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Parte Terza Tra Settecento e Ottocento Introduzione PANORAMICA STORICO-CULTURALE Capitolo Primo I GENERI LETTERARI GLI AUTORI “MINORI” GLI STRANIERI Capitolo Secondo I GRANDI AUTORI

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Parte Terza Tra Settecento e Ottocento

Introduzione● PANORAMICA STORICO-CULTURALE

Capitolo Primo● I GENERI LETTERARI ● GLI AUTORI “MINORI” ● GLI STRANIERI

Capitolo Secondo● I GRANDI AUTORI

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IntroduzionePANORAMICA STORICO-CULTURALE

Sommario: 1. IL CONTESTO STORICO – 2. IL CONTESTO CULTURALE

1. IL CONTESTO STORICO

Nell’Europa della metà del Settecento molte sono le riforme tentate e rea-lizzate all’interno degli Stati. All’avanguardia c’è l’Inghilterra, dove esisteun regime politico parlamentare e dove la potente marina militare e mer-cantile ha permesso la costituzione dell’impero coloniale asiatico e ame-ricano. Con l’enorme ricchezza proveniente dalle colonie si avvierà, tral’altro, la Rivoluzione industriale e una continua e complessa attività ri-formatrice.Nei paesi in cui non si determina un processo riformatore (assolutismo illu-minato) e nei quali lo sviluppo della borghesia e delle nuove idee è partico-larmente intenso non resta dunque che la via delle rivoluzioni.Inizia per prima l’America con quella che è definita prima guerra d’indipen-denza, vera e propria ribellione contro la madrepatria e contro lo sfrutta-mento europeo del suolo americano. Il conflitto tra inglesi e americani inizianel 1775 e si conclude nel 1783 con la formazione del primo nucleo degliStati Uniti d’America (13 Stati). Dopo quattro anni gli USA si daranno la pri-ma Costituzione, fondata sulla divisione dei poteri, ma in nove dei trediciStati rimarrà la schiavitù dei negri, che sarà invece abolita negli altri quattro.Di tutt’altro genere è la Rivoluzione industriale, che dall’Inghilterra, in po-chi decenni, irromperà in Europa e poi nel mondo, modificando radical-mente il modo di produrre e di vivere. Con la Rivoluzione industriale si apreuna fase nuova della storia dell’umanità, una fase che è continuata fino aigiorni nostri con il passaggio alla rivoluzione tecnologica, ugualmente ra-pida e radicale.L’ultimo scorcio del secolo XVIII vede lo scoppio della Rivoluzione francese(1789), che diffonde nel Vecchio Continente un generale desiderio di libertàe di abolizione delle vecchie forme di governo.

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Lo scenario politico europeo di fine Settecento è dominato dalla figura diNapoleone Bonaparte. Al termine del periodo napoleonico la borghesia fran-cese esce definitivamente vittoriosa dalle dure lotte, esportando in tutto ilcontinente il proprio potere e i propri modelli.Dopo di ciò il regime feudale, durato per secoli, è abbattuto per sempre es’instaurano nuovi princìpi della vita sociale e politica: uguaglianza dei citta-dini di fronte alla legge, mobilità sociale, suffragio popolare (che presto saràuniversale), nuovi rapporti tra Chiesa e Stato, libertà d’iniziativa economica,senso della nazionalità, formazione di eserciti nazionali, divisione dei poteridello Stato, istruzione obbligatoria, ecc.Durante la Rivoluzione francese e il periodo napoleonico vengono discussi esperimentati tutti i princìpi e le regole che poi guideranno la vita politica oc-cidentale nei due secoli a venire.Intricate e complesse come sempre appaiono le vicende politico-socialidell’Italia, anche se il nostro Paese vive un lungo periodo di pace, che va dal1748 (Pace di Aquisgrana) al 1796 (invasione delle armate napoleoniche). Lapace viene interrotta proprio all’indomani della Rivoluzione francese, quan-do Napoleone scende in Italia con lo scopo di affrontare due delle potenzeche formavano al tempo la coalizione antifrancese: il Regno di Sardegna el’Austria. Con una campagna travolgente le sconfigge entrambe e promuovela formazione di governi provvisori. Sull’onda dell’occupazione militare fran-cese si formano alcune repubbliche rivoluzionarie: quella Ligure e quellaCisalpina. Diversamente la Repubblica di Venezia passa all’Austria ed è di-chiarata estinta (Trattato di Campoformio, 1797).In breve tempo si assiste alla trasformazione in repubbliche democratichedi altre porzioni della penisola, come Roma, Napoli e Lucca, che però sirivelano creature molto fragili e nel 1799 decadono tutte. A provocare il sof-focamento di queste esperienze repubblicane sono soprattutto gli attacchicongiunti degli eserciti e delle flotte della coalizione antifrancese, che ri-collocano sui troni i regnanti appena spodestati. In particolare a Napoli nonsono gli eserciti antifrancesi a far crollare la Repubblica; lo fa, invece,un’armata di contadini e di briganti, guidata dal cardinale Fabrizio Ruffo(1744-1827), che, una volta entrato in città, si batte contro la Rivoluzioneper l’affermazione della «santa fede» (si dicono infatti «sanfedisti»). Essiportano il re a decretare ben centoventi condanne a morte, molte dellequali dirette contro il meglio dell’intellighenzia cittadina: figure comeMario Pagano, Vincenzo Russo, Eleonora Pimentel Fonseca sono desti-nate a passare alla storia come i primi martiri per l’affermazione dellamoderna idea di libertà in Italia.

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TAVOLA CRONOLOGICA DEGLI EVENTI1768 Ha inizio la guerra russo-turca, che durerà fino al 1774 avviando la decadenzadella Turchia.1772 Avviene la prima spartizione della Polonia tra Austria e Russia.1773 Inizia la Rivoluzione americana capeggiata da George Washington contro ilgoverno della madrepatria inglese.1776 Dalle originarie tredici colonie inglesi viene emanata la Dichiarazione d’indi-pendenza, con la conseguente nascita degli Stati Uniti d’America.1778 Viene sancita la Pace di Versailles: la Gran Bretagna riconosce l’indipendenzaamericana.1786 In Italia viene promulgato un nuovo codice penale, che abolisce la pena dimorte.1789 Scoppio della Rivoluzione francese con l’assalto della Bastiglia, tetra prigionedi Stato, da parte della borghesia e della plebe che liberano i detenuti politici. Pocodopo viene emanata la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, basata suiprincìpi di «libertà, uguaglianza e fraternità».1793 Il re Luigi XVI è ghigliottinato dinanzi al popolo.1794 In Francia si instaura la dittatura di Robespierre, destinata a durare pochi mesi:il 27 luglio il leader rivoluzionario viene arrestato e il giorno dopo ghigliottinato.1796 Le armate francesi, comandate da Napoleone, occupano l’Italia settentrionalee vi istituiscono le Repubbliche Cispadana e Transpadana.1797 In Francia il Direttorio, organo esecutivo composto da cinque membri, compieun colpo di Stato. In Italia viene istituita la Repubblica Ligure, mentre la Cispadanae la Transpadana si fondono nella Repubblica Cisalpina. Con il Trattato di Campo-formio, Napoleone cede la Repubblica di Venezia all’Austria.1798 Sorgono le Repubbliche Romana e Partenopea, destinate tuttavia a breve vita.1799 Il governo della Francia viene assunto dal Consolato di tre membri, il principaledei quali è il generale Napoleone Bonaparte.1800 Napoleone è nominato primo console per dieci anni.

2. IL CONTESTO CULTURALE

Nell’Europa di fine Settecento, sconvolta dalle campagne napoleoniche, ilpanorama culturale vive rapide trasformazioni, che segnano il passaggiodalla cultura arcadico-illuministica alla nuova stagione del Romanticismo(→ Glossario).Nei centri toccati dalle riforme dei sovrani illuminati il cambiamento è menotumultuoso, trovando un terreno politico e sociale più evoluto, mentre altrove,come a Venezia e nel Regno di Napoli, il mutamento è più violento e dramma-tico, comportando al Sud l’abolizione del regime feudale ancora molto forte.

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Questa trasformazione riguarda tutta l’Europa, a eccezione dell’irriducibi-le Inghilterra, ma più fortemente si avverte laddove le truppe del generalevittorioso innescano le micce dell’autonomia nazionale, come in Italia. Eccodunque le istanze preromantiche evolvere talora precocemente in direzio-ne romantica — si pensi a Inghilterra e Germania, già avviate in questadirezione a inizio secolo — talora con significativo ritardo, come in Italia, epiù ancora in Francia, a seconda dell’impatto più o meno forte delle nuoveidee veicolate da Napoleone. In parallelo le istanze neoclassiche appaionospiccate e preminenti, come in Francia e in Italia, oppure risultano intrec-ciate con il nascente movimento del Romanticismo, in nazioni quali l’In-ghilterra e la Germania.In Francia e in Italia il Neoclassicismo (→ Glossario) viene a coinciderecon questo momento storico di mutamento profondo, sia che l’imitazio-ne degli antichi suoni come un’apologia dell’imperatore, sia che dia vocetalora al dissenso. Il ritorno alla classicità è promosso dalle importantissi-me scoperte archeologiche di Ercolano, dall’apertura al pubblico dei mu-sei romani e da numerosi scritti teorici, in particolare la Storia dell’artenell’antichità di Johann Joachim Winckelmann e il Laocoonte di GottholdEphraim Lessing.Molti intellettuali di questa età di crisi provengono pur sempre dai ceti piùelevati — Vincenzo Monti (→ I grandi autori), in particolare, nasce da unafamiglia di ricchi possidenti terrieri — altri sono rappresentanti di una Chie-sa ancora culturalmente influente (Melchiorre Cesarotti, ad esempio, studiae poi insegna nel Seminario di Padova, una delle roccaforti della cultura clas-sica del Settecento).Ma in generale la Rivoluzione segna un sovvertimento epocale nella condi-zione del letterato.I ruoli culturali legati alla condizione religiosa cessano di esistere: figure an-che nobilissime, come quella di letterati-abati (si pensi a Parini), non figura-no più nei ranghi della letteratura, di cui hanno costituito per secoli uno de-gli assi portanti. La soppressione degli ordini religiosi produce una rivoluzio-ne culturale di grande portata, non priva anche di qualche effetto negativo,come la dispersione del tesoro costituito dalle biblioteche degli ordini reli-giosi e dei seminari, spesso ricchissime, e del patrimonio di studi che vi erainevitabilmente connesso.Il letterato di questi anni, di formazione aristocratica, si trova a sperimentareun cambiamento profondo. Qualcuno, come Vincenzo Monti, sembra subirei mutamenti, piuttosto che viverli da protagonista: il suo stesso ondeggiaretra convinzioni diverse, le sue “conversioni” improvvise sono testimonianza

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delle difficoltà incontrate dall’intellettuale di fine secolo, sospeso tra vecchioe nuovo, chiamato a prender parte agli eventi, anche se manifesta la vocazio-ne a una vita di tranquilla attività letteraria ed è naturalmente portato a com-piacere chi gli fornisce la possibilità di praticarla. La vicenda montiana inter-preta esemplarmente il declino della letteratura settecentesca sotto l’incal-zare degli eventi, l’impossibilità per l’uomo di cultura di occuparsi di lettera-tura secondo le pratiche accademiche che l’Arcadia aveva consolidato con isuoi consorzi, le sue «colonie», le rituali raccolte poetiche.Nel frattempo continua la fortuna dei salotti letterari (celebre, in area vene-ta, quello di Isabella Teotochi Albrizzi, frequentato da Vittorio Alfieri, UgoFoscolo, George Gordon Byron e Ippolito Pindemonte), dove la letteratura sipresenta ancora quale forma di nobile ozio dedicato agli studi, piuttosto chedi impegno e di responsabilità intellettuale e morale.Peraltro nuove realtà politico-culturali irrompono sulla scena: le tribune e leassemblee rivoluzionarie, per esempio, rappresentano un’esperienza inno-vativa non solo a livello politico. L’intellettuale si trova ora ad assolvere unruolo del tutto diverso: deve trovare parole non più volte a celebrare e illu-strare, ma atte a convincere, a controbattere, a dissuadere.Emblematica in tal senso è l’esperienza di Ugo Foscolo (→ I grandi autori),efficace oratore delle assemblee rivoluzionarie a Venezia (ne restano i verba-li), poi autore di una celebre lettera prefatoria all’ode A Bonaparte liberatore,e ancora autore delle drammatiche pagine del romanzo epistolare Ultime let-tere di Jacopo Ortis. Egli rappresenta il prototipo di intellettuale estraneo siageograficamente che socialmente ai quadri dell’Ancien Régime delle lettere.Parallelamente sorge una letteratura politica, talora utopica ed eversiva, ali-mentata sostanzialmente dalle correnti giacobine, cioè dagli appartenenti auna sinistra rivoluzionaria, radicale e repubblicana. Tra i più importanti svi-luppi del pensiero giacobino italiano si ricordano i Pensieri politici (1798) diVincenzo Russo (1770-1799) e i programmi utopici di Filippo Buonarroti(1761-1837; arrestato nel 1796 per la sua partecipazione alla «Congiura deglieguali» di Babeuf), che tentano di saldare un’idealizzata tradizione repubbli-cana romana con le novità del pensiero settecentesco di matrice rousseauia-na: ecco allora il tema della società degli uguali, la difesa della piccola pro-prietà, la gestione statale dell’economia nell’interesse collettivo, il modellodell’intellettuale come «filosofo» e virtuoso, testimone dei nuovi valori socia-li e figura esemplare di educatore.È all’interno proprio della minoranza giacobina, laica e democratica, che sipone per la prima volta, nel nostro Paese, il tema dell’indipendenza e del-l’unità nazionale: basti pensare che nel settembre del 1796 il governo della

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Lombardia bandisce un concorso dal titolo Quale dei governi liberi meglioconvenga alla felicità d’Italia. La giuria, presieduta da Pietro Verri, assegna ilprimo premio allo scritto di Melchiorre Gioia (1767-1829), il quale proponela costituzione di una repubblica «una e indivisibile», come unica forma diStato capace di garantire solidità alla nazione.E tuttavia l’esperienza italiana dell’età giacobina e napoleonica vede anchel’emergere di un problema storico, la separazione fra ceti dirigenti e intellet-tuali e masse popolari. La prima riflessione critica su questo tema è compiu-ta da un giovane molisano, Vincenzo Cuoco (1770-1823), che nella sua operafondamentale, Saggio sulla rivoluzione napoletana del 1799 (1801), spiega ilfallimento della Repubblica Partenopea attraverso la tesi della «rivoluzionepassiva»: una rivoluzione, cioè, importata dall’estero e che, in quanto tale,non aveva trovato l’appoggio e suscitato il coinvolgimento completo dellemasse popolari.Contestualmente, alle vecchie scuole e università di impianto umanistico sivuole sostituire un’istruzione più attenta agli sviluppi delle scienze, delle tec-niche e dell’economia, in modo da creare un nuovo sistema alternativo aquello gestito per secoli dal clero: nascono così le Scuole Normali (la più fa-mosa in Italia è quella di Pisa), intese a promuovere un’istruzione più attentaagli sviluppi delle scienze, delle tecniche, dell’economia. In Italia vengonofondati i licei, il primo collegio femminile a Milano, accademie di belle arti, eviene riformato anche il quadro delle facoltà universitarie.Vanno infine ricordate le numerose discussioni intorno alla lingua. Gli illu-ministi francesi impongono una nuova maniera di intendere la lingua: essaviene innanzitutto concepita come uno strumento vivo, regolato dall’uso enon da norme precostituite. Queste idee penetrano anche in Italia, modifi-cando profondamente la prosa, ma rinnovando molto meno il linguaggiopoetico, che resta sostanzialmente fedele alla tradizione.Una posizione intelligentemente aperta al nuovo, ma moderata ed equili-brata, è sostenuta da Melchiorre Cesarotti (1730-1808) nel Saggio sulla filo-sofia delle lingue (1785). Cesarotti afferma la validità dell’uso, ma anche l’im-portanza e il prestigio dei modelli letterari e della funzione equilibratrice dellaragione. Egli pone anche il problema di una lingua nazionale comune, allacui formazione avrebbero dovuto collaborare i letterati di ogni regione italia-na, riuniti in un Consiglio Nazionale.Anche Saverio Bettinelli e Giuseppe Baretti sostengono posizioni equilibra-te, contrarie sia a radicali rinnovamenti sia alla conservazione dei pedanti.Invece i letterati tradizionali, guidati da Carlo Gozzi, sostengono maggior-mente la purezza della lingua.

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Capitolo PrimoI GENERI LETTERARIGLI AUTORI “MINORI”GLI STRANIERI

Sommario: 1. LA PROSA – 2. LA POESIA – 3. IL TEATRO – 4. GLI AUTORI STRANIERI

1. LA PROSA

Nel periodo che va dalla Rivoluzione francese ai primi anni della Restaura-zione (→ Glossario), il romanzo si avvia a collocarsi al centro del sistemaletterario contemporaneo, accanto alla lirica. Ben presto, infatti, le operenarrative si differenziano dal romanzo settecentesco a carattere realistico-borghese; il genere del romanzo diventa sempre più introspettivo e lirico,nel senso che privilegia l’effusione sentimentale, la confessione diretta, ipersonaggi dai tratti per molti versi eccezionali.Ed è in tale contesto letterario che Preromanticismo e Romanticismo deli-neano il loro mito umano, quell’eroe travagliato che tanto influenzerà anchela letteratura successiva fino al Decadentismo (→ Glossario) e oltre. La cifradell’eroe romantico sta proprio nel compiacimento del proprio eccezionalesoffrire e nel vagheggiamento di realtà e mondi ideali suggestivi: ne sono te-stimonianza l’esotismo di Byron, il culto della Grecia in Foscolo (→ I grandiautori) o del Medioevo in Novalis.Proprio sulla soglia di questo periodo, si deve anche segnalare il notevolesuccesso riscontrato dallo stile epistolare. L’uso frequente di tale stile si devead una scrittura che mira alla semplicità e ad aumentare il coinvolgimentoda parte dei lettori. Questo spiega anzitutto perché venga impiegato sia nellerelazioni di viaggio (per esempio di Algarotti o di Baretti), sia nelle polemi-che letterarie (le Lettere virgiliane di Bettinelli), sia negli scritti filosofici (Let-tere filosofiche di Voltaire), sia, infine, nel romanzo.Il romanzo epistolare, infatti, dopo il suo esordio nella prima metà del seco-lo, si afferma decisamente nella seconda, con Rousseau (La nuova Eloisa,1761), Choderlos de Laclos (1741-1803; Le relazioni pericolose, 1782), Goethe(I dolori del giovane Werther, 1774), Foscolo (Ultime lettere di Jacopo Ortis), epiù tardi con Etienne Pivert de Sénancour (Oberman, 1804) e Friedrich Höl-

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derlin, autore di Iperione (1797-99), mirabile e complessa sintesi di istanzeromantiche e neoclassiche.Occorre anche accennare a Benjamin Constant, che nell’Adolphe (1816) adot-ta l’artificio del manoscritto ritrovato, in cui il protagonista, secondo il mo-dulo della confessione, narra la propria storia; e a Chateaubriand, autore diAtala (1801) e René (1802).

In Atala e René, Chateaubriand, pur nell’ambito di un romanzo con narratore ester-no, privilegia sostanzialmente il racconto di Chactas, un vecchio indiano del Missis-sipi, a René, un giovane che in preda all’angoscia ha abbandonato la Francia allaricerca della pace nella natura americana, e di René a Chactas rispetto alle esperien-ze umane.

A cavallo tra Settecento e Ottocento anche la trattatistica muta sensibilmen-te: accanto al trattato sistematico si diffonde il pamphlet, assai più breve,vivace, incisivo, e rivolto ad un pubblico molto più ampio e non necessaria-mente specialistico (capolavoro di questo tipo di scrittura è Dei delitti e dellepene di Beccaria).Un’altra forma tipica di scrittura illuministica è la divulgazione, che può as-sumere anche la forma del reportage giornalistico.Ovviamente poi le modalità di scrittura risentono anche del conflitto di poe-tiche. La letteratura illuministica predilige, per esempio, la modalità ironico-parodica, che si esprime nella satira (magari nella forma del poemettodidattico-satirico, come Il Giorno di Parini), nel romanzo umoristico (peresempio, il Tristram Shandy del romanziere inglese Sterne), nel conte philo-sophique o novella filosofica (in cui eccelle Voltaire con Candido). Il «romanzofilosofico» è anzi un genere che si diffonde con l’Illuminismo e bene ne espri-me la cultura (Emilio o Dell’educazione di Rousseau è, ad esempio, unromanzo-saggio di argomento pedagogico).Da un’area minoritaria dell’Illuminismo, quella d’ispirazione rousseauiana,o talora in antitesi con essa, si sviluppano anche tendenze patetiche e senti-mentali, tematiche notturne e sepolcrali, spinte soggettivistiche e talora irra-zionalistiche. Di qui l’altra modalità della scrittura nel secondo Settecento,quella patetico-sentimentale. Essa si esprime anzitutto in diversi romanziepistolari, e particolarmente in quelli di Rousseau, Goethe, Foscolo, ma an-che nei romanzi gotici o neri di scrittori inglesi come Horace Walpole e piùtardi Ann Radcliffe (1764-1823; I misteri di Udolfo, 1794; L’italiano, o il con-fessionale dei penitenti neri, 1797), che presentano temi orrorosi, macabri,funebri ambientati in un Medioevo di maniera.

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A tal proposito, particolare successo in tutta Europa riscuote II castello di Otranto(1764) di Walpole, che introduce apertamente l’irrazionale, suggestioni di mistero,paesaggi notturni, passioni perverse, nel panorama di una narrativa sino ad alloradominata dalla ragione.

Inoltre la modalità patetico-sentimentale si manifesta nell’autobiografia, laquale assume ora soprattutto un aspetto di «confessione» (Confessioni s’inti-tola quella di Rousseau) che non è dato riscontrare nelle autobiografie dellaprima metà del secolo (per esempio quelle di Vico e di Giannone). Questeultime, infatti, rispondono ad esigenze storiografiche di documentazione divicende meramente intellettuali, mentre ora l’attenzione è puntata piuttostosulle esperienze interiori e psicologiche.

2. LA POESIA

Nella lirica del secondo Settecento si sovrappongono tendenze diverse, ar-cadiche, neoclassiche e notturno-sepolcrali. In quest’epoca, tuttavia, il fe-nomeno letterario dominante è senza dubbio il Neoclassicismo.

Il Neoclassicismo si caratterizza per la ricerca di una grazia primitiva, per un recu-pero filologico del passato, affermazione di un canone estetico razionale fondatosul rigore e la purezza delle linee, ma anche ritorno all’incontaminato, all’eroico,alla semplicità della natura che l’arte classica aveva saputo esprimere. È di AndréChénier il noto verso che sintetizza perfettamente questa tendenza del movimento:su dei pensieri nuovi facciamo dei versi antichi.

In Italia i principali esponenti dell’età neoclassica sono Vincenzo Monti (→ Igrandi autori) e Ugo Foscolo.

Per Foscolo la grecità non è solo uno strumento formale, un patrimonio di immagi-ni, temi, topoi (→ Glossario): la grecità è Zacinto, l’infanzia, cioè la felicità, l’armo-nia, la patria perduta, che contrasta con un presente personale e storico di esilio,disarmonia, disordine, ingiustizia, guerra e morte.

Per Monti, invece, il Neoclassicismo è il frutto di un’educazione maturata sui classi-ci. La sua perizia di versificatore, la sua profonda conoscenza della letteratura anti-ca si ritrova in quell’Iliade, la cui traduzione (1810-11) in endecasillabi sciolti è il suolascito maggiore e una pietra miliare della diffusione del poema omerico per moltegenerazioni di letterati e di studenti.

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Il Neoclassicismo figurativo, architettonico e letterario incide sui moltissimiautori che si dedicano a comporre versi. Tra questi si ricordano Cesare Arici(1782-1836) e Ippolito Pindemonte (1753-1828).

Pindemonte, muovendo da un’educazione classicista e arcadica,si apre a suggestioni preromantiche. Così accade nella sua operapiù celebre, Prose e poesie campestri (1788), mentre negli altri scrittisuccessivi si assiste a una sorta di dissociazione delle componen-ti neoclassiche, dominanti nei versi delle Epistole (1805) e dei Ser-moni (1819), e di quelle preromantiche, che prendono il soprav-vento nella tragedia Arminio (composta nel 1804, ma edita solonel 1822), ricca di echi alfieriani e ossianeschi, e nell’incompiutopoemetto I cimiteri, che affronta i temi del sepolcro, pur senza la

coscienza e l’impegno civile di Foscolo. Un’altra sua opera molto nota è sicuramen-te la traduzione dell’Odissea, che ha grandissimo successo e numerose edizioni,malgrado non riesca a trasmettere il senso epico dell’originale.

Una figura orgogliosamente isolata appare invece quella di Vittorio Alfieri(→ I grandi autori). Per lo scrittore astigiano è il poeta l’eroe per eccellenza,l’uomo reso speciale dall’intensità dei sentimenti e dalla nobiltà dei suoi ideali.Egli è consapevole del suo talento e lo mette al servizio della verità e dellabellezza; è il vate, il profeta che ha il compito di diffondere e di esaltare i prin-cipi di libertà, e di trasmettere i più nobili valori morali.In Germania, già sul finire del Settecento, al movimento dello Sturm undDrang (→ Glossario) subentra la prima vera e propria scuola romantica, chesi raccoglie a Jena attorno alla rivista «Athenaeum» e ai fratelli Schlegel. Inquesti anni sono attivi numerosi poeti che, ricollegandosi più direttamentealla letteratura notturna e sepolcrale settecentesca, delineano forme e temidel Romanticismo più tipico. Il maggiore di questi poeti è Novalis (pseudoni-mo di Friedrich von Hardenberg), che soprattutto con i suoi Inni alla Notte,ma anche con i Canti spirituali, produce i primi capolavori della poesia ro-mantica tedesca.

In un’esaltazione della notte e del sonno, come esperienze mistiche e magiche disuperamento dei limiti dell’umano e di contatto con la dimensione dell’eterno edell’infinito, Novalis elabora una poesia che è stata definita «l’essenza più genuina epura del Romanticismo».

In Inghilterra la stagione romantica si apre con l’edizione di una celebre rac-colta di versi di William Wordsworth e Samuel Taylor Coleridge, le Ballate

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liriche. Il carattere variegato e sperimentale dell’opera è manifestazione diuna coscienza letteraria inquieta che ricerca nuove forme espressive e nonha più precisi modelli da seguire, ma asseconda le emozioni e i moti dellospirito del poeta, che vengono elevati a centro della realtà.

3. IL TEATRO

Il teatro, come avvenuto nei primi decenni del secolo, continua la sua avven-tura innovativa ed espressiva. Da Marivaux a Goldoni (→ Parte Seconda, Igrandi autori), a Diderot, fino alle tragedie di Alfieri, la scena, con la sua grandecapacità di diffusione e di presa sul pubblico, diventa il luogo privilegiato didibattito dei problemi contemporanei.Tra le varie modalità di scrittura appartenenti alla letteratura illuministica, ècertamente quella a carattere patetico-sentimentale a realizzarsi maggiormentenel teatro, sia nel melodramma, sia nel dramma borghese. Quest’ultimo è ungenere nuovo che si sviluppa a partire da due opere di Denis Diderot, Il figlionaturale, scritto nel 1757 ma rappresentato solo ne1 1771, e soprattutto Il pa-dre di famiglia, del 1758, ma messo in scena nel 1761. In Francia si arriva persi-no al rifacimento dell’Amleto shakespeariano in chiave patetico-borghese econ lieto fine. Anche nella riforma della commedia effettuata da Goldoni è evi-dente la tendenza al dramma borghese, per quanto la modalità sentimentale epatetica si unisca spesso a quella comica e ironico-parodica.

4. GLI AUTORI STRANIERI

4.1 Francia

La stagione culturale francese della fine del secolo avverte ancora gli echi delleforti personalità di Voltaire e Jean-Jacques Rousseau.

La riflessione del primo ruota essenzialmente intorno alla pole-mica contro la Chiesa e le religioni ufficiali, ma anche contro qual-siasi potere politico precostituito che non sia tollerante nei con-fronti della libera espressione individuale (Lettere filosofiche o Let-tere sugli inglesi). Inoltre nel suo romanzo filosofico Candido ol’ottimismo, Voltaire denuncia, dietro una veste avventurosa e fan-tastica, l’infondatezza di atteggiamenti astrattamente ottimistici,tipici di molti illuministi.

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3. UGO FOSCOLO: UN ESULE DELLO SPIRITO

3.1 La vita

Il 6 febbraio del 1778 nasce in un’isola dello Ionio, Zante (l’anticaZacinto), Niccolò Foscolo; solo successivamente, agli esordi dellasua attività letteraria, il poeta sceglie per sé il nome di Ugo. Il padre,Andrea, di origini veneziane, svolge la professione di medico con-dotto; la madre, Diamantina Spathis, è invece originaria del luogo.Nel 1784 si trasferisce con tutta la famiglia a Spalato, in Dalma-zia, dove il padre è nominato primario dell’ospedale militare.Presso il seminario di questa città compie i primi studi, rivelan-do ben presto grande ingegno, ma un’indole ribelle e irrequieta.Dopo la morte del padre, nel 1788, ritorna a Zante con la madre e i fratelli (Rubina,Giovanni Dionigi e Giulio, tutti più piccoli), ma nel 1792 deve abbandonare per sem-pre l’isola natia e trasferirsi a Venezia, città che diverrà la sua «patria reale».A Venezia inizia a frequentare i salotti di due colte e nobili dame, Giustina Renier Michele Isabella Teotochi. A quest’ultima il giovane Ugo è legato da una breve e intensa relazio-ne. L’amore tra l’aspirante poeta e la più matura nobildonna, in seguito menzionata colnome di Temira nei ricordi autobiografici, termina quando Isabella, rimasta vedova,decide di sposare il patrizio veneziano Giuseppe Albrizzi. Nonostante l’iniziale delusio-ne, Foscolo rimane sempre legato alla Albrizzi da un’affettuosa e fedele amicizia.Intanto, abbracciate le idee rivoluzionarie e giacobine, cade vittima dei sospetti del go-verno veneto ed è costretto, nel 1796, a rifugiarsi per un breve periodo sui Colli Euganei.Nel 1797, all’indomani dell’instaurazione della Repubblica Veneta, ritorna a Vene-zia, dove aderisce alla Società patriottica e fa rappresentare, con grande successo, ilTieste, la sua prima tragedia di stampo alfieriano con cui rivela apertamente il suoantitirannismo e il suo giacobinismo.Caduta Venezia, si trasferisce a Bologna nella Repubblica Cispadana. Qui il poeta siarruola fra i Cacciatori a cavallo della Repubblica.Il 17 ottobre del 1797, con il trattato di Campoformio, Napoleone concede all’Austrial’annessione di Venezia. Cocente è per Foscolo e per gli altri patrioti la delusione. L’auto-re allora ripara a Milano, capitale della Repubblica Cisalpina, dove vive anni avventurosi,tra vicende politiche e militari, amicizie d’eccezione (Cuoco, Parini), amori tumultuosi ela composizione di opere. Collabora anche al «Monitore», il giornale diretto da Melchior-re Gioia. Di questo periodo, inoltre, è il suo tormentato amore per Teresa Pikler, la bellis-sima moglie di Vincenzo Monti. Questo amore non ricambiato e il desiderio di trovareuno stabile impiego non militare, lo portano nell’autunno del 1798 di nuovo a Bologna.Nel capoluogo emiliano Foscolo inizia la pubblicazione delle Ultime lettere di Jacopo Or-tis, ma deve lasciare l’opera interrotta per l’invasione degli eserciti austro-russi che, entratiin Italia, muovono contro il Ferrarese e il Bolognese. Allora riprende le armi per difendere laRepubblica e combatte a Cento, alla Trebbia, a Novi e a Genova. Con la vittoria napoleoni-ca di Marengo (14 aprile 1800) e la liberazione dell’Italia, Foscolo può rientrare a Milano.

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A Firenze, durante un viaggio, s’innamora di Isabella Roncioni, già promessa sposadel marchese Bartolomei. Nel 1801, mentre è a Milano, viene travolto da una nuovapassione per la bellissima contessa Antonietta Fagnani Arese: è un amore inizial-mente felice che ispira a Foscolo lettere appassionate e l’ode All’amica risanata.Nel dicembre dello stesso anno, un evento luttuoso colpisce il poeta: il suicidio delfratello Giovanni Dionigi.Tra il 1802 e il 1803, sempre a Milano, Foscolo pubblica i dodici Sonetti, le due Odi ela seconda stesura delle Ultime lettere di Jacopo Ortis.Dal 1804 al 1806 vive nella Francia del Nord, dove è costretto per necessità econo-miche ad arruolarsi nell’esercito napoleonico; qui conosce un’inglese, Sofia SaintJohn Hamilton, da cui ha una figlia, Floriana, che ritroverà solo negli ultimi annidella sua vita. Durante questo soggiorno impara l’inglese ed inizia a tradurre il Viag-gio sentimentale dello scrittore Laurence Sterne. Di questo periodo è anche la com-posizione della Notizia intorno a Didimo Chierico, in cui il poeta dà, rispetto allamateria dell’Ortis, un nuovo e più distaccato ritratto di sé.Nel marzo del 1805 Foscolo torna in Italia e approfitta di una lunga licenza per recarsi aVenezia a visitare la famiglia e i vecchi amici. Dalle discussioni nel salotto della Teotochiha origine la composizione della sua opera più importante, il carme Dei Sepolcri, verasumma degli ideali e della poetica foscoliana, che vede la luce a Brescia nel 1807.L’anno successivo il poeta viene nominato dal governo del Regno Italico professoredi eloquenza all’Università di Pavia. Nel gennaio del 1809 vi pronuncia la celebreorazione iniziale Dell’origine e dell’ufficio della letteratura.Torna di nuovo a Firenze, dove, tra il 1812 e il 1813, soggiorna nella villa di Bello-sguardo, prima di rientrare nuovamente a Milano.Qui si è insediato il nuovo governo austriaco, che, memore del suo atteggiamentocritico nei confronti dell’operato francese, gli offre di dirigere un periodico lettera-rio di nuova fondazione. Dopo aver inizialmente accettato (1815) abbandona persempre l’Italia per recarsi in esilio volontario in Svizzera: «Tradirei la nobiltà del miocarattere — scrive ai familiari — incontaminato fino ad ora. Io per me mi sono inte-so di servire all’Italia né, come scrittore, ho voluto parer partigiano di Tedeschi oFrancesi o qualunque altra nazione».In Svizzera Foscolo scrive i frammenti dei discorsi Della servitù d’Italia, in cui di-fende la propria attività politica.Nel settembre del 1816 si trasferisce in Inghilterra, dedicandosi quasi prevalente-mente all’attività di saggista e critico letterario. Sono infatti di questi anni il Saggiosulla letteratura italiana contemporanea (1818), che suscita in patria non pochepolemiche, i Poemi narrativi e romanzeschi italiani (1819), i Saggi sul Petrarca(1823), le Epoche della lingua italiana (1824), il Discorso sul testo del poema di Dante(1825) e il Discorso storico sul testo del Decameron (1825).La parte finale dell’esistenza di Foscolo è tristissima. Malato e assistito negli ultimitempi dalla figlia Floriana, muore in miseria nel 1827, nel villaggio di Turnham Green(Londra), ed è sepolto nel cimitero di Chiswick. Nel 1871, all’indomani dell’Unità ita-liana, le sue ossa vengono esumate e portate nella Chiesa di Santa Croce, a Firenze.

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3.2 Il profilo letterario

Alla base della concezione foscoliana c’è una visione estremamente negati-va dell’esistenza, dovuta alla caduta di ogni fede religiosa maturata in conse-guenza della sua adesione ad alcune teorie illuministiche. La sua formazio-ne filosofica, tutta imperniata sulle teorie sensistiche e materialistiche sette-centesche, lo porta a negare qualsiasi visione finalistica dell’uomo e dellavita e a considerare valido solo ciò che poteva essere verificato attraversol’esperienza sensibile. Di qui la visione dell’universo come un ciclo perennedi nascita, trasformazione e morte della materia, unica realtà che i sensi e laragione umana siano in grado di comprendere. In questo continuo fluire eperire di ogni cosa è dunque immerso anche l’uomo, nel cui animo si agitanole stesse forze che muovono la natura: l’istinto cieco e la brutale violenza del-la lotta per la sopravvivenza.

La teoria delle «illusioni» Tuttavia c’è in ogni individuo un’insopprimibileansia di felicità e un continuo protendersi verso qualcosa capace di dareuna giustificazione alla propria vita. Proprio da questo profondo bisognodi superare l’effimero destino mortale nasce in Foscolo una nuova «reli-gione», una religione tutta laica, basata sugli ideali di verità, giustizia, li-bertà, patria, bellezza, amore. Certo, razionalmente, tali ideali appaionosolo inconsistenti «illusioni», ma nel profondo della sua anima egli senteche solo queste illusioni, creazione di quello spirito che il materialismonega, possono dare un significato all’esistenza e permettere all’uomo disottrarsi, seppure apparentemente, al cieco meccanicismo della natura.Attraverso tale fede nelle illusioni, comunque, il poeta non giunge mai asuperare del tutto la sua desolata concezione materialistica: da qui il tonodrammatico della grande poesia foscoliana, che, pur nella tragica rassegna-zione al destino di morte e distruzione di ogni cosa, mira ad essere eroica emagnanima creazione di alti valori spirituali da contrapporre ad esso.

La missione civilizzatrice della poesia Tra le illusioni vi è anche la poesia,che scopre e rivela questi ideali, sottraendoli alla morte e all’oblio. Per Fo-scolo, infatti, la poesia da un lato è l’espressione più alta dell’umanità e del-la civiltà, in quanto fa rivivere nel mondo i grandi ideali e le imprese del pas-sato, rendendo immortali nel ricordo gli spiriti più nobili di ogni tempo, dal-l’altro si pone essa stessa come creatrice di bellezza e di armonia nel mon-do, valori attraverso i quali l’uomo può sollevarsi dalla barbarie primitiva ecostruire una dimensione più umana e civile. La poesia, infatti, sfida il ciecomeccanicismo della natura, tramandando nei secoli ricordi, tradizioni, gestae personaggi; in essa consiste l’unica forma d’immortalità a cui l’uomo può

Parte Terza � Tra Settecento e Ottocento120

ambire: quella di sopravvivere nel ricordo dei vivi. Ma, oltre ad eternare talivalori, la poesia, come testimonianza di storia e di civiltà, assolve anche al-l’importante compito di spronare ad «altissime imprese» gli uomini.

3.3 Le opere

Nella produzione artistica di Foscolo confluiscono da un lato l’eredità illumi-nistica, sia per quanto riguarda la filosofia sensistica e materialistica sia perquanto concerne gli ideali rivoluzionari di libertà e giustizia, dall’altro gli echidi quei movimenti culturali che si andavano affermando in Europa tra Sette-cento e Ottocento: il Neoclassicismo, il Preromanticismo, il Romanticismo.Nell’opera foscoliana si possono rintracciare due linee importanti: da unaparte l’ideale neoclassico di arte come evasione dalla vita, con il suo gustoper le immagini mitologiche; dall’altra il grande messaggio morale, civile epatriottico di ascendenza romantica.

Quadro generale della produzione letteraria

Contenuti

L’ode si presenta come l’esortazione fatta dal poe-ta a Napoleone per dare libertà all’Italia.

È l’opera in cui confluiscono le aspirazioni, i pen-sieri, gli ideali, le gioie e i dolori del giovane scrit-tore (→ “Le opere”).

Nelle Odi il poeta inneggia alla bellezza sempreminacciata e sempre risorgente; nei Sonetti cercadi condensare, in pochi versi e in poche immaginipregnanti, quei temi che già erano affiorati nelleopere precedenti: la patria, la gloria, la bellezza,l’amore, la poesia.

Il carme rappresenta una vera summa degli idealie della poetica foscoliana (→ “Le opere”).

Alla passione di Jacopo è subentrata una saggezzanuova e lo scrittore sembra guardare alla vita eagli altri uomini con caustica ironia.

Il poeta celebra il potere della bellezza e delle artiattraverso la magia del mito. Il componimento èdiviso in tre parti, dedicate a Venere, Vesta e Palla-de, simboli rispettivamente della bellezza, dell’intel-ligenza e della virtù.

Titolo e datadi pubblicazione

delle più importanti opere

A Bonaparte liberatore (1797)

Ultime lettere di Jacopo Ortis(1802)

Odi e Sonetti (1803)

Dei Sepolcri (1807)

Notizia intorno a Didimo Chie-rico (1817)

Le Grazie (opera incompiutacomposta nel 1812 e pubblica-ta nel 1848)

Genere

Ode

Romanzoepistolare

Raccoltapoetica

Carme

Operateorica

Poema

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Ultime lettere di Jacopo Ortis

Le Ultime lettere di Jacopo Ortis sono un romanzo epistolare che l’autore im-magina costituito dalle lettere inviate, negli ultimi mesi della sua vita, da ungiovane suicida, Jacopo Ortis, all’amico Lorenzo Alderani, il quale, dopo la mor-te del protagonista, le pubblica aggiungendo qualche collegamento narrativoe descrivendo il sofferto iter psicologico che aveva condotto Jacopo al suicidio.In realtà il romanzo è espressione degli ideali, delle attese, dei sogni, delle in-quietitudini e dei dolori della giovinezza dell’autore: vi confluiscono i suoiamori infelici, le delusioni politiche e la sua negativa visione esistenziale.

La trama Jacopo è un giovane patriota che, dopo il Trattato di Campoformio(1797), assiste al crollo di tutti i suoi ideali di libertà e giustizia. Tuttavia è tratte-nuto dal compiere l’estremo gesto da un’ultima scintilla vitale: rifugiatosi suiColli Euganei per sfuggire alle persecuzioni politiche legate al ritorno degli au-striaci a Venezia, egli conosce la giovane figlia di un amico, Teresa, e se ne inna-mora. Il suo sentimento è ricambiato, ma il padre della fanciulla l’ha già desti-nata in sposa, per questioni di interesse, al ricco Odoardo. Nonostante ciò, egliasseconda questo amore, vivendolo come l’ultimo richiamo alla vita. Presto,però, deve fuggire anche dai Colli Euganei. Vaga, così, per l’Italia: a Milano in-contra Parini e discorre con lui della difficile condizione italiana, a Firenze ce-lebra i grandi uomini sepolti nella Chiesa di Santa Croce. Ritorna infine suiColli Euganei, dove ritrova Teresa già sposa e infelice. Ormai privo anche del-l’ultimo miraggio di felicità rappresentato dall’amore, Jacopo si uccide.

Le tematiche Non solo nell’opera confluiscono le vicende biografiche delloscrittore, ma essa rende esplicita per la prima volta la poetica foscoliana, lesue tragiche meditazioni sul destino umano e la lotta al materialismo attra-verso la fede nelle illusioni. Se da un lato Foscolo è convinto della naturale einevitabile infelicità degli uomini e della vanità anche di ideali supremi, qua-li la gloria e la patria, dall’altro oppone a queste convinzioni i sentimenti e lecreazioni umane: le illusioni, ma anche la dolce calma dei paesaggi naturali,la consolazione che viene dalla pietà e dall’amicizia, il calore degli affetti fa-miliari, il potere purificatore della bellezza e della poesia. Nell’Ortis si ritro-vano tutti i motivi della futura poesia foscoliana, primo fra tutti, il mito del-l’eroe esule e perseguitato, che troverà ampio spazio nei Sepolcri, conden-sandosi nella vicenda del moderno Ulisse. Ma, ancora, tra i temi presentinell’Ortis vi sono il motivo della bellezza rasserenatrice della donna e dellanatura e, soprattutto, quello della «lacrimata sepoltura», cioè del sepolcrocome legame tra i vivi e i morti, monumento che perpetua la memoria, unicotramite di immortalità per l’uomo.

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Lo stile Nel carattere stilisticamente discontinuo del romanzo si rispecchia-no i due contrastanti temperamenti dell’autore: quello lirico e sentimenta-le e quello drammatico e passionale. Così il ritmo narrativo subisce spessoimpennate, a seconda dello stato d’animo del protagonista: posato e calmonella descrizione del paesaggio dei Colli Euganei, si innalza in un crescendoturbinoso e convulso nella parte centrale, col prevalere delle tensioni dram-matiche nella vicenda, per poi tornare a farsi pacato, traducendo così la ras-segnazione ormai raggiunta dal protagonista nell’epilogo. Allo stesso modo,la descrizione del paesaggio si adegua agli stati d’animo dei personaggi, oraesprimendosi con elementi idilliaci e rasserenanti ora con visioni sconvol-genti e burrascose.

Dei SepolcriScritto tra il luglio e il settembre 1806 e pubblicato a Brescia nel 1807, il carmeDei Sepolcri, in endecasillabi sciolti, parte da un motivo occasionale: una di-sputa che Foscolo ebbe con Ippolito Pindemonte circa la questione delle se-polture, tema allora assai discusso. A quei tempi, infatti, la legislazione france-se (editto di Saint-Cloud del 1804) stava per essere estesa anche all’Italia: essaprescriveva che le sepolture fossero poste fuori dei centri abitati. Si trattava dimisure ispirate a criteri di igiene e di salute pubblica, ma si temeva che si finis-se con il proibire monumenti e iscrizioni che distinguessero le sepolture o ad-dirittura si vietasse ai parenti dei defunti di accedere ai cimiteri. Il problemadelle sepolture coinvolgeva i valori fondamentali celebrati da Foscolo in tut-te le sue opere: il necessario rispetto dovuto agli uomini illustri del passato,l’importanza civile delle tombe dei grandi, il profondo significato umano delsepolcro come vincolo affettivo tra i vivi e i morti. La struttura dei Sepolcri èdifficilmente riconducibile a un modello: in alcuni passi, infatti, rimanda alcarattere dell’epistola in versi, in altri a quello del poemetto epico-storico, inaltri ancora sembra ricalcare l’esempio delle «sentenze» morali e politiche del-l’antichità. Forse proprio per questo l’opera ricevette numerose critiche, ri-guardanti la discontinuità e le numerose digressioni storiche e descrittive. Par-ticolarmente aspro fu il giudizio espresso dal letterato Aimé Guillon, a cui Fo-scolo rispose polemicamente nella famosa Lettera a Monsieur Guillon.

Le tematiche Il carme si apre a una strenua difesa dei valori umani, primo fratutti il culto dei morti. Proprio la tomba, infatti, dà all’uomo l’illusione di potersopravvivere nell’affetto dei propri cari, creando una nuova forma d’immortalità.La linea portante dell’intero carme sta nel valore privato e pubblico dei se-polcri, elemento di congiunzione tra passato e presente. Su questo nucleo

Capitolo Secondo � I GRANDI AUTORI: UGO FOSCOLO123

tematico si inseriscono di volta in volta vari sentimenti e immagini: gli af-fetti familiari, l’importanza della tradizione e della storia, la venerazioneche si deve ai grandi uomini ormai scomparsi, l’amore per la patria, il dolo-re per la decadenza dell’Italia, la speranza nel suo riscatto, i miti della Gre-cia antica e, soprattutto, l’importanza della poesia come veicolo eterno divalori e, insieme, testimonianza del potere creativo dell’uomo. Solo la poe-sia è in grado di vincere il tempo che tutto distrugge e tutto travolge, anche isepolcri; a lei spetta l’altissimo compito di tramandare non solo il ricordo e lagloria degli eroi, ma anche i valori che essi affermarono.

Lo stile I Sepolcri costituiscono un ambizioso tentativo di tracciare i momentipiù significativi della storia umana, celebrando l’uomo e i suoi valori. Per darevita a questo panorama così vasto e universale, Foscolo deve affidarsi allasintesi, alla concentrazione di concetti e immagini, ricorrendo a raffigura-zioni simboliche. Tuttavia il poeta giunge a quest’altissima fusione di imma-gini, sentimenti e pensieri soprattutto nei versi iniziali e poi nella secondaparte del carme, mentre nei passi rimanenti prevale il procedimento dida-scalico. L’endecasillabo sciolto si presta a soluzioni estremamente varie, a volteaprendosi in ampie sinfonie melodiche, altre volte consentendo pause dram-matiche, mentre il ritmo del verso diviene un canto religioso, una musica oramesta ed elegiaca ora solenne, capace di tradurre insieme la tragedia del de-stino umano e l’epopea della sfida titanica a esso. L’andamento discontinuo,che in alcuni passi è possibile ravvisare, si riflette, linguisticamente, nella fre-quente omissione di collegamenti logici, negli improvvisi cambiamenti di tonoe nei frequenti mutamenti dei tempi verbali.Di seguito viene riportato il celebre incipit del carme (vv. 1-15):

All’ombra de’ cipressi e dentro l’urneconfortate di pianto è forse il sonnodella morte men duro? Ove più il Soleper me alla terra non fecondi questabella d’erbe famiglia e d’animali,e quando vaghe di lusinghe innanzia me non danzerai l’ore future,né da te, dolce amico, udrò più il versoe la mesta armonia che lo governa,né più nel cor mi parlerà lo spirtodelle vergini Muse e dell’Amore,unico spirto a mia vita raminga,qual fia ristoro a’ dì perduti un sassoche distingua le mie dalle infiniteossa che in terra e in mar semina Morte?

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Si tratta delle due interrogazioni retoriche con cui si apre il carme e che presup-pongono un’inevitabile risposta negativa. Nella prima il suono duro delle denta-li t e delle r , e la vocale aperta o ampliano il senso della durezza e dell’eternitàdella morte. La seconda e più ampia interrogazione contrappone drammatica-mente le illusioni all’ineluttabilità della morte, in una rassegna dove luce e buiosi oppongono. Numerose sono le personificazioni e i continui enjambement.

RECENSIONE D’AUTORE

Il suicidio di Ortis

Nelle Ultime lettere di Jacopo Ortis il suicidio è già una precisa e solenne protesta contro ilmondo, la società, il destino. Non sorprende, pertanto, la struttura del romanzo foscoliano,che fin dall’inizio mira ostinatamente all’apoteosi del suicidio. Il valore di protesta che gliassegna l’autore è molto più violento di quello che si esplica nel romanzo wertheriano diGoethe. A questo proposito è di grande interesse l’introduzione che Ugo Foscolo premet-teva all’ultima edizione dell’Ortis (nel 1817), in cui riprende a considerare il progetto giàespresso in una lettera di parecchi anni prima, di fare cioè la storia letteraria del suicidio,come una delle manifestazioni più terrificanti della disperazione umana: un gesto che sta alconfine dell’estrema determinazione, laddove la volontà tocca il limite della follia.L’autore è conscio del proprio programma narrativo, allorché conviene che il suo pro-tagonista è «suicida per indole d’anima e per sistema di mente». Anche l’uso di untermine come «labirinto» ha sapore assai moderno.La catastrofe, non che voleva occultare, è manifestata sin dalle prime pagine e dal titolodel volume, e perciò appunto lo spettatore sa che non trattasi di colpirlo, e si lasciapazientemente guidare di giorno in giorno, e d’ora in ora, ne’ labirinti dell’anima delsuicida.Il suicidio in effetti nasce da un amore viscerale della vita […]. Nel caso di Jacopo Ortisl’idea dominante della morte e dell’autodistruzione si alimenta da un vivaio ferace diidealità, ambizioni, desideri, amori, che si tramutano in altrettanti disinganni. […] È ilmondo delle illusioni che si logorano nel sordo attrito con la realtà. Forse senza ilFoscolo (tanto dell’Ortis quanto dei Sepolcri) ci mancherebbe una delle vie maestre cheportano al pessimismo leopardiano.Ma allo scrittore corre l’obbligo di giustificare l’apologia del suicidio contenuto nel-l’Ortis. Una pagina della «Notizia bibliografica» (che rimane forse il documento piùgeneroso di critica letteraria prima del De Sanctis) è redatta con rischiosa sincerità.L’autore si propone di schivare o minimizzare le ragioni obiettive che hanno provocatoil biasimo dei lettori e dei critici. Ma nello stesso tempo non intende rinunciare alleproprie convinzioni e tanto meno derogare ai princìpi morali del proprio romanzo:«Ma l’accusa senza difesa veruna è il suicidio, rappresentato in guisa da fare che alcunodi que’ tanti che sono indotti […] dalla noia o dalle sventure al desiderio di finire

Capitolo Secondo � I GRANDI AUTORI: UGO FOSCOLO125

volontariamente la vita, trovino esempi e ragioni e vigore in quel libro. Spesso, e per lopiù ne’ frammenti, l’autore tende a persuadere sé e gli altri che a vivere da liberi e daforti bisogna imparare a poter liberamente e fortemente morire».Il Foscolo sa di toccare il nucleo centrale del suo romanzo. È in esso che si concentral’ideologia del protagonista: «Né qui disputiamo se sia più da forte o da vile l’uccidersi;se sia azione che abbia esempi ne’ libri della religione; se sia dannosa alla società; sesia contraria alle leggi della natura. Forse nella disputa gli argomenti de’ propugnatoridel suicidio sarebbero vittoriosi».L’autore non tenta neanche, come farebbe un narratore moderno, di separare dal prota-gonista la propria responsabilità o credenza. Bisogna giungere a Flaubert e a MadameBovary per segnalare una simile disposizione dissociativa.

S. Battaglia

[riduz. e adatt. da Mitografia del personaggio, Rizzoli, Milano 1970]

Tecniche di lettura

Il testo poetico: versi e schemi metrici

I versi si distinguono in diversi “tipi”, a seconda del numero di sillabe da cui sonocomposti:

• Bisillabo (2 sillabe): l’accento cade sulla I sillaba;• Ternario (3 sillabe): l’accento cade sulla II sillaba;• Quaternario (4 sillabe): l’accento cade sulla I e sulla III sillaba;• Quinario (5 sillabe): un accento cade costantemente sulla IV sillaba, un altro sulla

I o sulla II;• Senario (6 sillabe): l’accento cade sulla II e sulla V sillaba;• Settenario (7 sillabe): accento fisso sulla VI sillaba; l’altro può cadere sulla I, II, III

o IV;• Ottonario (8 sillabe): accento sulla III e VII sillaba;• Novenario (9 sillabe): accento sulla II, V e VIII sillaba;• Decasillabo (10 sillabe): gli accenti cadono sempre, a intervalli regolari, sulla III, VI

e IX sillaba;• Endecasillabo (11 sillabe): accento fisso sulla X sillaba, gli altri accenti cadono

liberamente.

In un testo poetico, i vari versi vengono visibilmente raggruppati in unità più grandi,di natura ritmico-metrica, dette strofe. La tradizione poetica italiana distingue lestrofe secondo schemi ritmici fissi; le forme più ricorrenti sono:

• il distico, formato da due versi a rima baciata;• la terzina, formata da tre versi legati da rima incatenata;

Parte Terza � Tra Settecento e Ottocento126

• la quartina, formata da quattro versi legati da rime disposte in vario modo (incro-ciate, alternate, ecc.);

• la sestina, formata da sei versi con varie combinazioni di rima;• l’ottava, formata da otto versi legati da rime a schema ABABABCC o ABABABAB.

La tradizione letteraria italiana, inoltre, nel corso del tempo, ha disposto tali strofe instrutture precise, dette metri (il sonetto, la ballata, la canzone), la scelta dei qualinon è stata mai operata dai poeti casualmente, ma in base all’argomento da trattare(la poesia retorica necessitava della terzina, il poema epico-cavalleresco dell’ottava,la lirica del sonetto o della canzone, ecc.).A partire dal secolo XIX fino ai nostri giorni, tuttavia, i poeti hanno mostrato unacrescente insofferenza nei confronti di qualunque imposizione che limitasse la pro-pria libertà di espressione: dalle innovazioni progressivamente apportate da autoricome Foscolo, Leopardi e D’Annunzio (rispettivamente, con i versi sciolti, la canzoneleopardiana e la strofa lunga) si è così giunti a un rifiuto pressoché totale delle formemetriche tradizionali. Un effetto dirompente nella “disintegrazione” degli schemi tra-dizionali si realizza, in particolare, con il Futurismo e la scarnificazione del verso ope-rata dall’Ungaretti dell’Allegria. Ciò non vuol dire, chiaramente, che i componimentidei poeti contemporanei siano privi di qualunque effetto ritmico: semplicemente, essinon sono riconducibili a schemi predefiniti e si rivelano piuttosto come il risultato discelte espressive di volta in volta diverse e originali.