PACKAGING - isavemyplanet.org temi ambientali/Manzi-PACKAGING ok ab.… · una profondità di 30...
Transcript of PACKAGING - isavemyplanet.org temi ambientali/Manzi-PACKAGING ok ab.… · una profondità di 30...
1
PACKAGING
A cura di Matteo MANZI
A.A. 2014-2015
1 Introduzione:
Sul vocabolario sotto il termine “packaging” leggiamo: «involucro
usato per imballare» e sotto la voce imballare: «sistemare una merce, un
oggetto da trasportare, in appositi contenitori o involucri in modo che resti
integra».
Il packaging, oggi, è molto più di un semplice imballaggio che serve a
proteggere la merce. È una forma di comunicazione verbale, contiene e
avvolge il prodotto; come mettere un vestito sopra un vestito, “il vestito”
su misura, evoca sensazioni, rende diverso un prodotto dagli altri, richiama
l’attenzione dei probabili consumatori, può dare un’immagine nuova al solito
prodotto, lo valorizza.
Alcuni autori considerano il packaging come il quinto elemento del
marketing mix, rispetto ai quattro tradizionali (le così dette quattro P: product,
price, place, promotion) su cui agire per raggiungere gli obiettivi prefissati.
Tuttavia non tutti i prodotti sono uguali e per alcuni il contenitore è più
importante che per altri. In alcuni settori il contenitore conserva
prevalentemente la funzione di proteggere la merce (es. un frigorifero),
mentre in altri può rendere più attraente un prodotto (è il caso dei profumi o
dei cosmetici). L’involucro, crea la forma, e la prima immagine che vediamo,
la prima sensazione che percepiamo. Spesso è proprio il primo impatto a
determinare il successo di un prodotto; se piace, aumentano le vendite,
aumentano i fatturati e le grandi aziende di distribuzione aumentano i propri
capitali.
Oggi, per fortuna, grazie alle nuove importanti consapevolezze sulle
questioni ambientali, il consumatore finale si sta sensibilizzando molto sul
tema del confezionamento e nell’acquisto del prodotto andando oltre
l’immagine e dando maggior importanza alla qualità reale del prodotto; anche
le grandi aziende in questo senso, seguendo le esigenze del consumatore,
stanno riconvertendo gradualmente la produzione, ricercando nuovi materiali
e semplificando i contenitori.
È di moda anche il “packaging grezzo” o “puro”, quello che non copre,
bensì esalta il contenuto senza aggiungere “troppe parole”.
2 Trattazione centrale:
Purtroppo, oggi molto spesso, in controtendenza con quello appena
detto, si assiste a casi in cui molte multinazionali pur di aumentare le vendite
ed imporsi in nuovi mercati, sfociano nell’OVERPACKAGING che sta
2
diventando una problematica di carattere globale causando gravi danni a
livello ambientale:
L’over-packaging è un fenomeno che riguarda una vastissima varietà di
prodotti, dall’elettronica di consumo, ai ricambi (cartucce per stampanti), al
cibo (sandwich nei fast food) fino ad arrivare ad un’infinità di prodotti
presenti nei supermercati: non si salva quasi niente.
Ecco l’ultima trovata della Del Monte, famosa azienda di prodotti a base di
frutta, che ha deciso - senza tanti contraddittori, di immettere sul mercato
interno USA le BANANE CONFEZIONATE UNA AD UNA, così come se
fossero degli snack e degli stuzzichini da mordicchiare, non solo per favorire
l’appetibilità del prodotto, ma anche per facilitare le grandi multinazionali di
distribuzione in un "trasporto più agevole, pratico ed economico".
Ovviamente c’è una ragione per questa scelta, ed è prettamente
commerciale. E’ ben noto che negli USA mangiare sano è un’impresa ed è
un’opzione poco disponibile per la stragrande maggioranza degli americani.
Quindi equiparare una banana ad uno snack con molta probabilità sarà un
ritorno in termini d‘incremento delle vendita molto interessante. D’accordo
ma: TUTTO IL RIFIUTO DELLA CONFEZIONE, DOVE ANDRA’ A
FINIRE?
Negli USA la raccolta differenziata è già al livelli pressoché nulli. Altro
rifiuto..? Altro inquinamento?
Figura 1 (rappresentazione di overpackaging: confezioni di banane singole
promosse per la vendita in USA)
Curiosamente l’idea della banana confezionata singolarmente non è
piaciuta affatto in Inghilterra, dove la Del Monte si è trovata un bel "forget
about it" dall’Associazione Governativa Locale per l’Ambiente che ha
espresso molti dubbi sull’impatto ambientale di questo prodotto accusando la
multinazionale di over-packaging.
E’ lecito chiedersi: ma a che cosa serve togliere le borsette di plastica se
poi OGNI COSA E’ DELIBERATAMENTE CONFEZIONATA (in alta
percentuale inutilmente) SENZA NESSUNA REGOLAMENTAZIONE?
3
Figura 2: esempi di prodotti confezionati
Di una cosa bisogna essere fortemente convinti: è il consumatore finale che fa
la differenza. Non acquistare prodotti ultra-confezionati convincerà gli
amministratori delegati dell’over-packaging mondiale a rivedere le proprie
logiche di marketing.
Bisogna tener conto che il 70% della nostra spazzatura è composta da
imballaggi; al momento i prodotti sono distribuiti per mezzo di imballaggi
inquinanti, poi, nella migliore delle ipotesi, se ne raccoglie il 50% con il
riciclaggio, ma con la consapevolezza che l’altro 50% va in combustione e
finisce nell’aria, nell’acqua, nei nostri polmoni e nei nostri reni. Occorre fare
una scelta progressivamente intelligente, smettendo d’imballare le nostre
merci, consentendo al cliente di acquistare il prodotto sfuso e di portarselo a
casa nel recipiente che più ritiene idoneo, preferendo prodotti locali “a
chilometro 0” che ridurrebbero di gran lunga l’impatto ambientale
nell’interesse di tutti, nessuno escluso!
3 Prospettive future:
Molti, troppi ancora non lo sanno, ma “ Il Pacific Trash Vortex”, ossia
“il gorgo d’immondizia nel pacifico”, è un’isola di spazzatura, soprattutto
plastica, formatasi nell’Oceano Pacifico a partire dagli anni cinquanta, con un
diametro di circa 2500 Km, pari ad una superficie di 4.909.000 Km quadrati,
una profondità di 30 metri ed un peso di 3.500.000 tonnellate, grazie
all’azione della North Pacific Subtropical Gyre, una corrente oceanica dotata
di un particolare movimento a spirale orario, che permette ai rifiuti
galleggianti di aggregarsi tra loro.
Esso rappresenta una conseguenza diretta dell’eccesivo uso di materiali
plastici non biodegradabili; storicamente questi rifiuti erano spontaneamente
sottoposti a degradazione biologica, ma ora si accumulano sempre più rifiuti
in plastica, ovvero i nostri imballaggi.
4
La plastica, invece di essere degradata, si disintegra in pezzi sempre più
piccoli mantenendo comunque le proprie caratteristiche plastiche
d’indigeribilità, in altre parole, questi frammenti vengono mangiati dai pesci e
dai molluschi, restano nei loro stomaci, finiscono nel flusso sanguigno, ed
infine attraverso i tessuti, passano nel nostro organismo attraverso la catena
alimentare o con contaminazione diretta derivata dal consumo diretto
dell’animale o indiretta, consumando prodotti derivati dalla sotto-lavorazione
del pesce.
I pesci ed i molluschi se ne cibano in quanto la massa galleggiante di
queste micro-particelle assomiglia ad un enorme banco di Plancton, cibo
naturale di pesci e molluschi. Il dato allarmante è che in alcuni campioni
d’acqua marina presi nel 2001 la quantità di plastica superava di ben sei volte
la quantità di Plancton, ciò significa che la probabilità che pesci e molluschi si
cibino di prodotti e derivati plastici è sei volte superiore a quella di cibarsi del
cibo naturale.
Il rimedio più ovvio sarebbe ridurre l’utilizzo di materiali plastici da
imballaggi o quanto meno utilizzare prodotti innovativi, biodegradabili e
quindi sostituire tutte le plastiche nel settore. Tuttavia ci sono correnti di
pensiero opposte:
Lo sostiene uno studio condotto in Austria: sostituire gli imballaggi in
plastica con materiali alternativi potrebbe portare ad un aumento dei
consumi di energia facendo crescere le emissioni inquinanti
– Questo nuovo studio mette in guardia consumatori e industrie: sostituire gli
inquinanti imballaggi in plastica utilizzando materiali alternativi ed ecologici
potrebbe causare all’ambiente e all’economia più danni che benefici.
Il rapporto The impact of plastic packaging on energy consumption and GHG
(L’impatto degli imballaggi in plastica sul consumo di energia e gas a effetto
serra) redatto dalla società di consulenza austriaca Denksatt avverte che la
sostituzione della plastica potrebbe presto portare ad un aumento di un terzo
del quantitativo di materiale utilizzato per gli imballaggi, con la conseguente
crescita della richiesta di energia durante l’intero ciclo di vita del prodotto,
arrivando ad utilizzare nel comparto l’energia necessaria a riscaldare 20
milioni di abitazioni in un anno.
Secondo la Denkstatt i settori legati alla produzione degli imballaggi in
plastica risultano ad oggi più vantaggiosi in termini di rilascio di emissioni
rispetto alla eventuale conversione dei processi per la produzione di bio-
packaging, che porterebbero all’aumento dell’impatto ambientale e
dell’energia anche a causa della necessità di raccogliere e riciclare i materiali
seguendo percorsi specifici.
Lo studio sostiene inoltre che gli imballaggi in plastica non sono solo
pratici ed efficienti, ma anche meno costosi e più sicuri. Per esempio, quando
viene utilizzata per il confezionamento di alimenti freschi, la plastica previene
5
le perdite di cibo di almeno il 10% in più rispetto ai materiali di
confezionamento alternativi, con conseguente risparmio di 22 milioni di
tonnellate di CO2.
4 Conclusioni:
Quello che dovremmo sapere tutti è che il packaging crea rifiuti e occorre
utilizzare metodi e materiali adeguati.
Un consiglio pratico potrebbe essere: -“pensa ecologico e scegli prodotti sfusi
o con packaging naturale, riciclabile o biodegradabile; utilizza uno stile di vita
sano che miri alla tutela dell’ambiente e di tutto ciò che ti circonda con il fine
non solo di garantire una maggiore qualità della “tua vita” in termini di
benessere e salute generale, ma anche dando uno sguardo al futuro imparando
ad apprezzare e tutelare le bellezze della nostra TERRA!!!!”
Piccole, semplici regole per vivere in armonia
Sitografia:
Wikipedia english
www.overpackaging.com
www.howtobegreen.eu/greenreport.
Wikipedia