ANIMALI FANTASTICI E DOVE TROVARLI Ovvero Il Lonfo come lo ... Lonfo_classe_1B… · L’assoluto...

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1 SCUOLA SEC. DI I GRADO AUGUSTO CAPERLE CLASSE PRIMA B ANIMALI FANTASTICI E DOVE TROVARLI Ovvero Il Lonfo come lo vediamo noi Aprile 2017

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SCUOLA SEC. DI I GRADO

AUGUSTO CAPERLE

CLASSE PRIMA B

ANIMALI FANTASTICI E

DOVE TROVARLI

Ovvero

Il Lonfo come lo vediamo noi

Aprile 2017

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INTRODUZIONE

L’assoluto inventore della poesia MetaSemantica è

Fosco Maraini (1912-2004): letterato, alpinista,

viaggiatore, naturalista, etnologo, orientalista,

insegnante di lingua e letteratura giapponese, (e

padre della scrittrice Dacia). Come lui stesso l’ha

definita, la “poesia MetaSemantica” è “composta di

termini privi di senso se non per quello, obliquo,

conferito ad essi dal loro stesso suono”. La sua

raccolta La Gnòsi delle Fànfole, da cui è tratto il Lonfo,

spesso magicamente recitato da Gigi Proietti

(guardatelo su Youtube!), è un volo di fantasia e

immaginazione, dove i suoni delle parole giocano con

una corretta struttura grammaticale e si adattano alla

metrica del testo. Il tutto per il divertimento del

lettore, che riesce a scoprire come possano nascere

neologismi divertenti. Il divertimento è inoltre

accresciuto dalle note al testo le quali confondono con

commenti decisamente assurdi e fuorvianti. Visto che

“Il lonfo non vaterca né gluisce e molto raramente

barigatta”, si viene informati dalla nota che “non

esistono testimonianze dirette che possano suffragare

la teoria che ogni lonfo - in gioventù o nell’età matura

- sia solito barigattare”.

Noi abbiamo preso spunto da tutto ciò e abbiamo

creato il nostro “Bestiario animale”, un po’ come

facevano i dotti nel Medioevo, scherzando però sui

termini, le forme, le immagini (ebbene sì, abbiamo

anche tentato di rappresentarli!), unendo così storia,

descrizione, poesia e si spera un pizzico di

divertimento.

A cura di Wanna Bianchi

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IL LONFO

Il Lonfo non vaterca né gluisce

e molto raramente barigatta,

ma quando soffia il bego a bisce bisce,

sdilenca un poco e gnagio s'archipatta.

È frusco il Lonfo! È pieno di lupigna

arrafferia malversa e sofolenta!

Se cionfi ti sbiduglia e ti arrupigna

se lugri ti botalla e ti criventa.

Eppure il vecchio Lonfo ammargelluto

che bete e zugghia e fonca nei trombazzi

fa legica busia, fa gisbuto;

e quasi quasi in segno di sberdazzi

gli affarferesti un gniffo. Ma lui, zuto

t' alloppa, ti sbernecchia; e tu l'accazzi.

Fosco Maraini

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MATTEO AVESANI

LA PRULLA

La Prulla freuciava sul garunzio

sdrodolando e sdirlindandosi tra i blormi

dalla frubba rosinegna e di vermunzio

sorvagiva valitando cantulireme.

Drimulanti e virmigliate solegluncie

le sue vere vircolavano sui ghirli

vedesgrevi come rine di grimunce

marbelibero le dulbe nei vaporli.

La sua vrigna vulpinarda e grodendra

fra le malde glubilunde e verlagenti

sulguttuto la Prulla etroiandra

vernisceva le sue vure svervoranti.

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DENISE BONOMINI

IL MOZO

Il Mozo è un po’ ingeffelluto,

ma sempre molto fisciamente si mefaglia.

Il Mozo diventa brusco se lo punzecchi,

ma lui ti pullazza,

e ti butagna per farti paura.

È molto fogno il Mozo,

e sempre più cresce,

più si raccrigna e sbuffa,

ma se non lo lasci stare,

lui ti smerdazza.

Quando invece lo gnemi

Se ne frega e bitacchia,

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mentre continua a sfiuttarsi.

Il Mozo è molto fuzzuto

e raramente si risciglia

THOMAS BOSCAINI

IL CANORSO

Il Canorso sempre stonfo

si arreca sulla gelluta della sua casa sunta.

Si seduzi subito rulando fortemente,

ma ad un tratto verano lo sveglio alle 3.00 di notte

cosi ricò forte dallo spavento.

Ma il Canorso troppo stonfo

si rimise a grappire.

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ALBERTO BRUNELLI

IL LONTRO

Il lontro non faterca, arranza

Il lontro ti farilatta,

Ma fatro fatro ti abbanza

E batro batro ti affatto

Ma quando avvonta il bego

Lui tiafruisce e ti barigatta

E tu ti in regi

Ma lui farifatta

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CAMILLA DAMASCHI

LO STROLLO

Lo Strollo non salustra né gnuisce

Ma virchi la tolla non sberna

E lassù nel ciotolo uscinatta a ciolle ciolle

Taberca la fonta e stellando s’erennelita.

È gneto lo Strollo! Archipicchia la metta

Abbelinou alti e nesciu!

Se roffi ti corolla e ti fologna

Se bicci ti pedalla e ti frasfuglia.

Eppure il vecchio Strollo pizzillato

Che lupigna e sberleffa e tumulta negli stradusti

Fa mangusta a milazzo, fa ballonzi,

e poco a poco illuto ti tronco glia

gli contagli uno gnutti. Ma lui, carbuto

zolla, ti s’impedia e tu lo sottrazzi.

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FRANCESCO DE STEFANI

IL GATTOCANE

Un giorno di primavera, di quelli gelosi e ancora

frizzantosi

Mi rabbubbiolai nella mia tana copertosa

E ad un tratto non saprei dirvi cosa

Mi ritrovai davanti gialli occhi osservantosi.

"Chi sei? ."mi domandò sibilardivertentoso questa

voce miagolesca

dal fondo rabbuiato di questo mio rifugio

ottenebroso,

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La bocca mi si assacca, non trovo le parole, la lingua a

un tratto pesca

Arpe mute e voli di zanzara: ho perso, ne son certo, il

mio cuore ardimentoso!

Si nasconde sotto il letto e la voce mutevole

buffamente abbaia gaiamente.

Lo rivedo In una nuvola neropolvere e poi mi lascia

solo solamente.

E mi accingo un pò gnagnante e fiaccherello

Alla rincorsa goffa e incuriosita di quest'ombroso

menestrello

Che furboso si nasconde alla mia vista.

Batuffolo grigiostriscevole dal muso canino e dalla

coda gattesca

Si muove felinamente ma abbaia allegramente...

Un gattocane! Finalmente!

Il mio nuovo amico dai sogni bambineschi a me

venuto

Gioca nel sol primaveril di una bellissima giornata

giallovelluto.

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NICOLE ESPOSITO

IL GRUFFO

Il gruffo cavalletta e abisce abisce e un poco spilenca.

Se ti verchia ti scirappa e ti triscia e se ti avverchi ti

tilappa

Così da scilapparti e farti scilacare e poi si rienca.

E se si araccatta si grazza e così da diventare rutappa

È fuffo il Gruffo! È ghiuzzo ed è blaboso

E se è raccosanzo di sé si arroso.

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MATTEO MAULI

IL FRUNFO

Il Frunfo striva e gruinfa

e qualche volta bagatta

e appena ti vosta subito arrinfa

e pigio s' accatta.

Buoto, il Frunfo! Tutto ragio ti cionta,

e se non voffi, sturla invipo.

allora, migio, migio, gli vai accinta,

e lui ti strosciadosso, mocipo.

E quando precipe la noche buga e nocia,

il picio Frunfo,

nella solenta chiocia,

moto runfa, stranfo.

quando uppa è arrogo.

Così, burioso, gli arrappi un beffo,

ma il Frunfo lo scipa, velongo

e ti picca, meleffo.

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ALEX MICHELI

L’IPPOGRIFO

L’ippogriffo non gluisce e non arrenta,

né arritta né opippa non sutta,

ma se ti ovvuste

Ti annista e ti fattre,

ma se lo invuliti

lui si alluisce.

Questo è l’ippogriffo.

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GRETA MOLINARI

IL BOSFO

Nella tetrante sibilazione,

un pecco si accignò a carire,

perchè il carvo abbaccone,

è stufo dell'aire.

Il vecchio rongo ammartito

si argillò nell'ossidere un'pe.

Al coler del So un abarufio,

pizzo dentro all'ansotrope.

La Lua ha un'abaliana ed,

ambe gli oti, c'è un ecio,

che troste fena

il contristo tuo ebio.

Ecco il Bosfo amio aterco,

poichè il Bosfo è tuo erco.

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LOREDANA MORARU

IL RUNICA

Il runica non clappeggia ne' estiringe

E molto spesso caterca,

Ma quando corre il pettigno tazzeggia,

Sbalugna un poco e graccio s'arririsce

È roffo il runica! È vuoto di bontilla

Libreggia sticcoso e sorrolento

Se gaffi ti stittisce e ti parlugna

Se giubi ti scrittagna .

Eppure il giovane runica bonteggiuto

Che giagna e curra e sbonda nei tempuzzi .

Fa tragila pusia , fa rigliuto e quasi quasi fa

Segno di pippazzi

Gli precessi uno sciaffo , ma lui, cruto ,

Candoffa di pastecci

E ti bondagni

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ANNA MORY

IL POLCIO

Il polcio non cincersa nè callina

E molto raramente s' appabbia

Ma quando cinbetta , cince, cince

Arretra molto e di peso s'abbattia

E' crubbo il polcio! Ricco di cance inciancia

Se cianci, ignaro ti piffia

Se sparlazzi, specciegoezza, eppure il polcio si stanca

Quando la sua cocca si continua ad accire,

in segno di parlancina ti acciappa, mapoi,

gli sfuggi e lui si cincerte.

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IRENE MOTTA

IL CICCOLO

Il Ciccolo è un pochetto accipollato

e di solito sdrugolo e raccolato,

ma se si sfonfola e si arronfola

diventa lampito e lottolato!

Se poi arriva stramparampato,

comincia ad impagnarsi franfarancato

e non c'è modo di aggnapparlo il Ciccolo,

perchè frondola tutto ignappato!

Per farlo spallantolare e rincantare,

occorre accibolarlo e aggnaberarlo

e allora il Ciccolo torna ad essere

accipollato, sdrugolo e raccolato!

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ALESSIA ONICA

IL KISTRO

Il Kistro mangiucchia solo la katra ,

facendo dei rumori come ormaki.

Ed è ricoperto solo da sripazzi

otrozzo perchè corre poco

con dei riflessi di pastepata.

E il stiko smartuzzato artipatato.

la tirapita parkutapata

e il suo mangloki ormai strikka.

Ha la forma allakkata e strokkazzata,

con delle petrazza nelle schiena.

Fa zokkolare puorepuore

che il sodraio scansa .

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MATTIA GIUSEPPE SPAGNOLI

IL BITULO

Il Bitulo non bruna, ma tranante e spesso cotina,

ma quando risplende il fluto accanante

precia, e non poco, la sua tifina.

È bondo il Bitulo! È cuno di cigna

Appanteria salmenta e sicata!

Se bruli, ti spina e t’anfigna

Se suni, ti frina e ti pofata

Eppure il povero Bitulo cunito

Che pita e suca nella vetale

Crea tofe milate, un grande frito;

e lento lento, con voglia di vale

gli accanteresti un pirro.

Ma lui prullito t’assoppa, ti promita e tu lo geppi

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MATILDE ZAMPIERI

LA SPINSCIULA

Sisciola sisciola la spinsciula

Shh chetti chetti frugola

e quando saripanda al folpo, spatumpola.

Uff il folpo schiripazza e zompola

e ora la spinsciula si grufola.

E’ tozzica la spinsciula, agriffa e silisculta

ma quando il masculo s’ardampa toncola toncola e

impazzulta.

Gli occhi sdimpullano di arpilla

e piano si grittuzza e si garmulla.

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KEVIN ZANDONA’

IL SFRUCIO

Il sfrucio non cupicca ne sciufa

ma raramente sbuffaccia

ma quando smurte aspucia aspucia

sciupalo e austo surriciappa

e’ scufo il sfrucio e lsupigna

se spunfi ti urtuglia e artegna

eppure il vecchio sfrucio superciulo

emette sciuffa e sfonca

e quasi in segno di scazzi

e lo afferreresti spigno

ma lui zutto ti sperciacca

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ELISA ZANONI

IL GAPACACAPI

Il gapacacapi suona il korcos

mentre il burcino danza i borkos.

Quando la gnagna stocchia e spuscia

le sue piume basciano i raggi sfosci

del sole orcioso.

Pare che si stilli su i tetti

cosi varigatta fino all' imbrunire.