Palestrina Amadeus Giugno 2013

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NON IN VENDITA SEPARATAMENTE DA AMADEUS Amadeus REGISTRAZIONE INEDITA Amadeus Amadeus T. T.: 79'24 AM 283-2 Giovanni Pierluigi da Palestrina Canticum Canticorum De labyrintho Walter Testolin, direttore 1 Osculetur me 2'56 2 Trahe me post te 2'29 3 Nigra sum sed formosa 2'58 4 Vineam meam non custodivi 2'34 5 Si ignoras te 2'59 6 Pulchrae sunt genae tuae 2'59 7 Fasciculus myrrhae 2'30 8 Ecce tu pulcher es 2'25 9 Tota pulchra es 2'03 bl Vulnerasti cor meum 2'49 bm Sicut lilium inter spinas 3'05 bn Introduxit me rex 2'30 bo Laeva eius 2'21 bp Vox dilecti mei 2'03 bq Surge, propera, amica mea 2'17 br Surge, amica mea 2'39 bs Dilectus meus mihi 2'31 bt Surgam et circuibo civitatem 2'05 bu Adiuro vos filae Jerusalem 3'14 cl Caput eius 2'32 cm Dilectus meus descendit 3'02 cn Pulchra es 2'52 co Quae est ista 2'48 cp Descendi in hortum nucum 3'07 cq Quam pulchri sunt 2'57 cr Duo ubera tua 3'02 cs Quam pulchra es et quam decora 3'01 ct Guttur tuum 3'13 cu Veni, dilecte mi 3'07 De labyrintho Walter Testolin, direttore Giovanni Pierluigi da Palestrina (Palestrina 1525 ca. - Roma, 2/2/1594) Canticum Canticorum

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Palestrina Amadeus Giugno 2013

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Amadeus

REGISTRAZIONE INEDITA

Amad

eusAmadeus

T. T.: 79'24

AM 283-2

Viva Std = FITC Benguiat = AmadeusNeuzeit Std = per la diffusioneFondazione

Giovanni Pierluigi da PalestrinaCanticum Canticorum

de labyrinthoWalter testolin, direttore

1 Osculetur me 2'562 Trahe me post te 2'293 Nigra sum sed formosa 2'584 Vineam meam non custodivi 2'345 Si ignoras te 2'596 Pulchrae sunt genae tuae 2'597 Fasciculus myrrhae 2'308 Ecce tu pulcher es 2'259 Tota pulchra es 2'03bl Vulnerasti cor meum 2'49bm Sicut lilium inter spinas 3'05bn Introduxit me rex 2'30bo Laeva eius 2'21bp Vox dilecti mei 2'03bq Surge, propera, amica mea 2'17br Surge, amica mea 2'39

bs Dilectus meus mihi 2'31bt Surgam et circuibo civitatem 2'05bu Adiuro vos filae Jerusalem 3'14cl Caput eius 2'32cm Dilectus meus descendit 3'02cn Pulchra es 2'52co Quae est ista 2'48cp Descendi in hortum nucum 3'07cq Quam pulchri sunt 2'57cr Duo ubera tua 3'02cs Quam pulchra es et quam decora 3'01ct Guttur tuum 3'13cu Veni, dilecte mi 3'07

de labyrinthoWalter testolin, direttore

Giovanni Pierluigi da Palestrina (Palestrina 1525 ca. - Roma, 2/2/1594)

Canticum Canticorum

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GIOVANNI PIERLUIGI DA PALESTRINA (Palestrina 1525 ca. - Roma, 2/2/1594)

Canticum Canticorum1 Osculetur me (2'56) • 2 Trahe me post te (2'29)

3 Nigra sum sed formosa (2'58) • 4 Vineam meam non custodivi (2'34) 5 Si ignoras te (2'59) • 6 Pulchrae sunt genae tuae (2'59)7 Fasciculus myrrhae (2'30) • 8 Ecce tu pulcher es (2'25)9 Tota pulchra es (2'03) • bl Vulnerasti cor meum (2'49)

bm Sicut lilium inter spinas (3'05) • bn Introduxit me rex (2'30)bo Laeva eius (2'21) • bp Vox dilecti mei (2'03)

bq Surge, propera, amica mea (2'17) • br Surge, amica mea (2'39)bs Dilectus meus mihi (2'31) • bt Surgam et circuibo civitatem (2'05)

bu Adiuro vos filae Jerusalem (3'14) • cl Caput eius (2'32)cm Dilectus meus descendit (3'02) • cn Pulchra es (2'52)

co Quae est ista (2'48) • cp Descendi in hortum nucum (3'07)cq Quam pulchri sunt (2'57) • cr Duo ubera tua (3'02)

cs Quam pulchra es et quam decora (3'01) • ct Guttur tuum (3'13)cu Veni, dilecte mi (3'07)

Composizione Roma, ante 1583Dedica a Papa Gregorio XIII

Prima edizione Johannis Petraloysii Praenestini, Motectorum quinque vocum Liber Quartus, Roma, 1584, Alessandro Gardano

De labyrinthoNadia Caristi, Laura Fabris, soprani

Bronislawa Falinska, Alessandro Carmignani, Paolo Costa, altiGianluca Ferrarini, Fabio Furnari, Raffaele Giordani, Renato Grotto, Makoto Sakurada, tenori

Mauro Borgioni, Marco Scavazza, bassi

Walter Testolin, direttore

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Guida all’ascoltoGuida all’ascolto

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Guida all’ascolto

Giovanni Pierluigi da PalestrinaCanticum Canticorum

di Francesco Rocco Rossi

«Mi baci con i baci della sua boc-ca! Sì, le tue tenerezze sono più dolci del vino» (Ct 1,2).

Difficile non lasciarsi travolgere dalla cari-ca di sensualità ed erotismo che promana da ogni verso del Cantico dei Cantici (Ct). E proprio per questo motivo il ventiseiesi-mo libro dell’Antico Testamento – attribu-ito a Re Salomone e interamente costituito di liriche amorose – da sempre fa discute-re; la sua collocazione all’interno della Bib-bia fin dal protocristianesimo ha, infatti, generato un inevitabile sconcerto che la Chiesa ha da subito cercato di stemperare affidando a una schiera di esegeti il compi-

to di traslarne il contenuto sul piano dei si-gnificati simbolici. Ecco, quindi, che nel II-III sec. Ippolito di Roma (il primo dei com-mentatori) interpretò le liriche del Canti-cum in relazione al complicato rapporto tra Israele e Cristo mentre, nello stesso se-colo, Origene Adamanzio vi scorgeva un richiamo alla relazione tra l’Anima e Gesù Cristo suo Sposo. E così via, nel tempo e at-traverso interpretazioni viepiù diverse (amore tra Cristo e la Chiesa, tra Maria e il Figlio oppure, ancora, tra il fedele e Maria), si cercò di giustificarne allegoricamente la portata erotica. Ciononostante, nel passa-to come oggi, la copertura edificante non occultò del tutto la sensuale carnalità dei canti di Salomone rendendo l’intero libro un pericoloso oggetto da esegetizzare. Nel XVI secolo (quindi a ridosso della compo-sizione palestriniana) lo appresero a pro-prie spese Santa Teresa d’Ávila e il frate agostiniano spagnolo Luis de León, per ci-tare i due casi più illustri. La prima nel 1567 fu costretta a dare alle fiamme le pro-prie Meditaciones Sobre El Cantar de los Cantares mentre il secondo nel 1572 addi-rittura fu imprigionato per aver tradotto il Cantico in castigliano; operazioni censorie

che di fatto mettevano a nudo (soprattutto nel caso di Santa Teresa) quanto fosse vago e inconsistente (e, per la Chiesa, scabroso) il confine tra l’estasi e la passione sensuale. A fronte di tutte queste considerazioni sorgono interessanti interrogativi sulle motivazioni (e le intenzioni) che spinsero Giovanni Pierluigi da Palestrina – ben no-to come campione dell’ortodossia contro-riformista e quindi congetturalmente alie-no da tentazioni erotico-estetizzanti – a dare alle stampe nel 1584 il proprio quarto libro di mottetti a cinque voci (Motecto-rum quinque vocum Liber Quartus ex Canticis Canticorum) imperniato esclusi-vamente sul Cantico dei cantici ossia su testi potenzialmente pericolosi. Basta, in-fatti, un semplice ascolto per comprendere quanto la carica sensuale del testo sia pe-netrata nei ventinove mottetti di cui si compone la raccolta. Eppure questa sensa-zione trova parziale smentita nella lettera dedicatoria che Palestrina indirizzò a Papa Gregorio XIII. Si tratta, infatti, di una vera e propria excusatio nella quale egli inizial-mente si duole e arrossisce per aver in pre-cedenza composto madrigali cedendo, in tal modo, a “improprie” tentazioni profane

comuni a molti poeti e compositori («ex eo numero aliquandi fuisse me, et erubesco et doleo») e dichiara di voler porre rimedio alle precedenti “intemperanze compositi-ve” con questa raccolta di mottetti conce-piti come rappresentazione dell’amore tra Cristo e la Vergine Maria. Questa dedica, però, non ha mai piena-mente convinto gli studiosi del composito-re che vi lessero intenzioni insincere e non suffragate dai fatti. Innanzitutto egli non smise di comporre madrigali e soprattutto, come sopra accennato, la sostanza musi-cale di questi mottetti rivela un orienta-mento poco spirituale. E difatti nella se-conda parte della dedica Palestrina in un certo senso “corregge il tiro” meglio chia-rendo le proprie intenzioni. Egli spiega che, sebbene possano avere anche un si-gnificato sacro, questi testi godono di uno statuto particolare e necessitano di un trat-tamento più sensuale e passionale: «Usus sum genere aliquanto alacriore quam in caeteris Ecclesiasticis cantibus uti soleo» (Ho usato uno stile un po’ più vivace di quello che sono abituato a usare in altre composizioni ecclesiastiche). Per cercare di comprendere questa appa-

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Guida all’ascoltoGuida all’ascolto

rente contraddizione si deve ricordare che nel 1584 si era ancora nel pieno della tem-perie controriformista (il Concilio di Trento si era concluso nel 1563) e Grego-rio XIII era proprio il pontefice che aveva affidato a Palestrina (insieme ad Annibale Zoilo) il compito di riformare la musica li-turgica nel segno delle prescrizioni triden-tine. Sarebbe stato parecchio difficile pre-sentare al papa un’opera più sensuale che spirituale... perlomeno nelle intenzioni uf-ficiali. Va altresì rammentato che sul piano della composizione liturgico-musicale, in quegli anni il clima era particolarmente fluido. I dettami conciliari che sulla carta (e quasi mai in pratica) prescrivevano un rigore senza precedenti convivevano con le istanze di popolarizzazione delle prati-che devozionali e religiose portate avanti da San Filippo Neri il quale, al contrario, implicitamente sollecitava un maggiore appeal musicale da conferire anche alle espressioni liturgiche o paraliturgiche.La prefazione palestriniana al Libro quarto di mottetti pare, quindi, destreggiarsi tra queste due opposte esigenze: musica non profana (garantita da un testo biblico) ma dotata di un esprit (diciamo pure di sen-

sualità) inedita alla musica sacra. D’altro canto nel corso del Cinquecento erano ca-dute parecchie delle barriere che limitava-no i diversi generi musicali dando vita a una sorta di osmosi tra stili compositivi diversi. Da qui l’affermazione, per esem-pio, del Madrigale spirituale che, conser-vava la propria retorica aderenza al testo pur abdicando alle tematiche amorose in favore di soggetti religiosi e, in tal modo, creava un ponte con il mottetto. Quest’ul-timo, da parte sua, da tempo non era più imperniato sulla tecnica del cantus firmus – ossia sul ruolo strutturale di una voce deputata all’enunciazione di una particola-re linea melodica (in genere gregoriana) – a vantaggio dell’equiparazione delle voci nel gioco polifonico-imitativo. Sul piano formale quindi, la struttura mottettistica veniva dettata dalla segmentazione del te-sto che si riverberava sull’architettura della composizione; qualcosa di simile a quanto accadeva già da tempo all’interno del ma-drigale! Per questo motivo il Canticum canticorum di Palestrina (ufficialmente una raccolta di mottetti) all’ascolto si tra-sforma in una sequenza di “madrigali in latino”: composizioni la cui struttura va-

riegata, informata alla suddivisione inter-na dei versi poetici, si coniuga con l’alta densità di sensualità assorbita (deliberata-mente, come abbiamo visto) direttamente dal testo. E si rileva la messa in atto di tutte le strategie da tempo implementate nella composizione di madrigali per rendere, il più icasticamente possibile a livello sono-ro, le immagini trasmesse dal testo poeti-co: i cosiddetti madrigalismi.Pensiamo (per illustrare un caso partico-larmente semplice) ai mottetti nn. 15 (Sur-ge, propera amica mea), 16 (Surge, amica mea) e 18 (Surgam et circuibo civitatem) la cui prima parola (dal verbo surgere = sali-re) è sonoramente resa dal movimento ascendente delle voci. Analogamente nel n. 21 (Dilectus meus descendit) il verbo trova collocazione in una linea melodica discendente. Altro esempio “madrigalisti-co” di pittura sonora è facilmente ravvisa-bile nel verso saliens in montibus nel mot-tetto n. 14 (Vox dilecti mei) caratterizzato da una sorta di saliscendi melodico come se la voce si producesse nel disegno di un profilo montuoso. Particolarmente denso sotto il profilo dell’intensità espressiva e dell’uso di strategie madrigalistiche è il

mottetto Vulnerasti cor meum (n. 10) che si contraddistingue per un’allure partico-larmente patetica e dolente (ovviamente in linea con gli “affetti” illustrati dal testo po-etico) realizzata mediante un magistrale uso del cromatismo. Oppure, ancora, pen-siamo al secondo brano il cui incipit (Trahe me post te, curremus = attirami dietro a me, corriamo) trova la propria concretiz-zazione sonora in un canone tra le voci che allude, per l’appunto, al rincorrersi descrit-to nei versi. Ma le intenzioni retorico-musicali non si limitarono esclusivamente all’abbondante ricorso ai madrigalismi, ma si riverberaro-no sull’intera raccolta; Palestrina, infatti, fece un’accurata selezione all’interno del testo biblico spesso sovvertendo l’ordine dei brani prescelti. Accade, per esempio, con il mottetto n. 8 (Ecce tu pulcher es) e 11 (Sicut lilium inter spinas) che nella raccol-ta risultano separati sebbene nel testo bi-blico i loro testi siano contigui (rispettiva-mente Ct. 1,16-2,1 e Ct. 2,2-3). Questa sorta di ricomposizione e riorganizzazio-ne musicale dei dialoghi del Cantico dei Cantici si accompagna a una concezione decisamente organica dell’intera raccolta

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che il compositore evidentemente concepì come un corpus compatto, un vero e pro-prio continuum narrativo i cui elementi non dovrebbero essere separati gli uni da-gli altri. Se ne ha indubbia evidenza con i mottetti n. 14 (Vox dilecti mei) e n. 15 (Sur-ge, propera amica mea); il primo termina con le parole «loquitur mihi...» (mi dice...) lasciando in sospeso il contenuto dell’e-nunciazione affidato al brano successivo. Il Canticum palestriniano, pertanto, non è solo una superba raccolta di mottetti ma-drigalisticamente connotati, ma nel suo

complesso può essere inteso come una sorta di poema musicale ripartito in venti-nove brani che, uno dopo l’altro, racconta-no un’appassionata e sensualissima storia d’amore o una raffinata allegoria dell’Amo-re spirituale; ogni ascoltatore può inter-pretare come crede. Ciò che conta è che questa raccolta fu da subito un successo che prima del 1600 godette di non meno di sei ristampe; evidentemente già i contem-poranei la percepirono come un autentico capolavoro dell’arte di Palestrina. Allora come oggi!

1 Osculetur meOsculetur me osculo oris sui,quia meliora sunt ubera tua vino,fragrantia unguentis optimis.Oleum effusum nomen tuum,ideo adulescentulae dilexerunt te.

2 Trahe me post teTrahe me post te, curremus in odorem unguentorum tuorum.Introduxit me rex in cellaria sua,exultabimus et laetabimur in te,memores uberum tuorum super vinum.Recti diligunt te.

3 Nigra sum sed formosaNigra sum, sed formosa, filiæ Jerusalem,sicut tabernacula Kedar, sicut pelles Salomonis.

Nolite me considerare quod fusca sim,quia decoloravit me sol;Filii matris meæ pugnaverunt contra me,posuerunt me custodem in vineis.

4 Vineam meam non custodiviVineam meam non custodivi.Indica mihi quem diligit anima mea,ubi pascas, ubi cubes in meridie,ne vagari incipiam post greges sodalium tuorum.

1. Osculetur meMi baci con i baci della sua bocca! Perché il tuo amore inebria più del vino. Inebrianti sonoi tuoi profumi per la fragranza, il tuo nome è unguento che si effonde, per questo le ragazze ti amano.

2. Trahe me post teTrascinami con te, corriamoal profumo dei tuoi unguenti! Nelle tue stanze, re, fammi entrare: esulteremo e gioiremo, il tuo amore inebria più del vino, a ragione ti si ama!

3. Nigra sumSono nera, ma bella,o figlie di Gerusalemme, come le tende di Kedar, come i tappeti di

[Salomone. Non guardate se sono scura, è il sole che mi ha bruciata. I figli di mia madre si sono infuriati con me: mi hanno posto a guardia delle vigne.

4. Vineam meam non custodiviLa mia vigna, non l’ho custodita. Dimmi, o amore dell’anima mia, dove pascoli il tuo gregge? Dove a mezzogiorno lo fai riposare? Perché io non vaghi, velata, tra i greggi dei tuoi

[compagni.

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5 Si ignoras teSi ignoras te, o pulchra inter mulieres,egredere et abi post vestigia gregum tuorumet pasce hædos tuos iuxta tabernacula pastorum.Equitatui meo in curribus Pharaonis adsimilavi te amica mea.

6 Pulchrae sunt genae tuaePulchrae sunt genae tuae sicut turturis,collum tuum sicut monilia.Murenulas aureas faciemus tibivermiculatas argento.Dum esset rex in accubitu suo,nardus mea dedit odorem suavitatis.

7 Fasciculus myrrhaeFasciculus myrrhae dilectus meus mihi,inter ubera mea commorabitur.Botrus cypri dilectus meus mihi, in vineis Engaddi.Ecce tu pulchra es, amica mea,ecce tu pulchra es, oculi tui columbarum.

8 Ecce tu pulcher esEcce tu pulcher es, dilecte mi, et decorus.Lectulus noster floridus,tigna domorum nostrarum cedrina, laquearia cypressina.Ego flos campi, et lilium convallium.

5. Ignoras teSe non lo sai, o bellissima tra le donne, segui le orme del gregge pascola le tue caprette tra le capanne dei pastori. Una cavalla del cocchio del Faraone mi sembri, amica mia.

6. Pulchræ sunt genæ tuæBelle le tue guance fra i pendenti, il tuo collo fra i giri di perle. Per te faremo monili d’oro, con fili d’argento. Mentre il re è nel suo recinto, il mio nardo spande il suo profumo.

7. Fasciculus myrrhæUn sacchetto di mirra è per me il mio amico, riposa tra i miei seni. Il mio diletto è per me un grappolo di cipro nelle vigne di Engàddi. Come sei bella, amica mia, come sei bella! Hai per occhi colombe.

8. Ecce tu pulcher esCome sei bello, amico mio, incantevole.Il nostro letto è di fiori, cedri le travi della nostra casa, cipressi il nostro soffitto. Io sono un fiore del campo, un giglio delle valli.

9 Tota pulchra esTota pulchra es, amica mea, et macula non est in te.veni de Libano, sponsa mea, veni, coronaberis de capite Amana,de vertice Sanir et Hermon,de cubilibus leonum, de montibus pardorum.

bl Vulnerasti cor meumVulnerasti cor meum, soror mea, sponsa,vulnerasti cor meum in uno oculorum tuorum

et in uno crine colli tui.Quam pulchrae sunt mammae tuae, soror mea, sponsa.Pulchriora sunt ubera tua vino, et odor unguentorum tuorum super omnia aromata.

bm Sicut lilium inter spinasSicut lilium inter spinas, sic amica mea inter filias. Sicut malus inter ligna silvarum, sic dilectus meus inter filios.Sub umbra illius quem desideraveram sedi et fructus eius dulcis gutturi meo.

bn Introduxit me rexIntroduxit me rex, in cellam vinariam,ordinavit me charitatem.Fulcite me floribus,stipate me malis.Quia amore langueo.

9. Tota pulchra esTutta bella sei, amica mia, in te nessuna macchia. A me dal Libano, sposa, vieni! Avanza dalla cima dell’Amanàh, dalle vette del Senìr e dell’Èrmon, tane dei leoni, monti dei leopardi.

10. Vulnerasti cor meumHai stravolto il mio cuore, sorella mia e sposa, hai stravolto il mio cuore con un solo tuo

[sguardo, con una perla sola della tua collana! Meravigliose le tue carezze, sorella mia e sposa, meravigliose più del vino le tue carezze. E l’odore dei tuoi profumi sorpassa tutti gli aromi.

11. Sicut lilium inter spinasCome un giglio fra i cardi, così la mia amata tra le ragazze. Come un melo tra gli alberi del bosco, il mio amato tra i maschi. Mi rannicchio alla sua ombra, che desidero e il suo frutto è dolce al mio palato.

12. Introduxit me rexIl re mi ha introdotto nella cella del vino e il suo vessillo su di me è amore. Sostenetemi con focacce d’uva, rianimatemi con mele. Sono malata d’amore!

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bo Laeva eiusLæva eius sub capite meus,et dextera illius amplexabitur me.Adiuro vos, filiæ Jerusalem,per capreæ cervosque camporum,ne suscitetis neque evigilare facietis dilectam,quoadusque ipsa velit.

bp Vox dilecti meiVox dilecti mei: ecce iste venit saliens in montibus, transiliens colles.Similis est dilectus meus capreae, hinnuloque cervorum.En ipse stat post parietem nostrum perspiciens per fenestras, prospiciens per cancellos.En dilectus meus loquitur mihi.

bq Surge, propera, amica meaSurge, propera, amica mea,speciosa mea, et veni.Iam enim hiems transiit, imber abiit et recessit, flores apparuent in terra nostra,ficus protulit gressos suos.Vineæ florentes dederunt odorem suum.

br Surge, amica meaSurge, amica mea, speciosa mea, et veni, columba mea, in foraminibus petræ, in caverna maceriæ.

Ostende mihi faciem tuam,

13. Læva eiusLa sua sinistra è sotto la mia testa e la sua destra mi abbraccia. Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, per le gazzelle o per le cerve dei campi: non destate, non risvegliate il mio amore, finché essa non voglia.

14. Vox dilecti meiUna voce! Il mio Amato! Eccolo, viene, salta per i monti, balza per le colline. Somiglia il mio diletto a una gazzella o a un cucciolo di cervo. Ecco, si ferma dietro il nostro muro; guarda dalla finestra, spia attraverso le grate. Parla e dice l’Amato mio:

15. Surge, propera amica meaAlzati, amica mia, mia bella, e vieni! Ecco, l’inverno è passato, la pioggia è cessata, se n’è andata; i fiori sono apparsi nei campi, Il fico mette le prime gemme, i fiori della vite mandano odori.

16. Surge, amica meaAlzati, amica mia, mia bella, e vieni o mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia,

[nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso,

sonet vox tua in auribus meis, vox enim tua dulcis et facies tua decora.

bs Dilectus, meus mihiDilectus meus mihi, et ego illi,qui pascitur inter liliadonec adspiret dies et inclinentur umbrae.Revertere, similis esto dilecte mi capreae,hinnuloque cervorum super montes Bether.

In lectulo meo per noctes quaesivi,quem diligit anima mea;quaesivi illum et non inveni.

bt Surgam et circuibo civitatemSurgam et circuibo civitatemper vicos et plateas,quaeram quem diligit anima mea,quaesivi illum et non inveni.

bu Adiuro vos filae JerusalemAdiuro vos filiae Jerusalem,si inveneritis dilectum meum,ut nuntietis ei, quia amore langueo.Qualis est dilectus tuus ex dilecto,o pulcherrima mulierum,Qualis est dilectus tuus ex dilectoquia sic adiurasti nos?Dilectus meus candidus et rubicundus;electus ex millibus.

fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave, incantevole il tuo

[viso.

17. Dilectus meus mihiIl mio Amato è per me e io per lui: pascola tra i gigli. Prima che spiri la brezza del giorno e si allunghino le ombre, ritorna, amico mio, che somigli alla gazzella o al cerbiatto,

[sopra i monti di Bèter. Sul mio letto, la notte, ho cercato colui che il mio cuore ama; l’ho cercato, ma non l’ho trovato.

18. Surgam et circuibo civitatemMi alzerò e farò il giro della città;per le strade e per le piazze;cercherò colui che il mio cuore ama.L’ho cercato, ma non l’ho trovato.

19. Adiuro vos filiæ JerusalemIo vi scongiuro, figlie di Gerusalemme,se incontrate il mio Amato, che cosa gli direte? Che muoio d’amore!Che avrà il tuo Amato più d’ogni altro amante, o tu, la più bella tra le donne? Che avrà il tuo Amato più d’ogni altro amanteperché tu così ci scongiuri?Bianco e rosso, è l’Amato mioriconoscibile tra migliaia.

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cl Caput eiusCaput eius aurum optimumComæ eius, sicut elatæ palmarum,nigræ quasi corvus.Oculi eius sicut columbæsuper rivulos aquarum,quæ lacte sunt lotæet resident juxta fluenta plenissima.Genae illius sicut areolae aromatum.

cm Dilectus meus descenditDilectus meus descendit in hortum suumad areolam aromatum,ut ibi pascatur in hortiset lilia colligat.Ego dilecto meo et dilectus meus mihi,qui pascitur inter lilia.

cn Pulchra esPulchra es amica mea,suavis et decora sicut Jerusalem,terribilis ut castrorum acies ordinata.Averte oculos tuos a mequia ipsi me avolare fecerunt.

co Quae est istaQuae est ista quae progrediturquasi aurora consurgens,pulchra ut luna, electa ut sol,terribilis ut castrorum acies ordinata?

20. Caput eiusIl suo capo è oro puro, grappoli di palma, neri come il corvo i suoi capelli. I suoi occhi, colombesu ruscelli di acqua;i suoi denti bagnati nel latte, incastonati con perfezione. Le sue guance aiuole di balsamo, giardini d’erbe

[aromatiche.

21. Dilectus meus descenditIl mio Amato è sceso nel suo giardino tra le aiuole di balsamo a pascolare nei giardini e a cogliere gigli. Io sono per il mio Amato e il mio Amato è per me; pascola tra i gigli.

22. Pulchra esSei bella, amica mia, leggiadra come Gerusalemme, terribile come esercito schierato in battaglia. Distogli da me i tuoi occhi, perché mi fanno impazzire.

23. Quæ est istaChi è costei che appare come l’aurora, bella come la luna, fulgida come il sole, terribile come esercito schierato in battaglia?

cp Descendi in hortum nucumDescendi in hortum nucumut viderem poma convalliumet inspicerem si floruisset vineaet germinassent mala punica.

cq Quam pulchri suntQuam pulchri sunt gressus tuiin calceamentis, filia principis, juncturæ femorum tuorumsicut moniliaquæ fabricata sunt manus artificis;umbilicus tuus crater formatilis,nunquam indigens poculis.Venter tuum sicut acervus tritici,vallatus liliis.

cr Duo ubera tuaDuo ubera tua, sicut duo hinnuli gemelli capreæ.Collum tuum sicut turris eburnea,oculi tui sicut piscinæ in Hesebon,quæ sunt in porta, filiæ multitudinis.Nasus tuus sicut turris Libani,quæ respicit contra Damascum.Caput tuum ut Carmelos,et comæ capitis tuisicut purpura regis iuncta canalibus.

cs Quam pulchra es et quam decoraQuam pulchra es, et quam decora, carissima, in deliciis.Statura tua adsimilata est palmæ

24. Descendi in hortum nucumSono sceso nel Giardino dei Noci per vedere i germogli dei ruscelli, per osservare la vite fiorire, e i melograni sbocciare.

25. Quam pulchri sunt gressus tuiCome son belli i tuoi piedi nei sandali, figlia di principe! Le curve dei tuoi fianchi sono come monili, lavorate da mani d’artista. La tua vulva è una coppa rotonda mai secca d’odoroso liquore. Il tuo ventre è una manata di grano, contornato da gigli.

26. Duo ubera tuaI tuoi seni come due cerbiatti, gemelli di gazzella. Il tuo collo una torre d’avorio; i tuoi occhi sono come i laghetti di Hesbòn, alla porta di Bat-Rabbìm; il tuo naso come torre del Libano sentinella verso Damasco. Il tuo capo si erge su di te come il Carmelo, le sue chiome come la porpora; un re è rimasto incatenato dalle tue trecce.

27. Quam pulchra esCome sei bella, e quanto piacevolenelle tue delizie d’amore! La tua statura somiglia a una palma

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De labyrinthoNasce nel 2001 dalla volontà di Walter Testolin di riunire alcuni dei più validi interpre-ti italiani del repertorio rinascimentale e pre-classico,per divulgare la grande musica vocale del Rinascimento e in particolare l’opera di Josquin Desprez.Determinante nelle scelte interpretative di De labyrintho è il percepire la Musica come linguaggio superiore e come risultato quintessenziale di suono, parola, pensiero e sim-bolo, fondamentale è il rapporto col testo cantato e i suoi significati profondi: carat-teristiche che rendono particolarmente espressive e intense le esecuzioni del gruppo.

et ubera tua botris.Dixi: ascendam in palmam et apprehendam fructus eius;et erit ubera tua sicut botri vineæ et odor oris tui sicut odor malorum.

ct Guttur tuumGuttur tuum sicut vinum optimum, dignum dilecto meo ad potandum,labiisque et dentibus illius ad ruminandumEgo dilecto meo et ad me conversio eius.

cu Veni, dilecte miVeni, dilecte mi, egrediamur in agrum, commoremur in villis, mane surgamus ad vineas, videamus si floruit vinea, si flores fructus parturiunt, si floruerunt mala punica: ibi dabo tibi ubera mea.

a grappoli i tuoi seni. Ho detto: “Salirò sulla palma,afferrerò i rami più alti; e mi siano i tuoi seni come grappoli di vite e il profumo del tuo respiro come quello

[dei meli”.

28. Guttur tuumLa tua bocca è come vino squisito, che scorre dritto verso il mio diletto e fluisce sulle labbra e sui denti! Io sono del mio Amato, il suo desiderio

[è su di me.

29. Veni, dilecte miVieni, mio Amato, usciamo per la campagna,passiamo la notte nei villaggi. Al mattino scenderemo alle vigne; vedremo se la vite ha germogliato , se i fiori sono sbocciati, se sono fioriti i melograni: là ti darò il mio latte.

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Interpreti

Fin dall’uscita del primo disco, dedicato alla musica composta da Josquin per la corte di Ercole I d’Este e pubblicato dal mensile musicale Amadeus, l’ensemble è stato segna-lato dalla stampa internazionale come uno dei più validi e rappresentativi interpreti del repertorio rinascimentale polifonico, premiato con prestigiosi riconoscimenti dalla critica (Gramophone Critics’ Choice 2004, Premio Amadeus 2008 per il Miglior disco dell’Anno, Klaraprijzen 2007 – dalla Radio di Stato Belga di lingua fiamminga – come artista emergente, per citarne solo alcuni) ed è costantemente presente nella programmazione dei canali radiofonici di musica classica in tutto il mondo. È stato inoltre l’unico gruppo vocale a essere incluso nel disco che ha raccolto il meglio di sessanta edizioni di “Musica e Poesia a S. Maurizio”, prestigiosa rassegna di musica antica organizzata dalla Società del Quartetto di Milano. Invitato a tenere il concerto di chiusura del Festival Symposium “Josquin & the Sublime” (a Middelburg, in Olanda nel luglio 2009), De labyrintho è stato definito «oggi forse la compagine più esperta al mondo nel cavare dalle note di Josquin Desprez quella musica così sublime, struggente, intimamente umanista, che lo fece paragonare a Michelangelo e Raffaello».www.delabyrintho.com/old

Discografia:Josquin Desprez: Musica per Ercole I d’Este - Stradivarius 2004, Amadeus, 2005Josquin Desprez: Circumdederunt me - E lucevan le stelle, 2005Josquin Desprez: Musica Symbolica - Stradivarius, 2005Orlando di Lasso: Prophetiæ Sibyllarum - Stradivarius, 2007Carlo Gesualdo: Responsoria Sabbati Sancti - Stradivarius, 2009 (con Vittorio Ghielmi)Giovanni Pierluigi da Palestrina: Canticum Canticorum - Amadeus, 2013

Amadeus n. 283

Periodico registrato al Tribunale di Milano 186/19-03-1990 e 2013 s.r.l.

Direttore responsabile Gaetano Santangelo - Redazione Andrea Milanesi - Grafica Dario Codognato Impaginazione Riccardo Santangelo

Registrazione aprile 2010, Chiesa di Santa Maria e San Zenone, Zugliano (VI)Direzione artistica Daniele Cernuto

Tecnico del suono Marco Taio

In copertina Walter Testolin (foto di Lorenzo Franzi)

N.B.: I testi latini e le traduzioni in italiano dei mottetti sono disponibili unicamente presso il sito internet di Amadeus (www.amadeusonline.net),

scaricabili all’indirizzo www.amadeusonline.net/books/201306.pdf