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06 novembre 2017

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INDICE

CONFIMI

06/11/2017 La Citta di Salerno - Nazionale

Assalto di emendamenti per la manovra di bilancio6

CONFIMI WEB

05/11/2017 Nuova Rassegna 17:35

Via alle audizioni per la Manovra. Banche, in arrivo le trimestrali8

05/11/2017 bergamonews.it 09:42

Bergamo PMI Innovation Hub, una rete per affrontare la sfida del digitale9

05/11/2017 vicenzapiu.com 22:30

BPVi, Veneto Banca e non solo: scintille di Casini con Sibilia e ...10

05/11/2017 MSN 18:13

Via alle audizioni per la Manovra. Banche, in arrivo le trimestrali15

05/11/2017 bloomberg.finanza.repubblica.it 18:33

Via alle audizioni per la Manovra. Banche, in arrivo le trimestrali17

SCENARIO ECONOMIA

06/11/2017 Corriere L'Economia

Tasse e spese: un conto salato per i cittadini21

06/11/2017 Corriere L'Economia

E se l'Europa stesse meglio di quanto pensiamo?23

06/11/2017 Corriere L'Economia

le due ruote di Tronchetti Altavilla per Snam24

06/11/2017 Corriere L'Economia

Ma l'antiquato indice Dow torna a brillare26

06/11/2017 Il Sole 24 Ore

Mix di nuovi bonus per i giovani27

06/11/2017 La Repubblica - Nazionale

"Più servizi e meno burocrazia Così vincerò la scommessa digitale"30

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06/11/2017 La Repubblica - Nazionale

"Pensioni, ora l'età va alzata, basta mentire al Paese"32

06/11/2017 La Repubblica - Nazionale

Un regno offshore per Elisabetta II Nelle carte affari Trump-Putin34

06/11/2017 La Repubblica - Affari Finanza

TAGLIO DELLE TASSE A RICCHI E SOCIETÀ QUANDO L'IDEOLOGIA VINCE SULLALOGICA

36

06/11/2017 La Repubblica - Affari Finanza

FARMACIE, LA LUNGA MARCIA DI BEZOS37

06/11/2017 La Stampa - Nazionale

Alitalia, missione a New York per trattare con Cerberus38

06/11/2017 Il Messaggero - Nazionale

Pensioni, l'età di uscita sarà sempre più mobile40

SCENARIO PMI

06/11/2017 Corriere L'Economia

pmi adesso pensano positivo42

06/11/2017 Il Sole 24 Ore

Zone speciali a misura di Pmi44

06/11/2017 Il Sole 24 Ore

I macchinari parlano in chat47

06/11/2017 Il Sole 24 Ore

I soci cinesi puntano sul rafforzamento patrimoniale49

06/11/2017 Il Sole 24 Ore

Dai filati eco al green designer la moda si reinventa e cresce50

06/11/2017 La Repubblica - Affari Finanza

Come usare le risorse per la crescita51

06/11/2017 La Repubblica - Affari Finanza

Pagamenti, rivoluzione in portafoglio53

06/11/2017 La Repubblica - Affari Finanza

Ferreira: "Banche in ripresa, meglio azioni che bond"55

06/11/2017 La Repubblica - Affari Finanza

Poli bancari e sportelli postali sarà boom per le polizze danni56

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06/11/2017 La Repubblica - Affari Finanza

Ferreira: "Banche in ripresa, meglio azioni che bond"58

06/11/2017 La Stampa - Nazionale

Le giacche sportive di Esemplare riciclano le bottiglie di plastica59

06/11/2017 La Stampa - Torino

Le giacche sportive di Esemplare riciclano le bottiglie di plastica60

06/11/2017 ItaliaOggi Sette

CORRONO INDUSTRIA E TURISMO*61

06/11/2017 ItaliaOggi Sette

Prossima mossa: la farmacia va in rete63

06/11/2017 Advisor

DOPPIA DELEGA PER I PIR FIRMATI BANCA GENERALI64

06/11/2017 Advisor

CROWDFUNDING. LA MISCELA "ESPLOSIVA" DELLE ICOS65

06/11/2017 Advisor

SMALL-MID CAP "MADE IN ITALY" TRAINATE DAI PIR69

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1 articolo

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sulla lege pesa la campagna elettorale Assalto di emendamenti per la manovra di bilancio ROMA È un percorso accidentato quello che attende la legge di bilancio in Parlamento, l'ultima della

legislatura. Da un lato, il "sentiero stretto" legato ai limiti delle risorse, che il ministro dell'Economia, Pier

Carlo Padoan, non perde occasione di ricordare; dall'altro, il pressing dei gruppi parlamentari per sfruttare

l'ultimo provvedimento utile prima delle elezioni. Pensioni, sanità, lavoro e famiglia i temi caldi su cui si

concentrerà il dibattito parlamentare. Un dibattito che rischia di infuocarsi nella commissione Bilancio del

Senato, alle prese con tempi stretti e il doppio impegno della manovra e del decreto fiscale collegato.

L'assalto alla diligenza a Palazzo Madama, dove il ddl bilancio muoverà i primi passi la prossima settimana,

è già iniziato con gli emendamenti al dl fisco. Oltre mille proposte di modifica per soli 21 articoli: dalla

rottamazione bis delle cartelle esattoriali al rinvio della decisione sull'aumento dell'età pensionabile fino allo

stop alla fatturazione delle bollette ogni 28 giorni. Il vaglio delle proposte inizierà mercoledì, al termine del

ciclo di due giorni di audizioni sulla manovra. Da lunedì infatti, dopo la pausa dei lavori parlamentari, le

commissioni Bilancio congiunte di Camera e Senato ascolteranno Istat, Sbilanciamoci, Abi, Ania, sindacati,

Rete Imprese Italia, Alleanza Cooperative italiane, Confindustria, Confapi, Confimi, Confprofessioni,

Confedilizia e Ance. Martedì mattina sarà la volta di Cnel, Banca d'Italia, Corte dei Conti e Upb. Nel

pomeriggio saranno ascoltati Anci, Upi e Conferenza delle Regioni e delle Province autonome. A chiudere il

ciclo delle audizioni sarà il ministro dell'Economia Padoan alle 20. Il termine per presentare gli

emendamenti resta fissato alle 12 di venerdì 10 novembre. Ed è facile immaginare che arriveranno migliaia

di proposte di modifica, molte fotocopia del decreto fiscale. Dalla settimana successiva l'esame entrerà nel

vivo. Ma pesa l'incognita dei numeri a Palazzo Madama. Dopo la recente fuoriuscita di Mdp dalla

maggioranza, gli equilibri in commissione Bilancio sono precari. Su ventisei senatori, tredici sono ora

ufficialmente all'opposizione contro dodici nella maggioranza. E poi bisognerà capire come voterà Ala.

Foto: Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan

06/11/2017Pag. 5 La Citta di Salerno

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5 articoli

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Via alle audizioni per la Manovra. Banche, in arrivo le trimestrali Via alle audizioni per la Manovra. Banche, in arrivo le trimestrali 0 Pubblicato il 05/11/2017 Economia

MILANO - Manovra e banche protagoniste della settimana economico-finanziaria. Dopo l'arrivo del testo in

Parlamento, lunedì scatterà la consueta raffica di audizioni. Le commissioni Bilancio congiunte di Camera e

Senato ascolteranno Istat, Sbilanciamoci, Abi, Ania, sindacati, Rete Imprese Italia, Alleanza Cooperative

italiane, Confindustria, Confapi, Confimi, Confprofessioni, Confedilizia e Vai all'articolo originale Fonte: La

Repubblica - Economia

05/11/2017 17:35Sito Web Nuova Rassegna

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Bergamo PMI Innovation Hub, una rete per affrontare la sfida del digitale L'iniziativa Bergamo PMI Innovation Hub, una rete per affrontare la sfida del digitale Imprese e Territorio

individua nel Point di Dalmine la sede naturale del progetto: "Confindustria ha voluto creare un hub con la

sua rete associativa regionale: auspichiamo che quando diverrà operativa possa collegarsi alla nostra rete,

già operativa da anni". di Redazione - 05 novembre 2017 - 10:38 rete Bergamo PMI Innovation Hub è stato

al centro degli argomenti trattati nelle ultime riunioni plenarie di Imprese e Territorio, il Comitato Unitario che

riunisce le dieci Associazioni d'impresa delle PMI bergamasche (Ascom, Cia, Coldiretti, Confartigianato

Bergamo, Confcooperative, Confesercenti, Confimi Apindustria, Cna, Fai e Lia). Su indicazione del

presidente Alberto Brivio, la struttura tecnica del Comitato ha analizzato l'evoluzione del progetto Bergamo

PMI Innovation Hub, il percorso nato dalle indicazioni dello studio commissionato al Consorzio Aaster del

professor Bonomi presentato la scorsa primavera e dal piano del Ministero dello Sviluppo sull'innovazione.

"Abbiamo analizzato con attenzione la seconda fase di approfondimento del progetto Bergamo PMI

Innovation Hub redatta dalle nostre strutture operative - spiega Alberto Brivio - e l'idea del Contratto di Rete

ci è apparsa la forma più moderna e idonea come modello di governance per un percorso avviato da anni

che adesso necessita una sua miglior formalizzazione. Un percorso, di condivisione tra le Associazioni e le

Istituzioni del territorio di strumenti e servizi alle imprese del territorio, avviato con lungimiranza intorno al

sistema camerale bergamasco fin dalla Presidenza Sestini e perfezionato e potenziato poi negli anni sotto

la guida del Presidente Malvestiti". Il Coordinatore Edoardo Ranzini spiega che "il Point di Dalmine è la

sede naturale del Bergamo PMI Innovation Hub come già indicato nella ricerca del professor Bonomi quale

potenziale Hub dell'innovazione insieme all'incubatore. E' stato infatti riconosciuto che in quel luogo siamo

passati da una funzione di intermediazione dell'innovazione ad una azione generatrice di innovazione e

questo è un aspetto importante e significativo per accompagnare le nostre imprese a crescere in materia di

innovazione. Dai dati raccolti attraverso le nostre Associazioni, che impegnano 21 funzionari sui temi

dell'innovazione tecnologica e dello sviluppo competitivo a favore degli associati, sono circa 2.000 le nostre

imprese che hanno frequentato a vario titolo lo scorso anno il Point di Dalmine. Prove sui materiali, marchi

e brevetti, scouting tecnologico, formazione professionale, accompagnamento allo start-up, contaminazione

con le imprese dell'incubatore, queste alcune delle principali motivazioni. Il successo del Point sta nella

capacità di accogliere tutte le imprese, a prescindere dal settore merceologico, e favorire una

contaminazione orizzontale che sostiene la crescita delle imprese anche di piccola dimensione. Il nostro

progetto ambisce a consolidare l'esperienza fin qui fatta realizzando un Digital Innovation Hub in rete con

tutti gli attori del territorio e dei diversi settori economici nel quale i nostri funzionari possano crescere in

linea con il Piano del Ministro Calenda". "Ai colleghi di Confindustria Bergamo - afferma Brivio - abbiamo

proposto di entrare nella rete da noi redatta, ma la loro scelta è quella di creare un Hub con la loro rete

associativa regionale nella sede ove si trasferirà nei prossimi anni l'Associazione. È un'idea progettuale

interessante, legittimamente sostenuta dal loro sistema Confederale, che quando diverrà operativa

auspichiamo potrà collegarsi alla nostra Rete, già operativa da numerosi anni ed inserita in un ambiente

fisico istituzionale naturalmente aperto a tutti". Più informazioni su

05/11/2017 09:42Sito Web

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CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 06/11/2017 - 06/11/2017 9

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BPVi, Veneto Banca e non solo: scintille di Casini con Sibilia e ... Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile) | ieri alle 22:49 | 0 commenti Abbiamo conosciuto Gianni

Girotto, senatore M5S, alla presentazione del nostro doculibro "Vicenza. La città sbancata" a Palazzo

Trissino non certo su iniziativa dell'amministrazione uscente, a dir poco passiva sul crac della BPVi, ma per

iniziativa della capogruppo sempre del Movimento 5 Stelle Vicenza, Liliana Zaltron. affiancata dall'altro

senatore pentastellato Enrico Cappelletti. Abbiamo, poi, incrociato Girotto, ora membro della Commissione

d'inchiesta sulle banche, varie altre volte, quasi sempre sull'argomento banche venete, l'ultima in

Apindustria Confimi Vicenza, quando  con chi scrive, col presidente Flavio Lorenzin, con l'avv. Antonella

Friso dello Studio Adusbef Vicenza e l'avv. Fulvio Cavallari, Responsabile Adusbef Veneto, e con l'on.

Emanuele Cozzolino si è svolto il convegno "" Banche venete tra silenzi e complicità ". Ovvio che far parte

di una sorta di gruppo di lavoro, organizzato telematicamente anche se informalmente, di persone

"informate sui fatti" che stanno supportando il suo lavoro in commissione, gratifichi il nostro impegno di

denuncia di certi misfatti che data fin da 13 agosto 2010, quando iniziammo a svelare quanto Banca d'Italia

e Consob dicono di aver scoperto solo recentemente  per colpa del cosiddetto "ostacolo alla vigilanza" che

avrebbe colpito i super professionisti dei due enti ma non noi, cronistucci di provincia.  Addirittura la prima

(quella sui danni ai soci che dovrebbe pagare Bankitalia, ndr) di una ventina di domande sottoposte dal

senatore Gianni Girotto, frutto anche del lavoro congiunto, a Carmelo Barbagallo ha indispettito subito più

che il compassato Capo del dipartimento della Vigilanza di Banca d'Italia il presidente della Commissione

Pierferdinando Casini, già protagonista di un alterco con l'on. Carlo Sibilia che sostanzialemnte chiedeva

che l'audizione di Barbagallo si trasformasse ufficialmente in "testimonanza", fattispecie nei poteri della

Commissione che imporrebbe, come ha scritto proprio qui l'ex giudice Giovanni Schiavon , una maggiore

attenzione nelle risposte degli auditi che, in caso di dichiarazioni mendaci, potrebbero incorrere nel reato di

falsa testimonianza. Nel mostrarvi il video sui due "bisticci" estratto da Il Fatto Quotidiano dalla

registrazione completa dell'audizione, che abbiamo già pubblicato , lo accompagniamo col commento dello

stesso quotidiano che si aggiunge a quanto scritto sulla versione cartacea da Giorgio Meletti , e facciamo

seguire il dettaglio delle domande di Gianni Girotto che, se fin dalla prima hanno indispiettito qualcuno,

forse erano, se non tutte, almeno buona parte di quelle giuste da fare...   Banche, scintille tra Casini e M5s:

"Girotto, con queste domande lei ridicolizza la nostra commissione", di Manolo Lanaro da Il Fatto

Quotidiano "Doppio botta e risposta in Commissione d'inchiesta sul sistema bancario e finanziario, durante

l'audizione del capo della vigilanza di Bankitalia a Palazzo San Macuto, tra il Presidente della Commissione

parlamentare Pier Ferdinando Casini e il M5s. Prima con Carlo Sibilia, poi con il senatore Gianni Pietro

Girotto. "Lei in questo modo e con queste domande ridicolizza la nostra commissione", sbotta Casini contro

Girotto che ha appena posto l'ennesima domanda al responsabile della vigilanza di Bankitalia, Carmelo

Barbagallo"   Ecco le domande del senatore Gianni Girotto che non ci... indispettiscono ma irriteranno i soci

truffati se almeno giovedì non troveranno più compiute risposte nel confronto disposto da Casini tra

Barbagallo e il dg di Consob, Angelo Apponi, per le loro evidenti contraddizioni. La nostra richiesta

(dispettosa?) è che siano sentiti da testimoni.     1) La Banca d'Italia ad inizio 2013 ha trattato la Banca

Popolare di Vicenza come fosse una banca a elevato standing. Sulla base di tale comportamento, migliaia

di risparmiatori hanno aderito all'aumento di capitale da 900 milioni di euro del suddetto istituto nell'estate

del 2014 e hanno visto azzerato il proprio investimento. - Oggi abbiamo evidenza che: (i) la suddetta

affermazione era falsa (BPVi stava fallendo); (ii) il comportamento di Banca d'Italia è stato quantomeno

colposo; (iii) è indubitabile il nesso di causalità tra comportamento di Banca d'Italia e danno ai risparmiatori.

- DOMANDA: Banca d'Italia provvederà spontaneamente a risarcire i gravissimi danni che ha provocato o

si difenderà strenuamente nei giudizi che stanno per essere avviati nei suoi confronti contando sui propri

05/11/2017 22:30Sito Web

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CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 06/11/2017 - 06/11/2017 10

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appoggi politici per influenzare i magistrati che saranno chiamati a valutarne l'operato? 2 - A fine 2016 è

stato pagato da Banca Popolare di Vicenza un bond subordinato nonostante la situazione fosse

palesemente grave come anche affermato dall'Ad Fabrizio Viola, che, però, contava su una continuità

aziendale già allora immaginabile come difficilmente perseguibile e il cui venir meno, verificato nei fatti,

potrebbe causare, tanto più se il decreto di messa in liquidazione fosse dichiarato incostituzionale,

revocatorie e richieste di azioni legali per bancarotta preferenziale e fraudolenta. Al di là dell'anomalia della

nomina tra i liquidatori di un ex Ad come Viola, fatto totalmente atipico e al limite se non oltre la legalità,

Banca d'Italia è intervenuta e come nella decisione che di fatto ha privilegiato i possessori dei bond

suddetti, non certo risparmiatori ma grossi investitori?. 3 - perché in due immediatamente successive

ispezioni della Vigilanza nel 2013 a Veneto Banca ci sono due esiti diametralmente opposti: nella prima

chiusasi in estate il giudizio è "parzialmente negativo" (cioè con le diciture della Vigilanza tale da

prefigurare un buon esito) per cui non ci sono particolari indicazioni, mentre la seconda ispezioni riaperta

pochi giorni dopo prefigura una situazione così negativa della banca da imporne la fusione con "istituto di

elevato standing"; alias BPVi? 3BIS - come mai tali informazioni venivano fatta ampiamente filtrare verso i

media che per un anno diffondevano notizie negative su Veneto banca che perdeva clienti e depositi in

misura consistente? A suo avviso è corretto che le perquisizioni della GdF ad istituti bancari per i quali la

reputazione e la fiducia dei clienti é tutto vengano spettacolarizzate come è stato fatto per Veneto Banca

addirittura bloccando una strada e, molto meno, per Banca Popolare di Vicenza con il Procuratore di

Vicenza che disponeva l'ingresso della GdF evidenziando in un comunicato stampa proprio la necessità di

non spettacolarizzare? 3 TER come mai viene disposto da Bankitalia già alla consegna del rapporto

ispettivo del 6 novembre 2013 in modo così perentorio la ricerca di un partner di elevato standing senza

consentire alla banca di presentare prima le proprie controdeduzioni? Se la giustificazione fosse: situazione

fortemente deteriorata.... le domande sarebbero: Perché alla consegna del rapporto ispettivo 2013 in data

23 luglio 2013 riferito all'ispezione condotta da gennaio ad aprile 2013 (stesso team ispettivo) il verdetto è

parzialmente sfavorevole senza apertura di un procedimento sanzionatorio che è per stessa dichiarazione

di Banca d'Italia un giudizio nella media del sistema? Perché allora tutto il CDA a casa, ma solo dopo

l'assemblea di aprile 2014? 3 QUATER Come mai dopo l'indagine ispettiva del 2013 è stato chiesto

l'azzeramento del Cda di Veneto Banca ed invece dopo la scoperta di 950 milioni di operazioni baciate in

Banca Popolare di Vicenza il cda è rimasto al suo posto? 3 QUINQUE Nel documento alla Commissione

Regionale del Veneto Banca d'Italia dichiara che Veneto Banca ha controdedotto all'importo di 157.119.553

euro di "baciate" con un ammontare diverso ma nel documento non si fa cenno a quale sia l'importo

controdedotto. C'è lo può dire? BCE nel corso dell'ispezione del 2015 (capo team ispettori Nardone come

da domanda successiva) fa una sua valutazione sul tema dei 157 milioni. Sa dirci quale sia l'importo

rilevato nello specifico? Tenendo per buona la valutazione di Bce c'è sicuramente una notevole differenza

rispetto ai 157 milioni rilevati dall'ispezione 2013, Perchè? 3 SEX- come mai un anno dopo quel 2013 che

per Banca d'Italia vedeva BPVi come istituto di elevato standing e Veneto Banca come banca decotta e da

far confluire nella prima, il 26 ottobre 2014, la BCE, che era subentrata a Bankitalia per la Vigilanza sulle

banche maggiori, comunicava l'esito positivo in prima battuta degli stress test per Veneto Banca mentre

decretava il non superamento per la BPVi non li superava in prima battuta e il 25 ottobre, informatane, con

l'assenso di Banca d'Italia convocava un Cda urgente per convertire fuori tempo massimo e di forza in

azioni un'emissione obbligazionaria di 250 milioni di euro entro maggio 2015 per rientrare nei parametri

richiesti? Come mai prima Bankitalia, che dichiara oggi come la BPVi fosse sotto osservazione dal 2013,

non aveva rilevato quanto BCE aveva trovato senza "ostacoli"? 4 - come mai il "controllore" Banca d'Italia

entrava in affari con il controllato "Banca Popolare di Vicenza vendendole a metà 2014 (anno in cui i suoi

problemi non potevano non essere noti ) a ben 9.3 milioni di euro, Palazzo Repeta, sede dismessa della

banca centrale italiana, che nessuno acquistava (dopo che Regione Veneto e Ministero dei beni culturali si

05/11/2017 22:30Sito Web

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CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 06/11/2017 - 06/11/2017 11

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guardarono bene dall'esercitare il diritto di prelazione, che di legge spettava a loro per un immobile storico

o tutelato.) e che ancora oggi è completamente abbandonato con danno aggiuntivo per la Popolare di

Vicenza in Liquidazione? 5 - perché ancora nel Cda di Veneto Banca del 28 agosto 2015, quando

Bankitalia non aveva più poteri sulla Popolare di Montebelluna, il consigliere Benvenuto e l'allora dg Carrus

fanno mettere a verbale (pagina 9 e 10 del verbale allegato) un incontro con Carmelo Barbagallo che li

invita a "un atteggiamento proattivo" sulla questione delle "baciate" contestate per un valore di euro

157.119.553 (a fronte degli oltre 900 milioni evidenziati per BPVI) ? Ecco il testo relativo a quelle che, in

assenza di precisazioni, possono apparire come indebite pressioni di Barballo, Bankitalia, su Veneto Banca

e, indirettamente, su BCE: "Il dott. Barbagallo ha invitato la Banca ad avere un rapporto pienamente

collaborativo con gli ispettori (di BCE, ndr!) per una corretta valutazione del fenomeno, e che sarebbe molto

apprezzato un atteggiamento proattivo, invitando quindi ad una collaborazione intelligente, spontanea e in

buona fede. Il direttore Generalo Carrus precisa che, dal punto di vista tecnico, il dott. Barbagallo ha

chiarito che l'interpretazione dell'assistenza finanziaria deve considerare non tanto la mera consecutio

temporis, tra Il finanziamento e l'acquisizione delle azioni, ma più in generale l'acquisizione a leva con

l'utilizzo quindi di fondi non propri. Il dott. Barbagallo afferma che Banca d'Italia guarderà molto

attentamente la nostra Banca, anche per la singolare situazione verificatasi nella concentrazione di questa

problematica in due banche della stessa Regione. Il dott. Barbagallo ha tenuto a sottolineare quindi che,

pur accordando a Veneto Banca una posizione di particolare frammentazione di questi finanziamenti, non

avendo trovato nell'ispezione particolari importi significativi, ha chiesto la continuazione dell'ispezione da

parte del team del dott. Nardone (team della BCE, ndr!), ovviamente chiedendo ancora una volta che vi sia

la nostra massima collaborazione..." 5 Bis Il dr. Barbagallo sembra avere un'attenzione particolare nei

confronti di Veneto Banca e infatti, dopo aver presenziato alla consegna del rapporto ispettivo del 6

novembre 2013, quando ne aveva i poteri, il 27 agosto 2015 incontra a Roma (vedi sopra) un consigliere di

Veneto Banca all'epoca del presidente Favotto e a maggio 2016 il Cda di Ambrosini si presenta a

Francoforte alla BCE (sono presenti Ambrosini, de Franceschi e Carrus) a presenziare all'incontro a

sorpresa c'è anche Barbagallo. Dal 4 novembre 2014 Veneto Banca come altre 13 banche italiane era

passata alla vigilanza Bce. In che veste quindi è per incarico di chi 19 mesi dopo il passaggio di Veneto

Banca alla vigilanza europea agiva ancora Barbagallo? Barbagallo ha presenziato anche per le altre

banche italiane in situazioni analoghe? Per la Banca Popolare di Vicenza è stato altrettanto assiduo di

persona? 5 Ter In più occasioni Banca d'Italia ha dichiarato che la Popolare di VIcenza era stata posta

sotto osservazione sin dal 2013: perché quindi (dossier Etruria, Veneto Banca, Marostica, Carife...) viene

considerata Banca aggregante anche per tutto il 2014? Perchè viene autorizzato a fine 2014 l'aumento di

capitale in Cattolica assicurazioni, viene autorizzato l'acquisto di sportelli di Carife? E perchè all'assemblea

del 26 aprile 2014 Zonin lancia ancora proclami su possibili acquisizioni giustificando con queste la

necessità di un nuovo aumento di capitale? ... 6 - sul caso, intrecciato, della Bene Banca, piccola Bcc del

cuneese, commissariata nel 2013 - uno degli intrecci tra Roma e Vicenza - , piccola Bcc del cuneese,

commissariata nel 2013 chiedere perché l'uomo inviato da Banca d'Italia a commissariarla, Giambattista

Duso, che era anche amministratore delegato di Marzotto Sim, società di intermediazione mobiliare

partecipata al 9.8% da Popolare di Vicenza, aveva depositato subito quasi tutta la liquidità dell'istituto

piemontese (cioè l'80% del Patrimonio di Vigilanza della Bcc benese) in Banca Popolare di Vicenza,

operazione questa passibile di segnalazione alla Vigilanza Centrale in quanto attività definita di "grande

rischio", peraltro effettuata a valere su di un rapporto di c/c aperto su iniziativa del Duso stesso a soli 6 gg

dall'insediamento? 6 BIS Visto che l'ex presidente di Banca Bene, Francesco Bedino, denunciò il conflitto

d'interessi di Duso, quali determinazioni assunse Banca d'Italia al riguardo. 6 TER Le risultano altre

operazioni analoghe di deposito di liquidità di altre Bcc o altri istituti di piccole dimensioni su c/c presso la

BPVi e, se sì, perché e come questo avvenne proprio nel momento in cui si palesavano le crescenti

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Page 13: CONFIMI · INDICE CONFIMI 06/11/2017 La Citta di Salerno - Nazionale Assalto di emendamenti per la manovra di bilancio 6 CONFIMI WEB 05/11/2017 Nuova Rassegna 17:35

difficoltà anche di liquidità della Popolare Vicentina? 6 QUATER Perchè nelle inchieste contro il

Commissario Giambattista Duso la Procura di Cuneo si è avvalsa della collaborazione quale CTU di un ex

funzionario di Banca d'Italia? Come mai il PM di Cuneo, dott. Maurizio Picozzi (con un passato in Banca

d'Italia), archivia ogni denuncia contro il Commissario, sorvolando su una precisa annotazione di p.g. ove

gli inquirenti hanno individuato con dovizia di particolari la violazione della normativa sul conflitto di interessi

(Art.136 TUB) in ordine all'avvio della relazione commerciale tra Bene Banca commissariata e Marzotto

Sim, ove lo stesso commissario era Amministratore Delegato ? 7 - perché le 4 banche dell'Italia del centro

nord (Etruria, Marche, Chieri e Ferrara), le prime ad essere "risolte", furono costrette da Bankitalia a

valorizzare le sofferenze al 17.6% invece che al 40% come ancora oggi fanno tutte le banche, Intesa

inclusa, che, se fosse costretta a utilizzare quell'abbattimento di valore, andrebbe essa stessa in

risoluzione? 8 facendo specifico riferimento agli unici tre nomi fatti in Commissione, Banca d'Italia si è

smarcata dalle accuse di "porte girevoli" per Giannanndrea Falchi, addirittura ex capo segreteria del

Direttorio durante la gestione di Mario Draghi, e gli ex ispettori, sia pure non coinvolti direttamente in

verifiche su BPVi e controllate, Luigi Amore e Mariano Sommella usciti da Via Nazionale e "entrati" in Via

Btg. Framarin. Ma altri sono i soggetti (Magistratura, Guardia di Finanza, Prefetti, Ambasciatori, etc.) che

sono stati ingaggiati dalla Banca Popolare di Vicenza, anche provenienti da Bankit e che hanno addirittura

fatto parte del Team Ispettivo oggetto di scandalo (2001). Tra questi il dott. Lucio Menestrina, entrato in

Banca Popolare di Vicenza immediatamente dopo la visita ispettiva del 2001. Appena lasciata la Banca

d'Italia il dr. Menestrina entra in Banca Popolare di Vicenza per fare che il CFO ovvero il responsabile

finanziario che comprendeva anche la gestione del rischio proprietario, il capitale della Banca, come si può

rilevare dal CV del dott. Menestrina inviato a Borsa Italiana. Oltre a Menestrina, dimenticato nelle citazioni

stampa, risulta che altri ex dipendenti di Bankitalia siano entrati poi in BPVi. Come Banca d'Italia valutò,

anche dal punto di vista di tutto il patrimonio di "relazioni" che portavano con sé, la presenza manifesta

nello stesso Istituto o in sue controllate di altri funzionari anche dello Stato come il ragioniere generale

Monorchio, che per la GdF avrebbe lui stesso sottoscritto operazioni "baciate"? Di queste operazioni

Bankitalia ebbe mai contezza? 8 BIS È configurabile per questo ed eventuali altri casi simili un conflitto di

interesse, posto che in base alla legge anticorruzione del 2012 è vietato ai pubblici dipendenti lo

svolgimento, per i tre anni successivi all'uscita dal settore pubblico, di svolgere attività lavorativa presso

soggetti privati nei confronti dei quali il dipendente abbia esercitato, negli ultimi tre anni di servizio, poteri

autoritativi o negoziali per conto dell'Amministrazione? E' previsto il divieto per componenti di autorità ed

organi di vigilanza e supervisione (com'è Bankitalia) di intrattenere, nei due anni successivi alla cessazione

dell'impiego, rapporti di collaborazione, consulenza o impiego con i soggetti regolati o vigilati? 9 - come mai

è stata negata durante la gestione passata a Veneto Banca l'autorizzazione a vendere Bim alla cordata

D'Agui, De Benedetti e Montezemolo che offrivano 500 milioni di € ed oggi è stata autorizzato un fondo che

ha offerto 24 milioni? In quale conto tenete l'interesse dei soci? 10 - È vero ciò che ha detto il presidente

Zonin ai magistrati, cioè che "all'esito della ispezione 2012 Bankitalia ha preso atto che i nostri crediti erano

assistiti da importanti garanzie ipotecarie e, quindi, ha ritenuto che non vi fosse la necessità di rafforzare gli

accantonamenti sui crediti"? 10 BIS Come mai nella stessa ispezione del 2012 gli uomini guidati da

Giampaolo Scardone non si sono accorti delle cosiddette "baciate" (acquisto di azioni finanziato dalla

banca) per centinaia di milioni? 10 TER L'ispezione del 2013 si era conclusa con un giudizio parzialmente

sfavorevole" relativamente al rischio di credito. Può Barbagallo illustrare in sintesi le conclusioni e illustrare

il percorso delle precedenti ispezioni (dal 2001 che aveva addirittura prodotto una segnalazione alla AG)?

Risulta che siano state effettuate altre ispezioni nel 2008-2009 (ma non è ancora possibile visionare gli atti

per problemi informatici)? Come mai dopo diverse ispezioni tutte con esito sfavorevole o parzialmente

sfavorevole BI non è intervenuta con il commissariamento ? 3) Come mai a ottobre 2014 la Banca d'Italia

ha detto che la banca di Zonin aveva superato i cosiddetti stress test mentre la Bce ha detto che non li

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Page 14: CONFIMI · INDICE CONFIMI 06/11/2017 La Citta di Salerno - Nazionale Assalto di emendamenti per la manovra di bilancio 6 CONFIMI WEB 05/11/2017 Nuova Rassegna 17:35

aveva superati? QUATER Perché solo il giorno della "promozione" la Banca d'Ita lia ha chiesto a Zonin

spiegazioni sul riacquisto di azioni proprie non autorizzato? QUINQUE Come mai l'ispezione sulle "baciate"

è partita a febbraio 2015, cioè ben un anno e mezzo dopo la asserita scoperta di analogo grave fenomeno

nella vicina Veneto Banca? SEX Come mai la vigilanza ha fatto fuori nella primavera 2015 il direttore

generale di Vicenza Samuele Sorato lasciando al suo posto Zonin? SEPTEM Perché la Banca d'Italia ha

vietato a Zonin di fare nuove acquisizioni il 4 giugno 2008 e ha revocato il divieto il 2 novembre 2011?

OCTOPerché - visto l'esito "parzialmente sfavorevole" dell'ispezione 2012, in cui, pur non vedendo le

"baciate", sono state rilevate criticità nella gestione del credito -dal 2013 la Banca d'Italia ha scelto Zonin

come salvatore della banche in difficoltà, in particolare di Etruria e Veneto Banca? NOVEM Perché la

Banca d'Italia ha notificato la procedura sanzionatoria a Zonin e soci il 10 luglio 2016, oltre il limite di 90

giorni dall'accertamento delle violazioni, ponendo così le premesse per l'annullamento delle multe da 3,6

milioni? 11 Il leader delle Fondazioni bancarie Giuseppe Guzzetti e il capo del Fondo Atlante Alessandro

Penati hanno denunciato che i prospetti informativi per l'aumento di capitale di Vicenza della primavera

2016 erano falsi. Infatti pochi mesi dopo che Atlante aveva versato il miliardo e mezzo l'amministratore

delegato Francesco Iorio è stato cacciato, e il suo successore Fabrizio Viola ha diagnosticato un buco di 3

miliardi. Domanda per Barbagallo e anche per Apponi: Bankitalia e Consob hanno già "tempestivamente

segnalato all'autorità giudiziaria"o ci faranno sapere tra qualche anno, come d'abitudine? 10) Perché la

Banca d'Italia ha notificato la procedura sanzionatoria a Zonin e soci il 10 luglio 2016, oltre il limite di 90

giorni dall'accertamento delle violazioni, ponendo così le premesse per l'annullamento delle multe da 3,6

milioni? VENETO BANCA 1) Il 5 novembre 2013 Barbagallo scrive alla procura di Treviso una lettera in cui

illustra le risultanze della ispezione a Veneto Banca. Il giorno dopo la procura apre un fascicolo d'indagine.

Su che base è stato aperto il fascicolo, visto che la lettera di Barbagallo non indica ipotesi di reato? BIS)

Perché trascorre un anno dalla lettera prima che Consoli venga indagato per ostacolo alla vigilanza? Ha

rilievo il fatto che sia proprio l'anno durante il quale Bankitalia lo pressa perché consegni la banca a Zonin?

TER ) Consoli è accusato di ostacolo alla vigilanza per aver detto alla Banca d'Italia di avere un patrimonio

di 2 miliardi anziché di 1,6 miliardi "come rettificato" dagli ispettori. Come mai però il bilancio 2013 di

Veneto Banca indica 2 miliardi di patrimonio di vigilanza e nessuno contesta a Consoli il falso in bilancio?

QUATER ) Nella lettera alla procura Barbagallo dice di aver ordinato a Consoli e compagnia di fondere

Veneto Banca con una banca più sana e sparire dalla circolazione. Perché Consoli rimane alla guida di

Veneto Banca per quasi altri due anni, fino al luglio 2015? QUINQUE Consoli è accusato di aggiotaggio per

aver sopravvalutato il valore delle azioni di Veneto Banca, poi andate in fumo per totali 5 miliardi di euro.

Perché Bankitalia e Consob non hanno avvertito i soci di Veneto Banca del fatto che le loro azioni erano

pericolosamente sopravvalutate a causa di un reato in corso? SEX Perché la Banca d'Italia, che oggi

rivendica di aver denunciato Consoli a novembre 2013, ha ritenuto di tenere tutto sotto la protezione del

segreto d'ufficio per anni senza far sapere niente ai 75 mila soci di Veneto Banca che alla fine hanno perso

tutti i loro soldi, cioè 5 miliardi? 7) Ma una questione andrebbe finalmente chiarita: perché il dossier su

Consoli Veneto Banca è arrivato alla Procura di Roma, che per una convenzione in essere utilizza Ctu di

Bankitalia, che accusa e che ha suoi funzionari utilizzati come Ctu invece che Ctu terzi che certifichino le

sue accuse, a differenza delle indagini su Zonin BPVi che sono rimaste a Vicenza pur in presenza di ipotesi

di reato coincidenti? Risulta, come da querela del dr Schiavon ex presidente del tribunale di Treviso, che il

Ctu di cui sopra della procura di Roma fornisse notizie anche al dr Barbagallo di Bankitalia ed alla d.ssa

Mastrodomenico di Bce? Se sì, perchè?

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Page 15: CONFIMI · INDICE CONFIMI 06/11/2017 La Citta di Salerno - Nazionale Assalto di emendamenti per la manovra di bilancio 6 CONFIMI WEB 05/11/2017 Nuova Rassegna 17:35

Via alle audizioni per la Manovra. Banche, in arrivo le trimestrali I vip che hanno dichiarato bancarotta MILANO -  Manovra e banche protagoniste della settimana

economico-finanziaria. Dopo l'arrivo del testo in Parlamento, lunedì scatterà la consueta raffica di audizioni.

Le commissioni Bilancio congiunte di Camera e Senato ascolteranno Istat, Sbilanciamoci, Abi, Ania,

sindacati, Rete Imprese Italia, Alleanza Cooperative italiane, Confindustria, Confapi, Confimi,

Confprofessioni, Confedilizia e Ance. Martedì mattina appuntamento invece per Cnel, Banca d'Italia, Corte

dei Conti e Upb. Nel pomeriggio, Anci, Upi e Conferenza delle Regioni e delle Province autonome. A

chiudere - come sempre - sarà il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan alle 20. Venerdì 10 novembre

alle 12 è invece fissato il termine per presentare gli emendamenti. Settimana fitta anche sul fronte bancario.

Appuntamento clou in programma giovedì quando òla commissione bicamerale di inchiesta tornerà ad

ascoltare il capo del dipartimento Vigilanza bancaria e finanziaria di Banca d'Italia, Carmelo Barbagallo, e il

direttore generale della Consob, Angelo Apponi, "per approfondire i rapporti tra le due istituzioni in

riferimento alle banche venete". All'origine della riconvocazione, la volontà di chiarire alcuni elementi emersi

nelle precedenti audizioni e che sono apparsi in contraddizione tra loro. Un intervento, quello di Barbagallo

e Apponi, "all'americana", cioè con entrambi gli interessati presenti simultanemente. Ma è una settimana

importante per tutto il settore bancario visto che i principali istituti di credito comunicheranno in settimana i

propri conti relativi al terzo trimestre. Si partirà martedì con Intesa Sanpaolo e Mps, proseguendo mercoledì

con Unicredit e Banca Generali. Giovedì attesi invece i conti di Ubi e Banco Bpm. © Fornito da La

Repubblica Sul fronte industriale fari puntati sul tavolo sindacati-Ilva al Mise. Il primo appuntamento è in

programma giovedì 9, quando si discuterà esclusivamente di piano industriale, il martedì successivo

l'incontro verterà invece sul tema del piano ambientale. Le rappresentanze dei lavori attendono dalle due

riunioni importanti indicazioni da Amn InvestCo, la società che si è aggiudicata l'Ilva. Per i due piani,

l'investitore mette sul piatto 2,4 miliardi di euro che si aggiungono al miliardo e 800 milioni che Am Investco

(Arcelor Mittal e Marcegaglia) pagherà per l'acquisizione formale dell'azienda dopo la sottoscrizione a

giugno del relativo contratto. LUNEDI' 6 NOVEMBRE - Manovra: al Senato in commissioni Bilancio

congiunte di Camera e Senato audizioni di Istat, Abi, Ania, sindacati, Confindustria, Confedilizia, Ance. -

Agcom: consiglio a Roma. - Eni: convegno "I progetti di alternanza scuola lavoro e apprendistato di primo

livello" a Taranto. - Talent Garden e Google: a Milano conferenza stampa di presentazione di "Google for

Entrepreneurs", con la sottosegretaria Maria Elena Boschi. - Generali: a Milano conferenza stampa con l'ad

Marco Sesana. - Apertura dell'Annual Assicurazioni a Milano, con il presidente di Ania Farina, il Ceo di Axa

Italia Cohen, l'ad di Generali Italia Sesana, il ceo di Zurich Italia Candia, l'ad di Genialloyd Felician, l'ad di

Poste Assicura Cappiello. - Eurogruppo a Bruxelles con il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan.

MARTEDI' 7 NOVEMBRE - Istat: commercio al dettaglio settembre; nota mensile sull'andamento

dell'economia italiana di ottobre. - Manovra: al Senato in commissioni Bilancio congiunte  audizioni di

Padoan, Cnel, Bankitalia, Corte Conti, Upb, Anci, Upi, Regioni, Province. - Banche Venete: a San Macuto

audizione presso la Commissione d'inchiesta sulle banche dei commissari liquidatori. - Confcommercio: a

Roma decimo Forum nazionale dei Giovani Imprenditori con Giuliano Poletti, ministro del Lavoro, Tito

Boeri, presidente Inps, Domenico Arcuri, ad Invitalia. - Sud: presentazione alla Camera del Rapporto

Svimez 2017 sull'economia del Mezzogiorno. - Digitale: alla Camera convegno "Digitalizzazione, Crescita e

Nuove Opportunità per il Sistema Paese" con Casero, viceministro Economia, Antonio D'Alì, commissione

parlamentare di inchiesta sul sistema bancario. - Abi: premiazione "Fuoriclasse della scuola" con il

presidente Antonio Patuelli. - Cnel: seminario a Roma "La robotica e il lavoro: uomini e/o macchine?" con il

presidente Tiziano Treu e Teresa Bellanova, viceministro per lo Sviluppo economico. - Ance: presentazione

del libro "De Terraemotu", a cura di Remo Calzona - Confindustria: assemblea generale Bergamo con il

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Page 16: CONFIMI · INDICE CONFIMI 06/11/2017 La Citta di Salerno - Nazionale Assalto di emendamenti per la manovra di bilancio 6 CONFIMI WEB 05/11/2017 Nuova Rassegna 17:35

presidente Vincenzo Boccia. - Cisl: consiglio generale Ust Cisl di Belluno-Treviso, a Cison. - Inaugurazione

Eicma 75 Esposizione Internazionale Ciclo e Motociclo a Milano, con il presidente di Confindustria

Vincenzo Boccia. - Mps: conti trimestrali e conference call. - Intesa Sp: dati societari. - Bce: a Francoforte

discorso di apertura del presidente Mario Draghi al secondo Forum sulla supervisione bancaria. - Ecofin a

Bruxelles con il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. - Ue: vendite al dettaglio settembre. - Petrolio:

Opec presenta il "World oil outlook". (AGI) Ila (Segue) MERCOLEDI' 8 NOVEMBRE - Ice: prima edizione a

Roma del Forum "Invest in Italy" con il presidente Scannavini. - Confindustria: seminario Csc "Innovazione:

gli effetti su lavoro e performance delle imprese" a Roma con il presidente Vincenzo Boccia. - Povertà:

presentazione a Roma rapporto di Alleanza contro la povertà in Italia, "Dal Sia al Rei: una valutazione". -

Lavoro: iniziativa del ministero "L'Europa dei cittadini. Per un futuro di inclusione, crescita ed equità sociale"

a Roma con i segretari generali della Cgil, Susanna Camusso, e della Uil, Carmelo Barbagallo. -

Confcommercio: a Roma Forum nazionale dei Giovani Imprenditori con il presidente Carlo Sangalli. - Fisco:

audizione del direttore dell'Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini a San Macuto sull'evasione fiscale.

- Enel: dati terzo triemestre e conference call. - Inwit: conference call su risultati al 30 settembre. - Petrolio:

scorte di greggio.

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Page 17: CONFIMI · INDICE CONFIMI 06/11/2017 La Citta di Salerno - Nazionale Assalto di emendamenti per la manovra di bilancio 6 CONFIMI WEB 05/11/2017 Nuova Rassegna 17:35

Via alle audizioni per la Manovra. Banche, in arrivo le trimestrali Via alle audizioni per la Manovra. Banche, in arrivo le trimestrali Agenda dei mercati. Dopo l'arrivo del testo

parte il consueto ciclo di interventi, chiuderà Padoan martedì sera. Confronto Bankitalia-Consob

"all'americana" sulle venete. Attesi i conti dei principali istituti di credito 05 Novembre 2017 (ansa) MILANO

- Manovra e banche protagoniste della settimana economico-finanziaria. Dopo l'arrivo del testo in

Parlamento, lunedì scatterà la consueta raffica di audizioni. Le commissioni Bilancio congiunte di Camera e

Senato ascolteranno Istat, Sbilanciamoci, Abi, Ania, sindacati, Rete Imprese Italia, Alleanza Cooperative

italiane, Confindustria, Confapi, Confimi, Confprofessioni, Confedilizia e Ance. Martedì mattina

appuntamento invece per Cnel, Banca d'Italia, Corte dei Conti e Upb. Nel pomeriggio, Anci, Upi e

Conferenza delle Regioni e delle Province autonome. A chiudere - come sempre - sarà il ministro

dell'Economia Pier Carlo Padoan alle 20. Venerdì 10 novembre alle 12 è invece fissato il termine per

presentare gli emendamenti. Settimana fitta anche sul fronte bancario. Appuntamento clou in programma

giovedì quando òla commissione bicamerale di inchiesta tornerà ad ascoltare il capo del dipartimento

Vigilanza bancaria e finanziaria di Banca d'Italia, Carmelo Barbagallo, e il direttore generale della Consob,

Angelo Apponi, "per approfondire i rapporti tra le due istituzioni in riferimento alle banche venete".

All'origine della riconvocazione, la volontà di chiarire alcuni elementi emersi nelle precedenti audizioni e che

sono apparsi in contraddizione tra loro. Un intervento, quello di Barbagallo e Apponi, "all'americana", cioè

con entrambi gli interessati presenti simultanemente. Ma è una settimana importante per tutto il settore

bancario visto che i principali istituti di credito comunicheranno in settimana i propri conti relativi al terzo

trimestre. Si partirà martedì con Intesa Sanpaolo e Mps, proseguendo mercoledì con Unicredit e Banca

Generali. Giovedì attesi invece i conti di Ubi e Banco Bpm. Sul fronte industriale fari puntati sul tavolo

sindacati-Ilva al Mise. Il primo appuntamento è in programma giovedì 9, quando si discuterà

esclusivamente di piano industriale, il martedì successivo l'incontro verterà invece sul tema del piano

ambientale. Le rappresentanze dei lavori attendono dalle due riunioni importanti indicazioni da Amn

InvestCo, la società che si è aggiudicata l'Ilva. Per i due piani, l'investitore mette sul piatto 2,4 miliardi di

euro che si aggiungono al miliardo e 800 milioni che Am Investco (Arcelor Mittal e Marcegaglia) pagherà

per l'acquisizione formale dell'azienda dopo la sottoscrizione a giugno del relativo contratto. LUNEDI' 6

NOVEMBRE - Manovra: al Senato in commissioni Bilancio congiunte di Camera e Senato audizioni di Istat,

Abi, Ania, sindacati, Confindustria, Confedilizia, Ance. - Agcom: consiglio a Roma. - Eni: convegno "I

progetti di alternanza scuola lavoro e apprendistato di primo livello" a Taranto. - Talent Garden e Google: a

Milano conferenza stampa di presentazione di "Google for Entrepreneurs", con la sottosegretaria Maria

Elena Boschi. - Generali: a Milano conferenza stampa con l'ad Marco Sesana. - Apertura dell'Annual

Assicurazioni a Milano, con il presidente di Ania Farina, il Ceo di Axa Italia Cohen, l'ad di Generali Italia

Sesana, il ceo di Zurich Italia Candia, l'ad di Genialloyd Felician, l'ad di Poste Assicura Cappiello. -

Eurogruppo a Bruxelles con il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. MARTEDI' 7 NOVEMBRE - Istat:

commercio al dettaglio settembre; nota mensile sull'andamento dell'economia italiana di ottobre. - Manovra:

al Senato in commissioni Bilancio congiunte audizioni di Padoan, Cnel, Bankitalia, Corte Conti, Upb, Anci,

Upi, Regioni, Province. - Banche Venete: a San Macuto audizione presso la Commissione d'inchiesta sulle

banche dei commissari liquidatori. - Confcommercio: a Roma decimo Forum nazionale dei Giovani

Imprenditori con Giuliano Poletti, ministro del Lavoro, Tito Boeri, presidente Inps, Domenico Arcuri, ad

Invitalia. - Sud: presentazione alla Camera del Rapporto Svimez 2017 sull'economia del Mezzogiorno. -

Digitale: alla Camera convegno "Digitalizzazione, Crescita e Nuove Opportunità per il Sistema Paese" con

Casero, viceministro Economia, Antonio D'Alì, commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario.

- Abi: premiazione "Fuoriclasse della scuola" con il presidente Antonio Patuelli. - Cnel: seminario a Roma

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Page 18: CONFIMI · INDICE CONFIMI 06/11/2017 La Citta di Salerno - Nazionale Assalto di emendamenti per la manovra di bilancio 6 CONFIMI WEB 05/11/2017 Nuova Rassegna 17:35

"La robotica e il lavoro: uomini e/o macchine?" con il presidente Tiziano Treu e Teresa Bellanova,

viceministro per lo Sviluppo economico. - Ance: presentazione del libro "De Terraemotu", a cura di Remo

Calzona - Confindustria: assemblea generale Bergamo con il presidente Vincenzo Boccia. - Cisl: consiglio

generale Ust Cisl di Belluno-Treviso, a Cison. - Inaugurazione Eicma 75 Esposizione Internazionale Ciclo e

Motociclo a Milano, con il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia. - Mps: conti trimestrali e conference

call. - Intesa Sp: dati societari. - Bce: a Francoforte discorso di apertura del presidente Mario Draghi al

secondo Forum sulla supervisione bancaria. - Ecofin a Bruxelles con il ministro dell'Economia Pier Carlo

Padoan. - Ue: vendite al dettaglio settembre. - Petrolio: Opec presenta il "World oil outlook". (AGI) Ila

(Segue) MERCOLEDI' 8 NOVEMBRE - Ice: prima edizione a Roma del Forum "Invest in Italy" con il

presidente Scannavini. - Confindustria: seminario Csc "Innovazione: gli effetti su lavoro e performance delle

imprese" a Roma con il presidente Vincenzo Boccia. - Povertà: presentazione a Roma rapporto di Alleanza

contro la povertà in Italia, "Dal Sia al Rei: una valutazione". - Lavoro: iniziativa del ministero "L'Europa dei

cittadini. Per un futuro di inclusione, crescita ed equità sociale" a Roma con i segretari generali della Cgil,

Susanna Camusso, e della Uil, Carmelo Barbagallo. - Confcommercio: a Roma Forum nazionale dei

Giovani Imprenditori con il presidente Carlo Sangalli. - Fisco: audizione del direttore dell'Agenzia delle

Entrate, Ernesto Maria Ruffini a San Macuto sull'evasione fiscale. - Enel: dati terzo triemestre e conference

call. - Inwit: conference call su risultati al 30 settembre. - Petrolio: scorte di greggio. - Francia: bilancia

commerciale settembre. - Spagna: produzione industriale settembre. GIOVEDI' 9 NOVEMBRE - Ilva:

incontro sindacati-azienda sul piano industriale. - Banche: audizione congiunta a San Macuto del capo del

dipartimento Vigilanza bancaria e finanziaria di Banca d'Italia, Carmelo Barbagallo, e del direttore generale

della Consob, Angelo Apponi, "per approfondire i rapporti tra le due istituzioni in riferimento alle banche

venete". - Crisi: convegno a Roma "Obbligati a crescere - l'Europa dopo Brexit" con Antonio Patuelli,

presidente dell'Abi, e il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia. - Digitale: Cnel, convegno a Roma

"L'impatto dei processi di digitalizzazione su professioni e occupazione" con il presidente, Tiziano Treu, il

Direttore per l'Occupazione dell'Ocse, Stefano Scarpetta, il presidente Anpal, Maurizio Del Conte,

presidente Inapp, Stefano Sacchi - Confcommercio: convegno a Roma "Le professioni tra rappresentanza

e riforme", con Carlo Sangalli, Luigi Bobba - Enel: a Campagnano di Roma l'ad, Francesco Starace, e il

firettore Global e-Solutions di Enel, Francesco Venturini, presentano il piano di infrastrutture e di

partnership per lo sviluppo della mobilità elettrica in Italia. - Innovazione: a Milano convegno su "Tra un

click e un altro" con il ministro Giuliano Poletti. - Welfare: Confartigianato presenta a Milano le sue proposte

con il ministro Giuliano Poletti. - YouTube: conferenza stampa a Milano per presentare le novità. - Poste:

conference e call sui risultati dei primi nove mesi. - Carta dei diritti: iniziativa del Centro studi Marchesi a

Napoli con il segretario generale della Cgil Susanna Camusso. - P.A.: seminario a Roma "La riforma

amministrativa: bilancio e prospettive", con il ministro Marianna Madia e Vincenzo Boccia, presidente

Confindustria. - Bpm: dati societari. - Generali: dati terzo trimestre. - Unicredit: dati terzo trimestre. -

Leonardo: conference call su risultati primi 9 mesi. - Ue: Commissione pubblica le previsioni economiche. -

Bce: bollettino economico a Francoforte. - Usa: richieste sussidi disoccupazione. - Gb: esportazioni e

bilancia commerciale settembre. VENERDI' 10 NOVEMBRE - Istat: produzione industriale settembre. -

Lavoro: convegno su politiche attive organizzato da Anpal con il ministro Giuliano Poletti. - Luiss: a Roma

Giornata Nazionale Orientagiovani "Il futuro è un'impresa!" con il presidente di Confindustria Vincenzo

Boccia. - Università: giornata di discussione a Roma "L'Università italiana per l'Europa" con il segretario

generale della Cgil Susanna Camusso e il presidente Confindustria Vincenzo Boccia. - Agcom: a Roma in

occasione del 20 anniversario del chapter italiano dell'International istitute of communication, assegnazione

del premio Agcom-Icc "Antonio Preto". - Lavoro: iniziativa a Fidenza con la segretaria generale della Cisl

Annamaria Furlan. - Atlantia: cda su risultati primi nove mesi. - Telecom: trimestrale. - Terna: conti terzo

trimestre e conference call. - Usa: fiducia consumatori novembre. - Gb: produzione industriale e bilancia

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05/11/2017 18:33Sito Web bloomberg.finanza.repubblica.it

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SCENARIO ECONOMIA

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Il caro risparmio Tasse e spese: un conto salato per i cittadini Ferruccio de Bortoli 2

Il risparmio italiano è ben gestito e a costi competitivi? Un interrogativo che L'Economia rilancia pressoché

a ogni numero sottolineando la necessità che gli italiani siano più attenti al loro portafoglio e i gestori e le

reti un po' meno ai loro guadagni. Si tratta di una grande questione nazionale appena affrontata alla

recente Giornata del Risparmio, che è scivolata via nella più tradizionale delle prassi. È un dibattito

destinato a prendere corpo. A diventare di stringente attualità con la nuova normativa europea Mifid2 che

entrerà in vigore il prossimo anno. I clienti delle gestioni patrimoniali riceveranno, a fine 2018, il dettaglio dei

costi sostenuti, in percentuale e in valore assoluto, per investire al meglio (spesso al peggio) i loro risparmi.

E se ne vedranno delle belle o, più facilmente, delle brutte.

La questione

Abbiamo già discusso in precedenti articoli dell'insostenibilità di extracosti, come le commissioni di

incentivo o di performance e quelle di entrata. O altre che riguardano prodotti previdenziali per i quali non vi

è più da tempo alcun vantaggio fiscale. Non è tollerabile, a nostro giudizio, che si superi tranquillamente il 4

per cento di commissioni nel far ruotare, a volte inutilmente, il patrimonio di clienti, ignari di essere oggetto

di politiche societarie di «estrazione» più che di promozione del valore. Non è un atto di accusa nei

confronti di un settore fondamentale dell'economia, come l'industria della gestione del risparmio, ma uno

stimolo ai migliori, e sono tanti, affinché non siano complici dei peggiori, che non sono pochissimi. E un

sommesso richiamo ai regolatori, non particolarmente occhiuti.

Alcuni dati in più, rispetto a quelli che già conosciamo su intollerabili pratiche di costo, possono essere utili

a un discussione serena. Il primo e più significativo riguarda una tendenza in atto nei mercati maggiormente

evoluti, per esempio gli Stati Uniti. Gli investitori privilegiano sempre di più i fondi passivi, che in Italia sono

ancora scarsamente diffusi e conosciuti - costituiti per esempio da Etf - rispetto alle gestioni attive dei fondi

comuni, dei mutual fund. I primi sono decisamente più a buon mercato se si pensa che negli Stati Uniti un

Etf, che replica i titoli azionari dello Standard &Poor's 500, costa lo 0,03 per cento. In Italia un prodotto

analogo è un po' più caro, siamo intorno allo 0,7 per cento, ma vi sono pochi incentivi, da parte di banche e

reti, a collocarlo. In Svizzera, dove il sistema pensionistico integrativo è forte - e per sua natura attento ai

costi - la presenza di fondi passivi ha ormai una penetrazione intorno al 50 per cento.

Le tendenze

Il gigante mondiale del risparmio gestito Vanguard, il cui fondatore Jack Bogle è l'ideatore dei fondi passivi,

nel 2016, secondo Morningstar, ha incrementato il suo patrimonio gestito, negli Stati Uniti, di 277 miliardi di

dollari. Sostanzialmente con i «passivi» raccoglie un miliardo al giorno. E si appresta ad aggredire il

mercato italiano. Fidelity ha diminuito il patrimonio gestito, sempre negli Usa, di 23 miliardi, subendo

un'emorragia sugli attivi di 60 miliardi solo in parte compensata dalla crescita dei passivi. Anche Franklin

Templeton ha fatto registrare una diminuzione cospicua (42 miliardi). Secondo il factbook di Investment

Company Institute, i fondi comuni di investimento aperti, ovvero mutual e institutional fund, valgono a livello

globale, a fine 2016, poco più di 40 mila miliardi, di cui 3 mila 500 in Etf. In Europa, area nella quale

l'industria del risparmio è raddoppiata come valori trattati in dieci anni, poco più di 14 mila miliardi. L'Europa

ha solo il 16 per cento del mercato mondiale degli Etf.

Dietro questo cambiamento di scenario, che non potrà non riguardare presto anche l'Italia, ci sono molti

fattori. Ma uno, in particolare, è decisivo. La trasparenza sui costi e sulle reali performance stimola la

concorrenza e svincola il risparmiatore da una tutela eccessiva dei gestori. Il favore crescente dei fondi

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passivi è determinato anche dalle difficoltà da parte delle gestioni attive, di battere il benchmark, ovvero il

loro obiettivo di riferimento. Secondo uno studio annuale di Standard and Poor's e Dow Jones, l'83 per

cento dei fondi globali attivi, anche su un arco di tempo di 15 anni, non fa meglio dei vari indici di riferimento

azionari. C'è poi il caso dei fondi closet indexer , che si pongono a metà strada tra attivi e passivi, ma che di

fatto in gran parte seguono gli indici. In sintesi, replicano gli Etf ma con commissioni piuttosto elevate. A

livello globale i closet indexer pesano per circa il 20 per cento. In Italia molto di più. E dunque con un

lievitare dei costi che grava sulla clientela. Il mutamento dello scenario competitivo nell'asset management

ha comportato negli Stati Uniti una significativa riduzione delle commissioni che, dal 2000 al 2016 , sono

passate dall'1 per cento allo 0,63 per cento in media, tenendo conto dei costi di gestione, amministrazione

e distribuzione, esclusi eventuali oneri di ingresso e di uscita. L'Europa, in base a una ricerca di

Morningstar, a fine 2016 è intorno all'1 per cento, con l'Italia all'1,42 per cento. La Svizzera, tanto per fare

un raffronto, è allo 0,62 per cento. Se soltanto guardiamo invece ai fondi attivi, la differenza fra le

commissioni applicate nel nostro Paese e quelle nella media degli altri, è ancora più rilevante. Uno studio

accademico del professor Martijn Cremers, pubblicato su Journal of Financial Economics , stima i costi

italiani al 2,59 per cento contro l'1,66 in media a livello internazionale.

L'arrivo della Mifid2 è destinato a lanciare anche in Italia la figura del consulente finanziario, già

largamente diffusa in America. Il consulente è pagato dal risparmiatore e non dovrebbe avere percentuali

sui prodotti collocati. Il suo ruolo è diverso da quello del promotore o del distributore monomandatario. Il

successo dei fondi passivi si deve anche all'affermarsi di questo nuovo intermediario. La tendenza di alcuni

gestori a mettersi in proprio è vista come un pericolo da parte soprattutto delle banche che tendono a

imporre onerosi patti di non concorrenza. Il quesito di fondo è poi legato alla reale indipendenza di questi

nuovi protagonisti del risparmio gestito. In attesa della nuova normativa, non sarebbe disprezzabile - come

sta già avvenendo da parte delle società più attente - uno sforzo di maggiore e immediata trasparenza sui

reali costi delle gestioni, in modo da togliere la pessima impressione che molti clienti hanno di essere

prigionieri corteggiati di un mercato sicuramente ricco solo per coloro che ne detengono le chiavi.

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di Ferruccio de Bortoli ARMI Fonte: Global Fund Investor Experience Study, ottobre 2017, Morningstar

Spese e commissioni dei fondi in tutto il mondo, ecco i voti di Morningstar Paese per Paese, le valutazioni

dello studio appena pubblicato dalla società leader nell'analisi del risparmio gestito Miglior pagella Australia

Olanda N. Zelanda Svezia Stati Uniti In media Danimarca Giappone Corea Norvegia Svizzera Peggior

pagella Belgio Canada Taiwan Sopra la media Sud Africa Tailandia Regno Unito Sotto la media Cina

Finlandia Francia Germania Hong Kong India ITALIA Singapore Spagna In miglioramento In

peggioramento Stabile40 mila miliardi È il valore mondiale degli asset investiti in fondi comuni aperti ed in

Etf e prodotti passivi, secondo le statistiche di Ici, l'Assogestioni a stelle e strisce

Foto:

È il fondatore del gigante mondiale del risparmio gestito Vanguard. Ha inventato i fondi passivi, gli

antesignani

degli Etf, ovvero i portafogli

che si limitano a seguire gli indici di mercato, abbassando al minimo i costi.

Vanguard è uno dei pochi gestori globali americani che manca ancora all'appello sul mercato italiano. Ma il

suo arrivo è già stato pianificato

e annunciato ufficialmente

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IL PUNTO E se l'Europa stesse meglio di quanto pensiamo? Daniele Manca A scorrere le cifre della crescita, l'Europa è un caso di successo. Dal 2014 sia i Paesi dell'Unione, sia quelli

dell'eurozona, continuano a crescere con una percentuale media attorno al 2%. Nel terzo trimestre la

crescita è stata del 2,5%, rispetto allo stesso periodo del 2016, più del 2,3% del secondo trimestre e

battendo le stime di previsione. Il tasso di disoccupazione è sceso sotto il 9%: non accadeva nell'eurozona

dal 2009 (nei 28 Paesi dell'Unione era al 7,5%). Certo, l'Italia è sotto nelle medie della crescita (1,5% nel

2017) e sopra per quanto riguarda la disoccupazione (11,1%). E comunque non c'è la percezione di vivere

in un continente che, grazie soprattutto a un italiano (Mario Draghi alla Bce), è stato in grado di superare

una delle peggiori crisi del mondo occidentale. Anzi, prevale il malessere e il disagio sul futuro, su quello

che attende noi e le prossime generazioni. Eppure siamo in una situazione ideale per rilanciare l'idea di

Europa che, d'accordo, non si può fare in una volta sola come disse Robert Schuman, ma che ha portato

pace, crescita e sviluppo. Di tutto ciò la politica non appare consapevole. Anzi, spesso la Ue viene usata

come capro espiatorio. Lo sarà ancora visti i venti che soffiano in Europa dopo le elezioni tedesche,

austriache e le prossime italiane. Sarebbe necessario, sempre ripensando a Schuman, qualche passo

concreto e qualche sogno in più. Passi concreti come quelli dell'Europa industriale che in embrione si sta

muovendo grazie al coordinamento dei piani tedesco, francese e italiano basati su Industria 4.0. Ai quali

affiancare progetti possibili. Come quello sui «dati» che i cittadini della Ue regalano alle aziende americane

per tentare di rendere l'Europa un attore nel campo dell'intelligenza artificiale. E che dire dei progetti

transnazionali sull'energia? O sulla difesa, terreno ideale per combinare economia e politica? Ma di statisti

in grado di pensare non agli elettori, ma alle generazioni future, se ne vedono pochi in giro.

@daniele_manca

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06/11/2017Pag. 6 N.43 - 6 novembre 2017

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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 06/11/2017 - 06/11/2017 23

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La stanza dei bottoni protagonisti interpreti le due ruote di Tronchetti Altavilla per Snam La finanza etica di Banor: un fondo per l'Unicef. Kerry Kennedy a Palazzo Vecchio Le idee della squadraitaliana di Wpp per l'informazione. Chi è il migliore manager della finanza d'azienda? a cura di Carlo Cinelli e Federico De Rosa Alice e il Cappellaio Matto in bicicletta per New York. Unendo l'utile al dilettevole, Pirelli ha pensato di

celebrare nella Grande Mela il ritorno nel mondo delle gomme da bicicletta. I personaggi della favola di

Lewis Caroll metteranno in scena venerdì «Il raid del Cappellaio Matto» lungo le vie di Manhattan. Alla

pedalata potranno partecipare anche gli ospiti convocati a New York per il lancio di The Cal 2018, lo storico

calendario Pirelli realizzato quest'anno da Tim Walker tutto ispirato ad Alice nel Paese delle Meraviglie. Più

di 500 persone da tutto il mondo raggiungeranno venerdì sera Marco Tronchetti Provera al Manhattan

Center per la «prima» di The Cal. A cui fa da contorno un evento istituzionale, ospitato dal Consolato

italiano: la presentazione del volume «Pirelli Technology & Passion 1872-2017», l'edizione inglese del libro

di Carlo Bellavite Pellegrini aggiornata con la storia più recente del gruppo della Bicocca di cui Tronchetti

parlerà con Patrick Foulis , capo della redazione di New York dell'Economist, e James Fontanella-Kahn del

Financial Times.

I nomi di Snam

Marco Alverà va di corsa. Un anno alla guida di Snam e questa settimana chiama gli stati generali

dell'energia. L'occasione è il 75esimo compleanno della società, che è nata prima dell'Eni ma sembra sul

punto di lanciare una rinascita delle politiche energetiche nazionali proprio nel nome di Enrico Mattei. Per la

prima volta tutti i principali stakeholder Snam - fornitori, clienti, dipendenti, istituzioni, comunità finanziaria,

media, accademici, in tutto più di 500 rappresentanti - si troveranno insieme giovedì al Museo Nazionale

della Scienza di Milano. Chi sono i «names» di Alverà e del presidente Carlo Malacarne ? Sono attesi

Claudio Costamagna , presidente di Cdp e principale socio Snam, i ceo di Saipem e Terna, Stefano Cao e

Luigi Ferraris , Alfredo Altavilla , Coo di Fca e Massimo Mantovani , chief Gas & Lng marketing and power

officer di Eni, oltre al capo della Polizia Franco Gabrielli e a Jonathan Stern dell'Oxford Institute for Energy

Studies. In collegamento video anche il presidente dell'Autorita' per l'Energia Guido Bortoni e il vice

presidente della Commissione Ue Maros Sefcovic .

L'ombrello di Banor

Finanza buona e sana. Sotto l'ombrello di Banor nasce un fondo che investirà in obbligazioni europee, a

rendimento assoluto, per finanziare la lotta alla mortalità infantile dell'Unicef. Recuperando lo spirito

originario dei cosiddetti «fondi etici», il Ceo di Banor Capital, Giacomo Mergoni , presenta oggi al museo

Bagatti Valsecchi di Milano il Banor Sicav euro bond absolute return classe Unicef, gestito da Francesco

Castelli . Con loro al tavolo anche il dg della sezione italiana dell'Ong Onu, Paolo Rozera .

I media visti da Wpp

Il futuro della comunicazione? Dall'alto del suo osservatorio, Wpp, il più grande al mondo nei servizi di

marketing e comunicazione, ha qualche idea. E ne parlerà venerdì al Magna Pars di Milano in occasione

del Forum Wpp-Ambrosetti. Il country manager per l'Italia, Massimo Costa , insieme al managing partner di

Ambrosetti, Valerio De Molli presenteranno il lavoro dell'advisory board italiano di Wpp Italia, composto da

Luca Garavoglia di Campari, Antonio Baravalle di Lavazza, Francesco Pugliese di Conad, Cristina

Scocchia di Kiko, Andrea Zappia di Sky, Luca Colombo di Facebook, Aldo Bisio di Vodafone, Marco

Costaguta di Ltp e Gad Lerner di LaEffe. Si parlerà anche di Città Metropolitane e crescita con il presidente

dell'Anci e sindaco di Bari Antonio De Caro , la sindaca di Torino Chiara Appendino , il sindaco di Genova

Marco Bucci e il governatore lombardo Roberto Maroni . Chiude il ministro Dario Franceschini .

06/11/2017Pag. 14 N.43 - 6 novembre 2017

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Cfo in gara e l'alumno Kpmg

Chi sono i migliori chief financial officer di Piazza Affari? I nomi verranno svelati venerdì a Palazzo

Mezzanotte dal responsabile per l'Italia di Accuracy, Giovanni Foti , che ha istituito il premio insieme ad

Andaf, Borsa italiana ed Elite. Sarà l'occasione per fare anche un punto sui cambiamenti che l'innovazione

sta portando nel mondo della finanza. Ne parleranno i cfo di Borsa, Andrea Maldi , di Illy Caffè, Paolo Fietta

, di Cementir, Massimo Sala , la responsabile mercati di Borsa Barbara Lunghi e il presidente Andaf e

direttore centrale amministrazione e bilancio di Ferrovie, Roberto Mannozzi . Per Mannozzi sarà la seconda

visita settimanale a Palazzo Mezzanotte. Domani sera il manager sarà premiato come alumno dell'anno di

Kpmg da Domenico Fumagalli senior partner di Kpmg Italia e da Renato Guerini presidente degli Alumni e

membro del consiglio di Sorveglianza Ubi.

Kennedy da Nardella

Appuntamento a Firenze per la Robert F. Kennedy for Human Rights, la fondazione presieduta impegnata

da sempre nella difesa dei diritti umani. Il sindaco Dario Nardella farà gli onori di casa a Palazzo Vecchio,

dove insieme a Kerry Kennedy accoglierà un centinaio di ospiti (da Marialina Marcucci , presidente di RFK

Human Rights Italia, all'ex presidente dell'Ice, Riccardo Monti , dall'imprenditore-filantropo Enzo Manes a

Stefano Lucchini di Intesa Sanpaolo). Nel corso della serata sarà presentato il programma del

50°Anniversario della Fondazione, che si celebrerà nel 2018, così come il centenario della nascita di John

Fitzgerald Kennedy .

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Foto:

La Ceo del gruppo di cosmetica Kiko (Percassi) nell'advisory

board

di Wpp Italia

Foto:

La giovane keniota sarà a New York

per il nuovo The Cal

Foto:

Franco Gabrielli (in alto) e Claudio Costamagna, capo della Polizia e presidente Cdp

allo Snam Day

di giovedì

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OLD ECONOMY, risorse insospettabili Ma l'antiquato indice Dow torna a brillare Quando il 26 maggio 2016 il Dow Jones Industrial Average (DJIA) ha compiuto 120 anni, molti lo davano

spacciato. Il paniere delle trenta azioni americane più importanti ed anche quello con più storia, era troppo

vecchio, basato su un sistema illogico e anacronistico, secondo i critici.

Ma ora il Dow Jones si sta prendendo una bella rivincita: in ottobre ha realizzato una performance del

4,3%, migliore degli altri due indici più famosi del mercato Usa, l'S&P500 che é salito «solo» del 2,2% e il

Nasdaq, rivalutato del 3,6%. E anche dall'inizio del 2017 il Dow sta correndo più dell'S&P500: +17% contro

il +14% del rivale. I critici reclamavano che il Dow non si adegua abbastanza velocemente ai tempi: solo nel

2015, per esempio, Apple è entrata nel venerando indice.

I più severi sostenevano che è assurdo il modo in cui è costruito e calcolato: le 30 blue-chip sono

selezionate da un comitato, composto soprattutto da giornalisti finanziari del quotidiano Wall Street Journal

, sulla base del fiuto - niente algoritmi o meccanismi automatici - e anche della rappresentatività dei settori

fondamentali dell'economia americana (con l'eccezione dei trasporti e delle utility, che hanno indici

separati).

L'indice è pesato sulla base dei prezzi delle trenta azioni, non della loro capitalizzazione. Proprio i «vecchi»

settori industriali stanno ora trascinando al rialzo il Dow Jones. Le quotazioni di Caterpillar, per esempio,

sono cresciute del 46% quest'anno, spinte dalla richiesta globale dei suoi bulldozer e macchinari pesanti. E

quelle del costruttore di aeroplani Boeing sono risalite del 66%. La ragione è che le trenta blue chip del

Dow sono grandi multinazionali che stanno beneficiando - più delle altre società quotate - della crescita

sincronizzata di tutte le maggiori economie del mondo, dagli Usa alla Germania, compresa l'Italia. Una

crescita che non si vedeva dal 2007 e che il vecchio Dow rappresenta meglio di altri indici.

M. T. C.

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Foto:

Jim Umpleby, ceo di Caterpillar. La società fa parte dell'indice Dow Jones, produce bulldozer e da gennaio

è salita del 46%

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Legge di Bilancio Il target Gli under 35 occupati sono 5 milioni e rappresentano appena il 22% del totale Leprevisioni Secondo il governo si potrebbero creare 423.800 posti stabili nel 2018 LAVORO E INCENTIVIASSUNZIONI Mix di nuovi bonus per i giovani L'apprendistato «vince» il test di convenienza sui contributi ma restano le difficoltà applicative LASTAFFETTA Il vecchio incentivo sull'alternanza lascerà il posto allo sconto al 100 per cento dei contributiper chi assume studenti e apprendisti Francesca Barbieri Con la legge di Bilancio si amplia il mix di strumenti per favorire nuove assunzioni L'apprendistato costa

meno, ma fatica a decollare Un nuovo tassello nel puzzle di incentivi per il lavoro dei giovani. Da gennaio

l'esonero contributivo strutturale previsto dal disegno di legge di Bilancio porterà in dote alle imprese che

assumono giovani lo sconto del 50% dei contributi per tre anni. Una misura che si affiancherà agli altri

incentivi esistenti, comei bonus per l'assunzione di giovani iscritti al programma europeo Youth Guarantee

e quello per l'inse­ rimento di giovani e disoccupati nelle Regioni del Sud che dovrebbero essere rifinanziati

con una dote complessiva di 500 milioni. Dal test di convenienza realizzato dal Sole 24 Ore sulla platea dei

principali bonus assunzione esistenti risulta che è l'apprendistato la formula più conveniente. Fatica però a

decollare a causa delle difficoltà burocratiche. pagina 3 Nove formule al test di convenienza Il costo del

lavoro per un impiegato di 5° livello di un'azienda commerciale con 35 dipendenti assunto a tempo

indeterminato o come apprendista (professionalizzante) con paga del settimo livello 2.000 1.900 1.800

1.700 1.600 1.500 1.400 1 .300 1.200 Retribuzione lor da me nsile 1.497 euro 1.937 1.717 1.717 1.687

1.677 1.497 1.497 1.425 1.272 Assunzione senza agevolazioni Bonus Fornero donne Neoassunti under 35

legge di Bilancio 2018 Bonus alternanza legge di Bilancio 2018 Beneficiari di Naspi Bonus giovani Neet-

tempo indeterminato Bonus occupazione Sud Retribuzione lor da me nsile 1.272 euro Apprendisti contratto

professionalizzante Bonus giovani Neet-apprendista Puzzle di incentivi per il lavoro dei giovani. Dal bonus

Neet all'aiuto per il Sud, passando per gli "sconti" legati a doppio filo con il contratto di apprendistato, la

nuova agevolazione prevista dal disegno di legge di Bilancio, ora all'esame del Senato, si inserirà da

gennaio in un quadro di misure che puntano allo stesso obiettivo, ma che finora hanno prodotto risultati

altalenanti. Gli ultimi dati Istat fotografano un mercato del lavoro che a settembre, mese simbolo della

ripresa delle attività, si è sostanzialmente fermato, con i contratti a tempo determinato in lieve crescita (mille

posti in più), mentre è arretrata l'occupazione stabile (­18mila).I giovani pagano il conto più salato: 17% di

occupati tra gli under 25 rispetto al 73,3% della fascia 35­49 anni, mentre la disoccupazione junior ha

ripreso quota, vicina al 36%, contro l'8,8% dei senior. Nella classe 15­35 anni gli occupati sono poco più di 5

milioni, appena il 22% del totale. Il bonus strutturale previsto dalla Manovra, secondo le stime del governo

nella relazione tecnica, nel 2018 potrebbe creare 423.800 posti stabili per giovani al di sotto dei 35 anni.

Solo per l'anno prossimo l'incentivo­ che si traduce nel dimezzamento dei contributi previdenziali del datore

di lavoro, per un triennio, e con il tetto annuo di 3mila euro­ riguarderà le assunzioni in pianta stabile di

under 35, mentre dal 2019 il limite scenderàa 30 anni. Per beneficiare dello "sconto" l'impresa non dovrà

aver effettuato licenziamenti nella stessa unità produttiva sei mesi prima dell'assunzione del giovane e non

dovrà licenziare il neoassunto nei sei mesi successivi (o un lavoratore con la stessa qualifica impiegato

nella stessa unità produttiva). Accanto a questo incentivo, come detto, ci sono altre misure di agevolazione

per le imprese che da gennaio amplieranno gli organici. In base al test di convenienza re­ alizzato dal Sole

24 Ore mettendoa confronto il costo di un'assunzione sotto il profilo contributivo (si veda l'infografica in

alto), l'apprendistato si conferma la formula con più appeal. La retribuzione lorda è più bassa (grazie alla

possibilità di sottoinquadrare il giovane fino a due livelli inferiori) e i contributi Inps sono intorno al 12%

(rispetto all'aliquota piena del 29,41%). Lo sconto sui costi, poi, può arrivare fino a 48 mesi (o 72 in caso di

qualifiche artigiane), perché si estende fino all'anno successivo alla scadenza del periodo di formazione.

06/11/2017Pag. 1.3

diffusione:97980tiratura:140038

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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 06/11/2017 - 06/11/2017 27

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Nonostante questo, la formula non è mai decollata: i 267mila contratti siglati nel 2016, pur in crescita

rispetto ai 206mila del 2015, restano pochi su 9,4 milioni di attivazioni. Tante le ragioni del mancato

successo, a partire dalle frequenti modifiche delle regole: per le imprese sotto 9 dipendenti, ad esempio, c'è

stato uno sgravio totale dei contributi a carico del datore, ma solo dal 2012 al 2016, che ora ha lasciato

spazio alle regole precedenti. «È uno strumento- spiega Maurizio Del Conte, presidente Anpal, Agenzia

nazionale politiche attive del lavoro ­ che sconta la difficoltà degli adempimenti amministrativi richiesti e, al

tempo stesso, una marcata frammentazione nelle sue modalità attuative, poiché i piani formativi delle

imprese devono essere predisposti sulla base delle specifiche linee guida fissate da ogni singola Regione».

Nella Manovra ci sono comunque dei tentativi per incentivare l'apprendistato: viene riconosciuto lo sconto,

per un massimo di 12 mesi, in caso di conversionea tempo indeter­ minato ed è riconosciuto l'esonero totale

(al 100%, invece che al 50%) nel caso di assunzione in pianta stabile di ragazzi che hanno svolto presso il

datore alternanza scuola­lavoro per almeno il 30% del totale delle ore previste,o periodi di apprendistato di

primo o di terzo livello (pochissimi i contratti finora siglati, 7.942 in media all'anno per il primo livelloe 840

per il terzo livello). Quest'ultima misura prende il posto del "bonus alternanza" previsto dalla Manovra 2017.

«Anche se non si può parlare di svolta - commenta Carlo Dell'Aringa, economista del lavoro e deputato Pd

- la direzione è quella giusta. Il budget 2018 per l'esoneroè comunque ben più basso rispetto a quello della

decontribuzione del 2015. Si potrebbero perlomeno investire più risorse per le politiche giovanili,

dall'apprendistato duale all'alternanza scuola­lavoro, fino agli Istituti tecnici superiori». Tra gli incentivi che

dovrebbero proseguire nel 2018 anche due misure gestite dall'Anpal: il bonus Neet per chi recluta ragazzi

iscritti al programma Garanzia giovani (46.763 domande confermate al 30 settembre) e il bonus Sud per

l'assunzione di giovani e disoccupati nelle regioni meridionali (93.401 domande confermate, di cui 33.342

per under 30). «Dovremmo riuscire a stanziare per l'anno prossimo circa 500 milioni ­ conclude Del Conte ­

grazie alle risorse del Pon Spao (200 milioni) e di altri fondi europei (300 milioni). Questo permetterà di

arrivare a una decontribuzione totale nel 2018, per i destinatari dei due bonus, pari al 100% (il 50% dei due

bonus più il 50% della legge di Bilancio)». Considerando l'esempio di un impiegato con stipendio lordo di

1.497 euro, rispetto al costo pieno di 1.937 euro, il datore di lavoro pagherà 1.717 euro per 36 mesi grazie

all'esonero previsto dalla Manovra, che potrebbe scenderea 1.497 euro "sommando" il bonus Neeto

l'agevolazione per il Sud, ma solo nei primi 12 mesi. Il confronto Il costo del lavoro si r ifer isce a un

impiegato di 5° livello di un'azienda commerciale con 35 dipendenti assunto a tempo indeterminato o come

apprendista (professionalizzante) con paga del settimo livello - Ccnl Terziar io. Dati in euro per una

mensilità Contr ibuti Inps a car ico dell'azienda 440 Retr ibuzione lorda 1.497 Destinatari: datori di lavoro

che assumo a tempo indeterminato (*) si ipotizza l'indennità massima Assunzione senza agevolazioni

Costo finale 1.937 Destinatari: datori che assumono donne prive di occupazione regolarmente retribuita da

almeno 6 mesi, di qualsiasi età e residenti nelle aree svantaggiate (sud e alcune aree del centro-nord)

Esonero dei contributi Durata massima Bonus Fornero donne 220 (50%) Costo finale 1.717 MESI 18

Esonero in euro massimo al mese e tra parentesi all'anno Neoassunti under 35 legge di bilancio '18

Destinatari: datori di lavoro che assumono a tempo indeterminato giovani fino a 30 anni di età (fino a 35

anni solo nel 2018) Esonero dei contributi 220 (50%) Costo finale 1.717 MESI 36 250 (3.000) Bonus

alternanza legge di bilancio '18 Destinatari: datori di lavoro che assumono studenti fino a 30 anni (35 solo

nel 2018) che hanno svolto presso di loro almeno il 30% dell'alternanza scuola-lavoro (o apprendistato)

Esonero dei contributi 250 (100%) Costo finale 1.687 MESI 36 250 (3.000) Beneficiari di Naspi Destinatari:

datori di lavoro che assumono a tempo pieno e indeterminato lavoratori che percepiscono l'indennità di

disoccupazione Naspi Indennità Naspi* 260 (20%) Costo finale 1.677 MESI 24 Bonus giovani Neettempo

indeterminato Destinatari: datori di lavoro che assumono a tempo indeterminato giovani under 30 iscritti al

programma europeo Garanzia Giovani Esonero dei contributi 440 (100%) Costo finale 1.497 MESI 12

671,66 (8.060) Bonus occupazione Sud Destinatari: datori di lavoro che assumono giovani e disoccupati

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Page 29: CONFIMI · INDICE CONFIMI 06/11/2017 La Citta di Salerno - Nazionale Assalto di emendamenti per la manovra di bilancio 6 CONFIMI WEB 05/11/2017 Nuova Rassegna 17:35

nelle regioni del Sud e delle Isole Esonero dei contributi 440 (100%) Costo finale 1.497 MESI 12 671,66

(8.060) Contr ibuti Inps a car ico dell'azienda 153 Retr ibuzione lorda 1.272 Apprendisti contratto

professionalizzante Destinatari: datori di lavoro che assumono giovani fino a 29 anni compiuti in caso di

conferma Costo finale 1.425 MESI 48 A CURA DI Ornella Lacqua Bonus giovani Neet-apprendista

Destinatari: datori di lavoro che assumono con contratto di apprendistato giovani under 30 iscritti al

programma europeo Garanzia Giovani Esonero dei contributi 153 (100%) Costo finale 1.272 MESI 12

671,66 (8.060) I ritardi dei giovani IL GAP TRA GENERAZIONI Tassi di occupazione, disoccupazione e

inattività per classi di età, settembre 2017 Occupazione Disoccupazione Inattività 15-24 anni 17,0 35,7

OCCUPAZIONE Dove lavorano gli occupati under 35. Dati in migliaia e % sul totale occupati Alberghi e

ristoranti 462 Commercio 856 Informazione e comunicazione 138 Attività prof, scientifiche e tecniche 360

Servizi alle imprese 223 Industria 1.039 Altre attività 411 73,5 Fonte: Elaborazione Datagioni su dati Istat

25-34 anni 61,4 17,1 25,9 32,7% 26,0% 25,1% 24,6% 23,1% 23,0% 22,8% 35-49 anni Costruzioni 320

Agricoltura 178 Trasporti 223 Sanità 364 73,3 8,8 19,6 Attività finanziarie 149 Istruzione 216 Pubblica

amministrazione 124 50-64 anni 59,4 6,6 36,4 22,6% 20,8% 20,5% 19,5% 18,9% 13,1% 9,9%

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Page 30: CONFIMI · INDICE CONFIMI 06/11/2017 La Citta di Salerno - Nazionale Assalto di emendamenti per la manovra di bilancio 6 CONFIMI WEB 05/11/2017 Nuova Rassegna 17:35

Intervista a Piacentini "Più servizi e meno burocrazia Così vincerò la scommessa digitale" MASSIMO RUSSO A PAGINA 19 ROMA. Trecentoquattordici giorni all'alba. Ci sono funzionari della pubblica amministrazione

che hanno impostato un conto alla rovescia sul proprio computer per misurare il tempo che manca alla

liberazione, a quando cioè quel rompiscatole di Diego Piacentini terminerà il suo mandato di commissario

straordinario per l'Italia digitale, il 16 settembre 2018.

E questo dà la misura di quanto sia importante il lavoro che questo 57enne - un passato da manager di

punta per 13 anni in Apple con Steve Jobs e 16 in Amazon a fianco di Jeff Bezos - ha accettato di compiere

in aspettativa e senza retribuzione per due anni.

Piacentini, cominciamo dai tubi, l'infrastruttura per digitalizzare il paese. Lavoro profondo ma poco

comprensibile. Perché è importante per i cittadini? «Venerdì scorso su Repubblica c'era un articolo sul

rilascio dei certificati online in diversi Comuni. A Napoli siamo a zero, a Milano la quota è oltre il 50%. Per

arrivarci servono le piattaforme digitali abilitanti alle quali stiamo lavorando: il sistema dell'identità digitale

(Spid), l'anagrafe nazionale, i pagamenti di PagoPa.

Certo, ci vuole anche altro: la volontà e l'organizzazione, le competenze». Come sta andando l'identità

digitale, il sistema per accedere a tutti i servizi disponibili? «Dal nostro sito è possibile monitorare

l'andamento dei progetti. Oltre a visione e strategia, cominciamo finalmente a esporre i risultati: oltre un

milione e 800mila identità rilasciate, con il 95% di crescita annua».

Sì ma ci sono 60 milioni di italiani. Qual è l'obiettivo? «In cinque anni l'80% della popolazione dovrà essere

in possesso di un'identità digitale».

Quarantotto milioni di persone.

«Per far sì che ciò accada, il cittadino deve avere la possibilità e il vantaggio di utilizzare l'identità digitale

per molti servizi».

Passiamo a un altro servizio, PagoPa.

«Qui il tubo e il rubinetto sono molto vicini. Con il Comune di Milano la sperimentazione della Tari ha

mostrato quest'anno un aumento del 43% di transazioni online nella prima settimana, con il picco dei

pagamenti la domenica. Se la rendi facile, anche una cosa spiacevole come pagare la tasse diventa

un'abitudine. Ci vuole tempo perché oltre alle norme e ai regolamenti ci sono interessi, commissioni sui

pagamenti. PagoPa esisteva dal 2012 ma fino a gennaio 2016 c'erano state 92mila transazioni. Ora siamo

a 4 milioni, con una crescita annua del 311%».

Quando si potrà dire che ce l'avremo fatta? «Dovremo superare i 100 milioni di transazioni in un anno».

E l'Anagrafe nazionale? «È la più difficile. Da essa dipendono decine di servizi, l'intero ciclo della vita delle

persone.

Solo 19 Comuni sono a bordo, 435mila persone, un numero ridicolo. Ma in presubentro ne abbiamo oltre

800, il 10% della popolazione italiana, quasi sei milioni di persone. Tuttavia abbiamo ancora alcuni colli di

bottiglia da superare». Mancano i soldi? «I soldi non sono tra le carenze più rilevanti».

Guardando la mappa si vedono molto Piemonte e Sardegna, un po' di Nord, l'Emilia. «L'Emilia è la regione

più virtuosa dal punto di vista digitale.

Hanno la competenza e la volontà di fare. Noi dobbiamo eliminare i motivi tecnici e tecnologici per non

fare».

Dopo di lei ci sarà un altro commissario? «Una delle misure del nostro successo è quanto quel che stiamo

facendo continuerà. Nessuno dei nostri progetti è a termine. In realtà sono programmi e dovranno

proseguire in futuro, l'innovazione non si ferma mai. Io mi auguro che non ci sia un nuovo commissario. E

se sarà necessario spero accada al massimo per altri due anni».

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Pensa che la pubblica amministrazione tenda soprattutto a mantenere se stessa? «Sì. Nessun sistema

complesso, scommetto nemmeno i giornali, si trasforma da sé. Serve una forte leadership. Il cambiamento

deve essere una priorità nell'agenda del presidente del Consiglio dei ministri».

È così difficile mettere il cittadino al centro? «Una fatica enorme. L'obiettivo della pubblica amministrazione

è ottemperare alle regole».

Ma così, paradossalmente, ognuno può fare il proprio dovere e alla fine per il cittadino non esserci alcun

risultato.

«Certo, questo è quel che succede normalmente. Norme e leggi sono ambigue. C'è chi ne dà

un'interpretazione conservativa: "Non ho fatto niente, non ho sbagliato nulla", ma ci sono anche le

amministrazioni virtuose che si prendono il rischio. Non stiamo più parlando dei sistemi informativi, del

digitale come di un settore a parte, qui si tratta della trasformazione profonda del rapporto tra cittadini,

imprese e governo».

A settembre del prossimo anno riconsegnerete le chiavi.

«So che alcuni funzionari hanno impostato sui loro computer un conto alla rovescia e non vedono l'ora che

arrivi quel giorno.

Per fortuna non si tratta della maggioranza». Cosa dirà al futuro presidente del Consiglio congedandosi?

«Più che dire, vorrei dare. Presentargli codice e amministrazioni virtuose. Abbiamo fatto il piano, è partito,

si tratta di dargli continuità». E lei, cosa si porterà via da questa esperienza? «Credo che lavorare per lo

Stato dovrebbe far parte della formazione obbligatoria per un manager. Se non temessi di essere male

interpretato direi che si tratta di un'esperienza antropologica, ma è un termine che non voglio usare. Tutto

considerato ho un'idea migliore della cosa pubblica di quando ho iniziato. Non è vero che non si possono

fare le cose. E, infine, ho maturato l'idea che le aziende che per le loro dimensioni hanno un impatto

globale, che cambiano le abitudini dei cittadini, abbiano un dovere».

Sta parlando delle grandi piattaforme digitali come Amazon? «Sì. Il patto delle aziende con la cosa

pubblica è sempre stato: creo lavoro, genero profitti, pago la tasse - su questo a volte litigando - e tutto

finisce lì. Oggi non basta più. Le aziende che gestiscono la tecnologia meglio degli Stati devono porsi il

problema di aiutare i paesi a essere più efficienti.

Di portare un valore aggiunto alla cosa pubblica, come se fossero Benefit corporation». (La versione

integrale su Repubblica.it)

Lo scatto dellÕidentit^ digitaleLa riscossa di PagoPa

1.800.000 1.600.000 1.400.000 1.200.000 1.000.000 800.000 600.000 400.000 200.000 4.000.000

3.500.000 3.000.000 2.500.000 2.000.000 1.500.000 1.000.000 500.000 0 dic 2015 dic 2016 mar 2016 giu

2016 Totale identità rilasciate Totale identità rilasciate ai diciottenni mar 2017 (transazioni mensili) set 2016

dic 2016 giu 2017 mar 2017 giu 2017 set 2017 F set 2017

LA DENUNCIADIVARIO NORD SUD L'inchiesta di Repubblica che denuncia il divario Nord-Sud sul rilascio dei certificati:

a Milano metà rilasciati online, a Napoli nessuno LE RISORSE I soldi non sono tra le carenze più rilevanti,

bisogna superare il divario territoriale LA SPINTA Il cambiamento deve essere una priorità nell'agenda del

presidente del Consiglio

COMMISSARIO STRAORDINARIO Diego Piacentini, è commissario straordinario per l'Attuazione

dell'Agenda digitale LE IMPRESE Le aziende che gestiscono le tecnologie devono aiutare i Paesi a essere

più efficienti

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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 06/11/2017 - 06/11/2017 31

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PARLA FORNERO "Pensioni, ora l'età va alzata, basta mentire al Paese" ROBERTO MANIA A PAGINA 18 ROMA. Non è facile stare nei panni di Elsa Fornero, economista torinese, chiamata al

governo negli anni bui della più profonda crisi istituzionale e finanziaria del dopoguerra. Il suo nome è

legato indissolubilmente alla riforma che ha strutturalmente mutato i connotati al sistema pensionistico

italiano. Fu fatta in fretta, con tanti errori, a cominciare dagli esodati, ma ci evitò il commissariamento che

invece è toccato alla Grecia. La "legge Fornero" continua ad essere un nemico di buona parte dei partiti

che allora la votarono e che ora si preparano alla campagna elettorale. Elsa Fornero vive con disagio tutto

questo, dice che è riuscita a non farsi «vincere» ma non esita a definire «penosa e vigliacca» la politica che

«inganna i cittadini con le promesse anziché parlare il linguaggio della verità».

Hanno fatto bene il premier Gentiloni e il ministro Padoan a impedire il blocco dell'aumento dell'età

pensionabile dopo che l'Istat ha certificato l'incremento della speranza di vita di cinque mesi? «Direi proprio

di sì perché è una scelta che risponde a un'esigenza di medio periodo nell'interesse generale e non,

appunto, elettorale. Si è evitato di scaricare sui giovani il costo di un'operazione che avvantaggerebbe solo

le generazioni più mature».

L'obiezione che viene fatta a questo ragionamento, così come alla sua legge che portò bruscamente a 65

anni l'età per la pensione, è che lasciando i più anziani al lavoro non si liberano i posti per i giovani.

«Questo è un luogo comune, frutto di un'interpretazione eccessivamente rigida sul funzionamento di

un'economia e del suo mercato del lavoro. Sottende l'idea che ci sia una quantità fissa di posti di lavoro. È

lo stesso ragionamento che negli anni è stato adottato nei confronti delle donne al lavoro e si è visto che

non è così. Statisticamente è dimostrato che i Paesi che hanno avuto anche durante la crisi un basso tasso

di disoccupazione giovanile sono quelli che hanno un alto tasso di occupazione tra i lavoratori più anziani.

Vale per la Germania, per i Paesi scandinavi, per l'Olanda. Il ragionamento va capovolto: vanno create le

occasioni di lavoro, anche attraverso le politiche attive per il lavoro rispetto alle quali siamo a dir poco

impreparati, e non pensare che al lavoro si acceda cacciando qualcun altro».

Ma perché bisogna continuare ad alzare l'età quando un sistema pensionistico contributivo presuppone

flessibilità in uscita con penalizzazioni sull'assegno a carico di chi lascia prima il lavoro? «Solo dal 2012

tutte le pensioni sono pro rata calcolate con il metodo contributivo. Ci vorrà ancora una ventina d'anni

perché le pensioni siano interamente contributive. Da allora in poi potranno scattare i meccanismi di

flessibilità». Poiché non è uguale lavorare fino a 67 anni quando si fa il facchino o l'impiegato si sta

pensando di allargare le maglie dell'anticipo pensionistico sociale. Come considera questa ipotesi? «Mi

pare la strada giusta. Osservo che il governo Monti dovette realizzare la riforma in venti giorni mentre sono

passati più di cinque anni senza che sia stato introdotto questo giusto correttivo. Dunque penso che sia una

buona innovazione che può permettere a categorie sfortunate di non subire l'effetto dell'indicizzazione

senza mettere a repentaglio la sostenibilità del sistema previdenziale. È un intervento sociale che per la

prima volta realizza la separazione tra assistenza e previdenza». L'ex ministro dell'Economia, Giulio

Tremonti, padre insieme a Maurizio Sacconi, del meccanismo che automaticamente innalza l'età con

l'aumento dell'aspettativa di vita, sostiene che la sua riforma, realizzata su "ordine dei tedeschi", "ha

distrutto tutto". Cosa risponde? «Dico che trovo penoso che una persona, che qualcuno definirebbe

personalità, si abbassi a questo livello di polemica politica. Non gli fa onore. Evidentemente è entrato in

campagna elettorale, io no. Lo spread che volava non fu colpa dei tecnici ma dell'impasse politico in cui il

Paese era precipitato e di cui Tremonti era parte. Aggiungo che la riforma varata nel 2011 è ancora lì, che

ci ha dato quella credibilità in Europa che con il governo che ci precedette (Berlusconi, ndr) era finita sotto

le scarpe».

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A quale età vanno in pensione gli italiani(in media) Pensioni di vecchiaia

65,7

66

65,6

64,4

62,9

63,5

Pensioni di anzianità

60,7

59,9

60,1

59,5

59,8

58,8 2011 Fonte: Inps 2011 2012 2012 2013 2013 2014 2014 2015 2015 2016 2016

EX MINISTRO Elsa Fornero

L'OCCUPAZIONE

Non si accede al lavoro cacciando qualcun altro

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ANCHE BONO E MADONNA NELL'INCHIESTA PARADISE PAPER Un regno offshore per Elisabetta II Nelle carte affari Trump-Putin PAOLO BIONDANI LEO SISTI L'ELITE del mondo nei paradisi fiscali. C'è la regina d'Inghilterra, con 7 milioni e mezzo di dollari in un

fondo alle isole Cayman non dichiarato nei bilanci della corona. Il ministro al Commercio di Trump, Wilbur

Ross, titolare di società offshore con cui partecipa segretamente al capitale di una compagnia controllata

dal genero di Putin. E star della musica come Madonna e Bono.

A PAGINA 17 CON UN ARTICOLO DI ENRICO FRANCESCHINI L'ELITE del mondo nei paradisi fiscali.

C'è la regina d'Inghilterra, con 7 milioni e mezzo di dollari investiti in un fondo alle isole Cayman non

dichiarato nei bilanci della corona. Il ministro al commercio di Trump, il miliardario Wilbur Ross, titolare di

società offshore con cui partecipa segretamente al capitale di una compagnia di navigazione controllata dal

genero del presidente russo Vladimir Putin e da un altro oligarca russo. Star della musica come Madonna e

Bono.

L'ex generale Wesley Clark, già comandante supremo della Nato in Europa e poi candidato democratico. Il

cofondatore della Microsoft, Paul Allen. La regina di Giordania. Il tesoriere del primo ministro canadese

Justin Trudeau. Il finanziere George Soros.

Sono nomi che compaiono, con moltissimi altri, in una lunga lista di personaggi eccellenti, che risultano

beneficiari di ricchi investimenti in società offshore, cioè esentasse e anonime. A svelare i loro affari

riservati nei paradisi fiscali sono 13,4 milioni di documenti ottenuti dal giornale tedesco Süddeutsche

Zeitung, che li ha condivisi con l'International Consortium of Investigative Journalists (Icij). Carte studiate e

analizzate per diversi mesi da più di 380 giornalisti, attivi in 67 paesi e 96 media di tutto il mondo, tra cui

New York Times, Guardian, Le Monde, Bbc. L'Italia è rappresentata da L'Espresso e Report, che domenica

12 novembre pubblicheranno in esclusiva le notizie che riguardano il nostro paese. Il nome in codice della

nuova inchiesta giornalistica internazionale è Paradise Papers. Ed è firmata dallo stesso network dei

Panama Papers.

I nuovi file provengono da due studi professionali che creano e gestiscono società offshore: Appleby,

fondato nelle Bermuda, con nove filiali in altrettanti paradisi fiscali; e Asiaciti Trust, quartier generale a

Singapore e altre 7 sedi dalle isole Cook a Hong Kong. Lo studio Appleby è il più grande, con una fama più

che centenaria, ed è da sempre attento a non incappare in problemi legali. Eppure le carte dimostrano che

ha trattato affari con paesi a rischio, come Iran, Libia e Russia, ed è stato inquisito e multato dalle autorità

delle Bermuda per violazione delle norme anti-riciclaggio. I Paradise Papers svelano le società offshore di

120 politici di tutto il mondo, con una folta rappresentanza di americani, repubblicani e democratici. Il

personaggio più in vista è Wilbur Ross, attuale segretario al Commercio dell'amministrazione Trump.

Quando era stato interrogato sul Russiagate, per chiarire il suo ruolo di ex vicepresidente della Banca di

Cipro, che ha finanziato diversi oligarchi legati a Putin, Ross si limitò a replicare che quei russi non erano

suoi partner.

Finita l'udienza, non ha risposto a una lettera dei senatori democratici che gli chiedevano di saperne di più.

Ross è un miliardario del settore finanziario, che dichiarava di essersi liberato di tutte le partecipazioni in

potenziale conflitto d'interessi con il suo nuovo ruolo pubblico. I Paradise Papers mostrano però che il

ministro americano ha mantenuto, attraverso sigle offshore e accordi societari (partnership) con base alle

isole Cayman, le sue quote nell'azienda di trasporti Navigator Holdings Ltd, con sede alle isole Marshall

nell'Oceano Pacifico, di cui è stato anche presidente. Nel 2016 Ross e altri investitori detenevano il 31,5

percento dell'azienda, che dal 2014 ha ricevuto i maggiori profitti, per oltre 68 milioni di dollari, da un

colosso russo del gas, chimica e petrolio, la Sibur.

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Tra i proprietari principali della Navigator ci sono Kirill Shamalov, genero di Putin, e Gennady Timchenko,

oligarca sanzionato dagli Usa per i suoi legami con il regime russo. Le carte segrete dei paradisi fiscali

svelano gli investimenti offshore di 120 politici di tutto il mondo. Tra i più celebri, Sam Kutesa, ex ministro

degli Esteri dell'Uganda ed ex presidente dell'assemblea generale delle Nazioni Unite; il ministro delle

Finanze del Brasile, Henrique de Campos Mireilles, che ha una fondazione costituita nelle Bermude «per

scopi caritatevoli»; Anantas Guoga, lituano, parlamentare europeo e giocatore professionista di poker. Tutti

negano di aver commesso irregolarità. Mentre molti altri titolari di casseforti offshore non hanno risposto

alle domande del consorzio.

LA LISTAIL MINISTRO DI TRUMP Il miliardario Wilbur Ross è il segretario al Commercio americano. Ora spuntano i

suoi patrimoni offshore e contatti con oligarchi russi che aveva smentito MADONNA Anche il nome della

pop star americana nella lista dei patrimoni gestiti dei due studi professionali con sede nelle isole Bermuda

e a Singapore BONO VOX Il cantante della rock band irlandese è una delle tante celebrità presenti nei 13,4

milioni di documenti ottenuti dal consorzio di giornalisti investigativi Icij POLITICI E REALI Rania di

Giordania (in foto) e la Regina Elisabetta, ma anche 120 politici di tutto il mondo: è lunga la lista di nomi

dell'inchiesta che prende il nome di Paradise Papers

I NOMI ITALIANIL'ESPRESSO E REPORT L'inchiesta è firmata per l'Italia da L'Espresso e Report e punta a raccontare gli

affari nei paradisi fiscali di 120 politici di tutto il mondo, imprenditori, reali e istituti religiosi. I segreti che

riguardano imprenditori e aziende italiane saranno svelati domenica 12 novembre da L'Espresso in edicola

con Repubblica e da Report che andrà in onda con una puntata speciale alle ore 15,30 su Rai3

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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 06/11/2017 - 06/11/2017 35

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FAR WEST TAGLIO DELLE TASSE A RICCHI E SOCIETÀ QUANDO L'IDEOLOGIAVINCE SULLA LOGICA Federico Rampini Le ideologie hanno una vita autonoma, a prescindere dai loro fallimenti quando vengono applicate alla

realtà? Purtroppo accade in molti campi, l'integralismo dell'Isis offre un esempio fin troppo crudele. Anche

l'economia, "scienza triste" che dovrebbe essere il dominio dei numeri, è carica di passioni, fanatismi,

adesioni dottrinarie. Ora siamo di nuovo alle prese con la Reaganomics. La riforma fiscale presentata dai

repubblicani al Congresso e appoggiata calorosamente da Trump, ci riporta indietro di 36 anni. Nel 1981

Ronald Reagan cominciò a ridurre le tasse sui ricchi e sulle imprese, sostenendo che questo avrebbe

beneficiato tutti: i lavoratori perché la maggiore ricchezza delle imprese si sarebbe tradotta in più

occupazione e aumenti retributivi; lo Stato, perché l'ammanco iniziale sarebbe stato compensato grazie al

boom della crescita che genera nuove entrate. Non accaddero né l'una né l'altra cosa. I deficit pubblici

continuarono a crescere. E dall'inizio degli anni 80 l'America conobbe la divaricazione sociale esasperata

che dura tuttora: con distanze estreme tra un'oligarchia di straricchi e il resto della popolazione. Trump

propone una manovra analoga. I tagli alle imposte sono concentrati sulle imprese, mentre i ceti medi e

medioalti finirebbero col pagare di più. Di nuovo, c'è la promessa che questo regalo alle imprese ci renderà

tutti più ricchi. Visto che non ha funzionato 36 anni fa, perché dovrebbe oggi? L'atteggiamento è fideistico:

facendomi 9.000 km in viaggio dentro l'America di Trump per verificare lo stato d'animo di chi lo votò un

anno fa, ho incontrato operai che votarono per lui e non sono affatto pentiti. Sono operai "mercatisti", una

categoria culturale che si affacciò sulla scena politica con prepotenza ai tempi di Reagan ma esisteva già

prima. Nella composizione sociale degli Usa pesa il fatto che pezzi di classe operaia immigrarono da paesi

dell'Europa orientale poi finiti sotto il giogo dell'Urss come i polacchi. Altri operai hanno origini da paesi

statalisti e afflitti da un'alta corruzione: Italia, Messico, Egitto. In queste enclave etniche del Midwest

s'incontrano operai che votano a destra perché pensano che la sinistra vuole riprodurre in America i

peggiori difetti del socialismo, dello statalismo, dell'assistenzialismo che soffocano le economie del Vecchio

mondo. Questi operai sembrano votare contro i propri interessi. In realtà sono convinti che i loro interessi

coincidano con quelli delle aziende. Pensano che è la sinistra ad aggrapparsi a ideologie il cui fallimento è

evidente.

Foto: Ronald Reagan (1911-2004): varò una riforma fiscale basata sul taglio delle tasse ai ricchi e alle

aziende che ora viene riproposta da Trump

06/11/2017Pag. 13 N. 37 - 6 novembre 2017

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MARKETPLACE FARMACIE, LA LUNGA MARCIA DI BEZOS Arturo Zampaglione La lunga marcia del "rivoluzionario" Jeff Bezos minaccia ora un altro settore strategico del capitalismo

americano: il comparto farmaceutico. Dopo aver cambiato per sempre il mercato dei libri; dopo aver

imposto Amazon come il colosso senza veri rivali nel mondo e-commerce, marginalizzando le grandi

catene di supermercati; e dopo aver conquistato una posizione importante nel cloud computing e battuto

Google e Apple nella corsa agli smart speakers (assistenti digitali a controllo vocale), Bezos, che ha

appena superato Bill Gates come uomo più ricco del mondo, si prepara ora entrare nel business delle

medicine, un mercato che negli Stati Uniti vale 560 miliardi di dollari all'anno. La strategia di Amazon non è

ancora chiarissima, il gigante ha promesso di comunicare le sue scelte entro la fine di novembre. Ma sono

bastate le prime indiscrezioni per spaventare tutti gli altri protagonisti del settore: industrie, grossisti e

soprattutto le tre grandi catene di farmacie, Walgreens Boots Alliance, CVS Health Corp e Rite Aid. A

parole, tutti i futuri rivali si dicono tranquilli. "Qualunque cosa riduca i costi ci fa piacere", dice Ian Read,

chief executive della Pfizer, il gruppo farmaceutico leader. Ma intanto si parla di consolidamenti del settore

per affrontare meglio le sfide future, mentre continuano a essere premiate le quotazioni a Wall Street della

multinazionale di Bezos, che sono già ai massimi storici, con una la capitalizzazione di borsa oltre ai 520

miliardi di dollari. Come minimo Amazon potrebbe dedicarsi alla vendita on-line di medicine a chi non ha

una copertura assicurativa: è un mercato interessante, ma abbastanza limitato. La vera ambizione sarebbe

un'altra: occuparsi della distribuzione di farmaci a tutta la popolazione americana. Ma per fare questo

Bezos avrebbe bisogno di dotarsi di quello che, nel linguaggio arcano della medicina d'oltreoceano, viene

chiamato un PBM (Pharmacy benefit manager), che è in sostanza una società che fa da tramite tra

l'industria, gli ospedali e le compagnie di assicurazione, negoziando prezzi e quantità di farmaci. Per

accelerare i tempi, dicono alcuni guru di Wall Street, Bezos potrebbe essere tentato di acquisire un PBM

già esistente, invece che di crearne uno ex-novo. La candidata migliore sarebbe Express Scripts, leader del

settore, che però costa cara: ha una capitalizzazione di 35 miliardi di dollari. Troppi? Per entrare

velocemente nel settore alimentare Amazon ha comprato di recente la catena WholeFoods per 16 miliardi e

potrebbe ora essere tentata di fare un'altra maxi-acquisizione, anche a costo di ricorrere all'indebitamento.

[email protected]

06/11/2017Pag. 23 N. 37 - 6 novembre 2017

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LA COMPAGNIA VUOLE RINEGOZIARE LE TRATTE CON AIR FRANCE­KLM E DELTA. ATTESI RICAVIIN LIEVE CRESCITA Alitalia, missione a New York per trattare con Cerberus Il commissario Gubitosi vola negli Usa, sul tavolo anche nuove rotte NICOLA LILLO ROMA Missione negli Stati Uniti per Luigi Gubitosi, coordinatore della terna di commissari di Alitalia. Sono

due le tappe e due i dossier che verranno affrontati negli incontri attesi nel corso della settimana. Prima ad

Atlanta, per la riunione annuale dell'alleanza aerea SkyTeam, dove l'obiettivo sarà quello di ottenere

maggiori rotte per il nord America in vista della stagione estiva. Poi a New York: qui Gubitosi dovrebbe

incontrare rappresentanti del fondo di investimento Cerberus, che ha avanzato una sua proposta per

l'acquisto e il controllo della compagnia. Il viaggio è importante, anche perché saranno affrontati temi

cruciali per il futuro del vettore. In corsa per l'acquisto di parti dell'ex compagnia di bandiera ci sono in prima

fila Lufthansa e Easyjet. Ma le loro proposte, così come quelle contenute nelle altre cinque offerte arrivate

l'ultimo giorno utile, il 16 ottobre, non sarebbero all'altezza delle aspettative di Gubitosi, Enrico Laghi e

Stefano Paleari. La terna punta a vendere la compagnia tutta intera e con meno esuberi possibili. Le

proposte invece prevedono la divisione in due parti del gruppo e soprattutto un certo di numero di lavoratori

da lasciare a casa. Per questo motivo dunque i commissari avrebbero recentemente fatto un'apertura verso

altre offerte, che tecnicamente sarebbero valutabili. Il riferimento implicito è alla proposta di Cerberus,

arrivata successivamente al 16 ottobre, che punta ad ottenere il controllo dell'azienda tenendola unita con

investimenti fino a 400 milioni. C'è però un limite previsto dalle norme dell'Unione europea, secondo cui

imprese extra Ue non possono andare oltre al 49 per cento di compagnie aeree: alcuni osservatori

ipotizzano la creazione di una società europea per aggirare la norma. I contatti tra Cerberus e Alitalia vanno

avanti da tempo e a New York saranno approfonditi. Tutti i contendenti tengono le carte coperte. Non è

ancora chiaro come finirà la partita, ma a chiuderla sicuramente non sarà questo governo. Il viaggio negli

Stati Uniti comunque ha come obiettivo ufficiale la rinegoziazione della Joint venture transatlantica, che

coinvolge anche Air France-Klm e Delta, quest'ultima con sede ad Atlanta. L'accordo tra le compagnie

prevede dei limiti nelle rotte dall'Europa al Nord Atlantico e i commissari vorrebbero guadagnare alcuni voli

in più verso gli Usa, per farlo però serve il consenso degli altri partner. Queste rotte sono quelle più

redditizie per Alitalia, che sta progettando la nuova stagione estiva. Grazie ai 900 milioni di euro concessi

dal governo - di cui 850 ancora disponibili - la compagnia ha comunque ossigeno almeno fino alla fine del

prossimo anno. I ricavi inoltre per il secondo semestre dovrebbero crescere per la prima volta dopo diversi

anni, seppur dello zero virgola, contro un aumento del traffico aereo in Italia del 6 per cento. I commissari

sono al lavoro anche su altri fronti. Uno riguarda il sistema informatico per le prenotazioni e i check-in,

Sabre, acquistato lo scorso anno, che avrebbe dato diversi problemi. È possibile ora che la terna vada per

le vie legali. Un altro fronte riguarda la manutenzione, che coinvolge circa mille dipendenti. I commissari

vorrebbero infatti vendere il servizio di questo settore anche ad altre compagnie negli aeroporti italiani. Fino

ad ora infatti la manutenzione cosiddetta "leggera" - che si fa quando l'aereo è in sosta - viene fatta solo

agli aerei con la livrea tricolore. c 850 milioni Sono i soldi pubblici rimasti nelle casse del gruppo Alitalia

Ilva, riprendono i negoziati sul piano n È fissato per giovedì 9 al ministero dello Sviluppo il nuovo

incontro tra sindacati metalmeccanici, Am Investco, la società che si è aggiudicata l'Ilva dopo una gara, e il

governo. L'incontro avrà un focus specifico: il piano industriale. Il 14 novembre si parlerà invece del piano

ambientale. Le risposte sui due piani sono molto attese dai sindacati. Il piano industriale e i relativi

investimenti daranno l'orientamento su cui sarà l'Ilva targata Am Investco mentre dal piano ambientale si

capirà la riconversione dell'azienda verso un assetto più sostenibile.

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Foto: ANSA

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Il futuro della previdenza IL FOCUS Pensioni, l'età di uscita sarà sempre più mobile A inizio 2017 nuovo picco di mortalità l'aspettativa di vita potrebbe scendere Parte il confronto governo-sindacati sulle modifiche al calcolo dei requisiti Luca Cifoni R O M A Età della pensione variabile, anche in saliscendi? È una prospettiva non più tanto astratta, mentre

governo e sindacati iniziano a discutere le modifiche alla regola per cui l'andamento dell'aspettativa di vita

determina i cambiamenti (per ora solo in aumento) dei requisiti previdenziali. Il confronto tecnico tra le parti

- sul meccanismo di adeguamento e sulle possibili categorie di lavoratori esentate - inizia oggi ma si

presenta non facile perché l'esecutivo cercherà naturalmente di minimizzare l'impatto finanziario. Il punto di

partenza è la comunicazione con cui due settimane fa l'Istat ha confermato il forte recupero della speranza

di vita tra il 2013 e il 2016, che comporta un aumento di cinque mesi di tutti i requisiti e in particolare il

passaggio dell'età della vecchiaia a 67 anni dal 2019. Il miglioramento dello scorso anno segue (e

compensa) un 2015 in cui le cose erano andate sorprendentemente in modo diverso, con un calo delle

prospettive di sopravvivenza. MESE ANOMALO A questo punto ci si potrebbe domandare cosa succederà

in futuro: la prossima verifica prevista dalle legge riguarderà i due anni che vanno dal 2016 al 2018, ma tra i

ritocchi di cui si ragiona in queste ore c'è anche l'ipotesi di un aggiornamento più puntuale, con cadenza

annuale. Ovviamente è ancora presto per conoscere il dato del 2017, ma se si guarda alla mortalità

(elemento-base del calcolo) i primi sei mesi dell'anno evidenziano un vistosissimo aumento: 28 mila

decessi in più rispetto al 2016, di cui 20 mila concentrati a gennaio, che quindi rappresenta un picco

anomalo. Questa tendenza, sulle cui cause dovranno eventualmente pronunciarsi gli esperti di demografia

ed epidemiologia, potrebbe essere in tutto o in parte riassorbita nella seconda metà dell'anno. Ma alla fine

non è escluso che il 2017 faccia registrare una nuova battuta d'arresto dell'aspettativa di vita, che insieme

all'andamento dell'anno successivo avrebbe effetto sui requisiti pensionistici in vigore dal 2021. E qui

interviene un altro elemento di complicazione, perché la riforma Fornero, nel fissare il meccanismo di

adeguamento all'aspettativa di vita già introdotto dal governo Berlusconi, aveva aggiunto una ulteriore

clausola, fortemente voluta dalle autorità europee nel momento di massima debolezza finanziaria del

Paese: in ogni caso al di là delle tendenze demografiche l'età della pensione di vecchiaia dovrà passare a

67 anni proprio per il 2021. Quindi, se come pare probabile questo gradino verrà confermato nel 2019 in

base ai dati Istat, due anni dopo non sarà comunque possibile tornare indietro. A meno naturalmente di

cancellare questa specifica norma, il che è però politicamente impegnativo. I PIANI DELLE AZIENDE

Insomma la trattativa tra governo e sindacati, che ha tempi strettissimi, dovrà eventualmente intervenire su

un materia complessa e in movimento. Un aggiornamento annuale dei requisiti avrebbe il vantaggio di

fotografare in modo più esatto le tendenze demografiche, ma introdurrebbe anche un elemento di maggiore

incertezza; ad esempio per le aziende che spesso programmano le uscite concordate dei dipendenti

guardando alle scadenze previdenziali dei due-tre anni successivi.

La speranza di vita 90 85 80 70 75 65 82/1 2013 +7 mesi 82/2 2014 82/4 2015 Fonte: Istat (dati sui

cittadini residenti in Italia) 82/8 2016 alla nascita 85 donne 80/6 uomini +5 mesi +20/2 2013 +20/7 2016

+22/3 donne a 65 anni Anni/mesi +19/1 uomini

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SCENARIO PMI

17 articoli

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Imprese La ricerca, il riconoscimento pmi adesso pensano positivo Le aziende tricolori hanno più fiducia nel futuro rispetto alle concorrenti straniere. Il tema è alla base delreport di EY che verrà presentato in occasione del premio «L'imprenditore dell'anno» a Palazzo Mezzanotteil 9 novembre Maria Elena Zanini C'è ottimismo diffuso. Ma qualcosa non quadra. Le piccole e medie imprese italiane vedono splendere il

sole nel loro futuro ma i manager che le amministrano avvistano qualche nuvola. Lo scenario emerge dalla

ricerca realizzata da EY sui piani e sulle strategie di sviluppo del «middle market» italiano per capire cosa

permette alle imprese di accelerare la crescita e individuare modelli di sviluppo adatti a tutte le aziende,

indipendentemente dalle dimensioni.

Le tendenze

Il report, che analizza il mondo dell'imprenditoria tricolore, sarà presentato il 9 novembre a Palazzo

Mezzanotte, sede di Borsa Italiana, in occasione della XXI edizione del «Premio EY L'imprenditore

dell'anno» che punta a valorizzare i capitani d'industria che hanno saputo cogliere le opportunità del

mercato e costruire valore per la propria azienda e per il Paese dando impulso all'innovazione. Il premio, di

cui L'Economia è media sponsor, si svolge con il supporto di HSBC in qualità di main partner e di Spencer

Stuart.

Ma torniamo allo scenario: la fiducia delle nostre pmi è più solida rispetto alla media mondiale, il 52% infatti

prevede, per il prossimo anno di incrementare il proprio business del 6-10%, contro il 34% registrato nel

resto del mondo. Eppure il futuro non appare tutto in discesa e a rendersene conto sono proprio i dirigenti

delle imprese made in Italy, non a caso il numero dei top manager che prevede una crescita pari o

superiore all'11% è una minoranza. Una previsione più prudente di quella espressa dai manager delle

imprese straniere: solo il 5% delle pmi straniere prevede una crescita negativa contro il 7% delle italiane.

Dunque sopravvivono timori e complessità anche in un clima di diffuso ottimismo. Temi messi in evidenza

dalla ricerca che ha coinvolto anche i vincitori delle passate edizioni del Premio. Lo scorso anno a ricevere

il riconoscimento era stato Federico Marchetti, fondatore di Yoox e amministratore delegato di Yoox Net a

Porter, «per aver realizzato, con un intuizione originale e valorizzando le possibilità offerte dalla rete e

dell'innovazione tecnologica, una realtà divenuta in pochi anni leader globale nel luxury-fashion

ecommerce». Il 2015 era stato l'anno di Alberto, Paolo e Andrea Chiesi della Chiesi Farmaceutuci. Tra gli

altri nomi, Brunello Cucinelli, (vincitore del 2009) e Alberto Bombassei (nel 2012) e Oscar Farinetti (2014).

«Da oltre vent'anni - spiega Donato Iacovone - amministratore delegato di EY Italia e managing partner

dell'area Mediterranea - valorizziamo la capacità di interpretare le sfide del futuro attraverso innovazione,

visione strategica e internazionalizzazione. L'innovazione in particolare è una leva fondamentale di sviluppo

nell'organizzazione dei processi e nella digitalizzazione».

Eccellenze tricolori

Saranno consegnati i riconoscimenti anche ai primi classificati di otto diverse categorie: Industrial Product,

Food & Beverage, Fashion & Design, Innovation, Digital Trasformation, Family Business, Globalization. A

questi si aggiungono il Premio speciale della giuria e il Premio start up, nato per dare visibilità a giovani che

sono riusciti a dar vita a un'impresa proponendo al mercato nuovi prodotti, nuovi processi e nuovi servizi.

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Le pmi italiane vedono rosa Quali tassi di crescita dei ricavi prevede che la sua azienda raggiungerà nel

prossimo anno? Fonte: EY Growth Barometer | Italy crescita negativa 0 - 5 6 - 10 52 9 16 34 30 31 7 5 11 -

15 0 10 20 30 40 50 60 %di imprese Italia Resto del mondo %incremento fatturato

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Foto:

Donato Iacovone è amministratore delegato di EY Italia. «Con il Premio valorizziamo la capacità di

interpretare le sfide del futuro attraverso innovazione visione strategica e internazionalizzazione

06/11/2017Pag. 32 N.43 - 6 novembre 2017

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INTERNAZIONALIZZAZIONE IMPRESA & TERRITORI Zone speciali a misura di Pmi Micaela Cappellini Dalla Polonia alla Turchia, dalla Spagna alla Lituania, sono molte le zone economiche speciali che offrono

incentivi fiscali e agevolazioni finanziarie tagliate su misura per le piccole e medie imprese. Accanto a

queste, cresce anche il numero dei parchi tecnologici che strizzano l'occhio alle start up, che attirano grazie

ad accordi di cooperazione con la ricerca delle università e con fondi ad hoc. pagina 13 Di Neom, la città da

500 miliardi di dollari un po' smart citye un po' zona economica speciale voluta dal principe saudita

Mohammed Bin Salman, hanno parlato i giornali di mezzo mondo, la scorsa settimana. Sarà la prima a

sorgere a cavallo fra tre Stati ­ l'Arabia Saudita, l'Egitto e la Giordania ­ e dovrebbe essere operativa nel

2030. Aspettando di verificare se gli ambiziosi piani di Riad diventeranno realtà, si può sempre consolarsi

con una delle tante Zone economiche speciali che già oggi funzionano. Nel mondo ce ne sono quasi 4mila:

alcune hanno già una dotazione tecnologica elevata che le fa assomigliare a una smart city, altre hanno

dimensioni di tutto rispetto che le rendono adatte anche alle multinazionali. Ma quali sono le più indicate per

una Pmi o una start up italiana? Ogni anno gli esperti di Fdi Intelligence (gruppo Financial Times) stilano la

classifica delle migliori zone economiche speciali (o Sez) al mondo. In Europa ne premiano parecchie:e per

una piccola impresa, internazionalizzarsi ma rimanere all'interno del proprio continente può essere il passo

giusto, né troppo lungo né troppo corto. La Polonia offre molti spunti. La Zona economica speciale di Lodz,

per esempio, oltre alle classiche agevolazioni fiscali e amministrative ha un apposito programma per offrire

supporto finanziario alle Pmi, cui si aggiunge un voucher che rifonde le aziende dell'80% delle spese per

formare il personale. La Sez di Katowice, invece, mette in campo Kssenon, l'acceleratore di business a

misura di piccola impresa che comprende anche la possibilità di affittare gli spazi industriali in maniera

modulabile, e costantemente modificabile a seconda dei risultati. Sempre nella Ue, la Lettonia ospita il

porto franco di Ventspils, che oltre a essere sede di parecchie società logistiche ed essere ben collegato

con tuttii Paesi scandinavi e con il Belgio, gode anche di un accordo di collaborazione con Great Stone, il

parco industriale realizzato in partnership tra la Cina e la Bielorussia. In Spagna, invece, la Zona franca di

Vigo scommette sulla R&D, offrendoa chi fa ricerca sia un pacchetto di incentivi che la collaborazione con

l'Università locale. Ha anche un programma speciale per sostenere l'internazionalizzazione delle Pmi: da

quando è stato lanciato, l'anno scorso, ha visto l'adesione di ben 400 imprese. L'Enterprise Zone di

Birmingham, in Gran Bretagna,è il paradiso delle start up, per le quali mette a disposizione un fondo di 11

milioni di sterline. Sempre per chi vuole aprire un business da zero, una destinazione interessante può

essere la zona industriale di Pleternica, in Croazia, dove alle start up vengono offerti uffici gratis per il primo

anno, al 50% del prezzo per il secondoe al 75% per il terzo. Se invece vogliamo uscire dall'Europa, senza

andare troppo lontano una prima meta interessante può essere la Turchia. Il Tubitak technopark di

Marmara, ad esempio, vanta un tariffario imbattibile: niente Iva, niente dazi all'export dei beni prodotti,

100% di capitali rimpatriabili, niente tasse sul fatturato derivante dalla ricerca software e nessuna tassa

anche sul personale che si occupa dell'R&D. In Kazakhstan, infine, sta crescendo il peso dell'Innovation

technology parka una trentina di chilometri da Almaty, a Sud del Paese e a due passi dal confine con la

Cina. Qui le imprese presenti sono tutte Pmi e tutte focalizzate sull'innovazione. Non si pagano tasse sulla

proprietà, né sul reddito, e nemmeno sui terreni. Il parco ha già messo in piedi un programma per

l'accelerazione d'impresa in collaborazione con la Silicon Valley americana, mentre sta lavorando alla

creazione sia di un laboratorio insieme al ministero per il Commercio estero della Gran Bretagna, sia di un

centro di ricerche integrato con la Pennsylvania State University.

Le prime della classe

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1 | LEMIGLIORI PER LE PMI

2 | LEMIGLIORI PER SETTORE

3 | PROGRAMMI SPECIALI PER LE START­UP Le migliori zone economiche speciali secondo la classifica

2017 di FDI Intelligence. Per categoria:

8 I n A s i a : I n n o v a t i o n T e c h n o l o g y P a r k i n K a z a k h s t a n

http://invest.gov.kz/pages/sez­park­innovacionnyh­tehnologiy 8 In Europa: Lodz Special economic zone in

Polonia http://sse.lodz.pl/en 8 In America: Zona Franca Romana nella Repubblica Domenicana 8 In Medio

Oriente: DMCC negli Emirati arabi uniti ­ www.dmcc.ae 8 Aerospaziale: Aegean Free Zone in Turchia

www.esbas.com.tr 8 Logistica: Ventspils freeport in Lettonia www.portofventspils.lv 8 Automobile: Zona

Franca di Vigo in Spagna ­ https://www.zfv.es 8 Chimica: Gwangyang Bay Free Economic Zone in Corea

del Sud http://fez.go.kr/global/en/area/gfez.do 8 Oil & Gas: Onne Free Zone in Nigeria ­ www.ogfza.gov.ng 8

Energie rinnovabili: Masdar City Free Zone negli Emirati arabi uniti www.masdarcityfreezone.com 8

Industria navale: Pomeranian Special Economic Zone in Polonia www.strefa.gda.pl 8 Tessile: Katunayake

Export Processing Zone in Sri Lanka www.investsrilanka.com/free_trade_zones/katunayake 8 Industrial

zone di Pleternica in Croazia ­ www.plink.hr 8 Free Zone Pirot in Serbia ­ www.freezonepirot.com 8

Birmingham Enterprise Zone in Gran Bretagnahttps://gbslep.co.uk 8 Tubitak Marmara Technopark

Technology Free Zone in Turchia http://marmarateknokent.tubitak.gov.trQUATTRO METE SOTTO LA

LENTE DMCC A DUBAI

Per il terzo anno consecutivo la DMCC di Dubai (nella foto), negli Emirati arabi, si è aggiudicata la medaglia

d'oro della classifica 2017 delle Zone economiche speciali stilata da Fdi Intelligence (gruppo Financial

Times). Nonostante sia una delle Sez più grandi, ospita anche circa 9.500 Pmi, pari ai ZONA ECONOMICA

SPECIALE DI KATOWICE Situata a circa 80 chilometri a ovest della capitale polacca, la Zona economica

speciale di Katowice (nella foto, la nuova stazione ferroviaria della città) oggi dà lavoro a 63mila persone.

Gli esperti dell'Fdi Intelligence l'hanno eletta migliore area industriale speciale di tutta l'Europa. ZONA

ECONOMICA SPECIALE DI KAUNAS Tra le zone economiche speciali più consigliate per le Pmi c'è quella

di Kaunas, in Lituania (nella foto, il National Science and Innovation Centre ospitato dalla città), dove già

oggi l'85% delle presenzeè costituito da piccolee medie imprese. Le autorità locali hanno saputo attrarle

con incentivi ad hoc, ma anche con gli ZONA ECONOMIA SPECIALE DI PIROT La Zona economica

speciale di Pirot, in Serbia, strizza l'occhio alle start up. Ad esse, infatti, offre un bonus per avviare una

nuova attività produttiva che può arrivare fino a 8mila euro. Mentre a disposizione delle microimprese mette

un programma di finanziamento due terzi di tutte le imprese presenti. Tra le grandi multinazionali, invece, le

ultime ad aver investito nell'area sono stati PepsiCo, Panasonic e Levi Strauss. A far guadagnare un altro

podio alla DMCC è stata anche la sua scelta di trasformarsi in una smart city, offrendo alle imprese L'anno

scorso ha visto aumentare gli spazi occupati del 16%, tanto che ora alcune imprese si stanno spostando

nei piccoli centri abitati più vicini al cuore del parco tecnologico. Tra il 2015 e il 2016 il numero delle Pmi al

suo interno è aumentato del 15%: merito anche del investimenti infrastrutturali: l'anno scorso, per

esempio,è diventato operativo l'ingresso diretto nell'autostrada A1, la principale arteria del Paese, mentre

sono stati avviatii lavori di potenziamento della rete idrica e l'ammodernamento di quella elettrica.

Recentemente il colosso americano della logistica Ups ha delle attività di formazione fino a 4mila euro,

nonché un pacchetto di supporto alle esportazioni che può arrivare fino ad altri 8mila euro. Produrre qui per

poi esportare oltreconfine è forse l'obiettivo principale di chiunque scelga di stabilirsi nella zona speciale di

presenti un pacchetto di servizi tecnologici all'avanguardia, dalla burocrazia online alle app gestionali. Alle

Pmi, infine, questa zona economica speciale emiratina offre servizi ad hoc di supporto finanziario e legale

gratuti, in collaborazione con il Dubai International Financial Centre l'incubatore Kssenon, il programma che

sostiene lo sviluppo modulare delle imprese che lo sottoscrivono. A Katowice si conta infine una nutrita

presenza di investitori cinesi, grazie anche alle attività di cooperazione con Pechino messe in campo dalle

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autorità della Sez investito nella realizzazione di un magazzino merci all'interno del parco tecnologico, che

ha dotato di un collegamento aereo diretto con l'aeroporto di Colonia: si tratta di un tassello strategico di

notevole importanza, per le piccole imprese che hanno scelto di produrre dentro il parco di Kaunas

BLOOMBERG Pirot. Anche delle grandi imprese: tra le altre, sono nate qui Irelly, uno dei principali fornitori

di giocattoli per Ikea, e il produttore di pneumatici Tigar (nella foto, la lavorazione delle gomme presso lo

stabilimento), che è stato acquisito dal colosso francese Michelin ?

DOMANDE & RISPOSTE 7he cos'è una zona economica speciale? Una zona economica speciale (in sigla,

Sez) è un'area circoscritta in cui si applica una legislazione economica differente rispetto a quella applicata

nel resto del Paese. In particolare, le imprese che vi si stabiliscono possono usufruire di tre tipologie di aiuti:

gli incentivi fiscali, le agevolazioni finanziarie e le semplificazioni amministrative. Ogni Sez si caratterizza

per un particolare mix di queste tre categorie di benefit. Le zone economiche speciali vengono solitamente

create per attrarre maggiori investimenti stranieri. Attualmente, secondo i dati della Banca Mondiale, nel

mondo si contano quasi 4mila Zone economiche speciali, il 43% delle quali sono in Asia; l'Europa ne ospita

circa il 20%, con la Polonia in prima fila tra i Paesi dove ne nascono di più. 7e zone economiche speciali

sono tutte uguali? L'Ocse identifica quattro diversi tipi di zone economiche speciali. Ci sono le zone di libero

scambio (free trade zone), presso i porti e gli aeroporti, che offrono esenzioni parziali o totali sui dazi

all'import o all'export di quei beni che vengono riesportati. Ci sono le Export processing zone, che

agevolano sì la riesportazione dei beni, ma solo di quelli che, venendo lavorati in loco, assumono un

significativo valore aggiunto. Ci sono le zone economiche speciali vere e proprie, che offrono appunto un

pacchetto variegato di incentivi, agevolazioni e semplificazioni amministrative alle imprese che stabiliscono

lì la propria sede. Infine, ci sono le zone speciali industriali, che limitano le agevolazioni a un settore

specifico (spesso si tratta del tessile, oppure dell'Ict) per il quale costruiscono anche infrastrutture ad hoc.

7n Italia esistono le zone economiche speciali? Il Decreto Legge 91/2017 pubblicato ad agosto in Gazzetta

Ufficiale (ma per il quale mancano ancora i decreti aggiuntivi) stabilisce che anche in Italia arrivino le prime

zone economiche speciali. Poiché l'obiettivo di questa operazione è quello di rilanciare l'economia del

Mezzogiorno, le Sez nasceranno al Sud: le regioni ammissibili sarebbero Campania, Basilicata, Puglia,

Calabria e Sicilia. La prima possibile candidata a dare vita a una Sez potrebbe essere l'area di Gioia Tauro;

a seguire ci sarebbero le aree retroportuali di Napoli e Salerno, Bagnoli, Taranto e infine Matera, per

lanciarla come capitale europea della cultura del 2019. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Business e tecnologia Lo stato dell'arte. Dal design alle azioni di risparmio energetico potenzialitàinteressanti anche per le piccole e medie aziende INTELLIGENZA ARTIFICIALE/1 I macchinari parlano in chat Nell'industria 4.0 robot intelligenti dialogano con dirigenti e operai Riccardo Oldani Molti intendono l'intelligenza artificiale come la capacità dei computer di entrare in relazione con noi esseri

umani, utilizzando il nostro linguaggio naturale. Qualcosa di molto vicino ai chatbot, i sistemi automatici di

risposta e conversazione utilizzati ormai su molti siti per il customer service o per rispondere alle domande

frequenti. In realtà, il cuore dell'intelligenza artificiale risiede nella capacità di analizzare enormi quantità di

dati strutturati, non grezzi, per individuare schemi, ricorrenze e, quindi, rispostea determinati problemi.

Attraverso la digitalizzazione, l'automazionee l'introduzione di sensori nelle macchine e nei robot, l'Industry

4.0 ha introdotto nelle imprese una capacità finora sconosciuta di produrre dati da analizzare. Ed è proprio

dall'incontro tra questi dati e i sempre più accessibili servizi di intelligenza artificiale che sta nascendo una

nuova serie di potenzialità per il manifatturiero, interessanti anche per le aziende medio­piccole e non

soltanto peri colossi mondiali. Il primo servizio che nasce da questo fortunato incontro,e su cui ormai

insistono praticamente tuttii produttori di macchine, di sistemi di automazione e di soluzioni per l'Industry

4.0,è la manutenzione predittiva. Un'assistenza cioè che consente, attraverso l'analisi dei dati di

funzionamento delle macchine, di individuare modi di utilizzo errati o usuranti o la durata di determinati

componenti. In questo modo si possono segnalare all'utilizzatore pratiche da evitare o la necessità di

interventi di manutenzione per prevenire possibili rotture. Di fatto tutti i produttori di robot o macchine

utensili sono oggi in grado di fornire servizi di questo tipo, utili per l'utilizzatore finale ma anche peri

produttori stessi, che possono capire dovee come migliorare le loro macchine. Un altro aspetto interessante

che scaturisce dall'incrocio tra Industry 4.0 e intelligenza artificiale riguarda la possibilità di migliorare il

design dei pezzi prodotti, ottenendo le stesse prestazioni richieste, per esempio di resistenza ai carichioa

trazione, ma riducendo la mate­ ria prima utilizzata, con significativi risparmi. Si parla in questo caso di

ottimizzazione topologica, un ambito in cui comincianoa comparire le prime applicazioni commerciali. Una

di queste è stata messa a punto da Dassault Systèmes, che sviluppa software per la progettazione di

prodotti e linee di produzione. Tra le funzionalità della piattaforma 3DExperience del gruppo francese ne è

stata introdotta una pensata proprio per l'ottimizzazione topologica di pezzi da produrre in ma­ nifattura

additiva, cioè in stampa 3D, a beneficio di settori di nicchia con produzioni in piccole serieo la necessità di

ridurre il magazzino. Molti ancora i margini di miglioramento. «L'ottimizzazione topologica- spiega Simona

Perotto, docente di Matematica al Politecnico di Milano- richiede una grande potenza di calcoloe tempi

molto lunghi di elaborazione, con costi di conseguenza ancora elevati per le imprese». Questoè il motivo

per cui Perotto, con altri colleghi dell'ateneo milanese, ha lavorato allo sviluppo di un algoritmo in grado di

semplificarei calcolie ridurrei costi. Il tuttoè nato nell'ambito di un progetto condotto con l'industria

aerospaziale Thales Alenia Space. L'algoritmoè stato chiamato Free­Form Designei suoi ideatori cercano

ora partner per trasformarlo in un prodotto commerciale. Un ulteriore fronte in cui l'intelligenza artificiale può

fornire il suo apporto all'Industry 4.0 è il risparmio energetico. Un esempio è la soluzione utilizzata da Porta

Solutions, azienda italiana che produce macchine per la produzione di particolari in metallo. I nuovi

Multicenter 4.0 di Porta Solutions sono centri di produzione con 3 o 5 mandrini che effettuano in

successione lavorazioni sui pezzi. Un'applicazione di intelligenza artificiale consente di orchestrare le fasi di

lavoro in modo ottimale, così da recuperare l'energia passiva dei mandrini in frenata per ridistribuirlaa quelli

in ripartenza, trovando la combinazione ideale tra oltre2 miliardi di possibili varianti, con risparmi fino al

20% sui consumi. Alla base di tutto c'è un algoritmo, sviluppato sulla piattaforma cloud Microsoft Azure,

alimentato dai dati resi disponibili da una soluzione di un'altra azienda italiana, la pisana Alleantia, che ha

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messo a punto dispositivi e una library di driver in grado di collegare all'Internet delle Cose circa 5mila

dispositivi tra macchine e soluzioni di automazione presenti sul mercato. La soluzione di Alleantia prefigura

un futuro in cui sarà possibile attivare un libero flusso di dati tra macchinee sistemi di intelligenza artificiale

e ulteriori servizi per le imprese. Un esempio è la possibilità per le macchine di essere inserite in una chat,

basata su sistemi come Yammer di Microsofto Spark di Cisco, che consentono di trasmettere messaggi in

ambito aziendale all'interno di gruppi abilitati. Le macchine sono così in grado di chattare con addetti o

manager, richiedendo manutenzione o fornendo dati sulla produzione. Esistono già soluzioni funzionanti di

sistemi del genere e già si pensa alla possibilità di dare alle macchine comandi a voce, un po' come

facciamo oggi sugli smartphone con applicazioni come Sirio Cortana.

185 Densità robotica. In Italia sono attivi 185 robot industriali ogni 10mila addetti del manifatturiero. L'indice

di densità robotica è calcolato dall'International federation of robotics. In Germaniaè paria 309

Foto: MARKA

Foto: Manutenzione predittiva. Individuare utilizzi errati o usuranti o ancora prevedere la durata di

determinati componenti è una delle applicazioni più efficaci nelle fabbriche di nuova generazione

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Pmi /2. Ricerca di Crif Rating sulle piccole aziende manifatturiere la cui maggioranza del capitale è sotto ilcontrollo di gruppi di Pechino I soci cinesi puntano sul rafforzamento patrimoniale GLI EFFETTI Dopo il primo anno la marginalità resta stabile così come la propensione agli investimenti:molto alto l'interesse per il know how E.N. Rafforzamento patrimoniale e riduzione del debito finanziario. Sono questi i due effetti di cui beneficiano nel

brevissimo termine le Pmi italiane passate sotto il controllo di una società cinese. Le aziende acquisite

mostrano un calo della leva finanziaria che si riduce a 1,9 volte dal 5,7 dell'anno precedente alla stipula

dell'accordo. È quanto emerge da una ricerca effettuata da Crif Rating su un campione di Pmi italiane la cui

maggioranza del capitale sociale è passata sotto il controllo di gruppi di Pechino. Sono state considerate, in

particolare, una quarantina di Pmi con un giro d'affari inferiore ai 500 milioni di euro. I due terzi del

campione osservato sono composti da realtà del manifatturiero e lo shopping cinese ha privilegiato realtà

con un alto contenuto di innovazione, come imprese attive nel comparto della meccanica strumentale, in

particolare la robotica e la componentistica per la filiera dell'automotive. «Le acquisizioni sono state in

funzione del know­how in settori strategici per gli investitori cinesi, che privilegiano le capacità professionali

e le esperienze maturate su specifici processi produttivi» spiega Chloè Ehrhardt, Associate corporate

ratings di Crif Ratings, che ha realizzato l'analisi. L'Italia è il terzo paese europeo, dopo Regno Unito e

Germania, per destinazione degli investimenti esteri diretti (Ide) dalla Cina, che nel 2016 hanno toccato un

controvalore di 12,8 miliardi. Sotto il controllo della "nuova" proprietà si registra un calo del rapporto tra

debiti finanziari e patrimonio netto a seguito delle importanti iniezioni di liquidità che ripristinano l'equilibrio

finanziario delle società acquisite. In circa il 75% dei casi si registra un calo del 69% dell'indebitamento

finanziario netto, mentre il patrimonio netto del campione segna in quasi due casi su tre, a livello aggregato,

un +25 per cento. Certo dopo un solo anno sotto la nuova bandiera non si vedo­ no particolari ripercussioni

sul fronte della marginalità, che resta sostanzialmente stabile. «È un elemento compatibile con l'orizzonte di

medio­lungo termine, nel quale emergono gli eventuali vantaggi portati dalle sinergie industriali e

commerciali» aggiunge la manager. Nel primo anno resta sostanzialmente stabile, intorno al 4% del

fatturato, anche la propensione agli investimenti. La maggior parte delle risorse disponibili è allocata nei

beni materiali, mentre il pacchetto di beni immateriali come, marchi, concessioni, li­ cenze, vede crescere

leggermente il suo peso nell'attivo rispetto all'esercizio preacquisizione. Segno che la strategia degli

investitori guarda marginalmente a questi asset immateriali. «Diversamente da quanto accade nelle

acquisizioni delle grandi aziende, nel caso delle Pmi le società cinesi cercano uno specifico know­how fatto

di esperienze e professionalità che non si può contabilizzare in bilancio ma sono tipicità delle Pmi made in

Italy», conclude Chloè Ehrhardt. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Settori/1. Sicurezza chimica dei materiali e nuove figure professionali nel tessile­abbigliamento Dai filati eco al green designer la moda si reinventa e cresce Natascia Ronchetti Sotto la pressione delle grandi maison del lusso e del fast fashion si rafforza l'impegno green della filiera

della moda, uno dei settori del made in Italy maggiormente vocati a una produzione sostenibile. Si

moltiplicano le ricerche per raggiungere la massima sicurezza chimica dei prodotti, tanto che ad oggi sono

già 59 le imprese della filiera che hanno aderito alla campagna Detox lanciata nel 2012 da Greenpeace e

sottoscritta da 28 brand, grazie anche alla nascita, nel distretto del tessile e dell'abbigliamento di Prato, del

Cid, il Consorzio italiano di implementazione Detox voluto da Confindustria Toscana Nord.E continuano a

nascere start up che scommettono su filati ottenuti da Pet riciclato, su materiali biologici e fibre a basso

impatto ambientale, sulla scia di una vera e propria rivoluzione culturale in cui si distinguono non solo i

colossi ma anche le piccole e medie imprese. Gli esempi sono innumerevoli. Il gruppo Kering, a cui fan­ no

capo brand come Gucci, Bottega Veneta e Brioni, fa uso del Mil (Materials Innovation Lab), libreria sui

materiali sostenibili per stimolare pratiche di eco design, e ha adottato l'Ep&L (Environmental Profit &Loss

Account), strumento che consente di tradurre in termini economici l'impatto di tut­ te le attività sull'ambiente.

È del marchio Herno, invece, la giacca tracciabile, dalla selezione dei materiali sino al fine utilizzo,

realizzata da Radici Group (prodotti chimici, plastici e fibre sintetiche) in collaborazione con Eurojersey,

tramite una metodologia che prende in considerazione sedici indicatori per certificare l'impronta ecologica

del prodotto. A sua volta Mazzucchelli, impresa plastica di Castiglione Olona (Varese), ha realizzato un

nuovo polimero di acetato, biodegradabile e riciclabile, ricavato da semi di cotone e scarti di legno,

utilizzato da Gucci e dalla stilista Stella McCartney. Rifiuti della canapa per creare nuovi bio­compositi, scarti

dell'industria agroalimentare che danno vita a materiali dotati di un'alta capacità di termoregolazione, filati

ottenuti dal riciclo di reti da pescae moquette a fine vita: tutti materiali ormai diventati a pieno titolo

protagonisti di un sistema moda sempre più vocato al green. Al punto che la crescente attenzione per la

sostenibilità sta stimolando anche una nuova domanda di figure professionali specialistiche. Uno studio

realizzato da Centrocot, il Centro tessile cotoniero di Busto Arsizio, in collaborazione con l'Università Carlo

Cattaneo, ha individuato due nuove figure emergenti: il responsabile della sicurezza chimica, capace di

selezionare i materiali con il minore impatto ambientale, e il green designer, in grado di abbinare la

creatività a logiche di valutazione della sostenibilità dei processi produttivi. © RIPRODUZIONE

RISERVATA

Foto: MARKA

Foto: Le applicazioni. Vanno dalla giacca tracciabile al riciclo di materiali poveri

06/11/2017Pag. 20GREEN ECONOMY

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IL COMMENTO Come usare le risorse per la crescita Giuseppe Travaglini La Legge di Bilancio per il 2018 è stata criticata per le "risorse limitate" di cui può disporre. Sul totale dei

20,4 miliardi previsti dalla manovra solo 3,8 potranno essere impiegati per manovrare ai fini della crescita.

Un po' poco considerando il ritardo dell'economia italiana, accumulato nell'ultimo decennio, e la lunga

stagnazione che ha afflitto la transizione italiana nel passaggio tra il vecchio e il nuovo millennio. Insomma,

risorse modeste che devono essere utilizzate al meglio. Ma a che punto siamo? Se ne è discusso al

Convegno "Small Business, Banks, Finance, Innovation and Growth" organizzato dal Desp dell'Università

di Urbino. Un incontro internazionale sulla crisi e le recenti trasformazioni dell'economia italiana, che hanno

riguardato la struttura produttiva, l'intelaiatura finanziaria del paese e il legame tra imprenditorialità, finanza

e processi innovativi. Dall'incontro è emerso qualche segnale positivo. Tuttavia ancora troppo debole per

considerare derubricati i vincoli che condizionano la ripresa. segue a pagina 10 segue dalla prima Inumeri

confermano lo scenario. Con la recessione si è avviata una trasformazione del sistema produttivo italiano

che ha visto ridimensionare il numero di imprese (oltre 190 mila unità in meno) e di addetti (circa 800mila

unità in meno). Si è avuto un ridimensionamento strutturale del tessuto produttivo in tutti i segmenti

(numero di imprese, di addetti e valore aggiunto) con una flessione più marcata per le micro (1-9 addetti) e

le piccole (10-49) imprese rispetto alle classi dimensionali più elevate. L'impatto della crisi è stato

generalizzato. Tra il 2011 ed il 2014 il manifatturiero (-7.2% di imprese e -6.8 di addetti) e la gran parte del

terziario (-4.7 e -3,3%) hanno registrato una contrazione del valore aggiunto. Con qualche differenziazione.

Mentre nell'industria, a livello d'impresa, la produttività totale dei fattori (Ptf) ha registrato dal 2015 una

positiva inversione di tendenza, la dinamica della Ptf è rimasta recessiva nei servizi (che rappresentano il

78% del valore aggiunto). Tra le imprese italiane, quelle che meglio hanno fronteggiato la crisi sono quelle

internazionalizzate e di medie dimensioni. Imprese che hanno rafforzato la loro competitività, sia di costo

che di qualità, e la loro sostenibilità economico-finanziaria. Dunque, un quadro eterogeneo in rapida

trasformazione che, pur nel contesto recessivo dell'ultimo decennio, ha inviato timidi segnali di ripresa. La

Legge di Bilancio 2018 sembra entrare in questo solco, pur mettendo a disposizione poche risorse per

governare le trasformazioni. In sostanza, due sono gli obiettivi principali della manovra. Da una parte, la

crescita dell'occupazione con la nuova decontribuzione al 50% per i primi tre anni di contratto a tutele

crescenti, con un tetto annuo di 3mila euro, per le assunzioni di giovani. Nelle intenzioni del governo, lo

scopo è quello di riassorbire parte della disoccupazione giovanile (fino a 35 anni) attraverso il taglio del

cuneo fiscale. La decontribuzione viene estesa al 100% per tutti i disoccupati nel Mezzogiorno,

indipendentemente dall'età. La manovra è analoga a quella già varata nel 2014. Ha avuto effetti espansivi

sull'occupazione nell'immediato, ma è da valutarne l'impatto nel medio periodo. L'altro obiettivo è la

produttività. La manovra di bilancio riconferma l'impianto di Industria 4.0. Con il superammortamento per

l'acquisto di macchine utensili tradizionali (aliquota al 130%) e l'iperammortamento per l'acquisto di beni

legati alla digitalizzazione (aliquota al 250%), oltre il rifinanziamento della Nuova Sabatini per i macchinari

(330 milioni tra il 2018 e il 2023). Rimane aperto il tema di come pilotare le innovazioni digitali (anche

attraverso un credito d'imposta del 40%, fino ad un imposto massimo annuale di 300mila euro). Inoltre la

manovra pone una particolare attenzione alle aree ritardatarie del paese. Un approccio innovativo per il

Mezzogiorno, nelle parole di Giuseppe Coco (coordinatore dei Consiglieri del ministro della Coesione

Territoriale) ospite al convegno di Urbino, che consentirebbe di coniugare occupazione e produttività al

Sud. Tra le misure adottate vi è il rifinanziamento del credito d'imposta per le imprese che investono nel

Mezzogiorno (200 milioni per il 2018 e 150 per il 2019, da aggiungere ai 600 milioni annui già stanziati per il

2017-19). E il Fondo per la crescita dimensionale delle imprese del Sud (150 milioni per il 2018) che

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attraverso l'azione di Invitalia, in collaborazione con la Banca degli investimenti europei e Cdp, agirebbe da

leva finanziaria per sviluppare un potenziale complessivo di almeno 300 milioni da investire nel Sud, con la

partecipazione aggiuntiva (obbligatoria) del sistema finanziario privato (per ulteriori 150 milioni). Misure che

nelle intenzioni del governo mirano a sostenere la crescita dimensionale delle Pmi nel Mezzogiorno

recuperando gradi di produttività e occupazione. Insomma, un insieme di risorse limitate, che nelle attese

dei proponenti possono svolgere un ruolo positivo nella crescita. E, una manovra finanziaria che - pur non

innovando sui temi della redistribuzione dei redditi e degli investimenti pubblici presenta implicitamente una

prima ipotesi di dialogo tra misure per l'occupazione e interventi per la produttività. Perciò, un passo verso il

coordinamento delle politiche economiche (del lavoro e industriali) che può sostenere il treno della ripresa.

* Ordinario di Politica Economica, Università di Urbino Carlo Bo

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Pagamenti, rivoluzione in portafoglio Adriano Bonafede Pagamenti istantanei dal proprio conto corrente a un altro; un assistente "virtuale" al quale affidare la

transazione di un bene senza perdere tempo ma semplicemente schiacciando una app sul cellulare; un

"aiutante" sullo smartphone che ci aiuta a scegliere quale, fra i vari conti correnti, utilizzare. La rivoluzione

dei pagamenti è alle porte: il 21 novembre si comincerà con l'instant payment, dal 13 gennaio entrerà

invece in vigore la direttiva europea "Psd2" che permette a una serie di soggetti non bancari di entrare, una

volta autorizzati da noi ovviamente, nei nostri conti. a pagina 4 Ma chi vince e chi perde con questa

rivoluzione? Le banche potrebbero perdere parte delle commissioni per far posto ai nuovi intermediari

virtuali. Ma per i consumatori i benefici sembrano scarsi mentre potrebbe profilarsi un costo del credito più

elevato sulle carte. Pisp e Aisp Prima o poi tutti avremo un Pisp. E anche un Aisp. Il primo sarà una specie

di assistente che prenderà il nostro ordine di pagamento verso un commerciante e darà l'autorizzazione

alla nostra banca di pagare mentre garantirà al negoziante il prezzo promesso: un modo per bypassare la

carta di credito o il Pagobancomat. Il secondo avrà un compito più complesso ma non meno importante non

solo per i singoli clienti retail ma soprattutto per le piccole imprese: è un soggetto che autorizzeremo a

guardare dentro tutti i nostri conti correnti e che ci consiglierà come gestirli al meglio, quale usare in un dato

momento e quale no. Entrambi gli "assistenti" saranno virtuali e ce li ritroveremo come qualsiasi app sugli

smartphone. Sono queste due fra le novità più importanti che usciranno fuori dalla direttiva Ue, la "Psd2"di

inizio 2018, mentre la prima novità arriverà a giorni, il 21 novembre, quando in tutta Europa, ovvero nel 34

paesi Sepa, sarà possibile effettuare bonifici istantanei: con un'applicazione sullo smartphone potremo

trasferire soldi in pochi secondi dal nostro a qualunque altro conto. Naturalmente l'app entrerà in funzione

gradatamente perché non tutte le banche hanno già deciso come prezzare questa nuova forma di

pagamento. Poi ci sono tutti i nuovi soggetti che già si sono insinuati nelle partite che riguardano i

pagamenti. Alcuni, come Paypal e Apple Pay, li conosciamo già. Altri, come Google Wallet, Amazon Pay e

Messenger Pay (il sistema elaborato da Facebook), arriveranno presto insieme a tante altre come Money e

Quicken, "aggregatori" dei conti correnti. In generale, Apple Pay e Paypal (e tutti gli altri che da altri paesi

approderanno presto in Europa e in Italia), entrano fra il cliente e il gestore della carta di credito. Tanto per

capirsi, non sono nuove carte di credito ma si appoggiano a una di quelle che abbiamo già. Minori

commissioni Tutte queste nuove app vanno a rosicchiare quote delle commissioPayPal ni che andrebbero

alla società che gestisce la carta di credito o alla banca. Tanto che fra gli istituti di credito italiani c'è un

certo allarme: come dimostra una simulazione di Accenture riportata in pagina si dimostra che, nonostante

crescano nei prossimi anni i pagamenti digitali (più 20 per cento tra il 2017 e il 2020), le commissioni sui

pagamenti a favore delle banche scenderanno di circa il 43%, passando dai 6,6 miliardi di oggi ai 4,6 del

2020. Se non è una catastrofe, certo è una grande preoccupazione. «Perché le banche italiane - spiega un

analista - corrono il rischio di perdere quote di ricavi, visto che il margine d'interesse è ai minimi termini e

non basterà unpiccolo rialzo dei tassi come quello che si prevede a risollevarli». Gli istituti hanno puntato

con forza sui ricavi da commissione e perdere una quota di queste fee sui pagamenti non è proprio quel

che si dice un buongiorno. Tanto più che finora il sistema bancario ha pensato che i pagamenti fossero "per

natura" un terreno proprio di caccia mentre ora vedono spuntare cacciatori da tutte le parti. Ad esempio, già

da un po' di tempo Mastercard attacca di fatto il consorzio italiano Bancomat sul suo stesso terreno, il

"Pagobancomat", ovvero l'uso che di quella carta, utilizzata per i prelievi, si fa nel commercio. Inoltre,

contrariamente a quest'ultimo, la carta di debito del colosso Usa può essere usata anche su Internet e

anche all'estero. A giocare contro le banche anche la recente decisione della Commissione europea di

abbassare drasticamente le fee sulle carte di credito e di debito per facilitare l'uso della moneta elettronica:

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le prime potranno al massimo retrocedere alla banca del consumatore lo 0,3 per cento, mentre le seconde

non più dello 0,2, contro quasi l'1 precedente: alle banche europee questa misura del regolatore è già

costata - secondo i calcoli degli addetti ai lavori - 6-7 miliardi di euro di minori ricavi nel 2017. La guerra di

tutti contro tutti Gli istituti di credito italiani stanno elaborando contromisure per difendersi dalla riduzione dei

ricavi dovuta all'abbassamento delle commissioni e all'arrivo dei nuovi player del Fintech. Ad esempio,

qualche banca ha cominciato ad aumentare la quota annuale delle carte di credito per il consumatore,

mentre fino a ieri la regalava. E c'è chi si lamenta dei regolatori italiani che non avrebbero contrastato la

decisione a livello europeo di ridurre le commissioni. «Perché negli altri paesi - dice un operatore - le carte

di credito revolving sono un'importante fonte di ricavi che compensa la diminuzione delle fee, mentre qui in

Italia sono quasi inesistenti». Ma un modo per contrastare i nuovi soggetti che attaccano le commissioni

bancarie potrà venire dalla novità dell'instant payment. Garantendo un bonifico immediato, le banche in

sostanza potrebbero bypassare sia le carte di credito che quelle di debito. Certo, si tratta di stabilire la

struttura tariffaria di questa nuova modalità di pagamento: sarà ancora gratuita per chi riceve il bonifico, con

somma gioia dei commercianti? E sarà costosa per il cliente? È chiaro che occorrerà trovare un giusto mix

se si vuole rendere appetibile questo tipo di operazione rispetto all'uso delle carte: su questo fronte si

giocheranno le abilità dei singoli istituti di rosicchiare ad altri nuove quote di mercato. Nel frattempo le

banche vanno in ordine sparso sul rapporto con i nuovi player. Mentre Intesa Sanpaolo resiste al fascino di

Apple Pay, cercando di trattenersi tutte le commissioni sulle proprie carte di credito, Unicredit, Mediolanum

e fra poco anche CartaSi hanno già raggiunto accordi per utilizzarla. La smaterializzazione Ma al di là della

guerra sulle app e sulle tariffe una cosa è certa. Le carte di credito e quelle di debito fra poco

trasmigreranno tutte sullo smartphone trasformandosi in pure app. Anche i Pos, le macchinette in uso ai

commercianti che permettono l'uso delle carte, potranno seguire il processo di smaterializzazione

diventando anch'esse dei marker digitali. I consumatori Ma quanto ci guadagneranno i consumatori? Per il

momento proprio nulla. Le commissioni verranno solo spartite diversamente tra vecchi e nuovi player.

Mentre le banche si stanno già attrezzando per accrescere le commissioni già esistenti o per trovare nuove

fonti di guadagno. La speranza per i consumatori è che la maggiore concorrenza porti prima o poi dei

benefici anche a loro. Per ora, tuttavia, soprattutto se avverrà a breve uno spostamento verso l'instant

payment, i clienti retail rischiano di pagare di più i servizi delle carte di credito: dovranno sborsare più soldi

per avere quel mese-mese e mezzo di respiro che oggi hanno fra il pagamento e l'arrivo sul conto corrente.

Anche perché nel frattempo i big player internazionali come Mastercard stanno spingendo per le carte di

debito, che trasferiscono al commerciante i soldi che già sono sul conto corrente.

7 6,6 15 MILA EURO È il limite massimo attualmente fissato per gli "instant payment", i bonifici immediati

MILIARDI DI EURO Soni i ricavi del 2016 delle banche per tutti pagamenti digitali che passano dalle loro

piattaforme PER CENTO È il tasso annuo di crescita della moneta elettronica in Italia ma siamo

lontanissimi dai paesi del Nord Europa

Foto: Google Wallet Apple Pay IL PISP A sinistra, il ruolo del fornitore di servizi digitali si frappone tra

cliente e commerciante portando a termine la transazione Il Pisp è una app dietro la quale può esserci

anche un'impresa di origine non bancaria Jean Pierre Mustier (1), ad di Unicredit e Carlo Messina (2), ad di

Intesa Sanpaolo

Foto: L'ad di Icbpi, la società che gestisce CartaSi, Paolo Bertoluzzo (1), Dan Schulman (1), ceo di Paypal

Holdings Inc., e Tim Cook (3), ceo di Apple

06/11/2017Pag. 1 N. 37 - 6 novembre 2017

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SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 06/11/2017 - 06/11/2017 54

Page 55: CONFIMI · INDICE CONFIMI 06/11/2017 La Citta di Salerno - Nazionale Assalto di emendamenti per la manovra di bilancio 6 CONFIMI WEB 05/11/2017 Nuova Rassegna 17:35

Ferreira: "Banche in ripresa, meglio azioni che bond" SECONDO IL CROSS-ASSET RESEARCH STRATEGIST DI LYXOR AM IL RISCHIO POLITICO DELLEELEZIONI IN ITALIA È GIÀ PREZZATO E LE QUOTAZIONI DEGLI ISTITUTI DI CREDITO POTREBBEROCRESCERE NEI PROSSIMI MESI (l.d.o.) «Nel mercato italiano preferiamo l'equity, trainato dai conti in ripresa del settore bancario, ai bond, che

devono fare i conti con il rischio politico». Philippe Ferreira cross-asset research strategist di Lyxor Am,

vede uno scenario positivo per Piazza Affari, pur nella consapevolezza che la lunga fase di Toro ha reso i

multipli non così distanti dalle medie storiche. Sta entrando nel vivo la fase delle trimestrali: cosa attendersi

dai listini che in alcuni casi sono ai massimi storici e negli altri vengono comunque da una lunga fase

positiva? «Siamo alle prese con uno scenario che in pochi casi si era visto in precedenza: Stati Uniti,

Europa, Cina e Giappone stanno crescendo in maniera coordinata. È il segnale che i grandi sforzi messi in

campo dalle banche centrali per rilanciare l'economia al picco della crisi sta funzionando. Il tutto in un

contesto di bassa inflazione che non mette grande pressione ai governatori per quel che concerne la

normalizzazione dei tassi». Vede bene anche l'Italia? «Il listino di Milano ha una forte esposizione, circa il

30%, sul comparto bancario, che sta tornando su un buon livello di redditività dopo la lunga crisi. Le

semestrali dei principali gruppi, come Intesa SanPaolo e Unicredit, sono state positive e c'è ancora spazio

per crescere dato che l'economia nazionale si va consolidando, come dimostrano gli ultimi dati sulla

produzione industriale e sull'indice Pmi che tasta il sentiment del settore manifatturiero, e buona parte della

pulizia dei conti dai crediti deteriorati è stata compiuta. Certo le quotazioni non sono a sconto, ma non

mancano opportunità». In primavera o forse anche prima si tornerà a votare: teme l'incertezza politica? «Il

rischio politico è una costante in Italia, per cui viene già prezzato dal mercato. Con l'avvicinarsi della

scadenza elettorale vedo maggiori rischi sul fronte obbligazionario. Considerato che il BTp a dieci anni

rende il 2,5% circa non vedo grandi spazi per generare reddito su questo fronte». I rischi per

l'obbligazionario riguardano anche altri Paesi, a cominciare dagli Usa dove la Fed ha già iniziato a

normalizzare i tassi per proseguire con i Bund, che rendono lo 0,4% con scadenza decennale. Può bastare

una riduzione degli stimoli da parte della Bce per mandare il rendimento in terreno negativo.

«Indubbiamente: sul fronte dei bond abbiamo un approccio selettivo, consapevoli che non è facile trovare

opportunità. In ogni caso non vediamo all'orizzonte una stretta violenta da parte delle principali banche

centrali. Il rialzo dei tassi è inevitabile, ma non vi sono pressioni dal fronte inflazionistico tali da suggerire di

accelerare». Tornando all'azionario, quali sono a suo avviso i settori più interessanti alla luce dello scenario

che ha appena descritto? «Vediamo opportunità per i tecnologici e più in generale per le aziende che sono

in grado di far leva sull'impatto disruptive del digitale. All'opposto siamo scettici verso i comparti meno

impattati da questa ondata, come il real estate, che per altro soffre la bassa inflazione»

Foto: Philippe Ferreira cross-asset research strategist di Lyxor Am

Foto: Un'immagine di Borsa Italiana

06/11/2017Pag. 56 N. 37 - 6 novembre 2017

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Poli bancari e sportelli postali sarà boom per le polizze danni GLI ISTITUTI DI CREDITO HANNO SPINTO FORTE SUI FONDI COMUNI E LA RACCOLTA VITA,COMPARTI STORICI IN SOFFERENZA. ORA SI PROSPETTA IL RICCO MERCATO DI NUOVECOPERTURE ASSICURATIVE Mariano Mangia Roma Non solo polizze vita per sportelli bancari e postali.Le banche spingono forte sui fondi comuni e la

raccolta assicurativa vita, alla quale sportelli bancari e postali e reti di consulenza contribuiscono per quasi

il 77%, ne risente: i dati pubblicati dall'Ania evidenziano a fine agosto un calo della nuova produzione

individuale di quasi l'8%. Secondo le stime più aggiornate dell'associazione delle compagnie assicurative, il

settore vita dovrebbe chiudere l'anno con un calo del 4% dei premi contabilizzati, effetto di una flessione

del 16,5% dei prodotti di ramo I e di una crescita del 35% delle polizze di ramo III, le unit linked; il settore

danni, dal canto suo, tornerebbe a superare i 32 miliardi, con un incremento dell'1,2%, anche qui con un

andamento divergente, flettono i premi del ramo R.C. Auto e crescono gli altri rami, in particolare malattia e

infortuni. Se il comparto vita soffre la concorrenza degli altri prodotti del risparmio gestito, il potenziale del

settore danni è molto elevato: l'Italia continua ad essere il paese con il più basso rapporto tra premi danni e

Pil, non si arriva al 2%. Se si esclude il ramo auto, assicurazione obbligatoria in tutti i paesi europei, il

divario diventa ancora più evidente, con un peso sul prodotto interno lordo che nel nostro paese si riduce

allo 0,9% contro il 2,4% della Francia, il 2,5% della Germania o il 2% della Spagna. Un potenziale che

banche e poste hanno deciso di sfruttare, come segnala la lenta, ma continua crescita di questo canale

distributivo rispetto ai volumi raccolti da agenti e broker. Una crescita che è evidente non tanto nei rami

auto (responsabilità civile obbligatoria e coperture accessorie come incendio, furto e kasko), dove la quota

di mercato degli sportelli bancari è marginale e dal 2013 a giugno 2017 è aumentata di un solo punto

percentuale, passando dall'1,9% al 2,9%, quanto piuttosto nei rami danni non-auto che hanno visto la quota

"bancaria" passare in tre anni e mezzo dal 5,6% al 10,3% del totale; gli sportelli si distinguono nel

collocamento di polizze del ramo perdite pecuniarie (50% dei premi) e credito, ma crescono anche nei rami

malattia e infortuni. Certo, i volumi delle polizze danni sono ancora poca cosa rispetto ai premi vita raccolti,

ma è chiara la volontà di molti operatori di sviluppare la componente danni, con un'offerta assicurativa

maggiormente integrata. Il gruppo Poste Italiane punta allo sviluppo dell'offerta di prodotti connessi al

welfare (previdenza, assistenza e salute), nel primo semestre i premi della compagnia danni Poste

Assicura sono cresciuti del 28%, e uno dei cantieri avviati dall'amministratore delegato, Matteo Del Fante,

per il nuovo piano industriale riguarda proprio il settore assicurativo, chissà che non apra al collocamento

presso gli uffici postali di polizze r.c. auto. Cresce, +16,4% in sei mesi, la raccolta danni della divisione

Insurance di Intesa Sanpaolo guidata da Nicola Maria Fioravanti che si propone di diventare leader di

mercato anche in questo ramo, grazie anche a un'offerta di prodotti dedicati alle piccole e medie imprese.

La prevalenza del canale bancario-postale nel ramo vita e la sua crescita nel ramo danni rende ancora più

interessante guardare agli sviluppi della bancassurance. Il modello vincente sinora si è dimostrato quello

cosiddetto captive, ossia la creazione di un polo assicurativo all'interno del gruppo. È il modello scelto da

Intesa e Poste Italiane ed è quello che è cresciuto di più: nel 2002 contribuiva per il 38% alla raccolta premi

vita dell'intero canale bancario e postale, nel 2016 ha apportato quasi il 62%. Ha perso progressivamente

peso, nel 2016 ha raccolto un quarto circa dei premi totali, l'altro modello che sembrava potesse competere

con il captive, quello della joint venture, la costituzione con un partner assicurativo di una compagnia

dedicata, con la quota di partecipazione maggioritaria generalmente lasciata al socio assicurativo. Modello

adottato, tra gli altri, da Montepaschi con Axa e da Unicredit che con Allianz ha dato vita a Creditras Vita; il

gruppo bancario guidato da Jean Pierre Mustier ha anche una partecipazione di minoranza, il 39%, nella

joint venture creata con CNP Assurances, prima compagnia vita in Francia. Il modello degli accordi

06/11/2017Pag. 66 N. 37 - 6 novembre 2017

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commerciali, infine, è quello maggiormente praticato da un punto di vista numerico, è utilizzato in

prevalenza dagli istituti di credito di medie e piccole dimensioni, ma in termini di volumi la sua quota di

mercato non arriva al 14%. Le esigenze di rafforzamento patrimoniale del settore bancario stanno peraltro

determinando una rivisitazione di accordi e approcci alla bancassurance. Ubi Banca negli anni scorsi aveva

ceduto la sua quota di maggioranza in Ubi Assicurazioni, ora Cargeas, e ridotto al 20%, dal 50%, la sua

partecipazione in Aviva Vita, ma per effetto dell'acquisizione della Banca dell'Etruria, si ritrova oggi il

controllo di Bap Vita e Bap Danni, ed è socia al 40% di Lombarda Vita controllata da Cattolica

Assicurazioni. Proprio la compagnia assicurativa veronese guidata da Alberto Minali è in queste settimane

al centro della scena: dopo aver visto l'ingresso nel suo azionariato di un socio famoso, la Berkshire

Hathaway di Warren Buffett che ha rilevato una quota del 9% del suo capitale dalla Popolare di Vicenza in

liquidazione, sta trattando con il Banco BPM l'acquisto della quota di maggioranza delle controllate Avipop

Assicurazioni e Popolare Vita, con un accordo di lungo termine per la distribuzione di prodotti vita e danni.

8.000 MILIARDI DI DOLLARI È il valore che acquisirà nel 2020 il costo globale della spesa in ambito salute

con i Paesi emergenti e a basso reddito che guideranno questo aumento. Lo scenario è in forte evoluzione:

le banche spingono forte sui fondi comuni e dunque la raccolta assicurativa vita, alla quale sportelli bancari

e postali e reti di consulenza contribuiscono per quasi il 77 per cento, ne risente I PRODOTTI Le unit-linked

sono preferite alle rivalutabili il matrimonio con i Pir Le compagnie assicurative sembrano preferire le

polizze unit-linked alle rivalutabili di ramo I, eppure poco più della metà dei 240 nuovi prodotti individuali

immessi sul mercato italiano nel primo semestre del 2017 appartiene a quest'ultima categoria. Complici i

ridotti rendimenti obbligazionari, i nuovi prodotti prevedono quasi esclusivamente tassi minimi garantiti pari

allo 0% e, nella metà dei casi, meccanismi di consolidamento annuale; la percentuale che le compagnie

trattengono sui rendimenti realizzati dalle gestioni separate varia generalmente dallo 0,7% all'1,6%. La

parte rimanente dei nuovi prodotti è costituita da polizze multiramo (rivalutabili di ramo I e unit linked di

ramo III) che pesano per il 24% circa, in calo rispetto al 30% del secondo semestre 2016, mentre le polizze

unit-linked, con 25 prodotti, rappresentano il 10,4% del totale, un'incidenza in aumento rispetto ai sei mesi

precedenti e prossima ai livelli massimi registrati nel primo semestre dello scorso anno. Anche il comparto

assicurativo, infine, non resiste al fascino dei Pir, Piani Individuali di Risparmio: nel primo semestre sono

state quattro le compagnie che hanno lanciato polizze Pir di tipo multiramo e di tipo unit-linked. (m.man.)

Foto: Matteo Del Fante (1) ad Poste Italiane e Poste Vita; Alberto Minali (2) ad Cattolica Assicurazioni

06/11/2017Pag. 66 N. 37 - 6 novembre 2017

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Ferreira: "Banche in ripresa, meglio azioni che bond" SECONDO IL CROSS-ASSET RESEARCH STRATEGIST DI LYXOR AM IL RISCHIO POLITICO DELLEELEZIONI IN ITALIA È GIÀ PREZZATO E LE QUOTAZIONI DEGLI ISTITUTI DI CREDITO POTREBBEROCRESCERE NEI PROSSIMI MESI (l.d.o.) Milano «Nel mercato italiano preferiamo l'equity, trainato dai conti in ripresa del settore bancario, ai bond,

che devono fare i conti con il rischio politico». Philippe Ferreira cross-asset research strategist di Lyxor Am,

vede uno scenario positivo per Piazza Affari, pur nella consapevolezza che la lunga fase di Toro ha reso i

multipli non così distanti dalle medie storiche. Sta entrando nel vivo la fase delle trimestrali: cosa attendersi

dai listini che in alcuni casi sono ai massimi storici e negli altri vengono comunque da una lunga fase

positiva? «Siamo alle prese con uno scenario che in pochi casi si era visto in precedenza: Stati Uniti,

Europa, Cina e Giappone stanno crescendo in maniera coordinata. È il segnale che i grandi sforzi messi in

campo dalle banche centrali per rilanciare l'economia al picco della crisi sta funzionando. Il tutto in un

contesto di bassa inflazione che non mette grande pressione ai governatori per quel che concerne la

normalizzazione dei tassi». Vede bene anche l'Italia? «Il listino di Milano ha una forte esposizione, circa il

30%, sul comparto bancario, che sta tornando su un buon livello di redditività dopo la lunga crisi. Le

semestrali dei principali gruppi, come Intesa SanPaolo e Unicredit, sono state positive e c'è ancora spazio

per crescere dato che l'economia nazionale si va consolidando, come dimostrano gli ultimi dati sulla

produzione industriale e sull'indice Pmi che tasta il sentiment del settore manifatturiero, e buona parte della

pulizia dei conti dai crediti deteriorati è stata compiuta. Certo le quotazioni non sono a sconto, ma non

mancano opportunità». In primavera o forse anche prima si tornerà a votare: teme l'incertezza politica? «Il

rischio politico è una costante in Italia, per cui viene già prezzato dal mercato. Con l'avvicinarsi della

scadenza elettorale vedo maggiori rischi sul fronte obbligazionario. Considerato che il BTp a dieci anni

rende il 2,5% circa non vedo grandi spazi per generare reddito su questo fronte». I rischi per

l'obbligazionario riguardano anche altri Paesi, a cominciare dagli Usa dove la Fed ha già iniziato a

normalizzare i tassi per proseguire con i Bund, che rendono lo 0,4% con scadenza decennale. Può bastare

una riduzione degli stimoli da parte della Bce per mandare il rendimento in terreno negativo.

«Indubbiamente: sul fronte dei bond abbiamo un approccio selettivo, consapevoli che non è facile trovare

opportunità. In ogni caso non vediamo all'orizzonte una stretta violenta da parte delle principali banche

centrali. Il rialzo dei tassi è inevitabile, ma non vi sono pressioni dal fronte inflazionistico tali da suggerire di

accelerare». Tornando all'azionario, quali sono a suo avviso i settori più interessanti alla luce dello scenario

che ha appena descritto? «Vediamo opportunità per i tecnologici e più in generale per le aziende che sono

in grado di far leva sull'impatto disruptive del digitale. All'opposto siamo scettici verso i comparti meno

impattati da questa ondata, come il real estate, che per altro soffre la bassa inflazione»

Foto: Philippe Ferreira cross-asset research strategist di Lyxor Am

Foto: Un'immagine di Borsa Italiana

06/11/2017Pag. 56 N. 37 - 6 novembre 2017

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IL GRUPPO / LE AZIENDE / TUTTO SOLDI PATTERN Le giacche sportive di Esemplare riciclano le bottiglie di plastica Il direttore generale Sburlati: puntiamo sulla tecnologia col Politecnico LUIGI GRASSIA L'azienda Pattern di Collegno (Torino) disegna e confeziona ogni anno più di 30 collezioni di capi di

vestiario, sia in proprio sia per alcuni grandi marchi internazionali del lusso. È stata fondata nel 2000 da

Fulvio Botto e Francesco Martorella e nel 2016 ha fatturato 26,5 milioni di euro, contro i 24,5 dell'anno

precedente; l'indice di redditività Ebitda (margine operativo lordo) è aumentato del 30% superando i 2,3

milioni di euro. E gli investimenti del gruppo rappresentano più del il 10% dei ricavi. Nelle attività di Pattern

ha acquisito sempre più rilievo il marchio di abbigliamento «sportivo urbano» Esemplare, acquisito nel 2014

e da allora in continua crescita, tanto che nella campagna vendite autunno-inverno 2017 ha più che

raddoppiato gli ordini (+109% rispetto alla stesa stagione di un anno prima). Il marchio Esemplare, dicono

in Pattern, si è diffuso in molti negozi multimarca in tutta Itali, e all'estero sta andando bene soprattutto in

Spagna e in Estremo Oriente. Luca Sburlati, direttore generale di Pattern, sottolinea l'impegno del gruppo

nella sostenibilità: «Nell'ultima campagna di Esemplare è stata lanciata una giacca da uomo e donna

completamente riciclata, ottenuta da 10 bottiglie di Pet (la più diffusa resina plastica) con una qualità unica.

Molti parlano di sostenibilità e noi la facciamo nel concreto: siamo orgogliosi di essere l'unica piccola/media

impresa del settore tessile-abbigliamento a redigere anche un bilancio di sostenibilità secondo gli standard

internazionali Gri che si affianca al classico bilancio d'esercizio». Pattern è stata scelta per entrare nel

programma «Elite» di Borsa Italiana, dedicato alle imprese con alto potenziale di crescita. Sburlati definisce

questo fatto «una dimostrazione della sostenibilità economica e finanziaria del nostro modello di impresa e

un'opportunità per esplorare futuri orizzonti di crescita». Il direttore generale Sburlati sottolinea anche il

rilievo che ha per Pattern l'innovazione: «Stiamo dando priorità allo sviluppo tecnologico e delle risorse

umane, in particolare grazie alla collaborazione in atto con il Politecnico di Torino, anche attraverso il

supporto di Fondimpresa per la Modellazione Cad in 3 dimensioni da applicarsi ai capi moda». Quanto al

futuro di Pattern, «in mercati turbolenti come quelli attuali non ci si può rilassare nemmeno per un secondo.

Il nostro gruppo vuole continuare a crescere passo dopo passo». c BY NC ND ALCUNI DIRITTI

RISERVATI

Foto: Tessile hi­tech Qui accanto un macchinario impegnato nel confezionamento e nella foto piccola in

basso Luca Sburlati

06/11/2017Pag. 25TUTTO SOLDI

diffusione:145421tiratura:210804

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Il gruppo Pattern Le giacche sportive di Esemplare riciclano le bottiglie di plastica Luigi Grassia L'azienda Pattern di Collegno (Torino) disegna e confeziona ogni anno più di 30 collezioni di capi di

vestiario, sia in proprio sia per alcuni grandi marchi internazionali del lusso. È stata fondata nel 2000 da

Fulvio Botto e Francesco Martorella e nel 2016 ha fatturato 26,5 milioni di euro, contro i 24,5 dell'anno

precedente; l'indice di redditività Ebitda (margine operativo lordo) è aumentato del 30% superando i 2,3

milioni di euro. E gli investimenti del gruppo rappresentano più del il 10% dei ricavi.

Nelle attività di Pattern ha acquisito sempre più rilievo il marchio di abbigliamento «sportivo urbano»

Esemplare, acquisito nel 2014 e da allora in continua crescita, tanto che nella campagna vendite autunno-

inverno 2017 ha più che raddoppiato gli ordini (+109% rispetto alla stesa stagione di un anno prima). Il

marchio Esemplare, dicono in Pattern, si è diffuso in molti negozi multimarca in tutta Itali, e all'estero sta

andando bene soprattutto in Spagna e in Estremo Oriente.

Luca Sburlati, direttore generale di Pattern, sottolinea l'impegno del gruppo nella sostenibilità: «Nell'ultima

campagna di Esemplare è stata lanciata una giacca da uomo e donna completamente riciclata, ottenuta da

10 bottiglie di Pet (la più diffusa resina plastica) con una qualità unica. Molti parlano di sostenibilità e noi la

facciamo nel concreto: siamo orgogliosi di essere l'unica piccola/media impresa del settore tessile-

abbigliamento a redigere anche un bilancio di sostenibilità secondo gli standard internazionali Gri che si

affianca al classico bilancio d'esercizio».

Pattern è stata scelta per entrare nel programma «Elite» di Borsa Italiana, dedicato alle imprese con alto

potenziale di crescita. Sburlati definisce questo fatto «una dimostrazione della sostenibilità economica e

finanziaria del nostro modello di impresa e un'opportunità per esplorare futuri orizzonti di crescita».

Il direttore generale Sburlati sottolinea anche il rilievo che ha per Pattern l'innovazione: «Stiamo dando

priorità allo sviluppo tecnologico e delle risorse umane, in particolare grazie alla collaborazione in atto con il

Politecnico di Torino, anche attraverso il supporto di Fondimpresa per la Modellazione Cad in 3 dimensioni

da applicarsi ai capi moda». Quanto al futuro di Pattern, «in mercati turbolenti come quelli attuali non ci si

può rilassare nemmeno per un secondo. Il nostro gruppo vuole continuare a crescere passo dopo passo».

BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

06/11/2017Pag. 25 Ed. Torino

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SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 06/11/2017 - 06/11/2017 60

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Regioni 4.0 la Campania CORRONO INDUSTRIA E TURISMO* Balzo dell'export di prodotti manifatturieri NICOLA CAROSIELLI GIANLUIGI RAIMONDI La Campania è la regione italiana che lo scorso anno ha registrato il più alto indice di sviluppo con una

crescita del 2,2% del valore aggiunto che chiude il triennio dal 2014 al 2016. È quanto emerge dalle

anticipazioni dei principali andamenti economici e sociali del Rapporto Svimez 2017 sull'economia del

mezzogiorno, che sarà pubblicato questo mese. «Merito soprattutto del settore industriale che con una

crescita del 5,5%, contro il 3% della media del Mezzogiorno e l'1% del Centronord, ha svolto ruolo trainante

grazie anche alla diffusione dei cosiddetti Contratti di Sviluppo e beneficiato del rafforzamento del

terziario,» ha spiegato a MF-Milano Finanza Luca Cappellani, ricercatore Svimez, l'Associazione per lo

Sviluppo dell'Industria nel Mezzogiorno. Il rafforzamento del terziario che a metà di quest'anno rappresenta

il 42% del pil regionale, è stato frutto prevalentemente del positivo andamento del turismo. Ma, avvertono

da Svimez, la ripresa si spiega anche con un effetto rimbalzo dalla forte perdita di pil della crisi economica

iniziata nel 2007 e il ritardo con cui il recupero si è avuto rispetto ad altre aree italiane. «Tuttavia è un dato

di fatto che comparti quali l'aerospaziale, l'automotive e l'agroindustriale registrino continui miglioramenti

che fanno da traino». Da segnalare poi il settore dei servizi, ovvero il terziario, che in media nel

Mezzogiorno e in Campania pesa intorno all'80%, e che a differenza dell'industria in senso stretto, che già

aveva iniziato a recuperare terreno prima del 2016, si è ripreso solo negli ultimi mesi. In particolare a

brillare sono i comparti del turismo e dei trasporti, almeno osservando le dinamiche del mercato del lavoro.

Le ragioni di questo recupero? «Sicuramente c'è stato un riaggancio dell'intero tessuto economico

campano in scia alla ripresa generalizzata registrata nel resto d'Italia e d'Europa grazie a un rafforzamento

delle politiche governative di sostegno alle imprese sia a livello nazionale che regionale», ha continuato

Cappellani. Tutti ora parlano di Industria 4.0, i cui incentivi sono partiti però solo all'inizio di quest'anno, ma

molte agevolazioni come per esempio i super ammortamenti, la nuova Sabatini e il credito d'imposta erano

misure già in vigore nel 2016 a livello nazionale e hanno contribuito alla ripresa. A livello regionale è poi

partito il nuovo ciclo dei fondi comunitari 2014-2020 con i primi bandi, un elemento che favorirà

ulteriormente lo sviluppo in atto. Non solo. «A favorire la ripresa, prosegue il ricercatore Svimez, hanno

contribuito lo scorso anno anche i cosiddetti contratti di sviluppo», ha spiegato Cappellani. Sono le

agevolazioni che vengono date dal ministero dello Sviluppo Economico per progetti presentati da imprese

di dimensioni mediograndi considerate strategiche o di ampliamento delle dimensioni delle imprese stesse,

cruciali soprattutto nel Sud e in Campania dove la frammentazione aziendale è ancora più elevata della già

alta media italiana rispetto all'Europa e che dovrebbero riversarsi a cascata sull'in(continua a pag. 65)

(segue da pag. 63) dotto. Il sistema di incentivi e agevolazioni, nel complesso, sta innescando un vero e

proprio circolo virtuoso, considerando che su un totale di circa 110 contratti di sviluppo finora assegnati

oltre 40 hanno riguardato la regione Campania per un totale di circa 2 miliardi di euro dal 2012 al 2017,

soprattutto erogati negli ultimi 24 mesi. Riflessi sociali a parte, secondo l'ultimo rapporto di Banca d'Italia

sulla regione, le imprese che sono sopravvissute alla crisi hanno contribuito a rafforzare l'intero tessuto

economico campano, diventato più sano dopo una sorta di selezione naturale di una serie di aziende che

già stentavano a proseguire nella propria attività. Occorre poi, sempre a detta degli analisti della Banca

centrale, distinguere tra imprese della Campania e imprese che operano nella regione, con sede però

altrove. Infatti, se il dato complessivo della crescita è positivo, in particolare per la manifattura e l'industriale

in senso stretto, quello relativo alla aziende campane è meno incoraggiante. Per esempio, nel comparto

farmaceutico in Campania che ha registrato un elevato export verso la Svizzera, la casa madre che esporta

il prodotto semilavorato e importa quello finito, è all'estero. Questa situazione riduce quindi la ricchezza

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effettivamente introitata dalla regione. In linea generale, comunque, l'export campano resta molto orientato

verso il Regno Unito, dove letteralmente spopolano i prodotti agroalimentari che pesano circa un terzo

sull'export regionale totale e della moda della regione, oltre che per la qualità, anche grazie all'effetto del

cambio con la sterlina debole e del calo dei prezzi delle materie prime sul mercato internazionale. Nel

settore delle costruzioni la ripresa è stata debole o del tutto assente, nonostante l'attività delle imprese

locali dipenda molto di più dalle commesse pubbliche, quindi dai grandi progetti, rispetto alla media delle

altre regioni italiane. In futuro saranno perciò fondamentali le opere di mordernizzazione e ampliamento

portuali, visto anche l'incremento dell'import/export delle merci. In quest'ottica s'inquadra il nuovo piano di

fondi comunitari con scadenza 2020. Infine, ultimo ma non certo per importanza, un'altra voce cruciale per

il bilancio della Campania, il turismo: secondo l'Indagine campionaria sul turismo internazionale della Banca

d'Italia, nel 2015 (ultimo anno di disponibilità dei dati) sono aumentati sia debole e d delle mate (continua a

pag. 73) (segue da pag. 65) gli arrivi sia le presenze di turisti stranieri in Campania rispettivamente del 6,2

e 3,6% sull'anno precedente e la spesa media dei turisti stranieri è aumentata del 16,5% con la provincia di

Napoli a far la parte del leone con un incremento del 18% e un peso di oltre i 3/4 sul totale. Un trend che,

sottolinea Banca d'Italia, conferma l'andamento positivo del quadriennio precedente che vanta un

incremento della quota presenze straniere al 45,3%. Tra l'altro, nei due principali porti campani, Napoli e

Salerno, è cresciuta sia il numero di passeggeri (+3% nel 2016) sia la movimentazione delle merci (+4,7%).

Passando all'export, lo scorso anno la Campania ha registrato un tasso di crescita del 2,9%, superiore a

quello rilevato sia per l'intero Mezzogiorno (+1,1%), sia per le regioni centro-settentrionali (+1,1%). Un

risultato, rileva Svimez, che conferma la vivacità del settore manifatturiero campano, che rappresenta oltre

il 94% delle esportazioni della regione. Tra i settori manifatturieri che hanno un peso maggiore per le

esportazioni si segnalano i comparti degli apparecchi elettrici" (+27,3% nel 2016), che rafforza la crescita

già realizzata nel 2015 (+5,3%) e che anche nel primo trimestre del 2017 ha segnato un forte incremento

(+18,9%). Il segmento computer, ottica e elettronica ha messo a segno un ottimo +24,4% e gli articoli

farmaceutici un buon 14,1%. Rallenta invece la crescita dell'export del comparto prodotti agricoli, che

rappresentano oltre un quarto del totale delle esportazioni della Campania e che dopo la forte crescita fatta

registrare nel corso del periodo 20072015 durante il quale sono aumentate del 50%, sono (continua a pag.

75) (segue da pag. 73) cresciute debolmente nel 2016 (+1,9%) e risultano in flessione nei primi mesi del

2017 (-1,8%). In calo per contro nel 2016 l'export del settore «Prodotti tessili e abbigliamento» (-6,1%), che

tuttavia nel primo trimestre di quest'anno ha segnato un forte recupero (+5%).

Foto: L'Aw 609, un convertiplano, per molti l'elicottero del futuro

Foto: Tecnici nella clean room del sito di Giugliano che ospita il virtual lab, uno dei più avanzati in Italia

Foto: L'inaugurazione della stazione di Afragola nel giugno scorso

Foto: La Apple Academy a San Giovanni a Teduccio

Foto: Il nodo ferroviario per l'Alta Velocità ad Afragola con la stazione progettata da Zaha Hadid

Foto: Il Pietrarsa Express di Napoli, un polo museale unico in Italia e la pubblicità della Apple a Napoli

Foto: Il Pietrarsa Express di Napoli, un polo museale unico in Italia e la pubblicità della Apple a Napoli

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TOP PERFORMER - INCO.FARMA/ Regioni 4.0 la Campania Prossima mossa: la farmacia va in rete «Quest'anno rappresenterà l'inizio di una nuova fase societaria, una gestione a regime perché andiamo

incontro a una stabilizzazione dei costi e a un presumibile incremento degli utili,» Domenico Della Gatta,

ceo di Inco.Farma, società mista per la gestione di farmacie, controllata da una holding privata e

partecipata per il 25% dal Consorzio di Enti locali, ha raggiunto un traguardo. Il numero delle farmacie

gestite nei 24 Comuni delle province di Napoli, Caserta ed Avellino, è arrivato, con l'apertura di Afragola, a

quota 22, soglia giudicata accettabile dal management. Al momento della costituzione nel 2004, facevano

parte del Consorzio esclusivamente i nove comuni fondatori, successivamente il contratto di servizio è stato

ampliato. La società, che ha sempre riportato utili di esercizio dalla sua costituzione, sta facendo registrare,

negli ultimi anni, performance tali da spingerla nel ranking delle migliori Pmi campane nelle prime dieci

posizioni. Nel 2016 il valore della produzione ha superato i 25 milioni di euro con un incremento sul 2015 di

oltre 3,5 milioni, mentre l'ebitda, a 2,5 milioni, ha spinto il margine sul fatturato a un eccellente, nel campo

dei servizi, 10%.Altrettanto interessante è il dato relativo al costo del lavoro che passa da 2,4 mln del 2015

a 2,65 mln del 2016 con un'incidenza percentuale in diminuzione dall'11,2% al 10,5%. L'utile netto è stato

di 860 mila euro con debiti per circa 2,5 milioni di euro. Ora Della Gatta intende potenziare alcuni punti

vendita localizzati in realtà territoriali che rispondono positivamente alle politiche aziendali, trasferendo le

farmacie in locali più attrezzati. «Inoltre a seguito delle recenti novazioni legislative, è stato commissionato

uno studio di fattibilità per l'attivazione del commercio elettronico», ha spiegato il manager. Con l'apertura

della farmacia comunale di Afragola può dirsi completato - detta della società - anche per gli effetti del dl n.

1/2012 (che ha sospeso l'esercizio del diritto di prelazione, da parte dei Comuni, sulle farmacie di nuova

istituzione) lo sviluppo in termini di numero di farmacie gestite.

Foto: Domenico Della Gatta

06/11/2017Pag. 65 N.261 - 6 novembre 2017

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SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 06/11/2017 - 06/11/2017 63

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FINANCIAL ADVISOR DOPPIA DELEGA PER I PIR FIRMATI BANCA GENERALI Maurizio Canavesi Banca Generali lancia i propri fondi PIR dedicati alle PMI italiane inserendo strategie innovative nell'offerta

sul mercato. La banca private ha, in particolare, affiancato alle soluzioni finanziarie in distribuzione presso

la propria rete (Anima, Eurizon e Amundi) la proposta di due comparti che si distinguono, nel primo caso,

per il controllo della volatilità, e la diversificazione su scala globale, e, nel secondo, per l'attenta selezione

delle PMI in portafoglio. Lo stile Banca Generali nell'orientamento ai fondi multiasset per ampliare le

decorrelazioni dai rischi si ritrova nella nuova delega all'interno dell'universo dei fondi Bg Sicav affidata a JP

Morgan AM che ha studiato per la società un comparto ad hoc in grado di cogliere i vantaggi fiscali della

normativa sui PIR, seppur restando orientato ad un'ampia diversificazione geografica. Questo avviene

grazie ad un evoluto sistema di total return swap che proietta le opportunità di investimento verso un fondo

bilanciato globale, con coperture significative al capitale in modo da ridurne i rischi di volatilità. Si tratta di

una strategia unica in Italia che tiene conto del rally già significativo messo a segno dalle PMI interessate

dal fenomeno dei PIR guardando poi su orizzonti più globali. Il secondo comparto è, invece, più tradizionale

nella formula del bilanciato Italia, ma si dimostra all'avanguardia nella strategia fortemente focalizzata sulle

pmi. La delega viene, infatti, affidata a Intermonte che è "una delle realtà più accurate e addentro nella

ricerca sulle small e mid cap italiane, di cui ha una copertura del 75% tra le 184 quotate" spiegano da

Banca Generali. La strategia si focalizza sui settori industriali e retail, azioni e bond, guardando a quelle

realtà con un basso livello di indebitamento e con conti in ordine visto che il requisito è quello di avere

almeno un margine operativo lordo sopra il 10% nell'ultimo triennio.

Foto: La rete private del Leone si affida a JP Morgan AM e a Intermonte per ampliare l'offerta dedicata alle

PMI italiane

06/11/2017Pag. 40 N.11 - novembre 2017 tiratura:45000

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SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 06/11/2017 - 06/11/2017 64

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Advisor think CROWDFUNDING. LA MISCELA "ESPLOSIVA" DELLE ICOS Umberto Piattelli* Il crowdfunding non ha ancora minimamente fermato la sua corsa che già si affacciano sul web nuove

modalità di sfruttarne le potenzialità. Ma facciamo un passo indietro. Il crowdfunding in Italia, così come nel

mondo comincia a crescere, e i numeri sono sempre più rotondi ed interessanti: l' equity crowdfunding ,

aperto adesso indistintamente a tutte le PMI ha visto, dal suo avvio in Italia nel 2013, il lancio di 109

campagne che hanno raccolto oltre 15 milioni di euro. Se poi guardiamo i risultati anno per anno, si passa

dalla primordiale raccolta di 1,3 milioni del 2013 alla raccolta di 9,6 milioni di euro nei primi 8 mesi del 2017.

Il lending crowdfunding non è rimasto indietro, anzi, il totale della raccolta in Italia ha superato i 150 milioni

di euro a fine 2016, 88 dei quali erogati a PMI e individui, con un contributo di ulteriori 66 milioni di euro

dato dall' invoice trading crowdfunding (cessione fatture), che dal 2015 al 2016 ha incrementato la propria

quota di mercato dell'800%. Si potrebbe quindi pensare che il crowdfunding stia confermando ovunque la

propria capacità di raccogliere capitali perché siano investiti o prestati con profitto, ma non è così. Qualcuno

ha infatti pensato che fosse possibile utilizzare questo modello di raccolta per una diversa finalità e ha

promosso la prima Initial Coin Offering (ICO), consentendo ad alcune start-up di raccogliere in poco tempo

somme da capogiro: Bancor ha raccolto 135 milioni di dollari, EOS ha raccolto 185 milioni, Tezos addirittura

232 milioni, mentre in Cina 65 ICOs hanno raccolto l'equivalente di 335 milioni di euro; se compariamo

queste cifre con quelle di una raccolta media in Italia (220.000,00 euro) e comunque con il limite massimo

di raccolta consentito in Italia così come in molti altri paesi europei (5 milioni di euro), o negli USA (1

milione di dollari per campagna di equity crowdfunding) appare subito evidente che il fenomeno ICOs non è

comparabile con le IPOs (Initial Public Offering) che sono poi le raccolte promosse sollecitando investimenti

tramite portali di equity crowdfunding. Ma il problema è un altro, o meglio, si tratta di capire cosa sia

effettivamente una ICO e cosa venga dato in cambio all'investitore. Le prime ICO sono nate mettendo

insieme il crowdfunding, i bitcoin (cripto-moneta) e la teconologia blockchain che costituisce il sistema

attraverso il quale le transazioni in bitcoin sono registrate senza necessità di ricorrere ad una autorità

centrale, ma consentendo a tutti coloro che lo desiderano, di poter fungere da registri decentralizzati delle

transazioni stesse. Il sistema blockchain è apparso così innovativo e sicuro che oramai sono allo studio

tantissime applicazioni dello stesso nei settori più diversi per sfruttarne quelle che sembrano essere

potenzialità illimitate. Quindi una ICO utilizza la struttura della blockchain per registrare le transazioni,

ovvero lo scambio di bitcoin o altre cripto-valute (acquistate con euro, dollari o yuan) con i c.d. tokens che

vengono emessi dalla startup che raccoglie il denaro per lo sviluppo dei propri progetti. Ma cosa sono

questi tokens e che diritti o valori attribuiscono a chi li ha sottoscritti/comprati in una ICO? Questo appare

oggi il tema più discusso, non solo tra gli addetti ai lavori, ma anche tra gli enti che regolano il mercato dei

capitali e quindi degli investimenti in strumenti finanziari nei diversi paesi. In America, così come in

Germania e in Inghilterra le autorità regolamentari (rispettivamente SEC, Bafin e FCA) ritengono che

queste operazioni siano da considerarsi alla stregua di investimenti in strumenti finanziari e quindi non

diversamente regolate dalle normali quotazioni su mercati borsistici ovvero dalle raccolte di capitale

promosse tramite portali di equity crowdfunding; in Cina le ICOs sono state recentemente vietate senza

alcuna eccezione e il governo cinese ha ordinato la restituzione dei fondi ai sottoscrittori, ritenendo che si

tratti di operazioni rischiosissime o addirittura di frodi finanziarie. Tuttavia la risposta a cosa sia o come si

possa definire un token non è questa, posto che certamente in una ICO non vengono sottoscritte azioni o

quote rappresentative del capitale sociale della società che promuove la raccolta di capitali. Il token

rappresenterebbe una nuova cripto valuta che viene scambiata in un apposita piattaforma e che consente

al suo possessore di guadagnare mediante la cessione dei tokens a valori più alti di quelli ai quali li ha

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SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 06/11/2017 - 06/11/2017 65

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acquistati (in effetti in maniera simile a quanto avverrebbe con azioni quotate ovvero alla speculazione sul

valore di cambio delle monete esistenti). Ethereum è un sistema alternativo, sempre basato sulla tecnologia

blockchain, che è stato creato in concorrenza con i bitcoin, proprio per consentire operazioni di questo tipo.

Il 21 di settembre ad Atene si è svolto il 3° Crowddialog europeo, evento dedicato al crowdfunding e al

crowdsourcing, dove si è largamente dibattuto di ICOs, proprio al fine di cercare di avere maggiore

chiarezza sulla definizione dei tokens. In tale contesto si è cercato di capire quale sia l'oggetto

dell'investimento in una ICO o come l'investitore potrà trarre beneficio dallo stesso, posto che con tale

operazione la startup promuove il proprio business plan così come lo fa quando intende promuovere una

campagna di equity crowdfunding, ma non emette azioni né quote che divengano di proprietà

dell'investitore. Quindi quale è il legame tra il token che l'investitore ha comprato e lo sviluppo atteso del

business della società che ha raccolto i capitali? Non è chiaro e secondo alcuni dovrebbe essere scritto in

uno smart contract che utilizzando la tecnologia blockchain possa, al verificarsi di un certo evento (per

esempio una determinata redditività, o un certo fatturato) consentire al proprietario del token di diventare

finalmente socio della società o di avere un altro tipo di ritorno economico (per esempio conversione in

bitcoin). Vi è chi invece ha sostenuto che il token, in quanto rappresentativo di una moneta virtuale emessa

dalla società, dovrebbe aumentare il proprio valore sia in funzione dei risultati raggiunti dalla startup che lo

ha emesso, sia per effetto della possibilità di scambiarlo sulle apposite piattaforme, un po' come è accaduto

per il valore dei bitcoin che è aumentato o diminuito nel corso del tempo, a seconda della disponibilità e

della relativa domanda; questo poichè molte ICO consentono di sottoscrivere i tokens a sconto rispetto al

loro teorico valore iniziale, nelle prime fasi della campagna, e lo sconto sul prezzo si riduce man mano che

la campagna progredisce e la raccolta si avvicina al completamento. Quindi se sono tra i primi a comprare i

tokens, potrò poi rapidamente cederli a prezzo pieno o ad un valore ancora superiore, per realizzare

rapidamente il relativo profitto (senza alcuna specifica connessione con lo sviluppo del business della

startup e della crescita di valore della stessa). Il tema è quindi di grandissimo interesse ed attualità e se

queste poche righe non possono essere considerate una esaustiva rappresentazione del "fenomeno" ICO,

auspico che possano costituire una utile e preliminare analisi che aiuti chiunque sia interessato ad

approfondirne il funzionamento e le possibili applicazioni; detto questo non ci si illuda che in Italia, così

come abbiamo visto negli altri paesi già interessati da queste operazioni, una ICO possa consentire di

bypassare la norme esistenti in materia di investimenti in strumenti finanziari e quindi essere realizzata al di

fuori di ogni regolamentazione a tutela degli investitori, solo perché non si riesce ancora a definire

esattamente cosa sia un token. *partner Osborne Clarke

IL'ABC DEL CROWDFUNDINGl crowdfunding è un canale non "tipico" e non convenzionale di finanziamento di imprese in relazione a

progetti e investimenti. Si tratta di una modalità di finanziamento nuova che potrebbe consentire l'accesso

alle imprese a nuove forme di partecipazione nel loro capitale da parte di piccoli investitori, incentivando in

tal modo lo sviluppo e la crescita del Paese. La definizione di "crowdfunding" è implicita nel termine stesso:

folla e finanziamento. In un sistema finanziario in cui un imprenditore capace, pur in possesso di una buona

idea imprenditoriale troppo spesso si trova a non riuscire ad accedere a linee di credito utili allo sviluppo

della stessa. Il credit crunch e la crisi economica che hanno investito l'Europa nonché lo sviluppo della

tecnologia WEB hanno di recente contribuito allo sviluppo di nuovi strumenti di finanziamento e di accesso

al credito, innovativi rispetto ai canali tradizionali. Di particolare importanza e interesse è stato lo sviluppo

del c.d. "crowdfunding", il quale nasce al fine di garantire supporto finanziario a progetti e investimenti

promossi da imprese da parte di finanziatori non istituzionali. Questi ultimi, "credendo" nell'impresa e nel

progetto, investono al fine di trarne benefici economici o semplicemente nell'intento di contribuire allo

sviluppo del progetto e dell' "idea" imprenditoriale che ne è alla base. La logica su cui si fonda tale sistema

è basato sulla possibilità che viene concessa a persone comuni di valutare e partecipare a progetti di

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impresa. Il canale utilizzato per pubblicizzare i progetti è in primis il web, il potenziale di tale strumento

risulta a questo punto altissimo poiché le varie strutture del crowdfunding consentono di scegliere come e

per cosa partecipare. Lo strumento del crowdfunding, come detto, può essere utilizzato per molteplici fini,

dal restauro di un bene al finanziamento di un'impresa, ovviamente i risultati e il "ritorno" economico

dell'investitore cambiano in funzione del fine che lo ha spinto a partecipare alla raccolta di fondi. Gli attuali

metodi di crowdfunding possono essere classificati in quattro modelli distinti tra loro per fine e risultato:

DONATION-BASED Tale modello, particolarmente indicato a progetti finalizzati alla comunità permette di

donare una determinata somma ad un ente che ha fini sociali, in tal caso non avendo il donatore un fine di

lucro viene spesso utilizzato per stimolare la donazione con un riconoscimento morale; PEER-TO-PEER Il

modello in esame è uno strumento che permette il prestito di denaro tra privati, ad oggi poco utilizzato nel

nostro sistema; REWARD BASED Tale modello consente di ottenere vantaggi sia per l'investitore che per il

promotore del progetto/prodotto. Si distingue dagli altri per la possibilità data al finanziatore di avere un

ritorno economico tramite il riconoscimento di un prodotto o del servizio offerto nonché di visibilità in merito

al supporto economico concesso; EQUITY BASED Utilizzato principalmente da finanziatori imprenditoriali,

permette a fronte di un finanziamento solitamente più rilevante dei precedenti, di entrare a far parte della

compagine societaria dell'azienda. Al momento è l'unica forma regolamentata in Italia, peraltro da stringenti

vincoli normativi e regolamentari da parte di Consob. Negli ultimi anni si parla spesso di Start up, Start up

innovative, PMI, Crowdfunding i quali sono concetti distinti ma che spesso di intrecciano tra loro, anche in

considerazione di norme di favore che il legislatore ha emanato a favore di alcuni soggetti. In verità la

normativa è in continua evoluzione dal 2012 e non sempre in maniera coordinata, in quanto l'interesse

suscitato da questi nuovi istituti presso il mondo delle imprese ha spinto verso un continuo miglioramento di

questi strumenti all'interno di un processo evolutivo che è tuttora in corso. Le imprese definite Start up

innovative sono società di capitali, costituite anche in forma cooperativa, che si distinguono per l'alto

contenuto tecnologico dei

beni o servizi che producono. Queste imprese sono state introdotte nel nostro ordinamento - come sopra

accennato - nel 2012 e da allora sono state spesso oggetto di diversi aggiornamenti normativi, anche in

considerazione della "centralità" che questi nuovi strumenti stanno assumendo. In generale un'impresa è

una start-up innovativa se soddisfa determinati requisiti. Data la componente innovativa che

contraddistingue queste start up, sono previsti incentivi e agevolazioni fiscali: per la tassazione del reddito

d'impresa; per i soci che investono in queste società. Diversamente, il crowdfunding (o finanziamento

collettivo) è un meccanismo volto a raccogliere fondi in maniera spontanea ("finanziamento dalla folla")

principalmente con l'utilizzo del web. Questa modalità può raggiungere risultati impensabili. Il crowdfunding

equity based - ammesso originariamente solo per le start up innovative, è stato esteso dalla legge di

Bilancio 2017 a tutte le PMI-Spa e da ultimo anche alle PMI-Srl per effetto delle modifiche intervenute con

l'art. 57 c. 1 D.L. 50/2017. Il nostro legislatore non ha infatti preso in considerazione il crowdfunding

classico rivolto al finanziamento di singoli progetti, ma solo una tipologia particolare di crowdfunding detto

appunto "equity crowdfunding" rivolto alle PMI alle quali viene data la possibilità di raccogliere capitali di

rischio ("funding") presso privati attraverso molteplici canali, quali anche portali, ed è rivolto alla folla della

rete ("crowd") per chiedere finanziamenti attraverso piccole quote di investimento. Le start up innovative

possono essere Srl o SpA e devono avere contenuto tecnologico, ovvero operare in uno dei settori

individuati dalla legge sulle imprese sociali. Le PMI alle quali è stata estesa la possibilità di accesso al

crowdfunding possono essere costituite come SpA ma anche come Srl. La normativa italiana sulle Startup

e PMI Innovative, prevede incentivi fiscali per i soggetti IRES e IRPEF che effettuano investimenti nel

capitale sociale di imprese qualificate come "startup o PMI innovative". A seguito dell'approvazione della

Legge di Stabilità 2017, a decorrere dal corrente esercizio le agevolazioni fiscali nell'innovazione hanno

goduto di una concreta maggiorazione: le persone fisiche hanno infatti la facoltà di detrarre dalle imposte

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sul reddito nella loro dichiarazione dei redditi annuale un importo pari al 30% di quanto investito nel capitale

sociale di una o più start up innovative (con un limite di investimento di 1.000.000 euro). La percentuale di

detrazione è stata portata al 30% per tutte le startup, anche quelle a vocazione o in quelle che sviluppano e

commercializzano esclusivamente prodotti innovativi ad alto livello tecnologico in campo energetico. le

società che investono in start up innovative godono di un regime fiscale di favore (con esclusione delle start

up stesse) potendo escludere dal reddito imponibile un importo pari al 30% di quanto investito nel capitale

sociale (con un limite di investimento di 1.800.000 euro) di una o più start up anche quelle a vocazione

sociale e quelle che sviluppano e commercializzano esclusivamente prodotti innovativi ad alto livello

tecnologico in campo energetico. Possiamo quindi considerare il crowfunding come uno strumento di

finanziamento e di capitalizzazione delle imprese realmente innovativo e in grado di contribuire alla ripresa

dell'economia e al miglioramento della qualità della crescita nel nostro Paese, attraverso la selezione degli

investimenti a maggiore valore aggiunto e dotati di maggiore tasso di innovazione. Alessandro Atzeni,

dottore commercialista e founding partner Atax Associazione professionale

L'AUMENTO E IL CONTINUO INCREMENTOÄ DELLE ICOS N 40 30 20 10 0 ICOs In corso/Annunciate

lug 16 ago 16 set 16 ICOs Passate/Chiuse ott 16 nov 16 Fonte: Lombard Odier. Solo a fini illustrativi dic 16

gen 17 feb 17 mar 17 apr 17 mag 17 giu 17 lug 17

UNO SGUARDO ALLE VENDITE DEL MERCATO TOKEN TOTALE RACCOLTO 120M 100M 80M 60M

40M 20M 0 40 32 24 16 8 Q1 Q2 Q3 2013 NUMERO DI VENDITE Q3 Q2 Q1 2013 Q4 Q1 Q4 Q1 Fonte:

Lombard Odier. Solo a fini illustrativi Q2 Q1 Q4 Q3 Q2 2014 2014 Q3 Q4 2015 2015 Q1 Q4 Q3 Q2 Q1

2016 2016 Q2 2017 Q2 Q1 Q4 Q3 Q2 Q1 Q4 Q3 Q2 Q1 Q4 Q3 Q2 2017

Foto: Al terzo Crowddialog europeo si è dibattuto a lungo su come definire il token

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SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 06/11/2017 - 06/11/2017 68

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ASSET SMALL-MID CAP "MADE IN ITALY" TRAINATE DAI PIR Max Malandra "Le prospettive per l'Italia sono positive, considerando che nel 2018 si dovrebbe consolidare il trend di

crescita dell'economia visto nel 2017: le nostre stime sono per una crescita del PIL nel 2018 nel range

11,5%, quindi sostanzialmente sugli stessi livelli del 2017". Così Claudio De Ranieri , portfolio manager del

fondo Atlante target Italy di Albemarle Asset Management . "Sono livelli di crescita modesti in valore

assoluto, ma che in Italia non si vedevano da anni. Le ragioni di tale crescita sono molteplici, riconducibili

ad esempio all'accelerazione della crescita economica europea e mondiale e alla necessità di investimenti

in beni durevoli dopo anni di sottoinvestimenti". "Riteniamo che vi sia un'onda lunga legata alle politiche

economiche già messe in atto dal Governo Renzi in tema di Industra 4.0, super e iper ammortamenti, che

sta dando i suoi frutti - conferma Guido Crivellaro , gestore del fondo Symphonia Azionario Small Cap Italia

Pertanto riteniamo possibili sorprese positive in termini di crescita economica per il nostro Paese, con un

quadro macro supportivo per l'anno prossimo". "Un elemento di disturbo è rappresentato dalle elezioni

politiche della prossima primavera mette però in guardia Marco Nascimbene , gestore di Fondersel PMI - A

oggi i sondaggi danno un esito molto incerto con i tre schieramenti principali molto vicini e con conseguenti

rischi sulla futura stabilità politica del Paese, mentre, per continuare il processo di crescita, sarebbe

necessario proseguire sulla via delle riforme per migliorare la competitività dell'economia italiana". Intanto

quest'anno la Borsa italiana è tra le migliori in assoluto in termini di rendimento. "La performance degli indici

azionari italiani in particolare sulle mid e small cap ha permesso di chiudere lo sconto relativo tra il mercato

domestico e i principali mercati azionari internazionali commenta Francesco De Astis , gestore per Eurizon

del fondo Azioni PMI Italia - Parte di questa performance è sicuramente da attribuire alla spinta dei Pir, ma

è importante sottolineare comunque che i tassi di crescita degli utili di mid e small cap siano supportivi degli

attuali multipli". "Gli acquisti dei fondi Pir hanno sicuramente favorito la performance del mercato italiano

aumentando liquidità e visibilità delle società a minore capitalizzazione - conferma Nascimbene - Ma nel

corso dell'anno è aumentato anche l'interesse e la presenza degli investitori internazionali. Dal punto di

vista valutativo riteniamo vi sia ancora spazio di salita sia per il comparto industriale, dove sono quotate

aziende di qualità con presenza a livello globale e con valutazioni elevate ma giustificate dai buoni risultati,

sia in quello bancario, dove la progressiva riduzione dello stock di sofferenze e il taglio dei costi stanno

portando a un recupero della redditività. Infine la buona performance dell'economia domestica favorisce i

titoli legati ai consumi interni che sono ancora su multipli interessanti". L'elevato peso di oil & gas e bancari

ha penalizzato le performance negli ultimi anni del Ftse Mib, ma non è da escludere che tali settori possano

in futuro sovraperformare - continua De Ranieri Molti industriali e beni di consumo quotano a valutazioni

ragionevoli se paragonate ai competitor mondiali, in molti casi inferiori rispetto ai massimi storici. Certo, le

small e mid cap hanno beneficiato dell'effetto Pir e le valutazioni in taluni casi appaiono molto elevate. Ma

vi sono ancora titoli con valutazioni relativamente vantaggiose". "Ciò che conta sono i fondamentali

aziendali, crescita degli utili, prospettive macroeconomiche, solidità dei bilanci e valutazioni - interviene

Crivellaro -Oggi osserviamo fondamentali positivi con aziende in ottima salute e crescite degli utili

interessanti. Le valutazioni, in alcuni casi, iniziano a essere elevate anche se testimoniano qualità

aziendale e un'interessante crescita attesa. Pertanto, con dinamiche degli utili significative, anche multipli

elevati a uno o due anni possono essere accettati". Un appeal delle aziende italiane quotate è storicamente

rappresentato dal dividendo. Quanto è ancora importante? "Se un'azienda ha elevate prospettive di

crescita preferiamo naturalmente che tutta la cassa disponibile sia investita nello sviluppo del business,

quindi con un ritorno più interessante di una rendita finanziaria - spiega il gestore di Symphonia - In

presenza di un settore che produce cassa per margini elevati o per una fase matura del ciclo di prodotto,

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SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 06/11/2017 - 06/11/2017 69

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invece, la possibilità di percepire un ritorno in termini di dividendo diventa auspicabile". "È importante

soprattutto per i settori regolati e per le utility" conferma il gestore di Fondersel. "La politica di dividendi è un

aspetto importante nel nostro approccio, ma apprezziamo anche società che rinunciano a pagare cedole

per finanziare programmi di crescita futura" aggiunge De Astis. Di parere diverso ad Albemarle: "La politica

dei dividendi per noi è sostanzialmente irrilevante: preferiamo aziende che pagano un dividendo ridotto ma

con un trend sostenibile di crescita degli utili rispetto a chi paga elevati dividendi difficilmente sostenibili nel

tempo o con il ricorso all'indebitamento bancario. Tendiamo cioè a focalizzarci di più sugli utili, che,

reinvestiti in azienda, possono essere fonte di ulteriore valore". ATLANTE TARGET ITALY Gestore Fondo

(mln euro) Benchmark Beta 3a Alfa 3a 1° Settore 2° Settore 3° Settore 19,0 K 16,0 K 13,0 K 10,0 K

Cementir 2013 Fca Saes Getters Mondadori Editore Intesa Sanpaolo 0 2014 Umberto Borghesi, Claudio

De Ranieri 3 Dati al 30 settembre 2017 25,0 K 22,0 K 2015 2016 2017 63 90% Bci Globale 1,09 11,88

Industriali (20%) Cash (17%) Finanziari (16%) Composizione geografica &in %' Andamento a 5 anni 6

Fonte: Morningstar Direct; dati giornalieri; periodo: 19/10/2012 - 15/10/2017; scala: 19/10/2012 = 100 9

EURIZON AZIONI PMI ITALIA Gestore Fondo (mln euro) Benchmark Beta 3a Alfa 3a 1° Settore 2° Settore

3° Settore Interpump 25,0 K 22,0 K 19,0 K 16,0 K 13,0 K 10,0 K Hera Cerved Diasorin B.Pop. Sondrio

Autogrill Anima Holding Inwit De Longhi 2013 Ima 0 2014 Francesco De Astis 2015 2 3 2016 4 380 95%

Ftse It. Mid Cap, 5% Barc. Euro Treass 0,83 14,65 Industriali (24,6%) Finanziari (20%) Beni di consumo

(18,1%) Composizione del portafoglio &in %' 1 Dati al 31 agosto 2017 Andamento a 5 anni 2017 Fonte:

Morningstar Direct; dati giornalieri; periodo: 12/10/2012 - 12/10/2017; scala: 12/10/2012 = 100 5

SYMPHONIA AZIONARIO SMALL CAP ITALIA Gestore Fondo (mln euro) Benchmark Beta 3a Alfa 3a 1°

Settore 2° Settore 3° Settore Interpump Bb Biotech Ima Amplifon Banca Ifis Reply Ei Towers Marr

Datalogic Italy 0,0% 14/03/18 25,0 K 22,0 K 19,0 K 16,0 K 13,0 K 10,0 K 2013 2014 Guido Crivellaro e

Samantha Melchiorri 2015 2016 107 90% Ftse Italia Star, 10% Bofa Ml eur govt 0,72 18,26 Industriali

(31,48%) Finanziari (12,82%) Beni di consumo (10,72%) Composizione geografica &in %' Dati al 31 agosto

2017 0 2 4 Andamento a 5 anni 6 2017 Fonte: Morningstar Direct; dati giornalieri; periodo: 12/10/2012 -

12/10/2017; scala: 12/10/2012 = 100 8

FONDERSEL PMI Gestore Fondo (mln euro) Benchmark Beta 3a Alfa 3a 1° Settore 2° Settore 3° Settore

Unicredit 2013 Eni Intesa Sanpaolo Interpump Autogrill enel Generali Hera Cerved Fca 0 2014 1 Marco

Nascimbene 2015 2 3 2016 4 109 50% Ftse Mib e 50% Ftse It Mid Cap 1,02 9,38 Finanziari (30%)

Consumi ciclici (17,7%) Industriali (16,9%) Composizione geografica &in %' Dati al 29 settembre 2017

Andamento a 5 anni 2017 Fonte: Morningstar Direct; dati giornalieri; periodo: 12/10/2012 - 12/10/2017;

scala: 12/10/2012 = 100

ATLANTE TARGET ITALY Fiat Chrysler è uno dei principali titoli in portafoglio da diversi anni. Il principale

motivo per cui si è scelto questo titolo è il suo ceo, Sergio Marchionne. Infatti, a prescindere dall'elevato

valore intrinseco di alcuni dei suoi asset (es. Jeep e Maserati in questo momento, Ferrari e CNH Industrial

in passato), riteniamo che il vero punto di forza di Fiat sia Marchionne ed il modo in cui sta gestendo la

società: la sua strategia è basata sul creare e cogliere tutte le opzionalità positive che si presentano con

l'obiettivo di creare valore per gli azionisti. È stato indubbiamente cosi in passato con riferimento

all'acquisizione di Chrysler e agli spin-off di CNH Industrial e Ferrari, probabilmente lo sarà nel prossimo

futuro anche con riferimento a Magneti Marelli e Maserati. Più in generale, a livello di settori siamo

principalmente investiti su Industriali (oltre a Fca, ad esempio Saes Getters), beni di consumo (Mondadori,

Aeffe) e finanziari (Intesa, Generali), sebbene nel finanziario siamo strutturalmente sottopesati rispetto

all'indice di riferimento. Riteniamo che la conoscenza diretta dei manager, soprattutto quando si investe in

small e mid cap - che talvolta sono anche gli azionisti di maggioranza della società sia fondamentale.

EURIZON AZIONI PMI ITALIA I settori maggiormente presenti nell'indice mid cap sono quelli industriale,

consumer discretionary e financial services. Il nostro processo di investimento, in estrema sintesi, si articola

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SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 06/11/2017 - 06/11/2017 70

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in tre fasi fondamentali. Un primo step prevede l'analisi top-down dello scenario macro dell'economia

italiana e delle variabili che possono influenzarlo; successivamente un'analisi rigorosa delle società

attraverso dei modelli di screening dei fondamentali (Ev/Ebitda, P/e, P/bv, Fcf Yield, Dividend Yield). Infine

nella terza incontriamo le aziende. La valutazione dei singoli investimenti è un processo che non può

prescindere dai punti di forza delle singole aziende come la qualità del management, l'esposizione

geografica delle vendite e il settore in cui operano, ma ancora più rilevante è il grado di leadership che

queste aziende hanno nei loro settori e le barriere all'ingresso, spesso tecnologiche, che sono state in

grado di crearsi nel tempo. Dal punto di vista borsistico i principali multipli sono sia di tipo reddituale come

Ev/Ebitda o Price/Earning ma riteniamo importante soprattutto la capacità di generare cassa e ripagarla agli

azionisti, tenendo conto dei multipli Free Cash Flow Yield e Dividend Yield.I 10 MIGLIORI FONDI

AZIONARI ITALIA

Atlante Target Italy Symphonia Azionario Small Cap Italia Eurizon Azioni PMI Italia Fondersel PMI

Fideuram Italia Lemanik High Growth Cap. Retail CS Italy Equity Fund Fonditalia Equity Italy Interfund

Equity Italy AcomeA Italy ISIN IE00B57Z8L94 IT0004464233 IT0001470183 IT0000386489 IT0000388147

LU0284993374 LU0108801654 LU0388707183 LU0074298604 IT0004718893 Perf. 1 anno 56,43%

46,36% 45,43% 46,02% 41,72% 35,75% 43,59% 40,03% 39,91% 57,52% Fonte: elaborazioni ADVISOR

su dati www.morningstar.it (estrazione dati: 17/10/2017) Perf. 3 anni 19,96% 25,84% 22,68% 16,78%

14,13% 11,95% 12,15% 12,42% 11,98% 10,87% Perf. 5 anni 22,82% 22,34% 21,14% 19,33% 16,15%

14,90% 14,59% 14,42% 13,81% 13,70% Sharpe Ratio 3 anni 0,85 1,37 1,07 0,76 0,70 0,52 0,58 0,62 0,59

0,50 Spese correnti 1,65% 2,07% 2,01% 1,84% 1,97% 2,29% 0,96% 1,50% 1,49% 0,91% Morningstar

rating

FONDERSEL PMI Il processo d'investimento inizia con lo studio della società e del settore di appartenenza

con l'obiettivo di verificarne punti di forza e di debolezza, opportunità e rischi a livello sia operativo sia

regolamentare, e prosegue con l'analisi dei multipli cui tratta il titolo per capire se può essere interessante a

livello di investimento. In questa fase facciamo anche riferimento agli analisti che seguono la società e il

settore in esame, per verificare i diversi punti di vista. La fase più importante rimane quella dell'incontro con

il management per comprendere l'affidabilità dei piani industriali presentati e il loro livello di controllo sulle

variabili chiave del business. È fondamentale capire la capacità del management di rispettare le attese a

livello di risultati. Incontriamo più volte il management delle società che seguiamo, sia singolarmente sia in

occasione di eventi come ad esempio le Star Conference di Borsa Italiana. Cerchiamo società leader nel

loro segmento di mercato con posizioni competitive forti e sostenibili nel tempo all'interno della loro area di

attività. Come indicatori borsistici, oltre al p/e, guardiamo a EV/Ebitda ed Ebitda margin per vedere la

redditività della società e a che livello la prezza il mercato e il free cash flow yield oltre al p/cf per valutare la

generazione di cassa. Attualmente i settori che pesano maggiormente sul portafoglio sono l'industriale, il

bancario, i consumi e le utilities.

SYMPHONIA AZIONARIO SMALL CAP ITALIA Lavorando da tanto tempo sul mercato domestico siamo

facilitati dal fatto di conoscere già un gran numero di società e pertanto il processo di analisi è continuo,

molto spesso mirato in funzione dell'andamento dei prezzi, delle notizie aziendali e del contesto macro.

Cerchiamo di confrontarci sempre con gli analisti, laddove esiste una ricerca, ma soprattutto vogliamo

avere un canale diretto con la società per verificare con il management l'andamento del business e le

prospettive aziendali. A questa raccolta di informazioni segue una fase di analisi finanziaria,

predisposizione delle stime future di utile su modello proprietario e valutazione rispetto al prezzo di

mercato. Da tale processo si determina l'opportunità o meno di acquistare, rafforzare, diminuire o vendere

la posizione in portafoglio. Oltre al confronto diretto con la società l'analisi complessiva di una società viene

completata con il confronto con i competitor e con ogni dato a disposizione sul settore di appartenenza.

Lavorando soprattutto con le mid small cap ha poco senso parlare di "settore" in senso tradizionale. Ci

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SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 06/11/2017 - 06/11/2017 71

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troviamo infatti a confrontarci per lo più con società industriali o di servizi dove ogni azienda sembra

costituire un comparto a sé stante. Abbiamo pochi titoli finanziari e del settore energetico, mentre il settore

industriale allargato è quello di gran lunga più rappresentato.

Foto: Nel 2017 Piazza Affari è tra le migliori borse in assoluto in termini di rendimento

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