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Osservatorio nazionale sull’attuazione della legge 328/2000 Crisi economica, povertà ed esclusione sociale: la necessità di un piano nazionale I LIVELLI ESSENZIALI PER UNA POLITICA DI INCLUSIONE SOCIALE: FABBISOGNI E STRUMENTI PER CONTRASTARE LA POVERTA’ MINORILE Emanuele Ranci Ortigosa Direttore scientifico IRS Roma,CNEL 12 Febbraio 2009 1

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Osservatorio nazionale sull’attuazione della legge 328/2000

Crisi economica, povertà ed esclusione sociale: la necessità di un piano nazionale

I LIVELLI ESSENZIALI PER UNA POLITICA DI INCLUSIONE SOCIALE: FABBISOGNI E

STRUMENTI PER CONTRASTARELA POVERTA’ MINORILE

Emanuele Ranci OrtigosaDirettore scientifico IRS

Roma,CNEL 12 Febbraio 20091

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• Povertà, povertà economica, minori• Italia ed Europa: contro la povertà, quante risorse,

con quale efficacia?• Povertà e politiche di contrasto in Italia• Politiche di contrasto alla povertà e politiche per la

famiglia• Un piano di intervento contro la povertà delle famiglie

con figli minori RISM • I livelli essenziali RISM

Traccia dell’intervento

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• E’ fenomeno complesso, a più dimensioni• Più fattori concorrono a generarla,superarla o

cronicizzarla• Viene descritta privilegiando la dimensione

economica, con indicatori conseguenti• Va analizzata e contrastata considerando

l’insieme delle dimensioni e dei fattori causali• Le sole erogazioni monetarie sono per lo più

necessarie, ma spesso inadeguate

Quale povertà

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Povertà economica, eventi critici, svantaggi e marginalità

La povertà economica • si associa positivamente ad altri indicatori di

svantaggio e marginalità (livello di istruzione, aspettative di salute e di vita, lavoro dequalificato e poco gratificante, ecc)

• riduce molto la possibilità di resistenza e recupero a fronte di criticità della vita (malattie, lutti, rottura di rapporti coniugali, disoccupazione, disabilità, ecc)

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L’ Italia, nel confronto con altri paesi UE o Ocse, presenta:

• alto livello di povertà, in particolare di povertà minorile, in aumento

• forti diseguaglianze di reddito• diseguaglianze ancora più accentuate di ricchezza• bassa mobilità intergenerazionale dei redditi

I minori poveri sono particolarmente numerosi e sono fortemente svantaggiati nella loro condizione di vita e nelle loro opportunità future

Povertà e diseguaglianza

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• Le difficoltà economiche del nucleo familiare sono correlate al numero di componenti minori

• Il numero di minori poveri è in Italia in costante aumento, dal 23% fine anni ’70 al 32% del 2004

• I minori poveri sono fortemente svantaggiati nella loro condizione di vita e nelle loro opportunità future

• Chi ha minori risorse economiche subisce più vincoli e limitazioni al determinare liberamente il numero dei figli e più oneri per la loro educazione

Perché dare prioritàalle famiglie con figli

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• Va considerato anche un riconoscimento del valore sociale delle attività di procreazione ed educazione per rendere possibile la riproduzione sociale

• Tali ragioni possono giustificare una priorità per le famiglie con minori, non una esclusività nei confronti delle altre famiglie povere.

• Disporre dei mezzi per una esistenza dignitosa è diritto sociale universale. Priorità sono quindi accettabili solo entro una strategia che subisce vincoli di bilancio ma persegue, la progressiva estensione della misura a tutte le famiglie povere, con o senza figli minori.

Priorità, non esclusività, con progressiva estensione

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Italia ed Europa: contro la povertà, quante risorse, con

quale efficacia?

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• Spesa protezione sociale sul PIL.• Spesa per housing and social exclusion• Spesa per le famiglie• Efficacia su abbattimento povertà (con/senza

pensioni)• su abbattimento povertà minorile

• Scarsa efficacia redistributiva delle prestazioni monetarie in Italia

• Erogazioni monetarie/servizi

Italia ed Europa: quante risorse, con che efficacia?

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Spesa pro capite per povertà ed esclusione sociale (Eurostat Espross 2004)

Misure di sostegno per l'esclusione sociale pro capite in PPS

Netherlands 354,9

Denmark 284

Luxembourg 264,4

Sweden 181,8

Cyprus 150,2

Finland 134,9

Belgium 120,3

Slovenia 119,9

Germany 116,8

Austria 113,5

Ireland 113,1

Greece 110,4

France 109,3

Czech Republic 88

Slovakia 62,1

United Kingdom 52,6

Spain 38,7

Malta 37,9

Misure di sostegno per l'esclusione sociale pro capite in PPS

Portugal 37,3

Lithuania 35,8

Hungary 18,2

Estonia 17,5

Poland 17

Latvia 14,6

Italy 11,5

10Fonte: Elaborazione IRS su dati Eurostat, 2006.

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L’impatto dei trasferimenti sociali sulla povertà

percentuale di riduzione del tasso di rischio di povertàdovuto ai trasferimenti sociali

11Fonte: Elaborazione IRS su dati Eurostat, 2006.

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Quali misure sono più efficaci

Nell’abbattere oltre certe soglie la povertà economica interventi specifici e ben mirati, universali e selettivi, sono determinanti.

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L’impatto della spesa sociale sulla povertà minorile

Fonte: Elaborazione IRS su dati Eurostat, 2006.

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L’impatto di interventi mirati sulla povertà minorile

14Fonte: A. Brandolini C.Saraceno (a cura di) Povertà e Benessere. Una geografia delle diseguaglianze in Italia Il Mulino, Bologna, 2007

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Nel ridurre la povertà minorile sono particolarmente efficaci le misure child-contingent, ossia gli sgravi fiscali e i trasferimenti monetari commisurati alla presenza di minori.

Tali misure sono assai differenziate da paese a paese e sono limitate in Italia

Effetti di interventi miratisulla povertà minorile

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Povertà e politiche di contrasto in Italia

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Il contrasto alla povertà in Italia è poco efficace

E’ poco efficace sulla povertà, e sulla povertà minorile, come evidenziano, pur nei loro limiti tecnici, i confronti a livello UE

Perché è poco efficace?• si spende poco• si spende male

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La spesa per l’assistenza sociale

• L’incidenza della spesa per l’assistenza sociale è in costante diminuzione: dal 3,5% del 1997 al 3% del 2006 sul PIL, e dal 14,6% al 11,9% sulla spesa per la protezione sociale

• La media in Europa è del 5.1% e noi siamo gli ultimi

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Spendiamo poco, spendiamo male

• I limiti quantitativi ci sono, con varia consistenza a seconda delle classificazioni, ma da soli non spiegano la bassa efficacia.

• Le misure non sono universalistiche, ma categoriali.

• Non c’e’ un sistema unitario di prova dei mezzi, e il soggetto considerato è talora l’individuo, talora la famiglia

• Le misure sono poco redistributive (l’Italia occupa l’ultimo posto in Europa per quota di trasferimenti monetari che vanno al 30% della popolazione più povera nella distribuzione del reddito)

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Disuguaglianza, povertà e servizi

• Attualmente imposte e trasferimenti monetari nazionali (88% della spesa) ridistribuiscono poco.

• I servizi diffusi pare invece riescano a svolgere un’importante funzione redistributiva, anche in termini di aumento delle opportunità per i minori

• Data la debolezza degli attuali trasferimenti monetari nazionali, a fronte della crisi si rischia un effetto di trascinamento degli interventi regionali e locali su analoghe misure monetarie.

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Prestazioni monetarie e servizi

• In Italia la quota di spesa sociale per servizi è assai limitata, circa il 12%, inferiore alla media dei paesi europei. La dotazioni di servizi, e di servizi per minori, specie in certe aree, è bassissima

• Le modeste risorse regionali e locali dovrebbero quindi produrre soprattutto servizi, per ragioni redistributive e per creare quella rete di accesso, orientamento, sostegno necessaria anche perché il contrasto alla povertà assuma una dimensione di attivazione, di inserimento sociale e lavorativo

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Politiche di contrasto alla povertà e politiche per la

famiglia

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• Sono coinvolte tanto le politiche di contrasto alla povertà che le politiche per la famiglia: il minore povero sta in una famiglia povera

• Queste due politiche hanno proprie specifiche finalità, e propri interventi, talora convergenti, talora divergenti

• La composizione e integrazione comporta arricchimenti e/o riduzioni

Sulla povertà e in particolarela povertà minorile

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Deve assicurare alle famiglie ed alle persone, al di là delle loro condizioni economiche e sociali, la possibilità di progettare, generare, crescere figli che abbiano adeguate cure e prospettive per il loro futuro, senza eccessivi oneri sull’esistenza e le prospettive di vita dei genitori stessi e di altri familiari coinvolti.

Occorre un ridisegno integrato di politiche sociali amichevoli per le famiglie ed i minori, articolato su tre dimensioni critiche:

• informazione, consulenza, orientamento, conciliazione, accompagnamento a responsabilità genitoriali

• condizioni economiche e abitative; • sviluppo di un sistema di servizi di cura sociali, educativi,

scolastici, soprattutto nelle zone che più ne sono prive; congedi e conciliazione dei tempi

La politica per le famiglie con figli

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E’ obiettivo essenziale, anche se non unico, delle politiche sociali. Anche il recente libro verde afferma che “la lotta alla povertà estrema è uno dei principali obiettivi per la costruzione di una società fondata sulle opportunità e sulla solidarietà”

Richiede interventi articolati su:• una erogazione economica integrativa del reddito fino ad

un livello minimo garantito• un intervento di progettazione, promozione , sostegno e

offerta di servizi appropriati per la valorizzazione delle risorse attuali e potenziali della famiglia, e in particolare dei figli minori, finalizzato alla responsabilizzazione e attivazione dei beneficiari al superamento e all’uscita dalla povertà e dall’esclusione

Il contrasto alla povertà e all’esclusione sociale

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Le diverse specificità

• Le politiche per la famiglia, se assumono una forte selettività reddituale, trascurano famiglie con figli meno povere, e magari con forti difficoltà di conciliazione

• Le politiche di contrastoalla povertà, se assumono come criteri selettivi non solo il reddito, ma anche la presenza di figli, trascurano le famiglie povere senza figli

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• E’ necessario decidere una priorità• Contaminazioni e riduzioni reciproche per un

primo passo, reso urgente e insieme limitato dalla crisi economica, possono essere trovate

• Vanno collocate entro una strategia generale che esplicitamente ne programma altri successivi, fino a conseguire livelli di tutela contro la povertà (RIS) e di promozione familiare e sociale adeguati a fronteggiare i bisogni considerati

Decidere una priorità

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Un piano di intervento contro la povertà delle famiglie con

figli minori (Reddito inclusione sociale minori - RISM)

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• Per disegnare e attivare un percorso, e non solo varare una misura occasionale, occorre elaborare una politica per il RISM e declinarla in un “Piano operativo”

• Un piano considera una serie di misure e ne indica la attivazione combinata nel tempo e nello spazio

Predisporre un piano

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• Un piano operativo non deve essere un libro di analisi e sogni, con rischio di impatto zero

• Deve proporre obiettivi misurabili finali e intermedi, assicurare corrispondenti adeguate risorse, prevedere un monitoraggio alle cui risultanze legare incentivi e sanzioni per gli attori

Requisiti del piano

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La povertà ha più dimensioni e più fattori determinanti per il suo insorgere e i suoi sviluppo, come si è detto

Il piano RISM deve allora prevedere: • una integrazione economica del reddito

delle famiglie con figli minori• attività di sostegno, con servizi e altri

interventi di inserimento sociale, e di promozione e responsabilizzazione

I contenuti del piano RISM

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II piano riprende le due dimensioni strategiche del Reddito Minimo di Inserimento, che in Europa quasi tutti i paesi hanno fatto proprio:

• dimensione assistenza economica:• universalistica• selettiva su reddito familiare• erogazione monetaria integrativa

• dimensione inserimento sociale e/o lavorativo:• progettazione e accompagnamento• su singole persone• negoziata con i beneficiari che devono assumere

impegni e rispettarli

Una politica di sostegno e promozione

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A. diffusione sul territorio di punti di accesso, valutazione del caso, presa in carico, progettazione degli interventi, con particolare attenzione ai minori

B. erogazioni economiche integrative del reddito, rapportate all’ISEE corretta

C. promozione su tutti i territori di un insieme di servizi e interventi particolarmente rilevanti per le famiglie con figli

Contenuti del piano RISM

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• Le Regioni devono disciplinare e promuovere la diffusione sul territorio di punti di accesso alle misure qui considerate, per l’ascolto e la valutazione dei casi familiari, la progettazione e l’individuazione degli interventi economici e dei servizi, l’accompagnamento e il monitoraggio

• Di tali funzioni sono responsabili i Comuni, che le programmano nel PdZ e le gestiscono in modo associato e integrato a livello di ambito, impegnando operatori con professionalità appropriate

A. Accesso, valutazione. progettazione

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Le politiche di contrasto alla povertà e le politiche familiari in merito privilegiano prospettive diverse, come abbiamo visto

B. Erogazioni monetarie

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• La priorità è il sostegno alla generazione e alla cura dei figli, e alla educazione e promozione dei minori stessi. Da qui la preferenza per un assegno per i singoli minori.

• Questa prospettiva trova una articolata declinazione in una proposta di Baldini, Bosi e Matteuzzi, cui rinvio, che riforma l’intero sistema delle erogazioni a sostegno della famiglia.

Per le politiche familiari

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Baldini M., Bosi P., Matteucci M. Il sostegno al reddito e alle responsabilità familiari La proposta di Istituzione dell’assegno per i minori in Guerzoni L. (a cura di) Le politiche di sostegno alle famiglie con figli. Il contesto e le priorità Il Mulino, Bologna, 2007

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• La priorità è l’integrazione dei redditi di tutte le famiglie, qualsiasi sia la loro composizione, fino ad una soglia che consenta un’esistenza dignitosa.

• La crisi economica e i costi sociali che si prospettano, portano a privilegiare una politica di contrasto alla povertà, mantenendo però attenzione specifica ai bisogni delle famiglie con minori

• L’attenzione ai minori si traduce ora nel dare priorità all’intervento per le loro famiglie. In una futura estensione a tutte le famiglie povere, può esprimersi in una ponderazione nella composizione familiare che favorisca i minori nella scala di equivalenza.

Per le politiche di contrasto alla povertà

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• Beneficiari sono le famiglie con figli minori con Isee di € 6.000 o, in via subordinata, di € 5.000

• La misura mira a integrare il loro reddito fino a portarlo alla soglia Isee assunta

• L’entità dell’erogazione varierà quindi sulla composizione della famiglia e il suo attuale reddito

Ipotesi per una integrazione del reddito delle famiglie con figli minori (Reddito inclusione sociale minori - RISM)

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Rilevazione che ISTAT ripete ogni anno su un campione di circa 24.000 famiglie

E’ l’indagine a partire dalla quale l’ISTAT stima annualmente l’incidenza della povertà relativa in Italia.

L’unità di rilevazione è la famiglia di fatto, intesa come un insieme di persone co-abitanti e legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela o affettivi.

La condizione economica delle famiglie italiane viene tracciata partendo dai rispettivi livelli di spesa legati al consumo; vengono, cioè, considerati, tutti i beni e servizi acquistati o comunque consumati dalle famiglie per le proprie necessità (spese per generi alimentari, per l’affitto, ecc.)

metodo della spesa

Stime effettuate dall’indagine ISTAT sui consumi delle famiglie italiane

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Assunto 1: in presenza di livelli di reddito particolarmente bassi, in particolare delle famiglie con minori, la spesa per consumi tende a coincidere con il reddito disponibile.

Assunto 2: le stime basate sui dati di spesa, anziché di reddito, consentono di tenere conto di tutte le famiglie, anche quelle ‘incapienti’, e di tutte le entrate, anche quelle “assistenziali”.

Le nostre stime a partiredall’indagine sui consumi

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Distribuzione tipologia familiare famiglie < 6.000 € ISEE annuo

Persona sola; 355445; 36%

Coppia con figli; 101232; 10%

Coppia con figli minori; 264124;

27%

Monogenitore con figli minori; 43695;

4%

Altro; 44833; 4%Monogenitore; 60795; 6%

Coppia senza f igli; 134954; 13%

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Beneficiari del RISM su ipotesi ISEE < 6.000

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Coppie con figli 9.148.037 100%

- potenzialmente beneficiarie 365.356 4%

- con figli minori 264.214 2,9%

- numero minori 512.471

Nuclei monoparentali 1.715.045 100%

- potenzialmente beneficiarie 104.190 6,1%

- con figli minori 43.695 2,5%

- numero minori 62.250

Totale famiglie beneficiarie 368.704

Totale minori beneficiari 574.721

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Persona sola; 230417; 34%

Coppia senza figli; 83444; 12%

Monogenitore; 43666; 6%

Coppia con figli minori; 178894;

26%

Monogenitore con figli

minori; 24892; Altro; 44833; 7%

Coppia con figli; 73050; 11%

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Distribuzione tipologia familiare famiglie < 5.000 € ISEE annuo

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Stima beneficiari RISM per ISEE < 5.000

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Coppie con figli 9.148.037 100%

- potenzialmente beneficiarie 251.943 2,8%

- con figli minori 178.894 1,9%

- numero minori 370.603

Nuclei monoparentali 1.715.045 100%

- potenzialmente beneficiarie 68.558 3,9%

- con figli minori 24.893 1,5%

- numero minori 35.741

Totale famiglie beneficiarie 203.787

Totale minori beneficiari 404.074

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Stima costi RISM su ISEE <6.000 e <5.000

< 6.000 € < 5.000 €

Integrazione media mensile coppia con figli 321 237

Integrazione media mensile coppia con figli minori

327 251

Integrazione media mensile nucleo monoparentali 264 200

Integrazione media mensile nuclei monoparentali con figli minori

234 178

Fabbisogno finanziario annuo coppia con figli 1.309.903.276 645.569.536

Fabbisogno finanz. annuo coppia con figli minori 978.533.754 490.398.975

Fabbisogno finanziario annuo nucleo monopar. 299.815.225 154.527.119

Fabbisogno finanz. annuo n. m. con figli minori 107.328.197 47.123.945

Fabbisogno finanz. annuo famiglie con figli minori 1.085.861.951 537.522.920

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SOGLIA ISEE < 5.000 €

SOGLIA ISEE < 6.000 €

Famiglie residenti in Italia 23.567.059 23.567.059

Stima delle famiglie potenzialmente beneficiarie di una misura di integrazione del reddito (take-up 100%)

716.650 1.068.373

Incidenza sul totale delle famiglie residenti

3,0 4,5

Integrazione media mensile per famiglia (in euro)

€ 185 € 240

FABBISOGNO FINANZIARIO ANNUO (in milioni di euro)

€ 1.408.313.066 € 2.805.433.951

Verso il Reddito Inclusione Sociale (RIS) per tutte le famiglie: stima beneficiari e

costi

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I numeri esposti sono frutto di stime, con le relative discrezionalità e approssimazioni. Si differenziano da quelle effettuate da altri, che possono utilizzare altre base dati e altri percorsi

Se si da ad esempio un peso maggiore ai minori nella scala di equivalenza sulla composizione famigliare, come fa l’Isee per le famiglie monogenitoriali, già questo comporterebbe un incremento di tali famiglie

II take up rate del 100% assunto va perseguito ma non si realizza mai nella realtà. Andrebbe quindi effettuata una previsione su cui ridurre proporzionalmente il costo stimato

Le stime comportano discrezionalità e limiti

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• Va verificata la possibilità di coordinare o ricomporre nella nuova misura RISM altre erogazioni esistenti, nazionali regionali e locali. Questo consentirebbe di razionalizzare e meglio finalizzare tali interventi e di ampliare la platea dei beneficiari del RMFF.

• E’ necessario approfondire questa ipotesi su cui il Piano dovrà assumere conseguenti decisioni in una prospettiva di riforma del sistema e di generalizzazione progressiva di un reddito minimo per tutte le famiglie

Ricomporre le erogazioni estendere i beneficiari

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Alcune delle seguenti misure nazionali, dopo adeguate verifiche per tutelare gli attuali beneficiari, potrebbero essere in tutto o in parte coordinate o ricomposte nel RISM:

• assegno a famiglie con perlomeno 3 figli (su ISE familiare)

• social card (individuale, incapienti IRPEF, ISEE familiare) relativa a famiglie con figli minori di 3 anni

Insieme impegnano 500/600 milioni di euro• bonus famiglia (una tantum, su reddito complessivo

nucleo familiare)Il bonus si è già esaurito. Se si destinasse nei prossimi

anni la stessa somma di 1.196 milioni di euro al RMM, si potrebbe estendere di molto la platea dei beneficiari

Quali erogazioni ricomporre

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La loro ricomposizione nel RMM realizzerebbe un chiaro miglioramento:

• quanto ai beneficiari, vengono abrogati limiti iniqui (avere almeno tre figli, o figli sotto i tre anni) e parificati tutti i residenti (anche gli stranieri regolari)

• quanto all’erogazione, la integrazione del reddito per tutti fino alla soglia indicata (che tiene conto della composizione familiare) è più equa dell’erogazione in cifra fissa, che prescinde dalla situazione attuale familiare e reddituale

Con la ricomposizione nel RISM più equità

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Il RISM adotta un unico indicatore di situazione economica in capo allo stesso soggetto (famiglia o individuo), cruciale per razionalizzare e finalizzare gli interventi

Utilizza a tal fine l’Isee apportando qualche correzione e flessibilizzandolo in ordine allo specifico utilizzo.

Unificare la prova dei mezzi

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• Abbiamo detto che la povertà è fenomeno a più dimensioni, oltre a quella economica, e con più fattori causali. Va quindi affrontata con erogazioni monetarie e con altri interventi che trattano altre dimensioni e fattori della povertà delle famiglie, per ridurli e dove possibile superarli

• Trattando di famiglie povere con figli minori occorre attingere tanto alle misure proprie del contrasto alla povertà e dell’inserimento sociale e lavorativo, quanto alle misure proprie del sostegno alle famiglie.

• Si tratta di interventi di consulenza e accompagnamento, di misure di conciliazione, di offerta di servizi sociali, sociosanitari, educativi, scolastici, dagli asili nido alla scuola alla formazione professionale per esemplificare

C. Servizi e interventi

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Misura universalistica, permanente, selettiva su reddito e bisogno, fortemente equitativa e redistributiva,

• integra il reddito delle famiglie con minori• persegue la responsabilizzazione e attivazione dei

beneficiari superando ove possibile l’assistenzialismo• gestito da Regioni e Comuni valorizza le autonomie,

contrasta il perdurante centralismo in una prospettiva di federalismo

Vantaggi del RISM

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I livelli essenziali per il RISM

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• L’osservatorio sulla 328/00 ha ben chiarito che le politiche di affermazione dei diritti sociali devono assumere come obiettivi strategici livelli essenziali di prestazione che vanno ben oltre le risorse economiche, professionali, organizzative oggi disponibili

• Occorre quindi assumere e declinare il tema dei livelli in termini di processo di attuazione che in partenza subisce molti limiti, da via via ridurre per tendere a soglie più adeguate, “essenziali”

• Lo sviluppo indicato implica la riforma delle misure vigenti, affermata anche nel libro verde, con il loro graduale assorbimento nelle nuove misure “universalistiche e selettive”, con i relativi livelli

• Tale processo può avvenire solo attraverso una intesa concertata e via via aggiornata tra Stato, Regioni, Autonomie, e solo tramite la ricerca del maggior consenso possibile delle organizzazioni sociali

Il cammino verso i livelli essenziali

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Il diritto sociale da affermare con una politica di contrasto alla povertà delle famiglie con figli minori consiste nel disporre di:

• risorse economiche adeguate alla famiglia e alla generazione, crescita ed educazione dei figli minori

• Opportunità, responsabilizzazione, sostegni per l’inserimento e la promozione sociale dei componenti e in particolare dei minori

Il RISM è un passo iniziale verso un più completo e diffuso diritto sociale contro la povertà (RIS)

Quale diritto sociale

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I livelli essenziali sono relativi alle azioni A, B e C prima indicate:

• diritto ad un accesso a bassa soglia sul territorio, per verifica dei requisiti, valutazione professionale, nel caso progettazione, orientamento,accompagnamento a servizi. Ciò implica la definizione nei livelli essenziali del diritto e di standard sulla presenza effettiva e qualificata di tali accessi su tutti i territori

• diritto ad ottenere una erogazione monetaria integrativa del reddito fino alla soglia stabilita, anch’essa definita e finanziata come livello essenziale (segue)

Quali livelli essenziali

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Il diritto a servizi sociali, scolastici, educativi, rispondenti ai bisogni di famiglie con figli potrebbe configurare:

• primi livelli essenziali in termini di diritti e standard per l’asilo nido ( il relativo Piano va rifinanziato) e servizi equivalenti, in attesa che via via si possano estendere ad altri servizi.

• livelli essenziali come priorità di accesso e bonus per l’acquisizione di prestazioni dai servizi prima citati, con progressiva estensione degli standard

Quali livelli essenziali (segue)

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• Data la forte diversità dei livelli di povertà minorile e delle dotazioni di servizi dei territori si potrebbero concordare tempi di realizzazione territorialmente differenziati in ordine ai comuni obiettivi finali.

• Ciò consentirebbe di non lasciare nessuno fermo dove è e di distribuire le risorse fra le Regioni in termini politicamente più agibili

Le differenze territoriali

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Il processo istituzionale

• Il RISM va definito nella Conferenza Stato-Regioni-Autonomie anche per impegnare i livelli istituzionali o nel finanziamento dell’erogazione economica o nella promozione della misura sul territorio;

• Data la sua dimensione di inserimento e promozione sociale il RISM non può essere gestito da piccoli o medio-piccoli Comuni, privi delle competenze professionali e della rete territoriale necessaria. Va gestito a livello di Ambiti, impegnando le Regioni ad un forte accompagnamento, diretto o tramite le Province

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• L’istruttoria per la presa in carico e l’erogazione economica è disciplinata dalle Regioni rispettando i livelli essenziali indicati dallo Stato; è svolta dai servizi comunali integrati a livello di ambito sociale. La misura è inserita nel PdZ

• L’erogazione è effettuata dai Comuni (o dall’Inps), attingendo alle risorse finanziarie dedicate

• I criteri di finanziamento e di attribuzione delle risorse alle Regioni vengono concordati nel Comitato Stato / Regioni / Autonomie, affrontando le serie difficoltà che la disomogenea distribuzione sul territorio di bisogni e risorse propone

La gestione del RISM

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L’introduzione del RISM implica una scelta cruciale

• Affidare al sistema regionale e delle autonomie locali la decisione e la gestione delle erogazioni economiche oltre che dei servizi

• È un cambiamento radicale rispetto all’attuale situazione in cui più dell’80% della spesa socioassistenziale è assorbita da misure monetarie erogate centralmente

• Attua così il disatteso tit.V della Costituzione e si orienta al federalismo fiscale di cui potrebbe rappresentare una parziale sperimentazione, insieme alla non autosufficenza, offrendo elementi di concretezza al confronto sul federalismo

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Il territorio consente

• analisi e valutazione del soggetto/famiglia destinatari e del contesto di appartenenza,

• progettazione personalizzata e scelta degli interventi più appropriati

• valorizzazione delle risorse e responsabilizzazione dei soggetti beneficiari

• monitoraggio e controllo sugli interventi, le risorse, i costi

• valutazione di prodotto e di risultato

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• E’ cruciale che qualsiasi nuova misura venga introdotta, e i relativi livelli essenziali, siano monitorati e valutati per poter poi procedere alle debite correzioni o sostituzioni non su ragioni astratte ma su verifiche condotte da soggetti indipendenti e qualificati.

• E’ quanto purtroppo raramente accade, ai diversi livelli di governo

Monitoraggio e valutazione

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• La crisi economica si accentua e non si avviano iniziative incisive di riforma del sistema assistenziale e di sviluppo di nuove politiche, possibile all’avvio di legislatura

• Da troppo tempo sulle politiche sociali in Italia si galleggia, non si naviga

• Il RISM può rappresentare un primo modesto passo, attento ai cittadini del domani, di una scelta strategica qualificante

Crisi economica e politiche sociali

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