«ONORARE I CADUTI OPERANDO PER I VIVI»

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SommarioSommarioDicembre

2020

1 Ai Fanti d’Italia

2 Federazione Provinciale di Treviso20 Settembre 1870 prima dei Bersaglieri la Fanteriaentrò a Roma da Porta Pia

3 Il Vittoriano

6 L’architettura della memoria

9 La lunga lotta dell’Italia per il petrolio iracheno

14 La salma del Fante PietroVenni è tornata nel suo paesenatale di Romagnese (Pv)

15 L’aiutante torna a casa

16 Il 25° anniversario dellacostituzione dell’ANFProvinciale di Falerna Marina

17 Ricordo dei Caduti dellaBrigata Tevere

18 Ricorrenza della battaglia del Basson

19 10° anniversario delRecupero del Cimitero della Brigata Liguria e del bellissimo “ArcoRomano” che lo sovrasta

20 Cimitero di Streva: Brigata Liguria presente!

21 17 Ottobre 2020 cerimonia in località Cerbaro

23 Le Cravatte Rosse incontranola Console Onoraria d’Austria

24 17 Ottobre 2020Giro ciclistico d’ItaliaSalita “Muro di Cà Del Poggio” (San Pietro di Feletto - Treviso)

25 Le auto d’epoca sono passatenel pomeriggio di sabatoXII Coppa Mazzotti in Villa e i Fanti in servizioper il passaggio (GDF)

26 I Fanti di Gavello in tour in Sicilia

27 L’esperienza storica “Riace”rievocata dall’ANF di FalernaMarina

29 Il Colonnello Fabio Bianchi è il nuovo Comandante del 2° Reggimento “Sirio”

30 Lamezia Terme (Cz)Il bilancio della campagnaestiva Aib 2020

31 Il Volontariato Associativo

33 Notizie dalla Difesa

36 Adunata

42 Il 5 per mille a favore della nostra Associazione

43 Ricordando i nostri Fanti

43 In memoria di un amico

44 Varie

44 Nozze - Culle - Ricorrenze- Onorificenze - Lauree - Lutti

45 Oggettistica del Fante

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Federazione Provinciale di Treviso

20 Settembre 1870 prima dei Bersaglieri la Fanteria entrò a Roma da Porta Pia

ALLE 9 del mattino del 20 settembre 1870si udì il segnale dato dal Generale pie-montese Raffaele Cadorna seguito dal

frastuono delle cannonate e il rumore del crollodel tratto di mura che si stende a qualche decinadi metri da Porta Pia (Porta Pia è una delle portedelle mura Aureliane di Roma situata nel quar-tiere Nomentano costruita per ordine di PapaPio IV). Un Giovane Ufficiale del Regio Esercitoin quella circostanza così scriveva:

“La Porta Pia era tutta sfracellata; la sola im-magine della Madonna, che le sorge dietro, erarimasta intatta; le statue a destra e a sinistra nonavevano più testa; il suolo intorno era sparso dimucchi di terra; di materassi fumanti, di berrettidi Zuavi, d’armi, di travi, di sassi. Per la brecciavicina entravano rapidamente i nostri Reggimenti”.

breccia, e il 39° Fanteria, da Porta Pia, entraronoa Roma “quasi contemporaneamente”.

Nei ricordi del 1870-71 De Amicis scrivevacon maggiore precisione:

“Quando la Porta Pia fu affatto libera, e labreccia vicina aperta sino a terra, due colonne diFanteria furono lanciate all’assalto. Ho visto pas-sare il 40° a passo di carica. L’ho visto, presso allaPorta, gettarsi a terra per aspettare il momentoopportuno ad entrare. Ho sentito un fuoco dimoschetteria assai vivo; poi un lungo grido: “Savoia!” poi uno strepito confuso; poi una vocelontana che gridava: “Sono entrati!” Allora giun-sero a passi concitati i sei Battaglioni Bersaglieridella riserva (…). Per la breccia vicina entravanorapidamente i nostri Reggimenti”.

In questo racconto si notano due precisazioniimportanti: ovvero che gli ingressi dai quali en-trarono i soldati italiani furono due, la breccia ela Porta e che, se dalla breccia entrarono prima iBersaglieri, essi furono preceduti di alcuni mi-nuti da due colonne di Fanteria entrate dallaPorta principale. L’unico storico che ha fatto pro-pria la versione di De Amicis è stato Antonio Di Pierro nel suo volume dal titolo “L’ultimo giornodel Papa Re” che ha scritto: “Il primo soldato ita-liano a violare il ciglio della breccia, alle 10.10, èun Bersagliere del 12° Battaglione: si chiama Federico Cocito. Pochi minuti prima i Fanti del39° Reggimento avevano sfondato a Porta Pia”.

Il nome di questo Ufficiale era Edmondo DeAmicis. Per ricostruire con esattezza l’avveni-mento, ci si rifà a due giornalisti che furono al se-guito delle truppe del Generale Cadorna, UgoPesci ed Edmondo De Amicis. Entrambi eranostati Ufficiali di Artiglieria ed entrambi erano in-viati di giornali di Firenze: Pesci del “Fanfulla” eDe Amicis di “Italia militare”. Nel suo resocontodal titolo “Come siamo entrati a Roma”, Pesciscrive che il 12° Battaglione Bersaglieri, dalla

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Questa versione è confermata dal primo di-spaccio inviato dal Sottotenente Cocito al Co-mando italiano, che parlava genericamente di “co-lonne che entrano con slancio” a Roma. Identicheespressioni sono contenute nel dispaccio che – a suavolta – Cadorna trasmise a Firenze alle ore 12:

“Ore 10 forzata Porta Pia e breccia lateraleaperta in quattro ore, colonne entrano con slan-cio malgrado vigorosa reazione”. Neanche lui,dunque, nomina i Bersaglieri.

Tutta la vicenda è stata ricostruita, con scru-polosità di particolari, da uno studio dell’Ufficiostorico dello Stato Maggiore dell’Esercito pubbli-cato nel 1910, nel quale si fa presente che laprova del fatto che i Fanti precedettero, anche sedi poco, i Bersaglieri, è che nel pomeriggio del 20 settembre venne issata sul Campidoglio laBandiera della Fanteria.

Bruno Querin

Il Vittoriano

IN Italia possiamo compiacerci di averemolti simboli classificabili come identitariperché in loro si riconosce l’intera colletti-

vità nazionale.Tra i moltissimi simboli a cui gli italiani sono

più legati è, certamente, il Vittoriano quello a cuipiù di tutti il popolo è sensibilmente legato è,cioè, quel monumento che si trova a Roma e chedoveva celebrare la gloria di Vittorio Emanuele II,primo Re d’Italia e artefice dell’unità politica na-zionale.

Era il 9 gennaio 1878 quando, alle ore 14,30,Vittorio Emanuele moriva nel suo letto in unastanza al primo piano del Quirinale.

Nella cosiddetta “Sala degli Svizzeri” vennerealizzato il catafalco con piano inclinato su cuivenne posta la salma del Sovrano in uniforme.Le sciarpe dei diversi ordini cavallereschi di cuiera insignito, la corona, lo scettro e il collare del-l’Annunziata erano stati sistemati ai piedi.

Corazzieri in alta uniforme prestavano servi-zio d’onore.

Ai romani fu concesso di rendere omaggio alsovrano mentre, fra Roma e Torino si apriva uncontenzioso per dove dovessero essere tumulatele spoglie del sovrano. Secondo i torinesi nellaBasilica di Superga, mentre Roma proponevauna Basilica romana da definirsi, ma con unacerta preferenza per la Basilica di Santa Mariadegli Angeli. La Chiesa però fece sapere che nonavrebbe consentito che la cerimonia funebrefosse avvenuta in una Basilica romana.

Si fece anche strada l’idea di officiare il sacrorito nel Castel Sant’Angelo o, in alternativa, alPantheon, perché era necessario che il luogofosse all’altezza della figura del Sovrano cui ilpopolo era particolarmente attaccato.

Il giorno 17, dopo un lungo e complesso ceri-moniale, i resti mortali del sovrano venivano tra-sferiti, tra due ali di folla commossa, al Pantheon,ritenuto più idoneo per una funzione religiosa eper essere tumulati in una tomba provvisoria.

Il dubbio era, dunque, ancora da sciogliere.In tutta Italia la scomparsa del “Padre della

Patria”, così era soprannominato il sovrano, su-scitò sentimenti di genuino cordoglio che culmi-

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narono nella creazione di comitati che si propo-nevano di erigere in ogni comune monumentifunebri che celebrassero e tramandassero ai po-steri le glorie del sovrano artefice dell’unità poli-tica e geografica degli italiani.

In tutti i comuni, dai più grandi ai più piccoli,furono eretti monumenti, scoperte lapidi, intito-late vie e piazze. Questo spontaneo e sentito sen-timento di gratitudine non poteva passare inos-servato ai politici e, nel 1881, il governo, d’intesacon la Real Casa, bandì un concorso per la pro-gettazione di un Monumento funebre dedicato aVittorio Emanuele II e da erigersi in Roma.

Il concorso, aperto a tutti, superò anche le piùardite possibilità architettoniche e tecnologiche:archi, piramidi, colonne, state equestri e non fu-rono le soluzioni proposte.

In allegoria i bozzetti rappresentavano tutta laflora e la fauna sino ad allora conosciuta.

In bassorilievo erano raffigurati i principaliavvenimenti e le più significative benemerenzeacquisite dal sovrano e alle quali il popolo eraparticolarmente legato.

Il concorso, hainoi, fu vinto da uno straniero,l’architetto francese Henry-Paul Nenot che, inta-scato il premio di 50 mila franchi non si do-mandò mai perché il suo progetto non venisserealizzato.

Il concorso venne riproposto il 12 dicembredell’anno successivo.

Questa volta il bando precisava che l’operadoveva essere realizzata sul Colle Capitolino ri-tenuto più idoneo sotto il profilo storico e poli-tico.

Per l’esame dei progetti venne nominata unaCommissione presieduta dall’On. Zanardelli, giàPresidente del Consiglio dei Ministri, e dellaquale fecero parte politici ed artisti.

Il 9 febbraio 1884, dopo due anni di intermi-nabili discussioni, la Commissione attribuì ilprimo premio all’architetto marchigiano Giu-seppe Sacconi, artista giunto a Roma qualcheanno prima da Montalto delle Marche quale stu-dente di ornato.

Al secondo posto la Commissione classificòl’architetto Manfredo Manfredi.

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Il 1° gennaio 1885, dunque, il Sacconi ricevetteil decreto di nomina a sovrintendente e direttoredei lavori che ebbero inizio, ufficialmente, il 22marzo dello stesso anno con la posa della primapietra ad opera del nuovo sovrano: Umberto I.

Il Sacconi non fece a tempo a vedere realizzatala sua opera giacché si spense a Pistoia il 23 set-tembre del 1905.

La direzione dei lavori venne affidata colle-gialmente a tre architetti: Gaetano Kock, Pio Pia-centini e quel tale Manfredo Manfredi già colla-boratore del Sacconi e secondo classificato al me-desimo concorso.

Alle difficoltà di ordine costruttivo si aggiun-sero polemiche scoppiate negli ambienti politicidell’opposizione circa i materiali impiegati per larealizzazione del monumento.

Sacconi infatti aveva previsto che l’opera ve-nisse realizzata in marmo travertino, una pietracalda estratta nei Colli Albani e che ben s’into-nava all’ambiente circostante.

Secondo l’opposizione, invece, la Commis-sione ne aveva imposto la realizzazione inmarmo “botticino” il cui unico pregio era quellodi essere estratto nella montagna bresciana, col-legio elettorale dell’On. Zanardelli, Presidentedella Commissione Reale.

Per completare il monumento sulla piat-taforma che sovrasta la zoccolatura con la DeaRoma venne sistemata una statua che rappre-senta la Gloria di Vittorio Emanuele II.

Anche per questa nel 1889 venne bandito unconcorso vinto dallo scultore Enrico Chiaradia diStevenà di Sacile.

Il suo progetto però era completamente di-verso da quanto immaginato dal Sacconi cheavrebbe preferito l’immagine di un Re assiso sultrono e l’angelo che rappresenta la Gloria che gliponeva sul capo un serto trionfale.

Anche per la realizzazione di questo elementoarchitettonico si innescò una polemica tra ilChiaradia e il Sacconi.

Sacconi infatti caldeggiava il progetto del se-condo classificato, tale Giulio Cantalamessa, egiurò che mai il cavallo del Chiaradia sarebbe sa-lito al Vittoriano.

Cantalamessa, da parte sua, aveva compostouna quartina che recitava così:

Il Re a cavallo era il gran soggettoma il capo d’opra fu aspettato invano;

nacque solo un cavallo da carrettoper il gran monumento sacconiano.

La speranza del Cantalamessa fu vana. La sta-tua equestre di Vittorio Emanuele II è lì dove an-cora oggi possiamo ammirarla.

Portata a termine da Emilio Gallori per la so-pravvenuta morte del Chiaradia, l’opera richiesela fusione di circa 50 tonnellate di bronzo.

Per dare un’idea della grandezza dell’operaesiste una rara fotografia scattata prima che la fi-gura di Vittorio Emanuele II venisse incavalcatasul dorso del quadrupede: all’interno del ventredell’animale si possono vedere undici elegantisignori che banchettano attorno ad un tavolo.

Finalmente il Vittoriano venne inaugurato il 4 giugno 1911 dal nuovo sovrano: Vittorio Ema-nuele III.

Quello che doveva essere il monumento fune-bre a Vittorio Emanuele II, padre della Patria, ri-mase vuoto sino al 4 novembre del 1921 quandovi venne tumulata, sotto la statua della DeaRoma, la salma di un soldato senza nome cadutodurante la Prima Guerra Mondiale in un impre-cisato tratto del lungo fronte.

Da quel momento il Vittoriano divenne pertutti gli italiani “Altare della Patria”.

Lorenzo Cadeddu

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L’architettura della memoria

Torna a splendere il Monumento ai Caduti di Bevadoro, un piccolo paese

nel padovano, dopo l’accurato intervento di recupero effettuato dai Fanti

della Sezione “Rino Borgo” di Camisano Vicentino

«UN CIPPO con la scritta “BEVADOROAI SUOI MORTI IN ARMI PER LA PA-TRIA 1915-1918” posto sopra un’aiuola,

ne costituisce la base da cui si leva un tronco di pira-mide sopra un lato della quale è inciso il Bollettinodella Vittoria e nell’altro il nome dei 24 Caduti dellafrazione. Alla base della piramide è scolpita un’aquilain atto di volo e sulla cima l’angelo della vittoria tieneeretta verso il cielo una Corona di Alloro. L’aiuola ècircondata da piccole colonne, unite insieme da unagrossa catena di ferro; il cippo è tutto rivestito diedera1». Sono le parole di Maria Pia Roda, inse-gnante di Campodoro, nonché fondatrice nel1933 del locale Fascio Femminile, a regalarci agliinizi degli anni Quaranta una descrizione delMonumento ai Caduti di Bevadoro, opera che,inaugurata nel 1921, si appresta a varcare il se-colo di vita.

Già a partire dal Risorgimento, in Italia il cultodei Caduti morti per la Patria era stato un fattoreessenziale nel delicato processo di legittimazionenazionale: con il suo sistematico richiamo all’e-roismo del soldato in guerra era iniziata una spe-cie di “secolarizzazione” del concetto cristiano divita eterna incastonato nell’ideale della Nazione.Dopo la Grande Guerra questo percorso, conti-nuato sorprendentemente durante lo stesso con-flitto, subì una forte accelerazione.

26 giugno 1921 - Se a Bevadoro erano guariti i li-vidi lasciati dagli strascichi della Grande Guerra,ben visibili erano rimaste le cicatrici. 24 i Cadutinella sola frazione, 51 complessivamente nel Co-mune di Campodoro a cui s’aggiungevano, se-condo l’Albo d’Oro, altri 24 originari di Campo-doro, ma emigrati in altri paesi prima d’inizioconflitto. Il sentimento di deferenza e di gratitu-dine della cittadinanza di Bevadoro verso quei

suoi concittadini che avevano perso la propriavita, combattendo assieme ad oltre cinque mi-lioni di italiani, in quel sacrifico collettivo ch’erastata la Grande Guerra venne espresso, senza en-fasi e retorica, in un Monumento inaugurato il 26 giugno 1921.

A Bevadoro un ricco parterre nobilitò la ceri-monia d’inaugurazione a cui parteciparono,come richiesto dal protocollo del tempo, anche ilFascio di Camisano Vicentino ed il Fascio “Enrico Toti” di Campodoro. Oltre al SindacoGiuseppe Bellamio, primo cittadino di Campo-doro nel periodo 1920-1922, e a Luigi FedericoTretti2, avvocato e secondogenito del Comm.Orazio Tretti, almeno due furono i personaggi dispicco presenti. Il primo, il prof. Guido Borto-lotto, fu oratore ufficiale dell’evento: avvocato eprolifico saggista, libero docente nella Facoltà diGiurisprudenza di Padova, dopo l’adesione alPNF si trasferì a Roma, propugnando da giuristamilitante il corporativismo fascista di cui fu unodei teorici e divulgatori. Il secondo nome di pre-stigio fu quello del Generale Giuseppe Boriani(1868-1943), Ufficiale del Regio Esercito che du-rante la Prima Guerra Mondiale s’era guada-gnato tre Medaglie d’Argento e due Croci del-l’Ordine Militare di Savoia. Dal settembre 1920Boriani era subentrato al Generale Luigi Cicco-netti al comando della 6a Divisione di Fanteria diPadova.

Nel Corriere Vicentino del 2 luglio 1921 si puòleggere la cronaca dell’intera giornata: «Ai piedidel monumento si notano molte corone offerte dalle fa-miglie dei Caduti, dalle signorine di Bevadoro, dal Fa-scio di Campodoro e dagli alunni delle scuole. Dap-prima si svolse la cerimonia religiosa con l’officiatura[…]. Alla fine parlò in Chiesa il Rev. Abate di Cami-sano Don Giuseppe Girardi con quella facondia che

1 Maria Pia Roda, Campodoro, Società Cooperativa Tipografica, Padova, Novembre 1941.2 Il fratello Ottorino, classe 1879, Ufficiale del Regio Esercito, promosso Capitano di Fanteria con R. Decreto del

2/4/1911, Decorato con Croce al Merito di Guerra il 26/7/1918, comandato in qualità di Capo Sezione, UfficioPropaganda e Stampa di Savona, morì all’Ospedale S. Ambrogio di Milano il 12/10/1918 per malattia contrattadurante il servizio.

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il monumento. […] Parlò poi il prof. Guido Borto-lotto, oratore ufficiale, che ebbe spunti di magnifico li-rismo nel suo discorso. Ricordò i nostri morti, le lorogesta e il compianto per il destino che stroncò loro l’e-sistenza. […] Tutta la giornata fu rallegrata dalla di-stinta banda di Marsango. Alla sera ebbe luogo unmeraviglioso spettacolo pirotecnico».

Il nome che passa sottotraccia e spesso vieneomesso è quello dell’autore del Monumento: l’opera fu ideata da Napoleone Guizzon (1865-1951), uno dei maggiori scultori vicentini.Guizzon rappresentò una firma prestigiosa inquella che viene definita l’Architettura della Me-moria: all’indomani del Primo Conflitto Mondiale,infatti, realizzò o partecipò alla realizzazione di in-numerevoli monumenti dedicati ai Caduti.

La Vittoria alata di Bevadoro ha alcune suepeculiarità artistiche: seguendo il retaggio dellaraffigurazione classica, essa è modellata con leali spiegate, tesa a spiccare il volo, il panneggio e

i capelli mossi dal vento, avan-zante con il piede destro sulla se-zione orizzontale di un piccologlobo e il piede sinistro arretrato.Nella mano sinistra, alzata versoil cielo, la Vittoria regge una fiac-cola mentre nella destra, legger-mente piegata all’altezza del bu-sto, stringe una spada. La strut-tura poggia su un obeliscotronco-piramidale decorato conmotivi geometrici su cui è affissol’incipit e l’epilogo del Bollettinodi Guerra N. 1268 firmato da Ar-mando Diaz; alla sua base il ri-lievo di un’aquila che afferra laBandiera si appoggia su un qua-drilatero sul cui lato frontalecompare un’iscrizione comme-morativa su marmo bianco diCarrara, accompagnata negli al-tri tre lati dai nomi dei Caduti in-cisi in neretto. Sostiene l’interoMonumento, realizzato in pietratenera di Costozza, un basa-mento su cui campeggia, a sim-boleggiare l’estremo sacrificiodella morte, una croce clipeatadecorata con allori.

Bevadoro, quasi cent’anni dopo -Nel corso del tempo il Monu-mento ai Caduti di Bevadoro fuoggetto di svariati interventi:

tanto lo distingue. Disse della pietà dei viventi versoi morti, indi parlò del dovere di amare la Patria e an-che di morire per essa unendo l’amore della Patria al-l’amore del Signore. Allo scoprimento del monu-mento, dopo la benedizione impartita dal Rev. Abatedi Camisano, parlò per primo il Cav. Dott. Luigi Fe-derico Tretti che lodò l’opera dei sigg. Arcaro, Ferrane Ziggiotti che instancabilmente non indietreggiandodi fronte a nessuna difficoltà in breve tempo portaronoa termine l’opera: ebbe pure parole di lode e di ringra-ziamento per l’intero Comitato, per il Signor GeneraleBoriani che volle partecipare a questa festa di puro pa-triottismo. Fece poi l’appello dei 24 gloriosi scomparsie per essi rispose il mesto e religioso silenzio degliastanti mentre le Bandiere che garrivano al vento siabbassavano in atto di omaggio all’ombra degli eroimorti che rivivevano d’una e più bella vita nel pen-siero di tutti quanti. Terminò auspicando un miglioredomani di pace, di giustizia e di lavoro fecondo. Seguìil Signor Sindaco Bellamio che ricevette in consegna

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vennero aggiunte le lapidi dedicate ai Cadutidella Seconda Guerra e, probabilmente nellostesso periodo, furono rimosse parti scultoreeche ne ornavano il basamento. Negli anni No-vanta la struttura fu leggermente spostata all’in-terno della nuova piazza3 che nel 1992 venne in-titolata a Don Renato Ziggiotti: legame storicomigliore non poteva esserci se si pensa che DonZiggiotti, Rettore Maggiore dei Salesiani nonchéquinto successore di quel Don Giovanni Boscodichiarato Santo nell’aprile del 1934, vestì la di-visa militare del Regio Esercito Italiano. Conge-datosi con il grado di Tenente d’Artiglieria, Re-nato Ziggiotti il 2 gennaio 1917, quand’era asse-gnato alla 20a Batteria Bombarde, aveva ripor-tato sul Faiti-Krik una ferita da scheggia di gra-nata: l’encomiabile ed ineccepibile comporta-mento tenuto al fronte gli valse la Croce al Me-rito di Guerra concessa il 19 agosto 1918 dal Co-mando del XXVI Corpo d’Armata4.

La polvere del tempo non lascia tregua, copree fagocita ciò che incontra nel suo lungo ed in-cessante processo di obnubilaménto delle forme,senza eccezioni: anche il Monumento di Beva-doro, con il suo pedigree di tutto rispetto, sem-brava irrimediabilmente sfregiato dal tempo eper salvaguardarne decoro, sicurezza e integritàsi rendeva ormai doveroso e necessario un’ope-razione di restauro e maquillage. «Questo monu-mento è un pezzo di storia importante per Bevadoro diCampodoro ma anche per i paesi limitrofi – le paroledi Denis Rizzo, Vicepresidente della Sezione delFante di Camisano Vicentino – Per svariati de-cenni non è stato minimamente curato: era necessarioeffettuare un’approfondita pulizia accompagnata daqualche piccolo intervento di restauro che permettessedi recuperare quelle parti che erano state lesionate nelcorso degli anni: penso in particolare al becco dell’a-quila o al pennone con il puntale della Bandiera an-dati in frantumi e smarriti. Fortunatamente ho tro-vato la pronta disponibilità dei Fanti di Camisano Vi-centino il cui lavoro è stato esemplare e fondamentale,perché ha riportato il manufatto al suo splendore.L’intervento dello scultore Stefano Gottardo, lo stessoche a Camisano ha realizzato il Monumento al Fante,

ha permesso di ripristinare la struttura nelle sue partimancanti. Adesso, con vera soddisfazione, posso direche il Monumento è pronto a festeggiare i suoi primicento anni».

Gli fa eco Tiziano Romio, Presidente della Se-zione del Fante di Camisano Vicentino: «Abbiamopredisposto un cronoprogramma dei lavori concen-trandoli nella seconda metà di settembre ed inizio ot-tobre 2020 – le parole di un Tiziano Romio visi-bilmente soddisfatto – coinvolgendo attivamenteper svariati giorni [quasi ottanta ore, NdA] oltre alsottoscritto, altri otto iscritti alla Sezione del Fante diCamisano Vicentino: Giovanni Corradin, Paolo Zanfavero, Agostino Rigodanzo, Ferruccio Stocco,Luigi Cecchetto, Denis Rizzo, Lorenzo Piccolo e Da-nilo Messi. Utilizzando attrezzi e materiale messi adisposizione dal Comune di Campodoro, si è provve-duto prima a rimuovere con un apposito prodotto leincrostazioni createsi con il trascorrere degli anni. Poicon il solo “olio di gomito” e utilizzando appositistrumenti è stata completata la parte più delicata del-l’intervento, ovvero la pulizia della pietra ed il recu-pero delle parti lapidee: è così che sono ricomparsi vec-chi interventi effettuati svariati decenni orsono nonconsoni all’importanza del manufatto [l’ultima puli-zia approfondita del monumento risale agli anniSessanta, NdA]. Completati il consolidamento e lapulitura, con l’intervento dello scultore Gottardo èstato effettuato il ripristino delle parti mancanti. Il la-voro di recupero ha permesso di far riaffiorare il pre-gio di un Monumento estremamente elegante e alcontempo ha consentito di salvaguardarne l’integrità.Per metterlo in sicurezza contro intemperie e agentiatmosferici si è provveduto con apposito prodotto im-permeabilizzante a trattare la superficie dell’interastruttura. Non ci si poteva, infine, esimere dal mettermano alla piazza antistante intitolata a Don Zig-giotti: con una idropulitrice rotante è stata ripulita siala pavimentazione in porfido che le scalinate attigue,in tutto una superficie di quasi 350 metri quadrati.L’intervento è perfettamente riuscito ed è stato ese-guito rigorosamente in regime di assoluto volonta-riato, declinando quello che è il motto del Fante: ono-rare i Caduti operando per i vivi.»

Davide Dalan

3 Germano Bevilacqua, Campodoro - Storia e storie di uno dei 105 comuni dell’Agro Padovano, Edizioni di BesanaBrianza, Besana Brianza, 1988.

4 Distretto Militare di Padova, Ufficiali in congedo - Fascicolo Personale, Ziggiotti Renato Carlo (Matr. 23248). Il fratello Giuseppe, classe 1897, diplomatosi al Liceo Ginnasio Tito Livio di Padova e iscritto all’Ateneo patavino,Sottotenente del 6° Reggimento Alpini Batt. Monte Berico, morì nel dicembre 1917 sulla china del Badenecche,Altopiano di Asiago, nel disperato tentativo di arginare l’avanzata austriaca: per l’eroica condotta tenuta alla guidadel suo plotone fu decorato di Medaglia d’Argento.

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La lunga lotta dell’Italia per il petrolio iracheno

no; scoppiata in Anatolia, essa contrappose il pro-prio governo a quello del sultano, invase l’Anato-lia dove più tardi verrà spostata la capitale da Co-stantinopoli ad Ankara. L’Italia, alla creazione delgoverno ribelle di Kemal, ritirò la sue truppe dal-l’Anatolia, di cui sperava avere la provincia diAdalia, nella parte sud occidentale. Si dovette ri-trattare la pace con la Turchia a Losanna nel 1923.Ma, tornando alla questione mesopotamica e allapace di Sèvres, le sue conclusioni tradivano ancheil 12° punto di Wilson (che citava per le terre tur-che indipendenza e pieno sviluppo autonomo),perché nacquero 5 Stati arabi (Siria, Iraq, Kuwait,Transgiordania, Palestina), non indipendenti, masottoposti a “mandato”, cioè all’amministrazionefrancese e britannica. Negli anni tra il 1920 e il1930 si fece sempre più chiaro il fatto che i paesidotati di petrolio, avrebbero avuto un posto diprimo piano a livello internazionale. La lotta vide

in un primo tempo Francia eGran Bretagna contro Stati Unitie si trascinò dal 1919 al 1926; so-lo in un secondo tempo entrò an-che l’Italia, almeno fino al 1935.Dalle rovine dell’Impero otto-mano nasceva la repubblica tur-ca condotta da Kemal, che lottòper tenere ben stretta la provin-cia di Mossul, ricca di petrolio;contro di lui gli inglesi, che svol-sero una sottile politica diploma-tica volta a distruggere gli avver-sari e che, con la scusa di difen-dere gli interessi del nuovo re-gno di Iraq (nato dall’ex provin-cia ottomana di Mesopotamia esul quale esercitavano il manda-to affidato dalla Società delleNazioni), in realtà tutelarono so-

lo i loro interessi: non perdere ilcontrollo dei ricchi giacimenti pe-

troliferi della zona, sui quali avevano già messogli occhi prima della guerra. Infatti sostennerocon forza la legittimità delle loro pretese sul pe-trolio di Mossul in base ad una richiesta di sfrut-tamento (maggio 1914) di una compagnia ingleseal sultano che, con lo scoppio della guerra, non laregolarizzò mai. Fu Churchill che, con la sua lun-gimiranza, consigliò al governo di acquistare il

Spartizione dei territori dopo Sykes-Picot 1916.

UN argomento poco conosciuto è quello cheriguarda la battaglia per il petrolio irache-no della zona di Mossul, a cui partecipò

anche l’Italia. Quando scoppiò la Grande Guerra,l’Impero ottomano si schierò con Austria e Ger-mania, per tentare di conservare i territori chepossedeva nel Medio Oriente (Palestina, Siria,Arabia, Mesopotamia, chiamata poi Iraq) sui qua-li avevano già messo gli occhi Francia e Gran Bre-tagna. Questa, grazie al Colonnello Lawrence, riu-scì a sollevare contro i turchi le tribù arabe, pro-mettendo loro di creare una Grande Arabia, com-prendente tutti gli ex territori arabi ottomani, chesarebbero diventati liberi e indipendenti. Però nel1916 Francia e Gran Bretagna, all’insaputa diLawrence, strinsero il patto segreto di Sykes-Picot, spartendosi quei territori, così Iraq, Siria,Arabia, Palestina furono divisi e sottoposti al pro-tettorato dei due paesi europei.

A settembre 1918 le truppe britanniche occupa-rono Gerusalemme, Siria e Asia Minore; anchedopo l’armistizio di Mudros, che segnava la finedel conflitto con la Turchia, occupavano Mossul. Iltrattato di pace di Sèvres (1920) con la Turchia, peressa molto penalizzante, scatenò la rivolta di Mu-stafà Kemal (Ataturk) contro il sultano, troppoprono ai voleri dei vincitori, pur di salvare il tro-

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Si arrivò al 1919 e alla conferenza di pace; fu af-fidata alla S.d.N. (Società delle Nazioni) la solu-zione dei territori arabi dell’ex Impero ottomanocol sistema dei mandati. La Gran Bretagna otten-ne la provincia di Mossul, tutta la zona da Bagdadfino alle acque del Golfo Persico, mentre allaFrancia vennero date Siria e Libano. La situazioneera decisamente favorevole all’Inghilterra che neiprecedenti accordi segreti anglo-francesi Sykes-Picot del 1916 aveva chiesto ed ottenuto che ve-nissero garantiti tutti i diritti per le concessioni in-glesi esistenti prima dell’ingresso in guerra dellaTurchia (quindi anche la concessione petroliferaalla Tpc del giugno 1914). Mentre l’Inghilterracercava di assicurarsi il mandato sulla Mesopota-mia (che poi ottenne), seguitavano gli accordi conla Francia, alla quale andava il 25% del capitaledella Tpc, in cambio della possibilità di costruzio-ne di due ferrovie o oleodotti per il trasporto delpetrolio dalla Persia e Mesopotamia verso la costamediterranea attraverso le due sfere di influenza.Il problema del confine siriano-palestinese fu ri-mandato e risolto con l’accordo segreto anglo-francese di San Remo (1920) all’insaputa dell’Ita-lia, grazie al quale Francia e Gran Bretagna sispartirono il petrolio mesopotamico e riconferma-rono i loro mandati, rispettivamente la Siria e Li-bano, e la Palestina e la Mesopotamia.

Ma intanto in Turchia il nuovo regime kemalistaera fermamente contrario che Mossul fosse dato alfuturo regno di Iraq, essendo essa una zona impor-tante quanto quella degli Stretti dei Dardanelli. Fu-rono favoriti ancora gli inglesi, poiché proprio l’Italia fece il loro gioco, non sapendo approfittare

dello spunto offerto dalle resistenzeturche nei confronti degli inglesi.

Ma qui occorre ricostruire la posi-zione italiana. La nostra delegazione,fin dalla conferenza di pace di Pariginel ’19 con il Presidente del ConsiglioOrlando e il ministro Esteri Sonnino,puntava fermamente ad ottenere i ter-ritori promessi dal Patto di Londra del’15, cioè oltre Trento e Trieste, anche laDalmazia settentrionale ed “una equaparte nella regione mediterranea vicinaalla provincia di Adalia”; veniva usatocomunque il condizionale, “si sarebbedelimitata la zona al momento oppor-tuno, tenendo conto degli interessi esi-stenti di Francia e Gran Bretagna”. Oc-corre specificare che l’errore di fondonon è stato solo il comportamento deinostri rappresentanti poco agguerriti,Medio Oriente nel 1914 e nel 1° dopoguerra con legenda.

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51% del capitale sociale dell’Apoc (Anglo-PersianOil Company), assicurandosi grandi riserve di pe-trolio, scoperte nel 1908, nella zona a sud ovestdella Persia e soprattutto la possibilità di ottenerequelle molto più ricche della Mesopotamia. L’A-poc inglese si scontrava con gruppi finanziari te-deschi che avevano costituito la Tpc (Turkish Pe-troleum Company), una guerra diplomatica con-clusasi nel maggio 1914 con un accordo che con-segnava all’Apoc il pacchetto di maggioranza del-la Tpc (in cui poi entrò anche la Francia). Gli in-glesi avevano in mano le carte per padroneggiarela situazione. Le loro azioni contrastavano conquelle tedesche anche per il fatto che la Germaniastava costruendo la ferrovia da Costantinopoli alGolfo Persico e le avrebbe consentito, secondo laconcessione del 1904, di penetrare nel territorio diMossul e Kirkurk, condurre ricerche petrolifere,usare lo sbocco Persico per le rotte verso l’India ele colonie inglesi. Due mesi prima dello scoppiodella Grande Guerra gli inglesi permettevano aitedeschi il prolungamento della ferrovia, ma condelle clausole per impedire loro di insediarsi sta-bilmente nella Mesopotamia meridionale e so-prattutto di arrivare fino al Golfo Persico. Le posi-zioni inglesi si complicarono in Mesopotamiaquando la Turchia si alleò con la Germania. Ma aguerra finita, quando le truppe inglesi preseroMossul l’8 novembre, l’obiettivo della Gran Breta-gna, cioè l’area ricca di petrolio, era stato raggiun-to, con la giustificazione strumentale dell’articolo7 dell’armistizio, che attribuiva all’Inghilterra “ildiritto di occupare qualsiasi area dell’Impero ot-tomano, se giudicasse minacciata la sua sicurezza”.

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ma soprattutto l’idea, ormai obsoleta, di coloniali-smo basato sul possesso di territori, piuttosto chequella più moderna perseguita dalle altre potenzeeuropee, tesa alla conquista delle fonti energetiche,come il petrolio. L’Italia dipendeva completamen-te dal petrolio americano, quindi avrebbe avutotutto l’interesse ad accedere allo sfruttamento del-le fonti mesopotamiche. Affrontò la questione indue momenti. Il primo, dal ’19 al ’22, con Sonninoe gli altri delegati, nel corso di diverse conferenzeinteralleate, in cui si puntò esclusivamente a ribat-tere sul Patto di Londra e sulle promesse da ri-spettare (occorre specificare che la zona di Adalianon è certo ricca di petrolio, solo di eccellente pro-duzione cerealicola). In questo periodo l’Italia nonfece mai rientrare, in modo palese, Mossul nei suoiobiettivi. Nel ’19 ci fu un abile tentativo inglese didistogliere la nostra attenzione da Mossul, propo-nendo la zona della Georgia, ricca di petrolio, masi trattava di inviare le nostre truppe per sostituir-le a quelle inglesi, pronte alla fuga per l’avanzatadell’Armata Rossa. Orlando fece la scelta giusta,rifiutando. Nel ’20 a Londra Nitti ribadì che l’In-ghilterra non riconosceva alcuna attribuzione eco-nomica all’Italia, ma gli venne risposto che essa siera rifiutata di inviare truppe richieste nel 1916 daFrancia e Inghilterra che invece stavano combat-tendo contro gli ottomani. Così Nitti si limitò a cri-ticare la formula mandataria per Siria e Mesopota-mia, adottata dai francesi e inglesi, mentre l’Ana-tolia era un territorio della Turchia affidato all’am-ministrazione italiana dall’art. 9 del Patto di Lon-dra, che non contemplava né mandati, né la costi-tuzione di uno Stato arabo. L’Inghilterra obiettavache comunque l’Anatolia era un territorio ottenu-to senza oneri e ricco di grano, mentre per le terremesopotamiche e palestinesi gli inglesi avrebberodovuto impiegare denari e presidi, e poi l’Italiaaveva rifiutato la Georgia, ricca di petrolio. Più de-ciso il governo Giolitti (che, interessato alla que-stione petrolio, aveva istituito la Direzione Gene-rale dei Combustibili) col ministro Sforza che nel’21, alla notizia ormai diffusa dell’accordo segretoanglo-francese di San Remo, contro il monopolioinglese in una nota al Foreign Office deplorava ilpatto segreto, in contrasto con lo spirito dellaS.d.N. e chiedeva che negli accordi potessero tro-vare spazio anche gli interessi italiani. La replicainglese, capendo benissimo il riferimento al petro-lio di Mossul, sosteneva che “l’accordo era il risul-tato di interessi francesi di vecchia data nella pro-vincia di Mossul”: la Francia avrebbe ricevuto unaquota di prodotto dalla Mesopotamia solo perchéaveva rinunciato a quegli interessi e aveva per-

messo il passaggio su territorio siriano, di suacompetenza mandataria, di un oleodotto dallaMesopotamia al Mediterraneo. La replica italianaribadiva la scorrettezza dell’accordo di S. Remo se-condo l’art. 23 della S.d.N. che “assicurava a tutti imembri un pari trattamento per il commercio” evenivano compresi nella richiesta il petrolio diMossul e la concessione Tpc, diversamente, se l’Italia non fosse stata accontentata, avrebbe boi-cottato la conferenza di Genova del ’22. Non se nefece nulla. Cadde il governo Giolitti, Sforza fu so-stituito da Della Torretta, filoinglese, che fece ca-dere tutte le nostre richieste.

Iraq (antica Mesopotamia con le province, tra cui Mossul e Kirkurk).

Il secondo momento per l’Italia fu quando salìal potere Mussolini e si fece strada una politicaestera più determinata ad ottenere ciò che ad essaspettava. Il Duce convocò il 19 novembre 1922 aTerritet sulla strada per Losanna, in vista della pri-ma conferenza di pace per la Turchia (la seconda funel luglio ’23), il ministro francese Poincarrè equello inglese Lord Curzon per ribadire le legitti-me richieste dell’Italia. Poi nell’incontro plenarioparlò di riserve circa i mandati che riguardavanosolo gli Alleati, non l’Italia: lui voleva discuteredelle isole Egee e delle clausole economiche, per-ché l’Italia non aveva ricevuto vantaggi e non eraaccettabile che gli inglesi volessero discutere deimandati coi turchi, come non era accettabile cheFrancia e Inghilterra avrebbero condiviso i manda-ti con l’Italia, a condizione che ne avessero condi-viso anche i costi. Pochi giorni dopo in un incontroprivato con Curzon disse senza remore che l’Italia

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era stata privata di qualsiasi beneficio, perciò insi-steva che l’Inghilterra prendesse ufficialmente attoche l’Italia aveva sui territori a mandato gli stessidiritti di Francia e Gran Bretagna e abbozzò anchea una partecipazione italiana militare e finanziariarispetto a quello che il suo Paese poteva permet-tersi. Curzon obiettò che i mandati erano stati datidalla S.d.N. e quindi non discutibili; il costo deimandati erano sulle spalle del paese mandatario, icosti della guerra erano stati sostenuti dalla solaInghilterra; poi secondo lui la politica estera diMussolini ricalcava quella dei suoi predecessori,diretta ad ottenere vantaggi solo per l’Italia e nondiretta alla salvaguardia degli interessi comuni ditutti gli Alleati. Mussolini sapeva bene che la que-stione mandati non era più discutibile, ma, comedisse lui stesso, “dovevano essere rinnovate le piùenergiche proteste utili in vista di un’eventuale ri-presa della nostra politica petrolifera”. A Losannal’Italia lasciò intendere che poteva avere piena li-bertà di azione, essendo stata privata dei beneficidi Mossul, e quindi avrebbe potuto sostenere lapolitica americana, opposta a quella inglese, e do-vevano essere affrontate due trattative: una con iturchi per la pace e l’altra con gli inglesi sulla par-tecipazione italiana ai mandati e sulle questionieconomiche, quindi anche sul petrolio di Mossul.Gli inglesi capirono che una trattativa si intreccia-va con l’altra, e la Turchia si mostrava chiusa neinostri confronti; Curzon comunicava in una nota aLondra che all’Italia bisognava dare “vantaggicompensativi in Turchia a fronte di vantaggi assi-curati a Francia e Gran Bretagna, cioè una quotadelle azioni della Tpc”. Da Londra e dall’Apoc lerisposte erano in altra direzione: prima sistemare ilcontenzioso con gli americani e poi le richieste ita-liane, bisognava evitare un eventuale fronte italo-americano, era necessario togliere agli italiani l’u-nica arma che possedevano, i contrasti anglo-fran-cesi con la Turchia e gli Stati Uniti. Curzon, strettotra due fuochi, promise di concedere una quota delpetrolio una volta sistemata la questione di Mos-sul, ma fu un’altra falsità inglese, perché dopo si ri-batteva che la proposta italiana doveva essere me-glio definita e poi il mandato non era uno scherzo,impegnava denaro e forze militari; la Tpc e il Co-lonial Office, in previsione di cedere una quota in-glese agli americani, si opponevano a un’ulterioredivisione degli interessi petroliferi in Mesopota-mia con l’Italia, e a questo si aggiungeva il timoredi una politica aggressiva italiana nel Mediterra-neo, dopo che Mussolini a Losanna parlò di “equi-librio di potere nel Mediterraneo” e la stampa tur-ca di “pericolose mire di penetrazione italiana ai

danni della Turchia”. La situazione peggiorò dopoun discorso di Mussolini in Libia, in cui precisò chelo scopo della sua visita era da interpretare come“un’affermazione di potenza del popolo di Romanel mare nostrum”. Ankara richiamò alle armimolte classi di età e concluse con la Gran Bretagnain modo formale la questione Mossul: il 5 maggio1926 il patto dava all’Iraq (cioè la Mesopotamia af-fidata agli inglesi) la provincia contesa.

Nel ’28 Mussolini, saputa la quantità di petro-lio trovato nella zona irachena, riprendeva le trat-tative, ora più appetibili, perché l’esistenza di unente petrolifero nazionale, l’AGIP, permetteva larichiesta di una quota di partecipazione nellosfruttamento delle zone mesopotamiche date inconcessione alla Tpc. Gli approcci avviati con l’A-poc (Anglo-Persian Oil Comp.) non avevano an-cora dato soluzioni, ma Mussolini capì che lacompagnia avrebbe apprezzato i passi che l’Italiaavesse fatto con Stati Uniti e Francia; così fecepressioni sul governo americano perché a sua vol-ta le facesse sulle compagnie americane della Tpcper convincerle a cedere una parte della loro quo-ta all’Italia. Ma il piano, oltre ad essere tardivo, ca-deva in un periodo travagliato per gli USA: era inatto un’indagine del Senato per chiarire scandali eprocessi proprio sulle concessioni petrolifere.

L’occasione si presentò con la Bod (British Oil Developments) in cui erano entrati l’Agip e altrigruppi europei: alla Bod erano concesse quelle areeche la Ipc (Iraq Petroleum Comp.) aveva tenute mo-nopolizzate fino al ’32, sostenuta dal governo ingle-se. Con la fine del mandato inglese il governo ira-cheno, ormai indipendente, imponeva alla Ipc l’ab-bandono dei giacimenti alla destra del Tigri e la li-mitazione dell’esplorazione e sfruttamento dellearee sulla riva sinistra. La Bod così prendeva quellearee, si trasformava in Mof (Mosul Oil FieldsComp.), portava il suo capitale a un milione di ster-line. L’Agip ebbe all’inizio il 25%, poi elevò il pro-prio capitale e si accaparrò una maggiore percen-tuale di greggio. La Mof per contratto doveva versa-re il primo trimestre di ogni anno al governo irache-no la “rendita morta” (dead rent); il primo paga-mento avvenne regolarmente nel’33, ma nel ’34 laMof, che aveva il 51%, non riuscì a saldare. Inter-venne l’Agip nel pagamento così aumentò la suaquota al 44%, ma si insinuò nei suoi dirigenti il so-spetto che nell’impossibilità di versamento delladead rent del gruppo inglese, si nascondesse la ma-novra dei gruppi petroliferi anglo-franco-americani,che costituivano un tempo la Ipc e, costrette a cede-re le loro aree della concessione, cercavano di crearedifficoltà alla concorrente della riva destra del Tigri.

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Del restosi rischiavatroppo a li-vello di im-magine: l’A-gip era unente parasta-tale italiano ecosì, quandosi ripresentòlo stesso pro-blema di pa-gamento nel’35, pagò, ac-quisendo il52% delle azio-ni della Mof,

contraendo un prestito di 300.000 sterline, a fronteperò di quantità eccezionali di greggio (ben 2.500tonnellate giornaliere). Mussolini aveva la notiziadai tecnici Agip che la spesa per la ferrovia per iltrasporto del greggio, di lire italiane 112.000.000,era finanziata dai tedeschi, dietro pagamento inazioni e obbligazioni, locomotive e altri mezzi conun apporto di circa 40 milioni di franchi e con pa-gamento da parte francese in obbligazioni e lavoriferroviari e portuali. Ma, manifestando i soci ingle-si ancora una volta l’impossibilità finanziaria di farfronte alle necessità della messa in valore dei cam-pi petroliferi, i soci tedeschi iniziarono a forniremateriali a fronte di azioni e obbligazioni, così inpoco tempo furono in parità con l’Agip, col 40%delle azioni per entrambi. Le necessità finanziarieaumentavano per i costi di sondaggi nel terreno,trivellazioni e altro e così l’Agip, temendo un con-trollo assoluto dei tedeschi sulla Mof, fece pressio-ni sul governo turco perché le facesse su quellofrancese per convincere qualche gruppo francese aentrare nell’impresa; il fine era far salire la quotafrancese, la più bassa, il 5%, senza alterare l’equili-brio dei soci di maggioranza. Intervenne lo stessoMussolini sul governo parigino per spingere ad uncartello di maggioranza coi francesi piuttosto chearrivare ad un controllo assoluto dei tedeschi. C’era in lui il risentimento verso Hitler e il suo ten-tato colpo di stato, la crisi austriaca del ’34 e l’as-sassinio del cancelliere Dollfuss, amico dell’Italia.Intanto l’Agip nel ’35 aveva la maggioranza asso-luta della Mof e a Roma le notizie di rendimentoerano eccellenti (si arrivava a 32.000 barili al gior-no): l’Italia sarebbe stata autonoma dal punto di vi-sta energetico, avrebbe potuto esportare addirittu-ra il petrolio; i problemi erano la legge italiana, chenon permetteva un’importazione così massiccia, e

il sistema di raffinazione era inadeguato. Nono-stante i continui contatti con Parigi, non si trovò unsocio francese per la Mof. Ma gli italiani ignorava-no che i francesi avevano messo in atto la strategiadegli inglesi, cioè il fallimento della Mof. Venivanospiegate dall’AGIP le cause a Mussolini: il respon-sabile francese dei petroli voleva ottenere o l’inter-vento della Compagnie Française des Pétroles nel-la Bod oppure che detta compagnia cessasse l’im-pedimento alla partecipazione di gruppi francesialla Bod; l’ostilità derivava dal fatto che la Comp.Française faceva parte dell’altra società, la Ipc, cheaveva una grande concessione del governo irache-no e convogliava già il petrolio al Mediterraneo.Quindi perché la Compagnia Francese avrebbe do-vuto soccorrere la Mof, quando questa sarebbe ca-duta nelle mani della Ipc in cui erano presenti inte-ressi francesi? In sintesi francesi e inglesi verso la fi-ne del ’35 operavano per scacciare l’Italia dal Me-dio Oriente. Agli inizi del ’36, il governo Mussolini,impegnato nella guerra etiopica, incaricò l’Agip disondare la solidità finanziaria offerta da un gruppodi finanziatori anglo-americani. Dietro questi si na-scondevano le forze della Ipc; l’offerta era di350.000 sterline e veniva proposta proprio alla sca-denza della dead rent del ’36. Il governo italianodava mandato all’Agip di liquidare la presenza ita-liana nelle terre petrolifere del Kurdistan meridio-nale, cosa che avvenne con il gruppo anglo-ameri-cano nel giugno ’36. L’Italia rinunciava così a unaricchezza petrolifera immensa in nome di un’im-presa di conquista territoriale etiopica, che ci causòle sanzioni economiche da parte della S.d.N., tracui anche la proibizione di prestiti e crediti. L’Iraqdovette svendere il pacchetto azionario di cui di-sponeva l’Agip. L’acquirente era, naturalmente, l’Ipc.

Noi, col senno di poi, potremmo dire “ma per-ché non abbiamo lottato per le risorse energetichecosì eccezionali nella zona, che avrebbero portatol’Italia al livello di paesi tra i più ricchi al mondo?”Ma appena dopo verrebbero spontanee altre consi-derazioni: noi, a differenza di Francia e Inghilterra,non abbiamo fatto nulla di segreto, non abbiamoviolato gli articoli del Patto di Londra, non abbia-mo ingannato popoli arabi con promesse fasulle e,a guerra finita, non abbiamo occupato con le nostretruppe una zona, perché ricca di petrolio. E quindi,anche se le delegazioni italiane alle varie conferen-ze del dopoguerra non hanno brillato per scaltrez-za o hanno peccato di ingenuità, dovremmo peròessere orgogliosi di comportamenti se non altromolto più corretti di quelli dei nostri Alleati.

Maria Rita Gennari

Iraq con Tigri ed Eufrate.

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savano le divise in uso al Regio Esercito negli annidella Seconda Guerra Mondiale.

È seguita la celebrazione della Santa Messa disuffragio officiata dal Parroco di Romagnese,Don Cesare Marenzi, assistito da Don GianlucaVernetti, Parroco di Varzi e Vicario Foraneo delVescovo di Tortona per la zona di Varzi e di tuttol’Oltrepo montano.

Nell’omelia il celebrante ha voluto sottoli-neare, in particolare, l’esempio di attaccamentoal dovere che ci viene dal sacrificio del soldatoPietro Venni, un esempio che deve spronare cia-scuno di noi a impegnarsi per il bene della co-munità in cui viviamo, in famiglia, nella scuola,nel lavoro e nella politica, così da costruire unasocietà nuova, più giusta e solidale, dove non cisia più posto per l’odio e per la guerra.

Terminato il rito religioso, tutti i partecipantisi sono portati nella piazza del Municipio dovesorge anche il Monumento ai Caduti. Qui, dopole note del Silenzio e la deposizione di una Co-rona di Alloro, si sono susseguiti gli interventidel Sindaco, del Vice Presidente della ComunitàMontana Fabio Riva, dell’Assessore RegionaleDott. Roberto Mura; gli interventi si sono con-clusi con la testimonianza dei due nipoti del sol-dato Venni, che per anni si sono impegnati perriuscire nell’intento di riportare in Patria i restimortali del nonno.

Il loro è stato un racconto che ha commossotutti per la forza dei legami familiari che hannospinto questi due nipoti, Enrico e Pierangelo, a la-vorare con tenacia e senza mai scoraggiarsi, ope-rando tra mille difficoltà di ordine organizzativoe burocratico, al fine di rendere possibile quellache è diventata finalmente realtà. Per entrambi siè trattato anche di un debito di riconoscenza e diun affetto verso il loro padre Lorenzo, figlio delsoldato Caduto, a cui essi avevano promesso diriuscire a riportare a casa le spoglie del nonnoPietro. Un desiderio che, purtroppo, papà Lo-renzo non ha potuto vedere esaudito, in quanto èdeceduto nell’ottobre dello scorso anno.

La storia di questo ritorno è comunque meri-tevole di essere pur brevemente ripercorsa.

Il soldato Pietro Venni, nato il 5 maggio 1915,aveva lasciato il suo paese nel 1941 per andare acombattere come Alpino nel Montenegro, da cui

La salma del Fante Pietro Venni è tornatanel suo paese natale di Romagnese (Pv)

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RISPONDENDO all’invito del Sindaco diRomagnese, Dott. Manuel Achille, unarappresentanza della Sezione di Voghera

dell’Associazione Nazionale del Fante guidatadal suo Presidente, Comm. Giorgio Andreoni, hapartecipato domenica 4 ottobre alla cerimoniaufficiale in occasione del rimpatrio dei resti mor-tali del soldato Pietro Venni, deceduto in Germa-nia il 17 ottobre 1944.

La cerimonia ha avuto inizio alle ore 15,00presso la “Chiesetta dei Morti”, chiamata anche“Chiesetta degli Alpini”, una piccola costruzionein pietra immersa nel verde dei boschi che cir-condano l’abitato di Romagnese, un piccoloborgo a 700 metri di altitudine, posto alle estremepropaggini dell’Oltrepo Pavese, nell’alta Val Ti-done, al confine con la Provincia di Piacenza.

Al suono delle note dell’Inno di Mameli, i restidel Caduto, riposti in una piccola cassetta di legnoavvolta nel Tricolore, sono stati accolti dalle Auto-rità Locali, dalle rappresentanze dei Comuni limi-trofi, della Comunità Montana dell’Oltrepo Pa-vese, delle Associazioni Combattentistiche e d’Ar-ma, della Protezione Civile e della Croce Rossa. Arendere gli Onori un plotone formato da apparte-nenti all’Associazione “Italica Virtus” che indos-

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un sogno alla cui realizzazione hanno contri-buito molti altri soggetti, ai quali hanno volutoesprimere pubblicamente tutto il loro più sentitoringraziamento. Si tratta di amici e conoscenti,ma anche di Amministrazioni locali tra cui, inprimo luogo, il Comune di Romagnese e la Co-munità Montana Oltrepo, oltre ad Istituzioni,quali “Onor Caduti” del Ministero della Difesa eil Consolato Italiano di Colonia, città dove nelCimitero militare italiano riposavano le spogliemortali del nonno.

Un ringraziamento finale a tutte le Associa-zioni presenti ed alla numerosa popolazione cheha partecipato alla Cerimonia.

A questo punto, sotto una sottile pioggerellaautunnale, ci si è incamminati verso il vicino ci-mitero dove, finalmente, il soldato Pietro Vennipotrà riposare nella sua terra accanto ai suoi fa-miliari.

Giorgio Fermo

L’aiutante torna a casa

rientrò in Italia nell’anno seguente. Nel 1943 fu ri-chiamato, questa volta come Fante e arruolato nel38° Reggimento Fanteria. L’Armistizio dell’8 set-tembre 1943 lo trovò nella Caserma Passalacqua diTortona dove, il giorno successivo, fu fatto prigio-niero dalle truppe tedesche e deportato nel campodi concentramento di Buchenwald, dove si am-malò gravemente, contraendo una malattia che loportò alla morte avvenuta il 17 ottobre 1944, a Ra-vensburg, in un ospedale per prigionieri di guerra.

A casa rimasero la giovane moglie Maria Idainsieme al figlio Lorenzo, cui essa non smise maidi ricordare la figura amatissima del marito, itratti del suo carattere, i loro sogni di giovanisposi, cosa che fece anche con i due nipoti Enricoe Pierangelo.

Entrambi, a conclusione della loro commossarievocazione, hanno esternato tutta la felicità e lasoddisfazione per questo momento in cui si è av-verato il sogno di riportare a casa il loro nonno,

NON aveva ancora compiuto 29 anni ed era giàstato promosso, per meriti di guerra, Aiutantedi Battaglia. Si tratta di Giovanni Campodal-

l’Orto del 115° Fanteria Brigata “Treviso” al quale ungiorno giunse la notizia che la moglie gli aveva rega-lato una bambina e il Comandante gli aveva concessouna licenza per andare a conoscerla. Il giorno in cui sa-rebbe dovuto partire il Reggimento, schierato sulletrincee del M. San Gabriele, viene attaccato dalle Fan-terie austriache. Giovanni non può partire ma non im-preca al destino: riprende il suo posto fra i suoi uominiche lo adoravano perché era sempre il primo. Anchequesta volta non si risparmia anzi guida il suo plotoneall’assalto della posizione austriaca. Durante un con-trattacco è colpito a morte. Non conoscerà mai la suabambina né questa conoscerà il suo eroico papà. Ebbeper il suo comportamento la Medaglia d’Argento alValor Militare. Oggi la figlia di Giovanni Campodal-l’Orto si è ricongiunta al padre. I nipoti sono dunquevenuti in possesso di quella Medaglia. Ivan Piciau, or-gogliosamente Alpino, ma Socio della Sezione delFante di Vittorio Veneto, nel ricordo del nonno ha vo-luto donare, anche a nome di tutti i suoi famigliari, ilsimbolo del valore del nonno alla nostra Sezione chel’ha esposta, a perenne memoria, sull’Altare del Sacra-rio delle Bandiere. Onore a Giovanni Campodall’Orto.

Lorenzo Cadeddu

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Un momento dell’inaugurazione a Falerna della Sezione Provincialedell’ANF.

Il 25° anniversario della costituzionedell’ANF Provinciale di Falerna Marina

IL Covid-19 ha impedito la consueta massic-cia partecipazione popolare agli appunta-menti civili più importanti del Paese, quale la

Giornata delle Forze Armate e dell’Unità nazio-nale, ma non è riuscito a cancellare la memoriacollettiva delle fasi cruciali della storia nazio-nale. Come quella conclusa il 4 novembre 1918con la firma dell’armistizio da parte dell’Austriaa Villa Giusti, presso Padova, che consentì, ormaialla fine della Prima Guerra Mondiale, al Gene-rale Armando Diaz di firmare il famoso Bollet-tino della Vittoria: «I resti di quello che fu unodei più potenti eserciti del mondo risalgono indisordine e senza speranza le valli che avevanodisceso con orgogliosa sicurezza». Dopo meno didue anni, a luglio del 1920, su iniziativa del Te-nente Giuseppe Fontana, a Milano si costituival’Associazione Nazionale del Fante, che oggiconta numerosissime Sezioni in tutto il Paese eche, sotto la vigilanza del Ministero della Difesa,riunisce come Soci effettivi coloro i quali hannoprestato servizio militare nell’Arma di Fanteria.Falerna Marina ha avuto il privilegio di diven-tare sede della Sezione Provinciale del Sodalizio,su input del Colonnello in ausiliaria VittorioVentura, deceduto in un tragico incidente stra-dale, il quale incoraggiò un altro Ufficiale di Fan-teria del luogo, di cui conosceva l’attaccamentoall’Arma, a coagulare intorno a sé Fanti in con-

gedo del circondario. Sulla scia dell’Operazione“Riace” dell’Esercito Italiano, che fino al 31 otto-bre 1995 vide acquartierati a Falerna Marina mi-litari operanti a fianco delle Forze dell’Ordinecontro la criminalità organizzata, il 4 novembredello stesso anno nella cittadina nasceva il primonucleo di quella che sarebbe stata la Sezione Pro-vinciale dell’ANF, inaugurata ad aprile del 1996.Lo scorso 4 novembre, quindi, in un clima di re-strizioni per la Sars-Cov-2 il Sodalizio d’Armadella Provincia di Catanzaro ha tagliato il tra-guardo del 25esimo anniversario della sua costi-tuzione, confermandosi come una «realtà asso-ciativa apolitica, di carattere eminentemente pa-triottico e morale, animata dall’amore e dalla fe-deltà alla Patria, dagli intenti di glorificazionedei Fanti Caduti nell’adempimento del dovere,di esaltazione delle glorie della Fanteria, dirafforzamento dei vincoli di fratellanza e solida-rietà tra i Fanti in congedo e quelli in serviziononché con le consorelle d’Arma, a parte l’assi-stenza dei Soci nei limiti del possibile». Fin dallasua costituzione il sodalizio ha avuto modo difarsi conoscere nel circondario, s’è evidenziato inoccasione del 25esimo anniversario della sua co-stituzione, «attraverso la realizzazione di mani-festazioni civili e patriottiche con il concorso(fino a quando è stato consentito dalla situazionedel Paese) anche di militari in servizio, inclusi

complessi musicali, fanfare o bande». Da allora tanta acqua è passata sotto iponti, ma la Sezione Provinciale del-l’ANF, «pur nelle difficoltà economiche,sociali e adesso anche sanitarie che si vi-vono quotidianamente nella nostra terra – s’è rimarcato nell’ambito del Sodalizio –conferma la volontà di fungere da stimoload un rinnovato amor patrio, fermento so-ciale e civile in una regione in cui in tanticasi si vive nella passività. Ma anche oc-casione di richiamo al valore della libertàriconosciuto dalla nostra Costituzione eper il quale tanti nostri padri e nonni si sa-crificarono».

Giovambattista Romano

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Ricordo dei Caduti della Brigata Tevere

DA alcuni anni la Sezione del Fante Val di Fiemmedi Cavalese si è fatta carico della cura e manuten-zione del Cippo sito in Val San Pellegrino nel

Comune di Moena (TN) che ricorda il sacrificio dei soldatiappartenuti alla Brigata di Fanteria Tevere, impegnata nel1916/17 nell’intento di conquistare la cima di Bocche, a2745 metri di quota, dove era posizionato un importanteosservatorio austro-ungarico.

Molti furono i Caduti nei vari tentativi di conquista chemai purtroppo avvenne, nonostante l’estremo sacrificiodei coraggiosi soldati italiani.

Anche quest’anno la Sezione si è attivata, il 25 lugliou.s., nel rispetto delle norme anti Covid, nel promuovereun momento di ricordo di quei valorosi militari italiani.

All’inizio della cerimonia commemorativa, sobria mamolto significativa, dopo i saluti di rito ai convenuti daparte del Presidente Sezionale Zorzi Alfredo, si è proce-duto all’Alzabandiera con Inno Nazionale e all’esecu-zione degli Onori ai Caduti eseguiti dal trombettiere dellalocale Banda municipale appositamente convocato.

Da quest’anno infatti a corredo del Cippo è stato postoun pennone con la Bandiera Italiana che è stato inauguratoufficialmente, in modo anche da segnalare ai passanti lapresenza del Cippo altrimenti poco visibile e dare così an-cor più risalto al ricordo dei Caduti della Brigata Tevere.

Appassionate e ricche di significato le parole espressenel suo intervento dal Presidente Sezionale, al quale hafatto seguito quello dei Sindaco di Moena Edoardo Feli-cetti, che non ha voluto mancare all’evento molto apprez-zato dai presenti, ringraziando l’operato della Sezione,Comune di Moena che ha fornito anche la Bandiera per ilpennone.

Sono intervenuti nella circostanza anche le rappresen-tanze di alcuni Gruppi Alpini e della Guardia di Finanzache hanno valorizzato ulteriormente la manifestazione. Altermine degli interventi si è proceduto alla lettura della Pre-ghiera del Fante e al ricordo del Vice Presidente dello scorsomandato Carlo Capovilla tragicamente scomparso e semprepresente come porta Bandiera nelle cerimonie passate.

In ultima analisi il Presidente Sezionale ha formulatoparole di ringraziamento per la presenza a tutti gli inter-venuti e a tutti coloro che hanno collaborato a vario titoloalla buona riuscita dell’evento seguito da un momentoconviviale.

A margine di questa comunicazione la Sezione ha ri-cordato il 13 agosto u.s. l’ex Vice Presidente CapovillaCarlo ad un anno dalla tragica scomparsa avvenuta il 12 agosto 2019, con una Santa Messa nella Chiesa del Co-mune di Capriana (TN) alla presenza dei familiari ed unanutrita presenza di Fanti.

Zorzi Alfredo

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Ricorrenza della battaglia del Basson

COME tutti gli anni la Se-zione dei Fanti di LevicoTerme commemora il

tragico evento, avvenuto nelcorso della notte del 24 agosto1915 e conosciuto come lastrage del Basson; altura questadi poco superiore ai 1500 m.,all’apparenza insignificante,posta sulla parte sinistra dellaval d’Assa, proprio prospi-ciente il passo Vezzena. Sullasommità del colle vi erano ca-pisaldi trincerati e verso ilbasso file interminabili di trin-cee e reticolati. Su queste muni-tissime difese si infranse l’at-tacco del 115° Rgt. Ftr. BrigataTreviso che, nell’intento diaprire “la via per Trento”, ebbegravissime perdite ricordate edimpresse, a perenne memoria,sui Cippi antistanti i luoghi delsacrificio di 1048 Fanti e 43 Uf-ficiali Caduti per la Patria.

La cerimonia, a causa dellapandemia dovuta al Coronavi-rus che tante sofferenze ha cau-

sato alle nostre comunità e chetuttora non ha cessato la suaazione infettante, non ha po-tuto svolgersi, come di con-sueto, con la partecipazionedelle molteplici Sezioni deiFanti, di Autorità Civili e Mili-tari, Associazioni d’Arma eCombattentistiche nonché ditanti cittadini sempre presentialla manifestazione.

Non per questo abbiamomancato di onorare i nostri etutti i Caduti di quella batta-glia. Lo abbiamo fatto dome-nica 16 agosto, in forma stretta-mente riservata con gli AmiciFanti di Treviso, accompagnatidal Presidente della Federa-zione Fanti di Treviso, PierPrete, Rappresentanti dellaGuardia di Finanza, degli Al-pini, Associazione Artiglierid’Italia. Presente la Federa-zione Fanti di Trento, con ilPresidente Giorgio Job ed il Vi-cepresidente Tarcisio Casa-grande con il Medagliere Pro-

vinciale ed il Coordinatore deiPresidenti di Federazione delTriveneto, Cav. Libardi Enzo.Per l’Amministrazione Comu-nale di Levico ha presenziatol’Assessore Paolo Andreatta.

Sono state depositate, a cia-scuno dei Monumenti, Ivrea eTreviso, le Corone di Alloro,benedette da Don Franco Pe-drini, che ha officiato la ceri-monia ricordando nella pre-ghiera coloro che hanno persola vita in questa battaglia qua-lunque sia stata la divisa indos-sata.

Durante la cerimonia è statoinaugurato uno splendido leg-gio realizzato dagli Amici Fantidi Treviso e posto in opera, neigiorni precedenti la Commemo-razione, assieme ai Fanti di Le-vico. È stato collocato, significa-tivamente, a fianco della croceposta al Monumento Treviso erealizzata con il filo spinato ita-liano ed austriaco della GrandeGuerra. Chi passa da quei luo-

ghi ha modo di leg-gere e capire ciò che èsuccesso su quei colliinsanguinati, portan-do con sé momenti dicommozione e gratitu-dine per coloro chehanno dato la loro vitaper comuni ideali dipace e convivenza ci-vile. Vuole essere ri-chiamo, al passeggero,di fermarsi per unistante ad ascoltare levoci che da questi luo-ghi così carichi di do-lorosa memoria ilvento gli porta.

Levico 27 agosto2020.

Guido Orsingher

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Foto di gruppo.

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10° anniversario del Recupero del Cimiterodella Brigata Liguria e del bellissimo “Arco Romano” che lo sovrasta

DIECI anni or sono fu laSezione di Valli del Pa-subio, con volontari di

differenti provenienze, a recu-perare il Cimitero della BrigataLiguria del Generale AchillePapa, che combatté con gran-

dissimo valore su questo SacroMonte dal 2 luglio 1916, perpoco più di due mesi.

Quest’anno ricorre il 10° an-niversario di quel bel recuperoe, proprio per ricordare questadata, i Fanti della neo costituita

“Federazione Provinciale delFante di Vicenza Arco RomanoPasubio” hanno voluto forte-mente celebrare questo anni-versario, salendo sull’acrocorosommitale del Pasubio sabato26 settembre 2020, per onorare

Alcuni momenti della Cerimonia.

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con questo pellegrinaggio i Ca-duti, un tempo tumulati sul“Cimitero Di Qui Non SiPassa”, della granitica BrigataLiguria.

Non è stato facile organiz-zare il trasporto con un pul-mino dei circa 50 Fanti dellevarie Sezioni che si sono pre-notati un passaggio, ma ancheavere i permessi per i veicolifuori strada che sono saliti au-tonomamente; alla fine peròtutto è stato fatto con ordineed efficienza. La ferma deter-minazione di non saltare talericorrenza ha avuto ragioneanche del meteo che sembravaincerto fino alla fine del giornoprima. In una giornata moltofredda, ma altrettanto bella, iFanti delle Sezioni di Val-chiampo, Costabissara Caldo-gno, Malo e Monte di Malo,Marano Vicentino, San Vito diLeguzzano, Schio, Santorso,Arsiero, Tonezza del Cimoneed Orgiano, hanno percorso apiedi in poco più di un’ora iltragitto che, dalla Galleria delGenerale D’Avet, passandoper il Rifugio del CAI di Schio

intitolato al Gen. Achille Papae le “porte di Pasubio”, con-duce “all’Arco Romano”, dalquale prende nome la neonataFederazione Provinciale di Vi-cenza. Una cerimonia sentita etoccante pur nella sua sempli-cità, che ha fatto risuonarenella meravigliosa solitudinedei 2035 metri di altitudine,l’Inno d’Italia, l’Inno del Piaveed il Silenzio d’Ordinanza, inonore dei Caduti delle 12 Bri-gate di Fanteria che hannoaspramente combattuto suquesta contesissima monta-gna.

L’orazione ufficiale curatadal Socio della Sezione di SchioFante Everardo Sperotto –profondo conoscitore della sto-ria e grande esperto di questiluoghi – declamata da par suodal Cerimoniere e ConsigliereNazionale Fante Giovanni Ca-sella, ha dato modo di far cono-scere compiutamente ai pre-senti i fatti successi in questoluogo oltre cent’anni fa, e glieventi che portarono alla co-struzione del grandioso ArcoRomano.

La discesa a valle ed ilpranzo comunitario presso illocale adiacente l’Ossario diColle Bellavista al Pian delleFugazze hanno fatto da pro-logo ad una successiva cerimo-nia nella quale si scoprivanodue Cippi lignei collocati da-vanti alle Targhe storiche – del-l’impero austroungarico e delregno d’Italia – erette nellostesso luogo dove passava l’an-tico confine di Passo Pian delleFugazze; tale iniziativa ha de-gnamente coronato le prece-denti pose delle storiche inse-gne confinarie, che da tempoimmemore segnarono il con-fine fra due mondi nettamentedivisi e diversi, fino alla con-clusione della Grande Guerra.Ora le due comunità, unite dalcomune desiderio di celebraregli eventi che hanno caratteriz-zato le alterne vicende di quelperiodo consegnandole allastoria ed alla nostra memoria,si sono ritrovate in pace edamicizia auspicando tempi mi-gliori.

Federazione di Vicenza“Arco Romano Pasubio”

Cimitero di Streva: Brigata Liguria presente!

SABATO 10 e domenica 11ottobre 2020 è stato ono-rato il Cimitero Militare

dei Caduti della Prima GuerraMondiale di Streva, poco lon-tano dal passo Pian delle Fu-gazze, risistemato grazie al la-voro di diversi Gruppi di vo-lontari, in coordinamento conl’Associazione Pasubio 100anni.

Il gruppo storico 157°Regg.to Brigata Liguria, dellaSezione ANF di Breganze èstato presente all’evento. Il sa-bato ci sono state attività di for-

mazione e aggregazione orga-nizzate dal “Gruppo Batta-glione Bassano 62 cp” con vi-sita al Sacrario Militare del Pa-subio e rappresentazione seraleal Cimitero durante la qualesono state lette alcune letterescritte dal fronte dal S. Ten.Luigi Casonato, (Caduto sulMonte Corno del luglio 1916 eil cui corpo non è mai più statoritrovato) con i sottofondi deiSu Pipiolu o piffero sardo e delrullo di tamburo, con i canti deicori che hanno chiuso la serata

intonando «Il Signore dellecime».

Importante la presenza, inparticolare, alla cerimonia uf-ficiale delle Autorità Civili eMilitari che si è svolta la do-menica mattina. Il tempo in-clemente ha condizionato lacerimonia che comunque èstata vissuta con intensità ecommozione. La pioggia in-tensa e il freddo hanno messoa dura prova qualche nuovarecluta del gruppo, ma è stataun’ulteriore bella ed impor-

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tante esperienza per la BrigataLiguria.

Realizzato dopo i terribilimomenti della Strafexpeditiondel maggio-giugno 1916, il Ci-mitero si trova su un pianorosottostante la Strada Statale 46che passa per la frazione diStreva nel Comune di Vallarsa,nei pressi dell’ex casa canto-niera e ha custodito per alcunianni le spoglie di un centinaiodi soldati, fino alla loro esuma-zione avvenuta negli anni Venti,a seguito della costruzione delvicino Sacrario del Pasubio,inaugurato il 29 agosto 1926.

I lavori di ripristino hannoriguardato principalmente i re-sti della cappella liberati dairovi, il recupero dei Cippi inpietra rinvenuti sotto terra du-rante la sistemazione del ter-reno, l’installazione dell’astaper la Bandiera, il ripristinodell’Altare e la realizzazionedella recinzione in legno. Sullecroci in ferro del Cimitero, ri-prodotte dal Gruppo Alpini diMontegalda, sono state postedelle targhette con i nomi e idati dei 9 soldati finora identi-ficati appartenenti principal-mente al 72° Reggimento dellaBrigata “Puglie” e ad altri Reg-gimenti di Fanteria.

Ermes De Rossi

17 Ottobre 2020 cerimonia in località Cerbaro

SONO ormai 10 anni chenel mese di ottobre le Se-zioni del Fante, oggi fa-

centi parte del Gruppo “ArcoRomano Pasubio”, celebranol’importante ricorrenza nelluogo dove sorgeva un Cimi-tero Militare Italiano risalentealla Prima Guerra Mondiale, si

ritrovano in località Cerbaro so-pra la Città di Schio sul MonteNovegno, per rendere omaggioa quei Caduti lì sepolti durantela Strafexpedition.

La battaglia d’arresto com-battuta sul Monte Novegno ealtre Cime circostanti, che negarantivano la difesa, fu com-

battuta con estremo valore dal12 giugno al 16 giugno del 1916ed impedì di fatto agli au-stroungarici di dilagare nellasottostante pianura vicentina.

Ecco quindi spiegato il perchédella cerimonia in oggetto, moltosentita dai Fanti Vicentini dell’o-vest della Provincia; quest’anno

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tutti quelli che hanno compiuto illoro dovere a prezzo della vita.

Io che di questi eroi ho avuto l’o-nore di essere il capo, con sicura co-scienza dico a voi, miei concittadini:Venerateli come i vostri Salvatori.

Ma di questo incitamento voi nonavete avuto bisogno, nel momentonel quale avete intuito tutta la gran-diosità della gesta che si è compiutacon sereno eroismo sul Novegno,per la salvezza della Patria e vostra.

I corpi dei Caduti che untempo erano sepolti in localitàCerbaro di Schio, ora riposanonel Sacrario di Santa Trinità diSchio, vicinissimo al centrodella Città.

Ma questa tattica terribile disostituire ad ogni morto un vivo,fino all’esaurimento dell’ultimodifensore, si può applicare solo conanimi saldi ed eroici, serenamentedisposti al supremo sacrificio.

Questi animi saldi ed eroici io liho trovati nei miei Fanti, nei mieiArtiglieri, nei miei soldati del Ge-nio della 35 Divisione.

Se il Novegno è diventato il ba-luardo dove si è infranta la furiaaustriaca, che con ogni sforzo vo-leva dilagare nel piano, se a Schioè stata risparmiata l’onta di esserecalpestata dal piede straniero, que-sti beni inestimabili si devono aglieroi della 35 Divisione, primi fra

Alcuni momenti della Cerimonia.

al posto della solita Commemo-razione Ufficiale, il Fante BrunoCappellotto, ha trovato una let-tera personale del Generale Pe-titi Di Roreto Comandante della35 Divisione di Fanteria protago-nista di quella Battaglia, con laquale si meravigliava del fattoche le frasi di una sua lettera in-tima e privata avessero avutol’onore di essere eternate nelmarmo. Ecco il testo:

Non avrei mai immaginato chele frasi di una mia lettera, intima eprivata, dovessero aver l’onore diessere eternate nel marmo.

Ma se modeste sono le parole edisadorne, profondo e grande è ilsentimento che le ha dettate.

Nessuno più di me che ho do-vuto irrigidirmi in una volontà in-crollabile, per compire il mandatopreciso ma terribile che era statoaffidato al mio onore di capo e disoldato, di difendere il Novegno adoltranza, può conoscere ed apprez-zare tutti gli eroismi e tutto il san-gue che è costata l’esecuzione del-l’ordine ricevuto.

Coi mezzi insufficienti di cui di-sponevo, e che voi ora conoscete, nonsi poteva rimanere sul Novegnosenza indietreggiare di un passo, senon opponendo i fragili corpi dei di-fensori agli uragani d’acciaio che virovesciava il nemico.

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Il Presidente delle Cravatte Rosse Pierazzi edil Segretario del Fante di Trieste Fogarinsieme alla Dottoressa Strolego (siringraziano gli Amici Bersaglieri RobertoAzzopardo e Gianluca Puglisi per la foto).

VENERDÌ 11 settembre 2020, presso gli uf-fici consolari in piazza della Borsa n. 14 aTrieste, il Presidente delle Cravatte Rosse

del 1° “San Giusto” Mauro Pierazzi ed il Segre-tario dell’Associazione Nazionale del Fante diTrieste Livio Fogar si sono incontrati con la Con-sole Onoraria d’Austria, Dott.ssa Sabrina Stro-lego, per consegnarle copia de “Il Fante d’Italia”

ed una pubblicazione, edita dall’Associazione,con la storia del reparto dalla sua nascita aigiorni nostri.

Sul “Fante d’Italia” era stata infatti pubbli-cata, previo consenso, una foto scattata il 15 giu-gno 2019 in occasione delle celebrazioni del cen-tenario della Sezione degli Amici Bersaglieri“MOVM Enrico Toti” che ritraeva la Dottoressa

Strolego, la Console di Serbia, Dottoressa IvanaStojiljkovic, ed il Fante delleCravatte Rosse, Dario Lon-zaric, e come Associazioneci si era impegnati a conse-gnare copia del giornale nonappena la foto sarebbe statapubblicata. L’incontro si èsvolto in un clima moltocordiale, la Dottoressa haascoltato con attenzione epartecipazione le informa-zioni sulla storia delle Cra-vatte Rosse, ha espresso viviapprezzamenti per le atti-vità di volontariato ai ban-chi alimentari e di supportoalle competizioni sportiveche vengono normalmentesvolte (quest’anno peròquasi azzerate causa il Covid-19) ed ha formulato imigliori auguri di buon pro-seguimento di lavoro e atti-vità per il futuro.

Livio Fogar

Le Cravatte Rosse incontrano la ConsoleOnoraria d’Austria

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17 Ottobre 2020 - Giro ciclistico d’Italia

Salita “Muro di Cà Del Poggio” (San Pietro di Feletto - Treviso)

ERAVAMO ancora a febbraio 2020 quandoLuigi, Presidente della Sezione Fanti diFontanelle, mi propose di esporre un

grande Tricolore in un punto strategico del per-corso previsto per il Giro d’Italia, affinché fosseben visibile. Avevamo fatto la stessa cosa sul SanBoldo il 19 maggio 2019 insieme a Italo Ometto,Presidente della Sezione Fanti di Oderzo.

tappe, vedemmo che sarebbe passato da noi sa-bato 17 ottobre.

La nostra iniziativa poteva ripartire. Concor-dammo di trovare subito una casa con una bellafacciata, ove poter esporre la nostra grande Ban-diera italiana e uno spazio anche per noi per po-ter assistere al passaggio del Giro.

Salii per la strada che va al “Muro del Ca’ DelPoggio” e giusto a metà percorso vidi un edificioche faceva al caso nostro.

Fermai l’auto nel cortile di questa casa, ne con-trollai la parete, chiesi il consenso ai proprietari permettere la nostra Bandiera e la proprietaria, senzaindugio, accettò ben volentieri la mia richiesta.

Il Fante d’Italia N. 4-202024

Iniziammo a guardare il programma del Girod’Italia, ben sapendo che anche quest’anno sarebbetransitato sulle nostre terre tra le colline del Pro-secco, e vedemmo che sarebbe passato sulla ripidis-sima strada, chiamata “Muro del Ca’ Del Poggio”.

Già ai primi di marzo la pandemia era deva-stante non solo in Lombardia ma anche in Ve-neto; con il DPCM dell’8 marzo, che bloccò tutto,il Giro d’Italia non venne però annullato, ma rin-viato ad ottobre. Guardando il giornale delle

Il collega Luigi, verificando da un sopral-luogo l’altezza e la dislocazione della casa, midisse: “Qui ci vuole un camion con la gabbia persalire su fino al tetto”.

Risposi: “Certo, provvedo…” e detto fatto.Il venerdì 16 ottobre pomeriggio ci ritro-

vammo tutti lì, ad issare la grande Bandiera ed inostri striscioni di saluto dei Fanti ai partecipantiil Giro d’Italia.

La Bandiera così distesa fece subito bella mo-stra; un fotografo del giornale “La Tribuna di Tre-viso” la vide e si fermò per fotografarci e dopo dilui molti altri di altre testate giornalistiche.

Il giorno dopo, 17 ottobre, purtroppo non ci fupossibile fare altro che attendere il passaggiodella carovana, opportunamente distanziati, solo

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io, il mio amico e collega Fante, Gianni, con lamoglie, ma tutti accanto al nostro Tricolore.

Già dal mattino i corridori passavano davantialla nostra postazione in allenamento, poi dopole 13,00 cominciarono a passare per la cronome-tro con le ammiraglie della squadra al seguito. Inbreve tempo arrivarono sotto la nostra Bandierafotografi di giornali italiani, ma anche inglesi,per fare delle foto al campione del mondo, Fi-lippo Ganna, sotto il Tricolore.

Al mio collega Gianni, durante il passaggiodei corridori, arrivò una telefonata dagli Amicisiciliani che si complimentavano con lui, perchél’avevano visto in Tv vicino alla nostra Ban-diera.

Una grande soddisfazione per noi che, graziealle riprese fatte anche dall’alto dell’elicottero,siamo stati visti con il Tricolore e le insegne del-l’Associazione del Fante da molti in tante partidel mondo e particolarmente dall’Italia, rice-vendo da moltissimi nostri commilitoni di“naia” attestati di compiacimento e di soddisfa-zione per l’azione svolta.

È stata una bella esperienza, un po’ guastatadal Covid-19 che ci ha impedito di avere con noimolti altri Amici Fanti e Rappresentanti della Fe-derazione Provinciale di Treviso, a partire dalnostro Presidente Pietro Prete.

Un caro saluto a tutti.Aurelio Dal Gobbo

Le auto d’epoca sono passate nel pomeriggio di sabato

XII Coppa Mazzotti in Villa e i Fanti in servizioper il passaggio (GDF)

AUTO d’epoca e meraviglia in Villa Maz-zotti. La corsa che anticipa il passaggiodella 1000 Miglia ha incantato tutti, anche

se in maniera molto più sobria e contenuta ri-spetto agli anni precedenti. Sabato 12 ottobre nelpomeriggio è passata la Coppa Mazzotti (giuntaalla dodicesima edizione). La gara indetta dalClub della 1000 Miglia, Conte Franco Mazzotti, èstata disputata su due giornate, sabato e dome-nica. In questa particolare edizione, inoltre, è

stato disputato il Trofeo Croce Rossa ItalianaCorpo Militare Volontario, in onore di tutti co-loro che hanno lottato contro il Coronavirus. Adassicurarsi che andasse tutto bene c’erano anchei Fanti di Chiari che si sono preoccupati di svol-gere il servizio di viabilità su supervisione dellaFederazione Provinciale, gestita dal Presidentedella Federazione Olivo Dorosini.

“Grazie alla splendida giornata la manifestazioneè riuscita pienamente”.

Alcune foto della giornata.

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Il Fante d’Italia N. 4-202026

I Fanti di Gavello in tour in Sicilia

RIENTRATOil gruppo deipartecipanti

al tour nel norddella Sicilia orga-nizzato dall’Asso-ciazione Fanti diGavello. La par-tenza domenica 4ottobre dall’aero-porto di Veneziaalla volta della bel-lissima Palermo dadove i partecipantisono poi proseguitiper Cefalù, giun-gendo per la cena ela sistemazionenelle camere in ho-tel. La mattina dilunedì 5 ottobre èstata dedicata inte-ramente alla visitaguidata della città di Palermo e successivamentenel pomeriggio a Cefalù. Cefalù è una cittadinastupenda dove il gruppo ha potuto ammirare laCattedrale con il celebre mosaico bizantino delCristo Pantocratore raffigurato nell’abside e unasplendida croce lignea del XV secolo. Il giornosuccessivo la comitiva si è spostata per una visitaguidata di Castelbuono, uno dei più belli e pre-stigiosi borghi rinascimentali della Sicilia occi-dentale, con il Castello dei Ventimiglia e nel po-meriggio la gita è proseguita per Gangi, unicocomune siciliano proclamato nel 2012 “Gioiellod’Italia” con la visita al Santuario dello SpiritoSanto e al Palazzo Bongiorno, all’interno delquale si possono ammirare affreschi del Fuma-galli e lampadari di vetro di Murano. Mercoledì7 ottobre tutto il gruppo ha caricato i bagagli allavolta di Messina. Dopo una breve sosta lungo iltragitto a Capo D’Orlando, la giornata è stata in-teramente dedicata alla visita guidata della città.Nel porto la statua d’oro della Vergine Maria, ri-tratta nell’atto di benedire la città, ha dato il ben-venuto ai visitatori che si sono poi addentrati nelcentro storico di Messina, raggiungendo laPiazza del Duomo e la Chiesa della Santissima

Annunziata, nella cui piazza si erge la statua delcondottiero spagnolo che capeggiò la vittoriadella Lega Santa nella Battaglia di Lepanto: DonGiovanni d’Austria. Giovedì la comitiva è giuntaal porto di Milazzo per raggiungere l’isola diVulcano con l’escursione al cratere e alle spiaggenere. È la spiaggia più famosa dell’isola e si trovanella rada naturale di ponente. Ha una sabbiafine e nera, molto brillante, di origine vulcanica.Nel pomeriggio il gruppo si è trasferito sull’isoladi Lipari. Lipari è la più grande delle sette isoleche compongono l’arcipelago Eoliano. Molto ap-prezzata la Cattedrale di San Bartolomeo e lapasseggiata in Corso Vittorio Emanuele II, puntodi riferimento dello shopping dell’isola di Lipari.Entusiasmante la giornata di venerdì 9 ottobreinteramente dedicata alla visita guidata di Taor-mina e Giardini Naxos. La visita ha consentito aipartecipanti di apprezzare la storia della città ri-percorrendola attraverso la visita dei monu-menti principali, quali il teatro greco-romano,l’Odeon romano, il palazzo Corvaja, la Chiesa diS. Caterina, piazza IX Aprile e il Duomo con lasua famosa fontana. Nel pomeriggio il gruppoha fatto visita ai Giardini Naxos, l’antica città di

Foto di gruppo.

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Il Fante d’Italia N. 4-2020 27

L’esperienza storica “Riace” rievocatadall’ANF di Falerna Marina

SONO trascorsi già 25 anni, un quarto disecolo, da quando con la partenza dei mi-litari del 2° Reggimento dei “Granatieri di

Sardegna” cessò a Falerna Marina l’avvicenda-mento bimestrale dei reparti impiegati nell’am-bito dell’ormai storica Operazione “Riace” del-l’Esercito Italiano. Rievocare quel singolare pe-riodo della comunità falernese fu importanteper la Sezione Provinciale dell’Associazione Na-zionale del Fante proprio sulla scia di quellamissione militare in Calabria; fu infatti costituitail 4 novembre del 1995, per dare a quella Opera-zione un seguito morale, di legalità e valori mi-litari, nel quadro dello statuto associativo. Il 31

ottobre 1995 in sordina, in perfetto stile militare,così com’erano arrivati e s’erano acquartierati inun grande albergo d’architettura moresca, pro-spiciente alla spiaggia e a fianco della Statale 18,per decisione del Governo dell’epoca, i soldatidell’Operazione “Riace” lasciarono Falerna Ma-rina, non dovendo affiancare più, dopo 21 mesid’impiego, le Forze dell’Ordine nel controllo delterritorio calabrese a nord della Provincia reg-gina. Furono i Granatieri, comandati allora dalColonnello Ernesto Bonelli, gli ultimi militaridella missione a congedarsi dalla comunità. La-sciarono l’hotel preso in affitto che li aveva ospi-tati per quasi due anni, dopo essere stato tra-

pescatori, la bel-lissima Isola Bellanota come la“perla dello Io-nio”. Nella gior-nata di sabato ca-rico dei bagagli epartenza per Ca-tania. Una matti-nata alla scopertadi alcune dellecittà più belle ecaratteristiche del-la Sicilia orientaleall’ombra del vul-cano Etna, conpomeriggio dedi-cato alla visitaguidata del vul-cano. Alcuni par-tecipanti non han-no resistito allasuggestione di sa-lire fin oltre due-mila metri di quo-ta per ammirare da vicino i crateri che ancoraemanano fumi e calore. Il tour è quindi terminatodomenica 11 ottobre con la visita di Aci-Trezza, ela casa del Nespolo Verga. Non senza un po’ dimalinconia la comitiva è ripartita verso Venezia equindi Rovigo. I partecipanti hanno espresso

Foto di gruppo.

vivo apprezzamento per la gita organizzata inmodo egregio nei minimi dettagli nella speranzache questo periodo così difficile possa terminareal più presto e si possa partecipare ad altre gite al-trettanto suggestive.

Ampelio Spadon

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Il Fante d’Italia N. 4-202028

La Crimonia di congedo dei militari del 2° Reggimento dei “Granatieri di Sardegna”, accasermati a Falerna Marina 25 anni fa.

sformato in caserma con tutti i necessari servizie uffici, con tanto di corpo di guardia, di “zonamilitare” regolarmente presidiata e di sentinellearmate nei punti nevralgici, fortificati con i clas-sici sacchetti di sabbia. Un’esperienza unica,forse irripetibile per Falerna Marina, di cui serbamemoria chi è avanti negli anni. L’Operazione“Riace” era iniziata a febbraio del 1994 con l’ac-quartieramento nella cittadina tirrenica dei car-risti del 131° Reggimento di Persano (Salerno)della Brigata “Garibaldi”. Con avvicendamentibimestrali seguirono i Bersaglieri dell’11° Batta-glione “Caprera” del 7° Reggimento della Bri-gata meccanizzata “Pinerolo”; i militari dell’11°Reggimento d’Artiglieria semovente “Teramo”della Brigata “Garibaldi”; il Gruppo d’Artiglie-ria da montagna “Bergamo” di Silandro (Bol-zano) della Brigata “Tridentina” (poi disciolta);il primo Battaglione del 9° Reggimento di Fan-teria “Bari” di Trani (Bari) della “Pinerolo”; ilGruppo d’Artiglieria da montagna “Cone-

gliano” di Tolmezzo (Udine) della Brigata Al-pina “Julia”. E ancora il 1° Battaglione del Genioguastatori “Iseo” dei Supporti del 4° Corpod’Armata di Bolzano; un Gruppo del 52° Reggi-mento d’Artiglieria semovente da campagna“Torino” della Brigata meccanizzata “Legnano”di Bergamo (inquadrata nel 3° Corpo d’Armatadi Milano); il 133° Reggimento carri di Altamuradella “Pinerolo”; un Raggruppamento tatticodella Brigata Alpina “Taurinense” di Torino.L’ultimo reparto, come detto, fu il 2° Reggi-mento della Brigata “Granatieri di Sardegna”.Grazie all’Operazione “Riace” Falerna Marinaebbe il privilegio di conoscere tante realtà del-l’Esercito Italiano. Ma la presenza bimestrale dicirca 300 soldati fu innegabilmente anche un im-portante fattore d’impulso economico, i cui be-nefici furono avvertiti anzitutto dagli operatorieconomici della zona.

Giovambattista Romano

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Il Colonnello Fabio Bianchi è il nuovoComandante del 2° Reggimento “Sirio”

COMPIUTO il 24esimoanno dalla sua costitu-zione, il 2° Reggimento

“Sirio” dell’Aviazione dell’Eser-cito, di stanza a Lamezia Terme(CZ), dallo scorso ottobre è sottola responsabilità di un nuovoComandante: il Colonnello Fa-bio Bianchi. La cerimonia di av-vicendamento s’è svolta nellaCaserma “Carmine Calò” di viaGino Cuglietta nel pieno ri-spetto delle misure anti-Covid,alla presenza del Generale diBrigata Paolo Riccò, Coman-dante dell’Aviazione dell’Eser-cito. Al Colonnello Bianchi haceduto le redini del Reggimentol’omologo Maurizio Sabbi, cheha retto le sorti dell’unità lame-tina dal 24 novembre 2017,quand’era subentrato al nonoComandante della stessa, Luigi

Sambin. Nel congedarsi dagliuomini e dalle donne del “Sirio”il Colonnello Sabbi ha riper-corso con orgoglio le principalitappe dei tre anni trascorsi allaguida del reparto. Ha tracciatoun bilancio dell’intensa attivitàoperativa e addestrativa, espri-mendo soddisfazione per le ca-pacità, la professionalità e l’im-pegno dimostrati dal personalenel portare a termine con suc-cesso tutti i compiti assegnati siain Italia sia all’estero. Ha eviden-ziato, fra l’altro, l’operazione“Strade Sicure”, le missioni in-ternazionali in Libano, Iraq e Af-ghanistan e il supporto alla po-polazione locale in occasionedelle campagne antincendio bo-schivo (Aib), dell’eruzione delloStromboli nel 2019 e dell’emer-genza Covid-19.

Il Generale di Brigata PaoloRiccò ha voluto sottolineare inumerosi contesti in cui è impe-gnato il “Sirio” quale unico re-parto di volo dell’Esercito nelSud-Italia. S’è compiaciuto conil Colonnello Sabbi e con il per-sonale dell’ottimo lavoro svoltoed ha augurato al ColonnelloBianchi di proseguire sullarotta tracciata dai predecessoriverso le prossime sfide che at-tendono il reparto, anche allaluce dei nuovi sviluppi tecnolo-gici. Il “Sirio”, infatti, è statocoinvolto nello studio per l’ac-quisizione del nuovo LUH (Light Utility Helicopter) diForza Armata attraverso la ve-rifica in volo della versione ci-vile AW-169, al fine di appor-tare le modifiche necessarie allasua riconfigurazione militare.

Il 2° Reggimento dell’Avia-zione dell’Esercito fu costituitonell’area aeroportuale lametinail 3 ottobre 1996. Ne fu primoComandante il Colonnello Ser-gio Pascuzzi. Attualmente sicompone del 30° Gruppo “Pe-gaso” con sede a LameziaTerme e del 21° Distaccamentopermanente “Orsa Maggiore”dislocato presso l’aeroporto diElmas (Ca). Da febbraio del2008 è impegnato nella mis-sione di pace “Leonte 2” a Na-qoura, nel Sud del Libano,dove con elicotteri e personaledi tutta l’Aviazione dell’Eser-cito garantisce, con la propriaTask Force “Italair”, il supportoaereo al contingente multina-zionale delle Nazioni Unite“Unifil” (United Nations Inte-rim Force in Lebanon).

Giovambattista RomanoIl Colonnello Fabio Bianchi (a sx) assume il comando del 2° Reggimento “Sirio” dell’Aviazionedell’Esercito dall’omologo Maurizio Sabbi (a dx) con il passaggio dello Stendardo.

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Il Fante d’Italia N. 4-202030

Lamezia Terme (Cz)Il bilancio della campagna estiva Aib 2020

CONCLUSA la campagna Aib (Antincen-dio boschivo) 2020, il 2° Reggimento “Si-rio” dell’Aviazione dell’Esercito (Aves)

della Città della Piana ha tracciato un bilanciodelle operazioni a cui ha partecipato in una sta-gione particolarmente calda. Sul fronte degli in-cendi da giugno a settembre l’Esercito Italianocon i suoi mezzi e personale è stato impegnato inprima linea su tutto il territorio nazionale. Leoperazioni sono state gestite dal Dipartimentodella Protezione Civile attraverso il Centro ope-rativo aereo unificato (Coau), che ha il compito dicoordinare le missioni aeree della flotta delloStato. L’Aviazione dell’Esercito ha offerto il suocontributo garantendo la disponibilità e l’im-piego di elicotteri in prontezza operativa settegiorni su sette, dall’alba al tramonto, per tutta ladurata dell’esigenza nazionale. In particolare lacooperazione si è articolata prevalentementesulle basi di Viterbo, Lamezia Terme ed Elmas(Cagliari), con elicotteri multiruolo “HH-412” econ equipaggi di volo rispettivamente del 3° Reg-gimento elicotteri per operazioni speciali (Reos)“Aldebaran”, del “Sirio” e del 21° Distaccamentopermanente “Orsa Maggiore”. Una struttura ope-

rativa che ha permesso agli aeromobili dell’Eser-cito di assicurare un tempestivo ed efficace inter-vento nelle aree del Paese più colpite dall’emer-genza nella scorsa estate. Oltre ai propri assettil’Aves ha fornito anche il concorso di piloti e tec-nici a equipaggi “misti” a bordo degli elicotteri“AB-412” dei Vigili del Fuoco. Durante la campa-gna Aib 2020 l’Aviazione dell’Esercito è interve-nuta principalmente nel Lazio, in Calabria, Sarde-gna, Umbria e Abruzzo, con complessive 90 ore divolo in diverse missioni, nel corso delle quali sonostati effettuati oltre 300 lanci d’acqua sulle fiammeper un totale di 300 mila litri. Le peculiarità tecni-che dell’elicottero, l’addestramento e l’impegnodegli equipaggi di volo dell’Esercito hanno con-sentito la concentrazione dei lanci d’acqua in luo-ghi particolarmente impervi e irraggiungibili pergli altri mezzi di soccorso. Il servizio antincendioboschivo è uno dei concorsi, nell’ambito dellepubbliche calamità, che l’Aviazione dell’Esercitoassicura costantemente a tutela della popolazionee del patrimonio naturale del Paese. Un concorsoa cui, come detto, anche quest’anno ha contribuitoil “Sirio”.

Giovambattista Romano

Un elicottero “HH-412” dell’Esercito Italiano su un fronte di fuoco la scorsa estate.

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Il Fante d’Italia N. 4-2020 31VOLONTARIATO

Arezzo

LA FANTERIA TOSCANA VICINA

AI BISOGNI DELLA GENTE

GIOVEDÌ 26 novembre 2020, presso i lo-cali della Caritas di Arezzo, è avvenutala consegna dei buoni spesa frutto della

raccolta fondi effettuata dai Fanti della discioltaBrigata Motorizzata Friuli, composta, tra gli altri,dai Battaglioni di Fanteria 78° “Lupi di Toscana”,87° “Senio” e 225° “Arezzo”, 19° Battaglione Co-razzato “M.O. Tumiati”, 35° Gruppo Artiglieriada Campagna “Riolo” nonché dal BattaglioneLogistico “Friuli”. Tra gli ex appartenenti allaGrande Unità, era infatti partita una gara di soli-darietà per aiutare i più deboli ed esposti alleconseguenze della pandemia. Una prima conse-gna era saltata a causa della novità dell’inizia-tiva, volta non a dare semplicemente un aiutoeconomico alle famiglie in difficoltà, ma anche al

Il Volontariato Associativopiccolo commercio e alle altre iniziative di soli-darietà. La scelta dei buoni spesa, infatti, ha ri-chiesto un notevole sforzo di coordinamento trala Caritas, i donatori e negozianti coinvolti, conla redazione di un vero e proprio protocollo con-diviso, che sarà mantenuto anche per il futuro.“È soltanto una goccia nel mare delle iniziativedella Fanteria in congedo” ha commentato il de-legato per la Toscana e Consigliere Nazionaledell’Associazione del Fante – Sauro Bombardi,presente alla cerimonia – che ha così chiosato:“alla chiamata dei nostri conterranei bisognosi,ancora una volta abbiamo risposto “Presente!” econtinueremo a farlo”. A rappresentare i Reggi-menti e dei reparti che costituirono la gloriosaBrigata Motorizzata Friuli Antonio Boldrini, Pre-sidente dell’Associazione I Fanti del 225° Arezzo,che ha materialmente consegnato i buoni al Dott.Andrea Della Verde, delegato del Presidentedella Caritas, il Vescovo della Diocesi di Arezzo -Cortona-Sansepolcro, alla presenza della Dott.ssaSara Calabresi in rappresentanza degli esercizicommerciali convenzionati.

IMPEGNATI SEMPRE PIÙ

NEL VOLONTARIATO

CINQUE mesi di attività istituzionale, in-tensi sia per l’organizzazione spiccioladelle manifestazioni perché siano sempre

di livello, sia per i luoghi della memoria nonsempre agevoli da raggiungere e per questo bi-sognosi di ulteriori attenzioni organizzative e co-reografiche, non sono riusciti e fiaccare nei Fantie nelle Patronesse del “Gruppo” la voglia di es-sere presenti, per ricordare adeguatamente i no-stri Caduti. Si sono impegnati così tanto i Fanti ele Patronesse del Gruppo Arco Romano Pasubioche sono riusciti ad assicurare alle sette cerimo-nie organizzate e celebrate, una ogni circa tre set-timane, un consistente numero di partecipanti

rendendole magnifiche, pur nel rispetto mania-cale delle norme di sicurezza imposte dalla lottaal Coronavirus.

Non sono mancati in questi cinque mesi gliimpegni di volontariato nei quali tutte le Sezionisono da sempre impegnate e che non cito, perchésono obiettivamente tanti che supererebbero lepoche righe che tentano di spiegare questo pe-riodo di vita associativa dell’ANF. Gruppo Se-zioni “Arco Romano Pasubio”.

Tutta questa premessa per dire che c’è stato lospazio di adoperarci per raccogliere fondi da de-stinare al finanziamento della ricerca dell’AISM,per una raccolta alimentare che era mirata al re-perimento di generi di prima necessità, rivoltaad aiutare le persone più bisognose, mettendo adisposizione delle Parrocchie o delle mense, aquesto dedicate, quanto offerto dai cittadini che

ANF. Gruppo Sezioni “Arco Romano Pasubio”

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Il Fante d’Italia N. 4-202032 VOLONTARIATO

San Giovanni Ilarione (Vr)

DOMENICA 15 settembre la Sezione di SanGiovanni Ilarione ha effettuato una raccoltafondi a favore della sclerosi multipla, in se-

guito alla quale ha donato una cospicua cifra allaComunità di San Giovanni Castello e Cattignano.

Ma i Fanti di San Giovanni Ilarione non sisono fermati solo a questo, in quanto domenica 4ottobre hanno continuato con i loro gesti di soli-darietà, promuovendo una vendita di mele il cuiricavato è andato sempre a favore dell’Associa-zione per la Lotta alla Sclerosi Multipla.

Ove c’è solidarietà, impegno sociale e civile…vai tranquillo che lì ci trovi impegnato un Fante.

Mogliano Veneto (Tv)

ANCHE quest’anno Patronesse e Fantihanno portato a buon fine la consueta ini-ziativa di solidarietà per la “Casa dei

Gelsi” della Fondazione ADVAR di Treviso chepresta la propria assistenza e le cure necessarie aimalati terminali bisognosi di vicinanza e accom-pagnamento nel fine vita. Questa raccolta è stataavviata dai nostri Soci all’inizio del 2020, ancora

prima dell’arrivo della pandemia, con la distri-buzione di barattoli / salvadanaio alle famiglieed agli esercizi commerciali della città.

A fine novembre sono stati ritirati i salvadanaicon le offerte e consegnati direttamente all’ADVAR ottenendo un risultato economicosuperiore alle nostre aspettative e lasciandoci lasoddisfazione di aver compiuto la missione pro-pria dell’essere Fanti impegnati sì ad onorare iCaduti ma, direi soprattutto, ad operare per ilbene dei vivi.

ci ringraziavano per il nostro lavoro.L’ultimo impegno in ordine di tempodedicato al volontariato è stato venerdì20 novembre (giornata Mondiale dei Di-ritti dell’Infanzia), in collaborazione conla Fondazione Francesca Rava e le far-macie dei paesi interessati, dove i Fanti ele Patronesse si sono alternati nel servi-zio di raccolta dei farmaci per quei bam-bini che non se li possono permettere, eche verranno distribuiti nei tempi e neimodi indicati dalla Fondazione.

Inutile dire che gli attestati di stima edi simpatia che hanno ricevuto le nostreSezioni, soprattutto quelle dei cittadinicomuni, ci riempiono di orgoglio e cidanno la forza di continuare nelle nostremolteplici attività con rinnovato vigoreed impegno.

Foto di gruppo.

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Notizie dalla DifesaMINISTERO DELLA DIFESA

COMANDO PERLA FORMAZIONE E SCUOLA DI APPLICAZIONE DELL’ESERCITO

Sezione Segreteria e Pubblica Informazione

ESERCITO, PERGAMENE DI LAUREA A TORINO

Cerimonia di consegna delle pergamene di Laurea triennale interateneo in Scienze Strategiche al Comando per la Formazione

e Scuola di Applicazione dell’Esercito

TORINO, 2 ottobre 2020. Si è svolta, presso il cortile centrale della caserma “Alessandro Riberi”,del Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito, nel rispetto delledisposizioni sanitarie in vigore, la cerimonia di consegna delle pergamene di Laurea Triennale

Interateneo in Scienze Strategiche a centonove Ufficiali frequentatori del 199° corso “OSARE” e a 26 studenti civili.

Si tratta di Sottotenenti neo-laureati che, dopo il biennio frequentato presso l’Accademia Militare diModena e l’anno accademico presso la Scuola di Applicazione dell’Esercito, hanno discusso invideoconferenza le tesi nella sessione di giugno e così completato il primo traguardo universitariopresso l’Istituto di Formazione militare.

All’evento hanno presenziato il Comandante per la Formazione e Scuola di Applicazionedell’Esercito, Generale di Divisione Salvatore Cuoci, la vice Rettrice per la didattica dell’Universitàdegli Studi di Torino, Prof.ssa Barbara Bruschi, il Delegato dell’Università degli Studi di Modena eReggio Emilia, Direttore del dipartimento di Giurisprudenza, Prof. Carmelo Elio Tavilla e il Presidentedella Scuola Universitaria Interdipartimentale in Scienze Strategiche (S.U.I.S.S.), Prof. EdoardoGreppi.

Il Generale Cuoci nel corso del suo intervento ha sottolineato: “Questo è un momento importantenella vita di ogni studente, che va celebrato e che rimane nei bei ricordi, avete raggiunto un importantetraguardo di studi che culminerà, fra due anni, con il conseguimento della Laurea specialistica”.

A decretare il successo del corso di laurea in Scienze Strategiche concorre l’unicità del sistema for-mativo dell’asse Modena - Torino nel quale Esercito ed Istituzioni Accademiche operano in stretta si-nergia attraverso la Scuola Universitaria Interdipartimentale in Scienze Strategiche garantendo unaproposta didattica mo-derna, flessibile e digrande interesse ancheper numerosi studenticivili, attratti da possibilisbocchi professionali neisettori della sicurezza,difesa e cooperazione in-ternazionale.

Consegnate le pergamene diLaurea triennale al 199° Corso“OSARE”.

FONTE: Comando per la For-mazione e Scuola di Applica-zione dell’Esercito

Il Gen. Cuoci durante il suo intervento.

Il Fante d’Italia N. 4-2020 33NOTIZIE DALLA DIFESA

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Il Fante d’Italia N. 4-202034 NOTIZIE DALLA DIFESA

STATO MAGGIORE DELL’ESERCITOCOMANDO PERLA FORMAZIONE E SCUOLA DI APPLICAZIONE DELL’ESERCITO

VIRTUAL HUMINT E NUOVA FRONTIERA DELL’INTELLIGENCE

TORINO, 23 novembre 2020. Si è svolta, in modalità on line, presso il Comando per la Formazionee Scuola di Applicazione dell’Esercito, la conferenza dal titolo “La virtual Humint e la nuovafrontiera dell’Intelligence”.

Relatore il Prof. Antonio Teti, responsabile del Settore Sistemi Informativi e InnovazioneTecnologica dell’Università “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara, docente di Cyber Intelligence allaScuola di Perfezionamento per le Forze di Polizia di Roma e di Cyber Espionage e Cyber Counterintelligencealla Luiss “Guido Carli” di Roma, nonché consulente informatico della Guardia di Finanza e consulentetecnico di ufficio di diverse Procure italiane.

Il Generale di Divisione Salvatore Cuoci, Comandante dell’Istituto di Formazione, ha sottolineatocome l’avvento dei social media abbia modificato il web, rendendolo uno spazio aperto e condiviso,capace di produrre e consumare costantemente informazioni.

Il Prof. Teti, nell’affermare che la raccolta e l’analisi di notizie e dati rappresenta da sempre il cuoredelle attività di intelligence, ha sottolineato come la Human Intelligence (HUMINT), basata sull’inte-razione personale, rappresenti, tuttora, quella maggiormente in grado di produrre una conoscenzadettagliata ed attendibile. Tuttavia la neo introdotta Virtual HUMINT si rivela come una potente edefficace, nonché meno rischiosa, tecnica per l’assimilazione diinformazioni personali, in virtù dell’azzeramento delle bar-riere temporali e geografiche assicurato dalla rete, che consen-tono l’annullamento del contatto fisico e la garanzia dell’ano-nimato.

L’intervento si colloca nell’ambito degli “Incontri Cultu-rali a Palazzo Arsenale”, progetto educativo rivolto princi-palmente agli Ufficiali frequentatori, e rappresenta un tradi-zionale strumento formativo della Scuola di Applicazionedell’Esercito.

L’evento si colloca nell’ambito del progetto “Incontri Cultu-rali a Palazzo Arsenale”, rivolto agli Ufficiali frequentatori.FONTE: Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito

STATO MAGGIORE ESERCITOCOMANDO PERLA FORMAZIONE E SCUOLA DI APPLICAZIONE DELL’ESERCITO

Pubblica Informazione

CAMBIO AL COMANDO DEL REPARTO CORSI

Passaggio di consegne tra il Gen. B. Pennino ed il parigrado Radizza

Avvicendamento alla guida del Reparto Corsi del Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito

HA avuto luogo, presso la Sala degli Stemmi di Palazzo Arsenale, l’avvicendamento delComandante del Reparto Corsi. Alla presenza del Comandante dell’Istituto di Formazione,Generale di Divisione Salvatore Cuoci, al Generale di Brigata Antonio Pennino è subentrato il

Generale di Brigata Salvatore Paolo Radizza.Nel suo discorso di commiato il Generale Pennino ha affermato “Oggi chiudo un ciclo di 40 anni di

servizio effettivo nell’Esercito, sarò sempre al servizio del Paese e sarò sempre un soldato”, haproseguito poi “un grazie autentico agli uomini e alle donne del Reparto Corsi e del Comando peraver mostrato, in un momento particolarmente difficile per il nostro Paese, di essere dei soldati fedelial nostro Giuramento; insieme abbiamo operato cercando di trasformare le idee in azione, producendoatti efficaci per la funzionalità della Forza Armata”.

Il Generale Cuoci, nel suo intervento, ha espresso il plauso per il lavoro svolto nei diversi incarichiricoperti dal Generale Pennino nell’ambito dell’Istituto di Formazione, augurando contestualmente

Il Gen. D. Salvatore Cuoci nel corso del suo intervento.

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ogni successo al Comandante subentrante. Inoltre ha sottolineatocome sia necessario garantire agli Ufficiali frequentatori un per-corso formativo flessibile, che assicuri in modo ciclico e inces-sante l’aggiornamento e l’accrescimento tecnico-professionale.

Nel pieno rispetto delle disposizioni emanate in materia dicontrasto e contenimento del diffondersi del Covid-19, sia la lineadi Comando del Reparto Corsi sia gli Ufficiali frequentatorihanno potuto assistere all’evento in collegamento video.

FONTE: Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito

ESPLORATORI SI ADDESTRANO IN SICILIA

LA Brigata “Aosta” ha organizzato l’esercitazione di due settimane in provincia di Trapani conl’ausilio dei sistemi di simulazione dell’Esercito. Si è conclusa in questi giorni, nella provincia diTrapani, l’attività addestrativa che ha coinvolto la Brigata “Aosta” con il 6° Reggimento Bersaglieri,

il Reggimento Lancieri d’Aosta (6°) e il 4° Reggimento Genio Guastatori, con il concorso di un plotoneEsploratori del 1° Reggimento Bersaglieri della Brigata “Garibaldi”. L’attività ha avuto lo scopo diincrementare le capacità precipue delle unità da ricognizione, coinvolgendo i plotoni Esploratori diFanteria leggera e media, il plotone esplorante della Cavalleria di linea, nonché un plotone AdvancedCombat Reconnaissance Team del Genio. L’obiettivo, dettato dalla direttiva addestrativa dellaDivisione “Acqui”, ha inteso perfezionare il livello di addestramento del personale nell’applicazionedelle procedure tecnico-tattiche (TTPs), nelle comunicazioni, nei movimenti e sfruttamento del terrenonell’ambito del plotone, nel quadro delle attività tattiche offensive e abilitanti. L’esercitazione a partiticontrapposti si è articolata in momenti addestrativi diurni e notturni e ha visto la partecipazione dicirca 150 militari che hanno impiegato i sistemi di simulazione in dotazione alle unità. Nel corsodell’esercitazione sono state testate le procedure di diramazione degli ordini da parte dei Comandantidi plotone e di squadra, la ricerca di ordigni esplosivi improvvisati, nonché l’addestramento deisoccorritori militari nella stabilizzazione e trasporto di feriti. Le attività sono state organizzate econdotte nel pieno rispetto delle misure di prevenzione del contagio da Covid-19.

PALERMO RINGRAZIA IL 4° REGGIMENTO GENIO GUASTATORI

Il ringraziamento all’Esercito dalla città palermitana per il coraggio e la professionalità

IL Sindaco Orlando conferisce al 4° Reggimento Genio Guastatori il riconoscimento di “Preziosatessera del mosaico Palermo” per il disinnesco di un ordigno da 600 libbre. Palermo, 10 dicembre2020. Nei giorni scorsi, il Sindaco di Palermo Leoluca Orlando ha conferito il riconoscimento di

“Preziosa tessera del mosaico Palermo”, massima onorificenza cittadina, al 4° Reggimento Genio Gua-statori della Brigata “Aosta”, per l’impegno profuso e la professionalità dimostrata nel corso dell’in-tervento di disinnesco di un ordigno bellico rinvenuto nel porto di Palermo lo scorso 13 settembre cheportò all’evacuazione di migliaia di palermitani. Con questo riconoscimento il Sindaco Orlando ha vo-luto ringraziare i guastatori del 4° Reggimento per l’impegno con il quale, da sempre, si prodigano perla sicurezza della città metropolitana, come anche accadutonel recente nubifragio del 15 luglio scorso, quando i militaridell’Esercito italiano sono intervenuti per liberare le stradeda tonnellate di fango che avevano paralizzato l’arteria via-ria principale della città. “L’assegnazione di questo ricono-scimento – ha commentato Leoluca Orlando – è un atto do-vuto da parte dell’Amministrazione Comunale nei con-fronti di persone che hanno dimostrato amore per la vita,coraggio e altissima professionalità. A loro va anche l’ap-prezzamento ed il ringraziamento dell’intera comunità pa-lermitana”. Nell’occasione, è stata consegnata al Comune diPalermo la calotta (parte ogivale) della bomba disinnescatanel porto, a memoria di quell’evento di particolare rischioin cui si è trovata la città.

Avvicendamento al Comando del Reparto Corsi.

Foto di gruppo.

Il Fante d’Italia N. 4-2020 35NOTIZIE DALLA DIFESA

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Il Fante d’Italia N. 4-202036 ADUNATA - ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

AdunataArcole (Vr)I Fanti incontrano il nuovoGenerale di Corpo d’Armatadi Verona

Il 30 settembre scorso ilnuovo Generale di Corpo d’Ar-mata di Verona, MassimoScala, ha incontrato a PalazzoCarli, in città, i vari Rappresen-tanti delle Associazioni d’Ar-ma, riunite in Assoarma e altreFederazioni.

Erano presenti, fra gli altri, ilPresidente Federale dei Fantidi Verona, Cav. Vasco Bellini, eil Consigliere Nazionale Giu-liano Danieli, nonché Presi-dente della Sezione dei Fanti diArcole.

“È stata l’occasione per co-noscere il nuovo GeneraleScala, nominato GeneraleCorpo d’Armata il 1° gennaio2020; il 18 settembre ha sosti-tuito il pari grado Gen. Giu-seppe Nicola Tota al comandodelle Forze Armate terrestri disupporto a Verona, con il qualenoi Fanti di Arcole avevamoavviato importanti collabora-zioni e progetti” spiega Da-nieli. “Cercheremo di riusciread instaurare la stessa collabo-razione anche con il Gen. Scala,che conosce bene il territorioveronese, visto che per parec-chi anni è stato al comando divari Battaglioni del Genio Gua-statori Paracadutisti di Le-gnago”.

Il Gen. C. A. Massimo Scalaè stato promosso a quest’altacarica dell’Esercito dopo avereoperato in numerose missioniin Italia, tra cui i “Vespri Sici-liani” nel 1992/93, in Macedo-nia nel 1999, in Kosovo nel1999, in Iraq nel 2005. Ha rice-vuto Onorificenze per le Ope-

razioni di Pace, di Soc-corso Umanitario, diOrdine Pubblico, perPubbliche Calamità,nonché Medaglie Com-memorative della Natoper le operazioni nellaex Jugoslavia e in Ko-sovo.

Nato a Valentano(VT) il 31.07.1962, hafrequentato l’Accade-mia Militare di Mo-dena nel 1981/83 e laScuola di Applicazionedi Torino nel 1984/85.È diventato Tenente nel1986, assegnato allaCompagnia G. Gua.della Brigata Paracadu-tisti Folgore. NominatoCapitano nel 1989, as-sume il Comando della Com-pagnia Genio Guastatori fino alsettembre 1993.

Dopo un ulteriore periododi formazione è stato assegnatoal Comando di Corpo d’Ar-mata di Reazione Rapida dellaNATO in Germania. Dal set-tembre 2000 ha assunto il Co-mando del 5° Battaglione G.Gua. in Legnago (VR), chepassa alle dirette dipendenzedella Brigata Folgore, assu-mendo il nome di 8° Batta-glione G. Gua. Par. Folgore.Sempre a Legnago (VR), nel2004, con il grado di Colon-nello assume il Comando delmedesimo Battaglione, ove ri-mane fino al 2006.

È promosso al grado di Ge-nerale di Brigata nel 2011 e ot-tiene il Comando della Brigata“Granatieri di Sardegna” finoal 2013.

Viene promosso Generale diDivisione nel 2015 e operacome Comandante del Centro

Simulazione e Validazione del-l’Esercito, poi come Direttoredella D.L. e del Demanio dellaDifesa.

Diventa da gennaio 2020Generale di Corpo d’Armata edal 18.09.2020 è il nuovo Co-mandante delle Forze Opera-tive Terrestri di Supporto.

Il Generale C.A. Scala è lau-reato in Scienze Politiche e inScienze Strategiche, laurea checonta anche di un Master dispecializzazione.

“Come in precedenza, ciconfronteremo con il Gen. C.A.Scala per costruire una collabo-razione con l’Esercito, per lapartecipazione a eventi, ceri-monie, manifestazioni e azionidi volontariato da realizzare insinergia con loro” conclude Da-nieli. “Contiamo di averlo pre-sto alle nostre manifestazioni,appena sarà possibile, finita lapandemia. Intanto gli augu-riamo buon lavoro e buonapermanenza a Verona”.

Arcole (VR) - Foto di gruppo.

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Il Fante d’Italia N. 4-2020 37ADUNATA - ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

BergamoDon Daniel BoscagliaConsulente Ecclesiastico dellaFederazione Provinciale di Ber-gamo

Durante i lavori di program-mazione del 35° Raduno Na-zionale dei Fanti la Federa-zione di Bergamo ha rilevato lamancanza all’interno dellastruttura Federale di un Con-sulente Ecclesiastico.

Ritenendo molto importantequesto ruolo, oltretutto previ-sto anche dal Codice di DirittoCivile e di tutte le Associazioniecclesiali, il Presidente della Fe-derazione Luciano Dehò hainoltrato alla Diocesi di Ber-gamo la richiesta per la nominadi questa figura.

Il Vescovo di Bergamo,Mons. Francesco Beschi, acco-gliendo la richiesta, ha nomi-nato Don Daniel BoscagliaConsulente Ecclesiastico Pro-vinciale dell’Associazione delFante per il prossimo quin-quennio.

La nomina è stata ufficializ-zata dal Presidente ProvincialeLuciano Dehò durante il Consi-glio Provinciale svoltosi a No-vembre. La notizia è stata ac-colta con grande soddisfazioneda tutti i Presidenti della Fede-razione i quali hanno tributatoun applauso di benvenuto aDon Daniel e di ringrazia-mento al Vescovo di BergamoMons. Francesco Beschi perquesto importante dono.

Don Daniel Boscaglia è natonel 1986 a Cologno al Serio(BG), nel 1997 entra nel Semina-rio Minore di Bergamo, vieneordinato sacerdote nel 2011 enominato Vicario della Parroc-chiale di S. Giovanni Bianco.

Nel 2012 viene inviato aRoma come studente presso lafacoltà di Diritto Canonicodella Pontificia Università Ur-

baniana, dove nel 2015 conse-gue la Licenza Summa cumlaude.

Dal 2015 al 2017 frequenta lo“Stadium Congregtionis pro Isti-tuti set Societatibus Vitae Aposto-licae” scuola interdisciplinareper la formazione al MagisteroEcclesiale e alla Normativasulla Vita Consacrata nellaChiesa, che conclude supe-rando a pieni voti gli esami ac-cademici.

Nel 2017 è proclamato “Dottore in Diritto Canonico”con un lavoro di ricerca scienti-fica dal titolo “L’OrdinariatoPersonale: tra le novità e conti-nuità nell’organizzazione ec-clesiastica“, poi pubblicata conl’Imprimatur della Diocesi diRoma.

Nel 2017 rientra nella Dio-cesi di Bergamo e viene nomi-nato Vicario Interparrocchialein Romano di Lombardia, doveè docente a tempo determinatopresso il Liceo Don Milani eIstituto Tecnico G.B. Rubini.

Tutti i Fanti e Patronessedella Federazione di Bergamoesprimono grande soddisfa-zione per questa nuova pre-senza, in questo anno 2020, cheha visto la cancellazione del 35°Raduno Nazionale e delle cele-brazioni del Centenario di Fon-dazione della Nostra Associa-zione, anno di grande soffe-renza per tutto il territorio na-zionale e in particolare per lanostra Provincia. La presenzadi Don Daniel Boscaglia saràun elemento di conforto pertutti noi, e un importante soste-gno spirituale, con la preghieraquotidiana e un sostegno istitu-zionale con l’accompagna-mento negli appuntamenti chesi svolgeranno durante l’anno.

Tutta la Federazione Provin-ciale di Bergamo, congratulan-dosi con Don Daniel Boscaglia,gli augura ogni bene e, dando-gli un caloroso benvenuto, ri-mane in attesa della possibilitàdi incontrarlo presto personal-mente.

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Il Fante d’Italia N. 4-202038 ADUNATA - ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

Cividale del Friuli (Ud)Domenica 25 ottobre 2020 -Passo Solarie

Nel rispetto delle misure didistanziamento e protezionesanitaria in vigore si è svolta lacerimonia a Passo Solarie nelComune di Drenchia, dove unanno fa ci eravamo ritrovati perlo stesso motivo alla presenzadi numerose Autorità, con larappresentanza del Comune diPolaveno e i Fanti giunti dallaProvincia di Brescia. Durante lacerimonia era stata inauguratala Stele alla memoria della Me-daglia d’Oro al Valor MilitarePaolo Peli. L’AmministrazioneComunale di Drenchia avevaappoggiato l’iniziativa nelleforme possibili, concedendoanche il terreno per collocarel’opera.

Il mitragliere Paolo Pelidella 671a Compagnia Mitra-gliatrici Fiat, assegnata primaal 77° Reggimento Fanteria(Brigata Toscana) e in seguito al128° Reggimento Fanteria (Bri-gata Firenze), perse la vita, im-molandosi per la Patria, resi-

stendo per più di sette ore incampo aperto contro gli au-striaci durante la Battaglia diCaporetto presso il MontePodklabuk, nei pressi di PassoZagradan e il Monte La Cima.Per l’eroismo dimostrato fu in-signito di Medaglia d’Oro alValor Militare alla memoria.Nell’agosto 1917 per l’eroismodimostrato nella 11a Battagliadell’Isonzo (18 agosto - 12 set-

Cividale del Friuli (UD) - Un momento della Cerimonia.

MilanoIl Monumento

dedicato alle Vit-time delle Foibeè stato inaugu-rato sabato mat-tina 10 ottobre2020, in piazzadella Repubblicaa Milano, in pre-senza del Sin-daco di Milano ealle varie Auto-

Milano - Il Monumentodedicato alle Vittime delleFoibe.

tembre 1917) gli era già stataconferita la Medaglia di Bronzoal Valor Militare.

Il ricordo di questo Eroe nondeve rimanere senza memoria,sia di esempio ai giovanid’oggi.

La cerimonia si è conclusapoi con gli Onori presso il vi-cino Monumento a RiccardoGiusto, primo Caduto dellaGrande Guerra.

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Il Fante d’Italia N. 4-2020 39ADUNATA - ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

rità Locali e Militari, con unabuona presenza di cittadini mi-lanesi.

* * *Il giorno 17 ottobre a Bob-

biano di Travo si è svolto un

emozionante incontro con ilSig. Giuseppe Silva, personamolto disponibile e grande ap-passionato di oggetti di anti-quariato, che ci ha accolto, in-sieme ai suoi cari, nella sua

azienda. Con noi c’erano i no-stri nuovi Amici Bersaglieri diSeregno e quelli del 76° Reggi-mento Fanteria “Napoli”, pre-senti con la loro gloriosa Ban-diera di Guerra. In presenzadel Sindaco di Travo, ci è statadonata dal Sig. Giuseppe perAssociazione Nazionale delFante una bellissima perga-mena che riporta scritto un va-loroso motto “ASPERAQUAERO” per il 65° Reggi-mento FANTERIA Valtellina. Èun importante e raro docu-mento del 1932, firmato da Vit-torio Emanuele III. Grandeemozione da parte di tutti noipresenti all’evento e grandepartecipazione da parte deipresenti.

Milano - Foto di gruppo.

Milano - Alcuni momenti della giornata.

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Il Fante d’Italia N. 4-202040 ADUNATA - ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

MoglianoVeneto (Tv)

Una comunità riconoscenteLa riconoscenza è una

delle più belle virtù di cuil’uomo dovrebbe dotarsied un esempio di questo ciè stato offerto domenica 1° Novembre nella città diMogliano Veneto (TV).

Alle ore 12.00 unanuova piccola piazza, rica-vata nella più significativaarea del centro storicodove esistono ancora i restidi una importante abbaziabenedettina sorta più dimille anni fa, è stata dedi-cata a Don Giuseppe Polo.Questo nome, che per i piùè sconosciuto, per i Fantidella Sezione di MoglianoVeneto ha un grande va-lore, basti pensare che il 9Maggio 2013 nel corsodella serata di inaugura-zione di un museo di re-perti archeologici, voluto erealizzato dal Prof. DonPolo, è stata consegnata al-l’interessato la tessera diSocio “ad honorem” suespressa volontà dell’una-nimità del consiglio diret-tivo di Sezione.

Don Polo è stato per iFanti moglianesi il “cap-pellano militare”, l’assi-stente spirituale, lo storicoricco di preziose informa-zioni e sempre disponibilea presenziare ogni voltafosse stato necessariocome, ad esempio, nel-l’impartire la solenne be-nedizione al Monumento

Mogliano Veneto (TV) - Alcuni momentidella giornata.

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Il Fante d’Italia N. 4-2020 41ADUNATA - ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

“AI FANTI CADUTI PER LAPATRIA E PER LA PACE”inaugurato il 9 Maggio 2011,presenti le più alte Autoritàdella nostra Associazione ac-compagnate dal MedagliereNazionale.

Ma perché l’Amministra-zione Comunale ha deciso didedicargli un sito cittadino? In-nanzitutto per la pressante ri-chiesta da parte del Gruppo Ri-cerca Storica del Collegio Sale-siano Astori, fondato dallostesso Don Polo ed oggi coordi-nato da Giuseppe Del TodescoFrisone (per diciassette annianche Presidente della localeSezione dei Fanti); inoltre per-ché durante la sua ininterrottapresenza per cinquant’annicome insegnante di lettere nelCollegio Salesiano ha dimo-strato con grandi capacità pro-fessionali, religiose ed umanedi meritare l’apprezzamento equindi la profonda stima ditutta la città di Mogliano.

La Targa in marmo che lo ri-corda dice: “DON GIUSEPPEPOLO (1934-2014) SALE-SIANO - EDUCATORE - STO-RICO LOCALE”.

È stato un salesiano innamo-rato di Don Bosco e per tutta lavita ne ha incarnato lo spiritoeducativo per il bene dei gio-vani che gli venivano affidati,senza risparmiare le sue ener-gie. Li seguiva passo passonello studio, nel refettorio,nella ricreazione. Era con i ra-gazzi anche nel fine settimanaquando li coinvolgeva insiemealle famiglie in varie uscite cul-turali nei luoghi storici del ter-ritorio. Amava la scuola e la fa-ceva amare: era un insegnanteesigente, ma non pedante, per-ché sapeva far leva sul protago-nismo degli allievi affinché nonfossero solo destinatari di unaproposta educativa, ma arteficie protagonisti del loro stesso

percorso formativo. Ed i ra-gazzi, coinvolti dalla sua per-sonalità, facevano sempre vo-lentieri qualsiasi cosa lui pro-ponesse.

Anche se veneziano di na-scita, Mogliano con il suo terri-torio era diventata la sua terrache ha amato e studiato con in-telligenza. Ha fondato neglianni ’70 il Gruppo Ricerca Sto-rica Astori, che ora porta il suonome, con cui ha promossoun’intensa attività culturale:mostre, conferenze su luoghi epersonaggi moglianesi di altovalore didattico. Ha allestitocon il suo Gruppo una mostrapermanente di reperti archeo-logici della centuriazione ro-mana del territorio, meta di nu-merose visite scolastiche e diappassionati. È stato autore ocoautore di numerosi libri distoria locale.

Tutta questa sua ricca atti-vità è stata svolta con sempli-cità ed assoluta gratuità, nonchiedendo mai niente in cam-bio. Malgrado la sua modestiaha ricevuto alcune Beneme-renze ufficiali, tra cui spiccaquella di “Cavaliere al meritodella Repubblica Italiana” con-cessagli da Carlo AzeglioCiampi il 20 marzo 2000.

I Fanti ed i cittadini moglia-nesi hanno pianto la sua mortee lo ha dimostrato la grandepresenza di folla ai suoi fune-rali; ma hanno anche gioito nu-merosi, malgrado le disposi-zioni restrittive attuali, nellagiornata storica della dedica-zione della piazza a suo pe-renne ricordo.

* * *

Sta per terminare questo in-fausto hanno 2020 che ricorde-remo a lungo per la scia di lutti,per le sofferenze diffuse e perle restrizioni alla vita sociale

causati dall’epidemia Covid-19all’interno Paese.

Le conseguenze del virushanno sconvolto le attivitàumane e colpito pesantementeanche la nostra Sezione ANFche ha dovuto rinunciare al suomomento culminante costituitodal XXXV Raduno Nazionaleche avrebbe dovuto svolgersinella città di Bergamo ed a ridi-mensionare gli appuntamentilocali.

Il 25 Aprile il Sindaco di Mo-gliano Veneto ha presenziatoda solo all’Alzabandiera.

Il 24 maggio, Festa dellaFanteria, pur nel rispetto delladisciplina anti-assembramentoabbiamo eseguito la consuetaCerimonia con l’Alzabandierae deposizione di una Corona diAlloro alla nostra “Stele aiFanti Caduti” in guerra o inmissione di pace.

Per il 2 giugno ci è stato con-cesso di partecipare alla Ceri-monia ufficiale in Piazza Ca-duti con una limitata rappre-sentanza, mentre per il 4 no-vembre ci siamo suddivisi nelleCerimonie alla “Stele ai FantiCaduti”, al Cippo dei “Ragazzidel’99” ed in Cimitero depo-nendo una rosa su ciascunatomba dei Caduti in Guerra.

Sempre per rispettare i de-creti governativi, a novembreabbiamo dovuto annullare an-che il tradizionale pranzo so-ciale, da tutti noi atteso comemomento gioioso e di necessa-ria vicinanza.

Da segnalare che, nono-stante la criticità operativa checi ha accompagnato in tuttol’anno, sono state compiute daiFanti e dalle Patronesse dellaSezione sia le consuete attivitàdi manutenzione ordinaria deinostri Monumenti, sia il rifaci-mento e la sostituzione dellaTarga posta sul leggio dellaStele ai Fanti Caduti.

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Il Fante d’Italia N. 4-202042 ADUNATA - ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

Montichiari (BS)Grande festa a Montichiari

per l’inaugurazione del Monu-mento dedicato ai Fanti d’Italia,svoltasi il giorno 11 Ottobre allapresenza di tante Associazionid’Arma, tante Bandiere deiFanti e Labari delle Patronesse;presente il Gonfalone con il Sin-daco Marco Togni e tutta l’Am-ministrazione Comunale.

Presenti il Medagliere Na-zionale con il Presidente Dott.Gianni Stucchi e il ConsigliereRegionale Claudia Carzieri cheha ricordato i tanti Fanti dece-duti. La cerimonia è stata con-dotta dal M.D.L. Angelo Ghi-dotti.

È stato commovente il tagliodel nastro fatto dalla MadrinaCaterina Zanetti ultra novan-tenne.

Significativi i discorsi tenutidal nostro Presidente Nazio-

nale e dal Presidente di SezioneRoberto Chiari.

Ed infine il Medagliere e laBandiera Provinciale accompa-gnata dal Presidente Provin-ciale Olivo Dorosini che ha rin-

graziato tutte le Autorità e tuttii presenti. Poi alla Chiesa delSuffragio la S. Messa è stata ce-lebrata da Don Alessandro.

La cerimonia si è conclusacon un pranzo.

Da sinistra: Roberto Chiari, la madrina Caterina Zanetti, il Sindaco Togni, il Presidente Nazionale Dott. Gianni Stucchi ed il Presidente Provinciale Olivo Dorosini.

A tutti i Fanti, alle Patronesse ed amici simpatizzanti,L’ASSOCIAZIONE NAZIONALE DEL FANTE

chiede ad ognuno di noi un piccolo gesto di generosità, con la prossima dichiarazione dei redditi, ricordati, puoi devolvere il tuo

5 per mille a favore dellaAssociazione Nazionale del Fante

SCRIVI NELL’APPOSITO SPAZIO DELLA TUA DICHIARAZIONE DEI REDDITI

8 0 1 1 2 9 7 0 1 5 9ricordati, è un contributo economico molto importante per la nostra Associazione.

È UN GESTO CHE NON TI COSTA NULLA!

Grazie!!!

Page 45: «ONORARE I CADUTI OPERANDO PER I VIVI»

Il Fante d’Italia N. 4-2020 43RICORDANDO I NOSTRI FANTI

Ricordando i nostri Fanti

CI sono momenti in cui l’emozione “tiprende” e non riesci a mantenere il neces-sario distacco dalle passioni e dai senti-

menti che si agitano dentro di te. Mentre sto scri-vendo queste righe non riesco a trattenere lacommozione ed il dolore che provo alla notiziadella dipartita del Gen. C.A. Vittorio Bernard, acui ero legato da antica e fraterna amicizia. Gra-zie a Lui maturai la decisione di intraprendere lacarriera militare, dopo aver visto all’opera i mili-tari alle Sue dipendenze in occasione del sismadel 23 novembre 1980, nella Caserma “Lucania”di Potenza, sede del 91° Btg. Fanteria. All’epocaero un giovane studente universitario al secondoanno di Giurisprudenza e non esitai un mo-mento a gettare alle ortiche una futura (e non soquanto promettente) carriera forense per abbrac-ciare quella delle armi.

Ma tracciamo una sintetica scheda biograficadel Generale Bernard: nato a Susa (TO) il 18 gen-naio 1928, si arruolò nell’Esercito alla fine deglianni ’40 frequentando i corsi regolari pressol’Accademia Militare di Modena e la Scuola diApplicazione di Torino, uscendone col grado diTenente del Genio. Frequentò successivamente laScuola di Guerra e l’Istituto Superiore di StatoMaggiore Interforze. Laureato in ingegneria ci-vile presso l’Università di Padova, comandò laCompagnia Genio pionieri “Julia”, il BattaglioneGenio pionieri “Legnano”, la Scuola del Genio diRoma-Cecchignola, il Comando Genio del V Co-militer a Padova e (nota importante per noiFanti) la Brigata meccanizzata “Pinerolo” a Bari.Ci ho tenuto a sottolineare tale periodo di co-mando in quanto Egli guidò la Brigata nella fasedi transizione da “motorizzata” a “meccaniz-zata”, dovendo rivedere quindi tutte le modalitàd’impiego delle Unità di Fanteria con l’introdu-zione in campo tattico dei VTT M113.

Prestò servizio all’Ufficio Ordinamento delloStato Maggiore dell’Esercito, fu Addetto Mili-tare presso l’Ambasciata d’Italia in Unione So-vietica dal 1973 al 1976 (e, particolare non dapoco, fu grazie al Suo interessamento se si iniziòun censimento dei sepolcreti militari italiani inURSS) e diresse, quale Vicecommissario di Go-verno e Capo Centro Operativo Provinciale diPotenza, i soccorsi a seguito del terremoto del1980 poc’anzi citato. Noi Fanti del 91° dobbiamoa Lui il conferimento alla nostra Bandiera diguerra della Medaglia d’Argento al Valore del-l’Esercito, Onorificenza di cui Egli fu promotoreed estensore presso le Superiori Autorità. Le Sue

non comuni doti umane eprofessionali gli valsero, altermine dell’emergenza si-smica, la concessione dellacittadinanza onoraria del Co-mune di Satriano di Lucania(PZ), concessione della qualeandava fiero ed orgoglioso.

Successivamente fu Capo Sezione presso ilCentro Alti Studi della Difesa e Direttore Gene-rale di Geniodife. Promosso Generale di Corpod’Armata ricoprì l’incarico di Sottocapo di StatoMaggiore al Supporto Logistico di SHAPE aMons (B), per concludere la Sua prestigiosissimacarriera quale Rappresentante Militare Italianopresso il Comitato Militare della NATO aBruxelles.

Quando Lo conobbi, ancora “civile”, a Po-tenza fu quello che si dice un “coup de foudre”:nacque così un’amicizia ed una stima reciprocache è durata fino ad oggi. Ricordo ancoraquando a margine di una Sua conferenza nellevesti di Presidente Nazionale dell’ANGET,presso il Circolo Unificato di Bari, mi disse “vistoche quand’eri al 91° Btg. F. ‘Lucania’ di Potenza ad-destravi i militari aventi incarico 9 e 209 (rispettiva-mente “pioniere” e “capo squadra pionieri”, n.d.r.)da destinare al 21° Btg. g. p. ‘Timavo’ di Caserta, tinomino Geniere ad honorem”.

Ma ciò che mi lega al Suo ricordo con partico-lare affetto è legato alla cerimonia delle mienozze: pensai a Lui quale mio testimone e Gli te-lefonai per comunicarGlielo. Quando lo seppe,mi disse che per tale data aveva già preso un im-pegno di carattere internazionale in Svizzera(“come vedi, non possiedo il dono dell’ubiquità e devopertanto rinunciare ad uno dei due eventi. Dimmi ache ora è la cerimonia nuziale”). E che dire dellaSua partecipazione quale ospite d’onore al 1° Ra-duno dei Fanti del 91° a Potenza il 18 novembre2012, Raduno che curai quale Addetto Stampa acura del Comitato organizzatore presieduto dalCol. Francesco Sciascia e dal Lgt. Luigi Gioia?

Lo scorso 6 dicembre 2020 la Sua esistenza ter-rena ha avuto termine. C’è una ridda di pensierie ricordi che turbinano dentro di me ed a cui nonriesco a sottrarmi: ma il sentimento di amicizia,stima e gratitudine verso Colui che ancor primache un Soldato è stato un UOMO, mi impone direnderGli questo omaggio.

Arrivederci Generale: che la terra Ti sia lieve!

Savino Vignola

In memoria di un amico

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Il Fante d’Italia N. 4-202044 VARIE

Nozze Si sono sposati:

Chiari (BS): il Consigliere Sezio-nale e Alfiere Fante Daniele Olmicon la Signora Olga Anna Togno-lini.Gravedona (CO): Stefania conGrabriele Figlia del Fante Seve-rino Campana; Paola, Figlia delFante Antonio Maffioli e della Pa-tronessa Liviana Ballabio, con ilSig. Matteo.Torrazza Piemonte (TO): Martina,Nipote del Presidente SezionaleFelice Gavazza, con il Sig. Igor.

Felicitazioni!

Culle Sono nati:

Bagolino (BS): Nicola, Figlio delFante Marco Pelizzari; Francesco,Figlio del Fante Fabio Dionisi.Cedegolo (BS): Andrea, Nipotedel Fante Orlando Tira; Federico,Nipote del Fante Giuseppe Bo-niotti.Chiari (BS): Nicolò, Nipote delConsigliere Sezionale MassimoVolpi.Gravedona (CO): Emanuele, Ni-pote del Fante Silvestro Castelli edella Patronessa Carla Rossi; Gi-nevra, Nipote del Fante VincenzoAlbini.Lentiai-Mel (BL): Andrea, Nipotedel Fante Costantino Berton.Mogliano Veneto (TV): Delia, Ni-pote del Presidente SezionalePaolo Foffano.

Rallegramenti!

Ricorrenze

Bologna: la Patronessa AlbertinaSanti, Vedova del Fondatore Sig.Cremonini e Madre della Segreta-ria della Sezione “Cravatte Rosse”

di Casalecchio di Reno, ha festeg-giato i 100 anni.Gavardo (BS): il Fante SilvioMaioli con la gentile consorte Pa-tronessa Maria Rosa Ziliani hannofesteggiato il loro 65° anniversariodi Matrimonio.

Rallegramenti!

Onorificenze

Vigasio (VR): Il Consiglio Comu-nale della Città ha consegnato l’at-testato della cittadinanza onorariaal Fante Nunziante Capaldo, exDirigente della Scuola Primaria eSocio da anni della Sezione.

Rallegramenti!

Lauree

Padova: Giada, Figlia del FanteGiampietro Milan, ha conseguitola laurea in architettura tecnica ecultura del progetto con votazione105/110.

Rallegramenti!

Lutti Sono deceduti:

Alpago (BL): il Fante MarescialloMaggiore Gagliano Battistel.Baressa (OR): il Socio Giorgio Scano.Berzo Demo (BS): Fausta, Co-gnata del Fante Fausto Bernardi eSuocera dei Fanti Maurizio Regaz-zoli e Iuri Ballarini.Castelnuovo del Garda (VR): ilFante Bruno Girelli (100 anni), Re-duce di Russia; il Fante TizianoPrati.Castegnato (BS): il Fante PietroSpada.Cavour (TO): il Suocero del FanteGiovanni Rossetti; il Suocero delFante Adriano Boiero.

Chiari (BS): il Fante Giuseppe Ca-valleri; il Fratello del Fante Sil-vano Goffi.Fontanelle (TV): Lina, Suoceradel Segretario Nazionale Livio Ca-vinato; Bruno, Cognato del Segre-tario Nazionale Livio Cavinato.Gravedona (CO): il Papà delFante Renzo Albini; la Mammadel Fante Gianpietro e VincenzoAlbini; il Papà del Fante FlavioSanbruni.Isola della Scala (VR): il FanteEnrico Benfatti; Genoveffa, Mam-ma del Fante Giovanni Ghiraldo.Mogliano Veneto (TV): il FanteRino Marton; il Fante Renato Fa-vretto; il Fante Secondo Brescan-cin; la Patronessa Vilma De Gobbi;il Fante Guerrino Paggiaro; Carla,Moglie del Fante Enzo Pagani.Padova: il Gen. Giovanni Angileri,Consigliere Sezionale e PresidenteProvinciale di Assoarma.Sellero (BS): il Fante Desiderio(Nino) Bressanelli.Siddi (CA): il Socio Sig. OrlandoVacca.Torrazza Piemonte (TO): la Patro-nessa Sandrina, Moglie del FanteFranco Petrignani.Val di Fiemme (TN): la Mammadel Vice Presidente della SezioneLazzeri Walter; la Mamma del So-cio Campostrini Renzo.Varzo (VB): il Fante Ermanno Fer-rati; il Fante Giordano Seraiocco.Vigasio (VR): il Fante BenemeritoElio Brunelli; il Fante Ivano Pa-saotto.Voghera (PV): il Fante Italo Fer-rari decano della Sezione, già Sin-daco del Comune di Montesegale(PV); il Padre Guglielmo Bozzodella Comunità Francescana.Sede Nazionale: Antonia, Sorelladella Patronessa e storica Collabo-ratrice Luisa Pozzi.

Condoglianze.

Varie

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Oggettistica del Fante

Bandiera associativa, 99x99in pura seta o seta bemberg

Nastro ricamato con scritta Sezione

Bavero Associativo per Presidente di Sezione

Bavero Associativo per Consigliere Nazionale Cravatta associativa

Labaro Patronesse

Lancia associativa/asta

PRESSO LA SEGRETERIA NAZIONALE È DISPONIBILE IL SEGUENTE MATERIALE

Basco

Bavero Associativo per Presidente di Federazione

Distintivo per giacca in oro per Consigliere Nazionale e in argento per le Sezioni

Crest stemma nuovo (ovale)

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