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Periodico della Comunità Parrocchiale di Coccaglio - Anno 2005, n° 6/18

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La vecchia Pieveperiodico

della Comunità parrocchiale di Coccaglio

Autorizzazione del Tribunale di Brescian° 35/2004

dell’8 settembre 2004

n. 6/18 -Novembre 2005

Orario delle sante Messe:

FESTIVO FERIALEore 7,00 ore 7,00ore 9,00 ore 8,30ore 10,00 ore 11,00 ore 16,30 (Casa Alb.) ore 16,30ore 18,00

RADIO PARROCCHIALE 91.85 MHZ

Numeri telefonici (premettere sempre 030)Casa canonica (abit. don Giovanni) 7721248Sacrestia - Ufficio parrocchiale * 7248203Segreteria Oratorio “Il Focolare” 723575Oratorio femminile 7721625Abitazione don Roberto 7721039Abitazione don Titta 7700340Abitazione don Lino 7704848Diacono don Francesco 723392Delbarba Pierino/Orat. femm. 7721102

* durante gli orari di sacrestia

PARROCCHIA“S. MARIA NASCENTE”

Coccaglio

Indice

Composizione copertina e logodi Ugo Capretti

Direttore responsabilesac. Giuseppe Mensi

Direttoresac. Giovanni Gritti

Gruppo di redazione:don Roberto Soncina, Stefano Pedalino, Andrea

Bighetti, Gianluca Pedrali, Anna MassettiCorrezione delle bozze

Cucchi Rosa, Bersini Giuliana

Il prossimo numero uscirà il 22 gennaio. Icollaboratori della “Vecchia Pieve” sonoinvitati a recapitare i loro scritti, sia sudischetto che stampati in corpo 12 su sup-porto cartaceo, entro il 4 dello stesso mese.Non rispondiamo della mancata pubblicazionedegli articoli che perverranno oltre tale data.La Redazione non è tenuta a dare giustifica-zione degli articoli che ritiene opportuno nonpubblicare, come di eventuali correzioni otagli al testo per ragioni di correttezza stilisti-ca o grammaticale o qualora tono e contenu-ti divergessero dalla linea editoriale della rivi-sta che è quella del rispetto, pur nell’eventua-le confronto, per le altrui opinioni, dell’estra-neità a questioni partitiche e ai toni di pre-concetta o comunque esasperata contrappo-sizione. Questo naturalmente non significarinuncia ad esprimere le convizioni di cui ilbollettino parrocchiale dev’essere veicolo.

Editoriale sr. Clara Pagani pag. 3La Parola del parroco don Giovanni pag. 4Messaggio del Sinodo (estratto) Padri sinodali pag. 5Mess. per la giorn. d. Migraz. Benedetto XVI pag. 7Natale è vicino o lontano? don Titta pag. 8Preghiera per la beatificazione di G.P. II pag. 9La Parola per noi a cura di A. Massetti pag. 10Novo millennio ineunte don Giovanni pag. 12Invito alla preghiera a cura di don Giovanni pag. 14In cammino con... a cura di don Giovanni pag. 16Credere e vivere A. Corsini pag. 18Anagrafe parrocchiale pag. 19Calendario liturgico - pastor. pag. 20Lettera pastorale 2005-2006 + Giulio Sanguineti pag. 25Il Rit. di Miss. e l’accoglienza... don Giovanni pag. 28Non solo levatacce... Adolescenti e giovani pag. 30I Centri d’Ascolto pag. 31Ricordi di don Bruno AA.VV. pag. 33L’ingresso di don Oscar pag. 35L’Eucaristia, mistero d’amore don Francesco pag. 36Il disagio giovanile: una sfida... Age pag. 37Una famiglia tra famiglie Federico, Miriam ... pag. 38Obiettivo Vita St. Pedalino pag. 40Charitas parr.: chiarimenti G. Pedrali pag. 42Vita Missionaria AA.VV. pag. 43Curiosando nello scrigno G. Pedrali pag. 44La Pieve di Coccaglio - 8 N. Partegiani pag. 46Musica Christian pag. 48Usanse e proèrbe de ona olta.... Ben-Tar pag. 48Notizie utili (orari, ecc.) Ben-Tar pag. 51Offerte per le opere parrocchiali pag. 52

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Editoriale

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Io restoLa pioggia che insistente riempie questi giomi, è come un contenitore den-

tro al quale, nei momenti di quiete, nascono e crescono pensieri, rifles-sioni, ricordi, sogni, preghiere.

Mi attraversano l’animo i ricordi e i volti degli amici.

Senza volerlo passo in rassegna i miei bambini. “Tutti sono capa-ci di amare i propri figli, diceva don Zeno, è a quegli altri a cui

bisogna voler bene”. “Quegli altri" sono i “miei” figli, i miei bambini sporchi, scan-zonati, fragili, indifesi. Li vedo uno per uno e lo sguardo delcuore si sofferma sugli ultimi arrivati. Mi guardano con occhiche dicono: "Ma sarà vero?". Chiusi in sé, con tutte le difese alza-te, pronti ad aggredire, come sulla strada, per difendere uno spazio, per procurarsi un po' di cibo.I primi giorni non si rilassano neanche nel sonno, a volte la notte fuggono. Vorrei abbracciarli, vorrei direloro che non hanno piu da temere, che ci sono io a difenderli. Ma hanno bisogno di sapere: dove sono i geni-tori ?, hanno bisogno di conoscere: Sei andato a scuola ? e allora le cose si complicano e i tempi dell’amoresi allungano.

Passo in rassegna la mia presenza qui e mi ricordo di Jan Vanier : “Conosco qualcuno che di ritomo daCalcutta diceva che non sarebbe mai ritomato in quei luoghi perché aveva visto tanti miserabili morire

per la strada. Madre Teresa passò per gli stessi luoghi e disse: - Ho visto morire tanti miserabili abbandonatiper la strada: io resto. Resto per essere segno di un Dio che salva e che ama i suoi figli. Resto per farlo cono-scere. Per dire loro che Dio, il nostro Dio, ama i poveri. I poveri senza casa, privi di un tetto e di quattro mura,ma anche di un cuore gioioso che tutto comprenda, copra, ami. I malati, bisognosi di cure mediche, ma anchedi un tocco gentile, d'un sorriso pieno di calore...-”.“Io resto” è la risposta del cristiano, che crede nella resurrezione. Io resto per vigilare nella notte, certa cheviene l’aurora. Io resto sul treno della storia e vi resto con amore. Io resto e la mia risposta, credo sia anchela vostra risposta. La risposta di tutti i cristiani.

Questi sono i sogni di una suora in un giomo di pioggia in Africa tre gradi sotto l’equatore. Tutto questovorrei esserlo, vorrei poterlo tradurre ogni giorno nella realta del mio mondo piccolo. Ho bisogno di que-

sto sogno per non scoraggiarmi, per rinnovare la disponibilita, perché questi bambini non accettano surro-gati dell’amore. E l’amore vero e prezioso e costa come costano tutti gli ideali quando si decide di tradurlinella vita di ogni giorno.

sr. Clara Pagani

Questo scritto di sr. Clara giunse lo scorso anno come augurio di Natale; il bollettino era già stato stampato. Ci èparso che quanto qui viene affermato si presti meravigliosamente a commentare la chiusura dell’Annodell’Eucaristia e a introdurre questo numero che ci accompagnerà lungo l’Avvento, il Natale, l’Epifania, il mesedella Pace. “Io resto”: per questo Dio si fa uomo e si fa Pane sulle mense eucaristiche di tutto il mondo.

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Editoriale

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il messaggio del Papa per la Giornata del Migrante e del Rifugiato - se ne riportano ampi passaggi a pag. 7 - ci svela il volto diChiesa che dovremmo essere: attenta all’uomo, capace di vedere i problemi, di prestarvi attenzione e rimboccarsi le maniche. E’lo stile dell’Incarnazione. In questa stessa linea si muove il Messaggio del Sinodo al Popolo di Dio, sulla scorta di quanto Giovanni Paolo II disse e scrisseproprio in riferimento all’Eucaristia (vedere l’ultima parte della Mane nobiscum, Domine, pubblicata sul bollettino disettembre), così come il nostro Vescovo in alcuni passaggi della sua Lettera Pastorale (pag. 25), la quale si esprime chiaramentefin dal titolo: Segni della vicinanza di Dio.

Il Dio vicinoNelle festività natalizie saremo posti di fronte al grande Mistero: Dio, Colui che per sua natura è l’Altissimo, il Totalmente Altro,il Lontanissimo, si è fatto vicinissimo a noi: ha voluto assumere nome e volto di uomo, cosicché nel volto di ogni essere umanopossiamo e dobbiamo riconoscere il riflesso del suo volto (Mt. 25, 40.45). Gioia, speranza, dolore, sofferenza, oppressionesperimentate da un essere umano sono cose che Egli sente sue. E perciò sono cose nostre, di noi che ci diciamo suoi (cfr. GS 1).L’Anno dell’Eucaristia ci ha invitato a riscoprire il dono di questa presenza che nel santissimo Sacramento ci viene donata inmaniera così singolare e piena.Ciò che l’Eucaristia ci offre in pienezza, ci è donato anche dagli altri “santi segni” (cfr. R. Guardini). Non per nulla il Vescovo lichiama “Segni della vicinanza di Dio”: tesoro grande della Comunità credente, che va valorizzato quanto più è possiibile,affinché “nulla vada sprecato” (cfr. Gv. 6, 12) di ciò che l’Amore di Dio ci dona. Celebrare l’Avvento che ci proietta - soprattutto nella sua prima parte - a contemplare gli ultimi tempi con la venuta finale delSignore nella gloria e poi le solennità natalizie, soprattutto il Natale e l’Epifania, ci dovrà aiutare a comprendere come ognigiorno il Signore si fa vicino: nei Sacramenti e nei fratelli e sorelle che la vita ci pone accanto o ci fa incontrare lungo il cammino.Punto d’arrivo suggerito nei tre documenti che ho citato all’inizio è che, alimentati dall’incontro con il Signore nell’Eucaristia enegli altri Sacramenti, impariamo a diventare noi stessi per gli altri dei segni della vicinanza di Dio.Anche il recente Ritorno di Missione, dedicato all’Eucaristia, ci ha orientati in questa direzione.

Continua il nuovo Cammino di ICFRProprio la necessità e la grave responsabilità di non sprecare la grazia di Dio, insieme ad altri motivi, ha determinato la sceltadella Diocesi, che nella nostra Zona ha trovato pronta attuazione, di rivedere la prassi seguita da un secolo a questa parte neldare i Sacramenti. Con qualche fatica e comprensibile resistenza, avviamo il secondo anno di tale cammino. Chiedo a tutti lapreghiera presso lo Spirito santo perché illumini coloro che sono chiamati a riappropriarsi del ruolo di principali protagonisti(dopo lo Spirito stesso) della crescita nella fede dei propri figli: i genitori. Soprattutto a questo tema è dedicata la Lettera delVescovo. Invito gli interessati a leggerla.Fare posto, nella propria famiglia, al Dio che viene: preparargli la nostra casa, affinché essa diventi anche sua: “Il Verbo si fececarne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv. 1, 14).

Nuovo Oratorio, nuovo DirettoreSalutato don Oscar, abbiamo accolto don Roberto. Nelle cronache parrocchiali se ne fa cenno. Tra poco, più fortunatodel suo predecessore, don Roberto potrà avere quale campo d’azione un ambiente che risponda seriamente al nomedi Oratorio. Rinnoviamo a lui il nostro fraterno benvenuto e l’augurio di essere anch’egli per noi tutti, soprattutto iragazzi, i giovani e le famiglie, segno della vicinanza di Dio.

A tutti voi, carissimi, l’augurio di buone e sante Festività e di un sereno 2006.

Il Signore vi dia pace. don Giovanni

Ai fratelli e alle sorelle di CoccaglioCarissimi,

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Comunità in ascolto

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Nel Santissimo sacramento dell'Eucaristia, è Lui stes-so che si dona a noi e ci offre la gioia di amare comeLui, comandandoci di condividere il suo amore vit-torioso con i nostri fratelli e sorelle sparsi per ilmondo intero

Abbiamo preso coscienza disituazioni drammatiche e disofferenze causate dalle guer-re, la fame, le differenti formedi terrorismo e di ingiustizia,che colpiscono la vita quoti-diana di centinaia di milionidi persone. I diversi focolai diviolenza nel Medio Oriente ein Africa ci hanno particolar-mente colpito, ma resi anchepiù sensibili dinanzi all'obliodi questo continente nell'opi-nione pubblica mondiale. Le calamità naturali, che sembrano moltiplicarsicon sempre maggior frequenza, obbligano a guar-dare con maggior rispetto alla natura e a rinsaldarei vincoli di solidarietà con le popolazioni colpite.

Abbiamo ricordato e denunciato le situazioni di ingiu-stizia e di povertà estrema che proliferano ovunque,ma soprattutto in America Latina, in Africa e inAsia. Tutte queste sofferenze gridano al cospetto diDio e provocano la coscienza dell'umanità. Questogrido ci interpella. Cosa sta diventando, infatti, il vil-laggio globale del nostro mondo che rischia di auto-distruggersi per la minaccia che incombe sull’am-biente? Che fare perché in questa era di globalizza-

zione la solidarietà possa trionfare sulla sofferenza ela miseria?

Noi crediamo fermamente e insegniamo nella costan-te tradizione della Chiesa che le parole di Gesù, pro-nunciate dal sacerdote durante la Santa Messa, perla potenza dello Spirito Santo, operano ciò che

significano. Queste parolerealizzano la presenzareale di Cristo Risorto (cf.CCC 1366). La Chiesa vivedi questo dono supremoche la raccoglie, la purificae la trasforma nell'unicoCorpo di Cristo animatoda un solo Spirito (cf. Ef5, 29).L'Eucaristia è il dono del-l'amore, amore del Padre

che ha inviato il suo unico Figlio perché il mondosia salvato (cf. Gv 3, 17); amore di Cristo che ci haamati sino alla fine (cf. Gv 13, 1); amore di Dio spar-so nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo (cf.Rm 5, 5), che grida in noi: «Abbà, Padre» (Gal 4, 6).Celebrando il Santo Sacrificio, pertanto, annuncia-mo con gioia la salvezza del mondo e proclamiamola morte vittoriosa del Signore fino al suo ritorno.Comunicando al suo Corpo, infine, noi riceviamo la«caparra» della nostra stessa resurrezione.

Desideriamo che lo «stupore eucaristico» (EE 6) pro-vochi i fedeli a una vita di fede sempre più forte.

Dinanzi al Signore della storia e del futuro delmondo, i poveri di sempre e i nuovi, le vittime sem-

MESSAGGIO AL POPOLO DI DIOa conclusione del Sinodo e dell’Anno dell’Eucaristia

Eucaristia: Pane vivo per la pace del mondo Per tre settimane i Padri sinodali, rappresentanti dei vescovi di tutto il mondo, insieme ad altri membri del Popolo di Dio e ai Delegati dialtre Chiese e Comunità ecclesiali, hanno pregato, contemplato, adorato e si sono confrontati su vari aspetti della vita della Comunità cri-stiana nel mondo d’oggi, avendo al centro dell’attenzione l’Eucaristia, alla quale questo sinodo era dedicato, programmato ancora daGiovanni Paolo II come ovvia conclusione dell’Anno dell’Eucarsitia e condotto da Benedetto XVI. Ogni angolo della Terra ha potuto farrisuonare la sua voce: così, una volta di più, si è potuto fare esperienza dell’universalità della Chiesa. In attesa che il frutto di quell’eventodello Spirito prenda forma in un eventuale documento pontificio, leggiamo, anzi, meditiamo alcuni stralci dell’intenso e caloroso messaggioche i Padri sinodali hanno indirizzato alla Chiesa a conclusione del loro incontro.

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Comunità in ascolto

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pre più numerose dell'ingiustiziae tutti i dimenticati della terra ciinterpellano; riportano allanostra mente l'agonia di Cristoche dura fino alla fine delmondo. Queste sofferenze nonpossono restare estranee alla cele-brazione del mistero eucaristicoche impegna tutti noi a operareper la giustizia e la trasformazionedel mondo in maniera attiva econsapevole, forti dell'insegna-mento sociale della Chiesa chepromuove la centralità della persona e della suadignità.«Non possiamo illuderci: dall'amore vicendevole e,in particolare, dalla sollecitudine di chi è nel biso-gno saremo riconosciuti come veri discepoli diCristo (cf. Gv 13, 35; Mt 25, 31-46). È questo il cri-terio in base al quale sarà comprovata l'autenticitàdelle nostre celebrazioni eucaristiche» (Mane nobi-scum Domine 28).

Cari giovani, il Santo Padre Benedetto XVI vi hadetto e ripetuto che donandovi a Cristo non perde-te nulla. Riprendiamo le sue parole forti ma serene,pronunciate per la s. Messa di inizio del suo mini-stero, che vi orientano verso la vera felicità, nel piùgrande rispetto della vostra libertà: «Non abbiatepaura di Cristo! Egli non toglie nulla e dona tutto.Chi si dona a lui riceve il centuplo. Sì, aprite, spa-lancate le porte a Cristo e troverete la vera vita».Confidiamo nelle vostre capacità e nel vostro desi-derio di sviluppare i valori positivi del mondo e dicambiare quanto vi è di ingiusto e violento. Contatesul nostro appoggio e la nostra preghiera per acco-gliere insieme la sfida di costruire il futuro conCristo. Voi siete «le sentinelle del mattino» e gli«esploratori del futuro». Voi non mancherete diattingere alla sorgente dell'energia divina dellasanta Eucaristia per operare le trasformazioninecessarie.Ai giovani seminaristi che si stanno preparando alministero sacerdotale e con i loro coetanei condivi-dono le speranze per il futuro, desideriamo far giun-gere un particolare pensiero perché la loro vita di

formazione sia impregnata dauna genuina spiritualità eucari-stica.Cari sposi cristiani con le vostrefamiglie, la vostra vocazionealla santità, come chiesa dome-stica, si nutre alla sacra Mensadell'Eucaristia. La vostra fedenel sacramento del matrimoniotrasforma l'unione coniugale inun tempio dello Spirito Santo,in una sorgente feconda di vitanuova nel generare i figli frutto

del vostro amore. Abbiamo spesso parlato di voi alSinodo, perché siamo coscienti delle fragilità eincertezze del mondo presente. Abbiate coraggio nelvostro sforzo per educare i figli nella fede. Siate ger-moglio di vocazioni al sacerdozio e alla vita consa-crata; non dimenticate che Cristo è presente nellavostra unione e la benedice con ogni grazia di cuiavete bisogno per vivere santamente la vostra voca-zione. Vi incoraggiamo a conservare l'abitudine dipartecipare con tutta la famiglia all'Eucaristiadomenicale. In questo modo rallegrate il cuore diGesù che ha detto: «Lasciate che i bambini venganoda me» (Mc 10, 14).Desideriamo rivolgere una parola a quanti soffrono,in particolare agli ammalati e ai disabili, che con laloro sofferenza sono uniti al sacrificio di Cristo (cf.Rm 12, 2). Per il dolore che portate nel corpo e nelvostro cuore partecipate in modo speciale al sacrifi-cio eucaristico e siete testimoni privilegiati dell'a-more che esso esprime. Siamo sicuri che nelmomento in cui facciamo esperienza della debolez-za e dei nostri limiti, la forza dell'Eucaristia puòessere di grande aiuto. Uniti al mistero pasquale diCristo, troviamo la risposta alle angoscianti doman-de della sofferenza e della morte, soprattutto quan-do la malattia colpisce i bambini innocenti. Siamovicini a tutti voi, ma soprattutto ai morenti che rice-

vono il Corpo di Cristocome viatico per il loroultimo passaggio verso ilRegno di Dio.

I Padri Sinodali

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Comunità in ascolto

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Cari fratelli e sorelle!

Quarant’anni or sono si concludeva il ConcilioEcumenico Vaticano Il, il cui ricco insegnamento

spazia su tanti campi della vita ecclesiale. In particolare,la Costituzione pastorale Gaudium et spes (....)Accogliendo l’invito del Beato Giovanni XXIII, i Padriconciliari si impegnarono a scrutare i segni dei tempiinterpretandoli alla luce del Vangelo, per offrire allenuove generazioni la possibilità di rispondere in modoadeguato ai perenni interrogativi sul senso della vita pre-sente e futura e sulla giusta impostazione dei rapportisociali (cfr Gaudium et spes, n. 4). Tra i segni dei tempi oggi riconoscibili sono sicuramenteda annoverare le migrazioni (...) Naturalmente, in questo“segno dei tempi” confluiscono componenti diverse. (...):

Riguardo a coloro che emigrano per motivi economici,merita di essere rilevato il recente fatto della (...) cre-

scente presenza della componente femminile. In effetti,in passato, erano soprattutto gli uomini ad emigrare,anche se le donne non sono mai mancate; esse però simuovevano, allora, soprattutto per accompagnare irispettivi mariti o padri o per raggiungerli là dove essi giàsi trovavano. Oggi (...) l'emigrazione femminile tende afarsi sempre più autonoma: la donna varca da sola i con-fini della patria, alla ricerca di un'occupazione nel Paesedi destinazione. Non di rado, anzi, la donna migrante èdiventata la fonte principale di reddito per la propriafamiglia. La presenza femminile si registra, di fatto, pre-valentemente nei settori che offrono bassi salari. Se dun-que i lavoratori migranti sono particolarmente vulnera-bili, fra essi le donne lo sono ancor di più. Gli ambiti diimpiego più frequenti, per le donne, sono costituiti, oltreche dal lavoro domestico, dall’assistenza agli anziani,dalla cura delle persone malate, dai servizi connessi conl’ospitalità alberghiera. Sono, questi, altrettanti campi incui i cristiani sono chiamati a dar prova del loro impegnoper il giusto trattamento della donna migrante, per ilrispetto della sua femminilità, per il riconoscimento deisuoi uguali diritti.

E’ doveroso menzionare, in questo contesto, il trafficodi esseri umani - e soprattutto di donne – che pro-

spera dove le opportunità di migliorare la propria condi-zione di vita, o semplicemente di sopravvivere, sono scar-

se. Diventa facile per il trafficante offrire i propri “servi-zi” alle vittime, che spesso non sospettano neppure lon-tanamente ciò che dovranno poi affrontare. In talunicasi, vi sono donne e ragazze che sono destinate ad esse-re poi sfruttate sul lavoro, quasi come schiave, e non dirado anche nell'industria del sesso (...) Faccio mia la con-danna già espressa da Giovanni Paolo II contro “la diffu-sa cultura edonistica e mercantile che promuove il siste-matico sfruttamento della sessualità” (Lettera alleDonne, 29 giugno 1995, n. 5). V'è qui tutto un program-ma di redenzione e di liberazione, a cui i cristiani nonpossono sottrarsi.

Per quanto riguarda l'altra categoria di migranti, quel-la dei richiedenti asilo e dei rifugiati, vorrei rilevare

come in genere ci si soffermi sul problema costituito dalloro ingresso e non ci si interroghi anche sulle ragioni delloro fuggire dal Paese d'origine. La Chiesa guarda a tuttoquesto mondo di sofferenza e di violenza con gli occhi diGesù, che si commuoveva davanti allo spettacolo dellefolle vaganti come pecore senza pastore (cfr Mt 9,36).Speranza, coraggio, amore e altresì “fantasia della carità”(Lett. ap. Novo millennio ineunte, 50) devono ispirare ilnecessario impegno, umano e cristiano, a soccorso diquesti fratelli e sorelle nelle loro sofferenze (...).

Alla luce degli odierni “segni dei tempi”, particolareattenzione merita, infine, il fenomeno degli studenti

esteri. Il loro numero, grazie anche agli “scambi” fra levarie Università, specialmente in Europa, registra unacrescita costante, con conseguenti problemi anche pasto-rali che la Chiesa non può disattendere. Ciò vale in spe-cial modo per gli studenti provenienti dai Paesi in via disviluppo, per i quali l’esperienza universitaria può costi-tuire un’occasione straordinaria di arricchimento spiri-tuale.

Nell’invocare la divina assistenza su quanti, mossi daldesiderio di contribuire alla promozione di un futu-

ro di giustizia e di pace nel mondo, spendono le loroenergie nel campo della pastorale a servizio della mobi-lità umana, a tutti invio, quale pegno di affetto, una spe-ciale Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 18 Ottobre 2005BENEDICTUS PP. XVI

MESSAGGIO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVIPER LA GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO (2006)

"Migrazioni: segno dei tempi"

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Comunità in ascolto

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Già affiorano nelle vetrine dei negozi tantielementi con riferimenti propagandisti-ci al “Natale” più consumistico che spi-

rituale. Con luci multicolori ad intermittenza ecol suono melodioso di musica natalizia, siforma un’atmosfera commerciale e sentimenta-le che attira grandi e piccini alla ricerca di “qual-cosa che si può rendere contenti”. Guardate,entrate anche voi ed osservate: panettoni e tor-roni di varie marche bucoliche, giocattoli visto-si, specie di animali… pare quasi cittadini di zoo-landia. Vestiti nuovi, a volte stravaganti ma fir-mati. Telefonini tanto ricercati, oggi, con i qualitrattenersi a distanza ravvicinata anche fra iragazzini.

E non mancano, logicamente, nelle vetrine o su mobilet-ti coperti da velluto, nonni nordici con folta barba bian-ca e zazzere capellifere, vestiti di rosso con linee bianche.Sprigionano tanta gioia dai loro occhi furbini e amiconi!Li conosciamo bene…sono i babbi natale. A volte arriva-no su certe piazze sopra un calesse trainato da cavallini,oppure arrivano a piedi e portano su capaci spalle gerlecariche di tanti doni che distribuiscono a tanti bimbiaccorsi loro incontro.

Amici, anch’io sono stato bambino in un tempoparagonabile a quello de “L’albero degli zoccoli”.Si era molto poveri e le vetrine dei negozi erano

parche di dolci e giocattoli. Ci rendevano contenti anchepoche caramelle o il “bosolì” casereccio impastato e cottodalla mamma. Erano più utili belle sciarpe, un paio di

calze e due guanti sferruzzati con amore dalle donne dicasa nostra. D’altronde non era arrivata prima santaLucia che ogni anno porta i suoi regali ai bimbi buoni?Che stupore, che gioia, ricordate?

Ma Natale è sempre Natale! Ci vuole qualcosa di bello edi buono, anche per i meno abbienti. Del resto anche ilpoeta Alessandro Manzoni nel suo Inno Sacro “ Natale”scrive:” sia frugale del ricco il pasto, e ogni mensa abbia isuoi doni”.

Cari amici, facciamoci una domanda : qual è il veroNatale per ognuno di noi? Ho letto qualche sera fache “ la vera gioia nasce e si stabilisce nel cuore

dell’uomo come dono natalizio e pasquale di Dio.” EDio, come lo ha definito l’evangelista Giovanni, è Amore!Lo scienziato B.Pascal, con commozione , affermava che” Dio è gioia”. È bene allora riscoprire che la vera festa delNatale si riferisce alla nascita misteriosa, eppure sublime,di Gesù.

Egli è persona divina, è il Figlio prediletto di Dio Padreche Maria di Nazareth, cooperando lo Spirito santo resefiglio, amico e salvatore di ogni uomo senza distinzionidi colore, razza, cultura o posizione sociale.

Come cristiani è cosa buona riprendere mano, nelsilenzio di casa senza la TV, il vangelo di Luca chepassa come il cantore della Madonna e dell’infan-

zia di Gesù. Che stupore, Lui il creatore dell’universo

Natale è vicino o lontano?di don Battista

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nasce poverissimo in una grotta d’armenti poiché nessu-no gli ha offerto una stanza decorosa. Arrivano gli angelidel cielo per lodarlo ed annunciare “ Gloria e pace sullaterra” nel suo nome! Ed i primi arrivati in piena notte perincontrarlo e riconoscerlo come Messia sono alcuni umilipastori che vegliano sul loro gregge. Ma è da Betlemmeche doveva arrivare la “ Luce Vera”, . È da Betlemme ,paese del pane, che Gesù arriva, parte e si presenta ancheall’umanità contemporanea, come Pane vivo che puòrendere la vita tremendamente felice!

Quando nacque Gesù, c’era molta schiavitù nelmondo. Egli è venuto per darci la vera libertà !ma chi è veramente libero? Ecco: paesi d’Africa,

d’Asia, dell’America Latina…pagando anche nel sanguesono arrivati all’indipendenza dai vari dittatori. Ma oggisi accompagna una schiavitù che distrugge nel corpo ecolpisce le persone che hanno più mezzi di vita. Penso achi è schiavo della droga, dell’alcool, a chi vive la superbiadella sensualità, dell’anarchia disfattista di ogni valorecivile e religioso.

Amici, ritorniamo a Betlemme, “città del Pane” che dàvita, dove è nato quel Bambino che ha cambiato la storia!Egli è nostro fratello! Ma lui , che è amore per essenza, habisogno del nostro amore riconoscente.

Il Natale non è una data passata, non è lontano. È con-temporaneo. La Fede ci dice che in ogni Messa si rin-nova il Natale di Cristo. Ed in ogni comunione Lui

diventa vero Pane che sfama l’anima. Mi permetto di sug-gerire ai genitori di realizzare con i loro figli, o nipoti, ilpresepe, con pecorelle e pastori, ma soprattutto con Gesùfra Maria e Giuseppe. Voi lo sapete bene, purtroppo, che alcune volte si hapaura di parlare di Gesù, della sua nascita. Si ha timore dipresentare ai bambini, in alcune scuole, la storia di Gesù.Forse per vergogna o forse, chissà… Però si sostituisce , inmodo veloce, la figura di Gesù con quella di cappuccettorosso o di un’ipotetica famiglia di Babbo Natale. Questaè dissacrazione per chi ha radici cristiane. Dobbiamo avercoraggio di ritornare a Betlemme con semplicità; con lostupore e l’affetto dei pastori, primi adoratori di Gesù.Risento nel cuore la voce di un papa santo venuto da lon-tano e a noi vicino che dice ancora a tutti noi: “Nonabbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!”Sì! Vieni Signore Gesù e rimani con noi sempre!

Buon cammino natalizio a tutti.

Preghiera per implorare grazie per l’intercessione del servo di Dio

Giovanni Paolo II

O Trinità santissimati ringraziamo per aver donato alla Chiesa

Papa Giovanni Paolo II e per aver fatto risplendere in lui la tenerezza della tua paternità, la gloria della Croce di Cristo

e lo splendore dello Spirito d'amore.

Egli, confidando totalmente nella tua infinita misericordia

e nella materna intercessione di Maria, ci ha dato un'immagine viva

di Gesù Buon Pastore e ci ha indicato la santità come misura altadella vita cristiana ordinaria quale strada

per raggiungere la comunione eterna con te.

Concedici, per sua intercessione, secondo la Tua volontà,

le grazie che imploriamo, nella speranza che egli sia presto annoverato

nel numero dei tuoi santi. Amen

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Comunità in ascolto

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a cura di di Anna Massetti

Ed essi si dissero l’un l’altro: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentreconversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?”. Epartirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovaronoriuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: “Davvero ilSignore è risorto ed è apparso a Simone”. Essi poi riferirono ciò che era accadutolungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane. (Lc. 24,32-35)

Uno scambio di domande -4

sulla via di Emmaus, con il Risorto

LaParola per noi

LaParola per noi meditare sulla

Sacra Scrittura

La storia narrata si è fatta pane spezzatoper la fame dei due e assenza alla

vista, come massimo segno della presenzadel riconoscimento. L’invito a rimanerecon loro diventa vero, non tanto per lapossibilità materiale di vedere, che nonc’è più, perchè Egli sparisce alla lorovista, ma per un riconoscimento chenessuna distanza spaziale o temporalepotrà mai più mutare né sottrarre.

La certezza di questa presenza, cheè permanenza definitiva nella storia

e oltre i tempi della storia, accende neiloro cuori un fuoco inestinguibile digioia e di speranza.

Forse ci stupisce il fatto che la catechesieucaristica di Luca non si concluda qui,su questa visione gioiosa, quando ormaitutto è accaduto.

Se il riconoscimento è avvenuto, seognuno di noi nel suo cuore ha

ripetuto il suo «si» f iducioso eabbandonato all’amore fedele e insistentedi Dio, se ci siamo già lasciatiprogressivamente spogliare dagli idolie dalle false speranze, se siamo riuscitia invitare il Signore a restare, cos’altroancora ci chiede questo esigente viandanteche sparendo non ritiene ancora di averconcluso il suo accompagnarcisilenziosamente su una strada di sequela?

Il testo lucano è veramente molto belloe ricco. Creata la sospensione, l’attesa,

la calma dei due seduti alla mensa perlo spazio di un pane spezzato e l’assenzache chiude questo tempo, ci riproponein chiave positiva tutti gli elementi delladescrizione iniziale, necessari per arrivarealla mensa: il parlare tra loro, ilcamminare, la comunità.Ma la direzione, non solo quellageografica, ma quella profonda e interioresimboleggiata da un cammino, che dafuga si fa ritorno, è contraria, rovesciata,capovolta.

La prima nota di Luca è che i due sidicono l’un l’altro: «non ci ardeva

forse il cuore...». Non è più il discuteretriste e deluso su ciò che è accaduto,nella difficoltà di trovare una spiegazione,ma parola che è scambio di gioia e disperanza.La comunicazione del proprio sentire,sia nella fatica che nella consolazione,non è quindi fra i credenti unadisposizione opzionale, ma unacondizione intrinseca del condursi nellavita. Dovremmo chiederci quanto siamocapaci di scambiarci l’un l’altro laconsolazione e l’esperienza comunedell’ardere del cuore.

Èun piccolo «Credo» quello che i duesi dicono: «non ci ardeva forse il

cuore quando lungo la via ci spiegavale scritture?». È il riconoscimento chenella storia della Rivelazione la presenzaviva del Cristo nella Chiesa è speranzache ha il potere di scaldare il cuore.Quale calore offre il nostro spiegare adaltri le Scritture? Quale compagnialungo il cammino sa farsi la nostraresponsabilità di Chiesa? Qualetrasparenza del viandante danno lenostre parole scambiate a chi ci camminaa fianco ed è triste, deluso e stanco comenoi?

Ele nostre Eucaristie, in cui tutta lastoria nostra e altrui dovrebbe

convergere, e che dovrebbero esserecapaci di segnare la sospensione radicaledel «rimanere» per un momento difronte ad un pane spezzato perriconoscere la nostra storia nel segnodell’amore del Signore, le nostre Eucaristiequanto sanno farci tornare a scambiareparole di consolazione e di fede, confermareciproca della densità che ci ha scaldatoil cuore?Ma se l’Eucaristia è un gesto ripetutoper abitudine, non scalda il cuore eallora ciò che abbiamo da scambiarciè ancora e solo quello che avevamoprima, speranza delusa e oscuro camminofaticoso di una fuga nell’umiliazione.Solo un’autentica partecipazione

RITORNO ALLA COMUNITÀ E ALLA STORIA

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eucaristica può aprirci alla consolazione,prima ricevuta e poi scambiata.

Aquesto parlare, che è comunicazionescambievole di ciò che ognuno sente

dentro, Luca innesta la secondadimensione, quella del cammino: «senzaindugio si alzarono etornarono aGerusalemme».L’uomo è sempre inviaggio nella sua vita,cammina con la storia,e quando il suo cuoreè traboccante di gioia,il cammino si rivestedi nuova energia.

Idue tornano quindia camminare, ma

ora la direzione èopposta. Non fuggonodalla loro storia e dallafatica di capire, nonsi nascondono piùtimorosi che qualcunopossa chiedere loroconto della fiducia che avevano in Chili ha turbati e delusi. Il loro camminonon è un trascinarsi di tristezza esmarrimento, è un correre festoso caricodi gioia, perchè adesso hanno visto ilRisorto.

In questo ritorno alla loro storia, aquel quotidiano che fuggivano, sembra

che Luca voglia dirci che nulla dellastoria precedente va perduto, nulla deveessere gettato via, nulla è indegno deidiscepoli di Cristo. Ritrovano quindi ilparlare, il camminare e i luoghi di prima.Ritroveranno la comunità. Ma comesono diversi, quale cuore diverso abitain loro!E comprendono che non è «altrove» illoro luogo, che non c’è un «dove» chesia altro del quotidiano che prima liospitava. Il Signore risorto non li tirafuori dalla loro realtà, anzi li rimandaesattamente nello stesso luogo, da dovesi erano allontanati.

Tornano, dunque. E noi, quando edove siamo chiamati a tornare? A

che cosa ci fanno tornare le nostreEucaristie? Da quale Gerusalemmestiamo fuggendo, quale falso «altrove»stiamo cercando e quale ordinariovorremmo lasciare?

Il ritorno dei due ha come meta laChiesa: gli Undici e gli altri che erano

con loro. Ed ecco ancora una voltaquesta espressione: «loro», la stessa concui si apriva il testo. Davvero nulla vaperduto, attraverso il pane spezzato!Tutto viene raccolto, riassunto,trasfigurato. Ma anche in questa terzadimensione, quella della comunità, ilsenso è diverso, perchè non è più unacomunità generica e indistinta.

«Loro» non è più gente senza nome esenza storia. Sono gli Undici, gli altri,è Simone.E questo strutturarsi non generico dellacomunità è indicato anche dal fattoche prima del racconto dei due si diceche il Signore è davvero risorto, ed èapparso a Simone. È il Primato, lagaranzia autorevole che accoglie la gioiadei due e la conferma. È il dialogo dellafede e della preghiera, voce che dice eche risponde. Allora i due possono

raccontare.

Le nostre Eucaristie sono l’esperienzadi un ritorno alla storia e alla

comunità? Una comunità non piùgenerica, ma fatta di nomi, di persone,di riconoscimenti?

Su questa domandaricerchiamo con idiscepoli la gioia delritorno, dell’amorevero tra fratelli e peri fratelli, nell’amoredel Signore.

Ogni Eucaristiadeve essere il

ritrovamento festosodi Gesù, che ciaccende di nuovasperanza e si traducein spinta vitale chemuove il nostroentusiasmo e ci portaa percorrere unastrada nuova che èla strada del ritorno

al nostro quotidiano e alla comunitàdei nostri fratelli, ma questa volta conun cuore rinnovato.Allora lasciamo alle spalle la pesantezzadell’esilio e guardiamo in avanti, perchèil nostro futuro è lo sbocco della nostravita nella felicità.

Questa certezza, che ci produce gioiagrande, non possiamo tenerla per

noi, chiusa nel segreto del nostro cuore,dobbiamo comunicarla, trasmetterlaagli altri.È la storia di cui noi siamo testimoni,storia nostra, storia di tutti.Ed ecco che la nostra vita si fa annunciofestoso del Risorto che è fra noi e sitraduce in continuo scambio di paroledi consolazione, che sono anche paroledi fede. E quando il nostro vivereconfluisce poi nell’Eucaristia, allora daquel pane spezzato riprende vita e vigoreil nostro essere e sentirci cristiani. (da F. Cuccarese: Il ritorno a Pietro)

Una strada da percorrere, insieme al Risorto donato a noi nell’Eucaristia, per torna-re alla comunità e alla storia (sentieri presso La Verna - Chiusi della Verna -AR)

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Comunità in ascolto

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a cura di don Giovanni

NB:Più che una selezione, dobbiamo ora

cercare di fare il riassunto, poiché il voler

riportare in maniera precisa determinati

concetti e l’evolversi di alcuni processi

richiederebbe uno spazio eccessivo, che

nuocerebbe alla leggibilità stessa di queste

pagine. Per chi desidera approfondire,

rimandiamo perciò al libro citato.

Il colonialismo, si sa, è continuatoanche dopo l’indipendenza,

faticosamente e sanguinosamenteraggiunta dai Paesi del terzo Mondo.Infatti lo sfruttamento economicoè continuato, favorito anche daldisastro politico di popoli, comequelli dell’Africa Nera, non abituatia ragionare in termini di confinistatali.

La crisi petrolifera del 1973

Il disastro del debito estero iniziaa prendere corpo nel 1973. Colpevoli:

le multinazionali statunitensi delpetrolio (dette “Le Sette Sorelle”).Queste fanno in modo che il prezzodel petrolio venga aumentato: essosi quadruplica, prendendo a pretestoil conflitto arabo – israeliano. Ricordo,ero ancora adolescente, che noi cigodevamo gli aspetti piacevoli dellasituazione: con le automobili costretteda un decreto governativo a star fermenei giorni festivi, potevamo, insiemeal nostro curato, andare a spasso,dopo la messa dei ragazzi, da un paeseall’altro, in massa, con la bicicletta.

... e gli aiuti “disinteressati”

Ma India e Brasile, per es., nonfanno festa per nulla: stavano

iniziando a meccanizzare le loroagricolture; per non fermare i trattori,dovettero chiedere più prestiti: ildebito estero cominciava così agonfiarsi. Soprattutto, le bancheeuropee e nordamericane si trovaronocon un fiume di denaro che, per leleggi dell’economia, andava investito.E allora, ecco i prestiti “vantaggiosi”offerti ai Paesi poveri; lo sono perdavvero, all’inizio (tassi dall’1 al 5%:roba per davvero da ridere). Ma 1) la corruzione è in agguato e neiparadisi fiscali va a finire una cospicuafetta della torta; 2) i prestiti assumono spesso la formadi “prestiti a breve termine”: capitaleed interessi vanno restituiti entropochi mesi.

Aqueste condizioni non si posso-no realizzare opere di pubblica

utilità: scuole, ospedali, strade, dighe:esse richiedono tempi di progetta-zione e realizzazione molto più lun-ghi. Ma ecco pronta l’offerta di arma-menti e la capacità di convincere chesono utili, se non necessari. Trovia-mo così le guerre tra poveri, che scop-piano per vere e proprie inezie. Comesi fa a non pensare che tutto questonon sia un diabolico sistema pro-gettato a bella posta per far soldisulle disgrazie dei poveri?

3) Spesso i prestiti sono inutili,condizionati alla realizzazione diopere che nulla hanno a che spartirecon le reali esigenze della popolazione.

Chi fornisce il prestito decide anchequale impresa deve realizzare l’ope-ra per la quale è fornito; non contapoi se l’opera realizzata può essereaddirittura dannosa per la gente.

Vedere, per es., la centrale nucleare,costruita, guarda caso, da una mul-tinazionale americana nelle Filippi-ne: al di là di quel che si pensi di que-sta fonte di energia, tale centrale costaai Filippini un occhio della testa comerata per il debito estero. Ed è statacostruita su un vulcano. Cosicchénon è mai entrata in funzione.Non ci si preoccupava invece, da partedel Fondo Monetario Internazionale,di capire a cosa servissero soldi prestatia dittatori pazzi, per opere faraonichee inutili o per l’acquisto di armi.Importante era il dare (a prestito),in funzione del riavere, moltiplicato.

La crisi del ‘79

Nel 1979 arriva la seconda crisipetrolifera: il greggio quintuplica

il prezzo. Le economie dei paesi poveri,che non possono più permettersi diacquistarlo, sprofondano, aumentail flusso di capitale da “offrire” inprestito. Soprattutto Inghilterra eUSA, Reagan e Tatcher (quella dellaguerra delle Malvine - Falkland) fanno

(cfr. “L’Angelo di Verola”, maggio 2001)

Rimetti a noi i nostri debiti - 3

Una realtà tragica, su cui Giovanni Paolo II ci invitò a porre l'attenzione e che ci interpella, è la que-stione del debito estero.Continuiamo a mediare, sintetizzandoli attraverso un’opera di selezione, i concetti e le informazioni, glistimoli e gli appelli alla nostra coscienza contenuti nel libro: Un debito senza fine, curato in occasionedel giubileo dalla Commissione Diocesana per la riduzione del debito estero.

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Comunità in ascolto

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in modo di aumentare il valore di dollaroe sterlina. I tassi di interesse passanodal 5 al 20%, in alcuni casi al 30 o 35:la spremitura dei poveri non solo nonaccenna a diminuire, ma si intensifica,anzi, si moltiplica.Il dollaro viene fatto diventarela moneta di riferimento negliscambi commerciali e in tal modosi rafforza. Se prima con undollaro si potevano compraredieci banane, ora se ne acquistanoventi. I paesi che vivono di questacoltura, ringraziano sentitamente.

Con i tassi di interesse por-tati a quelle altezze, le mone-

te nazionali dei Paesi poveri ven-gono svalutate dieci, venti, tren-ta volte rispetto al dollaro; poi-ché i debiti sono stati contrattiin dollari, di colpo questi Paesisi trovano con una voragine insa-nabile, cifre da rimborsare enor-memente superiori a quelle sti-pulate.

Per capirci: mi prestano 100 altasso del 5%: dovrò restituire105; poi il tasso aumenta al 20%:anziché 105, devo restituire 120.Ma il mutuo è contratto in dol-lari, nei confronti dei quali, nel frat-tempo, la mia moneta ha perso valo-re. Prima il mio stipendio corrispon-deva, per es., a 300 dollari, ora, lo stesostipendio, corrisponde a 100. Ne con-segue che ho quanto basta per resti-tuire la cifra inizialmente prestatami,ma non ciò che serve per pagare l’in-teresse e quanto occorre per mangia-re. Gli interessi rimangono da pagaree, sugli interessi e su quanto non hopotuto restituire, maturano altri inte-ressi, di anno in anno. Si decreta cosìla rovina delle economie dei Paesi diLazzaro e il continuo rimpinguamen-to di quelle dei Paesi di Epulone: i nostri,del cui benessere costruito sul sanguedei poveri anche noi godiamo.Nel 1980 il debito dei Paesi poveri nonarrivava a 600 miliardi di dollari ma,

nel ’98, tocca quota 2.400 miliardi didollari.

Il boomerang del debito

LNei giochi di potere economico-finanziario di cui abbiamo parlato,

a pagare non sono solo i cittadini deipaesi indebitati, quelli di Lazzaro, maanche i cittadini dei paesi creditori,quelli di Epulone. Cerchiamo di vedere, più in sintesi cheè possibile, alcuni degli “effettiboomerang” del debito estero dei Paesi(costretti a rimanere) poveri.

1) Ci spieghiamo con un esempio:supponiamo che un’impresa italianasia chiamata a costruire un ponte inAfrica. Siccome il rischio di insolvenzadel Paese africano è molto alto, l’impresastipula una polizza presso la SACE(Servizi Assicurativi del CommercioEstero), una compagnia pubblica diassicurazione. Se il paese povero paga,tutto bene; se non paga la SACE risarciscel’impresa italiana assumendo il credito

nei confronti di quel Paese. Da questomomento, quel debito diventa questionedello Stato italiano. È tendenza nelleeconomie liberiste: privatizzare iprofitti e socializzare i costi. Dettocon termini più semplici: i profitti se

li gode la banca o l’impresa, i costif iniscono col gravare sullacollettività.

2) Per disporre dei dollari necessariper far fronte alle scadenze, igoverni dei Paesi di Lazzaroindebitati devono esportarequalunque cosa a qualsiasi prezzo,dando fondo alle loro risorsenaturali. Questo significa, peresempio, tagliare le secolari forestein maniera indiscriminata, conriflessi sempre più preoccupantie letali sul clima mondiale dicui stiamo già da tempoosservando i devastanti effetti.Paesi come Brasile, Messico, India,Indonesia, Nigeria, Venezuela,Filippine, Argentina, Cina e Coreadel Sud si stanno spogliandodelle loro foreste. E presto nonle avremo più nemmeno noiper respirare . La forestaamazzonica è uno dei principalipolmoni del pianeta: un po’ alla

volta, se ne sta andando e, con essa, sene vanno gli indios che l’abitano, spessofatti fuori come fossero bestie.

3) Molti scienziati concordano: tra solivent’ anni, continuando l’attualedeforestazione, avremo sconvolgimentitali che potranno causare l’innalzamentodegli oceani e la conseguente scomparsadi città rivierasche in tutto il mondo.Anche nel mondo di Epulone, perintenderci. Inoltre gli alberi svolgonola fondamentale azione di rigenerazionedell’aria, permettendo, attraverso lafotosintesi clorofilliana, di restituirel’ossigeno all’atmosfera. Se non lo fannogli alberi, chi lo farà? I danni ambientaliper la distruzione delle foreste lipaghiamo tutti, in termini di qualitàcontinua a pag. 35

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Non sempre, quando siamo a Messa, ci è possibile accostarci allaComunione, per motivi di caso in caso diversi, per es.., la condizionedi peccato grave, per il quale è necessario prima ricevere l’assoluzione;oppure abbiamo l’impossibilità di andarci, nonostante lo si desideri.Si può in questi casi realizzare la comunione spirituale. Ci puòessere d’aiuto questa preghiera tradizionale che esprime l’attesa eil desiderio dell’incontro tipici dell’Avvento.

Comunione spiritualeGesù mio, credo che sei realmente presentenel santissimo Sacramento dell’altare.Ti amo sopra ogni cosa e ti desidero nell’anima mia.Poiché ora non posso riceverti sacramentalmente,vieni almeno spiritualmente nel mio povero cuore.(pausa di raccoglimento)

Come già venuto, io ti abbraccio e tutto/a mi unisco a Te: non permettere mai che io mi abbia a separare da Te.

Siamo prossimi a contemplare il mistero dell’Incarnazione. Lalode al Signore per il farsi uomo del Figlio di Dio, l’adorazione alRe dei re onorato dai Magi, la commossa riconoscenza per il donogratuito dell’amore di Dio, il tutto contemplato alla luce del Misteropasquale, si susseguono nell’Inno del santo diacono siriaco Efrem.Ne presentiamo alcune strofe.

INNO sulla NATIVITA’1. Benedetto il bimbo, che oggi

ha fatto esultare Betlemme.Benedetto l'infante, che oggi

ha ringiovanito l'umanità.Benedetto il frutto, che ha chinato

se stesso verso la nostra fame.Benedetto il buono che in un istante

ha arricchito tutta la nostra povertàe ha colmato la nostra indigenza.

Benedetto colui che è stato piegato dalla sua misericordiaa prendersi cura della nostra infermità.

2.[...] Siano rese grazie al clementeche ha portato la nostra pena.

Gloria alla tua venutache ha riportato alla vita gli uomini.

3. Gloria a Colui che è venutopresso di noi mediante il suo primogenito.

Gloria a quel Silenteche ha parlato mediante la sua voce.

Gloria a quel Sublimedivenuto visibile mediante il suo Levante.

Gloria a quello Spiritualecompiaciutosi che divenisse corpo il proprio figlio, affinché, mediante esso, la sua potenza divenisse tangibile,e potessero vivere, grazie a quel corpo,i corpi della sua stessa stirpe.

4. Gloria a quell'Invisibileil cui figlio divenne visibile.

Gloria a quel Viventeil cui figlio morì.

Gloria a quel Grandeil cui figlio scese e si rimpicciolì [...].

6. Benedetto, lui che la nostra libertàha potuto crocifiggere poiché egli gliel'ha concesso.

Benedetto, lui che anche il legnoha potuto portare perché egli gliel'ha permesso.

Benedetto, lui che anche il sepolcroha potuto rinchiudere perché egli si è circoscritto.[...]

8. Gloria al figlio del Buono,disprezzato dai figli del maligno.

a cura di don Giovanni

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Greccio: il luogo del primo presepio

II NVITONVITO ALLAALLA PREGHIERAPREGHIERA

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Gloria al figlio del Giusto,crocifisso dai figli dell'empio.

Gloria a colui che ci ha slegatied è stato legato al nostro posto [...].

Gloria al belloche ci ha modellati a sua somiglianza.

Gloria al limpidoche non ha guardato alle nostre macchie.

9. Gloria a colui che ha seminatola sua luce nella tenebrae che ci ha spogliato dal vestito di sozzura [...].

Il suo corpo è divenuto paneper dar vita alla nostra mortalità.

(EFREM il SIRO - IV sec.)

Come, iniziando ogni giornata ci rivolgiamo al Signore per rendergligrazie del rinnovato dono della vita e affidargli la nuova tappaquotidiana del nostro cammino, cosìall’inizio dell’anno siamo invitati arendere grazie e ad affidarci a Lui.

All’inizio dell’annoGrazie, Signore, dei giorni e degli anni che ci concedi con generosità.Non meritiamo tanto eppure tu ci doni la gioia di guardare avantie continuare a sperare.

Grazie, Signore, del dono dell'amoreche gustiamo nel gesto affettuoso di tante persone.Grazie per il sorriso e la felicità di tanti bambiniche possono vivere tranquilli nelle loro famiglie.

Grazie anche del dolore che purifica il nostro cuoree ci abitua al coraggio e a non demordere mai.

Grazie infinite, a Te che sei l'InfinitoGrazie sincero, a Te che sei l'AutenticoGrazie davvero, a Te che sei il VeroGrazie continuamente, a te che sei l'Eterno.

Questo nostro grazie possa trovare riscontronella gratitudine di tutti gli uomini.O Dio, Tu che tutto sai e puoi,

non permettere che al mondo ci siano persone,soprattutto se deboli ed indifeseche soffrano per la cattiveria e l'indifferenza di uomini senza cuore e senza amore. Amen.

Gennaio è il mese della pace: inaugurato dalla Giornata Mondialededicata a questo tema, vede ricorrere anzitutto l’Epifania, giornatamissionaria per eccellenza che ci ricorda la chiamata a fare inmodo che ad ogni essere umano possa giungere l’annuncio natalizio:“Pace in terra agli uomini che Dio ama”; poi, la giornata del dialogoebraico-cristiano del 17 è ulteriore invito al dialogo che continuanell’Ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani. Presentiamoqundi questa preghiera per la pace.

Per la paceSe ne parla ovunque, Signore, in tutti i modi, con tonidiversi, in lingue senza numero, per motivi i più vari.

A farlo sono i potenti e lepersone comuni, i professorie la gente con la quintaelementare, le autorità e gliuomini e le donne cheesercitano, quanto possono,l'ubbidienza.

Le fonti, a cui si attinge, percostruire un argomentazioneconvincente, sono innume-revoli, non tutte fornite dellamedesima autorevolezza.

E allora, Signore, perché, poi, la pace resta al puntodi partenza, non fa progressi evidenti e confortanti?

Come mai, anzi, in certe situazioni, regredisce, siocculta, precipita nel baratro?

Non sarà che manca la ferma decisione di far seguirei fatti alle parole, le scelte ai sogni, le decisioni allepromesse?

Difetta, forse, la disponibilità a pagare di persona ilprezzo della pace?

Scarseggia la convinzione che tutti, nessuno escluso,possono e devono portare il loro bicchiere d'acqua,per dissetare chi è senza pace?Signore, conceda anche a me il dono di essere costruttoredi pace.

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Dopo aver esposto ampi stralci del LIBRO IV in concomitanza con l’Anno dell’Eucaristia, passiamo inrassegna più veloce i primi tre libri di questo classico della spiritualità cristiana occidentale.

LIBRO I

Capitolo 1 Imitazione di Cristo e disprezzo di tutte le vanità del mondo

* « Chi segue me non cammina nelle tenebre » (Gv8,12),dice il Signore. Sono parole di Cristo, le quali ci esortanoa imitare la sua vita e la sua condotta, se vogliamo essereveramente illuminati e liberati da ogni cecità interiore.Dunque, la nostra massima preoccupazione sia quella dimeditare sulla vita di Gesù Cristo.

* [...] Chi vuole comprendere pienamente e gustare le paro-le di Cristo deve fare in modo che tutta la sua vita si model-li su Cristo.

* Che ti serve saper discutere profondamente della Trinità,se non sei umile, e perciò alla Trinità tu dispiaci? Invero,non sono le profonde dissertazioni che fanno santo e giu-sto l'uomo; ma è la vita virtuosa che lo rende caro a Dio.Preferisco sentire nel cuore la compunzione che saperladefinire. Senza l'amore per Dio e senza la sua grazia, a cheti gioverebbe una conoscenza esteriore di tutta la Bibbia edelle dottrine di tutti i filosofi [...]

Capitolo 2 Sentire umilmente di sé*L'uomo, per sua natura, anela a sapere; ma che importail sapere se non si ha il timore di Dio? [...] Colui che si cono-sce a fondo sente di valere ben poco in se stesso e non cercal'approvazione degli uomini. Dinanzi a Dio, il quale migiudicherà per le mie azioni, che mi gioverebbe se io anchepossedessi tutta la scienza del mondo, ma non avessi l'a-more?

* È questo l'insegnamento più profondo e più utile [...]:non tenere se stessi in alcun conto e avere sempre buona ealta considerazione degli altri; in questo sta grande sapien-za e perfezione. Anche se tu vedessi un altro cadere mani-festamente in peccato, o commettere alcunché di grave,pur tuttavia non dovresti crederti migliore di lui; infattinon sai per quanto tempo tu possa persistere nel bene.Tutti siamo fragili; ma tu non devi ritenere nessuno piùfragile di te.

Capitolo 3 Nostra necessità sia la verità

* [...] In questa vita ogni nostra opera, per quanto buona,è commista a qualche imperfezione; ogni nostro ragiona-mento, per quanto profondo, presenta qualche oscurità.Perciò la constatazione della tua bassezza costituisce unastrada che conduce a Dio più sicuramente che una dottaricerca filosofica. Non già che sia una colpa lo studio, emeno ancora la semplice conoscenza delle cose -- la qualeè, in se stessa, un bene ed è voluta da Dio--, ma è semprecosa migliore una buona conoscenza di sé e una vita vir-tuosa. Infatti molti vanno spesso fuori della buona stra-da e non danno frutto alcuno, o scarso frutto, di bene,proprio perché si preoccupano più della loro scienza chedella santità della loro vita.

Capitolo 4Cautela e prudenza nei rapporti col prossimo

* Non dobbiamo credere a tutto ciò che sentiamo dire; nondobbiamo affidarci a ogni nostro impulso. Al contrario,ogni cosa deve essere valutata alla stregua del volere di Dio,con attenzione e con grandezza di animo. Purtroppo, deglialtri spesso pensiamo e parliamo più facilmente male chebene: tale è la nostra miseria. Quelli che vogliono essereperfetti non credono scioccamente all'ultimo che parla,giacché conoscono la debolezza umana, portata allamalevolenza e troppo facile a blaterare.

*Grande saggezza, non essere precipitosi nell'agire e, d'altraparte, non restare ostinatamente alle nostre prime impressioni.Grande saggezza, perciò, non andare dietro a ogni discorsodella gente e non spargere subito all'orecchio di altri quantoabbiamo udito e creduto. Devi preferire di farti guidare dauno migliore di te, piuttosto che andar dietro alle tuefantasticherie; prima di agire, devi consigliarti con personasaggia e di retta coscienza. Giacché è la vita virtuosa cherende l'uomo saggio della saggezza di Dio, e buon giudicein molti problemi. Quanto più uno sarà intimamente umilee soggetto a Dio, tanto più sarà saggio, e pacato in ognicosa.

IN CAMMINO CON ....“L’imitazione di Cristo”

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Comunità in ascolto

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Capitolo 6 Gli appetiti disordinati

* Ogni qual volta si desidera una cosa contro il volere diDio, subito si diventa interiormente inquieti. Il superbo el'avaro non hanno mai requie; invece il povero e l'umile dicuore godono della pienezza della pace. Colui che non èperfettamente morto a se stesso cade facilmente in tentazioneed è vinto in cose da nulla e disprezzabili. Colui che è debolenello spirito ed è, in qualche modo, ancora volto alla carnee ai sensi, difficilmente si può distogliere del tutto dallebrame terrene; e, quando pur riesce a sottrarsi a questebrame, ne riceve tristezza.

Capitolo 7 Dobbiamo fuggire la confidenza vanae la presunzione* [...]Non vantarti delle ricchezze se ne hai, e neppure dellepotenti amicizie, il tuo vanto sia in Dio, che concede ognicosa, ed ama dare se stesso, sopra ogni cosa. Non gonfiartiper la prestanza e la bellezza del tuo corpo; alla minimamalattia esse si guastano e si deturpano.Non compiacerti di te stesso, a causadella tua abilità e della tua intelligenza,affinché tu non spiaccia a Dio, a cuiappartiene tutto ciò che di buono haisortito dalla natura. Non crederti migliore di altri, affinché,per avventura, tu non sia ritenutopeggiore dinanzi a Dio, che ben conoscequello che c'è in ogni uomo (cfr.Gv2,25).Non insuperbire per le tue opere buone,perché il giudizio degli uomini è diversoda quello di Dio, cui spesso non piaceciò che piace agli uomini. Anche se hai qualcosa di buono,pensa che altri abbia di meglio, cosicché tu mantengal'umiltà. Nulla di male se ti metti al di sotto di tutti glialtri; molto male è invece se tu ti metti al di sopra di unasola persona. Nell'umile è pace indefettibile; nel cuore delsuperbo sono, invece, continua smania e inquietudine.

Capitolo 12 Utilità della tribolazione

* È bene per noi che incontriamo talvolta difficoltà econtrarietà, queste, infatti, richiamano l'uomo a se stesso,nel profondo, fino a che comprenda che quaggiù egli è inesilio e che la sua speranza non va riposta in alcuna cosadi questo mondo. È bene che talvolta soffriamo contraddizionee che la gente ci giudichi male e ingiustamente, anche sele nostre azioni e le nostre intenzioni sono buone. Tuttociò suol favorire l'umiltà, e ci preserva dalla vanagloria.

Invero, proprio quando la gente attorno a noi ci offende eci scredita, noi aneliamo con maggior forza al testimoneinteriore, Iddio.Dovremmo piantare noi stessi così saldamente in Dio, danon avere necessità alcuna di andar cercando tanti confortiumani. Quando un uomo di buona volontà soffre tribolazionie tentazioni o è afflitto da pensieri malvagi, allora egli sentedi avere maggior bisogno di Dio, e di non poter fare nulladi bene senza di lui. E si rattrista e piange e prega, per ilmale che soffre; gli viene a noia che la vita continui; e sperache sopraggiunga la morte (2Cor1,8), così da poter scompariree dimorare in Cristo (Fil1,23). Allora egli capisce che nelmondo non può esserci completa serenità e piena pace.

Capitolo 14 Bisogna guardarsi dal giudizio temerario* Rivolgi gli occhi a te stesso e stai attento a non giudicarequel che fanno gli altri. In tale giudizio si lavora senzafrutto; frequentemente ci si sbaglia e facilmente si cade in

peccato. Invece, nel giudizio e nel vagliodi se stessi, si opera semprefruttuosamente. Spesso giudichiamosecondo un nostro preconcetto; e così,per un nostro atteggiamento personale,perdiamo il criterio della verità. Se ilnostro desiderio fosse diretto soltantoa Dio, non ci lasceremmo turbare cosìfacilmente dalla resistenza opposta dalnostro senso umano. Di più, spesso, c'è qualcosa già nascosto,latente in noi, o sopravvenientedall'esterno, che ci tira di qua o di là.

Molti, in tutto ciò che fanno, cercano se stessi, senza neppureaccorgersene. Sembrano essere in perfetta pace quando lecose vanno secondo i loro desideri e i loro gusti se, invece,vanno diversamente, subito si agitano e si rattristano.

* Avviene di frequente che nascono divergenze tra amici econcittadini, persino tra persone pie e devote, per diversitànel modo di sentire e di pensare. Giacché è difficile liberarsida vecchie posizioni abituali, e nessuno si lascia tirarefacilmente fuori dal proprio modo di vedere. Così, se tibaserai sui tuoi ragionamenti e sulla tua esperienza, piùche sulla forza propria di Gesù Cristo, raramente estentatamente riuscirai ad essere un uomo illuminato; Diovuole, infatti, che noi ci sottomettiamo perfettamente alui, e che trascendiamo ogni nostro ragionamento graziead un fiammeggiante amore.

(foto: p. Maurizio OMI)

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I. EGLI RITORNERÀ NELLA GLORIA

Cristo regna già attraverso la Chiesa.668 “Per questo Cristo è morto e ritornatoalla vita: per essere il Signore dei morti e deivivi” ( Rm 14,9 ). L'Ascensione di Cristoal cielo significa la sua partecipazione,nella sua umanità, alla potenza eall'autorità di Dio stesso. Gesù Cristoè Signore: egli detiene tutto il poterenei cieli e sulla terra. Egli è “al di sopradi ogni principato e autorità, di ogni potenzae dominazione” perché il Padre “tutto hasottomesso ai suoi piedi” ( Ef 1,21-22 ).Cristo è il Signore del cosmo e dellastoria. In lui la storia dell'uomo comepure tutta la creazione trovano la loro“ricapitolazione”, (cf Ef 1,10)] il lorocompimento trascendente.

669 Come Signore, Cristo è anche ilCapo della Chiesa che è il suo Corpo(Cf Ef 1,22 ). Elevato al cielo e glorificato,avendo così compiuto pienamente lasua missione, egli permane sulla terra,nella sua Chiesa. La Redenzione è lasorgente dell'autorità che Cristo, invirtù dello Spirito Santo, esercita sullaChiesa, (Cf Ef 4,11-13) la quale è “ilRegno di Cristo già presente in mistero”.La Chiesa “di questo Regno costituiscein terra il germe e l'inizio” (Lumengentium, 3; 5).

670 Dopo l'Ascensione, il disegno diDio è entrato nel suo compimento. Noisiamo già nell'“ultima ora” ( 1Gv 2,18 )“Già dunque è arrivata a noi l'ultimafase dei tempi e la rinnovazione delmondo è stata irrevocabilmente fissata

e in un certo modo è realmente anticipatain questo mondo; difatti la Chiesa giàsulla terra è adornata di una santitàvera, anche se imperfetta” (Lumengentium, 48). Il Regno di Cristo manifestagià la sua presenza attraverso i segnimiracolosi (Cf Mc 16,17-18 ) che neaccompagnano l'annunzio da partedella Chiesa (Cf Mc 16,20).

... nell'attesa che tutto sia a lui sottomesso

671 Già presente nella sua Chiesa, ilRegno di Cristo non è tuttavia ancoracompiuto “con potenza e gloria grande”(Lc 21,27 ) mediante la venuta del Resulla terra. Questo Regno è ancorainsidiato dalle potenze inique, anchese esse sono già state vinte radicalmentedalla Pasqua di Cristo. Fino al momentoin cui tutto sarà a lui sottomesso, “finoa che non vi saranno i nuovi cieli e laterra nuova, nei quali la giustizia ha lasua dimora, la Chiesa pellegrinante, neisuoi sacramenti e nelle sue istituzioni,che appartengono all'età presente, portala figura fugace di questo mondo, e vivetra le creature, le quali sono in gemitoe nel travaglio del parto sino ad ora eattendono la manifestazione dei figlidi Dio” (Lumen gentium, 48). Per questaragione i cristiani pregano, soprattuttonell'Eucaristia per affrettare il ritornodi Cristo(Cf 2Pt 3,11-12) dicendogli:“Vieni, Signore” ( 1Cor 16,22; Ap 22,17;Ap 22,20 ).

672 Prima dell'Ascensione Cristo haaffermato che non era ancora il momentodel costituirsi glorioso del Regno

messianico atteso da Israele, Regno chedoveva portare a tutti gli uomini, secondoi profeti (Cf Is 11,1-9 ) l'ordine definitivodella giustizia, dell'amore e della pace.Il tempo presente è, secondo il Signore,il tempo dello Spirito e dellatestimonianza, (Cf At 1,8)] ma ancheun tempo ancora segnato dalla“necessità” ( 1Cor 7,26 ) e dalla provadel male, che non risparmia la Chiesae inaugura i combattimenti degli ultimitempi (Cf 1Gv 2,18; 1Gv 4,3; 1Tm 4,1).E' un tempo di attesa e di vigilanza.

La venuta gloriosa di Cristo, speranza di Israele

673 Dopo l'Ascensione, la venuta diCristo nella gloria è imminente, anchese non spetta a noi “conoscere i tempi e imomenti che il Padre ha riservato alla suascelta” ( At 1,7 ). Questa venutaescatologica può compiersi in qualsiasimomento (Cf Mt 24,44; 1Ts 5,2) anchese essa e la prova finale che la precederàsono “impedite” (Cf 2Ts 2,3-12)].

674 La venuta del Messia glorioso èsospesa in ogni momento della storiaal riconoscimento di lui da parte di“tutto Israele” ( Rm 11,26; 674 Mt 23,39)a causa dell'“indurimento di una parte”(Rm 11,25) verso Gesù. San Pietro diceagli Ebrei di Gerusalemme dopo laPentecoste: “Pentitevi dunque e cambiatevita, perché siano cancellati i vostri peccatie così possano giungere i tempi della consolazioneda parte del Signore ed egli mandi quello chevi aveva destinato come Messia, cioè Gesù.Egli dev'esser accolto in cielo fino ai tempi

Il “Credo”X - DI LA’ VERRA’ A GIUDUCARE

I VIVI E I MORTI -2di A. Corsini

ASCOLTIAMO IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA

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della restaurazione di tutte le cose, come hadetto Dio fin dall'antichità, per bocca deisuoi santi profeti” ( At 3,19-21 ). E sanPaolo gli fa eco: “Se infatti il loro rifiutoha segnato la riconciliazione del mondo,quale potrà mai essere la loro riammissionese non una risurrezione dai morti?” ( Rm11,15 ). “La partecipazione totale” degliEbrei ( Rm 11,12 ) alla salvezza messianicaa seguito della partecipazione totaledei pagani permetterà al Popolo di Diodi arrivare “alla piena maturità di Cristo”( Ef 4,13 ) nella quale “Dio sarà tutto intutti” ( 1Cor 15,28 ).

L'ultima prova della Chiesa675 Prima della venutadi Cristo, la Chiesadeve passare attraversouna prova finale chescuoterà la fede dimolti credenti (Cf Lc18,8; Mt 24,12). Lapersecuzione sveleràil “Mistero di iniquità”sotto la forma di unaimpostura religiosache offre agli uominiuna soluzioneapparente ai loroproblemi, al prezzodell'apostasia dallaverità. La massima impostura religiosaè quella dell'Anti-Cristo, cioè di unopseudo-messianismo in cui l'uomoglorifica se stesso al posto di Dio e delsuo Messia venuto nella carne (Cf 2Ts2,4-12; 675 1Ts 5,2-3; 2Gv 1,7; 1Gv 2,18;1Gv 2,22).

676 Questa impostura anti-cristica sidelinea già nel mondo ogniqualvoltasi pretende di realizzare nella storia lasperanza messianica che non può esserportata a compimento che al di là diessa, attraverso il giudizio escatologico;anche sotto la sua forma mitigata, laChiesa ha rigettato questa falsificazionedel Regno futuro sotto il nome di“millenarismo”, soprattutto sotto laforma politica di un messianismo

secolarizzato “intrinsecamente perverso”(Pio XI, Lett. enc. Divini Redemptoris)

677 La Chiesa non entrerà nella gloriadel Regno che attraverso quest'ultimaPasqua, nella quale seguirà il suo Signorenella sua Morte e Risurrezione . Il Regnonon si compirà dunque attraverso untrionfo storico della Chiesa (Cf Ap 20,7-10) secondo un progresso ascendente,ma attraverso una vittoria di Dio sulloscatenarsi ultimo del male (Cf Ap 21,2-4) che farà discendere dal cielo la suaSposa (Cf Ap 20,12). Il trionfo di Diosulla rivolta del male prenderà la formadell'ultimo Giudizio (Cf 2Pt 3,12-13).

II. Per giudicare i vivi e i morti

678 In linea con i profeti e GiovanniBattista Gesù ha annunziato nella suapredicazione il Giudizio dell'ultimoGiorno. Allora saranno messi in lucela condotta di ciascuno e il segreto deicuori . Allora verrà condannatal'incredulità colpevole che non ha tenutoin alcun conto la grazia offerta da Dio.L'atteggiamento verso il prossimorivelerà l'accoglienza o il rifiuto dellagrazia e dell'amore divino. Gesù dirànell'ultimo giorno: “Ogni volta che avetefatto queste cose ad uno solo di questi mieifratelli più piccoli, l'avete fatto a me” ( Mt25,40).679 Cristo è Signore della vita eterna.Il pieno diritto di giudicare

definitivamente le opere e i cuori degliuomini appartiene a lui in quantoRedentore del mondo. Egli ha “acquisito”questo diritto con la sua croce. Ancheil Padre “ha rimesso ogni giudizio al Figlio”( Gv 5,22 ) . Ora, il Figlio non è venutoper giudicare, ma per salvare (Cf Gv3,17) e per donare la vita che è in lui(Cf Gv 5,26). E' per il rifiuto della grazianella vita presente che ognuno si giudicagià da se stesso, (Cf Gv 3,18; Gv 12,48)riceve secondo le sue opere e può anchecondannarsi per l'eternità rifiutandolo Spirito d'amore (Cf Mt 12,32; Eb6,4-6; Eb 10,26-31).

PER LA VITAPer la mia vita, comegia sottolineato, è difondamentaleimportanza sapereche a giudicare il miooperato sarà GesùCristo , Dio fattouomo, che haconosciuto esperimentato su sestesso la debolezzadella carne umana,che da uomo hadimostrato di amarmitanto da andare in

Croce per i miei peccati. Sicuramenteda un Dio che mi ama tanto da perdonare,cancellare, dimenticare le mie colpe, selo desidero e se vado in cerca tutto ilgiorno di questo perdono, non possoche sperare in un giudizio di misericordia,a patto che faccia della mia vita unaricerca continua della conversione delmio cuore, al Suo amore.

PREGHIAMO Signore, tu tornerai allafine dei tempi. Alla fine della mia vitasulla terra, alla mia morte, Signore,vienimi incontro, lasciami arrivare a te.Sii per me un giudice clemente. E fa sìche la mia morte diventi il giorno incui vedo il Padre.Fammi conoscere presso di te la felicità,tra gli altri beati.

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Hanno consacrato il loro amore davanti all’altare del Signore:19 - Pino Marco e Brewka Miriam il 17 settembre 20 - Pedrini Daniele e Boglioni Laura il 24 settembre 21 - Lecchi Angelo e Serina Marzia il 24 settembre

Cattaneo Cristiano e Mazzoni Simona il 24 settembre, a Rovato S. Gv. BoscoVanoncini Aless.e Franceschetti Barbara il I ottobre, a Chiari

22 - Turrini Alessandro e Suardi Mariella l’ 8 ottobre 23 - Cogoli Roberto e Donna Silvia il 15 ottobre 24 - Bonetti Omar e Sirani Aldina il 22 ottobre

Vita della Comunità12 settembre - 13 novembre 2005

Ci hanno preceduto nell’eternità:45 Zani Salvino, di anni 80 12 settembre46 Zucchi Gerolama, di anni 97 19 settembre47 Caruna Ester, di anni 66 23 settembre48 Calani Renzo, di anni 66 23 settembre49 Franceschetti Maria, di a. 74 26 settembre50 Fremondi Rosa, di anni 70 8 ottobre

51 Piantoni Vinicio, di anni 80 13 ottobre52 Rossi Mario, di anni 73 13 ottobre53 Malzani Franca, di anni 74 17 ottobre54 Rivetti Giuseppe, di anni 78 19 ottobre

55 Metelli Gabriella, di anni52 xx ottobre, fun. a Chiari56 Imberti Laura, di anni 90 27 ottobre, da S. Andrea57 Pesci Aseaide, di anni 85 11 novembre58 Boccardelli Maria, di a. 91 12 novbre, sep. a Chiari

Sono figli di Dio, con il Battesimo:

40 Grassi Alessandroda Marco e Torcoli Cristina b. 18 settembre

41 Mazzoldi Misiada Gabriele e Morgani Michaela b. 18 settembre

42 Viola Lorenzo Filippoda Giuseppe e Moraschi Lorena b. 2 ottobre

43 Torcoli Nicholasda Marco e Paralta Rosa b. 2 ottobre

44 Uberti Alessandroda Andrea e Zani Denise b. 2 ottobre

45 Forlani Sofiada G.Luca e Sievoli Claudia, Palazzolo S.G. b. 2 ottobre

46 Galli Sofiada Ivan e Ghidini Laura b. 2 ottobre

47 Gamba Claudiada Alberto e Messali Caterina b. 2 ottobre

48 Stornati Gretada Giancarlo e Fossati Marianna b. 2 ottobre

49 Conter Micheleda Paolo e Raineri Sabrina b. 2 ottobre

50 Marchioni Lucada Enrico e Chiari Claudia b. 2 ottobre

51 Mazzotti Chiarada Tiziana e Mendrino Pompilio b. 16 ottobre

52 Odiase Britneyda Brigh e Blesssing Evibadoloji b. 16 ottobre

-- Feroldi Flavia b. 16 ottobreda Davide e Bonardi Simona a Motta Baluffi (CR)

53 Barbieri Valeriada Claudio e Donghi Sabrina b. 6 novembre

54 Pontoglio Maikolda Alessandro e Delgado F. Giov. b. 6 novembre

55 Medeghini Raffaele, Pasquale Giacomoda Alberto e Ramera Albarosa b. 6 novembre

56 Caruna Lorenzoda Pietro e Mazzocchi Emanuela b. 2 ottobre

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Calendario liturgico - pastoraleNOVEMBRE 27 - Domenica I di Avvento (Sett. I)

Con i primi Vespri e la Messa vespertina del giorno precedente inizia il nuovo Anno liturgico, cheseguirà il ciclo festivo delle letture “B”, caratterizzato dal prevalente ricorrere del Vangelo secondoMarco.

Gesù disse ai suoi discepoli: "Vigilate, dunque, poiché non sapete quando il padrone di acsa tornerà, sealla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino, perché non giunga all’improvviso, trovandoviaddormentati" (Mc. 13, 35-37).

GIORNATA DEL PANE, a cura della Charitas parrocchialeore 9.20 presso l'Oratorio femminile, ritiro I per i fanciulli/e di 4a e 5a el.ore 14.30 presso l'Oratorio femminile, incontro per i genitori dei ragazzi di 3a media

Il tempo d'Avvento sarà caratterizzato da una più intensa preghiera:- la s. Messa dei giorni feriali sarà preceduta dalla Liturgia delle Ore; - le Messe delle 8,30 e delle 16,30 saranno caratterizzate da una breve riflessione.

Le celebrazioni feriali e domenicali dell'Eucaristia (tranne le 10 e le 11) sono precedute dal s. Rosario.

30 - mercoledì s. ANDREA, apostolo - festa E’ fratello di s. Pietro e patrono della Chiesa di Costantinopoli, sede del Patriarcato ecu-menico delle Chiese Bizantino-Ortodosse. Per l’intercessione dei due apostoli fratelli,possano le Chiese Cattolica e Ortodossa tornare in pieno sorelle. Inizia la novena dell'Immacolata

DICEMBRE2 - giovedì primo del mese: giornata mensile parrocchiale di preghiera per le vocazioni:

dopo la Messa delle 8,30, esposizione del ss. Sacramento, fino alle ore 12,00.

4 - Domenica II di Avvento (Sett. II)“Voce di uno che grida nel deserto”. Giovanni ... (predicava): "Dopo di me viene uno che è più forte di me... Egli vi bat-tezzerà in Spirito santo e fuoco" (Mc. 1, 3.6-8).

ore 9.30 presso l'Oratorio femminile, ritiro I per i ragazzi/e di 1a mediaore 14.20 presso l'Oratorio femminile, incontro per i genitori dei ragazzi di 1a media

5 - lunedì ore 20,30 nel salone dell’Oratorio femminile, incontro per gli Animatori dei Centri di Ascolto

7 - mercoledì S. AMBROGIO, VESCOVO E PATRONO DELLA LOMBARDIA - festaore 20,30 presso il Focolare, incontro di Magistero per i catechisti

8 - giovedì II MMAMMACOLACOLA TT AA CC ONCEZIONEONCEZIONE DELLADELLA B.VB.V. M. M ARIAARIA - solennità

L’angelo disse a Maria: «Ti saluto, piena di grazia, il Signore è con te» (Lc. 1, 28)

ore 9,00: s. Messa solenneore 17,30 Vespro dell’Immacolata; segue la Messa delle 18.00

9 - venerdì s. Siro, patrono principale della Val Camonica - memoria

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11 - Domenica III di Avvento (Gaudete) (Sett. III)

«Lo Spirito del Signore Dio è su di me: mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri» (Is. 61,1).

ore 9.30: presso l’Oratorio femminile, ritiro I per i ragazzi/e di 2a mediaore 18,00 s. Ecc. mons. Francesco Beschi, vescovo ausiliare, presiede l’Eucaristia e inaugu-

ra il primo lotto dei lavori di ristrutturazione dell’Oratorio

13 - martedì s. Lucia, vergine e martire - memoriain serata incontro di preghiera mensile per i giovani presso il centro Oreb di Calino

14 - mercoledì giornata di ritiro per gli adulti, in chiesa; due le possibilità:1 – alle 14.30: momento di preghiera, proposta di riflessione, possibilità di preghiera personale eguidata, davanti all’Eucaristia solennemente esposta; benedizione conclusiva;2 – alle 20.00, per chi è impossibilitato nel pomeriggio, secondo le medesime modalità.

E’ presente il predicatore forestiero15 - giovedì s. Maria Crocifissa di Rosa, vergine bresciana - memoria16 - venerdì inizia la novena di Natale17- sabato inizia la seconda parte del tempo di Avvento (“Ferie maggiori”)

ore 20,00 liturgia penitenziale per gli adulti, con il sacramento della Riconciliazione; segue, comeda consuetudine, la celebrazione dell’Eucaristia.

18 - Domenica IV di Avvento (Sett. I)

«Lo Spirito santo scenderà su di te. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio». «Eccomi, sono laserva del Signore, avvenga di me come hai detto» (Lc. 1, 35.38)

ore 9,30 ritiro I per i ragazzi/e di 3a mediaore 15,30 presso il Focolare, 2° incontro per i genitori e i fanciulli del Gruppo “Betlemme”

19 - lunedì ore 20,30 nelle rispettive sedi, Centri di Ascolto della Parola di Dio (v. pag. 31-32)

NB: a partire da oggi, fino a sabato 24, preghiera della Novena di Natale, al mattino:ore 6,30 adolescenti e giovani, nella chiesetta dell’Oratorio femminileore 7,30 ragazzi delle medie, nella chiesetta dell’Oratorio femminileore 7, 50 fanciulli delle elementari, presso il Focolare.

20 - martedì ore 20.30 liturgia penitenziale per gli adolescenti e i giovani

22 - giovedì ore 15,00 sacramento della Riconciliazione per i ragazzi della scuola mediaore 16,15 sacramento della Riconciliazione per i fanciulli della scuola elementare

23 - venerdì a partire dalle ore 15.00, si offre la possibilità di celebrare il sacramento dellaRiconciliazione, con la presenza del sacerdote forestiero, che si protrarrà fino alla mat-tina di Natale.

24 - sabato vigilia di Natalei sacerdoti sono a disposizione per le Confessioni a partire dalle ore 8,00 fino alle12.00; dalle 15.00 alle 18,30

ore 19.00 si chiude la chiesaore 22.30: si riapre la chiesa. Sacramento della Riconciliazione fino alle 23,30

NB: la Messa delle 18.00, per oggi, è sospesa e sostituita dalla Celebrazione della Notteore 23.30: Veglia di preghiera, in preparazione all’Eucaristia della Natività

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25 - Domenica Natale del Signore, solennità (Sett. II)

Mezzanotte SANTA MESSA DELLA NATIVITA’

«L’Angelo disse ai pastori: “Non temete, ecco vi annuncio una grande gioia che sarà di tutto il popolo: oggi vi è natonella città di Davide un Salvatore, che è il Cristo Signore”» (Lc. 2, 10-11).

Le sante Messe del giorno vengono celebrate secondo l’orario festivo

«In principio era il Verbo…e il Verbo era Dio…E il Verbo si fece carne. A quanti l’hanno accolto il Signore ha dato ilpotere di diventare figli di Dio...» (Gv. 1, 1.14.12)

ore 9.00: santa Messa in Casa Albergo (non viene celebrata nel pomeriggio)ore 11.00: santa Messa solenneore 17.00: Santo Rosarioore 17.30: Vespro solenne di Natale e benedizione eucaristica; segue la s. Messa delle 18.00

26 - lunedì S. STEFANO, primo martire - festaLe sante Messe vengono celebrate con orario festivo

ore 11,00 viene anticipata la festa della Famiglia. Celebriamo l’anniversario di matrimonio ditutti gli sposi cristiani, in particolare delle coppie che celebrano il 15°, il 25°, il 50° eoltre di matrimonio

27 - martedì S. GIOVANNI, apostolo ed evangelista - festa

28 - mercoledì SANTI INNOCENTI, martiri - festa

30 - venerdì SANTA FAMIGLIA DI NAZARETH - festa

Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui (Lc. 2, 33).

31 sabato ore 18,00 s. Messa festiva di ringraziamento a fine anno - Te Deum

2005 - Gennaio1 - Domenica MM ARIAARIA SS ANTISSIMAANTISSIMA , M, M ADREADRE DIDI DD IOIO - solennità nell’Ottava di Natale

XXIX GIORNATA MONDIALE DELLA PACE (Sett. III)

Quando furono passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamatodall’Angelo prima di essere concepito nel grembo della madre (Lc. 2, 21)

Le sante Messe vengono celebrate secondo l’orario festivoore 15.00 santo rosarioore 17.30 Vespro in onore della santa Madre di Dio e benedizione eucaristicaore 18.00 santa Messa solenne

2 - lunedì ss. Basilio Magno e Gregorio Nazianzeno, vescovi, tra i grandi Padri della Chiesad’Oriente - memoria

5 - giovedì primo del mese, giornata mensile di preghiera per le vocazioni: dopo la Messa delle8.30 esposizione del ss. Sacramento; adorazione comunitaria e personale fino alle ore12.00

In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini, e la luce splende nelle tenebre. A quanti lo hano accolto, ha dato ilpotere di diventare figli di Dio (Gv. 1, 5.12)

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6 - Venerdì Epifania del Signore - solennità

«Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e doman-darono: “Dov’è il re dei Giudei che è nato?”» (Mt. 2, 1-2)

Le sante Messe vengono celebrate secondo l’orario festivo. Anniversario dell’ordi-nazione episcopale del nostro Vescovo (1981): lo ricordiamo nella preghiera.

ore 9.00 santa Messa solenne - annuncio della Pasquaore 9.40 Corteo dei Magi, a cura dei ragazzi dell’Oratorio, che introduce la Messa delle 10,00ore 14.15 momento di preghiera per fanciulli e ragazziore 15.00 incontro con Gesù Bambino da parte dei più piccoliore 17.00 santo rosarioore 17.30 Vespro solenne dell’Epifania e benedizione euc.; segue la s. Messa delle ore 18.00

8 - Domenica Battesimo del Signore - festa (Sett. I)

Gesù fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E uscendo dall’acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di luicome una colomba. Si sentì una voce dal cielo: «Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto» (Mc.1, 9-11)

ore 10.00: s. Messa con la celebrazione del Battesimoore 15.00 s. rosario, Vespro - Benedizione eucaristica

Si chiude il tempo di Natale

Inizia la prima parte del Tempo Ordinario (o “per annum”)9 - lunedì in serata, viene anticipato l’incontro di spiritualità per giovani presso il centro Oreb di Calino

10 - martedì questa sera, per 4 martedì consecutivi: corso biblico, presso il centro Oreb di Calino11 - mercoledì ore 20,30 presso il Focolare, incontro di magistero per i catechisti. 12 - giovedì anniversario dell’ordinazione episcopale di mons. Bruno Foresti, vescovo emerito: lo

ricordiamo nella preghiera.

15 - Domenica II del tempo ordinario (Sett. II)

« Giovanni, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: “Ecco l’Agnello di Dio!”. “Rabbì, dove abiti?” – “Venite evedrete”» (Gv. 1, 36.38-39)

ore 14.20 incontro per i genitori dei fanciulli del Gruppo “Nazareth” (2° anno del nuovo cammino ICFR)

16 - lunedì beato Giuseppe Tovini, sposo e padre bresciano - mem. fac.17 - martedì s. Antonio, abate - memoria

Giornata dedicata all’approfondimento e allo sviluppo del dialogo ebraico – cristiano, per sensibilizzare lecomunità cristiane a non dimenticare la “propria radice santa il popolo di Israele a cui appartengono Gesù eMaria, gli Apostoli e la prima comunità cristiana di Gerusalemme”. Tale giornata vuole essere uno stimolo arimuovere errati e secolari pregiudizi antiebraici e a rispettare e conoscere la tradizione ebraica vivente

18 - mercoledì si apre l’ottavario di preghiera per l’unità dei Cristiani.

22 - Domenica III del tempo ordinario (Sett. III)Gesù diceva: « Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo » (Mc. 1, 15)

Giornata mondiale dell’unità della Chiesaore 15.30 presso il Focolare, 3°incontro per i genitori dei fanciulli del Gruppo “Betlemme” (1°anno ICFR)

25 - mercoledì CONVERSIONE DI S. PAOLO, apostolo - festaSi conclude l’ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani

ore 20,30 presso il Focolare, incontro di magistero per i catechisti27 - venerdì s. Angela Merici, vergine bresciana - memoria28 - sabato s. Tommaso d’Aquino, sacerdote e dottore della Chiesa - memoria

E’, con s. Agostino, uno dei pensatori che ha maggiormente influenzato il pensierodella Chiesa latina o d’Occidente.

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Comunità in cammino - Diocesi

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Carissimi fratelli e sorelle in Cristo,

(...) la chiamata alla fede si realizza attraverso la pro-clamazione della parola del Vangelo e richiede l’opera dichi ha ricevuto questa missione. «E come potranno crederesenza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlaresenza uno che annunzi? E come lo annunceranno senza essereprima inviati?» (Rm 10, 14-15). Le comunità cristiane, chesono nate accogliendo la parola del Vangelo, diventano aloro volta testimoni dell’annuncio del Vangelo. Tra que-ste la comunità parrocchiale ha un significato particola-re perché rappresenta la realizzazione della Chiesa piùvicina ai luoghi nei quali si svolge la vita quotidiana dellepersone. Essa è la Chiesa che vive in mezzo alle case degliuomini, e proprio per questo può diventare segno elo-quente della vicinanza di Dio e della parola del Vangeloagli uomini e alle donne di ogni tempo.

Quando osserviamo il volto delle nostre comunitàparrocchiali non possiamo però fare a meno di vede-

re che spesso esse sperimentano in modo doloroso la dif-ficoltà a comunicare sia con i propri membri, sia conquelli che invitano a entrare nella comunità dei credenti.Esse sono vicine e allo stesso tempo si sentono lontanedai destinatari dell’annuncio.Rispetto alla parrocchia di un tempo tante cose sonocambiate: si è passati da un’appartenenza omogenea aun’appartenenza alquanto diversificata; i casi di apparte-nenze «irregolari» o «problematiche» aumentano sempredi più e chiedono nuove forme di evangelizzazione e dipastorale; i confini della parrocchia non racchiudono piùtutte le esperienze della sua gente, perché la vicendaumana si gioca oggi su più territori, non solo geograficima soprattutto antropologici.

Ènel contesto di questi mutamenti che va visto ancheil senso del rinnovamento dell’iniziazione cristiana

dei fanciulli al quale, in questi anni, la nostra diocesi sta

dedicando particolare atten-zione. L’iniziazione cristia-na, infatti, è quel cammino progressivo di inserimentonel mistero di Cristo e della Chiesa, che, normalmente,trova proprio nella parrocchia la sua realizzazione e chenon può non tener conto delle sue trasformazioni e, piùin generale, dei cambiamenti storici e religiosi.Indubbiamente la scelta di un modello rinnovato di ini-ziazione non è priva di rischi, ma le sfide difficili, chesiamo chiamati ad affrontare oggi, domandano il corag-gio di osare cammini nuovi e inediti (...).

1. Quale parrocchia per un’efficace iniziazione cristiana oggi?

La parrocchia è per definizione «Chiesa di popolo».Proprio per la sua vocazione popolare e non elitaria,

essa è segno del fatto che il Vangelo è per tutti e che pertutti vale la chiamata alla fede.Questo implica che la parrocchia, luogo di annuncio delVangelo, sia anche e prima di tutto un luogo di acco-glienza e di ascolto, dove le relazioni valgono più di tuttoe l’ospitalità è di casa: sia per chi da tempo le appartiene,sia per i nuovi arrivati, sia per quelli che, per un tempopiù o meno lungo, si sono allontanati, sia anche per colo-ro che non sono più in piena comunione con la Chiesa.Al tempo stesso, la parrocchia realizza il suo compitosolo se tutti i suoi membri, nella diversità delle vocazionie dei ministeri, danno il loro contributo all’evangelizza-zione, in un clima di comunione e corresponsabilità, chefa spazio anche a nuove forme di missione e di ministeri.Per la parrocchia si delinea oggi una duplice necessità: daun lato consolidare e motivare la fede in chi «pratica»;dall’altro comunicare con l’area sempre più ampia degliindifferenti, dei lontani e dei non-cristiani. È evidente,quindi, la necessità di una pluralità di cammini di fede,che esigono nuove forze e nuove relazioni a vari livelli perfare spazio ad una pastorale «integrata» o d’insieme (...).

SEGNI DELLA VICINANZA DI DIOIniziazione cristiana e parrocchia in un mondo che cambia«Vicino a te è la parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore: cioè la parola della fede che noi predichiamo»(Rm 10, 9)

La lettera pastorale del Vescovo per l’anno 2005-2006

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In questo contesto si colloca anche il contributo delleaggregazioni (gruppi, associazioni, movimenti, nuove

realtà ecclesiali, ecc.), che possono avere un ruolo parti-colare nella sfida ai fenomeni di scristianizzazione e nellaevangelizzazione di questo mondo che rapidamente cam-bia, purché non siano autoreferenziali o preoccupateunicamente di ampliare se stesse ma mettano il propriocarisma a servizio dell’unica Chiesa. (...) Sta «al parrocofavorirne la presenza nel tessuto comunitario, della cuicomunione è responsabile, senza appartenenze privile-giate e senza esclusioni» (Il volto missionario delle par-rocchie, 11).

2. Parrocchia e famiglia nell’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi

Come ho scritto nella letterapastorale dello scorso anno,

la famiglia cristiana «è il luogoprivilegiato dell’esperienza edella trasmissione della fede»; èil luogo dove le strette relazioni ela vicinanza tra genitori e figliassumono un insostituibilesignificato educativo, favorendola prima concreta esperienzadella vicinanza di Dio e della suaChiesa. Per questa via fin dagliinizi è avvenuta la trasmissionedella fede cristiana da una gene-razione all’altra, come testimo-nia anche San Paolo nella letteraal discepolo Timoteo: «Mi ricor-do della tua fede schietta, fedeche fu prima nella tua nonnaLoide, e poi in tua madreEunice» (2 Tm 1,5).

Il nuovo modello di iniziazionecristiana dei fanciulli fa del ruolo delle famiglie un

«punto di forza». Eppure sappiamo che proprio la fami-glia, in molti casi, costituisce oggi l’anello debole dellacatena di trasmissione della fede. Preoccupa in particola-re il moltiplicarsi delle «convivenze», dove spesso mancauna progettualità anche umana e vige una situazione digrande precarietà. D’altra parte le nostre famiglie, anchequelle più problematiche, normalmente mantengonoancora un certo rapporto con la parrocchia, se non altroperché chiedono i sacramenti per i propri figli.(...) La soluzione va cercata nell’accogliere la richiesta deisacramenti come occasione propizia per aiutare queste

famiglie a ricuperare la propria identità cristiana, attra-verso l’offerta di un cammino di fede che diventi, con-temporaneamente, la condizione e l’aiuto perché possa-no accompagnare i loro figli nell’itinerario di iniziazionecristiana.

Il diventare cristiani, tuttavia, non è un evento pura-mente familiare. Esso ha bisogno del riferimento alla

comunità ecclesiale, che, attraverso il cammino dell’ini-ziazione, genera i suoi figli e contemporaneamente rige-nera se stessa. Ebbene la parrocchia è il «luogo ordina-rio», il «grembo insostituibile», in cui questo cammino sirealizza (cfr. Il volto missionario delle parrocchie, 7).Nell’itinerario dell’iniziazione cristiana dei fanciulli biso-gna che si stabilisca, quindi, un’alleanza educativa tra lafamiglia, in qualsiasi situazione essa si trovi, e la parroc-

chia. Se da parte della parroc-chia «non è possibile accettareun’assenza dei genitori nelcammino dei figli» (Il voltomissionario delle parrocchie,9), tuttavia è anche indispen-sabile che essa offra ai genitoriuno specifico cammino di for-mazione, che permetta loro ditrasmettere ai figli il primo«alfabeto» della fede cristiana.

3. Iniziazione cristiana, par-rocchia e giorno del Signore

La comunità parrocchialetrova la sua manifestazio-

ne più chiara nell’assembleaeucaristica radunata nel gior-no del Signore. Qui essa fa l’e-sperienza continuamente rin-novata della vicinanza del suoDio. Certo non possiamonasconderci che oggi molti

cristiani non soltanto non partecipano abitualmente allamessa domenicale ma anche percepiscono la domenicacome il giorno dell’evasione. «Si direbbe - ha affermato ilPapa al recente Congresso Eucaristico di Bari - che, infondo, la gente non voglia avere Dio così vicino, così allamano, così partecipe delle sue vicende». Eppure, la celebrazione eucaristica domenicale, rappre-senta uno dei luoghi più significativi di incontro: incon-tro della Chiesa con il suo Signore che, afferma sempre ilPapa, «desidera condividere la nostra sorte fino ad imme-desimarsi con noi»; incontro dei fedeli tra di loro, chedall’unico Pane attingono la forza per formare un solo

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corpo; incontro anche con quelli che rimangono al difuori o sulla soglia della comunità cristiana, che, riunen-dosi nel giorno del Signore, offre il segno più immediatoed evidente del suo essere Chiesa.

La vita cristiana non si esaurisce però nell’andare amessa la domenica. L’eucaristia domenicale deve esse-

re «fonte e culmine (...)Questo richiede di prestare grande attenzione alladignità e alla qualità delle celebrazioni. Una celebrazioneliturgica fatta con dignità è già una forma di evangelizza-zione in atto. (...). Dobbiamo perciò domandarci conmolta schiettezza: la qualità delle celebrazioni liturgichedelle nostre parrocchie è tale da lasciar trasparire il miste-ro di Dio? diventa una forma di annuncio per chi è inricerca?

Non bisogna poi dimenticare che l’eucaristia è il cul-mine dell’iniziazione cristiana, a cui predispongono

sia il cammino di fede sia i sacramenti del battesimo edella cresima (...). Il fine della pastorale dell’iniziazioneconsiste essenzialmente nel generare dei cristiani che,come i martiri dell’antica Abitene uccisi a causa della lorofedeltà alla partecipazione all’Eucaristia, non possonovivere senza riunirsi in assemblea per celebrare l’eucari-stia domenicale.

La graduale introduzione al senso della celebrazioneeucaristica è perciò fondamentale per ogni cammino

di iniziazione cristiana. Nella celebrazione eucaristica lastoria della salvezza e il mistero di Cristo, ripercorsi nel-l’anno liturgico, sono celebrati e resi attuali nei segni; cisi sente parte di una comunità che nel diventare assem-blea si manifesta e si rende sperimentabile; si riceve laforza per ritornare a servire il Vangelo e i fratelli nella vitaquotidiana. (...). L’accesso all’eucaristia deve essere preceduto da unitinerario che renda riconoscibili, in maniera distinta,coloro che sono ancora in cammino, non perché li sivoglia escludere ma per orientarli gradualmente allapiena partecipazione.La fedeltà all’eucaristia domenicale, dopo che si è com-pletata l’iniziazione cristiana, sarà perciò un elementorilevante nella valutazione del cammino compiuto e dellasua riuscita.

4. Iniziazione cristiana, parrocchia e «cura» del territorio

La comunità cristiana è vicina e interagisce con lasocietà umana nella quale è inserita e alla quale deve

testimoniare la vicinanza di Dio. Con essa è solidale nellaricerca di forme di convivenza pacifica, che superino l’e-straneità e l’indifferenza. In essa fa sentire la sua voce a

favore dei poveri e degli ultimi, dando ragione della spe-ranza che le è stata data.La parrocchia, se da una parte dice riferimento costituti-vo alla Chiesa diocesana, dall’altra nasce e si sviluppa instretto legame con un territorio ed è grazie a tale legameche ha potuto mantenere quella vicinanza alla vita quoti-diana della gente che le è ampiamente riconosciuta. (...).

La presenza della parrocchia e la «cura» cristiana neiconfronti del territorio si esprimono anzitutto nel

tessere rapporti diretti e amichevoli con tutti i suoi abi-tanti, cristiani e non cristiani, partecipi della vita dellacomunità o ai suoi margini. «Nulla nella vita della gente,eventi lieti o tristi, deve sfuggire alla conoscenza e allapresenza discreta e attiva della parrocchia, fatta di pros-simità, condivisione, cura» (Il volto missionario delleparrocchie, 10 ....). Presenza nel territorio vuol dire anche sollecitudine versotutti i più deboli e gli ultimi, servizio dei poveri, premuraper i malati e i disabili, attenzione agli emarginati e aiminori in difficoltà. Ma è pure capacità da parte dellaparrocchia di interloquire con gli altri soggetti sociali,

per anima-re, in nomed e lVangelo, ilm o n d odella cultu-ra, dell’eco-nomia, deltempo libe-ro, dellapolitica.

Bisogna perciò fare attenzione che (...) se l’iniziazione èun’introduzione all’esistenza cristiana in tutta la sua

globalità, allora l’attenzione ai bisogni e alle domandedel territorio la riguardano da vicino. Sarà premura deicatechisti, oltre che dei presbiteri e dei genitori, educare ifanciulli a conoscere e fare propri, con spirito cristiano, iproblemi della povertà, dello sviluppo, della giustizia, delrispetto del creato e della pace tra i popoli. (...)

Conclusione

L’impegno della Iniziazione Cristiana mira precisa-mente a questo, a preparare dei fanciulli e ragazzi

testimoni credibili del Risorto (...).La Madonna, colmata dei doni dello Spirito Santo, si fac-cia interprete presso Dio, chiedendo per noi il dono dellasapienza.Brescia, 4 luglio 2005, Dedicazione della Cattedrale

+ Giulio Sanguineti, vescovo

Comunità in cammino - Diocesi

foto p. Maurizio

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1- Lo Spirito del Signore ha rinnovato per la nostraComunità la grazia della presenza dei Missionari

Oblati di Maria Immacolata. Per una settimana sono tor-nati tra noi insieme a sr. Maria Teresa delle Suore diCarità (o di Maria Bambina), a sr. Cinzia delle SuoreOperaie e ad altri collaboratori che all’occasione si rende-vano presenti, soprattutto in vista dei centri d’ascolto.Le giornate intense già sperimentate durante la MissioneParrocchiale dello scorso anno sono state rivissute peruna settimana, con partecipazione sempre intensa: si ini-ziava alle 6,30 con gli adolescenti e i giovani, si conclude-va la sera con i vari centri d’ascolto nelle prime quattrosere della settimana o con le assemblee di preghiera le

ultime due, come indicato dal programma.

Come da noi richiesto ai Missionari, il tema, avendoprossima la conclusione dell’Anno dell’Eucaristia, è statoquesto grande e stupendo sacramento.Quando lo scorso anno Giovanni Paolo IIinaugurò questo Anno da lui voluto, era incorso la Missione; ancora in compagnia deiMissionari lo abbiamo portato a termine.

Il Ritorno di Missione ci ha offerto la possi-bilità di un modo molto (più) ricco di vive-re la Settimana Mariana e di ridare avvioalla vita ordinaria della Comunità parroc-chiale.Le famiglie che hanno chiesto la visita tra-

mite l’apposito modulo sono state 270 - un numero ele-vato, a parere dei Padri - alle quali se ne sono aggiuntealtre che hanno colto l’occasione della presenza delMissionario o della Missionaria presso il vicino di casaper invitarlo/a ad un colloquio.Il gruppo guidato da p. G.Paolo, formato anche da alcu-ni dei nostri giovani, ha visitato due “annate” di giovani,realizzando quasi sempre dei buoni incontri.

Anche questa volta sono state molte le persone chehanno colto l’occasione per accostarsi al sacramentodella Riconciliazione.

Oltre ai Centri d’Ascolto consueti, ne sono stati organiz-zati due di altro tipo: quello per le coppie gio-vanissime in due sedi distinte - si tratta diun’esperienza che andrà meglio pensata e pre-parata - e quello per i genitori prossimi ad ini-ziare con i figli il nuovo Cammino diIniziazione Cristiana: anche se non v’eranostrettamente tenuti, vi hanno partecipato inbuon numero.

L’assemblea di preghiera di sabato I ottobre,incentrata su “Maria, Donna eucaristica” haconcluso questo primo Ritorno di Missione. Seil Consiglio Pastorale concorderà, altri ne

seguiranno. Una curiosità: la celebrazione non prevedevail gesto che è stato compiuto di deporre ciascuno davan-ti all’immagine di Maria una particola che sarebbe stataconsacrata in Corpo di Cristo in una delle Eucaristie delgiorno seguente: il gesto è stato pensato e attuato per la

Comunità in cammino - Cronaca Parrocchiale

Il I Ritorno di Missione(24 settembre - I ottobre)

e l’accoglienza a don Roberto

Qui e sotto: Centri d’Ascolto

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prima volta proprio a Coccaglio, partorito dalla mente dip. Natalino e prontamente accolto da p.Palmiro.

Ringraziamo il Signore per la grazia che dinuovo ci ha offerto e, con Lui, la comunitàdei Missionari che di questa grazia sonostati strumento, come pure tutti coloroche in diversi modi hanno contribuito allarealizzazione di questa esperienza, giàconosciuta e nuova al tempo stesso, perchéla Grazia di Dio è sempre nuova.

2- La celebrazione di apertura del ritornodi Missione è stata preceduta dalla sco-

pertura della lapide posta alla base delcampanile a ricordo della MissioneParrocchiale dello scorso anno ed è stataconcomitante all’accoglienza di don Roberto, effettuatasecondo un rito di elaborazione “nostrana”, giacché unacerimonia d’accoglienza per i curati non è prevista danessun rituale, mentre v’è quella per l’ingresso del parro-co.

A suo stesso dire, il Ritorno di Missione ha rappresenta-to un ottima occasione per trovarsi subito a contatto conadolescenti, giovani, ragazzi e fanciulli. Non è stato certoun inserimento all’insegna della gradualità il suo, presodal vortice dei tanti appuntamenti quotidiani di quellasettimana - senza contare il fatto che l’Oratorio (e la suaabitazione) erano ancora in cantiere - e dal contatto conun ambiente per lui del tutto nuovo, trovandosi inoltre

alle prese con il nuovo Cammino diIniziazione Cristiana e con alcuni proble-mi ad esso legati, senza contare anche lesollecitazioni provenienti da progetti dicollaborazione con il Territorio già avvia-ti a suo tempo da don Oscar.

Dopo qualche settimana, don Robertoha potuto anche prendere “possesso” del-l’abitazione destinata al Direttoredell’Oratorio. Quando tra qualchetempo il primo lotto dei lavori di ristrut-turazione sarà concluso, egli potrà realiz-

zare la sua presenza e svolgere le sue attività in modo piùregolare, senza dover attraversare cantieri fangosi. Sarà ilmomento in cui, finalmente, i nostri ragazzi potranno di

nuovo vivere illoro Oratorio ele famiglier i troverannoun Focolare dir i f e r i m e n t o ,dove donRoberto potràincontrarle.A lavori ulti-mati potremoforse dire chel’attesa non èstata vana.

d G.

Assemblea di preghiera (foto: p. Maurizio)

Preghiera del mattino per le elementari e (sotto) le medie

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Cosa dire di questo Ritorno diMissione se non che ha trac-ciato un profondo segno nellaquotidianità dei giovani diCoccaglio. Non sto parlandodelle occhiaie dovute alle leva-tacce per essere puntuali allapreghiera delle 8 meno 90,NO!!! Sto parlando di quantoGesù sia entranto un po’ più afondo nel nostro cuore, sca-vando nella vita di tutti i gior-ni per darci quella marcia inpiù, per renderci orgogliosi didire in mezzo al Mondo: “SonoCristiano e Felice di esserlo”.Per noi giovani il Ritorno diMissione è stato finalizzatoalla riscoperta dell’Eucaristiatramite la meditazione delbrano de “I Discepoli diEmmaus” (LC 24,13-35).

Nella 1° serata dei Centri d’a-scolto siamo stati portati ameditare sui sentimenti cheanimavano questi due discepo-li: avevano riposto delle spe-ranze in Gesù, speranze chehanno visto frantumarsi allasua morte. Probabilmenteoltre allo sconforto ed alladelusione erano anche impauri-ti, sia per quello che lasciavanoa Gerusalemme che per l’igno-to cui andavano incontro tor-nando ad Emmaus. Da qui èstato breve il passaggio ainostri dubbi, alle nostre paure,alle nostre speranze. Ci èstato chiesto di scrivere su unPost-it una domanda che senti-vamo pressante nel nostrocuore, quella nella cui risposta

speravamo di più. Dopo averappeso le nostre domande suuna parete siamo stati “riman-dati a casa”, forse ancora piùperplessi, perché in fin deiconti l’aver scritto quelledomande non ci aveva di certoavvicinati alla risposta, macertamente un po’ più fiduciosiperché comunque Gesù ci ama

e cammina sempre con noi,anche quando non lo ricono-sciamo.

La risposta comunque non si èfatta attendere a lungo, giànella 2° serata infatti, abbia-mo capito che Gesù ci rispon-de, eccome, solo che dobbiamosaperlo ascoltare nel modogiusto. Già perché Lui non cimanda ne SMS, ne e-mail, neé-tantomeno ci telefona, sempli-cemente ci ha già donato laSua Parola, quella Parola chepossiamo ascoltare la domeni-ca nella messa o, in qualunquemomento vogliamo, semplice-mente aprendo la Bibbia. Primadi tornare a casa ognuno di noiha ricevuto una breve frasedella Parola di Dio, con il com-pito di viverla nella giornatasuccessiva.

Il mercoledì la serata è statacaratterizzata da alcuni gesti:Innanzitutto come ai tempi diGesù ci siamo seduti in terra,con accesi solo dei lumini chesimboleggiavano i nostri cuoriuniti nell’incontrare Gesù, nelriconoscerlo, come i discepolidi Emmaus, nello spezzare ilpane. Poi ognuno di noi haspezzato il pane per gli altri.

Essere cristiani vuol direanche “essere spezzati” conDio e per Dio. Spesso chicrede viene deriso, ogni cri-stiano passa attraverso l’espe-rienza del dolore, della soffe-renza fisica e/o spirituale,ognuno di noi passa attraversosogni infranti, delusioni, spe-ranze … e, come Gesù spezza ilproprio corpo per noi, chiede anoi di “spezzarci” con e per glialtri, di condividere tra noi labellezza dell’essere comunionenon solo tra le mura dellaChiesa ma nella vita di tutti igiorni. Probabilmente ognuno di noiconosce la canzone degli 883“Il Mondo insieme a Te”, ma anessuno di noi era mai venutoin mente di ascoltarla pensan-do di dedicarla a Gesù, è statoun esperimento decisamenteinsolito ma azzeccato, tant’èvero che sembra proprio scrit-ta per Gesù, provare per cre-dere se non vi fidate… La serata si è conclusa con l’in-vito a tutti i giovani per la“Serata Alternativa” di giovedìsera.

NON SOLO LEVATACCE … ANCHE SERATE ALTERNATIVE

CENTRI D’ASCOLTO GIOVANI e ADOLESCENTI

Giovani e Adolescenti di Coccaglio

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1- C.d'Asc. n. 13Contrada Francesca

via G. Verdi, 16

via G. Marconi (numeri pari da 36), via A. Grandi (numm. dispari), via G.Verdi, via C. Battisti, Via A. Manzoni, via Francesca (numeri dispari finoal 19, pari fino al 24), viaTrento, via Trieste, via P. Gobetti, via A. DeGasperi

2- C.d'Asc. n. 14Madonnella I

via Francesca, 44

via Francesca (numeri pari dal 26, dispari dal 21), viale Caduti del Lavoro, via Madonnella, viale Lavoro e Industria

Diaconia SAN PIETRSAN PIETROO

Diaconia SAN FLORIANOSAN FLORIANO

I CENTRI D’ASCOLTO

Il cammino continua

Nel momento in cui scriviamo, dopo la spinta offertaci dai Missionari, i Centri d’Ascolto hanno ripreso il loro cammino;il 21 ha luogo l’incontro di novembre, secondo la risistemazione che si è resa utile, anche in base alla effettiva frequenzariscontrata lo scorso anno. Presentiamo qui le diaconie dove si sono introdotte delle varianti; le altre permangono suddi-vise nei Centri d’Ascolto già presentati sul numero di settembre. Al fine di renderle più facilmente visibili, le varianti sonoevidenziate con il corsivo.

Si ricorda che nella diaconia S. Giovanni Battista il Centro d’Ascolto che aveva luogo nella casa albergo è satospostato presso la sede dell’Associazione Pensionati, entrando dalla porticina di fronte al parcheggio.

1- C.d'Asc. n. 7Villaggio S. Pietro

via Italia, 18

via S. Pietro (esclusi numeri dispari dal 67 e il n. 46), via F.lli Kennedy, viaItalia, via C. Guzzi, via Don G. Minzoni, via Giovanni XXIII

2- C.d'Asc. n. 8Parco S. Pietro

via Don L. Milani, 98

via Paolo VI, via don L. Milani, via A. Lunardi, via XXV Aprile (numeri dispa-ri fino a 11), p.za A. Moro

3- C.d'Asc. n. 9Sotto Monte

via Dosso, 1 (cascina Rossi)

via P.e C.Mazzocchi + traverse, via Buscarino (esclusi num. pari fino al26), via A. Rubagotti, via F. Cossandi, via C. Esposito, via Dosso

Come si può vedere continuando alla pagina successiva, è stato abolito il Centro d’Ascolto che aveva sede in viaFiumicello. Coloro che vi facevano riferimento sono invitati a recarsi presso il Centro di via Campo Sportivo (n. 15) o quel-lo di via Viassola (n. 16)

E’ stato abolito il Centro d’Ascolto che aveva sede in p.za Aldo moro. Coloro che vi facevano riferimento sono invitati arecarsi presso il Centro di via Italia (n. 7) o quello di via Don Milani (n. 8), oppure a quello di via Marcolini (n. 12), nellaDiaconia S. Paolo

Comunità in cammino - Vita parrocchiale

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Diaconia SAN GIASAN GIACINTOCINTO

3- C.d'Asc. n. 15Madonnella II

via Campo Sportivo, 11

via Palazzolo (numeri dispari dal 27) e traverse, via Campo sportivo, via Cagino, via Ingussano

4- C.d'Asc. n. 16Fiumicello

via Viassola, 35via Viassola e traverse, via Fiumicello, via Per Chiari (numeri pari)

Ora sedetevi e aggrappateviforte alla sedia, perché laVostra idea di serata alterna-tiva sta per essere sconvolta. Quando si parla di serataalternativa tra ragazzi èinfatti consuetudine riferirsiad un uscita in quella partico-lare birreria, in quella disco-teca super, nel nuovo centrocommerciale, ecc.ecc… bene!!!Ma … se queste cose le fannotutti, come può essere unaserata alternativa? Che alter-nativa sarà mai essere e farecome tutti gli altri? E quiPadre Oblato ci cova, infattila nostra serata alternativa èstata caratterizzata da un’ora

circa di “libera” adorazioneEucaristica …

Già, LIBERA!!! - Libera … perché senza limitiné massimi né minimi di tempo;- Libera … perché senza obbli-go di stare composti (poteva-mo stare seduti nei banchi, inpiedi, in ginocchio, seduti sultappeto);- Libera … perché l’unica con-dizione era guardare Gesù elasciarsi guardare da Lui “pre-sente in quel piccolo panebianco per noi”.Ad ognuno è stata data poi lapossibilità di accostarsi alsacramento della riconcilia-

zione, che, come spesso PadreGiampaolo ha ripetuto, in que-sti casi è più una lunga “chiac-chierata”, che pur nella suasemplicità esprime fino infondo l’amore di Dio verso dinoi.

Ora è inciso a chiare letterenel nostro cuore che DIO CIAMA sempre e comunque,spronandoci ad essere noistessi senza paura e ad amaregli altri senza riserve.Un GRAZIE caloroso ai mis-sionari che a suon di balli,canti e serate alternativehanno reso questo 1° Ritornodi mMissione indimenticabile.

prosegue da pag. 31

Comunità in cammino - Vita parrocchiale

1- C.d'Asc. n. 19Maniero

via D. A. Dossena, 11

via Castrezzato (numeri dispari da 1 a 21, numeri pari da 2 a 42), via DonLuigi Sturzo, via Don A. Dossena, via F. Fellini (numeri dispari), viaNovaglio, via 1° Maggio, via G. Miglioli

3- C.d'Asc. n. 20Santella - Caselle

via D. G. Vender, 61

via Castrezzato (numeri dispari dal 23), via Don G. Vender, via E.Margheriti, via della Santella, via Caselle

E’ stato abolito il Centro d’Ascolto che aveva sede invia Castrezzato 17. Coloro che vi facevano riferimento sono invitati arecarsi presso il Centro di via D.Dossena-D.Sturzo (n. 19) o quello di via Don Vender (n. 20).Si ricorda che nella diaconia S. Maurizio il Centro d’Ascolto che aveva luogo in via La Malfa è sato spostato invia Sorelle Vigorelli.

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Comunità in cammino - Vita parrocchiale

Caro Don Bruno,non posso scordare quella domenicamattina, quando, finita la Messa delleore 10,00, passai a salutarti primadella tua partenza per Urago Mella.Avevo un nodo alla gola, ti salutai rin-graziandoti di tutto, ma senza avere laforza di dirti per che cosa ti volevo rin-graziare, ma adesso, che non sei più tranoi fisicamente,però sono sicura che seipresente più di prima, lo voglio fare.

Grazie per avere fatto vivere ai nostriragazzi esperienze meravigliose con ituoi fantastici ed animati Grest, per legite organizzate anche per noi mammesoprattutto in montagna - ricordo che,quando ti si chiedeva quanto tempo ci si avremmo impiegatoper arrivare a destinazione camminando su quei sentieri tor-tuosi, tu rispondevi “30 minuti, che volete che sia!” ed i tuoi 30minuti erano circa due orette.Grazie per i campi estivi organizzati in modo che i ragazzi svol-gessero i propri ruoli e imparassero a stare insieme fraterna-mente.Che dire della giornata passata in compagnia dei genitori, lacelebrazione della santa Messa tra le montagne: tu riuscivi acoinvolgere tutti con i tuoi canti ed i tuoi gesti.Poi c’era la camminata in compagnia tra ragazzi e genitori;alcuni papà, grazie a te, hanno imparato ad amare la monta-gna e tutt’ora, tutte le estati, ritornano su quelle montagne cheproprio tu hai insegnato ad amare e non possono fare a menodi rivivere quei momenti meravigliosi trascorsi in tua compa-gnia.

Un grazie da parte di noi donne delle pulizie; tu ci avevi conse-gnato il diploma di onorificenza “SCOPINE di DIO” contanto di dedica, ringraziandoci per il nostro contributo svoltonell’ambito dell’oratorio.Ricordo che ogni lunedì pomeriggio, quando noi ci trovavamoper iniziare le pulizie, tu scendevi da casa tua per raggiungercial bar per prendere un caffé in nostra compagnia e scambiarequalche chiacchiera, poi ritornavi prima di andare in Chiesaper celebrare la Messa, a salutarci e ringraziarci.Grazie per essere sempre stato preciso ed attento con noi baristidella domenica: tu ti preoccupavi che tutto andasse sempre

bene e non mancasse nulla.

Grazie, caro don Bruno, per averci donatosempre un sorriso, una parola buona, unabattuta e per essere sempre stato disponibileper tutto e per tutti.Ora ti saluto e ti prego: veglia sempre su chiti ha voluto e ti vorrà sempre bene e non tiscorderà mai.

Una collaboratrice dell’Oratorio

Era il 19 agosto, una giornata afosa, ilsole era gia sulla via del tramontato,quando in Coccaglio, si odono uno stra-no suono di campane che annuncianola morte di un sacerdote: in quel

momento squilla il telefono e di là una voce ci comunicache il nostro don Bruno, in seguito ad un incidente stra-dale, ci ha lasciato per raggiungere la Casa del Padre a soli37 anni…Si era iscritto all’AVIS di Coccaglio nel 1995, sempre pun-tuale, com’era nel suo carattere, si recava al centro trasfu-sionale di Chiari per la sua donazione periodica. Anche dopo il suo trasferimento voluto dal Vescovo nellacomunità di Urago Mella, aveva continuato a donare ilsangue rimanendo iscritto nella nostra sezione.Aveva fatto ben 24 donazioni...chissà quanti sorrisi hairiacceso….Non dimenticheremo il suo carattere così esuberantesempre pronto a donare un sorriso a chi incontrava sulsuo cammino. Ora, che Sei su di noi, ispira sempre più giovani a donareun po’ del loro sangue per chi è nella sofferenza. Siamo vicini al dolore della mamma, del fratello e dellasorella e a quanti lo hanno amato.Ciao Don, nei nostri cuori, ci sarà sempre un posto spe-ciale per Te.

Gli amici dell’AVIS di Coccaglio

Non tutti sanno che Don Bruno periodicamente si reca-va all’Ospedale di Chiari per donare il suo sangue conquell’amore che come dice San Paolo non si vanta, non sigonfia, non cerca il suo interesse.

RICORDI DI DON BRUNO

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della vita ma anche in termini diaumento dei tumori e delle malattierespiratorie.

4) La necessità di pagare i debiti richiedeanche l’uso intensivo di pesticidi efertilizzanti per aumentare le produzioniagricole. Si tratta di pesticidi altamentetossici, che avvelenano le persone cheli usano fino ad ammazzarle. Maavvelenano anche noi, destinatari diquei prodotti.

5) L’invasione delle droghe: il conta-dino del paese impoverito cerca di col-tivare ciò che gli rende di più. Se ilmercato offre uno per il grano e cin-que per la coca, la scelta è quasi obbli-gata. Così ci ritroviamo invasi dasostanze stupefacenti.

6) Il debito nei paesi poveri provocainoltre un forte aumento dei flussimigratori. Le multinazionali di oggi sostituisconole compagnie commerciali colonialidi una volta, ma l’obiettivo resta lostesso, quello cioè di sfruttare al massimola terra e la gente per realizzare il credoa cui si è inginocchiato tutto il sistemaeconomico imperante: il profitto. Costiquel che costi.

Che cosa possiamo fare?- Coscientizziamoci: leggiamo la mirabilePopulorum Progressio del nostro Paolo VIe la Sollicitudo rei socialis, cap. 3°, diGiovanni Paolo II. È facile procurarselenelle librerie cattoliche del centro città.

- Alcune possibili proposte. Ci si potrebbechiedere, per alcune, che cosa c’entrinocol nostro discorso. Pensaci e t’accorgeraiche, in qualche modo, c’entrano.

* Adotta una famiglia che si trovain quel Sud del mondo che affonda peril nostro spreco, anche a distanza, o unbimbo che non ha famiglia. Un progettodi sviluppo fatto da chi offra garanzie.

* Condividi cominciando daituoi vicini, perché quest’atteggiamen-to non si improvvisa. Metti a disposi-zione locali inutilizzati: quanta fatica(praticamente, impossibilità) a trovarealloggio anche per onesti lavoratori chevengono da fuori!

* Compra bene: leggi le etichet-te delle cose che comperi, per sapere dadove vengono, come sono stati ottenu-te e da chi sono commercializzati. Par-tecipa alle campagne di boicottaggio epressione rivolte a società che violanosistematicamente i diritti dei lavorato-ri, in particolare donne e bambini, eoffendono l’ambiente (se ne avremo la

possibilità, torneremo su questo). Favo-risci, per quanto possibile, i prodotti dichi cerca di non inquinare e rispettal’ambiente. Fruisci del Commercio Equoe Solidale.

* Riduci i consumi e rispetta l’am-biente: impara a non lasciarti condizio-nare troppo dalla pubblicità: va a farela spesa con a lista delle cose necessa-rie, per non cedere agli allettamenti delleofferte di cose che non ti servono. Nonusare l’automobile per percorrere i tre-cento metri che ti separano dalla scuo-la, dalla chiesa, dalla fabbrica, dall’uffi-cio, dall’abitazione della persona a cuivuoi fare visita: muoviti il più possibi-le a piedi o in bicicletta e fruisci quan-to più puoi dei mezzi pubblici. Non spre-care l’acqua. Se ne hai la possibilità, attuala raccolta differenziata dei rifiuti. Usai detersivi meno inquinanti.

* Fai festa : lo Spirito della Pen-tecoste, dono del Risorto, che fa nuovaogni cosa, ti invita a guardarti dentro eattorno e a scoprire il Bello, per amar-lo e rispettarlo. Fermati e contemplavolti, cielo, mare, monti, piante e ani-mali. Insegna a gustarli anche ai bam-bini. Pianta alberi e fiori. Divertiti rispet-tando i ritmi del tuo corpo e del tuocuore, del giorno e della notte. Non spin-gere sempre oltre l’oggetto dei tuoi desi-deri, accetta i limiti tuoi e degli altri.

Arrivava puntualmente con la moto che era la sua pas-sione forse per la sensazione di libertà che ti da l’aria cheti sfiora il viso, lui, così alto doveva quasi chinarsi perentrare dalla porta e regalarci quel sorriso che rimarràdentro ognuno di noi per sempre.

Anche se trasferito ad Urago Mella era rimasto l’Ospedaledi Chiari il suo riferimento per le donazioni, forse perchéogni volta gli veniva chiesto un supplemento di preghie-ra per i donatori, per gli ammalati, e per noi operatori,...forse perché passando per Coccaglio poteva rivedere quelsagrato sul quale tante volte aveva sostato,... forse perché,poteva rivedere quei coccagliesi che, come lui, sannodonare parte di sé agli altri...Sfoglio la sua cartella, riguardo la sua fotografia, quegli

occhi neri, limpidi e profondi, penso a tutte le personeche hanno dentro di se un pò della vita che ha donatocon il suo sangue, a tutti i grazie che non ha ricevuto, aciò che Dio ha in serbo per tutti noi con disegni che quasimai comprendiamo e che solo la fede ci aiuta ad accetta-re.

Quando ogni mattina apro la porta del CentroTrasfusionale so che ad aspettarmi c’è anche Don Brunoinsieme a tutti quei donatori che vivono nel nostro ricor-do e nella memoria del nostro cuore e quando l’aria miaccarezza il viso è perché una preghiera viene sussurratapiano, lassù dove anch’io sto andando sempre più vicino.

Dottoressa Mariangela Bertoliresponsabile del C.T. di Chiari

prosegue da pag. 13

Comunità in cammino - Vita parrocchiale

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L’ingresso di don Oscarparroco a Vezza d’Oglio (9 ottobre)

A don Oscar e alla sua nuova Comunità augu-riamo buon cammino insieme. La festosaaccoglienza che gli è stata preparata ci fa certiche don Oscar a Vezza si troverà bene, comesappiamo che i Vezzesi sapranno presto voler-gli bene. Salutiamo con lui anche i suoi geni-tori. Don Oscar, ricordati di noi e del tuoOratorio, la cui ristrutturazione hai seguito davicino. Buon ministero parrocchiale.

Comunità in cammino - Cronaca Parrocchiale

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Comunità in cammino

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Eucaristia, Mistero d’AmoreMemoriale del Sacrificio -3° Parte-

a cura di don Francesco

L’Eucaristia ha un doppio aspetto: di sacrificio e diSacramento di sacrificio che rinnova il mistero del

Golgota. Gesù è morto in croce per la nostra salvezza etorna ad essere presente grazie all’Eucaristia. Ancheognuno di noi è chiamato a vivere in Cristo in quantopartecipiamo a questo sacrificio e ci rendiamo partecipidei suoi sentimenti e riceviamo la grazia necessaria per lanostra anima. Ora esaminiamo brevemente gli effetti diquesto mistero che abbraccia sia il Sacrificio che ilSacramento. L’Eucaristia è mistero d’amore, mistero diunione e mistero di trasformazione.Ricordate le parole che l’evangelista Luca proclama quan-do si inizia il banchetto eucaristico nell’Ultima Cena? “hodesiderato tanto mangiare questa Pasqua con voi primadi patire” Lc 22,15 E quelle dell’evangelista Giovanni? ”Dopo aver amato i suoi che erano nel mondo li amò sinoalla fine” Gv 13,1

L’Eucaristia è mistero d’Amore! Se noi tutti riuscissi-mo a far penetrare in noi questi due termini: l’infinità

di Dio e la nullità della creatura umana saremmo più vici-ni al mistero dell’Eucaristia che è dono umile e indispen-sabile per essere cristiani!Se cercassimo di desiderarli più intensamente vedremmol’eccessiva carità di questo dono: Dio che si offre fino adimmolarsi per noi, a farci partecipi di questa immolazio-ne attraverso l’Eucaristia. Ancora se noi riuscissimo adavvicinare questi termini di infinito e finito e compren-dessimo come l’infinito amore di Dio per noi ha svuota-to, come dice san Paolo, se stesso per amore nostro, capi-remmo quale dono d’amore sia l’Eucaristia. Non c’èmistero più grande che possa suscitare l’amore nostrocome il mistero dolcissimo dell’Eucaristia.Nel momento in cui il Verbo eterno si è incarnato, hanascosto la sua divinità sulla croce, è apparso come unessere impotente, ma ancora creatura umana, “in crucelatebat sola deitas” – sulla croce era nascosta la divinità- “athic latet simul et humanitas”- ma qui scompare, nascostaanche l’umanità-.Questo perché? Per amore nostro. È l’amore infinito diDio per noi che lo porta ad annientarsi nel breve cerchiodi un pane.

Ma contemporaneamente è mistero di unione e per-ché Gesù ha scelto il pane? Poteva scegliere qualco-

sa di più difficile, di più raro, di più prezioso. No, ha scel-

to il pane perché il pane è messo in unione. Perché il paneè ciò che ci unisce. Perché il pane lo mangiamo ogni gior-no. Perché il pane diventa una sola cosa con noi. Perché ilpane è il risultato della frantumazione di tanti semi difrumento che diventano un’unica essenza. Perché il paneè l’alimento più a portata di mano, l’alimento che menocosta, poiché anche al povero non viene negato un tozzodi pane.

Il pane è l’eredità che Cristo ci ha dato da trasmettere atutti:”prendete e mangiate, questo è il mio corpo”.

Grazie al pane, Gesù rinnova la sua presenza in mezzo anoi e non ci lascia mai soli.Ancora Gesù afferma:”Io sarò sempre con voi sino allafine del mondo” era necessario che fosse una realtà acces-sibile la sua presenza fra noi. Il pane è il mezzo miglioreper rinnovare questa presenza di Cristo nella sua Chiesae nei nostro cuori.È sacramento di unione poiché ci rende fratelli e nellostesso tempo figli dello stesso padre. In Gesù siamo fra-telli ed amici, figli e compagni. L’Eucaristia ha questogrande compito: di unione, di amore e di carità.

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Comunità in cammino

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C’è una difficile sfida che impegna i genitori e glieducatori del nostro tempo: affrontare nel modogiusto le problematiche delle giovani generazioni,

specie se in età adolescenziale, cercando di capire e dirispondere con fermezza e chiarezza al loro disorientamentoed alla loro ostilità. Infatti i nostri figli stanno attraversandofasi dell’età evolutiva quanto mai delicate e disagevoli, acausa di vari comportamenti a rischio che essi assumonoe che il più delle volte li conducono allo smarrimento,all’angoscia, al disorientamento perfino all’annullamentodell’esistenza se non intervengono il padre e la madre,l’insegnante, il gruppo dei compagni di scuola o altri chepossono interagire con loro nell’ambito familiare, scolastico,sociale con una comunicazione, un dialogo, un’attivitàcostruttiva, un tempo libero soddisfacente.Non deve succedere che vi siano manifestazioni di ribellionee di violenza, che vengano rifiutati i valori sociali, che sivada verso forme di delinquenza adolescenziale, checonducono a fenomeni di sfida verso gli adulti e la societàfino a rifiutare i valori più condivisi per il bene comune.

Purtroppo assistiamo ad episodi negativi ed autolesionisti,a situazioni di devianza che compromettono l’esterioritàe l’interiorità di tanti soggetti che si affidano a svariati

comportamenti che li conducono al disinteresse, all’indifferenza,alla non partecipazione emotiva, allo stordimento, allosvuotamento della personalità.Eppure i giovani cercano di ritrovare un senso e un significatoper la propria esistenza, ma sono dibattuti fra l’impossibilitàdi trovare un confine interiore ed esteriore: non riesconoa dare al conflitto un carattere per il cambiamento dellasocietà e della famiglia.

Scrivono Loredana Petrone e Mario Troiano che “L’unicovivere, l’unico affermare, l’unico essere se stessicoincide con lo –sballo- “. Ecco il perché della

discoteca, dove possono essere se stessi, come attori eprotagonisti, per una notte, magari con la complicitàdell’alcool e di qualche pasticca di droga!

E’ importante poter trasgredire, poter esagerare, in compagnia,in mezzo alle luci, ai suoni, all’eccitazione.Che strana società, la nostra, in cui aumentano lo stress,la noia, il vuoto da una parte, il consumismo, la gratificazionedall’altra! Sono estremi che conducono al fallimento inveceche alla ricerca di evoluzione della personalità.

Se poi consideriamo l’aumento dei disturbi alimentari(anoressia, bulimia), che accrescono crisi e difficoltàdi relazione, rifiuti e sensi di colpa, delusioni e rinunce,

ci accorgiamo che è in atto, più o meno inconsapevolmente,una sfida alla vita e alla morte.Pertanto bisogna osservare con attenzione e cercare diinterpretare le situazioni di devianza, di delinquenza,cercando di rafforzare lo spazio dell’identità, dei valorisociali, attribuendo un significato al vissuto facendo sì chei figli vivano con persone che non hanno comportamentiambigui, che esprimano sentimenti positivi, che cerchinoil benessere esistenziale attraverso il rafforzamento dellastima di sé, dei valori morali significativi, della fiducia edel contenimento delle emozioni, della chiarezza e dellacomprensione per le azioni e le pulsioni che li distinguono.

Questo possiamo e dobbiamo farloquotidianamente, in famiglia, nelle scuole pergenitori, nel rapporto fra genitori e figli, fra

insegnanti e allievi, perché è in atto una contesa in cuinon ci sono né vinti né vincitori.I giovani ci chiedono dei segnali evidenti per cominciaread imboccare la strada giusta che li conduca verso la maturità“senza se e senza ma”, recuperando quel carico emozionale,relazionale, strumentale necessario per esprimere capacitàed esperienze forti, avendo a disposizione il senso del limitee avendo maturato il giusto senso di responsabilità.

L’Associazione A.ge. di Coccaglio, augura Pace e BuoneFeste a tutte le Famiglie.

Associazione Famiglie A.ge.

FAMIGLIAassociazione genitori Coccaglio

age®

IL DISAGIO GIOVANILE: una sfida (tratto da Age Stampa)

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Comunità in cammino

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++++ BBBB IIII MMMM BBBB IIII ++++ FFFF UUUU TTTT UUUU RRRROOOOESPERIENZA DI UNESPERIENZA DI UNA FA FAMIGLIA AMIGLIA

TRA FTRA FAMIGLIEAMIGLIE

Dopo il lungo ed impegnativo viaggiodei giorni scorsi a Roma, con

l’ASSOCIAZIONENAZIONALE FAMIGLIE NUME-ROSE, siamo qui a raccontarci imomenti ,le emozioni , che abbiamovissuto e sentiamo forte il desideriodi comunicarle anche alla nostracomunità.E’ stata una grande occasione perchéabbiamo potuto conoscere e condivi-dere con altre famiglie numerosecome la nostra ( che è tra le menonumerose ), la gioia, le fatiche, le spe-ranze, e la soddisfazione di aver dettosì alla vita senza porsi tanti se e tantima, sperimentando come in tutte lefamiglie che abbiamo incontrato cifosse una grande fiducia nellaProvvidenza, nell’accogliere sempre ecomunque i figli donatici, conside-rando la famiglia come ricchezza.

Sono stati 2 giorni intensi; un viaggiolungo caratterizzato dal gioioso

vociare dei nostri bambini che facevanoamicizia con spontaneità, abituati al

confronto in famiglia dalla presenzadi molti fratelli e sorelle.

Durante l’assemblea tenutasi nelpomeriggio del 1 novembre S.E.

Mons. Francesco Beschi (che ci avevaaccolti al nostro arrivo stringendoci lamano) ha ricordato come le famiglie,”queste famiglie in particolarerappresentano la risposta chiara alladomanda di speranza del nostromondo“, sottolineando come ”nonvada sottovalutato l’appoggioconcreto che la famiglia sa dare neimomenti più difficili“.

Altro intervento significativo è statoquello della presidente del forum

delle associazioni delle famiglie, Santolini,che a voce alta ha più volte ribaditoche è ora di piantarla di far sentire lafamiglia come un problema sociale,ma ha urlato che “la famiglia è unarisorsa non un problema”. A questopunto l’ applauso è stato lungo edintenso, perché spesso (confrontandoci)abbiamo constatato che la società ci

percepisce come pazzi che hanno fattouna scelta che ora vogliono fare pesarea tutti. Non è cosi, ciò che chiediamoè però di essere considerati con equità,perché i figli, come recita il titolo, sonoil futuro del mondo.

Dopo gli interventi delle autorità,tra cui anche il sindaco di Brescia

Paolo Corsini, è stata presentata larelazione finale del presidente a finemandato come da statuto; Mario Sberna( bresciano ) al quale va tutta la nostrariconoscenza per l’impegno con il qualeha portato a compimento il sogno ditutti noi.Per unanime acclamazione è statoriconfermato presidente per i prossi-mi 3 anni .Riportiamo alcuni passidella relazione: è più eloquente esignificativa di qualsiasi commentoin quanto riporta fedelmente il senti-re delle oltre 1000 famiglie associate.Dice Mario, dopo un serie di consi-derazioni e domande di caratterepolitico/ tariffario “…perché quandodiciamo queste cose (proposte perfacilitazioni sociali, bonus fiscali) achi di dovere, non sì capisce che neva del futuro del Paese? Perché gliocchi che ci guardano, annoiati, sonotanto simili a quelli della triglia delbanco pesce del supermercato vicinoa casa? quando va bene. Perché quan-do va male, ci sentiamo dire chesiamo degli incoscienti, che nessunoci ha obbligato a fare figli, che inostri figli sono un peso per lasocietà, che siamo già in troppi in

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Comunità in cammino

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Italia. Fino alla volgarità: che lenostre mogli sono sempre in calore.La ritenete un frase troppo forte ? Perchi legge e non ha famiglia numerosaforse sì, ma per noi mamme e papà -che la ascoltiamo umiliati e impo-tenti ogni giorno, che abbiamo impa-rato a trattenere le lacrime di frontealle offese - spiacente ,No: ha solo lacrudezza del doverci fare i conti ognigiorno , con questa frase. Perché vol-gare, da vulgaris, significa semplice-mente: diffuso.”

E poi continua: “A te voglio diregrazie, famiglia numerosa, anche

a nome della Chiesa perché , anche semagari non credi , hai fatto tue “ le gioiee le speranze, le tristezze e le angosce degliuomini d’oggi, dei poveri soprattutto e ditutti coloro che soffrono”. Hai fatto tuocioè l’invito che apre uno dei più splendididocumenti mai composti,la Gaudiun et Spes, guidasicura per l’impegno deilaici d’oggi che ricercanosolidarietà e convivenza, pace e amore, verità egiustizia, equità econdivisione. A te, chericevi da sempre il sorrisomisericordioso di Dio -come noto Padre difamiglia molto, moltonumerosa - oggi vadaanche il nostro sorrisodi gratitudine per averaccettato di condividerequesta nuova avventura.”

Ed inoltre “la famiglia numerosa ,chissà perché, contagia. Forse pro-prio per impedire il contagio cihanno fatto diventare merce rara nelpaese, quasi estinta, senza nemmenole protezioni assicurate ai panda.Perché, è vero , la nostra gioia nella

sobrietà può essere pericolosa perchi ha ben altra visione della vita edella societàAbbiamo solo una grande passione:cambiare , da subito, la cultura dimorte e di fastidio nei confrontidella famiglia che attanaglia questopaese , per trasformarla in cultura di“ sì alla vita, sì al futuro”. E la cambieremo…..

Anche se l’assemblea prevedeva altrimomenti , abbiamo tutti insieme,

deciso di interrompere per potercidedicare ai nostri figli che ormaiscalpitavano perché stanchi.Grande cena, Messa con mons.Beschie tutti a nanna……Il giorno seguente alle 06 del matti-no, ancora assonnati ,dopo la cola-zione, tutti insieme scortati dallapolizia municipale , sui 27 pullman ,ci siamo recati in p.zza San Pietro ,

per il momento principale del nostroviaggio: l’incontro con Sua Santita’Benedetto XVI.

Sull’immensa piazza primeggiavanoi tanti cappellini e foulard bianchi,

con il logo dell’associazione.

Ad accompagnarci all’udienza c’eraanche il Vescovo di Brescia, S.E.Giulio Sanguineti.Durante l’udienza il Papa ha sottoli-neato parlando della famiglia: “Lavostra gradita presenza mi offrel’opportunità di richiamare la cen-tralità della famiglia, cellula fon-damentale della società e luogoprimario di accoglienza e di servi-zio alla vita. Nell’odierno contestosociale, i nuclei famigliari contanti figli costituiscono una testi-monianza di fede, di coraggio e diottimismo perché senza figli nonc’è futuro”.

Aqueste parole , tutti noi, commossi,abbiamo ringraziato il Papa

sventolando, per l’ennesima volta , ifazzoletti , urlando il nostro sinceroGRAZIE.

Le giornate si sono concluse con ilpranzo tuttiinsieme; è statov e r a m e n t emolto bello ,abbiamo neinostri cuori ilricordo di tantepersone specia-li che ci hannoarricchito , conle quali abbia-mo creato unabella amicizia. Inostri figli cihanno raccon-tato la lorogioia nell’aver

conosciuto amici che come loro con-dividono la sobrietà materiale ,e laricchezza del semplice stare insieme.

FEDERICO MIRIAM MATTEO DANIELE MARIAGIANNA CHIARA

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Comunità in cammino

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In questa estate climaticamente instabile, la cronacaha registrato nuovi casi di violenza consumati in

famiglia. Abbiamo letto di neonati buttati nei cassonetti;di genitori che uccidono i figli e di figli che uccidono igenitori, di mariti che uccidono le mogli, di nipoti cheuccidono nonni e zii, attestando che la cultura dellamorte e il rifiuto della vita è entrata nella famiglia e haintaccato anche i rapporti più intimi e sacri.

In alcuni casi sono visibili le tragiche conseguenze dipovertà materiale o morale, di ignoranza delle leggi, disolitudine e insicurezza del domani. Quando questecondizioni di indigenza sono alla base degli atti con-tro la vita indifesa, si può ravvisare anche la responsa-bilità di tutta una società insensibile e cieca di fronteai bisogni delle persone. Ma la stessa società, che par-torisce negatività di ogni sorta, è capace di solidarietà,giustizia, amore; alzando la voce in difesa degli indife-si; chiedendo una equa distribuzione dei beni, aiuto aipaesi poveri, attenzione ai problemi derivanti dallanon giustizia.

Per non restare imprigionati dall’orrore e dal raccapricciodi fronte a certi fatti, occorre mettersi “in cammino”,

partire alla ricerca del bene al di là delle spiegazioni, deiragionamenti, senza voler trovare delle giustificazioni.È un mondo difficile quello nel quale viviamo. I confronti,le incertezze del domani mettono in discussione lefamiglie di oggi. Ma se vogliamo continuare a crederenella vita, davanti a noi si apre un cammino di ricercada compiere proprio a partire dalla famiglia, per trovarein noi stessi e negli altri aspetti capaci di darci fiducia.

Lfiducia promuove la vita; nasce dell’esperienza dellacomunione e della solidarietà; dal sapere di non

essere soli, di poter contare sull’altro. La solidarietà èuna virtù naturale che viene dalla comune appartenenzaal genere umano. Il cristiano è chiamato a viverla conuna “marcia” in più, giacché il destinatario del suointervento solidale è lo stesso Signore Cristo Gesù,

nascosto sotto il volto sofferente del fratello. Laconsapevolezza di questa verità — realtà determina inmodo concreto il rapporto con gli altri, e si esprimenella sollecitudine ad aiutarli, come possibile, nelle lorodifficoltà; ma anche svolgendo un’azione discreta ecostante di sensibilizzazione ai problemi umanitari edi attenzione ai casi di necessità presenti nell’ambientein cui viviamo, come esercizio di fraternità che diventistile di reciproco rapporto, avendo ben chiaro che lamedicina dell’amore fraterno e della misericordia èl’unica via che porta alla vita

Ivescovi nel messaggio in occasione della XXVII giornatanazionale per la vita hanno scritto che “la vita è un

intreccio di relazioni e le relazioni richiedono che ci sipossa fidare gli uni degli altri”…e ancora: “la via maestraper vincere la cultura dell’individualismo, consiste nelfare compagnia alle madri in difficoltà, aiutandole acapire che gli altri esistono, ti aiutano, non ti lascianosola e portando assieme a te il tuo peso, lo rendonosopportabile, fino a farti scoprire che non di un pesosi tratta, ma della gioia più grande”.

“Fidarsi della vita”, così era intitolata la giornata, èun’esortazione vincente, che può trovare attuazionenella famiglia, la cui azione può essere al contempoun servizio e una vera missione per la promozionedella persona umana e per la difesa della sua dignità.La famiglia infatti svolge il servizio insigne dellacarità, della tenerezza, della compassione, e della soli-darietà, facendo così l’uomo signore della vita.

Visti i pericoli e le minacce a cui la vita umana èsottoposta costantemente, soprattutto nelle sue

fasi iniziale e finale, sembra necessario ritagliare spazidi riflessione, al fine di ricordare l’impegno di ognicristiano e uomo/donna di buona volontà ad accogliere— difendere — promuovere ogni vita umana, soprattuttose debole ed indifesa.

Riflessioni a partire dalla cronacaOBIETTIVO VITA

di Stefano Pedalino

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Comunità in cammino

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Per far rinascere la speranza nella vita, come pure perridare forza alle famiglie, che devono trovare al loro

interno le energie necessarie per raccogliere la sfida eproiettarsi verso il futuro, può essere di aiuto meditarequanto il vescovo Giulio ha detto riguardo alla famiglia,“dono di bene per la società,….. luogo dove l’amore èdovuto e il prendersi cura supera le logiche della necessitàe dello scambio”.

“La realtà della famiglia non appartiene solo all’ordinetrascendente della fede ma a quello immanente dell’esperienza

umana, che nella fede trova certamente il suo coronamento[…] L’amore, nella sua dimensione familiare, è quello chericonosce che è bene per l’uomo riconoscere la sua donna ed èbene per la donna riconoscere il suo uomo. È bene per i genitoririconoscere i loro figli e per i figli riconoscere i loro genitori. Èbene che esista la famiglia dove c’è spazio per un mettersi inrelazione in pienezza e per comunicare in modo totale. L’assenzadell’amore coniugale come fondante riduce la famiglia indefinitiva ad un centro di coordinamento e di promozione diinteressi. […]Riconoscendo la famiglia come comunità di amore e di solidarietàsi ottiene il riconoscimento di un’immagine di uomo che è quellasola su cui fondare la speranza di un futuro e di una societànon disumani.

L’essere umano che si apre all’amore familiare e ne riconosceil suo valore donativo è capace di costruire e difendere una

scala di valori in cui la dimensione comunitaria e solidaristicasta ai vertici […] Il benessere familiare è un legame interpersonaledove emergono la cura reciproca, la comunicazione, il legamesolidale: paradossalmente la libertà e l’autonomia degli individuivengono maggiormente garantiti attraverso il perseguimentodel benessere familiare […]. Per raggiungere il benessere familiare è richiestoche la società guardi alla famiglia come valoree pensi gli interventi necessari con le famiglie,e con gli organismi in grado di rappresentarle.Anche alle famiglie viene chiesto di sapersi aprireal contesto esterno, assumendo la responsabilitàdi partecipare e collaborare alla produzionedel bene comune […] La famiglia può diventare protagonista einterprete della e nella società civile solo diventandopiù famiglia, cioè ambito primario, sia di curadelle persone che in essa vivono, sia delle relazioniche esse attuano tra di loro e nella società: intal senso l’associazionismo familiare diviene

una realtà sempre più rilevante nella nostra società, perchéesso, attraverso la sua azione, ‘produce famiglia’, generandouna solidarietà specifica e familiare […]

Abbiamo la profonda convinzione che è nella famiglia chesi costruiscono i destini degli abitanti del nostro Paese. È

in famiglia che si formano i cittadini di domani. È la qualitàdella vita familiare che determina la qualità della vita dell’interasocietà. La famiglia ha un ruolo insostituibile nell’umanizzarela società: questa funzione si lega ai diritti fondamentali dell’uomo,in particolare al diritto alla vita. […] Il servizio educativo esocializzante della famiglia è la chiave per una società democraticae umanizzata. La famiglia educa alla ricerca della verità, delbene e della bellezza. […]

Igenitori educando educano se stessi ed educano altri genitori:è una interazione reciproca che si allarga fuori delle mura

domestiche e avvia un processo di genesi sociale della famiglia,un progresso che vede la famiglia stessa come fonte che armonizzal’intera società. […] Una famiglia che si fonda sui valori ispiratidal profondo senso di umanità è sicura garanzia anche del buonfunzionamento di tutte le istituzioni sociali, politiche, economicheed educative della società civile”.

L’uomo, per la sua natura umana e divina insieme, èun ponte ma anche una strada per andare al di là di

ciò che chiude e limita. Essere costantemente in divenire,è l’impegno da prendere. Mettersi in cammino versouna più alta serenità ed una più tenera maturità, è teneredentro al cuore, tra le fatiche e le inquietudini delquotidiano, la promessa e la speranza della vita.

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Comunità aperta

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Anche nella nostra Comunità Civile si incappa nel graveerrore di considerare la Caritas Parrocchiale una delle

tante associazioni o gruppi di volontariato presenti sulterritorio cittadino.( si veda elenco associazioni sul sito delnostro comune) Questo non è assolutamente vero! Lanostra Caritas parrocchiale, è bene che tutti lo sappiano,non prende finanziamenti dall’AmministrazioneComunale (così fan tutte le altre Caritas sul territoriodiocesano e nazionale). Gli altri gruppi ed associazionilocali una volta all’anno inoltrano richiesta all’AmministrazioneComunale per ricevere il finanziamento per le loro attività.

La Caritas Parrocchiale ha sempre rifiutato questo aiutoe sempre lo rifiuterà poiché deve affrontare la sua

missione di aiuto ai poveri solo con la generosità ed ilsacrificio di gente buona e generosa che vede nell’aiutareil prossimo un comando di Dio. Ogni parrocchia, voltodella Chiesa locale sul territorio, è chiamata a concretizzarela propria missione attorno a tredimensioni fondamentali:

1. l’annuncio della Parola diDio (principalmente attraversola catechesi),2. la celebrazione deiSacramenti (principalmenteattraverso la liturgia),3. la testimonianza del Vangelo(principalmente mediante leopere di carità).

Ogni parrocchia riconosce al suointerno una o più persone che

affiancano il parroco nella cura e nellarealizzazione di queste tre dimensioni.I laici chiamati dal parroco a farequesto sono coloro che lavoranoconcretamente per qualcosa: la letturadella Parola durante la Messa, gliincontri di catechismo, l’assistenzaai poveri attraverso la distribuzionedi viveri, ecc. Tutto ciò che ogni giornoconsente alla parrocchia di portareavanti la propria attività. La Caritasparrocchiale è costituita da figure di

questo tipo. È un gruppo di persone che aiuta il parrocosul piano dell'animazione alla testimonianza dellaCarità ed anche su quello operativo di servizio ai poveri.I loro compiti prevalenti risiedono nel:

- conoscere le povertà del territorio a cui la parrocchiaappartiene e sensibilizzare la Comunità parrocchiale versole richieste di aiuto delle popolazioni povere e bisognose; - fare conoscere alla comunità i drammi della povertà edell’abbandono - coordinare l’attività degli eventuali gruppi caritativi presentiin parrocchia promuovendo il lavoro unitario e lacomunicazione tra le diverse realtà e l’intera comunità; - richiamare l’attenzione su povertà "scoperte" sensibilizzandoalla gratuità e al servizio; - collaborare con altri soggetti del territorio sul gravedramma delle povertà ;

Tutto ciò fa della Caritas parrocchialel’organismo pastorale istituito per

animare la comunità, con l’obiettivo diaiutarla a vivere la testimonianza nonsolo come fatto privato, ma comeesperienza comunitaria, costitutiva dellaChiesa.La Caritas parrocchiale è presiedutadal parroco e agisce in stretto riferimentoal Consiglio pastorale parrocchiale, aicui lavori partecipa con almeno unanimatore (in genere il responsabileindividuato dal parroco).

Attraverso l’Amministrazione Comunale ci èpervenuta la somma di € 1.000,00. Questo nonè in contraddizione con quanto è scritto nell’articolosopra; tale somma proviene infattida raccoltesvolte in precedenza ed è frutto di libera offerta;essa non è pertanto classificabile come finanziamentoad associazioni o gruppi sul territorio e quindinon rientra nel bilancio comunale; per tale motivola possiamo accettare; provvederemo anche conessa alla spesa di generi alimentari di primanecessità per i tanti poveri che bussano alla portadella Caritas Parrocchiale. Anche a nome loro,ringraziamo sentitamente.

Un po’ di chiarezza per non confondercidi G.Pedrali

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Comunità aperta

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Sono tomata nel nostro mondo per ilsolito periodo di riposo e di revisionee scopro che sono inesorabilmentetagliata fuori. Fuori dalle grandi analisi storiche,sociali ed economiche cosi di modasui nostri giornali. Fuori dai pensieri profondi degli spe-cialisti di cui sono piene le serate tele-visive.E mi chiedo: io non capirò piu ilnostro mondo? Penso che non arri-verò mai ha capire se devo leggere laGlobalizzazione come la NuovaBabele o la Nuova Pentecoste: moriròcon questo dilemma.

Cosi ritorno a guardare, un po'depressa, alla mia vita fatta di povere cose e di poveriuomini i cui problemi difficilmente vanno oltre lasopravvivenza. Di poveri bambini con sogni piu grandi diloro.E scopro di essere competente in una sola disciplina, diaver approfondito una sola materia: sono una specialistanella teologia della compassione, la teologia della tene-rezza. Su questo avrei qualcosa da dire anch'io. Anche in televi-sione, ammesso che sia mai invitata. “Scelsi di essere pergli altri - i poveri, i sofferenti, gli abbandonati, i nonamati - che ero bambina e così sono stata e confido dicontinuare ad essere fino alia fine della mia vita. Volevoseguire Gesù, povera con i poveri di cui è piena ogni miagiornata. Trentatrè anni dopo grido il Vangelo con la miasola vita e brucio dal desiderio di continuare a gridarlocosi, fino alla fine.Questa la mia passione di fondo, insieme a una passioneinvincibile per 1'uomo ferito e diminuito senza averlomeritato, al di là della razza, della cultura, della fede"(Annalena Tonelli).

"Gridare il Vangelo con la vita." Ha fatto sua la frase diCharles de Foucould: “Gridare la vita con il Vangelo".

Ho sentito tante volte dire che Dio èscomparso dalla coscienza dell'uomooccidentale: non fa problema e noninteressa. Non so se è vero; so che io, almomento di rientrare, sono qui a rin-graziare un mondo di gente che condi-vide con me la compassione. Come sem-pre un mondo sommerso che non arrivasui teleschermi, non fa notizia e non fastatistica. Ma un mondo che testimoniala sopravvivenza di Dio. Fuori daidiscorsi degli uomini, fuori dai lorogiornali e dai loro teleschermi ma nonfuori dal loro cuore. Diceva un filosofo:“la bellezza salverà il mondo".“La compassione salverà il mondo" misento di dire io.

sr. Clara [email protected]

Qualche settimana fa, sr. Clara ci ha scritto per porgere gli augu-ri natalizi alla Comunità e per ringraziarci della somma raccol-ta nell’ultima domenica di luglio, seguendo l’invito del Vangeloche vi ricorreva: “Date loro voi stessi da mangiare”. La sommaammontava a circa 1.500,00 €

una lodevole iniziativa

Dal Gruppo MissionarioSabato 2 ottobre abbiamo iniziato la Scuola di LinguaItaliana per immigrati nella nostra sede presso il CentroMonauni. Si sono iscritti circa 30 allievi di varia nazio-nalità. Alcune di queste iscrizioni ci hanno fatto moltopiacere perché, forse, denotano il fatto che le persone,specialmente donne, cerchino di uscire dal loro isola-mento culturale e sociale. Oltre alla nostra insegnante,Maria Goffi, ci stanno aiutando due mediatrici culturali:Nora, marocchina e Cecile, senegalese.

Vita missionariaMissionari di casa nostra

Al momento del suo rientro in Rwanda, sr. Clara ci ha lasciato questo scritto

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Continuiamo il nostro cammino alla ricerca di oggettipreziosi conservati negli armadi e nelle lipsoteche dellasacrestia maggiore. In questo numero la nostra atten-zione verrà catturata da alcuni suppellettili sacri chevengono conservati con premura e diligenza dalnostro sacrista don Francesco, ed utilizzati nelle festemaggiori dell’anno liturgico. Purtroppo, quando ven-gono utilizzati, non abbiamo la possibilità di guardar-li da vicino e non riusciamo ad ammirarli nella loropreziosità. Ecco il perché di questa scelta.

Oggetto : Servizio di incensazioneEpoca: inizi XVIII° secoloMateriale: lamina d’argento traforata a giorno. Il turibolo si presenta con appoggio circolare e basesegnata da membrature e vallette. Il braciere rigon-fio e bombato si adorna di tre cartelle, esse hannoprofilo sagomato e sono incorniciate da motivi acresta, a loro volta rinfiancati da volutelle. Il coper-chio, dall’andamento conico, è lavorato a giorno eripropone il tema decorativo delle cartelle alternatea grandi fasce scanalate. La navetta ha piede conzoccolo d’appoggio sagomato decorato da volutelleaffrontate e vallette. Il fusto è slanciato da un nodoa sezione triangolare. Il vaso porta incenso è curvilineoe presenta un cartella sbalzata ed è cimato da unapigna Si possono vede-re i punzoni che deno-tano la preziosa fatturaveneta.

Oggetto: Teca per Eucaristia Epoca : base inizi secoloXVII , teca secolo XIX°Materiale: in laminad’argento sbalzata,cesellata e rifinita abulino.La base, risalente agliinizi del XVII° secolo è

punzonata sotto l’orlo con le iniziali “ F B” in rettan-golo e due teste di leone alato in moleca, marchio digaranzia della Repubblica di Venezia. La base si pre-senta di forma circolare, con zoccolo piatto decorato amotivo arabescato. La modanatura bombata ha unavistosa decorazione, resa a cesello, con fogliami stiliz-zati. Il collo del piede è decorato a teste di cherubini,intervallate a cespi di melograni. Il nodo è variforme,decorato a scudi addossati a volute contrapposte. Lateca è costituita da due dischi

di vetro molati, bordati e uniti da una fascia di metal-lo dorato. La lunetta, in oro, è decorata con putti inter-vallati da rubini.

Oggetto:Leggio detto di “prima”Epoca: metà XVIII° secolo

Il tesoro dell’arcipretale

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di G.Pedrali

Cultura, sport, notizie - Curisando nello scrigno

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Cultura, sport, notizie - Curisando nello scrigno

Materiale:legno ricoperto in lamina d’argento sbalzatae bulinata. Opera di bottega orafa bresciana. L’oblatore è PaoloFacchetti presidente della Confraternitadell’Immacolata e curatore dell’altare dell’Immacolata1794. Furono restaurati nel 1982

Oggetto: Leggio detto di “seconda”Epoca: XVIII° secolo M a t e r i a l e :legno ricopertoin lamina dirame sbalzata,bulinata eargentata. Opera di botte-ga orafa bre-sciana. Il leggiofu restauratonel 1984.

Oggetto: Candelabri con fioriere Epoca: inizi XVIII° secolo

Materiale: eseguiti in lamina di rame sbalzata, bulinatae argentata.

I candelabri, in numero di 6, si presentano conbase a tre facce ripartite da spigoli sagomati e retteda tre piedini zoomorfi. Ogni faccia si adorna dimotivi floreali.il fusto è costituito da nodi espan-si e variformi. Il gambo, liscio e rastremato, sem-bra nascere da un calice di petali; esso regge ungocciolatoio circolare gradevolmente decorato dagiri di fogliette.A questi maestosi e solenni cande-labri si abbinano quattro busti di santi vescovi –

reliquiario in legno rivestiti di lamina d’ argento.Furono restaurati nel 1984

Oggetto: Candelabri con croceEpoca: XVIII° secoloMateriale :eseguiti in lamina d’argentosbalzata, bulinata. I candelabri, in numero di 6, si presenta-no con piedini ricurvi e base ripartita intre facce separate da spigoli a voluta econtrovoluta. I fondali delle cartellesono ondati e profilati da membrature. Ilfusto è costituito da nodi vasiformidecorati da volutelle e fogliette e legatiattraverso rocchetti circolari. Il gambo,nasce da un motivo a calice e regge ungocciolatoio. Questi candelabri, e relati-va croce, sono stati restaurati e portati alloro antico splendore negli anni ’80.Inoltre sono stati impreziositi da unapreziosa doratura di 24K che fanno si

che vengano utilizzati solamente per le feste maggioridell’anno liturgico.

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Al tempo dei Longobardi (secondaparte)

La conversione al cattolicesimo delpopolo longobardo ariano e pagano

venne iniziata, con l’appoggio di papaGregorio Magno, da Teolinda, figlia delduca cattolico di Baviera Garibaldo, laquale prima come sposa di Autari, poidi Agilulfo ed in seguito come reggentedel figlio Adaloaldo fu la regina deiLongobardi dal 589 al 628. L’opera diavvicinamento e di tolleranza tra iLongobardi ed i popoliitalici sottomessi, da leipromossa, continuò e siintensificò anche dopola sua morte fino allacompleta conversione delsuo popolo.

Secondo la testimonianzadi Paolo Diacono, comegià ricordato in questenote, al tempo di Rotari,re dei Longobardi dal 636al 652, “ in tutte le cittàdel regno vi erano duevescovi, uno cattolico el’altro ariano. Ancor oggi– (continua lo storicolongobardo, che scriveva la sua Storiadopo essersi ritirato nel monastero diMontecassino nell’anno 786) - a Paviasi mostra dove aveva il battistero il vescovoariano, che risiedeva nella basilica diSant’Eusebio, mentre a capo della chiesacattolica c’era un altro vescovo.

Tuttavia un vescovo ariano, che fu inquella città, di nome Anastasio, si

convertì alla fede cattolica e resse poi lachiesa di Cristo – cioè quella cattolica.Era l’autunno dell’anno 643.La conversione del vescovo ariano dellacapitale del regno alla fede cattolicasembra aver avuto una particolareimportanza: ad essa infatti si fa risalire

l’istituzione, o almeno il potenziamento,dei centri missionari per la conversionedei Longobardi ariani ed il recupero degliscismatici tricapitolini all’unità conRoma.In genere questi centri erano dedicati aSant’Eusebio, che fu vescovo di Vercellinel quarto secolo, primo organizzatoredella chiesa piemontese e ligure, e strenuoed eroico difensore dell’ortodossiacattolica contro l’arianesimo chel’imperatore Costanzo II (337 – 361)

voleva imporre anche alla Chiesad’Occidente per ristabilire l’unità e lapace religiosa nell’impero.E a Sant’Eusebio, assunto a simbolodell’ortodossia cattolica soprattuttodopo la conversione del vescovo di Pavia,Anastasio, è pure dedicata una delle piùantiche chiese ancora esistenti sul territoriodella nostra antica pieve, che è l’attualechiesa del cimitero di Cologne, giuntafino a noi a seguito di diversi interventiconservativi.

L’esistenza di questa chiesa èdocumentata da una delle più antiche

pergamene che riguardano la nostrazona: è un documento che risale all’anno

795, a una ventina d’anni dopo la finedel regno longobardo del re Desiderio eall’inizio di quello franco di Carlo Magno.Si tratta di un atto di compravendita,che ne richiama uno precedente, rogatodal diacono Roperto nella chiesa diSant’Eusebio “in munte Orfano”, pregatodai contraenti Audoaldo ed Adulfo esottoscritto tra gli altri anche dal diaconoFariuf, personaggi tutti che, a giudicaredai nomi, dovevano essere di originelongobarda.

Il documento èimportante, sia perchéattesta l’esistenza dellachiesa in epoca tantoremota, sia perché è ilprimo documento cheriporta il nome del nostromonte, ma soprattuttoperché ci indica ladedicazione della chiesaa Sant’Eusebio

L'esistenza della chiesadedicata a

Sant'Eusebio nella nostrazona, a forte presenzalongobarda, fa pensaread uno di quei centrimissionari, che ebbero

nuovo impulso dopo la conversione delvescovo ariano di Pavia, nel settimo secolo,e sostenuti dalla capitale del regnolongobardo per recuperare all'unionecon Roma i tricapitolini scismatici, cheancora erano presenti nella chiesa bresciana(di cui la nostra pieve faceva parte), ma,soprattutto, per continuare l’operamissionaria tra i Longobardi di fedeariana iniziata dalla regina Teodolinda.

La presenza del centro missionario aCologne, che quasi certamente risale alsettimo secolo, fa inoltre supporre che,per un certo periodo, non si potessecontare sulla pieve coccagliese perché ditendenze tricapitoline. Vi è anzi da

La Pieve di Coccaglio (8 )di Natale Partegiani

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Cultura, sport, notizie - Note di storia

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supporre che il centro di Cologne siasorto in contrasto con stessa pieve.

Nella seconda metà del settimo secolo,superato nella nostra diocesi lo

scisma tricapitolino ed essendo progreditala conversione dei Longobardi arianiall'inizio dell'ottavo, dopo la sconfittadi Alachis, ultimo e intransigentesostenitore del nazionalismo tradizionalistalongobardo, la chiesa di Sant'Eusebiodovette essere recuperata come cappelladiaconale, gestita cioè da diaconi comel’antico documento sopra citato sembratestimoniare, alla pieve di Coccaglio. In quel periodo intorno alle chiese nonesistevano ancora i paesi come centriquali noi li intendiamo, ma vi eranogruppi di capanne sparse per la campagnai cui abitanti si riunivano ordinariamentenelle cappelle diaconali, rette da diaconi,o nelle chiese vicinali, rette da un presbitero,sparse sul territorio pievano, per lenormali pratiche di pietà e per l’istruzionereligiosa, mentre per la celebrazione dellesolennità e per ricevere il battesimo sirecavano alla pieve.

La conversione al cattolicesimo deiLongobardi però non era ben vista

dai duchi più tradizionalisti che lagiudicavano un pericolo per l’unità, lacoesione e lo spirito guerresco della lorostirpe.Di questi sentimenti anticattolici si fecepaladino Alachis, duca di Trento e diBrescia, il quale come scrive Paolo Diacono- dando oramai alla luce l’iniquità giàda tempo concepita, spalleggiato… damolti altri Longobardi, dimenticando itanti benefici che il re gli aveva concesso,scordando anche il giuramento con cuis’era impegnato a mantenersi fedelissimo…- si ribellò al re Cunicperto (688 – 712)e perseguitò tutti coloro che amavanoil re. soprattutto i sacerdoti e i chiericiche aveva in odio. –

Dopo alterne vicende, nel corso dellequali Alachis ed i suoi sostenitori

ariani ed i superstiti tricapitolini eranriusciti persino ad impossessarsi per

qualche tempo della capitale Pavia, aCoronate d’Adda nell’anno 690 avvennelo scontro decisivo tra l’esercito del reCunicperto e quello di Alachis, scontroche si concluse con la sconfitta, la mortedel ribelle, la f ine dell’arianesimolongobardo e praticamente anche delloscisma tricapitolino, f ine sancitasuccessivamente dal sinodo del 698 diAquileia, ultima roccaforte dello scisma,- istruito dai santi ammonimenti delbeato papa Sergio anch’esso (il sinodocioè) con le altre chiese di Cristo fud’accordo – nell’approvare le decisionidel tormentato concilio ecumenico diCostantinopoli del 553 e di por fine allaseparazione.Sul luogo della vittoria re Cunicpertofece erigere un monastero dedicato aSan Giorgio, all’intervento del quale fuattribuita la vittoria.

Mentre l’Arcangelo Michele eraparticolarmente venerato dagli

antichi Arimanni ariani che vedevanonella sua effige di angelo corrucciato conla spada sguainata il simbolo della nazionegermanica, in sostituzione forse del dioThor, San Giorgio, cavaliere uccisore deldrago e liberatore di una principessa,divenne per i longobardi convertirti ilprotettore ed il simbolo del nuovo regnolongobardo cattolico e difensore dellaChiesa, almeno secondo l’intenzioneoriginaria.Da allora al Santo martire della

Cappadocia, patrono, secondo i tempi,dei castelli, dei campi e dei contadini,dei cavalieri medioevali e dei tempisuccessivi, furono dedicate diversecappelle anche nel territorio della nostrapieve come a Cologne ed a Rovato.

ACoccaglio esisteva pure unantichissimo ospizio per pellegrini

dedicato a San Giorgio, ricordato ancorain documenti del quindicesimo secolo;era posto "ad carobium", sul crocicchiocioè dove si trova ora la locanda “All'isola”,davanti alla funzionale rotonda chesmista ancor oggi l’intenso traffico per

Milano e per Bergamo. Esso si trovava all’inizio di Via Francesca,sulla strada cioè che portava allora finoa Milano ed era pure collegata con lastrada sottomonte di San Pietro cheandava a Bergamo, e con altre antichestrade.

Per la dedicazione a San Giorgio e lapresumibile antichità dell’ospizio si

può anche ipotizzare, con un certofondamento, ch’esso potesse ricollegarsi,anche se non direttamente, all’iniziativadel re Liutpramdo (713 – 744 ), imitatoin seguito dai suoi successori, il qualedette l'avvio in tutto il regno longobardoalla costruzione di ospizi, chiamati Casedi Carità o di Dio, dedicate anche a SanGiorgio, per l’assistenza ai pellegrini edai bisognosi. Dopo la sua probabilecessione a privati, l’ospizio continuò afunzionare per qualche secolo ancora,quando il traffico ancora lo permetteva,come albergo di sosta per carrettieri eviandanti.

Questo probabile antico xenodochiofu forse sostituito, nel dodicesimo

secolo, dall'ospizio più accessibile edattrezzato di S. Marco, di origine religiosa,eretto sulla “Strada Nuova” per Brescia.Esso era retto da laici per l’assistenzagratuita ai pellegrini, agli ammalati e,probabilmente durante le prime crociate,ai crociati che andavano ad imbarcarsia Venezia.

La chiesetta, dedicata a San Marco edil suo discreto patrimonio, costituito

da una novantina di piò di terra e da treimmobili, compreso l’ospizio che ancoraesiste seppure molto modificato, nel1452 con breve di Papa Nicolò V furonoincamerati nel patrimonio dell'OspedaleGrande di Brescia.Tuttavia a Coccaglio continuò la devozionea San Giorgio, testimoniata dall’affrescodeteriorato, ma sempre suggestivo, chesi trova sull’arco santo della chiesa diSan Pietro.

(continua)

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Proèrbe e usanseL’amùr nó l’è polénta. “La tipica polenta bresciana è sempre di un giallodorato, molle, da mangiare quasi con il cucchiaiosoprattutto nelle zone di pianura e dura, quasi damasticare, verso la bergamasca. Al centro, nel bresciano,si usano due tipi di farina di granturco: prima si versaa spolveratine nello stignàt di acqua bollente labramada o bergamasca piano piano perché alla finenon si abbiano dei grumetti malcotti detti brofadèie perché l’impasto sia della giusta consistenza. Dopotale prima bollitura, si aggiunge la farina più finechiamata bresciana o nostrana per ottenere unacompleta vellutatezza. Tutto il segreto sta nellacottura, nel fuoco che deve essere di sterpi di vitignoe di ginepro e nel preciso, deciso, robusto rimescolamentoda effettuare con l’apposita canèla. A fine cottura lapolenta va scodellata, capovolgendo èl paròl sultagliere, taiér, e distribuendola tagliando le fette conil filo di refe. “L’è mèi èn strass de òm che ‘n bù padrù.Chi ga mia moer, èl la ólarès, chèl chè ghè l’ha, ella endarès.La gola de la fómna l’è difficil de contentà.Dulùr dè marit, dulùr dè gombèt iè du granccdulùr, ma i pasa prest.A la scèta che se spusa có l’innocensa anche lepiante le ghe fa la riverenza.“Se si abita a Cividate Camuno, la ricerca dell’animagemella è lasciata alla casualità. Nel giorno del pro-tettore del paese, Santo Stefano, si sorteggiano imatrimoni con scambi di doni. Al termine della pro-cessione alla chiesetta di Santo Stefano, si recitanogli elenchi dei celibi e delle nubili, i cui nomi ven-gono abbinati per sorteggio, fra risate maliziose.Questa tradizione è diffusa anche in altri paesi: aSaviore i giovani fanno le cosiddette ‘grida’ dei matri-moni appostandosi su dossi diversi e strillando

Musica

LigabueNOMI E COGNOMIwarner

Rock genuino dall' Emilia!

Ascoltando il Liga i confronti con Bruce Springsteensono inevitabili, il suo rock è pieno di citazionirock alla Springsteen, con una strizzatina d'occhioanche a Bono&Co. Niente fraintendimenti, ilLiga ha uno stile tutto suo, non copia nessuno,il suo stile è inconfondibile è un vero propriocantautore d'hoc nostrano, le sue canzoni entranoin testa sin dal primo ascolto e non ti lascianopiù si devono cantare, si lasciano cantare e sonoottime compagne di viaggio nei lunghi tragittiin auto, magari sempre alternate a brani diSpringsteen. Nomi e cognomi è l'ultimo disco diLuciano Ligabue, uscito il 16 settermbre scorso,anticipato dall'ottima “Il giorno dei giorni” cheha incominciato ad impazzare in tutte le radioe tv dal 2 settembre. Che dire: un'ottimo branoapripista per un nuovo disco di inediti, semprenello stile Liga. Le canzoni che colpiscono sonoinnanzitutto L'amore conta, dove il Liga raccontadi una relazione finita, Sono qui per l'amore e lerasoiate di E' più forte di me dove le chitarre sonomolto pesanti. Ottima Happy hour, e la canzonepiù densa dell'intero album è Lettera a G, unariflessione mai scontata sul senso della vita, quinon ci si perde in inutile retorica, ma si riflettesulla perdita di una persona cara. Che dire: bravoLiga, speriamo di vederti presto sul palco, in tourcon la band.

Cristian

Proèrbe, usanse e rime dé ‘na ölta per ön sorìso de adéss..

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da una parte il nome di un celibe e, dall’altra,rispondendo con quello di una nubile. Si formanocosì, tra commenti sarcastici, delle probabili cop-pie di sposi. “Quànd el pütì ‘l fa i versatì, cröda ala mama i ris-sulì.Chi prest mèt i dèncc, prest èl gha parèncc .“ Quando ai bambini cadevano i cosiddetti “dentidi latte”, era usanza porre il dentino nel muro osotto un bicchiere, con una preghierina a SantaApollonia: “Fàmen crèsser giù piö fort che ‘l me dürefin alla mórt”. La rima risulta un po’ strampalatama il concetto è salvo e di buon auspicio. “

Chi ga niènt èl viagia sicür Da San Martì a Nedàl i poarì i stà mal. “ Il culto di San Martino, vescovo di Tours, era assaipopolare in Francia nell’antichità e nel Medioevo.Fu diffuso nella provincia bresciana in epoca carolingiadai monaci di Tours, ai quali Carlo Magno affidòla fondazione di diversi monasteri dalla Franciacortaalla Valcamonica e che furono anche presidi pertenere aperte le strade verso il Nord. L’11 novembre,giorno in cui si celebra la festa del santo, era unadata importante nel mondo agricolo: scadevano icontratti d’affitto e quindi si traslocava, fa èl sanmartìsi dice infatti in dialetto. Era anche consuetudineche i signori si trasferissero dalla casa di campagnaa quella di città. La tradizione contadina ha legatoa questo giorno una serie di pronostici sulla potatura,semina, foraggi, bestiame e provviste. “Diète e bröcc lóng, i mena l’òm a l’alter mónd. Dièta, acqua fresca e servissiai, i guarés töcc imal. “ Evidentemente , nella vecchia medicina, il cliste-re deve essere stato considerato il “servizio” per ecce-lenza”.La midisina piö buna: trentàgn de meno e bunafürtüna.El capù dè Nedàl èl fa guarì la pansa a chi la ghèfa mal.“La celebrazione della solennità del Natale si lega anumerose tradizioni popolari. A Lozio e dintorni

nell’antivigilia di Natale si svolgeva la séragnochéra: si invitavano parenti e amici, si forma-vano lunghe tavolate e si servivano gnocchi cotti,per la gran quantità, nel paiolo in cui si faceva bol-lire il bucato èl sòi. Nella vigilia è ancora diffusol’uso di bruciare un grande ceppo mentre la fami-glia si riunisce per il cenone e per lo scambio deidoni posti sotto l’albero. Le ceneri del ceppo, inalcune zone, sono conservate quale talismano con-tro le sventure così come si fa la domenica dellePalme con i ramoscelli d’ulivo benedetti. In VaI Sab-bia, la notte tra il 24 e il 25 dicembre, le alture, finoa pochi anni fa, erano costellate di grandi falò, attor-no ai quali i valligiani scaricavano i loro fucili insegno di allegria. Oggi vi è l’usanza di illuminare,anche nelle strade e nelle piazze, gli abeti con lam-padine. In alcuni paesi, come a Gavardo ad esem-pio, gruppi musicali o corali porgono nella nottedella vigilia gli auguri alla popolazione intonandopastorali nelle strade, fermandosi particolarmentesotto le finestre di amici e autorità. “A Nèdàl èl dé ‘l se slonga èn pas de gal.Néf disimbrina, tre més la confina, néf marsu-lina, la sparés da la séra a la matina All’Epifania, anche el frèt l’è ‘n allegria.“ Tra la festività di Santo Stefano e l’Epifania, inValvestino, Val Sabbia, Val Trompia e in Valtenesiè in uso il rito della stella che si svolge in forme leg-germente diverse a seconda delle località. Consistein una sorta di processione effettuata la sera da uncoro maschile, con accompagnamento musicale,che intona il canto della stella. Uno dei cantori regge,per mezzo di un’asta, una stella a quattro o cinquepunte, illuminata all’interno da una candela o dauna pila e messa in movimento da una cordicella.A Edolo e in altri paesi il gruppo è accompagnatoanche da un carro sul quale è allestito il presepio.In qualche località, come ad esempio a Lavenone,tre cantori sono vestiti da Magi. Una vecchia con-suetudine era quella di fare previsioni sul futuro ilgiorno dell’Epifania collocando, la notte precedente,una scodella d’acqua fuori dalla finestra. Se al mat-tino non era gelata, non si prevedeva nessun matri-monio in famiglia; se invece era coperta da uno stra-

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to di ghiaccio, le giovani potevano sperare disposarsi entro l’anno.Ma anche dalla forma del ghiaccio si ricavavanopronostici. La leggenda narra che una giovane viscorse la forma di una pialla e entro l’anno sposòun falegname. Un’altra vide un compasso e si unìcon un ingegnere; una terza vide una bara ed entrol’anno morì. In VaI Camonica la festa dell’Epifaniasi apre con scambi di doni chiamati benegate: chidiceva per primo all’amico o al parente gabinòt,aveva diritto a un piccolo dono, quasi sempre ungrappino”.

Restàt en po’ en silenzio e dopo: “ Go scultàt bé laMèsa dèlè sèt, me sò anche confesàt e fat la cuminiù.Ulie cumincià bé el més del magio, ma quando sòriat al Gallo Rosso per la colasiù col mé pà , salame strachì e fa come töte le feste quacc partide a scuâo a briscola, iè riàt chèi de le braghe verde e i sciopètùa dim de “circolare”… Riàt a cà, me só truàt föra del“Torcol” altèr dù che i m’à portàt via la pocâ pastache ghéré de scortâ, anche chèlâ söle taole a secà ei m’â lasat sulche ön sacc de sibiutì…- I soldi dovràandare a prenderli in Comune – “ I m’à dit. Speromche i gàess mia mitit i öcc söla acâ o söla barbinâ osö la mé asnâ… Se i mè la pórtâ via la mé Pinâ sofregàt del töt… I mè l’a ?a fadâ öna oltâ…Ölaressmia… “ “ Ma nò bubà! Da chèla oltâ ghè pasàt tan temp, “el ghe diss Tonio per cunsulàl. Ma el nono el selamentâ de esèr ridüsìt ai minimi termini, dopo önavita de laurà e de sacrifici: öna acâ, öna bégiâ e

ön’asnâ eciâ piö quater galine.

“ E i vòscc mericc i lasìf endoe, bubà?!...Ghifsistemàt bé bé i vòscc quater mascc, spusat bé doifemine e fat öna bela dotâ ale doi suore… Me sömeâche ‘nquàcc mericc ghé iff anche o!… N’don, ch’enva a di sö ’nquac Misteri e en po’ de Ave Marie e apensà ale robe del cél … perché se stif che a pensàsemper ale robe dela terâ, l’è miâ asé tiraga el col achela fiascâ lè… ghen völ amò öna.

Deanti alâ Santelâ de la Madonâ, Marietâ la gà mititsic bambine e sic popi dela prima elementar che ighera apenâ fat la Primâ Comuniù, coi sò libritìbianc dele preghiere en mà. Töcc ensemâ i dis laprimâ part de l’Ave Maria, i bambini la primâ partdel Gloria e del Padre Nostro. Le bambine invece,önâ ala oltâ, le dis sö i Misteri”.

Rime: E alura?D’estàt, quànd che la nòt la tas, e I’ünicsüssür l’è chèl dèl vènt, tra fòia e fòia,me par de sènter per aria le us dei mé morcc che i me parla e i me cunsula.

Me sente sura ‘1 cör èn gran magù, e ‘na òia de piànzer de niscùs.

Ma le stèle le brüsa töt èl ciél:l’udur del’èrba sa de sul, de tèra,… e troe quiete nèl lassàm endà...

(da “El Caremen”) di L Valseriati

Ben - Tar

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Per il Ritorno di Missione € 50,00In memoria del caro Defunto € 150,00In memoria del caro Defunto € 70,00In memoria del caro Defunto € 20,00Per il Ritorno di Missione € 100,00In occ. del matrim., per un prossimo restauro € 800,00Per il Ritorno di Missione € 10,00A ricordo del caro Defunto V.B. € 100,00In occasione della visita alla famiglia € 10,00Eccedenza sulla media

delle collette, del 25/9, per il Ritorno di Miss. € 261,50Per il Ritorno di Missione € 20,00Per il Ritorno di Missione € 20,00In memoria della cara Mamma € 200,00In occ. del matrimonio € 100,00In memoria del caro Defunto € 120,00Per il Ritorno di Missione € 20,00Per il Ritorno di Missione € 100,00Per il Ritorno di Missione € 10,00Per il Ritorno di Missione € 5,001a dom. di ottobre, eccedenza sulla media

delle collette, per la sistemazione dei banchi € 500,00In memoria del caro Defunto, per il Rit. di Miss. € 50,00In occ. del matrimonio € 250,00Per la sistemazione dei banchi della chiesa € 50,00In onore della Madonna, per la sist.ne dei banchi € 50,00In occasione del 59° di Matrimonio € 50,00Per il Ritorno di Missione € 50,00Per il Ritorno di Missione € 50,00In occasione della benedizione della casa € 10,00

In memoria del caro Congiunto € 80,00NN. € 10,00NN. € 10,00Per il bollettino parrocchiale € 10,00Per il Ritorno di Missione € 50,00Per il Ritorno di Missione € 10,00Per il Ritorno di Missione € 50,00In occ. del matrimonio € 300,00Per il Ritorno di Missione € 50,00Per il Ritorno di Missione € 100,00Per il bollettino parrocchiale € 10,00Per il bollettino parrocchiale € 10,00In occ. del matrimonio € 200,00Per il Ritorno di Missione € 10,00In occ. del 40° di matrimonio € 40,00Per il Ritorno di Missione € 50,00Per il Rit. di Miss. in onore dei Santi e dei Morti € 20,00Per la sistemazione dei banchi della chiesa € 20,00Per il bollettino parrocchiale € 50,00Per il bollettino parrocchiale € 10,00Per il Rit. di Missione, in occ. d. visita alla fam. € 50,00Per la sistemazione dei banchi della chiesa € 50,00Per il Rit. di Missione, in occ. d. 50° dei Matr. € 150,00NN. vari, per la sistem. dei banchi della chiesa € 50,001a dom. di Novembre, eccedenza sulla media

delle collette, per la sistemazione dei banchi € 464,00Per il Ritorno di Missione € 20,00A ricordo dei cari Defunti € 30,00Per il bollettino parrocchiale € 30,00

orar

i aut

obus

Ben

Tar

Offerte per le opere parrocchiali 11 settembre - 13 novembre 2005

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In occasione della benedizione della casa € 20,00In occasione del s. Battesimo € 100,00In occasione del s. Battesimo € 50,00NN. € 50,00A ricordo di Bianca, Giuseppe e don Bruno € 50,00In occasione di un rimborso € 100,00Collaboratrici e collaboratori dell’Oratorio, in

memoria di don Bruno € 310,00In memoria di don Bruno € 100,00In occasione della festa di compleanno € 15,00In occasione della festa di compleanno € 20,00In occasione della festa di compleanno € 20,00In occasione della festa di compleanno € 15,00In occasione della festa di compleanno € 20,00In occasione della festa di compleanno € 15,00In occasione della festa di compleanno € 20,00In occasione del s. Battesimo € 100,00In occasione del s. Battesimo € 50,00In occasione del s. Battesimo € 50,00In occasione del s. Battesimo € 150,00In occasione del s. Battesimo € 35,00In occasione del s. Battesimo € 50,00In occasione del s. Battesimo € 200,00In occasione del s. Battesimo € 50,00In occasione del s. Battesimo € 50,00In occasione della festa di compleanno € 30,00In occasione della festa di compleanno € 20,00In occasione della festa di compleanno € 25,00Offerte per le op. parr. (tavolino) Dom. 02/X € 840,00Buste pro Oratorio Dom. 09/X € 1.574,20In occasione del s. Battesimo € 50,00Una piccola goccia per un grande progetto € 300,00In occasione del 25° di matrimonio € 200,00NN. € 20,00NN. vari € 65,00NN. € 10,00NN. € 15,00NN. € 15,00NN. € 10,00NN. € 50,00

In occasione della visita alla famiglia € 50,00Per l’uso di mobili e suppellettili € 1.000,00In occasione del s. Battesimo € 50,00NN. € 5,00In occasione di un rimborso € 100,00NN. € 300,00NN. € 30,00NN. € 50,00In memoria della cara Mamma € 50,00In occ. di una rappresentaz. de La Piccola Ribalta € 200,00In memoria dei Sacerdoti defunti € 50,00NN. € 50,00NN. € 10,00NN. € 10,00NN. € 5,00NN. € 20,00In occasione del s. Battesimo € 100,00In occasione del s. Battesimo € 150,00In occasione del s. Battesimo € 100,00In occasione del s. Battesimo € 100,00In memoria di don Bruno € 50,00A ricordo dei cari Defunti € 50,00Offerte per le op. parr. (tavolino) Dom. 06/XI € 810,00Buste pro Oratorio Dom. 13/XI € 2.425,90Classe 1972 € 10,00In memoria dei Coscritti defunti, classe 1962 € 170,00In occasione della festa di compleanno € 20,00

sub - Totale €10.830,10

Dalle feste dell’Oratorio degli anni scorsi € 50.000,00“Sconto” IDSC 2004 € 4.160,00

Totale € 64.990,10Debito precedente € 656.317,29spese banc. e interessi passivi al 13-11 € 13.343,76Debito residuo € 604.670,95

Questa cifra, calcolata sulla base del preventivo di spesa, andràaggiornata sulla base della spesa effettivamente raggiunta.

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Offerte per la ristrutturazione dell’Oratorio27 giugno - 11 settembre 2005

11 dicembre 2005, ore 18,00:con la celebrazione eucaristica e la benedizione dello stabile

mons. FRANCESCO BESCHI, vescovo ausiliare,presiede l’inaugurazione del Focolare ristrutturato.

Per l’occasione verrà curato un supplemento a questo numero de “La vecchia Pieve”