Parchilazio.it: l'orso bruno marsicano

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Parchilazio.it Magazine della Direzione Regionale Ambiente e Sistemi Naturali n. 14 - 26 gennaio 2017 “Non so perché, ma c’è qualcosa negli orsi che induce ad amarli” Sir James Oliver Curwood

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Parchilazio.itMagazine della Direzione RegionaleAmbiente e Sistemi Naturali

n. 14 - 26 gennaio 2017

“Non so perché, ma c’è qualcosa

negli orsiche induce ad amarli”

Sir James Oliver Curwood

L’orso bruno marsicano e la sua unicità4

PARCHILAZIO n. 14/2017PARCHILAZIO n. 14/2017

Abbiamo voluto fare uno speciale diParchiLazio dedicato all’orso, cogliendol’occasione della presentazione del libro diBenedetto Ciacciarelli “Obiettivo orso”, unlibro di fotografie dell’orso marsicano. Ci sono immagini davvero stupefacenti peril loro significato ecologico. I testi che le corredano sono un diario, latestimonianza semplice e diretta di unapassione, nella quale rispetto e curiosità per lanatura si compenetrano. Si capisce subito che la natura è al centrodegli interessi dell’autore.

Le foto dell’orso sono straordinarieperché sono il distillato di unatotale dedizione alla ricerca. Non potrebbero spiegarsi altrimentile attese di giorni, le notti passatetra i monti, la pioggia incessantedelle giornate autunnali, i guadi piùprofondi degli stivali calzati, la grandine senza riparo, il gelo delle albe primaverili.Benedetto Ciacciarelli è una

persona fortunata, perché vive la suapassione, perché la sua passione è il suolavoro, ed è al contempo uno stile di vita.Nel libro c’è tutto questo, ma soprattutto unaconsapevolezza: non possono essercirisposte precise, ma la salvezza degli orsipuò significare molto di più.

“La sua passione è il suo lavoro e uno stile di vita”

Vito Consoli

Sommario

Vito ConsoliDirettore della

Direzione Ambientee Sistemi Naturali

della Regione Lazio

Una popolazione ad alto rischio diestinzione6Il calendario alimentaredell’orso8

Orsi del Lazio: la loro storiabasata sulle analisi genetiche18

Le tracce dell’orso:segni, impronte, andatura12Individuare le tracce dell’orsoe segnalarne la presenza16

Cosa fa la Regione Lazioper l’orso marsicano?20Le azioni di tutelasu ampia scala nel Lazio22Il sistema di protezioneambientale della Regione Lazio26

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In Italia centrale, sull’Appennino, vive una po-polazione di orso: l’orso bruno marsicano.Varie fonti storiche parlano della presenzadell’orso su tutta la catena appenninica e le suepropaggini in epoca molto antica, addirittura altempo degli antichi Romani. La persecuzione diretta, molto intensa soprattuttonegli ultimi quattro-cinque secoli, ha causatouna lenta ma inarrestabile riduzione dell’arealedell’orso sull’Appennino e, ovviamente, un al-trettanto lento ma inarrestabile calo del numerodi esemplari. Scomparso quindi dall’Appennino settentrionalee da quello meridionale, l’orso è oggi presentestabilmente soltanto in una zona che coincide

all’incirca con il Parco Nazionale d’Abruzzo,Lazio e Molise (PNALM) e un’ampia fasciache lo circonda fino alla Maiella occidentale(la cosiddetta “area centrale”); è anche presenteoccasionalmente sui massicci appenninici delLazio, del nord del Molise e sui Monti Sibillini(l’“area periferica”). Il risultato di questo isolamento geograficoe, quindi, riproduttivo, che si protrae ormai dasecoli, è molto affascinante: il patrimoniogenetico della popolazione appenninica si èdifferenziato da quello delle popolazioni delresto d’Europa (in particolare delle Alpi e deiBalcani) a tal punto che l’orso dell’Appenninocentrale è una unità evolutiva a sé stante,con caratteristiche genetiche e morfologichetutte sue: appunto, l’orso bruno marsicanoUrsus arctos marsicanus. Quindi, se la popolazione di marsicano si estin-guesse, perderemmo per sempre la sua storiaevolutiva, la sua unicità genetica, le sue ca-ratteristiche biologiche, ecologiche ed etologiche.Perderemmo un pezzo unico di biodiversità.

L’orso bruno marsicano e la sua unicitàLuciana Carotenuto

Improntaposteriore (in

basso) eanteriore (in alto)

di orso; si noti il

carattereplantigrado delpiede dell’orso,

che appoggiacompletamente

tutta la pianta.

L’orso marsicano

Foto Arch. Riserva Montagne Duchessa

Foto Benedetto Ciacciarelli

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Quanti orsi marsicani vivono sull’Appennino cen-trale? Domanda apparentemente banale, ma larisposta non è affatto scontata: l’orso è un animaledifficilissimo da studiare, elusivo, girovago (so-prattutto i maschi); le indagini genetiche e l’analisistatistica ci vengono in aiuto permettendoci difare delle stime di popolazione, ossia di ipotizzarecon un certo grado di sicurezza statistica ilnumero di individui presenti in un certo momentoin una data area. La stima del 2014 fatta dai ricercatori dell’UniversitàSapienza e del PNALM ha rilevato circa 50 in-dividui (22 maschi e 28 femmine) nell’area cen-trale. A questi dobbiamo aggiungere altri orsiche frequentano l’area periferica e che, per motivigeografici e temporali, sfuggono alle osservazionifatte nell’area centrale. La stima del 2011 rilevavapraticamente lo stesso numero di individui (51),così pure quelle degli anni precedenti, a dimostrazionedel fatto che la popolazione nell’area centrale èstabile: il numero di individui non aumenta nédiminuisce nel tempo.

Questo risultato si scontra peròcon un altro risultato della ricerca:il numero di nuovi nati. Negli ultimidieci anni si sono riprodotte inmedia 3-4 femmine per anno (inmedia il 14% circa delle femminestimate) e sono nati in tutto circa70 cuccioli (in media circa 7 al-l’anno): perché allora la popo-lazione non cresce?Altissima mortalità, questo è ilproblema: muoiono troppi orsirispetto a quelli che nascono. Ela mortalità del marsicano è dovutasoprattutto al bracconaggio ead altre cause accidentali legate

direttamente o indirettamente al-l’uomo, per esempio gli investi-menti stradali o le infezioni tra-smesse dal bestiame. Aggiungiamo anche che una fem-mina si riproduce ogni tre-quattroanni e questo è un altro fattore –stavolta biologico – che rallentala crescita della popolazione.

Una popolazione ad altorischio di estinzioneLuciana Carotenuto

Una popolazione così ridotta, chenon cresce numericamente e cherisiede in un’area piccola rispettoalle esigenze della specie, rischiadi estinguersi in pochissimo tem-po per eventi casuali naturali (peresempio una epidemia) ma anche,forse soprattutto, antropici.Se per esempio un anno tutte lefemmine fertili morissero per brac-conaggio o cause naturali, inquell’anno non ci sarebbero nuovinati e soprattutto si perderebbeper sempre una grossa parte delpotenziale riproduttivo della po-polazione, che entrerebbe in un

“vortice di declino”, fino all’estin-zione. Il futuro del marsicanopassa obbligatoriamente dalla ri-duzione della mortalità soprat-tutto a carico delle femmine, dal-l’espansione geografica della po-polazione in un’area molto piùvasta dell’attuale e dall’aumentodel numero di individui.

Foto Marco BranchiUn ciuffo di peliincastrato nelle

maglie del filospinato è una

provainconfutabile

del passaggiodell’orso.

Nella paginaaccanto:una rara

immagine chetestimonia l’orsoche mette in fuga

un lupo, “forse per gioco,

o forse per ildominio sul

luogo”(Ciacciarelli).

Foto Benedetto Ciacciarelli

Foto Arch. Direz. Ambiente

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L’orso marsicano vive di ciò che la natura offre:da animale molto opportunista qual è, durantel’anno mangia ciò che è più disponibile in naturae al contempo più nutriente: in primavera pianteerbacee e una modesta quantità di animali selvatici;all’inizio dell’estate ancora piante erbacee stavoltaassociate a insetti; in piena estate frutti carnosicome ciliegie selvatiche, frutti di rosa caninae soprattutto bacche di ramno (un arbusto mon-tano ben evidente nella foto accanto), la principalerisorsa alimentare del marsicano ad agosto e set-tembre; all’inizio dell’autunno mele e pere sel-vatiche vanno di pari passo con ghiande e faggiole(i frutti del faggio), che diventano poi l’alimentopiù importante in autunno e all’inizio dell’inverno.

In questo periodo l’orso deve ac-cumulare proteine e grassi ingran quantità per superare lascarsità di cibo e le basse tem-perature dei mesi freddi; in inverno,però, il marsicano non va in unvero e proprio letargo, come faad esempio l’orso polare: sta intana e il suo organismo rallentatutte le funzioni vitali, ma in oc-casione di temperature miti si“sveglia” ed esce per andare incerca di cibo.

Non è raro, infatti, nelle giornatemeno fredde di gennaio o febbraioimbattersi in piste di orso su fangoo su neve, una bellissima emo-zione! La dieta dell’orso è quindi sana,equilibrata e variegata, costituitaper lo più da vegetali.

Il calendario alimentaredell’orsoLuciana Carotenuto

E il mito dell’orso che uccide edivora tutti gli animali possibili eimmaginabili? È, appunto, un mito: l’orso predaquando gli conviene, ossia quan-do lo sforzo per ottenere il ciboè minimo, e si orienta molto piùverso animali selvatici anzichédomestici. E se poi trova una carcassa diselvatico o domestico non ladisdegna affatto, così come nondisdegna i nostri scarti alimentari.

Ma attenzione: i nostri scartinon sono naturali, quindi èmolto importante che imparia-mo a non abbandonare even-tuali resti di cibo in montagnae a preservare la naturalitàdegli ecosistemi in cui vivel’orso marsicano.

Gli escrementidell’orso hanno la

particolarissimacaratteristica di

essereprofumati,

per esempioquando

contengono iresti di un pasto

a base di rosa canina,

come nel casodella foto in

basso.

Foto Domenico Serafini

Foto Arch. PNALM

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10“Al mattino,

appena i raggidel sole sfiorano

le creste deimonti, un’ombra

silenziosaavanza

sui sassi”(Ciacciarelli).

Foto Benedetto Ciacciarelli

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La presenza dell’orso in natura può essere rilevatatramite segni diretti e indiretti. L’avvistamento ela registrazione video-fotografica, sono segnidiretti evidenti della sua presenza, sebbene l’orsopossa essere confuso, in condizioni di cattivavisibilità, con un grosso cinghiale.

Anche il comportamento può essere indicativo:l’orso svolge alcuni compiti aiutandosi con lezampe anteriori, ad esempio mentre rivolta isassi sul terreno alla ricerca di larve d’insetti. La proporzione della testa rispetto al corpo eagli arti è importante anche per riconoscereanimali adulti dai giovani. D’altra parte osservare un orso non è moltofrequente, considerata l’alta elusività della speciee la sua rarefazione sul territorio.

La sua presenza è però rile-vabile tramite segni indiretti.Inconfondibile è l’impronta. Es-sendo l’orso un plantigrado,la sua impronta è caratterizzatadalla pianta estesa e dalle cin-que dita. L’impronta dell’artoposteriore è visibilmente piùlunga di quella del piede an-teriore, ricordando nella formaquella di un piede umano. Una curiosità: il quin-to dito, cioè il ditoche nell’uomo è il mi-gnolo, nell’orso èmolto più sviluppatodel primo dito (il pol-lice), quindi, adesempio, l’improntanella foto accanto èdi una zampa ante-riore destra. La pistadi un orso ricorda lasua andatura un po’barcollante: le im-pronte si alternanoa destra e sinistralungo una linea cheindividua la direzione del suopercorso. L’escremento dell’orsoè in genere piuttosto grande econtiene materiale grossolana-mente digerito come parti difrutti, erba e foglie, resti di insetto.L’odore è dolce e fruttato.

Le tracce dell’orso: segni, impronte, andaturaIlaria Guj

I peli, lunghi anche 10-15 cm,sono leggermente ondulati, sottilie setosi, e si possono rinveniresui fili spinati o su particolari alberiche l’orso usa come grattatoi.Una pista formata da sassi digrosse dimensioni rivoltati puòessere segno del passaggio diun orso in cerca di insetti. Rami spezzati su alberi o cespuglipossono indicare che un orso si

è alimentato dei suoi frutti. Questi ultimi due segni, da soli,non sono sufficienti a confermareil passaggio di un orso nell’area,ma in loro presenza è bene con-trollare i dintorni alla ricerca diimpronte ed escrementi.

Foto Domeico Serafini

Foto Arch. Direz. Ambiente

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14“Tra salti e guizzi

l’orsetto corresull’erba con

serenità: un dono per

i giovani. L’istinto diavvertire il

pericolo, però, lomette in allerta”

(Ciacciarelli).

Foto Benedetto Ciacciarelli

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C’è un gruppo di persone che perlustra il territoriodella nostra Regione alla ricerca di tracce dell’orso.Queste persone, tecnici della Regione Lazio, deiparchi naturali, esperti di orsi, fanno parte dellaRete Regionale di Monitoraggio Orso brunomarsicano avviata dalla Regione nel 2008. Trovare tracce di un orso non è facile, per questola Rete concentra le attività in alcuni periodidell’anno e in particolare in alcuni territori dovec’è la maggior probabilità di rinvenimento dei segnidi presenza. Anche alcuni volontari aiutano gliesperti della Rete (Ass. Salviamo L’Orso, CAI,Fie). I segni che l’orso lascia lungo il suo passaggiosono orme, escrementi, ciuffi di pelo, graffi, pietrerivoltate, resti di pasto, tane e giacigli.

La Rete si attiva anche quando uncittadino segnala la presenza di unorso nei boschi, o sulle montagne. Le orme sono importanti perchédifficilmente si confondono conquelle di altre specie e ci indicanocon certezza la presenza di un orso. I peli e gli escrementi sono le traccepiù ambite dagli operatori dellaRete perché sottoposti ad analisigenetica, ci dicono esattamente diquale orso si tratta. Grazie alle attività della Rete, allaraccolta e analisi dei campioni oggisappiamo che il territorio laziale èstato frequentato, dal 1995 al 2016,da almeno 20 orsi diversi e sonostati validati in tutto ben 529 eventidi presenza. Gli eventi di presenza sono verificatidai referenti della Rete, non tuttiperò possono essere attribuiti al-l’orso con certezza, soprattuttoquando le segnalazioni non avven-gono in tempi brevi.In questi casi infatti il tempo deteriorale tracce e anche il DNA dei cam-pioni si degrada rendendo impos-sibile attribuire gli escrementi, o ipeli trovati, all’orso.Per questo è fondamentale chechiunque creda di aver avvistatoun orso, o ne abbia sentito parlare,segnali immediatamente il fatto aiReferenti della Rete.

Individuare le tracce dell’orsoe segnalarne la presenzaDomenico Serafini

Referenti della Rete

Ivana Pizzol 06 51687319 [email protected]

Gianpiero Di Clemente 0746 306493 [email protected]

Ilaria Guj0774 827219 [email protected]

Antonio Lecce0776 887013 [email protected]

Domenico Serafini06 51687349 [email protected]

Stefano Donfrancesco0774 827219 [email protected]

Emanuela Peria0746 [email protected]

Luciana Carotenuto06 [email protected]

Andrea Monaco06 51687320 [email protected]

Maria Cristina Saltari06 51689129 [email protected]

PARCHILAZIO n. 14/2017

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Gli Appennini laziali, dalle Mainarde a sud finoad arrivare al Terminillo e ai monti della Laga,passando per Ernici, Simbruini, Cicolani e com-plesso del Nuria, rientrano nell'areale dell'orsobruno marsicano. La Rete di Monitoraggio Regionale ha con-centrato la sua attività su hotspots, aree fre-quentate dalla specie in tempi recenti, al fine diverificare come venissero utilizzate e da quali equanti individui. Facendo un paragone automo-bilistico, è come se si fosse proceduto a controllarele targhe delle automobili, che fanno rifornimentoagli autogrill di una tratta autostradale.Di alcuni veicoli si riuscirà a risalire al casellod'entrata, nel nostro caso orsi già identificati nelcorso di studi condotti da altri Enti o Istituzioni,o al casello d'uscita nel caso di individui succes-sivamente deceduti, negli altri casi si avrà solola certezza dell'eventuale percorso effettuato trasoste successive. Al momento dell'avvio delle attività di monitoraggioda parte della Rete Regionale l'areale dell'orsobruno marsicano veniva distinto in area di presenzastabile (core area), caratterizzata dalla presenzacostante di femmine riproduttive, e area dipresenza occasionale, in cui la specie risultavapresente in maniera più o meno costante ma abase densità.In questa categoria rientrano la maggior partedelle zone indagate dalla Rete.

Orsi del Lazio: la loro storiabasata sulle analisi geneticheGiampiero Di Clemente

A partire dal2010 le attivitàsul campo e lecollaborazioniinstaurate con

altri Enti,Istituzioni e

Associazionihanno

consentito diaccertare le zone

utilizzate dagliorsi campionati

dalla Rete eidentificati

geneticamentedall'ISPRA, è

stato cosìverificato che

tutta la porzioneoccidentale

dell’arealepotenziale è

stata frequentatada individui, chehanno effettuato

anchespostamenti su

lunghe distanze,senza che ciò

pregiudicasse lapossibilità di

riprodursi con lefemmine

presenti nellacore area; ciò

dimostral'esistenza di

aree strategichenel territorio del

Lazio, per ilfuturo della

popolazione.

PARCHILAZIO n. 14/2017

L'analisi genetica del DNA estratto da peli edescrementi consente di individuare quale orsoli ha lasciati, perché ogni individuo ha la sua se-quenza genica, proprio come ogni macchina hala sua targa.Per alcuni orsi è stato possibile avere molti datied è stato possibile ricostruirne gli spostamentilungo l'Appennino, ecco alcuni esempi:

Foto Valentino Mastrella - Arch. PNALM

- l'orso Ferroio (ID 72) dalle Montagne dellaDuchessa si è diretto verso il Terminillo, per poitornare di nuovo a sud fino al Parco Nazionaled'Abruzzo, Lazio e Molise e al Parco Nazionaledella Majella.- l'orso Ulisse (ID 70) dai monti Sibillini è arrivatoalle Montagne della Duchessa e ha proseguitofino al Sirente.- l'orso ID 86, nato nel Parco Nazionale d'Abruzzo,Lazio e Molise, ha attraversato la val Roveto,ha frequentato prima gli Ernici e poi i Simbruini,si è poi diretto a nord finendo investito sull'au-tostrada A24 nel comune di Tornimparte (AQ).

Ad ogniesemplare di orsoviene attribuitouno specificocodiceidentificativo: ID.

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Le norme che tutelano l’orso bruno marsicanoin Europa e in Italia non sono poche: dalla DirettivaHabitat, che inserisce l’orso negli elenchi dellespecie prioritarie e a protezione rigorosa (DIR92/43/CEE, Allegati II e IV), alla Legge 157/1992,che include l’orso tra le specie particolarmenteprotette, passando per molte convenzioni inter-nazionali ratificate dal nostro paese. Ciò nonostantel’orso bruno marsicano è ancora considerato arischio di estinzione e la sua popolazione, unicaal mondo, conta solo alcune decine di esemplari. A partire dal 2011 la Regione Lazio, insieme alMinistero dell’Ambiente e della Tutela del Territorioe del Mare, alle altre Regioni e agli Enti coinvolti

nella conser-vazione dell’or-so (a comincia-re dal ParcoN a z i o n a l ed’Abruzzo, La-zio e Molise),ha redatto, sot-toscritto e av-viato il Pianod’Azione na-zionale per laTutela dell’Or-

so bruno Marsicano, più noto come PATOM. IlPATOM si basa su 16 linee strategiche; tra questel’espansione dell’areale e la riduzione della

mortalità sono due delle condi-zioni necessarie per evitarel’estinzione dell’orso marsi-cano. La densità degli orsi os-servata nell’area storica di pre-senza è di 3,5 orsi/100 km2: unadensità alta se consideriamoche mediamente una femminautilizza aree di circa 70 km2 men-tre i maschi spaziano in territorimolto più estesi, fino a 300 km2.

Nel Lazio abbiamo individuatodelle aree fondamentali perl’espansione dell’areale, siaper la loro idoneità ambientale(cioè aree con presenza di bo-schi, abbondanza di risorsealimentari, lontananza dallestrade e ferrovie), sia per la

Cosa fa la Regione Lazio per l’orso marsicano?Ivana Pizzol

vicinanza con l’area di presenzastabile dell’orso. Tra queste aree vi è il com-prensorio dei Monti Simbrui-ni-Ernici, costantemente mo-nitorato dalla Rete Regionaledi Monitoraggioabbiamo do-cumentato più volte la presenzadell’orso, compresa una fem-mina soprannominata “Girella”nel 2003.

È in questa area, oltre a quelladel comprensorio del Cicolanofino al Terminillo e quella ester-na a ridosso del Parco d’Abruz-zo, Lazio e Molise, che si con-centrano gli sforzi della Regioneper la conservazione dell’orsomarsicano.

PARCHILAZIO n. 14/2017PARCHILAZIO n. 14/2017

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Le prime azioni su ampia scala nel Lazio sonostate realizzate attraverso il progetto cofinanziatodall’Unione Europea “LIFE Arctos” (2011 –2014), che ha sviluppato alcune delle priorità in-dividuate dal PATOM. Alcune azioni hanno puntato a ridurre il conflittotra orso e attività agro-zootecniche incentivandol’uso delle recinzioni elettrificate per proteggereil bestiame, gli orti, le arnie e informando sullepratiche agro-zootecniche compatibili con la pre-senza dell’orso.

Attraverso due importanti atti regionali (DGR463/2013 e DGR 687/2016), stiamo realizzandoaltre azioni fondamentali per la conservazionedell’orso, per esempio per ridurre il rischio diinvestimento lungo le strade più frequentatedagli orsi e per prevenire la diffusione di malattietrasmesse dagli animali domestici. Recentemente, inoltre, la Regione ha sottoscrittoun importante accordo con altre pubbliche am-ministrazioni per il coordinamento tra le istituzioniche per legge devono garantire la tutela dell’orso.La conservazione dell’orso, infatti, è una partitache si gioca su tutto l’areale della popolazione,quindi nei territori di diverse regioni italiane (Abruzzo,Lazio e Molise in primis), e soprattutto all’esternodelle Aree Naturali Protette.

Le azioni di tutela su ampia scala nel Lazio Ivana Pizzol

Trappole per peli,

da sottoporreall’analisi del

DNA;rilevamento

tracce; battuta in cerca

di segni dipresenza;

sopralluogo perdanni prodotti

dall’orso (arnie)e per

l’indennizzoall’allevatore.

Foto:DonfrancescoGujLecceSerafini

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Morbidicuscinetti e

unghie potenti.

24Foto Roberta Latini - Arch. PNALM

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Il Lazio è interessato da 3 Parchi Nazionali e82 altre aree protette, istituite conprovvedimenti legislativi o amministrativi,regionali o statali. Sono suddivise per tipologiain monumenti naturali, parchi regionali eriserve naturali, compresa un’area marina, perun totale di superficie protetta pari a circa250mila ettari, corrispondente a oltre il 13%del territorio regionale.

I Parchi Regionali naturali propriamente dettisono 14, tutelano un ricco patrimonio storico eculturale e favoriscono la permanenza delleattività agricole, forestali e artigianalitradizionali.

Un patrimonio ambientale, quindi, fatto dipaesaggi, archeologia e biodiversità. Si tratta di territori di grandi tradizioni storiche,che presentano un complesso intreccio con imiti, le leggende e il folclore locale.

Retaggi antichi, densi di stratificazioni, in cui lastoria è la somma delle storie dei luoghi edegli uomini che per millenni li hanno popolati.

È qui che si devono sperimentare politiche perla qualità e l’inclusività della natura in tuttii processi sociali.

La tutela dell’ambiente e delle connessioniecologiche può essere una preziosaopportunità di sviluppo sostenibile, oltre adavere evidenti scopi educativi, rigenerativi ecompensativi soprattutto per gli abitanti dellegrandi città.

La fauna italiana ècostituita da circa58.616 specie dicui circa 57.258Invertebrati e1.358Vertebrati.

La flora italianacomprende 6.711specie di piantevascolari(Pteridofite,Gimnosperme eAngiosperme),1.097 specie diBriofite (Muschied Epatiche) e2.145 specie diLicheni.

Nel panoramadelle regioni dellapenisola, il Lazioè la regione conla maggiorebiodiversità inItalia.Ospita infatti oltreil 50% delpatrimonionazionale concirca 30.000specie animali e3.500 specievegetali censite.

26Il sistema di protezioneambientale della Regione Lazio

Parchi e Aree Protette

PARCHILAZIO n. 14/2017

Direzione Ambiente e Sistemi Naturalivia del Pescaccio n. 96/98, 00166 Roma

[email protected]. 06 51687334 - 06 51687312Centralino Regione Lazio 06 51681

Magazine della Direzione RegionaleAmbiente e Sistemi NaturaliCoordinamento editoriale e realizzazioneRoberto Sinibaldi

Scritti diLuciana Carotenuto, Vito Consoli, Giampiero Di Clemente, Ilaria Guj, Ivana Pizzol,Domenico Serafini

Foto di copertinaL’orso marsicano - Benedetto Ciacciarelli

Altre fotoBenedetto Ciacciarelli, Stefano Donfrancesco; Ilaria Guj,Roberta Latini, Antonio Lecce, Valentino Mastrella,Domenico Serafini,Archivio Direzione Ambiente e Sistemi Naturali,Archivio Riserva Naturale Montagne della Duchessa,Archivio Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise

Supporto cartograficoCristiano Fattori

Progetto graficoEnrico Bianchi

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