Pace e Tempesta

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L ’aspettavano in tanti come l’ultima occasione per salvare la Terra dalle conseguenze nefaste dei cambiamenti climatici. Malgrado ciò, la conferenza mondiale sui cambiamenti climatici, svoltasi a Copenhagen dal 7 al 18 dicembre scorsi, si è conclusa con un sonoro nulla di fatto. Dalla conferenza sarebbe dovuto uscire il cosiddetto Kyoto 2, come è stato definito il protocollo volto ad indicare le misure da adottare per fronteggiare i cambiamenti climatici. Obiettivo: limitare la crescita della temperatura terrestre a due gradi centigradi, attraverso una drastica riduzione delle emissioni di gas serra. Un incontro di portata mondiale con la partecipazione di capi di Stato e delegati di 192 paesi, organizzato per combattere l’inquinamento ma che paradossalmente ha inquinato in due settimane tanto quanto un paese come il Marocco nel corso di un anno. Questo grazie alla presenza di capi di stato, funzionari, giornalisti e personale vario, con il coinvolgimento di 1.200 auto con autista, 140 jet privati e una quantità enorme di spostamenti con tutti i mezzi di locomozione possibili. Da subito il maxi-vertice si è rivelato essere un match tra chi vuole iniziare a prendere dei seri provvedimenti e chi non lo vuole per ovvi motivi economici. Si è cercato di imporre alcuni privilegi per i paesi industrializzati ipotizzando il diritto ad emissioni doppie rispetto ai paesi in via di sviluppo, nonché maggior potere nel gestire la crisi climatica ed i negoziati futuri, lasciando all’Onu e ai Paesi poveri un ruolo sempre più marginale. La reazione di questi ultimi è stata immediata, il dibattito si è fatto rovente ma nonostante i tentativi di mediazione, il risultato è stato pressoché nullo. Nessun obiettivo vincolante, nessun tetto di emissioni per ciascun paese, nessun serio proposito per il futuro. Le uniche cifre cui si fa riferimento sono quelle riguardanti gli aiuti finanziari ai Paesi poveri: sono previsti aiuti per 30 miliardi di dollari entro il 2012. Numerosi i Paesi che a Copenhagen si sono rifiutati di firmare l’accordo definendolo “una vergogna”. Anche l’Italia ha dato il suo modesto contributo alla disfatta, rifiutando di aderire alla decisione europea di migliorare l’impegno unilaterale di riduzione delle emissioni di gas serra al 2020 portandolo dal 20 al 30%, in linea con le indicazioni della scienza. Eppure il nostro paese non è meno esposto degli altri al disastro climatico, anzi: sono in costante aumento siccità, incendi, riduzione della diversità biologica e impatti costieri. Il fragoroso fallimento di Copenhagen deve indurre ancora una volta alla riflessione che, a fronte dell’evidente mancanza di volontà, da parte di una classe politica impegnata a tutelare nient’altro che se stessa ed i propri interessi economici, la strada da percorrere deve essere necessariamente un’altra. Quella delle iniziative che partono dal basso, da una “Moltitudine inarrestabile” (per citare il titolo del libro di Paul Hawken recensito in questo giornale) sempre più in grado di dare vita ad iniziative locali in grado di dare risposte concrete ai drammatici problemi che riguardano il Pianeta e noi tutti, indistintamente. Quello di cui abbiamo bisogno è un radicale cambiamento di rotta, di prospettive, di abitudini quotidiane: un numero crescente di persone se ne sta rendendo conto. Inceneritore di Albano: chi non si oppone ora rischia il tumore domani! I Castelli Romani non vogliono alcun inceneritore sul loro territorio. Non lo vogliono perché si tratta di una zona di grande valore turistico, ambientale e agricolo. Ma soprattutto non lo vogliono perché è inutile e nocivo. A dimostrare questa affermazione ci sono questi ultimi tre anni di intensa mobilitazione contro il progetto di costruzione di un enorme inceneritore ad Albano. Anni nei quali le popolazioni dei Castelli Romani hanno lottato con lealtà e senso democratico e nei quali è stato possibile organizzare cortei che hanno ravvivato le strade dei nostri paesi, assemblee di carattere divulgativo per dimostrare che i rifiuti si possono non bruciare e si devono invece riciclare, numerosi presidii davanti agli uffici competenti della Regione Lazio (l’ultimo avvenuto lo scorso 11 gennaio) e dinanzi alla discarica di Albano, sede futura di quello che, stando ai progetti dell’azienda costruttrice “Colari”, è il più grande inceneritore d’Europa. Ma se cittadine e cittadini sono così contrari, a chi serve davvero questo inceneritore? Si può facilmente dedurre la risposta: al gruppo economico capeggiato da Manlio Cerroni, proprietario delle discarica di Albano e di Malagrotta e agevolato dall’appoggio trasversale del Partito Democratico (nelle persone di Di Carlo e di Marrazzo per citarne alcuni esponenti) e del Popolo della Libertà (ad esempio i continui interventi pro- inceneritore del consigliere regionale Robilotta). E' chiaro che se Cerroni e la sua Pontina Ambiente, l’ACEA e l’AMA fanno i loro profitti disponendo di discariche sempre più ampie e incenerendo i rifiuti, sicuramente il destino del nostro territorio e la raccolta differenziata non li in teressa minimamente. E’ovvio che quando un problema non ti riguarda da vicino molte volte lo ignori perché sei preso dalla vita di tutti i giorni, ma se te lo ritrovi sotto casa, nell’acqua del tuo rubinetto e nell’aria che respiri mentre sei a passeggio non puoi tapparti gli occhi, la bocca e il naso. Questo è il senso dell’impegno che ha finora spinto il Coordinamento contro l’inceneritore, medici e tecnici, ad agire anche dal punto di vista legale, impugnando ben tre ricorsi al TAR, l’ultimo e determinante dei quali verrà dibattuto a fine marzo. Le innumerevoli incongruenze denunciate dal Coordinamento riguardano sia il progetto dell’impianto, che dovrebbe consumare enormi quantità di acqua in un territorio che ne è già carente, sia il fatto che dapprima la valutazione d’impatto ambientale degli uffici tecnici della Regione è risultata negativa (confermando tutte le nostre ragioni di opposizione) per poi diventare “inspiegabilmente” positiva. Inoltre, l’immondizia prodotta nelle nostre case, è molto inferiore a quella che l’inceneritore dovrà bruciare. Quindi perché respirare a pieni polmoni, diossina e nano polveri, frutto dei rifiuti che provengono dalla Capitale e forse anche dalla Campania? Ebbene, in una terra dominata dalla volontà delle popolazioni e dall’interesse pubblico, la realizzazione dell’inceneritore si sarebbe sciolta come neve al sole, ma così non è stato. Pertanto questa condizione di pericolo per la nostra salute, ci spinge con grande senso del dovere a lanciare un appello di unità territoriale dal quale nessuno può sentirsi escluso. Ci rivolgiamo dalle colonne di questo giornale alle giovani mamme e ai loro bambini, ai papà, ai nonni, alle persone già malate e a quelle che stanno bene, ai lavoratori e agli artigiani che sbarcano il lunario nelle nostre zone, agli operatori del turismo, ai ristoratori, ai panificatori, agli edicolanti come ai baristi, agli artisti e agli insegnanti di tutte le scuole. Non ultimo ai parroci, ai religiosi e al mondo cattolico in genere che ha a cuore la sorte di questo territorio e di chi ci abita. Anche lei Sindaco Ercolani scenda in piazza coi suoi cittadini contro questo scempio. Ci sono cose, come questa, che cambiano la vita e dalle quali non si può tornare indietro se non ci si muove in tempo. L’inceneritore di Albano mette a rischio la nostra vita e quelle delle generazioni future: chi non si oppone ora, non potrà pentirsi poi. Come previsto il vertice sull'ambiente è stato un fallimento, la parola e l'azione passi ora ai singoli. Alessandro D'Angelillo L'insanità pubblica M entre il dibattito sulla sanità americana e sul tentativo del presidente Obama di estenderne la gratuità al maggior numero possibile di americani è momentaneamente fermo perché stanno studiando come invadere e distruggere lo Yemen, in Italia e nel Lazio in particolare, la gratuità sanitaria si tenta di ridurla. Leggerete dell'appello contro il commissario straordinario alla Sanità della Regione Lazio, nominato dal governo Berlusconi, professor Elio Guzzanti di tagliare gli alimenti aproteici ai malati di insufficienza renale cronica.Aparte la "cattiveria" insita nel provvedimento, esso viene giustificato da una pretesa motivazione economica ma non tiene conto che l'eventuale aggravarsi di questi pazienti porterebbe alla lievitazione del numero di dialisi a carico del servizio sanitario che vanificherebbe il presupposto economico che ha spinto il Commissario Guzzanti. Di nuovo ci scontriamo con la miopia politica che sconfina, ad essere maligni, nel calcolo politico che potrebbe essere dietro questa decisione. Sfruttando l'onda dello scandalo Marrazzo, qualcuno potrebbe aver fatto il pensiero che se il Commissario alla sanità prende delle decisioni impopolari, pochi si chiederanno chi è costui e chi lo ha messo in quel posto, quasi tutti collegheranno il provvedimento alla Regione Lazio e in prossimità delle elezioni ciò fa il gioco del centro-destra che mira alla conquista della Regione. Nel malaugurato caso dovessero vincere, cosa peraltro assai probabile vista l'indecisione e la scarsa unità del Pd nel proporre un nome unificante e un programma a una eventuale coalizione, potrebbero cassare questo iniquo provvedimento e vantarsi di averlo tolto. Insomma, se il taglio degli alimenti aproteici è stato deciso da Guzzanti perché convinto sul piano gestionale e medico della giustezza o che sia varato e supportato da mero calcolo politico, chi ne paga le conseguenze sulla propria pelle sono i malati e i loro congiunti che oltre all'aggravarsi della situazione sanitaria dei parenti, subiranno anche l'aggravarsi della situazione economica perché la spesa per questi cibi arriva anche a 300/400€ al mese. Noi abitanti del Lazio paghiamo i danni della giunta Storace e dell'immane debito che essa ha lasciato e che la Giunta Marrazzo-Montino ha quasi del tutto ripianato. Non canti quindi vittoria il centro-destra, essi sono colpevoli come e quanto gli altri se non di più. Non possiamo fare a meno di ricordare che pochi giorni or sono, all'ospedale diAlbano è deceduto un malato che attendeva che si trovasse un posto dove ricoverarlo. Non tenteremo di dimostrare che sarebbe stato possibile salvarlo se ci fosse stato ancora aperto qualcuno dei reparti chiusi negli ospedali dei Castelli. C'è una indagine della magistratura che darà delle risposte, speriamo in tempi brevi.Anoi interessa ribadire che si è avviata una ristrutturazione della rete sanitaria con chiusure di reparti, spostamenti da ospedale a ospedale senza aver avuto l'accortezza di prevedere questa ed altre situazioni possibili. Non si distrugge l'unica casa che si possiede se prima non ci si è preoccupati di costruirsi un nuovo tetto sulla testa. I n questo panorama desolato si nota l'assenza dei partiti di sinistra che a Genzano hanno ancora rappresentanti in Consiglio Comunale. Ogni tanto esce qualche manifesto, ultimamente sui parcheggi, che dimostra che sono ancora in vita, ma per quanto? Si vocifera, questo paese è tutto uno spiffero, di una prossima uscita di Rifondazione dalla Giunta, meglio tardi che mai, ammesso che la voce sia vera. A quando il manifesto che denuncerà il passaggio dell'Infiorata in mani private? Sabato 30 gennaio 2010 - Anno II - n° 1 Redazione: via Roma n° 50 - 00045 Genzano di Roma tel. 333 9467351 e-mail: [email protected] La Terra chiama, Copenhagen non risponde Daniela Da Milano Q uest'anno il regalo di Natale il Governo Berlusconi ce lo ha voluto fare con l'individuazione dei criteri dei siti per la nuova corsa al nucleare. Con tutta probabilità anche a questo giro alla Regione Lazio verrà chiesto un prezzo da pagare. Già si parla infatti di Borgo Sabotino, Provincia di Latina, e di Montalto di Castro nel nord della nostra Regione. Ancora una volta una scelta rilevantissima per la vita di ognuno di noi viene imposta dall'alto infischiandosene della volontà popolare che con il referendum dell' 87 disse un grosso no alle centrali nucleari, sopratutto alla luce di quanto accadde a Chernobyl. Questa modalità assolutamente anti- democratica, purtroppo già l'abbiamo vista all'opera per altre questioni legate all'ambiente e alla nostra salute, sopratutto in questo territorio. Vedi l'aeroporto di Ciampino. Nonostante molte proteste da parte della cittadinanza, grazie al lavoro dell'assemblea No-Fly, la Ryanair non accetta di diminuire i voli. Tra l'altro in questi ultimi giorni anche l'Enac ha iniziato finalmente a fare qualche pressione al signor O'Leary, che ormai pensa ai cittadini di Ciampino come a suoi sudditi. Sulla vicenda pesa tra l'altro lo studio Crystal, riguardo l'inquinamento acustico col quale ormai da tempo sono stati messi in guardia Comune, Regione, Provincia e Asl competente. Stesso spartito per la turbogas di Aprilia. Dopo aver sgomberato, ormai un anno fa, un presidio cittadino all'interno di un casale sito proprio sull'area dove Sorgenia vorrebbe costruire questo ecomostro, anche in questa storia alle mobilitazioni popolari, alle assemblee cittadine, alle controproposte presentate da varie realtà presenti sul territorio si è voluto rispondere con la repressione e con le promesse mancate. Tutti ricordano l'impegno dell'allora Presidente Marrazzo che in un convegno pubblico ad Aprilia disse che avrebbe fermato l'impianto di Sorgenia a patto che ricevesse giustificati motivi provati scientificamente. Motivi che la Rete no turbogas presentò grazie anche ad alcuni professori dell'Università La Sapienza. Ciò nonostante hanno imposto l'inizio del cantiere con la forza, infatti Sorgenia ha iniziato i lavori con una blindatura di centinaia tra agenti della Polizia, Carabinieri e Corpo Forestale dello Stato. Ad oggi la situazione, dopo una nuova manifestazione che nel mese di ottobre ha visto sfilare migliaia di cittadini di Aprilia e dintorni, il cantiere per la centrale Turbogas è parzialmente bloccato, in quanto a Sorgenia il Comune di Aprilia, grazie alla determinante pressione delle mobilitazioni, ha dovuto negare la D.I.A. e la D.I.L., autorizzazioni necessarie per la realizzazioni dei container per i materiali da lavoro. Questo per dimostrare come a violare le leggi siano i signori di Sorgenia, che tra l'altro hanno anche la valutazione di impatto ambientale scaduta! Infine non potevamo non ricordare la vicenda dell'Inceneritore di Albano. Con il blocco della discarica nella mattinata del 9 Dicembre, il Coordinamento No Inc ha chiesto a gran voce che Montino, l'attuale Presidente della Regione Lazio, si impegni, come richiesto anche da tutti i Sindaci dei Castelli romani, da Deputati locali, dal Presidente del Consiglio Regionale, da dieci consiglieri regionali di vari partiti, di sospendere l'AIA (autorizzazione che permetterebbe a Cerroni di partire col cantiere) visto che pendono ben due ricorsi al Tar, presentati dagli stessi aderenti al Coordinamento No Inc. La risposta della Regione a questa richiesta è stata molto evasiva. Si è andato da un impegno generico a non far partire il cantiere fino alle elezioni regionali (guarda caso!), fino a ribadire che comunque il piano regionale dei rifiuti, che prevede appunto ben quattro inceneritori, deve andare avanti. In questa confusione generale, dove il centrodestra addirittura parla di realizzare un quinto impianto di incenerimento, forse le uniche voci chiare con un progetto e delle proposte alternative sono proprio le voci dei movimenti. Ma chi le ascolterà? Dovrà essere un anno di lotta Troppe le situazioni di crisi nella nostra regione che non vengono affrontate con il dovuto impegno dalle Istituzioni e dai cittadini. Emiliano Viti

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Foglio di lotta

Transcript of Pace e Tempesta

Page 1: Pace e Tempesta

L ’aspettavano in tanti come l’ultima occasione per salvare la Terra

dalle conseguenze nefaste dei cambiamenti climatici. Malgrado ciò, la conferenza mondiale sui cambiamenti climatici, svoltasi a Copenhagen dal 7 al 18 dicembre scorsi, si è conclusa con un sonoro nulla di fatto. Dalla conferenza sarebbe dovuto uscire il cosiddetto Kyoto 2, come è stato definito il protocollo volto ad indicare le misure da adottare per fronteggiare i cambiamenti climatici. Obiettivo: limitare la crescita della temperatura terrestre a due gradi centigradi, attraverso una drastica riduzione delle emissioni di gas serra. Un incontro di portata mondiale con la partecipazione di capi di Stato e delegati di 192 paesi, organizzato per combattere l’inquinamento ma che paradossalmente ha inquinato in due settimane tanto quanto un paese come il Marocco nel corso di un anno. Questo grazie alla presenza di capi di stato, funzionari, giornalisti e personale vario, con il coinvolgimento di 1.200 auto con autista, 140 jet privati e una quantità enorme di spostamenti con tutti i mezzi di locomozione possibili. Da subito il maxi-vertice si è rivelato essere un match tra chi vuole iniziare a prendere dei seri provvedimenti e chi non lo vuole per ovvi motivi economici. Si è cercato di imporre alcuni privilegi per i paesi industrializzati ipotizzando il diritto ad emissioni doppie rispetto ai paesi in via di sviluppo, nonché maggior potere nel gestire la crisi climatica ed i negoziati futuri, lasciando all’Onu e ai Paesi poveri un ruolo sempre più marginale. La reazione di questi ultimi è stata immediata, il dibattito si è fatto rovente ma nonostante i tentativi di mediazione, il risultato è stato pressoché nullo. Nessun obiettivo vincolante, nessun tetto di emissioni per ciascun paese, nessun serio proposito per il futuro. Le uniche cifre cui si fa riferimento sono quelle riguardanti gli aiuti finanziari ai Paesi poveri: sono previsti aiuti per 30 miliardi di dollari entro il 2012. Numerosi i Paesi che a Copenhagen si sono rifiutati di firmare l’accordo definendolo “una vergogna”. Anche l’Italia ha dato il suo modesto contributo alla disfatta, rifiutando di aderire alla decisione europea di migliorare l’impegno unilaterale di riduzione delle emissioni di gas serra al 2020 portandolo dal 20 al 30%, in linea con le indicazioni della scienza. Eppure il nostro paese non è meno esposto degli altri al disastro climatico, anzi: sono in costante aumento siccità, incendi, riduzione della diversità biologica e impatti costieri. Il fragoroso fallimento di Copenhagen deve indurre ancora una volta alla riflessione che, a fronte dell’evidente mancanza di volontà, da parte di una classe politica impegnata a tutelare nient’altro che se stessa ed i propri interessi economici, la strada da percorrere deve essere necessariamente un’altra. Quella delle iniziative che partono dal basso, da una “Moltitudine inarrestabile” (per citare il titolo del libro di Paul Hawken recensito in questo giornale) sempre più in grado di dare vita ad iniziative locali in grado di dare risposte concrete ai drammatici problemi che riguardano il Pianeta e noi tutti, indistintamente. Quello di cui abbiamo bisogno è un radicale cambiamento di rotta, di prospettive, di abitudini quotidiane: un numero crescente di persone se ne sta rendendo conto.

Inceneritore di Albano:chi non si oppone ora

rischia il tumore domani!

I Castelli Romani non vogliono alcun inceneritore sul loro territorio. Non lo vogliono perché si tratta di

una zona di grande valore turistico, ambientale e agricolo. Ma soprattutto non lo vogliono perché è inutile e nocivo. A dimostrare questa affermazione ci sono questi ultimi tre anni di intensa mobilitazione contro il progetto di costruzione di un enorme inceneritore ad Albano. Anni nei quali le popolazioni dei Castelli Romani hanno lottato con lealtà e senso democratico e nei quali è stato possibile organizzare cortei che hanno ravvivato le strade dei nostri paesi, assemblee di carattere divulgativo per dimostrare che i rifiuti si possono non bruciare e si devono invece riciclare, numerosi presidii davanti agli uffici competenti della Regione Lazio (l’ultimo avvenuto lo scorso 11 gennaio) e dinanzi alla discarica di Albano, sede futura di quello che, stando ai progetti dell’azienda costruttrice “Colari”, è il più grande inceneritore d’Europa.Ma se cittadine e cittadini sono così contrari, a chi serve davvero questo inceneritore?Si può facilmente dedurre la risposta: al gruppo economico capeggiato da Manlio Cerroni, proprietario delle discarica di Albano e di Malagrotta e agevolato dall’appoggio trasversale del Partito Democratico (nelle persone di Di Carlo e di Marrazzo per citarne

alcuni esponenti) e del Popolo della Libertà (ad esempio i continui interventi pro-inceneritore del consigliere regionale Robilotta).E' chiaro che se Cerroni e la sua Pontina Ambiente, l’ACEA e l’AMA fanno i loro profitti disponendo di discariche sempre più ampie e incenerendo i rifiuti, sicuramente il destino del nostro territorio e la raccolta differenziata non li in teressa minimamente. E’ovvio che quando un problema non ti riguarda da vicino molte volte lo ignori perché sei preso dalla vita di tutti i giorni, ma se te lo ritrovi sotto casa, nell’acqua del tuo rubinetto e nell’aria che respiri mentre sei a passeggio non puoi tapparti gli occhi, la bocca e il naso. Questo è il senso dell’impegno che ha finora spinto il Coordinamento contro l’inceneritore, medici e tecnici, ad agire anche dal punto di vista legale, impugnando ben tre ricorsi al TAR, l’ultimo e determinante dei quali verrà dibattuto a fine marzo. Le innumerevoli incongruenze denunciate dal Coordinamento riguardano sia il progetto dell’impianto, che dovrebbe consumare enormi quantità di acqua in un territorio che ne è già carente, sia il fatto che dapprima la valutazione d’impatto ambientale degli uffici tecnici della Regione è risultata negativa (confermando tutte le nostre ragioni di opposizione) per poi diventare “inspiegabilmente” positiva. Inoltre, l’immondizia prodotta nelle nostre case, è molto inferiore a quella che

l’inceneritore dovrà bruciare. Quindi perché respirare a pieni polmoni, diossina e nano polveri, frutto dei rifiuti che provengono dalla Capitale e forse anche dalla Campania?Ebbene, in una terra dominata dalla volontà delle popolazioni e dall’interesse pubblico, la realizzazione dell’inceneritore si sarebbe sciolta come neve al sole, ma così non è stato. Pertanto questa condizione di pericolo per la nostra salute, ci spinge con grande senso del dovere a lanciare un appello di unità territoriale dal quale nessuno può sentirsi escluso. Ci rivolgiamo dalle colonne di questo giornale alle giovani mamme e ai loro bambini, ai papà, ai nonni, alle persone già malate e a quelle che stanno bene, ai lavoratori e agli artigiani che sbarcano il lunario nelle nostre zone, agli operatori del turismo, ai ristoratori, ai panificatori, agli edicolanti come ai baristi, agli artisti e agli insegnanti di tutte le scuole. Non ultimo ai parroci, ai religiosi e al mondo cattolico in genere che ha a cuore la sorte di questo territorio e di chi ci abita. Anche lei Sindaco Ercolani scenda in piazza coi suoi cittadini contro questo scempio. Ci sono cose, come questa, che cambiano la vita e dalle quali non si può tornare indietro se non ci si muove in tempo.L’inceneritore di Albano mette a rischio la nostra vita e quelle delle generazioni future: chi non si oppone ora, non potrà pentirsi poi.

Come previsto il vertice sull'ambiente è stato un fallimento, la parola e l'azione passi ora ai singoli.

Alessandro D'Angelillo

L'insanità pubblica

M entre il dibattito sulla sanità americana e sul tentativo del presidente Obama di estenderne la gratuità al maggior

numero possibile di americani è momentaneamente fermo perché stanno studiando come invadere e distruggere lo Yemen, in Italia e nel Lazio in particolare, la gratuità sanitaria si tenta di ridurla.Leggerete dell'appello contro il commissario straordinario alla Sanità della Regione Lazio, nominato dal governo Berlusconi, professor Elio Guzzanti di tagliare gli alimenti aproteici ai malati di insufficienza renale cronica. A parte la "cattiveria" insita nel provvedimento, esso viene giustificato da una pretesa motivazione economica ma non tiene conto che l'eventuale aggravarsi di questi pazienti porterebbe alla lievitazione del numero di dialisi a carico del servizio sanitario che vanificherebbe il presupposto economico che ha spinto il Commissario Guzzanti. Di nuovo ci scontriamo con la miopia politica che sconfina, ad essere maligni, nel calcolo politico che potrebbe essere dietro questa decisione.Sfruttando l'onda dello scandalo Marrazzo, qualcuno potrebbe aver fatto il pensiero che se il Commissario alla sanità prende delle decisioni impopolari, pochi si chiederanno chi è costui e chi lo ha messo in quel posto, quasi tutti collegheranno il provvedimento alla Regione Lazio e in prossimità delle elezioni ciò fa il gioco del centro-destra che mira alla conquista della Regione. Nel malaugurato caso dovessero vincere, cosa peraltro assai probabile vista l'indecisione e la scarsa unità del Pd nel proporre un nome unificante e un programma a una eventuale coalizione, potrebbero cassare questo iniquo provvedimento e vantarsi di averlo tolto.Insomma, se il taglio degli alimenti aproteici è stato deciso da Guzzanti perché convinto sul piano gestionale e medico della giustezza o che sia varato e supportato da mero calcolo politico, chi ne paga le conseguenze sulla propria pelle sono i malati e i loro congiunti che oltre all'aggravarsi della situazione sanitaria dei parenti, subiranno anche l'aggravarsi della situazione economica perché la spesa per questi cibi arriva anche a 300/400€ al mese.Noi abitanti del Lazio paghiamo i danni della giunta Storace e dell'immane debito che essa ha lasciato e che la Giunta Marrazzo-Montino ha quasi del tutto ripianato. Non canti quindi vittoria il centro-destra, essi sono colpevoli come e quanto gli altri se non di più.Non possiamo fare a meno di ricordare che pochi giorni or sono, all'ospedale di Albano è deceduto un malato che attendeva che si trovasse un posto dove ricoverarlo. Non tenteremo di dimostrare che sarebbe stato possibile salvarlo se ci fosse stato ancora aperto qualcuno dei reparti chiusi negli ospedali dei Castelli. C'è una indagine della magistratura che darà delle risposte, speriamo in tempi brevi. A noi interessa ribadire che si è avviata una ristrutturazione della rete sanitaria con chiusure di reparti, spostamenti da ospedale a ospedale senza aver avuto l'accortezza di prevedere questa ed altre situazioni possibili. Non si distrugge l'unica casa che si possiede se prima non ci si è preoccupati di costruirsi un nuovo tetto sulla testa.

I n questo panorama desolato si nota l'assenza dei partiti di sinistra che a Genzano hanno ancora rappresentanti in Consiglio

Comunale. Ogni tanto esce qualche manifesto, ultimamente sui parcheggi, che dimostra che sono ancora in vita, ma per quanto?Si vocifera, questo paese è tutto uno spiffero, di una prossima uscita di Rifondazione dalla Giunta, meglio tardi che mai, ammesso che la voce sia vera. A quando il manifesto che denuncerà il passaggio dell'Infiorata in mani private?

Sabato 30 gennaio 2010 - Anno II - n° 1Redazione: via Roma n° 50 - 00045 Genzano di Romatel. 333 9467351 e-mail: [email protected]

La Terra chiama, Copenhagen non risponde

Daniela Da Milano

Quest'anno il regalo di Natale il Governo Berlusconi ce lo ha voluto fare con l'individuazione dei criteri

dei siti per la nuova corsa al nucleare. Con tutta probabilità anche a questo giro alla Regione Lazio verrà chiesto un prezzo da pagare. Già si parla infatti di Borgo Sabotino, Provincia di Latina, e di Montalto di Castro nel nord della nostra Regione. Ancora una volta una scelta rilevantissima per la vita di ognuno di noi viene imposta dall'alto infischiandosene della volontà popolare che con il referendum dell' 87 disse un grosso no alle centrali nucleari, sopratutto alla luce di quanto accadde a Chernobyl.Questa modalità assolutamente anti-democratica, purtroppo già l'abbiamo vista all'opera per altre questioni legate all'ambiente e alla nostra salute, sopratutto in questo territorio. Vedi l'aeroporto di Ciampino. Nonostante molte proteste da parte della cittadinanza, grazie al lavoro dell'assemblea No-Fly, la Ryanair non accetta di diminuire i voli. Tra l'altro in questi ultimi giorni anche l'Enac ha iniziato finalmente a fare qualche pressione al signor O'Leary, che ormai pensa ai cittadini di Ciampino come a suoi sudditi. Sulla vicenda pesa tra l'altro lo studio Crystal, riguardo l'inquinamento acustico col quale ormai da tempo sono stati messi in guardia

Comune, Regione, Provincia e Asl competente. Stesso spartito per la turbogas di Aprilia. Dopo aver sgomberato, ormai un anno fa, un presidio cittadino all'interno di un casale sito proprio sull'area dove Sorgenia vorrebbe costruire questo ecomostro, anche in questa storia alle mobilitazioni popolari, alle assemblee cittadine, alle controproposte presentate da varie realtà presenti sul territorio si è voluto rispondere con la repressione e con le promesse mancate. Tutti ricordano l'impegno dell'allora Presidente Marrazzo che in un convegno pubblico ad Aprilia disse che avrebbe fermato l'impianto di Sorgenia a patto che ricevesse giustificati motivi provati scientificamente. Motivi che la Rete no turbogas presentò grazie anche ad alcuni professori dell'Università La Sapienza. Ciò nonostante hanno imposto l'inizio del cantiere con la forza, infatti Sorgenia ha iniziato i lavori con una blindatura di centinaia tra agenti della Polizia, Carabinieri e Corpo Forestale dello Stato. Ad oggi la situazione, dopo una nuova manifestazione che nel mese di ottobre ha visto sfilare migliaia di cittadini di Aprilia e dintorni, il cantiere per la centrale Turbogas è parzialmente bloccato, in quanto a Sorgenia il Comune di Aprilia, grazie alla determinante pressione delle mobilitazioni, ha dovuto negare la D.I.A. e la D.I.L., autorizzazioni

necessarie per la realizzazioni dei container per i materiali da lavoro. Questo per dimostrare come a violare le leggi siano i signori di Sorgenia, che tra l'altro hanno anche la valutazione di impatto ambientale scaduta! Infine non potevamo non ricordare la vicenda dell'Inceneritore di Albano. Con il blocco della discarica nella mattinata del 9 Dicembre, il Coordinamento No Inc ha chiesto a gran voce che Montino, l'attuale Presidente della Regione Lazio, si impegni, come richiesto anche da tutti i Sindaci dei Castelli romani, da Deputati locali, dal Presidente del Consiglio Regionale, da dieci consiglieri regionali di vari partiti, di sospendere l'AIA (autorizzazione che permetterebbe a Cerroni di partire col cantiere) visto che pendono ben due ricorsi al Tar, presentati dagli stessi aderenti al Coordinamento No Inc. La risposta della Regione a questa richiesta è stata molto evasiva. Si è andato da un impegno generico a non far partire il cantiere fino alle elezioni regionali (guarda caso!), fino a ribadire che comunque il piano regionale dei rifiuti, che prevede appunto ben quattro inceneritori, deve andare avanti. In questa confusione generale, dove il centrodestra addirittura parla di realizzare un quinto impianto di incenerimento, forse le uniche voci chiare con un progetto e delle proposte alternative sono proprio le voci dei movimenti. Ma chi le ascolterà?

Dovrà essere un anno di lottaTroppe le situazioni di crisi nella nostra regione che non vengono affrontate

con il dovuto impegno dalle Istituzioni e dai cittadini.Emiliano Viti

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S i dice che dalle segrete stanze del Palazzo Comunale sia partito il

suggerimento di far incetta delle copie di "Pace e Tempesta" reperibili nei locali pubblici e farle poi sparire dalla circolazione. Ora noi non vogliamo essere talmente maligni da dar retta ad una simile cattiveria, ma a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina. Se la voce fosse vera saremmo contenti, perché il nostro giornale dice qualcosa di scomodo che è meglio non rendere di dominio pubblico. Se la voce fosse vera saremmo contenti, perché vorrebbe dire che il giornale è letto anche da quelli che contano e essere letti da quelli che

contano era uno dei nostri fini inconfessabili, noi vogliamo apparire e non essere. Per chi non lo avesse capito stiamo ironizzando. Se la voce fosse vera, colui o coloro che hanno dato l'indicazione, a parte dimostrare la pochezza culturale e democratica, dimostra anche la scarsa capacità di lettura e di comprensione del testo. Altrimenti si sarebbero accorti che il giornale si può leggere on line su Internet, anzi cogliamo l'occasione per dire che i primi due numeri sono stati visualizzati rispettivamente 1131 e 1532 volte, non possiamo di certo lamentarci. Di conseguenza cari amministratori che avete paura di una voce non funzionale al vostro progetto, se fate prendere il volo alle copie cartacee del nostro giornale, ci servite su un piatto d'argento l'occasione per attaccarvi.

Q uesta è una storia emblematica; è la rappresentazione dei danni che si possono causare alle persone più deboli quando si uniscono due mali: i debiti

provocati da una cattiva gestione della sanità pubblica e le politiche cosiddette di risanamento che intervengono dopo e pensano esclusivamente alla quadratura del bilancio. Il nuovo commissario straordinario per la Sanità della Regione Lazio, nominato non per niente dal Governo Berlusconi, ha infatti sospeso l’erogazione gratuita dei prodotti alimentari aproteici ai pazienti con insufficienza renale cronica. C’è da notare, peraltro, che la mancata alimentazione aproteica rischia di mandare precocemente in dialisi questi malati, e un paziente sottoposto a questo trattamento costerà molto di più alle casse pubbliche.Giovanna e Andrea, cominciamo con il raccontare chi è Pietro.Pietro è nato 20 anni fa con una malformazione all’apparato urinario che ha compromesso la funzionalità renale. Farlo crescere è stato davvero difficile; siamo anche andati due volte in Inghilterra perché aveva continuamente infezioni che i medici di Roma non riuscivano a risolvere. A 14 anni la situazione è precipitata, ma abbiamo avuto il tempo di maturare la decisione di un trapianto da vivente. Il papà è stato scelto, ma per un problema circolatorio il trapianto è fallito. Da quel momento, giugno 2003, Pietro si sottopone tutte le notti a trattamento dialitico peritoneale.Perché il cibo aproteico è così importante per vostro figlio? Qual è la sua valenza terapeutica per le patologie renali e dell’apparato urinario?Pietro utilizza questi prodotti da quando aveva 10 anni. Prima di iniziare la dialisi li assumeva per ritardare l’inizio della terapia dialitica; ora gli sono utili per ridurre la quota proteica e limitare l’accumulo di sostanze tossiche nel sangue che la dialisi comunque non riesce a controllare.Finora qual’era il contributo regionale per questi alimenti?

Il medico specialista ci prescriveva il fabbisogno giornaliero che poi veniva autorizzato dalla ASL locale. In seguito, con prescrizione del medico di base, la farmacia ci forniva i prodotti gratuitamente. In particolare Pietro si limita al consumo di un etto e mezzo di pasta al giorno, dal momento che il sapore di questi prodotti non è proprio eccezionale!Se non erro, voi criticate il provvedimento di sospensione degli alimenti aproteici preso dal Commissario straordinario della Regione Lazio, Elio Guzzanti, anche sotto il profilo meramente economico…Infatti. Se si voleva risparmiare, il bersaglio è stato mancato. Se un paziente entra prematuramente in dialisi i costi per la sanità sono ben più alti che per un piatto di pasta! Nel caso di Pietro, l’altro modo di controllare l’eccesso di tossine nel sangue è la somministrazione di un farmaco che costa 247 euro per una confezione che dura 10 giorni..e come ogni farmaco è senz’altro più dannoso per la salute generale del paziente.Quali sono le richieste che avanzate al Commissario Guzzanti e quali iniziative vi riservate di prendere se non verranno accolte?Chiediamo al Commissario di convocare le

associazioni interessate e i medici specialisti per concordare una nuova modalità di erogazione dei prodotti, al limite procedendo a maggiori controlli…anche se in coscienza non abbiamo la sensazione che sia mai stato fatto un uso sconsiderato di questi prodotti. Non ci sembra giusto che a pagare problemi creati da altri siano persone già in difficoltà!Abbiamo scritto già al Commissario, ma non abbiamo ottenuto risposta. Abbiamo interessato il Centro dialisi da cui Pietro dipende per stimolarli ad agire e il primario ci ha promesso che avrebbe fatto qualcosa di concreto con i suoi colleghi. E’ partita una raccolta di firme per una petizione online all’indirizzoInternet http://www.sottoscrivo.com/117_appello-erogazione-gratuita-degli-alimenti-aproteici.htm promossa da noi e dall’associazione Terra Sociale.Intendiamo mantenere i collegamenti con le associazioni dei malati di reni, con Cittadinanzattiva e ovviamente con Terra Sociale che da subito si sono mobilitate per protestare e proporre alternative. Temiamo che abbassando la guardia, domani potranno essere colpite altre categorie di persone più fragili, giustificando il tutto in nome del “risparmio”.

Stefano Paterna

Intervista ai genitori di Pietro, un giovane con problemi di funzionalità renale che da ora in poi dovranno pagare i cibi aproteici necessari all’alimentazione del figlio.

Sanità: il risparmio si fa sulla pelle dei malati renali

I l superenalotto, sciocca schedina rispetto al totocalcio che prevedva un minimo di

conoscenza calcistica, di tattiche e di "piedi d'oro", si è tramutata in una specie di atto di beneficenza da quando Mister Veltroni ha deciso di far uscire i numeri addirittura tre volte a settimana invece che solamente al sabato, e di investire una parte degli incassi per i Beni Culturali. Benissimo, se non fosse che questo gioco, affiancato al "gratta e vinci", al lotto, al totip e alle macchinette del poker, incentiva i sogni febbrili e pericolosi dei più poveri. Come se non bastasse, le Tv di Stato completano la rovina dell'individuo con una perfida manovra "subliminale" (dal dizionario Devoto-Oli : "sensazioni che hanno luogo sotto il livello della coscienza, troppo deboli per essere avvertite, ma sufficienti a influenzare l'inconscio e condizionare il comportamento"). Qual è questa manovra? Che non appena si conosce la sestina vincente i numeri vengono allineati su una striscia che resta fissa per tutta la durata del telegiornale, non c'è problema, lo speaker può anche annunciare lo scoppio della terza guerra mondiale, i vostri occhi saranno incollati lì tra il 6 e il 24, il 78 e il 21. Ho fatto sei o cinque più uno? Se in questa striscia passassero i numeri dei morti sul lavoro, quelli dei disoccupati, le centinaia di euro per fare la spesa, i costi di bollo, assicurazione, benzina e bollette, forse verremmo, con un sussulto, riportati alla realtà. Invece restiamo davanti allo schermo, a consolarci di non aver vinto nemmeno un euro e aspettando la prossima estrazione con un guizzo di speranza, tanto non resta altro. A meno che uno non possieda una bella figlia che arda dal desiderio di entrare, tra il lusco e il brusco in un nobile palazzo romano, farsi mettere una mano tra le cosce da un vecchio satiro, pensando così di sistemare mammà, papà, fratelli, mentre lei potrà girare, culetto all'aria, ne "Il Grande Fratello".

Pace e TempestaSabato 10 gennaio 2010 - Anno II n. 1

In attesa di registrazioneDiffusione gratuita

Direttore:Marco Fiorletta

Condirettore responsabile:Stefano Paterna

Progetto grafico:Carlo Cortuso

Redazione: via Roma n°5000045 Genzano di Roma

tel. +39 333 9467351e-mail: [email protected]

Edito da:Associazione Culturale e di Promozione

Sociale "Terra Sociale Onlus"via Roma n°50 - 00045 Genzano di Roma

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Per la realizzazione di questo giornale sono stati usati programmi Open Source:

The Gimp 2.4, Scribus 1.3.3, Open Office.

L ’idea è semplice ma rivoluzionaria: creare un database

mondiale per catalogare e mettere in contatto le organizzazioni e le comunità che operano nel pianeta per la difesa dei diritti umani e civili e per la sostenibilità ambientale. Se tutte queste realtà, sistematicamente ignorate, se non ostacolate, dai governi nazionali, riuscissero a “fare rete”, potrebbero dare vita ad un’autentica rivoluzione culturale dalla portata inimmaginabile. Una “Moltitudine inarrestabile”, come recita appunto il libro scritto dall’ideatore di questo progetto Paul Hawken. Sottotitolo: “Come è nato il più grande movimento al mondo e come mai nessuno se ne è accorto” (EdizioniAmbiente). L’autore è un ricercatore ecologista e giornalista, autore di numerosi testi dedicati alle prospettive di un’economia che fondi il proprio modo di operare sulla consapevolezza ecologica. Hawken ritiene che finora sia stata decisamente sottovalutata la portata della società civile e stima che nel mondo possano esistere qualcosa come 10 milioni di organizzazioni non profit. Insieme ad altri ricercatori del Natural Capital Institute, situato in California, ha iniziato a creare un database in cui sono confluiti i dati relativi ad organizzazioni di 243 paesi, oltre ad attivare il sito Internet www.wiserearth.org, dove Wiser sta per World Index of Social and Environmental Responsibility e dove è confluito il primo database online che può essere modificato dalle comunità a cui è destinato. È possibile diventare creatore, editore o autore del sito

unendosi agli altri e collaborando. Il software utilizzato è stato infatti creato con una licenza open source: il codice e le applicazioni sono disponibili gratuitamente a beneficio della comunità. E come prevede la filosofia dell’open source, quando un codice può essere migliorato e cambiato da molti programmatori, è destinato ad evolvere e migliorare. È lo stesso principio di Wiser: fornire un mezzo per scambiare informazioni e comunicare idee liberamente, allo scopo di accelerare la conoscenza, l’evoluzione sociale e l’adattamento. Il successo di questo movimento, anticipa Howken, verrà definito da quanto rapidamente entrerà a far parte degli altri settori della società. Se rimarrà isolato ed appartato avrà fallito. Se verrà assorbito ed integrato nell’educazione, nel mondo degli affari e nei governi, allora ci sarà una possibilità per l’umanità di invertire le tendenze negative che affliggono la Terra. Per questo i ricercatori del Natural Capital Institute hanno creato altri due siti gemelli che rappresentano punti d’appoggio per una società stabile: www.wiserbusiness.org (incentrato su uno standard globale per condurre gli affari, responsabile nei confronti dell’ambiente e della società) e www.wisergovernment.org. Esiste anche un sito Internet in italiano, www.moltitudineinarrestabile.it/, da dove scaricare gratuitamente alcuni dei capitoli del libro e da dove accedere alla sezione italiana di Wiser Earth, al suo social network ed al catalogo internazionale. Il futuro, insomma, quello che più o meno tutti sogniamo, è già cominciato. Basta accorgersene.

Italiani poveri e poveri italiani

Luciana Lena

D. D. M.

Una Moltitudine inarrestabile

APPELLO A FAVORE DELL’EROGAZIONE GRATUITA DEGLI ALIMENTI APROTEICI AI PAZIENTI CON INSUFFICIENZA RENALE

Preso atto che dal 1 dicembre 2009 il commissario straordinario alla Sanità della Regione Lazio nominato dal governo Berlusconi, professor Elio Guzzanti, ha ritenuto necessario sospendere

l’erogazione dei prodotti alimentari aproteici ai pazienti con insufficienza renale cronica a carico del Servizio Sanitario Nazionale (decreto n. 76 del 2009).

Chiediamo di sostenere la presente petizione popolare promossa dall'associazione onlus "Terra Sociale" allo scopo di ripristinare le seguenti modalità di assistenza medica:

- immediata riattivazione dell’erogazione dei prodotti alimentari aproteici per tutti i malati affetti da insufficienza renale cronica trattandosi di una terapia in grado di ritardare o addirittura evitare l’ingresso

in dialisi;

- potenziamento dei reparti dialisi dislocati nella Regione Lazio sia in termini di personale medico che d'infrastrutture necessarie;

- elaborazione di un Piano sanitario regionale che coinvolga categorie mediche, istituzioni e malati per il diritto alla salute pubblica, dove nessuno a partire dalle persone più svantaggiate, sia escluso.

Si dice che...M. F.

Bordone

C apita di doversi appellare all'articolo 21 della Costituzione a Genzano, Sindaco

Enzo Ercolani. Capita di doverlo fare ripensando al simbolo che questa città è stato, per i suoi cittadini e per tutte le persone libere. Capita di doverlo fare ripensando alla generosità e al sacrificio di una passato ormai lontano e polveroso. Capita di doverlo fare quando si è fermati dai vigili di questo paese mentre si "volantinano" delle idee, dei punti di vista, magari difformi dal pensiero che domina. Capita di doverlo fare quando per utilizzare gli unici spazi pubblici di questo paese per proprie iniziative o manifestazioni, magari non in linea con quel pensiero, bisogna pagare 120 euro ogni volta, perché comunque "il patrocinio è un'altra cosa". Capita di doverlo fare in questi tempi così bui, "tanto al peggio non c'è mai fine". Ma lo si fa soprattutto perché nessuno di noi si vuole rassegnare a tutto questo.

Red