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i i n n l l i i b b r r e e r r i i a a pagina 4 19 dicembre 2009 MobyDICK meno male che ci ha pensa- to la Pantera Rosa, a fargli incontrare la Musica con la maiuscola. Sennò ce lo sa- remmo sognati un disco godibile come Someway Still I Do. Lui è Alessandro Magnanini, viene da Reggio Emilia, è chitarrista, com- positore, produttore discografico e spesso ricorda di quando aveva cinque anni «e tutto intorno era buio. Un buio nero pesto. Mi trova- vo in un vecchio cinema di quart’ordine, dove da anni non si proiettavano prime visioni. A un tratto la luce dello schermo si co- lorò di fucsia vivo e un suono im- provviso mi prese allo stomaco. Era un accordo di pianoforte: trop- po complicato per me. Era l’accor- do che apriva il tema di The Pink Panther». Già. Il pezzo forte di Henry Mancini, anno di grazia 1963. La lounge music che tutt’a un tratto incontra l’Ispettore Clou- seau. Apriti cielo. Folgorato sulla via dell’easy liste- ning, Alessandro è un ragazzino quando comincia a comporre mu- sica. Poi si concentra sul linguag- gio del jazz: quello che si evolve ruotando attorno a Duke Ellington, Miles Davis, Bill Evans, John Col- trane, Stan Getz, Antonio Carlos Jobim,Wes Montgomery, Ella Fitz- gerald… E che brilla negli accordi di Barry Galbraith, chitarrista della Pennsylvania. Non perde tempo, il talentuoso Magnanini. Dove c’è da suonare, suona: nei club e nei tea- tri d’Italia, è tra i fiori all’occhiello della Jazz Art Orchestra. E vola ol- treoceano, al San Francisco Jazz Festival, a raccogliere applausi. Ma c’è da affinare, in sala d’incisione, il background tecnico-produttivo. E allora, nel 2005, si mette a colla- borare col bolognese Cesare Cre- monini che ha mandato in soffitta la 50 Special dei Lùnapop per fare il cantautore. Lo segue come stru- mentista e gli arrangia le parti or- chestrali. L’anno dopo, s’inventa col catanese Mario Biondi il successo mondiale di This Is What You Are e dirige dal vivo i venticinque ele- menti della Duke Orchestra. Ora è pronto a far tutto da solo, pedinan- do quel «facile ascolto» anni Ses- santa che rimeggiava col jazz: quel- lo del tedesco Claus Ogerman, del- la saudade vocale di Astrud Gilber- to, dell’ugola adrenalinica di Shir- ley Bassey. Quello che nei dodici brani di Someway Still I Do ac- chiappa la spontaneità del pop, coc- cola il mood orchestrale del jazz e presta orecchio a certe colonne so- nore (The Pink Panther Theme, sbucato fuori dal buio di quel cine- ma emiliano, insegna). E bravo Alessandro Magnanini. Che oltre- tutto hai proposto di interpretare la tua fior di lounge a un crooner co- me Liam McKahey dei Cousteau: spumeggiante nei refrain stile Burt Bacharach di Livin’ My Life e So- meway Still I Do, bossanovista in But Not For You. Jenny B, invece, intona la «cinematica» Open Up Your Eyes, si dà alla bossa con So Long, Goodbye e sembra proprio la Shirley Bassey dei tempi d’oro, quando prende di petto Secret Lo- ver. E poi altre donne, altre magie: Rosalia De Souza, che con L’estate è qua rispolvera il mito della «ra- gazza di Ipanema»; Renata Tosi, perfettamente sintonizzata col jazz-samba di Stay Into My Life; Stefania Rava, persuasiva e cool fra le pieghe di Something Fine, come la migliore OrnellaVanoni. Infine, i tre strumentali che sono un prodi- gio d’alta classe: Greetings From Here, che parte dal sussurro vellu- tato di una tromba per poi evolver- si in bossanova; Suddenly..., avvi- luppante come un tango di Astor Piazzolla; Blind Date Blues, pia- noforte da sogno, l’abbraccio del- l’orchestra, un coro che scivola via immedesimandosi con Ray Con- niff. Sublime, come tutto il resto. Alessandr o Magnanini, Someway Still I Do, Schema/F amily Affair , 18,90 eur o E «L a vita è quello che ti succede mentre sei impegnato a fare altri progetti», cantava John Lennon in Beautiful Boy. E i momenti im- previsti, alcuni drammatici, altri gloriosi, che hanno determinato l’esistenza del grande beatle, sono raccolti in una preziosa biografia fotografi- ca, John Lennon - Una rivoluzione in musica (White star, 272 pagine, 38,00 euro) a cura di John Blaney. Un lavoro in cui le fonti di ispirazio- ne del cantautore sfilano in pregevoli stampe ca- paci di rendere conto di una creatività unica e di un percorso che lo trasformò in un’icona del se- colo scorso. Grazie alla consulenza della moglie Yoko Ono, che ha fornito utili consigli e immagi- ni inedite, il book raccoglie frammenti significa- tivi di una vita spesa al servizio della musica, del- la politica e della spiritualità. Alle classiche foto di famiglia, si alternano documenti che testimo- niano i rapporti con gli altri di Liverpool, l’origi- ne dei brani più famosi e le prese di posizione for- tissime su Vietnam, pacifismo e droghe. Uno sli- deshow della nostra storia recente. m mo on nd do o r r i i v vi i s s t te e «Q uando cominciarono a registrare il primo lp, gennaio 1988, i Nirvana non potevano contare su un nome definitivo, avevano solo una manciata di brani pronti da registrare e un batte- rista che sarebbe cambiato di lì a poco. La Sub Pop non era ancora una casa discografica e Kurt e compagni non possedevano il becco di un quat- trino». La storiografia ufficiale presenta così il debutto di Cobain e soci, band da molti conside- rata come l’ultima capace di aggiungere qualco- sa alla storia del rock. A più di vent’anni dal cla- moroso debutto di Bleach, che costrinse a torna- re sui suoi passi riviste come Rolling Stone e Me- lody Maker, che avevano passato il disco sotto si- lenzio, l’opera prima dei Nirvana torna negli scaf- fali musicali in deluxe edition. Per l’occasione, ol- tre all’intero album originale, l’edizione speciale integra il live tenuto dai Nirvana nel 1990 al Pine Street Theatre di Seattle. Per tornare a sentire l’ultimo grande rock che chiuse il Novecento. «A merican rock-folk in un certo senso ab- bastanza classico, diciamo che sono un po’ le stesse coordinate su cui si muovevano an- che alcune cose di O’Rourke, nonostante questo proprio le sporcature e qualche feedback ne fa- rebbero la parte più interessante: è solo un pec- cato siano pochi momenti. La traccia conclusiva di questo lavoro che gli yankee descriverebbero decisamente come “guitar (ma anche organ) dri- ven”manca solo della voce di Neil Young per ave- re tutto quello che serve a un pezzo per rifarsi a quello che potremmo definire “root” o ”vintage”». Andrea Ferraris presenta così su sodapop.it la nuova fatica di Chris Forsyth & Shawn Edward Hansen, intitolata Dirty Pool (Ultramarine, 2009). Composto da tre lunghe tracce, il disco del duo americano si apre con una ouverture che la- scia campo aperto alla chitarra, per poi tuffarsi nell’aggraziata melodia di organo e sei corde che ribadisce i punti forti dell’american sound retro: solidità e vigore espressivo. Un omaggio alla tra- dizione ad alto tasso di qualità. NELLA GALLERY DI LENNON BUON COMPLEANNO MR.COBAIN CON NEIL YOUNG NEL CUORE Banley cura un pregevole volume fotografico che racconta vita e opere dell’ex beatle Chris Forsyth & Shawn Edward Hansen danno vita a “Dirty Pool”, omaggio all’american folk L’album di debutto dei Nirvana torna in edizione speciale arricchita da contenuti extra a cura di Francesco Lo Dico musica cd Alessandro Magnanini Easy listening doc di Stefano Bianchi

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pagina 4 • 19 dicembre 2009 MobyDICK

meno male che ci ha pensa-to la Pantera Rosa, a fargliincontrare la Musica con lamaiuscola. Sennò ce lo sa-

remmo sognati un disco godibilecome Someway Still I Do. Lui èAlessandro Magnanini, viene daReggio Emilia, è chitarrista, com-positore, produttore discografico espesso ricorda di quando avevacinque anni «e tutto intorno erabuio. Un buio nero pesto. Mi trova-vo in un vecchio cinema diquart’ordine, dove da anni non siproiettavano prime visioni. A untratto la luce dello schermo si co-lorò di fucsia vivo e un suono im-provviso mi prese allo stomaco.Era un accordo di pianoforte: trop-po complicato per me. Era l’accor-do che apriva il tema di The PinkPanther». Già. Il pezzo forte diHenry Mancini, anno di grazia1963. La lounge music che tutt’a untratto incontra l’Ispettore Clou-seau. Apriti cielo.Folgorato sulla via dell’easy liste-ning, Alessandro è un ragazzinoquando comincia a comporre mu-sica. Poi si concentra sul linguag-gio del jazz: quello che si evolveruotando attorno a Duke Ellington,Miles Davis, Bill Evans, John Col-trane, Stan Getz, Antonio CarlosJobim, Wes Montgomery, Ella Fitz-gerald… E che brilla negli accordi

di Barry Galbraith, chitarrista dellaPennsylvania. Non perde tempo, iltalentuoso Magnanini. Dove c’è dasuonare, suona: nei club e nei tea-tri d’Italia, è tra i fiori all’occhiellodella Jazz Art Orchestra. E vola ol-treoceano, al San Francisco JazzFestival, a raccogliere applausi. Mac’è da affinare, in sala d’incisione,il background tecnico-produttivo.E allora, nel 2005, si mette a colla-borare col bolognese Cesare Cre-monini che ha mandato in soffittala 50 Special dei Lùnapop per fareil cantautore. Lo segue come stru-mentista e gli arrangia le parti or-chestrali. L’anno dopo, s’inventa colcatanese Mario Biondi il successomondiale di This Is What You Are edirige dal vivo i venticinque ele-menti della Duke Orchestra. Ora èpronto a far tutto da solo, pedinan-do quel «facile ascolto» anni Ses-santa che rimeggiava col jazz: quel-lo del tedesco Claus Ogerman, del-la saudade vocale di Astrud Gilber-to, dell’ugola adrenalinica di Shir-ley Bassey. Quello che nei dodicibrani di Someway Still I Do ac-chiappa la spontaneità del pop, coc-cola il mood orchestrale del jazz epresta orecchio a certe colonne so-nore (The Pink Panther Theme,sbucato fuori dal buio di quel cine-ma emiliano, insegna). E bravoAlessandro Magnanini. Che oltre-

tutto hai proposto di interpretare latua fior di lounge a un crooner co-me Liam McKahey dei Cousteau:spumeggiante nei refrain stile BurtBacharach di Livin’ My Life e So-meway Still I Do, bossanovista in But Not For You. Jenny B, invece,intona la «cinematica» Open UpYour Eyes, si dà alla bossa con SoLong, Goodbye e sembra proprio laShirley Bassey dei tempi d’oro,quando prende di petto Secret Lo-ver. E poi altre donne, altre magie:Rosalia De Souza, che con L’estateè qua rispolvera il mito della «ra-gazza di Ipanema»; Renata Tosi,perfettamente sintonizzata coljazz-samba di Stay Into My Life;Stefania Rava, persuasiva e cool frale pieghe di Something Fine, comela migliore OrnellaVanoni. Infine, itre strumentali che sono un prodi-gio d’alta classe: Greetings FromHere, che parte dal sussurro vellu-tato di una tromba per poi evolver-si in bossanova; Suddenly..., avvi-luppante come un tango di AstorPiazzolla; Blind Date Blues, pia-noforte da sogno, l’abbraccio del-l’orchestra, un coro che scivola viaimmedesimandosi con Ray Con-niff. Sublime, come tutto il resto.

Alessandro Magnanini, SomewayStill I Do, Schema/Family Affair,18,90 euro

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«La vita è quello che ti succede mentre seiimpegnato a fare altri progetti», cantava

John Lennon in Beautiful Boy. E i momenti im-previsti, alcuni drammatici, altri gloriosi, chehanno determinato l’esistenza del grande beatle,sono raccolti in una preziosa biografia fotografi-ca, John Lennon - Una rivoluzione in musica(White star, 272 pagine, 38,00 euro) a cura di

John Blaney. Un lavoro in cui le fonti di ispirazio-ne del cantautore sfilano in pregevoli stampe ca-paci di rendere conto di una creatività unica e diun percorso che lo trasformò in un’icona del se-colo scorso. Grazie alla consulenza della moglieYoko Ono, che ha fornito utili consigli e immagi-ni inedite, il book raccoglie frammenti significa-tivi di una vita spesa al servizio della musica, del-la politica e della spiritualità. Alle classiche fotodi famiglia, si alternano documenti che testimo-niano i rapporti con gli altri di Liverpool, l’origi-ne dei brani più famosi e le prese di posizione for-tissime su Vietnam, pacifismo e droghe. Uno sli-deshow della nostra storia recente.

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«Quando cominciarono a registrare il primolp, gennaio 1988, i Nirvana non potevano

contare su un nome definitivo, avevano solo unamanciata di brani pronti da registrare e un batte-rista che sarebbe cambiato di lì a poco. La SubPop non era ancora una casa discografica e Kurte compagni non possedevano il becco di un quat-trino». La storiografia ufficiale presenta così il

debutto di Cobain e soci, band da molti conside-rata come l’ultima capace di aggiungere qualco-sa alla storia del rock. A più di vent’anni dal cla-moroso debutto di Bleach, che costrinse a torna-re sui suoi passi riviste come Rolling Stone e Me-lody Maker, che avevano passato il disco sotto si-lenzio, l’opera prima dei Nirvana torna negli scaf-fali musicali in deluxe edition. Per l’occasione, ol-tre all’intero album originale, l’edizione specialeintegra il live tenuto dai Nirvana nel 1990 al PineStreet Theatre di Seattle. Per tornare a sentirel’ultimo grande rock che chiuse il Novecento.

«American rock-folk in un certo senso ab-bastanza classico, diciamo che sono un

po’ le stesse coordinate su cui si muovevano an-che alcune cose di O’Rourke, nonostante questoproprio le sporcature e qualche feedback ne fa-rebbero la parte più interessante: è solo un pec-cato siano pochi momenti. La traccia conclusivadi questo lavoro che gli yankee descriverebbero

decisamente come “guitar (ma anche organ) dri-ven”manca solo della voce di Neil Young per ave-re tutto quello che serve a un pezzo per rifarsi aquello che potremmo definire “root”o ”vintage”».Andrea Ferraris presenta così su sodapop.it lanuova fatica di Chris Forsyth & Shawn EdwardHansen, intitolata Dirty Pool (Ultramarine,2009). Composto da tre lunghe tracce, il disco delduo americano si apre con una ouverture che la-scia campo aperto alla chitarra, per poi tuffarsinell’aggraziata melodia di organo e sei corde cheribadisce i punti forti dell’american sound retro:solidità e vigore espressivo. Un omaggio alla tra-dizione ad alto tasso di qualità.

NELLA GALLERY DI LENNON BUON COMPLEANNO MR.COBAIN CON NEIL YOUNG NEL CUORE

Banley cura un pregevole volume fotograficoche racconta vita e opere dell’ex beatle

Chris Forsyth & Shawn Edward Hansen dannovita a “Dirty Pool”, omaggio all’american folk

L’album di debutto dei Nirvana torna inedizione speciale arricchita da contenuti extra

a cura di Francesco Lo Dico

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AlessandroMagnaniniEasy listening doc

di Stefano Bianchi