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OSSERVATORIO SULLE LIBERALIZZAZIONI IN ITALIA CERMES UNIVERSITÀ BOCCONI Sintesi del Rapporto di Ricerca Milano, 6 ottobre 2008

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OSSERVATORIO SULLE LIBERALIZZAZIONI IN ITALIA

CERMESUNIVERSITÀ BOCCONI

Sintesi del Rapporto di Ricerca

Milano, 6 ottobre 2008

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2 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI

Osservatorio CERMES sulle liberalizzazioni in Italia

Roberto Ravazzoni - Coordinatore

GRUPPO DI RICERCAGRUPPO DI RICERCA

Paolo Defonte

Michele Deodati

Francesco Mastromatteo

Annamaria Panciroli

Onorio Zappi

Maria Grazia Cardinali

Francesco Daveri

Mario Menegatti

Gianluca Morelli

L’attuazione della Riforma Bersani (L. 248/2006) e dei nuovi provvedimenti in materia (L. 133/2008) nelle regioni italiane

La distribuzione grocery

Il commercio al dettaglio non alimentare

La distribuzione dei farmaci

La distribuzione di carburanti

Il sistema delle banche

Il sistema delle assicurazioni

AGENDAAGENDA

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3 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI

Consumi commercializzabili 223

Non Alimentari 112Alimentari 111

Altri consumi 693

Affitti, Gas Luce, AcquaManutenzione abitazione 204

Salute / Istruzione 38Servizi di Trasporto e Comunicazione 107Servizi Assicurativi e Finanziari 43

€ mdi

Alberghi, Ristoranti e Viaggi 118

Altri consumi: Cura della personaAuto, Tessuti, Sport, Spettacoli,Giochi e lotterie, Professionisti, ecc 183

16,6%

11,0% 1,8% 9,5%

3,3%

18,9%

19,2%

19,7%

12,4%

12,4%

12,9%

22,3%

4,1%

12,5%

3,9%

19,5%

24,3% 39%

33%

28%

33,0%

42,7%

39%

Consumi commercializzabili escluso: auto-produzione, tessuti, sartoria, canali “professional” dell’elettronica, prodotti farmaceutici, carburanti, veicoli.

429 900

1991 20070%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

18.9%18.9%

19,7%19,7%

19,2%19,2%

12,1%12,1%

12,2%12,2%

22,2%22,2%

4,1%4,1%

11,7%11,7%

12,9%12,9%

20,1%20,1%

4,7%4,7% 3,3%3,3%

16,6%16,6%

11,0%11,0%1,8%1,8%

9,5%9,5%

1991-2007: com’è cambiata la Spesa delle Famiglie in Italia

916

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4 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI

SERVIZI:PIÙ CONCORRENZA = PIÙ CRESCITA

Fonte: elaborazioni CSC su dati Commissione europea e OCSE

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5 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI

I settori esaminati

I sei settori prescelti per gli approfondimenti sullo stato di attuazione e di diffusione delle liberalizzazioni sono i seguenti:

1. Commercio al dettaglio alimentari 2. Commercio al dettaglio non alimentare 3. Distribuzione di carburanti 4. Distribuzione di farmaci 5. Assicurazioni 6. Servizi finanziari

L'osservatorio si propone di stimare quanto costa alla collettività ( Famiglie e Imprese) il ritardo strutturale accumulato nei settori investigati e quanto incidono le inefficienze generate dalle protezioni degli offerenti attuali a scapito di quelli potenziali

Per ciascun settore considerato si è cercato non solo di quantificare i costi per la collettività legati alle protezioni e alle inefficienze ma anche di qualificare la direzione, la diffusione e i tempi di realizzo delle auspicate liberalizzazioni

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6 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI

I tempi e i modi di produrre le liberalizzazioni in Italia

Una tassonomia dei settori di attività di fronte alle liberalizzazioni

Settori in cui necessitanonuovi impianti

di erogazione

con vincoli strutturali tempi

più lunghi per i benefici

Settori in cui è sufficiente facilitare una ricanalizzazione

delle merci / servizie delle vendite

senza vincoli strutturali modifica

regole e riduzione prezzi più rapide e facili

Settori di pubblica utilità che transitano su Rete (elettricità, gas,

telecomunicazioni, trasporti, …) vs. nuovi modelli di governance

Pubblico: proprietà delle Reti

Privato: gestione ed

erogazione dei Servizi

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7 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI

Un modello “ideale” di intervento per cercare di sostenere la domanda con un piano di liberalizzazioni ...

Ricercare il cambiamento sotto controllo ...Ricercare il cambiamento sotto controllo ...

PIÙ COMPETIZIONE

PIÙ COORDINAMENTOPIÙ LIBERALIZZAZIONE

nei mercati e nel sistema dei prezzi

Nel nuovo contesto

“federale”PIÙ EFFICIENZA ECONOMICA, DI SISTEMA (E SOCIALE)

RIPRESA DEI CONSUMI

Per tutelare le specificitàdel nostro

sistema d’offerta

( miglior utilizzo delle risorse destinate a questo scopo …)

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8 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI

Liberalizzazioni: prima comunicarle o prima attuarle?

Il 90% degli italiani ha dichiarato di conoscere le liberalizzazioni. Tra essi il 66% ritiene positivo l’impatto delle liberalizzazioni sull’economia; il 58% ha percepito positivamente tale impatto sulle condizioni della propria famiglia.

Il 74% dei manager ritiene positivo l’impatto delle liberalizzazioni sull’economia; il 54% ha percepito positivamente tale impatto sulle condizioni della propria azienda. (fonte: Ispo per Consumers’ Forum, 2007)

Negli Usa, secondo alcuni economisti, i benefici delle liberalizzazioni di diversi settori effettuate a cavallo tra gli anni settanta e ottanta sono quantificabili nell’ordine del 7-9% del PIL ad essi riferito.

Ebbene, nonostante i principali soggetti a beneficiarne siano stati i consumatori, dopo 7-8 anni dalle riforme introdotte, più del 50% degli intervistati sosteneva di non averne tratto vantaggio …

Percezione delle liberalizzazioni: Usa e Italia a confronto

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9 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI

Distribuzione alimentare 5.633 mio €

Distribuzione non alimentare 2.504 mio €

Distribuzione carburanti 744 mio €

Distribuzione farmaci 67 mio €

Banche 7.100 mio €

Assicurazioni 4.100 mio € ------------------------------------------------

20.148 mio €pari al 1,3% del Pil

2,2% dei consumi delle famiglie

Gli effetti complessivi delle liberalizzazioni per le famiglie e per le impresenei settori di attività considerati

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La distribuzione groceryin Italia

CERMESUNIVERSITÀ BOCCONI

Il processo di liberalizzazione: quali sviluppi?

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11 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI

Superficie di vendita di Super e Iper:il gap temporale dell’Italia nei confronti dei paesi benchmark

150

170

190

210

230

250

270

2005

2006

2007

2008

2009

2010

2011

2012

2013

2014

2015

2016

2017

2018

2019

2020

2021

2022

2023

Trend di crescita mq per 1.000 ab. Italia Mq per 1.000 ab. GermaniaMq per 1000 ab. media Paesi benchmark

Densità Germania

(2006)

Media (2006) F - D - UK - E

8 anni 16,5 anni

Mq.

per

1.0

00 a

b.

- Mq per 1.000 abitanti -

215

268

168

Ipotesi: per i Paesi europei di benchmark nel tempo si è tenuto stabile il rapporto mq. per 1.000 abitanti del 2006

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12 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI

Le regioni italiane a maggior dotazione di superfici moderne

142

111

141127

104

141121

159

122

8

126

81

10571

6990

4866

26

58

166

46

FRIULI - V.G. VENETO LOMBARDIA ABRUZZO MARCHE UMBRIA PIEMONTE SARDEGNA EMILIA - R. VALLED'AOSTA

LAZIO

incremento densità 1991-2006 densità 1991

185

223

189

212

196

172180187

216

Mq. Super+Iper x 1.000 abit.

Fonte: ns. elaborazioni su Nielsen - GNLC (2006)

194

174

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13 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI

Le regioni italiane a minor dotazione di superfici moderne

45

133

10890 93 100 104

73 77

117

29

51

5640 31 24

3815

TRENTINO - A.A. CALABRIA MOLISE TOSCANA SICILIA BASILICATA PUGLIA LIGURIA CAMPANIA

incremento densità 1991-2006 densità 1991

128131133

146

92

111

162

Mq. Super+Iper x 1.000 abit.

Fonte: ns. elaborazioni su Nielsen - GNLC (2006)

162 159

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14 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI

Consumi Grocery pro-capite e dotazione di servizi commerciali moderni nel 2006C

on

su

mi G

rocery

pro

-cap

ite

(nu

meri

in

dic

e -

Med

ia I

talia =

100)

Dotazione Commerciale - Super + Iper: mq x 1.000 abitanti

Fonte: ns. elaborazioni su Nielsen - GNLC (2006)

85

90

95

100

105

110

115

70 90 110 250

CAMPANIA

LIGURIA

130 150 170 190 210 230

BASILICATA

PUGLIA

FRIULI - V.G.SICILIA

MOLISE

TOSCANA

LAZIO LOMBARDIA

VdA

EMILIA -R.

ABRUZZO

SARDEGNATRENTINO -A.A.

CALABRIA

MARCHE VENETO

PIEMONTEUMBRIA

Media Italia

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15 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI

Graduale liberalizzazione Medie-Grandi

Strutture

CompetizioneIntra-Type

Efficienza settoriale e di sistema

Risorse per consumi aggiuntivi

Costi Distributivi

PIL(%)

Il modello di riferimento: il circolo virtuoso della modernizzazione commerciale

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16 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI

La canalizzazione delle vendite grocery in alcuni paesi europei

24,621,3 22,5

31,6

42,1

22,3 22,8

12,9

Iper e Superstore Grandi Super Piccoli Super Altri

Italia Media Uk-F-E-D

Valori % sul totale vendite grocery

Fonte: ns. elab. su ACNielsen European Universe (2007)

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17 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI

Quota del discount in Europa nel grocery nei paesi benchmark

Fonte: ACNielsen European Universe (2007)

0

10

20

30

40

50

Germania Spagna Francia Italia Regno Unito

Soft Hard

41,1

11,6 10,1 7,75,7

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18 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI

Quota della marca privata nei paesi benchmark

Fonte: ACNielsen Europe 2007 (Modern Trade according to local market definitions)

38,0 38,0 37,8 37,9

41,1

25,026,2

27,428,7

30,3

23,825,5

26,827,3

28,7

23,724,8 25,3

26,327,2

11,012,2 12,4 12,7

13,4

10

15

20

25

30

35

40

45

2003 2004 2005 2006 2007

Regno Unito

Spagna

Germania

Francia

Italia

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19 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI

Il posizionamento di prezzo e la quota delle marche commerciali in alcuni paesi europei

Fonte: ns. elab. su AC Nielsen Europe e dati aziendali (2007)

10

15

20

25

30

35

40

45

70 75 80 85 90 95 100

UK

Italia

Francia

Spagna

Germania

N. indice prezzo Marche Commerciali (prezzo medio totale categorie = 100)

QM

delle M

arc

he

Com

merc

iali

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20 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONIFonte: CERMES - Bocconi (2008)

Gap strutturatrade italiano

grocery

Sviluppo contenuto formule discount e la loro

prezzo

Bassa penetrazione delle marche

commerciali e loro di prezzo

Vincoli esterni, dimensioni e

performance della GDO relativo impatto sul

sistema “costi operativi-margini commerciali”

Impatto totale dell’inefficienza del

sistema di distribuzione

grocery

milioni di Euro

4,00%

3.404

Le componenti dell’inefficienza / inefficacia della distribuzione grocery italiana: una stima prudenziale al 2007

3,07%3,07%

661,4

0,60%0,60%

656,7

0,59%0,59%

911,1

0,82%0,82%

5.633,2

5,07%5,07%

Percentuale dell’incidenza dei consumi commercializzati grocery

Peso macroeconomico dell’Inefficienza

Distributiva

Incidenza sul Pil

0,37%

Incidenza sui consumi finali

0,61%

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Il valore della concorrenza

CERMESUNIVERSITÀ BOCCONI

nel commercio al dettaglio non alimentare

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22 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI22

Fonte: Federdistribuzione, 2007

Evoluzione del peso dei canali non alimentari (Quote di Mercato in %)

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23 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI23

Al fine di stimare i costi generati dall’inefficienza del sistema distributivo non alimentare si è proceduto a suddividere il mercato totale nei seguenti macro-comparti:

La metodologia di stima dell’inefficienza del sistema distributivo non alimentare italiano

Abbigliamento e calzature

Elettronica di consumo

Mobili e arredamento

Bricolage

Articoli per lo sport

Casalinghi

Prodotti di profumeria

Farmaci da banco

Edutainment

Prodotti di ottica

Tessile

Cancelleria

Giocattoli

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24 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI24

La piramide della banalizzazione

Beni banalizzati

NTAS: Negozi Tradizionali Altamente Specializzati

GSS: Grandi Superfici Specializzate

GSA: Grandi Superfici Alimentari Despecializzate

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25 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI25

Al fine di comprendere come ripartire i beni venduti nelle GSS in banalizzati e in via di banalizzazione e quelli venduti nei negozi tradizionali in problematici, in via di banalizzazione e banalizzati è stata condotta un’indagine campionaria su 100 unità.

Si ritiene che la classificazione proposta (banalizzati, in via di banalizzazione, problematici) coincida con la ripartizione del mercato per fascia prezzo (bassa, media, alta).

Al consumatore è stato chiesto di stimare, per ciascun macro-comparto:

dove acquista prevalentemente i beni di fascia BASSA, presenti in tutti i canali e quanto pesano i tre format (GSA, GSS, NTAS);

dove acquista prevalentemente i beni di fascia MEDIA che vengono distribuiti sia nelle GSS che nei NTAS e quanto pesano i due canali.

La metodologia di stima dell’inefficienza del sistema distributivo non alimentare italiano

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26 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI26

SETTORE ELETTRONICA DI CONSUMO

La piramide della MODERNIZZAZIONE OGGI

ESEMPIO

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27 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI27

Al fine di costruire la piramide della modernizzazione domani, si è proceduto ad identificare le determinanti in grado di spiegare il diverso processo di riconversione distributiva che subiscono molti settori dei beni non alimentari.

Le principali determinanti che riteniamo essere alla base del processo di modernizzazione di molti settori dei beni non food sono le seguenti:

il grado di diffusione ed il peso (espresso in quota di mercato) detenuto dalle marche industriali;

il valore unitario del bene; il grado di complessità del bene; la valenza emozionale dello shopping; il posizionamento strategico del brand.

La metodologia di stima dell’inefficienza del sistema distributivo non alimentare italiano

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28 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI28

COMPARTI COEFF. DI BANALIZZAZIONE

Edutainment 0,77

Elettronica di consumo 0,54

Cancelleria 0,54

Tessile 0,53

Bricolage 0,51

Giocattoli 0,45

Casalinghi 0,45

Articoli per lo sport 0,44

Prodotti di ottica 0,43

Prodotti di profumeria 0,33

Mobili e arredamento 0,32

Abbigliamento e calzature 0,32

Stima del grado di banalizzazione raggiunto dal sistema distributivo italiano per settore merceologico

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29 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI29

Una stima di ricanalizzazione delle vendite dei beni banalizzati e in via di banalizzazione a 5 anni

SETTORE EDUTAINMENT

OGGI DOMANIESEMPIO

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30 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI30

Una stima di ricanalizzazione delle vendita dei beni banalizzati e in via di banalizzazione a 5 anni

SETTORE ABBIGLIAMENTO E CALZATURE

OGGI DOMANIESEMPIO

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31 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI31

Partendo del calcolo dei differenziali di prezzo per format e applicando il coefficiente di banalizzazione per ciascun settore merceologico è stato possibile stimare un risparmio complessivo per la collettività nel 2007 pari a 2.504 milioni di Euro.

In conclusione, un sistema più moderno ed efficiente, in linea con il crescente processo di banalizzazione di molti beni, può generare benefici per i consumatori pari al 2,24% sul totale dei consumi commercializzati non food.

Una stima del risparmio per la collettività nel settore della distribuzione non food

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La distribuzionedei farmaci in Italia

•Il processo di liberalizzazione: quali sviluppi?

CERMESUNIVERSITÀ BOCCONI

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33 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI33

Il mercato dei farmaci senza obbligo di prescrizione nel primo trimestre 2008: i canali di vendita

Farmacie95,5%

GDO1,7% Parafarmacie

2,8%

VALORE: 587,9 MIO EURO(I trim. 2008)

VOLUME: 92,3 MIO CONFEZIONI(I trim. 2008)

Farmacie94,9%

GDO2,2%

Parafarmacie2,9%

Fonte: elab. ANIFA su dati IRI e IMS Health (2008)

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34 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI

L’evoluzione del numero di corner GDO e parafarmacie aperti nell’ultimo anno

0

250

500

750

1000

1250

1500

1750

2000

2250

2500

24

/01

/20

07

07

/02

/20

07

21

/02

/20

07

07

/03

/20

07

21

/03

/20

07

04

/04

/20

07

18

/04

/20

07

02

/05

/20

07

16

/05

/20

07

30

/05

/20

07

13

/06

/20

07

27

/06

/20

07

11

/07

/20

07

25

/07

/20

07

08

/08

/20

07

22

/08

/20

07

05

/09

/20

07

19

/09

/20

07

03

/10

/20

07

17

/10

/20

07

31

/10

/20

07

14

/11

/20

07

28

/11

/20

07

12

/12

/20

07

26

/12

/20

07

09

/01

/20

08

23

/01

/20

08

06

/02

/20

08

20

/02

/20

08

05

/03

/20

08

19

/03

/20

08

02

/04

/20

08

totale Parapharmacies Corner GDO Aperti

Fonte: ns. elaborazioni su dati IMS Heath e Ministero della Salute

L’apertura dei nuovi punti vendita per i farmaci senza obbligo di prescrizione ha interessato soprattutto, a livello numerico, gli esercizi di vicinato

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35 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI

Il calcolo dei risparmi garantiti alle famiglie italiane dalle liberalizzazioni del mercato farmaceutico

GDOGDO PARAFARMACIEPARAFARMACIE

VALORE DELLE VENDITE di farmaci da autocura 2007:34.394.475 Euro (QM = 1,6%)

VALORE DELLE VENDITE di farmaci da autocura 2007:34.394.475 Euro (QM = 1,6%)

VALORE DELLE VENDITE di farmaci da autocura 2007:30.038.133 Euro (QM = 1,4%)

VALORE DELLE VENDITE di farmaci da autocura 2007:30.038.133 Euro (QM = 1,4%)

SCONTO MEDIO PRATICATO DAL CANALE:20%

SCONTO MEDIO PRATICATO DAL CANALE:20%

SCONTO MEDIO PRATICATO DAL CANALE:3%

SCONTO MEDIO PRATICATO DAL CANALE:3%

VALORE CHE LE VENDITE AVREBBERO REGISTRATO SE FOSSERO AVVENUTE IN FARMACIA:

42.993.094

VALORE CHE LE VENDITE AVREBBERO REGISTRATO SE FOSSERO AVVENUTE IN FARMACIA:

42.993.094

VALORE CHE LE VENDITE AVREBBERO REGISTRATO SE FOSSERO AVVENUTE IN FARMACIA:

30.967.147

VALORE CHE LE VENDITE AVREBBERO REGISTRATO SE FOSSERO AVVENUTE IN FARMACIA:

30.967.147

RISPARMIO garantito dall’acquisto presso la GDO:8.598.619 €

RISPARMIO garantito dall’acquisto presso la GDO:8.598.619 €

RISPARMIO garantito dall’acquisto presso le Parafarmacie: 929.014 €

RISPARMIO garantito dall’acquisto presso le Parafarmacie: 929.014 €

RISPARMIO COMPLESSIVO da Fuori Canale (2007)

9.527.633 Euro

RISPARMIO COMPLESSIVO da Fuori Canale (2007)

9.527.633 Euro

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36 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI

I profili di sviluppo delle liberalizzazioni del mercato dell’autocura

Le proiezioni al 2012 dei possibili risparmi per le famiglie italiane legati alla liberalizzazione distributiva dei farmaci da

autocura

Le proiezioni al 2012 dei possibili risparmi per le famiglie italiane legati alla liberalizzazione distributiva dei farmaci da

autocura

Ipotesi SOFTIpotesi SOFT Ipotesi HARDIpotesi HARD

1. Permanenza dell’attuale status normativo

1. Permanenza dell’attuale status normativo

2. Modificazione dell’attuale status normativo

2. Modificazione dell’attuale status normativo

1.1 crescita

autonomadel mercato dell’autocura

1.1 crescita

autonomadel mercato dell’autocura

1.2 Sviluppo

del mercato dell’autocura

1.2 Sviluppo

del mercato dell’autocura

2.1 Fascia C –

OPFuori canale

2.1 Fascia C –

OPFuori canale

2.2 Abolizione

dell’obbligo di presenza del farmacista

2.2 Abolizione

dell’obbligo di presenza del farmacista

Ipotesi base: si tratta dell’ipotesi

più prudenziale

Ipotesi base: si tratta dell’ipotesi

più prudenziale

Ipotesi che prospetta l’aggancio dell’Italia

alle dinamiche europee

Ipotesi che prospetta l’aggancio dell’Italia

alle dinamiche europee

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37 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI

I profili di sviluppo delle liberalizzazioni del mercato dell’autocura

Per ciascuna ipotesi vengono declinate 4 possibilità, in base alla diverse combinazioni di stima max/min delle quote di mercato che si suppone verranno raggiunte da GDO e Parafarmacia:

minimo GDO; minimo Parafarmacie

minimo GDO; massimo Parafarmacie

massimo GDO; minimo Parafarmacie

massimo GDO; massimo Parafarmaciemassimo GDO; massimo Parafarmacie

Ipotesi SOFT 1.1 – permanenza dell’attuale apparato normativo & crescita autonoma del mercato dell’autocura

A livello complessivo il fuori canale consentirebbe un risparmio che dal 2008 al 2012 potrebbe arrivare nell’ipotesi più ottimistica fino a 48,5 mio €

Ipotesi SOFT 1.2 – permanenza dell’attuale apparato normativo & crescita autonoma del mercato dell’autocura per allineamento alla media europea

A livello complessivo i due canali extra - farmacia consentirebbero un risparmio che dal 2008 al 2012 potrebbe arrivare nell’ipotesi più ottimistica a 67,2 mio €

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38 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI

Ipotesi HARD 2.1 – Fascia C-OP fuori canale

L’ipotesi di allargare il fuori canale ai farmaci etici ma a carico del cittadino consentirebbe un risparmio complessivo che dal 2008 al 2012 potrebbe arrivare nell’ipotesi più ottimistica fino a 75,5 mio €

Ipotesi HARD 2.1 + Ipotesi SOFT 1.1 e 1.2

Se consideriamo contemporaneamente le dinamiche e i risparmi potenziali della distribuzione fuori farmacia della fascia C-OP e dell’autocura, è ovvio che l’ipotesi 2.1 si combinerà necessariamente con l’ipotesi 1.1 (crescita autonoma del mercato dell’autocura) o con quella 1.2 (allineamento del mercato dell’autocura italiano ai livelli europei).

Ipotesi 2.1 + Ipotesi 1.2 In questo caso, il risparmio complessivo dal 2008 al 2012 potrebbe

arrivare nell’ipotesi più ottimistica a 142,7 mio €

I profili di sviluppo delle liberalizzazioni del mercato dell’autocura

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39 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI

La redditività della vendita di farmaci da banco per la GDO

Osservando l’incidenza dei punti vendita che ospitano corner, per ciascuna classe di superficie degli esercizi della GDO, è evidente che sono pochissimi i super (superficie fino a 2.500 mq) dotati di corner, mentre la stragrande maggioranza degli esercizi più grandi si è attrezzata per la vendita di farmaci. Bassa è anche la presenza nel formato superstore (2.500-4.500 mq).

0,22%6,33%

19,53%

58,76%66,67%

78,05%

fino a 2499 2500-4499 4500-5999 6000-7999 8000-10000 maggiore di10000

distribuzione dei corner per classi di superficie degli esercizi della GDO

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40 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI

Ipotesi HARD 2.2 – Eliminazione dell’obbligo di presenza del farmacista

L’obbligatorietà della presenza del farmacista se da un lato garantisce quegli elementi di professionalità e fiducia che tanto sono rilevanti nella vendita di prodotti legati al wellness dall’altro rappresenta una significativa voce di costo, rendendo il business meno redditizio.

La gestione del farmaco risulta pertanto in molti casi non conveniente e come tale non giustifica un impegno economicamente forte. In sostanza, OTC e SP vengono referenziati dalla GDO non in base a scelte strategiche, ma secondo logiche di completamento, in quanto possono rappresentare il volano per l’offerta di un assortimento più esteso, riferito all’universo benessere nel suo complesso.

Per recuperare marginalità, si potrebbe perciò ipotizzare:

di mantenere l’obbligatorietà della presenza del farmacista nel caso di vendita della gamma complessiva dei farmaci da autocura: OTC (pubblicizzabili) + SP (non pubblicizzabili),

di renderla invece facoltativa nel caso l’esercizio extra-farmacia decida di vendere i soli farmaci OTC.

Questo permetterebbe di allestire un proprio corner farmaceutico anche agli esercizi della GDO di dimensioni più contenute, per cui, allo stato attuale, il business in oggetto è economicamente precluso.

Ne deriverebbero importanti benefici per la collettività non solo e non tanto in termini di risparmio garantito dai minori prezzi praticati dal fuori canale, ma anche e soprattutto come estensione del servizio di prossimità.

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La distribuzione di carburantiin Italia

•Il processo di liberalizzazione: quali sviluppi?

CERMESUNIVERSITÀ BOCCONI

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42 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI

Il settore distributivo dei carburanti appare tuttora estremamente polverizzato se confrontato con quello dei principali paesi europei benchmark.

L’Italia presenta infatti il più elevato numero di distributori di carburanti.

La Germania con il 50% di automobili in più ha solo i 2/3 dei distributori carburanti dell’Italia.

Francia e UK, a parità di numero di autovetture in circolazione, hanno rispettivamente il 60% e il 43% del numero dei distributori presenti sul territorio italiano.

La struttura distributiva dei carburanti in Italia

È opinione comune che il fenomeno del “caro carburanti” in Italia abbia un’origine legata principalmente

all’inefficienza della rete di distribuzione al dettaglio ...

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43 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI

3.4082421.5009.0408.368Spagna

3.8049713.80023.5709.764UK

1.6552819.48016.85022.450Italia

2.9619917.50028.65015.187Germania

3.1049328.45013.71013.504Francia

Vendita di benzina

(migliaia m. cubi)

Rete punti vendita

Fonte: elaborazione dati UP, 2006

Le caratteristiche delle reti distributive nei principali Paesi europei

Vendita gasolio

auto

(migliaia m. cubi)

Percentuale punti

vendita self-service

Erogato medio

complessivo

(000/m. cubi)

In Italia, gli impianti della GDO detengono tuttora una quota del tutto marginale del mercato (solo lo 0,2% delle strutture sono riconducibili alla Distribuzione Moderna e queste strutture controllano una quota di vendita inferiore all’1%).

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44 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI

5,0

19,5

24,5

19,3

31,0

6,2

16,218,4 18,0

28,2

7,6

13,0

16,2 16,3

23,9

8,6 9,8

13,515,2

22,4

Spagna UK Francia Germania Italia

1990 1995 2000 2005

Fonte: UFIP

L’evoluzione della numerica dei distributori di carburanti nei principali paesi europei

- dati in migliaia -

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45 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI

23.01421.267

1.183,0886,0

0

5000

10000

15000

20000

25000

2000 2006

Pompe Bianche

Rete

Rete Tradizionale e Pompe Bianche: evoluzione dal 2000 al 2006 in Italia

Fonte: nostre elaborazioni su dati diversi

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46 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI

Fonte: Figisc

+0,152+0,142+0,135+0,147+0,155Servito

2007(euro/litro)

2006(euro/litro)

2005(euro/litro)

2004(euro/litro)

2003(euro/litro)

Delta rete/extrarete

BENZINA

+0,163+0,165+0,151+0,138+0,143Servito

2007(euro/litro)

2006(euro/litro)

2005(euro/litro)

2004(euro/litro)

2003(euro/litro)

Delta rete/extrarete

GASOLIO

Rete ed Extra-rete: confronto tra i prezzi finali

Nella prospettiva del benzinaio, chi si approvvigiona mediante il mercato dell’extra-rete riesce ad ottenere margini più alti e allo stesso tempo a vendere ad un prezzo più basso.

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47 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI

Esaminando la struttura del settore e la composizione del prezzo finale delle benzine è sbagliato pensare che il problema nella distribuzione domestica di carburanti sia principalmente rappresentato da un eccessivo carico fiscale, in generale e delle accise in particolare.

Al contrario, è bene sottolineare invece come i benzinai siano l’anello debole della filiera e che i margini di guadagno importanti e “rigidi” stanno nella parte più alta della medesima, laddove operano i petrolieri.

In questo caso specifico, parlare di liberalizzazione non significa quindi soltanto assicurare maggior libertà di azione in una prospettiva orizzontale, ma anche e soprattutto garantire un maggior controllo sulle condotte che avvengono a monte tra i players della raffinazione e della distribuzione all’ingrosso.

I riflessi della struttura esistente in Italia

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48 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI

Sulla dinamica del prezzo al consumo ...

Come noto, la composizione del prezzo finale dipende solo per 1/3 da fattori internazionali (prezzo greggio e dinamica del cambio €/$), mentre la restante parte è riconducibile a variabili esclusivamente nazionali.

Quando aumenta il prezzo del greggio aumenta altrettanto rapidamente il prezzo del carburante. Per contro, gli eventuali cali di prezzo della materia prima non vengono invece immediatamente tradotti in diminuzioni del prezzo finale.

In sostanza, in questo caso specifico, esiste un chiaro fenomeno di isteresi dei prezzi che ci riporta alla necessità di un approccio e di una visione verticale e alla qualificazione del potere di mercato di cui godono i diversi soggetti che a vario titolo operano nella filiera italiana dei carburanti.

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49 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI

Per produrre gli auspicabili welfare effects occorrono nuovi soggetti “non allineati” e nuove formule distributive.

Si deve stimolare il pluralismo dell’offerta al minuto legata ad un’offerta all’ingrosso più “libera”.

Per eliminare questo doppio mercato e ridurre di conseguenza il potere delle compagnie petrolifere, che operano in un regime di oligopolio molto concentrato ed omogeneo, occorrerebbe innanzitutto abolire l’esclusiva di vendita di cui esse godono nei confronti dei gestori tradizionali.

Inoltre, sarebbe opportuno favorire l’extra-rete anche mediante la creazione di Gruppi d’Acquisto e/o Centrali d’Acquisto per fornire un supporto ai gestori tradizionali, ai retisti e alla GDO in modo da favorire l’intensificazione del processo competitivo e, per questa via, l’evoluzione e l’efficienza del settore.

Come migliorare l’efficienza nel settore dei carburanti

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50 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI

L’evoluzione del numero di impianti di distribuzione in Francia

4000

0

2975

0

2075

0

1449

6

1192

8

1106

8

1039

8

9629

9208

8838

8498

8214

1500

2250

3750

3910

4299

4430

4520

4590

4627

4666

4672

4715

0

5000

10000

15000

20000

25000

30000

35000

40000

45000

1980

1985

1990

1995

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

Società petroliere + indipendenti GDO

Fonte: UFIP

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51 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI

-1,52%16182126720068,50%211984982006

24,74%120526785199530,42%1475144961995

34,73%96629078199032,75%1131207501990

16,78%71731642198530,08%852297501985

-614349461980-655400001980

        

Var. % erogato medio

periodo per periodo

Erogato medio (mc)

Punti vendit

aAnno

Var. % erogato medio

periodo per periodo

Erogato medio (mc)

Punti vendit

aAnno

ITALIAFRANCIA

RETE TRADIZIONALE

Naturalmente, il maggiore erogato medio della Francia deriva principalmente da un effetto positivo portato dalla graduale ma progressiva liberalizzazione del settore.

Fonte: nostre elaborazioni su dati UFIP e UP

Italia e Francia a confronto

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52 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI

Sviluppo della GDO:una stima del recupero di efficienza nella distribuzione dei carburanti in Italia

Scenario SOFT

Scenario SOFT

Scenario HARD

Scenario HARD

Ipotesi di base = erogato medio della

GDO > 5 volte all’erogato medio della

rete tradizionale

Ipotesi di base = erogato medio della

GDO > 5 volte all’erogato medio della

rete tradizionale

200 pdv trattanti200 pdv trattanti500 pdv trattanti500 pdv trattanti

Sconto= 7,7% sul prezzo al pubblicoSconto= 7,7% sul prezzo al pubblico

Sconto= 10% sul prezzo al pubblico

Sconto= 10% sul prezzo al pubblico

Quota di mercato potenziale = 4,1%Quota di mercato potenziale = 4,1%

Quota di mercato potenziale = 9,5%

Quota di mercato potenziale = 9,5%

Risparmio per la collettività =

139 milioni di Euro(0,31% del valore di

mercato 2007)

Risparmio per la collettività =

139 milioni di Euro(0,31% del valore di

mercato 2007)

Risparmio per la collettività =

744 milioni di Euro(1,67% del valore di

mercato 2007)

Risparmio per la collettività =

744 milioni di Euro(1,67% del valore di

mercato 2007)

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53 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI

La distribuzione dei carburanti in Italia: una riflessione finale ...

L’essenza del problema è rappresentata dall’assetto strutturale assunto del mercato in questione nella fase più critica ( a monte: oligopolio molto concentrato e indifferenziato) e dal coordinamento implicito che ne deriva e che dipende proprio dall’esiguo numero degli offerenti e dalla loro “somiglianza”: due circostanze strutturali che facilitano il riconoscimento e l’osservazione incrociata.

I livelli dei prezzi versus dei margini industriali rilevati in Italia in questi ultimi anni (sistematicamente superiori alla media europea, secondo i dati Eurostat) e la frequente isteresi dei prezzi, riscontrata sempre in questi ultimi anni, tra la variazione dei prezzi del greggio e quella dei prezzi intermedi e al consumo rappresentano una conferma inequivocabile dell’origine dei “problemi competitivi” di questo settore.

Allo stesso tempo quanto testé illustrato indica anche, in maniera molto chiara e precisa, la direzione da intraprendere per modernizzare e rendere più competitiva e, per questa via, più efficiente la distribuzione dei carburanti nel nostro paese …

E dimostra anche, semmai ve ne fosse ancora bisogno, che il problema non sono i benzinai e che un piano di liberalizzazioni serio e robusto in questo mercato debba per forza avere un approccio di filiera e una declinazione verticale ...

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54 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI

Quali implicazioni per il futuro?

È ormai opinione diffusa che per garantire una reale trasparenza del mercato e un’effettiva competizione nel settore dei carburanti occorrerebbe separare la gestione delle tre fasi critiche che caratterizzano questo tipo di attività: la raffinazione, la logistica e la gestione della rete distributiva.

Non solo, ma sarebbe di fondamentale importanza facilitare l’entrata di nuovi players ( su tutti la GDO) e di società non integrate sul piano verticale (ad es. i gestori di “pompe bianche”), ai fini di ottenere una maggior trasparenza e rinnovata competizione e, per questa via, anche significativi guadagni di efficienza e/o un apprezzabile contenimento dei prezzi al consumo.

È appena il caso di sottolineare che, stante l’attuale contesto normativo, le ipotesi di ingresso della GDO non solo sono ostacolate dal quadro legislativo ma risultano altresì poco efficaci a causa della oggettiva scarsa autonomia di azione di cui possono godere nella definizione delle loro politiche di offerta e di prezzi.

In definitiva, si conferma una situazione ormai ben nota: fin quando il controllo della filiera italiana dei carburanti rimarrà nelle mani delle poche società petrolifere verticalmente integrate sarà ben difficile anche solo pensare di raggiungere dei consistenti e duraturi effetti di benessere per le famiglie e le imprese mediante un efficace funzionamento del meccanismo competitivo.

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55 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI

Qualcosa sta cambiando nella normativa sulla distribuzione dei carburanti?

Nell’ambito della L. 133/2008 ( manovra d'estate) il Governo ha ripreso la questione delle liberalizzazioni del mercato dei carburanti

Con questo nuovo provvedimento si pone fine ai limiti di distanza tra impianti e al sistema della pianificazione per contingenti numerici ( art. 83-bis, comma 17)

Purtroppo, il grado di recepimento regionale di questa legge, che dovrebbe garantire il pieno rispetto delle disposizioni dell’ordinamento comunitario ( cfr. il diktat della Comunità Europea del giugno 2007 …) è ancora molto basso: solo 2 regioni si sono già adeguate al nuovo piano nazionale di riforma del mercato, mentre le altre realtà territoriali sono ancora in fase di riflessione.

In sostanza, per una corretta liberalizzazione del mercato distributivo dei carburanti bisognerà attendere ancora molto, perché le disposizioni della L. 133/08 rappresentano solo dei principi generali in materia di tutela della concorrenza e livelli essenziali delle prestazioni

La parola adesso passa alle Regioni ...

In questo caso, vi è però una circostanza che dovrebbe comunque far ben sperare: su molti aspetti qualificanti del settore, in particolare sull’eliminazione delle barriere all’entrata, la competenza legislativa sarà dello Stato, anche laddove riguardi problematiche del commercio al dettaglio ...

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Banche e assicurazioni

•A che punto è la liberalizzazione e le opzioni per il futuro

CERMESUNIVERSITÀ BOCCONI

Francesco Daveri e Mario Menegatti

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57 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI

Quanta concorrenza c’è davvero nel settore bancario in Italia?

Gli indici più rilevanti per misurare la concorrenza nel settore bancario sono il turnover e il peso del retail banking.

Turnover clienti: se alto, indica elevata concorrenza potenziale.Febbraio 2007 – maggio 2008: l’otto per cento circa delle famiglie

ha cambiato banca (circa un milione e centomila conti; fonte: Patti Chiari). Il numero sale a 3,6 milioni se si considerano gli ultimi quattro anni (fonte ABI)

A queste cifre si aggiunge il turnover all’interno della stessa banca (circa il 2% annuo).

La quota del retail banking sul PIL misura lo sviluppo del settore bancario.

La quota non è più elevata in Italia che negli altri paesi Italia: circa 2% del PIL UK: 4,2%; Spagna: 3,3%; Francia: 2,5%; Germania: 1,7%

Perché una bassa quota del retail banking?Le banche fanno pochi affari e quindi pochi profitti? Oppure: i clienti acquistano pochi servizi bancari perché i prezzi

sono troppo alti?

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58 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI

I dati su banche, famiglie e imprese

I dati dicono che:

- Gli interessi passivi italiani sono i più elevati nell’area euro, soprattutto nel credito al consumo ma anche nei mutui

- I costi di gestione dei c/c sono i più elevati dell’area euro (182 € contro 160 in Germania, 100 in Francia e 35 in UK e Olanda)

- Le imprese italiane pagano gli interessi passivi più elevati dell’area euro (+0,5 p.p.). Soprattutto al Sud. In calo dal 2005, tuttavia.

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59 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI

I prezzi dei servizi bancari sono alti perché le banche italiane sono relativamente inefficienti.

IMF (2007) – Confronto fra banche Italia, Germania, Francia, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti “Secondo le nostre stime, le banche italiane sono meno efficienti rispetto alle altre banche incluse nel campione nel gestire i costi e nel generare ricavi ”.

Varie analisi statistiche (Resti, 2000; Focarelli et al, 1999; Fontani, Vitali, 2007) stimano le inefficienze nel settore.

Inefficienze di costo fra il 13% ed il 20%

L’opinione degli studiosi

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60 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI

Dati di scenario (differenziali tra Italia e area euro) Famiglie

Differenziale interessi bancari: + 0,7 p.p.Differenziale costi di gestione: + 65 euro annui.

ImpreseDifferenziale interessi bancari: + 0,5 p.p.

Ipotesi 1: azzerare il differenziale con l’area euro

Ipotesi 2: dimezzare il differenziale con l’area euro Risultati

Nell’ipotesi 1, il risparmio per le famiglie sarebbe di 3,1 miliardi di euro (circa lo 0,2% del PIL e lo 0,35% della spesa delle famiglie). Il risparmio per le imprese potrebbe arrivare a 4 miliardi di euro (circa lo 0,3% del Pil). In tutto il risparmio ammonterebbe circa allo 0,5% del PIL.

Nell’ipotesi 2, il risparmio per le famiglie sarebbe di 1,5 miliardi di euro (circa lo 0,1% del PIL e lo 0,17% della spesa delle famiglie) e per le imprese di 2 miliardi di euro (circa lo 0,15% del Pil). In tutto, lo 0,25% del PIL.

L’effetto aggregato di una riduzione dei costi diretti dei servizi bancari

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61 CERMES – UNIVERSITÀ BOCCONI

DistinguiamoEffetti di impattoEffetti di lungo periodo (a regime; 5 + anni).

Calcolo degli effetti di impatto, in tre passaggi 1. Calcolo dei coefficienti input-output (I-O) dalla matrice delle

transazioni intersettoriali per l’anno 2004 (l’ultima pubblicata dall’Istat; i coefficienti sono molto stabili nel tempo)

2. Estrazione del vettore dei coefficienti I-O relativi al settore bancario. I coefficienti misurano la quota dei costi di ciascun settore attribuibile ai servizi bancari

3. Riduzione di costo per il settore utilizzatore = (Riduzione costo servizi bancari) x coefficiente I-O del settore

L’effetto aggregato di una riduzione dei costi diretti dei servizi bancariL’effetto di una riduzione delle tariffe sui costi delle imprese

Una stima basata sulle tavole input-output

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Effetti a regime (“di lungo periodo”)

0,1 p.p. (un decimo di punto percentuale) per la maggior parte dei produttori manifatturieri (beni di largo consumo e autoveicoli).

0,15 p.p. per abbigliamento, elettronica e altri high-tech. Tra i servizi: commercio al dettaglio.

0,2 - 0,3 p.p. per la meccanica e prodotti in metallo; servizi informatici e professionali.

0,3 - 0,4 p.p. per il commercio all’ingrosso, poste e servizi TLC, servizi immobiliari e pubblica amministrazione.

0,6 p.p. sul settore bancario stesso.

Riduzione dell’8% del costo dei servizi bancari: riassunto dei risultati

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Altri interventi attuabili per ridurre i prezzi dei servizi bancari sono:

1) Favorire l’ingresso delle banche straniere

2) Individuazione di contratti standard confrontabili

Entrambi sono utili sia per aumentare la concorrenza che per aumentare l’efficienza

Opzioni per il futuro

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La presenza delle banche straniere in Italia è in forte aumento negli ultimi anni secondo i dati Banca d’Italia e UE.

Dati i differenziali di tassi e di altre condizioni, l’entrata delle banche straniere dovrebbe produrre effetti positivi sulla qualità dei servizi bancari in Italia:

aumento della concorrenza ingresso di operatori potenzialmente più efficienti (tranne

inefficienze di sistema).

L’ingresso già avvenuto ha prodotto una riduzione dei tassi medi di circa 18 punti base (secondo Banca d’Italia)

effetto ancora ridotto ma esiste “effetto soglia”: solo un numero elevato di operatori

stranieri garantisce presenza dei più competitivi e dei più efficienti.

Più rilevante ingresso diretto anziché acquisizione di banche nazionali acquisizione può non eliminare eventuali inefficienze interne e/o aumentare la concorrenza.

Effetti positivi dall’ingresso di banche straniere

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Problema: complessità contratti (intreccio di condizioni di c/c -- apertura, chiusura, operazioni, costi gestione, costi scoperto)

informazione incompleta su condizioni; scarsa comparabilità fra offerte di banche diverse

Soluzione: contratti standard, di tre tipi contratti con caratteristiche predeterminate e imposte (in termini

qualitativi); obbligo di offrire tali tipologie contrattuali; facoltà di offrirne altre.

a) contratto standard a canone Soggetti interessati: coloro che effettuano molte operazioni nel corso dell’anno. Caratteristiche: costo fisso annuo (+ tasse); elevato numero di operazioni gratuite;

indicazione costi operazioni in eccedenza. b) contratto standard a consumo

Soggetti interessati: coloro che effettuano poche operazioni nel corso dell’anno. Caratteristiche: costo predeterminato per ciascuna operazione.

c) Contratto standard per c/c accessorio a rapporto principale c/c accessorio a rapporto principale (mutuo o apertura di portafoglio titoli). Caratteristiche: costo fisso annuo molto ridotto e standardizzato; operazioni

connesse al rapporto principale gratuite; costo a consumo per eventuali altre operazioni.

Scopo: riduzione dei costi dovuti al tying (obbligo di acquisto di contratto accessorio. Esempio: concessione di mutuo o apertura di portafoglio titoli subordinate all’apertura di un conto).

Contratti standard

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Cos’è successo nel settore assicurativo

IL SETTORE RIMANE CONCENTRATO Modesta riduzione del numero di imprese complessivo (2001-2006:-3%). Forte riduzione del numero di imprese nazionali (-20%). Imprese straniere: poche ma in forte aumento (+50%). Cinque imprese rappresentano il 60% circa del mercato. Vantaggi per i consumatori

grandi imprese assicurative possono gestire i rischi in modo più efficiente Svantaggi

potere di mercato collusione ed extra-profitti a spese dei consumatori… e il numero di assicurati che

ogni anno cambia compagnia rimane basso

Solo il 3,5% circa degli assicurati cambia compagnia ogni anno

Turnover ridotto da contratti di lunga durata con vincoli a recedere (ora

parzialmente rimossi) Problema

scarsa informazione degli assicurati complica confronto tra prodotti di compagnie diverse.

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Nel frattempo: il differenziale tra i premi e i costi è cresciuto …

Premi del ramo danni: +54% nel decennio 1998 - 2007 aumento più elevato dell’aumento dei prezzi (+18%) e

della crescita del Pil nominale (+40%).

Costi del ramo danni (oneri per sinistri): +28% nello stesso periodo

aumento superiore all’aumento dei prezzi ma inferiore alla crescita del Pil nominale.

RCAuto (circa metà del ramo danni)premi +55%, costi +22%.

Memo - Peso dei premi sul Piltotale premi = 6,5% (dato 2007)danni = circa 2,5%RCA = circa l’1,2%

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… E anche la profittabilità è cresciuta …

Aumento del ROE (per vita + danni)1998: 4,8%; 2007: 12,4% (aumento dal ramo danni).

Aumento del “combined ratio” (indice di profittabilità specifico del settore assicurativo; solo ramo danni).

L’indicatore CR evidenzia un forte decremento nel periodo 1998 - 2007 (da 111% a 94,7%) – vuol dire che è aumentata la profittabilità.

sinistri spesedi gestioneCR 100

premi

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Situazione al 2007 e dinamica nel 2006 - 2007

Situazione al 2007ROE =12,4%Ramo danni positivo per 3 mld di euroCombined ratio = 94,7%Loss ratio = 70%

Dinamica 2006-07Secondo il Garante dei Prezzi, i dati del 2007 per RCA

indicano significativa riduzione dei costi per le assicurazioni (circa del 10%).

Come mai? indennizzo diretto + virtuosità degli automobilisti.

Il punto è cosa è accaduto ai prezzi: secondo Mr Prezzi (dati Istat) tariffe RCA +2,5% secondo l’Ania (usa un differente indice di prezzo) la

spesa è diminuita. Non per riduzione delle tariffe, ma per aumento degli sconti e minori incrementi di prezzo per bonus-malus.

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L’effetto aggregato di una riduzione delle tariffe

Dati di scenarioAumento dei premi 2001 - 2007: +26%.Riduzione del combined ratio 2001 - 2007: 7 punti (da 102

a 95%).Riduzione del loss ratio 2001 - 2007: 9 punti (da 79 a

70%).

Alternative: tariffe tale da

Ipotesi 1: riportare il loss ratio al 79% (valore del 2001)

Ipotesi 2: riportare il loss ratio al 75% (ipotesi intermedia)

Risultato Il risparmio per gli assicurati varia fra lo 0,2% e lo 0,3% del

Pil (tra 3,1 e 4,1 mld di euro).

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L’effetto di una riduzione delle tariffe sui costi delle imprese

Ipotesi 1: tariffe giù del 12,5% Ipotesi 2: tariffe giù del 7,5%

Settori più avvantaggiat

iImpatto Lungo

periodo

Trasporto aereo-0,14%16,3 mn

euro

-0,21%24,4 mn

euro

Noleggio macchinari

-0,11%10,5 mn

euro

-0,15%14,3 mn

euro

Trasporto marittimo

-0,10%8,3 mn euro

-0,16%13,3 mn

euro

Smaltimento rifiuti

-0,10%17,2 mn

euro

-0,17%29,3 mn

euro

Istruzione-0,09%67,8 mn

euro

-0,10%75,3 mn

euro

Commercio al dettaglio

-0,03%40,3 mn

euro

-0,07%94,1 mn

euro

Settori più avvantaggiat

iImpatto Lungo

periodo

Trasporto aereo-0,08%

9,3 mn euro

-0,13%15,1 mn

euro

Noleggio macchinari

-0,07%6,7 mn euro

-0,09%8,6 mn euro

Trasporto marittimo

-0,06%5,0 mn euro

-0,10%8,3 mn euro

Smaltimento rifiuti

-0,06%10,3 mn

euro

-0,10%17,2 mn

euro

Istruzione-0,06%44,5 mn

euro

-0,06%46,0 mn

euro

Commercio al dettaglio

-0,02%26,9 mn

euro

-0,04%53,8 mn

euro

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I problemi da risolvere

L’Italia è il paese con la quota più elevata di agenzie in esclusiva nell’UE (fonte: Commissione Europea, 2007).

Come evitare “eccessivo” potere di mercato delle compagnie in un mercato dove i consumatori possono cambiare compagnia ma sono vincolati all’acquisto?

Analisi statistiche per gli Usa riguardano misure dei costi del servizio o di redditività (combined ratio). Non i premi. Evidenza di un vantaggio certo per le imprese, risultato per i consumatori è incerto.

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Divieto di esclusiva : rischi per i consumatori e possibili rimedi

Rischio che (con plurimandato)Compagnie offrano condizioni più sfavorevoli agli agenti

pluri-mandatari (vs. mono-mandatari).Non aumenti la concorrenza, ma sia solo trasferito il potere

di mercato dalle compagnie al broker. Il plurimandatario potrebbe avere vantaggi spaziali o di

rete in una data area o in un dato gruppo. Il plurimandatario potrebbe distorcere le informazioni

per “indirizzare” la domanda verso prodotti con margini più alti.

Soluzione Con rimozione esclusiva, obbligo di informativa sulla provvigione

dell’intermediario. Commento Intervento corretto ma insufficiente Remunerazione

dell’agente dipende anche da commissioni aggiuntive per raggiungimento di risultati.

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Opzioni future (non in conflitto)

1 – Opzione 1: broker indipendentiPlurimandato = fase transitoria prima dello sviluppo di broker

indipendenti. Con brokeraggio, pagamento diretto del prezzo di

intermediazione da parte del consumatore e prezzo di intermediazione unico e invariato al variare della compagnia scelta.

2 – Opzione 2: tanti brokerFavorire l’aumento del numero dei broker e il passaggio da

agente plurimandatario a broker. Incentivi o crediti di imposta per la trasformazione di

agenzie in broker e/o associazioni di agenzie?3 – Opzione 3: completamento preventivatore unico e broker on line

Completa implementazione del preventivatore unico e creazione di broker on line.

La creazione di broker on line favorirebbe il confronto fra prodotti di assicurazioni diverse.

Ridurrebbe anche il potere di mercato di origine spaziale dei broker