OGGETTI E SOGGETTI 13 · compiacque della bestia straziata, 106– 2.3. Le bestie demo-niache, per...

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Direttore

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OGGETTI E SOGGETTI

L’oggetto e il soggetto sono i due poli che strutturano larelazione critica secondo Starobinski. Il critico individual’oggetto da interpretare e in qualche modo lo costrui-sce, ma lo rispetta nella sua storicità e non può farne unpretesto per creare un altro discorso in cui la voce dell’in-terprete copre la voce dell’opera. Ma d’altro canto egli nonsi limita a parafrasare l’opera né ad identificarsi con essa,ma tiene l’oggetto alla distanza giusta perché la letturacritica produca una conoscenza nuova. In questa collana sipubblicheranno contributi articolati sulla distinzione e sul-la relazione tra gli « oggetti » e i « soggetti », ossia fra il testodell’opera o delle opere e la soggettività degli studiosi.

La collana adotta un sistema di valutazione dei testi basato sulla revisione

paritaria e anonima (blind peer review). I criteri di valutazione riguarderanno

il rigore metodologico, la qualità scientifica e didattica e la significatività dei

temi proposti.

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Irene Palladini

Per una fenomenologia dell’orrorenella narrativa di Federigo Tozzi

Prefazione diRoberto Puggioni

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I edizione: ottobre

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Ai miei figli, sponde di luce

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Io Solo

La Bestia assassina.

La Bestia che nessuno mai vide.

La Bestia che sotterraneamente— falsamente mastina —

ogni giorno ti elide.

La Bestia che ti vivifica e uccide. . .

[. . . ]

Io solo, con un nodo alla gola,sapevo. È dietro la Parola.

G. C

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Indice

PrefazioneRoberto Puggioni

Introduzione

Capitolo IUnderlying horror e fantastico insolito

.. Letterarietà e storia, – .. Paper hell, estravaganzesull’orrore fantastico e il Novecento, – .. Underlyinghorror e fantastico insolito nella narrativa di Tozzi: un’ipo-tesi interpretativa, – .. Paesaggi, – .. L’assedio, – .. Un sogno d’ombra, un niente, – .. Quisque suospatimur manis, .

Capitolo IILa mala bestia

.. S’imbestio’ ne le ‘mbestiate schegge, – .. E sicompiacque della bestia straziata, – .. Le bestie demo-niache, per un’ipotesi antropologica, – .. L’assolutoterrore della bestia: la pulsione zoomorfa nella narrativadi Tozzi e Poe, .

Capitolo IIILa costellazione di Medusa e Dioniso

.. Affondo piano piano, nell’abbraccio dei tuoi occhi, – .. Morte negli occhi, – .. Punto maledetto, –.. Il sugo della vita, il sangue della terra, .

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Indice

Congedo

Bibliografia

Opere di Federigo Tozzi, – Studi critici su FederigoTozzi, – Opere di Edgar Allan Poe, – Studi critici suEdgar Allan Poe, – Bibliografia critica ragionata relativaall’underlying horror, – Bibliografia critica ragionata sulfantastico insolito, – Bibliografia critica ragionata sullestrutture antropologiche dell’immaginario, – Biblio-grafia generale sulle forme del romanzo, – Altri autoried opere citati, .

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Prefazione

Sulle spoglie di un naturalismo non più praticabile si leva la«scrittura crudele» — così è stata opportunamente definita— di Federigo Tozzi, il narratore dei «misteriosi atti nostri»,delle parvenze «della nostra fuggitiva realtà». La sconcer-tante modernità dell’autore senese, a lungo insabbiato nelcanone novecentesco tra le figure di Svevo e Pirandello, hada qualche decennio trovato un adeguato riconoscimento,e sarebbe sufficiente ricordare, tra gli altri, gli studi di DeBenedetti, Baldacci, Luperini, Maxia, Marchi, Petroni, o lavoce di Mario Luzi. Una modernità segnata da una poeticadell’inesplicabile, dalla intensa marca espressionistica, dal-l’allineamento paratattico di grumoli sensoriali e di visioniviolente, dalla complessità di un cattolicesimo conflittualeche non prevede alcun risarcimento al male di un mondo«che Dio non ha finito di creare», come si dichiara nelCrocefisso.

Nella focalizzazione della densa, asistematica raggieradelle letture che nutrono l’universo letterario tozziano(dai mistici medievali ai contemporanei d’Annunzio e Pi-randello, alla psichiatria e alla psicologia di William James,Théodule Ribot sino a Freud) non si era ancora valorizzatapienamente la frequentazione del senese — ammirata e ap-passionata — di Edgar Allan Poe, alla cui officina narrativaTozzi sembra abbeverarsi tutt’altro che occasionalmen-te, già all’altezza della raccolta di versi La zampogna verde,inclusiva di un sonetto dedicato all’americano.

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Prefazione

Il volume di Irene Palladini si addentra meritoriamentein questo spazio critico, incrociando, in un labirinto diriscontri stringenti, i luoghi di rielaborazione tematica ele ossessioni letterarie del senese nel controcanto con lesuggestioni esercitate dal bostoniano: «Tozzi contiene Poe,intensamente, come le linee di una mano, cifra di un desti-no», sostiene con molte documentate ragioni la studiosa;che tuttavia sottolinea come l’italiano non mutui da Poe«l’estasi esibita e compiaciuta di certe seduzioni orrorose emacabre», più pertinenti all’esuberanza fantasmatica dellaScapigliatura, ma, più acutamente, «la seduzione e il fa-scino del mistero e dell’ignoto». Né, si precisa, appartieneallo scrittore italiano — propenso ad auscultare l’ignotonon a delucidarlo — l’afflato analitico con cui l’americanoguarda al mistero arcano, all’enigma della bestia.

Congiuntamente alle indagini sul profondo, la «funzio-ne Poe» agisce nell’inventio di Tozzi in forme viscerali,contribuendo alla stratificazione di angosce, demonismo,pulsioni omicide e incubi che albergano tra i personaggidell’autore, e punteggiano la fascinazione per l’orrore ei suoi lacerti, già segnalata dai critici più sensibili a questisviluppi dell’arte tozziana. Affiora lungo queste coordinatela dimensione fantastica, l’insolito straniante che accomu-na la narrativa dei due autori, nella distorsione percettivadelle categorie spazio–temporali, nell’onirismo visionarioe nella persistenza dell’imagerie bestiale, dell’ombra e delsogno.

Palladini mostra efficacemente come le categorie del-l’orrore e del fantastico non costituiscano per l’autore diCon gli occhi chiusi una strategia letteraria ad effetto, piut-tosto appaiono come il perimetro sottile e sofisticato dilatenze insidiose e perturbanti: è l’underlying horror chefrantuma la «legalità quotidiana». Quanto peraltro la poe-

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Prefazione

tica tozziana fosse incline alla dimensione fantastica, allafascinazione dell’ignoto è efficacemente testimoniato dauna pagina di Novale, il fondamentale romanzo epistolareautobiografico: «Pensando alla mia vita, al mio avvenire,non posso mai separare il reale dall’immaginario o dalfantastico».

Non solo Poe, evidentemente. L’ampia stratigrafia criti-ca presentata nel volume aggancia alla incombente presen-za dell’americano il radicamento dell’autore nella più avan-zata ricerca letteraria del primo Novecento, per rilevare, adesempio, quanto la riflessione del senese sulla scrittura pi-randelliana contribuisca alla definizione dell’immaginarioorrorifico tozziano quale strumento gnoseologico dellamodernità. Nell’autore siciliano egli individua «il male ela cattiveria come una condizione naturale che non puòessere abolita»; e basterebbe, in proposito, pensare allaprosa del Podere.

Nei capitoli “tematici” del suo percorso critico IrenePalladini offre un ventaglio davvero notevole e perspicuodel paradigma tozziano dell’inesplicabile, con un attraver-samento dei luoghi in cui più viva, e inquietante, emergela vocazione dello scrittore all’orrore latente e allo stra-niamento dell’insolito: nella rappresentazione «spiritata estregonesca» del paesaggio, nell’onirismo visionario chedeclina le torsioni percettive dello spazio e del tempo, neltenebroso viluppo dei rapporti umani, nello schizomorfi-smo destrutturante dell’io e dei suoi doppi. La modernitàtozziana si manifesta come Écriture du désastre, per dirlacon Blanchot. All’ombra di Edgar Allan Poe.

Roberto Puggioni

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Introduzione

Guarda in basso dove l’ombra s’addensa

Se una notte d’inverno un viaggiatore, romanzo delle poten-zialità infinite, pervaso da un’intima forza centrifuga ecostituzionalmente votato all’incompiutezza nella sua vo-cazione polifonica e dialogica, contiene un interessanteesempio di racconto noir dall’accattivante titolo Guarda inbasso dove l’ombra s’addensa.

Qui l’orrore si esplica non tanto nel consueto, per quan-to macabro, rituale dell’occultamento di un cadavere al-l’interno di un sacco di plastica, quanto nel tentativo diBernadette di ultimare il coito con l’omicida mentre ilmorto «la guardava col bianco degli occhi sbarrati».

Parrebbe un trascurabile dettaglio. . . Eppure è proprioqui che l’ombra s’addensa più fitta, e Calvino invita il let-tore, co–produttore del senso, a figgervi, più acuto, losguardo. Osservare l’oscurità è, quantomeno, un’inusua-le esperienza, ma oltremodo necessaria giacché, lamentail Nostro nelle Lezioni americane, sei proposte per il prossi-mo millennio, «rischiamo di perdere il potere di mettere afuoco visioni a occhi chiusi».

. I. C, Se una notte d’inverno un viaggiatore, Milano, Mondadori,, vol. , p. .

. Ivi, p. .. I. C, Lezioni americane, sei proposte per il prossimo millennio,

Milano, Mondadori, , p. .

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Introduzione

Anche in un autore così lontano dalle seduzioni dellafantasia orrorifica è possibile dunque rinvenire il fascinodell’underlying horror, insinuante, non esplicitamente ricer-cato da un’indomita e indocile vocazione alle «cruderie»,ma capace di baluginare in frammenti incandescenti diossessionante angoscia.

Da qui un’ipotesi di ricerca: proporre una riletturadell’universo tragico e disfatto, dai risvolti torbidi e in-quietanti, dell’onirismo letterario di Tozzi, sotto l’egidadell’underlying horror e del fantastico insolito.

La ricerca si snoda dunque attraverso lo specchio delpresunto naturalismo, da intendersi, secondo la formula diPetroni, come movimento che, basandosi sulla «fiducia po-sitivistica nell’interpretabilità del reale», «presuppone chele vicende umane siano disposte secondo il principio dellaconsequenzialità», della logica implicativa. L’indagine sipropone anche di trascendere il riduttivo e semplicisticopsicologismo che troppo a lungo ha gravato sulla critica diTozzi, «inflativa e pretestuosa» come lamenta Baldacci. Aquesto proposito vengono alla mente le parole di Eliot, giànel lontano , consegnate alla prefazione della secondaedizione de Il bosco sacro. Vi si legge: «E certo la poesia èqualcosa che va molto al di là, che è ben superiore a unaraccolta di dati psicologici sulla mente di un poeta o sullastoria di un’epoca». E ancora: «Possiamo solo dire cheuna poesia, in un certo senso, ha una vita sua propria; chele sue parti formano qualcosa di ben diverso da un insieme

. B. S, Cruderie, Venezia, Marsilio, .. F. P, Le parole di traverso, ideologia e linguaggio nella narrativa

d’avanguardia del primo Novecento, Milano, Jaca Book, , p. .. Ivi, p. .. Ivi, p. .. T. S. E, Il bosco sacro, Milano, Bompiani, , p. .

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Introduzione

di dati biografici messi in bell’ordine; che il sentimento,o l’emozione, o la visione risultanti da una poesia sonoun che di diverso dal sentimento o dalla visione che era-no nella mente del poeta». Mutatis mutandis, emergeràchiaramente il limite dei due, apparentemente antinomici,approcci interpretativi.

In particolare il lavoro intende indagare il rapporto com-plesso e stratificato che intercorre tra l’autore senese e laproduzione del visionario–analista Poe.

Inesauribile è stata la fascinazione esercitata dai raccontidel bostoniano nella nostra letteratura. Poe ha irradiatouna prorompente energia letteraria anche nell’universoimmaginifico creato da Calvino: entrambi inseguono ilsenso originario di una verità che sempre si occulta, fug-gendo in un turbine. E l’imagerie del vortice, del tourbillon,accomuna i due autori. In Il conte di Montecristo, facenteparte della raccolta Ti con zero, il narratore dispiega le sueforze per uscire dalla fortezza in cui è rinchiuso, come ilprotagonista di Una discesa nel Maelstrom cerca di scoprirela legge del Whirl per scampare alla morte. Il Marco Polo

creato da Calvino molto somiglia all’anonimo e inquie-tante uomo della folla che, nel suo horror vacui, proiettaattorno a sé un cangiante caleidoscopio di immagini, av-vertendo la morsa di una penosa solitudine. Non è uncaso che l’ultima città–donna, parto di un estraniamentostorico e geografico, si chiami Berenice, proprio come

. Ivi, p. .. I. C, Ti con zero, Milano, Mondadori, , p. .. E. A. P, Una discesa nel Maelstrom, in Opere scelte, Milano,

Mondadori , p. .. I. C, Le città invisibili, Milano, Mondadori, , p. .. E. A. P, L’uomo della folla, in Opere scelte, cit., p. .. I. C, Le città invisibili, cit., p. .

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Introduzione

la protagonista del noto racconto di Poe. La sesta delleLezioni americane che, nell’intento dell’autore, avrebbe do-vuto essere dedicata alla Consistency, contiene un esplicitorimando al trattato cosmologico Eureka di Poe. Questopoema in prosa, nato anch’esso da una conferenza che ilbostoniano tenne presso la «Society Library» di New Yorkil febbraio , formula infatti il concetto di consisten-cy, da intendersi come coerenza, termine convertibile inquello di simmetria. La nozione, nel trattato poesco, hauna valenza prettamente scientifica, laddove, negli intentidi Calvino, essa potrebbe invece essere assunta a funzioneletteraria.

Anche l’opera omnia del senese contiene il demonismodel peccato e l’angoscia tombale di Poe. Getrevi, ne Ilprisma di Tozzi, osserva come la frenesia omicida da incu-bo perenne del Nostro derivi dalla visionarietà funeraria,dal voyeurismo necrofilo di Poe. Dunque Tozzi contienePoe, intensamente, come le linee di una mano, cifra di undestino.

«Stoffe orgogliose che coprono l’anima di un dispera-to»: così Tozzi ebbe a definire le lettere inviate ad Annale-na–Emma Palagi. Epistolario–diario, negli intenti dell’au-tore concepito come un romanzo, le tetre, «cupe fantasti-cherie» scaturite dal «pantano della mente» documen-tano la frequentazione, nient’affatto episodica e casuale,delle frontiere infernali della narrativa di Poe. Vi si legge:

Le conosce le novelle del Poe? Se non le conosce le compri,

. E. A. P, Eureka, Milano, Bompiani, .. P. G, Nel prisma di Tozzi, Napoli, Liguori, .. F. T, Novale, Firenze, Vallecchi, , p. .. Ivi, p. .. Ivi, p. .

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Introduzione

ché avrei piacere di esaminarle insieme. Per esempio, prendoil racconto intitolato Il ritratto ovale. Si tratta d’un pittoreche dipingendo una donna, mano mano che compie il lavorosottrae i colori dalla carne della modella e li stempera sulritratto; poi quando lo ha finito vi trasfonde anche l’animadella giovane. Pare il sogno d’un pazzo e forse lo è. Ma quantabellezza in quell’idea! Che m’importa se il Poe era un alcolico,se quel pittore è un fantasma che è sorto tra i fumi del vino, ese quella donna è impossibile?

Quando l’artista, contemplando il suo quadro ormai peno-samente finito, grida con voce possente: — Da vero che è lavita istessa — non è questa voce l’allegoria che glorifica l’artenell’amore? o l’amore nell’arte? E quando si rivolge brusca-mente per guardare la sua amata e la sua amata è morta, non èforse lì scolpito il sacrificio umano a un ideale?

Poe è sublime. Oh! Sì, altro che Manzoni col suo classici-smo camuffato da romantico! E quei racconti mi colpisconotanto più quando penso al temperamento diabolico del loroautore. Che forza!

Quando egli con lo stomaco pieno di vino, di zozza, e labocca fetente di cicche masticate chinava la testa sul marmolurido di un tavolino, dentro una bettolaccia, la sua animadiveniva meravigliosa.

Dentro a quel cranio ributtante c’era un sole. Un sole datempesta che apriva le nuvolaglie degli istinti immondi e cac-ciava a stormi gli uccellacci delle idee nere dentro il Maelstrom.Edgardo teneva a memoria quello che in quel momento ve-deva. Erano abissi inarrivabili, tramonti di sangue, lame dicoltello, profili soavi di donna.

Sì, il Poe, dopo il sommo poeta inglese, è quello che di piùha ingrandito la compagna dell’uomo.

Le donne del Poe sono tutte straordinariamente affasci-nanti per quel contenuto che hanno, fin dentro alle ossa,d’inverosimile.

Ancora Tozzi confida, nella lettera datata gennaio :

. Ivi, pp.–.