potesse favorire le eccellenze del territorio, certamente avantaggiate

rispetto ai competitor dal punto di vista logistico e della conoscenza dei luoghi. Inoltre, rappresentando per

la prima volta imprese, studi di ingegneria e laboratori, Aniem Piemonte intende enfatizzare l'interesse

pubblico in merito alla necessità di investire nei controlli di qualità e di processo già durante l'esecuzione

dei lavori così da verificare immediatamente la rispondenza dei materiali e delle opere ai capitolati

d'appalto». L'accordo tra Aniem Piemonte e le imprese prevede la creazione di un albo dei fornitori e la

sottoscrizione di un codice etico vincolante come strumento di filtro al fine di garantire la legalità e la

trasparenza delle imprese. Per le aziende l'accordo rappresenta lo strumento operativo per cogliere le

opportunità di lavoro offerte dalle grandi opere; in particolare per essere sempre informati e assistiti da una

struttura organizzata che mette a disposizione delle PMI le informazioni, le competenze, le attestazioni

SOA e la struttura economico finanziaria del COSEAM Italia. Nella pratica l'accordo quadro mette a

disposizione delle imprese un ufficio che raccoglie e veicola le informazioni sui bandi di gara, le novità,

l'andamento dell'opera, le aggiudicazioni e si fa portavoce di qualsiasi problematica da sottoporre alle

stazioni appaltanti. La garanzia per le aziende interessate è la partecipazione a tutti i bandi di gara

mediante raggruppamenti orizzontali e verticali per ogni singola gara. Viene inoltre garantita un'assistenza

giuridico-legale (i bandi saranno di diritto francese, con foro competente Grenoble), un regolamento che

favorisce l'aggregazione tra le aziende e nello stesso tempo garantisce il principio di alternanza alla

partecipazione delle gare. Inoltre, il regolamento non vincola la partecipazione diretta delle singole aziende

ai bandi.

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"Quali vantaggi per le PMI e il territorio dall'accordo Aniem -Coseam?" "Quali vantaggi per le PMI e il territorio dall'accordo Aniem-Coseam?" Creare opportunità di sviluppo e

lavoro per le piccole e medie imprese piemontesi è un obiettivo condivisibile e strategico. Per questo da

sempre ci battiamo contro la realizzazione di...

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Tav e ricadute per le piccole imprese: già 18 le pmi coinvolte da Aniemper collaborare alle grandi opere Tav e ricadute per le piccole imprese: già 18 le pmi coinvolte da Aniem per collaborare alle grandi opere

Sono già 18 le imprese piemontesi " tra le quali 2 consorzi che riuniscono circa 30 aziende e una società di

consulenza composta da 19 soggetti del territorio piemontese - che hanno...

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"Quali vantaggi per le PMI e il territorio dall'accordo Aniem -Coseam?" "Quali vantaggi per le PMI e il territorio dall'accordo Aniem-Coseam?" Se lo domanda Francesca Frediani

del Movimento 5 Stelle Creare opportunità di sviluppo e lavoro per le piccole e medie imprese piemontesi è

un obiettivo condivisibile e strategico. Per questo da sempre ci battiamo contro la realizzazione di una

grande opera inutile come il TAV in favore di investimenti mirati sui territori in cui le esigenze, anche in

tema di trasporti, sono ben diverse da quelle di avere una galleria che le attraversa. L'iniziativa di Aniem (

Associazione Nazionale Imprese Edili Manufatturiere) e il Consorzio Coseam Spa, presentata nel luglio

scorso, con il solito patrocinio dei vari Esposito, Foietta e Virano, ci sembra una toppa peggio del buco, o

forse in questo caso è meglio dire del tunnel. I famosi appalti di piccola pezzatura rivolti alle PMI,

evidentemente con sono così accessibili alle piccole imprese, se è necessario consorziarle da un grande

soggetto nazionale affinché possano partecipare alle gare. Peraltro, essendo le gare ad evidenza pubblica,

non ci sono elementi (o c'è qualcosa che non sappiamo?) per dire con certezza che verranno aggiudicate a

questo soggetto. Paradossalmente potrebbe anche accadere che se vincesse un'impresa, nazionale o

internazionale diversa, queste siano tagliate persino fuori da quelle lavorazioni che normalmente vengono

date ad aziende locali, con lo strumento spesso abusato del subappalto, dal momento che hanno preso

parte alle gare con un altro soggetto. Infine ci lascia molto perplessi la partecipazione, avvenuta a luglio

stesso periodo della presentazione del progetto, del Presidente di Telt Virano, del Presidente

dell'Osservatorio Foietta e del Senatore della Repubblica Esposito, oltre che dell'Assessore Balocco,

all'incontro di presentazione dell'accordo tra Anieme e Coseam. Ma Virano non è forse il presidente della

società che dovrà aggiudicare le gare a cui parteciperanno le imprese consorziandosi con il Coseam? E

Foietta non è il presidente dell'Osservatorio che dovrebbe vigilare sulla realizzazione dell'opera? E il

Senatore Esposito non è vicepresidente della Commissione permanente VIII Lavori pubblici? Cosa mai ne

potrà pensare di questa calorosa partecipazione un'altra impresa piemontese, italiana o europea che non

aderisce a questo accordo e intenda partecipare alle gare? O l'Unione europea, che nella Direttiva sugli

appalti pubblici afferma addirittura che 'le amministrazioni aggiudicatrici trattano gli operatori economici su

un piano di parità e in modo non discriminatorio'? c.s.

25/10/2017 18:55Sito Web

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Tav e ricadute per le piccole imprese: già 18 le pmi coinvolte da Aniemper collaborare alle grandi opere Tav e ricadute per le piccole imprese: già 18 le pmi coinvolte da Aniem per collaborare alle grandi opere

L'accordo quadro è finalizzato a facilitare l'accesso di realtà imprenditoriali più piccole ai lavori per la

Torino-Lione Sono già 18 le imprese piemontesi - tra le quali 2 consorzi che riuniscono circa 30 aziende e

una società di consulenza composta da 19 soggetti del territorio piemontese - che hanno sottoscritto

l'accordo quadro con ANIEM Piemonte finalizzato all'accesso delle PMI locali in forma aggregate ai bandi di

gara per la realizzazione delle grandi opere, in particolare per i lavori della sezione transfrontaliera della

linea ferroviaria TorinoLione. Undici delle diciotto imprese provengono dal settore edile e parteciparanno

alle gare attraverso lo strumento della conosorziazione con un partner di rilievo nazionale come COSEAM

Italia. A queste si aggiungono sette società di servizi di ingegneria e architettura e gli studi professionali,

per le quali è stato messo a punto un accordo quadro ad hoc, anch'esso finalizzato alla partecipazione alle

gare d'appalto indette da TELT, il soggetto promotore della realizzazione e della gestione della sezione

transfrontaliera della futura linea ferroviaria merci e passeggeri Torino-Lione. «Crediamo fortemente

nell'aggregazione come strumento per uscire da questi anni difficili - sottolinea il presidente di Aniem

Piemonte, Marco Razzetti - soprattutto nell'attuale contesto di lento ma progressivo miglioramento

economico. La realizzazione della Torino-Lione rappresenta un'occasione di sviluppo importante per le

aziende, grazie all'attivazione da parte di TELT di bandi di pezzatura media e medio-piccola rivolti

direttamente al sistema delle PMI. Si tratta per lo più di attività di edilizia e lavori civili, che fanno gola a tutte

le aziende, siano esse locali, nazionali o straniere: per questo motivo Aniem Piemonte ha ritenuto doveroso

mettere in campo uno strumento che potesse favorire le eccellenze del territorio, certamente avantaggiate

rispetto ai competitor dal punto di vista logistico e della conoscenza dei luoghi. Inoltre, rappresentando per

la prima volta imprese, studi di ingegneria e laboratori, Aniem Piemonte intende enfatizzare l'interesse

pubblico in merito alla necessità di investire nei controlli di qualità e di processo già durante l'esecuzione

dei lavori così da verificare immediatamente la rispondenza dei materiali e delle opere ai capitolati

d'appalto». L'accordo tra Aniem Piemonte e le imprese prevede la creazione di un albo dei fornitori e la

sottoscrizione di un codice etico vincolante come strumento di filtro al fine di garantire la legalità e la

trasparenza delle imprese. Per le aziende l'accordo rappresenta lo strumento operativo per cogliere le

opportunità di lavoro offerte dalle grandi opere; in particolare per essere sempre informati e assistiti da una

struttura organizzata che mette a disposizione delle PMI le informazioni, le competenze, le attestazioni

SOA e la struttura economico finanziaria del COSEAM Italia. Nella pratica l'accordo quadro mette a

disposizione delle imprese un ufficio che raccoglie e veicola le informazioni sui bandi di gara, le novità,

l'andamento dell'opera, le aggiudicazioni e si fa portavoce di qualsiasi problematica da sottoporre alle

stazioni appaltanti. La garanzia per le aziende interessate è la partecipazione a tutti i bandi di gara

mediante raggruppamenti orizzontali e verticali per ogni singola gara. Viene inoltre garantita un'assistenza

giuridico-legale (i bandi saranno di diritto francese, con foro competente Grenoble), un regolamento che

favorisce l'aggregazione tra le aziende e nello stesso tempo garantisce il principio di alternanza alla

partecipazione delle gare. Inoltre, il regolamento non vincola la partecipazione diretta delle singole aziende

ai bandi. r.g.

25/10/2017 11:16Sito Web

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SCENARIO ECONOMIA

16 articoli

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Anche Saccomanni fra i nomi valutati nelle ultime ore Visco verso la riconferma, oggi il via libera con la lettera di Gentiloni aBankitalia Partita chiusa, domani il Cdm Davide Colombo Emilia Patta Ignazio Visco si avvia verso la conferma alla guida della Banca d'Italia. Oggi il premier Gentiloni dovrebbe

inviare la lettera con il nome del governatore designatoe domani è attesa la decisione del Consiglio dei

ministri. Nelle ultime ore era emerso il nome di Saccomanni ma è poi prevalsa la scelta della continuità.

pagina 9 ROMA Ignazio Visco verso la conferma per altri sei anni alla guida della Banca d'Italia. Salvo colpi

di scena dell'ultima ora pur sempre possibili,è questa la strada tracciata dal premier Paolo Gentiloni in

accordo con il Capo dello Stato Sergio Mattarella. Uno schermo istituzionale alzato da Palazzo Chigie

Collea tutela della nomina al vertice di Bankitalia dai detriti della polemica politica. Resta la vicenda della

mozione voluta dal Pd e approvata dalla Camera la scorsa settimana con la quale si chiedeva di fatto

discontinuità. Una vicenda nella quale «l'80% del Parlamento» ha di fatto chiesto un cambio di passo, come

nota Matteo Renzi in serata. Il leader del Pdè stato tenuto al corrente in questi giorni dal premier,e da

entrambe le parti si assicura chei rapporti sono rimasti ottimi («fraterni», dice Renzi)e che non ci saranno

ripercussioni. Ma è chiaro che sulla vicenda di Bankitalia sono emerse due linee opposte, come ammette lo

stesso Renzi: quella del premier più istituzionale, la sua più politica. Quello che il Pd aveva da dire sulla

«mancanza di vigilanza» nelle crisi bancarie degli ultimi anni lo ha detto. Né Renzi sembra voler mollare la

presa,a cominciare dai lavori della commissione di inchiesta sulle banche da poco istituita. Basta ascoltare

il presidente del Pd Mat­ teo Orfini, membro della commissione. «Serve discontinuità e lo dice l'80% del

Parlamento. Forse la forzatura nonè dirlo, ma non tenerne conto», dice Orfini. Poi, con riferimento

all'audizione di ieri del procuratore capo vicentino Antonio Cappelleri sulla vicenda delle banche venete, fa

capire il tono che può assumere l'imminente campagna elettorale del Pd: «Ci siamo ri­ trovati come

consulenti delle banche che dovevano controllare anche persone con un ruolo rilevante in Banca d'Italia,

con un sistema di porte girevoli discutibile» (si veda l'articolo in pagina). Quanto ai tempi della ormai

probabile conferma di Visco, la lettera del premier Paolo Gentiloni con il nome designato per la carica di

governatore della Banca d'Italia dovrebbe arrivare oggi a palazzo Koch, mentre la deliberazione del

Consiglio dei ministri rimane attesa per venerdì. Un atto che dovrà essere comunque preceduto dal parere

del consiglio superiore della Banca d'Italia, l'organo cui spetta l'amministrazione generale nonché la

vigilanza sull'andamento della gestionee il controllo interno della Banca. La convocazione nonè ancora

partita ma sono previsti tempi strettissimi per questo vaglio, che spetta ai tredici consiglieri superiori guidati

dal consigliere più anziano, Ignazio Musu. Questi passaggi formali, previsti dalle regole per la nomina del

governatore introdotte nel 2005, sono stati ricordati ieri dal ministro dell'Econo­ mia, Pier Carlo Padoan,

rispondendoa un'interrogazione di M5S: «Le decisioni della presidenza del consiglio saranno basate sulle

prerogative di legge ed ispirate alla salvaguardia dell'autonomia dell'istituto». Questo ha fatto ritenere a

diversi osservatori che, nel caso in cui prevalesse in corner l'opzione di un ricambio al vertice in Banca

d'Italia, vi sarebbe in prima fila il nome di Salvatore Rossi, attuale direttore generale. Anche se nella

giornata di ieriè circolata anche l'ipotesi di nominare come successore di Visco l'ex ministro dell'Economia

Fabrizio Saccomanni. Visco oggi sarà impegnato a Francoforte nell'importantissima riunione del Consiglio

direttivo della Bce che darà il via alla graduale riduzione del programma di acquisto di titoli di Stato. Una

scelta cui i mercati guardano con particolare attenzione e alla quale si arriverà, come ha spiegato Visco in

un'intervista al WSJ rilasciata dieci giorni fa a Washingon, sulla base degli ultimi dati analizzati dalla Bce sul

fronte monetarioe macroeconomico.

26/10/2017Pag. 1

diffusione:97980tiratura:140038

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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 26/10/2017 - 26/10/2017 23

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NOMINA AL RUSH FINALE Oggi la lettera del governo Ore decisive per la nomina del governatore di

Bankitalia. Oggi il presidente del Consiglio dovrebbe comunicare il nome in una lettera al Consiglio

superiore di Bankitalia. L'ipotesi più probabile è la riconferma del governatore uscente Ignazio Visco

Domani il consiglio dei ministri Gentiloni condividerà la scelta con Mattarella, forse con un colloquio al

Quirinale, poi invierà la lettera al Consiglio di Bankitalia. Infine, domani il Cdm n

Foto: AGF Ignazio Visco

26/10/2017Pag. 1

diffusione:97980tiratura:140038

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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 26/10/2017 - 26/10/2017 24

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#PROCESSOALLECONOMIA Big data nei campus, rivoluzione in corso Barry Eichengreen La formazione economica avanzata, lamentanoi critici, nonè al passo con i tempi. Nel primo anno dei corsi

di laurea specialistici - in tutte le università - gli studenti vengono accuratamente istruiti sulla metodologia.

L'insegnamentoè incentrato sulla tecnica, astratto dai problemi del mondo reale. Nel secondo anno, agli

studenti viene mostrato come applicare questi metodi a vari settori della scienza economica. A quel punto,

dovrebbero essere in grado di portare avanti progetti di ricerca propri. Ma dare la priorità ai metodi invece

che alle problematiche incoraggia gli aspiranti economisti a dare valore all'eleganza tecnica rispetto alle

soluzioni pratiche a problemi economici pressanti. Continua pagina 11 Agli studenti viene detto come

analizzare i dati, piuttosto che come sporcarsi le mani con i dati stessi. Siccome la forma­ zione inizia con

due anni di lezioni in classe, in cui si dice agli studenti cosa fare invece di farlo, quando arriva il momento di

decidere su cosa lavorare i giovani economisti sono alla deriva e finiscono per scimmiottare il loro istruttore,

lavorando su un aspetto minore del programma di ricerca stabilito dal loro professore. C'è poca

innovazione intellettuale. Ci sono pochi incentivi, e anche poca capacità, se vogliamo dirla tutta, di

affrontare nuovi problemi economici. Se fosse vera, sarebbe una critica devastante; ma la realtà è che è

proprio questa critica sentita tante volte, e non i corsi di economia,a non essere al passo coni tempi. Mentre

parliamo, l'insegnamento dell'economia, come il mondo circostante, sta venendo radicalmente trasformato

dai big data. La teoria viene detronizzata già dall'inizio della formazione specialistica, in favore dell'analisi

empirica di grandi insiemi di dati che documentano il comportamento effettivo delle famiglie, delle aziende e

dei mercati. Gli economisti cercano di comprendere il comportamento delle famiglie non ipotizzando

«consumatori razionali», ma analizzando i dati dei codici a barre dei supermercati sugli acquisti effettivi.

Studiano le decisioni di investimento non ipotizzando «mercati finanziari efficienti», ma analizzando i singoli

flussi in entrata e in uscita da banche e fondi comuni. Cercano di descrivere le decisioni di emigrazione non

ipotizzando «migranti ottimizzanti», ma ripercorrendo gli spostamenti effettivi nelle varie generazioni con il

sito ancestry.com. L'attuale generazione di studenti, cheè cresciuta con internet e conosce bene i web

crawler e i robot di ricerca, è perfettamente capace di raccogliere questo tipo di dati. Gli studenti migliori, gli

stessi che addestreranno le future generazioni di economisti nelle migliori università e dirigeranno Banche

centrali e ministeri del Tesoro, stanno invertendo la sequenza tradizionale, cominciando gli studi

specialistici con analisi empiriche dei big data e poi imparando solo la teoria e la tecnica che servono per

analizzarli. Le loro scoperte, che sono in contrasto con le previsioni dei modelli tradizionali, stannoa loro

volta rimodellando la teoria economica stessa: basta guardare il Nobel per l'economia di quest'anno,

assegnato a Richard Thaler per i suoi studi sull'economia comportamentale. L'Università della California a

Berkeley, come molte altre, prevede ormai da anni un elaborato di econometria obbligatorio per gli studenti

del secondo anno. L'introduzione di quest'obbligo è stato un modo per costringere gli studenti a sporcarsi le

mani con l'analisi dei dati reali, e facilitare la transizione alla ricerca imponendo agli studenti di completare

un modesto progetto di ricerca. Ora stiamo valutando l'opportunità di eliminare questo obbligo, perché gli

studenti lo fanno già da soli, di propria iniziativa e spesso prima del secondo anno. Una critica collegata è

che l'insegnamento dell'economia prescinde dalla storia: gli aspiranti economisti hanno poche occasioni per

elaborare un approccio storico ai problemi economici moderni, o per comprendere le origini storiche delle

moderne istituzioni economiche. Mentre da noi, a Berkeley, è obbligatorio seguire un corso di storia

economica, nella maggior parte delle altre università questa materia è messa in ombra dall'insegnamento

teorico e statistico. Anche qui, però, le cose stanno cambiando. La maggiore facilità con cui si possono

raccogliere dati dal web e da fonti manoscritte digitalizzate significa una migliore capacità di digitalizzare i

dati storici. Gli economisti interessati alle origini della moderna crescita economica, o a ridiscutere la teoria

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alle base della tesi di Max Weber sui legami tra protestantesimo e Rivoluzione Industriale, possono

analizzare i dati sulle espropriazioni dei singoli monasteri e i trasferimenti di beni dalla Chiesa cattolica a

possidenti terrieri laici. Possono assemblare nuovi dati disaggregati per 2.000 cittadine tedesche sui titoli di

studio e le professioni svolte dai laureati delle università protestanti. Possono analizzare dati dettagliati

sull'attività edilizia per individuare lo spostamento dalla costruzione di chiese e monasteri alla costruzione di

e d i f i c i a m m i n i s t r a t i v i c i v i l i n e i t e r r i t o r i p r o t e s t a n t i e c a t t o l i c i

(https://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=3053735). Le fonti storiche sono interessanti perché

offrono quel genere di esperimenti quasi naturali di cui gli economisti vanno ghiotti. Considerando che il

confine tra l'Impero Ottomano e quello Austroungarico fu fissato arbitrariamente dal Trattato di Karlowitz,

nel 1699, possono studiare i paesini vicini nell'odierna Romania per capire se il dominio ottomano ha avuto

conseguenze economiche durature (http://behl.berkeley.edu/ working­papers). Considerando che il Brasile

fu diviso tra Portogallo e Spagna dal Trattato di Tordesillas, nel 1494, possono studiare le cittadine sui due

lati della linea fissata dal trattato per capire se l'eredità dello schiavismo, tollerato più a lungo dai

portoghesi, continua a ostacolare lo sviluppo economico e finanziario (https://laudares.com/academic).

Queste comparazioni dettagliate oggi sono possibili perché paesini, città, monasteri e università possono

essere georeferenziati con precisione. Il pericolo è che la storia diventi un hobby per economisti, invece che

un serio argomento di studio. Sarebbe un peccato se gli economisti la prendessero in considerazione solo

per ricavarne esperimenti naturali, invece di cercare di capire seriamente in che modo la storia determina i

processi economici. Sarebbe l'equivalente del XXI secolo di cercare il biglietto da venti dollari sotto il

lampione perché lì c'è luce. Insomma, esiste il rischio che gli economisti usino l'evidenza storica e i big data

in modo meccanico, proprio come i loro predecessori usavano in modo meccanico la teoria e la statistica. Il

progresso non è mai esente da rischi. Ma un progresso c'è. (Traduzione di Fabio Galimberti) ©

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SUL SOLE 24 ORE La notizia del premio Nobel per l'Economia a Richard Thaler, e dopo che in pochi anni

il premio è stato assegnato a quattro economisti comportamentali (vale a dire gli scienziati economici più

inclini a contaminare la loro disciplina con la psicologia) ci siamo chiesti, avviando un dibattito aperto ai

contributi italiani e internazionali, se non sia arrivato il momento per le scienze economiche di ripensarsi. In

questo dibattito gli economisti si confronteranno tra di loro e ospiteremo anche altri esponenti di discipline

sorelle. L'avvio della discussione è stato un intervento di Alberto Orioli, che ha spiegato come vada inteso il

dibattito, e con un articolo del Nobel del 2013, Robert J. Shiller. Sono seguiti gli interventi di Francesco

Trebbi, del Nobel Paul Krugman, di Francesco Sylos Labini, Leonardo Becchetti, Gianni Toniolo. Gli

i n t e r ven t i pubb l i ca t i ( e que l l i che segu i r anno ) sono ne l Doss ie r ne l l a sez i one

C o m m e n t i : h t t p : / / w w w . i l s o l e 2 4 o r e . c o m / d o s s i e r / c o m m e n t i ­ e ­ i d e e / 2 0 1 7 /

20171016­processo­economia/index.shtml anche con la versione in inglese. L'hashtag per seguire sui social

media il nostro dibattito e poterlo commentare e rilanciare è #processoalleconomia CHI È Barry

Eichengreen è professore di Economia e Scienza politica all'Università di Berkeley. Il suo campo di ricerca

principale è il sistema monetario e finanziario internazionale. Nato nel 1952, si è laureato a Yale nel 1976

ottenendo nella stessa Università il PhD in Economia nel 1979. È stato consulente del Fondo monetario

internazionale nel 1997 e nel 1998.

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LE INTERVISTE DEL «SOLE» Cerberus bussa all'Alitalia Paleari: «Siamo lusingati» Alessandro Plateroti Cerberus bussa all'Alitalia: «Non abbiamo preclusioni con chi ha un vero piano industriale», dice Stefano

Paleari, commissario straordinario Alitalia. pagina 35 Stefano Paleari, come è noto, siede dall'aprile scorso

ai comandi di Alitalia su una poltrona per tre. Con lui docente universitario, ex ingegnere nucleare ed

esperto di trasporto aereo ­ sono al lavoro sul salvataggio e la valorizzazione di Alitalia anche Luigi Gubitosi

ed Enrico Laghi: la doppia missione dei tre commissari è quella di garantire la continuità aziendale per poi

vendere l'ex compagnia di bandiera a chi offrirà le migliori condizioni. In questa intervista, Paleari traccia

non solo un bilancio dei sei mesi di lavoro trascorsi in Via Nassetti, ma fa anche il punto sullo stato attuale

della Compagnia e dell'evolversi dell'asta pubblica per la sua cessione. Professor Paleari, la mossa di

Cerberus ha fatto rumore, ma va ben interpretata. Come spiega il fatto che si dichiarino interessati ad

Alitalia, ma che non abbiano presentato un'offerta nei tempi fissati dalla procedura? Da quanto mi risulta,

non hanno apprezzato parecchie cose delle prime due fasi della vendita: mancanza di documenti in

inglese, la scelta dell'asta pubblica, l'obbligo di presentare un'offerta irrevocabile e senza condizioni

accompagnata da un piano industriale e soprattutto la consegna di una garanzia bancaria irrevocabile... Si

poteva forse procedere diversamente? «Guardi, con Cerberus abbiamo avuto incontri e i rappresentanti del

fondo hanno avuto accesso alla data room. E' vero che nella prima fase di sondaggio i documenti erano

limitati, ma nella seconda c'era una documentazione molto corposa. Siamo lusingati per ogni soggetto che

abbia manifestato interesse. In questo momento siamo nella fase di valutazione di quanto pervenuto il 16

ottobre e non posso aggiungere altro" Per quanto se ne sa, le offerte che avete raccolto non riguardano

tutta la compagnia ma solo alcuni asset, dall'handling alle rotte. Cerberus vorrebbe invece tutta l'Alitalia: ci

sono forse preclusioni sui fondi di private equity? Assolutamente no. Alitalia ha bisogno di un azionista

stabile e con adeguate risorse da investire per lo sviluppo. Non conta se a comprare sia un fondo di private

equity come Cerberus o un grande vettore internazionale: ciò che importa è che si presenti

all'Amministrazione straordinaria con un forte e sostenibile piano industriale, con una visione di lungo

periodo e con un'offerta adeguata al valore che può creare Alitalia. Questa compagnia è stata salvata con il

denaro dei contribuenti, e ai contribuenti dobbiamo rendere conto del lavoro svolto. In ogni caso, possiamo

garantire già ora la continuità aziendale per tutto il 2018. Che cosa può dirci del processo di vendita e delle

problematiche che avete affrontato? In queste ultime settimane è successo qualcosa di imprevedibile: le

criticità di Ryanair che siè ritirata dalla procedura.A ciò siè poi aggiunto il crollo di Air Berlin, che ha vede

impegnata Lufthansae da ultimo il fallimento di Monarch Airlines, oltre all'ingresso di Delta in Air France e di

Air France in Virgin Atlantic. Tutto ciò ha certamente influito sul processo di vendita e soprattutto sulle

tempistiche. Sono fattori che non si potevano prevedere. Ma da parte nostra, siamo soddisfatti del lavoro

fatto finora sulla struttura della Compagnia. Che cosa siete riuscitia fare in questi sei mesi per salvaree

rendere vendibile Alitalia? Credo che il lavoro svolto finora abbia già dato buoni risultati. Vede, il problema

urgente che, insieme a Gubitosi e Laghi, abbiamo affrontato, la vera emergenza di Alitalia, non era la

strategia di crescita, ma la velocità della sua decrescita: invertire la rottaè stato fondamentale.Ei numeri

comincianoa darci ragione. Può darci qualche informazione precisa? Posso dirle già ora che il secondo

semestre del 2017 si chiuderà con un ebitda in sostanziale pareggio e che entreremo nel 2018 con una

dotazione finanziaria di oltre 800 milioni di euro, di poco inferiore al prestito ponte ricevuto. Non solo. I ricavi

per la prima volta da alcuni anni sono tornatia cresceree siamo riusciti a tagliare nel complesso oltre 130

milioni di euro di costi operativi su base annua. Già questo non mi sembra irrilevante. Le aggiungo che

abbiamo già rinegoziato i contratti derivati sul carburante portandoli a valore di mercato, eliminando così

anche il rischio di perdite future. Non solo. Poichè uno dei nodi della compagnia riguarda la produttività,

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abbiamo fatto il possibile per migliorare la situazione lavorando sull'organizzazione: il primo passo è stato

quello di semplificare l'architettura della compagnia riducendone i livelli manageriali, che dai precedenti 15

sono scesi a 9; il secondo è stato quello sulla flotta, la cui gestione efficiente è fondamentale per aumentare

la produttività. Inoltre abbiamo avviato un processo di digitalizzazione e dall'anno nuovo tuttii fornitori

invieranno fatture elettroniche. Ma i grandi problemi, in realtà, non sono solo questi. Quali sono allora? I

costi esterni che gravano su Alitalia sono un problema serio di cui gli italiani hanno poca consapevolezza.

Alitalia, per esempio, versa 7,5 milioni di euro l'anno dal suo fatturato all'amministrazione di Roma Capitale,

paria un euro per ogni passeggero partente, paga una «tassa sul rumore» di 5,5 milioni di euro l'anno e

oltre 200 milioni di euro all'aeroporto di Fiumicino: su quest'ultimo fronte, mi lasci dire che siamo costretti a

sostenere costi crescenti pur restandoa parità di servizio. E' un problema enorme e che va ben oltre

ovviamente lo scalo romano: è un problema di politica dei trasporti: l'accessibilità a una regione o a un

Paese è la condizione primaria per garantirne lo sviluppo. L'Italia deve affrontare questo nodo, anche in

chiave di competizione tra aerei ed alta velocità ferroviaria. Le faccio un esempio: un operatore dell'alta

velocità paga sulla Milano­Roma circa 10 euro a passeggero per il vettoriamento. Una compagnia aerea per

il sorvolo e per gli aeroporti paga nel complesso circa 40 per passeggero. E allora che cosa propone? Di

riflettere sull'assetto complessivo e sulle regole del gioco nel settore dei trasporti e soprattutto nella

competizione tra treni veloci e trasporto aereo favorendo anche la multimodalità: è assolutamente

necessario discutere su come arrivare a una competizione su basi più equilibrate e paritarie, in altre parole

a regole del gioco uguali per tutti.

Mln di passeggeri trasportati nel 2016

Ryan Air

La classifica dei vettori in Italia

32,623,114,35,94,33,12,72,61,83,5 Wizz Air ALITALIA British Airways Easy Jet Meridiana Vueling Air France Lufthansa Air Berlin

Foto: ANSA La partita su Alitalia. La compagnia è commissariata dallo scorso aprile. I tre commissari sono

Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari. Nelle scorse settimane sono arrivate sette offerte non

vincolanti per Alitalia. AGF Commissario. Stefano Paleari

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LE INTERVISTE DEL «SOLE» «Voto di lista ancora valido con un socio di riferimento» Laura Serafini La presidente di Enel, Patrizia Grieco, interviene sulla composizione dei board societari: «Con un socio di

riferimento mi sembra naturale che il confronto sulle liste degli azionisti sia in assemblea». pagina 37 Enel

non seguirà l'esempio di Unicredit. Il gruppo bancario ha annunciato l'intenzione di superare il voto di lista

tradizionale, a vantaggio di una rosa per il nuovo cda proposta dal board uscente sul modello

anglosassone. «Non c'è un modello buono per tutte le stagioni ­ spiega la presidente Patrizia Grieco ­. Mi

sembra naturale che in presenza di un socio di riferimento, il confronto sulle liste presentate dagli azionisti

per l'elezione del board avvenga in assemblea». Da luglio lei è presidente del Comitato italiano per la

corporate governance. Quali sono le priorità? Penso che la priorità sia far crescere le piccole e medie

imprese. Per cresceree avere accesso a strumenti di finanziamento diversificati una governance chiarae

trasparenteè fondamentale, perché è quanto chiedono gli investitori, che hanno un ruolo importante quando

si tratta di rafforzare la capitalizzazione. Da questo punto di vista, penso che gli strumenti agevolati

introdotti di recente,i piani individuali di risparmio (Pir), costituiscano un'opportunità importante per

convogliare il risparmio privato verso una tipologia di aziende più piccole. Ci vuole comunque un cambio

culturale del sistema imprenditoriale del Paese, per superare alcune distorsioni dell'assetto proprietario

familiare delle imprese. È necessario rafforzare l'autonomia e l'efficacia dei cda, soprattutto in tema di

definizione delle strategie, di monitoring della gestione e di rapporti con gli investitori. Governance

trasparente e una strategia ben definita sono due must per Enel, la società che lei presiede per il secondo

mandato. Quanto sono state importanti? Enel oggi è la prima azienda per capitalizzazione in Italia (circa 53

miliardi, ndr) e la prima utility europea. Da inizio anno il titolo è salito del 24 per cento. Il total shareholders

return (la remunerazione complessiva per gli azionisti, ndr) da inizio 2014 è stata dell'88 per cento. La

crescita degli investitori di lungo periodo ed attenti ai temi della sostenibilità nel capitale della Società è

stata costante: a fine giugno erano 153, rappresentando l'8,4% del capitale, più del doppio rispetto al

2011.A fine 2016 gli investitori istituzionali avevano una quota pari al 54% del capitale, cui si aggiunge il

23,6% posseduto dal ministero dell'Economia e il 22,4% dagli investitori retail. Anche la partecipazione

assembleare è aumentata in modo significativo, non solo in Enel: nell'ultima assemblea, convocata anche

per il rinnovo del board, abbiamo avuto un quorum record del 58,78% del capitale. L'affluenza degli

investitori nell'ultima assemblea ha però rischiato di far prevalere la lista per il cda proposta dalle

minoranze. Non direi si tratti di un rischio, ma di una eventualità che Enel aveva già previsto da tempo e per

questo motivo, proprio per prevenire situazioni di instabilità assembleare già verificatesi in altre società,

abbiamo introdotto una norma nello statuto in base alla quale, se la lista che ha ottenuto il maggior numero

dei voti contiene un numero di candidati inferiore a quello ad essa riservato, i posti rimasti scoperti vengono

assegnati ai candidati della prima lista di minoranza. Il presidente uscente della Consob, Giuseppe Vegas,

nella sua ultima relazione ha auspicato il superamento del voto di lista proprio perché la partecipazione dei

fondi alle assemblee sta aumentando. Ha sollecitato l'adozione del sistema anglosassone, in base al quale

è il board uscente a proporre le candidature per il nuovo cda. E' d'accordo? Penso che non ci sia un

modello buono per tutte le stagioni. Ogni modello va contestualizzato nel sistema in cui viene adottatoe

deve tenere conto degli assetti proprietari. Se in Italia sono stati fatti molti passi avanti in materia di

corporate governance, questo lo si deve anche al sistema del voto di lista, che ha consentito la nomina di

consiglieri indipendenti designati dagli investitori istituzionali. Unicredit si sta orientando verso il modello

anglosassone. Anche lì la lista di minoranza rischiava di catalizzare la maggioranza dei voti. Non pensa che

sia uno strumento che potrebbe essere utilizzato anche da Enel, nella quale il socio di riferimento possiede

una partecipazione limitata al 23,6% del capitale? Nel caso di Unicredit c'è stata nel tempo una forte

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diluizione dei soci di riferimento e l'azionariato dell'istituto di credito oggiè più simile a quello di una public

company. Lo statuto di Enel consente, comunque, al board uscente di presentare una propria lista in vista

del rinnovo del cda, così come lo possono fare gli azionisti in possesso dello 0,5% del capitale sociale. Il

punto è però un altro: gli investitori istituzionali per loro natura non hanno interesse a gestire direttamente

un'azienda, ma soltanto che questa sia ben gestita e garantisca ritorni adeguati. Mi sembra, dunque,

naturale che in presenza di un socio di riferimento il confronto sulle liste presentate dagli azionisti per

l'elezione del board avvenga in assemblea. Gli investitori sono soddisfatti di come è gestita Enel o chiedono

di più? Credo che tutti i nostri azionisti siano consapevoli del fatto che Enel in questi anni ha attuato un

riposizionamento industriale importante. La società si muove ora lungo una traiettoria ben definita, che fa

perno sullo sviluppo delle energie rinnovabili e delle reti, business sempre più interconnessi tra loro. Tutto

questo tenendo sempre fermo l'obiettivo dell'efficienza dei costi. Il futuroè nella capacità di innovare, di

puntare sulla digitalizzazione, sullo sviluppo della mobilità elettricae dei sistemi di storage, con evidenti

benefici per l'ambiente, grazie anche alla riduzione delle emissioni di CO2, i cui effetti sul clima sono ormai

di tutta evidenza.

Il consiglio di Enel Il tavolo del cda di Enel

PRESIDENTE Mar ia Patr izia Gr ieco CONSIGLIERE Alfredo Antoniozzi AD E DG Francesco Starace

CONSIGLIERE Paola Girdinio CONSIGLIERE Alberto Pera CONSIGLIERE Cesare Calari CONSIGLIERE

Anna Chiara Svelto CONSIGLIERE Alberto Bianchi CONSIGLIERE Angelo Taraborrelli SEGRETARIO

CDA Silvia Alessandra Fappani

Foto: Al vertice. Patrizia Grieco

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Il prezzo si allinea ai multipli del settore ­ Per lo Stato perdita potenziale di circa 2 miliardi Mps «regge» al primo test: per la Borsa vale 5,2 miliardi Il titolo chiude a 4,55 euro - Vendite rallentate da difficoltà tecniche Marco Ferrando Gianni Trovati Ha chiuso a 4,55 euro il titolo Banca Mps al rientro in Borsa dopo dieci mesi di stop, in una seduta

caratterizzata da elevata volatilitàe da difficoltà tecniche nell'esecuzione degli ordini di vendita. La

capitalizzazioneè pari a 5,2 miliardi di euro, con valori allineati ai multipli de settore. La perdita potenziale

per il Tesoroè di circa2 miliardi. Servizi pagina 3 Alta volatilità ma atterraggio più mordibo del previsto per il

titolo Monte dei Paschi di Siena, che ieri ha chiuso la prima giornata di contrattazionea Piazza affari dopo

dieci mesi di stopa quota 4,55 euro. Tuttavia, soprattutto nella prima parte della giornata, si sono registrati

alcuni problemi tecnici nell'eseguire gli ordini di vendita da parte degli azionisti vecchi e nuovi, pertanto il

responso di Borsa risulterebbe riflettere solo parzialmente l'effettiva consistenza di domanda e offerta.

Numeri comunque apprezzati dal Tesoro, da cui arriva quella che suona come una "benedizione" per il

ticket di vertice rappresentato dall'ad Marco Morelli e dal presidente Alessandro Falciai. La prima seduta

Nel dettaglio, dopo aver oscillato tra un minimo di 4,06 euro e un massimo di 5,26 euro, ieri sera il titolo si è

posizionato un po' più su dei 4,3 euro indicati dagli analisti alla luce dei multipli e dell'over the counter e dai

4,28 euro a cui la stessa banca ha contabilizzato le azioni proprie in portafoglio. I 4,55 euro attribuiscono

alla banca un valore di quasi 5,2 miliardi, più delle aspettative ma meno degli 8,3 miliardi pubblicie privati

spesi per la ricapitalizzazione: a questi valori la quota del 52,2% in mano al Mef, costata 3,85 miliardi, ne

vale 2,7 e dunque la perdita potenzialeè di 1,1 miliardi; tuttaviaè destinata a salire, ai corsi attuali, di altri

circa 700 milioni con l'acquisto delle azioni degli ex obbligazionisti subordinati che partirà lunedì prossimo.

Inoltre, i 4,55 euro sono lontani dai 15,08 euro a cui era avvenuto l'ultimo contratto a dicembre, così come

dagli 8,65 euro pagati dagli obbligazionisti e dai 6,49 corrisposti dallo Stato, entrato a sconto. I volumi e i

problemi tecnici Elevati i volumi con quasi 50 milioni di titoli passati di mano, paria circa il 4,7% del capitale

della banca. Tanto, ma un po' meno di quanto si aspettavano gli operato­ ri di Borsa, considerato che il titolo

era sospeso da dieci mesi.E qui si apre il tema dei problemi tecnici, legati alla modifica del codice Isin delle

azioni comunicato martedì da Montetitoli ai diversi portatori: non tutte le banche depositarie sarebbero

riuscite ad adeguarsi tempestivamente, bloccando nei fatti una parte degli ordini di vendita per lo meno

nella prima parte della giornata. «Hanno faticato a vendere sia alcuni azionisti "storici", oggi diluiti al 2% del

capitale, ma anche alcuni dei nuovi entrati nel capitale dopo la conversione dei subordinati», spiega Guido

Pardini, condirettore generale di Intermonte, ieri primo broker per volumi con5 milioni di titoli movimentati.

Oltre ai problemi tecnici, comunque, ieri a determinare il rialzo sono stati gli acquisti per ricoperture e gli

ordini da parte dei grandi istituzionali che hanno dovuto ricostituire le provviste di titoli del Monte, ma anche

l'esigua disponibilità di azioni in prestito. Viste tutte le premesse, si prevede che la situazione di alta

volatilità possa potrarsi a lungo, e non per forza al rialzo: l'impressione è che il mercato avrà bisogno di

qualche giorno per esprimere la sua valutazione sulla banca. Verso l'assemblea Il prossimo appuntamento

per Mps sarà il cda di domani, annunciato come "ordinario", e quello del 7 novembre, per l'approvazione

della trimestrale. In quell'occasione potrebbe anche essere convocata l'assemblea, che a dicembre ­

probabilmente il 19 ­ sarà chiamata a varare i nuovi statuto e board targati ministero dell'Economia. Per quel

che riguarda il cda, si profila una sfida fra tre liste: una del Tesoro, una del secondo azionista, cioè

Assicurazioni Generali, e una terza dei fondi divenuti azionisti con la conversione dei subordinati. Per quel

che riguarda l'azionista pubblico, si diceva, i numeri del primo giorno di Borsa sono stati colti come

occasione di soddisfazione e di rilancio dell'appoggio al management della banca. Al Tesoro, dove è pronto

il decreto chiamato ad attivare l'offerta di scambio per gli indennizzi ai titolari delle obbligazioni junior

convertite in azioni, si parla di «apprezzamento» da parte dei mercati per «il lavoro di questi mesi». E su

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questa base si motiva il «sostegno» agli amministratori attuali, che ora sono chiamati al compito di

«riportare la banca a produrre utili». Compito non semplice, che chiede tempi lunghi e passerebbe dalla

riconferma (come anticipato sul Sole 24 Ore di sabato scorso) del presidente Alessandro Falciai oltre che

dell'amministratore delegato Marco Morelli. .@marcoferrando77 © RIPRODUZIONE RISERVATA Il debutto

sul listino, ora per ora Ultimo prezzo segnato da Mps prima della sospensione lo scorso 22 dicembre 15,08

Prezzo di apertura ieri a Piazza Affari 4,13 Variazione del titolo -72,61 Andamento Mps a Piazza Affari 5,00

4,75 4,50 4,25 4,00 3,75 4,13 APERTURA 4,55 CHIUSURA 9.30 10.30 11.30 12.30 13.30 14.30 15.30

16.30 17.30

MpsAndamento del titolo a Milano 5,4 5,2 5,0 4,8 4,6 4,4 4,2 4,0 4,10 Apertura 4,55 Chiusura

Foto: EPA Il ritorno a Piazza Affari. La sede di Banca Montepaschi a Siena

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POLITICA INDUSTRIALE Privatizzare, quale regia per una nuova stagione Andrea Goldstein Sono passati 25 anni dal 2 novembre 1992, quando il ministro del Tesoro Piero Barucci consegnò

l'attesissimo piano di privatizzazioni al presidente del Consiglio Giuliano Amato. Dalla cessione dei gioielli

di famiglia, che fatturavano allora quasi 200 mila miliardi di lirette, occupavano 850 mila persone e

costituivano il nerbo del sistema nazionale d'innovazione, lo Stato ha incassato oltre 95 miliardi di euro. Le

sole dismissioni di Eni ed Enel, condotte in tappe successive e senza alienare il controllo, hanno portato

alle casse dello Stato oltre 62 miliardi di euro. Che sia in Europao altrove, nei paesi industrializzati o nelle

economie emergenti, pochi dal punto di vista quantitativo hanno fatto tanto quanto l'Italia. Le privatizzazioni

hanno giocato un ruolo fondamentale nell'aggiustamento fiscale che ha consentito all'Italia di adottare la

moneta unica, con tutti i benefici che ciò ha comportato. Hanno coinciso con, e a volte provocato, il maggior

rimescolamento di carte della storia del capitalismo italiano. Non solo perché sono cambiati in profondità gli

assetti di proprietàe controllo, ma anche perché privatizzazioni e riforma del mercato dei capitali, con

maggiore trasparenza e migliore corporate governance, sono stati politiche e fenomeni intimamente

collegati. Lo stesso vale per le liberalizzazioni, in particolare dei servizia rete, che difficilmente sarebbero

avvenute se lo Stato fosse rimasto arbitroe giocatore, anche se avrebbero potuto essere più ambiziose, per

evitare di privatizzare rendite non giustificate. Parlare però di scomparsa dello Stato imprenditore sarebbe

impreciso. La grande stagione delle privatizzazioni si concluse in pratica con la cessione della seconda

tranche della Bnl, a dicembre 2001, e da allora il perimetro delle partecipazioni statali (non abbiamo paura

di chiamarle col loro vero nome, anche se può suonare politically incorrect !) è rimasto pressoché immutato.

Secondo lo studio annuale di Mediobanca su 2065 società italiane (una miniera di dati sulla storia

economica italiana), nel 2016 alle 149 controllate dalle Amministrazioni Pubbliche corrispondeva quasi il

20% del fatturato complessivo. Continua pagina 10 Con margini più elevati (roe del 6,6% dal 4,3% del

2015) da ascrivere al "posizionamento in settori che garantiscono rendite monopolistiche". Confermando il

giudizio della Corte dei Conti nel 2010, che il recupero di redditività delle aziende privatizzate (tra cui

appunto molte che sono restate sotto controllo pubblico) va in parte accreditato all'incremento delle tariffe

regolate, restate al di sopra dei livelli europei. Si pone allora la questione di quale sia, per la collettività, la

funzione opportuna di aziende che utilizzano una risorsa rara, soprattutto per un paese alle prese con una

finanza pubblica vulnerabile - i fondi dello Stato. La Commissione europea, nelle Country­specific

recommendations, incita a una tempestiva attuazione del programma di privatizzazioni, utilizzando le

entrate straordinarie per accelerare la riduzione del rapporto debito pubblico/PIL. Anche se l'esecutivo resta

fermamente impegnato a continuare il processo, negli ultimi anni la volatilità dei mercati, il minor nume­ ro

d'imprese pubbliche e lo scarso margine per cedere quote ulteriori senza perdere il controllo hanno reso

quasi impossibile realizzare le previsioni dei ricavi da privatizzazioni indicati nei documenti di

programmazione. In più, vendendo le quote di aziende che sono vere e proprie cash cows, il Tesoro

perderebbe una montagna di dividendi. Una maniera diversa è vedere nelle partecipazioni statali uno

strumento importante di politica industrale (altro termine tabù, anche se in parte sdoganato). La vicenda

Fincantieri­STX ha mostrato che un'impresa pubblica italiana può essere leader mondiale nel suo settore e

polo di aggregazione europeo e che il Sistema Italia, spesso vituperato a ragione, è però capace di

intervenire per promuovere l'interesse nazionale. Prima o poi si porrà la questione di cosa fare con

Leonardo, che non ha la dimensione per fare cavaliere solo nell'industria globale della difesa e, a parte

l'elicotteristica, non ha l'eccellenza delle competenze che conferisce autonomia operativa. Dato lo stato

delle ferrovie, suscita maggiore inquietudine la formazione di un national champion del trasporto intorno al

Gruppo FS, che difficilmente potrà essere competitivo a livello inernazionale. Per avviare una politica

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industriale seria c'è bisogno di una riflessione sull'azione dello Stato nell'economia. Come definire la

strategicità (per l'Italia e per gli italiani) e di conseguenza cosa è strategico? A guardare il perimetro attuale

delle partecipazioni del Tesoro, lo sono energia, petrolio e gas, difesa, spazio, aeronautica, cantieristica, tra­

sporti ferroviari, radio­televisione ... ma perché non è tanto lampante (basti pensare alla programmazione

Rai, infarcita di serie importate e programmi trash che non rispondonoa nessuna logica di servizio

pubblico). Da un lato salta agli occhi che Cdp Equity (che a onor del vero non esercita controllo nelle

partecipate) ha investito in setto­ ri in cui è difficile trovare fallimenti del mercato, come macellazione di

carni, alberghi e impiantistica. Dall'altro ci si può interrogare sull'assenza di partecipazioni pubbliche nei

settori di domani, come l'Intelligenza Artificiale, in cui è invece legittimo pensare che il privato possa esser

restio a investire. Senza dimenticare che per gli enti loca­ li resta apparentemente strategico controllare

trasporti, gestione dell'acqua e dei rifiuti, dell'energia elettrica, o aeroporti. Certo ci vuole molto talento

anche nel non scegliere, impiegando i soldi pubblici per salvare imprese in crisi, assecondare sogni di

grandezza di manager calati dall'alto, oppure blindare il controllo di aziende che pagano succosi dividendi.

Problemi che ovviamente si intrecciano con la qualità della corporate governance, dell'esemplarietà nella

responsible business conduct e della performance sociale e ambientale. Non si tratta certo di mettere in

dubbio competenze e integrità degli amministratori nominati dal Tesoro, ma ricordare che molto potere

resta nelle mani del ministro di turno,e nulla garantisce che venga esercitato sempre con l'attuale

saggezza. Per questo va avviata una riflessione sull'opportunità di istituire un'agenzia ad hoc, magari

sottoposta al controllo di Palazzo Chigi, che gestisca il portafoglio delle partecipazioni, accompagni la

ricerca di alleanze internazionali, fissi criteri olistici (ma robusti, coerenti con la Linee guida Ocse in materia)

di misurazione del successo, formi potenziali amministratori, ne gestisca le nomine in maniera trasparente.

A monte di tutto ciò sarebbe auspicabile che l'Italia, cioè il governo sulla base di una consultazione ampia

con gli stakeholders, si doti di una dottrina di lungo periodo sulle imprese pubbliche e le politiche industriali,

per sostituire la pratica delle privatizzazioni come soluzione tattica di breve periodo.

Foto: BLOOMBERG Sistema­Italia. La vicenda Fincantieri­STX (in foto) ha mostrato che un'impresa pubblica

italiana può essere leader mondiale del settore e polo di aggregazione europeo

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Industria in ripresa. Fatturato record dal 2011, bene gli ordini Luca Orlando pagina 13 MILANO I mesi di crescita ormai sono dieci. Da quasi un anno, ininterrottamente, i ricavi

dell'industria sono in progresso, graziea una risalita congiunta che riguarda sia la domanda interna che

l'export. Agosto, certamente "magro" in termini di volumi e soggetto a maggiore volatilità, si inserisce

comunque a pieno titolo in questo trend, presentando un fatturato industriale in crescita tendenziale del

3,4%, di due punti nel confronto con il mese precedente. L'indice destagionalizzato scatta così a quota

105,7, il massimo da dicembre 2011. Aumenti legati sia al mercato interno (+2,3) che a quello estero

(+5,7%) con i progressi più consistenti per i beni di consumo durevoleei beni intermedi. Pesa sulle medie

Istat la frenata dei mezzi di trasporto (­9,5%), mentre altrove, ad eccezione del tessile­abbigliamento, vi sono

soltanto segni più. Un contributo rilevate è offerto in generale dall'area della meccanica, con metallurgiae

prodotti in metallo in crescita di oltre 10 punti, mentre peri macchinari il progressoè dell'8,8%. Anche se

agosto, come detto, è un mese a scartamento ridotto e la volatilità è ampia, le indicazioni sugli ordini paiono

confermare le migliorate prospettive dei prossimi mesi, con commesse in crescita del 12,2%, esito anche in

questo caso di uno scatto corale che riguarda sia la domanda interna che l'export. Un dato significativo

anche perché si confronta con un agosto 2016 particolarmente tonico: allora la crescita degli ordini fu del

16,5%. Brilla l'elettronica (si tratta di maxi­commesse per strumenti di misurazione e navigazione) ma

crescono in modo convincente anche i macchinari, dove il progresso supera il 25%. La ripresa del 2017

consente al­ l'industria italiana di recuperare parte del gap accumulato dal picco pre­crisi, accelerando con

decisione rispetto al triennio precedente, che ha visto nelle rilevazioni Istat movimenti limitati allo "zero

virgola". Da gennaio ad agosto il progresso del fatturato è pari al 5,1%, inquadrando così la performance

dell'ultimo anno brillante per la nostra manifattura, il 2011, quando i ricavi lievitarono del 6,6%. La strada da

percorrere è tuttavia ancora lunga, con il picco precrisi di giugno 2008 distante di oltre il 10% rispetto ai dati

attuali, del 13,5% in volume, sterilizzando l'effetto dei prezzi. Un deficit accumulato interamente sul mercato

interno, che si trova ancora 18 punti al di sotto di quella soglia, mentre dal lato dell'export agosto ritocca i

nuovi massimi, con ricavi esteri superiori di quasi nove punti rispetto ad allora. Nelle stime di Prometeia il

2017 consentirà alla manifattura italiana di recuperare 36 miliardi di euro, lasciando però ancora un gap di

58 miliardi rispetto al periodo pre­crisi. I dati di agosto di vendite e commesse si aggiungono alla ormai

solida sequenza di indicazioni positive in arrivo dall'economia, grazie ad una domanda interna che

ricomincia a tirare, in particolare dal lato degli investimenti in impiantistica e di un export robusto, capace di

lievitare del 7,6% nei primi otto mesi dell'anno. L'effetto dei bonus fiscali legati ai beni di Industria 4.0 è ben

visibile nello scatto dei macchinari segnalato dall'Istat, anche se per alcuni comparti le performance sono

addirittura superiori. Per le macchine utensili le commesse interne del terzo trimestre lievitano di quasi il

70%, con il risultato di attivare un vasto indotto di lavorazioni e componentistica meccanica e non solo,

estendendo e moltiplicando l'effetto degli incentivi fiscali ad una platea molto più ampia di imprese rispetto

alla sola categoria dei robot. Momento positivo ben sintetizzato degli umori degli imprenditori, i cui indici di

fiducia sono arrivati ai livelli massimi degli ultimi dieci anni (oggi arriva l'aggiornamento Istat di ottobre),

mentre in crescita sono anche le attese dei consumatori, rilanciate in particolare da una visione più

ottimistica delle prospettive e della situazione attuale del Paese.

AGOSTO

rispetto al picco

Estero

+8,8%

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-10,3% -18,1% I ndice del fa ttura to dei pro do tti indus tr ia li; da ti me ns ili. Da ti des ta gio na lizza ti 150

140 130 120 110 100 90 80 70 60 Picco pre-crisi 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

2017 Totale Interno

LA PAROLA CHIAVEIndustria 7 La sala macchine dell'economia, come è solitamente chiamato il manifatturiero, si è ristretta. I

lunghi anni di crisi hanno lasciato il segno. In Italia, però, l'industria continua a essere un settore importante

e pesante, più che negli altri Paesi. Il settore industriale italiano è il secondo in Europa, dopo quello della

Germania, con nicche di assoluta eccellenza: meccanica strumentale, arredo­design, tessile­moda,

alimentare. Settori che danno lustro al made in Italy e contribuiscono a spingere l'exportCosì la

componente estera supera il picco di pre­crisi FATTURATO I ndice del fa ttura to dei pro do tti indus tr ia li;

da ti me ns ili. Da ti des ta gio na lizza ti 150 140 130 120 110 100 90 80 70 60 Picco pre-crisi 2007 2008

2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017

Fonte: Elaborazione del Il Sole 24 Ore su dati Istat AGOSTO rispetto al picco Estero +8,8% Totale -10,3% -

18,1% Interno ORDINATIVI I ndice dei nuovi or dina tivi dei pro do tti indus tr ia li; da ti me ns ili. Da ti des

ta gio na lizza ti 150 140 130 120 110 100 90 80 70 60 Picco pre-crisi 2007 2008 2009 2010 2011 2012

2013 2014 2015 2016 2017 AGOSTO rispetto al picco +4,1% Totale Estero -7,4% -18,0% Interno

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Andrew Wilson Gsam INTERVISTA Il rischio per la Bce? Che sfugga di mano l'andamento dell'euro «Un esito non positivo delle elezioni italiane potrebbe far salire lo spread di 100 punti» Morya Longo «Credo che Mario Draghi annuncerà la riduzione del quantitative easing ma non indicherà una data in cui la

Bce chiuderà questa misura definitivamente. Se lo facesse, se cioè desse un orizzonte temporale ben

definito, temo che sui mercati finanziarii contraccolpi si potrebbero sentire. Soprattutto sull'euro:

l'andamento della valuta è l'aspetto più delicato in questa fase di riduzione degli stimoli monetari». Andrew

Wilson, Ceo di Goldman Sachs Asset Management per Europa, Medio Oriente e Africa, guarda con una

certa apprensione agli effetti che la riduzione degli stimoli monetari potrebbe avere sui mercati finanziari e

sull'economia. «La politica monetaria resterà espansivaa livello mondiale, ma molto meno rispetto agli

ultimi anni­ osserva ­. Un impatto sui mercati finanziari non potrà non esserci. Non dico già domani, ma

primao poi un effetto ci sarà». Ecco perché l'uscita dalla grande era degli stimoli, non solo in Europa, sarà

molto delicata. Andrà gestita bene. E non è così scontato che le banche centrali, Bce in primis, ci riescano.

Però l'Europa sta crescendo, insieme al resto del mondo. Sul mercato prevale la convinzione che questo

miglioramento congiunturale possa compensare gli effetti negativi della riduzione degli stimoli monetari.

Vero, ma la Bce dovrà gestire bene l'uscita dal quantitative easing.E non cadere nel paradosso dell'euro.

Cioè? Più l'economia europea cresce, più la moneta unica si rafforza. Questo ha l'effetto di abbassare

l'inflazione e di restringere le condizioni finanziarie nel Vecchio continente: due eventi che costringerebbero

la Bce a tornare a stimolare l'economia. Per questo sono convinto che domani (oggi per chi legge, ndr)

Draghi non indicherà una data precisa in cui terminare il quantitative easing: perché si toglierebbe la

possibilità di intervenire eventualmente in futuro. Sul mercato si respira un certo ottimismo. Il cambio di

marcia di Fed e Bce non è vissuto con apprensione. Il mercato sbaglia? Crediamo che abbia una visione un

po' troppo ottimistica. Ci sono settori del mercato, per esempio le obbligazioni a bassa affidabilità high

yielde quelle dei Paesi emergenti, che presentano delle vulnerabilità. Negli ultimi anni su questi mercati

sono arrivati investitori che tradizionalmente non ci andavano, perché nel mondo dei tassi a zero tutti

cercavano rendimenti appetibi­ li. Questo ha compresso i tassi d'interesse anche sui bond più rischiosi. Dal

momento in cui le politiche monetarie si ritirano, questa fetta del mercato rischia di essere più vulnerabile.

Oltre alla politica monetaria, guardando all'Europa, siete preoccupati per le elezioni in Italia? In attesa di

qualunque appuntamento elettorale noi adottiamo sempre lo stesso comportamento. Cerchiamo di

immaginare quale possa essere il peggior scenario possibile dopo il voto e cerchiamo di stimare che tipo di

reazione potrebbe avere il mercato nel caso in cui si verificasse. A quel punto calcoliamo quanto distante è

il mercato oggi dal peggior scenario e ci muoviamo di conseguenza. Attualmente sull'Italia abbiamo un

atteggiamento neutrale. Ma più ci avvicineremo alle elezioni più diventeremo cauti come di consueto:

potremmo quindi sottopesare un po' il Paese nei nostri portafogli. Qual è secondo voi lo scenario peggiore

dopo il voto? Cosa vi spaventa delle elezioni insomma? Se l'esito elettorale renderà il Paese meno

disponibile a proseguire nel risanamento e nell'integrazione europea. Questo sarebbe il peggior scenario. E

che reazione avrebbe il mercato, per esempio sui titoli di Stato, se si verificasse? Credo che i rendimenti

dei BTp potrebbero salire anche di 100 punti base, con un aumento ancora maggiore dello spread sui Bund

tedeschi. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA

Foto: Goldman Sachs. Andrew Wilson

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Gli scenari. Gli obiettivi non sono stati raggiunti e le aspettative sono al di sotto dello sperato, il rischio èavere margini di manovra limitati in caso di shock futuri Il dilemma irrisolto dell'inflazione bassa IL RISCHIO Secondo l'ultimo Rapporto di Ginevra, dopo la crisi i prezzi potrebbero essersi spostati verso ilbasso in maniera permanente Alessandro Merli Il mistero dell'inflazione bassa. Con una ripresa dell'economia sostenuta quasi ovunque e nonostante tutti

gli sforzi compiuti in questi anni dalle grandi banche centrali, prima per combattere lo spettro della

deflazione, poi per far risalire l'inflazione verso gli obiettivi, questa rimane tenacemente bassa, negli Stati

Uniti e soprattutto nell'Eurozona e in Giappone. Le aspettative di inflazione futura restano a loro volta molto

al di sotto dello sperato. Banchieri centrali ed economisti, così come i mercati finanziari, si interrogano ora,

quando la situazione appare tutto sommato stabile, sulla soluzione di questo puzzle, anche per la

preoccupazione di non farsi trovare impreparati quando la prossima crisi colpirà. Claudio Borio, capo

economi­ sta della Banca dei regolamenti internazionali, la "banca centrale delle banche centrali", ritiene

che negli ultimi anni sia stata sottostimata l'influenza dei fattori reali sull'inflazione: per esempio della

globalizzazione (con l'arri­ vo sui mercati dei prodotti dalla Cina e la creazione delle catene globali di

produzione) e, a più lungo termine, della tecnologia. Olivier Blanchard, che, prima al Fondo monetario e ora

al Peterson Institute, si è fatto promotore da anni di un benemerito sfor­ zo per "ripensare la

macroeconomia" dopo la crisi, ritiene che questo sia vero solo in parte: l'effetto della deflazione importata

non può essere maggiore della quota dell'import nell'economia, e quello della tecnologia, per esempio dei

robot che sostituiscono i lavoratori, sta avvenendo troppo lentamente per influenzare ora il mercato del

lavoro e quindi l'inflazione. Certamente, il vecchio paradigma della curva di Phillips, secondo cui a una

riduzione della disoccupazione corrisponde un aumento dei salari, e, successivamente, dei prezzi, fatica a

reggere. La curva è diventata più piatta, nel gergo degli economisti,e siè spostata verso il basso. Il

presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, ritiene che questo abbia a che fare con i

cambiamenti nella struttura del mercato del lavoro. «Le stime della capacità inutilizzata potrebbero essere

più alte delle cifre sulla disoccupazione (uno studio recente della Bce nota che, comprendendo la

sotto­occupazione involontaria, si potrebbe arrivare fino al doppio del 9% delle cifre ufficiali, ndr) ha detto nei

giorni scorsi al Peterson - inoltre, nei negoziati salariali, le parti guardano indietro, a un periodo di inflazione

molto bassa; la crescita della produttività resta bassa; e la strategia negoziale dei sindacati è diretta ad

assicurare i posti di lavoro, più che aumenti salariali». La crescita dei salari, secondo il recente "World

Economic Outlook" del Fondo monetario, «può rimanere modesta fino al riassorbimento dell'occupazione

part­time involontaria o alla ripresa della tendenza della produttività». Il governatore della Banca d'Italia,

Ignazio Visco, ri­ tiene che per valutare la risposta dei salari si debba guardare all'evoluzione delle ore

lavorate, più che alla disoccupazione. È possibile, sostiene l'annuale Rapporto di Ginevra, pubblicato ieri

dall'International Central Banking and Monetary Studies e dal Centre for Economic Policy Research, e

dedicato proprio a questo tema, che l'inflazione di fondo si sia spostata permanentemente verso il basso

dopo la crisi e questo è una fonte di preoccupazione in quanto, all'arrivo della prossima crisi, le autorità

monetarie (che stavolta hanno avuto anche un po' di fortuna con il boom dei prezzi delle materie prime

proprio in coincidenza con la minaccia della deflazione) abbiano meno spazio per ridurrei tassi d'interessee

attutire lo shock. Gli autori del rapporto (David Miles, Ugo Panizza, Ricardo Reis e Angel Ubide) ritengono

che sia desiderabile rivedere periodicamente l'obiettivo d'inflazione e tenere i bilanci delle banche centrali

(che si sono molto ampliati con il Qe) assai più grandi che prima della crisi. Blanchard ritiene da tempo che

lo spazio vada creato alzando il target al 4% (oggi è al 2 negli Usa e in Giappone e "sotto, ma vicino al 2"

nell'Eurozona). Stan Fischer, il vicepresidente uscente della Federal Reserve ed ex governatore della

Banca d'Israele, è convinto che un intervallo, come usava appunto in Israele fra l'1 e il 3%, possa rivelarsi

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molto utile. L'ex presidente della Fed, Ben Bernanke, è favorevole a spostarsi temporaneamente, quando i

tassi arrivino al limite minimo, da un obiettivo d'inflazionea uno per il livello dei prezzi. In ogni caso, quando

scoppierà la prossima crisi, sostiene il Rapporto di Ginevra, sarà meglio non aspettarsi troppo dalla banche

centrali, ma comunque non legare loro le mani riguardo agli strumenti da utilizzare.

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INTERVENTO Le voci del mercato, la parola dello Stato Franco Debenedetti Avvicinandosi la fine legislatura, l'agenda del Governo diventa vieppiù affollata: termini di legge da

rispettare- il DEF, la nomina del Governatore della Banca d'Italia- ; grandi temi istituzionali da affrontare­

legge elettorale, ius soli; ed anche numerosi e corposi dossier sui rapporti con le imprese.A questo

riguardo, le posizioni prese dal Governo, tra i provvedimenti varati nel Consiglio dei Ministri del 13 Ottobre

2017e gli ultimi (?) capitoli della vicenda reti Tim, vengono a definire una vera e propria nuova linea di

politica industriale. Una politica che restituisce l'immagine di un Paese interventista, diffidente degli

investitori esteri, convinto che sia necessario possedere per controllare, incapace di risolvere i guai delle

politiche industriali del passato e incurante di quelli che produrrà quella nuova. Come si può constatare

analizzandoli partitim. Il Golden Power è una delega a porre un veto o delle condizionalità a qualunque

passaggio di controllo su asset ritenuti strategici. Solo che strategico può essere qualunque cosa il

Governo consideri tale; in passato strategiche sono state considerate le reti delle telecomunicazioni e

dell'energia elettrica, l'acciaio, le autostrade, le ferrovie, l'Alitalia, l'Ansaldo Energia e perfino le catene

alberghiere (siamo o no un Paese che vive di turismo?). Nella norma "antiscorrerie", invece, nessuna

discrezionalità, vale per chiunque: chi compera il 10%,e poi il 20%,e poi il 30% di una società quotata, deve

comunicarlo alla società in questione e alla Consob, precisando modi di finanziamento, se agisce da solo o

di concerto, se intende fermarsi o proseguire, che strategie vuole adottare ecc. ecc. Che sia la fedele

traduzione di un'analoga legge emanata nella patria di Colbert non è, come dicono i suoi proponenti, una

giustificazione: al contrario, doveva essere una ragione per diffidare. Da noi, la disciplina dell'Opa introdotta

con il Tuf ­ che fa scattare l'obbligo a lanciarla quando la quota di possesso raggiunge il 30% delle azioni­

incoraggia la concorrenza per il controllo, potente stimolo all'efficienza del sistema. Invece la norma

"antiscorrerie" è, fin dal nome, un'inversione a 180°, che oltretutto ci isola dal mercato dei diritti di proprietà.

Alitalia: la procedura che avrebbe dovuto metter fine a questa storia infinita l'abbiamo scritta noi. Quale

fatto imprevedibile giustifica ora l'ulteriore ritardo? I €300 mio di nuovo prestito dimostra ai mercati che in

Italia le cose possono essere gravi ma mai serie. Ilva: quanti lavoratori debbano essere riassunti e a quali

condizioni è una delle clausole del contratto con Arcelor Mittal; il governo deve solo farlo rispettare,

dall'acquirente e dai sindacati. Se invece si mette impropriamentea mediare tra di loro, segnalaa tutto il

mondo che in Italia la certezza dei diritti degli investitori è un optional. Costituendo un nuovo fondo di 300

mio per finanziamenti a grandi aziende in difficoltà, compera tempo per la mediazione. E se Ilva non

dovesse averne bisogno, le occasioni di chiedere il suo intervento non mancheranno. Tim non compare

esplicitamente nella delibera del CdM, ma ne è chiaramente l'ispirazione:èa proposito delle sue reti cheè

sorta la questione sulla nazionalità. Anche ammettendo che le reti abbiano valore strategico, fa differenza

se l'azionista che esercita il controllo è italiano o europeo? Le imprese, come ha spiega C.A. Carnevale

Maffè (sul Foglio del 18 Ottobre), sono apolidi, non hanno nazionalità perché non hanno cittadinanzae diritti

ad essa associati;è proprio questo che consente loro di essere i veri protagonisti della globalizzazione. Il

suffisso SE, Societas Europaea, introdotta nel 2004 col dichiarato obbiettivo di facilitare fusioni e

acquisizioni all'interno dell'Unione, mirava a creare una sorta di Schengen delle imprese. In Sparkle ad

essere strategica è l'operabilità fisica, e lo è per lo Stato come per ogni azienda che ne acquisti i servizi:

bisogna per questo mettere un commissario politico nel Consiglio di Amministrazione? La sicurezza dei dati

è invece competenza di chi, esercito o banca, li cripta e li mette in rete. Pubblico non equivale a sicuro:

basta guardare le falle nella pubblica Sogei. Questa maggioranza da tre anni batte sul chiodo degli

investimentie della crescita; ha anche approvato riforme importanti, dal Jobs Act alla riduzione della

pressione fiscale su lavoro e imprese; si dichiara, nonostante qualche intemperanza, paladina della nostra

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appartenenza europea. È paradossale che adesso metta in campo misure che isolano le imprese dalla

concorrenza nel mercato per il controllo, che allontanano gli investimenti esteri, e che tutte insieme formano

un disegno di nuova politica industriale che riporta allo Stato l'ultima parola su ogni cosa che si muova sul

mercato. Sicché senza l'assenso del governo le imprese non possono né crescere (golden power,

antiscorrerie), né morire (fondo crisi, Alitalia).

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IL LAVORO SCELTO DAI BIG DATA Ti assumo o ti licenzio lo decide l'algoritmo MARCO PATUCCHI UN ALGORITMO per selezionare il miglior candidato da assumere, promuovere il miglior dipendente,

costruire il team più efficiente, individuare il lavoratore improduttivo. A PAGINA 27 ROMA. Un algoritmo per

selezionare il miglior candidato da assumere, promuovere il miglior dipendente, costruire il team più

efficiente, individuare il lavoratore improduttivo. Magari anche elaborando i like ad una marca di patatine

fritte digitati su Facebook o le coordinate residenziali che segmentano i quartieri, e le relative appartenenze

etniche, di una determinata città.

Benvenuti nel mondo del lavoro al tempo di "big data", dove «il codice è la legge» (copyright del guru di

Harward, Lawrence Lessing) e il presente e il futuro di un operaio o di un impiegato possono essere decisi

combinando enormi volumi di dati (anche personali, commerciali, geografici e comportamentali) provenienti

da internet, social network, telefoni cellulari, navigatori satellitari...Uno schema che in teoria potrebbe

ridurre al minimo le variabili soggettive e i pregiudizi nei rapporti di lavoro - perché un numero dovrebbe

essere più imparziale delle eventuali simpatie o antipatie di un datore di lavoro o di un capo - ma che

invece spalanca le porte a rischi di discriminazione molto più raffinati e impalpabili. Non è la versione 4.0 di

un film di Ken Loach, ma una realtà che negli Stati Uniti ha già preso piede da tempo e che è sbarcata in

Europa dove, non a caso, Bruxelles è corsa ai ripari con il Regolamento che verrà applicato nel nuovo anno

(per l'esattezza dal 25 maggio 2018) e che aggiornerà e una Direttiva (la 46 del 1995, praticamente la

preistoria dell'era digitale e delle dot-com) per la tutela dagli abusi nello sfruttamento dei dati personali.

La materia prima più preziosa dell'economia moderna.

Il nuovo Regolamento, che in Italia dovrà interagire con le norme sulla privacy e con il Jobs Act, pur

riconoscendo l'importanza (e le potenzialità positive) di "big data", fissa dei paletti rigorosi, vietando ad

esempio la valutazione della personalità degli individui e rafforzando le norme sul consenso all'utilizzo dei

dati, la revoca del consenso, il diritto di rettifica e quello all'oblio. «L'automatizzazione spinta che

caratterizza certe pratiche - scrive Emanuele Dagnino, ricercatore di Adapt, in uno studio approfondito sulla

"People Analytics" - e che interessa non solo la fase di analisi dei dati ma sempre più anche quella

decisionale e gestionale, sembra poter produrre un rischio di de-umanizzazione del lavoro. Le informazioni

potrebbero essere utilizzate per capire fino a che punto è possibile "spremere" un dipendente o per

selezionare solo i dipendenti che si prestino ai più elevati standard di performance, escludendo così tutti

quei lavoratori che per condizioni soggettive (tanto di salute, quanto educative e formative) non siano in

grado di rispettare tali standard o ancora individuare quei lavoratori che potranno soffrire in futuro di

determinate patologie così da evitare di assumerli o promuoverli». Il Regolamento europeo dovrà

scongiurare questi rischi, ma quanto già successo concretamente negli Stati Uniti (dove, ad onor del vero,

le norme di tutela sono meno rigorose) dimostra che le aziende sono in grado, con dolo o

involontariamente, di costruire modelli, codici e algoritmi che apparentemente neutrali e in regola, nascondo

in realtà meccanismi discriminatori. È un po' come la storia del doping, con la rincorsa dell'antidoping

sempre un passo indietro rispetto ai progressi della chimica proibita.

I casi "di scuola" sono tanti e, quasi sempre, si riferiscono a rilevazioni statistiche all'apparenza banali (e

non vietate dalle norme) ma che, se inserite in un algoritmo, si trasformano in strumenti di discriminazione:

così, un'indagine sulle preferenze alimentari fornirebbe elementi sulla produttività di un lavoratore (P.T.Kim

in "Data-Driven Discrimination" sostiene che sussiste una correlazione statistica tra mettere un like su

Facebook alle curly fries - patatine fritte - e l'intelligenza di una persona), o allo stesso modo l'utilizzo del

Codice di avviamento postale escluderebbe candidati all'assunzione di una certa origine etnica. «Le

modalità di funzionamento degli algoritmi sono spesso oscure e poco comprensibili agli stessi addetti ai

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lavori - spiega ancora Dagnino - senza contare che questi servizi sono forniti da società che sottopongono i

loro modelli a regimi di segretezza». Ecco perché il Regolamento europeo si focalizza sulla fase di design

degli algoritmi, con l'obiettivo di evitare decisioni automatizzate discriminatorie. «Il fine della People

Analytics dovrebbe essere, certo, quello di un miglioramento produttivo. Ma anche delle condizioni dei

lavoratori», sostiene Dagnino che, in questo senso, auspica il coinvolgimento dei sindacati nella

strutturazione degli algoritmi. «È un fenomeno inquietante e il sindacato deve essere in prima fila - ammette

Massimo Bonini, segretario generale della Cgil di Milano, impegnato da sempre per la tutela dei lavoratori

nell'era digitale -. Penso soprattutto alle multinazionali, dove il nostro ruolo è in salita. L'uso dei social

network rende tutto più complicato, perché sfuggono a regolazioni o vincoli. Bisognerà inoltre vedere come

ogni singolo Stato si adeguerà al Regolamento europeo vista la transnazionalità di molte aziende. Noi,

comunque, siamo pronti alla sfida». Perché il codice sarà pure legge, ma lo sono ancor di più i diritti e la

dignità dei lavoratori.

Big data La pratica di combinare grandi volumi di informazioni provenienti da diverse fonti (internet,telefoni

cellulari, navigatori satellitari) e di analizzarle usando algoritmi per prendere decisioni da parte di istituzioni

e aziende On-demand economy Trasformazione digitale dell'economia e del lavoro (Uber e simili) dove big

data è fondamentale per la prestazione dei servizi Data analytics Estrazione e gestione dati, diventate esse

stesse attività imprenditoriali Workforce analytics Processi finalizzati a identificare, selezionare e valutare i

candidati all'assunzione e i lavoratori Esempi di Big data nel lavoro Utilizzo del Codice di avviamento

postale per escludere candidati di una certa origine etnica Gamification: applicazione di regole mutuate dai

videogiochi per incrementare le performance personali e d'impresa (con impatti diversi a seconda dell'età

dei lavoratori) Informazioni sulle attività personali dei lavoratori (acquisti di prodotti e medicinali) per predire

quali candidati o dipendenti potranno sviluppare in futuro complicazioni mediche Norme di regolazione e

tutela IN EUROPA Direttiva Europea 95/46 sulla protezione dei dati personali Nuovo Regolamento Europeo

(applicato dal 25 maggio 2018) IN ITALIA Statuto dei Lavoratori Jobs Act Codice della Privacy

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I nodi dell'economia Pensioni, il Pd contro il governo "L'adeguamento dell'età va rivisto" Renzi a Padoan: si decida tra 6 mesi, non costa nulla. E la Consulta salva il bonus Poletti ROSARIA AMATO ROMA. Il bonus Poletti sulla perequazione delle pensioni è legittimo. La Corte Costituzionale salva il

sistema di restituzione parziale degli adeguamenti degli assegni messo a punto dal ministro del Lavoro,

perché realizza «un bilanciamento non irragionevole tra i diritti dei pensionati e le esigenze della finanza

pubblica». E, sull'onda del sollievo (se la Consulta avesse dichiarato illegittimo il provvedimento, l'impatto

sul bilancio pubblico sarebbe stato di 30 miliardi), il Pd trova la quadra sulle pensioni. Il "ripensamento"

dell'adeguamento automatico dell'età pensionabile alla speranza di vita, che fino a poche ore fa era la

battaglia solitaria del presidente della commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano, con alleati

piuttosto trasversali, a cominciare dal suo omologo al Senato Maurizio Sacconi, diventa terreno comune per

tutto il Pd. E c'è chi, come il ministro della Giustizia Andrea Orlando, si augura che «questa ed altre

modifiche consentano di riaprire l'interlocuzione con le forze che stanno alla nostra sinistra».

«Non tutti i lavori sono uguali. dichiara a sorpresa il ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina,

vicesegretario Dem - E non tutti i lavoratori hanno la stessa aspettativa di vita per le mansioni che fanno. Le

norme volute dal governo Berlusconi e poi modificate dal governo Monti sull'aumento automatico dell'età

pensionabile vanno riviste. Per questo serve un rinvio dell'entrata in vigore del meccanismo». Proprio la tesi

di Damiano, che apprezza: «Su questo obiettivo condurremo una battaglia comune». Il sigillo ufficiale arriva

dal segretario del Pd Matteo Renzi: «Il Pd, ma anche i sindacati e alcune forze di opposizione, hanno

chiesto di non decidere il 31 dicembre ma prendersi sei mesi in più. È solo buonsenso, sono d'accordo

quasi tutti e non costa un centesimo: Padoan non deve tirar fuori un centesimo».

Sulla necessità di una maggiore riflessione sull'innalzamento dell'età pensionabile a 67 anni nel 2019

(attualmente è a 66,7 mesi, ma l'Istat ha rilevato un aumento di 5 mesi della speranza di vita a 65 anni) non

ha nulla da obiettare neanche il ministro del Lavoro Giuliano Poletti: «C'è una legge e la legge si applica. La

legge andrà in applicazione all'inizio del 2019 e c'è oltre un anno di tempo. Se si vuole discutere e

confrontarsi sul merito di questo tema, il tempo c'è».

Dai dati Inps emergono sperequazioni molto ampie: un giovane assunto con il Jobs Act con i futuri

adeguamenti potrebbe andare in pensione anche a 71 anni, mentre suo padre magari ci è andato a 57. Ci

sono al momento 340 mila pensioni vigenti da più di 35 anni. Una via d'uscita potrebbe essere l'estensione

dell'Ape sociale: «Ci stiamo già lavorando con il decreto fiscale», dice la capogruppo del Pd nella

commissione Lavoro del Senato Annamaria Parente. Mentre l'Inps annuncia intanto che applicherà alle

richieste di Ape sociale i criteri più favorevoli disposti dal ministero del Lavoro, secondo i quali «lo stato di

disoccupazione non viene meno in caso di rioccupazioni di durata inferiore a sei mesi».

Come è cambiata l'età di uscita dopo le varie riformeDip endenti privati6766 7 mesi66 3 mesi66 7 mesi66 3 mesi666565

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64636266 7 mesi6165 7 mesi6063 9 mesi6262 3 mesi60605958575655Dip endenti pubblici66 7 mesi66 7 mesi66 3 mesi66 3 mesi66656565656565656666 7 mesi66 7 mesi66 3 mesi66 3 mesi6561606060606067

67

67 Fino al 1993 Amato: dal 1° gen.

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1994 al 30 giu.

1995 BerlusconiDini: dal 1° lug.

1995 al 31 dic. 1996 Dini: dal 1° gen. 1997 al 30 giu.

1998 Prodi: dal 1° gen. 1998 al 31 dic.

1999 Prodi: dal 1° gen. 2000 al 31 dic.

2009 Berlusconi: 2010-2011 Fornero: 2012 2013 2014- 2015 2016- 2017 2018 2019

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Il caso. Gli aggiornamenti previsti ogni tre anni, la dettagliata legge è stata varata dagli stessi parlamentariche ora osteggiano l'innalzamento L'Istat sotto accusa per i numeri ma è la politica che decide quale saràl'aspettativa di vita I ministeri dovranno adeguarsi entro dicembre altrimenti potrà essere contestato il danno erariale VALENTINA CONTE ROMA. L'Istat registra un incremento della speranza di vita di cinque mesi. E il governo va in affanno.

Perché ora, entro dicembre, dovrà varare il decreto "direttoriale" - firmato dai direttori centrali dell'Economia

e del Lavoro - con cui adegua l'età d'uscita per la pensione di vecchiaia a 67 anni dal 2019. Non può non

farlo, se vuole evitare di finire nel mirino della Corte dei Conti per danno erariale. Nel tritacarne della

polemica politica finisce però anche l'Istat. Com'è possibile che l'Istituto centrale di statistica abbia allungato

l'aspettativa di vita - quanto tempo resta da vivere in media, arrivati a 65 anni - e non di poco, quando nel

2015 lo stesso valore decresceva? La speranza di vita si aggiorna ogni tre anni, come prevede la legge

(ogni due dal 2019). E in questo caso il periodo di riferimento - finito nel mirino delle critiche a partire dalla

coppia di ex ministri Damiano-Sacconi - va dal 2013 al 2016, comprendendo anche l'anno incriminato. Quel

terribile 2015 in cui il tasso di mortalità segnò un balzo di quasi un punto percentuale (dal 9,8 al 10,7%),

circa 50 mila decessi in più sull'anno prima, compensato dal buon andamento 2016. Come mai dunque il

calcolo finale dell'Istat non ne ha risentito, fino al punto di far schizzare a 67 anni l'età di pensionamento?

Secondo i detrattori più estremi la colpa è nel metodo: si sottrae al valore del 2016 quello del 2013,

saltando il 2015, anziché fare una media matematica dei tre anni che inglobi anche il picco negativo del

2015. Un'accusa però infondata. E per un banale motivo aritmetico, visto che si sottraggono due variazioni

e quindi il risultato è identico nei due casi, che si faccia o meno la media.

Il punto è un altro. E nient'affatto algebrico. Esiste un altro modo di calcolare l'aspettativa di vita, che

meglio registri gli anni bui? Senz'altro esiste, benché secondo gli statistici non cambi di molto le cose:

anziché 5 mesi aggiuntivi, potevano uscirne 3 o 4 (rimandando così al 2021 quella soglia psicologica dei 67

anni che tanto fa fibrillare, quando volente o nolente scatta lo stesso per via della Fornero). Ma i metodi di

calcolo non li decide l'Istat, tenuta come sempre ad attenersi alla legge. E in questo caso la legge è

dettagliatissima - la Sacconi del 2009, poi ritoccata nel 2010 e ben otto volte in quell'anno diabolico del

2011 tra governo Berlusconi e riforma Fornero - indicando all'Istat anche come arrotondare i decimali.

La ricaduta politica di questo discorso, solo in apparenza tecnico, è però chiara.

Gli stessi critici di oggi sono, in parte, gli autori delle regole di ieri. Pensate per un'epoca in cui si andava in

pensione a 58-60 anni. E ora finite sul banco degli imputati.

Il governo Prodi-Damiano decise di adeguare i coefficienti di trasformazione alla speranza di vita (2007). Il

governo Berlusconi-Sacconi ci agganciò anche l'età di uscita (2009). E infine il governo Monti-Fornero

(2011) vi legò pure i requisiti contributivi. Risultato: quando la speranza di vita galoppa, si va in pensione di

vecchiaia più tardi, con assegno più basso (perché dura più anni) e ci vogliono anche più contributi. Tre

effetti micidiali. Un unicum in Europa: nessuno come noi. Ma anche una carta, giocata con Bruxelles da tutti

gli esecutivi dell'ultimo decennio, per assicurare la sostenibilità dei conti del Paese. E la sua credibilità.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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Le nomine Il caso. Strada in discesa per il numero uno di via Nazionale Anche Padoan si schiera:"Salvaguardare l'indipendenza" Domani il Consiglio dei ministri, poi la decisione del Quirinale Renzi: "Gentiloni riconfermerà il governatore Visco in Bankitalia Unascelta che non condivido" Sintonia fra Palazzo Chigi e il Presidente della Repubblica Mattarella,contrario agli strappi Orfini insiste: "Lamozione non è stata una forzatura, bisognava ascoltare le Camere" ROBERTO PETRINI ROMA. «È presumibile che il presidente del Consiglio confermerà Visco; la scelta di Gentiloni è da

rispettare». Tocca a Matteo Renzi, ospite di Porta a Porta, dare quello che pare l'ultimo tocco di ufficialità

alla riconferma di Ignazio Visco alla carica di Governatore della Banca d'Italia. Una scelta che lo stesso

Renzi ha contestato duramente e contesta anche adesso: «Se cerco qualcuno che dice che il management

di Bankitalia è stato all'altezza, non si trova. Se il presidente del Consiglio decide di fare una scelta diversa

io non lo condivido, ma andiamo avanti lo stesso».

Parole che confermano quello che da giorni il tam-tam dei palazzi romani va ripetendo: l'attuale

governatore è in pole position per succedere a se stesso, anche se non si può completamente escludere

un altro nome interno; solo in quel caso la partita si giocherebbe tra il direttore generale Salvatore Rossi e il

suo vice Fabio Panetta.

Come in ogni vigilia il condizionale è d'obbligo, ma la convergenza politica sembra vicina: dopo il clamore

della mozione parlamentare del Pd il lavoro delle ultime ore del presidente del Consiglio Gentiloni, che ieri

ha parlato a lungo con il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, sembrerebbe più semplice e in sintonia

con il Quirinale da sempre contrario a strappi, a tutela dell'economia e del risparmio del paese.

Nello scenario pirotecnico delle ultime ore tuttavia la polemica non si placa. Ieri anche il presidente dei

dem Matteo Orfini è tornato alla carica chiedendo «discontinuità» in Bankitalia e spiegando che la mozione

parlamentare su Via Nazionale «non è stata una forzatura» anzi, ha detto, la forzatura è «non ascoltare le

critiche delle Camere». Massimo riserbo invece da parte di Padoan che tuttavia negli ultimi due giorni ha

fissato alcuni paletti. Martedì notte ha escluso qualsiasi sua candidatura alla guida di Bankitalia e ieri,

rispondendo ad un question time parlamentare dei Cinque stelle, ha illustrato il criterio che guiderà il

governo nella scelta: «Salvaguardia dell'autonomia dell'Istituto».

Mentre i grillini continuano a sparare ad alzo zero su Palazzo Koch, dal mondo politico e delle istituzioni

arrivano attestazioni di sostegno alla Banca d'Italia: «Confermerei Visco, Renzi ha fatto un errore

gravissimo», ha detto l'ex direttore generale di Bankitalia e già presidente del Consiglio Lamberto Dini.

Gli occhi sono dunque puntati sulla delicata procedura di nomina mentre Visco è a Francoforte per il

consiglio della Bce. Il percorso più conforme prevederebbe che oggi il premier Gentiloni invii una lettera al

membro anziano del Consiglio superiore di Bankitalia, nello specifico il professore di economia a Venezia

Ignazio Musu, comunicando il nome del designato. A questo punto, si procederebbe alla convocazione

straordinaria e immediata dell'organismo, forse in teleconferenza, per esprimere il parere richiesto dalla

legge. Domani, poi, dovrebbe essere convocato il consiglio dei ministri per deliberare sul nome prescelto;

infine si passerebbe così al Quirinale per la firma del decreto di nomina.

La legge del 2005 prevede questa procedura, ma non c'è una giurisprudenza consolidata in merito. Il

percorso è stato sperimentato, in modalità spurie, soltanto una volta, nel 2011, quando Visco succedette a

Mario Draghi: in quella occasione ci fu uno scontro piuttosto aperto sulla nomina, in quanto l'allora ministro

del Tesoro Tremonti voleva Vittorio Grilli, Draghi indicava Saccomanni e al presidente della Repubblica

Napolitano giunse una rosa dalla quale il Quirinale estrasse il nome di Visco.

FOTO: ©EPA LE TAPPE 12 IL CONSIGLIO SUPERIORE Il presidente del Consiglio invia una lettera al

membro anziano del Consiglio superiore di Bankitalia con il nome del designato alla carica di Governatore.

Il Consiglio superiore si riunisce, in teleconferenza, ed esprime il suo parere IL CONSIGLIO DEI MINISTRI

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Venerdì si riunisce il Consiglio dei ministri, prende atto del parere del Consiglio superiore della Banca

d'Italia, e delibera sul nome del designato. Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha sottolineato ieri

che sarà salvaguardata l'autonomia dell'Istituto 3 IL QUIRINALE Il Presidente della Repubblica emette il

decreto di nomina del nuovo governatore che rimarrà in carica sei anni. Mattarella ha detto che,

nell'interesse del paese, vanno salvaguardate autonomia e indipendenza di Bankitalia

Foto: Ignazio Visco, governatore della Banca d'Italia

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ITALIA-USA, SI PUÒ FARE DI PIÙ I rapporti economici bilaterali sono forti, ma ci sono ancora pregiudizi da vincere. Fernando Napolitano «Commerciale ma moralista, civile ma bellicosa, individualista ma organizzata, conservatricee idealista ma

spregiudicata», così Martin Wolf, editorialista del Financial Times, descrive lapidariamente la «gens»

statunitense. Questa sintesi marca la distanza tra l'etica americanae quella italiana nel condurre gli affari. Il

motivo di fondo per cui, nonostante la retorica romantica post bellica, il business trai due Paesiè tutt'oggi

flebile. Certo, quando ci si reca nelle grandi città americane, si vede tanta Italia (moda, cibo, arredi, super-

car) e se ne deduce un solido rapporto commerciale. Nonè così. Nel 2016, secondo il CensisBureau,

l'export italiano è stato di 45 miliardi di dollari, in aumento del2 per cento rispetto al 2015. La Germania, in

flessione dell'8 rispetto al 2015, ha fatto esportazioni per 114 miliardi. L'economia tedescaè 1,8 volte più

grande di quella italiana, non 2,5 come suggerirebbe l'export. Sul fronte degli investimenti diretti esteri, il

bicchiereè mezzo pieno come titola l'ultimo rapporto dell'A.T. Kearney. Nel 2015 l'Italia investiva in Usa 7,3

miliardi di dollari, ma gli Stati Uniti appena 300 milioni, in Italia. Sempre nel 2015e per la prima volta nella

storia trai due Paesi, lo stock di investimenti italiani negli Usa (28,6 miliardi di dollari) superava quello

americano in Italia (22,5 miliardi). È, da un lato, una buona notizia perché l'export si irrobustisce con

investimenti diretti per acquisire operatori americani e/o aprire stabilimenti in loco. Dal lato culturalee

operativo, inoltre, queste aziende si adeguano al modo di fare business descritto da Wolf trasferendolo in

patria. L'Italia rimane, tuttavia, al 38° posto come destinazione degli investimenti americani. Gli investitori

americani hanno una visione binaria dell'Italia: eccellenza nei settori del gusto, buon viveree tempo libero,

ma non una destinazione per fare «serious business». Cambiare questa percezione richiede una visionee

un progetto articolato per il lungo periodo. Edè fattibile. Panorama, con Mondadori,è il primo gruppo

editoriale italiano che accetta questa sfida avendo la consapevolezza delle complessità. Per un paese che

non comunica in inglese con il resto del mondo, questo impegnoè dirimente:è lo spartiacque tra l'approccio

toccatae fuga della «photoopportunity» con il potente di turnoa consumo dei quotidiani nazionali,e la

visione strategica di lungo periodo basata su continuità, professionalitàe affidabilità. Questo primo tour di

Panorama d'Italia a New York dal 31 ottobre al2 novembre, poggia sull'impianto strategico lanciato nel

2011 dall'Italian Business& Investment Initiative che miraa posizionare l'Italia come Paese hi-teche

destinazione di investimenti diretti. Grandi corporation che lavorano su filiere tecnologiche all'avanguardia,

piccolee medie imprese che innovanoe si espandono all'estero in cerca di economie di scala, un sistema

universitario che, dal business alle scienze,è competitivo su scala internazionale formando capitale umano

di eccellenza. Il concerto di questi tre assi della competitività italiana deve essere articolato fattualmente e

comunicato chiaramentee ripetutamente agli investitorie opinion maker americani. Con questo intentoè

stata avviata,e per la prima volta, una campagna di comunicazione su base annuale peri maggiori media di

New York circa le eccellenze italiane sui tre assi. Questi opinion maker avranno accesso diretto ai leader di

settore. La «tre giorni» di Panorama d'Italiaè coerente con la continuitàe professionalità. Il tour pizzica le

corde giuste di quell'etica moralista, civilee idealista. Innanzitutto l'approccio «give back», ridare al proprio

Paese andando oltre gli interessi di parte per servire una causa superioree nobile. Questo non può

prescindere dalla charity, aderiree raccogliere fondi per essere un attore di cambiamento su temi socialio di

emergenza- Lega del filo d'Oroe fondi per restaurare un monumento danneggiato dal terremoto in Umbria.

Rigorosamente in black-tie secondo il rituale conservatore, le serate di gala per premiare le personalità che

si sono distinte nelle artie nel business all'Harvard Clube al museo Guggenheim. Mostrarei muscolie quindi

uno show di eccellenze, con senso commercialee spregiudicato, attraverso un dispiego di risorsee di mezzi

adeguati allo scopo. Per comprendere la portata di questa impresaè utile descrivere l'isola di Manhattan,

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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 26/10/2017 - 26/10/2017 50

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lunga 20 chilometri e larga 3,5, la più competitiva del pianeta. Ogni anno il milionee 600 mila abitanti

accolgono 60 milioni di visitatori- in prevalenza donne e uomini d'affari. Il Pil, di 1,5 trilioni di dollariè il

doppio di Londrae paria quello del Canada. Si parlano oltre 200 linguee sono presenti più di cento

università. Hanno il proprio quartier generale 48 delle top Fortune 500, ci sono 3,7 milioni di posti di lavoro

nel settore privato. II newyorkese, raffinato ma viziato da una città dai succedanei competitivi, ama dire

Impress me, cioè «impressionami».È l'impegno di Panorama: «One concrete step at the time, we will». ©

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Foto: di Fernando Napolitano fondatore e ceo di Italian Business and Investment Initiative

Foto: La Down Town Association, dove si tengono gli incontri.

26/10/2017Pag. 95 N.45 - 26 ottobre 2017

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141.000.000.000 di euro L' extra costo dell'eventuale stop all'innalzamento a 67 anni dell'età pensionabile Pensioni, ridurre l'età? Boeri: "Un'idea sciagurata che aumenta solo ildebito"* PAOLO BARONI ROMA L'«idea sciagurata», come la definisce il presidente dell'Inps Tito Boeri potrebbe costarci ben 141

miliardi di euro. Per questo, ma non solo per questo, bisognerebbe evitare di manomettere le regole

introdotte nel 2009 dal governo Berlusconi e poi rafforzate con la riforma Monti-Fornero del 2011 che di

fatto hanno messo in sicurezza la nostra previdenza. «Il blocco dell'età pensionabile è qualcosa che va a

interferire con gli automatismi che abbiamo introdotto nel nostro sistema» sostiene da mesi Boeri che ora

torna all'attacco segnalando i costi «insostenibili» di un'operazione del genere. L'adeguamento automatico

dell'età della pensione alle aspettative di vita è fissato per legge, con revisioni prima triennali e poi dal 2019

biennali, ed è giudicato il vero perno del nostro sistema previdenziale. Insomma un vero meccanismo di

garanzia, che anche all'estero ci riconoscono, soprattutto perché legato a decisioni di tipo amministrativo e

quindi slegato dai possibili mercanteggiamenti a favore di questa o di quella categoria. Per questo è

fondamentale «sottrarlo all'arbitrio della politica che, abbiamo visto, interviene sempre tardi e mira ad

accontentare qualcuno in vista delle prossime elezioni» sostiene Boeri. Era fine settembre quando il

presidente dell'Inps pronunciava queste parole e già anticipava in qualche modo quello che sta accadendo

oggi. E' convinzione diffusa che se a questo punto dovessimo cambiare le regole, avremmo subito

contraccolpi sulla credibilità esterna del nostro Paese, un impatto forte sui titoli di Stato, che tra l'altro la

diluizione del quantitative easing da parte della Bce renderebbe ancora più gravoso, e questo

aumenterebbe ancor di più il peso dei nostri conti pubblici. Per il governo l'adeguamento dei requisiti di

accesso alla pensione è uno strumento fondamentale che al pari dell'introduzione del nuovo sistema di

calcolo contributivo e della ripresa della crescita contribuisce in questa fase a stabilizzare la nostra spesa

previdenziale. Infatti, pur a fronte di una dinamica demografica tutt'altro che favorevole, come specifica

anche l'ultimo Def, il costo delle pensioni «decresce per un periodo di circa 15 anni attestandosi al 15,1%

del Pil attorno al 2028», mentre oggi viaggia ancora attorno al 15,5-15,6%. Per questo fino a ieri sia il

premier Gentiloni che il ministro dell'Economia Padoan hanno tenuto il punto, tanto da costringere la

settimana scorsa il ministro del Lavoro Poletti ad aggiornare a data da destinarsi il tavolo coi sindacati che

hanno messo proprio il blocco dell'età in cima alla lista delle loro richieste. I 141 miliardi di spesa in più che

calcola l'Inps, immaginando che venga rispettata unicamente la clausola di salvaguardia che fa scattare

comunque la soglia dei 67 anni a partire da 2021, e lasciando poi invariata la situazione sino al 2035,

sarebbero quasi interamente destinati a tradursi in aumento del debito pensionistico implicito, dato che

l'uscita prima del previsto di centinaia di migliaia di lavoratori verrebbe compensata solo in minima parte

dalla riduzione dell'importo delle loro pensioni. Per il presidente della Commissione lavoro della Camera

Cesare Damiano quello dell'adeguamento automatico dell'età è «un meccanismo perverso», che non tiene

conto delle mansioni svolte dai lavoratori e che pertanto «va assolutamente rivisto». Anche perché prevede

solo aumenti al rialzo e mai all'ingiù, anche nel caso (ovviamente non auspicabile) che l'aspettativa di vita in

alcuni anni cali. Assieme al suo omologo del Senato, Maurizio Sacconi, nelle scorse settimane Damiano ha

lanciato un appello già sottoscritto da oltre 100 parlamentari. La loro idea è di rinviare a giugno 2018 la

decisione sull'età, operazione ovviamente a costo zero. Se poi si volesse sospenderne temporaneamente

l'aumento, mantenendo il livello attuale di 66 anni e 7 mesi per la vecchiaia e a 42 anni e 10 mesi per

l'anticipo (41 e 10 mesi per le donne) fino al 2021, il costo sarebbe comunque relativamente contenuto. Al

massimo per il biennio 2019-2020 potrebbero servire in tutto 5 miliardi. c

Per fortuna abbiamo introdotto l'adeguamento automatico dell'età di ritiro alla speranza di vita Nonva assolutamente toccato Tito Boeri Presidente dell'Istituto nazionale di previdenza

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