Ottocento n.14

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I I L L S S E E C C O O L L O O R R O O M M A A N N T T I I C C O O V M oce are del L a V M oce are del L a N°14 - SETTEMBRE - OTTOBRE 2007 - Semestrale - Anno VI - Spedizione in A.P. - art.2 comma 20/B legge 662/96 - Direz. Comm. Imprese Emilia Romagna - 6.9 9 771593 212002 70014

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N°14 - SETTEMBRE - OTTOBRE 2007 - Semestrale - Anno VI - Spedizione in A.P. - art.2 comma 20/B legge 662/96 - Direz. Comm. Imprese Emilia Romagna - €6.9

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Volo di Gabbiani di Federico Morello (1875-1938)

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4LL’OCEANO’OCEANOTUMULTUMULTUOSO DITUOSO DIWINSLOW HOMERWINSLOW HOMERdi Corrado Barbieri

e luci cominciano abrillare sulle rocce:il lungo giorno declina:la luna si arrampicalenta:

intorno si lamenta l’oceano conmolte voci. Venite, amici, non è troppo tardi per cercare un mondo più nuovo.Spingetevi al largo e in buon assetto fendete le onde sonanti; perché voglio navigare oltre il tramonto, dove si tuffano tutte le stelle d’occidente, finchémuoio.

Alfred Tennyson(da Ulysses)

12ISPIRAISPIRATI DAL TI DAL MAREMAREdi Maria Giulia Baiocchi

14INSEGUENDOINSEGUENDOMOBY DICKMOBY DICKdi Maria Giulia Baiocchi

17NEL MARE DI NEL MARE DI EMILEMILYYdi Maria Giulia Baiocchi

18ONDE DI ONDE DI LEGGENDA LEGGENDA di Susanna Servello

23IL COMPIL COMPAGNO AGNO SEGRETO SEGRETO di Barbara Ielasi

25IL VIANDANTE IL VIANDANTE CASPCASPAR FRIEDRICH AR FRIEDRICH di Elena Greggio

31HORAHORATIO NELSON TIO NELSON di Maria Giulia Baiocchi

35I VIAGGI DI SISSI I VIAGGI DI SISSI PER MARE PER MARE di Elisa Rubini

40LA MERLA MER DIDICLAUDE DEBUSSYCLAUDE DEBUSSYdi Alessandra Moro

42LE ONDE LE ONDE GIAPPONESIGIAPPONESIdi Laura Fanti

44IL MARE DI IL MARE DI TURNERTURNERdi Laura Fanti

49SOGNANDO IL SOGNANDO IL MARE CON JULES MARE CON JULES VERNEVERNEdi Maria Giulia Baiocchi

52LE ALE AVVENTURE DI VVENTURE DI GORDON PYM GORDON PYM di Barbara Ielasi

53LE FLE FALAISES DI ALAISES DI MONET E IL MAREMONET E IL MAREIMPRESSIONISTIMPRESSIONISTA A di Fabiola Di Fabio

59IL MARE IL MARE DELLDELL’INCONSCIO ’INCONSCIO di Simona Guffanti

60I COLORI DEL I COLORI DEL MARE MARE NEOIMPRESSIO-NEOIMPRESSIO-NISTNISTA A di Laura Fanti

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LA VOCE DEL MARE

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diWinslow omerdi Corrado Barbieri

La Voce del Mare

4 OTTOCENTO

�redo die s s e r enel po-sto giu-sto qui,

non ho dubbi, ho tantodi interessante su cuilavorare” scrive Win-slow Homer al fratelloCharles da Prout’sNeck, nel Maine, dovesi era trasferito dal1883 e dove dà vitaalle sue opere più im-portanti aventi comesoggetto il mare. Daconsiderarsi la serie didipinti più ricca esignificativa mai ap-parsa su questo tema.Il mare che Homer hadavanti possiede laforza dell’Oceano A-tlantico, delle sueonde, delle sue tempe-ste e dei colori checambiano rapidamen-te. Uno scenario gran-dioso, spesso dramma-tico, in grado di ispira-re immagini che tolgo-no il fiato per forza efascino, che suscitanoangoscia o stupore.Il mare è una costantenella vita di Homer el’apparizione nelle sueopere data i primi annidella sua attività diartista. Tuttavia è at-torno all’ultimo decen-nio del secolo che assu-

merà un ruolo nuovo efondamentale nei suoidipinti.A Prout’s Neck Homerstudierà il mare incontinuazione, in tuttele condizioni di luce edi tempo, fino a farlodivenire lo specchiodella sua essenza stessadi uomo e artista, inbilico tra il mistero e ilfascino suscitato dallagrande distesa dell’o-ceano e la sua potenzadistruttrice, tra dram-ma e bellezza. La costa,le rocce e le spiaggesono il luogo dove laterra combatte con ilmare, dove le creatureumane possono soc-combere o sopravvive-re. Sensazioni presentinell’uomo fin dall’an-tichità, ma che vengo-no espresse pienamen-te nella loro essenza apartire dal diciottesi-mo secolo.“C’è qualcosa di cosìvasto che possa riempi-re la mente umanaquanto l’oceano?” sichiede Edmund Burke.Se però il mare appareinnumerevoli voltenelle opere di altret-tanti numerosi artistidell’Ottocento, il maredi Homer è diverso,essendo diversa la

Sopra: un dagherrotipo del 1867 di Winslow Homer. Adestra: Costa del Maine, particolare, 1896, olio su tela di cm

76x101 (cortesia Metropolitan Museum of Art, New York).Caratteristica peculiare delle marine di Homer era la violenza

delle onde che si infrangevano sulla costa rocciosa.

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diWinslow omer

L’oceano tumultuosoL’oceano tumultuoso

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Sopra: Chiaro di luna a Wood Island, del 1894, olio sutela di cm 78x102 (Metropolitan Museum of Art, New

York). A fronte, sopra: Risacca. Si tratta di un olio sutela di cm 75x121 conservato allo Sterling and Francine

Clark Art Institute di Williamstown, MA. Sulla costa si svolge per Homer il dramma umano, tra vita,

morte, speranza e tragedia. Qui il pittore ha voluto ritrarre ildrammatico salvataggio di una donna. A destra: West

Point Prout’s Neck, 1900. Questo olio su tela di cm76x122, è una delle opere più belle di Winslow Homer e

senz’altro da annoverare in assoluto fra le più belle marinedella storia. L’artista ritrae l’alba sul freddo oceano, nonmancando di rappresentare ancora una volta gli spruzzidell’onda che si frange sugli scogli (Sterling and Francine

Clark Art Institute di Williamstown, MA).Sotto: fotografia del 1884 che ritrae lo studio di Homer a

Prout’s Neck; il pittore è affacciato alla balaustra.

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visione dell ’autore,che si pone talmentevicino al soggetto e alsuo agire da fargliacquisire una forzainedita. Le scene dominantidei dipinti di Homersono le onde che siinfrangono sulla costae che finiscono perannullare visivamenteogni altro aspetto. Sipuò ravvisare la con-troparte europea diHomer nelle marinedi Courbet, sebbenesia difficile poter direse l’artista americanoabbia tratto qualcheispirazione dal mae-stro realista nel rap-presentare la forza delmare. Di unico, per certo,nella pittura marina diHomer vi è l’approc-cio: egli dipinge, ab-bozza, sulla riva, con

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Nordest, olio su tela di cm 87x127 del 1895 (Metropolitan Museum of Art, New York), in questa scena l’oceano mostra tutto il suo impeto e i suoi colori, sotto un cielo plumbeo. Viene naturale chiedersi come

Homer si posizionasse per riuscire a riprendere simili inquadrature. Si dice che avesse costruito una sorta di cabina dotata

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di opportune finestre che installava nei punti più impervi di sua scelta. Lì abbozzava la scena e i movimenti principali del mare, che poi rifiniva nel suo studio.

In effetti l’altezza dell’onda in questo soggetto avvalorerebbe questa ipotesi un po’ bizzarra.

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ogni tempo, decide divivere il mare e sulmare, mentre per ipittori europei il mareconsiste in una espe-rienza breve, occasio-nale, con un prontoritorno ad altri sog-getti e al proprio ate-lier. Analizzando per lineeessenziali i dipinti diHomer, abbiamo sem-pre la terra, il mare eil cielo, ma quest’ulti-mo rimane un aspettodi secondo piano perfar apparire solo ondee rocce che vi oppon-gono resistenza, in untumulto che definiscelo stesso nostro mon-do.

In alto: Perduti sulGrand Banks, 1885 olio su

tela di cm 125x80.Sotto: una foto che ritrae

Winslow Homer con il padree il cane. A destra: Sale lamarea a Scarboro, Maine,1883. Uno stupendo acque-

rello conservato allaNational Gallery di

Washington. A fronte:Cannon Rock, 1895,Metropolitan Museum.

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Nella riproduzione delmare impetuoso edei suoi scenari

drammatici il grande pittorerealista Gustave Courbetaveva preceduto Homer,anche se è difficile ipotizzarese il pittore americano si siain effetti ispirato all’artistafrancese per iniziare la suaserie di marine drammati-che. Nell’illustrazione L’Onda,del 1869 (Nationalgalerie,Berlino).

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4: “Sopra un mare

mirabilenavigando in silenzio,

conosci tu la riva,o pilota,

dove non urlano imarosi,

dove non è più tempesta?”

(Emily Dickinson)

Samuel T.Coleridge

(1772-1834) La ballata del

vecchio marinaio: “Cadde la

brezza, caddero le vele/fu

triste quanto può cosaessere triste;/noi

parlavamo solo per spezzare/il silenzio delmare./In un cielo cocente, arso, di rame/stava il

sole sanguigno a

mezzogiorno/a picco sopra l’albero e il sartiame/non più

grande che luna… Acqua soltanto, acqua d’ogniparte,/e le tavole aride e contorte;/acqua

soltanto, acqua d’ogni parte,/non una goccia perla nostra arsura”.

John Keats (1795-1821)Sul mare:

“Di sussurri immortali avvolge lidi desolati/E con ansito possente riempie millecaverne,/…Oh tu che hai le pupille stanche e afflitte,/nutrile dell’immensità del mare;/Tu che le orecchie hai stordite di volgare rumore/O troppo sazie di troppo ricche melodie,/Ascolta, sino a trasalire, ciò che dicono le vecchie caverne:/il coro, sembra, delle antiche ninfe del mare”.

695: “Come se il mare sepa-randosi/svelasse un altromare, /questo un altro,ed i tre/solo il presagiofossero/d’un infinito di

mari/non visitati da riva–/il mare stesso al mare

fosse riva –/questo è l’eternità”.

(Emily Dickinson)

di Maria Giulia Baiocchi�

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Emily Brontë(1818-1848)

89: “Calma, felicità! Sonoparole/che un tempo

non avrei saputo unire/amavo allora l’impeto

della marea/il cielomutevole i giorni divento,/ più del maresereno e i cieli senza

nubi/e le brezze solen-ni che mormorano e

placano/ e non desta-no sospiri nella foresta/né strappano lacrimealla verde spuma…”.

Walt Whitman (1819-1892)

Nella scia della nave: “Nella scia della nave, dietro i venti che

fischiano,/dietro le vele grigiastre, tese adalberi e sartie,/sotto, miriadi e miriadi

d’onde che s’affrettano, sollevano il collo,/e il flusso incessante verso la scia si

protendono,/onde dell’oceano, ciangottano,effervono, scrutano allegre,/onde, ondulateonde, liquide, varie, emule onde… /La sciadella nave dopo che è passata, sfavillante e

ridente sotto il sole,/vario corteo con moltibiocchi di spuma e molti relitti,/segue la

nave maestosa, rapida, e avanzanella sua scia”.

Emily Dickinson(1830-1886)

162: “Il mio fiume corre a te

–/azzurro mare, mivorrai ricevere?/Il mio

fiume è in attesa dirisposta –/Ti prego

mare, accoglimi beni-gno!/Ti porterò ruscel-

li/da nascondigliumbratili –/Mare, tiprego – prendimi!”;

Villiers De L’Isle-Adam(1838-1889)Sulla riva del mare:

“All’uscita del balloseguimmo la spiaggia./Verso lacasa di un esilio, affidandoci allastrada/andavamo:

un fiore appassivanella sua mano./Erauna mezzanotte distelle e di sogni./Nell’ombra, intorno anoi, cadevano fluttioscuri./Verso lonta-nanze d’opale e d’oro,sull’Atlantico,/l’oltremare spandevala sua lucemistica./Le alghe profumavano glispazi ghiacciati…”

Arthur Rimbaud (1854-1891)

Marina: “I carri d’argento e di rame –/

Le prue d’acciaio e d’argento –/Battono la schiuma –/Sollevano i ceppi dei

rovi./Le correnti della landa,/e le carreggiate immense del riflusso,

/filano circolarmente verso est,/verso i pilastri della foresta,/verso i fustidel molo,/che turbini di luce investono

in un angolo”.

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o scrittore a-mericano Her-man Melville(1819-1891)pubblica Mo-

by Dick nel 1851. Latrama del libro è famo-sa: a bordo della bale-niera Pequod, il capita-no Achab, sostenutodall’equipaggio, lottastrenuamente per ucci-dere la balena biancachiamata Moby Dick. La struttura dell’operadi Melville è moltocomplessa e, come tan-ti suoi scritti, non in-contra il favore delpubblico mentre egli èancora in vita. Il suonarrare, fluido e avvin-cente, diventa via viaincalzante e pregno disignificazioni. In primis, il Pequod,ben ancorato nel porto,rappresenta una bale-niera come tante. Lavicinanza della terraferma, il viavai dei ma-

rinai, dei carri, ilvociare dei mercanti odei commessi legano lanave ad un sistemaproduttivo riconosciu-to da tutti: il Pequod èlì per affari, pronto asalpare, raggiungere lebalene, ucciderle e sti-vare il loro grasso perottenere un alto profit-to. Alle sue spalle siestende il mare. Infinito, straniero,inquietante con i millemisteri insoluti e iprofondi abissi dove sicelano spaventosi mo-stri marini.Levata l’ancora ilPequod si muta in unmicrocosmo e in mareaperto la tragedia puòavere inizio. Ismaele, il narratore,profondamente attrattodal mare e dalla cacciaalla balena, è affascina-to dal viaggio appenaintrapreso, ma è anchel’unico a rendersi conto

della trasformazionesubita dal capitanoAchab durante il tra-scorrere dei giorni.In principio, il mirag-gio di una caccia ricca,la brama del guadagno,il mare calmo e iltempo bello fanno sci-volare la baleniera sulleonde con leggerezza.Nonostante ci siano dapercorrere miglia emiglia prima di rag-giungere i mari fre-quentati dalle balene,gli uomini si danno ilcambio sulle teste d’al-bero appena lasciato ilporto e stanno di guar-dia ispezionando l’oriz-zonte, pronti a segnala-re l’avvistamento di uncetaceo.Ma Achab non vuoleun cetaceo qualsiasi,egli vuole incontrare dinuovo la balena bianca:Moby Dick.“Sì, sì! E le darò la cac-cia oltre il Capo di

Buona Speranza, al dilà del Capo Horn, al dilà del grande Mael-strom di Norvegia,oltre le fiamme dellaperdizione… Ed è perquesto che vi sieteimbarcati, marinai! Percacciare quella balenabianca in tutto ilmondo…”.Il mare appartiene aMoby Dick, è la suacasa dalle mura liquidee trasparenti, eppurecosì dure e compatte;sono suoi gli abissi piùantichi dell’uomo, èsua l’acqua degli ocea-ni che fu il principio ditutto. Le storie sulle baleneaffondano le loro radicinella Bibbia, ben lo saMelville che inzuppa ilsuo libro di citazionireligiose; gli episodibiblici sono narratisulla baleniera come sefossero contemporanei.Curioso è il mescolarsi

di Maria Giulia Baiocchi�

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Inseguendoda pag 04 a 30 26-07-2007 10:23 Pagina 14

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della storia a bordodella nave, sia per iriferimenti biblici siaper le riflessioni sullarivoluzione francese.Tutto sembra accaderenell’attimo in cui èdetto e il presente sifonde con il passato, iltempo diventa Uno ela contemporaneità èincoronata quale suaamorevole regina. Ismaele vede il capita-no Achab spogliarsi intutta fretta del retag-gio puritano che sem-brava appartenergli,spezzare, senza rim-pianto, il legame chelo univa alla natura,rompendone l’armoniae innescando la cata-strofe. Lo avvolgonola superbia, la certez-za d’essere invincibile,l’orgoglio smisuratodi sentirsi superiore.Achab ad un tratto sierge come un dio es’illude di indossarnela potenza capace diinvestirlo di un man-dato divino in grado

di patteggiare con ildemonio.Furioso, accecato dalmito di Moby Dick,egli dapprima di-strugge gli strumentinautici, simbolo dellarazionalità, e poi bat-tezza l ’arpione, chedovrà uccidere labalena, in nomine dia-boli , spezzando cosìogni regola e cancel-lando ai suoi occhil’umanità dell’equi-paggio visto solo co-me un mezzo. Al con-trario, ad Ismaele nonsfuggiranno il cam-biamento di Achab,tanto che saprà co-glierne ogni ombra, eneppure la pluralitàdei marinai, così di-versi nelle loro con-suetudini. Eppure essiseguiranno il capitanosino all’estremo com-battimento, accecatidalla luce folle da luiemanata, uno scintil-lio diabolico incapaceperò di intaccare ilmarinaio di colore

OTTOCENTO 15

…in veritàdovrai vederesul mare duecarri funebri:il primo noncostruito damano mortale,e l’altro fattodi legno visibile cresciuto inAmerica.

Moby Dick, Il sogno del Parsi

…in veritàdovrai vederesul mare duecarri funebri:il primo noncostruito damano mortale,e l’altro fattodi legno visibile cresciuto inAmerica.

Pip, libero solo graziealla sua pazzia. Sullo sfondo il mare èl’elemento scenografi-co per eccellenza:infinito, mutevole,implacabile ed eter-no. “Ma non soltanto

A fronte: “un’enorme e vagasagoma appare tra la nebbia”. Sopra e sotto: il Pequod

nelle illustrazioni di una anti-ca edizione di Moby Dick .

il mare è un tale av-versario dell ’uomo

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che è per lui un estra-neo; esso è anche unnemico diabolico delleproprie creature…nessuna pietà, nessunpotere, tranne il suo,lo governano. Consi-derate ancora il canni-balismo universale delmare: come tutte lesue creature si preda-no a vicenda mante-nendosi fin dall’iniziodel mondo in guerraeterna. …Ora, neltempo calmo, nuotarein mare è altrettantofacile per un buonnuotatore che viaggia-re… ma la solitudinetremenda è intollera-bile. L’intenso concen-trarsi dell’io in mezzoad una simile spietataimmensità, mio Dio,chi può esprimerlo?”.Il mare è dunque losfondo ideale, mentrela tragedia si dipanairreversibile sino alfunesto epilogo, doveanche l’acqua reciterà

tutto ricadde e il gransudario del maretornò a stendersicome si stendeva cin-quemila anni fa”. “Chiamatemi Ismae-le” aveva chiesto ilnarratore nel celebreincipit del romanzo,come a sottolineare laprecarietà esistenzialeinsita nell’uomo. Ma l’Ismaele salvatodalla nave Rachele èben diverso dall’uomoche vedeva nella cac-cia alla balena un’ec-citante avventura oaddirittura un modoper vivere i l ma-re guadagnando de-naro. Della sua terri-bile esperienza gli ri-marranno cucite ad-dosso le mille sfaccet-tature dell ’animoumano e della civiltàche altrimenti avreb-be continuato adignorare. Moby Dick rimarràper sempre il simbolodi una ricerca metafi-sica, anche se, com-plice la caccia spietatadella baleniera, conti-

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nuerà a conservare lesue caratteristichefisiologiche. E i lmarinaio Ismaele sisalverà per raccontar-celo.“Chiamatemi Isma-ele. Alcuni anni fa –non importa quantiesattamente – …pen-sai di darmi alla navi-gazione…”.

con maestria il suoestremo ruolo. È, infatti, il mare adivorare ogni cosa,tranne un relitto e ilcorpo moribondo diIsmaele. Come altempo del diluviouniversale: “…poi

La Voce del Mare

A sinistra: “Moby Dickcolpì con il suo enorme capo la

barca dei balenieri che si capovolse”. Sotto:

La copertina di una anticaedizione del romanzo e, inbasso, la scena finale del

film, interpretato da GregoryPeck.

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mily Di-ckinson, loscrisse leistessa, nonvide mai il

mare, eppure lo cono-sceva. Lo nominò spes-so nelle poesie impos-sessandosi del mormo-rio dell’onda, del suosentore, descrivendol’ondeggiare dell’acquao immaginando portisicuri. Come semprela percezione acusticadei suoi versi spaziavanell’infinito, perchéEmily sapeva incrocia-re gli elementi piùdisparati seguendo unospartito che solo leiriusciva a interpretare.La musica delle parole,delle sensazioni e deisentimenti impregna-va la sua anima, lamelodia era scritta inlei. Emily sconfinavacontinuamente dall’ov-vio, rimestando, conraffinata sapienza, nelcrogiolo stregato delsuo linguaggio interio-re.Per questo il mare po-teva essere “di giunchi-glia” e solo “due navidi porpora” si scorge-vano “oscillare dolce-mente”, mentre “deimarinai fantastici”s’aggiravano intorno aun “molo silente!”.Che cosa poteva vedereEmily dalla sua fine-stra se non “un mare

Nel maredi EmilyNel maredi Emily

In alto: In Giardino di Winslow Homer. Un raffinatoacquerello del 1874. Questo dipinto potrebbe ricordare l’immagine di Emily Dickinson intenta ad accudire

il suo giardino. Sopra: la nota fotografia della stanza di Emily Dickinson, come appariva qualche decina

di anni fa. Un piccolo spazio il cui orizzonte era vastocome l’oceano.

Non vidi mai brughieree mai vidi il mare:pure so com’è l’ericaso quale aspetto ha

l’onda.

Non vidi mai brughieree mai vidi il mare:pure so com’è l’ericaso quale aspetto ha

l’onda.

sullo stelo”? Se per ilcontadino e l’uccelloera solo un pino, perlei era un “membro delregale Infinito”, una“celeste rotta” e la terrae il sole erano il suobacino. Ma il mare eraanche distanza: “Un’o-ra è un mare/fra pochi,e me –/con loro sareb-be il porto”. Ed esiste-va anche un “dolcemare” che lambiva lacasa, “un mare d’ariaestiva” solcato da unanave capitanata da unafarfalla, mentre l’apefungeva da timoniere“e un intero univer-so/il gioioso equipag-gio”. Pregna di unerotismo vulcanico,violenta come un gri-do nella notte, è quellalirica che preoccupòtanto il capitano Hig-ginson, mentre stavapreparando la pubbli-cazione delle poesie diEmily nel 1891: “Ofrenetiche notti!/ Sefossi accanto a te, que-ste notti frenetiche sa-rebbero/la nostra esta-si!/Futili i venti/a uncuore in porto:/ha ri-posto la bussola, ha ri-posto la carta./Vogarnell’Eden!/Ah, il ma-re!/Se potessi ancorar-mi/stanotte a te!”. Epare d’immergersi inun liquido eden dovel’audacia rapisce ognipensiero.

EEdi Maria Giulia Baiocchi�

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verso meraviglioso,nascosto dai riflessidelle onde: “In mezzo almare l'acqua è azzurracome i petali dei piùbei fiordalisi e traspa-rente come il cristallo

più puro; ma è moltoprofonda, così profondache un'anfora nonpotrebbe raggiungere ilfondo; bisognerebbemettere molti campani-li, uno sull'altro, per

arrivare dal fondo finoalla superficie. Laggiùabitano le genti delmare”.Figure dallo sguardosincero o, al contrario,dalla “bugiarda voce”,

così come Arturo Grafle immagina ne LeDanaidi (1897), le sire-ne sono le protagonisteintriganti di tanti rac-conti, innamorate delloro mondo di acqua e

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Sopra: particolare di Ulisse e le sirene, realizzato nel 1909dall'artista londinese Herbert James Draper. Il celebre episodioraffigurato è narrato nel libro XII dell’Odissea in cui Ulisse,

grazie ai consigli della maga Circe, riesce con astuzia ad ascoltare il canto delle sirene.

A destra: La sirena, dipinto del 1864 di Edward JohnPoynter.

ospinta dallabrezza che,fino a sera,soffia dalladistesa azzur-

ra verso la terra, l’ecodelle gesta di queglieroi che, in mare,hanno osato sfidaremostri e tempeste, ègiunta ad ammaliarel’Ottocento, insieme alfascino di una bellezzafemminile che nemme-no i dolori e i tormentipiù atroci sono riuscitiad offuscare. Scrive Friedrich Hein-rich Karl de La MotteFouqué nella suaOndina: “...tutto ciòche il mondo anticopossedeva di così belloche i tempi presentinon sono più degni diaverlo e di gioirne, iflutti ora lo avvolgononei loro misteriosi veliargentei...”.Sarà... Eppure, grazieall’arte di maestricome Heinrich Füssli(1741-1825) e HerbertJames Draper (1863-1920), nel secoloromantico è possibile

di Susanna Servello�

SSripercorrere il viaggio dieroi mitici del calibrodi Ulisse, lottare conlui, aggrappati ad unazattera, contro l’ira diPoseidone e di riceverel’aiuto prezioso di InoLeucotea, “la dea bian-ca” dalla storia tragicache, trasformatasi nelladivinità protettrice deimarinai, con il suo velopermetterà al naufragodi raggiungere l’isoladei Feaci, per prosegui-re poi in quel camminoche lo porterà a cono-scere i segreti del mare,ad affrontare le sue insi-die e ad udire incolumeil canto delle sirene, acui nessun uomo è ingrado di resistere.A loro, alle enigmatichedonne-pesce che la tra-dizione vuole essereprive di un’anima, mache ardono del desi-derio di possederne una,nel 1837 HansChristian Andersendedica La Sirenetta, unadelle fiabe più belledella storia letteraria,che ci permette diimmergerci in un uni-

Onde di leggendaOnde dileggenda

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amata dal ciclopePolifemo, il cui nomericorda la spuma bian-ca che solca il bludurante le mareggiate.Non solo di figurefemminili, ma anchedei mermen, i tritonidalla bizzarra barbaverde, parla BenjaminThorpe (1782-1870)nel libro NorthernMythology, narrando lastoria di una giovanemortale che uno diquesti esseri marinivede sulla spiaggiaintenta a raccoglieresabbia nel suo grem-biule e che non si trat-tiene dal portare viacon sé, promettendoletutto l’argento che ilsuo cuore avrebbepotuto desiderare. Tut-tavia, nell’animo dellagiovane, la nostalgiadella terraferma si fapresto così grande daspingerla a lasciare ilmondo subacqueo e aritornare alla sua vitadi sempre.Fin dalla notte deitempi, il mare affascinal’umanità nasconden-do, nel profondo, unmondo che mai potràessere esplorato e cono-sciuto nella sua interez-za. Per questa ragione,l’uomo ha spesso elabo-rato teorie fantasioseper cercare di dare unaspiegazione ai fenome-ni naturali più sugge-stivi. È curioso, a que-sto proposito, scoprireche in un numero dellarivista Gentlemen’s Ma-gazine del 1882, viene

fantasia, oppure attrat-te dalla realtà umanache sognano, distese suuna roccia, mentre laluce della luna rischiarail loro incarnato conbagliori di perla. Nelle sue Fiabe delleWest Highlands, lo scrit-tore scozzese ThomasCampbell (1777-1844)narra la storia di unpescatore a cui unadelle mitiche creaturedel mare predice lanascita di tre figli, incambio di uno deiquali gli promette unapesca straordinaria. Maquando il figlio prede-stinato si trova un gior-no, ormai adulto e spo-sato ad una principessa,ad essere realmenterapito da colei che

Sopra: Venere Anadiomeneemerge dalle acque del mare intutta la sua armoniosa bellez-

za. Il dipinto, a cui Jean-Auguste-Dominique Ingres

lavorò dal 1808 al 1848, ècustodito nel Musée Condé di

Chantilly, Francia.

A sinistra: particolare di TheCrown Returns to the

Queen of the Fishes di HenryFord. I colori vivaci e la com-posizione dinamica dell’operaevocano la magia di un’atmo-

sfera onirica.

aveva stretto il pattocon il padre, la moglieaccorre sulla spiaggiaper suonare la sua arpa,nella speranza di riusci-re, in quel modo, adattirare la sirena che,più di ogni altro essereama la musica, e adavere di nuovo libero ilproprio uomo. Ancora, Alfred Tenny-son (1809-1892), Ba-rone e Poeta Laureatodel Regno Unito, neisuoi versi dà vita asplendide descrizionidella “ninfa del mare”,dalle braccia candide edalla lunga chioma, laquale canta commossamentre osserva le ondeazzurre increspare lasuperficie dell’acqua, edi Galatea, la nereide

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Sopra: La Gorgone e gli eroi, di Giulio Aristide Sartorio (1895-1899). A sinistra: Una sirena, di John William Waterhouse(1900 circa). Sotto: Ifigenia, di Anselm Feuerbach 1862.

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narrata la credenza deimarinai delle isoleShetland secondo iquali, negli abissi,sarebbe esistito unmostro che, con il suorespiro, avrebbe datoorigine all’alta e allabassa marea.Le leggende e i mitidel mondo marino,nordico e mediterra-neo, s’incontrano rin-novando l’incanto.Alla mitologia grecaclassica s’ispira Jean-

Auguste-DominiqueIngres (1780-1867)per la Venere Anadio-mene, opera iniziata nel1808 che ha richiestoquarant’anni per essereultimata, nella quale ladea greca “che nascedalle onde” è accompa-gnata dal gioco degliamorini immersi nellaschiuma del mare erivela la propria bellez-za nelle linee morbidee nella posa sinuosa,tra le acque calme.Un mare non più sere-no, ma agitato comel’animo dei protagoni-sti, è invece quellodella scena (Angelica eRuggero) che, nel 1819,lo stesso Ingres realizzaper re Luigi XVIII eche si rifà, questavolta, alla vicenda cari-ca di pathos e di ten-sione che, nel decimocanto dell’OrlandoFurioso, la fantasia di

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Ludovico Ariosto hascelto di ambientare allargo delle coste irlan-desi, precisamente aEbuda. Qui, nell’isola del pian-to, Angelica, la bellissi-ma figlia del re delCatai amata da cristianie saraceni, si ritrovalegata ad uno scoglioper essere offerta inpasto ad un’orca mari-na, il mostro a cui gliabitanti del luogodevono sacrificare, ognigiorno, una fanciulla. Un dipinto dallo sfon-do cupo, sul quale spic-ca l’armatura lucente di

Ruggero, giunto acavallo del favolosoippogrifo per liberare lagiovane che, esasperata,a sua volta risalta nellanudità eburnea e deso-lante del proprio corpo.Un mare inquietante epericoloso, dunque. Un mare che ospitacreature terrificanticome Medusa e le altreGorgoni nate da Forco,vecchio dio marino, enipoti di Ponto e diOceano. Ma anche unmare che rappresental’ultimo orizzonte diuno sguardo malinconi-co, che il destino vor-

rebbe spegnere concrudeltà: quello diIfigenia, figura tragica

del mondo greco,destinata ad esseresacrificata per porretermine alla lungabonaccia che impediscealle navi degli eroi disalpare e ai poeti comeArturo Graf, il qualecome Odisseo nacquein Grecia nel 1848, diricordare, una voltaterminata l’avventura, irischi che questi eroihanno corso e le faticheche hanno sopportato:“Già quattr’anni passarda poi che Ulisse/inItaca tornò… grato allasorte/che dall’ira de’venti e del vorace/marscampato l’avea…”.Eroi che hanno spessoabbandonato la certez-za e hanno solcato leacque in cerca di glo-ria, svanendo poi nellepagine di un libro enelle pennellate di undipinto. Tra le onde.

A sinistra: Ulisse naufragosulla zattera riceve da

Ino/Leucotea il suo velosacro, di Heinrich Füssli

(1803). In basso: Angelicae Ruggero, di Jean-Auguste-

Dominique Ingres (1819).In entrambe le opere, i protago-nisti vengono aiutati a superarele situazioni drammatiche in

cui si trovano e a salvarsi, così,dalle tante insidie che il mare

nasconde.

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e Il compagnosegreto, breveromanzo diConrad del1909, un gio-

vane, da poco al co-mando di un equipag-gio già consolidato,accoglie a bordo dellasua nave un uomo incircostanze misteriose.Inquieto per la respon-sabilità del comando eper il senso di estra-neità che ancora gliprocura la nave, unanotte il capitano scor-ge in acqua quello chegli pare un cadaveresenza testa. Si tratta inrealtà di Leggatt, unmarinaio fuggito dopoaver ammazzato uncompagno. Il capitanonasconde Leggatt nellapropria cabina finchénon riesce a portarlo insalvo a terra, qualchenotte dopo, grazie alfavore delle tenebre e auna manovra pocoortodossa. Tra il capi-tano e Leggatt si stabi-lisce da subito un lega-me quasi viscerale,fatto di una complicitàtanto profonda quantodiscreta. L’ambivalenzadi Leggatt, al confinetra uomo e creaturadell’ombra, richiamacon prepotenza il temadel doppio così caroalla neonata psicoana-lisi e alla letteraturamoderna; spesso ilcapitano si riferisce alui chiamandolo “mydouble”, sottolineandocon stupore le affinità,

anche fisiche, con ilgiovane. E solo nelmomento della separa-zione tra i due, il capi-tano raggiunge la pro-pria sicurezza: “Lanave si portava giàavanti. E io ero solocon essa. Nulla!Nessuno al mondo sisarebbe ora frappostotra di noi, a gettareombra sulla via dellasilenziosa conoscenza edel mutuo affetto, laperfetta comunione traun marinaio e il suoprimo comando”. Ilmale si affronta dando-gli un nome e unvolto; il dissidio ètutto interno. A fareda scenario è l’oceano,che il protagonistaall’inizio del viaggioassume come idealealleato: “…gioii dellagrande sicurezza delmare paragonata altravaglio della terrafer-ma, della mia scelta diquella vita priva ditentazioni che nonmostrava inquietantiproblemi, pervasa daun’elementare bellezzamorale per l’assolutafranchezza del suo ri-chiamo e per la schiet-tezza del suo scopo”.Se il mare è l’esistenza,qui si manifesta unafiducia quasi positivi-stica nella ragione enella rettitudine mora-le, baluardi contro ilMale e le sue ombre.Ispirato da una vicen-da realmente accadu-ta, Conrad costruisce

un’architettura narra-tiva ricca di rimandiinterni; un’opera coesa,che evoca il più tardoLinea d’ombra, dove iltitolo allude, oltre chealla realtà sensibile deipericoli del viaggio,soprattutto a quellademarcazione tra lasmania di onnipotenzadel giovane e la malin-conica saggezza del-l’uomo maturo, legataall’esperienza, maanche a una meditataconsapevolezza.

IL COMPAGNO SEGRETOdi Barbara Ielasi�

NN

Joseph ConradJózef Teodor Kon-

rad Korzeniowski,in arte Joseph

Conrad, nasce inUcraina nel 1857. Aquattro anni è a Vo-logda, dove il padre,un nobile studiosopolacco, viene esilia-to. Nel 1874, già or-fano di padre e ma-dre, per evitare la levanell’esercito zaristaapproda in Europa,dove comincia la suaventennale car-riera nella ma-rina. Dopouna vita lun-ga, ricca dispostamenti,successi lette-rari e alternefortune eco-n o m i c h e ,Conrad muo-re in Inghil-terra nel

1924.

Scrittore prolifico,drammaturgo manca-to, famoso ancheoltreoceano, Conradfirma alcuni classicidella letteratura dilingua inglese acavallo tra i due seco-li. Dal suo Cuore ditenebra, dove narra gliorrori del coloniali-smo, il regista FrancisFord Coppola traeispirazione per il suocapolavoro Apocalypse

Now.

IL COMPAGNO SEGRETO

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aspar DavidF r i e d r i c h(1774-1840)è l’artista

“manifesto” del roman-ticismo.Friedrich consacra lasua esistenza all’arte evive i fermenti roman-tici della sua generazio-ne.Egli propone una pit-tura visionaria, espres-sione dell’irrazionale,che rispecchia la suavoce interiore, impre-gnata da una visioneintima e spirituale delcosmo, punto d’incon-tro tra esperienza este-riore e interiore. La pit-tura di Friedrich vaoltre la pittura stessa: èstoria, è musica, è poe-sia, è “sacro”.Friedrich considera l’ar-te “infinita” perché,diceva, “contiene l’infi-nito”. L’arte diviene il luogodi congiunzione tranatura, uomo e Dio,“poiché il quadro è illuogo dove si manifestalo spirito, dove abita ildivino; ogni punto delquadro, ogni pennella-ta, sono portatori deldivino”.L’artista nasce aGreifswald (Pomerania

svedese) nel 1774 inun’umile e numerosafamiglia di saponai.Il piccolo Caspar è unbambino sensibile ecurioso verso il mondo,che riceve un’educazio-ne severa dettata daiprincipi del protestan-tesimo, i quali influen-zeranno la visione delmondo del pittore.La sua infanzia vienesegnata dalla mortedella madre e del fratel-

A sinistra: Riva del marenella luce della luna, 1835-36 (Kunsthalle,

Amburgo). Sotto: il celeberri-mo Viandante sul mare di

nebbia del 1818 (Kunsthalle,Amburgo).

di Elena Greggio�

CC

Il viandante

CasparFriedrich

Il viandante

CasparFriedrich

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In alto: Luna nascente sulmare, 1821 (Ermitage, SanPietroburgo). Sotto: un auto-ritratto di Caspar Friedrich

databile al 1810 circa,(Staatliche Museen Berlino).

lo, annegato tra lastredi ghiaccio per salvarelo stesso Caspar. Ildolore lo segna, e pertutta la vita si sentiràun sopravvissuto. Sindall’infanzia nutre unapassione per l’arte, esotto la guida diJohann Quistorp com-pie, dal 1790, i primistudi artistici.In seguito, si iscriveràall’accademia di Co-penhagen, e nel 1798proseguirà i suoi studiuniversitari a Dresda,dove entrerà in contat-to con alcune dellamaggiori personalitàromantiche dell’epoca,come Goethe eNovalis.Con il suo viaggio del1801 nell’isola diRügen, nel Baltico(dove spesso ritorneràper vivere l’atmosfera

dei canti di Ossian),nascono i primi disegnidi paesaggio. Eglicomincia a creare il suostile personale e acqui-sta sicurezza nel tratto.Successivamente si spe-cializza nel disegnocolorato a seppia e rice-

ve il prestigioso premiodi Weimar, che gliviene consegnato daGoethe (1805).Nel 1807 comincia adedicarsi alla pittura adolio e nascono così iprimi capolavori.Nelle sue opere si col-gono alcuni motivitipici del romantici-smo: lo stupore alcospetto dei grandifenomeni della natura,l’anelito all’infinito e lavolontà di cogliere l’in-timo essere del mondoe il senso stesso dell'u-niverso, che l’artistatrasferisce nel quadroin una complementa-rietà totale degli ele-menti.Scrive: “devo compiereun atto d’osmosi conquello che mi circonda,diventare una sola cosacon le mie nuvole e le

mie montagne perpotere essere quel chesono”.Nei quadri dell’artistatedesco, la tempesta,l’impeto e la nostalgiadi Dio sono visti in unaprospettiva di fiducia,di fede nella continuitàtra vita terrena e vitaeterna, in una perfettaalchimia. Ecco il conforto diquella croce e di quel-l’ancora di Croce SulBaltico (1815). Il forte sentire diFriedrich traspare nellesue tele e l’artistaapprofondisce il latomistico della natura,dipingendo la contem-plazione dell’Assolutonella sua forma finita.Emblematico quindidiventa il dipintoViandante sul mare dinebbia (1818), che rac-

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Uno straordinario senso diprofondità e di infinito ci vienedato da Le bianche scogliere

di Rügen del 1818(Winterthur).

chiude il mito dell’eroeromantico.Il personaggio del qua-dro, che vive il limitedell’esperire umano,non è attore ma spetta-tore che si lascia rapiredall’Incomprensibile.

Il matrimonio nel 1818con Caroline Bommer,giovane donna piena divita, sembra dare unospiraglio di luce all’ani-mo inquieto del pit-tore.I dipinti di questo

periodo come Sul veliero(1818), il quale saràacquistato dallo zarNicola I, sono caratte-rizzati da una forteluminosità. Il suo stilesi snoda attraverso lacura di particolari

solenni ed ermetici. L’artista giunge a que-

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sto risultato tramite unprocedimento esecuti-vo ricercato e raffinato,costruito con costanzae con la sovrapposizio-ne di delicate velatureche donano una straor-dinaria trasparenza ebrillantezza ai colori.Frequenti nelle sue teleil tema lunare, simbolodella tensione romanti-ca e desiderio d’evasio-ne, i ricorrenti bassiorizzonti, dove l’uomosi perde, immerso spes-so in tramonti dai colo-ri cupi.Significativo è Lunanascente in riva al mare(1821): in esso alcunivelieri hanno intrapre-so il loro viaggio alcrepuscolo e la pauradella morte riecheggiaalternata da speranza econsapevolezza.La metafora del viaggiosi concretizza nellaforma del Veliero e laperegrinazione dell’esi-stere si intreccia altema del naufragio,immagine che personi-fica la fragilità dell’uo-mo in balia degli ele-menti.I velieri non vengonomai ritratti, a differen-

za di altri pittoriromantici, nella furiadelle tempeste, ma giàscampati al naufragio onell’intraprendere unviaggio.Con il passare deglianni, le condizioni disalute peggioreranno ele difficoltà economichedella famiglia Friedrichaumenteranno, finché

l’artista si ripiegheràsempre più su se stesso,isolandosi e rifugian-dosi nella fede e nellapittura.Uno dei suoi massimicapolavori è Il mare dighiaccio/Naufragio dellasperanza (1824/1825): ildipinto, esposto per laprima volta a Praga nel1824, non è compreso

dai contemporanei.Il quadro s’ispira allafallita spedizione alPolo Nord di SirWilliam Parry ed èricco di contenuti esi-stenziali.Tra i ghiacci del maredel Nord, nell’aspropaesaggio marino,emergono gli alberidella nave, che trasmet-

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A fronte, in alto: Lunanascente sul mare, 1822(Nationalgalerie, Berlino).

Sopra: Sera sul marBaltico, 1831

(Gemäldegalerie, Dresda).A destra in alto: Crocesul Baltico, del 1815. Adestra: Il mare di ghiac-cio, del 1824. Senz’altro ildipinto più drammatico del-l’artista tedesco (Kunsthalle,

Amburgo).

tono all’osservatore unsenso tragico.Il sottotitolo del dipin-to Naufragio della spe-ranza, rinvia al temareligioso: il Polo Norddiviene il luogo deldivino, metafora dell’e-ternità di Dio.È la parabola dellasconfitta cosmica del-l’uomo che tenta dicomprendere e di pene-trare il mistero delmondo e di Dio, cheinesorabilmente falli-sce.

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In questi anni le condi-zioni psichiche e fisichedel pittore continuanoad aggravarsi e l’artistasmette quasi di dipin-gere.Il buio dell’animo del-l’artista emerge dalquadro Riva del marenella luce della luna(1835/1836), mentre ildipinto Le età dell’uomo(1834/1835) è unodegli ultimi realizzatiprima del colpo apo-plettico che lo ucciderànel giugno del 1835: alcalar del sole, cinquepersonaggi scrutano il

mare sulla riva, duebambini si contendonola bandierina dellaSvezia, paese natale delpittore.Il tema della mortericorre più volte nelquadro: sulla riva sinotano i cupi contornidi una barca che sem-brano quelli di unabara. L’uomo anzianodi spalle è l’artista. Ilsuo sguardo non èrivolto alla persona chelo chiama con un cennodella mano, ma siperde nell’altrove, versol’orizzonte, come seavvertisse un presagiodi morte. A Freidrich, infatti,corrisponde la navecentrale, che vieneavanti ammainando levele.In quello struggentetramonto prenderà con-gedo dai propri affetti edalla propria vita:morirà a Dresda, il 7maggio 1840.

A sinistra: Sul Veliero,1818 (Ermitage, San

Pietroburgo). In basso: Leetà dell’uomo, 1834-1835,una delle ultime opere realiz-

zata da Friedrich.

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i corporatu-ra minuta, icapelli on-dulati e im-

biancati in fretta, por-tati con la discrimina-tura nel mezzo, gliocchi grandi e un pocosporgenti, il fisicominato dalle malattie emartoriato dalle batta-

glie, d’indole tacitur-na, ostinata, ambiziosae romantica: eccoHoratio Nelson, il pre-datore dei mari.Il mare, attraverso gliocchi di Nelson bam-bino, era una distesad’acqua fredda e plum-bea come il cielo caricodi gelida pioggia,

oppure blu come l’o-rizzonte sereno dellabreve stagione estivadelle coste settentrio-nali del Norfolk, inInghilterra.La spiaggia desolatadove andava a passeg-giare bambino, pocolontano dalle case delvillaggio di Burnham

Thorpe, dove era nato,gli appariva ogni gior-no in tutta la sua algi-

Sopra: il più bel ritratto diNelson, di Heinrich Friedrich

Füger, Vienna 1800.Sotto: questo splendido dipintorappresentante la Victory di

Nelson a Trafalgar, è stato rea-lizzato ai giorni nostri dal pit-

tore inglese Geoff Hunt.

di Maria Giulia Baiocchi�

L’UOMO CHE SCONFISSE NAPOLEONE SUI MARIL’UOMO CHE SCONFISSE NAPOLEONE SUI MARI

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HORATIONELSONHORATIONELSON

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da e selvaggia bellezzacome un punto di par-tenza verso l’infinitoorizzonte che profuma-va d’avventura. Forse,con i fratelli, pocodistante dalla battigiadove morivano le ondebianche di spuma, gio-cava alla guerra vin-cendo contro i francesi,odiati dalla madre emagari, chissà, sognava

già di diventare uneroe. Ma l’infanzia aquei tempi si conclu-deva in fretta e benpresto i sogni furonodivorati da una realtàdura e spietata. Mortala mamma, CatherineSuckling, ad appena42 anni, rimasto con ilpadre e i sette fratelli,il piccolo Horatio,nove anni, iniziò a

pensare al suo futuroche aveva un solo sboc-co: il mare.A soli 12 anni chiesedi essere imbarcato alservizio di uno ziomaterno, il comandan-te Maurice Suckling,in partenza per leFalkland, minacciatedagli spagnoli chesembrava volesseroimpadronirsi delleisole, già colonie bri-tanniche. NonostanteNelson fosse debole egracile, lo zio accettòdi prenderlo con sé. Il pericolo della guerracontro la Spagna svanì,ma Horatio per i suc-cessivi cinque anniriuscì, sia con lo zio siacon altri comandanti, arestare in mare. Furono anni duri perlui, che apprese, però,tutto quanto c’era daimparare non solosulle navi ma anche sulmare. Ben presto passò dallanebbia e dagli scoglidi sabbia del Tamigi almare di ghiaccio delPolo Nord alla ricercadel mitico passaggio anord-ovest versol’India; trascorse mesiin un viaggio che loportò anche a visitarel’Oriente, si ammalòdi malaria e, pur ridot-to ad uno scheletro,riuscì a sopravvivere ea ritornare a Londra.Sono poche le testimo-nianze di questi lun-ghi viaggi, ed allorabisogna immaginareHoratio di fronte aquei mari che vedevaper la prima volta. La vita sui velieri eradifficilissima e rischio-sa; bisognava andared’accordo per lungotempo con l’equipag-gio e gli spazi esigui

penalizzavano la convi-venza. Inoltre, il cibo ela pulizia non eccelle-vano certo e il lavoroda svolgere era tanto efaticoso. Il mare, con i suoisegreti e le insidienascoste, doveva essereconsiderato spesso unnemico, sia al Polo,quando i ghiaccirischiavano di soffocarela nave, sia nei maritropicali, quando ilsole, riflettendosi sul-l’acqua, diventava

implacabile e insoste-nibile e le febbri eranosempre in agguato.La bellezza selvaggiadei luoghi, i coloriabbaglianti delle costeorientali bagnate diluce, il cielo stellatoaperto come un librodi viaggio, tutto que-sto deve essere pene-trato fra le maglie del-l’uomo Nelson, apochi anni dal diventa-re il creatore del suomito romantico.Rientrato in patria nel

1776, la notizia chesubito lo colpì fu l’en-trata in guerra, nel1775, delle tredicicolonie americane inlotta per l’indipenden-za contro l’Inghilterra,la madre patria. Il mare, da azzurroinfinito, stava lenta-mente tingendosi dirosso scarlatto. Nelson era pronto aversare il suo sangueper l’Inghilterra esoprattutto volevaannientare gli avversa-ri, prima i ribelli ame-ricani e poi gli odiatifrancesi agli ordini delnemico numero uno:Napoleone.Iniziò dunque la gran-de corsa di Nelson allearmi, alla gloria, allaviolenza, all’insaziabilesete di vittoria che loanimava. Il mare, dun-que, altro non era senon un campo di bat-taglia da conquistaresacrificando se stesso ei suoi uomini, senzaalcuna esitazione.Vennero anche gliamori giovanili, unamoglie creola, FannyNisbet, che amò tene-ramente e in seguitoabbandonò, propriocome Napoleone lasciòla moglie creola,Giuseppina Beauhar-nais. Ci fu anche un’a-mante famosa, LadyEmma Hamilton, perla quale si concesse

In alto: Nelson giovaneufficiale di marina, di

Francis Rigaud, 1771-81.Sopra: la moglie di Nelson,

Frances (D. Orme).

Sopra: un ritratto di Nelsonrealizzato da William

Beechey nel 1800. A destra:Emma Hamilton, amante diNelson, in un ritratto che avolte trovava posto nella sua

cabina.

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qualche follia. Con le vittorie giunse-ro anche la fama e lanotorietà che lo trasfor-marono in un uomoamato e odiato. Pienod’orgoglio egli parlavadi sé in terza persona:“Nelson arriva, l’invin-cibile Nelson”, cosìscriveva a Fanny.Ancora: “Nelson ètanto al di sopra deicomportamenti scanda-losi o meschini, quantoi cieli sono al di sopradella terra”, scrisse adun commissario che loaccusava di aver lucratosugli acquisti di bordo.Arrivò poi l’ultimocombattimento a ren-dere di rubino le acquedi Trafalgar e, comesempre, incurante delpericolo, Nelson stessocombatté con il corag-gio e l’audacia che lodistinguevano, come seogni volta volesse sfi-dare la morte.A bordo della Victory,

che si era affiancataalla nave franceseRedoutable, Nelson fucolpito con estremafacilità da un cecchinofrancese che lo indivi-duò molto bene dallasua divisa.Fu un’epica vittoriadegli inglesi e unadura sconfitta per laFrancia e la Spagna. E il mare, come sepiangesse le centinaiadi vittime, continuò agemere e ad agitarsiper altri quattro giornidopo quel 21 ottobre1805. Il cielo rovesciòsulle acque pioggesferzanti e il ventocercò invano di disper-dere il lamento deimorti.Poi calò un silenzioluttuoso rotto dalleonde che s’infrangeva-no sul promontorio diTrafalgar, muto testi-mone dell’ultima bat-taglia di HoratioNelson.

Sopra: La Captain di Nelson nella battaglia di Capo St.Vincente, dove sconfisse gli spagnoli (cortesia del Museo dellacittà di Portsmouth). Sotto: il famoso dipinto di Benjamin

West, pittore di soggetti storici per il re d’Inghilterra, raffigu-rante Nelson avvolto in un sudario bianco come Gesù

Cristo, sollevato da Nettuno e offerto a Britannia, (cortesiadi Anthony Cross).

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Voglio costruire una barca!Sarebbe bellissimo vederla sempre nell’alto e vasto mare. Libertà sarà scritto sull’albero maestro e ubriaca di libertà viaggerà.…grida il gabbiano a gran voce:“Urrà siamo liberi e pronti a prendere il volo…”Quanto sono felice in alto mare!Tratta dalla poesia Liberty, composta nel 1880 epubblicata nel 1998 in Sissi, Warheit und Legende(Sissi, verità e leggenda).

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l i s a b e t t a ,Sissi, Er-zébet, Im-p e r a t r i c e

d’Austria e Reginad’Ungheria, Titania:molti nomi per descri-vere i tanti volti di unadonna poliedrica emisteriosa che rappre-sentò una sfida per ilsuo tempo e un’imma-gine controversa nonsolo per la corte diVienna, maper il mondointero. Sissi eil mare, unbinomio difuga e deside-rio di incon-trare se stessa,misto al biso-gno di evasio-ne. Il marediventò gra-dualmente lasua meta e il suo ele-mento. Si identificavacon i suoi tumulti esognava di volare comeun gabbiano sulle suealte onde. Il desideriodel mare nacque nonappena Elisabetta ap-prodò alla Hofburg nel1853. A quel tempoSissi era una ragazza disedici anni appartenente

al ramo cadetto della fa-miglia reale di Baviera,educata in piena libertàe non avvezza al conte-gno e alla diplomazia,ritrovatasi sola nelmezzo di una corte osti-le che aveva cercato intutti i modi di metteresul trono, in mancanzadi una straniera cattoli-ca, almeno una dellebrillanti contesse dellavita di corte. Invece la

scelta dell’imperatoreera caduta sulla sua gio-vane cugina, rivista inoccasione del suo venti-treesimo compleanno aBad Ischl e subito elettaa futura sposa.Elisabetta, soprannomi-nata Sissi, dimostròquasi subito l’insofferen-za per la vita di corte e ildesiderio di fuga. Nei

suoi diari poetici, ricchidi versi che lei stessadedicò alle anime delfuturo seguendo l’amatopoeta Heinrich Heine,traspare con chiarezza lasua insoddisfazione eamarezza per una vitanon vissuta pienamente,per le delusioni delmatrimonio iniziato contrasporto e naufragatonel protocollo e nellenecessità del paese. E fu

per questo cheiniziò il pelle-grinaggio diSissi in cercadi se stessa e ilmare diventòl ’ e l e m e n t ochiave del suoviaggiare.Il viaggio eral’occasione perdistrarsi, manon per vaga-

re senza meta, e soprat-tutto per sottrarsi allosguardo dei curiosi. Larotta e le destinazionivenivano studiati conlargo anticipo e prepara-ti con cura ed attesa.Niente come attraversa-re l’Oceano rappresenta-va il suo sogno. Avrebbevoluto recarsi in Ame-rica, ma il nuovo conti-

EEdi Elisa Rubini�

I viaggi issi Sdi

per mare

I viaggi issiSdi

per mare

A sinistra: ritratto dell’im-peratrice in vestito da camera,dipinta da Winterhalter nel

1864. Sopra: vedutadell’Isola di Odisseo, Corfù,tratta da un libro dell’epoca.Questa atmosfera tipicamenteromantica impressionerà Sissia tal punto da farle eleggere

l’isola uno dei suoi rifugi pre-diletti. A lato: L’imperatricea bordo di una nave (acque-

rello di LeopoldineRuckgaber).

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36 OTTOCENTO

nente era troppo lontanoper un’imperatrice infuga dai suoi problemi edal protocollo. L’occasione del suoprimo viaggio venne dauna malattia ai polmoniche colpì Sissi nel 1860dopo la nascita dell’ere-de al trono, il figlio Ro-dolfo. Le gravidanze(Sofia, Gisela le duefiglie, la prima mortatragicamente a soli dueanni, e Rodolfo) avevanotroppo indebolito la fra-gile costituzione del-l’imperatrice che recla-mava spazio per se stes-sa. La preoccupazioneper la sua salute divennepressante e l’imperatoreaccettò l’offerta dellaregina Vittoria d’Inghil-terra, così Sissi salpòsullo yacht Victoria andAlbert, gentilmente pre-stato dalla sovrana, allavolta di Madera. Il viaggio e il soggiornonell’isola furono sceltinon solo per il meravi-glioso clima, ma ancheper la lontananza daVienna che avrebbe resopoco frequenti le visitedell’imperatore e delseguito.Francesco Giuseppe siabituò a pensare a suamoglie più come aun’immagine ideale esublime che come a unadonna presente con cuipoter condividere la vitadi ogni giorno. In com-

penso però la salute del-l’imperatrice migliora-va, la foto che la ritraevain compagnia delle suedame a Madera suonan-do il mandolino e can-tando fece il giro dellacorte e suscitò maldi-cenze. Il rilassamento ela tranquillità, che levenivano dalla perma-

nenza al mare, erano gliunici rimedi per la suamalattia, la quale piùche fisica aveva connota-zioni psicologiche. Sissisi rivedeva nei panni diun gabbiano che volavalibero sul mare toccandole onde, e non come unuccellino in una gabbiadorata. Anche quandofece ritorno alla corteper far fronte ai suoiimpegni di imperatricenon rinunciò ad alcunepuntatine verso il mare. Utilizzando le carrozzedel treno allestito perlei, secondo i suoi desi-deri e necessità, Eli-sabetta si avventuravaattraverso i Balcani allavolta delle spiagge allo-ra inesplorate dellaCroazia per godere dellosplendido mare e pertuffarsi nelle onde. Lapratica del soggiornobalneare non era moltoin voga a metà del-l’Ottocento, mentreerano apprezzate le loca-

lità termali, di cuil’Austria era particolar-mente ricca. Sissi peròdisdegnava qualunqueoccasione mondana al difuori della caccia, cherimase sempre uno deisuoi passatempi preferi-ti, soprattutto perché lepermetteva di esercitarela sua destrezza di

amazzone.Mentre la prima donnadell’impero si preoccu-pava di viaggiare, neglianni a cavallo tra il1859 e il 1870 la situa-zione politica era delica-ta: l’Austria stava per-dendo i territori inItalia e la sua influenzasulla lega tedesca dimi-

nuiva drasticamente.Tuttavia questi timorinon impedirono a Sissidi continuare per la suarotta. Aveva un costantebisogno di passare daun luogo all’altro e pro-prio questa condizionedi passaggio la rendevafelice. Amava i viaggiin barca perché si senti-va stretta nell’abbracciodel mare senza fine, esognava di essere ungabbiano, come spessosi legge nei suoi diari. Si sentiva particolar-mente a suo agio nel-l’acqua e, come testimo-niano le lettere di MariaFestetic, sua fida damadi compagnia e confi-dente, i viaggi eranostrapazzanti. Sissi nonrinunciava ad imbarcar-si nemmeno con la tem-pesta, si muoveva senzasosta sulla nave, nonsoffriva di alcun mal dimare, anzi amava legrandi onde. Rimanevainchiodata ad una seg-

In alto a sinistra: ritrattodi Elisabetta da fidanzata,all’età di sedici anni (autoreanonimo), 1853/54. Sopra:Villa Ermes presso il giardino

zoologico di Vienna. Lacostruzione della Villa Ermes,

realizzata dall’architettoCarl Hausenauer, era unregalo dell’imperatore per

Sissi. Sotto: monumento diSissi a Hellbrunn pressoSalisburgo, realizzato da

Edmund Hellmer.

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greco antico e moderno,per leggere ed interpre-tare i grandi classici,specialmente l’Iliade el’Odissea. Da questa pas-sione per il mondogreco venne il desideriodi costruirsi un rifugionel cuore del Mediter-raneo, nell’isola diCorfù. Sissi studiò eseguì i lavori per lacostruzione dell’Achil-leon, un’imponentevilla neoclassica intesacome glorificazione delsuo eroe preferitoAchille e della sua pas-sione per il mare. Tuttoall’interno dell’edificioseguiva il gusto dell’im-peratrice, fino ai detta-gli delle posate create aforma di conchiglia econ soggetti ispirati aifrutti del mare, al peri-stilio con i busti deifilosofi. L’Achilleon rap-presentava la ricerca dibellezza, equilibrio eperfezione che era pro-pria dell’imperatrice.

giola nel mare in tempe-sta, mentre tutto l’equi-paggio temeva per la suavita, e ricalcava l’esem-pio di Ulisse con le sire-ne. Il suo canto, però,era quello delle onde chela travolgevano e da cuisognava di essere a suavolta travolta in unoblio. In viaggio nonrinunciava ad alcunedelle sue abitudini pre-ferite. Era nota la suapassione per il latte, e siportava in mare unacapra per essere sicura diavere il latte fresco.Nel peregrinare dei suoiviaggi nel Mediterraneovisitò Grecia, Turchia edEgitto, in differenti annitra il 1860 e il 1889. Si innamorò della cultu-ra e della storia di questiluoghi, specialmentedegli antichi fasti dellaGrecia. In compagnia del suoprofessore privato Co-stantin Christomanos,imparò fluentemente

In alto: Il castello di Miramare nei pressi di Trieste, costruitoper l’arciduca Ferdinando Massimiliano tra il 1856 ed il

1860. La coppia imperiale ritenne Miramare uno dei più piace-voli luoghi di soggiorno. Sopra: l’imperatrice Elisabetta allafinestra dell’Atelier Albert a Monaco in una fotografia del

1865.

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La Voce del Mare

38 OTTOCENTO

A sinistra: le colonnedell’Olympeon ai piedi

dell’Acropoli ad Atene. Sotto:ritratto informale dell’impera-trice, dipinto da Winterhalternel 1864. In basso: immagi-ne di una strada di Messina. Ilviaggio che Sissi intraprese nel-l’inverno del 1898 portò l’im-peratrice a visitare la Sicilia e

il Nord Africa.

Sissi esaltò Corfù e laelesse nei suoi diari asoggiorno ideale per ilclima, le passeggiatenell’ombra intermina-bile degli ulivi e la pia-cevole brezza del mare. La passione marittimasi mostrò anche neisimboli che Sissi scelsenell’adornare non solola villa, ma anche se

stessa. Un’eccentricitàche fece inorridire il suoaugusto consorte fu lascoperta dell’ancoratatuata sulla sua spallasinistra. La figlia predi-

letta Maria Va-l e r i a ,

annotòn e i

suoi diari la sorpresa perla scoperta del tatuag-gio, che venne però rite-nuto da lei un’origina-lità non così scioccante.Sissi si era trasformata,grazie ai suoi viaggi ealla lontananza daVienna, in una donnaconsapevole del suofascino e della suapotenziale influenzanelle questioni politichecome in quelle di corte.La situazione della suafamiglia dopo una para-bola ascendente si trova-va nella metà degli anniSessanta ad un biviocruciale. Il suo amatocognato Massimiliano,spinto dall’ambiziosamoglie Carlotta, avevalasciato le sue prerogati-ve dinastiche nella suc-cessione al trono asbur-gico per imbarcarsi allavolta del Messico con iltitolo di imperatore,assegnato a tavolino daNapoleone III di Fran-cia, ma non dalla vo-lontà del popolo messi-cano. Sissi accorse permare, e si riunì a Mas-similiano e Carlotta aMiramare prima dellaloro definitiva partenzaper quella che si sarebberivelata un’avventurasenza scampo. Ancora una volta ilmare emerse come pro-tagonista di questa sto-ria di abbracci incrociatitra i due cognati edamici, e come elementoseparatore dei due de-stini del ramo Wittel-sbach. Massimiliano,attraversando l’oceano,approdò in una realtàinsperata, non a fondoconosciuta e in ultimaanalisi fatale. Altri destini infeliciquelli delle due sorelledi Sissi, Maria eMatilde: divenute ris-

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urono i bo-schi dell’Île-de-France enon le onde

dell’oceano i paesaggisu cui aprì gli occhi almondo Claude AchilleDebussy, nato a Saint-Germain-en-Laye nel1862, su un altopianoche guarda la Senna eParigi. E neppure nevide molto poi, dimare, occupato primanegli studi al Conser-vatorio di Parigi(1872-84), poi nell’in-tensa attività di com-positore, raffinato nellostile, vicino idealmentealle correnti poetichesimboliste dell’epoca eall’arte degli impres-sionisti. Composizioni cameri-stiche, per piano, perballetti, lavori teatrali,opere coristiche, canta-

te, ma è la musica perorchestra che riflette inmaniera più nitida unasua peculiarità, la fre-quente strutturazionesulle proporzioni dellasezione aurea.Principio matematicoenunciato da Euclide,la proporzione aurearappresenta la parte delsegmento che è mediaproporzionale tra l’in-tero segmento e laparte rimanente; appli-cata all’arte dai Greciper ricreare l’ottimaleriproduzione esteticadelle parti (esempiopiù chiaro il Parte-none), tale regola siritrova anche nellacomposizione musicale,mediata da un’osserva-zione del matematicoFibonacci, che nel Liberabaci del 1202 indivi-duò una serie di nume-

ri aurei, facilmenterapportabili alle unitàdi misura musicalicome la durata, laquantità di note di bat-tute, e via dicendo. Nefecero tesoro in parti-colare Bartòk e Debus-sy, quest’ultimo conrisultati straordinari neLa Mer (1905).Claude ragazzino, ospi-te a Cannes del suopadrino, il banchiereAchille Arosa, avevaper la prima volta avvi-cinato il mare; adulto,attraversò due volte laManica. Qui termina-rono le sue esperienzecon la distesa d’acqua,che però esercitò sem-pre grande fascino,come confessò in unalettera del 1903, men-tre La Mer cominciavaad albeggiare nella suamente: "Ho ancora una

grande passione per ilmare". Nel 1905, aEastbourne, sulla costainglese della Manica,terminò il poemasinfonico, tripartito inDe l’aube à midi sur Lamer (Dall’alba al merig-gio sul mare), Jeux desvagues (Giochi d’onde)e Dialogue du vent e deLa mer (Dialogo delvento e del mare). Tor-nato a Parigi, presentòla composizione il 15ottobre, su direzioneorchestrale di CamilleChevillard.In precedenza, De-bussy si era immersofra le onde scrivendotre Notturni (1899),dove accanto a Nuages(Nuvole) e Fêtes (Feste)serpeggiavano seducen-ti Sirènes (Sirene). Moltialtri suoi titoli riecheg-giano liquidi, tra cui

di Alessandra Moro��

La MerLa MerFF

di Claude Debussydi Claude Debussy

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confronto,le due operedei più im-portanti ar-tisti giap-

ponesi dell’Ottocentorivelano il carattere deiloro artefici: tanto Ho-kusai è attratto daldisegno e dalle lineequanto Hiroshige èaffascinato dal colore.Questo non è sufficien-te a creare uno iato traloro perché ad unprimo sguardo l’osser-vatore frettoloso po-trebbe immaginare chesi tratti addirittura didue opere molto simili:nonostante la diversitàdi formato, in entram-be ci sono delle ondein primissimo piano,un monte sullo sfondoe, soprattutto, un’enor-me onda sulla sinistrache termina in fanta-

siosi ricci.La prima cronologica-mente è l’opera diHokusai, appartenenteal ciclo delle Vedute delmonte Fuji, quindi rea-lizzata tra il 1830 e il1832. Il fascino ro-mantico e sublime delsoggetto ne facevaun’opera molto ammi-rata dagli artisti occi-dentali, da Whistler aManet. La notorietà di questolavoro è tale che rara-mente si ha consapevo-lezza che Hokusai nonsta solo rappresentandoil movimento impe-tuoso dello tsunami,ma sta anche “raccon-tando” un evento: lalotta delle barche perresistere alla sua forza,con gli uomini benpresenti e ben rappre-sentati dall’artista! Un

di Laura Fanti��

A

I GORGHI DINARUTO NELLAPROVINCIA DI AWA

DI HIROSHIGE E LAGRANDE ONDA DI

HOKUSAI

I GORGHI DINARUTO NELLAPROVINCIA DI AWA

DI HIROSHIGE E LAGRANDE ONDA DI

HOKUSAILe onde Le ondegiapponesi giapponesi

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altro particolare nonsecondario che divienespesso marginale è ilmonte Fuji sullo sfon-do, ridotto alla stessastregua delle onde,tanto da confondersiin altezza, forma ecolore con il mare.Così il cielo e le nuvo-le divengono formefluttuanti, senza oriz-zonte l’uno e quasiforma-specchio del-l’onda il secondo.I gorghi di Naruto nellaprovincia di Awa diHiroshige è un’operadel 1855. Nasce nelmomento in cui ilGiappone si apreall’Occidente e segnaun passaggio nuovonella storia dell’artegiapponese, non piùdefinibile come giap-ponese od orientalesoltanto. De La Grande Ondamantiene la struttura,l’assetto, ma a diffe-renza di questa qui ètutto giocato sul colo-re e sulla sua carica

simbolica. Domina il blu diPrussia, un colorenuovo per il Giappone,un colore occidentale,il resto è una striscia dirosso nel cielo e unastriscia di terra verde(due colori comple-mentari), che sembrano

abbracciare la collinaazzurra in fondo (aricordo del monte Fujidi Hokusai). Il soggetto è in primis-simo piano: mentrel’onda di Hokusai erasublime e distante,questi gorghi sonovicini, vengono incon-

tro al nostro sguardo epenetrano quasi nelnostro io.

Sopra: La grande onda,di Katsushika Hokusai, unodei più celebri dipinti giap-ponesi. Sotto: un trittico di

Hiroshige sempre suiGorghi di Naruto.

�❂

C’è una meta per ilvento dell’inverno:il rumore del mare

Ikenishi Gonsui (1650-1722)

Il mare si fa nero:le voci delle anatre,

oscuramente bianche

Matsuo Bashù(1644-1694)

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La Voce del Mare

44 OTTOCENTO

Il mare di

di Laura Fanti�

Sopra: Stonehenge, del 1827 circa. Un evanescente e affasci-nante acquerello riproducente il tramonto sul mare in quella

località. A fronte: Pescatori francesi e nave postale inglese, particolare, 1803 (National Gallery, Londra).

oseph MallordWilliam Turnerera figlio di unbarbiere e di unadonna sulla cui

esistenza egli preferìspesso tacere per evitareogni sorta di scandalo:aveva seri problemi psi-chici e finì gli ultimisei anni della sua vita inmanicomio. La pazzia all’epoca eraconsiderata una vergo-gna da nascondere.Le umili origini diTurner non trapelanodal suo lavoro, a dimo-strazione del fatto chela vita di un artista e lasua opera restano, perquanto gli studi di psi-cologia vorrebbero ilcontrario, due mondi asé. Turner apparivacome un uomo sempli-ce, dall’aria poco intel-lettuale e dall’accentoben poco londinese, puressendo nato a Londra,l’opposto della raffina-tezza e della comples-

sità dei suoi bellissimiquadri. Consapevoledella lontananza dall’al-ta società che frequen-tava, essendo esponentedi spicco della RoyalAcademy, si ritrasseraramente; la primavolta nel 1799, in un’o-pera particolarmenteintensa, realizzata pro-prio negli anni del-l’internamento dellamadre, in cui si è rap-presentato come ungiovane dandy antelit-teram, ma con unacuriosa macchia attornoagli occhi, un coloreche sembra fluttuare equasi offuscare lo sguar-do di chi non vuolevedere o vuole nascon-dersi.Un disinteresse totaleper la figura umana,pochissimi ritratti epochi esseri umani,ridotti quasi a sil-houettes, a piccole sta-tuine che sembrano for-mare lo scenario di una

JJ

«L’atmosfera è il mio stile»

urnerTIl mare di

urnerT

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pettivamente reginadelle due Sicilie educhessa di Trani, era-no state cacciate dai lo-ro territori, vittime delsuccedersi degli eventi edel Risorgimento italia-no. Per concludere ilquadro nefasto, ancheall’interno dell’imperoasburgico non mancava-no i problemi, special-mente con l’Ungheria.La questione ungheresefu l’unico caso di cuiSissi si interessò perso-nalmente, usando il suofascino e la sua intelli-genza per facilitare lasoluzione della doppiamonarchia, che avrebbeassicurato equità didiritti e doveri per i duepopoli e che avrebbegarantito all’imperodivenuto austro-ungari-co di mantenete unruolo chiave nonostantei notevoli cambiamentinello scacchiere interna-zionale. Una volta risolta lacrisi, ci fu un riavvici-namento della coppiaimperiale che portò allanascita dell’ultimogeni-ta Maria Valeria, la pre-diletta della madre, l’u-nica che poté tenerecon sé e portare neisuoi viaggi attraversole rotte del Mediter-raneo. Il rapporto con lafiglia segnò gli annipiù tranquilli della suaesistenza. L’idilliofamiliare fu interrottodalla tragica morte delfiglio Rodolfo nel 1889.Il suicidio-omicidio diMayerling sciolse i lega-mi di Sissi con Vienna,e ancora di più il matri-monio della adorataMaria Valeria segnò ildistacco dal mondo edalla vita in generale.Nel diario poetico si

legge lo spartiacquedella sua esistenza: “Iorattristata allargo le mieampie ali bianche, nulla

mi farà più tornare”.L’immagine della donnaaffascinante e coraggio-sa, dedita al culto della

bellezza sfumò nellesembianze di una materdolorosa che vaga con lasua pena in cerca diun’assoluzione e di unperdono per non averamato abbastanza ilfiglio, il marito e forseanche il paese.Sissi non abbandoneràpiù il lutto e vagheràsenza sosta fino a quan-do la morte la coglieràper mano di un anarchi-co italiano, LuigiLicheni, sulle spondedel lago di Ginevra.Scomparve così, inpunta di piedi, lontanada tutto, dai suoi affet-ti, costante pellegrina,come avrebbe voluto,in un soffio, guardandoil riverbero dell’amataacqua, colpita a morteda un pugnale mentrescendeva dal vaporetto.In quel momento ilsuo viaggio terrenoarrivò alla fine, ma ilsuo spirito è ancorapresente a Vienna eattira la curiosa atten-zione che le riservanole “anime del futuro”:la posterità a cui hadedicato i suoi versi eda cui si aspettava unpo’ di comprensione. ❂

Sopra: l’Achille morente opera dell’artista berlinese ErnstHerter nel giardino dell’Achilleon, Corfù. Insieme al poeta

Heinrich Heine, l’eroe greco rappresentava uno dei miti dell’impe-ratrice. Sissi si ispirava ad entrambi per comporre i suoi versi e li

menzionava con trasporto nelle righe del suo diario poetico, il primocome maestro e il secondo come ideale di bellezza e gioventù. Sotto:

Elisabetta con le sue dame di compagnia a Madera nel 1860.L’imperatrice suona il mandolino.

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arpa. Congedo con ilDialogue du vent e de Lamer, che sottolinea lamutevolezza dei pae-saggi marini, nell’in-contro e nello scontrodegli elementi natura-li. Claude Debussymorì a Parigi il 25marzo 1918 mentrel ' e s e r c i to t ede s co

si avvicinava.Pochi anni dopo,Federico García Lorcagli dedicò questo deli-cato componimento,uno dei Tres retratos consombras, raccolti nelleCanciones, che non acaso dipinge un oniricoritratto notturno, spec-chiato sull’acqua:

Mi sombra va silenciosa por el agua de la acequia.

Por mi sombra están las ranas privadas de las estrellas.

La sombra manda a mi cuerpo reflejos de cosas quietas.

Mi sombra va como inmenso cínife color violeta.

Cien grillos quieren dorar la luz de la cañavera.

Una luz nace en mi pecho, reflejado de la acequia.

La mia ombra va silenziosa sull’acqua del canale.

Nella mia ombra stanno le rane private delle stelle.

L’ombra manda al mio corpo riflessi di cose quiete.

La mia ombra va come immensacinipe color viola.

Cento grilli vogliono dorare la luce del canneto. Una luce nasce nel mio petto,

riflesso nel canale.

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Le jet d’eau (Il gettod’acqua), La mer estplus belle (Il mare è piùbello), Jardins sous lapluie (Giardini sotto lapioggia), Reflets dansl’eau (Riflessi nell’ac-qua), Poissons d’or(Pesci d’oro), Ondine(Ondina), En bateau(In barca), Pour remer-cier la pluie au matin(Per ringraziare lapioggia al mattino).L’acqua cade, scorre,bagna, impregna,schizza, inonda, avvol-ge, culla.L’influenza della con-temporanea poesiasimbolista è moltoforte: Debussy si era,con elegante esito,orientato anche a mu-sicare testi di Verlaine,Baudelaire e Mallar-mé, in cui protagoni-sta è l’eau, fluida eimprendibile, correntee sfuggente come iltrascorrere dell’esi-stenza, su un sostratodi malinconia ed eva-nescenza. La prima parigina diLa Mer tuttavia su-scitò reazioni discordi:alcuni critici nonritrovarono le ipnoti-che evocazioni di Si-rènes ed espresserochiaramente la lorodelusione, altri intra-videro invece, piùprofondamente, un’e-voluzione nello stile

dell’Autore, che lascia-va alle spalle la cosid-detta “fase impressio-nistica” di fine Otto-cento per riguadagnarenella sua costruzionecompositiva una formaclassica più matura eragionata. Con un pro-cedimento quasi maie-utico, Debussy in LaMer non declama achiare lettere, nonimpone la sua visione,ma suggerisce discre-tamente spunti perdare all’ascoltatore lapossibilità di sentire evedere a propria im-maginazione le danzedell’acqua.De l’aube à midi sur Lamer parte con un trèslent di fiati, acquistan-do poi un movimentoallegro attraverso ilgraduale aumento delnumero degli stru-menti, secondo la tec-nica della “stratifica-zione”. Jeux des vaguessi impone invece im-mediatamente conmaggior vigore, trapiatti, campanelli ed

Nella foto, a fronte: Claude Debussy al piano in una seratacon gli amici. Sotto: ritratto del Maestro. Sopra: particolare

del dipinto Controluce, 1899, di Giuseppe Sacheri.

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pièce teatrale, che sem-brano assistere allo spet-tacolo della natura oall’evocazione di un

evento storico, cheTurner spesso dipingevaalla maniera dei capriccisettecenteschi, mesco-

lando fonti storiche evedute.In Turner è la natura, informa di paesaggio, a

dominare: nelle veduteimmaginarie, nelle rap-presentazioni dal vero e,soprattutto, negli schizzi

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Sopra: lo straordinario Chiaro di luna azzurro su sabbie gialle, del 1824. In questo dipinto tipicamente romanticoTurner esprime una grande poesia e si affianca come suggestioni a Caspar Friedrich. In realtà il chiaro di luna non è

azzurro ma è il cielo che lo diventa per lo schiarirsi della luce. Il mare è una pura striscia di colore.

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La Voce del Mare

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In alto: Mattina dopo il naufragio, 1840. Sopra: lo splen-dido effetto di Tramonto infuocato, 1825-1827. Sotto: laFoce del fiume Humber, 1824, acquerello di cm 16 x 24

(Tate Gallery, Londra).

Turner fece una dichia-razione di poetica, forseinvolontaria. Non solol’oggetto dell’opera èqualcosa di tradizional-mente insignificante,ma che s’inserisce perfet-tamente nel climaromantico inglese diquegli anni tanto daaffiancarsi ai contempo-ranei Keats e Coleridge,e a Friedrich, ma ancheil titolo sconvolge: è unquasi sinestetico, il chia-ro di luna non è azzurro,semmai è il cielo chediventa azzurro per loschiarirsi della luce.Inoltre, anche se Turnernon ci dice soltanto“studio di azzurro e gial-lo”, è come se ce lodicesse: in realtà non stafacendo uno studio perun quadro con un sog-getto preciso ma unostudio sui colori, queicolori che più di tuttistanno ad indicare l’al-ternarsi notte-gior-no/buio-luce, l’effettoche più gli interessava.Qui il mare è una stri-scia di colore. È pura orizzontalità esarà sempre così neglianni della maturità,

dove invece ad accen-dersi di luce, di fuoco edi tempesta sarà il cielo,come in Tramonto infuo-cato (1825-27), acque-rello romantico pereccellenza di cui, senza

l’indicazione del tito-lo, probabilmente nonavremmo capito mol-to… ma anche così sia-mo ai limiti dell’astra-zione e possiamo soloimmaginare cosa è raffi-

gurato nella parte bassadell’opera: un lago, unapianura? Una costamarina? A Turner non interessa:tutto il suo lavoro èconcentrato sulla partealta dell’acquarello,dove avviene un’esplo-sione di rosso corallo edove un piccolo sole èappena accennato, na-scosto tra le nubi, cheforse si riflettono sulmare o forse Turnerstava ancora abbozzan-do il mare… non pos-siamo saperlo.Chissà, forse siamodavanti ad un’altrarivoluzione pittorica:un pre-simbolismo,un’assegnazione di va-lori nuovi al colore ealla natura, come sequalcosa si fosse final-mente calmato nellavita del pittore, comese avesse smesso di sfi-dare i veneti e Lorrainper ritrarsi nella pro-pria interiorità e realiz-zare soltanto opere chenascessero dal suo ioprofondo, finalmentelibero e lontano dal-l’Accademia e dai sa-lotti. ❂

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ognandoLa Voce del Mare

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di Maria Giulia Baiocchi��

o scrittoref r a n c e s eJules Verne( 1 8 2 8 -

1905) nacque aNantes in un periodoin cui la città eraancora un importanteporto commerciale. Ilpiccolo Jules, dallefinestre di casa sua,poteva ammirare glialberi delle imbarca-zioni ondeggiare allieve movimento dellaLoira, così vicina almare da vestirne glieffluvi.Nei suoi Souvenirsd’enfance et de jeunesse,Verne dichiarò conorgoglio d’essere cre-sciuto “in mezzo altraffico marittimo diuna grande città com-merciale, punto dipartenza e di arrivo ditanti viaggi di lungo

corso”. Ovunque spuntavanovelieri, clipper, golettee il Verne ragazzo, conla fantasia, si arrampi-cava lungo le sartie, siissava sulle coffe, siaggrappava alla for-maggetta degli alberi.Ma, timido com’era,mai avrebbe osatochiedere di salire suuna di quelle navi.Solo una volta scalò ilbastingaggio di unatrealberi rimasta senzaguardia. La sua manoafferrò una drizza e lafece scivolare nellapuleggia, gli sembròper un attimo che lanave potesse davveroallontanarsi dal ponti-le, e lui, otto anniappena, l’avrebbe con-dotta lontano! Sentivail vento portargli l’o-dore della salsedine,

LL

A destra: il Nautilusaccende i suoi fari in

emersione.Sotto: nel sommergibile

vi era un oblò che consentivadi ammirare la vita

sottomarina.

S ognandoil mare

JV

uleserne

con il mare

JV

uleserne

conSda pag 31 a 51 26-07-2007 14:33 Pagina 49

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intorno a lui il profumodel legno, delle spezie edel catrame lo stordivacome l’ebbrezza perl’improvvisa libertàconquistata. Diventato uomo, sa-rebbe stato sempliceper lui imbarcarsi suun veliero qualsiasi eaffrontare il mareandando alla scoperta dimondi sconosciutioppure abbandonarsi alsogno, all’avventuraimmaginata con forza,creata grazie alla suafantasia capace diproiettarlo nel futuro ein grado di stupire imilioni di lettori che loseguirono attraverso isuoi viaggi fantastici.Complice un secolo chesi risvegliava davantialle continue scopertedella chimica, della fisi-ca, della meccanica e

della geografia, Verneazzardava laddove ilsapere umano non usavaavventurarsi.I suoi eroi andavanoincontro all’ignoto concoraggio, determinazio-ne e intelligenza,affrontando i mistericon razionalità, cercan-do risposte che potesse-ro soddisfare la curiositàche li spingeva ad anda-re oltre.E in mare si svilupparo-no molte delle trame diVerne, da sempre affa-scinato dalla sua vastità,dai tesori nascosti, dallavita rude che si condu-ceva sulle navi, da que-gli odori forti che sirespiravano a bordo odall’esistenza vagabon-da di marinai votatiall’avventura. La gran-diosità delle sue acque,tante delle quali erano

L’equipaggio del Nautilus esceper un’esplorazione in scafan-dro sul fondo del mare. Notarel’improbabile fucile nelle mani

del palombaro. Sopra e afronte: varie immagini tratte

da libri dell’epoca.

La Voce del Maresotterraneo del roman-zo Viaggio al centro dellaTerra, un mare furioso,dove la violenza di vor-tici influenzati dallagravità terrestre trasci-nava la zattera degliesploratori in un uraga-no che solo miracolosa-mente li risparmiò.Proiettati di nuovoall’esterno dall’eruzionedi un vulcano, si ritro-varono sulle rive di unaltro mare, il Mediter-raneo, a ben 1200leghe di distanza dal-l’Islanda, la terra dallaquale era iniziato ilviaggio. Resta scolpita nellamemoria di chi amòVerne la figura emble-matica del capitanoNemo, un vero signoredel mare, un personag-gio leggendario co-struito con maestriadallo scrittore. Verne aveva la necessitàche questa figura miti-ca non avesse più biso-gno di mettere unpiede sulla terra, i fon-dali marini dovevanoessere il suo mondo.Nacque così Ventimilaleghe sotto i mari e ilcapitano Nemo che, abordo del suo moder-nissimo sottomarinoNautilus, viaggiavaattraverso gli abissi. Egli, attaccato dal-la fregata AbrahamLincoln che gli sta-va dando la caccia,l’affondò e poi raccolsea bordo i tre superstiti:il giovane professorPierre Aronnax, il suodomestico Conseil e ilfiociniere canadese NedLand. I prigionieri, ai qualisalvò la vita, viaggiaro-no sul Nautilus ammi-rando dagli oblò glisplendidi fondali mari-

ancora sconosciute aitempi dello scrittore, ilfascino dell’azzurritàinfinita degli oceani,la credenza che ne-gli abissi si celasse-ro mostri capaci diannientare interi equi-paggi, il fascino dimari che si univano conl’orizzonte, il brillio distelle dorate appese alcielo reso nero dallanotte, i colori vivaci dipesci dalle livree sgar-gianti, tutto questo simescolava e riprendevavita nella vivace mentedi Verne che conciliavala sapienza alla fantasianutrendo i suoi lettoridi storie fantastiche chesembravano vere.Ci fu per Verne il mare

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ni degli oceani. Essi videro i resti diAtlantide e scoprironoi tesori dei vascelliaffondati; scorsero pre-ziosi coralli, pesci mul-ticolori, colonie diostriche, argentee me-duse, polipi giganti,vegetazioni lussureg-gianti ricche di fiorisplendidi e mai vedutida occhio umano. Il Nautilus aveva persi-no un porto segreto einespugnabile: un lagomarino situato all’in-terno di un vulcanospento.Il capitano Nemo,attrezzato con specialicostumi da immersio-ne ad aria compressa, sifaceva accompagnaredai suoi ospiti-prigio-nieri nelle battute dicaccia, ma guai aduccidere inutilmente,ammoniva irato ilcapitano, già preoccu-pato di salvaguardarela fauna marina.Chi fu più ossessivo?Verne o il CapitanoNemo? Forse il primo,capace di lottare conl’editore Hetzel, unadelle rare volte, perdifendere la trama delromanzo che dovevaessere solo suo. Laverità su Nemo, Vernela svelò in un altronotissimo libro dove ilmare spadroneggia:L’Isola misteriosa . Inaufraghi che l’abita-rono, s’accorsero pre-sto che una figuraenigmatica accorrevasempre in loro aiuto.Chi si nascondevanegli abissi marini? Oforse sotto il vulcanoche infine si rivelòpericolosamente atti-vo? Altri non era cheil Capitano Nemo,ormai anziano e

morente. Egli rivelò lasua storia: era un prin-cipe indiano e odiavagli inglesi per tuttoquello che avevanofatto al suo popolo. Inpunto di morte chieseai naufraghi l’assolu-zione dai suoi peccati epoi di essere affondatocon il Nautilus e i teso-ri accumulati, tranneuno scrigno di gioielliche donava loro affin-ché li usassero a fin dibene. La furia del vul-cano insieme alla forze

del mare non tardaro-no a farsi sentire e pre-sto dell’isola verdeg-giante in mezzo alPacifico rimase solouno scoglio. I naufraghi furono sal-vati da un panfilo, maessi non dimenticaro-no mai “quell’isolache, per quattro anni,era bastata a tutti iloro bisogni e di cuiormai non restava piùche uno spuntone discoglio granitico bat-tuto dalle onde delPacifico, tomba dicolui che era stato ilcapitano Nemo!”. ❂

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en plein air, fissati sumigliaia di taccuini.Egli si serviva di matitae di acquerelli, a voltepreferendo il supportodi carta azzurra, che glipermetteva una miglioreresa delle mezze tinterispetto al bianco abba-gliante. In tutti i taccui-ni, lo studio del mare edel suo moto incessantesono una costante, legata

ai suoi numerosi viag-gi, spesso avventurosi,come testimonia Il molodi Calais con pescatorifrancesi che escono inmare mentre arriva lanave postale inglese(1803), in cui è narratoun episodio che l’artistavisse in prima personamentre attraversava laManica. Questo dipin-to appartiene al primoperiodo della produzio-ne dell’artista, piùdescrittivo e più legato

La Voce del Mare

A sinistra: Autoritratto,1799 circa (Tate Gallery

Londra). Sotto: Sidmouth,Devon un acquerello del

1825-27. In basso: Naveincagliata, olio su tela del

1828.

a maestri come Poussine Lorrain che ai pittoricontemporanei, anche seè già arricchito da noteromantiche, come ilvorticare delle onde el’infuocarsi dei cieli.Il suo periodo piùmoderno e “avanguardi-stico” si colloca, invece,dopo gli anni ventidell’Ottocento, periodoche segue al suo viaggioin Italia, quando iniziòa schiarire la tavolozza ea semplificare le forme,ossia a realizzare leopere che lo hanno fat-to conoscere in tutto ilmondo, soprattuttocome precursore del-l’Impressionismo. In quelle opere Turnersi è concentrato mag-giormente sugli effettiatmosferici del coloreseguendo i principiespressi da Goethe inZur Farbenlehre (1810),il libro sulla teoria deicolori che sarà la baseper tanti pittoridell’Ottocento e cheTurner poté leggere inuna traduzione inglese.Fin dal 1824, nel bellis-simo Chiaro di lunaazzurro su sabbie gialle,

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nico roman-zo compiutodi E. A. Poe,Le avventuredi Gordon

Pym narra le vicissitu-dini di un giovaneimbarcatosi clandesti-namente su una bale-niera. Nella sua smaniadi andar per mare,Gordon sogna “fame enaufragi, prigionia emorte tra tribù barbari-che, tutta un’esistenzadi dolore e di lacrimesopra qualche grigioscoglio desolato, inmezzo a un oceanoinaccessibile e scono-sciuto”. Il giovaneignora fino a che puntod’orrore il suo viaggiopotrà arrivare; diavventura in avventura,infatti, l’equipaggioviene travolto da unaspirale di disgrazie chelo condurrà verso unfinale misterioso e apo-calittico.Letterariamente, ilromanzo non è risoltoin maniera del tuttofelice; sembra, a volte,che l’autore non reggafino in fondo il timonedella narrazione. Inpatria non riscossegrande successo, men-tre influenzò tanta poe-tica europea di fineOttocento. Per Baudelaire e gliScapigliati italiani, tragli altri, Poe rappre-sentò un riferimentonon solo per il respiro

rivoluzionario della suaopera, ma anche perchéai loro occhi egli rea-lizzò quella coesione traarte e vita all’epocatanto ambita. In Italia, la fortuna diPoe venne sancita dal-l’interesse dei neoreali-sti verso la letteraturaamericana; la primatraduzione critica delGordon Pym fu di ElioVittorini. All’epocadella sua pubblicazione,nel 1838, il romanzorisentì del mito del-l’Antartico, che attirògli esploratori e accesela fantasia degli artisti– si pensi anche alFrankestein di M.Shelley – per i quali ilghiaccio eterno giunsea configurarsi quasicome una soglia diconoscenza. E Poe necompì una riletturapersonale; seppure nar-rato in prima persona,il Gordon Pym è com-pletamente privo dielementi di introspe-zione: qui è la Naturastessa delegata alla rap-presentazione dell’orro-re. Il Male vi è oggetti-vato nel crescendo dimorte e distruzione chePoe, con una forza che èstata associata allapotenza wagneriana (E.Cecchi), mette in operatra i suggestivi scenarioceanici. Nonostante ilprotagonista sopravvi-va, Poe sembra suggeri-re che per l’uomo non

c’è salvezza. Guidandoci nellalotta cosmica trale potenze delBene e del Male, spessogiocate a livello squisi-tamente fisico (strenuasopravvivenza control’accanimento dellamorte), l’autore ci tra-ghetta oltre, a quell’ar-

canoche, con una bruscavirata verso toni quasiesoterici, non si disve-la, ma appare in tuttoil suo immenso einquietante splendore.

UU

Poe nasce a Boston nel1809 da due attori gi-rovaghi. Rimasto pre-cocemente orfano, vie-ne adottato da unricco mercante diRichmond, JohnAllan, per volere delquale compie glistudi primari in In-ghilterra, dove restafino al 1820. Affetti-vamente, la sua vita èsegnata da amori impe-tuosi e dalla rotturacon il padre adottivo,che lo cancella dall’ere-dità. Poe riscuotemolto successo comegiornalista, tanto dagiungere a ricoprire unruolo di alto livello nelSouthern Literary Mes-senger, mentre la suacarriera di scrittoreconosce un andamentomolto altalenante. Nel1835 sposa VirginiaClemm, figlia della zia

di Baltimora che lososterrà econo-

mica-mente per tutta la vita.La morte della moglie,nel 1847, distruggeuna sensibilità tormen-tata e già provata dal-l’abuso di alcol. Il 3 ottobre del 1849,Poe viene ritrovato inuna locanda in statod’incoscienza. Lo scrit-tore considerato capo-stipite di vari generiletterari, dalla fanta-scienza al poliziesco,morirà pochi giornidopo.

Edgar Allan PoeEdgar Allan Poe

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Le avventure di GordonPym

Le avventure di GordonPym

La Voce del Mare

di Barbara Ielasi�

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La Voce del Mare

trasmette a Monet l’a-more per la natura.Lo stimola a dipingereen plein air, a studiaregli effetti della luce sulpaesaggio e a notarecome i suoi colori cam-bino a seconda dell’oradel giorno o della sta-gione.All’inizio degli anni ’60arriva a Le Havre ancheJohan Barthold Jong-

kind, olandese, cheritrae la costa dellaFrancia settentrionalein acquerelli dal toccoleggero: Monet ap-prezza l’immediatezzadella visione e la traspa-renza atmosferica deisuoi soggetti. I tredipingono spesso insie-me a Le Havre, Sainte-Adresse, Honfleur, enelle opere di quegli

anni Monet è chiara-mente influenzato dallacomposizione, lo stile ei colori dei due piùanziani maestri. I di-pinti di quel decenniosono caratterizzati daun tratto fluido ma ana-litico, che si soffermacon attenzione su ciòche coglie l’occhio delpittore. Le sue vedutedella costa normanna,così come quelle diParigi, manifestano concoerenza la volontà dirispettare al massimo larealtà fisica della perce-

Sopra: Passeggiata sullascogliera, Pourville, 1882.

Sempre una vista dall’altodelle scogliere in una giornata

soleggiata.A sinistra: un bozzetto di

Monet su uno dei soggetti pre-feriti, le scogliere di Etretat,dove sistema il cavalletto a

pochi passi dal mare.

zione.Lo spartiacque è segna-to dall’opera che con-sacra la fama dell'Im-pressionismo, dandonome al movimento:Impressione. Sole nascente (1872) èdipinto proprio a LeHavre e rivela la straor-dinaria capacità di sin-tesi a cui Monet giungein poco tempo, riuscen-do a cogliere l’atmosferafumosa del grandeporto. Rispetto alla net-tezza delle opere prece-denti, negli anni ’70 lapennellata si va progres-sivamente frantumandoin tocchi sempre piùrapidi e sommari. Lamano del pittore cercadi tradurre sulla tela lavelocità della visione,che cambia con lo scor-rere del tempo ed è lanatura, col suo aspetto

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Sopra: Le scogliere aEtretat, 1886, Monet ritraela partenza delle barche al

tramonto e parla in uno scrittodello splendido spettacolo chegli si presenta. A destra: unaltro bozzetto marino ripresonei pressi delle scogliere di

Dieppe.

sempre mutevole evario, a offrirgli innu-merevoli spunti. L’acqua, in particolare,è pretesto per dipinge-re superfici ricche disfumature, dai milleriflessi, e Monet ne fa ilsoggetto principaledella sua ricerca. Nel1873 si fa persinocostruire uno studiogalleggiante per dipin-gere “nell’acqua” ecoglierne scorci inediti.L’estuario della Senna,che si dirama fin sullacosta normanna, vieneattraversato da Parigi(in località come Bou-gival e Argenteuil, trale più frequentate dagliimpressionisti), a LeHavre, raggiungibilein battello. Nascono,così, opere mirabili, incui l’artista riesce a fer-mare sulla tela l’atmo-

sfera rarefatta di queiluoghi suggestivi dovetorna più volte, a parti-re dal 1881. Pochi anniprima aveva perso l’a-mata Camille, la com-pagna di sempre, datempo malata, e taleperdita, oltre alle diffi-coltà economiche, l’ave-va fatto precipitare inuna profonda depressio-ne. Sarà proprio con ilritorno alla terra d’ori-gine, al mare che l’ave-va accompagnato nellasua crescita d’uomo ed’artista, che Monetritroverà la serenità per-

duta.Le falesie della Nor-mandia (e più tardi laMer Terrible della costabretone) offrono veduteuniche, che l’occhiovorace dell’artista di-vora con inesausta pas-sione. Il capanno aTrouville, bassa marea(1881), Presso Fécamp,marina (1881), Passeg-giata sulla scogliera a

Trouville (1882), LaManneporte a Etretat(1883), Le scogliere aEtretat (1886) sono soloalcune delle tante opereche Monet dipingenegli anni ’80 e ’90,prima di trasferirsi defi-nitivamente a Giverny.Egli è ormai padrone diuno stile che sa rendere,in pochi tratti, lapotenza dell’acqua e la

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o spessos e g u i t oC l a u d eM o n e talla ri-

cerca di impressioni. Nonera più un pittore, ma uncacciatore. Camminava,seguito da alcuni bambiniche portavano le sue tele,cinque o sei, dedicate allostesso motivo, dipinto a orediverse e con diversi rifles-si. Le prendeva o le lascia-va, seguendo ogni muta-mento del cielo e aspettava,spiava il sole e le ombre,

catturava con qualchecolpo di pennello il raggioa perpendicolo o la nubevagante e, eliminato ogniindugio, li trasferiva rapi-damente sulla tela. L'hovisto cogliere così unacascata scintillante di lucesulla scogliera bianca, fis-sarla con un profluvio ditoni gialli che rendevanoin modo strano l'effetto sor-prendente e fugace di quel

riverbero inafferrabile eaccecante. Un'altra voltaprese a piene mani un tem-porale abbattutosi sul maree lo gettò sulla tela. Ed eradavvero la pioggia che a-veva dipinto, nient'altroche la pioggia che pene-trava le onde, le rocce eil cielo appena indivi-duabili sotto quel dilu-vio” (G. de Maupassant,La vie d'un paysagiste,

in Gil Blas, 1886).

Nel 1856 il giovaneClaude Monet (1840-1926) incontra il pitto-re Eugène Boudin a LeHavre, in Normandia,dove vive con la fami-glia e si guadagna qual-che franco disegnandocaricature. All’epoca lacostituzione del gruppoimpressionista è ancoralontana, ma Boudin,autore di marine, giàpratica una pittura “dalvero”, fuori dall’atelier e

HH““

OTTOCENTO 53

In alto: Presso Fécamp, marina, 1881. Monet offre con questa telauna vista vertiginosa del mare dall’alto delle scoscese scogliere di Fé-camp. Come sempre la luce è elemento determinante della sua pittura.

di Fabiola Di Fabio�

Le falaises di Monete il mare impressionistaLe falaises di Monete il mare impressionista

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La Voce del Mare

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A sinistra: Il capanno aTrouville, bassa marea,

particolare, 1881. Il consuetostraordinario effetto di luce e

le barche in lontananza.Sotto: Sulla spiaggia a

Dieppe, 1885, è del periodofrancese di Paul Gauguin, che

ancora si ispira ai maestriimpressionisti. A fronte:

L’evasione di Rochefort, diEdouard Manet. Un soggetto

storico del maestro, dove figura uno straordinario

effetto della superficie del mare.

suggestione dei suoicolori, sempre diversi.Non si sofferma suldettaglio ma studial’inquadratura in mododa rendere l’immaginela più efficace possibile.Ciò che lo interessa ètrasmettere la vertigineche egli stesso ha pro-vato avventurandosi suquegli scogli impervi,che dominano l’oceano.Da lassù le barche deipescatori non sono chepuntini appena visibiliall’orizzonte e anche ipersonaggi sono figu-rette che, come inPasseggiata sulla scoglie-ra, servono solo adaccentuare la grandezzadi quei dirupi mozza-fiato.

Emerge ora, come inaltre occasioni, l’in-fluenza dell’arte giappo-nese, aspetto determi-nante nella storiadell’Impressionismo:l’orizzonte alto, la com-posizione asimmetrica eil colore luminoso ètipico di tante stampeche circolavano allora eche Monet conosce ecolleziona fin dagli anni’60. Ne Le scogliere aEtretat, la luce dell’albaè resa con toni giallo-

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verdi che fondono,quasi in un’unica super-ficie, cielo e mare. Incontroluce si staglia,grandiosa, una delletante fenditure chedominano Etretat e cheegli ritrae spesso, sfi-dando persino il mare

in tempesta (la Ported’Aval, la Porte d’A-mont, la Manneporte).Durante gli anni ’90 aiviaggi sulla costa fran-cese si accompagna lascoperta di un paesemagico: la Norvegia.Nel 1892, dopo una

lunga convivenza, Mo-net aveva sposato AliceHoschedé, vedova delcollezionista Ernest, checonosceva da moltianni. Così nel 1895 èospite del figliastroJacques a Sandviken,vicino a Oslo, dove fa

lunghe passeggiate erimane affascinato daimutamenti atmosfericisu quell’immensitàbianca. Il soggetto chegli ispira una vera epropria serie è il monteKolsaal, una montagnache lo fa pensare al Fuji

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58 OTTOCENTO

Yama, in un paesaggiodi fiordi simile a quellogiapponese. Al suo ritorno le tele“norvegesi”, tra cui Ilfiordo di Christiania,saranno esposte con suc-cesso alla Galleria Du-rand-Ruel.L’originalità e l’assolutafedeltà di Monet al“motivo” emergono an-che dal confronto conopere contemporanee.Egli dipinge spessoinsieme a FrédéricBazille in Normandia ead Auguste Renoir eGustave Caillebottelungo la Senna. Dopo il 1885 Caillebot-te acquista persino unaproprietà vicino adArgenteuil e ferma ilcavalletto negli stessiluoghi dove avevanodipinto Monet e Renoir,dieci anni prima. InBarca a vela ad Argen-teuil ripropone il temadelle regate, chiudendol’orizzonte col ponte piùvolte immortalato dal-l’amico.Anche Edouard Manet,considerato maestro damolti impressionisti, cioffre spunti interessanti.

Non è un paesaggista,come i suoi giovaniadepti, e per dipingereil mare trova “pretesti”storici. Ne L’evasione di Rochefortnarra un evento a luicontemporaneo: dopo larepressione della Co-mune a Parigi (1870), ilrivoluzionario HenriRochefort era stato con-dannato alla deportazio-ne, ma con altri compa-gni organizza una fugain barca e Manet loritrae proprio mentresolca il mare subitodopo essere evaso. Bendiversi, rispetto a

Monet, lo stile e lacomposizione dell’im-magine, ma è presenteanche qui il modellodell’arte giapponese.Paul Gauguin, infine,prima di lasciare l’Eu-ropa, cerca ispirazionenei luoghi frequentatidagli impressionisti enel 1885 si spingefino a Dieppe, doverealizza immagini cherimandano alle tantetele di Monet dedicatea quelle spiagge.Tuttavia i personaggiin primo piano rivela-no un interesse per lafigura umana che

A sinistra:La Manneporte a Etretat,1883, di Claude Monet.

Sopra: ritratto del pittore.

Sopra: Il fiordo diCristiania, 1895. Monet

si è recato presso Oslo atrovare il genero e ne

approfitta per realizzare unsoggetto inusitato di

paesaggio marino nordiconel quale riesce a rendere

perfettamente le acque gelide di quel luogo.

esploderà appienonegli anni di PontAven, in Bretagna,avviando Gauguinsulla strada del simbo-lismo. La stagionedell’Impressionismopotrà dirsi, allora, con-clusa. ❂

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con la sua profonditàmisteriosa, per parlaredell’inconscio, cioè delletendenze e degli istintidi cui non siamo consa-pevoli, ma che tuttaviaagiscono in noi. Freudparagona ciò di cui l’uo-mo è consapevole allapunta di un iceberg, cheperò è solo la piccolaparte visibile di unagrande massa glaciale,nascosta sotto il livellodell’acqua. L’avventuradella psicoanalisi mira afar acquisire all’uomouna maggior consapevo-lezza. Si tratta dunque di unviaggio di conoscenzanegli abissi.Un’immersione chel’uomo prudente spessoevita, lasciandosi sfuggi-re però anche il beneconseguibile con l’as-sunzione del rischio.

l mare ha da sem-pre affascinato l’uo-mo e all’acqua, nelcorso dei secoli,sono stati attribuiti

significati diversi, tal-volta opposti: essa ècontemporaneamentesimbolo di vita e morte,di conoscenza e oblio,di genesi e distruzione.Sigmund Freud, (1856– 1939), il padre dellapsicoanalisi, rileva,nell’Interpretazione deisogni, come l’acqua siauno dei simboli oniricipiù comuni: spesso l’ac-qua rappresenta lanascita, probabilmenteper un’allusione alliquido amniotico. Cosìl’uscire dall’acqua, maanche l’entrarvi, indica-no il parto, e nei sogni,come nella mitologia, lanascita può essere sim-boleggiata da un’im-

rare preoccupanti ango-sce legate alla fine dellavita: la nave del sognoricorda a Freud la “navi-cella” su cui, in tempiantichi, venivano posti icadaveri, affidati al mareper la sepoltura. Un ritofunebre che pare sottoli-neare la ciclicità dellavita umana: si consegnaalle acque ciò che dalleacque ha avuto origine.Con il linguaggio visio-nario che gli è proprio,Freud, nell’Introduzionealla psicoanalisi, utilizzal’immagine del mare,

Idi Simona Guffanti�

�Il mare dell’inconscioIl mare dell’inconscio

mersione, mentre imovimenti natatori pos-sono richiamare allamente quelli fetalidurante la gravidanza.Ma, nell’affacciarsi almare, l’immaginario sipopola spesso anche ditemi di morte. Nelfamoso “sogno delcastello sul mare” diFreud compare una sug-gestiva scena marina:“Un castello vicino almare; in seguito non erapiù sul mare, ma su unostretto canale che portavaal mare (…) Poi c’era miofratello accanto a me edentrambi guardavamodalla finestra il canale.Alla vista di una nave ciimpaurimmo e gridammo:“Ecco la nave da guerra!”.(…) Poi arrivò una picco-la nave, tagliata a metà,in modo comico”. In que-sto caso l’acqua fa affio- ❂

I

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La Voce del Mare

60 OTTOCENTO

di Laura Fanti�

�el 1886 gliI m p r e s s i o -nisti invitanonella loro

ultima esposizionecollettiva due nuoviartisti che sarannoricordati come i lorosuccessori : GeorgesSeurat e Paul Signac.È un anno importanteche segna la mortedell’Impressionismotout court, anche se gliartisti opereranno per

parecchi decenniancora, e la nascita dinuovi fermenti, tracui il Simbolismo, dicui Jean Moréas scriveil manifesto su LeFigaro del 18 settem-bre.Seurat e Signac daran-no vita al cosiddettoNeo-Impressionismo(termine coniato dalcritico Felix Fénéon,più consono rispetto aPointillisme, utilizzato

prevalentemente insenso dispregiativo),portando alle estremeconseguenze le ricer-che ottiche di Monet ePissarro.Seurat morirà nel1891 a soli 32 anni,ma in poco tempo riu-scirà a compiere unadelle più grandi rivo-luzioni pittoriche ditutti i tempi. Avidolettore delle teoriescientifiche sul colore

(Chevreul, Blanc,Rood, Henry), è l’arti-sta che più di tutticerca di coniugare pit-tura e scienza sullasuperficie pittorica.Quella che negliImpressionisti – so-prattutto in Monet –era una fascinazione enon uno studio ap-profondito, diventacon Seurat una veraossessione: il contrastosimultaneo dei colori,

NNIcolori del mareNIcolori del mareN

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lo studio dei coloriprimari (rosso, giallo,blu) e dei loro deriva-ti (viola, arancio everde). Già Monet e Pissarro,e in parte prima diloro Delacroix, aveva-no intuito che i coloripotevano splendere dipiù se accostati sullatela con piccoli toc-chi, secondo le leggidel contrasto simulta-neo: ad esempio i l

A fronte, in alto: Brezza,Concarneau, o Presto, 1891,

di Paul Signac. Sopra:Spiaggia a Heiste, un dipintodel 1891 di Georges Lemmen.Lemmen ci dimostra in questavista che le opere «puntiniste»

non sono affatto fredde e prive dipoesia come qualcuno arguiva.

Il dipinto e l’effetto otticoottenuto sono di straordianaria

bellezza e l’enorme nuvola frastagliata

evoca una grande alga, creando un effetto di grande

fantasia.

A sinistra: Georges Seurat ritratto al lavoro daMaximilien Luce. A destra: Paul Signac in tarda età.

eoimpressionistaNeoimpressionistaNOTTOCENTO 61

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rosso e il suo comple-mentare verde (unionedegli altri due coloriprimari) sono piùluminosi se accostati enon sovrapposti tra

loro. Non si può pre-scindere da questeconsiderazioni nelparlare dei quadri diSeurat e compagni.Signac era un artista

meno geniale diSeurat, ma dal cantosuo era maggiormenteattento alla teoria eagli scambi culturali.A lui dobbiamo l’im-

portante D’EugèneDelacroix au Néo-Impressionisme (1899).È Signac che fondacon Guillaumin laSociété des Indépendantsnel 1884, che fa cono-scere Seurat a Guil-laumin e a Pissarro, esarà ancora lui a tra-smettere la tecnicadivisionista nientemeno che a Matisse.Gli altri esponenti dispicco di questa cor-rente sono Maximi-lien Luce, Henri-Edmond Cross e TheoVan Rysselberghe. Per tutti il campo diprova della tecnicadivisionista è il pae-saggio più che la figu-ra, ed è comprensibi-le: quale soggettomigliore degli alberi,dei fiori, dei prati edell’acqua, con le sueinfinite possibilità dirifrazione, per speri-

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A fronte: ancora una marina divisionista di Paul Signac, realizzata a Venezia nel 1905. Sotto:Saint-Tropez fu soggetto previlegiato da tanti pittori francesi tra cui Signac, che lo ritrae con tecnica

divisionista e lo intitola La pineta a Saint-Tropez, nel 1896. Sopra: Il porto di Londra, 1898, diMaximilien Luce. Sotto: L’Arenile del Bas-Butin, Honfleur, dipinto del 1886, di Georges Seurat.

Uno scorcio di mare deserto e di costa scoscesa. Uno dei soggetti preferiti degli impressionisti è qui realizzato da Seurat con tecnica divisionista.

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mentare gli accosta-menti dei colori? L’acqua, in particolarmodo, poteva esserericondotta ad un pri-sma contenente l’in-sieme dei colori, perquesto più ricca dipossibilità coloristi-che. E nella sua “emana-zione” marina divieneil soggetto preferitodagli artisti.Il mare poteva benis-simo fare pendant conl’animo degli artisti:già a partire dal Ro-manticismo, si tra-sforma in un toposdella letteratura edella pittura. Ciò cheaffascinava maggior-mente, oltre alla di-mensione dell’ignotoe dell’insondabile chelasciava più di unmargine all’immagi-nazione, era la suaessenza mutevole, la

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sua ricchezza di possi-bilità espressive. Daquesto momento nonè più uno scenario,uno sfondo livido,freddo e piatto, ma unprotagonista dell’arte,in particolar mododella pittura.Nelle opere dei Neo-Impressionisti il mareè spesso un insiemeeterogeneo di macchiedi colore, di sensazio-ni ottiche, a voltefreddamente riprodot-te, ma altre volte ilsuo studio si sposa

perfettamente con lasensazione interiore, siaccorda con note piùintime; così sulla telail fenomeno luminosonon è solo un gioco dicolori, ma uno stru-mento per illuminare,per accendere il sog-getto prescelto. Questo è i l caso dipoche opere e di pochiartisti che arrivano aquesta consapevolezza;il più profondo di loroè sicuramente Seurat,soprattutto nel bellis-simo La grève du Bas-

Butin, Honfleur(1886), dove non siserve di evidenti con-trasti (questi si notanosolamente ad unavisione ravvicinata),ma crea una simme-tria tra la costa e lamacchia di vegetazio-ne e tra la roccia e laspiaggia che si unisco-no senza soluzione dicontinuità. Qui, comein altre opere, sonoinserite piccole vele eun’imbarcazione, alcentro i colori sfumatiformano un alone che

congiunge il cielo e ilmare, entrambi piùscuri man mano chesi allontanano dall’o-rizzonte.In basso a sinistraprobabilmente leminuscole sagomerappresentano dellefigure umane, ancorpiù essenziali di quel-le dei quadri di vitacittadina di Monet,un preludio all’astrat-tismo che ritroviamoin altre tele di Seu-rat come Plage àGravel ines (1890),dove la figurina sedu-ta f luttua in unaspiaggia mosaicata dicui non si intuisce néinizio né fine.A questo modo didipingere la costafanno da contrappun-to opere di altri arti-sti che puntano dipiù sul contrasto cro-matico, come ThéoVan Rysselberghe eHenri-Edmond Cross.Il primo, originariodi Gand (Belgio) nonconsidererà mai latecnica divisionista

A sinistra: Tramonto adAmbleteuse, Pasde-Calais, 1899.

Il pittore Belga VanRysselberghe ci dona grande

suggestione con questosplendido paesaggio marino

di tecnica «puntinista».Sotto: Spiaggia aGravelines, 1890,

di Georges Seurat, una seriedi linee orizzontalie pennellate giocate

in prevalenza sul giallodominano questa tela diSeurat sulla quale sonostati trovati granelli di

sabbia mescolati al colore,a comprova della sua

realizzazione en plein air. E’ evidente nel

dipinto la tendenza all’astrattismo

dell’artista.

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dal punto di vistascientif ico, ma so-lamente un modoespressivo; le sueopere, come Sole i lcouchant, Ambleteuse(1899), sono giocatesulla vivacità delcolore, in particolare,fatto abbastanza sin-golare, sui coloricomplementari, ossial’arancio e il viola e ilverde, di cui sono ric-che le colline digra-danti verso il mare,ma di cui l ’acqua èpriva. Questa è invece colo-rata in modo piùtenue e con tocchi dicolore più delicati.Ancora diverso il casodi Cross, il quale haMonet come maestroe poi Signac finchénon diventerà unesponente dei Fauves,quindi ancor piùattratto dai colori vivie al l imite dell ’E-

spressionismo, lontanidal dato naturale.L’eredità del Neo-Impressionismo saràfondamentale pertutta l’arte a seguire,sia per l’Espressioni-smo sia per il Fauvi-sme, e soprattutto per

l ’astrattismo per lariduzione della tavo-lozza e l’essenzialitàdelle forme. Nonostante ciò que-sti artisti sono ancoroggi poco conosciuti,in parte oscurat idal la fama dei loro

contemporanei VanGogh e Gauguin.

In alto: Il mare incre-spato, 1902-1905, diHenri-Edmond Cross.

Sopra: Scogliera a Agay,1903, di Armand

Guillaumin.

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N° 14 - Settembre - Ottobre2007 Anno VI - periodicoculturale. Pubblicazione

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