otto tubi piØ forcella da tagliare e saldare - BRN...2016/05/21  · 4 ottobre 2014. A destra,...

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sabato 21 maggio 2016 | pagina 99 we STORIE | 9 per 4/5 a Selle Royal, la multi- nazionale vicentina primo pro- duttore al mondo di selle per biciclette (1.200 dipendenti e oltre 111 milioni di euro di fat- turato) che nel 2002 aveva ac- quisito lo storico marchio in- glese Brooks. La stessa società gestisce al- tre sette manifestazioni con il medesimo brand in tutto il mondo, calendarizzate tra apri- le e dicembre: California, Sud Africa, Giappone, Spagna, In- ghilterra, Olanda e Uruguay. L’anno cruciale è il 2008: da quel momento l’Eroica esplode e, parallelamente, viene imita- ta. Cominciano a nascere le ci- clostoriche, soprattutto in Ita- lia, ma anche in Francia e Spa- gna. La formula è mutuata dal- la manifestazione madre, per- fino nei dettagli del regola- mento: la Polverosa a Parma, la Carrareccia nella Tuscia, la Mitica nell’Alessandrino, l’Im- periale a Roma... l’onomastica attinge allo stesso milieau. Senza dimenticare l’Anjou Ve- lò Vintage, nata nel 2010 nella Loira. Oggi di ciclostoriche se ne contano più di 80, ma solo una quindicina sono quelle so- lide e nessuna è paragonabile all’Eroica per dimensioni. All’interno di questo circui- to, l’esperimento più interes- sante è il Giro d’Italia d’Epoca che consiste nella partecipa- zione ad almeno 4 delle 15 ci- clostoriche selezionate dall’or- ganizzazione (Eroica esclusa). Nato nel 2010 con 600 iscritti, l’anno scorso ha chiuso a quota 6 mila brevettati decuplicando i partecipanti in 5 anni. Ennesima prova della vitali- tà di questo settore, che non è dunque forse corretto chiama- re di nicchia. D’altra parte se, come sostiene Alberto Gnoli (socio di maggioranza dell’E- roica), «almeno 1/20 di tutto il cycling è vintage», il conto è presto fatto: secondo i dati Ecf già citati, significa quasi 1 mi- liardo di euro nel mercato di- retto Ue e circa 10 miliardi con- siderando il valore complessi- vo generato. Un esempio significativo arriva da un settore particola- re: quello dei distributori di componenti per bici, che rifor- niscono capillarmente i detta- glianti e i negozi di tutta Italia. Bernardi (Forlimpopoli) è uno dei 3 principali player sul mercato: 60 anni di attività, 2.500 clienti, oltre 10 milioni di fatturato. Negli ultimi tre anni ha raddoppiato le dimen- sioni del catalogo proprio per rispondere alla domanda di vintage: dagli accessori come campanelli, selle di cuoio e manopole di legno, per arriva- re alle componenti meccani- che e ai telai cromati realizzati in Italia. Fino a diventare as- semblatore in proprio di una intera linea di bici finite stile anni ’50, vendute nei negozi di abbigliamento chic di Milano, Roma, Londra e Parigi. Ma oltre ai telai, le bici finite, la componentistica, l’abbiglia- mento e tutto l’indotto turisti- co, ci sono molte altre voci che contano. A partire da quelle le- gate ai consumi culturali: pri- ma di tutto, naturalmente, i li- bri. Non solo le guide tecniche o quelle di viaggio. Ma anche la letteratura e la saggistica uma- nistica legate al mondo della bicicletta. Ediciclo, nata a Por- togruaro 29 anni fa, è una pic- cola casa editrice, l’unica in Ita- lia specializzata su questi temi. Che vanta oltre 400 titoli pub- blicati e un fatturato di 1,milio- ni di euro. E punta anche sul ci- clismo vintage, come spiega il fondatore e amministratore Vittorio Anastasia (un altro dei tanti che pedalano all’Eroica), inserendo in catalogo un paio di titoli dedicati all’anno. Senza dimenticare opera- zioni di confine come quella di Steel Vintage: startup fondata da un gruppo di giovani a Ber- lino rilanciata agganciandosi all’Eroica, che le ha raddop- piato il mercato. Il core busi- ness? Recuperare vecchie bici- clette di acciaio di alta e altissi- ma gamma in giro per l’Euro- pa, restaurarle in modo meti- coloso e filologico per poi met- terle in commercio con un det- tagliato catalogo online. I clienti migliori? Stati Uniti e Giappone. Basta una veloce occhiata al loro sito per since- rarsi di un sospetto naturale: Masi, Pinarello, Bianchi, Gios, Benotto, Cinelli, De Rosa… i marchi sono tutti, senza ecce- zione, italiani. Riscoperte | Il successo di massa delle gare storiche ha fatto tornare di moda le vecchie due ruote in acciaio italiane. Un mercato che solo in Europa vale 1 miliardo e ne genera altri 10 con l’indotto otto tubi più forcella da tagliare e saldare n Otto tubi, più la forcella. Da scegliere (materia- le, spessori, sezione, lunghezza), tagliare, limare, congiungere e saldare a seconda della taglia e del- le esigenze del committente per comporre i due triangoli che fanno il telaio. Un grado in più in un angolo o mezzo millimetro di spessore in meno possono cambiare completamente una bicicletta e il modo in cui la si pedala: esattamente come un vestito confezionato su misura. Un’arte sartoria- le e complessissima, sospesa in uno spazio magi- co tra l’officina meccanica, l’antro di Vulcano e la bottega di un artigiano rinascimentale; quella con cui da oltre un secolo i telaisti cuciono le bici sulle forme e il carattere dei loro clienti. Ci fu un tempo in cui in ogni capoluogo di pro- vincia del Belpaese si aggiornava periodicamen- te la locale classifica dei telaisti in attività. Da Ao- sta a Trapani, da Trieste a Sassari, l’Italia sem- brava davvero una fucina inesauribile di sarti d’acciaio tutti gelosissimi dei loro segreti come alchimisti medioevali. Un caleidoscopio di terzi- sti per i grandi marchi, titolari di piccolissime imprese artigiane, che confezionavano Ferrari per corridori professionisti ma anche abiti da tutti i giorni per persone normali e ciclisti della domenica. In nessuno degli altri Paesi in cui si è fatta la storia della bicicletta (Francia, Belgio, In- ghilterra) c’era niente di simile, per proporzioni e livello qualitativo. Non si tratta di un tempo remoto: è durato fino a una ventina di anni fa, più o meno quando co- minciò l’invasione dei telai low cost made in Asia. Prima timida, più taiwanese, poi sempre più de- cisa fino a divenire dirompente a partire dall’in- gresso della Cina nel Wto (per gli amanti delle ri- correnze: 11 dicembre 2001, due mesi dopo le Torri gemelle). Alcuni però, pochissimi, hanno resistito alla tempesta asiatica, riuscendo anche a trasmettere tecniche e saperi alla generazione successiva. Si contano sulle dita di un paio di mani e sono so- prattutto tra Lombardia e Veneto, che erano il cuore di questo mondo, con qualche appendice in Piemonte e Toscana. Il resto, spazzato via. Questi superstiti oggi sono star internazionali, nel cir- cuito degli intenditori, certo. Come Dario Pego- retti, trentino di Caldonazzo classe ’56, allievo a Verona del geniale terzista Luigino Milani (dive- nuto suo suocero) che oggi, dopo 40 anni di atti- vità, fa telai che sono opere d’arte e può permet- tersi di vendere solo all’estero. O Derren Mark Crisp, ciclista texano che a Castiglion Fiorentino ha trovato la madre dei suoi due figli e imparato a fare telai: prima di acciaio, poi solo di titanio. Quaranta pezzi all’anno, rigorosamente su misu- ra, venduti in tutti i continenti. Ma è un mondo in pieno risveglio. Tommasi- ni, da Grosseto, per esempio non ha mai smesso l’arte. Così come Gios, a Torino, De Rosa a Mi- lano o Wilier a Trieste (marchio storico: l’acro- nimo sciolto significa “W l’Italia libera e reden- ta”) che ripropone la sua superleggera d’acciaio ramata. Mentre anche le grandi come Bianchi hanno ripreso a commissionare a terzisti telai in acciaio. E fuori dall’officina di Pegoretti, ma non solo la sua, c’è la fila di (più o meno) giovani che chiedono di imparare. M.B. Mestieri | In Italia i maestri telaisti riaprono bottega. E insegnano ai giovani la loro antica arte: come cucire mezzi a misura dei loro padroni XINHUA-JIN YU / EYEVINE / CONTRASTO RISALITE Ciclisti lungo la strada vicino al castello di Broglio, ottobre 2014 THE NEW YORK TIMES / CONTRASTO VINTAGE Jack Berruti, a sinistra, aiuta suo padre Luciano a sistemare una gomma durante una tappa dell’Eroica a Panzano, Firenze, 4 ottobre 2014. A destra, dettagli di biciclette e abbigliamento dei partecipanti Un grado in più in un angolo o mezzo millimetro di spessore in meno possono cambiare tutto, anche come si pedala Bernardi a Forlimpopoli è leader del settore da 60 anni: 2.500 clienti, 10 milioni di fatturato XINHUA / EYEVINE / CONTRASTO XINHUA / EYEVINE / CONTRASTO FEDERICA VALABREGA / CONTRASTO

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sabato 21 maggio 2016 | pagina 99we STORIE | 9

per 4/5 a Selle Royal, la multi-nazionale vicentina primo pro-duttore al mondo di selle perbiciclette (1.200 dipendenti eoltre 111 milioni di euro di fat-turato) che nel 2002 aveva ac-quisito lo storico marchio in-glese Brooks.

La stessa società gestisce al-tre sette manifestazioni con ilmedesimo brand in tutto ilmondo, calendarizzate tra apri-le e dicembre: California, SudAfrica, Giappone, Spagna, In-ghilterra, Olanda e Uruguay.

L’anno cruciale è il 2008: daquel momento l’Eroica esplodee, parallelamente, viene imita-ta. Cominciano a nascere le ci-clostoriche, soprattutto in Ita-lia, ma anche in Francia e Spa-gna. La formula è mutuata dal-la manifestazione madre, per-fino nei dettagli del regola-mento: la Polverosa a Parma,la Carrareccia nella Tuscia, laMitica nell’Alessandrino, l’Im -periale a Roma... l’onomasticaattinge allo stesso milieau.Senza dimenticare l’Anjou Ve-lò Vintage, nata nel 2010 nellaLoira. Oggi di ciclostoriche sene contano più di 80, ma solouna quindicina sono quelle so-lide e nessuna è paragonabileall’Eroica per dimensioni.

All’interno di questo circui-to, l’esperimento più interes-sante è il Giro d’Italia d’Epocache consiste nella partecipa-zione ad almeno 4 delle 15 ci-clostoriche selezionate dall’or -ganizzazione (Eroica esclusa).Nato nel 2010 con 600 iscritti,l’anno scorso ha chiuso a quota6 mila brevettati decuplicandoi partecipanti in 5 anni.

Ennesima prova della vitali-tà di questo settore, che non èdunque forse corretto chiama-re di nicchia. D’altra parte se,come sostiene Alberto Gnoli(socio di maggioranza dell’E-roica), «almeno 1/20 di tutto ilcycling è vintage», il conto èpresto fatto: secondo i dati Ecf

già citati, significa quasi 1 mi-liardo di euro nel mercato di-retto Ue e circa 10 miliardi con-siderando il valore complessi-vo generato.

Un esempio significativoarriva da un settore particola-re: quello dei distributori dicomponenti per bici, che rifor-niscono capillarmente i detta-

glianti e i negozi di tutta Italia.Bernardi (Forlimpopoli) èuno dei 3 principali player sulmercato: 60 anni di attività,2.500 clienti, oltre 10 milionidi fatturato. Negli ultimi treanni ha raddoppiato le dimen-sioni del catalogo proprio perrispondere alla domanda divintage: dagli accessori comecampanelli, selle di cuoio emanopole di legno, per arriva-re alle componenti meccani-che e ai telai cromati realizzatiin Italia. Fino a diventare as-semblatore in proprio di unaintera linea di bici finite stileanni ’50, vendute nei negozi diabbigliamento chic di Milano,Roma, Londra e Parigi.

Ma oltre ai telai, le bici finite,la componentistica, l’abbiglia -mento e tutto l’indotto turisti-co, ci sono molte altre voci checontano. A partire da quelle le-gate ai consumi culturali: pri-ma di tutto, naturalmente, i li-bri. Non solo le guide tecnicheo quelle di viaggio. Ma anche laletteratura e la saggistica uma-nistica legate al mondo dellabicicletta. Ediciclo, nata a Por-togruaro 29 anni fa, è una pic-cola casa editrice, l’unica in Ita-lia specializzata su questi temi.Che vanta oltre 400 titoli pub-blicati e un fatturato di 1,milio-ni di euro. E punta anche sul ci-clismo vintage, come spiega ilfondatore e amministratoreVittorio Anastasia (un altro deitanti che pedalano all’Eroica),inserendo in catalogo un paiodi titoli dedicati all’anno.

Senza dimenticare opera-zioni di confine come quella diSteel Vintage: startup fondatada un gruppo di giovani a Ber-lino rilanciata agganciandosiall’Eroica, che le ha raddop-piato il mercato. Il core busi-ness? Recuperare vecchie bici-clette di acciaio di alta e altissi-ma gamma in giro per l’E u r o-pa, restaurarle in modo meti-coloso e filologico per poi met-terle in commercio con un det-tagliato catalogo online. Iclienti migliori? Stati Uniti eGiappone. Basta una veloceocchiata al loro sito per since-rarsi di un sospetto naturale:Masi, Pinarello, Bianchi, Gios,Benotto, Cinelli, De Rosa… imarchi sono tutti, senza ecce-zione, italiani.

Riscoperte | Il successo di massa delle gare storicheha fatto tornare di moda le vecchie due ruotein acciaio italiane. Un mercato che solo in Europavale 1 miliardo e ne genera altri 10 con l’indotto

otto tubi più forcellada tagliare e saldare

n Otto tubi, più la forcella. Da scegliere (materia-le, spessori, sezione, lunghezza), tagliare, limare,congiungere e saldare a seconda della taglia e del-le esigenze del committente per comporre i duetriangoli che fanno il telaio. Un grado in più in unangolo o mezzo millimetro di spessore in menopossono cambiare completamente una biciclettae il modo in cui la si pedala: esattamente come unvestito confezionato su misura. Un’arte sartoria-le e complessissima, sospesa in uno spazio magi-co tra l’officina meccanica, l’antro di Vulcano e labottega di un artigiano rinascimentale; quellacon cui da oltre un secolo i telaisti cuciono le bicisulle forme e il carattere dei loro clienti.

Ci fu un tempo in cui in ogni capoluogo di pro-vincia del Belpaese si aggiornava periodicamen-te la locale classifica dei telaisti in attività. Da Ao-sta a Trapani, da Trieste a Sassari, l’Italia sem-brava davvero una fucina inesauribile di sartid’acciaio tutti gelosissimi dei loro segreti comealchimisti medioevali. Un caleidoscopio di terzi-sti per i grandi marchi, titolari di piccolissimeimprese artigiane, che confezionavano Ferrariper corridori professionisti ma anche abiti datutti i giorni per persone normali e ciclisti delladomenica. In nessuno degli altri Paesi in cui si èfatta la storia della bicicletta (Francia, Belgio, In-ghilterra) c’era niente di simile, per proporzioni elivello qualitativo.

Non si tratta di un tempo remoto: è durato finoa una ventina di anni fa, più o meno quando co-minciò l’invasione dei telai low cost made in Asia.Prima timida, più taiwanese, poi sempre più de-cisa fino a divenire dirompente a partire dall’in-gresso della Cina nel Wto (per gli amanti delle ri-correnze: 11 dicembre 2001, due mesi dopo leTorri gemelle).

Alcuni però, pochissimi, hanno resistito allatempesta asiatica, riuscendo anche a trasmetteretecniche e saperi alla generazione successiva. Si

contano sulle dita di un paio di mani e sono so-prattutto tra Lombardia e Veneto, che erano ilcuore di questo mondo, con qualche appendice inPiemonte e Toscana. Il resto, spazzato via. Questisuperstiti oggi sono star internazionali, nel cir-cuito degli intenditori, certo. Come Dario Pego-retti, trentino di Caldonazzo classe ’56, allievo aVerona del geniale terzista Luigino Milani (dive-nuto suo suocero) che oggi, dopo 40 anni di atti-

vità, fa telai che sono opere d’arte e può permet-tersi di vendere solo all’estero. O Derren MarkCrisp, ciclista texano che a Castiglion Fiorentinoha trovato la madre dei suoi due figli e imparato afare telai: prima di acciaio, poi solo di titanio.Quaranta pezzi all’anno, rigorosamente su misu-ra, venduti in tutti i continenti.

Ma è un mondo in pieno risveglio. Tommasi-ni, da Grosseto, per esempio non ha mai smessol’arte. Così come Gios, a Torino, De Rosa a Mi-lano o Wilier a Trieste (marchio storico: l’a c r o-nimo sciolto significa “W l’Italia libera e reden-ta”) che ripropone la sua superleggera d’acciaioramata. Mentre anche le grandi come Bianchihanno ripreso a commissionare a terzisti telaiin acciaio. E fuori dall’officina di Pegoretti, manon solo la sua, c’è la fila di (più o meno) giovaniche chiedono di imparare.

M.B.

Mestieri | In Italia i maestri telaisti riapronobottega. E insegnano ai giovani la loro anticaarte: come cucire mezzi a misura dei loro padroni

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R I SA L I T E Ciclisti lungo la strada vicino al castello di Broglio, ottobre 2014 THE NEW YORK TIMES / CONTRASTO

V I N TAG EJack Berruti, asinistra, aiuta suopadre Lucianoa sistemare unagomma duranteuna tappadell’Eroica aPanzano, Firenze,4 ottobre 2014.A destra, dettaglidi biciclettee abbigliamentodei partecipanti

Un grado in più in un angoloo mezzo millimetro di spessorein meno possono cambiaretutto, anche come si pedala

Bernardi a Forlimpopoliè leader del settore da60 anni: 2.500 clienti,10 milioni di fatturato

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