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S ta per arrivare, dopo il tempo lieto di Natale, il tempo presumibilmente con- trastato delle elezioni. Non mi riferisco – come pure sembrerebbe – a quelle poli- tiche nazionali, che qualcuno prevede an- ticipate al 2012. Ma a quelle amministrati- ve di San Felice Circeo. E, per una volta, anche se gli eventi (e i ma- lanni) nazionali immancabilmente si river- sano poi sulle situazioni locali, solo di que- sta opportunità di cambiamento a San Fe- lice Circeo vorrei qui parlare. Partiamo dai dati e dai risultati dell’ultimo test elettorale di maggio: le elezioni ammi- nistrative e i referendum. Chi aveva mai pre- visto, solo pochi mesi prima, che sarebbe stato possibile con il nostro voto determi- nare un concreto cambiamento? Ammet- tiamolo, pochi, pochissimi e inguaribili otti- misti. E, invece, contro tutte le previsioni, quel test elettorale è risultato determinan- te per generare quel cambiamento e quell’“onda lunga” che - come ci auguria- mo in molti - porteranno al ritorno dello Sta- to di diritto, cioè dei diritti uguali per tutti i cittadini, senza eccezioni soprattutto per chi ha la responsabilità di governarci. Quindi, non solo sperare, ma anche cam- biare si può. Ed è ciò che, a certe condi- zioni, potrebbe finalmente accadere anche a San Felice Circeo, se… Andiamo per gradi. Partiamo da quel ven- ticello - poi diventato un vero e proprio “vento” di maestrale - che, a un A vevo tre anni quando mio nonno è morto. Non ho quasi nessun ricordo di lui se non di quando era già molto ma- lato. Ma quel mio unico ri- cordo si limita a un’atmo- sfera domestica ormai tri- ste e non a lui personal- mente. Eppure sono cre- sciuto con i racconti di lui. Di quanto era buono. Di quello che aveva fatto per la sua città. Delle cose che aveva costruito nella sua città. Domenico Maio- lati nasce a San Felice Cir- ceo il 5 maggio 1898. Tutti lo chiamavano “Nonno Memmo”. Ancora oggi quando cammino per la sua città mi piace fermarmi a contemplare le sue opere. Di solito si osserva un’architet- tura per ammirare l’opera di un architetto. Io invece ho sempre osservato le sue ope- re che erano quelle del costruttore. Mio nonno era un costruttore. Un’attività intrapresa già all’indomani della fine della Prima Guerra Mondiale, quando comincia a lavorare presso un’impresa edi- le di Terracina, la Tramonti. Con questa si distingue per “perizia e zelo”, “intelligenza, operosità e onestà”, dimo- strata tra l’altro nella co- struzione di alcuni edifici simbolo di San Felice Cir- ceo come la Villa Tittoni, sul Lungomare, e il Sema- foro militare di Monte Cir- ceo (1922-1924), ponendo le basi del suo futuro im- prenditoriale. La sua città, San Felice Circeo, è a quei tempi po- co più di un piccolo borgo in parte fortificato, che conta poco meno di 2.000 abitanti nel 1921 e poco più di 2.500 nel 1931. Un borgo che vanta storia e tradizioni epiche ma che per secoli resta sostanzialmente isolato dal- la vasta palude pontina – per la quale più volte nella storia si erano avviati tentativi di ASSOCIAZIONE CULTURALE “IL CENTRO STORICOBIMESTRALE GRATUITO - ANNO 9 N. 51 - NOVEMBRE/DICEMBRE 2011 N on basta avere ragione. Bisogna avere anche qualcuno che te la dia (Giulio Andreotti). E a San Fe- lice non c’è neanche un cane che te la da. Osservo, parlo, scrivo e sostengo sempre la legalità e la difesa del terri- torio, principi sacrosanti e oggettiva- mente validi, ma al di là di un superficiale e momentaneo apprezzamento per il mio ri- gore e il mio modo di pensare, c’è sempre il timore di essere coinvolti, distratti da quel- la indolenza e da quella inerzia che pervade tutto e tutti. E si tira a campare, preoccupa- ti di non turbare quei dorati equilibri che reg- gono i locali rapporti umani, basati su banali conversazioni, commenti pettegoli, rincorsa e tutela a oltranza dei propri interessi, chi se ne importa degli altri! Adesso, in quest’ottica, ci si comincia a pre- parare alle prossime elezioni amministrative. Perché non andasse definitivamente perdu- to il lavoro fatto nel 2007 e, nonostante la dif- ferenza di voti con la lista vincente, per il suc- cesso ottenuto dalla lista civica ”Un Comu- ne per Amico”, che con coraggio aveva fat- to proposte nuove che potevano segnare una svolta e una rinascita per San Felice Cir- ceo da troppo tempo in mano a un piccolo gruppo che negli anni ha consolidato il suo potere attraverso una fitta rete di favori in cambio di voti e di consensi, ho cercato di rilanciare l’idea di allora. La speranza era che, nel ricordo del buon la- voro fatto, del sostegno di Istituzioni e per- sone illustri, l’Università LUISS e il Diparti- mento degli Studi Urbani di Roma 3 con i lo- ro professori, si riaccendesse e allargasse il desiderio di fare e fare bene. Così non è sta- to. Così non è e “Un Comune per Amico” non si riproporrà tra le liste per le prossime elezioni. Secondo me il percorso fatto nel 2007 era riproponibile con alcuni aggiustamenti. Al- cuni mesi fa ho provato a parlarne con le stesse persone con le quali avevo collabo- rato alla presentazione della lista civica “Un Comune per Amico”, ma tutti mi hanno ri- sposto che “l’esperienza di quella lista si po- teva considerare conclusa”. Ho cercato di spiegare che l’idea era buona, e come tale non poteva morire, semmai, sulla base del- l’esperienza vissuta, andava studiato un nuovo percorso al fine di aumentare la pro- babilità di un risultato positivo. L’idea era buona perché iniziava dalla messa a punto Politica Se a San Felice Circeo... di A. Petti a pag. 5 Politica Elezioni amministrative del 2012 di A. Annunziata a pag. 3 SAN FELICE CIRCEO SABAUDIA Storia Santa Felicita e il Circeo di M. Rocchi pag. 23 Il fatto Aristippo, Dantes e Roderigo a pagg. 9-10-11 Ambiente Parco Nazionale del Circeo pag. 13-20 A primavera si vota Error hesternus tibi sit doctor hodiernus L’errore di ieri ti sia maestro oggi di ALESSANDRO CRESTI PERSONAGGIO POLITICA continua a pag. 5 Editoriale C ENT RO S T ORICO Domenico Maiolati di Mario Cerasoli continua a pag. 6 continua a pag. 2 Auguri di Buon Natale e felice Anno Nuovo Domenico Maiolati Di che cosa è fatta una società civile Se a San Felice Circeo… Fare meglio si può! di Alessandro Petti

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Sta per arrivare, dopo il tempo lieto diNatale, il tempo presumibilmente con-trastato delle elezioni. Non mi riferisco

– come pure sembrerebbe – a quelle poli-tiche nazionali, che qualcuno prevede an-ticipate al 2012. Ma a quelle amministrati-ve di San Felice Circeo.E, per una volta, anche se gli eventi (e i ma-lanni) nazionali immancabilmente si river-sano poi sulle situazioni locali, solo di que-sta opportunità di cambiamento a San Fe-lice Circeo vorrei qui parlare.Partiamo dai dati e dai risultati dell’ultimotest elettorale di maggio: le elezioni ammi-nistrative e i referendum. Chi aveva mai pre-visto, solo pochi mesi prima, che sarebbestato possibile con il nostro voto determi-nare un concreto cambiamento? Ammet-tiamolo, pochi, pochissimi e inguaribili otti-misti. E, invece, contro tutte le previsioni,quel test elettorale è risultato determinan-te per generare quel cambiamento e

quell’“onda lunga” che - come ci auguria-mo in molti - porteranno al ritorno dello Sta-to di diritto, cioè dei diritti uguali per tutti icittadini, senza eccezioni soprattutto perchi ha la responsabilità di governarci.Quindi, non solo sperare, ma anche cam-biare si può. Ed è ciò che, a certe condi-zioni, potrebbe finalmente accadere anchea San Felice Circeo, se…Andiamo per gradi. Partiamo da quel ven-ticello - poi diventato un vero e proprio

“vento” di maestrale - che, a un

Avevo tre anni quandomio nonno è morto. Non ho quasi nessun

ricordo di lui se non diquando era già molto ma-lato. Ma quel mio unico ri-cordo si limita a un’atmo-sfera domestica ormai tri-ste e non a lui personal-mente. Eppure sono cre-sciuto con i racconti di lui.Di quanto era buono. Diquello che aveva fatto perla sua città. Delle coseche aveva costruito nellasua città. Domenico Maio-lati nasce a San Felice Cir-ceo il 5 maggio 1898.Tutti lo chiamavano “Nonno Memmo”. Ancora oggi quando cammino per la suacittà mi piace fermarmi a contemplare lesue opere. Di solito si osserva un’architet-tura per ammirare l’opera di un architetto.

Io invece ho sempre osservato le sue ope-re che erano quelle del costruttore.Mio nonno era un costruttore.Un’attività intrapresa già all’indomani dellafine della Prima Guerra Mondiale, quandocomincia a lavorare presso un’impresa edi-le di Terracina, la Tramonti. Con questa sidistingue per “perizia e zelo”, “intelligenza,

operosità e onestà”, dimo-strata tra l’altro nella co-struzione di alcuni edificisimbolo di San Felice Cir-ceo come la Villa Tittoni,sul Lungomare, e il Sema-foro militare di Monte Cir-ceo (1922-1924), ponendole basi del suo futuro im-prenditoriale.La sua città, San FeliceCirceo, è a quei tempi po-co più di un piccolo borgoin parte fortificato, checonta poco meno di 2.000abitanti nel 1921 e pocopiù di 2.500 nel 1931. Unborgo che vanta storia etradizioni epiche ma che

per secoli resta sostanzialmente isolato dal-la vasta palude pontina – per la quale piùvolte nella storia si erano avviati tentativi di

ASSOCIAZIONE CULTURALE “IL CENTRO STORICO” BIMESTRALE GRATUITO - ANNO 9 N. 51 - NOVEMBRE/DICEMBRE 2011

Non basta avere ragione. Bisognaavere anche qualcuno che te ladia (Giulio Andreotti). E a San Fe-

lice non c’è neanche un cane che te lada. Osservo, parlo, scrivo e sostengosempre la legalità e la difesa del terri-torio, principi sacrosanti e oggettiva-

mente validi, ma al di là di un superficiale emomentaneo apprezzamento per il mio ri-gore e il mio modo di pensare, c’è sempreil timore di essere coinvolti, distratti da quel-la indolenza e da quella inerzia che pervadetutto e tutti. E si tira a campare, preoccupa-ti di non turbare quei dorati equilibri che reg-gono i locali rapporti umani, basati su banaliconversazioni, commenti pettegoli, rincorsae tutela a oltranza dei propri interessi, chi sene importa degli altri!Adesso, in quest’ottica, ci si comincia a pre-parare alle prossime elezioni amministrative.Perché non andasse definitivamente perdu-to il lavoro fatto nel 2007 e, nonostante la dif-ferenza di voti con la lista vincente, per il suc-cesso ottenuto dalla lista civica ”Un Comu-ne per Amico”, che con coraggio aveva fat-to proposte nuove che potevano segnareuna svolta e una rinascita per San Felice Cir-ceo da troppo tempo in mano a un piccologruppo che negli anni ha consolidato il suopotere attraverso una fitta rete di favori incambio di voti e di consensi, ho cercato dirilanciare l’idea di allora.La speranza era che, nel ricordo del buon la-voro fatto, del sostegno di Istituzioni e per-sone illustri, l’Università LUISS e il Diparti-mento degli Studi Urbani di Roma 3 con i lo-ro professori, si riaccendesse e allargasse ildesiderio di fare e fare bene. Così non è sta-to. Così non è e “Un Comune per Amico”non si riproporrà tra le liste per le prossimeelezioni.Secondo me il percorso fatto nel 2007 erariproponibile con alcuni aggiustamenti. Al-cuni mesi fa ho provato a parlarne con lestesse persone con le quali avevo collabo-rato alla presentazione della lista civica “UnComune per Amico”, ma tutti mi hanno ri-sposto che “l’esperienza di quella lista si po-teva considerare conclusa”. Ho cercato dispiegare che l’idea era buona, e come talenon poteva morire, semmai, sulla base del-l’esperienza vissuta, andava studiato unnuovo percorso al fine di aumentare la pro-babilità di un risultato positivo. L’idea erabuona perché iniziava dalla messa a punto

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PPoolliittiiccaaElezioni amministrativedel 2012di A. Annunziata

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SAN FELICE CIRCEO SABAUDIA

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L’errore di ieri ti sia maestro oggi

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CENTRO STORICO

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Auguri di Buon Natale

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Domenico Maiolati

Di che cosa è fatta una società civile

Se a San Felice Circeo…Fare meglio si può!

di Alessandro Petti

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Personaggio

bonifica (memorabili al proposito gli studi diLeonardo Da Vinci). Fino a quando, proprioall’indomani della Prima Guerra Mondiale,a seguito della cessione dei possedimentidella Famiglia Caetani nella zona di Pisci-nara allo Stato Italiano, si intraprende lagrandiosa opera di bonifica che, tra il 1926e il 1937 ha dato origine alla Pianura Pon-tina e alla nascita di alcune tra le più inte-ressanti città nuove del Razionalismo Ita-liano (Sabaudia, Aprilia, Latina, Pontinia).In quest’opera anche mio nonno ebbe unruolo, realizzando alcune case cantonieresu incarico del Consorzio della Bonifica diPiscinara, nel 1933.In pochi anni, l’attività della sua impresa siespande così come la sua notorietà, resapossibile sempre dalla qualità e dalla meti-colosità del suo lavoro.Sono anni in cui l’Italia intera veste camicianera e pantaloni alla zuava. In cui se da unaparte si stava dando impulso all’economialocale per raggiungere l’obiettivo di un equi-librato sviluppo territoriale, dall’altra veni-vano progressivamente meno alcune fon-damentali libertà degli individui, schiaccia-ti da un regime nato certamente non sottoun’aura di democrazia.In quegli anni il Circeo esce dal suo storicoisolamento territoriale e diviene caposaldodi un territorio nuovo, popolato da gentenuova che, di certo, ha dato un forte im-pulso all’economia locale.Ma la Seconda Guerra Mondiale ferma tut-to. Mio nonno e la sua famiglia, moglie e ot-to figli, all’indomani dell’Armistizio dell’8settembre 1943, sono dapprima sfollati nel-la città di Sermoneta, 50 km a nord, sulleprime pendici dei Monti Lepini e poi a Bor-go Montenero, frazione di San Felice fon-data durante le opere di bonifica.Nell’ottobre dello stesso anno, proprio nelgiorno del compleanno di mia madre, il 9ottobre, mio nonno fu fatto prigioniero daiTedeschi e portato a scavare trincee a Ca-stelforte, al confine con la Campania.E’ sempre vivo in me il ricordo del raccon-to che vede mio nonno protagonista di unatto di grande generosità e coraggio, quan-do durante la sua prigionia a Castelforteaiutò a darsi alla fuga due ragazzi, uno deiquali proprio di San Felice, che rischiavanopiù di altri di essere deportati nei campi diprigionia e di concentramento in Germania.Più volte mi è stata raccontata la storia diquesto evento, un evento drammatico ingrado di segnare qualsiasi persona. Di que-sto racconto, tuttavia, mi è sempre rimastala sensazione di grande compostezza e ci-viltà. Quella di mio nonno era una famigliaevidentemente benestante in un contestosociale ed economico ancora fortemente

agricolo. Eppure affrontò questo esilio for-zato con grande dignità. E umanità. Dopo il ritorno a casa, avvenuto a maggiodel 1944, e dopo la fine della Guerra, si av-via una fase d’oro per l’Impresa Maiolati, daqualche anno iscritta all’Albo Nazionale de-gli Appaltatori di Opere Pubbliche, che lavedrà al fianco di alcuni tra i più noti pro-gettisti italiani di allora. Nel 1948 realizza inproprio, su progetto di Aldo Zanetti, inge-gnere di primo piano durante la bonificapontina, lo Stabilimento Maiolati, un’ele-gante struttura alberghiera sul mare con ri-storante, cabine e alcune stanze. Unastruttura in cui, tra gli altri, fu impiegata tut-ta la famiglia, dai più grandi ai più piccoli,chi in cucina, chi al bar, chi alla reception.

Sempre nel 1948, l’incontro con RiccardoMorandi, grande ingegnere del cemento ar-mato – a lui si devono numerose opere inItalia e all’estero, tra cui i progetti struttura-li della centrale nucleare del Garigliano e delprimo terminal dell’Aeroporto di Fiumicino,dove ha progettato anche il famoso hangarAlitalia realizzato per accogliere i Boeing747 “Jumbo”. Per Morandi, DomenicoMaiolati realizza alcuni villini al Quarto Cal-do, tra cui proprio quello della famiglia del-l’ingegnere, e la Villa Gemini situata sul Lun-gomare. L’inizio degli anni Cinquanta segnal’apice della sua attività imprenditoriale.Per conto del Provveditorato alle OperePubbliche per il Lazio, tra il 1950 e il 1952realizza alcune opere di riparazione dei dan-ni provocati dalla guerra sulle strade e suedifici pubblici del Comune di San FeliceCirceo. Tra il 1952 e il 1953 realizza quattroalloggi del programma INA Casa, gli unici aSan Felice Circeo.Nel 1954, con Clemente Busiri Vici, archi-tetto romano noto tra l’altro per alcune chie-se, palazzine e edifici per uffici a Roma, rea-lizza in soli sei mesi di costruzione la Chie-sa dell’Immacolata e l’annesso conventoper le suore. Proprio nel 1954 ultima la rea-

lizzazione dell’Albergo Maiolati,una moderna struttura alber-ghiera che sorge alle spalledello Stabilimento Maiolati eche si deve alla matita dell’ar-chitetto Claudio dall’Olio, perlunghi anni docente di Compo-sizione Architettonica presso lafacoltà di Architettura dell’Uni-versità “La Sapienza” – nonchépadre del mio collega Lorenzo–, con il quale tra l’altro realiz-za il nuovo mercato coperto diSan Felice. L’Albergo Maiolati,architettura pubblicata su varieriviste del settore, si caratteriz-za per l’inconfondibile pianta

esagonale, da cui si stacca solo la piastraorizzontale che ospita il ristorante, e per al-cune scelte stilistiche e tecnologiche che ne

fanno ancora oggi un’opera di grande pre-gio. Ma è proprio con questa realizzazioneche comincia la parabola discendente dimio nonno. L’opportunità di intraprendere lacostruzione di un albergo che incremen-tasse la capacità ricettiva del preesistente– e sicuramente fortunato – stabilimentobalneare nasce da un accordo pluriennaleper l’utilizzo turistico della struttura che pe-rò viene revocato, unilateralmente e conmodalità ancora oggi poco chiare. Mio non-no si trova così nella sgradevole condizio-ne di dover far fronte ai mutui per la sua co-struzione prima ancora di averne ultimata larealizzazione. Nei cinque anni successivi sisusseguono gli sforzi per trovare un’alloca-zione produttivamente sostenibile alla nuo-va – e modernissima – struttura alberghie-ra. Ricordo ancora del racconto di TullioDiamanti, un cugino di mio padre, anch’es-so sanfeliciano, che mi riferiva del tentati-vo politico perché vi trovasse sede la nuo-va scuola alberghiera che, invece, si inse-dia a Sabaudia. Cinque anni di agonia finoalla dichiarazione di fallimento. Fallimentoche mio nonno porta con altrettanta digni-tà tanto era la sua “intelligenza, operosità eonestà”, dignità che gli permette di supe-rare gli ostracismi di molti dei compaesani.Dignità che lo porta ad affrontare la malat-tia con saggezza. Malattia che lo porta viatroppo presto (6 febbraio 1968), a soli set-tant’anni. Troppo pochi i tre anni che ci han-no fatto vivere insieme. Troppo pochi pertutte le domande che avrei voluto fargli eper i racconti che avrei voluto ascoltare.Racconti che però ho ascoltato da mia non-na, da mia madre, dalle mie zie, dai miei zii.Sua moglie. I suoi figli. Che hanno rico-struito in me la sua figura, di uomo probo,di marito amorevole, di padre premuroso. �

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Era mio nonno

Un costruttore conosciuto e stimato da tutti

segue da pag. 1

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dopo la fine della guerra si avviauna fase d’oro per l’impresa

Maiolati“ “nel 1954 realizza con l’architettoClemente Busiri Vici la chiesa

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Domenico Maiolati, Cavaliere del Lavoro

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Politica

Eccoci qua. Dopo cinque anni di am-ministrazione Cerasoli, ci stiamo av-vicinando alle prossime elezioni am-

ministrative che si terranno in primavera.Come prevedibile nel gioco politico, ci sismarca, si creano alleanze e si assiste a tut-ti quei movimenti che si concretizzerannosolamente alla presentazione definitiva del-le liste. I comportamenti tipici sono comequelli precedenti alla battuta di un cornernel gioco del calcio: presidio della fasciadestra, smarcatura e involata sulla sinistra,occupazione di una sguarnita zona centra-le, finta a sinistra con repentino scatto a de-stra, taglio trasversale, vagabondaggio allasola ricerca di un posto buono. A volte s’in-serisce qualche giocatore esterno al gioco,che punta sull’effetto novità e sul vantaggiodi non essere marcato. Già da ora molti co-minciano ad alzare la voce e a chiamare la“palla”. Alcuni promettono un goal facile masono troppo distanti dalla porta.C’è da dire che i giocatori diminuiranno dinumero. Infatti, rispetto a cinque anni fa,avremo liste più corte: al posto dei sedicinomi più il candidato sindaco, ce ne sa-ranno dodici più il candidato, secondo le in-dicazioni della nuova legge, che prevede iltaglio del 20% dei nuovi consigli comuna-li. D’altra parte, a quanto sembra, si pre-senteranno più liste rispetto alle passateelezioni. Si respira aria di cambiamento emolti sono i soggetti che pensano di trova-re spazio nelle nuove amministrative. E abuon ragione. Per almeno due lustri la com-pagine politica è rimasta invariata, sia nel-lo schieramento, sia nelle persone. Comeuna pigra entità che più viene sera e più siaddormenta, l’Amministrazione ha perso ri-flessi e lucidità. La maggior parte delle pro-messe fatte si sono riversate di anno in an-no, perdendo forza a ogni passaggio, finoa svanire del tutto. E si sono rivelate mereillusioni. Solo per citarne alcune: la costru-zione del centro polisportivo con annessapiscina a Montenero, il raddoppio del por-to, i campi da golf, la palestra alle scuole delborgo, l’eliporto. Ora il futuro sarà di nuovo nelle mani dei cit-tadini, chiamati a scegliere se rinnovare omeno l’andamento dell’ultimo decennio. Éimportante che l’elettore faccia una sceltail più possibile informata e indirizzata versocandidati che mostrino di essere capaci diamministrare. Perché se è vero che un buonpolitico, per essere tale, debba essere one-sto, è altresì importante che sia preparatoa esserlo. Senza competenze, il comunenon è in grado di risolvere tutte quelle pro-blematiche amministrative che si presente-ranno nei lunghi cinque anni di gestionedella cosa pubblica. Capacità che l’eletto-re deve giudicare con attenzione. Ma qualisono queste capacità? La capacità di analizzare le priorità del ter-ritorio è un’abilità indispensabile per un’Am-ministrazione comunale: questo perché lerisorse da investire sono scarse e bisogna

essere efficienti. Ebbene, quali sono le prio-rità del nostro territorio? Dal punto di vistaeconomico, l’investimento nell’agricoltura enel turismo. Sono troppi anni che il Comu-ne sembra aver dimenticato la presenza diquesti settori potenzialmente trainanti. Epensare che pochi territori come il nostrohanno una vocazione così chiara. Baste-rebbe poco: la natura è stata generosa connoi, regalandoci scenari bellissimi e terrenifertili. Naturalmente, in tale cambiamento,deve esserci l’opportunità di “fare qualità”:un turismo di qualità come un’agricoltura diqualità. In seguito a uno sviluppo dell’eco-nomia cresceranno, in modo collaterale, an-che le altre attività. Altra capacità ultimamente poco sviluppa-ta, è quella di realizzare una tutela credibi-le del territorio. Siamo in un comune che hauna storia travagliata a questo proposito enon possiamo più permetterci di sbagliare.E non deve essere solo un proclama elet-torale: deve essere un credo, con esempiconcreti e con persone credibili. Non dob-biamo permettere a nessuno di abusaredella nostra terra ma piuttosto farne una ve-trina da mostrare con orgoglio. E questonon significa limitare lo sviluppo: è assoda-to che la tutela del territorio non è in con-trapposizione con la crescita economica eoccupazionale, anzi, è sempre più vero ilcontrario. Ogni buona lista in questa fase sta scri-vendo il suo programma: sicuramente nonmancheranno riferimenti al potenziamentodei servizi al cittadino, come al migliora-mento delle strutture scolastiche o alle po-litiche per gli aiuti agli anziani. A mio avvi-so, l’elettore dovrà concentrarsi non tantosu cosa promette di fare una lista, ma su

come promette di farlo. Troppi proclami so-no stati fatti in passato senza nessun pia-no preciso e con scarsi risultati. Il metodoprima di tutto come strumento di selezionedella nostra classe dirigente.Nella mia breve esperienza ho notato comea San Felice sia diffusa la pratica del votoclientelare, un comportamento questo con-troproducente perfino per chi lo mette inpratica e devastante per la comunità stes-sa. Se gli elettori pretendono che l’ammini-strazione sia trasparente e onesta, non pos-sono pensare che chi gli propone scorcia-toie poi si comporti diversamente per i pro-pri interessi. E’ come affidare la propria au-to a un ricettatore e pensare che non glismonti qualche pezzo per rivenderselo! Epoi deve essere un motivo d’orgoglio e didignità: il voto è l’unica arma che ha l’elet-tore e con la propria dignità non si puòscendere a compromessi. In definitiva, invito gli elettori fin da ora a in-teressarsi a quello che si preannuncia co-me un lungo e avvincente avvicinamento al-le elezioni. Informarsi per poter scegliere inlibertà. Votare per rivendicare una parteci-pazione alla gestione della nostra comuni-tà. Partecipare per pretendere la difesa e losviluppo del nostro territorio. �

di Andrea Annunziata

Le capacità auspicabili della futura Amministrazione

Elezioni amministrative del 2012La svolta nelle mani dei cittadini

LA VETRINADELLA CARNE

di Carmela e Alessandro Casabona

Via Monte Circeo - Borgo Montenero

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Territorio

La foto riprodotta inquesta pagina si rife-risce agli anni Ottan-

ta del secolo scorso. Ossiarisale a una trentina di annifa, all’incirca. Ed è una im-magine che, rapportata allefoto in bianco e nero deglianni Sessanta, quando lapianura era coperta da po-che decine di costruzioni,rappresenta una profondatrasformazione del paesag-gio un tempo rurale di SanFelice Circeo. Meglio que-sto o meglio quello? Non èquesta la domanda da por-re. Sarebbe, forse, megliochiedersi quali conseguen-ze abbia comportato que-sto enorme mutamento del-l’ambiente materiale rispet-to alle ambizioni di crescitacomplessiva che il Circeocontinua a nutrire. Il che de-termina, inevitabilmente, unaltro interrogativo: è utile continuare a edi-ficare con la stessa densità che ha caratte-rizzato gli anni Settanta e Ottanta (ma an-che Novanta) del Novecento? E con qualirisultati attesi, e quali conseguenze sullastruttura complessiva dei servizi che unacittà che ambisce a essere “turistica” devegarantire ai suoi clienti, ossia a coloro chedovranno spendere in questa zona per sol-levarne la ricchezza complessiva?A queste domande è impossibile risponde-re nel breve spazio di un articolo: occorre-rebbe l’analisi di tutta una complessa seriedi fattori prima di esprimere un’opinione de-finitiva: la capacità di mantenere lo stessoappeal, la stessa capacità di fare simpatia;il costo dei servizi; il rischio di trasformareun centro balneare in unacittà affollata, che riproducegli stessi difetti che si vo-gliono fuggire quando si de-sidera stare in vacanza; ilrapporto tra investimenti ericavi, ecc. ecc. Ossia ci sa-rebbe da discutere molto. Enon è detto che si arrivi si-curamente a una conclusio-ne concorde.Il tema viene riproposto dal-la recente “legge sulla casa”varata dalla Regione Lazio.Forse sarebbe più correttochiamarla “legge sulle ca-se”, al plurale, perché l’o-biettivo che si raggiungeràsarà questo, se non si agiràcon la necessaria cautela econ quel pizzico di preveg-genza che è mancato nelpassato. Mancato da partedi chi ha pianificato l’urba-nistica territoriale, e man-

canza da parte di chi ha approfittato dellesoventi distrazioni della vigilanza urbanisti-ca, e ha costruito dove e come ha voluto.A prescindere… La legge sulle case, dun-que, non si applica (non dovrebbe…) neiterritori coperti da normative statali, per labuona ragione che una legge statale nonpuò essere sopraffatta da una legge regio-nale, che nella cosiddetta “gerarchia dellefonti normative” viene dietro, ossia è menoforte. E’ quanto ha fatto osservare il dottorGaetano Benedetto, responsabile primodel Parco Nazionale del Circeo, di cui SanFelice Circeo è parte qualificante. Ma ancheil Ministro per i Beni ambientali ha mosso lastessa osservazione, più rudemente, inquanto ha impugnato la legge (qualche sua

norma) davanti alla CorteCostituzionale. Questo ge-sto ha suscitato reazioniforse esagerate presso laGiunta regionale del Lazio(dimissioni in blocco, poi ri-entrate); e delusione pressochi si aspettava di trarredalla legge sulle case la le-gittimazione a versare nuo-ve colate di cemento suuna costa già mal ridottanegli anni passati.Viene da chiedersi su qualipilastri si fondi un’ambizio-ne turistica. Si potrebbe ri-spondere (tra le altre cose)sui servizi civici, su queiservizi che non litigano conil turismo (la mancanza diuna seria operazione dismaltimento dei liquami difogna, ad esempio; o di unsistema di trasporto pubbli-

co che elimini le vetture pri-vate); e su quelli che favori-scono il turismo. Gli alber-

ghi, ad esempio. A Rimini gli alberghi sonoduemila, vale a dire duecento volte più chenell’intera provincia di Latina. San FeliceCirceo si è disinteressata di incentivare glialberghi (quelli veri, non quelli finti), checreano poco ingombro e alimentano postidi lavoro. Anzi, se ne stanno chiudendo. Enon è stata ancora abbandonata l’artedell’“interpretare” le norme per trasformareuna lottizzazione in una “struttura turistica”e una casa in un “ricettivo residenziale”.Un’arte verbale, da piccolo imbroglio, chenon porta da nessuna parte, e che ha ormaimesso le case di San Felice Circeo su unapiazza mercantile nella quale fan man bas-sa la camorra, la mafia e tutte quelle strut-

ture nascoste che dispon-gono di denaro sonante,conquistato con mezzi noti.Trent’anni fa – a ben ricor-dare – un’indagine dell’allo-ra Banco di Santo Spiritoponeva il Circeo tra i primicomuni ricchi della provin-cia, grazie alla sua renditaturistica.Oggi sarebbe interessantefare una verifica e vederecosa valgono quelle casedal punto di vista del turi-smo, che è fatto di ricambicontinui. Si dirà: ma leagenzie immobiliari vendo-no a prezzi milionari (in va-lori da euro). Ecco, appunto. Ma in que-sta Italia afflitta dalla crisi,chi è che dispone di liquidiin misura così ampia? Sa-rebbero questi i nuovi “turi-sti”? �

ddii PPiieerr GGiiaaccoommoo SSoottttoorriivvaa

Il Circeo e le case

Su quali pilastri si fonda l’ambizione turistica del Circeo?

Perché non ragionarci su?

Circeo Anni Sessanta

Circeo Anni Ottanta-Novanta

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certo punto, ha ricominciato a spirare tra lepersone che non si accontentano; che vo-gliono scegliere; che vogliono capire checosa sta accadendo in Italia e anche nellaloro città o, per quanto piccolo, nel loropaesetto; che vogliono non solo pagare giu-ste tasse, ma per quelle tasse pagate vo-gliono anche ricevere in cambio servizi ef-ficienti, risposte ai propri bisogni, progetti dimiglioramento della loro vita.Non ci sono, quando si parla di problemicosì grandi, risposte facili da copiare o dainventare.

Ma le ultime elezioni amministrative, come ireferendum, hanno ridato per l’appunto“vento”e fiducia a un progetto di società incui contano di nuovo valori quali partecipa-zione, solidarietà, passione, più che interes-se personale, diffidenza, individualismo. Perché gli italiani - ce lo racconta una re-cente indagine della Demos & Pi –, richie-sti di indicare quali sono le principali carat-teristiche e i principali valori del proprioPaese, hanno indicato la famiglia, la cultu-ra, l’arte, la tradizione cattolica, la capacitàdi arrangiarsi, la natura del territorio, il turi-smo, il cibo e la cucina. Ne viene fuori il ritratto di un Paese, fatto sìdi cento città, come ci spiegano gli storicie i sociologi, ma unito anche dalle sue tra-dizioni, dal suo ambiente, dal voler viverebene, dall’amore per il bello e da quello “sti-le di vita” che tanto ci invidiano gli stranie-ri, anche quegli amabili inglesi che ci defi-niscono “pittoreschi”.In questo scenario, lo stare insieme, il ritro-varsi in una rete di interessi più generali econdivisi, le associazioni, i luoghi e le oc-casioni di incontro, di dibattito e di intesa,possono essere – come sostiene il sociolo-go Ilvo Diamanti - “una fabbrica di sensopositivo, di ottimismo e di convivenza civi-le” (rispetto allo spettacolo di arroganza cuidobbiamo assistere se guardiamo ad es. aicomportamenti impuniti di chi oggi ci go-verna e della corte di “camerieri” e “came-riere”che lo affianca).Stare, allora, all’interno di una rete di rela-zioni, all’interno di un’alleanza di personeche vogliono un cambiamento e un miglio-ramento della vita civile e della gestionedell’amministrazione del proprio Paese, delproprio comune, non ha solo il senso e il va-lore di “darsi un aiuto reciproco”. Ma di co-struire, insieme a queste relazioni, una ve-ra e propria identità. Di questo è fatta unasocietà civile, anche a livello locale. E’ da qui che bisogna ripartire a San Felice

Circeo, se… se si vorrà davvero da-re una spallata a chi ha male gover-nato, generare un cambiamento nel-la gestione della cosa pubblica, unmiglioramento della vita sociale eprogetti di sviluppo del territorio cheportino nuovo benessere economicoper le aziende commerciali, perquelle turistiche, per il Parco Nazio-nale e per gli abitanti.

Basti pensare alla “morte” del Centro sto-rico del paese – uno dei più belli e sugge-stivi d’Italia - e delle sue attività commer-ciali, ad eccezione dei due soli mesi estivi;al barbaro inquinamento acustico provoca-to da una musica ad alto volume fino a tar-da notte; all’impossibilità quindi di viverci;alla mancanza di sufficienti parcheggi; al-l’abusivismo edilizio; per non parlare dellaquestione del raddoppio del porto. L’occasione delle prossime elezioni comu-nali di San Felice Circeo è, perciò, unica percostruire una proposta alternativa.Un progetto che, però, per essere credibi-le e vincente deve potersi basare su una re-te di relazioni e di alleanze che, attraversoun civile confronto di idee e soprattutto diprogrammi, sappia poi dare il proprio ap-poggio al candidato – di San Felice, non unforestiero in villa che governi nel week end!- più capace e credibile per alcune specifi-che doti: rigore morale ed etico innanzitut-

to; coerenza politica poi; capacità di vi-sione dei problemi e di gestione deglistessi; capacità di ascoltare la gente edi parlare alla gente.In questa prospettiva, sostenere la can-didatura “migliore” – dopo aver costitui-to un comitato di coordinamento deicomponenti l’opposizione che discuta diproblemi di interesse generale e delleproposte più utili al bene reale del Co-

mune – rappresenta un diritto e insieme undovere civile per chi ha davvero a cuore lacosa pubblica. (L’esperienza iniziale di civiledibattito fatta con “Un Comune per amico”penso possa insegnare qualcosa in questosenso). E il sacrificio di chi dovrà inevitabil-mente farsi da parte non sarà affatto vano,bensì rafforzerà la squadra che, una voltavinte le elezioni, dovrà poi governare. Lad-dove i risultati, in un moderno stile di con-duzione dell’amministrazione pubblica, sonosempre risultati frutto di un gruppo.Utile e funzionale a disegnare e sostenerequesto progetto potrà essere il lavoro distudio, analisi e proposta svolto dalle dueUniversità che si sono fino ad oggi, e lo so-no a tutt’oggi, impegnate per l’approfondi-mento e la soluzione dei problemi del Cir-ceo, la LUISS Guido Carli e Roma Tre.Ma lo potrà anche essere, non dimenti-chiamolo, questo coraggioso giornale pe-riodico sul quale ho il piacere di essereospitato, che rappresenta da molti anni or-mai una voce intelligente e libera nell’infor-mazione su ciò che accade in questo terri-torio e su come si potrebbe “fare meglio”.Perché si può. �

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Politica

ddii AAlleessssaannddrroo PPeettttii

Di che cosa è fatta una società civile

Fare meglio si può!

Se a San Felice Circeo…

segue da pag. 1

l’occasione delle prossime ele-zioni comunali è unica per co-

struire una proposta alternativa“ “

sostenere la candidatura “mi-gliore” rappresenta un diritto e

un dovere civile“ “

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Lettere

SAN FELICE CIRCEOPARCHEGGI SALATIMi è stata recentemente notificata una mul-ta dai VV.UU. di San Felice Circeo, perché il9 agosto scorso alle ore 00.03 avevo la miamacchina parcheggiata in via Carlo AlbertoBlanc “fuori dagli spazi delimitati dell’areaautorizzata”. Perché, invece di notificarmi ilverbale farmi pagare anche le relative spese,non mi è stato lasciato sul parabrezza?Pur compiacendomi per il fatto che oltre lamezzanotte girino ancora dei vigili, li prefe-rirei nelle zone calde del Centro storico (es.p.le Marconi), piuttosto che in periferia a farfacile cassa con le contestazioni alle soste inun contesto dove il parcheggio è impossibi-le. Infine, mi piacerebbe sapere quali sono in

via Carlo Alberto Blanc gli “spazi delimitati”per la sosta, perché non li ho visti e mi sem-bra proprio che non ci siano.Ovviamente invierò quanto prima al Prefettole stesse osservazioni.

(Alessandro Cresti)

SAN FELICE CIRCEOECOSUONICaro Direttore,ieri sera sono andato insieme con la mia fa-miglia al Villaggio della Mercede, ad un in-contro molto interessante organizzato da Le-ga Ambiente e da una associazione musica-le denominata Ecosuoni. C’è stato prima undibattito sul “caporalato” che, nelle campa-gne, è duro a morire, e poi un concerto de-lizioso di musiche sudamericane. Davverouna serata speciale. Devo dire che mi ha sor-preso il fatto che questa emerita iniziativanon fosse patrocinata dal nostro Comune.

Ma poi ho pensato che fosse meglio così...(lettera firmata)

SABAUDIAAMICO DELL’UOMO!Caro Direttore, per chi vive a Sabaudia, usci-re di casa la sera al buio, significa guardarebene dove si mettono i piedi, perché i mar-ciapiedi sono pieni di escrementi di cani. Anulla sono valse le ordinanze del Ministerodella Salute e quelle del Sindaco, moltissimepersone accompagnano i loro amici senzautilizzare la paletta ed il sacchetto di plasti-ca, lasciando il terreno sporco e maleodo-rante pieno di mosche. Gli appositi conteni-tori, installati con gran spolvero alcuni annifa sono inutilizzati, o meglio sono usati pergettare di tutto, fuorché gli escrementi deicani. Sarebbe ora che venissero rispettate ledisposizioni. Un amante degli animali

(lettera firmata)

di un programma basato sui principi della le-galità e della difesa del territorio. Si trattavapoi di valutare e vedere quante persone con-dividevano questo percorso a prescinderedalla loro appartenenza politica.Tra alti e bassi, siamo arrivati alle elezioni am-ministrative del 2007. La Lista prese circa 1/3delle preferenze e al “Comune per Amico”andarono 5 consiglieri. Purtroppo 3 di questi(V. Lucci, P. Imperato e L. Mazzoni) quasi su-bito hanno ritenuto, in barba a qualunque eti-ca, di passare con la maggioranza. Questofatto costituisce esperienza e deve essereoggetto di riflessione: certamente fin dall’ini-zio, quando si era costituita la nuova com-pagine, questi personaggi e i loro mandantiavevano progettato l’idea di sfruttare la listaper garantirsi i voti e quindi l’elezione a con-sigliere, dopodiché rapido ritorno a casa. Sia-mo stati sfruttati e raggirati da gente scaltrae senza scrupoli. Il motivo che, nel 2006-07,indusse l’Associazione “Il Centro Storico” aimpegnarsi a sostenere questa idea è statoproprio il principio ispiratore “legalità e dife-sa del territorio” che fa parte del suo DNA.Valori che non erano e non sono condivisidall’Amministrazione in carica!Perciò, quando nel 2006 alcune persone chemanifestavano interesse a uno sviluppo di-verso del territorio di San Felice Circeo, chie-sero all’Associazione di intervenire con unruolo super-partes per cercare di aggregaretutto il dissenso che non condivideva la ge-stione del territorio, accettammo e ci impe-gnammo. Facemmo diversi incontri pubbliciper verificare se esistevano le basi per por-tare avanti un simile progetto. Sembrava chela risposta fosse positiva, pur notando da su-bito infiltrazioni e condizionamenti di perso-ne di dubbia onestà. Ci furono anche nume-rose riunioni a Roma del Direttivo dell’Asso-ciazione con la partecipazione, in qualità diconsulente, di un Professore universitario cheinsegnava “scienza della politica”. Questi,manifestando ammirazione per la nostra dis-ponibilità ma anche perplessità per i numeriche non erano a favore della lista civica,espresse forti dubbi sulla futura tenuta delgruppo di consiglieri che sarebbero stati elet-

ti, nella maggioranza o nella minoranza. Que-sto gruppo sarebbe stato ovviamente etero-geneo, in quanto costituito da persone di ap-partenenza ideologica diversa. Per ovviare aquesto era necessario che il leader del grup-po non dovesse essere uno di loro, e chel’Associazione si assumesse la responsabili-tà della conduzione del “gruppo” per il suoruolo neutrale. Come aveva ragione!Ritenemmo non opportuno dar seguito alconsiglio in quanto per noi era meglio che ilcandidato a Sindaco fosse scelto dagli stes-si cittadini del Paese. I fatti ci hanno dato tor-to e il nostro è stato un errore fatale. Tornia-mo ai giorni di oggi. Abbiamo rappresentatoa tutti coloro che si stanno impegnando nel-la prossima tornata elettorale, la nostra dis-ponibilità ad accompagnarli con la nostra or-ganizzazione, sempre che condividano iprincipi di legalità e difesa del territorio e adue sostanziali condizioni:Non si cambia nome alla lista civica. Suquesta presa di posizione alcune conside-razioni: anche se la lista ha subito varie tra-versie (vedi il vergognoso passaggio dei 3consiglieri alla maggioranza), un consiglie-re da solo ha lavorato bene e con tenaciae questo è un patrimonio della lista e nondi altri. Cambiare nome alla lista porta dis-orientamento negli elettori ed è poco serioche l’Associazione sostenga 2 liste diver-se in 2 tornate elettorali successive. Infine,il nome “Un Comune per Amico” è un for-te messaggio positivo e la sua scelta nonè dovuta al caso.

Deve essere compito dell’Associazionescegliere i futuri candidati a Consiglieri e aSindaco. Questa è una condizione che hacreato forti contrarietà, come quella di alcunipartecipanti a un incontro al quale ero statoinvitato questa estate. Vorrei dar conto di que-sta posizione. E’ sbagliato iniziare con la scel-ta del candidato a Sindaco e dei Consiglieri.Prima si lavora intorno a un’idea, a un pro-getto e lungo il percorso poi si valuta quale èla persona e/o le persone che hanno le ca-ratteristiche migliori per portare a compimen-to il progetto stesso. Via i mercanti dal Tem-pio! Bisogna fare un percorso comune per co-noscersi meglio e ridurre così i futuri com-portamenti personalistici. Oggi ci troviamocon 3 candidature a Sindaco in altrettante li-ste di opposizione. Su questa strada non si vada nessuna parte! Infine, su questo punto vor-remmo verificare che il candidato a Sindacosia capace veramente di aggregare la squa-dra in quanto riconosciuto come leader. Pre-supposto importante sarebbe che qualcunosi assuma l’onere di ricondurre tutto il dis-senso (le 3 liste di opposizione attuali) in uni-co contenitore: lavoro molto difficile visto i per-sonalismi in atto! Voglio concludere questomio scritto con una considerazione che mi ri-guarda. Nel 2006, durante le riunioni del Di-rettivo per studiare l’iniziativa della lista civi-ca “Un Comune per Amico”, il nostro con-sulente, quando ci invitava a prendere la con-duzione della squadra, indicò esplicitamentela mia persona come candidato a Sindacoper le ragioni di tenuta della stessa squadra.Non presi in considerazione l’idea ribadendoche quella era una scelta che andava de-mandata ai rappresentanti locali e che nonero disponibile a questo impegno. Recente-mente, prima che nascessero le attuali liste,in un pour parler con alcuni conoscenti, hoespresso l’idea di una mia candidatura a Sin-daco, memore del consiglio del professore.Questa mia candidatura era una provocazio-ne e un’opportunità in quanto intendevo por-re un’asticella di riferimento sulla mia perso-na per quanto riguardava le future candida-ture a Sindaco, perché sono convinto che su5000 elettori ci sono 4999 di essi migliori dime! Diamo loro l’opportunità di emergere econfrontarsi, purché siano consapevoli dellagrande fatica e del grande lavoro necessariper far ripartire San Felice Circeo.

segue dalla primaEditoriale di ALESSANDRO CRESTI

A primavera di votaMMaarrccoo VVuucchhiicchh

Brucia il Circeo

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Un antico adagio dice che al peggionon c’è mai fine. Eppure qualche vol-ta avevamo sperato di aver toccato

il fondo, di poter solo risalire la china, di su-perare le sabbie mobili di una classe diri-gente incapace di programmare con un re-spiro auspicabilmente moderno, evoluto,frutto di un dibattito impegnato, scientifica-mente fondato e per questo degno di ri-spetto. Avevamo pensato che saremmo fi-nalmente riusciti a liberarci dal pantano cheimprigiona la città di San Felice Circeo e piùin generale la provincia di Latina. Invece cisiamo dovuti ricredere, mentre le nostreaspettative crollavano in pezzi. Ci siamo re-si conto che sotto il fondo del barile, oltrel’inimmaginabile, esiste ancora la possibili-tà di precipitare più in basso. Ce ne siamoresi conto partecipando al dibattito relativoal Piano del Parco, ancora incorso, e analizzando le di-verse posizioni espresse inmerito dalle amministrazionilocali. Queste dovrebberopresentare le proprie osser-vazioni al redigendo Pianodel Parco, tentando di mi-gliorarlo nella sostanza. Do-vrebbero saper inserire alsuo interno contenuti, pro-poste, suggerimenti e criti-che capaci, nel loro com-plesso, di tutelare meglio gliinteressi legittimi dei cittadi-ni, le loro aspettative e ne-cessità, legandole all’inte-resse superiore della collet-tività, espressioni di un pre-ciso modello di sviluppoeconomico e sociale, indi-spensabilmente ecosostenibile, conside-rando che buona parte del territorio del Co-mune di San Felice ricade all’interno delParco nazionale. Le proposte avanzate in-vece dalla relativa Amministrazione Comu-nale lasciano sconcertati. Esse costituisco-no, senza ombra di dubbio, la sintesi delleposizioni da sempre sostenute dalle ammi-nistrazioni locali e settori dell’imprenditorialocale nei riguardi del Parco nazionale.Prima di entrare nel merito dell’analisi, è be-ne ricordare cosa è il Piano del Parco e co-sa può rappresentare per la comunità diSan Felice, come per tutte quelle che han-no la fortuna di essere comprese all’internodel perimetro dell’area protetta. Si tratta diuno strumento di pianificazione previstodalla legge 394 del 1991 indispensabile pertutelare i valori naturali e ambientali nonchéstorici, culturali, antropologici tradizionalidel territorio comunale compreso nel peri-metro dell’area protetta. La sua predisposi-zione è compito dell’Ente Parco, la cui fun-zione è di stabilire sia una modulazione deivincoli, a seconda dell’importanza delle va-rie aree, sia le loro varie funzioni d’uso. Que-sto fondamentale strumento di pianificazio-ne è considerato “sovraordinato” rispetto a

tutti gli altri piani di gestione territoriale(compresi i Piani Regolatori dei Comuni),con la sola esclusione del Piano Paesaggi-stico di competenza della Regione Lazio.È immediatamente evidente la delicatezzadi questo strumento, capace di incidere suun territorio in maniera prevalente rispettoalla volontà espressa dai Piani Regolatoricomunali, ma anche la possibilità implicitadi modernizzare, mediante un’elaborazionepartecipata, ampia, scientificamente e me-todologicamente ben strutturata e demo-cratica, le linee di sviluppo economico e so-ciale territoriale. Si tratta di un’opportunitàdi sviluppo fondata sul rispetto della mis-sion principale di qualunque area protetta,ossia la difesa delle proprie peculiarità am-bientali ed ecologiche.Ma in cosa consiste la pietra dello scanda-lo? La proposta avanzata dal Comune diSan Felice Circeo è relativa alla fuoriuscitadell’intero quartiere de “La Cona” dal peri-metro del Parco, per realizzare con ogniprobabilità sopraelevazioni generalizzate si-no a quasi due piani per abitazione, arri-vando a contare, rispetto all’esistente, unaumento di cubatura di circa 180.000 me-tri cubi. Tutto questo è stato già oggetto di

discussione e denuncia pub-blica da parte del Presidentedell’Ente Parco in una cele-bre intervista rilasciata alquotidiano nazionale Repub-blica e trasmessa da repub-blica.tv. Lo stesso è avvenu-to durante il convegno di Le-gambiente “Ricominciamodai Parchi”, tenutosi il 15 ot-tobre c.a. presso l’audito-rium del Parco nazionale. È lasolita autolesionistica logicache ispira la politica locale,quella per cui se le leggi nonsi sposano con il complessodi interessi economici pre-senti nel territorio, allora del-le leggi ci si deve liberare. Senel Parco si può costruire so-lo nel rispetto dei vincoli esi-

stenti, siccome quei vincoli impedisconooperazioni edilizie disinvolte, allora chiedia-mo di uscire dal Parco per realizzare quel-le nuove cubature che altrimenti sarebberoimpedite, consentire agli amici palazzinari direalizzare profitti, peraltro spesso con unapolitica di vendita delle unità immobiliari cheè un vero ladrocinio nei riguardi dei cittadi-ni, alla classe politica di restare saldamen-te al comando della città, con buona pacedel diritto, del buon senso, dell’ambiente edelle possibilità, ancora oggi presenti, di or-ganizzare un modello di sviluppo diverso emigliore.A questo punto ci viene naturale una do-manda. Ma i cittadini residenti a La Cona eancor più a tutti i turisti che in quel territo-rio comprano o affittano soprattutto d’e-state e a prezzi importanti villini e apparta-menti, continuerebbero davvero a vivere inquel territorio? Continuerebbero a tornare aSan Felice dopo che le sue caratteristicheurbanistiche e identitarie saranno distrutteper sempre? E il valore delle abitazioni deiresidenti, aumenterà o diminuirà dopo la lo-ro fuoriuscita dal perimetro del Parco e que-st’ulteriore colata di cemento? Conside-rando che il carico antropico triplicherà nelcaso nefasto di fuoriuscita de La Cona dalParco, la qualità della vita dei residenti, deituristi e la capacità del Comune di San Fe-lice Circeo di collocarsi ai vertici delle me-te turistiche mondiali, aumenterà o dimi-nuirà? E gli albergatori di San Felice a taleriguardo, dopo il crollo verticale della qua-lità della vita locale, del valore delle abita-zioni, dei servizi, vedranno aumentare o di-minuire le loro presenze? Convengonodavvero ipotesi di questo genere ai cittadi-ni di San Felice Circeo? Forse sarebbe piùintelligente e conveniente per tutti, punta-re, come invece non si è mai fatto, sul Par-co e su forme di turismo annuali ecososte-nibili capaci di aumentare il valore econo-mico e sociale del territorio a vantaggio ditutti. Ma questa è solo l’opinione di un am-bientalista. �

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Territorio - San Felice Circeo

di Marco Omizzolo

Comune di San Felice Circeo

180.000 metri cubi a “La Cona”!

Una scandalosa proposta urbanistica

“La Cona“

San Felice Circeo - Panorama

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Politica

CCEENNTTRROO SSTTOORRIICCOO SSAANN FFEELLIICCEE CCIIRRCCEEOO -- SSAABBAAUUDDIIAA PPAAGG.. 88

di Michele Marangn

Il Circeo alle urne

La speranza è che qualcosa cambi realmente

Il caso Petrucci e la sfortuna di Schiboni

Aogni tornata elettorale sanfeliciana siassiste a qualche sorpresa, più o me-no assurda, fantasiosa, accompagna-

ta da episodi anticipatori di altre, ulteriorisventure per Circe e i suoi compaesani. E’bastato annunciare le candidature del “deusex machina” dello sport nazionale Gianni Pe-trucci -nulla a che a fare con i Petrucci loca-li, che sono solamente degli omonimi - perrovesciare una buona dose di sfortuna sull’exsindaco Schiboni. Già reduce da un brutto in-fortunio nel 2008, stavolta è stato investitodall’auto del sindaco in carica, Cerasoli. Nul-la di intenzionale, s’intende, ma qualcuno do-vrà pur capire se in quel di San Felice sia piùutile un sindaco, un condottiero, oppure unparroco con tanto di benedizione.Il tasso di scontro è sempre elevato: e al cen-tro troviamo sempre il buon Schiboni. Bastafare un salto nel passato di qualche anno, te-stimoniato da un articolo di Repubblicadell’11 agosto 1998, quando, lontano dal cli-ma elettorale, fu bagarre se non rissa tra Ane Forza Italia. La prima era rappresentata daZaccheo, mentre per gli azzurri c’era l’eternoSchiboni, che aveva cacciato i “fascisti” dal-la giunta. In quella calda estate il chiarimen-to arrivò, e per mano del deputato Zaccheoil primo cittadino ci rimedia qualche schiaffo,un collare e un dito rotto. La dinamica nonvenne mai chiarita, nonostante gli autorevolitestimoni: il deputato Maria Burani e il consi-gliere regionale Stefano Zappalà di Forza Ita-lia, il coordinatore regionale di An Fabio Ram-pelli e l’ex vicesindaco di San Felice Giusep-pe Colambrosi, di An anche lui.Ma stavolta, a parte l’incidente automobili-stico, a far discutere non sono tanto le bot-te, quanto i nomi in ballo in vista delle elezionicomunali di primavera. Quello di Gianni Pe-trucci è certamente il più singolare di tutti: unpapa straniero che poco o niente ha a chevedere con le dinamiche locali, ma è una pe-dina che forse giova ad altri e ben più in-comprensibili dinamiche. Sta di fatto che al-la sua corte arrivano alcune associazioni, co-me la “Terra di Circe”, l’ennesimo sodalizionato per iniziativa di una nutrita schiera diprofessionisti e d’imprenditori, prefiggendo-si tra gli scopi sociali quello di dare impulsoallo sviluppo economico di San Felice e dipromuovere i principi del buon governo. Sial’Udc, sia l’associazione «Terra di Circe» han-no deciso di uscire allo scoperto dopo un’in-tervista rilasciata da Petrucci nella quale lostesso annunciava la sua candidatura. Tut-tavia il partito e il sodalizio hanno scelto lastrategia di far passare la candidatura di Pe-trucci non come una loro proposta ma comeuna discesa in campo, del tutto spontanea daparte del presidente del Coni, per poi aderir-vi. Non è ben chiaro, quindi, a che gioco stia-no giocando. «I valori cui l’associazione s’i-spira e gli obiettivi che si prefigge - spiegaval’associazione per mezzo di una nota stam-pa - sono gli stessi che riscontriamo nelle pa-role del presidente. Egli, come noi, amaquesto luogo incantevole, cui siamo legati da

un rapporto quasi ombelicale e per il quale,con umiltà poniamo a sua disposizione la no-stra tenacia, le nostre risorse umane e pro-fessionali. Ecco perché confermiamo al pre-sidente Petrucci la nostra fattiva collabora-zione al fine di contribuire a costruire conbuon senso, raziocinio ed equità, il benesse-re della collettività e per poter giungere albuon governo della cosa pubblica». La noti-zia della candidatura di Petrucci, secondo«Terra di Circe» dovrebbe essere accolta dal-la cittadinanza con «gioia e speranza» ed èper questa ragione che con «entusiasmo» so-stiene la scommessa della vittoria elettorale.«E’ una scommessa che vogliamo e dobbia-mo vincere - ha precisato ancora il respon-sabile Finotti -, per il bene del paese e dei no-stri figli che in questi ultimi anni di “non go-verno” sono nati, cresciuti e diventati adulti,in un paese ormai alla deriva e senza pro-spettive per il futuro. Forza Presidente –Avanti tutta! Siamo con Lei e con Lei vince-rà il Circeo». Fa piacere tanto entusiasmo, an-che se la questione resta ancora fumosa, co-me non sono chiare le intenzioni dell’ammi-nistrazione uscente, atteso che il sindaco at-tuale Vincenzo Cerasoli non sia intenzionatoa ricandidarsi. Con molta probabilità l’uomodel Pdl alla carica più ambita delle elezionisanfeliciane sarà sempre lui, l’ex sindaco Giu-seppe Schiboni, consigliere comunale dimaggioranza e assessore provinciale.In corsa anche l’ex consigliere comunale Egi-dio Calisi in testa a un costituendo gruppocivico.Non meno agitata la vigilia elettorale in casadei democratici, che hanno puntato sull’exsegretario locale Stefano Recchia. La disce-sa in campo di Recchia e del suo partito pun-ta ad alleanze di ampio respiro: porte aper-te, dunque, a tutti coloro che sono interessatia proporre ai cittadini una vera alternativa alPdl. Il quadro attuale - la candidatura del pre-sidente del Coni Gianni Petrucci, sostenutada Udc e Terra di Circe da un lato, e quelladell’ex consigliere Egidio Calisi dall’altra, acapo di una formazione civica trasversale -restringerebbe però le possibilità del Pd di at-tingere ad altre fonti. Il massimo partito delcentrosinistra resta comunque a guardare:non si può, infatti, escludere che i nomi di Pe-trucci e Calisi possano, strada facendo, scio-gliersi come neve al sole e andare a irrobu-stire di conseguenza la squadra del Partitodemocratico. Un possibile accordo, tuttavia,potrebbe rimettere in discussione anche lecandidature a sindaco compresa quella de-gli stessi democratici.Recchia, questo è certo esclude però ognisorta di accordo con l’amministrazione delcentrodestra. E’ proprio il Pdl a sembrare piùin crisi, visto che alcuni sostenitori di Cera-soli sarebbero già passati nella squadra chesostiene il presidente Petrucci. Molti mesi ciseparano dal voto: la speranza è che qual-cosa cambi realmente: da questa semplicedisamina, non pare che vi siano volti nuovi ingrado di risollevare le sorti del Circeo. �

Editoriale A primavera si vota 1Personaggio Domenico Maiolati 2Politica Amministrative del 2012 3Territorio Perché non ragionarci su? 4Politica Se a San Felice Circeo …5Lettere Lettere al Direttore 6Territorio Una scandalosa

proposta urbanistica 7Politica Il caso Petrucci e

la sfortuna di Schiboni 8Il fatto Benedetto cerca casa 9

Ucci, ucci, ucci ... 10Quello che ci mancava 11

Terrirorio Forum Regionale sulla Sicurezza e Legalità 12

PARCO NAZIONALE DEL CIRCEO 13-20Territorio Perché fare la raccolta

differenziata? 21Sociale Il Festival Pontino

Salvati da … 22Storia Santa Felicita

e il Circeo 23Cronaca Nonna Palma 24

Andrea Bazuro 25Libri La giusta distanza 26Sport Pallavolo - 27

Sognando la piscinaa Sabaudia 28Il Calcio al Circeo 29

Personaggio/Oroscopo 30Tempo libero Cucina – Cinema

Ora legale – Poesia 31

SSSSOOOOMMMMMMMMAAAARRRRIIIIOOOO

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Tra una sosta e l’altra erano più di quin-dici ore che camminavano. Il boscoera fitto e la poca luce doveva attra-

versare l’intrico dei rami delle querce da su-ghero, dei lecci, dei cerri e dei frassini, men-tre il sottobosco era ricco di piante d’allo-ro, di corbezzolo e di erica arborea. Il can-to degli uccelli, ora timido e ora squillante,ravvivava il loro cammino. Benedetto, stan-co, si appoggiava di frequente al bastone;la strada da Casinum era stata bella e mol-to variata ma faticosa. Di tanto in tantoscambiava qualche parola con i fidi Mauroe Placido che lo accompagnavano, comesempre in queste occasioni e con i quali re-citava le orazioni. Strada facendo aveva ri-pensato ai propri natali (veniva da un’agia-ta famiglia romana; Eutropio Anicio, il pa-dre, era Capitano Generale dei romani nel-la regione di Norcia, mentre la madre eraClaudia Abondantia Reguardati, contessadi Norcia), ma non li rimpiangeva. Oramail’Abbazia era quasi completata e l’ordine dalui fondato era noto e rispettato in tutto ilmondo allora conosciuto.Aveva accettato di buon grado l’invito diuna piccola comunità che si era radunata inriva a quel lago vicino al mare e che avevatanto insistito perché venisse per valutarel’opportunità di costruire un convento e unachiesa in quel luogo. Mentre camminavano,finalmente il bosco cominciò a diradarsi eapparve, poco lontano un lago lungo e, po-co più oltre, dopo una duna, il mare scintil-lante. Erano arrivati. Decisero di riposarsi unpoco per godere di quel meraviglioso pae-saggio. Mentre ammiravano una natura lus-sureggiante, in tutti i colori della primavera,all’ombra di tre grandissime querce da su-ghero, arrivò un anziano, dai lunghi capellibianchi evidentemente un uomo di cultura,che cominciò a illustrare le meraviglie delposto, non finiva mai di parlare e alla finevolle persino declamare una poesia, unasua composizione, dedicata al lago; poi,comprendendo che i due visitatori erano at-tesi, si offrì di accompagnarli e di introdur-li presso le persone che li avevano invitati.Così finalmente arrivarono a una piccolapeninsula coperta dal bosco e circondatadal lago.La quiete lo avvinse e comprese di trovar-si nel luogo che doveva essere consacratoalla sacralità. Dopo aver consumato una ce-na frugale offerta nel romitorio a base di pe-sci di lago (il lago all’epoca era pescosissi-mo e l’acqua limpidissima, non certo comeoggi), i suoi ospiti iniziarono a descrivere laconfusione a livello amministrativo che re-gnava oramai da quindici anni in quella zo-na, dandone la colpa a chi ne aveva as-sunto il comando. Gli parlarono di abusi diogni genere, sia da parte del capo sia di al-cuni personaggi che lo circondavano e cheanziché pensare agli interessi della colletti-vità, curavano solamente quelli propri, te-nendo buona la massa con alcuni spetta-coli estivi d’infima fattura con giocolieri eballerine; la solita storia del Panem et cir-censes.Benedetto che stava lavorando alla sua Re-gola (la famosa Regula monachorum, poi

completata nel 534 d.C.), con la quale in-tendeva combinare il rigore con il rispettoper la personalità umana e le capacità indi-viduali, rimase amareggiato sentendo la de-scrizione di tanta disorganizzazione e ri-chiamò le somiglianze tra la comunità lo-cale e quella religiosa da lui amministrata.In primo luogo sottolineò i punti cardine del-l’organizzazione da lui ipotizzata: l’obbe-dienza all’abate, il “padre amoroso” (il no-me deriva proprio dal siriaco “abba”, pa-dre) mai chiamato superiore, e cardine diuna famiglia ben ordinata, che scandisce iltempo nelle varie occupazioni della giorna-ta, durante la quale la preghiera e il lavorosi alternano nel segno del motto ora et la-bora (“prega e lavora”). L’abate non deveordinare nulla di contrario alle leggi. Quan-do uno assume il titolo di Abate, deve im-

porsi mostrando con i fatti più che con leparole tutto quello che è buono. Poi Bene-detto descrisse la funzione del Capitolo, unorgano molto importante al quale dovran-no essere affidate tutte le funzioni più im-portanti. All’interno di questo consiglio i monaci de-vono essere messi in condizione di espri-mere il loro parere ma non possono pre-tendere di imporre a ogni costo le loro ve-dute; comunque la decisione finale spettaall’abate e, una volta che questi avrà stabi-lito ciò che è più conveniente, tutti devonoobbedirgli (ancora oggi si dice di una per-sona che non può dire la sua in un con-sesso: che non ha voce in capitolo).I fratelli che lo avevano invitato erano ra-piti a sentire la parola di Benedetto, capi-vano quanto era distante il mondo, di cuiegli parlava, dalla realtà che vivevano tut-ti i giorni nella loro piccola comunità. Maoramai si era fatto tardi e Benedetto, stan-co per il viaggio si ritirò in una delle mise-re lestre che ospitavano la comunità per ilgiusto riposo.Mentre cercava di prendere sonno, capìche aveva deciso: in quel luogo avrebbefondato il nuovo convento. Qualche gior-no dopo incontrò il patrizio Tertullo (padredi San Placido) appartenente alla nobile ericca famiglia degli Anici di Palestrina, ilquale donò a San Benedetto il terreno percostruire il convento e una chiesa. Era l’anno 529 d.C. Già nel 591 ritroviamoquesta donazione inclusa e confermata nel“Privilegio di Papa Gregorio I” che elenca-va il patrimonio della Chiesa nel territoriocompreso fra Subiaco e il mar Tirreno: “etconfirmo cartulam quam fecit tertullus pa-tricius de tuscolana... et de lacu fulianocum aecclesia sancti donati et turre cumcolonis et colonabus suis et Sancta Mariain Surriscu usque in mare... “(Regesto Sub-lacense.) �

CCEENNTTRROO SSTTOORRIICCOO SSAANN FFEELLIICCEE CCIIRRCCEEOO -- SSAABBAAUUDDIIAA PPAAGG.. 99

Il fatto - Sabaudia

di Aristippo

Benedetto cerca casa

Abbazia di Norcia

S. Benedetto

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Ucci, ucci, ucci / sento odor di cristia-nucci... Quante volte, da piccoli, ci han-no spaventato con questa cantilena

che evocava l’arrivo dell’orco cattivo in cer-ca di bambini da mangiare... In questi giorni,tra San Felice e Montenero, però, la cantile-na ha cambiato le parole e pare che faccia,più o meno, così: Ucci, ucci, ucci / che faràGianni Petrucci? Diciamo pare, perché qual-cuno dice di averne colta un’altra versione, ecioè: UDC, UDC, UDC / mo’ arriviamo conPetrucci. Qualunque sia la colonna sonora, ilfilm più gettonato ai botteghini del Circeo ècertamente quello che narra della discesa incampo nientepopodimenoche del Presiden-te del CONI, Gianni Petrucci, che vuole ci-mentarsi nelle prossime elezioni amministra-tive. E, che, naturalmente, lo vuole fare nellevesti di leader; in altre parole, vuole fare il Sin-daco. L’aspirazione è legittima ed è la dimo-strazione inoppugnabile dell’esistenza dellademocrazia italiana; magari nel paese che so-stiene di essere il più democratico del mon-do, cioè gli Stati Uniti d’America, l’usanza pre-vede che ci si faccia strada dal basso versol’alto e non viceversa, però noi italiani siamosempre andati oltre, siamo genio e sregola-tezza e allora, come si dice, amiamo rompe-re gli schemi e facciamo al contrario, ancheperché, a noi, i doppi, i tripli e i quadrupli in-carichi piacciono da morire (hai visto mai chequalche sconosciuto dovesse crescere trop-po?). Quello che, però, lascia perplessi è cheil Presidente Petrucci dovrebbe conoscerebene il concetto di gioco di squadra e do-vrebbe sapere che se, ad esempio, Messi nonavesse attorno a sé gli altri campioni del Bar-cellona, non raccoglierebbe tutti gli allori che,invece, raccoglie. Ma, almeno al momento, dicampioni (e neppure di campioncini) alla suacorte non se ne vedono; e se a questo si ag-giunge che il nostro paese è stato per decenniterra di conquista di Sindaci calati dall’altoche per lo più non hanno lasciato buoni ri-cordi, la discesa in campo di Gianni Petruccida Valmontone assomiglia molto a quella diBrancaleone da Norcia che con la sua arma-ta muoveva alla conquista del feudo di Auro-

castro. E siccome, come ormai da anni so-steniamo su queste pagine, tutto è già statoscritto nei libri e nei film, anche questa voltadobbiamo riconoscere che le assonanze so-no indiscutibili tanto che non si fa fatica a ri-conoscere tra i sostenitori del candidato Pe-trucci: l’anziano Abacuc, il robusto Pecoro, ilragazzino di nome Taccone, lo scudieroMangold, il monaco Zenone, il fabbro Manuc,il nobile spiantato Teofilatto dei Leonzi. Orasiamo curiosi di vedere come si svolgerà l’a-

zione e se il finale sarà fatalmente lo stessooppure se assisteremo a un clamoroso col-po di scena. Sta di fatto che lo pugnar saràferoce anche perché le altre armate si prean-nunciano decisamente agguerrite. Una, l’Am-ministrazione uscente, pare non abbia sceltoancora il suo campione ma siamo sicuri chei candidati sono dotati di un’arma formidabi-le costituita da sedici anni di gestione clien-telare del potere. L’altra, la Lista Civica Pat-to per il Futuro un campione ce lo ha già, va-le a dire Egidio Calisi che sta mettendo su ungruppo forte della trasversalità e della realevoglia di cambiamento dei suoi sostenitori.E’ annunciata da tempo anche la partecipa-zione di una lista del Partito Democraticoche, secondo la voce del popolo, non avreb-be speranze di vittoria. Ma non crediamo cheil Presidente del CONI voglia fare la corsa suquest’ultima per la sola soddisfazione di sa-lire sul podio... Certo, come spettatori ester-ni da sempre critici nei confronti dell’attualegoverno della città, non possiamo che ram-maricarci del fatto che le forze che invocanoil rinnovamento, invece di cercare una co-esione, si ritrovino divise; e ci dispiace ancheche un personaggio di valenza internaziona-le come Gianni Petrucci si sia lanciato inun’avventura il cui esito potrebbe sminuirneil prestigio. Per questo, caro Presidente, ciconsenta di chiederle una riflessione met-tendo in relazione due elementi: uno virtua-le e cioè lo scontro cinematografico tra Teo-filatto e Brancaleone in cui il primo dice: “Ce-dete lo passo” e il secondo risponde “Cede-telo tu”; l’altro consiste in una massima dalei citata in una recente conferenza stampae che suona così: “A volte, fare un passo in-dietro significa farne due avanti”. Ecco, Pre-sidente, cedete lo passo e magari – se è ve-ro che ama questo paese – provi a donare lasua competenza e le sue capacità in altromodo. Se, invece, dovesse optare per lo sin-golar tenzone non dimentichi di mettere ingrande evidenza, sulle sue insegne, il mottodella sua famiglia: “L’importante non è vin-cere ma partecipare”.

IILL CCEENNTTRROO SSTTOORRIICCOO DDII SSAANN FFEELLIICCEE CCIIRRCCEEOO PPAAGG.. 1100

Il fatto - San Felice Circeo

di E. Dantes

Ucci, ucci, ucci…

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IILL CCEENNTTRROO SSTTOORRIICCOO DDII SSAANN FFEELLIICCEE CCIIRRCCEEOO PPAAGG.. 1111

Il fatto - San Felice Circeo

Ècapitato prima o poi a tutti di “senti-re” che manca qualcosa, un’assenzaimpalpabile, un vuoto indefinibile. Si

entra in una stanza e ci si accorge che unospazio prima conteneva un oggetto, unapersona, una pianta; ora non c’è più, non losapevamo ma ne abbiamo percezione. Permolte notti anche noi ci siamo rigirati nel let-to in preda a quest’angoscia: “A San Feli-ce Circeo c’è una mancanza –ci ripeteva-mo- ma di che, ma di chi?”. Siamo certi chequesta ossessione ci avrebbe presto o tar-di condotto alla porta di uno psichiatra, incerca di un aiuto che solo la scienza avreb-be potuto darci. Poi, un giorno, finalmente,dalle pagine del quotidiano locale, abbiamovisto la luce, tutto ci è apparso chiaro, ognispazio si è riempito: “Ma certo! Che stupi-di, non ci eravamo accorti che qui a San Fe-lice manca l’UDC!” Ora che la nostra vita è infine piena, pos-siamo esprimere tutta la nostra ricono-scenza a chi deve aver passato chissà qua-li tormenti ideologici e filosofici prima di de-cidere questo approdo e offrire a tutti noil’ancora di salvezza del partito di Casini. Enon è stato l’unico regalo che la formazio-ne ipercattolica ha voluto offrire a questo (fi-nora) sfortunato paese: come una cometache annuncia l’avvento del Salvatore, loscudo crociato ha recato con sé il nome delcandidato sindaco proveniente dalla CittàEterna! Un uomo che sulla carta d’identitàalla voce “professione” reca scritto a ca-ratteri indelebili “Presidente”, uno che hapresieduto di tutto e alla cui collezione di ti-toli mancava quello di sindaco. Alla crocia-ta (è il caso di dirlo) si è subito unito ungruppo civico con un nome da azienda vi-nicola (con tutto il rispetto per queste ulti-me) e ai quattro venti è stata annunciata lalieta novella di una nuova “Era Gemini”, incui latte e miele scorreranno e il lupo abi-terà con l’agnello (Isaia 11:6-9, ma loro nonlo sanno).Forse un po’ di storia di primi cittadini quigiunti a portare a noi poveri bifolchi ric-chezza e civiltà non farà male neanche aipropugnatori del nuovo Ver-bo.Era Italo Gemini: nell’im-mediato dopoguerra l’Italiaera, come noto, un ammas-so di rovine. La cronica ar-retratezza del centrosud vi-de un grande sforzo di rico-struzione nazionale e tantipaesi conobbero per la pri-ma volta gli acquedotti, lefognature, la stessa luceelettrica. Lo Stato interven-ne ovunque con i proprifondi per sostenere lo sfor-zo della ripresa, i soldi, an-che grazie ai prestiti ameri-cani, finalmente c’erano.Anche San Felice fu investi-to da questa ondata e il sin-daco dell’epoca, Italo Ge-

mini appunto, si trovò a gestire questa fa-se. In più, scoprì che molti suoi amici avreb-bero con piacere contribuito all’opera di co-lonizzazione accaparrandosi a quattro sol-di i terreni di Quarto Caldo. L’allora ras del-la DC nel Lazio, Andreotti, partecipò all’o-pera ed estese al promontorio il suo domi-nio. Un assessore democristiano fiutò gli af-fari in corso e si rivolse all’Unità. L’articolo,a firma di Maurizio Ferrara (sfortunato pa-dre del corpulento Giuliano) s’intitolava“Una montagna tutta d’oro”. L’assessoreaveva ragione su tutto, Gemini rischiò la de-fenestrazione da parte dei cittadini infuriati.Era Gianpaolo Cresci: megadirigente RAI,condì la sua campagna elettorale di Pippo-baudi e attricette varie. Sapeva poco di SanFelice, ma ipnotizzò i cittadini con le sueconoscenze altolocate, soprattutto nelmondo dello spettacolo. Abbagliati dai lu-strini, i sanfeliciani lo elessero con gran nu-mero di voti e aspettative. Dovette poco do-po confessare di aver rilasciato licenze edi-lizie per i cantieri di Quarto Caldo alla figliadel suo capocorrente DC Amintore Fanfa-ni, cui non poteva negare udienza. La suaamministrazione durò pochi mesi e prece-dette di poco il ciclone giudiziario del “sac-co del Circeo”.Era Michele Principe: due volte sindaco,confessò che il suo unico lavoro qui consi-steva nel tentare di mettere pace alle liti tragli assessori. Lui andava via la domenicasera (aveva ben altri impegni romani, oltrea essere nelle liste della P2 come Cresci),al martedì riceveva la telefonata che an-

nunciava la rissa tra i suoi amministratori.Tornava al Circeo il venerdi, riuniva la giun-ta a cena il sabato (facevano sempre pa-gare lui), metteva pace tra i contendenti e ilmartedi dopo si era daccapo. Risultati: ze-ro carbonella.Era Renato Bocchi: costruttore romano, dilui si diceva “è già ricco, non ruberà” e que-sta era l’unica credenziale in suo possesso.Però aveva comprato villa Aguet, facendosparire per sempre la speranza di farne unparco con una struttura per incentivare il tu-rismo e chiudendone le arcate al piano ter-ra, si disse per ospitare la squadra della La-zio, che nessuno vide mai. Non fu in gradodi varare nessun progetto di rilievo, ma du-rante la sua amministrazione la Soprinten-denza “restaurò” le mura ciclopiche mas-sacrandole con le ruspe e i martelli pneu-matici. Bocchi non fece una piega e a chi prote-stava rispose: “Ma che ne volete sapé voide ‘ste cose! Si vedete er restauro da’ Cap-pella Sistina magari dite che è brutto, masolo perché nun ne capite gnente!”. Nonrimpianto, andò via dopo un po’.Era Norberto Campioni: un altro sindacoche, venendo da Roma, fece ritenere aglisprovveduti elettori sanfeliciani che potes-se avere le conoscenze giuste per far de-collare il paese, come se ottenere un finan-ziamento o l’approvazione di un’opera pub-blica fosse questione di raccomandazioni enon di correttezza finanziaria o progettua-le. La sua amministrazione non cambiò diuna virgola la situazione di San Felice.Questo breve riassunto delle “ere” attra-versate dal Circeo vuole solo raccontarecome, per l’ennesima volta, si tenti di ab-bindolare i sanfeliciani con paccottigliaspacciata per merce preziosa. Peraltro, i sostenitori di quello che viene de-finito “il Presidente” si guardano bene dalraccontare come siano andate davvero lecose in tutte le amministrazioni presieduteda sindaci che per girare il paese doveva-no affidarsi a una cartina geografica. Nonvogliamo credere che qualche bigliettogratis per la partita sia ancora in grado di

comprare il voto dei sanfe-liciani, allo stesso modocon cui ai selvaggi si rega-lavano perline di vetro. Néche la profezia di una nuo-va era, vuota di fatti e pie-na solo di aggettivi, possaancora trovare orecchiesensibili. Anzi, già che par-liamo di un partito che recaun simbolo religioso, dedi-chiamo ai suoi componenti(e agli elettori perché suonida monito) una citazionedalle Sacre Scritture: “Guar-datevi dai falsi profeti chevengono a voi in veste dipecore, ma dentro son lupirapaci” (Matteo 7:15).

di Roderigo

Quello che ci mancava

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I l 28 ottobre si è tenuta a Sabaudia laseconda sessione del Forum regiona-le sicurezza e legalità, con la parteci-

pazione di numerosi parlamentari e ammi-nistratori locali. Per quanto riguarda Sa-baudia, l’infiltrazione malavitosa nel terri-torio è cominciata lentamente attraversol’acquisto d’immobili e la gestione di atti-vità commerciali di livello non elevato pre-feribilmente bar, ristoranti etc. La città èstata lasciata tranquilla, per anni, da fatticriminosi eclatanti. Il fenomeno è stato alungo sottovalutato dalla politica. Chi do-veva vigilare sul territorio, a tutti i livelli, nonha preso provvedimenti atti a prevenire ocontrastare.In questi ultimi anni alcuni soggetti sonousciti allo scoperto e hanno alzato il tiro.Secondo il recentissimo “Rapporto sullostato della sicurezza e sull’andamento del-la criminalità nel Lazio” dell’OsservatorioTecnico scientifico per la sicurezza e la le-galità, Sabaudia si colloca all’11° posto su378 comuni del Lazio come tasso di delit-tuosità. L’usura è molto diffusa (ci sono sta-ti anche alcuni arresti). La droga trova in Sa-baudia un luogo di deposito tranquillo e so-no molto diffuse le tossicodipendenze. Gliincendi durante la primavera dell’annoscorso hanno distrutto numerose attivitàcommerciali e auto. I danneggiamenti di au-to e pneumatici sono frequenti. Furti e ra-pine specialmente durante il periodo estivosono all’ordine del giorno. Un dirigente delComune ha ricevuto dei bossoli in una bu-sta. Gli abusi edilizi sono arrivati oramai aoltre 2.600 mentre il Comune di fatto ha so-speso le demolizioni: ora affermando che ècolpa della regione, ora che mancano i sol-di, ora che è colpa del TAR. I sequestri de-gli immobili da parte della Magistratura so-no sotto gli occhi di tutti: dal Villaggio nelParco, alla lottizzazione abusiva al km 21della litoranea, dall’Hotel Aragosta in viaBiancamano, dalle ville sul lago alle pro-prietà della regione Lazio su via VittorioEmanuele III. Questa estate una serie d’in-cendi ha colpito aree vastissime e pregiatedel Parco, anche in prossi-mità della Direzione.In questi ultimi anni in tuttaItalia ha assunto sempre piùimportanza il problema delcontrasto alle infiltrazioni del-la malavita organizzata nellasocietà civile e nella Pubbli-ca amministrazione. I tenta-coli della malavita organizza-ta s’insinuano non appenatrovano un punto debole,non solo grazie alla complici-tà di amministratori o funzio-nari, ma anche nella man-canza di controlli, alla disor-ganizzazione, alla superficia-lità delle procedure, alla tol-leranza di chi dovrebbe vigi-lare, tra la passività dei citta-

dini i quali dovrebbero collaborare di più se-gnalando i fatti di cui vengono a cono-scenza alle Autorità preposte.I protocolli ministeriali esistenti prevedonocontrolli solamente sulle procedure di affi-damento dei grossi appalti di lavori e servi-zi, ma ad esempio non si preoccupano del-le modalità di controllo dell’esecuzione de-gli stessi e del rispetto dei capitolati. A mioavviso la legislazione vigente - che dovreb-be essere migliorata - mette già a disposi-zione numerosi strumenti per prevenirequesti fenomeni, personalmente ho indivi-duato un elenco di materie da monitorareche può essere utilizzato anche in altri entilocali: Trasparenza, Controlli interni, Reclu-tamento del personale, Conferimento re-sponsabilità dei Settori, Consulenze, Ac-quisizione di beni e servizi, Passaggi di pro-prietà delle attività produttive, Concessioneimmobili comunali, Contributi. Molto im-portante è definire formalmente tutte le pro-

cedure, la modulistica etc. e renderle pub-bliche al fine di mettere in condizione ognicittadino di conoscere chi è il responsabiledel procedimento, quanto tempo ci vuole echi adotterà l’atto finale. Occorrono anchepiù controlli da parte della Polizia Locale: icompiti della PL di fatto sono concentratisulla circolazione stradale, mentre un’atti-vità più attenta in tutti i campi sarebbe mol-to utile per prevenire il fenomeno degli abu-si. In questi ultimi anni anche grazie al ruo-lo svolto dalla stampa è cresciuta notevol-mente l’attenzione verso queste tematiche,ma il percorso è molto lungo. Il Manifestodi Saragozza firmato nel novembre dell’an-no 2006 stabilisce: “La sicurezza urbana èun bene comune essenziale, indissociabileda altri beni comuni, quali l’inclusione so-ciale, il diritto al lavoro, alla salute, all’edu-cazione e alla cultura…Procurare un am-biente sicuro ai propri concittadini e favori-re la coesione sociale è il primo dovere de-gli amministratori locali. Mediante strategiein materia di riqualificazione e di ricostru-zione urbana, fornitura dei servizi basilari incampo educativo, sociale, culturale, le cit-tà sono in grado di agire sulle cause e su-gli effetti dell’insicurezza”. La normativa ita-liana attribuisce questi compiti al Sindaco,Il PD di Sabaudia ha presentato una Mo-zione affinché fosse approvato un progettointegrato di Sicurezza urbana, approvata al-l’unanimità il 22/11/2010, che fino a ogginon ha trovato applicazione.In considerazione dei numerosi furti e rapi-ne che si sono verificati durante l’estate il19 luglio abbiamo scritto una nuova letteraal Sindaco, inviandone copia in Prefettura.Oramai il problema della legalità e della si-curezza si pone in tutta la sua gravità. Nonpuò essere dimenticato il ruolo che devo-no svolgere i cittadini, i quali devono esse-re resi partecipi del progetto e coinvolti inazioni positive sulle singole tematiche. As-sume fondamentale importanza anche lafunzione che può e che deve svolgere ilmondo della scuola per sensibilizzare i gio-vani su questo tema e per formarne la co-

scienza. Importantissimo è ilcompito che possono e de-vono svolgere le associazio-ni di volontariato, le forze so-ciali e il mondo del lavoro. Inquesta situazione la politicaha colpe gravi ma tutto ciò èavvenuto anche a causa del-l’assenteismo sociale dei cit-tadini che non partecipanoquasi per nulla alla vita pub-blica. E’evidente quindi l’importan-za della predisposizione edella messa in atto di un pro-getto di comunicazione ap-propriato che coinvolga inmaniera adeguata tutti i cit-tadini.

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Territorio

di Franco Brugnola

Iniziativa del PD a Sabaudia

Un fenomeno che è stato a lungo sottovalutato dalla politica

Forum Regionale sulla Sicurezza e Legalità

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Parco

T rattiamo qualcosa di molto concretoche ci riguarda in prima persona, os-sia lo stato del nostro Mar Medite-

ranno. Recentemente, dalle analisi di lun-ghe serie temporali di temperatura, si puòaffermare, con una certa sicurezza, che ilMediterraneo ha la febbre. Per sostanziarecon elementi oggettivi questa certezza perprima cosa discutiamo alcuni elementi es-senziali sul funzionamento del nostro belbacino mediterraneo e le similarità con l’o-ceano globale.Il Mar Mediterraneo, nonostante abbia di-mensioni trascurabili in confronto ai grandioceani, è un bacino in cui avvengono, inscala più piccola, una varietà di processi einterazioni atmosfera-oceano tipiche deigrandi oceani. Addirittura dagli oceanogra-fi il Mediterraneo è unanimemente consi-derato come un laboratorio per lo studio deiprocessi chiave dell’intera circolazioneoceanica. Il Mediterraneo consuma perevaporazione più acqua di quella che rice-ve dalla pioggia e dai fiumi, in media il de-ficit è di circa un metro l’anno, e quindi il ge-neroso Atlantico tramite lo stretto di Gibil-terra ci fornisce ciò di cui il bacino ha bi-sogno, è come se la bacinella su cui rac-cogliamo l’acqua avesse un buco e quindi,per compensare tale perdita, dovessimocontinuamente aggiungere dell’acqua.Questo è l’elemento chiave per compren-dere la circolazione del Mediterraneo e laformazione e la trasformazione delle sueacque. L’acqua atlantica che entra nel Me-diterraneo forma uno strato d’acqua su-perficiale variabile sia nello spessore (100-200 metri) sia nei valori di temperatura e sa-linità (all’origine circa 36 grammi di sale suun litro d’acqua, in media il contenuto di sa-le nel Mar Mediterraneo è leggermente su-periore ossia circa 38 grammi), un valoreapparentemente piccolo, ma il cui ruolo ècruciale nella circolazione oceanica. Quan-do l’acqua che sta in superficie evapora, ilsale rimane disciolto aumentando il pesodell’acqua superficiale affondandola e in-nescando processi di mescolamento conl’acqua sottostante. Quando questi pro-cessi s’interrompono, il mare muore permancanza di ossigeno e questo è già ac-caduto decine di volte nell’ultimo milione dianni, provocando appunto la sua morte bio-logica. Infatti, quando l’acqua affonda por-ta con sé ossigeno e magari dei nutrienti(come i concimi che si usano in agricoltu-ra) che vengono dai fiumi, innescando i pro-cessi biologici e chimici fondamentali per lasalute del mare. Tuttavia, quando questi nu-trienti sono eccessivi, si può produrre uneccesso di alghe, cosa che spesso si notalungo le coste italiane, in particolare lungola spiaggia di Sabaudia e ciò può succe-dere se nelle lagune costiere non è smalti-to il naturale accumulo di nutrienti che de-rivano dalle coltivazioni limitrofe. In Adriati-co a causa dell’esistenza del Po questi fe-nomeni sono avvenuti frequentemente, ma

da circa dieci anni non si sono più osser-vati eutrofizzazioni o mucillagini, in virtù diun controllo molto rigoroso dei composti fo-sfati e azotati provenienti dalle coltivazioniagricole e dall’allevamento di animali.Allora, ci sono dei processi che acceleranoo provocano i fenomeni sopra descritti e al-tri che li possono limitare. Per esempio i ven-ti, che, oltre a determinare la circolazione su-perficiale del Mar Mediterraneo, ne agevola-no il mescolamento verticale, distribuendoorizzontalmente e verticalmente ciò cheproviene sia dalla pioggia sia dal suolo. Inparticolare nel Mar Tirreno, venti che deter-minano la sua circolazione sono quelli pro-venienti dal Nord Atlantico, il famoso Mae-strale, un ramo di questo vento s’incanalanello Stretto di Bonifacio, generando dellecircolazioni sia orarie sia antiorarie (vedi fi-gura), mentre un altro ramo si dirige versosud - est sviluppando complesse circolazio-ni superficiali. Inoltre la circolazione superfi-ciale del Mar Tirreno è anche condizionatadal flusso di acqua proveniente dall’oceanoAtlantico attraverso lo Stretto di Gibilterra. In-fatti, tale acqua una volta arrivata nel cana-le di Sardegna, si divide in diversi rami, unodi questo entra direttamente nel Mar Tirreno,determinando le sue caratteristiche fisiche,chimiche e biologiche.La temperatura del Mediterraneo, a causadei cambiamenti climatici, negli ultimi anniè sempre costantemente sopra la media cli-matologica, in particolare alcuni bacini co-me il Mar Adriatico e lo stesso Mar Tirrenostanno mostrando dei picchi d’anomalie ditemperatura superficiale (la differenza tra latemperatura media osservata negli ultimitrenta-quaranta anni e quella del mese o delgiorno preso in considerazione) durante ilperiodo estivo di oltre tre-quattro gradi. Ta-le aumento della temperatura è accompa-

gnato da un contemporaneo aumento del-la salinità: più l’acqua è calda maggiore èla sua capacità di diluire il sale! Pensatequando vi preparate l’acqua per cuocere glispaghetti! Il quadro generale che ne con-segue mostra che nel corso del XX secoloanche le acque intermedie e profonde han-no subito un riscaldamento e un aumentodella salinità. E’ stato osservato nel secoloscorso un aumento non regolare, infatti, siè notata negli ultimi decenni un’accelera-zione di quest’aumento, passando da circapochi centesimi di grado centigrado (primadel 1960) a quelli osservati negli ultimi die-ci anni in cui si stanno osservando tassi dicrescita di due–tre decimi di grado per an-no. Dopo il 1990 tali tassi di crescita si so-no osservati in particolare nelle acque pro-fonde nel Mar Tirreno e nel Mar Ligure. E’ necessario a questo punto rilevare cheper i fisici oceanografi osservare dei cam-biamenti nel centesimo di grado può esse-re considerato all’interno della variabilità cli-matica, il decimo di grado già è indice diqualche rilevante cambiamento ed è im-pensabile che acque profonde o intermediesubiscano variazioni di un grado o frazionedi esso! Pertanto se tali aumenti continue-ranno ancora ad accelerare, sicuramente siavranno degli effetti irreversibili nel sistemabiologico. Per avere una conferma di que-sti cambiamenti, basta chiedere ai pesca-tori e non solo a quelli che lo fanno per me-stiere, quante specie aliene osservano du-rante le loro immersioni o attività di pesca,e vedrete che confermeranno la presenza diquesti nuovi ospiti anche durante le stagio-ni invernali o nelle zone più occidentali delMar Tirreno e in generale del Mar Mediter-raneo. �

*Ricercatore ENEA

Formazione e trasformazione delle sue acque

Vincenzo Artale*

Un laboratorio per lo studio dei processi della circolazione oceanica

Il funzionamento del Mar Mediterraneo

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Parco

Chiunque si soffermi a immaginare co-me poteva apparire il paesaggio del-le Paludi pontine, insieme all’acqua,

ai suoli fangosi, alla vegetazione palustre ealla, sempre troppo enfatizzata, malaria,contemplerà di sicuro un animale, in parti-colare: il bufalo. Ma a questa apparente ov-vietà si contrappone una storia ricca di vi-cissitudini poco note e, forse, non ancoratotalmente chiarite.Il bufalo, così come noi lo conosciamo oggi,è una forma addomesticata del bufalo asia-tico, classificato dagli zoologi con la specieBubalus bubalus, appartenente all’ordine de-gli Ungulati, sottordine Artiodattili, famigliaCavicorni, sottofamiglia Bovidi. Una specieoggetto di allevamento fin dall’antichità, neiluoghi di origine, e progressivamente diffusaanche in Medio Oriente, in Nord Africa, in Eu-ropa e quindi in Italia.Ma il bufalo allevato in Italia, che fino a po-chi anni fa era definito genericamente co-me bufalo di tipo mediterraneo, è denomi-nato oggi “bufalo mediterraneo italiano”,una tipicità raggiunta grazie al lungo isola-mento e alla mancanza di incroci con esem-plari allevati in altri Paesi.Se ne deduce, dunque, che tale animale siastato introdotto in Italia da molto tempo, mala prima vera attestazione della presenzadel bufalo in Italia si rileva solo in alcuni do-cumenti, presenti nell’Abbazia di Farfa, da-tati XII e XIII sec.. In un decreto del re Car-lo I d’Angiò, si ordina di restituire un bufa-lo domito, cioè da lavoro, e in quello stes-so periodo nel Monastero di San Lorenzo inCapua, in occasione della celebrazione del-la festa del Santo patrono, si usava offrireai componenti del Capitolo una mozza oprovatura (la tecnica di lavorazione del lat-te di bufala era quindi già nota e si ha no-tizia che nel 1294, dalla tenuta reale di S.Felicita in Foggia, le provole venivano in-viate frequentemente a Napoli).A prescindere da questi documenti, moltisono concordi nell’affermare che l’introdu-zione del bufalo in Italia sia avvenuta diver-si secoli prima, durante le invasioni longo-barde, precisamente verso la fine del VIsec., per mano di re Agilulfo. Ma questaipotesi, seppure compatibile con quanto ri-portato nella “Historia Longobardorum”scritta nell’VIII sec. dal monaco benedetti-no Paolo Diacono, non emerge nelle “LegesLongobardorum”, dove si fa riferimento auna serie di animali, sia domestici sia sel-vatici, ma non al bufalo. Ciò farebbe pen-sare che tale animale fosse sconosciuto aiLongobardi, tanto è vero che nel beneven-tano, territorio nel quale essi lasciarono no-tevoli testimonianze, non sono stati mai ri-trovati resti di bufalo, o elementi a esso ri-conducibili. O forse il numero degli esem-plari con cui entrarono in contatto fu trop-po modesto per determinare sostanzialimodifiche ai loro usi e costumi. E’ difficilmente immaginabile, inoltre, che iRomani non conoscessero il bufalo, dal mo-

mento che essi percorsero sia il fiume Gior-dano, che attraversava la Giudea, che il Tigrie l’Eufrate, che delimitavano la Mesopotamia,entrambe divenute province romane.Ma se tale animale fosse stato importatodai Romani, prima, o dai Longobardi, poi,è alquanto strano che non si siano trovatidocumenti o raffigurazioni fino a dopo l’an-no mille. In base a ciò, un’ipotesi alterna-tiva è quella secondo cui l’introduzione siaavvenuta in epoca Normanna, con le inva-sioni dei Saraceni e dei Mori. Questi popo-li avrebbero trasportato i primi bufali dal-l’Egitto in Sicilia verso la fine del X sec. e,successivamente, in epoca Sveva (XII-XIIIsec.), raggiunsero le aree, dove ancora og-gi vengono allevati. In tali aree, pianeggiantie paludose, il bufalo ha reso possibile l’uti-lizzazione di terreni abbandonati a seguitodelle invasioni barbariche e quindi sogget-ti a un progressivo impaludamento, cui se-guì il diffondersi della malaria.Qui l’allevamento del bufalo, animale in gra-do di trasformare le risorse vegetali degliacquitrini sia in forza lavoro sia in prodottialimentari, rappresentò una forma di attivi-tà agricola e zootecnica vincente, visto chenelle stesse condizioni i bovini facevano re-gistrare elevati tassi di mortalità.L’attività di commercializzazione dei derivatidel latte e di carni che venne a svilupparsiattorno all’allevamento bufalino, soprattut-to in Campania, è testimoniata da notiziedel 1300 circa. Essa si diffuse poi anche inaltri territori pianeggianti e acquitrinosi del-le regioni limitrofe. Durante la dominazione spagnola la bufalafu utilizzata anche come animale da cac-ciare. Venivano, infatti, organizzate dellebattute di “caccia alla bufala” in occasionedelle quali la corte si recava nelle principa-li zone di allevamento.Il bufalo è stato molto apprezzato, in pas-sato, anche come animale da lavoro e fu

utilizzato per iltrasporto deimateriali più dis-parati. Nel XVsec., durante ilregno Pontificio,i feudatari dove-vano per leggedestinare unaparte dei posse-dimenti al pa-scolo di questianimali, gli uniciin grado di potertrasportare interritori fangosio accidentati ipesanti stru-menti di difesa.Erano insostitui-bili, inoltre, perla pulizia dei ca-nali di sgrondodelle zone palu-

dose e dei letti fluviali. Un’opera di notevo-le importanza per garantire il deflusso del-le acque durante le stagioni piovose ed evi-tare le alluvioni. Nella Pianura Pontina i bu-fali sono stati impiegati anche per la pescafluviale, mentre nel Salernitano per quellasottocosta.Nell’Ottocento, una crisi zootecnica gene-rale non colpì l’attività bufalina, che conti-nuò a essere proficua per la particolare pro-duzione casearia, per la carne, per le pellie per l’attitudine al lavoro di questi anima-li. Oggi, continuano ad avere una notevoleimportanza solo le produzioni di latte, perla trasformazione in mozzarelle e altri deri-vati, e, in minor misura, di carne. Per que-sto, ma anche per effetto delle normativeigienico-sanitarie sempre più stringenti, lagran parte degli animali è allevata in am-bienti confinati. Piccole mandrie allo statobrado in ambienti paludosi sono visibili an-cora in alcune porzioni del Parco del Circeo,che conserva affascinanti scorci di un pae-saggio ormai perduto altrove.Un paesaggio che, oltre a essere rappresen-tato in numerosi quadri, è stato ben descrit-to da diversi autori del passato, tra cui Fer-dinand Gregorovius, il quale, nella trascrizio-ne di uno dei suoi “itinerari laziali” percorsinella seconda metà dell’Ottocento, illustraproprio il territorio compreso tra Terracina,San Felice Circeo e il Lago di Paola, esem-plificativo della Pianura Pontina prima dellabonifica integrale del secolo scorso.Un territorio, allora, ben diverso da quelloattuale, il che invita a riflettere su come de-clinare, in tali contesti, concetti come “pae-saggio identitario” o “identità dei luoghi”,sempre più usati come punti di riferimentonella pianificazione territoriale ma non sem-pre adattati e interpretati in modo esausti-vo. �

*Collaboratore dell’Ente Parco Nazionale del Circeo

ddii RRiiccccaarrddoo CCooppiizz**

I bufali: vestigia delle paludi pontine

Paesaggio ben descritto da diversi autori del passato

Un paesaggio conservato nel Parco del Circeo

Bufali al pascolo

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Passeggiando tra i sentieri della Fore-sta Demaniale del Parco Nazionaledel Circeo, in una tarda serata estiva

potremmo, per incanto o per gli strani effettidella calura, assistere a tale singolare sfida.C’è da dire che questa immaginaria scom-messa vedrebbe come attori la Testudohermanni nelle vesti della lenta ma saggiatartaruga e la Lepre italica (Lepus corsica-nus) in quelle della sventata lepre. Infatti,entrambe le succitate specie sono fre-quentatrici delle radure presenti nel boscodi Cerro e Farnetto della foresta planiziaria,prezioso fazzoletto boscoso vestigia dellaben più estesa Selva di Terracina.Certo dovremmo essere molto fortunati perpoter osservare questi elusivi animali, il pri-mo per le sue dimensioni e per la colora-zione che lo rendono abbastanza mimeticol’altro per il suo comportamento elusivo, perle sue abitudini crepuscolari e notturne,nonché per la sua densità di popolazioneche risulta relativamente bassa, si stima, in-fatti, che tale lagomorfo abbia densità me-dia nell’area peninsulare di 5,5individui/kmq (Trocchi & Riga, 2001)2.Ma, a questo punto, sembra opportuno ini-ziare a conoscere meglio questa lepre e ca-pire il perché sia così importante la sua con-servazione al punto che il Ministero del-l’Ambiente in collaborazione con l’IstitutoNazionale di Fauna Selvatica (ex INFS og-gi noto come ISPRA) ha pensato di redige-re, dieci anni fa, un Piano d’Azione Nazio-nale i cui obiettivi e le cui azioni sono an-cora vigenti e alcune già portate avanti nel-la loro attuazione. In Italia sono presenti quattro specie di le-pri: la Lepre alpina o variabile (Lepus timi-dus) esclusivamente montana e presentesulle Alpi, la Lepre europea (Lepus euro-

paeus) presente nell’Italia settentrionale ecentrale, Lepre italica o “macchiarola” (Le-pus corsicanus) nell’Italia centro-meridio-nale e Sicilia, e infine la Lepre sarda (Lepuscapensis mediterraneus) ovviamente di “ca-sa” in Sardegna. La Lepre italica è una specie endemica del-la nostra penisola, nonostante il nome latinoche potrebbe fuorviare dovuto a motivi sto-rici di denominazione della specie inizial-mente ascritta per la Corsica, ed essa è pre-sente con popolazioni tra loro relativamenteisolate e dislocate in Sicilia, ove è l’unica spe-cie presente, in Italia meridionale e centrale.La simpatria, ovverosia compresenza, con laLepre europea, spesso dovuta e incentivatadalle introduzioni di questa specie per fini ve-natori, il fatto che la determinazione della Le-pre italica come specie distinta e non comesottospecie della Lepre europea sia stata ef-fettuata recentemente e quindi solo a parti-re dalla fine degli anni novanta si è stabilitala sua non cacciabilità poiché non rientrantefra l’elenco delle specie di interesse venato-rio riportato nella Legge quadro sulla caccia157/1992, hanno creato situazioni di com-petizione interspecifica e di persecuzione do-vuta all’attività venatoria più o meno legale,rendendo questa specie più sensibile allaframmentazione e riduzione dell’habitat cau-sata dalle attività antropiche e, conseguen-temente, alla contrazione e frammentazionedell’areale di distribuzione originario nonchéal rischio di estinzione locale. Eppure a benvedere queste due lepri differiscono, oltreche per caratteri genetici, anche per diversiaspetti morfologici seppur non immediata-mente evidenti ma non difficilmente denota-bili a occhi un po’ allenati e attenti quali:aspetto più longilineo e slanciato, zampa po-steriore e orecchie proporzionatamente più

lunghe e peso minore, colorazio-ne del mantello con tonalità piùfulve e netta transizione tra il ful-vo dei fianchi e il bianco del ven-tre. Dagli studi effettuati (Trocchi &Riga, 2007)3 sulla distribuzione diquesta lepre si è potuto costata-re che le aree protette giocano unruolo importante per la sua con-servazione. Sempre da studi sul-le preferenze ambientali, sembraemergere la predilezione della Le-pre italica, a differenza della sua“sorella europea”, per gli ambien-ti caratterizzati da una quota im-portante di boschi contigui adaree aperte di prateria. Nella Fo-resta Demaniale del Circeo sonopresenti aree con simili caratteri-stiche che, unite al regime di pro-tezione qualificante l’area protet-ta, dovrebbero far sì che la nostra“piè veloce” trovi condizioni favo-revoli alla sua permanenza. Pur-troppo, durante recenti indaginisulla sua consistenza condottenella nostra Foresta Demaniale,nell’ambito di programmi di con-

servazione di questo leporide, dall’ISPRA, eattuate in collaborazione con il personale del-l’Ente Parco utilizzando la tecnica di cam-pionamento diretto denominata spot-lightcensus ovverosia conteggio notturno con fa-ro, si è riscontrata una contrazione nel nu-mero di individui contattati rispetto alle inda-gini condotte in precedenza. Pertanto lo sforzo cui tendere al fine di es-sere parte attiva nella conservazione di que-sta popolazione residuale, che è poi uno deicompiti morali di questa “favola di Parco”,è quello di mantenere e favorire la presen-za nella foresta di un mosaico di vegetazio-ne in cui si alternino praterie, cespuglieti eboschi, nonché quello di eliminare ovvero li-mitare quanto più possibile i fattori di dis-turbo dovuti soprattutto alla presenza di ca-ni vaganti e a quella di barriere infrastruttu-rali, il tutto sperando di non dover correre airipari rischiando di non fare in tempo …maal contrario partendo per tempo anche apiccoli passi ma con la consapevolezza deinostri obiettivi e senza abbassare mai laguardia. �

* Servizio biodiversità e reti ecologiche del PNC

1 Versione della Favola “La Lepre e la Tartaruga”di Esopo, favolista greco del VI sec. a.C2 Trocchi V. e F. Riga (a cura di), 2001 – Piano d’a-zione nazionale per la Lepre italica (Lepus corsi-canus). Quad.Cons.Natura, 9, Min.Ambiente –Ist.Naz.Fauna Selvatica 3 Trocchi V. e F. Riga, 2007 - Analisi preliminaresullo stato di attuazione del Piano d’Azione na-zionale per Lepus corsicanus. - In Conservazio-ne di Lepus corsicanus (De Winton, 1898)e sta-to delle conoscenze, de Filippo et al. (a cura di),2007, IGF publ.

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Parco

di Ester Del Bove*

Passeggiando tra i sentieri del Parco Nazionale del Circeo

In Italia sono presenti quattro specie di lepri

La veloce Lepre… italica

Lepre italica

La lepre un giorno si vantava con gli altrianimali: - Nessuno può battermi in veloci-tà - diceva. - Sfido chiunque a correre co-me me.La tartaruga, con la sua solita calma, dis-se: - Accetto la sfida.- Questa è buona! - esclamò la lepre; escoppiò a ridere.- Non vantarti prima di aver vinto replicò latartaruga. - Vuoi fare questa gara?Così fu stabilito un percorso e dato il via.La lepre partì come un fulmine: quasinon si vedeva più, tanto era già lontana.Poi si fermò, e per mostrare il suo dis-prezzo verso la tartaruga si sdraiò a fa-re un sonnellino.La tartaruga intanto camminava con fatica,un passo dopo l’altro, e quando la lepre sisvegliò, la vide vicina al traguardo.Allora si mise a correre con tutte le sue for-ze, ma ormai era troppo tardi per vincerela gara.La tartaruga sorridendo disse: “Non servecorrere, bisogna partire in tempo.”1

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Parco

In queste ultime settimane si sono riac-cese alcune polemiche sul rapporto traParco e cantieri navali Rizzardi sul La-

go di Paola. In particolare è stato sostenu-to che la chiusura dei cantieri sostanzial-mente è da attribuirsi alla responsabilità ealla presenza del Parco. In realtà le cosenon stanno esattamente così. Qualcuno poirilancia l’ipotesi di una portualità interna alLago di Paola, contestando una soluzionediversa quale quella individuata dall’EnteParco. I Cantieri Posillipo, a cui si deve riconosce-re la realizzazione di imbarcazioni meravi-gliose, sotto il profilo imprenditoriale sonostati un disastro e sono falliti nonostanteimportanti contributi pubblici, che non so-no serviti per salvare le attività. Il subentrodi Rizzardi aveva certamente dato alla Po-sillipo una maggiore capacità operativa siasui prodotti che sul mercato ma, Rizzardiper primo, sa di essere stato mal consiglia-to e di aver imboccato un vicolo cieco nelmomento stesso in cui ha pensato di poteraggirare i vincoli comunitari e archeologicipresenti sul Lago di Paola, vincoli, che co-me mille volte detto, sussistono indipen-dentemente da quelli del Parco.Chi pensava di affrontare la crisi della nau-tica ignorando alcuni elementi cardine delsistema di tutela dei territori del Parco, hachiaramente sbagliato sia strategia che ap-proccio. Nel Parco c’è una nautica possi-bile, si chiede invece l’impossibile, cioè neiluoghi distanti dal mare, dove si facevanobarche e motoscafi, si pretende di costrui-re navi che solo grazie alla disponibilità e al-la responsabilità del parco si sono potutevarare. Tutti sanno che Rizzardi avrebbe po-tuto realizzare queste imbarcazioni in altrisuoi stabilimenti ben più idonei, tutti sannoche è rimasto al Porto del Bufalo perché lapolitica gli ha garantito cose che non pote-va né promettere né tanto meno mantene-re. Siamo dunque sicuri che l’attuale bloc-co delle produzioni sia responsabilità delParco? Oltre ai pasticci della politica loca-le c’è poi una drammatica situazione dicontesto.Secondo i dati di settore (UCINA, La nauti-ca in cifre; edizione 2011) il fatturato dellacantieristica da diporto degli ultimi sei annirappresenta “chiaramente come la crisi ri-guardi tutte le categorie di cui è compostoil fatturato, ossia la produzione nazionaleper il mercato nazionale, la produzione na-zionale esportata e le importazioni”. In nu-meri la produzione nazionale per il merca-to nazionale ha perso circa 800 milioni difatturato tra il 2008 e il 2010 più che di-mezzando il fatturato complessivo; nellostesso periodo la produzione nazionale peril mercato estero ha perso oltre 500 milionidi euro (riducendo di un terzo il fatturatocomplessivo di settore). Molte le aziende incrisi, in liquidazione, sulla via del fallimen-to, comunque tutte in riduzione di organi-co. Come si può immaginare i Parchi nonc’entrano nulla con questa crisi e certa-

mente al Circeo il Parco è stato vigliacca-mente usato come pretesto per nasconde-re responsabilità che stanno ben altrove. Difficile sapere come Rizzardi, infilatosi, suomalgrado, in un ginepraio vincolistico e au-torizzativo, avrebbe retto alla crisi se EnteParco, Soprintendenza, Ministeri e Regioneavessero consentito a ciò che non era loropotere consentire. L’unica cosa che sap-piamo con assoluta certezza è che se sifosse “sbragato” il canale romano, abbat-tuto il Ponte Rosso, fatto saltare lo scogliodavanti Torre Paola, se si fosse realizzato ilponte girevole del progetto della Provincia(peraltro mai formalmente presentato), og-gi faremmo i conti con una procedura d’in-frazione che è stata ritirata proprio perchéil Parco ha documentato che queste azioniannunciate non si sono poi concretizzate.I fatti e i documenti oggi ci dicono con chia-rezza che la nautica Rizzardi è stata utiliz-zata come “cavallo di troia” per ben altriprogetti, primo tra tutti quello di un porto in-terno al lago. Questa fase sembra oggi su-perata e faticosamente si sta trovando unasoluzione tecnica per garantire alla città diSabaudia un approdo per un certo numerodi barche di dimensioni contenute che nel-

l’immodificabilità dei luoghi possa trovarericovero nell’ex avanotteria che non ha i vin-coli del lago e che è un manufatto degli an-ni sessanta. E’ così ostico comprendere ladistinzione tra un intervento in un ambitonaturale a tutela integrale e uno in ambitoartificiale a tutela orientata? E’ così diffici-le capire che nel primo caso, cioè nell’ipo-tesi della darsena nel lago, ricreeremmouna situazione ingestibile sotto ogni profi-lo, e nel secondo, cioè l’utilizzo dell’ava-notteria, ottimizziamo un’opera esistente einutilizzata per realizzare un servizio alla co-munità locale? Si preferisce il niente?Chi vuol proseguire nel vicolo cieco che hafatto pagare un conto salatissimo a Rizzar-di,è dunque libero di farlo, ma attenzione aquanto si dichiara perché poi l’esaspera-zione che in modo infondato attribuisce re-sponsabilità al Parco contribuisce ad ali-mentare un clima che può condurre non so-lo ad azioni forti di protesta, ma anche scel-lerate e inaccettabili come quelle a cui ab-biamo assistito questa estate. �

* Presidente Ente Parco Nazionale del Circeo.

di Gaetano Benedetto*

La polemica è sempre viva

Siamo sicuri che il blocco della produzione cantieristica sia responsabilità del Parco?

Il lago, il Parco e i cantieri Rizzardi

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Parco

In questi giorni di grave crisi economicae finanziaria, di governi tecnici e di pro-getti di dismissione di beni pubblici di-

venta di stringente attualità una riflessionesui beni demaniali del Parco. Su 9.000 et-tari circa interessati dall’area protetta, 5600,infatti, sono demaniali. Tutti i beni del De-manio dello Stato oggi sono in prima istan-za di competenza dell’Agenzia del Demanioche deve deciderne l’uso futuro anche ai fi-ni del rientro della finanza pubblica. Fin dal-l’istituzione dell’Ente Parco i beni demania-li sono stati gestiti dal Corpo Forestale del-lo Stato, che dispone di diverse struttureoperative sul territorio. Quella che si occu-pa della gestione dei beni si chiama “Azien-da di Stato per le Foreste Demaniali (ASFD),dal 2007 denominata “Ufficio Biodiversità”,che agisce sul territorio tramite l’Ufficio Ter-ritoriale Biodiversità di Fogliano (UTB), consede anche a Sabaudia. L’UTB gestisce3.400 ettari di Foresta Demaniale (che è Ri-serva Naturale dello Stato) e circa 2.200 del“Complesso dei Laghi Costieri” (Lago di Fo-gliano, Lago dei Monaci e Lago di Capro-lace, e aree adiacenti), che fu espropriato auna grande società immobiliare nel 1984dal Ministero dell’Agricoltura e Foreste (ilMinistero dell’Ambiente allora non esisteva,è stato creato nel 1986), proprio al fine digarantire gli obiettivi istituzionali dell’areaprotetta. A tutt’oggi tutto il complesso dibeni è in “Concessione Governativa” (usoe gestione) al CFS, che d’intesa con l’A-genzia del Demanio deve decidere l’uso fu-turo degli stessi.L’Ente Parco è stato istituito nel 2007 e, alcontrario del CFS, non dispone di alcun be-ne demaniale in uso. L’Ente per ottenerebeni demaniali in uso dovrebbe ottenereuna concessione demaniale pagando il re-lativo canone, proprio come qualunquesoggetto privato, non essendo prevista laforma dell’Uso Governativo (che permettel’utilizzo gratuito) per gli enti pubblici, masolo per lo Stato. Peraltro l’Ente Parco hauna struttura estremamente limitata, cherenderebbe oltremodo difficile la gestionedei grandi beni demaniali sul territorio: ha,infatti, una pianta organica approvata di so-le 11 unità più il direttore, con solo il 50%dei posti coperti (cioè 6 persone). L’UTB alcontrario ha ereditato la struttura della ge-stione CFS del Parco precedente al 2007 edispone di 30 persone in divisa e 90 ope-rai. Tra l’altro come detto il CFS ha altrestrutture rilevanti sul territorio: il CTA (l’uffi-cio CFS di supporto alla sorveglianza e al-tre attività per il Parco Nazionale) di 26 per-sone e il NOS (ex UOT) di Cerasella, depu-tato all’antincendio e alla protezione civilesul territorio del Parco e di tutta la Provin-cia di Latina, con circa 15 unità. Nei beni demaniali sul territorio del Parco –oltre ai terreni della foresta e dei laghi - sonoricompresi numerosi edifici di vario genere:• Il Complesso storico ex Caetani “Borgo di

Fogliano” del CFS che include numerosiedifici;

• Il Complesso “Centro Visitatori Loc. Pan-talone”, che include numerose strutture eUffici del CFS e gli uffici dell’Ente Parco;

• Il Complesso “Cerasella” adibito princi-palmente a sede del NOS e ad alloggi diservizio CFS;

• Il Complesso “Capo d’Omo” adibito adalloggi di servizio per personale CFS;

• e vari altri immobili sparsi sull’area de-maniale (Lestra Cocuzza, Centro Daini,Foci di Caprolace e Monaci-Fogliano, po-deri vari).

Attualmente esistono numerosi vincoli cherendono impossibile per l’Ente Parco (cheperaltro come detto non li detiene), e diffi-cile o comunque poco efficiente per il CFS-Agenzia del Demanio, mettere a reddito ibeni. Sulle aree demaniali non sono am-messe attività commerciali e i canoni esi-stenti vanno tutti su un conto del Ministerodel Tesoro. Inoltre: l’Ente Parco per legge e per le interpreta-zioni restrittive del Ministero Ambiente nonha alcuna possibilità di gestire, né tanto-meno di incamerare le entrate;i finanziamenti ordinari e straordinari pre-visti per l’Ente Parco dal 2002 (anno di isti-tuzione con la legge 179/2002) e fino al2007, durante la gestione commissariale,sono stati di fatto trasferiti al CFS, che li hautilizzati in gran parte – positivamente – per

il restauro di numerosi edifi-ci e il miglioramento dei be-ni. Tali investimenti, che pa-trimonialmente sono stati“caricati” sulla gestione del-l’Ente Parco, oggi parados-salmente non sono ricono-sciuti dall’Agenzia del De-manio come miglioramentopatrimoniale dei beni, dascalare dai canoni di con-cessione. L’Ente Parco do-vrebbe assumere pertanto ibeni a canone di concessio-ne, o pieno o scontato – nontenendo conto del valoreoriginario dei beni ma inve-ce di quello, ben maggiore,attuale.Il sistema, di fatto, è blocca-to. Possibili strumenti alter-nativi di gestione per rag-

giungere gli obiettivi delineati di migliora-mento dei saldi di finanza pubblica, con unagestione “manageriale” e prevedendo realientrate e corrispettivi per i servizi forniti dal“sistema parco” ai cittadini che ne usufrui-scono, potrebbero essere ad esempio unamodifica del funzionamento degli enti par-co attuali nella direzione di dotarli di stru-menti efficaci per aumentare le entrate pro-prie (trasferimento di patrimonio demania-le, strumenti normativi che li autorizzino aincassare i proventi demaniali, possibilitàreale di richiedere e incassare diritti e ca-noni per servizi anche amministrativi,ecc…). Una ipotesi alternativa potrebbe es-sere la costituzione di una Fondazione delParco. Un ulteriore scenario potrebbe essere la co-stituzione di “associazione amici del parconazionale” (o di un’unica “associazioneamici dei parchi nazionali”), sotto forma diONG (ad esempio ONLUS), su iniziativa pri-vata, indirizzata ad attivare “fundraising” peri parchi nazionali così come fa la “NationalPark Foundation” negli USA. Nello scena-rio italiano sembra la più difficile delle varieopzioni, mancando meccanismi fiscali in-centivanti reali, ed essendoci uno scenarioassociativo indirizzato all’ambiente e allanatura già molto denso. Sarebbe comunque interessante pensare aun “Telethon dei Parchi Nazionali e dellaBiodiversità”, o ad altri meccanismi come“5 per mille per la natura e la biodiversità”,“lotto per i parchi nazionali”, ecc… che unainiziativa nazionale coordinata dei diversisoggetti interessati istituzionalmente po-trebbe forse riuscire ad attivare. Le ipotesiin discussione in Senato vanno invece nel-la direzione di imporre canoni per i servizisvolti sul territorio dei parchi (produzione etrasporto di energia, idrocarburi, e simili).Quale sarà la realtà, lo vedremo nei prossi-mi anni. �

*Direttore dell’Ente Parco Nazionale del Circeo

di Giuliano Tallone*

I beni del Demanio dello Stato nel Parco

L’Ente Parco non dispone di alcun bene demaniale in uso

Gestione e opportunità

Duna e laghi visti dal Promontorio

Piscina della Verdesca

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Parco

Si sono concluse con la fine del mesedi ottobre le indagini archeologiche sulcampo presso il Parco Nazionale del

Circeo, fino alla primavera restano soprat-tutto lavoro di scrivania e biblioteca per or-dinare e capire a fondo quanto è stato rile-vato e scoperto.Tirando le somme delle indagini e rilievi digiugno - luglio condotti a S. Felice pressoil sito noto come Quattro Venti, e di quellesvolte a settembre - ottobre a Sabaudiapresso la villa di Domiziano, ci si può rite-nere molto soddisfatti.Da un punto di vista storico archeologico,l’intuizione che avevamo avuto, relativa al-l’interpretazione del sito dei Quattro Venti aSan Felice Circeo come santuario costieropiuttosto che come luogo di residenza, sicontinua a rafforzare. La tipologia ediliziadei Quattro Venti trova, infatti, confronto(terrazze sostruite realizzate in opera incer-ta) con notissime strutture santuariali gros-somodo coeve, mi riferisco al santuario diIupiter Anxur a Terracina, e a quello dellaFortuna Primigenia a Praeneste. A questi in-dizi va aggiunta la cronologia della terza fa-se della villa di Domiziano, fine del I seco-lo a.C., assolutamente coerente con la no-tizia dell’esilio di Lepido al Circeo, che laqualifica, assieme ad altri dati, come il luo-go più plausibile di residenza del famosoesiliato del Circeo.Hanno avuto seguito anche le indagini pres-so la villa di Domiziano: risultato significa-tivo per questa campagna la definizione,per l’area Nord, di otto fasi costruttive co-prenti un periodo che va grossomodo dal-la fine del II secolo a.C. fino almeno al II d.C.Alla prima fase appartiene la peschiera, ilportico e la cisterna cosiddetta a pilastri. Lostato di conservazione della peschiera per-mette di ricostruirne agevolmente il funzio-namento: un canale (fossa in latino) orien-tato NW-SE raccoglieva l’acqua salmastradel lago paracostiero alimentando la vasca,mentre tre canali minori (aestuaria), orientatiNW-SE e disposti perpendicolarmente al la-to SW della peschiera, garantivano il ricir-colo e quindi l’idoneità delle acque per l’al-levamento del pesce. La peschiera era ar-ticolata in due zone, la prima, quella alla-gata, dotata di abside, si trovava a NE, edera divisa in sette vasche messe in comu-nicazione da piccoli passaggi. La porzioneSW della peschiera, isolata dal resto, era in-vece frequentabile a piedi, alla zona asciut-ta si accedeva tramite scale, i prospetti era-no invece movimentati da una piccola ab-side sul lato corto e da due nicchioni suquelli lunghi.Alla seconda fase, databile al I a.C., va as-sociata la costruzione, o più probabilmen-te, la ricostruzione della domus visibile en-tro l’area Nord. Estensione e importanza diquesto complesso, senza la prosecuzionedello scavo, risultano difficilmente com-prensibili, giacendo questa residenza inmassima parte ancora sotto terra. Non-ostante l’incompletezza dello scavo presso

la domus è stato possibile identificare l’a-trio, il tablinio e un triclinio.Alla terza fase si associano numerosi inter-venti di restauro presso tutta l’area, in par-ticolare presso l’impianto idraulico e pres-so il triportico che bordava la peschiera, do-ve vennero aggiunte delle semicolonne permovimentarne il prospetto. Queste attivitàdi riassetto vanno probabilmente associa-te all’inizio dell’esilio di Lepido al Circeo.La quarta fase, databile in un momentoqualunque del I secolo d.C. vide un mode-sto intervento sugli impianti di adduzioneidrica. Alla quinta fase invece, associabile alprincipato di Domiziano, va attribuita, pres-so questa parte del sito, la dismissione del-la canaletta in muratura e la loro sostituzio-ne con fistulae (tubi) in piombo. Sempre aquesta fase vanno associati sia i rivesti-menti parietali sia i pavimenti realizzati inmarmo. Alla sesta fase, databile in età me-dio-imperiale, vanno assegnati limitati in-terventi di restauro.Molto interessanti sono invece le ultime duefasi, attualmente di difficilissima datazione,queste lasciano intravedere un uso degli spa-

zi della villa anchenel corso del me-dioevo. In particola-re l’ottava e ultimafase costruttivapresso la zona norddella villa di Domi-ziano è stata indivi-duata a ridosso dellato Sud della cister-na a pilastri. Qui sitrovano due muri,lievemente disassatirispetto alla cisterna,realizzati con unatecnica estrema-mente disordinatache adopera grossiconci di calcare e la-terizio di riuso. Questa fase offre

un’immagine del cambiamento di destinazio-ne per l’area soprattutto presso l’ambiente piùoccidentale, dove venne sfruttato come pia-no pavimentale il fondo di una vasca in cui fuinserito un fornello, indizio che ha fatto pen-sare alla costruzione di un riparo con focola-re. Sia la villa d Domiziano che il sito noto co-me Quattro Venti, sono stati inoltre oggetto dirilievo fotogrammetrico. La fotogrammetria èuna tecnica di rilievo che permette di acqui-sire dati metrici di un oggetto tramite l’acqui-sizione di una coppia di foto stereometriche.Nel caso specifico ci si è avvalsi della foto-grammetria digitale per iniziare a realizzare ri-costruzioni 3D dei siti da far fruire online. Ta-li rilievi sono stati realizzati adoperando sta-zione totale, fotocamere calibrate e in alcunicasi, grazie a un accordo con il GREAL (Geo-graph Research and Application Laboratory)laboratorio dell’Università Europea di Roma,piccoli droni (aerei senza pilota) muniti di fo-tocamera per fare foto verticali. �

*Ricercatore Università “La Sapienza” di Roma

di Diego Ronchi*

Interventi presso il Parco Nazionale del Circeo

Ora inizia il lavoro di scrivania e biblioteca

Indagini archeologiche e rilievi fotogrammetrici

Porzione di modello 3D del sito noto come villa dei Quattro Venti

Drone del GREAL in azione

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Parco

Nel corso del mese diAgosto, i fortunati matti-nieri che si sono trovati a

passeggiare lungo le spiaggedel Parco - l’obiettivo ultimo èsempre quello di conquistarsiun posto in prima fila davanti almare - hanno potuto osserva-re il capillare lavoro del battel-lo spazzamare dell’Ente ParcoNazionale del Circeo. Ognimattina all’alba, infatti, il pic-colo naviglio (il battello ha di-mensioni di 9,55 metri di lun-ghezza per 3,35 metri di lar-ghezza, l’altezza massima so-pra la linea di galleggiamentodi 3,80 metri) solcava le acqueprospicienti il territorio del Par-co a caccia di rifiuti galleg-gianti, solidi e non, da catturare conla sua cesta e stivare nell’ampio cas-sone di prua. Il battello spazzamarein dotazione all’Ente Parco Naziona-le del Circeo è una imbarcazioneprogettata e realizzata per conto delMinistero dell’Ambiente e della Tute-la del Territorio e del Mare con loscopo di effettuare la raccolta dei ri-fiuti solidi galleggianti lungo le costeitaliane. Il battello, infatti, dispone diapparecchiature tali da consentire laraccolta e lo stivaggio dei rifiuti permezzo di una cesta situata a pruache, una volta piena, viene ribaltatanella stiva. Nel corso della stagioneestiva 2011, in particolare durantetutto il mese di Agosto, il battellospazzamare dell’Ente ha operatonelle acque prospicienti il Parco delCirceo, svolgendo importanti attivitàquali: 1) la raccolta dei rifiuti solidi galleg-gianti; 2) interventi straordinari di pulizia digrosse macchie di rifiuti accumulati da ma-reggiate, correnti, venti, fenomeni alluvio-nali; 3) raccolta differenziata e conferimen-to alla stazione ecologica del porto di SanFelice Circeo per il successivo riciclaggio osmaltimento; 4) raccolta dati sulla presen-za, la tipologia e la distribuzione di rifiuti inmare. Tutte queste attività, oltre a essereutili per mantenere la pulizia delle acque co-stiere, contribuendo a rendere piacevole ilsoggiorno dei turisti, hanno consentito dientrare in possesso di interessanti dati sul-la qualità macroscopica delle acque pro-spicienti il Parco Nazionale del Circeo.Le attività del battello spazzamare, il cui va-ro è avvenuto anche grazie al lavoro siner-gico della Capitaneria di Porto di San Feli-ce e della Cooperativa Circeo 1, sono sta-te coordinate e gestite dall’Ente Parco Na-zionale del Circeo con la stretta collabora-zione dell’Ufficio Territoriale per la Biodi-versità di Fogliano, sede di Sabaudia, delCorpo Forestale dello Stato che ha distac-cato, nel periodo compreso tra il 1 e il 31Agosto 2011, il personale OTI alla guida del

mezzo, personale con caratteristiche tali daricoprire le mansioni necessarie alla realiz-zazione del servizio quali il coordinamentodelle attività, la conduzione del battello, ladirezione per la raccolta dei rifiuti, la rac-colta dati sul materiale imbarcato.L’unità in servizio è stata quindi impiegataper un’attività di costante pulizia delle ac-que costiere e per fronteggiare le eventua-li emergenze relative alla presenza di rifiutisolidi galleggianti nella fascia costiera finoa un massimo di 300 metri circa dalla co-sta. Nel periodo di attività è stata monito-rata l’intera fascia costiera di competenzadell’Ente Parco Nazionale del Circeo e deiComuni interessati, concentrando il servizioin particolar modo in prossimità degli spec-chi acquei antistanti gli stabilimenti balnea-ri e le aree abitualmente occupate da ba-gnanti. L’intervento giornaliero durava tra le4 e le 6 ore, comprese nella fascia orariadalle ore 6.00 alle ore 12.00, ed è stato ese-guito nei luoghi dove sembrava esseremaggiore la concentrazione di rifiuti galleg-gianti o su eventuali segnalazioni da partedi pescatori o di diportisti. Le operazioni diraccolta si sono differenziate a secondodell’entità dell’intervento: nei casi di pre-

senza di grosse chiazze di ma-teriale si è provveduto, graziealla cesta metallica azionataidraulicamente e posta all’e-strema prua del battello, al re-cupero e successivamente al-lo scarico del materiale in sac-chi collocati nella stiva del bat-tello. I rifiuti solidi raccolti e sti-vati sono stati successivamen-te separati nei principali mate-riali differenziabili, quali plasti-ca, vetro, alluminio, legno, ma-teriale organico e, infine, rifiutiindifferenziati. Queste differen-ti tipologie di rifiuti sono statistoccati in sacchi posti all’in-terno della stiva e successiva-mente scaricati alla stazioneecologica attiva presso il porto

del Comune di San Felice Circeo,ove il battello staziona. Nel corso delperiodo di attività, il battello spazza-mare ha navigato per un totale di 85ore suddivise in 18 uscite, con una me-dia di 4 ore e 43 minuti al giorno di na-vigazione (da un minimo di 1 ora e 30minuti a un massimo di 6 ore) e ha rac-colto e smaltito oltre 3 quintali di rifiu-ti solidi galleggianti, costituiti soprat-tutto da materiale plastico, il quale rap-presenta, con una frequenza del51,43%, il più usuale tra i materiali chesi trovano abbandonati in mare. Il le-gno (tronchi, rami, ma anche assi e al-tri oggetti di provenienza umana), conil 20%, rappresenta il secondo mate-riale raccolto con maggior frequenza,mentre il vetro e la carta hanno en-trambi una frequenza del 14,29%. Tresono stati gli interventi su grosse mac-

chie di gasolio presenti a largo, durante i qua-li sono stati utilizzati 80 litri di solvente. In par-ticolare l’intervento del 22 Agosto si è pre-sentato particolarmente intenso, in quanto so-no stati consumati ben 40 litri di solvente,contro i 20 utilizzati in ognuno delle altre dueazioni. Da questi pochi dati è facile com-prendere come l’attività del battello abbiacontribuito a mantenere le spiagge pulite,favorendo il buon esito e la tranquillità del-la stagione balneare grazie all’eliminazionea largo dei rifiuti che sarebbero potuti giun-gere fino alla spiaggia, per non parlare del-la capillare eliminazione di tutti quegli og-getti di grosse dimensioni, in particolaretronchi e ramaglie di vario genere, che so-no di ostacolo alla navigazione diportisticache nei mesi estivi conosce un notevole au-mento di intensità. Concludendo, l’utilizzodel battello spazzamare durante tutto l’ar-co della stagione estiva permetterebbe ilmantenimento capillare della pulizia dellecoste e un censimento più preciso dei rifiutiche stanno invadendo il nostro mare. �

*Ufficio Naturalistico dell’Ente Parco Nazionaledel Circeo

di Daniele Guarneri*

Le pulizie di stagione

Raccoglie i rifiuti solidi galleggianti lungo la costa

L’attività del battello spazzamare nel Parco del Circeo

Battello spazzamare

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Parco

Il Parco Nazionale del Circeo ha appenaospitato, nel mese di novembre, più di200 ragazzi con i loro insegnanti, ap-

partenenti a 22 Scuole, che hanno parteci-pato alla manifestazione conclusiva dellacampagna scolastica nazionale “Vivere ilMare”. La campagna “Vivere il Mare” si ri-volge ai giovani studenti delle scuole supe-riori di tutta Italia. E’ stata la prima iniziati-va nazionale a carattere socio istituzionalea istituire un concorso video per i giovani,coadiuvati dai loro insegnanti. Nello stessotempo si è provato a sperimentare un mo-dello di turismo scolastico ecologico-cultu-rale in favore delle regioni litoranee e dellearee protette nazionali, la manifestazioneeuropea “Settimana Azzurra Video Festi-val”. Ogni anno, centinaia di ragazzi digruppi scolastici provenienti da diverse Re-gioni, finalisti dei concorsi per la produzio-ne di video-film sul mare, sull’ambiente esui cambiamenti climatici, sono ospiti di lo-calità costiere tra le più suggestive e a ele-vato valore ambientale della nostra peniso-la. La manifestazione conclusiva compren-de la fase di premiazione dei concorsi peraudiovisivi “Un Video per il Mare” sul tema“il mare, i giovani, l’ambiente” e “Pesca unoSpot!” con argomento “la pesca e l’acqua-coltura in Italia”. Secondo un modello giàampiamente sperimentato, l’evento è ca-ratterizzato da un soggiorno eco-turistico eda una serie di stage di studio, svolti attra-verso un programma che serve a valorizza-re e far conoscere il patrimonio naturale,ambientale, storico - culturale del territorioscelto quale sede della manifestazione.Quest’anno la manifestazione finale ha avu-to luogo per la prima volta, dopo più di ven-ti anni dal suo nascere, nel Lazio, e in parti-colare a Terracina e nel Parco Nazionale delCirceo. Il programma della manifestazione èstato articolato in due giornate di attività dieco-turismo scolastico con escursioni nelParco e visite guidate nel territorio del Co-mune di Terracina, dal centro storico al mer-cato ittico per permettere agli studenti di as-sistere alla famosa asta del pesce. L’iniziati-va “Vivere il Mare”, in modo assolutamenteunico e con continuità offre stimoli e contri-buti per una corretta informazione orientataai giovani e ai loro standard di comunicazio-ne e di linguaggio; sollecita gli studenti e idocenti a esprimersi su temi di grande at-tualità con creatività e tramite l’utilizzo dei piùadeguati mezzi di comunicazione; proponespazi di confronto e di dibattito tra giovani eistituzioni; crea opportunità di frequentazio-ne, visibilità e divulgazione delle realtà chesul territorio nazionale rappresentano “il si-stema” socio - economico legato al mare ealla pesca; favorisce la più ampia diffusionedei progetti e degli audiovisivi realizzati da-gli studenti e dagli insegnanti, che testimo-niano il risultato raggiunto dalle azioni di sen-sibilizzazione e informazione scolastiche at-tuate con la promozione e la collaborazionedelle Amministrazioni pubbliche nazionali elocali.

Il Video Festival e la Rassegna sono stati l’e-vento centrale, nel cui contesto sono statepresentate e commentate, in anteprima na-zionale, le produzioni audiovisive realizzatedalle 22 Scuole finaliste dei Concorsi, valu-tate da una Giuria di esperti che ha asse-gnato dei Premi di merito e per categoria. Ifilmati in concorso sono stati 12 video (se-zione “Un video per il mare”) e 10 spot (se-zione “Pesca uno Spot!”) ideati e realizzatidagli studenti delle scuole medie superioricon l’ausilio dei loro insegnanti. Il Videofe-stival di Vivere il Mare ha visto il prestigiosoconferimento della Coppa di Rappresentan-za del Presidente della Repubblica Italiana.Durante la Cerimonia Ufficiale di premiazio-ne è stata assegnata dal Direttore del ParcoNazionale Giuliano Tallone, la coppa del Pre-mio Giuria Giovani “Un video per il Mare”. IlProgramma della manifestazione ha previstodue giornate di attività di eco - turismo sco-lastico con escursioni, visite guidate, stagecon professionisti della televisione e del set-tore della comunicazione, incontri e scambiculturali con scolaresche locali; e due sera-te aperte al pubblico e alla partecipazionedelle Scuole locali organizzate presso ade-guate location (cinema, sale congressi, piaz-ze…) con la presentazione e la proiezione dei

filmati scolastici finalisti, commentati da in-terventi di Rappresentanti dei Ministeri pro-motori, esperti, giornalisti. Nel Parco gli stu-denti partecipanti hanno svolto, accompa-gnati dalle guide dell’Istituto Pangea, le visi-te “Scopriparco - Caccia al tesoro nella fo-resta planiziaria”, un’attività divertente cheha permesso ai ragazzi di scoprire, attraver-so il gusto dell’avventura, la foresta di pia-nura più grande d’Italia, con l’opportunità di“scovare il tesoro” del Parco: la sua incredi-bile varietà di vita. L’attività è stata volta a ri-scoprire l’ambiente dell’antica Selva di Ter-racina attraverso una lettura del bosco dalpunto di vista storico e naturalistico. I ragazzihanno raggiunto e visitato Lestra Cocuzza,dove è allestito un piccolo e semplice mu-seo in quella che è stata una delle primescuole/infermeria sorte all’interno delle Pa-ludi Pontine. Il progetto “Vivere il Mare” haavuto il supporto organizzativo dell’EnteParco Nazionale del Circeo, del Comune diTerracina e diversi ministeri promotori e so-stenitori: il Ministero delle politiche agrico-le alimentari e forestali, il Ministero del-l’Ambiente e della Tutela del Territorio e delMare, il Ministero dell’Istruzione, dell’Uni-versità e della Ricerca Scientifica.VINCI LA MAGLIETTA “VIVERE IL MARE”DEL PARCO �

*Naturalista, Polo Regionale di Monitoraggio dellaBiodiversità presso il Parco Nazionale del Circeo

di Elisa Lanzuisi*

Vivere il Mare

Dodici i filmati e dieci gli spot in concorso

Un’iniziativa per la diffusione della cultura del mare e dell’ambiente

Attività in spiaggia

Ai primi venti lettori del giornale “Il Cen-tro Storico” che frequentano le scuolemedie e superiori (12-20 anni) che man-deranno una mail al Parco ([email protected]) con un pensiero (fra-se o poesia) sul Parco e il mare [max 200battute spazi inclusi] verrà consegnata lamaglietta di “Vivere il Mare” del ParcoNazionale del Circeo.

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CCEENNTTRROO SSTTOORRIICCOO SSAANN FFEELLIICCEE CCIIRRCCEEOO -- SSAABBAAUUDDIIAA PPAAGG.. 2211

Territorio - Sabaudia

Iniziamo con il chiederci cosa succede-rebbe se invece non la facessimo. Co-me sarebbe il mondo fra una decina di

anni? Non è difficile immaginarlo dato lecondizioni attuali del nostro pianeta. Sonosicura di non sbagliare dicendo che diven-teremmo l’immondezzaio dell’intero univer-so e il problema sarà trovare lo spazio pernoi, altro che per i rifiuti! Basta guardarequesta tabella per rendersene conto.Molti di voi erano già a conoscenza di que-sti dati, altri li apprendono solo adesso. Traquesti c’è chi ancora non faceva la ricicla-ta e magari ora inizierà a farlo. Poi c’è chiinvece dopo aver visto questa tabella nonavrà cambiato la sua idea e continuerà agettare i rifiuti in un unico secchione o peg-gio ancora in strada o nel bel mezzo del bo-sco. E’ proprio a queste persone che rivol-go il mio articolo. Voi direte ma a cosa ser-ve differenziare i rifiuti? Partiamo da qui, an-zi da un po’ più lontano. Pensiamo allora acosa ha fatto in modo che nascesse il bi-sogno di riciclare i nostri stessi rifiuti. E’ sta-ta la nostra evoluzione: il progresso. Tuttoha inizio grazie alla Rivoluzione Industrialedel 1700 con l’invenzione della macchina avapore, l’introduzione del petrolio e di pro-dotti chimici. Nascono le industrie, il pro-cesso di modernizzazione ha così inizio.Sono le macchine a compiere il lavoro cheprima veniva svolto manualmente da unasola persona. Questo ha permesso di ri-durre i tempi di produzione, e ha reso mi-gliore la qualità della merce prodotta cheora viene fabbricata in quantità triplicate ri-spetto a prima. Potete quindi immaginare glienormi cambiamenti che tutto ciò causò.Da quel momento in poi benessere, como-dità e prosperità entrarono a far parte dellavita dell’uomo che fino a quel momentoaveva conosciuto solo gli stenti e le fatichedei lavori agricoli. Naturalmente molti deibeni prodotti, finito il loro “ciclo vitale”, di-ventano inutili scarti. I primi scarti iniziaro-no a comparire intorno al 1925 quando an-cora la cenere era il rifiuto più diffuso, se-guita da vetro e metalli. Le cose continua-rono a progredire sino ad arrivare nel se-condo dopoguerra alla nascita della “civil-tà dei consumi”: la nostra. Da quel mo-mento in poi la quantità di rifiuti è aumen-tata vertiginosamente. Tanto che nel 1975una direttiva della CEE impose di promuo-vere la riduzione dei rifiuti, il loro recuperoe il successivo riuso in tutti i Paesi del suoterritorio. Rifiuti organici, vetro, carta e pro-dotti nuovi come plastiche e i materiali del-le industrie chimiche e siderurgiche sonoentrati a far parte della nostra vita. E tut-t’oggi ne fanno parte ma vengono prodottiin quantità maggiori e scartati con altret-tanta rapidità. Per questo sta a noi occu-parcene, è un piccolo prezzo da pagare pertutte le comodità di cui usufruiamo quoti-dianamente, molto spesso dandole perscontate, senza considerare che prima nonera così. Vi faccio un banalissimo esempio.Basta guardare indietro nel tempo sino ai

giorni dei nostri bisnonni. Loro per averel’acqua potabile in casa, dovevano recarsialla fonte e imbottigliarla, anche più voltedurante la settimana. Noi invece la com-priamo già bella imbottigliata al supermer-cato senza fare alcuno sforzo, mi chiedocosa ci sia allora di tanto faticoso nel rici-clare quella bottiglia che rende la nostra vi-ta facilissima, e come lei tante altre cose. Tutto ciò semplicemente per dire che la rac-colta differenziata non è un’opzione nellanostra vita, ma il dovere di ogni singolo cit-tadino civilizzato. E’ nostro dovere fare inmodo che i rifiuti che produciamo seguanoil giusto percorso di smaltimento e non sia-no invece, come spesso accade, abbando-nati in discariche abusive. E’ stato scienti-

ficamente provato dall’organizzazione in-ternazionale sui cambiamenti climaticiIPCC, che i rifiuti in discarica, attraverso inaturali processi di decomposizione anae-robica, producono numerosi liquami (dettipercolato) altamente contaminanti per il ter-reno e le falde acquifere. Inoltre sprigiona-no biogas ad alto contenuto di metano e dianidride carbonica, due gas responsabilidell’effetto serra. Una discarica modernaperò prevede dei sistemi di captazione ditali gas che ne consentono il riuso. Aveteidea di quali effetti abbia su di noi e sul-l’ambiente che ci circonda una discarica

abusiva? Fare la raccoltadifferenziata è soprattuttoun modo per salvare la no-stra salute e rispettarequella di chi ci sta intorno.Non è giusto pensare di es-sere al di sopra di tutto per-ché noi insieme con anima-li e piante facciamo parte diun ecosistema che dobbia-mo rispettare e non sfrutta-re fino alla rottura dell’equi-librio che lo regola. Quando vivevo a Roma, lamia coinquilina mi disseche era inutile che facessila raccolta differenziataperché tanto ero l’unica afarlo. Io le risposi che se il

mondo andava a rotoli era proprio per quelmodo ignorante di pensare, di pensare co-me se niente mai ci tocchi o spetti a noi far-lo. Cosa importa se siamo gli unici? Quan-te volte abbiamo studiato sui libri di storiapersonaggi che armati solo della propriaforza di volontà sono riusciti a cambiare lecose. E’ questo che io penso: una sola personapuò fare la differenza. Ciò in cui io credo, esono sicura di non essere l’unica, si chiamaSviluppo Sostenibile: siamo noi le genera-zioni presenti ed è un nostro compito la-sciare il mondo migliore di come lo abbia-mo trovato per i nostri figli e quelli che ver-ranno. �

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Una interessante ricerca

Non è un’opzione ma un dovere per ogni cittadino (1ª parte - segue nel prossimo numero)

Perché fare la raccolta differenziata?

PRODOTTO TEMPI DI DEGRADAZIONE COMPOSIZIONE ORGANICA4000 ANNI Sabbia silicea e sodaPolistirolo 1000 ANNI Stirolo polimerizzatoCarta telefonica 1000 ANNI Polietilene e plasticaBottiglie di plastica Da 100 a 1000 ANNI Polietilene e policloruro vinileSacchetto di plastica Da 100 a 1000 ANNI PolietileneLattine per bibite Da 10 a 100 ANNI AlluminioAccendino 100 ANNI Parte in plasticaFiammiferi 1 ANNO Lignina e CellulosaGiornali 10 ANNI CellulosaSigarette senza filtro 3 MESI Cellulosa e TabaccoSigarette con filtro 2 ANNI Acetato di cellulosaFazzolettini di carta 3 MESI CellulosaContenitori di pellicole fotografiche 20-30 ANNI

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Sermoneta, Sperlonga, Lenola, Cori e al-tri comuni del Lazio meridionale da mol-to tempo hanno delle realtà culturali ben

radicate. Basta osservare il ricco programmadel festival Pontino, che propone incontri econcerti dedicati al musicista Franz Liszt. In-terpreti di fama internazionale come il violinodi Mariana Sirbu, i violoncelli di Natalia Gut-man e di Rocco Filippini, il contrabbasso diFranco Petracchi, già primo contrabbassodell’orchestra sinfonica della RAI di Roma, sisono succeduti sulle varie ribalte del Festival.Nel programma 2011, l’Orchestra di Roma edel Lazio ha tenuto un concerto a Sperlonganel suggestivo scenario del Museo archeolo-gico, nei pressi della Villa di Tiberio eseguen-do, tra l’altro, composizioni di Ennio Morrico-ne e Nicola Piovani.Assente, ahimè da questo panorama è SanFelice Circeo. Stiamo parlando di un territo-rio con un grandioso e variegato passato. Tra-lasciando il periodo arcaico, ci catapultiamonel 1800. Ruolo importante ebbe il Principe-Poniatowsky, che amministrò il Circeo perquattordici anni e la popolazione locale sicu-ramente ne acquisì benefici. Fece migliorie efece realizzare nuove opere. Al Circeo arriva-rono molti artisti, tra i quali spicca la figura diGiuseppe Valadier, autore della celebre piaz-za del Popolo in Roma. Questo per sottoli-neare che questi luoghi, da troppo tempo so-

no sottovalutati dal punto di vista culturale. Avrebbero, meglio hanno tutte le carte in re-gola per uscire da un così lungo letargo. Chefare? Credo in primis sia necessario il coin-volgimento delle amministrazioni locali. E’chiaro che portare artisti a San Felice ha deicosti, ma tra gli obblighi di una buona ammi-nistrazione, c’è quello di cercare anche in pe-riodi “di magra”, come quello attuale, di in-vestire nella cultura, poiché solamente con unbuon concerto, una bella mostra e una benorganizzata visita guidata a siti storico/ar-cheologici e naturalistici di cui questo territo-rio pontino è ricco, ci può essere la speran-za di fare leva sulla parte più sensibile dellapopolazione, i giovani, perché interessatinon solo allo “struscio commerciale” e o al-l’esposizione dell’ultima auto alla moda.

Per ottenere tutto ciò è necessario muoversida subito per avere la disponibilità di artisti-sin dalla prossima stagione. Faccio appelloall’amministrazione di San Felice e alla pro-vincia di Latina, affinché s’impegnino e ci-mentino in tal senso.A conclusione di questo mio primo interven-to su “Centro Storico” cito gli Incontri di stu-dio di musica contemporanea che hannoapertoil 47° Festival Pontino con un conve-gno e una serie di concerti su Franz Liszt eRoffredo Caetani. Del primo, da tutti cono-sciuto per il virtuosismo pianistico, si è cele-brato il bicentenario. Soggiornò più volte aNinfa. Su Caetani musicista, è doveroso ri-levare alcuni aspetti. La sua dedizione in par-ticolare alla musica da camera lo allontanòdall’Italia, dove imperava il melodramma. Cre-sciuto in un ambiente di amanti della musica(il padre fu anche presidente della Filarmoni-ca Romana), studiò con insigni musicisti, qua-li Giovanni Sgambati e Cesare De Santis. Siperfezionò a Vienna, dove conobbe il grandeBrahms. Come ogni anno ai concerti del Festival si af-fiancheranno quelli dei giovani artisti dalmondo: musicisti dei Corsi di perfeziona-mento d’interpretazione musicale, prove-nienti dai quattro continenti. Tutto questo puòaccadere anche a San Felice.

Agosto 1952. Gli uomini del gruppo diamici del Circeo, erano tutti accanitipescatori subacquei. Quella mattina,

come quasi tutte le mattine entrammo nel-la nostra barca a remi: Mamma, Papà, KurtRuska (dentista del Papa), Marcello Serra,Roby e Memmi (figli di Kurt) e una giovaneattrice Vivi Gioj con due barboncini nani daiquali non si separava mai. Le signore e noicinque bambini venimmo sbarcati allaspiaggetta di sassi del precipizio che, perl’appunto, si trova sotto il precipizio e gli uo-mini se ne andarono con la barca in cercadi prede, che a quell’epoca erano così ab-bondanti che noi ragazzini non ne poteva-mo più di mangiare spigole, orate, ricciole,polpi, cernie e aragoste.Dopo un bel po’ di giri perlustrativi con lemaschere, tiri di ciottoli in acqua per farlirimbalzare e nelle pozze per vedere chi ave-va più mira, noi bambine ci infilammo in unagrotticella sotto la grande parete di roccia,perché i cagnolini di Vivi erano lì e ci face-vano divertire. Le signore erano anche loro

lì vicine per cercare un po’ d’ombra. Robyinvece saltellava sugli scogli.A un certo punto non so chi gridò: ”Ma chiè che tira sti sassi, ma siete matti ?” In ef-fetti, vedemmo dei bei sassi grossi comemele volare vicino a Roby, pensammo chefosse uno dei bombardieri (pescatori con ladinamite), che erano spesso appostati suquegli scogli in attesa di veder passare unbranco di pesci e che non ci vedevano dibuon occhio, ma presto ci rendemmo con-to che i sassi venivano dalla montagna, pri-ma piccoli e poi grandi, ma veramentegrandi, grandi come cocomeri, e alcuni an-cora più grandi. Mamma come il solito ri-usciva a mantenere la calma e a tranquil-lizzare gli animi. Fu urlato a Roby di buttar-si in acqua e di nuotare fuori dalla portatadella frana e noi altri ci stringemmo tutti nel-la grotticella in attesa. Vennero giù centinaiadi pietre di tutte le misure e la cosa forse piùimpressionante era che rimbalzavano, rim-balzavano come palle e facevano schizza-re i ciottoli sui quali cadevano come fosse-

ro biglie e il rumore era spaventoso.A un bel momento la terribile pioggia cessò.Caricammo in tutta fretta: cagnolini, asciuga-mani e tutto il resto in un minuscolo battellinodi gomma e nuotammo verso il largo più infretta possibile. Eravamo tutti lì sbigottiti ma il-lesi, attaccati a turno al minuscolo natante, inattesa che tornassero gli uomini con la barca.L’attesa sembrava non finire mai. Ma finì edentrammo in barca smaniosi di raccontare laterrificante avventura, (non me lo posso di-menticare). Mio padre e i suoi amici ci pren-devano in giro: “Sai quel modo di far fintadi credere a quel che si racconta, ridac-chiando sotto i baffi ?” Beh! Vi posso assi-curare che quando da lì a poco la frana ri-prese a scaricare giù massi spaventosi eleggemmo la paura per quello che ci sa-rebbe potuto succedere, negli occhi di queitre baldi signori, non so cosa gli avrei fatto.Pensiamo che a smuovere la frana sia sta-to il nostro cane Alga che aveva l’abitudinedi seguirci lungo la scogliera durante le no-stre escursioni in barca. �

CCEENNTTRROO SSTTOORRIICCOO SSAANN FFEELLIICCEE CCIIRRCCEEOO -- SSAABBAAUUDDIIAA PPAAGG.. 2222

Sociale

di Gianni Puccini

Fare cultura a San Felice Circeo

Il Festival Pontino

di Maghi Spani

Vedemmo dei grossi massi volare giù dalla montagna

Salvati da due barboncini

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Storia

Nel 1872 la denominazione del comu-ne “San Felice” fu modificata in “SanFelice Circeo”. Unita l’Italia, era ne-

cessario differenziare in qualche modo icentri omonimi. “S. Felice Circeo” evoca la lunga storia delmonte e dei suoi abitanti. È una denomina-zione certo annunciata, ma non l’unica pos-sibile.Lo dimostrano le testimonianze di un topo-nimo “S. Felicita” al Circeo. Per queste, so-no debitrice a Tommaso Lanzuisi, per le pa-gine del suo volume appassionanti e ricchedi dati.Di “Locus et terra Sancti Felicis” parla giàl’atto che nel 1259 sancisce l’abbandonodella località da parte dei Cavalieri Templa-ri, i signori che costruirono il castello dal1240 in poi.Malgrado ciò - verrebbe da dire – dalla finedel 1500 “Santa Felicita” è, nei documenti,il nome o del monte o dell’abitato, detto an-che “Castro di S. Felice” o di S. Felicita”,“Terra di Santa Felice”. “S. Felicita” si legge anche in alcune cartedel Lazio: - 1620 circa, Fabio Magini: “Santa Felicita”,

“Monte Circello”;- 1624 pianta delle paludi pontine: “Monte

Cercello”, “Sancta Felice”;- 1693 G.F. Ameti: “Monte Circello o Capo

Santa Felicita olim (un tempo) Mons Cir-ceus”

- 1712 G.B. Da Cassine: pianta della pro-vincia romana dei Frati Cappuccini“C(apo). S. Felicita”.

E ancora tra la fine del 1500 e gli inizi del1600 alcuni resoconti di visite pastorali “adlimina” testimoniano la presenza di unachiesa di S. Felicita e offrono uno scorciodi vita difficile per chi era esposto alle in-fermità provocate dalle paludi e ai pericolidelle incursioni turche: -1592 e 1601: “Mons Circeius non ha abi-tanti se non soldati a guardia nelle torri co-struite per impedire le incursioni dei Turchi.Ha una chiesa intitolata a Santa Felicita”.-1629: “il monte Circeo ha per abitanti sol-dati; ha quattro torri a causa delle insidie deiTurchi; rimangono le vestigia dell’antica for-tezza distrutta. Ora invece si vedono co-struite alcune casette per i soldati. Ha lachiesa di Santa Felicita che il fonte battesi-male e il luogo nel quale era conservato l’o-lio per gli infermi indicano parrocchiale. Unsacerdote dice messa nei giorni festivi”.Per limitare tale desolazione, nei primi annidel Seicento i Caetani si adoperano a ripo-polare il centro e introdurre nuove attività la-vorative. Negli anni 1628-1647 i Bernardo-ni prendono possesso del castello e lo re-staurano. Erano questi i membri di una con-gregazione autonoma cistercense nata dauna riforma del 1573 e approvata nel 1592.Si richiamavano a S. Bernardo già sosteni-tore di regole rigide nella tradizione bene-dettina del suo tempo. Fra Francesco “monaco di san Bernardo”

è tra gli architetti che collaborano a una“pianificazione del borgo” e al progetto diuna nuova chiesa accanto al vecchio con-vento costruito dai Templari. Memoria diquesta si trova presso l’arco che immette inPiazza Lanzuisi. Di questo tempio rimaneun’iscrizione “1647. D.(ivo) Felici dicatum”che ricorda l’anno in cui terminarono i lavorie la dedica a S. Felice. Dal 1632 il santo risulta eletto come avvo-cato, difensore e protettore degli abitanti.Nel 1712 a S. Felice II papa e martire è in-

titolata la chiesa parrocchiale.Nasce ora la domanda: chi era Felicita cheper un certo periodo “contende” a Felice ladenominazione del luogo? S. Felicita è una ricca vedova romana mar-tire, decapitata al tempo di Antonino (138-161). La sua festa è il 23 novembre. Il piùantico racconto della sua passione, com-posto tra fine IV e inizio V secolo, dice cheFelicita, denunciata per la sua fede, fu in-terrogata dal prefetto di Roma e non ce-dette. Condotta quindi con i sette figli pres-so il foro di Marte li esortò a rimanere saldinella fede. Questi non si piegarono e furo-no giustiziati con diversi supplizi.Presso le terme di Traiano, sorse un orato-rio per Felicita “protettrice delle matrone ro-mane” invocata da quante desideravanoavere figli. Gregorio Magno ne loda la for-za d’animo virile in un corpo di donna.Nel secolo IX, il Papa Leone III fa trasferirele reliquie di S. Felicita dal cimitero di Mas-simo sulla Salaria alla chiesa urbana di S.Susanna sorta sopra la casa di questa mar-tire.Tra il 1597 e il 1603 la chiesa di S. Susan-na è sottoposta a grandi lavori che la rin-novano nella pianta e negli ornamenti, co-me noi possiamo ammirare ancora oggi aRoma in via XX Settembre.Le statue di S. Felicita e di S. Susanna oc-cupano le nicchie ai lati del portone centralenella facciata di Carlo Maderno. All’interno, sulla parete destra del presbite-rio, un affresco di Baldassarre Croce (1558-1628) illustra il martirio di Felicita e dei suoifigli sullo sfondo dei monumenti di Roma.Dal 1587 a oggi la chiesa è affidata allemonache cistercensi della regola di S. Ber-nardo. Di fronte alla facciata, poco lonta-no dalla statua di S. Felicita, un locale del-le terme di Diocleziano è trasformato nel1600 in chiesa dedicata a San Bernardo eaffidata alla congregazione maschile, ai“Bernardoni”.S. Bernardo (1090-1153) è un monaco ci-stercense, tra i più notevoli rappresentantidella cultura monastica medioevale. Redige tra il 1132 e il 1136 un libro a lodee utilità dell’ordine dei Templari, che era al-lora di recentissima istituzione. Predica la seconda crociata, sostenendoche al pontefice spettassero due spade:non solo la spirituale ma anche la tempo-rale, quella impugnata dall’imperatore e daire al cenno del papa. Dottrina sostanzial-mente identica a quella poi sostenuta daBonifacio VIII, papa Caetani (1235-1301).Della venerazione per S. Felicita introdottaal Circeo chissà quando e per quali vie, ri-mane traccia agli inizi del 1700 e oltre. For-se è solo una mia suggestione ma la noto-rietà della quale gode tra la fine del 1500 egli inizi del 1600 risente del filo spiritualeche a Roma unisce la martire alle monachecistercensi e del forte legame ideologicocreatosi tra S. Bernardo e i signori del Cir-ceo: Templari e Caetani. �

di Maria Rocchi

Santa Felicita e il Circeo

Una denominazione annunciata, ma non l’unica possibile

San Felice Circeo dal 1872

Santa Felicita

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Cronaca

Alla fine di ottobre scorso la Sig.ra Pal-ma Sacchetto – De Villa, residente aSabaudia, ha compiuto 100 anni e in

occasione di questo evento ha raccontatobrevemente le tappe salienti della sua vita.Originaria della Provincia di Vicenza, comemolti abitanti dei Borghi pontini, negli annitrenta affrontò con la famiglia un coraggiosotrasferimento nelle nostre zone per coltivareampie terre e allevare animali, affrontandodisagi e fatiche, ripagati col tempo dalle mi-gliorate condizioni di vita, alle quali avevacontribuito trasformando zone insalubri e pa-ludose in estensioni fertili e coltivabili.Auguri nonna Palma, da pochi giorni haicompiuto cento anni!Sono nata a Selva di Montebello (VI) il 26-10-1911. Ora ogni giorno che passa, rin-grazio il Signore, perché sono consapevo-le che da un giorno all’altro si può andarenell’aldilà.Raccontaci: perché e quando lasciasti iltuo paese?Era il 23 marzo del 1934, avevo 23 anni al-lora, ricordo che con altre due sorelle e duefratelli ci recammo a prendere il treno checi avrebbe portato lontano dalla nostra ter-ra, accompagnati dal saluto delle autorità alsuono di una fanfara e circondati dall’affet-to dei paesani. A consigliarci di scenderenella città nuova, Sabaudia, fu mio fratelloGiuseppe che vi risiedeva da tre anni e ave-va trovato lavoro; ci raccontava che la gen-te del posto lo aveva sempre trattato bene.Era stato ospitato nella casa dei miei cugi-ni Guarda, a Borgo Sabotino, anch’essi pro-venienti dal nord. Mia sorella più vecchia,Maria, non voleva seguirci perché avevaquattro figli: Amelia, Bianca, Giuseppe eRosina ma poi si lasciò convincere. Insiemecon noi partirono altre due famiglie: Guar-da e Tognato. Era il periodo in cui la pover-tà era di casa perché il lavoro scarseggiavae molta gente emigrava anche in America,come un mio vicino di casa che vi rimaseper cinque o sei anni e poi fece ritorno per-ché: “L’America la s’è America ma se si volcampa’si deve sempre tanto lavorar”.Raccontaci la tua vita in questa terranuova.Portammo via la roba necessaria che fu ca-ricata su un camion a sua volta imbarcatosul treno, comprese alcune gabbie con gal-line e conigli; nella nostra casa rimasero imiei genitori e mia sorella più giovane Emi-lia che ci raggiunsero in un secondo mo-mento.

Quando il giorno dopo arrivammo a Terra-cina, intorno a mezzogiorno, ci portarono inun grande salone e ci offrirono il pranzo. Ilpomeriggio caricammo i camion e ci diri-gemmo sulla Strada Migliara “53”al podere

n. 14 situato dopo quello di Celebrin. Ma inquesto posto non rimanemmo a lungo per-ché eravamo una famiglia numerosa e cispostammo sulla Via Segreta in un poderedi 32 ettari.Quando arrivammo al nuovo podere, tro-vammo pozzanghere di acqua che ci impe-divano di entrare e dovemmo mettere del-le tavole; all’interno c’erano tante pulci e cidemmo da fare per ripulire le stanze. Il gior-no dopo ci distribuirono la farina bianca chebisognava setacciare per fare il pane e quel-la gialla per la polenta; il latte ogni mattina,tanto a persona e così si faceva per la car-ne di maiale o qualsiasi altro cibo. Se la fa-miglia era numerosa, si lasciava l’interomaiale.Ci stabilimmo definitivamente in un nuovopodere situato sulla “Strada 55” perché miofratello Giuseppe aveva combinato il cam-bio con un altro colono che la Direzioneaveva mandato via; c’era poca terra rispet-to al precedente ma molto più buona. Siproducevano 150 quintali di frumento, gra-noturco, ortaggi, asparagi e allevavamo gal-line mucche e maiali.Eventuali esigenze, quali attrezzature agri-cole e altro, erano richieste dal colono al“Centro Operativo” che aveva sede a Bor-go Vodice con la presenza del direttore, vi-cedirettore, veterinario e vari fattori.Il fattore al quale i coloni della mia zona sirivolgevano, era Palmiro Borgioni che ognimattina passava a cavallo a controllare lagente dei poderi perché alle ore otto fos-sero tutti in campagna, dopo aver accuditoal bestiame. La produzione di grano, ani-mali, canna zuccherina, all’inizio era razio-nata cioè bisognava darla all’ammasso trat-tenendo il necessario per la famiglia; in se-guito, subito dopo la guerra, l’O.N.C. con-cesse in affitto il podere con patto di futu-ra vendita e con la possibilità che la produ-zione rimanesse al proprietario il quale po-teva venderla e acquistare il podere a rate,pagando anche in natura, es. grano.Auguri Nonna Palma da tutta la Comuni-tà di Borgo Vodice e Sabaudia. �

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Un piacevole incontro

“Sono nata nel 1911 a Selva di Montebello”

Cento Anni! Auguri nonna Palma

SAI Lucci FrancescoConsulente Assicurativo e Finanziario

Via Montenero, 50/b - 04017 San Felice Circeo (LT)Tel./Fax 0773/545555 Cell. 333.2690119

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Palma Sacchetto

Palma Sacchetto e Arturo De Villa

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“R itengo ormai conclusa una faseimportante della vita millenariadel lago, fase che lo ha riporta-

to, dopo quasi tre anni di battaglie giudi-ziarie e mediatiche, a un aspetto più co-erente con i delicati e preziosi equilibri am-bientali e naturalistici che lo caratterizza-no. Il nostro intervento, insieme con quel-lo della magistratura e dell’Ente Parco, hacontribuito alla demolizione di circa sei mi-la metri quadri di strutture abusive, di cen-tinaia di metri cubi di costruzioni, oltre al-la rimozione di una darsena non autoriz-zata che era arrivata a ospitare, nell’as-senza dei controlli delle autorità preposte,quasi 900 natanti. Siamo di nuovo a unpunto di partenza, nel quale il terreno ap-pare vergine per seminare in modo diver-so, non commettendo più gli errori delpassato, ma investendo in qualcosa cheabbia basi solide per garantire uno svilup-po duraturo e stabile.”Ho incontrato Andrea Bazuro, figlio di An-na Scalfati e Amministratore unico dellaproprietà Scalfati, che continua con tuttala famiglia, in una ritrovata unità dopo an-ni di controversie, la difesa del lago diPaola, iniziata dal nonno Giulio Scalfati,perché questo luogo mantenga le sue ca-ratteristiche naturali che lo rendono unico.A questo scopo Andrea ha lasciato il suolavoro di avvocato, passando dalla ge-stione di importanti transazioni internazio-nali a quella di un’importante porzione delterritorio locale, dagli Stati Uniti a Sabau-dia.Quali sono stati i motivi che hanno por-tato allo stallo delle attività sul Lago diPaola? Le responsabilità sono di molti, ma unaspetto che reputo importante riguardaanche la mancata condivisione degli obiet-tivi di sviluppo. In tale ottica ritengo ormaiconclusa anche la fase - durata quasi cin-quant’anni - caratterizzata da rapportiastiosi e bellicosi tra il Comune di Sabau-dia e la famiglia Scalfati. Tale circostanzaha, infatti, ingessato e impossibilitato qual-siasi sviluppo condiviso delle attività sulLago di Paola, assorbendo integralmentele risorse psichiche ed economiche dei va-ri interlocutori che si sono succeduti. Ri-sorse che sarebbe stato più opportuno in-vestire in un dialogo finalizzato al benes-sere comune e all’arricchimento di unaporzione di territorio potenzialmente cosìfertile. Parte delle colpe sono ascrivibili,senza dubbio, agli appetiti e all’irrespon-sabilità di alcuni amministratori comunali,e alla loro incapacità di presentare progetti“possibili”, condivisi e di ampio respiro.Anche i rapporti all’interno della fami-glia Scalfati hanno, però, contribuitonegli ultimi anni a tale situazione? È vero, parte delle colpe sono derivate, dicerto, dalla litigiosità presente da sempreall’interno della nostra famiglia in merito al-le diverse visioni sullo sviluppo delle atti-

vità. Almeno dal punto di vista familiaresiamo tuttavia riusciti a trovare un accor-do di divisione, sottoscritto lo scorso 13ottobre, che ha determinato l’uscita dallaproprietà del socio di minoranza, AlfredoScalfati. Tale accordo garantirà per il futu-ro la possibilità di rappresentare in manie-ra inequivoca i nostri interessi, consen-tendoci di diventare un interlocutore affi-dabile e responsabile per la comunità lo-cale. Abbiamo recentemente ricostituitol’Azienda Vallicola del Lago di Paola, in-sieme a mia madre, ai miei due fratelli emio cugino (il figlio di Alfredo). Questosoggetto, che avrà la gestione del Lago edi tutte la proprietà, porterà avanti un pro-getto di sviluppo compatibile del territorio,incentrato sulle attività storiche della pe-sca e della mitilicoltura e sulla promozio-ne di servizi turistici di alta qualità. La ri-trovata unione e condivisione familiare sa-rà l’elemento vincente di tale iniziativa. Che opinione ha della cancellazionedella nautica dal Lago di Paola? Ritengo che la darsena presente fino algiugno 2009 sul Lago di Paola, seppur il-legale, sproporzionata e lesiva delle piùelementari norme di tutela ambientale, ri-spondesse a un’esigenza reale e legittimadella cittadinanza di Sabaudia. Ciò che haportato alla violenta cancellazione di taleattività sono state le modalità con le qua-li la stessa si è sviluppata nell’arco di cir-ca vent’anni. L’assenza di autorizzazioni, latotale indifferenza nei confronti delle au-torità preposte alla tutela, la connivenza trala gestione abusiva degli ormeggi e grup-pi di interesse. Tali situazioni, già di per sé intollerabili,

hanno poi alimentato appetiti impropri,con progetti faraonici di sventramento dicanali romani, di demolizioni di ponti estrade. Tutte idee portate avanti in maniera dilet-tantistica e superficiale, senza la presen-tazione nelle sedi opportune di progetti evalutazioni di incidenza, ma piuttosto concontinue prove di forza e colpi di mano.Tale modo di procedere ha determinato ilfallimento di qualsiasi iniziativa, ha esa-cerbato gli animi e ha condotto all’attualesituazione di stallo.Quali soluzioni propone per risponderealla legittima richiesta della cittadinan-za di Sabaudia di poter avere un picco-lo approdo che consenta un’uscita almare dei natanti?La soluzione, citando quanto detto anchedal Presidente dell’Ente Parco, deve es-sere ricercata nel “recinto delle cose pos-sibili”. L’interesse della cittadinanza di Sa-baudia non è quello di circolare a motoresul Lago di Paola, quanto piuttosto quellodi avere un piccolo approdo stagionaleche consenta ai natanti di uscire in mare.Esiste una soluzione già condivisa conl’Ente Parco, che prevede la possibilità diriqualificare un’area, a ridosso dell’uscitadel canale principale nel mar Tirreno, nonsoggetta al vincolo di tutela integrale. Ta-le struttura (la cd. “ex avannotteria”), com-posta di cinque canali e da una piscinaovale, era un tempo utilizzata dall’AziendaVallicola per l’allevamento intensivo delpesce, attività ormai abbandonata da cir-ca vent’anni. L’intero complesso risulta pertanto inuti-lizzato e potrebbe ospitare fino a duecen-to piccoli natanti, senza alcun intervento dimodifica dello stato dei luoghi, in un con-testo di rispetto delle normative ambientalie senza intaccare i delicati equilibri del La-go di Paola. Stiamo aspettando una ri-sposta dal Comune di Sabaudia sul pun-to.In tale ottica, il Lago deve invece restareun’area protetta, senza approdi o attrac-chi, fruibile esclusivamente dalle attivitàsportive di canoa e canottaggio, dalle at-tività di pesca e mìtilicoltura, nonché dal-le attività di promozione di gite archeolo-giche e naturalistiche.Qual è lo stato di salute del Lago diPaola, a seguito della recente moria dipesce?A seguito delle analisi svolte, il Lago diPaola non risulta inquinato, nel vero sen-so del termine. Soffre invece di carenza diossigeno durante i mesi estivi, come mol-ti altri bacini presenti sul territorio nazio-nale. La causa principale di tale carenza di os-sigeno deriva dalla sedimentazione sulfondale degli scarichi urbani e agricoli di

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Cronaca

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Il lago Paola e la famiglia Scalfati

Dagli Stati Uniti a Sabaudia

Incontro con Andrea Bazuro

Andrea Bazuro

continua a pag. 27

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Quante cose sono successe dall’ultimavolta che ci siamo sentiti, alcuni cihanno lasciato altri ne abbiamo tro-

vati ma nonostante tutto ho come l’im-pressione che si stia restando fermi facen-do finta di avanzare.La giusta distanza, dicevamo, quella forseche molti lettori si sono presa finalmente daitanti, troppi cliché che distinguono l’edito-ria italiana, costringendo ai box tutta unaserie di parolai, nella contingenza, nataliziche manifestamente hanno perso smalto elettori.Senza dilungarmi molto su questo discor-so, passo alle segnalazioni per questo bi-mestre.

Torna in libreria Don Wins-low e lo fa con “Le belve”,ennesima storia ambienta-ta nell’Orange County, en-nesima dimostrazione chesi può fare letteratura di ge-nere in modo intelligenteanche in America.Ben e Chon, giovani “yan-quis” scaltri e coriacei con

un gran fiuto per gli affari, formano una so-cietà che non può essere quotata in borsa,però macina milioni di dollari uno dopo l’al-tro, trovando perfino il tempo e il modo diforaggiare attività filantropiche con i pro-venti delle sue attività. I due amici, infatti,seppur diversi per carattere e inclinazioni,producono la miglior erba idroponica che sipossa produrre al di qua della frontiera conil Messico: la parte giusta, quella delle gior-nate al sole sulle spiagge di Laguna e del-le terrazze con vista panoramica sul soledell’Alta California, che, però, dista troppopoco dalla Baja (California) e dai territori go-vernati dalla spietata legge dei Cartelli pe-rennemente in lotta per la supremazia sulmercato.Ben e Chon, oltre alla loro impresa si divi-dono anche le attenzioni e l’amore di O.Dove “O.” non ha nulla a che vedere con laprotagonista dei romanzi erotici di PaulineRéage ma sta a riassumere ed evocare ilcarattere voracemente orale di questa no-stra eroina.“O” è in aperto contrasto con “Paqu”, suamadre, cui ha appiccicato un acronimo perdefinire la sua natura di “regina passiva ag-

gressiva dell’Universo” (Passive AggressiveQueen of the Universe). O. non sta alle re-gole dettate dalla madre “new ager” e frik-kettona ma l’unica cosa che le interessi ve-ramente è stare con Ben e Chon, con i dueche le offrono ampi saggi di dolce vita elar-giti su un piatto d’argento.Ma tutto ha un prezzo e c’è sempre qual-cuno che ti porta il conto, e alcuni conti so-no particolarmente salati. Già, perché il car-tello della Baja, potentissima organizzazio-ne criminale messicana, avanza ai nostridue eroi della finanza creativa e dello sbal-lo Ogm una modesta proposta, che se nonverrà accettata porterà enormi disagi a tut-ti e due. Anzi: a tutti e tre.C’è una rutilante violenza pop, dalle tinteaccese e dal ritmo forsennato, che però èun dato stilistico. Winslow scrive senza nes-suna soggezione nei confronti di quei lin-guaggi a cui attinge a piene mani, rielabo-rando tutte le figure retoriche che il moder-no gli mette a disposizione, e dà fondo a unrepertorio di cui non è facile trovare egualial giorno d’oggi.

Altra grande conferma, sta-volta italiana, è: “Per manomia. Il Natale del com-missario Ricciardi” diMaurizio De Giovanni.Dicembre 1931, mentre lacittà si prepara al Natale ealla prima della rappresen-tazione teatrale della com-pagnia dei fratelli De Filip-

po “Natale in casa Cupiello”, dietro l’im-magine di ordine e felicità imposta dal re-gime fascista, imperversano povertà, mi-seria e disperazione. In un ricco apparta-mento non lontano dalla spiaggia di Mar-gellina vengono rinvenuti i cadaveri di unfunzionario della Milizia portuale, Emanue-le Garofalo, e di sua moglie Costanza. Ladonna è stata sgozzata con un colpo dicoltello, praticamente nell’ingresso, mentrel’uomo è stato trafitto nel suo letto con piùdi sessanta coltellate. I colpi sembrereb-bero essere stati inferti con forza diversa:gli assassini potrebbero essere più d’uno.La figlia è salva perché a quell’ora era ascuola. La statuina di san Giuseppe, pa-trono dei lavoratori, giace infranta a terraai piedi del presepe. Sulla scena del crimi-

ne, il commissario Ricciardi, che ha l’ama-ro dono di vedere e sentire i morti am-mazzati, ascolta le oscure ultime frasi del-la coppia che non gli dicono granché. Ilcommissario dovrà girare a lungo, semprein corsa contro il tempo, per le vie e le stra-de di Napoli per arrivare alla verità. In com-pagnia del fidato brigadiere Maione Raf-faele, che in questo romanzo conquistacon spessore un deciso ruolo di compri-mario. Insidiato nella sua solitudine da unainaspettata rivalità tra due giovani donneche più diverse non si potrebbe, tra le ca-supole di pescatori immiseriti e gli ambientiasettici e irreggimentati della Milizia fasci-sta, Ricciardi si trova a fronteggiare unacittà sempre più doppia e in conflitto chelo avvolgerà in spire sempre più strette af-fascinandoci, da lettori, con i suoi riti e mi-ti, con la sua iconografia, la sua storia, lasua filosofia.

E per chiudere, uno sfizio,un libricino di raccontini,un’antologia di scrittori ita-liani uscita da non troppotempo per i tipi della BFSedizioni. Il Libro si intitola:“La rivoluzione è una suo-ra che si spoglia”. Un librodi Valerio Evangelisti, PinoCacucci, Maurizio Maggia-

ni, Fulvio Abbate, Alessandro Bertante, Ma-rio Cardinali, Paolo Nori, Marco Philopat epochi altri.Undici racconti firmati da altrettanti scritto-ri che hanno manifestato, attraverso le pro-prie opere, sensibilità, affinità o semplicesimpatia nei confronti dell’idea libertaria. Tra le pagine affiora un percorso della me-moria collettiva e personale ricco di uomi-ni, donne, situazioni e luoghi fissati in unadimensione da ricordare per non correre ilrischio di abdicare alla ferocia di una realtàche lascia troppo poco spazio ai sogni. Sto-rie di sovversione, vite ribelli, sconfitte ge-nerazionali, disincanti e tensioni utopiche.Un filo rosso e nero che si attorciglia allepieghe di tante esistenze del nostro recen-te passato, dipanandosi grazie al contribu-to delle migliori penne della narrativa italia-na contemporanea. �

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Libri

di Andrea

Lo scaffale

Proposte di lettura

La giusta distanza

I lettori di questo giornale, che fossero interessati a contribuirvi con articoli e notizie, sono invitati a contattare la redazione ai seguenti numeri: 328.6110379

fax 06.51985217 e-mail: [email protected]

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Sabaudia, che sono stati sversati nel La-go dal 1934 fino al momento in cui è en-trata in funzione la fognatura circumlacua-le. Tali sedimenti sul fondo determinanocostantemente un processo di cosiddetta“eutrofizzazione”. L’eutrofizzazione indica una condizione diricchezza di sostanze nutritive in un datoambiente. Il processo biologico conse-guente determina un eccessivo accresci-mento degli organismi vegetali nell’ecosi-stema acquatico per via delle dosi troppoelevate di sostanze nutritive come azoto,fosforo o zolfo, provenienti da fonti natu-rali o antropiche (come i fertilizzanti, alcu-ni tipi di detersivo, gli scarichi civili o in-dustriali). L’accumulo di elementi come l’azoto e ilfosforo causa la proliferazione di alghe mi-croscopiche che, a loro volta, non essen-do smaltite dai consumatori primari, de-terminano una maggiore attività batterica;

aumenta così il consumo globale di ossi-geno, e la mancanza di quest’ultimo pro-voca alla lunga la morte dei pesci. Questa è l’unica e reale causa della moriadi pesci verificatasi nel mese di settembrescorso.Alcuni albergatori di Sabaudia hanno ri-sollevato la questione del risarcimentoversato dal Comune agli Scalfati?Nel 1994 il Comune di Sabaudia è statocondannato a corrispondere un risarci-mento all’Azienda Vallicola del Lago diPaola per i danni derivanti dall’inquina-mento. Il risarcimento è stato stabilito percompensare il mancato guadagno dallavendita del pesce, ossia per compensarei danni economici patiti dall’azienda per viadella morte del prodotto ittico e non, co-me qualcuno continua a dichiarare, per ri-sanare il Lago dai danni di cinquant’anni disversamenti. Basterebbe studiare megliole carte e conoscere più a fondo le que-stioni, per evitare di dire sciocchezze. Come Associazione esprimiamo sostegnoe solidarietà ad Andrea e alla sua famiglia,apprezzando il loro impegno e il loro la-voro per la difesa di una parte così rile-vante del territorio.

Dopo circa due mesi di dura prepara-zione atletica la Circeo Volley si pre-para ad affrontare gli imminenti im-

pegni nei campionati federali giovanili aiquali si è iscritta.La squadra di Under 14 femminile allenatada mister Viviani è stata la prima formazio-ne ad aprire le “danze”, vincendo agevol-mente i primi due incontri e portando a ca-sa sei preziosi punti che fanno ben spera-re per il prosieguo del campionato. La com-pagine di casa, capitanata da Jennifer Ros-setto, ha rifilato tra le proprie mura un sec-co 3-0 alla squadra di Fondi nella primagiornata di campionato ed è andata a vin-cere per 3-1, nella seconda giornata in ca-sa del Formia. Da queste prime battute si ènotata subito una crescita tecnica delle ra-gazze rossoblù che hanno aumentato, alle-namento dopo allenamento, il proprio valo-re anche sotto l’aspetto caratteriale.Mr. Viviani e la dirigenza si sono mostratisoddisfatti al termine del secondo incontrodisputato, soprattutto per il gioco espres-so dalle giocatrici e l’impegno costante du-rante la preparazione agli incontri, affer-mando però che il campionato è solo all’i-nizio e la bravura del gruppo consisterà nelrimanere uniti fino alla fine, come fatto fi-nora, e mantenendo la stessa concentra-zione e costanza negli allenamenti.La prossima partita vedrà la compagine san-feliciana affrontare le ragazze della SerapoGaeta e successivamente il derby control’A.S. Sabaudia allenata dall’ex Paola Cap-

poni. Mentre la under 14 femminile è giuntagià alla terza giornata di campionato, i ra-gazzi dell’Under 16 entreranno in scena lasettimana prossima. Si tratta di un gruppo,che sta anch’esso crescendo giorno dopogiorno e che quest’anno verrà allenato damister Luciano Bertiè, allenatore di compro-vata esperienza e di grande spessore tecni-co dimostrato nel tempo in più di trenta an-ni di carriera ad alti livelli, ma soprattutto uo-mo di sport e dai grandi valori umani. A luiva il nostro migliore augurio, ha dichiarato ilVice presidente Mauro Angelucci, afferman-do: “Siamo contenti che mister Bertiè abbia

voluto sposare il nostro progetto,nonostante le numerose offerteche ha ricevuto in estate, e la co-sa ci rende molto orgogliosi per-ché con il suo arrivo l’associazio-ne sportiva oltre ad acquisire unvalore aggiunto ha inserito nelproprio organico una grande per-sona che porterà tanta esperien-za e lustro al servizio dei nostri ra-gazzi”. Anche il campionato per leragazze dell’Under 18 femminileè ai nastri di partenza. La squa-dra è stata notevolmente ringio-vanita rispetto allo scorso annoma nonostante ciò la società siaspetta di confermare l’anda-mento del campionato scorso equindi di viaggiare nelle zone altedella classifica.Una grossa e gradita novità si è

registrata per il gruppo dei più piccoli suiquali, da quest’anno, la Circeo Volley havoluto puntare molto, tanto che, con enor-me soddisfazione, sono partiti i corsi diminivolley, super minivolley e Under 12maschile. Numerosi sono stati gli iscritti dietà compresa tra i 6 e i 12 anni che ognigiorno riempiono il Pallone Tensostatico diColonia Elena. L’Associazione sportivaringrazia ancora una volta tutti coloro chela sostengono nonché coloro che ne fan-no parte, confermandole fiducia nella bon-tà dei percorsi prefissati e degli obiettiviraggiunti. �

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Sport

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Circeo Volley

Sono iniziati i corsi di minivolley, super minivolley e Under 12 maschile

Gli impegni nei campionati federali giovanili

Lillio Y., De Santis A., Ceccato L., Neri G., Rossetto J.,Petrucci L., Vistola G., Burato F.

segue dalla pagina 25

Cronaca di AL.CR.

Incontro con Andrea Bazuro

Pasta all’uovodi Federico Fedeli

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Sport - Sabaudia

Se ne parla da sempre, se n’è parlatofino alla noia, ma la domanda restasempre la stessa: perché a Sabaudia

non c’è una piscina pubblica? Lo scorso 11ottobre il FLI ha presentato una mozione alconsiglio comunale che ha per oggetto pro-prio questa questione. Nella mozione si fariferimento al bando, mediante finanza diprogetto, per la realizzazione della piscinacomunale (in via Enea) pubblicato dal Co-mune in diverse occasioni e al fatto che lagara anche in passato sia sempre andatadeserta. Il motivo? E’ presto detto, nel ban-do è chiesto ai privati un investimento di 6milioni di euro! Allora il gruppo FLI ha avu-to un’intuizione: perché non acquistarel’Atlantis dove la piscina esiste già? La mo-zione recita testualmente: (…) preso attoche presso le casse di questo Comune è adisposizione un milione di euro per la rea-lizzazione della piscina comunale; (…) chenel territorio di Sabaudia già esiste un sito,denominato Atlantis, contenente una pisci-na seppur non funzionante; (…) che il sito,denominato Atlantis, contenente la piscinasia in procinto di essere venduto all’asta(…); che è stato (…) attribuito (al sito Atlan-tis) il nuovo valore di stima (…) pari a euro342.996.00; il consiglio comunale DELIBE-RA di impegnare il Sindaco e la Giunta Co-munale a partecipare all’asta per acquisi-zione al patrimonio comunale del sito de-nominato Atlantis mediante l’utilizzo dei fon-di accantonati per la realizzazione della pi-scina comunale.Il consiglio ha approvato la mozione con unemendamento nel quale si precisa che ilSindaco e l’Amministrazione s’impegnano apartecipare all’asta e, nel caso in cui la pro-cedura dovesse essere interrotta, sospesao altrimenti definita, a iniziare la proceduradi esproprio dell’area per pubblica utilità.Nota: l’Atlantis è in procinto di finire all’astapoiché l’attuale proprietario, una società ro-mana, ha accumulato un debito di 30.000euro nei confronti del condominio. Se la so-cietà non salderà il debito, la proprietà an-drà all’asta. In caso contrario, è del tuttoprobabile che la procedura di esproprio sfo-cerà in una causa legale che farà perderemolto altro tempo. Ad ogni modo, non sicapisce come la realizzazione di una pisci-na comunale a Sabaudia possa costare 7milioni di euro (anzi 7 milioni e mezzo - 6 acarico dei privati e 1 milione e mezzo a ca-rico del Comune-, sì, perché originaria-mente il Comune aveva contratto un mutuodi un milione e mezzo con la Cassa Depo-siti e Prestiti per il progetto piscina, poi500.000 euro sembra siano stati spesi!).Insomma, Atlantis a parte, non sorprendeche nessun investitore si sia mai fatto avan-ti: chi investirebbe 6 milioni di euro nella co-struzione di una piscina comunale a Sa-baudia? Il bando ripetutamente pubblicatodal Comune è ovviamente inutile e lasciapresagire, in realtà, la volontà di non risol-vere la questione. Perché? Si nascondono

interessi dietro la mancata realizzazionedella piscina? E ora, arriva l’<<occasioneAtlantis>>. E questa volta sono tutti d’ac-cordo: la piscina s’ha da fare e si può fare.I cittadini non vedono l’ora; diamo loro lalieta notizia (mah!?!). Volendo invece parla-re di sport, il nuoto, neanche a dirlo, è unodegli sport più amati dai giovani e uno deipiù praticati dalle persone over 60, ma dasempre, in città, la piscina è la grande as-sente tra le strutture sportive.Non si tratta solo di preferenze sportive, ilnuoto è pure indicato a fini terapeutici e ri-abilitativi in quanto risponde a esigenze cu-rative peculiari e non altrimenti soddisfaci-bili. I cittadini di Sabaudia devono attual-mente percorrere non meno di 18 chilome-tri per raggiungere la più vicina piscina perfar fare sport ai propri figli o attivare ne-cessari percorsi riabilitativi per varie pato-logie.Tornando alla politica, quella dell’Atlantissembra davvero una soluzione, con un dop-

pio risultato, quello sportivo e quello am-bientale grazie alla riqualificazione del sitointeressato che, come tutti sanno, è statotra le <<pietre dello scandalo>> finite nelcontestatissimo reportage <<I nuovi signo-ri di Sabaudia>> pubblicato quest’estate daAttilio Bolzoni, giornalista della Repubblica.Storie che non fanno onore a Sabaudia, og-gi come non mai di possibile soluzione.Ancora lontana risulta un’altra definizione direcupero, quella dell’<<area Carbonelli>>,all’altro ingresso della città, interessata daun’incredibile stato di degrado nonostantesi siano fatti diversi progetti che però coz-zano contro l’attuale destinazione urbani-stica che è quella artigianale. Infine, comenon spendere due parole sull’Hotel Sabau-dia al Lago per il cui ripristino sono già sta-ti spesi milioni di euro ma senza un ulterio-re sforzo per completare l’arredo dell’im-mobile, l’albergo non potrà mai essere ri-aperto… Luoghi, abbandonati, dove abitasolo il silenzio. �

ddii IIuunniiaa VVaalleerriiaa SSaaggggeessee

Nuoto e altro

Quali interessi si nascondono dietro la mancata realizzazione della piscina?

Sognando la piscina a Sabaudia

Complesso “Atlantis”

Page 29: pag. 23 a pag. 3 a pagg. 9-10-11 a pag. 5 pag. 13-20 ... · lice non c’è neanche un cane che te la da. Osservo, parlo, ... momentaneo apprezzamento per il mio ri-gore e il mio

Nel girone D del campionato di Pro-mozione cominciano a emergere lesquadre che, verosimilmente, lotte-

ranno per la vittoria finale. La Circe è lì, conle migliori, insieme alla Nuova Itri, al SezzeSetina e alla Nuova Cassino. Il campiona-to, in ogni caso, assumerà un suo volto de-finitivo soltanto dopo il mercato di dicem-bre, quando le formazioni che necessitanodi punti per raggiungere la salvezza si raf-forzeranno. La Circe ha avuto dalla sua par-te un calendario che in questo girone d’an-data l’ha portata spesso lontana dal Balla-rin, in terra ciociara cosa che in vista del ri-torno, tornerà utile potendo sfruttare al me-glio il fattore campo contro squadre noto-riamente ostiche tra le mura amiche.La formazione guidata da mister Marzella,dopo il pareggio per 1-1 (Sannino) sul diffi-cile campo del Fontana Liri e la vittoria per2-1 (Monti, Sannino) sul Tecchiena, è in-cappata nella prima sconfitta nella trasfer-ta contro il Techna Ferentum (2-1, Di Ro-berto) con la scusante di aver giocato buo-na parte della partita in inferiorità numerica.Nella sfida interna con il Real Casamari èarrivata la vittoria con il più classico dei ri-sultati, un 2-0 suggellato dalle reti di Mon-ti e Fedeli e, subito dopo, è arrivata l’im-portante vittoria ottenuta sul campo dell’A-latri, grazie alla marcatura di Omizzolo arri-vata a pochi minuti dal termine. Al Ballarin,la domenica successiva, la Circe orfana diSannino ha portato a casa una preziosa vit-toria per 1-0 contro la temibile Nuova Cas-sino grazie a un rigore trasformato da Al-bano e a seguire è arrivato un pirotecnico3-2 sul campo del Pignataro con reti Mon-ti, Sannino e Bernardo. L’atteso derby con-tro il Pontinia non ha avuto storia e le reti diDi Roberto, Sannino e Albano sono la con-ferma della netta superiorità della forma-zione sanfeliciana. Un po’ a sorpresa, nel-la trasferta in terra ciociara contro la VirtusBroccostella, la Circe ha rimediato un pe-sante 2-0, anche se la squadra di misterMarzella non ha potuto sopperire alle as-senze dei vari Omizzolo, Falso e Masini,senza dimenticare la presenza a mezzo ser-vizio e per pochi minuti del bomber Sanni-no. La squadra rossoblù si è riscattata su-bito dopo, nella sfida del Ballarin contro ilBassiano. A un primo tempo abulico, chiu-so con il passivo di una rete, è seguita unaripresa di ben altro spessore con la Circeche ha capovolto lo svantaggio iniziale gra-zie alle reti dei difensori Reccolani e Fiore.L’esame di laurea, per la Nuova Circe, arri-va nella trasferta del Tasciotti con la VisSezze Setina e la formazione rosso blu ot-tiene il massimo dei voti con uno squillan-te 5-0 (2 Sannino, 1 Bernardo, 1, Reccola-ni, 1 Berti) che non ammette repliche. Aquesto punto sembra chiaro che chiunquevorrà puntare alla vittoria finale, dovrà farei conti con una Circe sempre più convin-cente.

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Sport - San Felice Circeo

di Tommaso Di Prospero

Calcio

La formazione sanfeliciana conferma le attese della vigilia

La Circe è nel gruppo di testa

Gli “Amatori Circeo” in affannoLa formazione senfeliciana vive un momento difficile

Il salto di categoria , per gli Amatori Circeo, almeno in quest’inizio di campionato sem-bra piuttosto difficile da digerire. In effetti, l’inizio è stato davvero traumatico, anchese qualche recriminazione ci può essere per le sfide interne giocate con la Virtus

Scauri e con il Maranola. In entrambi i casi, le due sconfitte casalinghe sono sembra-te troppo pesanti per una squadra che non si è mai risparmiata e che fa della genero-sità il suo punto di forza. La salvezza, per la squadra di mister Capponi, dovrà neces-sariamente passare attraverso le partite giocate in casa, anche perché le trasferte gio-cate su certi campi del sud pontino sono sempre molto complicate da vincere. La squa-dra sanfeliciana avrebbe l’esigenza di completare l’attacco con una punta in grado diaiutare Marigliani, che, a mio avviso, è sembrato l’unico in grado di finalizzare e di an-dare in rete. E’ ovvio che bisognerà prestare particolare attenzione in difesa, perché,troppo spesso, l’eccessiva generosità ha portato gli Amatori Circeo a esporre il fiancoagli attacchi avversari. A ogni modo, dopo un inizio di stagione nel quale gli Amatorihanno dovuto affrontare tutte le migliori squadre del girone, il campionato dovrebbeprendere una piega diversa. Questi i risultati degli Amatori Circeo nelle partite finora gio-cate: Castelforte-Amatori Circeo 4-2, Amatori Circeo-Virtus Scauri 2-3, Sporting Terra-cina-Amatori Circeo 3-0, Amatori Circeo-Maranola 1-3, FC Montenero-Amatori Circeo8-0, Amatori Circeo-Don Bosco Gaeta 1-0, Suio-Amatori Circeo3-0. �

Montenero d’assaltoLa squadra di Mister Perrotta si mette in mostra

La partenza della squadra delborgo, nel campionato di Se-conda Categoria, è stata davve-

ro sorprendente. La FC Monteneronon era inserita dagli addetti ai lavoritra le squadre favorite per l’eventualesalto di categoria, ma dati alla mano,cambiano gli equilibri all’interno del gi-rone N di Seconda Categoria, ancheperché le vittorie ottenute finora nondanno adito a dubbi.La prima di campionato, nella sfidainterna con il San Lorenzo, si è con-clusa 4-3 per la squadra del borgo

che ha ottenuto la meritata vittoria grazie a una rete allo scadere di Martufi. Controil Don Bosco Gaeta, sull’erba sintetica del Riciniello, l’iniziale svantaggio subito do-po la metà del primo tempo ha dato la scossa alla FC Montenero che, nell’arco dipochi minuti, ha annichilito la squadra di casa con un roboante 4-1 (Capponi R, Ar-gentesi, Sortino e Florian). Nella sfida del San Francesco, contro il Suio, la squadradi mister Perrotta ha ottenuto un’altra vittoria, un 3-1 arrivato grazie alla rete di Cap-poni Marco e alla doppietta di Florian. La domenica successiva è arrivata la primasconfitta, con un Montenero abulico che ha regalato un tempo al Real Spigno, il qua-le ha capitalizzato nel migliore dei modi il doppio vantaggio ottenuto nella prima mez-z’ora. A nulla è valso l’assalto della squadra del borgo che è riuscita soltanto a di-mezzare lo svantaggio con Mancini. L’atteso derby contro i cugini degli Amatori Cir-ceo si è finito con un roboante 8-0 (4 reti Florian, 1 Calisi, 1 Maragoni, 1 Sortino, 1Argentesi) quattro reti per tempo. Nella trasferta di Ponza, dopo un’odissea duratasvariate ore a causa delle avverse condizioni ambientali, la FC Montenero, pur conqualche patema d’animo, è riuscito a vincere 1-0 con la marcatura di Martufi rea-lizzata verso la fine del primo tempo. Al San Francesco la FC Montenero non co-nosce ostacoli e, dopo la trasferta nell’isola pontina, “mette al tappeto” con un sec-co 4-0 (3 Florian, 1 Isolani) la Rinascita Fondi. Per ora la squadra del borgo è primain classifica e sembra poter lottare senza alcun timore contro le squadre che, al-meno sulla carta, puntano alla vittoria finale. �

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Oroscopo

Oroscopo di Dicembre 2011 di AldebaranAriete

dal 21/3 al 20/4

Le stelle vi spingono a produrre, aimpostare nuove iniziative. Venereè positiva per il lavoro. Saturno in-vece mette ancora in discussionei rapporti d’amore. I rapporti stret-ti hanno bisogno di molta cura daparte vostra: non fate mancare ilvostro calore a chi amate.

Torodal 21/4 al 21/5

Venere e Marte, i pianeti dell’amo-re, sono in armonia e Plutone ren-de più profonda l’intesa. Venereambiziosa vi stimola anche a pun-tare sul lavoro e la carriera. Duran-te le feste guardatevi attorno: so-no molto promettenti! Giove nelsegno vi darà soddisfazioni.

Gemellidal 22/5 al 21/6

Non fatevi prendere dal nervosi-smo o dall’impazienza: avete al-cune stelle polemiche che vi pro-vocano dal Sagittario. Incontrere-te qualche ostacolo, ma poi ve lacaverete. Dovete imparare l’artedella calma data la presenza diMarte che si protrarrà a lungo.

Cancrodal 22/6 al 22/7

I nativi del segno dovranno pre-pararsi a muoversi, a viaggiareper iniziare un nuovo percorso divita. Arriverà qualcosa di nuovo ele stelle vi sosterranno. Marte viassicura molta energia. In amoreci sarà ancora un po’ di tensione,ma solo per le coppie “deboli”.

Leonedal 23/7 al 22/8

Avete davanti a voi territori daconquistare; i progetti a cui tene-te non sono più ostacolati danessuno. Saturno vi da la sicu-rezza che arriverete in porto. Ve-nere vi rende sensuali, caldi e ap-passionati in amore. Il Natale sa-rà momento felice in famiglia.

Verginedal 23/8 al 22/9

Giove è tornato all’inizio del vo-stro segno e si tratterrà ancora alungo in compagnia di Marte: for-tuna e forza, che, unite alla vostraintelligenza vi renderanno splen-denti! Evitate di essere troppo se-veri e per riuscirci affidatevi all’a-more.

Bilanciadal 23/9 al 22/10

Vivacità e brio addolciscono lavostra vita. Venere nervosa vi ren-de inquieti nella relazione d’amo-re. Una possessività inconsuetavi porta a litigare per motivi futili.Per le feste prossime createun’atmosfera più gentile e basa-tevi sulla comprensione.

Scorpionedal 23/10 al 21/11

Bisogna essere razionali ed evi-tare reazioni impulsive. Urano viaiuta offrendovi nuove opportuni-tà di dimostrare la vostra bravu-ra. La vostra energia è ottima: ègenuina vitalità, ma non abusatedi voi stessi; sappiate dosare concautela.

Sagittariodal 22/11 al 20/12

Nel vostro cielo ci sono passag-gi planetari importanti, utili per ri-trovare se stessi. Venere concre-ta, vuole riempirvi le tasche, masolo Marte presenta qualche om-bra. Dovete imparare a gestiremeglio la vostra vita. Quindi: nonsfidate i superiori o i funzionari.

Capricornodal 21/12 al 19/1

L’energia di Marte bisogna tener-la a bada poiché potrebbe pro-vocare tensioni o liti con colleghie in famiglia. Urano vi sottoponea sorprese e imprevisti. Avrete unmese molto movimentato, macon plutone e altre stelle saretevincenti.

Acquariodal 20/1 al 18/2

Nessuna stella vi è ostile e Mer-curio ha una buona influenza sul-le relazioni e aumenta i contattinon solo di lavoro. Festeggiate levacanze natalizie incontrandopersone che non vedevate datempo. Aumenterà anche il vo-stro interesse per l’amore e l’eros.

Pescidal 19/2 al 20/3

Avrete dubbi sulla solidità di unlavoro. Marte opposto vi mettealla prova con complicazioni eostacoli, ma voi dovete tenereduro. La tensione sul lavoro puòripercuotersi in famiglia, quindinon rovinatevi il Natale. Siete te-neri di cuore e cercate l’armonia!

Un tempo, i sanfeliciani, in genere ave-vano molto rispetto per i santi “paesa-ni”, mentre ne avevano meno per i san-

ti “forestieri”. Vi erano però delle eccezioni. Nericordo una in particolare. A. C., quando s’ar-rabbiava, incominciava subito col bestem-miare i santi locali: mannaggia San FeliceRanne (patrono del paese), mannaggia Sar-rocche (compatrono ) e poi quelli forestieri:Sancesale (San Cesareo, patrono di Terraci-na), Sancatalle (San Cataldo, patrono di Su-pino), continuando poi con San Francesco,San Gennaro, San Giuseppe e così via, di se-guito. Una volta esaurita la sfilza dei santi chericordava, concludeva con “mannaggia il pri-mo novembre”, precisando “accusi nen se nesalva nesciune”. Come è noto il primo no-vembre è la festa di tutti i santi. Non ho maicapito se questo strano comportamento erafrutto della miscredenza o di un volgare esi-bizionismo.Ritornando ai sanfeliciani che rispettavano isanti paesani e bestemmiavano quelli fore-stieri, dobbiamo constatare che, in particola-re, era preso di mira San Catalle. Per loro, be-stemmiare San Catalle non era ritenuto un

peccato, o quantomeno solo un peccato ve-niale. Mancava l’intenzione blasfema, offen-siva. Dire mannaggia San Catalle era comeuna interiezione. Così come per i ciociari, “pa-crilla” è un eufemismo di per Cristo. Forse laspiegazione va ricercata nel nome stesso“Catalle”, che poi è la deformazione di Ca-taldo. Non ho mai sentito pronunciare da unsanfeliciano “mannaggia San Cataldo”.Il nome Catalle finì per essere appioppato, co-me soprannome, trasmesso poi da genera-zione a generazione: NecolaCatalle, ‘Ntonie-Catalle, Lello Catalle; però Cino, (tipo simpa-ticissimo), componente di una famiglia contale soprannome, era denominato Cino Ca-taldino. Molto probabilmente uno dei loro an-tenati doveva chiamarsi Cataldo. Ma c’è il ro-vescio della medaglia, cioè che molti sanfeli-ciani sono devoti di San Cataldo, nonostan-te ... Catalle. E partecipavano e partecipanotuttora alla festa del santo, che cade il diecidel mese di maggio.Negli anni trenta e quaranta del secolo scor-so si recavano a Supino, con carretti e vi-gnarole. Partivano la mattina del nove mag-gio, bivaccavano nei dintorni del paese e la

mattina del giorno seguente prendevanoparte ai festeggiamenti solenni. Riprendeva-no la strada del ritorno nell’immediato po-meriggio e arrivavano a San Felice, la sera,dopo cinque-sei ore di viaggio, spesso ac-compagnati dalla pioggia, ma felici e conten-ti. Ora con le macchine e gli autopullman ètutt’altra cosa. Una sera, si era riuniti a tavo-la e il discorso cadde su San Cataldo. Se-condo una tradizione popolare, San Cataldofaceva parte di una numerosa famiglia di san-ti. La richiesta di grazia che chiedevano a luii pellegrini, era in particolare la rimozione del-la fattura e del malocchio. A un certo punto,inavvertitamente, mi uscì di bocca “Mannag-gia Supino”. Mio fratello, Padre Salvatore miredarguì: bestemmi il contenuto o il conte-nente? Cioè San Cataldo (il contenuto) o Su-pino (il contenente)? Veramente non avevo in-tenzione di offendere né il santo, né Supino.Ripensandoci ora, credo che si sia trattato diun lapsus freudiano. �

*Autore dei libri “O’KEA’MUS” e “DIZIONARIOdel dialetto circeiense”

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Racconti inediti

Bestemmi il contenuto o il contenente?San Felice Ranne, Sarrocche, Sancesale, Sancatalle

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Tempo libero

Iprimi di dicembre esce il nuo-vo film di Wim Wenders “Pi-na”, una biografia per imma-

gini, frammenti dei suoi spettacoli, di Pi-na Bausch, artista di danza e grande co-reografa innovatrice del teatro di danzaeuropeo, deceduta il 30 giugno 2009.Di lei si era accorto anche Fellini, dotatodi incredibili antenne, che la scritturò in«E la nave va».Nel film-documentario la Bausch appareinsieme al suo gruppo del Tanztheater diWuppertal e il regista racconta la storia della compagnia cherappresenta infelicità e dubbi collettivi, in uno sforzo non com-pletamente riuscito di far vedere quelle insolite capacità del-l’artista di andare oltre l’immagine e di fornire una sensibili-tà, fuori dalla forma, profonda e autentica.Il filmmostra prin-cipalmente Pina in prova, in stretto rapporto coi suoi balleri-ni, offrendoci una visione del suo metodo di lavoro, la ten-sione, il rigore e l’impegno per una nuova creazione.L’autoreha deciso di usare, a sorpresa, le riprese in 3 dimensioni, av-vicinando lo spettacolo all’occhio del pubblico, che si im-merge così fra i danzatori, gustando alcuni momenti meravi-gliosi degli spettacoli più noti della Bausch, visti anche in Ita-lia (“Café Muller”, “Le Sacre duprintemps”, “Vollmond”, “Kon-takthof”).

“PINA”

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di ALESSIA BRAVO

di WIM WENDERSBaccalà in umido con uva passa

Ingredienti per 4 persone:

- 500 grammi di baccalà ammollato e spinato- 2 cipolle medie- 500 grammi di pomodori pelati- 50 grammi di uva passa- farina- olio- sale- alloro

Tagliate il baccalà a piccoli pezzi, friggetelo in olio ben caldo emettetelo da parte.In un tegame, possibilmente di coccio, ponete l’olio, le cipolle af-fettate e due foglie d’alloro. Lasciatele appassire a fuoco lento gi-randole spesso. Aggiungete quindi i pomodori pelati, salate e la-sciate cuocere la salsa per circa 30 minuti. Aggiungete il bacca-là, l’uva passa e lasciate cuocere ancora per 10 minuti affinché isapori si amalgamino. Servire caldo.

da “LA VISCOTTA”Ricette di San Felice Circeo

di Angela Bassani

AANNGGOOLLOO DDEELLLLAA PPOOEESSIIAA

Il monte peninsulare e la maga CirceLa Maga Circe, splendida donna venuta da lontano, dotata

di scienza occulta, trasformatrice di vite umane, amantedi bellezze del creato. Il suo comportamento fuesemplare con gli abitanti locali, morboso il suo affettoper il monte, al quale donò il suo corpo. Fu moltotemuta, ma anche rispettata.

Allo splendido mare azzurrotutta la mi a simpatia,alla terra che copre i suoi piedi il mio corpo,al monte come al cospetto sacralefonte battesimale il miounico universal nome e saràper l'eterno Monte Circeo storico leggendario,a l'aria la mia magiaplanando come aquila volaguiderà il nome nell'infinito,valicando i confini di ogni continente,i popoli di essi avrannoun vivo desiderio di visionareladdove il sole bellezze carezza,il muto selvaggio splendore espandesul campo visivo dono del creatopiacere alla vita.Se tu Monte Circeomonte che bel monte ne hai un mondoguardando il tuo profilo da lontanocome una splendida donna quando dorme apparifonte di energia vitalefioritura di eterna giovinezza.

di Silvio Ziarelli

ORA LEGALE Avv. Michele Stasi

Corte di Giustizia Europea

La velocità degli scambi commerciali internazionali e la facili-tà con la quale ormai si acquista in diversi Paesi, propone pro-blemi in caso di controversie. La Corte di Giustizia Europea

è stata investita della questione a seguito di ricorso presentato daun cittadino Austriaco per acquisto di crociera online dal sito di unasocietà tedesca, che, accortosi che la nave non corrispondeva al-la descrizione ricevuta, ha chiesto il rimborso del prezzo, ottenen-done solo una parte. Si è rivolto ai giudici austriaci per ottenere ilrisarcimento alla società tedesca che però si rifiuta di presentarsiinnanzi al tribunale di quel paese, sostenendo di non svolgere at-tività commerciale in Austria. La controversia viene sottoposta al-la Corte Suprema Austriaca, la quale si rivolge alla Corte di Giu-stizia Europea, che, con sentenza C. 585-08 del 7/12/2010, nonrisolvendo la controversia, ha così risposto: come stabilisce il re-golamento Ce 44/2001 la competenza spetta ai giudici del Paesedel professionista denunciato dal consumatore, cioè chi vuol farcausa a un tedesco, si deve rivolgere ai giudici tedeschi, ma conuna eccezione, si può ricorrere ai giudici “di casa propria” se l’at-tività del professionista è “diretta verso lo Stato del consumatore”.In pratica il consumatore può ricorrere al giudice del proprio Sta-to, solo se è evidente che il professionista intende offrire i propriservizi oppure i propri beni al Paese del consumatore. �

e-mail: [email protected]

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•• AANNNNUUNNCCII GGRRAATTUUIITTII AANNNNUUNNCCII GGRRAATTUUIITTII AANNNNUUNNCCII GGRRAATTUUIITTII AANNNNUUNNCCII GGRRAATTUUIITTII ••

Compleanni3 dicembre. A Norma Coloschi tanti auguri di buon com-pleanno da tutta la famiglia e da chi le vuole un mondo di be-ne….Davide e Vittoria.

5 dicembre. Tu che oggi sei al tuo decimo anno di vita ... chela luce del Signore ti illumini e ti protegga. Tanti auguri a GaiaCiaglia da mamma, papà e Giorgia.

7 dicembre. Dolcissimi auguri di buon compleanno a NicolòBorsellino da Emily, Daria, mamma e papà.

10 dicembre. Buon compleanno a Beatrice Vitali dalle sueamiche sciroccate.

11 dicembre. Lorenza Cerilli compie 80 anni. La gioia è arri-vare a festeggiare il proprio Compleanno vicino alle persone piùcare… Auguri da Franco e Gabriella.

13 dicembre. Buon compleanno alla dolce mamma ...NadiaNegri ...da Luana, Marco, Vanessa e Yuri.

16 dicembre. Auguri di buon compleanno a Riccardo Coppolaper i suoi 5 anni dai nonni Rosella e Antonio.

16 dicembre. Al miglior cognato che si possa avere ...Vincen-zo Donnarumma... Infiniti auguri di buon compleanno dalla co-gnata Anna.

25 dicembre. Tanti auguri di buon compleanno a Chiara DelVecchio per i suoi20 anni da mamma, papà e Angelo.

27 dicembre.Davide Zambellan compie 9 anni. Auguri feli-cissimi al nostro campione dalla famiglia.

29 dicembre. AdAldoZambellantantissimi auguri per suoi 70anni da Davide, Vittoria e tutta la famiglia.

20 gennaio. A Davide Palombiauguri speciali per il suo 18°Compleanno da mamma, papà e Giulia.28 gennaio. Che la vita possa donarti solo il meglio e possaesaudire tutti i tuoi desideri…Auguri a Giorgia Ciaglia da mam-ma, papà e Gaia.31 gennaio. Al mio moroso ... Giancarlo Perna ... nel giornodel suo 53° compleanno tanti auguri dalla tua morosa e daEmanuela, Matteo e Luca.31 gennaio.Chiara Di Prospero compie gli anni. Auguri dallasorella, dal cognato e dai nipoti.

GGiooielllleriiaaLuigina Bartelloni

Piazza Vittorio Veneto S. FELICE CIRCEO

Centro Storico - tel. 0773.548292

Editore: Associazione culturale “Il centro storico” di San Felice Circeo (LT). Corso Vittorio Emanuele, 23. Tel. 328 6110379, fax 06 51985217. E-mail: [email protected] - Reg. Trib. di Latina n. 796 del 12/09/2003 - Direttore responsabile: Gloria Gabrielli - Direttore editoriale: Alessandro Cresti. Redazione Alessia Bravo, Salvatore Coccoluto, Fran-cesca Faccini, Valeria Di Marco, Tommaso Di Prospero, Maurizio Paolini, Stefano Raimondi, Sabrina Scapi, Veronica Tecchio - Stampato da CSR, via di Pietralata, 157 - Roma

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04017 San Felice Circeo (LT)Tel. 0773/546167 -

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Marta Panziera

Il 24 novembre 2011, pressol’Università Italiana perStranieri di Perugia haconseguito la laureaspecialistica in LINGUA ECULTURA ITALIANA INSITUAZIONI DI CONTATTOMarta Panziera,

discutendo la tesi in Storia Del Cinema “Dalla partedi ANNA MAGNANI. Il percorso cinematografico di unagrande attrice” relatore il Prof. Carlo Tagliabue.Si conclude così, con grande soddisfazione, il suopercorso di studi. La sua determinazione è statapremiata, congratulazioni Dottoressa! Da papà,mamma e Valeria.