OVVERO L’INTERPRETAZIONE DEI SOGNI · L’INTERPRETAZIONE DEI SOGNI di Stefano Massini ... In un...

125
FREUD OVVERO L’INTERPRETAZIONE DEI SOGNI di Stefano Massini riduzione e adattamento di Federico Tiezzi e Fabrizio Sinisi regia di Federico Tiezzi Piccolo Teatro Strehler, 23 gennaio – 11 marzo 2018

Transcript of OVVERO L’INTERPRETAZIONE DEI SOGNI · L’INTERPRETAZIONE DEI SOGNI di Stefano Massini ... In un...

FREUD OVVERO

L’INTERPRETAZIONE DEI SOGNI

di Stefano Massini

riduzione e adattamento di Federico Tiezzi e Fabrizio Sinisi

regia di Federico Tiezzi

Piccolo Teatro Strehler, 23 gennaio – 11 marzo 2018

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 2

1.

IL MIO SOGNO DI LIPSIA

FREUD

Mi sono chiesto più volte dove fosse l’inizio. Ogni cosa d’altra parte ha un

inizio. La mia discesa nel labirinto dei sogni non fa differenza: da una scintilla

nacque la fiamma, dalla fiamma divampò l’incendio.

In un cortile al freddo davo da mangiare delle foglie a una grande quantità di

lucertole, e a ognuna dicevo il nome della pianta.

No, devo scendere nei dettagli, e riformulare il racconto. Riproviamo.

Ero in un cortile pieno di neve, quando vidi prima una sola lucertola e poi una

lunga fila. Pensai che avessero freddo e fame, per cui presi una foglia da una

pianta e le nutrii una per una. A ognuna dicevo il nome della pianta, un nome in

latino.

Non era questo il mio sogno, non lo era ancora. Isoliamo gli elementi come

fossero immagini singole:

1) CORTILE CON NEVE

2) LUCERTOLE INFREDDOLITE

3) FOGLIE DI UNA PIANTA USATE COME CIBO

4) NOME IN LATINO DELLA PIANTA

Era questo il mio sogno? No. Mancava l’emozione. Mancavano i miei stati

d’animo. Riproviamo:

C’è il cortile di una casa.

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 3

Interamente coperto di neve.

Intirizzite, quasi sepolte dentro il bianco, scopro due piccole lucertole.

Mi fissano, come mi chiamassero.

Le mani mi bruciano per il freddo.

Mi fissano. Come mi chiamassero.

Mi inchino.

Le raccolgo, le riscaldo.

La neve è ovunque.

Le mani mi bruciano per il freddo.

Adocchio una fessura dentro un muro, so che là dentro staranno bene.

Ma prima di adagiarle, stacco da una piccola pianta due o tre foglie.

Le stacco per fargliele mangiare.

Le labbra mi tremano, temo di non poter parlare.

Tuttavia mi sforzo, e mi sento dire: “Io ti nutro con l’Asplenium ruta muralis”.

Lo so: ne sono ghiotte.

Ed ecco, da sotto la neve, ai miei piedi, emergere un’altra lucertola.

E poi un’altra e un’altra ancora. Una processione.

La neve è ovunque.

Ad ognuna io consegno una foglia:

“Io ti nutro con l’Asplenium ruta muralis”

“Io ti nutro con l’Asplenium ruta muralis”

“Io ti nutro con l’Asplenium ruta muralis”

Le mani mi bruciano per il freddo.

La neve è ovunque.

Questo era il mio sogno. Da dove provenivano queste immagini? Da quale

parte oscura del mio essere prendeva forma la scena innevata di quel cortile?

Per quale regola del nostro umano esistere - per quale ingranaggio

sconosciuto della mia macchina mentale - io definivo in sogno le foglie di felce

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 4

non con un suono qualunque - posticcio, da ciarlatano - bensì con il loro

nome, scientifico? Non sono un botanico, non conosco i nomi delle piante...

Allora chi parla, in me, nei miei sogni? Chi entra nel mio corpo, ogni notte,

puntuale, dopo il trabocchetto che ci fa chiudere gli occhi?

Esplorare i sogni. Esplorare i sogni è esplorare la parte più arcana di noi, l’io

che non sappiamo d’essere, l’essere che non sappiamo di avere. L’io che sono

senza volerlo. L’io che respingo, l’io che non comprendo. O forse solo l’io che

non ha posto.

A pranzo con due colleghi, il discorso cadde su un certo paziente affetto da

isteria le cui crisi si scatenavano alla vista delle lucertole. Distintamente io

sentii affiorare dentro di me - da una parte sconosciuta - un brivido di

pericolo. Senza alcuna ragione logica – temevo che i colleghi sapessero il mio

sogno, che lo avessero spiato. E questo mi atterriva.

Da quel giorno ho ascoltato negli anni centinaia di sogni. Li ho trascritti,

studiati, sezionati come un chirurgo sui tessuti interni, alla ricerca di niente

più che un senso.

Se è vero che niente in noi avviene senza motivo, che ruolo hanno queste

immagini notturne, di cui spesso noi ridiamo dicendo “Sono solo sogni”?

“Sono solo sogni”

“Sono solo sogni”.

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 5

2.

PRIMA SEDUTA CON TESSA W.

TESSA

“Io penso di me tutto il male del mondo.”

Queste sono le prime parole

della paziente Tessa W., 47 anni,

affetta da una indecifrabile psicosi.

Tessa W. non alza mai gli occhi.

C’è in questa donna una bussola senza magnete –

l’esempio estremo dell’abisso

in cui una coscienza può precipitare.

Ci sono continuamente dei bivi dentro la vita psichica,

e la strada dell’isteria spesso non è scelta,

essa è solo il frutto di un cammino distratto.

Tessa W. è ferma in attesa, sul ciglio della strada:

le si chiede di tornare indietro sul sentiero

ritrovando l’incrocio sbagliato,

sulla strada principale –

cercando di nuovo il senso del viaggio.

“Perché lei, un uomo, ha chiesto di vedermi?

Non ho più anelli sulle mani. Solo graffi.”

FREUD

“Sono qui perché mi hanno incaricato di riportarle i suoi anelli.”

TESSA

“Chi l’ha incaricato?”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 6

FREUD

“Provi a indovinare.”

TESSA

“Chiunque gliel’ha chiesto, è un ladro.”

FREUD

“In questo caso mi spieghi perché: lo farò arrestare.”

TESSA

“I ladri di anelli non li arresta nessuno,

i ladri di anelli corrono più veloce.”

FREUD

“Più veloce di chi, ad esempio?”

TESSA

“Più veloce di me.”

FREUD

“Resta il fatto che io ho con me tutti i suoi anelli:

li ho lasciati nella stanza accanto.

Se vuole riaverli, se davvero ci tiene,

deve solo mostrarmi di esserne

la legittima proprietaria. È lei?”

TESSA

“Io non sono mai chi dovrei essere.”

FREUD

“Dunque chi è?”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 7

TESSA

“Un nome con due gambe sotto.”

FREUD

“Tutti siamo un nome con due gambe sotto.”

TESSA

“No. Voi siete due gambe con un nome sopra.”

FREUD

“Direi che è la stessa cosa.”

TESSA

“No che non lo è. La posizione del nome è tutto.”

FREUD

“Io mi chiamo Sigmund.

Lei si chiama Tessa.”

TESSA

“Lei si chiama Sigmund. Io non mi chiamo Tessa.”

FREUD

“Mi dica il nome vero.”

TESSA

“Non esiste. Io semplicemente non mi chiamo,

perché anche se mi chiamo, non mi trovo.

E allora a che serve chiamarmi?”

FREUD

“Forse lei chiama il nome giusto alla porta sbagliata.

Col suo permesso, vorrei aiutarla a cercare quella giusta.”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 8

TESSA

“E i miei anelli? Dove li ha lasciati?”

FREUD

“Sono là: dietro la porta giusta.”

TESSA

“Se ne vada. La persona che ero non c’è.

Gli anelli dateli a qualcun'altra.”

FREUD

“Come se fosse morta?”

TESSA

“Io sono morta.”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 9

3.

IL SOGNO DI WILHELM T.

WILHELM

Wilhelm T., gennaio 1894.

Figura opaca, ai bordi della vita,

attaccata a pochi tratti certi di se stesso

come se tutto il resto gli fosse imperscrutabile.

Wilhelm T. non ha mai avuto le chiavi di se stesso.

Sta nei suoi anni come si può abitare un quartiere in affitto,

perennemente in rischio di sfratto.

FREUD

Ragazzo mai divenuto uomo e uomo mai stato ragazzo.

Nel terrore di uscire per strada,

ha lentamente reso la casa un carcere,

convincendo se stesso di essere un pericolo per gli altri.

Per difendere l’umanità, si proibisce di frequentarla.

WILHELM

“Qualunque cosa accada là fuori,

io me ne sento escluso: vivo in esilio,

perfino respirare l’aria

mi appare come un furto di materia altrui.

La sospensione è la mia sostanza.

Io attendo continuamente un nemico

di cui do per certa l’esistenza,

ed egli ormai è talmente parte di me

da essere divenuto me.

Non so cosa possa fare, lei, con le sue terapie.

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 10

Ma tutto quello che chiedo è separare me da

lui,

scindermi dal mio nemico

perché io possa almeno chiamare per nome me stesso.”

FREUD

“La psicosi è una soluzione logica a un problema sbagliato.

Se lei potesse ricostruire com’è iniziato tutto questo.

La sua separazione dal mondo ha un’origine,

che lei ha sepolto in qualche parte di se stesso.

Non ha memoria di questo?”

WILHELM

“Ho perso le mie tracce sul sentiero.

Ho solo angosce sparse per la testa.

E un sogno che torna ogni notte.”

FREUD

“Un sogno?...”

WILHELM

“Un sogno. Ma non ha alcun senso.”

FREUD

E per la prima volta

pronuncio la frase: “Se lei volesse raccontarmi il suo sogno…”

WILHELM

Wilhelm fissa un punto imprecisato della stanza.

Lo sguardo di chi cerca dentro sé un sogno

è identico a quello di chi scruta lontano,

come dal picco roccioso di un monte

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 11

si cerca il disegno di un fiume a fondovalle.

La lontananza dei sogni è il loro primo inganno.

“C’è un sogno, che ritorna.

Salgo sul fianco di un monte,

dove tutto sembra sia bruciato:

ci sono alberi enormi e neri, fumano come carbone,

io ci sto in mezzo

e il puzzo dell’incendio mi entra nel naso

mentre la resina calda scende come lava dai buchi sui tronchi neri

e mi scorre in faccia dandomi fuoco agli occhi.

In tre scatole di legno

vedo tre grandi farfalle che sbattono le ali

escono su dalle scatole e si alzano in cielo,

vorrei salire anch’io lassù con loro ma non ho ali,

cerco di saltare ma non prendo il volo

e il fuoco negli occhi brucia sempre più forte,

allora afferro le tre scatole, le uso per spiccare il volo,

ma sono sfondate, non servono a niente,

il fumo intanto è sempre più denso, mi entra dentro,

e le pupille sono come braci

e il fumo ancora

e il fumo ancora

e il fumo, e il fumo

finché mi sveglio senza fiato.”

FREUD

“Lei sogna un incendio. Fuoco. Carboni.

Ha ricordo di aver mai visto davvero questa scena

nella realtà?”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 12

WILHELM

“Mai, da quando ho memoria.”

FREUD

“E le scatole con dentro le farfalle?”

WILHELM

“Sono del tutto certo

di non aver mai visto una farfalla in una scatola.”

FREUD

“E la montagna?

Mi ha detto che il sogno si svolge “sul fianco di un monte”.

WILHELM

“Non ho mai visto le Alpi da vicino.

Sono nato in collina, non c’erano montagne:

è un sogno senza senso.”

FREUD

Vorrei che lei rispondesse ad alcune domande.

“Niente di specifico. Un gioco.”

WILHELM

“Non mi piacciono i giochi, li detesto, non li ho mai fatti.”

FREUD

“Il gioco è questo.

Si tratta di dirmi un’immagine per ogni immagine.

Io dirò delle parole a caso, lei mi dirà subito

per ognuna

cosa le viene in mente.

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 13

Cominciamo. Rosso.”

WILHELM

“Fuoco.”

FREUD

“Bianco.”

WILHELM

“Latte.”

FREUD

“Giallo.”

WILHELM

“Fieno.”

FREUD

“Pane.”

WILHELM

“Fame.”

FREUD

“Forno.”

WILHELM

“Fumo.”

FREUD

“Legno.”

WILHELM

“Porta.”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 14

FREUD

“Casa.”

WILHELM

“Notte.”

FREUD

“Luce.”

WILHELM

“Lampada.”

FREUD

“Mano.”

WILHELM

“Denti.”

FREUD

“Terra.”

WILHELM

“Fango.”

FREUD

“Gioco.”

WILHELM

“Fieno.”

FREUD

“Acqua.”

WILHELM

“Secchio.”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 15

FREUD

“Ghiaccio.”

WILHELM

“Lama.”

FREUD

“Fuoco.”

WILHELM

“Lampo.”

FREUD

“Nero.”

WILHELM

“Statua.

Ora vorrei finirla.”

FREUD

“Come mai? Cosa ha sentito?”

WILHELM

“Non ho sentito niente, ho solo voglia di finire.”

FREUD

“Stava andando bene.”

WILHELM

“Non poteva andare bene: non ha senso.”

FREUD

“Come il sogno.

Il sogno non ha senso, il gioco non ha senso.

Proprio per questo credo abbiano senso.”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 16

WILHELM

“Ad ogni modo basta: è sufficiente.”

FREUD

Che cosa le evoca la parola fieno?”

WILHELM

“Le ho detto di smetterla.”

FREUD

“Smetterò se mi dice cosa si ricorda in merito al fieno.”

WILHELM

“Niente di niente.”

FREUD

“Non è vero:

poco fa ha abbinato la parola fieno alla parola gioco.

Deve esserci un motivo. Lo cerchi.”

Pausa.

WILHELM

“Quando ero un bambino,

giocavamo a salire sul fieno.

Può bastare?”

FREUD

“Giocavamo? Perché usa il plurale?”

WILHELM

“Non ero solo. Io e i miei fratelli.”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 17

FREUD

“Prima ha detto che non ha mai giocato.”

WILHELM

“Perché finì, finì tutto.”

FREUD

“Finì che cosa?”

WILHELM

“Morirono. Mi spiego? Morirono.

Tutti e tre, insieme.”

FREUD

“E lei questo lo ricorda? Ne ha memoria?”

WILHELM

“Niente.”

FREUD

“Quanti anni aveva?”

WILHELM

“Tre anni.”

FREUD

“Niente è casuale: tutto ha un senso:

il sogno parla di tre scatole con tre farfalle.

I suoi fratelli erano tre.

Forse sì, forse la strada da seguire è questa.

L’interpretazione del sogno del paziente Wilhelm T.

ha occupato in tutto quattro mesi

e solo alla fine

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 18

il sogno di quest’uomo recluso

ha assunto un suo particolarissimo senso:

“La ascolto, Wilhelm:

con il lavoro che abbiamo fatto negli ultimi tempi

lei adesso può ricostruire passo passo

tutto il mosaico del suo incubo.

Avanti: con ordine.

Io le leggerò il suo sogno

come lei me lo descrisse la prima volta,

quando mi disse che non aveva senso.

SALGO SUL FIANCO DI UN MONTE.”

WILHELM

“Questo è il paese in collina dove sono nato:

giocavamo coi miei fratelli a scalare i monti di fieno.”

FREUD

“TUTTO SEMBRA CHE SIA BRUCIATO:

CI SONO ALBERI ENORMI E NERI, FUMANO COME CARBONE,

IO CI STO IN MEZZO”

WILHELM

“E’ il funerale dei miei fratelli, morti da bambini:

gli alberi enormi e neri sono i miei parenti vestiti a lutto,

io li vedevo altissimi, come statue, avevo solo tre anni.”

FREUD

“IL PUZZO DI INCENDIO MI ENTRA NEL NASO…

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 19

WILHELM

“La mia famiglia è cattolica,

e questo è l’incenso in chiesa,

ricordo che mi dava noia al naso…”

FREUD

“MENTRE LA RESINA CALDA SCENDE COME LAVA DAI BUCHI SUI TRONCHI NERI

E MI SCORRE IN FACCIA DANDOMI FUOCO AGLI OCCHI.”

WILHELM

“…è la gente che piange a dirotto al funerale,

facendo piangere anche me, e bruciandomi gli occhi.”

FREUD

“POI IN TRE SCATOLE DI LEGNO

VEDO TRE GRANDI FARFALLE CHE SBATTONO LE ALI

ESCONO SU DALLE SCATOLE E SI ALZANO IN CIELO…”

WILHELM

“Sono le bare dei miei fratelli.

Chiesi a mia madre dove sarebbero andati adesso,

mi disse “volano in cielo come gli angeli”…

Credo che non sapessi cosa fosse un angelo,

pensai fosse una specie di farfalla,

e ricordo molto bene, adesso, che li invidiai con tutto me stesso,

e sperai di prendere il loro posto…”

FREUD

“Il suo sogno parla del senso di colpa di non esser morto come i suoi fratelli,

parla di perché lei si è chiuso in questa casa che sembra una tomba.

Il sogno glielo dice letteralmente.

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 20

Ecco. Sono parole sue:

WILHELM

“…AFFERRO LE TRE SCATOLE, LE USO PER SPICCARE IL VOLO,

MA SONO SFONDATE, NON SERVONO A NIENTE…”

FREUD

“SONO SFONDATE, NON SERVONO A NIENTE…”

Il meccanismo del sogno

si serve del passato per raccontare il presente.

Attinge ai ricordi dell’infanzia, quelli che non sai più di avere.

Oppure apre cassetti più recenti, sempre inutilizzati.

Il sogno compone scene servendosi di scarti,

come uno scultore che non usi il blocco puro di marmo

ma assembli insieme spezzoni di gesso.

IL SOGNO È MATERIALE DI SCARTO.

Noi dunque ricordiamo molto più di ciò che ricordiamo.

Noi usiamo, per i sogni, ciò che non sappiamo di sapere.

Il sogno non procede per pensieri

ma per immagini.

Ma se questa è la materia di cui sono composti i sogni

mi chiedo: perché?

Perché sogniamo?

Noi non scegliamo di sognare.

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 21

Una parte di noi, in qualche stanza buia

del pensiero

sente il bisogno

di mettere insieme materiali di scarto

per dirci qualcosa che non comprendo ancora.

Lo fa per istinto.

E l’istinto agisce sempre per salvare.

L’istinto non pensa. L’istinto non sceglie. L’istinto agisce.

E i sogni sono appunto azioni.

Ma in risposta a cosa?

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 22

GRETA

La paziente Greta S., 32 anni.

“Le chiedo solo di lasciare la porta socchiusa”.

“Soltanto questo: se quella porta rimane aperta io posso restare.”

FREUD

“Non solo non la lascerò socchiusa,

ma addirittura la chiuderò a chiave?”

GRETA

“Non resisterei un solo attimo.”

FREUD

“Non resisterebbe a cosa?

Esattamente cosa accadrà, qui,

se io andassi alla porta, dessi la mandata

e mettessi la chiave in un cassetto?”

GRETA

“Potrei morire.”

FREUD

“Lei ha la certezza che una porta chiusa

scatenerebbe in lei un processo biologico letale?

La cosa è del tutto immaginaria, non provata.”

GRETA

“Io temo la catastrofe, il crollo, il disastro.”

FREUD

“Esattamente il crollo di che cosa?”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 23

GRETA

“Di ogni cosa.”

FREUD

“Niente e nessuno ha mai dimostrato che una porta chiusa

possa comportare non dico un crollo, ma neppure una crepa.”

GRETA

“Io so che è così.”

FREUD

“Lei sa che è così.

Mi dica: quante porte ci sono fra la poltrona dove è seduta

e la strada da cui può scappare in carrozza?

Almeno altre cinque.

Lei si accanisce su questa sola porta, ma le altre?

Lei non sa se nel frattempo, al piano inferiore,

il portiere ha sprangato la porta sulla strada, proibendole di uscire.

A lei interessa che solo questa porta non sia chiusa.”

GRETA

“Sì, perché la vedo.”

FREUD

“Non le preme quindi poter uscire.

Le preme semmai di vedere che lei può uscire.

Questa sua fobia è del tutto inadatta a difenderla dai pericoli,

si fida solo di quello che vede a un passo.

È così? Mi risponda.”

GRETA

“Non so.”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 24

FREUD

“Eppure è evidente. E sa perché?

Perché l’unica porta che può permetterle davvero di uscire

non è una porta reale, ma è dentro di lei.

Il terrore delle porte chiuse non è il terrore di non poter uscire, ma di non voler

uscire.

Conviene con me che la sua paura non è reale?”

GRETA

“Non potrei, neanche per sogno.”

FREUD

Anche i sogni sono irreali ma ci crediamo perché sembrano veri.

Se io le chiedessi… che cosa sogna?”

GRETA

Greta S., 32 anni,

- due occhi come pozze d’acqua piovana su un viso di cera -

racconta il suo sogno chiudendo gli occhi.

Una stanza piena di casse di vetro fradice d’acqua.

Da dentro le casse vengono dei suoni,

come pianti, come guaiti.

Una donna rompe le casse ed escono gomitoli che rotolano via.

Nel mezzo della stanza c’è una cassa di vetro già spaccata,

frantumata,

Greta si avvicina, ci guarda dentro:

c’è un animale morto.

E mentre riapre gli occhi:

“Non ho idea di cosa possa voler dire,

ma mio padre non lo sappia

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 25

per nessuna ragione al mondo.”

FREUD

In qualche parte inesplorata del suo essere

Greta S., 32 anni,

ha avuto BISOGNO di una stanza piena di casse di vetro

ha avuto BISOGNO di sentirci dentro dei suoni

ha avuto BISOGNO di quei gomitoli che scivolano via

ha avuto BISOGNO di quella cassa rotta con un animale morto.

Queste immagini non sono un pensiero,

non sono un discorso: sono un istinto.

Sull’orlo di un abisso

l’istinto ti proibisce di cadere.

E così

sull’orlo del tuo abisso

il sogno ti proibisce di crollare.

I sogni sono alleati.

GRETA

Ma di chi?

Contro chi?

E in quale guerra?

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 26

4.

SECONDA SEDUTA CON TESSA W.

FREUD

“Stamattina, prima di entrare qui,

mi sono permesso di guardare i suoi anelli.

Sono davvero splendidi.”

TESSA

“Io non credo che lei li abbia davvero,

mi sta mentendo.”

FREUD

“Sono in una cassetta di ebano e avorio.

Intarsiata. Me li descriva.

Le dirò se ci sono tutti.”

TESSA

“Se è vero che li ha visti, me li racconti lei.”

FREUD

“Direi che ce ne sono tre d’oro. O sono di più?”

TESSA

“Ne avevo cinque d’oro, lavorati come una ghirlanda.”

FREUD

“E perché mai proprio una ghirlanda?”

TESSA

“Ogni ragazza ha una ghirlanda in testa.”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 27

FREUD

“Parla di un ricordo? Quanti anni fa?”

TESSA

“Innumerevoli.

Il primo anello si regala sempre alla maggiore età.”

FREUD

“E il secondo? E il terzo anello?”

TESSA

“Non ricordo. Non voglio ricordare.”

FREUD

“Facciamo un patto.

Io le porterò ogni volta uno dei suoi anelli.

Ma glielo porterò soltanto se lei mi darà in cambio… un sogno.”

TESSA

“Un sogno non paga un anello.”

FREUD

“Per noi sì: un sogno per un anello.”

TESSA

“E chi le dice che non li inventerò?”

FREUD

“Non posso che fidarmi: le crederò,

anche se fossero sogni inventati,

vanno bene lo stesso purché siano suoi…”

TESSA

“Lei mi sta ancora mentendo.”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 28

FREUD

“Deve fidarsi anche lei. Dobbiamo fidarci entrambi.

Io di lei, lei di me.”

TESSA

“Impossibile.”

FREUD

“Come vuole. Me ne vado.

In questo caso però non avrà in cambio niente…”

TESSA

“Un momento.

C’era… c’era un uomo, nel sogno. Stanotte.

Porta un vaso con i fiori.”

FREUD

“A chi lo porta?”

TESSA

“A me, lo sto aspettando.”

FREUD

“E i fiori? Che fiori sono?”

TESSA

“Viole, sono viole. Delle grosse viole,

più grandi di una mano…”

FREUD

“Cos’altro c’è?”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 29

TESSA

“Non so, vedo tutto nero.”

FREUD

“Si sforzi.”

TESSA

“Forse non c’è altro.”

FREUD

“Tenti ancora.”

TESSA

“Un uomo, un vaso di viole, gliel’ho detto: basta.”

FREUD

“Tenti ancora, Tessa, la prego, tenti ancora.”

TESSA

“Niente. Niente. Non c’è più niente.”

FREUD

“Ci pensi bene. Se vuole inventi.

Però mi dica: cosa fa quell’uomo?”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 30

5.

PRIMA SEDUTA CON LUDWIG R.

LUDWIG

Il paziente Ludwig R. non può stare seduto.

Inafferrabile,

tenta di possedere ogni dettaglio della stanza,

non sorvola su niente,

ingordo,

divora e spreme ogni cosa

ed è subito oltre

ed è subito poi

ed è subito altro

ed è subito ancora.

Il paziente Ludwig R. non è un essere vivente.

Egli è senza dubbio un sopravvissuto,

uno di quelli che sembrano sempre aver già chiuso i conti,

uno di quelli che hanno già compreso, già preso,

e per cui la vita è solo ripetizione

ulteriore chiarimento

riepilogo, ecco, riepilogo.

Si muovono dentro ognuno di noi

consapevolezze

inaudite.

Nascoste perlopiù nell’ombra

emergono talvolta in superficie,

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 31

e quando avviene

si mutano in terrore.

“Non credo di essere malato.

Anzi lo escludo.

Semplicemente:

io sono uno a cui la vita si sbriciola in mano.

Ho sempre avuto le mani troppo forti,

tutte le cose mi si rompono in mano,

mio padre mi diceva sempre: “tu stringi troppo”,

e non c’è cosa che io non abbia distrutto.”

FREUD

“Vuole descrivermi la sua giornata, Ludwig?”

LUDWIG

“Cosa le interessa sapere?”

FREUD

“Mi interessa sapere cosa a lei interessa dire.”

LUDWIG

“Mi interessa dire poco o niente.

Io non parlo più, se non per maledire l’ingranaggio marcio.”

FREUD

“Quale ingranaggio?”

LUDWIG

“Quello che mi sta intorno. Niente è al posto giusto.

Questo luogo è orribile a vedersi.

Mi sto ancora chiedendo perché sono entrato qui.”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 32

Molte cose mi sfuggono di vista,

ho rinunciato a tenere il filo,

le cose che succedono comandano loro,

non sono io il più forte.

Ma non è una malattia.

Penso sia uno stato d’animo.”

FREUD

“Ha detto che non è lei il più forte…

Se lei fosse il più forte, cosa accadrebbe?

Sceglierebbe lei cosa deve succederle intorno?”

LUDWIG

“Se fossi il più forte, resterei in piedi.”

“Invece mi tocca strisciare, mi tocca entrare qui,

se fossi il più forte, non avrei bisogno di lei né di nessuno.

Ma ho sbriciolato tutto, gliel’ho detto,

a forza di stringere non è rimasto niente.”

FREUD

“Fra i miei pazienti

c’è chi dice come lei di aver stretto la vita troppo forte,

c’è chi dice di averla solo carezzata,

c’è chi dice di non averla mai nemmeno sfiorata”

LUDWIG

“E con questo? Che vuol dire?

Ho detto la cosa sbagliata?

Basta una frase fuori posto e finisci nella lista degli isterici. È così?”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 33

FREUD

“Stiamo solo conversando.”

LUDWIG

“Non ho bisogno della sua terapia.”

FREUD

“Infatti non la sto curando.

Mi limito a un consiglio.”

“Mi ha parlato della vita come un oggetto nelle sue mani.

Ma non parliamo di una cosa, che puoi stringere o sfiorare,

per il semplice fatto che non è materia.

Nessuno usa la propria vita,

semmai è la propria vita,

e deve prenderne atto.

Oggi lei è entrato qui, io le sto parlando.

Per quanto io mi sforzi di controllare le cose,

non posso cambiare il fatto che lei sia qui, e che sia com’è.

Non posso scegliere le cose che accadono,

posso cambiare solo il mio sguardo su di esse.

Chi pretende di forzare le cose in realtà non ha alcuna forza:

fugge e basta, finge di non vedere,

corre bendato, e guai a dirgli che la benda si può sfilare.”

LUDWIG

“Non credo di aver mai avuto bende sugli occhi.”

FREUD

“Allora vorrei sapere la sua giornata:

gliel’ho chiesto prima, non mi ha risposto.”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 34

LUDWIG

“Io non credo che lei possa aiutarmi.”

FREUD

“Dipende da qual è l’aiuto che cerca.”

LUDWIG

“Nessuno può darmi nulla,

quello che voglio è senza senso.”

FREUD

“La maggior parte di quelli che entrano qui

dice la stessa frase.”

LUDWIG

“Ah sì? E poi? Che altro dice?”

FREUD

“Che cerca indietro il tempo.

Che vorrebbe andare indietro.

Venti anni. Trenta. A volte di più.”

LUDWIG

“Non è il mio caso.

Non ho questa roba in testa,

non l’ho mai pensata.”

FREUD

“Io sì, molte volte.”

LUDWIG

“Non so perché sono entrato.

Lei ha in cura gente con malattie vere.

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 35

La mia presenza qui è inutile.”

FREUD

“Inutile per lei. Non per me.

Forse posso chiederle io un aiuto.”

LUDWIG

“Lei a me?”

FREUD

“Io a lei.

Lei non è affetto da nevrosi.

Il suo ingresso qui è da ritenersi un puro errore.

Proprio per questo… Le chiedo se può tornare, Ludwig.

Io… vorrei ascoltare una sua opinione.

Un parere da una persona del tutto estranea.

Uno sguardo oggettivo.”

LUDWIG

“Su che cosa?”

FREUD

“Sull’interpretazione di un sogno.”

LUDWIG

“Chiede aiuto a me per curare uno dei suoi isterici?”

FREUD

“Chiedo aiuto a lei per capire me.

Il sogno è mio.

Ho bisogno che lei mi ascolti

e provi a decifrarlo.”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 36

LUDWIG

“Perché lo chiede a me?”

FREUD

“Perché non posso chiederlo a un isterico.”

LUDWIG

“Tutto qui?”

FREUD

“Tutto qui.”

LUDWIG

“E quando dovrei tornare?”

FREUD

“Quando preferisce.

Naturalmente fuori dall’orario delle visite:

lei non è un paziente.”

LUDWIG

“Venerdì sera.”

FREUD

“Venerdì sera.”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 37

6.

IL CASO DEI CONIUGI OSKAR ED ELGA K.

OSKAR

“Abbiamo chiesto un consulto perché il male peggiora.

Mia moglie soffre ogni notte di certi sogni guasti,

e questa malattia ci sta facendo dannare.

Eppure ci avevano escluso ricadute.

Un suo collega di Potsdam la curò tre mesi fa

con certi farmaci per appesantirle il sonno.

E questo ebbe esiti soddisfacenti.”

ELGA

La piccola signora K.

appare in tutto come l’abito che porta addosso: impropria.

Improprio quel colore chiaro in queste ore di pioggia dura.

Improprio quel gioco infantile di trine sul petto di una donna anziana.

Impropri quei due bottoni lasciati aperti sul collo.

Una persona in balìa. Di altri, di altro. Talvolta dell’assoluto niente.

Si prova un disagio per chi abita un corpo altrui.

E questa donna, sì, è altrove.

È inavvertitamente se stessa.

Nel dire buonasera usa un tono di voce altissimo,

del tutto irragionevole

improprio

tipico di chi ogni volta si sente di dover coprire altre voci in sottofondo.

OSKAR

Oskar viceversa

sta tutto compreso

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 38

nel bianco candido della sua camicia,

inappuntabile,

inonda di se stesso i dintorni,

segnando l’aria con il suo cognome

e col marchio dei suoi affari in Ungheria.

Annuisce a ogni minimo gesto di sua moglie,

emette subito dopo un lampo di sorriso,

non per dirsi bravo ma per definirsi un buon marito:

il mestiere di coniuge perfetto

di questo consorte con modi da padre

che veglia su una moglie camuffata da figlia.

E la protegge,

come fosse un grosso affare in Ungheria.

ELGA

Immobili,

i coniugi Oskar ed Elga K.

sono una foto di famiglia

altrimenti lieta

se non fosse per la malattia dei sogni guasti.

FREUD

“Se la signora volesse esporre i sogni di cui parliamo...”

OSKAR

“Ma sono cose assolutamente prive di senso.

Mia moglie è convinta come me che si tratti di follie.

Sono costruzioni senza logica alcuna.”

FREUD

“E trattandosi di sogni questo la sorprende?”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 39

OSKAR

“È evidente che non si tratta di sogni normali.”

FREUD

“Lei signor K. possiede quindi un parametro

per stabilire la regolarità dei sogni?”

OSKAR

“Io divido cosa ha senso, cosa ha decoro,

e cosa viceversa è sintomo di malattia.

Se lo stomaco non funziona, non è una malattia?

Qui non è lo stomaco, è la testa, ma è cosa equivalente.

Li vede questi graffi sul viso di mia moglie?

Se li procura di notte, durante quel sogno.

Questo per lei è regolare?

La malattia c’è, è chiaro, spetta a lei intervenire.”

FREUD

“Dovrei intervenire contro un sogno che non posso sapere?”

OSKAR

“Il suo collega di Potsdam non scese in dettagli,

e curò la malattia efficacemente.”

FREUD

“Il mio collega di Potsdam

ha solo sedato sua moglie bombardandole il sonno:

come se in un bosco ci fosse un orso tremendo,

e siccome il cacciatore ne ha paura,

decide di riempire il bosco di fumo denso,

così la bestia non si vede e tutto sembra a posto.

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 40

Ma appena il fumo si dirada,

l’orso torna fuori, perché non se n’è mai andato.

Ed ecco la vostra ricaduta.”

OSKAR

“Lei può risolverla?”

FREUD

“Posso tentare di capirla, signor K.”

OSKAR

“Mi interessa che lei la guarisca.”

FREUD

“Per guarire occorre prima essere malati,

non sono certo che sua moglie lo sia.

Soffre di psicosi? Di allucinazioni? Di fobie?”

OSKAR

“La manifestazione è solo notturna, come le ho detto.”

FREUD

“Avremmo quindi un soggetto sano in fase diurna

ma affetto da paranoia nelle ore restanti?

Un male intermittente.”

OSKAR

“Lei definisce sano un cervello che crea idiozie?”

FREUD

“Io definisco sano un cervello che crea.”

OSKAR

“Mi permetta di non essere d’accordo.”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 41

FREUD

“Curioso che lei – pur non avendoli mai visti –

si scagli contro i sogni di sua moglie

e si presenti qui pur di farmeli imbavagliare.”

OSKAR

“Non può farlo?”

FREUD

“Non voglio farlo.”

OSKAR

“In questo caso non perdiamo altro tempo.

Nel commercio sappiamo capire cosa serve e cosa no,

e il tempo, caro dottore, il tempo è denaro.”

FREUD

“Mi perdoni, signor K.,

ma dal momento che condanna con tanta forza i sogni di sua moglie,

posso sapere se almeno i suoi sogni li ritiene regolari?”

OSKAR

“Io? Io non sogno mai, dottore”.

FREUD

Li osservo camminare per strada:

lei costantemente un passo avanti

lui costantemente un passo indietro

la sorveglia

forse temendo da un momento all’altro

che quel male che le stravolge i sogni

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 42

possa farsi vivo

anche di giorno.

All’angolo della strada si fermano.

Lui torna a metterle la mano sulla spalla.

Lei alza il mento, gli sorride.

Potrei giurare che gli sussurri un grazie.

Grazie.

“ELGA K. DAI SOGNI GUASTI”,

ovvero la storia di un sogno irriferibile,

il cui racconto viene di fatto vietato

da un marito guardiano

alla ricerca disperata di qualcuno

disposto a cancellare

qualunque cosa compaia di notte

nella stanza delle ombre di sua moglie.

Cancellare, sì.

Fare pulizia.

Portiamo tutti quanti dentro un signor Oskar K.

la cui mano ci sta fissa sulla spalla

e ci vieta di dar credito ai sogni.

Forse l’antica volontà degli uomini

non è davvero quella di capire i sogni

ma semplicemente di controllarli,

con lo stesso terrore con cui studiamo i fulmini e i maremoti,

più per difesa che per conoscenza.

I sogni ci fanno paura.

La paura crea difesa.

Un commerciante di stoffe

preferisce definire la moglie pazza

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 43

e annebbiarle il sonno di sedativi

piuttosto che dare un senso al suo parlare notturno.

SOLOMON F.

Il signor Solomon F.

unico erede d’un’antica famiglia nobile

siede lievemente curvo nella schiena,

il sudore sulla mano destra tremante.

CLARISSA F.

Sua moglie Clarissa F.

in piedi nella stanza

un ridere sguaiato da fioraia

non ha mai smesso un solo istante di muoversi.

SOLOMON F.

“Io sono perseguitato da un sogno, dottore.

Scivolo giù, precipitando per una strada in discesa,

ripidissima, non riesco a fermarmi,

e quando arrivo in fondo

sprofondo

in una melma che mi tira giù ancora, ancora,

intorno si raccoglie una folla di gente che ride

e nessuno mi afferra

ma vado sempre più sotto, e so che lì c’è solo silenzio.”

CLARISSA F.

Durante tutto il racconto del signor Solomon F.,

sua moglie si è fermata davanti a uno scaffale su cui sono in fila tre carillon,

e li ha messi tutti e tre in funzione,

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 44

divertita

accennando a canticchiare i motivetti

commentando “Ah! Questa! Ero bambina!”

“La la la la la la la!”

“Questa la suona sempre un organetto a Karlsbad!”

“La la la la la la la!”

FREUD

Il signor Oskar K. mi vieta di accedere al sogno di sua moglie.

La signora Clarissa F. mi obbliga a tendere l’orecchio

per ascoltare un sogno a bassa voce.

Il signor Oskar K. non vuole che si senta il sogno di sua moglie.

La signora Clarissa F. non vuole che si senta il sogno del marito.

Il padre di Greta S. non deve sapere il sogno della figlia.

I colleghi a Lipsia non devono sapere il mio sogno delle lucertole.

C’è qualcosa di clandestino in ogni sogno che facciamo.

I sogni sono in continua lotta

con qualcosa che li sovrasta, e li vorrebbe annullare.

I sogni non sono ammessi da una parte tirannica di noi.

Per il despota i sogni sono fuori regola.

E dentro di noi il despota comanda.

ELGA

“Mio marito è in Ungheria, e tornerà dopodomani”.

FREUD

“Posso chiederle perché è tornata?”

ELGA

“Lei ha detto che forse c’è un senso?

In quello che sogno, voglio dire,

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 45

in quella roba che mi passa in testa...”

FREUD

“Mi dica una sola cosa del suo corpo

che avviene senza un senso.

Ha mai provato quella strana sensazione

come di un formicolio alle gambe

subito dopo aver avuto paura?

Mettiamo che lei cammini per strada,

e all’improvviso il cavallo di una carrozza di passaggio

si alza sulle zampe, la carrozza sbanda,

stanno per colpirla in pieno

ma lei si getta contro il muro

ed evita per poco – per un attimo – di finire così i suoi giorni.

Bene: le sue gambe tremeranno.

Quel tremare le sembra che abbia senso?

Ormai si è salvata, ha evitato il peggio.

Il suo corpo appena percepita la paura

Inonda di sangue le sue gambe

col preciso proposito di farla fuggire.

Le sembra inutile? Per il suo corpo non lo è.

Lui sta cercando di salvarla.

Ed è lei, semmai, a non capirlo.

Ecco, credo che i sogni

in qualche modo misterioso

- che solo loro sanno -

cerchino di salvarci.

ELGA

E noi non li capiamo.

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 46

FREUD

E noi non li capiamo.

ELGA

Ho una tale confusione dentro questa testa.

Lei certo non sa di cosa parlo…

Se glielo dicessi

mi direbbe che sono tutta fuori posto.

Anni fa, quand’ero più giovane,

mio marito mi chiese di aiutarlo al negozio.

Mi disse “è cosa facile: devi solo rimettere le stoffe,

senza perdere tempo,

ognuna nel suo scaffale: seta con seta, lana con lana,

il raso in alto, le trine in quella fila in basso,

e poi così, così, così.”

Non è che non ci provai.

Mi dicevo “avanti, è cosa facile”

Non ci riuscivo.

La seta eppure mi sembrava seta,

ma appena la mettevo nel suo posto

non c’era volta che d’un tratto mi sembrasse lana,

e per quanto non volessi

per quanto mi imponessi: no, no, no,

io

fra tutte quelle stoffe

davo ascolto a una voce

che mi diceva sempre la stessa frase:

“sei stupida, e come stupida sbagli.”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 47

FREUD

E mentre lei rimetteva le stoffe, là, al negozio

suo marito dov’era?

ELGA

Oh lui sta al banco.

Suo padre stava al banco, suo nonno prima di lui.

Il negozio lo regge chi sta al banco,

e ha l’ultima parola sui prezzi, sui metraggi.

Non è cosa facile, ci vuole la testa.

FREUD

E suo marito ce l’ha.

ELGA

Oh sì, lui sta al banco.

FREUD

Sono figlio di un mercante di stoffe, gliel’ho detto?

Mio padre commerciava lana. Jacob Freud.

Anche lui stava dietro il banco.

Nessuno stava dietro il banco come lui.

Mi diceva da bambino:

“è cosa facile: devi solo rimettere le stoffe,

senza perdere tempo,

ognuna nel suo scaffale: seta con seta, lana con lana…”

Ma invece di spiegarmi, di farmi vedere,

se ne andava dietro il banco. E adesso

vuole raccontarmi il suo sogno?

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 48

7.

LETTERA DI ELGA K.

ELGA

Stimato dottor Freud,

credevo cosa facile mettere per scritto un sogno. Ebbene mi sbagliavo. È come

lottare con le parole, scoprendo a ogni passo che non bastano. Sono tutto quello che

abbiamo, ma quanta miseria. Ho scritto e cancellato almeno dieci volte. Ed ecco:

il mio sogno inizia sempre con un grande orologio. Sembra quello della stazione,

tutto di ferro e ghisa. Sono in preda al panico perché sono le tre e un quarto, e alle

tre io devo consegnare i soldi al capostazione, ma ritardando dovrò pagare

senz’altro di più, lo so e…

Nel sogno la stazione è immensa, io cerco di correre, ma non riesco a farlo, eppure

vorrei correre con tutta me stessa perché i minuti passano e mi costerà una

fortuna, ma Dio sono così lenta, sono così lenta! Intanto passano accanto a me

file di ragazzi coperti d’oro a cui chiedo di prendermi in braccio, ma loro non mi

sentono: vanno di fretta, pensano solo a partire. Provo a gridare aiuto, ma scopro

che ho la bocca cucita. Allora mi getto a terra per strisciare: farò prima

strisciando che non correndo, e strisciando raggiungo, là, il capostazione che mi

aspetta davanti a tutti mi dice: “Sono le dieci passate, il conto è dieci scellini” ma

io non li ho, non posso averli, non li ho mai avuti. Lui allora si gira, fischia e fa

partire il treno con tutti quei ragazzi dorati. Io vorrei dirgli di non farlo partire,

che non si deve, non si può, ma ho la bocca di nuovo cucita e cerco di strapparmi i

fili con le mani ma non serve non serve e così mi sveglio, sempre, con i graffi alle

labbra… Ho paura che prima o poi mi strapperò le labbra a morsi.

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 49

Le parole non funzionano. Mi devo

accontentare. Spero le basti. Spero che serva. Spero di non aver sbagliato troppo:

le parole tradiscono il sogno, mi creda, lo fanno diventare un’altra cosa.

Sua, devotamente

Elga K.

SCRITTE SUL MURO:

-UNA STAZIONE FERROVIARIA

-SOLDI DA PAGARE A SECONDA DELL’ORARIO

-LA BOCCA CUCITA

-UNA FILA DI RAGAZZI D’ORO IN ATTESA DI PARTIRE

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 50

8.

TERZA SEDUTA CON TESSA W.

TESSA

“Lei mi ha ingannato: questo non è uno dei miei anelli.

Non lo voglio, se lo riprenda. Lo porti via.”

FREUD

“Se dice che non è uno dei suoi anelli,

vuol dire che ricorda molto bene com’erano.”

TESSA

“Li ricordo perfettamente.

In questo posto è vietato tenerli,

me li hanno rubati loro.”

FREUD

“I suoi anelli li ha presi il direttore.

E per non farli riconoscere ai pazienti,

li fa trasformare da un infermiere orafo.

Questo è il suo primo anello, le appartiene.

Ma se proprio vuole, posso riportarlo dov’era.

Il direttore sarà contento.

Quando qualcuna rinuncia a un anello,

lui le manda sempre un vaso di viole.”

TESSA

“Non lo voglio!... Mi dia l’anello, è mio.”

FREUD

“Solo se lo infila al dito:

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 51

nessuna paziente è autorizzata a tenere

gioielli,

questa è un’eccezione”.

TESSA

“Brilla come avesse la luce dentro.

Dà luce a tutta la stanza.”

FREUD

“Ne darebbe ancora di più

se ne avesse anche sulle altre dita…”

TESSA

“Un tempo ne avevo le mani piene.”

FREUD

“Domani è la festa di Channukah.

Ho deciso di farle un regalo:

aggiungeremo al nostro patto un anello di Channukah.

Le piace l’idea? Per il sogno che mi racconterà oggi,

avrà indietro due anelli con cui dar luce alla stanza,

proprio come il candeliere di Channukah…”

TESSA

“Due anelli per un sogno?”

FREUD

“Direi che è un buon affare.

Da bambina lei per Channukah

non li accendeva i ceri della Menorah in famiglia?”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 52

TESSA

“Oh sì, io e Sarah li accendevamo.”

FREUD

“Sarah è sua sorella?”

TESSA

“Più piccola di me, ha i capelli rossi.”

FREUD

“Lei e Sarah accendevate la menorah hannukiah con vostro padre.”

TESSA

“Era lui, sì, era lui.”

FREUD

“E le succede di sognare sua sorella?”

TESSA

“No, mai, lei no.”

FREUD

“Suo padre?”

TESSA

“Avrò due anelli se rispondo?

L’ha detto prima: due anelli se dico un sogno.”

FREUD

“L’ho detto.”

TESSA

“E manterrà la promessa?”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 53

FREUD

“Quando mi ha detto dell’uomo con le viole,

ha avuto l’anello, ce l’ha al dito, o sbaglio?”

TESSA

“Ho sognato un bosco, fitto, pieno di rami,

è pericoloso entrarci, il sentiero è ripido, scende a strapiombo.”

FREUD

“Io però le ho chiesto se sogna mai suo padre.”

TESSA

“Ho sognato anche un cane: latra, guaisce,

gli stanno facendo male.”

FREUD

“E suo padre, Tessa?”

TESSA

“Il cane se l’è meritata, credo.”

FREUD

“Mi basta un no.”

TESSA

“Qual è la domanda?”

FREUD

“Sogna mai suo padre?”

TESSA

“Mi porterà gli anelli?”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 54

FREUD

“Mi basta un no.”

TESSA

“Sì: il cane se l’è meritata, credo.”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 55

9.

SECONDA SEDUTA CON LUDWIG R.

FREUD

“E questo è tutto. Ho finito il racconto.”

LUDWIG

“Sarebbe tutto qui il suo sogno?”

Onestamente io non so cosa dire.”

FREUD

“Facciamo un esperimento.”

LUDWIG

“Purché non duri troppo:

sono atteso per una mano di Doppelkopf.”

FREUD

“Non abuserò del suo tempo, prometto.”

LUDWIG

“Da dove le serve che partiamo?”

FREUD

“Dall’inizio. Siamo in una grande cucina

dove regna un forte odore di bucato.”

LUDWIG

“Nelle cucine non può sentirsi odore di bucato,

nessuno pulisce i panni in cucina,

se lo fa, merita d’essere licenziato su due piedi.”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 56

FREUD

“Mia madre teneva le finestre aperte in cucina:

accadeva spesso che gli odori entrassero da fuori.”

LUDWIG

“Gli odori non dovrebbero entrare:

la cucina è fatta per il cibo, non per gli odori della strada.”

FREUD

“Sono cresciuto in campagna,

là fuori c’erano grandi alberi, nessuna strada.”

LUDWIG

“A maggior ragione: gli alberi sono pieni di animali,

e la campagna d’insetti.

Le finestre della cucina andrebbero tenute chiuse.

Le finestre aperte sono un rischio in ogni stanza.”

FREUD

“Un rischio, Ludwig?”

LUDWIG

“Sono pur sempre aperture.

Chi tiene le finestre aperte,

dovrà star zitto se gli rubano l’argenteria.

Chi tiene le finestre spalancate

poi non potrà venire a lamentarsi.”

FREUD

“Continuiamo il sogno:

in una grande cucina,

dove regna un forte odore di bucato

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 57

entrano di corsa due cameriere con la camicia

aperta.”

LUDWIG

“Non mi sorprende.

“Evidentemente la casa è trasandata,

non c’è un padrone che si faccia rispettare.”

FREUD

“Forse le cameriere sono solo accaldate:

magari è piena estate.”

LUDWIG

“Queste sono scuse.

In casa le sguattere hanno il dovere di tenere un contegno.”

FREUD

“Può essere l’ora di fine servizio,

le due cameriere si sono aperte la camicia

perché stanno per tornare a casa.”

LUDWIG

“Non ho mai sentito che al personale sia permesso spogliarsi in cucina.”

Questo succede in assenza di una voce forte in casa,

quando qualcuno non batte i pugni sul tavolo.”

FREUD

“In altri termini, i bottoni – come le finestre –

devono essere sempre chiusi?

Crede che il mio sogno significhi questo?”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 58

LUDWIG

“Lei mi ha chiesto cosa penso, io le rispondo,

tanto più che il sogno non è mio.”

FREUD

“Si ricorda come prosegue il racconto?

Vorrei che me lo ripetesse.”

LUDWIG

“Io dovrei raccontare un sogno che non ho fatto?”

FREUD

“Per capire se l’ho raccontato con chiarezza,

se ho tralasciato dettagli. La prego.

Il suo aiuto si sta rivelando per me essenziale.”

LUDWIG

“Di domenica c’è una grande cucina,

piena di puzzo di bucato,

entrano due cameriere sbottonate.

Vogliono far presto.

Una grida “L’arrosto era bruciato”,

l’altra ride come se non avesse colpa.”

FREUD

“Ha raccontato il mio sogno molto bene.

Però ha usato un paio di varianti.

Io non ho mai detto la cameriera gridava,

bensì diceva “L’arrosto era bruciato”.

Lei ha sostituito dire con gridare.

E anche l’altra cameriera: non ho detto che rideva,

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 59

ma che sorrideva.”

LUDWIG

“Non mi sembrano grosse differenze,

sono solo parole.”

FREUD

“Nessuna parola esce mai per caso.”

LUDWIG

“Mi ha chiesto di aiutarla,

l’ho fatto per lei. Ma adesso, se non le spiace, è tardi.

Forse non le ho detto che sono atteso per una mano di Doppelkopf.”

FREUD

“Sì, l’ha detto.

Mi ha anche detto che la cameriera del mio sogno

“ride come se non avesse colpa.”,

ma io non ho detto così,

la mia versione era

“la cameriera sorride perché non la riguarda.”

LUDWIG

“E non è la stessa cosa?

Chi finge di non capire, ha la coscienza sporca.

Se un arrosto va in tavola bruciato,

la colpa è di chi lo serve.

Per esigere un buon servizio

occorre sempre il pugno duro.”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 60

FREUD

“Lei fa un uso continuo della parola colpa.

Sembra che ai suoi occhi tutto ciò che accade

debba sempre avere un responsabile o un mandante.”

LUDWIG

“Osservazione del tutto inutile, visto che il sogno non è mio.

Giudico anzi piuttosto bizzarro

che lei guardi alle mie parole,

quando è lei a non tenere in pugno quel che sogna.”

FREUD

“Fa un uso continuo anche della parola pugni:

l’ha usata già tre volte.”

Lei è entrato qui

parlando di una vita che le si sgretola in mano

perché la stringe troppo forte:

lei si lamenta dei pugni mentre se ne vanta.

Subisce ciò di cui va fiero.

Ciò di cui si esalta la distrugge.”

LUDWIG

“Lei adesso divaga, non le ho chiesto di parlarne.”

FREUD

“Giusto. Parliamo di un arrosto bruciato,

la cui colpa lei – con pugno duro – imputa alle cameriere.

Ma l’arrosto non le riguarda.”

LUDWIG

“Se non le riguarda, perché scappano?”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 61

FREUD

“Non ho mai detto che stanno scappando.”

LUDWIG

“Ha detto che correvano.”

FREUD

“Chi ha detto che chi corre scappa?”

LUDWIG

“Generalmente è così.”

FREUD

“Forse è solo tardi, e hanno una mano di Doppelkopf da giocare.

Oppure da brave cattoliche

se ne vanno a messa.”

LUDWIG

“Le ragazze della servitù non frequentano le chiese:

si fanno semmai sbaciucchiare dai cocchieri.”

FREUD

“Non ho mai detto che siano ragazze.”

LUDWIG

“Ha detto…”

FREUD

“Ho detto cameriere: le immaginavo di mezza età.”

LUDWIG

“D’accordo: d’altra parte è il suo sogno,

lo conosce solo lei. Io me ne vado.”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 62

FREUD

“Qui si sbaglia. Non è il mio sogno, Ludwig.

Le ho solo descritto questa vignetta

uscita oggi sul “Wiener Zeitung”.

Ecco: può vederla.

Tutto il resto più o meno l’ha inventato lei.

Si può dire che abbiamo creato un sogno,

artificialmente.

Se lei non fosse così atteso per una mano di Doppelkopf,

potrei spiegarle quello che il sogno mi dice di lei,

ma non è mai decoroso ritardare a un tavolo da gioco.”

Pausa.

LUDWIG

“Non ho da giocare nessuna mano di Doppelkopf.

Non so nemmeno cosa sia, il Doppelkopf.

Invento sempre - con chiunque – che sono atteso altrove.

Al mattino dico che ho fissato dal barbiere.

Nel pomeriggio che mi dev’essere portata una lettera importante.

Dalle sette in poi la mano di Doppelkopf è una scusa perfetta.

Sono cinquant’anni che sono atteso altrove,

non ho mai smesso di scappare.”

FREUD

“La prossima volta ascolterei volentieri

uno dei suoi sogni, se non fosse che lei non sogna mai.”

LUDWIG

“Mentivo anche in questo.”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 63

FREUD

“Venerdì sera, se vuole, sono pronto a continuare.

Fuori dalla lista dei pazienti, naturalmente.”

LUDWIG

“Venerdì sera.”

FREUD

“Venerdì sera.”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 64

10.

TERZO INCONTRO CON ELGA K.

FREUD

Mi ha scritto che le parole non bastano.

Bene. Credo abbia ragione.

Vorrei mostrarle alcune stampe:

raffigurano stazioni ferroviarie,

con grandi orologi di ferro e ghisa.

Le osservi attentamente,

mi dica qual è l’immagine più vicina al suo sogno.

Ecco: questa è Amburgo.

Questa è Francoforte, vista dai binari.

E questa in mezzo al fumo è Salisburgo.

Questa è Hannover. E questa è Bratislava.

ELGA

Fra tutte direi questa.

FREUD

Ma ha scelto l’unica senza orologio.

ELGA

Non è un orologio quello in alto?

FREUD

Non direi, è una vetrata.

Mi dica cos’ha questa immagine

rispetto alle altre.

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 65

ELGA

Queste strisce.

FREUD

Sono stendardi.

ELGA

Sì, gli stendardi.

FREUD

Nel suo sogno la stazione era addobbata?

C’erano stendardi?

ELGA

No, non credo. Ne sono certa, anzi: non c’erano.

La fa sorridere?

Lei crede che gli stendardi siano stoffe,

e quindi che il sogno abbia a che fare col mestiere di mio marito.

Anzi, lei pensa che il sogno sia una critica a mio marito

perché lui ha quei certi modi di trattarmi – non sono così sciocca, sa? –

uguali a quelli che magari aveva herr Jacob Freud, commerciante di lana.

FREUD

Che il sogno abbia a che fare con suo marito

ce lo dice il fatto che lei venga qui da me

ogni volta che lui è in Ungheria.

ELGA

Non crede, dottore,

che lei in questo suo mestiere

di interpretatore dei sogni altrui,

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 66

non faccia altro che interpretare i suoi sogni,

non i nostri?

Lei ci vede quello che lei, sotto sotto, vuole vederci.

FREUD

Ci sono però dei dati che colpiscono.

In primo luogo, la stazione ferroviaria:

suo marito è in affari con l’Ungheria,

andrà spesso a Budapest in treno.

E l’orologio:

l’ho sentito io stesso dire che il tempo è denaro,

infatti lei nel sogno “paga di più col passare del tempo”.

Non solo: la sua bocca – me l’ha scritto lei – è cucita:

curioso per la moglie di un commerciante di stoffe…

Rilegga la sua lettera:

è chiaramente un’accusa a suo marito,

e i ragazzi dorati sono

gli anni d’oro della giovinezza

che lei ha passato accanto a un uomo attento solo ad arricchirsi e…

ELGA

Vorrei che strappasse quella lettera:

non l’ho mai scritta.

Se lei tiene quel foglio

è come se il mio sogno

fosse un po’ nella mia testa e un po’ altrove,

già ora è così,

ho fatto male a raccontarglielo,

non lo controllo più, è come un evaso.

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 67

FREUD

è venuta qui perché detestava un sogno.

Ma adesso ne è quasi gelosa.

ELGA

È molto peggio: mi fa paura.

E sa cos’è a farmi più paura?

Il fatto che è sparito.

Da quando l’ho scritto, non c’è più.

FREUD

Non è quello che cercava?

Si è liberata di un peso.

ELGA

Non mi sono liberata.

Lui non c’è ma c’è lo stesso, ha cambiato vestito.

Faccio un altro sogno, ora.

Diverso. Ma non glielo dirò mai.

FREUD

Lo sa che negli eserciti si usano linguaggi strani?

La trincea è un secchio forato,

l’assalto un temporale.

Ma questo vale fino a quando non vengono scoperti.

Allora il codice cambia:

la trincea diventa un otre,

l’assalto diventa la vendemmia.

Lei mi sta dicendo che il suo sogno della stazione

ha cambiato codice.

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 68

ELGA

Non vedo cosa c’entrino i soldati con la mia stazione.

Lei ha frainteso tutto, è evidente.

Sono venuta sperando mi aiutasse,

ho le labbra tutte morse, rosse, le vede?

Ecco, mi macchio il fazzoletto di sangue.

Non mi interessano le sue teorie,

lei cerca solo di spremere i sogni per il suo mestiere,

lei lancia là le sue ipotesi,

dice cose gravi, senza senso.

Lei entra come un estraneo

così, avventato, spalanca la porta,

pretende di sapere cose che non sa,

giunge a certe conclusioni.

Lei ha detto che il mio sogno – mio, mi spiego? Mio, solo mio! –

lei ha detto che il mio sogno

ha a che fare con gli artiglieri, coi soldati,

quando mai e poi mai io le ho detto questo,

rilegga la mia lettera: c’è menzione di soldati? C’è?

FREUD

No, ma nemmeno io ho parlato di soldati.

La correggo: io ho parlato di eserciti.

Le ho detto “negli eserciti si usano linguaggi strani”,

e infatti intendevo gli alti gradi, gli ufficiali.

ELGA

Lei ha detto i soldati.

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 69

FREUD

Le giuro di no.

ELGA

Lei ha detto i soldati.

FREUD

Mi ascolti: non è così.

ELGA

Si fermi qui, dottore.

Non vada avanti. Non voglio altro.

FREUD

Quella fu l’ultima volta che vidi la signora Elga K.

I suoi occhi terrorizzati di quel pomeriggio

sono l’immagine che conservo di lei.

Anni dopo casualmente

appresi che il loro unico figlio era morto in guerra

arruolato per scelta

decorato al valore, con tre medaglie d’oro.

Alle madri dei caduti

era stato proibito di gridare e piangere ai funerali.

Era stato il padre a spingere il figlio ad arruolarsi.

Per cui insisto a credere che fosse lui il capostazione.

O forse no.

Forse è vero:

nel sogno di Elga

sto sognando mio padre.

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 70

11.

IL MIO SOGNO CON IRMA

DOTT.EDGAR La luce del tramonto sull’alpeggio fa un effetto

straordinario.

FREUD È la ragione per cui io e Martha amiamo questa casa.

DOTT.KRAUSS Con mia moglie vorremmo un ritiro così, se potremo

permettercelo.

FREUD Non è poi così cara.

DOTT.KRAUSS Non ho i tuoi pazienti, Freud, non ho la tua fama.

DOTT.EDGAR Ti manca solo la cattedra in accademia.

DOTT.KRAUSS Per quella, però, ti faremo concorrenza!

DOTT.EDGAR Non penserai che Sigmund ci tema? Ormai non si è padroni

di girare l’Austria senza imbattersi in ammiratori del

dottor Freud.

DOTT.KRAUSS Su un lago in Carinzia io e Edgar facemmo un incontro.

DOTT.EDGAR Incontrammo la tua paziente Irma Bernheim.

FREUD Ah sì? Niente di meglio che sentire di una ex paziente

isterica che si gode quietamente il lago.

DOTT.EDGAR Non so se quietamente sia l’avverbio più indicato.

DOTT.KRAUSS Le hai consigliato tu di allontanarsi da Vienna?

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 71

FREUD Naturalmente no.

L’avevo sconsigliata. Anche se la terapia era conclusa.

DOTT.EDGAR Conclusa? Pupilla dilatata, un lieve tremolio alle mani,

gestualità talvolta sconnessa.

DOTT.KRAUSS Tutti i sintomi di un’isteria conclamata, in stadio di

somatizzazione.

DOTT.EDGAR I genitori ci hanno chiesto se non fosse il caso di rientrare a

Vienna.

DOTT.KRAUSS Per il momento le ho somministrato della valeriana.

DOTT.EDGAR In casi di isteria irrisolta, il sedativo è l’unica scelta.

[La scena del sogno è identica a quella precedente. Krauss zoppica vistosamente da una

gamba, mentre Edgar beve di continuo da una bottiglia di cognac francese. Su una

poltrona, seduta malamente, c’è Irma, a cui Freud si rivolge con un tono strano.]

FREUD Ti pare questo, Irma, il modo di sederti? (Irma fa un gesto brusco

col viso)

DOTT.KRAUSS Non si tratta così, Sigismondo, una donna affetta da

isteria.

DOTT.EDGAR L’avrà presa per una della servitù.

IRMA Ho un dolore fortissimo alla testa. E nello stomaco sento

bruciare come avessi mangiato il fuoco. Mi si chiude la

gola…

FREUD Sdraiatela sul letto!

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 72

DOTT.EDGAR La luce del tramonto sull’alpeggio è abbagliantissimissima:

chissà quanto gli costa.

DOTT.KRAUSS Incommensurabilmente.

FREUD La paziente sta soffocando.

DOTT.EDGAR Occorre un sedativo: è solo la sua isteria.

DOTT.KRAUSS Le farò un’infusione di valeriana, Sigismondo.

FREUD Non con quella siringa: è sporca, farà infezione.

DOTT.EDGAR Anche se lo fosse, l’infestazione non peggiora le cose. Vero

Krauss?

FREUD Krauss si è messo i trampoli ma è un nano. Irma! Irma!

DOTT.KRAUSS Evidentemente la tua paziente è morta.

DOTT.EDGAR Non è un buon titolo per l’accademia seminare cadaveri, io

lo so bene.

IRMA Ad ogni modo sono morta per te, Freud, sono sotto una

croce.

FREUD

Il sogno riproduce

ingigantendola

la scena realmente avvenuta

il giorno prima:

mi ero addormentato con la sensazione fastidiosa

di aver curato Irma Bernheim in modo distratto:

mi aveva disobbedito andandosene al lago,

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 73

ma la sua isteria non era guarita,

e i colleghi mi stavano umiliando.

Il sogno mi condanna infierendo sul rimorso:

la paziente muore, e io ne ho colpa.

IRMA

Di cosa parlano veramente i sogni?

E cosa li rende così inammissibili alla coscienza?

FREUD

Occorre andare a fondo.

Interrogare le immagini.

Non accontentarsi.

Rientro sulla scena della veranda.

FREUD Ti pare questo, Irma, il modo di sederti? (Irma fa un gesto

brusco col viso)

DOTT.KRAUSS Ma senti! Non si tratta così, Sigismondo, una paziente

affetta da isteria.

DOTT.EDGAR L’avrà presa per una della sua servitù.

FREUD Perché, Irma, mi rivolgo a te con questo tono? Vuoi mostrarmi

ancora quel gesto? Ancora una volta… No, non te lo ho mai

visto fare. E la collana che porti… Non è tua, non ti

appartiene. È la collana che ho dato un anno fa a mia moglie.

Cosa significa? Tu sei Irma, hai il suo viso ma sei al tempo

stesso Martha?

IRMA Forse sono Irma a cui vuoi dire qualcosa di Martha. O sono

Martha che a volte si comporta come Irma.

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 74

FREUD Però sei seduta in modo volgare. Né tu né Martha lo fareste.

IRMA Forse sono Irma, sono Martha e sono anche altro.

FREUD Sei mia nipote, la più piccola: non ha ancora imparato come

ci si siede a tavola. Mia moglie Martha un mese fa si è

arrabbiata, le ha urlato “Non puoi fare quello che vuoi”. E

lei… Ecco il movimento: ha fatto esattamente questo.

IRMA E tu hai pensato…

FREUD …ho pensato: “Le bambine cocciute prima o dopo pagano il

conto”.

IRMA Quindi sono la tua paziente Irma, che se n’è andata senza il

tuo permesso al lago, tu le vorresti urlare come Martha a tua

nipote “Non puoi fare quello che vuoi”, ma dentro di te sai

bene che tanto prima o poi pagherò il conto.

FREUD E tu, invece, Krauss… zoppichi da una gamba e mi hai

chiamato Sigismondo. …Avevo un vecchio zio, fratello di mio

padre, che mi chiamava Sigismondo. E zoppicava dalla

gamba destra.

DOTT.KRAUSS Se stanotte hai avuto bisogno di sommare un vecchio zio al

dottor Leo Krauss, deve esserci un motivo.

DOTT.EDGAR Il sogno usa sempre indizi diversi: immagini fisiche, oggetti,

modi di muoversi, frasi: nessuno in un sogno parla a caso.

Tutto ha un senso.

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 75

FREUD Ripetetemi il dialogo.

DOTT.KRAUSS Non si tratta così, Sigismondo, una paziente affetta da

isteria.

DOTT.EDGAR L’avrà presa per una della sua servitù.

FREUD Ho pensato volessi dire che io e Martha abbiamo un livello

sociale elevato, che ci possiamo permettere questa casa, e una

cameriera.

DOTT.EDGAR Io ho usato la parola “servitù”.

FREUD Avrei preso Irma come una “serva”… Il mio collega

Friederich Hotter una volta in clinica mi contestò duramente

per i miei modi, mi urlò che le pazienti non sono delle schiave.

DOTT.EDGAR La domanda è: come mai stanotte il dottor Freud tira fuori dal

cassetto proprio Friederich Hotter? E perché il sogno mette

Friederich Hotter accanto a un vecchio parente zoppo?

IRMA Ho un dolore fortissimo alla testa. E nello stomaco sento

bruciare come avessi mangiato il fuoco. Mi si chiude la

gola…

FREUD Sdraiatela sul letto!

DOTT.EDGAR La luce del tramonto sull’alpeggio è abbagliantissimissima:

chissà quanto gli costa.

DOTT.KRAUSS Incommensurabilmente

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 76

FREUD La paziente sta soffocando.

DOTT.EDGAR Occorre un sedativo: è solo la sua isteria.

FREUD A questo punto Irma ha i sintomi di un attacco d’isteria.

DOTT.KRAUSS Davanti a un attacco di isteria tu faresti sdraiare il paziente?

FREUD No. Ed è strano anche che io dica di sdraiarla su un letto: in

un giardino non ci sono letti. I letti sono in ospedale. Ma che

senso può avere?

IRMA Tutto ha perfettamente senso, Freud. Con ordine. Come

procede il sogno?

FREUD Voi non vi occupate del malore di Irma, sembra che riguardi

solo me. Continuate a parlare di quanto può costare questa

casa, e del fatto che posso pagare…

DOTT.KRAUSS Di nuovo, Freud? Questo è solo l’involucro esterno.

DOTT.EDGAR Cosa c’è di strano nelle frasi che diciamo?

FREUD Ci sono parole assurde. Un avverbio molto lungo. E un

superlativo, che non finisce più.

DOTT.EDGAR Abbagliantissimissimo.

DOTT.KRAUSS Incommensurabilmente.

FREUD Tre giorni fa ho letto sul giornale di un incendio in ospedale, a

Linz. L’articolo parlava di “un rogo nella clinica

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 77

otorinolaringoiatrica specializzata in occlusioni della

glottide”. Pensai che fosse un suono mostruosamente lungo…

IRMA Quindi Irma nel tuo sogno non ha un attacco di isteria,

Freud…

FREUD … propongo di sdraiarla in un letto – ricoverarla… - in una

clinica specializzata in cure della gola.

IRMA Il sogno è proprio l’opposto di quello che sembra dire. Non ti

stai dando la colpa per non averla curata bene, ti stai dicendo

che non è competenza tua, perché Irma non soffre di un male

psichico, ma va ricoverata in un ospedale vero.

FREUD Il sogno si conclude con la morte della mia paziente. Ma è solo

un inganno: significa altro.

DOTT.KRAUSS Significa altro.

FREUD Mostratemi il finale.

DOTT.KRAUSS Le farò un’infusione di valeriana, Sigismondo.

FREUD Non con quella siringa: è sporca, farà infezione.

DOTT.EDGAR Anche se lo fosse, l’infestazione non peggiora le cose. Vero

Krauss?

FREUD Krauss si è messo i trampoli ma è un nano. Irma!

DOTT.KRAUSS Evidentemente la tua paziente è morta.

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 78

DOTT.EDGAR Non è un buon titolo per l’accademia seminare cadaveri, io

lo so bene.

IRMA Ad ogni modo sono morta per te, Freud, sono sotto una

croce.

FREUD Il mio vecchio zio, sovrapposto al dottor Krauss, vuol fare

un’iniezione ma dice infusione.

DOTT.EDGAR Il dottor Edgar, sovrapposto a quel tuo collega Hotter, sbaglia

anche lui: infestazione invece di infezione.

FREUD L’unico che usa le parole giuste sono io.

DOTT.KRAUSS L’unico che usa le parole giuste sei tu.

FREUD Il sogno sta dicendo che fra noi tre io resto comunque il medico

migliore.

DOTT.EDGAR Esatto, Freud: anche se il giorno prima Krauss e Edgar ti

hanno messo in imbarazzo, il sogno ti rassicura e ti serve la

vendetta.

FREUD La vendetta?

DOTT.EDGAR C’è una ragione se il sogno ha sommato tuo zio a Krauss e

Friederich Hotter a Otto Edgar.

DOTT.KRAUSS Cerca nella tua memoria: cosa può uscire dal cassetto di questo

zio?

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 79

FREUD Gareggiava in tornei di carte. Una volta gli chiesi se potevo

tentare anch’io una mano. Mi guardò come fosse un

campione, mi disse “Non sei alla mia altezza”. Poi si mise a

sedere al tavolo da gioco e perse tutto in un baleno.

DOTT.KRAUSS “Non sei alla mia altezza”.

DOTT.EDGAR “Krauss si è messo i trampoli ma è un nano”.

FREUD Quanto a Friederich Hotter… Si era candidato per la cattedra

all’accademia, ma un suo paziente si suicidò in reparto, e gli

fu sospesa la domanda.

DOTT.EDGAR “Non è un buon titolo per l’accademia seminare cadaveri, io

lo so bene.”

DOTT.KRAUSS Il sogno ti sta dicendo che anche per la cattedra all’accademia

non devi aver timore di Krauss e di Edgar, perché di certo non

avranno i titoli.

IRMA Quanto a Irma… cosa pensi di lei?

FREUD Non rispetta i miei consigli, fa sempre come vuole, è una

paziente a rischio.

IRMA Il sogno risolve anche questo, ti solleva dal caso: “sono morta

per te, Freud, sono sotto una croce…

FREUD Non vuol dire “sono morta a causa tua”, ma “sono morta per

quanto ti riguarda”, cioè sono un caso chiuso. Quando il

paziente migliora, nei miei appunti scrivo un segno “+” a

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 80

ogni seduta, viceversa il segno “-“ se peggiora. E se guarisce

del tutto, all’ultimo giorno di terapia, faccio una grande croce

sulla sua cartella...

IRMA “Sto sotto una croce…”

DOTT.KRAUSS Ti stai dicendo che hai guarito Irma, non che l’hai uccisa.

FREUD

Il sogno di Irma mi ha detto a chiare lettere

quello che la parte più adulta di me

non potrebbe

mai

dire ad alta voce:

vorrei liberarmi di una paziente difficile

vorrei umiliare i colleghi invidiosi

mi ritengo l’unico a non sbagliare

ho solo io diritto alla cattedra in accademia.

KRAUSS

Un essere umano

i cui desideri si fossero tutti compiuti

è verosimile credere che non sognerebbe.

EDGAR

Un essere umano

che desse pieno sfogo ai suoi desideri repressi

è quasi certo che non sognerebbe.

FREUD

I nostri sogni sono quello che ci manca.

Solo lì siamo completi.

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 81

12.

IL SOGNO DI ELFRIEDE H.

FREUD

Osservarli è tutto.

Osservare i corpi, gli sguardi,

osservare questa umanità sorpresa di se stessa

che viene a svelarmi le voci che ha dentro.

ELFRIEDE

“Sto per dirle cosa sogno, ma non mi giudichi per questo.

Temo di avere dentro non so che mostro.”

Così ha detto Elfriede H., una pianista, entrando.

Ha unito poi i piedi uno accanto all’altro, al millimetro.

E guarda fisso, come a chiedere il permesso

di mostrare il presunto peggio di sé.

FREUD

“I sogni sono opera nostra, per quanto le appaia strano.

E noi creiamo ciò che ci serve.

“Qualunque mostro lei stia per raccontarmi,

è un mostro creato per far bene.

L’uomo sogna quello che desidera, sempre.”

ELFRIEDE

Chiusa fino al collo nel suo abito ocra e nero,

abbottonata fino quasi al mento

questa ragazza anziana

resta immobile senza dire una parola.

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 82

FREUD

Ho imparato a riconoscere

dalle pieghe del viso, dalla luce degli occhi,

questo momento di vetro

in cui ci si vergogna dei sogni al punto di voler fuggire.

Alcuni lo fanno. Altri resistono.

ELFRIEDE

Età indefinibile, su quel crinale dove la giovinezza si fa maturità,

e le speranze diventano bilancio. Cos’altro?

Perfezione della capigliatura.

Una pura trincea di nervi.

“Io non le permetto di offendermi.

Come può dirmi che i sogni, tutti i sogni, sono quello che noi vogliamo?

Io sogno cose tremende. Dolorose. Orribili.

Come può osare, lei, dirmi che questo strazio è un desiderio?

Io desidero farmi male? Desidero soffrire? Sono la mia nemica?

Chi ho dentro? Non so se ho più voglia di raccontare.”

E si gira alla finestra.

C’è qualcosa di insondabile

in quel tempo lunghissimo

in cui un essere cosciente cede parte di sé,

e accetta di far parlare l’altro.

Veniamo educati fin da piccoli al controllo.

Accettare di perderlo – seppure per poco – non è cosa da niente;

e i sogni cosa sono, in fondo, se non una breccia?

La perdita di controllo.

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 83

Possibile solo nottetempo,

quando la guardia si assopisce.

La pianista Elfriede H.

non cede la presa.

Il suo pentagramma è nero su bianco,

le note non ammettono disordine:

un do è un do, un sol è un sol,

mi con mi, re con re,

il la non è un fa

il la non è un si

il la è un la

si chiama così

è scritto così

il la è un la

un do è un do, un sol è un sol,

mi con mi, re con re,

il la non è un fa

il la non è un si

il la è un la

il la è un la

il la è un la

il la è un la.

Affonda nel palmo delle mani le unghie,

quasi per non farsi portar via da una tempesta:

“Se il mio sogno è davvero quello che desidero,

allora porto dentro un essere spregevole,

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 84

in cui non mi rispecchio. E non lo accetto.

Mia sorella maggiore ha due bambini.

Uno di loro è morto di febbre polmonare, sette mesi fa.

Mia sorella non ha mai smesso di piangere.

Ed io? Io non riesco a non sognare di toglierle anche l’altro.

Si chiama Heinrich.

E ogni notte glielo uccido…

C’è una stanza abbagliante, di luce immacolata.

Io ci sto nel mezzo.

Un organo suona, non so chi lo suona,

ma chiunque sia è un principiante,

neanche fosse uno dei miei allievi peggiori.

Accanto a me, in una cassa chiara,

è esposto Heinrich, su cuscini di piuma,

e però in tutto quel biancore…

io non so piangere, non mi riesce,

sento crescermi da sotto una gioia vera, estrema,

che mi riempie tutta,

non so contenerla, come un bicchiere pieno:

la felicità di veder morto Heinrich?

È questo che desidero? È questo che voglio?

Se una parte anche nascosta di me arriva a tanto,

io la prego di farla tacere, herr Freud, per sempre.”

FREUD

La gioia con cui questa donna assiste di notte al funerale di un bambino

è gioia reale? Oppure non sarà essa stessa una finzione?

Il sentimento non si inganna,

vede oltre la scena, intuisce ogni cosa,

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 85

non si lascia beffare.

Nell’interpretazione dei sogni

posso dubitare di ogni cosa

fuorché dei sentimenti: di loro, credo, mi dovrò fidare.

Io non so ancora dire quale forza ci spinga a sognare.

Ma qualunque essa sia,

trova senza dubbio slancio dall’odio profondo

con cui un essere umano detesta l’altra faccia di se stesso.

Quest’odio ci obbliga a un linguaggio oscuro.

Ma la reazione di gioia, di paura, di sconforto… questa è reale.

ELFRIEDE

E da qui posso partire per il mio sogno,

dalla mia contentezza per la morte di un bambino:

La gioia è reale, il funerale è un rebus.

“C’è una stanza abbagliante, di luce immacolata.

Io ci sto nel mezzo.”

FREUD

“In punta di piedi, così mi ha detto.”

ELFRIEDE

“In punta di piedi.”

FREUD

“Devo chiederle se questa luce

era nel sogno la nota più importante,

o se lei definisce “luce” qualcosa che nel sogno era diverso.”

ELFRIEDE

“Era tutto lucido, era tutto bianco.”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 86

FREUD

“Quindi lei si trovava non in mezzo alla luce,

ma “in mezzo al bianco”?

ELFRIEDE

“Al bianco, sì, ero in punta di piedi nel bianco.

Un bianco innaturale, fortissimo.

Mi avvolgeva dappertutto.”

FREUD

“Lei era immersa nel bianco.

Ricorda come si sentiva?

Era già felice in questa parte del sogno?”

ELFRIEDE

“No, ancora no. Ero inquieta.”

FREUD

“Il bianco – qualunque cosa fosse –

nasconde una fonte di timore,

tanto che lei ci sta immersa dentro senza scampo, lo subisce.

Procediamo.”

ELFRIEDE

“Un organo suona, non so chi sia a suonare,

ma non è bravo, non ci sa fare.”

FREUD

“E lei lo giudica per questo? Lo condanna?

“Sentirlo stonare, la far star male? La infastidisce?”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 87

ELFRIEDE

“No, no, anzi. Mi diverte. Lo trovo imbranato.

Ma non mi urta, questo no.

Se non sa suonare adesso, potrà sempre imparare.

Ogni allievo sbaglia.”

FREUD

“Lo chiama sempre al maschile: allievo.

Eppure ha detto che non sa bene chi è che suona.”

ELFRIEDE

“So che di certo non è una donna.”

FREUD

“Di certo è un uomo,

un uomo a cui lei permette di sbagliare.

E cosa suona esattamente?”

ELFRIEDE

“Si esercita, suona delle scale.”

FREUD

“O meglio: non le suona.”

ELFRIEDE

“Non le sa fare.”

FREUD

“Lei dunque è prigioniera del bianco,

costretta a sentire un allievo che stona.

Posso chiederle se lei è sposata?”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 88

ELFRIEDE

“Non lo sono.”

FREUD

“Non è mai stata fidanzata?”

ELFRIEDE

“Oh sì, anni fa. Ma ero troppo giovane.”

FREUD

“Questo chi lo dice?”

ELFRIEDE

“Io, naturalmente. Si commettono errori, in giovinezza.

Per fortuna non irreparabili.”

FREUD

“Lei sciolse il fidanzamento?”

ELFRIEDE

“Non ci eravamo legati.

Theodor era un tenero amico.

Credo che poi ne fui anche attratta. E lui da me.

Ma fui brava ad aprire gli occhi

prima che facessimo errori.”

FREUD

“E non lo vide più?”

ELFRIEDE

“Per un certo tempo sì, fui costretta:

abitava al piano inferiore in Kircherstrasse,

lo vedevo uscire per strada dalle mie finestre.”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 89

FREUD

“Lui non provò a insistere?”

ELFRIEDE

“Gli avevo proibito di salire.”

FREUD

“Ed è esattamente quello che sogna adesso:

un allievo che tenta di fare le scale.

Credo che Theodor sia il vero oggetto del sogno.

Non lo ha mai più rivisto?”

ELFRIEDE

“Una volta soltanto…”

FREUD

“Posso tentare un’intuizione?

Lei l’ha incontrato al funerale dell’altro nipote.”

ELFRIEDE

“Ma senza alcuna volontà: del tutto casualmente.”

FREUD

“Per cui sogna di avere un’altra occasione identica,

che le dia modo

di insegnare finalmente a Theodor

come si salgono le scale.

Il suo sogno non ha niente a che vedere con il bambino morto,

quello è solo un pretesto:

le serve una copertura per non dire a se stessa

che lei desidera rivedere quell’uomo,

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 90

senza che nessuno la giudichi per questo.

Vuole che tutto avvenga in silenzio.

Un’ultima domanda: come si chiama sua sorella?”

ELFRIEDE

“Mia sorella?”

FREUD

“Sua sorella.”

ELFRIEDE

“Bianca.”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 91

13.

TERZA SEDUTA CON LUDWIG R.

LUDWIG

“Giuro che prima di entrare

io avevo chiaro nella testa un sogno,

un sogno da raccontarle.”

FREUD

“E adesso non lo vede più.”

LUDWIG

“Scomparso. Vedo il vuoto.

Un buio completo”.

FREUD

“Vuol dire che anche stavolta

il sogno lo fabbricheremo noi.

Le descriverò una vignetta del Wiener Zeitung.

C’è un cortile innevato, è inverno.

Un tizio è in piedi, accanto a un muro.

Davanti a lui una processione di lucertole.

Lui dà a ognuna una foglia di felce.

Il fumetto dice “Ti nutro con l’Asperia ruta muralis.”

Non c’è altro.”

LUDWIG

“È un assurdo. Le lucertole d’inverno non si vedono:

il freddo le uccide, se ne stanno nei muri.”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 92

FREUD

“Se ne stanno nei muri.”

LUDWIG

“Nessuna lucertola scende nella neve:

strisciare nel gelo per lei è un supplizio,

potrebbe perfino morire per questo.”

FREUD

“Ha ragione: è contro la sua natura.”

LUDWIG

“E poi le lucertole non vanno mai in fila:

non le ho mai viste farlo.”

FREUD

“Procediamo con il resto dell’immagine:

un tizio in piedi dà da mangiare alle lucertole

una foglia di felce, dicendone il nome in latino.”

LUDWIG

“Anche questo è un controsenso.

E anzi, c’è dentro come della cattiveria.”

FREUD

“Cattiveria, Ludwig?”

LUDWIG

“A un animale che pur di mangiare striscia nel gelo,

il tizio fa perdere del tempo con le formule botaniche.”

FREUD

“Come lo definirebbe?”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 93

LUDWIG

“Credo si metta in mostra per far vedere che ha studiato.

Non gli interessa che l’altro abbia freddo o fame:

deve solo far vedere quante cose sa.

Pretende la stima perfino delle lucertole.

Non mi stupirei se la felce fosse velenosa.

E lui credo che lo sappia, ne è perfettamente consapevole.

Ma è più forte di lui far vedere che ne sa il nome,

non può resistere,

tiene in pugno gli altri pur di dire “li nutro io”,

pur di sentirgli dire grazie.”

FREUD

“E lei, Ludwig, con estrema onestà

si riconosce in questo?”

LUDWIG

“Tutto quello che ho fatto

non l’ho mai fatto per chi mi sta intorno,

ma per dire a me stesso che ero migliore.

Migliore di chiunque, inattaccabile.

C’è chi si fa pagare col denaro,

io mi faccio pagare in gratitudine.

E se non la ottengo, la pretendo.

Non c’è una sola persona al mondo

accanto alla quale non mi senta superiore,

perché nessuno

ai miei occhi

mi ha mai ringraziato abbastanza,

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 94

nessuno ha speso mai le parole giuste

per dire quanto mi deve. Eppure…”

FREUD

“Eppure lei sfama le lucertole.”

LUDWIG

“Obbligandole però a strisciare nel ghiaccio.”

FREUD

“Già… nel ghiaccio…

Per oggi interrompiamo qui.”

LUDWIG

“Prego?”

FREUD

“Non posso proseguire la seduta,

ho bisogno di finire qui.”

LUDWIG

“Ho detto qualcosa di così grave?”

FREUD

“Niente. No. Non la riguarda.”

LUDWIG

“È chiaro come il sole che mi riguarda.”

FREUD

“Le ho detto di andarsene.

Le farò sapere quando può tornare.”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 95

LUDWIG

“Non mi interessa tornare

se non ho chiaro cos’è successo…”

FREUD

“Le farò sapere io

se e quando tornare”.

LUDWIG

“Certo. Naturalmente.

Perché lei deve controllare ogni cosa,

deve tenere tutto stretto in pugno,

deve sapere chi ha colpa e chi no,

chi è malato e chi non lo è,

chi può nutrire della sua grandezza, vero?

Lei conosce i nomi delle piante in latino,

lei tiene le lucertole sepolte a mezzo nella neve,

lei usa i loro sogni, lei gioca con quello che hanno dentro,

lei pur di fare un passo avanti le avvelena… è così?

Chi nutre, lei? Chi sta nutrendo?

Se stesso? Chi le sta intorno? Chi?

Questa processione di pazienti

lei la nutre o la uccide? Se l’è chiesto?

Che prezzo ha tenere tutto in pugno?

Che prezzo ha?

Chi lo paga?

Chi lo paga?

FREUD

Io e lei

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 96

ci assomigliamo troppo, Ludwig.

Non ero preparato a questo.

E mi fa molta paura.

Per favore…

Debbo chiederle di non incontrarci più.”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 97

14.

IL MIO SOGNO DELLA SERRA

MARTHA

Tutto si svolge in una serra,

piena ovunque di fiori rossi e rosa.

Su una poltrona indiana

siede Martha, la moglie.

Martha appare circa dieci anni più giovane.

Il suo viso salta fuori da un abito da sera sgargiante,

di colore intenso.

Porta i capelli tutti raccolti verso l’alto

come una spirale aggrovigliata.

Poco distante da Martha, tra i fiori,

lavora un giardiniere col viso interamente fasciato.

FREUD

Io entro nel sogno con un grosso fiore all’occhiello

e un libro in mano,

ci tengo moltissimo,

so che voglio regalarlo a Martha.

Mi avvicino.

MARTHA Un’offerta indimenticabile, herr Freud.

FREUD Questo è ciò che ho combinato nella vita, Martha.

MARTHA Un intero volume sul linguaggio dei fiori, herr Freud.

FREUD I fiori appassiscono, Martha: domani saranno già morti.

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 98

MARTHA Ma questo libro porta il suo nome, herr Freud! Lei con il suo studio

sulle foglie è apprezzato anche all’estero… E ha il tempo di prendersi

cura anche delle rose?

FREUD Le rose le cura il giardiniere, io preferisco le camelie.

MARTHA Oh sì! Amo le camelie inenarrabilmente.

FREUD Ti sanguina un ginocchio, Martha.

MARTHA (sciogliendo i capelli) Mi sono sbucciata, ed è solo merito suo se mi

sono sbucciata.

FREUD Quindi sei fiera adesso di me?

MARTHA Eccome: questo libro è preferibile ai fiori.

FREUD

Con i giorni,

ho trovato che questo sogno era intrecciato

come una matassa

con situazioni vissute nei giorni precedenti.

FREUD Ti sanguina un ginocchio, Martha?

MARTHA Sono caduta togliendo una ragnatela. La domestica oggi non ha

spolverato bene.

FREUD L’ho incrociata che correva per le scale, è caduta, si è graffiata il

ginocchio, non mi ha chiesto neanche la paga.

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 99

MARTHA E’ tutta la sera che piange.

Vuole sposarsi col figlio del droghiere. È per lui che piange. Per il

compleanno lui le regalava un mazzo di fiori. Così per tre anni. Ieri

se n’è dimenticato.

FREUD Le donne tirano sempre conclusioni esagerate, è la morale della

storia.

MARTHA I fiori a una donna, di tanto in tanto, possono piacere: fine della

storia.

FREUD È un rimprovero?

MARTHA Oh no. Tu non dimentichi mai niente. Tranne i compleanni.

Tranne i fiori.

FREUD Quindi sei disperata come la nostra domestica perché non ti regalo

sempre i fiori?

MARTHA Ho detto “di tanto in tanto”. Ma sono cose che subito ti scordi: fine

della storia.

FREUD

In un primo momento

tutto mi sembrò convergere sulla mia dimenticanza dei fiori,

e sul rimorso di non essere un buon marito.

Ma mi spinsi a cercare ancora,

isolando uno per uno gli elementi del personaggio:

- Martha stava seduta su una poltrona indiana

- Martha portava un groviglio di capelli raccolti verso l’alto

- Martha vestiva un abito da sera di colori sgargianti

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 100

- Martha appariva di almeno 10 anni

più giovane

Ho poi capito che nel mio sogno

sono confluiti quattro diversi episodi:

(Tutte le donne di questi episodi verranno interpretate dall’attrice che interpreta

Martha)

PRIMO EPISODIO

FREUD Sono nel mio studio di Vienna, ricevo una paziente. Quindi è

stata indirizzata qui da me dalla clinica di Hobfer?

LA PAZIENTE Lei con il suo studio sulle fobie è molto apprezzato.

FREUD Il punto è che non so se avrò il tempo di inserirla fra i miei

casi.

LA PAZIENTE Io ci speravo molto.

FREUD Tenteremo, ma non voglio illuderla, ho in programma molti

viaggi fuori Vienna.

LA PAZIENTE Vuol dire che la seguirò anche in India.

FREUD Non è questo il fatto: prima di accettare un caso devo capire

qual è il percorso di terapia, e se il paziente collabora.

LA PAZIENTE Nel mio caso sarò il suo fiore all’occhiello.

FREUD Sembra che lei non mi lasci scelta.

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 101

SECONDO EPISODIO

FREUD Sono in un teatro di Vienna, dopo aver assistito a “La signora

delle camelie”. Entra la signora Rauer: ha un abito da sera

sgargiante. Le è piaciuto il dramma, frau Rauer?

SIG.RA RAUER Inenarrabilmente.

FREUD Il caso vuole che io abbia in cura da poco una vostra

conoscente.

SIG.RA RAUER Di chi si tratta?

FREUD La figlia di un avvocato, si chiama Rose.

TERZO EPISODIO

FREUD Sono in una clinica, dialogo con una paziente isterica.

UN’ISTERICA La verità è che lei dottore mi detesta.

FREUD Niente affatto. Le dirò di più: il suo viso mi ricorda quello di

mia moglie.

UN’ISTERICA Sua moglie… È così giovane?

FREUD Diciamo che lei è come mia moglie dieci anni fa.

UN’ISTERICA E con questo? Lei non è stato ancora in grado di togliermi

questo groviglio che ho in testa.

FREUD Il groviglio che ha in testa può scioglierlo solo lei.

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 102

QUARTO EPISODIO

FREUD Un mese prima del sogno, dialogando con una paziente di

nome Flora.

FLORA Mi dicono che lei ha scritto un volume intero sul linguaggio

dei sogni.

FREUD Ne vado molto fiero.

FLORA Aspetto soltanto di leggerlo, me ne darà una copia al prossimo

consulto?

FREUD Non ci sarà un prossimo consulto. La terapia è conclusa,

Flora, non abbiamo da dirci altro.

FLORA Tengo a dirle che… mi sento come sbocciata, e il merito è solo

suo.

FREUD

Alla luce di questi episodi,

riesamino il mio sogno

integralmente:

MARTHA Un’offerta indimenticabile, herr Freud.

FREUD Questo è ciò che ho combinato nella vita, Martha.

MARTHA Un intero volume sul linguaggio dei fiori, herr Freud.

FREUD I fiori appassiscono, Martha: domani saranno già morti.

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 103

MARTHA Ma questo libro porta il suo nome, herr Freud! Lei con il suo studio

sulle foglie è molto apprezzato anche all’estero… E ha il tempo di

prendersi cura anche delle rose?

FREUD Le rose le cura il giardiniere, io preferisco le camelie.

MARTHA Oh sì! Amo le camelie inenarrabilmente.

FREUD Ti sanguina un ginocchio, Martha?

MARTHA (sciogliendo i capelli) Mi sono sbucciata, ed è solo merito suo se mi

sono sbucciata.

FREUD Quindi sei fiera adesso di me?

MARTHA Eccome: questo libro è preferibile ai fiori.

FREUD

La macchina del sogno procede

come un vero e proprio meccanismo teatrale

che allestisce la sua scena.

Voglio però scendere adesso nell’officina stessa del sogno,

e sciogliere la lingua del sogno come fosse un geroglifico,

decrittando la sua oscurità.

Il personaggio di mia moglie

condensa in una sola immagine

somme di significati.

UN MEDICO

Martha non è solo Martha,

Martha è per lo meno

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 104

cinque diverse situazioni

tutte collegate dal filo comune dei fiori.

FREUD

Dietro il rimorso per non essere un buon marito,

il sogno nasconde in realtà

quattro altri desideri inespressi,

i miei sentimenti di attrazione verso quattro diverse donne

di cui per censura il sogno mi nasconde i tratti

usando quelli di mia moglie Martha.

MARTHA

Se è vero che niente nei sogni è casuale,

rimangono piccoli indizi non spiegati:

perché nel sogno Martha insiste tanto sul cognome Freud?

perché nel sogno c’è un giardiniere fasciato sugli occhi?

Perché Martha conclude “perché questo è preferibile ai fiori”?

UN MEDICO

Nei sogni si crea uno spostamento di ruoli.

UN SECONDO MEDICO

Pur di non essere svelato nel profondo,

il sogno traveste gli elementi più importanti in elementi secondari

e viceversa.

FREUD

Il punto cruciale di un sogno

non sta nel suo protagonista

ma in ciò che resta sullo sfondo

passando a prima vista inosservato.

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 105

Mio padre, morto dieci anni prima del sogno,

amava occuparsi dei fiori.

Affetto da glaucoma,

aveva subito un intervento agli occhi

per cui era rimasto a lungo fasciato.

Durante la mia giovinezza,

arrivai a odiarlo con tutto me stesso.

E dalla mia memoria è emerso un ricordo:

FREUD Le ho chiesto di non gridare, signor padre.

(IL PADRE) È chiaro che nella vita non combinerai niente di niente: sei

distratto, sei svogliato. La tomba di tua madre non avrebbe

sopra neanche un fiore, se non glieli portassi io.

FREUD I fiori appassiscono, signor padre: domani saranno già morti.

(IL PADRE) Ti chiami Freud. Il mio cognome dovrai farlo valere, se sei il

figlio che voglio.

FREUD

Mia moglie Martha e le altre quattro donne

servivano al sogno

per spostare l’attenzione dal centro del discorso.

Il vero desiderio era un altro:

DOTT. EDGAR Quindi sei fiera adesso di me? Eccome: questo libro è

preferibile ai fiori.

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 106

FREUD

Oggi in data 21 gennaio 1898

annoto che

condensazione e spostamento

sono l’architrave di ogni sogno.

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 107

15.

IL SOGNO DI HERNEST D.

FREUD

L’interpretazione di un sogno

spesso è resa inestricabile

dal fatto che è del tutto elementare.

Il sogno non ragiona, non è adulto,

è un bambino analfabeta,

i cui pensieri sono troppo semplici per menti da scienziato.

Il sogno non sa dire

“NON VEDO MIA FIGLIA DA ANNI, LA VORREI QUI”.

Il sogno semplicemente riproduce l’immagine della figlia,

ovvero riproduce in tutto il desiderio.

Ci sono poi dei sogni

che si sciolgono in un attimo.

Come quando un fascio di luce entra in una stanza

e tutto prende forma.

HERNEST D.

Il paziente Hernest D. – diciassette anni,

uno sguardo di dolore immenso.

Hernest D. sembra fissare i suoi prossimi anni

come un condannato può fissare l’ergastolo.

“Sa in tutta onestà cosa penso, dottor Freud?

La condanna peggiore che un essere umano può ricevere

è comprendere le cose.

Capire quello che accade è un danno terribile.

Mille volte avrei preferito non sapere.

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 108

Mille volte avrei voluto essere stupido.”

FREUD

Chi si presenta qui da me

chiede solo di capire ciò che non sa.

Tu entri, ti siedi, mi dici che capire è una condanna.”

HERNEST

“Con il sogno è diverso.

Il sogno decide lui, come il corpo.

Sono intollerabili per questo: decidono loro, non ti interpellano.”

FREUD

“Quindi la tua volontà sarebbe controllarli.”

HERNEST

“Ho dato sempre un nome a tutte le cose.

Non ne ho mai lasciata una sola senza.

Voglio guardare dentro il mio sogno,

voglio parlare con chi mi parla dentro.

Quello che non tollero del mio sogno

è che sia così reale.

Fa di tutto per non sembrare un sogno,

cerca di ingannarmi. E ci riesce sempre.

Ogni notte sogno che sto dormendo.

Mi dico: è vero, questo, non lo sto immaginando.

Ma sopra il mio petto inizio a sentire un bruciore.

Mi sveglio – ma in realtà non mi sveglio: io sogno di farlo -

mi sveglio e il mio letto è in fiamme, io sono in fiamme,

mio fratello Peter mi ha dato fuoco mentre dormivo!

Grido come un ossesso per liberarmi dalle fiamme,

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 109

ed ecco che qualcuno – non so chi, non lo vedo

rovescia su di me un bacile intero d’acqua gelata.

Il fuoco è spento: tutto è di nuovo calmo.

Ma non passa un attimo

che la pelle ricomincia a scottarmi,

diventa come braci,

e il fuoco divampa, ancora… e di più… e di più…

E di più ancora.”

Nel caso del sogno di Hernest D.,

il fratello che gli incendiava gli abiti

era l’immagine più semplice del mondo?

Hernest ne era attratto,

e si sentiva da lui acceso?

La coscienza, incapace di accettarlo,

inseriva nel racconto del sogno un finalmente

prima di dire che qualcuno lo inondava di acqua ghiacciata,

ovvero raffreddava il sentimento proibito?

FREUD

Quello che rende eccezionale questo sogno

è che rappresenta

in modo esplicito

la lotta interna al sognatore:

quel qualcuno che spegne l’incendio

mentre il rogo che si riaccende

è il desiderio su cui il sogno insiste:

vorrei poter bruciare liberamente senza dovermi spegnere.

Il sogno quindi trasforma in azioni

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 110

quei concetti che non sa rappresentare.

Si può definire questo processo come dramma onirico.

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 111

16.

QUARTA SEDUTA CON TESSA W.

TESSA

“Perché diamine ha portato quei fiori?

Li tolga da lì, non voglio vederli.”

FREUD

“Non le piacciono le viole, Tessa?”.

TESSA

“Le ho detto di farle sparire…”

FREUD

“Sono sceso nel sottobosco per coglierle,

il sentiero andava giù ripido, fra i rami…”

TESSA

“Non voglio sentire più! Non voglio…

Se ne vada con quei fiori.”

FREUD

“Vuole che me ne vada? Così presto?

È un vero peccato, Tessa.

Se me ne vado, non potrà prendere i suoi due anelli.

Glieli avevo promessi, ricorda? Per Channukah.”

TESSA

“Dove sono?”

FREUD

“Li può prendere, se vuole.

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 112

Li ho sepolti nella terra del vaso, sotto le viole.

Le basterà scavare con il dito”.

TESSA

“Non può rovesciare lei il vaso?”

FREUD

“No, non posso. Deve farlo lei.

In fondo cosa le costa? Sono solo viole.”

TESSA

“Se oggi le racconto un altro sogno,

avrò comunque un anello quando torna?”

FREUD

“Certo. Ma solo se prima avrà preso gli anelli di oggi.

Avanti, Tessa: non abbia paura.

Qualunque cosa lei veda intorno a questo vaso,

è del tutto immaginaria.”

TESSA

“Non ci riesco.”

FREUD

“Posso aiutarla io,

ma deve dirmi cosa rischio:

perché dovrei aver timore delle viole?”.

TESSA

“Non lo so, io non lo so, davvero, non lo so! Non lo so

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 113

17.

QUINTA SEDUTA CON TESSA W.

TESSA

“Come l’ha avuta?”

FREUD

“L’ho sottratta al direttore.”

TESSA

“Ma è davvero lei? È la scatola coi miei anelli?”

FREUD

“Sono tutti qui dentro, Tessa.”

TESSA

“E posso vederli?”

FREUD

“La scatola è chiusa a chiave.

Guarda: ho provato, non si apre.”

TESSA

“Penso che potrei sbatterla contro la parete,

e si aprirebbe.”

FREUD

“Faresti rumore, e qualcuno degli infermieri verrebbe a vedere.

Se ti prendono indietro la scatola, non riuscirò più a riaverla.”

TESSA

“Come posso aprirla?”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 114

FREUD

“Ti occorre la chiave.”

TESSA

“Lei può prenderla?”

FREUD

“Solo se riesci a meritarla: se scoprono che rubo quella chiave,

corro il rischio di essere cacciato per sempre dalla clinica.”

TESSA

“Vuole un altro sogno?”

FREUD

“Oh no, Tessa. Questa volta no.

Questa volta uno dei tuoi sogni ce l’ho già, in parte.

Mi serve solo che tu riempia gli spazi vuoti.”

TESSA

“Che vuol dire?”

FREUD

“Stanotte ero qui. Ti ho sentita gridare, mentre dormivi.

Ho segnato le parole esatte.

Voglio sapere cosa ti ricordi di questo sogno,

e dovrai essere il più possibile precisa.”

TESSA

“Io stanotte non ho sognato, non ho memoria…”

FREUD

“Faremo comunque la prova.

Perché gridavi “non respiro?”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 115

TESSA

“Ero in quel bosco, sempre.”

FREUD

“Il bosco fitto di rami?”

TESSA

“Non riesco a camminare, da quanto sono stretti, e tagliano.”

FREUD

“Non riesci a camminare, e la strada è sempre in discesa?”

TESSA

“A precipizio, si può cadere, non dovrei andarci.”

FREUD

“Poi? Cosa senti?”

TESSA

“C’è sempre quel cane: lo stanno torturando, è disperato.”

FREUD

“E tu lo vedi?”

TESSA

“Lo sento, è come un guaito, rimbomba dovunque.”

FREUD

“E l’uomo con le viole? C’è anche in questo sogno?”

TESSA

“Lui no, lui non c’è. Ma c’è una bambina, sta suonando.”

FREUD

“Chi è? La riconosci? È tua sorella Sarah?”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 116

TESSA

“No, no, non è lei. Io mi avvicino per sentirla suonare,

è seduta su un ramo. Suona così bene: perfettamente.

Ma quando sono a un passo, finisco dentro i rami,

e mi stringono sul petto, mi tolgono il fiato,

mi tolgono il fiato… Non respiro… Non respiro…

Io non respiro…”.

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 117

18.

SESTA SEDUTA DI TESSA W.

FREUD

“Sono tredici mesi che diamo la caccia al tuo sogno.”

TESSA

“No: sono tredici mesi che lei – solo lei –

si è messo in testa di scavarmi dentro.

Come se non sapessi perché lo fa.

Penso che lei cerchi di smontare e rimontare i sogni

solo per dirsi che ha vinto,

che non ha fallito, che anche stavolta le è riuscito il gioco.

Penso che le manchi una cosa, per capire davvero quelli come me:

la solitudine.

Quella che ti scava dentro come un esercito intero di tarme,

e poi a un tratto il tronco si spezza.”

FREUD

“Vorrei raccontarti un ricordo.

So che ho dieci anni. È una sera di ottobre, fa buio presto…

Sono solo, sotto la pioggia:

torno verso casa da non so dove…

anzi, vengo dall’emporio

dove mia madre mi ha mandato a comprare filo di lana e toppe di stoffa:

che finiranno sui miei pantaloni…

Col mantello mi copro la testa,

che comunque è fradicia…

So che è tardi, sta facendo buio, mia madre aspetta:

accelero il passo, corro,

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 118

salto fra i sassi mentre la pioggia aumenta,

aumenta,

non manca molto a casa…

dalla testa mi scivola il mantello,

sento l’acqua in viso ma non mi fermo, no:

corro, corro, finché…

all’improvviso, poco distante…

Un boato…

Una scossa, uno scoppio, come uno squarcio dal cielo: non so cosa sia…

Vedo solo una lama di luce,

una saetta che dall’alto si scatena su una quercia,

la incendia, la brucia, la apre in due col fuoco,

la spezza, enorme, così, nel mezzo.

Sono terrorizzato, non capisco più niente,

scivolo a terra, nel fango…

E’ il mio viso?...

E’ il mio viso che mi vedo davanti,

riflesso dentro l’acqua di una pozza…

Un viso di dieci anni, impaurito, pallido,

che sta lì - sospeso - e mi fissa tremando…

Non so quanto tempo sono rimasto - sotto la pioggia - a guardarmi.

Mentre fissavo quegli occhi e loro fissavano me,

ho pensato:

“Ti chiami Sigmund… Sigmund Freud…

Siamo io e te, soli, Sigmund.

E così sarà sempre, fino in fondo:

qualsiasi cosa accada ci troveremo io e te, del tutto soli.”

Penso che ti sbagli, Tessa:

ognuno di noi vive chiuso in una scatola, solo con se stesso.

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 119

E dentro questa scatola

fare un minimo di luce

equivale a non perdersi.”

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 120

19.

L’IPNOSI DI TESSA W.

TESSA Che devo fare?

FREUD Ascolta la mia voce. Il tuo sguardo: fissalo su un punto. Tutto

il resto non esiste, Tessa… Questa stanza, questo tempo,

questa luce: ogni cosa per te svanisce… Il tuo corpo è

pesante… Hai gli occhi molto stanchi… La mia mano, ora, li

chiuderà…

Freud passa la mano dall’alto in basso sul viso di Tessa che chiude lentamente gli

occhi.

FREUD Adesso conterò fino a cinque… Al mio cinque, proverai ad

aprire gli occhi, ma non ci riuscirai… Per te non ci sarà altro

che silenzio… Uno… Due… Tre… Solo silenzio… Quattro…

E cinque…

Silenzio.

Tessa immobile, gli occhi chiusi. Freud le prende i battiti del polso.

FREUD Chi sei tu?

TESSA (con voce lontana, come in trance) Sono ciò che resta di me

stessa. La mia ombra, non la luce.

FREUD Dove ti trovi?

TESSA Uno strano luogo… Corridoi. Sbarre. Vasche. Porte. Cancelli.

FREUD E sai perché ti trovi qui?

TESSA Perché ormai il giorno è notte, la notte è giorno. La notte è il

giorno più buio, il giorno la notte più chiara.

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 121

FREUD Cosa ti nascondi, Tessa?

TESSA Ho i pensieri senza briglia, per la testa. Nel vuoto: così,

sospesi… Emergono dalla nebbia, quando vogliono… Ed io

sono in mano loro. Comandano.

FREUD Cosa ti comandano?

TESSA Molte cose… Se i pensieri prendono l’assalto, non posso

ribellarmi.

FREUD I pensieri ti appartengono, non viceversa. Tu puoi mettere

ordine.

TESSA Non esiste ordine: il filo è spezzato. Dubitare. Non fidarmi. Di

me non posso fidarmi. Sono in bilico. Sono sempre in bilico.

FREUD Hai perso la rotta. Devi solo tornare al punto di partenza.

TESSA Non saprò mai chi ero prima, l’io di prima è svanito.

FREUD Ascolta… Sei in una grande spianata bianca: intorno a te non

c’è niente e nessuno. In lontananza però vedi un bosco

prendere forma. Lentamente il bosco si avvicina. Puoi

distinguere gli alberi. I rami. Li vedi?

TESSA Li vedo. Potrò nascondermi, là sotto…

FREUD Nasconderti? Da chi devi nasconderti?

TESSA Dagli altri che giocano. Non devo farmi trovare. Scenderò là

sotto. Scenderò là dentro.

FREUD Scenderai nel bosco?

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 122

TESSA Non devo scendere là sotto:

la scala è ripida. Mi farò male se cado, la scala va giù dritta.

FREUD Dimmi cosa vedi.

TESSA Spingo la porta: è buio, la scala scende… la legna è tutto

intorno. Un gradino. Un altro. Un altro ancora. Scendo.

FREUD Non senti emergere da lontano un suono? Io lo sento.

Assomiglia a un cane.

TESSA Non sento niente… Non devo sentire niente… Non dovrei

scendere qui… Solo i grandi scendono giù dove c’è la legna…

FREUD Prendimi la mano: non sei sola.

TESSA Sento delle voci. Lui è là.

FREUD L’uomo con le viole?

TESSA Grida, lo sento gridare, dice “Cagna! Striscia! Cagna!” Lui è

là…. Le viole, il violino… (sempre più concitata) Viole, violino,

viole, violino, “Può testimoniare che l’imputato è un uomo

violento?”… Violino, viole, violette, violento, viole… “Può

testimoniare che… (quasi gridando, si alza, spalanca gli occhi)

…“Cagna! Striscia! Cagna!”…

FREUD Non c’è più niente, Tessa!... Non c’è più niente… Questa è la

realtà, non stai più sognando… Questa è la realtà, Tessa.

Questa è la realtà.

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 123

20.

EPILOGO

FREUD

Mi trovo in un grande spazio.

Io sono io: gli altri per chiamarmi usano il mio nome.

Eppure ho un altro viso.

Sono io senza essere io.

Un altro si muove al mio posto.

Mi trovo in un grande spazio.

Il mio paziente Wilhelm T. è il primo che vedo.

Racconta a voce alta il suo caso,

gli alberi neri che piangono lava,

le farfalle che volano dalle scatole.

Tessa è da un lato, con le mani piene di anelli.

Ludwig R. mi fissa, seduto, coi pugni chiusi.

Poi il signor Oskar e Elga K.:

la mano di lui sulla spalla, il sogno della stazione.

Mi trovo in un grande spazio,

dove le parole risuonano nell’aria

e i fatti si ripetono uguali.

Il signor Solomon rotola giù nel fango.

Greta rompe le casse di vetro.

I loro sogni sono entrati nei miei.

Sogno chi mi racconta i suoi sogni.

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 124

Mi chiedo a volte se i sogni che studio non

sono un sogno anch’essi.

La pianista Elfriede immersa nel biancore,

il giovane Hernest D. incendiato dal fratello…

Mi trovo in un grande spazio.

Le mie parole

prendono forma in un linguaggio nuovo,

finora mai osato.

Tutto assume una faccia diversa,

il mio libro è come un intreccio.

Recupero frasi, discorsi, dettagli.

Rivedo frammenti.

Tento un incastro.

Mi trovo in un grande spazio.

Io sono io: gli altri per chiamarmi usano il mio nome.

Eppure ho un altro viso.

Sono io senza essere io.

Un altro si muove al mio posto.

Davanti a me, nel buio, siedono decine di visi.

Mi fissano, ascoltano, spiano i miei gesti.

Mi trovo in un grande spazio.

Lo definirei un teatro.

“Freud ovvero l’interpretazione dei sogni” - 125

INDICE DEI QUADRI

1. Il mio sogno di Lipsia

2. Prima seduta con Tessa W.

3. Il sogno di Wilhelm T.

4. Seconda seduta con Tessa W.

5. Prima seduta con Ludwig R.

6. Il caso dei coniugi Oskar ed Elga K.

7. Terza seduta con Tessa W.

8. Lettera della sig.ra Elga K.

9. Seconda seduta con Ludwig R.

10. Terza seduta con la sig.ra Elga K.

11. Il mio sogno con Irma

12. Il sogno di Elfriede H.

13. Terza seduta con Ludwig R.

14. Il mio sogno della serra

15. Il sogno di Hernest D.

16. Quarta seduta con Tessa W.

17. Quinta seduta con Tessa W.

18. Sesta seduta con Tessa W.

19. Ipnosi di Tessa W.

20. Epilogo