Pagine da Scienza e movimento 8

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FITNESS E PREVENZIONE 5 Scienza e Movimento - N. 8 Ottobre-Dicembre 2016 >> Nell’ultimo decennio l’auto-massaggio mio- fasciale è diventata una pratica sempre più comune per sostituire i metodi tradizionali di massaggio, così che un massaggiatore profes- sionista non sia più necessario. Tuttavia, ci sono dati clinici limitati che dimostrano l’efficacia o il meccanismo di questo trattamento e dell’utiliz- zo dell’attrezzo con cui vengono effettuati. Durante un allenamento, ma anche con le nor- mali attività quotidiane, sottoponiamo il nostro organismo a continui stress fisici e mentali. Lo stress fisico induce modificazioni muscolari e lesioni da sforzo ripetitivo, causando squilibri muscolari e infiammazioni, che possono porta- re a una causa di aumento della tensione mu- scolare, promuovere la formazione di bande tese o punti trigger nel miofasciale, che può svilupparsi in sindrome del dolore miofasciale (Kanghoon Kim, 2014). Negli ultimi anni nelle palestre e nei centri spor- tivi è sempre più presente un nuovo e piccolo attrezzo che, sebbene possa sembrare l’enne- sima moda di oggetti inutili per il fitness, è un valido aiuto nell’allenamento e nell’alleviare i dolori dovuti ad esso: il foam roller. INTRODUZIONE di Giuseppe Berardi Foam roller NOTE SULL’AUTORE Giuseppe Berardi Laureato in Scienza delle attività motorie e sportive presso l’Università di Foggia E-mail: [email protected]

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5Scienza e Movimento - N. 8 Ottobre-Dicembre 2016

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Nell’ultimo decennio l’auto-massaggio mio-fasciale è diventata una pratica sempre più comune per sostituire i metodi tradizionali di massaggio, così che un massaggiatore profes-sionista non sia più necessario. Tuttavia, ci sono dati clinici limitati che dimostrano l’e� cacia o il meccanismo di questo trattamento e dell’utiliz-zo dell’attrezzo con cui vengono e� ettuati. Durante un allenamento, ma anche con le nor-mali attività quotidiane, sottoponiamo il nostro organismo a continui stress � sici e mentali. Lo stress � sico induce modi� cazioni muscolari e lesioni da sforzo ripetitivo, causando squilibri

muscolari e in� ammazioni, che possono porta-re a una causa di aumento della tensione mu-scolare, promuovere la formazione di bande tese o punti trigger nel miofasciale, che può svilupparsi in sindrome del dolore miofasciale (Kanghoon Kim, 2014).

Negli ultimi anni nelle palestre e nei centri spor-tivi è sempre più presente un nuovo e piccolo attrezzo che, sebbene possa sembrare l’enne-sima moda di oggetti inutili per il � tness, è un valido aiuto nell’allenamento e nell’alleviare i dolori dovuti ad esso: il foam roller.

INTRODUZIONE

di Giuseppe BerardiFoam roller

NOTE SULL’AUTORE

Giuseppe Berardi Laureato in Scienza delle attività motorie e sportive presso l’Università di FoggiaE-mail: [email protected]

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13Scienza e Movimento - N. 8 Ottobre-Dicembre 2016

Le lesioni del tendine di Achille sono frequente-mente associate all’impatto di carichi ripetitivi dovuti alla corsa o al salto. In generale tutti gli sport ne sono coinvolti, dall’atletica leggera al calcio, alla pallacanestro, alla pallavolo, alla gin-nastica artistica, al tennis, ecc. I fattori principali che hanno come risultato un danno al tendine di Achille sono gli errori nell’allenamento, come un brusco aumento dell’attività, un improvviso aumento dell’inten-sità dell’allenamento (distanza, frequenza), una ripresa dell’allenamento dopo un lungo perio-do di inattività e la corsa su terreni irregolari e cedevoli.

Le disfunzioni dell’achilleo possono anche essere messe in relazione con problemi posturali (ad es. pronazione), con scarpe scadenti (solitamente con uno scarso supporto al retropiede) e con un complesso gastrosoleo poco estensibile. La rottura sottocutanea del tendine d’Achille è una evenienza abbastanza frequente negli atleti, soprattutto al di sopra dei 30 anni, che praticano attività di corsa e di salto. Sono state riscontrate rotture del tendine di Achille in soggetti trattati con antibiotici � uorochinolonici; pertanto è bene non utilizzare questi farmaci, quando non sia proprio necessario.

Analisi cinematica del passo e valutazione post-riabilitativa nelle lesioni del tendine di Achille

NOTE SULL’AUTORE

Cristian BerardiProf. in Scienze motorie e sportive, Dr. di ricerca in discipline dell’attività motorie e sportive, preparatore fi sico (cristian.berardi@nonsolofi tness.it)

INTRODUZIONE

di Berardi C Ph. D., in collaborazione con Bartolomeo M., Pasta M.

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19Scienza e Movimento - N. 8 Ottobre-Dicembre 2016

Nel corso dell’anno 2015 ho svolto attività di Tutor sportivo per il CONI Lazio presso l’Istituto Comprensivo San Nilo di Grottaferrata.

Durante l’anno scolastico, dopo aver ricevuto le relative autorizzazioni da parte dei dirigenti scolastici e dei genitori, ho e� ettuato uno stu-dio con delle visite podologiche sui bambini della scuola primaria, dalla classe prima � no alla quinta elementare. Lo studio si è avvalso dell’utilizzo di un podo-scopio con cui ho potuto valutare l’appoggio

plantare dei bambini, arrivando così a stabilire l’incidenza statistica di alterazioni dell’appog-gio plantare nella scuola primaria su 114 sog-getti, dai 6 agli 11 anni.

Attraverso l’analisi dell’appoggio plantare su podoscopio dei 114 bambini e la somministra-zione di speci� ci test, ho valutato la presenza di piede piatto o piede cavo sui soggetti, riuscen-do inoltre a stabilire l’incidenza per fascia d’età sul campione analizzato e le relative correlazio-ni posturali a livello di retropiede e ginocchio.

Alterazioni dell’appoggio plantare e correlazioni posturali: indagine nella scuola primaria

NOTE SULL’AUTORE

Fabio MarinoDottore in Podologia (con lode)Dottore in Scienze Motorie (con lode)Docente Nonsolofi tnessAutore dei volumi “Postura e attività motoria” e “A scuola di salute”.

di Fabio Marino

LO STUDIO

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27Scienza e Movimento - N. 8 Ottobre-Dicembre 2016

Gli aminoacidi rami� cati (in inglese BCAA, acronimo di Branched chain amino acids) sono tre amminoacidi che costituiscono, insieme a triptofano, treonina, lisina, fenilalanina e me-tionina, il gruppo di amminoacidi de� niti come “essenziali”, in quanto devono essere introdotti obbligatoriamente attraverso l’alimentazione (Coombes, McNaughton 2000).

Gli amminoacidi rami� cati sono presenti in quantità relativamente abbondante nel cibo,

costituendo circa il 20% dell’intake proteico quotidiano (Herman et al. 2010). Gli atleti di endurance sfruttano la loro funzione anticatabolica per contrastare la perdita di mas-sa muscolare, inibire il senso di fatica e ridurre l’insorgenza di dolori muscolari a scoppio ritar-dato (DOMS).

Ad oggi sono largamente di� usi nel mondo de-gli sport di potenza, per esaltare la sintesi pro-teica e sostenere allenamenti estenuanti.

NOTE SULL’AUTORE

Dott. Giulio MerliniLaurea Magistrale con Lode e menzione accademica in Scienze e Tecniche Avanzate dello Sport, Sport Nutrition Specialist presso l’ISSN, Laureando in Scienze della Nutrizione. Docente NonSoloFitness, Docente FIPE [email protected]

A cura del Dr. Giulio Merlini BCAA E SPORT

INTRODUZIONE

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33Scienza e Movimento - N. 8 Ottobre-Dicembre 2016

La resistenza è quella capacità fi sica che per-mette di sostenere un determinato sforzo il più a lungo possibile contrastando il fenomeno della fatica. Questa capacità rientra tra quelle condizionali necessarie per aff rontare qualsiasi disciplina sportiva.

Per sviluppare la capacità di resistenza si svolge un lavoro di training specifi co secondo le pecu-liarità della disciplina sportiva praticata.Tra i principali fattori che infl uiscono sulla resi-stenza possiamo distinguere:

1. fattori fi siologici: riguardano la fun-zionalità dei processi metabolici del sistema cardio-circolatorio e degli ap-parati cardio-respiratorio e neuro-mu-scolare;

2. fattori psicologici: riguardano la ca-pacità mentale di aff rontare lo sforzo fi sico;

3. fattori tecnici: riguardano la capacità di eseguire in maniera corretta il gesto tecnico.1

La resistenza nella preparazione atletica del danzatore

NOTE SULL’AUTORE

Romeo Cuturidott. in Fisioterapia, dott. in Scienze motorie e sport, fi sioterapista presso studio Anconeo, Milano. [email protected]

di R. Cuturi, O. De Bartolomeo, S. Benedetti, E. Fasolo

NOTE SULL’AUTORE

Omar De Bartolomeomedico chirurgo specialista in Ortopedia e Traumatologia, PhD in Scienze morfologiche Università degli Studi di Milano. Ortopedico Teatro Alla Scala e medico Scuola di Ballo Teatro Alla Scala. [email protected]

NOTE SULL’AUTORE

Sara Benedettidott.ssa in Fisioterapia, fi sioterapista del corpo di ballo e della scuola di ballo del Teatro Alla Scala. fi sioterapista presso studio Anconeo, Milano. [email protected]

NOTE SULL’AUTORE

Eva Fasolodott.ssa in Fisioterapia, fi sioterapista della scuola di ballo del Teatro Alla Scala. Fisioterapista presso studio Anconeo, Milano.

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39Scienza e Movimento - N. 8 Ottobre-Dicembre 2016

Introducendo le potenzialità e le metodiche di allenamento della resistenza in età evolutiva sarà opportuno, in primo luogo, aff rontare per sommi capi cosa intendiamo per resistenza e quanti tipi di resistenza è possibile individuare.In senso generale, defi niamo la resistenza come: la capacità di svolgere un gesto, ovvero un lavoro muscolare (generalmente contro esi-gue resistenze), per il più lungo periodo di tem-po possibile1.

Anche in questo caso, parlando di carichi o re-sistenze, ci si riferisce a tutte le possibili interfe-renze che si oppongono allo svolgimento di un lavoro muscolare. Compresa l’inerzia, l’attrito, il peso corporeo, l’uso di carichi esterni, ecc.Da un punto di vista dell’impegno muscolare la resistenza può essere specifi ca, se richiede l’intervento di pochi gruppi muscolari, o gene-rale, se sollecita in modo massivo o globale la muscolatura e l’organismo, con particolare rife-

NOTE SULL’AUTORE

Dott. Pierluigi De Pascalis Laureato in Scienze Motorie, è responsabile della formazione e divulgazione scientifi ca di NonSoloFitness e professore a contratto presso l’Università degli studi di Foggia ([email protected], www.depascalis.net).

DAL WEBTRATTO DA WWW.NONSOLOFITNESS.IT

L’espressione e la sollecitazione della resistenza nel corso dell’età evolutivadi Pierluigi De Pascalis

1P. De Pascalis, “A scuola di fi tness”, 4a ed., Calzetti & Mariucci Editori

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45Scienza e Movimento - N. 8 Ottobre-Dicembre 2016

di Flavio Volontà

Il presente articolo si propone di fornire un sin-tetico quadro d’insieme circa le possibili forme giuridiche utilizzabili da chi intenda aprire una palestra od un centro sportivo. La scelta del mo-dello societario è un momento estremamente delicato poiché avrà conseguenze rilevanti sulla vita e sulla gestione della società /associazione.

La sintetica trattazione che segue non intende in alcun modo sostituirsi agli imprescindibili appro-fondimenti con i professionisti di riferimento - da individuarsi principalmente nelle fi gure del com-mercialista e dell’avvocato – che dovranno valuta-re tutti gli elementi concreti del singolo caso.

L’analisi inizierà con la forma giuridica oggi pre-valente, in special modo in realtà di piccole o medie dimensioni e non facenti parte di grandi network, che è quella dell’associazione sportiva dilettantistica.

Tale ultima, difatti, off re un ampio numero di vantaggi e agevolazioni, pur a fronte di alcuni inevitabili limiti. La critica forse maggiore che può essere mossa oggi a questa vantaggiosa opzione è che la stes-sa venga spesso adottata quale soluzione quasi “automatica” ed oltre i limiti che le sono conna-turati.

L’avvocato risponde

NOTE SULL’AUTORE

Flavio VolontàHa studio in Torino e svolge la professione prevalentemente in ambito penale, avendo altresì specifi ca competenza in questioni giuridiche che riguardano lo sport e la salute.fl [email protected]

MODELLI SOCIETARI PER L’APERTURA DI UNA PALESTRA

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