C Sommario e il Documento di Valutazione. I lavori assembleari, presieduti da Giovanni Roncadori,...

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Mensile di cultura sanitaria del Consiglio RegionaleAIDO Lombardia -ONLUS

Anno XV n. 137 - maggio/giugno 2005

Editore: Consiglio Regionale AIDO Lombardia -ONLUS 24125 Bergamo, Via Borgo Palazzo 90Tel. 035 235327 - fax 035 244345 e-mail: [email protected]

Direttore EditorialeLeonida Pozzi

Direttore ResponsabileLeonio Callioni

Collaborazioni scientifiche:Dott. Gaetano Bianchi

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Dott. Paolo FerrazziDirettore Dipartimento CardiovascolareDirettore U.O. di Cardiochirurgia

Prof. Roberto FumagalliProfessore Associato di Anestesia e Rianimazione Università degli Studi Milano BicoccaCapo Dipartimento di Anestesia e Rianimazione

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Istituto Mediterraneo Trapianti e Terapie di alta specializzazione - ISMeTT

Prof. Bruno GridelliDirettore Medico scientificoProfessore di Chirurgia Università di Pittsburgh

Istituto Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” - Bergamo

Dott. Giuseppe RemuzziDirettore

Prof. Alessandro PellegriniCoordinatore regionale attività di Prelievo e Trapianto di Organi e Tessutidella Regione Lombardia

Redazione esternaLaura SpositoCristina Grande

Redazione tecnicaBergamo fax 035 4534652 e-mail: [email protected] Seminati

Segreteria e Amministrazione24125 Bergamo, Via Borgo Palazzo 90Tel. 035 235327 - fax 035 244345e-mail: [email protected]/C postale 36074276Ester MilaniLaura Cavalleri

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CPZ - Costa di Mezzate BG

Finito di stampare prima decade luglio 2005

Reg. Trib. di Milano n. 139 del 3/3/90

Sommario1

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La psiche ferita TestimonianzeNotizie dalle Sezioni

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EditorialeLa sintesi dell’Assemblea regionale per offrire agli iscritti la posssibilità di conoscerele scelte fondamentaliAssemblea RegionaleIn cammino per obiettivi condivisiProf. Cristiano MartiniUn Presidente NITp che coniugaesperienza ed entusiasmoIntervisteAll’Ospedale di Lodi un progettodi rilancio della sanità provinciale

Fotografia di Copertina: Abbazia di Pomposa. Esempio diarchitettura romanica. Il campanile di 48 metri di altezza

domina sull’area del complesso architettonico dell’abbazia.Fotografia in IV di Copertina: Abbazia di Pomposa Fregio mar-

moreo di ispirazione Bizantina sec X

Una prima notizia del monastero è stata accertata in una lettera delPontefice Giovanni VIII datata 29 gennaio 874, successivamente diver-

si documenti fanno riferimento a donazioni che testimoniano la cre-scita dell’abbazia e l’insediamento di 200 monaci Benedettini a

Pomposa . Così la chiesa già esistente dall’VIII secolo, all’epoca deco-rata con pavimentazioni in mosaico, fu riconsacrata nel 1026 e nel 1063fu costruita la torre campanaria, poi il chiostro ed il palazzo dellaRagione. Tra il 1008 ed il 1063 si ebbe il massimo splendore del mona-stero, nello stesso periodo fu ospite dell’Abbazia Guido d’Arezzo inven-tore della scrittura musica che oggi conosciamo. All’epoca la bibliotecaveniva stimata più grande di quella vaticana.Il luogo ove oggi sorge l’Abbazia di Pomposa era un’isola tra due rami del Po, ed il mare, restò isolasino al 1152 quando a seguito di uno sconvolgimento per la rottura degli argini si andò a mutare lageografia del delta del Po; lo spostamento a Nord del ramo principale del fiume, portò un cambia-mento geologico sino ad un lento all’impaludirsi delle zone lagunari di Pomposa, con conseguen-te impoverimento della fertilità dei territori circostanti e insorgere della malaria.Quest’ultimo even-to diminuì la presenza dei monaci che nel 1253 erano 20, ridotti poi a 10 nel 1306.Pare che nel 1321 Dante sostò all’ Abbazia di Pomposa, si legge nei versi della Divina Commedia“ la casa... di nostra donna sul lito di Adriano...” Nel 1400 l’Abbazia fu affidata ad un abate com-

mendatario, il papa Innocenzo X decretò la formale soppressione del monastero nel1671.Molte distruzioni seguirono fino ed oltre alle alterne vicende napoleoniche. L’acquisto

al Demanio dello stato ha coinciso con l’inizio di opere di ricostruzione, conservazione erecupero architettonico.

Da block notesGiuseppe Pellegrini

Servizi fotografici anno 2003: Abbazie d’Italia

La foto racconta

Una volta l’anno ci soffermiamo sulla vita associativa per offrire agli iscritti lapossibilità di aggiornarsi sul cammino dell’Associazione nel corso dell’anno pre-cedente. E’ questo l’obiettivo dell’ampio servi-

zio pubblicato nelle prime pagine della nostra rivista eformato dalla cronaca dell’Assemblea svoltasi aCoccaglio nello scorso mese di maggio, dalla sintesidella relazione morale e dalla relazione economica.Nelle pagine seguenti torniamo alla bella ed entusia-smante fatica di questi ultimi anni: dare la parola aiprotagonisti delle realtà che vogliamo indagare.Anziché rimanere comodamente seduti nella torre d’a-vorio dell’informazione e riportare quanto si apprendeattraverso stampa, tv e internet, l’équipe di“Prevenzione Oggi” continua a percorrere le stradelombarde per intervistare dirigenti e medici degli ospe-dali o di altre realtà collegate al tema del trapianto.Per questo numero siamo andati a Lecco a incontrareil prof. Cristiano Martini, recentemente eletto presi-dente del Nord Italia Transplant. Questa elezione è ungrande riconoscimento al valore del prof. Martini, dasempre appassionato sostenitore del trapianto come terapia necessaria per salvare la vitaa moltissime persone che non hanno altra possibilità. L’elezione del prof. Martini è untributo della comunità medica e scientifica al suo impegno e al suo valore ormai ricono-sciuti unanimemente a livello internazionale. Ne siamo davero felici perché vediamo col-locata la persona giusta al posto giusto e perché davvero il successo di un amico così vici-no è per noi un successo dell’Associazione che sappiamo essere nel cuore del prof. Martini.Abbiamo fatto tanta strada insieme e tantissima ci auguriamo ne potremo fare anche nelfuturo, per diffondere la cultura della donazione e della solidarietà.Un clima piacevole, un’aria di fattiva collaborazione e di entusiasmo si è respirata anchenel corso dell’intervista al direttore generale dell’Azienda Ospedaliera di Lodi, prof.Spaggiari, che era accompagnato dal direttore sanitario dott. Giunta e dal coordinatored’area al prelievo e al trapianto d’organi, dott. Rivolta. Con noi c’erano il presidentedella Sezione Aido di Lodi, sig. Rapelli, e il segretario sig. Raimondi. Ne è scaturitaun’analisi ampia e articolata della situazione sanitaria locale impegnata in una serie dioperazioni di rilancio e ammodernamento molto interessanti anche perché aiutano acapire quali sono le dinamiche di crescita delle realtà ospedaliere lombarde oggi. E’ statoconfortante poter constatare inoltre che c’è un clima di attenzione e di collaborazione neiconfronti dell’Aido, Associazione con la quale si condividono già ora diverse iniziativedi sensibilizzazione che aumenteranno nel prossimo futuro.Altre testimonianze dirette aiutano il lettore ad avvicinare (per comprendere e amare)una realtà tanto indagata ma poco conosciuta quale è la psiche umana, con particolareriguardo alla “psiche ferita”. Sono pagine delicate e gradevoli da leggere nonostante lagrande difficoltà del tema trattato.Tanto spazio, infine, viene riservato alla Sezioni, che invito a continuare a collaborarepartecipando a questa magnifica avventura di comunicazione e di condivisione dello stu-pendo progetto della solidarietà che è per noi “Prevenzione Oggi”. In

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«ABBAZIA DI POMPOSA»©

foto di Giuseppe Pellegrini - Mantova

“La splendida architettura romanica ancora svetta nel complesso abaziale benedettino.Forte, la base quadrata sostiene una mole slanciata tra spazi eguali di bifore, trifore, quadrifore.Scandita da archetti e lesene,annulla lo spazio pieno per divenire pizzo in quota e slancio mistico.”

Elaborazione grafica Paolo Seminati - Bergamo

La sintesi dell’Assemblea regionaleper offrire agli iscritti la possibilitàdi conoscere le scelte fondamentali

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Un’Assemblea molto positiva,compatta, forte di una unitàdi intenti che permette di

guardare con orgoglio al presente econ fiducia al futuro. Questo quantoemerso dall’appuntamento del 22Maggio a Coccaglio, in provincia diBrescia, dove è stata convocatal’Assemblea regionale intermediadell’AIDO Lombardia.All’unanimità sono stati votati la rela-zione morale del Presidente Cav.Leonida Pozzi, quella finanziariadell’Amministratore Rag. MariangelaRottoli e il Documento diValutazione.I lavori assembleari, presieduti daGiovanni Roncadori, sono iniziati coni saluti del Parroco di Coccaglio, DonGiovanni Ghitti il quale, rivolgendo ilproprio benvenuto ai presenti, si èdetto onorato di poter incontrare gliesponenti principali di unaAssociazione tanto viva e meritevolenel campo della solidarietà e della cul-tura della donazione: “un patrimoniodi vita civile e di sensibilità sociale” hadetto.Subito dopo ha preso la parola ilSindaco di Coccaglio, Dott. LuigiLotta. A sua volta, dopo aver ringra-ziato l’AIDO per avere scelto questacittadina bresciana quale sededell’Assemblea regionale, ha ricordatoi tanti impegni, concreti e propositivi,assunti dall’Amministrazione comu-nale in collaborazione con leAssociazioni di Volontariato. Haricordato l’appuntamento ormai vici-no con la “Giornata della Solidarietà”e ha sottolineato la necessità, pur inpresenza di una legge che cerca difavorire la diffusione della culturadella donazione, di un presidio conti-nuo e attento della comunità da partedell’AIDO. Altrimenti anche i valoripiù profondi e validi rischiano di veni-re dispersi.Prima di dare lettura della propria

relazione, il Presidente regionaleLeonida Pozzi ha ringraziato sia ilparroco che il sindaco per la passioneche mettono nella loro attività e per lavicinanza all’AIDO: “un impegno, ilvostro, davvero encomiabile e nonfacilmente riscontrabile in tante altrerealtà comunali”.Accolta la conclusione della relazione

morale con un lungo e sincero applau-so, l’Assemblea ha ascoltato attenta-mente quella dell’AmministratoreMariangela Rottoli. Sono quindiintervenuti: per il Collegio Revisoridei Conti il Presidente Rag. MarioLafranconi e per il Collegio deiProbiviri il Presidente Dott. GiuseppeMosconi, il quale ha sottolineato i

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L’Assemblea regionale intermedia svoltasi a Coccaglio (Brescia)

In camminoper obiettivicondivisi

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Cmolti aspetti positivi della relazioneed ha sostenuto con calore la necessitàdi continuare il lavoro di diffusionedella cultura solidaristica, scientifica-mente corretta, attuata in questi annicon “Prevenzione Oggi”. Diciamo subito che, insieme con quel-li del Presidente Pozzi e con quellisusseguitisi nel corso del dibattito,sono stati interventi di riconoscimen-to della Redazione di PrevenzioneOggi che fanno veramente piacereperché sinceri e dettati da una veraconoscenza della rivista e dei suoicontenuti sia grafici che divulgativi.Gli interventi dei presenti sono statiaperti dal Vice Presidente dellaSezione provinciale di Bergamo,Stefano Agazzi, il quale ho sottolinea-to il clima di fattiva collaborazione chemette in condizione di lavorare comemai prima d’ora per il bene dellacomunità, in particolare per chi è inlista di attesa per il trapianto.Con sottolineature diverse ma semprepositive, hanno parlato Felice RivaPresidente della Sezione diMelegnano-Melzo che ha volutoanche ricordare con particolare affettoil loro Segretario Lino Ogliari, dapoco mancato e che ha donato le cor-nee, Luigi Riffaldi Presidente diPavia, Lucio D’Atri Presidente dellaSezione Monza-Brianza, GiuseppeCrippa (Lecco), Everardo Cividini(Bergamo), Roberto BertinelliPresidente di Varese, Angelo RapelliPresidente di Lodi, Vincenzo RennaPresidente di Lecco, Enrica Colzani diMonza-Brianza che ha rivolto alcunedomande specifiche sulle scelte reda-zionali per Prevenzione Oggi, LinoLovo Presidente di Brescia eConsigliere nazionale, GiancarloMenapace di Legnano.A tutti ha risposto esaurientemente ilPresidente Pozzi, che di volta in voltaha spiegato i dettagli di quanto giàcomunque contenuto nelle sue lineedirettive all’interno della Relazionemorale.L’assise si è conclusa con il cordialesaluto di commiato del Presidente diAssemblea Giovanni Roncadori.

“Cari presidenti e delegati,sono trascorsi ormai ven-tiquattro anni dalla fon-

dazione del Comitato RegionaleAido Lombardia, avvenuta nel 1981,ideato e sostenuto dalla compiantapresidente Franca Ovazza Pipernoche lo condusse fino a quando loStatuto nazionale decretò la trasfor-mazione dei Comitati regionali in“Consigli regionali”.Così ha introdotto la lettura della suarelazione morale il presidente AidoLombardia, cav. Leonida Pozzi, cherivedendo velocemente le origini storichedell’Associazione in Lombardia, haaggiunto: “Devo dire con una puntadi orgoglio che la Lombardia fu laprima regione in Italia a fondare ilComitato, dove Franca OvazzaPiperno proprio a Milano riunì levarie province lombarde per darevita a questa iniziativa. Il 10 maggio1987 a Bergamo presso la Casa delGiovane avvenne la fondazione uffi-ciale del Consiglio regionale AidoLombardia, con il concorso di tuttele province lombarde là riunite.Quale primo presidente regionale fuconfermata, per i meriti e le capacitàdimostrate, Franca Ovazza Pipernodel Consiglio provinciale di Milano,che si ritirò alla fine dello stessoanno per ragioni di salute.

Nell’incarico fu sostituita dal dott.Giuseppe Frazzini di Brescia, checondusse il Consiglio fino alla finedel mandato. Nel 1989 a Crema sitenne la seconda Assemblea regiona-le, che elesse presidente il sottoscrit-to”.“Mi commuovo ancora oggi - hadetto il presidente - quando penso aquello sparuto gruppetto di promo-tori che con tanto entusiasmo inizia-rono a muovere i primi passi di que-sto importante organismo, il qualenel tempo si è dimostrato sempre piùprezioso per far crescere una classedirigente Aido capace di confrontar-si, a volte anche con incontri abba-stanza accesi, e realizzarsi producen-do fatti concreti che testimoniano laricchezza immensa che la nostraregione ha portato nella storiadell’Aido nazionale. È con questospirito che voglio ricordare con voi eper i nuovi dirigenti lombardi trepersonaggi a noi particolarmentecari: Franca Ovazza Piperno, scom-parsa nel marzo del 1999, la qualeebbe la bella intuizione, la determi-nazione e la costanza di fondareprima il Comitato regionale e poi,assieme ad altri attori delle varieprovince, il Consiglio regionale AidoLombardia. A lei va il nostro parti-colare riconoscimento. Il 13 marzoP

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La relazione del presidente Pozzi

1999 moriva Beniamo Penzani.Dalla fondazione del CRL, fu tra iprimi ad entrare nel Direttivo dovericoprì l’incarico di amministratoreper tantissimi anni. Beniamo fu unesempio e una testimonianza: quelladi aver saputo interpretare, apparen-temente in maniera distaccata, il“vero spirito di servizio” vissuto conil cuore di eterno fanciullo, pronto edesprimersi con vivace irruenza eparimenti pronto all’emozione chespesso lo tradiva fino alle lacrime. Il19 giugno 2001 è mancato l’indi-menticato cav. Giorgio Brumat,Fondatore del Dob nel 1971 edell’Aido nel 1973. Nella storiadell’Aido la figura del FondatoreGiorgio Brumat spicca a tutto tondoe nella storia personale di chi hamilitato ed ancora milita nell’Aidoquella figura è impressa in modoindelebile perché era un uomo gene-roso e cordiale, che credevanell’Associazione, da lui voluta confede incrollabile. Giorgio Brumatresta il riferimento più alto per lanostra Associazione e nel suo ricor-do vogliamo commemorare oggitutti gli iscritti defunti della nostraterra e tutti coloro che morendohanno voluto donare i loro organi”.Dopo un minuto di raccoglimentodei partecipanti all’assemblea, il pre-sidente Pozzi ha ripreso la letturadella sua relazione.Passando ai ringraziamenti ha volu-to citare i consiglieri uscenti: Mario

Rossi di Varese, che per tanti anni èstato non solo Consigliere ma ancheVice Presidente; “voglio ricordarlosoprattutto per la sua disponibilità e lasua azione solidale verso la Giunta e ilConsiglio, tante volte dimostrata nelcorso del suo lungo mandato”;Giampietro Mariani di Lecco, per ilsuo prezioso contributo dato conpassione e competenza durante iConsigli, in modo particolare nelsettore Scuola per il quale è partico-larmente predisposto; AngeloArdemagni di Lodi, GianlucaColombo di Monza-Brianza,Leandro Mora di Bergamo per laloro collaborazione. I probiviriMario Marchesin di Monza-Brianzae Isabella Piacentini di Pavia, sempreall’erta ma “inattivi” per la fortunosamancanza del contendere. Così comevoglio dare il benvenuto - ha aggiun-to -, con gli auguri di un lungo e pro-ficuo lavoro, ai nuovi Consiglieri:Vescovi Monica di Bergamo, TrainaIreneo di Legnano, AbbàEmerenziano di Lodi, CavalleriLucia di Milano, Scalise Antonio diVarese”.“Un particolare ringraziamento - hasottolineato il cav. Leonida Pozzi - lodedico al dott. Maurizio Sardella,per due mandati vice presidentevicario, il quale ha dato a questoCRL un contributo veramente signi-ficativo grazie alla sua specifica pre-parazione professionale in campogiuridico e alla sua disponibilità a

trattare argomenti a volte spinosi,che richiedevano una ponderataattenzione e tanta esperienza asso-ciativa. Rivolgo un sincero apprezza-mento ai Presidenti provinciali epluricomunali che sono stati rielettinei rispettivi Consigli perchè si sonopresi l’onore e l’onere di condurre illoro impegno consci del sacrificioche dovranno affrontare in questomandato; un caloroso benvenuto lovoglio dedicare ai Presidenti dinuova nomina, con l’augurio di unefficace e gratificante lavoro”.Il presidente Pozzi ha citato per ringra-ziarli anche Ester Milani, LauraCavalleri, Luciano Corbani, AngeloLeghi, Leonio Callioni, PaoloSeminati, Giuseppe Pellegrini, LauraSposito, dott. Gaetano Bianchi, CristinaGrande: “Praticamente queste diecipersone sono solo una parte di colo-ro che lavorano per il nostro giorna-le; intorno a loro ci sono numerosealtre persone, alle quali va il nostrograzie più sincero. Così come vannoricordati gli enti istituzionali e i pro-fessionisti sanitari; le DirezioniGenerali e Sanitarie; le AziendeOspedaliere lombarde; i rianimatorie i chirurghi dei prelievi e trapianti,che ci hanno ospitato nelle lorostrutture per le varie interviste pub-blicate poi su Prevenzione Oggi. Ungrazie al dott. Carlo Borsani, giàAssessore regionale alla Sanità, checi è sempre stato vicino e che ora halasciato la Regione Lombardia; al

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Ccoordinatore regionale prof.Alessandro Pellegrini, sempredisponibile ad una concreta collabo-razione con il CRL rispondendofavorevolmente ai nostri inviti ai variconvegni; al dott. Carlo Lucchina,Direttore Generale alla Sanità dellaRegione, che proprio in occasione diun recente incontro presso il suoufficio ha dato la sua disponibilitàall’apertura di una più intensa colla-borazione; ed infine a tutti i coordi-natori di area degli ospedali lombar-di e a tutti i coordinatori delle Asl,che con il loro lavoro hanno contri-buito ad aumentare il numero deiprelievi di organi e tessuti inLombardia”.“Un riconoscimento speciale loriservo al prof. Cristiano Martini -di recente nominato Presidente delNITp - per la sua amichevole e assi-dua vicinanza alla nostraAssociazione. A lui - ha spiegato ilpresidente Pozzi - va il nostro plau-so e il nostro augurio perché nellasua nuova veste possa dare un con-tributo sostanziale alla causa delladonazione e trapianto di organi”.“Ho volutamente lasciato per ultimo,anche se ultimo non è nei miei pen-sieri, un ringraziamento del tuttoparticolare perché sia maggiormentecondiviso con voi. Con profonda tristezza voglio quiricordare che il 4 novembre dell’an-no scorso è mancato il rag. MarcelloRossi, prezioso collaboratore e gran-dissimo amico; l’artefice ideatore erealizzatore dei programmi anagra-fici, quelli che vennero messi a dispo-sizione anche del Consiglio naziona-le. A lui voglio dedicare un messag-gio: ci manca, caro signor Rossi, e cimanca tutto quello che sapeva fare;ma soprattutto ci manca la sua pre-senza discreta e gentile, la sua capa-cità di semplificare i problemi.Grazie, ragionier Rossi, l’Assembleale è profondamente grata per tuttoquello che ha fatto per noi”.Parlando dei rapporti con leAssociazioni di volontariato nel nostrosettore in Lombardia il cav. Leonida

Pozzi ha detto chiaramente che “nonsono dei più intensi”. È comunquenostra volontà valutare, per il futuro,l’opportunità di creare a livelloregionale Lombardia un tavolo alquale riunire tutte le Associazionidel campo della Donazione come,oltre a noi, Avis, Admo, Fidas edaltre, e non Associazioni che rappre-sentino il mondo dei trapiantati lequali, per il momento, non rientranonella nostra attenzione, pur condivi-dendo con loro problemi e aspettati-ve”.Illustrando lo sviluppo associativo nel2004 la relazione riporta un saldo posi-tivo regionale di più 2.224 iscrittirispetto al 2003, per un totale a fineanno di 322.139. “Con grande soddisfazione - ha infat-ti aggiunto Pozzi nel corso della lettura- posso affermare che, nonostantel’aggiornamento di tutti gli archivianagrafici lombardi, con l’esclusionedei minorenni, nel 2004 il numerodegli iscritti è aumentato di 2.224unità. Questo dato è la semplice dif-ferenza numerica tra i due totali. Vada sé che l’aumento sarebbe moltopiù consistente se facessimo lasomma algebrica che tenesse contodi tutti gli iscritti cancellati dallevarie Sezioni nel corso dell’annorelativi ai trasferiti, dissociati, dece-duti. Contrariamente al 2003, dove ilrisultato era negativo di 12140 unità,quest’anno si è avuto un incrementodi iscritti su tutto il territorio nazio-nale di ben 38443. In termini nume-rici si vede un forte recupero del Sude Centro Italia. Il Nord, che registraun incremento minore dovuto all’ag-giornamento anagrafico, ha avutocomunque una buonissima ripresa”.Parlando della sede del Consiglio regio-nale, ha ricordato che “la Segreteriaregionale ha assorbito gran parte dellavoro redazionale di PrevenzioneOggi e tutta la relativa parte conta-bile, al punto di occupare l’interomonte ore di una persona, per cuitutto il restante lavoro di segreteriarimane sulle spalle della secondapersona.

Il presidente ha poi accennato ai rappor-ti con le Sezioni, ricordando che “con-trariamente all’anno 2003, sono net-tamente migliorati; non si avvertonopiù tensioni o defezioni con nessunaSezione e potremmo, con la massimatranquillità affermare che vige spiri-to di collaborazione, anche se ci sonoancora spazi per ulteriori migliora-menti. Una carenza però mi sento indovere di sottolineare ed è il ritardocon cui spesso e da taluni vengonodate le risposte a specifiche richiesteche il CRL o il Consiglio nazionalerivolgono alle varie Sezioni.Un particolare ringraziamento lovoglio rivolgere alle Sezioni chehanno recepito e fatto proprio il con-cetto di solidarietà con il sostenta-mento del “Fondo di Solidarietà”, eprecisamente Bergamo, Cremona,Lecco, Mantova e Monza.Abbiamo inoltre partecipato alBando della Legge regionale22/1993 presentando il progetto“Conoscere il SIA” alle Province diLodi, Milano (per Legnano), Pavia,Sondrio, Varese al fine di ottenere unfinanziamento per la formazionedegli operatori e l’acquisto di com-puter per le rispettive Sezioni che nehanno bisogno. Purtroppo solo Lodie Pavia hanno accolto il nostro pro-getto e di questo le ringraziamovivamente”.Accennando ad una conosciutissima ini-ziativa podistica utilizzata per la sensi-bilizzazione, il presidente LeonidaPozzi ha affermato: “Finalmente loscorso anno il Gruppo “Vita per laVita” di Coccaglio ha avuto il patro-cinio del Consiglio Nazionale per larealizzazione della “Marcia dellaSolidarietà”. Questa è stata per noi una graditanotizia perché ci ha permesso di con-statare che l’Associazione ha tolto lebarriere di incomprensioni che sierano create. Anche il CRL ha con-cesso il patrocinio”.“Con Decreto del giugno 2004 - haricordato Pozzi - è stata sancita lacostituzione della Provincia diMonza, con capoluogo la città diP

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Monza, e sono in corso tutte quelleformalità burocratiche necessarieper l’entrata in vigore e la messa infunzione dei relativi Enti. Sarà quin-di opportuno cominciare a discuterecon le Sezioni Pluricomunali dell’a-rea milanese e il Gruppo specialeMilano per apportare le variazionirelative al nuovo ordinamento geo-grafico della Provincia di Milano eMonza e i passaggi dei relativiGruppi, così come era stato fatto asuo tempo per Lecco e Lodi, al fine ditrovarci già pronti al momento diufficializzazione della nuovaProvincia”.Relazionando sui rapporti con ilConsiglio nazionale, Pozzi ha fattoriferimento all’Assemblea nazionale del2004: “Come è noto a tutti, la sceltadi effettuare l’Assemblea nazionalead Amantea (Cosenza) lo scorsoanno non è stata certamente unascelta felice, sia per la lontananza siaper i costi che il CRL si è dovutosobbarcare. Non dimentichiamo chela delegazione lombarda era la piùnutrita in quanto contava ben 46delegati su 156 accreditati a livellonazionale; quindi rappresentava il30% dell’Assemblea. A ciò si aggiun-ga che la Lombardia, e precisamentela Sezione provinciale di Brescia, siera offerta di ospitarla a costo zero.Anche in questo Consiglio naziona-le, la Lombardia è riuscita ad averetre Consiglieri: il dott. PietroPoidomani, vice presidente, il cav.Leonida Pozzi, consigliere, il cav.Lino Lovo consigliere. Nel Collegiodei Revisori dei Conti è stato eletto ilcomm. Giuseppe Crippa e nelCollegio dei Probiviri è stato eletto ilsig. Nedbal Riccardo. Pertantosiamo presenti in tutti gli organi sta-tutari”.“Il nuovo Consiglio nazionale è statoeletto - ha ribadito il presidente regio-nale lombardo -; in questo Consiglioabbiamo riposto tutta la nostra fidu-cia, in modo particolare nel presi-dente nazionale dott. VincenzoPassarelli, e nel segretario rag.Filippo Carboni, i quali hanno già

dato una nuova impronta alla condu-zione, in modo più organizzato esenza dubbio più efficiente. Ne abbia-mo avuto la prova durante l’incontroche il presidente Passarelli ha riser-vato alle nostre Sezioni nel febbraioscorso. Ci auguriamo che anche i trenuovi vice presidenti e l’addettostampa nazionale comincino a “car-burare”, come da programma pre-sentatoci in occasione dellaConferenza dei presidenti regionali.Per quanto riguarda l’amministrato-re, lode al suo impegno”.“Da questa assise - ha con vigore sot-tolineato il presidente cav. Pozzi - desi-dero rivolgere un ringraziamentoparticolare alla dott.ssa EnzaPalermo, già nostra Presidentenazionale, la quale per ben nove anniè stata alla guida dell’Associazioneportandola a quei ragguardevolilivelli che oggi tutti le riconoscono”.Nel capitolo dedicato ai rapporti conl’ente Regione Lombardia, Pozzi haaffermato: “Attendiamo che vengainsediato il nuovo Assessore allaSanità della Regione Lombardia,dott. Alessandro Cè, per poterloincontrare e vedere quale predisposi-zione ha nei riguardi della proble-matica relativa al prelievo e trapian-to di organi. Recentemente abbiamoavuto un incontro presso la sededella Regione con il dott. CarloLucchina, direttore generale allaSanità, il quale ha dato la sua pienadisponibilità a collaborare conl’Aido, per creare nuove sinergie.Continua l’ottimo rapporto instau-rato da tempo con il coordinatoreregionale prof. AlessandroPellegrini, sempre disponibile a col-laborare con la nostra Associazione”.Con un rapido ma non per questo menodettagliato excursus, attraverso la lettu-ra della relazione morale 2004, il cav.Pozzi ha tracciato le attività svolte e iprogrammi futuri nei seguenti ambiti:corsi di aggiornamento; materiale pro-mozionale; Giornata nazionale dellaDonazione e Trapianto di Organi;Giornata nazionale Aido; rapporti conle scuole. Su quest’ultimo tema ha voluto

sottolineare che “questa è una impor-tante attività, anzi si può dire chedeve avere la priorità massima tra letante che mettiamo in atto per infor-mare e sensibilizzare i cittadini, allaquale dobbiamo riservare grandeattenzione e cura perchè i ragazzi e igiovani sono il domani della nostrasocietà; se ben formati e informatisaranno adulti più consapevoli eaperti anche ad un servizio di volon-tariato. Per poter ben organizzarci eapprofondire le problematiche dellascuola abbiamo costituito unaCommissione scuola regionale. Alfine di aggiornare il materiale audio-visivo, sostituendolo con sistemi piùmoderni tipo CD/DVD, è stato idea-to, da parte di uno studio specializza-to, un progetto innovativo chepotrebbe essere analizzato e realiz-zato dal Crl. Questo nuovo progettoconsiste in un DVD interattivo, fattodi immagini e musica, a colori e inbianco e nero e tratta le tematichecon un linguaggio più adatto e com-prensibile dai ragazzi”. Quindi ha illustrato altri argomenti,quali il nuovo Statuto dell’Associazione,la situazione della stampa Aido nellaquale brilla - a detta dello stesso presi-dente nazionale Passarelli - la capacitàoperativa della Regione Lombardia.

ANALISI E COMMENTO“Con somma soddisfazione nel 2004l’Italia è balzata, dal penultimo postoche aveva nel 2000, al secondo postoin Europa con 21,1 donatori pmp,subito dopo la Spagna che conservail primato con 34,6 donatori pmp.Segno evidente che la cultura delladonazione di organi è indubbiamen-te aumentata, ma è soprattuttoaumentato l’impegno del personaleospedaliero preposto al prelievo diorgani e l’introduzione della figuradel Coordinatore ha dato abbondan-temente i suoi risultati. L’Italia hasuperato Nazioni ritenute da sempreforti come la Francia, la Germania el’Inghilterra e questo rende onorealla pregevole attività dei nostri cli-nici e, lasciatemelo dire, in piccola

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parte anche a noi per la nostra assi-dua opera di informazione.Per quanto concerne le cornee,siamo i primi in assoluto; la Francia,che viene dopo di noi, è a mala penaal 50% delle nostre donazioni.Per quanto riguarda la Lombardia, iprelievi sono aumentati notevolmen-te, passando da 643 (del 2003) a 692del 2004.Anche l’età dei donatori ha subito unsensibile aumento, basti pensare chenell’ambito NITp sono stati fattiprelievi di polmone a persone di 65anni, di cuore a persone di 71 anni,fegato e reni a persone di 89 anni;quindi possiamo dire che l’età avan-zata non costituisce di per sè un cri-terio di esclusione.Oggi la capacità della scienza medi-co-chirurgica italiana è in condizionidi trapiantare organi quali: reni,fegato, cuore, pancreas, polmone edintestino senza particolari problemi;come pure tessuti quali: cornee, val-vole cardiache, vene, arterie, ossa,tendini, cute e midollo osseo.Il trapianto è una terapia consolida-ta per numerosi tipi di insufficienzed’organo ed i risultati sono larga-mente soddisfacenti. Ne è testimonianza la mia presenzaqui oggi, e con voi voglio ricordareche il 29 Luglio 2005 compirò il set-timo anno di vita da trapiantato.Però voglio altrettanto ricordareche, nonostante tutti questi risultatipiù che confortanti, le liste di attesasono ancora molto lunghe.Ho voluto comunicarvi questi datiper farvi capire che la strada è anco-ra molto lunga per riuscire a soddi-sfare tutte le richieste e far feliciquelle 9114 persone che sono in listadi attesa, come avete visto nelletabelle esposte precedentemente;quindi il nostro lavoro deve conti-nuare perchè la cultura del dono sidiffonda e diventi patrimonio di tutti.A questo riguardo, mi piace quiriportare un brano dell’intervistafatta al nostro Presidente nazionaleVincenzo Passarelli e pubblicata suPrevenzione Oggi di marzo 2005:

“Esiste in qualche territorio la convin-zione che l’Aido abbia terminato il suocompito e quindi non vi sia più motivodi essere: nulla di più sbagliato. Proprioora che le Istituzioni si sono finalmenteriappropriate di spazi che competevanoloro, la nostra azione ed i nostri valorisono più che mai da sostenere e persegui-re. Nel campo delle donazioni e dei tra-pianti molto è stato e sta cambiando etutti noi dobbiamo ricominciare su basinuove, aggiornandoci, continuando nel-l’opera di sensibilizzazione che è semprestato il nostro cavallo di battaglia. Perquelle realtà associative perifericheassenti o non ben funzionanti, dobbiamomuoverci stimolando, incentivando, for-nendo ogni aiuto possibile per conferma-re che essere Aido continua ad avere unsenso”.Grazie a tutti voi, la nostra Regioneè una delle più efficienti, se non la piùefficiente di tutta l’AIDO nazionale;però non dimentichiamo che ci sonoancora Sezioni in difficoltà e Gruppida costituire e ricostituire, ma dob-biamo anche intensificare tutte quel-le attività locali che voi ben sapeterealizzare e che ci danno la possibi-lità di incrementare il numero degliiscritti”.

CONCLUSIONEHo iniziato questa relazione ricor-dando figure molto significativedella nostra storia, fondatori e co-fondatori della nostra Associazione. Alla loro memoria dedicheremo ilprossimo anno.Infatti nel 2006 ricorre il 35° anni-versario di fondazione del Dob -Donatori Organi Bergamo - e il 25°di fondazione del ComitatoRegionale Lombardo, quindi sarà unintero anno dedicato a questi grandiavvenimenti, che ci impegneremo adorganizzare nel migliore dei modi,facendo le iniziative principali nellacittà di Bergamo.In questa occasione saremo impe-gnati tutti, Sezione provinciale eGruppi, e contiamo di coinvolgere,se possibile, tutti gli organismi e leistituzioni della nostra regione edelle varie province. Dovrà essere un anno veramentesignificativo per tutta l’Aido lombar-da, dando a tutta l’Aido nazionale ladimostrazione di essere un Crlcoeso, il più numeroso in termini diiscritti e il più operoso e creativo intermini di attività svolte da tutte le

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strutture sui rispettivi territori.Sono sicuro che ancora una voltatutta l’Aido lombarda saprà dimo-strare la sua grande capacità di esse-re, veramente e concretamente,uomini e donne dell’Aido che credo-no nello spirito di partecipazione econdivisione.Quindi rivolgo a tutti voi il mio par-ticolare grazie per la serietà con cuisvolgete la vostra attività di dirigen-ti volontari e per il vostro attacca-mento alla nostra Aido. Mi sentomolto orgoglioso di essere presiden-te di una Aido regionale come lanostra.Prima di concludere questaAssemblea, sento il dovere di ricor-dare una Personalità che rimarràindelebile nei nostri cuori: il SantoPadre il Papa Giovanni Paolo II, ilquale alle ore 21,37 di sabato 2 apri-le 2005 ha lasciato questa terra.È con grande devozione che rivolgoil pensiero a Lui, grato per la suaattenzione alle problematiche deldono degli organi, tanto da avermesso nella sua enciclica“Evangelium Vitae” un passo moltobello e di alto significato per noidell’Aido e per tutti i credenti che siidentificano nel dono totale di sé:

“dalla Lettera enciclica “EvangeliumVitae”. del Sommo Pontefice Giovanni Paolo IIai Vescovi, ai Presbiteri e ai Diaconi, aiReligiosi e alle Religiose, ai Fedeli laici, a tutte le Persone di Buona Volontà sulvalore e l’inviolabilità della vita umana. (86) Nella logica del culto spiritualegradito a Dio (cf.Rm 12,1) la celebra-zione del Vangelo della vita chiede direalizzarsi soprattutto nell’esistenzaquotidiana, vissuta nell’amore per glialtri e nella donazione di se stessi. Sarà,così, tutta la nostra esistenza a farsiaccoglienza autentica e responsabile deldono della vita e lode sincera e ricono-scente a Dio che ci ha fatto tale dono. E’quanto già avviene in tantissimi gesti didonazione, compiuti da uomini e donne,bambini e adulti, giovani e anziani, sanie ammalati.È in questo contesto, ricco di umiltà e diamore, che nascono i gesti eroici. Essisono la celebrazione più solenne delVangelo della vita, perchè lo proclamanocon il dono totale di sé; sono la manife-stazione luminosa del grado più elevatodi amore, che è dare la vita per la perso-na amata (cf. Gv 15,13); sono la parte-cipazione al mistero della Croce, nellaquale Gesù svela quanto valore abbia perlui la vita di ogni uomo e come questa si

realizzi in pienezza nel dono sincero disé. Al di là dei fatti clamorosi, c’è l’eroi-smo del quotidiano, fatto di piccoli ograndi gesti di condivisione che alimen-tano un’autentica cultura della vita. Traquesti gesti merita particolare apprez-zamento la donazione di organi com-piuta in forme eticamente accettabili, peroffrire una possibilità di salute e perfinodi vita a malati talvolta privi di speran-za”.“Ricordo - ha concluso il presidentePozzi - il Santo Padre quando, nelcorso della sua udienza riservataall’Aido il 30 novembre del 2002, haricevuto una delegazione nazionale,composta anche da una nutritaschiera di lombardi, che gli ha pre-sentato la Supplica per la causa dibeatificazione di don Carlo Gnocchi,antesignano donatore di cornee.Ricordo con molta emozione ilmomento in cui mi sono avvicinato eho avuto la gioia di averlo di fronte;inginocchiato davanti a questo ecce-zionale Pastore, l’incrocio del suosguardo è sceso nel profondo del miocuore. Ricordo quel momento bello efestoso, fu per tutti noi dell’Aido unmomento indimenticabile perché hacontribuito a rendere più grande lanostra Aido. È con questo caro ricor-do che mi congedo da voi nella spe-ranza che questo Papa abbia lasciatonel cuore degli uomini di tutto ilmondo il grande valore della vita,quel valore al quale Lui ha dedicatotutto il suo pontificato, quel valoreche era già nel nostro cuore di dona-tori e che anche in sua memoria dob-biamo far sì che diventi verbo pertutta la nostra gente perchè, comespesso abbiamo affermato, il nostroimpegno di appartenenti all’Aidoresti quello di sempre: “credere nellavita”, “lavorare per la vita”, “far vive-re la vita”.Vi ringrazio e vi abbraccio fraterna-mente”.

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Cari Amici, il vocabolo soli-darietà è diventato negliultimi anni di uso comune.

Se ne sente parlare spesso ancheall’interno delle associazioni divolontariato come la nostra, maalle parole non sempre seguono ifatti. E allora vediamo che, nono-stante le risorse economiche nonmanchino, il Fondo di solidarietà,creato dal Consiglio regionale perfar crescere la nostraAssociazione sul territorio, vienedisatteso. Così come si continua anon voler capire che l’Aido è unasola: non esiste l’Aido nazionale,l’Aido regionale, l’Aido provincia-le o pluricomunale e l’Aido comu-nale, ma siamo una sola realtà chelavora per il raggiungimento dellostesso fine.È sicuramente con soddisfazioneche abbiamo visto l’Italia risalirein Europa dal penultimo postodell’anno 2000 al secondo postocon 21,1 donatori per milione diabitanti, posizionandosi subitodopo la Spagna (che da anni detie-ne il primato) con 34,6 donatoriper milione di abitanti.Ma questo non può bastare. Comeha detto il nostro presidentenazionale Vincenzo Passarelli,nell’intervista rilasciata aPrevenzione Oggi del marzo2005, “... l’Aido deve aggiornarsi econtinuare nell’opera di sensibi-

lizzazione e per le realtà associati-ve periferiche assenti o non benfunzionanti, dobbiamo muoverci,incendivando, fornendo ogni aiutopossibile per confermare che esse-re Aido continua ad avere unsenso”.Mi piacerebbe tantoche i dirigentiAido, ad ogni livello, non dimenti-cassero queste parole e continuas-sero a mantenere vivo lo spirito diappartenenza all’Associazione.Vorrei poi sottolineare le risorsemesse in campo dal Consiglioregionale Aido per fare formazio-ne e informazione. Infatti nelcorso del 2004 abbiamo impegna-to il 63,26% delle entrate permateriale promozionale, corsi,assemblee e conferenze e perPrevenzione Oggi. Auspico quindiche le Sezioni provinciali e pluri-comunali utilizzino al meglio glistrumenti messi a disposizione dalConsiglio regionale e facciano inmodo che questi diventino patri-monio di tutti i Gruppi comunali.Concludo ringraziando i colleghidel Consiglio direttivo, i membridel Collegio dei revisori dei contie la signora Ester Milani. Un rin-graziamento particolare lo voglioriservare alla signora LauraCavalleri, che ha eseguito concompetenza e disponibilità lescritture contabili.Un abbraccio fraterno.P

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Relazione dell’amministratrice rag.Rottoli

All’inizio di quest’anno, come“Prevenzione Oggi” ha puntual-mente annunciato, il prof.

Cristiano Martini, coordinatore locale delprelievo dell’Area di Lecco, direttore delDipartimento di Neuroscienzedell’Azienda Ospedaliera di Lecco e delSecondo Servizio di Anestesia eRianimazione dello stesso ospedale è statoeletto presidente del Nord ItaliaTransplant. A nostro modesto avviso, un

incarico di prestigio e di responsabilità allapersona giusta. Il prof. Martini, chedell’Aido è amico sincero e punto di riferi-mento in Lombardia, ha speso tanto di séper la causa della donazione di organi, lot-tando su diversi fronti affinché il prelievo eil trapianto diventino prassi nell’attivitàsanitaria italiana. L’équipe di “PrevenzioneOggi” lo ha incontrato e ha realizzatoun’intervista che merita di essere pubblica-ta: come suo solito il prof. Martini parla

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Prof. Cristiano MartiniUn Presidente NITp

che coniuga esperienzaed entusiasmo

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con sincerità, appassionato e innamoratodella sua professione, ma critico con tuttoquello che ostacola la diffusione della tra-piantologia. Come consuetudine, l’intervi-sta è il risultato di un fitto colloquio con ilpresidente regionale dell’Aido, cav.Leonida Pozzi.Pozzi: Tutti noi lombardi e io in partico-lare siamo felici ed orgogliosi della suanomina, caro professor Cristiano Martini,a presidente del Nord Italia Transplant.Felici e orgogliosi perché l’Aido ha in leiun amico sincero e un fiero sostenitoredella cultura della donazione. Come presi-dente regionale dell’Aido Lombardiaposso affermare che questa nomina è lagiusta risposta alle capacità dimostrate ealla grande dedizione che lei ha espressonel suo impegno a favore dei prelievi e deitrapianti d’organi. La nomina a presidenteè quindi un merito tutto suo, conquistatosul campo con un’intensa attività svolta inogni settore: dall’ospedale agli altri ospe-dali, alle scuole, dalle sedi Aido agli incon-tri con la gente, dalle piazze ai teatri... Malei, come si è sentito quando le è statacomunicata questa bella notizia? Che sen-timenti ha provato?Martini: Intanto la ringrazio per quelloche ha appena detto perché sono paroleche mi colpiscono tanto più che le soprofondamente sincere. Penso inoltre cheanche la tradizione lecchese, la sensibiliz-zazione svolta su questo territorio, abbia-no contato nella scelta del Comitato diret-tivo che a sua volta era stato eletto dall’as-semblea dei soci del Nord ItaliaTransplant. Per la verità un po’ ne sonorimasto sorpreso; piacevolmente sorpresoperché mi fa piacere trovare conferme distima e di sostegno da parte di tanti amiciche vivono i miei stessi ideali. Voglio anchesottolineare che il precedente presidente,dott. Scalamogna, che aveva anche il miosupporto, non ha voluto, ritenendo giustoun avvicendamento e anche per motivisuoi personali candidarsi di nuovo. Hopreso poi atto del fatto che, anche se nonmi ero candidato, lo hanno fatto gli altriper me chiedendomi di prendere questaresponsabilità. Non mi chieda perchél’hanno fatto. Non lo so. Forse mi attribui-scono esperienza nel settore. Il tantotempo trascorso (purtroppo!) mi consente

di dire che non mi ricordo esattamentequando sono entrato nel NITp la primavolta! Erano gli inizi degli anni Ottanta.Certo sono un medico che ha avuto unalunghissima frequentazione di ogni cosaNITp. Ha contribuito anche il fatto che daanni sono membro del direttivo... Per laverità non mi ero candidato anche perchéavevo pensato che non essendo di Milano,non essendo quindi in sede, potessero pre-valere valutazioni tecniche e organizzative.Invece evidentemente i componenti delComitato direttivo hanno deciso diversa-mente.Pozzi: Sicuramente hanno pesato moltoil lavoro fatto in giro per l’Italia e quindil’esperienza accumulata nei continui e assi-dui contatti con il mondo sanitario e con lagente.Martini: Quello che mi preoccupa, comeresponsabilità da assumere, è la consape-volezza di essere un successore di gentecome il prof. Sirchia e lo stesso dott.Scalamogna. Persone che sapevano esserela sintesi di tutti i possibili ruoli, cariche,responsabilità e di indiscussa staturascientifica. Per me che sono un tecnico, orasi tratta di assumere un ruolo che è ancheorganizzativo e politico. Non so se ne saròall’altezza ma farò certo tutto il possibile.Quindi devo essere in grado di saper valu-tare nel comune interesse del settore lediverse istanze che vengono dalla periferiao dall’interno dell’Associazione stessa.Come coordinatore locale di Lecco avevoevidentemente un compito molto menoarduo. Pensi soltanto alla necessità daparte mia di tenere diritta la rotta sugliobiettivi generali pur essendo chiaramentea conoscenza delle tante motivazioni chesupportano le istanze di Lecco, di quel ter-ritorio e di quella realtà sanitaria, cioè, dicui mi sono occupato fino a ieri. Devo stareattento alle scelte che faccio perché se è“comprensibile” che il presidente del NITpporti avanti anche istanze locali, è “fonda-mentale” che lo faccia nell’interesse gene-rale. Io quindi non devo diventare sordoalle istanze locali ma devo saper sentiretutte le voci e soprattutto devo saperlevalutare tutte con lo stesso peso e le stes-se misure. Posso essere a favore della rivi-sitazione di tutta l’attività fatta; non solo aLecco ma anche nelle altre realtà locali. E

quindi sono perché si rivedano i criteri percui i centri di trapianti debbano essere inun certo posto invece che in un altro, nel-l’ambito delle Regioni NITp.Pozzi: Quindi il NITp si propone unariflessione sulla organizzazione generaledel settore.Martini: Proprio così. Sottolineo inoltreche il dott. Scalamogna ha rinunciato alruolo di presidente del NITp pur mante-nendo il suo ruolo di direttore del Centrodi Riferimento Regionale edInterregionale e del Dipartimento delCentro di Immunologia dei trapianti delPoliclinico di Milano. Quindi la parte tec-nica chiaramente non fa capo al presidentedel NITp.Pozzi: Credo sia interessante per i nostrilettori sapere come è costituito il Comitatodirettivo del NITp.Martini: Sono sei membri di elezione,più un settimo che è stato introdotto sunostra richiesta, quale rappresentantedegli infermieri. A questi vanno aggiunti icoordinatori regionali (che quindi nonsono eletti ma nominati dalle loro istitu-zioni) delle sei Regioni che aderiscono alNITp. E sono la Lombardia, il Veneto, ilFriuli, la Liguria, le Marche e la Provinciaautonoma di Trento. Questi sono l’espres-sione dell’assemblea NITp, costituita datutti i soci dell’Associazione.Pozzi: E chi sono esattamente questisoci?Martini: Persone che liberamente hannodeciso di aderire al NITp: medici (chirur-ghi, rianimatori, ematologi, patologi e cli-nici di ogni estrazioni), infermieri, tecnici.Sono persone - sono cinque-seicento - cheoperano nelle diverse specialità che sonoconnesse con il mondo dei prelievi e deitrapianti.Pozzi: Capisco che lei oggi abbia bisognodi tempo per completare la fase di analisidella situazione ereditata, però le chiedougualmente: qual è il suo programma?Martini: Questa è una domanda chemerita una risposta complessa. Abbiamoavuto diversi incontri non solo a livelloNITp ma anche con il Centro NazionaleTrapianti col quale il NITp collabora inmodo continuativo. Quindi da una partedobbiamo tener conto delle linee operativenazionali stabilite in ambito CNT e dalla

normativa vigente, dall’altra di quantoproposto a livello Nord Italia Transplant.In questi due organismi si condividono iprotocolli operativi, si condivide il sistemadella allocazione degli organi. Si condivi-dono insomma le linee generali del settoredei prelievi e dei trapianti. Peraltro devoprendere in considerazione, proprio allaluce degli interessi più generali, le istanzeche in qualità di presidente del NITp rice-vo dalle diverse regioni che vi aderiscono.All’interno del direttivo, che si riuniscemediamente ogni due mesi, prendiamo poiin esame queste istanze e prendiamo ledecisioni. È evidente che devo anche tene-re intensi rapporti con la sede di Milano,mentre prima era mia consuetudine lavo-rare prevalentemente nella sede di Lecco.Pozzi: Con quali altre strutture e colle-ghi lei è ora punto di riferimento per ilMinistero della Salute?Martini: Con l’Organizzazione CentroSud Trapianti, presieduta dal dott. V.Gaudiano, e con l’AssociazioneInterregionale Trapianti, presieduta daldott. F. Filipponi.Pozzi: Quindi, se ho ben capito, quello dipresidente del NITp è un ruolo moltoimportante perché oltre che occuparsi delcoordinamento del lavoro delle varieRegioni che vi fanno riferimento, ha unaresponsabilità determinante nella redazio-ne, per esempio, di protocolli di intesanazionali. Come affronta queste responsa-bilità?Martini: Sicuramente in questo ruolo misento molto meglio perché essendo i pro-tocolli una procedura tecnica mi trovo afare quello che ho sempre fatto. Ognuno dinoi poi porta in particolare le proprie espe-rienze, il proprio lavoro. Bisogna partiredalla constatazione che l’attività di prelie-vo e trapianto è molto complessa, quindinessuno può essere esperto di tutto.Ognuno di noi - esperti della Consulta,componenti o presidenti dei Centri - èconosciuto per essere particolarmenteesperto di alcuni aspetti legati al prelievo oal trapianto. Io per esempio ho una mag-giore esperienza nel settore del prelievo.Se si parla di trapianto di fegato mi mettoovviamente in ascolto di chi ha esperienzeapprofondite in quel campo. È ovvio inol-tre che a volte ci si scontra, in termini e in

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modi positivi, perché non si parte da unacondivisione di idee ma ci si arrivadopo analisi e dibattiti. Sulle grandilinee siamo d’accordo ma poi nelconcreto partiamo da alcunediversità. Prendiamo per esempiol’algoritmo sull’allogazione deireni adottato dal NITp, che siavvale di parametri di sceltacondivisi e basati su inoppu-gnabili criteri di compatibilitàed organizzativi. Non so quan-ti altri Centri abbiano elabora-to un protocollo migliore.Sicuramente potrò mettere aprofitto il mio essere al serviziodel prelievo e trapianto d’organigià da tantissimi anni, durante iquali ho girato praticamente tuttal’Italia. Questo mio essere conosciu-to su buona parte del territorio nazio-nale può dare buoni, se non ottimi, risul-tati nello sforzo di amalgamare le diverserealtà che operano sul territorio che inten-do attuare fin da subito. Puntiamo insom-ma a far sì che un paziente abbia le stessepossibilità di essere trapiantato inBasilicata come in Lombardia, a parità diorgani procurati per milione di abitanti.Pozzi: Una domanda provocatoria. LaLombardia è sempre stata al vertice deiprelievi in ambito nazionale. Oggi non ci sitrova più a questi livelli. Quali sono i moti-vi, secondo lei?Martini: Pur rispettando assolutamenteil fatto che i conti vadano elaborati sulmilione di abitanti (perché questo è undato di riferimento internazionale), io nonsono totalmente d’accordo su questa anali-si. Questo perché non basta una popolazio-ne più abbondante per procurare più pre-lievi. Questo non è completamente vero.Oppure può essere vero se l’indice di mor-talità è uguale. Inoltre non si capisce per-ché non si facciano gli stessi conti a livellodi aree piccole. Infatti se andassimo a farequesti conti a livello, per esempio, diBergamo e Lecco ne emergerebbe un indi-ce di donazione per milione di abitanti cheè più alto di quello della Spagna.Consideriamo anche che la Lombardia peraumentare di un uno per cento deveaumentare il numero di donatori di qual-che decina di unità, e questo è veramente

d i f -f i c i l e .Bisognerebbe che tutti i buoni ospedalidella Lombardia e anche quelli un po’meno buoni (la legge prevede che sia suffi-ciente avere una Rianimazione e laChirurgia Generale per eseguire i prelievid’organo) si dessero da fare per aumentarei donatori. Invece l’organizzazione non èottimale in tutti gli ospedali lombardi cheavrebbero le qualifiche per fare i prelievi.D’altra parte la Regione Lombardia, per laformazione e per il sostegno all’attività diprelievo e trapianto spende cifre che, purmeritorie quanto si vuole, sono però moltobasse rispetto alle necessità complessive.La Regione forse potrebbe insistere di piùcon i direttori generali destinando mag-giori risorse a chi lavora togliendone a chinon lavora.Pozzi: Il trapianto di organi è un obietti-vo del Servizio sanitario nazionale comecura di alcune patologie che non potrebbe-ro essere diversamente curate. Quindicome tutti gli obiettivi sanitari nazionali,diventano poi obiettivo delle Regioni cheperò devono incentivare gli ospedali a per-seguire questi obiettivi. Lei ha avuto lasensazione che le sei Regioni che fannocapo al NITp abbiano sviluppato una sen-

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sibilità diversa su questo settore?Martini: Sicuramente il comportamentodelle Regioni in questo ambito è moltodiversificato. Però bisogna considerare adesempio che Liguria e Marche, quanto adotazioni ospedaliere e numero di abitantinon sono certo paragonabili allaLombardia, regione nella quale ci sono piùdi nove milioni di abitanti e decine di ospe-dali. Incentivare in questa realtà cosìampia e complessa non è la stessa cosa chefar andare bene, per esempio, i pochi ospe-dali della Liguria. L’investimento di sensi-bilizzazione dovrebbe essere molto piùforte proprio nella nostra regione.Sicuramente la Regione Lombardiadovrebbe usare in modo diverso le tanterisorse che dedica al trapianto. In partico-lare dovrebbe essere più vicina ai coordi-natori locali di modo che i coordinatorisappiano che se c’è un problema possonochiamare il coordinatore regionale che si facarico dei loro problemi e dà una manosubito. Il NITp può aiutare in questo, maessendo una funzione regionale non puòfare più di tanto dal punto di vista operati-vo, pur fornendo da sempre il supportoformativo e scientifico.Pozzi: Osando lasciar correre il pensierofino al sogno, cosa immagina potrebbe farela sua Associazione per far sì che la cultu-ra della donazione divenga patrimonio ditutta la comunità?Martini: Dovrebbe risollevare dove ècalato e instillarne di nuovo dove non c’è

mai stato, quell’entusia-smo

che in anche in alcuni operatori sanitari delnostro territorio comincia a diminuire.Capisco che questa sia un’affermazione unpo’ pesante, ma è esattamente quello chepenso. Ci stiamo affidando sempre piùspesso alla voglia e alla capacità di singoliin determinati ambienti. E questo è perico-losissimo perché è necessario invece “faresistema”. Bisogna che l’esperienza e lacapacità dei singoli vengano trasmesse aglialtri ospedali in modo concreto, premiandoquelli che si impegnano con la formazioneanche mediante aumenti delle retribuzioni.Dall’altra parte si deve penalizzare, inqualche modo, chi pur avendo possibilità,strutture e capacità, non fa niente. Quindisi dovrebbero rivisitare le aree applicandocriteri più moderni e attuali. Bisognerebbeche l’attività di trapianto diventasse quasiuna Unità operativa di ogni ospedale di uncerto livello. Allora sì che si formano espe-rienze e storie che servono alla causa deltrapianto. Non si può continuare a preten-dere che uno faccia il coordinatore locale,(addirittura non retribuito), e trascuri ilproprio specifico lavoro (solitamente sitratta di anestesisti rianimatori). Se invececi fosse una carriera costruibile anche perl’attività di coordinatore, formeremmo deiprofessionisti che servirebbero egregia-mente la causa del prelievo e del trapiantod’organi. Qualcosa si sta muovendo in talsenso: speriamo di vederne gli sviluppi.

Testi a cura diLeonio Callioni

Ha collaboratoLeonida Pozzi

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CIstituita con decreto legislativo del 6

marzo 1992, la Provincia di Lodiè una delle più recenti del territorio

italiano. Vive quindi ancora la fase del-l’entusiasmo per l’autonomia conquista-ta e paga nel contempo le difficoltàdovute alla “giovane età”. C’è l’istitu-zione ma va costruita l’identità provin-ciale e non bastano certo tredici anni perdare ad una comunità questa necessariaidentità.In realtà però le origini del territoriolodigiano sono più che bimillenarie,come raccontano gli storici e comeapprendiamo dal sito della Provincia diLodi: “La sua specificità etnico-eco-nomica viene formandosi nel corso

dei cinque secoli a.C. attorno al vil-laggio celtico-romano, di cui parlaPlinio il Vecchio, ben inserita in unatipologia ambientale omogenea dibassa pianura, delimitata dai grandifiumi. Essa trova il suo riconosci-mento giuridico nell’89 a.C. conPompeo Strabone che concede aLodi la cittadinanza latina - da cuiappunto il nome di Laus Pompeia -alla quale segue la concessione dellacittadinanza romana nel 49 a.C. daparte di Giulio Cesare. Una specifi-cità che si rafforzerà come identitàmarcatamente spirituale e culturalecon il sorgere nel 374 della Diocesi.Essa e il suo Vescovo garantiranno

anche nei tempi più calamitosi lacoesione di tutto il territorio. Unaspecificità che diventerà pure econo-mico-sociale specie nel bassoMedioevo quando, con un’eccezio-nale opera di bonifica dei vasti luo-ghi paludosi del territorio attraversouno splendido lavoro di ingegneriaidraulica senza eguali nel tempo, ilLodigiano si trasformerà in unadelle terre più fertili d’Europa. Icaratteri peculiari del Lodigianoresistettero nei secoli anche dopo ladistruzione di Lodi da parte diMilano nel 1158 e la sua ricostruzio-ne operata da Federico Barbarossa.Anzi, sia il capoluogo che il territo-P

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Le interviste di «Prevenzione Oggi»All’Ospedale di Lodi un progettodi rilancio della sanità provinciale

rio raggiunsero in quei secoli tra-guardi di notevole livello culturale,artistico e sociale. Può esserne unsegno significativo anche il fatto chedal capoluogo partirono due grandiespressioni di pace civile e religiosa.L’indizione nel 1413 del Concilio diCostanza, che vide la fine dello sci-sma d’Occidente, e la “Pace di Lodi”del 1454, che rese possibili 40 anni direlativa tranquillità per l’Italia. C’èinsomma un popolo con un anticocostume civile ed una piccola maautentica e sicura identità, ancorataad un mondo che conosce la laborio-sità, la tenacia e la solidarietà”.“Prevenzione Oggi” ha voluto conosce-re la realtà ospedaliera di questa provin-cia. Perciò l’équipe della rivistadell’Aido regionale della Lombardia, haincontrato il direttore generale dott.Piergiorgio Spaggiari, il direttore sani-tario dott. Roberto Giunta e il coordina-tore locale ai trapianti dott. GiuseppeRivolta. All’incontro erano presenti ilpresidente dell’Aido provinciale di Lodi,signor Angelo Rapelli, accompagnatodal segretario signor Sergio Raimondi.Il direttore generale dottor Spaggiari(da “Prevenzione Oggi” già intervista-to in qualità di direttore generale a

Sondrio)è, come sempre,

puntuale e gentilissi-mo. Così come il dottor

Giunta e il dottor Rivolta. Il colloquioentra presto nel vivo degli argomenti.L’onere di iniziare, come sempre, vieneassunto dal direttore editoriale e presi-dente Aido Lombardia.

Pozzi: Abbiamo presente a questoincontro con l’ospedale di Lodi, ilpresidente della Sezione provincialeAido, signor Rapelli e il segretariosignor Raimondi. Con lei, caro dot-tor Spaggiari, abbiamo già avutol’anno scorso un piacevole incontroin Valtellina, e precisamente pressol’ospedale di Sondrio. In quell’occa-sione potemmo venire in contattocon una meravigliosa comunità,dove la collaborazione e la condivi-sione fra diversi ruoli e diverseresponsabilità era ed è ancora oggiuna realtà concreta. A Sondrio c’èuna perfetta collaborazione fra ladirezione sanitaria e il coordinatorelocale ai trapianti. Questo permettedi lavorare bene, di costruire unponte fra l’interno della strutturasanitaria e l’esterno, verso la comu-nità civile, così che si possa diffonde-re il messaggio della cultura delladonazione. Visto che in Valtellinaavete saputo lavorare così bene,siamo venuti a vedere se state facen-

do altrettanto qui a Lodi.La prima domanda è per il coor-dinatore d’area al prelievo e tra-pianto dottor Rivolta: a Lodiavete autorizzazioni al prelievo eal trapianto?Rivolta: Sì nel primo caso, nonel secondo. Nel senso che cistiamo dedicando in particolaresolo al prelievo.Pozzi: Precisiamo subito che per

la nostra Associazione l’impegno dieffettuare prelievi di organi è moltoimportante perché sta alla base del-l’attività di trapianto. Tanto è veroche, in Lombardia, il problema veronon è il trapianto ma il prelievo. Varilevato che nel 2004 l’Italia ha effet-tuato un bel recupero partendo dalpenultimo posto che occupava nel2001 per arrivare oggi al secondoposto in Europa. Ciò nonostante inlista d’attesa per un trapianto ci sonoancora quasi diecimila persone. Èquindi evidente che senza il reperi-mento di un maggior numero diorgani non riusciamo a far frontealle esigenze degli ammalati. La listapiù lunga è quella delle circa ottomi-la persone che sono in attesa del tra-pianto di rene. Ma anche chi è inattesa di trapianto di cuore, fegato,polmone e ormai anche dell’intesti-no tenue vive situazioni drammati-che. Ci fa piacere sentire a questoproposito il nuovo direttore genera-le dottor Spaggiari.Spaggiari: Io penso che i concet-ti espressi in Valtellina mantenganotutta la loro validità anche qui aLodi. Sono infatti convinto - e parloanche come cattolico - che la dona-zione sia un valore importante attra-verso il quale la vita va al di là dellamorte. Rimango quindi impegnato apromuovere il trapianto, come tera-pia che salva, anche in questo ospe-dale. Tutto quello che si muoveattorno al trapianto ha valore uma-nitario prima che scientifico, medicoe chirurgico. Non a caso quando leiparlava delle persone che sopravvi-vono in lista d’attesa sperando diavere un organo compatibile che li

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Csalvi, parlava di un dramma chesegna la vita di migliaia di persone.Senza la donazione quel poco di vitache è rimasto diventa morte. Sonoappena tornato, come ex direttoredella Valtellina, da un accordo stipu-lato dalla Regione Lombardia conun ospedale russo. Una scelta dialtissimo valore umano, se conside-riamo le difficoltà che sta incontran-do anche la Regione Lombardianella gestione di una sanità semprepiù bisognosa di fondi. Nonostantetutti i problemi che abbiamo sul con-trollo dei costi la RegioneLombardia ha ritenuto di fare unaccordo con un ospedale dellaseconda provincia della Russia, perportare prodotti derivati del sangue,che noi siamo evidentemente ingrado di fornire e che in quelleregioni sono particolarmente neces-sari. Negli incontri con queste realtàabbiamo visto la diversa mentalitàfra le due zone geografiche.Abbiamo però trovato una gratitu-dine incredibile. Molte delle mammedei bambini che con il sangue dellaregione Lombardia venivano salvati,avrebbero voluto baciarci le mani insegno di una gratitudine intensa erispettosa. Purtroppo abbiamo potu-to notare che la vita in quelle realtàconta veramente poco. In un collo-quio con i medici di quell’ospedale,che non hanno né mezzi né risorse,è emersa drammaticamente questarealtà. Di fronte alla morte di unbambino che non può essere curatoperché non ci sono i mezzi c’è unaspaventosa rassegnazione. La vita ela morte hanno quasi lo stesso valo-re: nulla. Questo mi ha lasciatoveramente scosso. È evidente chequesto ci impegna ancora di più alavorare “per la vita”. La donazione èun modo per garantire la vita attra-verso una persona che muore mache continua a vivere in quel dono.Pensate alle cornee, al fegato, alcuore... Quali iniziative potrannoessere promosse qui a Lodi? Innanzitutto la diffusione dell’informazioneperché molto spesso l’ignoranza

porta a fare scelte sbagliate. Io nonmi dimenticherò mai l’errore chefeci 25 anni fa, in occasione del rico-vero della moglie di un collega, vit-tima di un incidente stradale. Inquelle circostanze, di fronte ad unarichiesta di prelievo il collega eravenuto da me per un consiglio e ionon ero stato in grado di suggerirglila scelta della donazione. È una sto-ria, ripeto, di 27 anni fa eppure anco-ra mi amareggia. Sicuramente nonc’era allora questa cultura delladonazione, questa sensibilità verso itrapianti. Preso alla sprovvista con-sigliai malissimo il collega e così nonvenne effettuato il prelievo. Oggicon l’esperienza che ci siamo fatti,con la conoscenza delle situazioni,quando abbiamo la certezza che unpaziente sia ormai senza speranza,dobbiamo orientare genitori, coniu-gi, familiari, verso la donazione;verso cioè una vita che continuadopo la morte. Io penso che la colla-borazione con la vostraAssociazione, tanto impegnata perStatuto nella diffusione della culturadella donazione, possa dare ottimifrutti sul territorio del Lodigiano.Noi saremo sicuramente al vostrofianco e vi daremo tutti i supportinecessari.Giunta: Recentemente abbiamofatto un corso di formazione pertutti gli operatori: medici, infermie-ri, ecc. e quindi sono stati sensibiliz-zati alla cultura della donazione.Non abbiamo, qui a Lodi, laNeurorchirurgia perché la Regioneha stabilito che questo reparto siaattivato in un bacino d’utenza di 500mila abitanti e la nostra provincia neha solo 200 mila. Questo è uno svan-taggio e fa calare le possibilità diavere candidati al prelievo di organi.Per nostra fortuna abbiamo un coor-dinatore locale ai prelievi, il dottorRivolta, che è molto sensibile e checi può spiegare le iniziative cheabbiamo in corso.Rivolta: Nel 2004 abbiamo avutoun momento di transizione che ci hacreato qualche problema e che vor-P

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dott. Piergiorgio Spaggiari

Nato a Milano il 17 Marzo 1940, residente a Milano, via C.Imbonati, n.4 Coniugato, con una figlia.Laureato in Fisica ElettronicaLaureato in Medicina e ChirurgiaSpecializzato in Medicina dello SportCapitano di complemento del genio Aeronautico Attività professionale- Dirigente presso la Philips S.p.A. settore Sicurezza e Industria,- Assistente alla Presidenza e Dirigente di ricerca dell'Istituto diTecnologie Biomediche Avanzate ITBA del Consiglio Nazionaledelle Ricerche;- Direttore Generale dell'Istituto Ortopedico "Gaetano Pini" diMilano;- Direttore Generale dell'Azienda Ospedaliera E. Morelli di Sondalo(SO);- Direttore dell'Azienda Ospedaliera della Valtellina e dellaValchiavenna (SO) :posizione attualmente ricoperta;- già Docente presso la facoltà di Farmacia dell'Università diMilano;- Professore a contratto dell'Università degli Studi di Milano pressola Facoltà di Medicina e Chirurgia, Dipartimento di AnatomiaUmana;- Componente della Commissione Scientifica sulle Medicine nonconvenzionali.- Presidente Società Italiana di Chirurgia Tecnologica e Computer -Assistita S.I.C.Te.C.A.Titoli scientifici e pubblicazioniTra i vari titoli si citano i più significativi:- Coautore della prima pubblicazione italiana: "Informatica medica,guida al personal computer in medicina" di 475 pagine;- Autore del "Manuale di Pronto Soccorso" di 134 pagine;- Coautore del libro " Le ulcere da pressione (piaghe da decubito)di 95 pagine;- Coautore del libro "La pianificazione e il controllo della spesa sani-taria" di 91 pagine;- Coautore del libro "Conoscere per decidere, decidere per gestire"La gestione dell'Azienda Sanitaria dopo l'introduzione del D.R.G. di146 pagine;- Coautore di International Medical Informatics Association (IMIA)WG -4 Working Conference May 31st June 3, 2003- Coautore del libro "Medicina quantistica" di 152 pagine- Coautore di "MyAngelWeb(r)" a website for the individual patientat risk of emergency.- Coautore del libro "MyAngelWeb" - Organizzazione e gestione delsito Web del paziente a rischio di urgenza, di 110 paginePartecipazione a convegni e corsi di formazioneHa partecipato a numerosi corsi di aggiornamento e perfeziona-mento, organizzati dall'Università Bicocca di Milano e da altri Istitutispecializzati in materia di Sanità pubblica, di organizzazione,gestione e pianificazione.Ha frequentato e superato il Corso di formazione manageriale inmateria di sanità pubblica e di organizzazione e gestione sanitaria,organizzato dalla Regione ai sensi della normativa vigente.E' stato inoltre relatore in molti convegni scientifici nazionali edinternazionali.

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remmo recuperare nel 2005 utiliz-zando i fondi regionali stanziati perla ripetizione del corso “La decisionecondivisa” che abbiamo fatto nel2003. Vogliamo coinvolgere tutte leUnità operative interessate al pro-cesso di prelievo. Poi stiamo proget-tando con l’Aido di Lodi iniziativerivolte a preparare i giovani dell’età17-18 anni ad una corretta visionedella donazione d’organi.Pensavamo quindi di affrontare ildiscorso con le scuole superioriattraverso l’organizzazione di incon-tri di informazione e sensibilizzazio-ne in vista della loro maggiore età. Ifondi per questa iniziativa sonogarantiti dalla Regione che anchequest’anno ha stanziato circa seimilaeuro. Abbiamo poi rinnovato, nelmarzo scorso, l’elenco dei medici chefanno parte della commissione perl’accertamento della morte. Quindiabbiamo rivisto tutti i nominativi erisistemato tutta la materia. Siamopoi in fase di acquisto di un nuovoelettroencefalografo per l’accerta-mento della morte (strumento cheera andato consumandosi nel tempoe della cui mancanza abbiamo vera-mente sofferto negli ultimi tempi). Ilmaggior margine di miglioramentosu cui possiamo lavorare è nell’ambi-to del prelievo di cornee, ambito incui potremmo effettivamente incide-re di più attraverso una maggioresensibilizzazione dei medici dell’o-spedale. Devo purtroppo rilevareche da una media di sei-sette prelie-vi annui, nel 2004 siamo scesi a duee questo non è un dato confortante.Basta diminuire un attimo l’atten-zione ed immediatamente emergonoeffettivi negativi. Vogliamo comun-que riprenderci. Ho già parlato conl’oculista; vorremmo ripresentare aimedici il protocollo (aggiornato eperfezionato), per poi riproporreall’attenzione di tutti i medici dell’o-spedale questo problema del prelie-vo di cornee.Giunta: Stiamo pensando di incre-mentare l’organico degli oculisti,che peraltro sono pochi in tutta

Italia. Qui c’è un’attività moltointensa, soprattutto per l’operazionesul cristallino con pazienti che ven-gono anche da fuori.Pozzi: Per le cornee probabilmen-te non basterà lavorare con i medicima sarà necessario estendere l’inter-vento di sensibilizzazione e di coin-volgimento anche agli infermieri.Questa è infatti un figura moltoimportante, vicina alle famiglie eagli ammalati, che può aiutare mol-tissimo. Mi fa piacere poi poter rile-vare la grande disponibilità delcoordinatore locale per un particola-re lavoro sulle scuole. Noi stiamorealizzando un audiovisivo (ben qua-rantacinque argomenti) che serviràa far fruttare al massimo gli incontrinelle scuole, con chiarezza e comple-tezza espositive. Questo materiale adisposizione dell’Aido potrà ovvia-mente essere consegnato al coordi-natore locale affinché sia agevolatonell’ambito dei rapporti con le scola-resche. Il presidente provincialeAido di Lodi può tenere uno strettorapporto con l’ospedale e con ilcoordinatore locale ai prelievi for-nendo tutte le informazioni e tutto ilmateriale in possessodell’Associazione.Rivolta: Nell’ambito dei corsi dilegislazione alla scuola degli OS sipossono dedicare spazi particolarialla normativa sui trapianti. Rapelli: In effetti ci eravamo giàincontrati con il dottor Rivolta permettere a punto alcune forme di col-laborazione. In particolare stiamolavorando per ripresentare alcuneserate di informazione sul territorio,con la presenza dei medici e di altrispecialisti. Si tratta di ripetere inizia-tive che avevano avuto un riscontromolto positivo fra la gente.Rivolta: Tra l’altro possiamo con-tare su alcuni miei collaboratori,attuali o ex, che sono ben contenti dicontribuire alla diffusione di unamaggiore coscienza della donazione.Pozzi: Mi fa piacere che anche aLodi ci si stia impegnando per ini-ziative nelle scuole, fra la gente e con

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Nato a Lodi il 29-8-1947, compie gli studi classici presso il localeLiceo Ginnasio “Pietro Verri”.Sposato dal 1972, ha due figli: Filippo, laureato in Medicina e spe-cialista in Ortopedia ed Anna, laureata in filosofia.Consegue la laurea in Medicina e Chirurgia presso la facoltà diMedicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Pavia, nella ses-sione estiva 1972 Si specializza quindi in Anestesia eRianimazione presso la stessa Università nel giugno 1975.Nel frattempo, dal 1/3/1973, inizia a lavorare in qualità di assistente,presso il servizio di Anestesia e Rianimazione dell’OspedaleMaggiore di Lodi, da subito con rapporto di lavoro a tempo pieno.Dopo aver conseguito le Idoneità nazionali ad Aiuto e a Primario diAnestesia e rianimazione, nel 1982 diviene Aiuto Corresponsabilee, dopo un periodo di incarico provvisorio di undici mesi, nel 1993,risultando vincitore di concorso pubblico, diventa Primario delServizio di Anestesia e Rianimazione e Terapia Antalgica di Lodi.Nel 1999 è nominato Direttore del Dipartimento Urgenza-Emergenza ed Alte Specialità della Azienda Sanitaria dellaProvincia di Lodi, incarico confermato a tutt’oggi anche da partedell’Azienda Ospedaliera della Provincia di Lodi.Durante l’attività professionale di anestesista-rianimatore, il dott.Rivolta ha svolto le principali seguenti attività:* nel 1982 determina la nascita e l’organizzazione del Centro diTerapia Antalgica e Cure Palliative dell’Ospedale di Lodi, di cuidiviene formalmente responsabile.* nel 1987 inizia ed organizza, tra i primi in Italia, il Servizio diAnalgesia Ostetrica all’interno dell’Ospedale di Lodi, in grado digarantire un adeguato trattamento antalgico alle partorienti, con lepiù moderne tecniche anestesiologiche, gratuitamente 24 ore su24.* dal 1992 si occupa in modo particolare di analgesia postoperato-ria determinando la nascita di un Servizio di analgesia postoperato-ria operante con personale dedicato e tecnologie avanzate, nei pre-sidi aziendali.* nel giugno del 1996 è incaricato, con atto formale, della progetta-zione, realizzazione e organizzazione del Sistema Sanitario perl’Urgenza ed Emergenza e della Centrale Operativa 118 dellaProvincia di Lodi entrati in funzione nel febbraio 1998.* dal 2001 al 2004 attua il Progetto di informatizzazione integratadelle attività anestesiologiche (pre, intra e post-operatorie) nei presi-di dell’Azienda Ospedaliera.* Dal settembre 2004 è nominato Coordinatore Locale per l’attivitàdi Prelievo di Organi e Tessuti per la Provincia di LodiDurante gli anni della sua attività si forma sia sul piano specialistico,partecipando a numerosi corsi e congressi, anche in qualità di rela-tore ed organizzatore, e a stages presso istituti universitari italianie francesi (Parigi, Nancy), sia sul piano del management sanitario.Tiene stretti rapporti con le Università limitrofe: dapprima professorea contratto presso l’Università di Milano, poi presso la Scuola diSpecializzazione in Anestesia e Rianimazione dell’Università diPavia dove tiene lezioni sul dolore postoperatorio.Il dott. Rivolta è autore o coautore di numerose pubblicazioni scien-tifiche, tra cui un manuale di Analgesia Ostetrica.

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dott. Giuseppe Rivolta

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gli orga-ni di informazione. Anche que-sto passaggio è importante perché ladiffusione garantita attraverso i“media” permette al nostro messag-gio di arrivare più forte e più effica-ce. Un impegno particolare è statoriservato agli infermieri per i quali aBergamo abbiamo organizzato uncorso specifico. Siamo infatti alsecondo anno della giornata per glistudenti del corso di laurea infer-mieristica, organizzato insieme conl’Università di Milano-Bicocca eposso dire con piacere che l’espe-rienza risulta molto positiva. Sonocerto che avrà benefici effetti sullacultura della donazione perché lafigura dell’infermiere è ancora ingran parte da valorizzare nelle suegrandi potenzialità.Ora chiederei al direttore dott.Spaggiari di parlarci un po’ di questaper noi poco conosciuta realtà ospe-daliera lodigiana.Spaggiari: Questa è una provin-cia molto giovane, è nata circa 10anni fa, stretta fra Milano, Pavia,Piacenza, Crema e Cremona. Quindiuna provincia circondata da realtàospedaliere che sono molto note, benorganizzate ed efficienti. Questo per-ciò giustifica che circa il quarantaper cento dei pazienti del Lodigianosi cura fuori provincia e noi abbiamoil dovere di porre rimedio a questa

migrazione. Se questipazienti vanno fuori dalla nostraprovincia una possibile ragione saràdovuta al fatto che noi non diamoquei servizi che invece sono richiesti.Abbiamo quindi cercato immediata-mente di cambiare rotta, senza per-dere tempo; abbiamo cercato dipotenziare le dotazioni strumentalidegli ospedali e inaugurato il nuovoservizio di psichiatria di Codogno(che è l’altro ospedale importanteposto nel sud del lodigiano).All’interno dell’ospedale è statarealizzata una nuova struttura chenon ha nulla a che vedere con le tra-dizionali strutture ospedaliere: bel-lissima, già pubblicata su rivisteinternazionali di architettura sanita-ria, inserita nel contesto di un gran-de parco, atta al recupero delle per-sone affette da patologie psichiatri-che. Tale struttura è veramenteall’avanguardia, realizzata a seguitodi uno studio di tutti i particolari(dai colori, agli arredi, agli ambienti,etc.) molto approfondito e teso alrecupero psicofisico complessivo delpaziente. Abbiamo dato immediatapriorità all’acquisto della TACMultislice perché nei nostri quattroospedali avevamo solo tutte TACdatate e poiché questa è una delleprovince italiane in cui l’incidenzadei tumori è fra le più elevate, evi-

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questa appa-recchiatura diagno-

stica era fondamentale peruna diagnosi tempestiva. Se ci

chiediamo quali siano le ragioni diquesta forte incidenza della malattiapotremmo affermare che probabil-mente non è stata effettuata unavalida azione di prevenzione; si arri-va cioè alla diagnosi quando lamalattia è già conclamata. Se invecefossimo stati in grado di avere adisposizione esami TAC molto piùaccurati e precisi possiamo ragione-volmente pensare di riuscire adintervenire quando il tumore è anco-ra in fase embrionale. È stata poivalutata l’opportunità di acquistareuna risonanza magnetica, altraapparecchiatura di cui non disponia-mo, o meglio disponiamo solo unavolta alla settimana di una risonanzamagnetica mobile che viene utilizza-ta nell’ospedale. Ciò è assurdo. Cidoteremo presto di risonanzamagnetica. Altro tema molto inte-ressante (forse il più importante)riguarda il blocco operatorio. Unattento osservatore vede che all’in-terno dell’ospedale c’è una partenuova da circa due anni incompiutail cui ultimo piano è dotato di saleoperatorie meravigliose moltoampie da completare ed attrezzare.Abbiamo voluto subito che fosse rea-lizzato un by-pass tra la parte vec-chia e la parte nuova e che fosserosuperati molti dei problemi di colle-gamento tecnico; infine stiamoprovvedendo ad attrezzare questeP

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bellissime sale operatorie.Finalmente potremmo avere anche aLodi un blocco operatorio comehanno gli ospedali delle provincelimitrofe. Questa scelta sarà deter-minante per dimostrare che abbia-mo voltato pagina e siamo entratinel futuro dell’azienda ospedaliera.Inoltre, con la collaborazionedell’Asl abbiamo creato un laborato-rio di tecnologie biomediche (perstudi avanzati sul sangue, sulle cel-lule staminali, sul trapianto dimidollo) che non ha nulla da invidia-re ai laboratori universitari, e delConsiglio Nazionale delle Ricerche,ente dal quale io provengo. Un labo-ratorio da “Mille e una notte” chepochi ospedali della Lombardiahanno di pari livello, non solo per glispazi, per le attrezzature, ma ancheper la professionalità e l’impegnodelle persone che ci lavorano e chesono funzionali agli accordi conl’Università di Milano, conl’Università di Pavia e conl’Università di Odessa. Quindi noi,della più giovane provincia dellaLombardia, stretta, bloccata fino adessere intimidita dai colossi che lestanno attorno, ci stiamo elevandoper competere proprio con questerealtà. Il nostro obiettivo è dare ainostri cittadini (e non solo ai nostri)quello che oggi ricercano altrove. Desideriamo esprimere alcune valu-tazioni sul futuro delle nostre quat-tro strutture ospedaliere. È evidenteche quattro ospedali per duecento-ventimila abitanti scarsi, residenti inun territorio totalmente pianeg-giante, sono troppe. Però il miocompito non è quello di ridiscuterele scelte ma piuttosto di individuareil modo più efficace di gestirle. E’necessario creare punti di eccellenzadentro strutture che sono moltobelle (infatti sia Codogno cheCasalpusterlengo che Sant’Angelosono strutture molto belle). Lodi èquello che si presenta peggiore dalpunto di vista strutturale ma diven-terà bello con l’attivazione dellaterza ala. Entro l’anno verranno

spostate alcune unità operative chedal vecchio passeranno al nuovo edi-ficio: i nuovi ambulatori, il laborato-rio, la medicina e la chirurgia.Conseguentemente a questi sposta-menti potremo mettere mano alpronto soccorso, alla radiologia, alvecchio laboratorio. Quindi c’è unprogramma concreto per renderebello e funzionale l’ospedale di Lodi.Dicevamo però che negli altri ospe-dali il vero problema è decidere cosafare aldilà delle attività che sonooggi presenti, poiché non bastaavere una bella struttura se poi lalasciamo mezza vuota. Sant’AngeloLodigiano riteniamo di riqualificarlocome punto di riferimento della ria-bilitazione. Abbiamo già infatti lariabilitazione neuromotoria, voglia-mo mettere la riabilitazione cardio-logica, quella pneumologica e proba-bilmente quella relativa ai comi. ASant’Angelo Lodigiano inoltre pun-tiamo a realizzare una UnitàOperativa sul trattamento di ognitipo di dolore, che è uno dei nostricavalli di battaglia. Per questo ulti-mo indirizzo i punti di riferimentosaranno Lodi e Sant’Angelo doveverranno effettuati anche interventisulla colonna vertebrale utilizzandoun sistema tipo laparoscopico attra-verso un gentlemen agreement pub-blico-privato con un neurochirurgodi Padova che verrà da noi una voltaalla settimana. Un’ulteriore attivitàè quella relativa ai malati terminali.Il nostro scopo è quello di dare lorola possibilità di mantenersi presentifino alla conclusione della loro vita,evitando quel periodo buio e terribi-le che spesso conclude l’esistenza dipersone affette da malattie incurabi-li. Pensiamo anche solo ad alcunepatologie tumorali che tutti sappia-mo essere devastanti. Riuscire agarantire ad un ammalato la possibi-lità di vivere senza dolore o comun-que con un livello di dolore soppor-tabile è già di per sé un grande suc-cesso e un dono alla persona perchéle ridà dignità nella fase conclusivadella vita.

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Medico-chirurgoSpecialista in Igiene e Medicina Preventiva Specialista in Medicina Legale e delle AssicurazioniVia Piero Della Francesca 7420154 Milano Nato a Milano il 22 Marzo 19471973 - Contrattista di seconda categoria presso la IICattedra d’Igiene e la Direzione Sanitaria del PoliclinicoMilano1975 Ispettore Sanitario presso l’ Istituto Na- zionale per loStudio e la Cura dei Tumori Milano 1988 - Direttore Sanitario di Ruolo presso l’USL n. 15 dellaRegione Emilia Romagna con funzioni di CoordinatoreSanitario 1989 - Direttore Sanitario presso l’Istituto OspedalieroProvinciale per la Maternità di Milano 1991 - Direttore Sanitario presso l’Ospedale Cà Granda diNiguarda - Milano 1995 - Direttore Sanitario con contratto di diritto privato pres-so la Azienda USSL 32 della Regione Lombardia -Garbagnate Milanese 1996 - Direttore Sanitario con contratto di diritto privatopresso la Azienda USSL 29 della Regione Lombardia -Monza1998 - Direttore Sanitario con contratto di diritto privato pres-so la Azienda ASL della Provincia di Milano 2.2000 - Idoneo alla nomina di Direttore Generale delleAziende Sanitarie Lombarde (DGR 49304 del 31 marzo2000).2001 - Frequenza con esito positivo al primo corso di for-mazione manageriale per Direttori Generali presso I.Re.F. -Scuola di Direzione in Sanità COD. UMI-DGAS-00-01.2003 - Direttore Sanitario con contratto di diritto privato pres-so la Azienda Ospedaliera della Provincia di Lodi.Attività didattica1990 - Professore a contratto presso la Scuola diSpecializzazione in Igiene e Medicina Preventivadell’Università degli Studi di Milano Attività scientificaCampi di Ricerca - Igiene Ospedaliera:controllo delle Infezioni nosocomiali con particolare attenzio-ne alle problematiche relative alla valutazione dell’incidenzae della prevalenza e alle relative misure di profilassiprocedure tecniche di pulizia e di sanificazione verifica revisione qualità (VRQ)- Economia Sanitaria:analisi costi-benefici delle prestazioni sanitarie elaborazione di modelli organizzativi per migliorare la qualitàdei servizi con risorse predefiniteanalisi per gruppi di patologie (DRG) e relativa applicazione - Medicina Legale:applicazione dei criteri di causalità alla patologia neoplasti-ca, con particolare riferimento alla causa di servizio applicazione della medicina legale alla fattispecie della tecni-ca ospedaliera, con riguardo alle competenze di direzionesanitaria - Teoria della Comunicazione:Ottimizzazione delle procedure d’informazione sanitariaAttività di consulenza scientifica1988-2005 Presidente o Componente Esperto diCommissioni di Gara presso Enti e Aziende Ospedaliere

dott. Roberto Giunta

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CVeniamo quindi a Casalpusterlengo.Questo è un ospedale vicinissimo aPiacenza e a Pavia, posto all’estre-mità sud della provincia lodigiana.Anche in questo caso abbiamo unbellissimo ospedale, semivuoto conposti letto in eccedenza. La sintesidel mio ragionamento è questa: iquattro ospedali non possono esserequattro ospedali generali. Sarebbeuna grossa sciocchezza andare suquesta strada, ma come si puòimmaginare, spesso le spinte illogi-che delle comunità interessate (sin-daci e istituzioni pubbliche in primalinea) fanno sì che si debbano con-servare situazioni che non hanno piùsenso in un modello di sanità moder-na. Infatti le eccellenze si ottengonoconcentrando gli sforzi ovveroaccorpando professionalità e mezzi.A Casalpusterlengo noi pensiamo direalizzare un centro di oncologia dialto livello. Verrà acquistato l’accele-ratore lineare, quindi istituiremo ilservizio di radioterapia e la riabilita-zione oncologica. Potremo disporredelle apparecchiature più avanzatema occorrerà dotarsi di personaleformato e capace di utilizzare appa-recchiature così complesse e sofisti-cate. A fianco di questa specializza-zione dell’ospedale potrebbero esse-re correttamente collegati un hospi-ce e una geriatria di altolivello,

che non deve essere confusa con unalungodegenza. Parliamo di unamedicina che si dedichi in modo qua-lificato ai problemi della terza, quar-ta o quinta età (visto che secondorecenti studi statunitensi stiamovelocemente viaggiando verso i 120anni di vita media) in uno stato diefficienza. Infatti non basta poterinvecchiare; è necessario poterinvecchiare bene e di questo si puòragionevolmente occupare la geria-tria. In particolare dobbiamo preoc-cuparci dell’efficienza mentale per-ché questa sovrintende poi al buonfunzionamento del resto del corpo.Nessuno desidera verdersi allungatala vita per trascorrere quaranta ocinquanta di questi centoventi annisoffrendo di Alzheimer o di altrepatologie invalidanti. Qui pensiamoche ci sia da investire e in questomodo potremo differenziare le atti-vità nei quattro ospedali evitandoche si facciano una illogica concor-renza interna. La specializzazione, lalocalizzazione delle strutture dieccellenza è la nostra risorsa per cre-scere e progredire. In questo quadrosapremo anche dare concrete rispo-ste alle necessità presenti nel settoredei trapianti d’organo.Rivolta: “Nell’ospedale diCodogno si pone, per esempio, il

problema di un possibile eventualedonatore che fosse ricoverato inquella struttura. In quel caso avrem-mo difficoltà ad istruire un accerta-mento di morte cerebrale. Per fortu-na fino ad oggi questo problema nonsi è presentato ma potrebbe in futu-ro dover essere risolto. Quest’annovolevo stilare un protocollo internoche garantisca anche questa possibi-lità. Si tratta cioè di costruire unaorganizzazione che garantisca ladisponibilità delle strutture necessa-rie e la presenza della Commissioneper l’accertamento della morte.Esiste sempre l’opzione del traspor-to del paziente a Lodi. Però tutti sap-piamo che si tratta di situazioni limi-te con difficoltà legate alla instabilitàdelle condizioni del paziente stesso,alla comprensione dei parenti diquanto si sta facendo e così via.L’organizzazione sul posto dell’ac-certamento è la cosa migliore.Pozzi: Non dimentichiamo cheogni prelievo significa salvezza diuna o più vite umane.Rivolta: Non possiamo peròdimenticare che a volte le difficoltàvengono sollevate proprio dall’am-biente medico, chirurgico o rianima-torio. E quando le opportunità sonoridotte al minimo, nell’ordine deitre-quattro casi all’anno, perderne

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perderne la metà o più.Pozzi: Molto importanti sono l’im-pegno del coordinatore locale e ilsostegno che la Direzione generaledell’azienda ospedaliera garantisceal lavoro del coordinatore stesso.Rivolta: Devo dire che nellanostra realtà, pur piccola, qualcosa sista muovendo. Per esempio negliultimi tempi abbiamo lavorato inten-samente all’aggiornamento di tuttala rete informatica secondo il dise-gno regionale, abbiamo acquistatonuovi computer posti nel mio studio,nella Rianimazione, nella Direzionesanitaria; siamo pronti per il collega-mento informatico con la Regione;abbiamo proficuamente investito ifondi garantiti dalla Regione perl’attività di formazione... Il problemaè dato dalle ridotte dimensioni dellanostra realtà per cui, anche a frontedi un forte impegno, abbiamo risul-tati comunque modesti. Se noi riu-scissimo ad arrivare a tre-quattroprelievi all’anno, anche il personalesi sentirebbe più coinvolto e per certiaspetti gratificato.Rapelli: Né va dimenticato che dimolti pazienti del Lodigiano chesono stati trapiantati abbiamo persole tracce. Siamo informati dell’avve-nuto intervento chirurgico enient’altro.Rivolta: Abbiamo infatti chiestotante volte il riconoscimento, anchese non formale, dei casi che ricevia-mo, come traumi cranici, ecc., chepoi portiamo al San Raffaele, a Paviao in altri ospedali. È chiaro che nonabbiamo fatto noi l’accertamento dimorte però in qualche modo siamocoinvolti.Rapelli: Invece sarebbe importan-te per noi, per la comunicazione, peril messaggio della donazione diorgani, che anche Lodi comparissecome ospedale tramite e collaboran-te.Pozzi: Il discorso fondamentale èproprio quello di entrare nel mecca-nismo del prelievo e donazione diorgani perché altrimenti, se l’inter-vento dovesse sempre rimanere epi-

sodico, quando si verifica genera piùcaos che risultati positivi.Addirittura si rischia di avere unareazione contraria perché non sonoentrate nella routine alcune proce-dure che la prima volta richiedonoun forte investimento di tempo eprofessionale.Rivolta: Però vi assicuro che da unpo’ di tempo c’è una struttura pron-ta ad attivarsi. Purtroppo non abbia-mo avuto la possibilità di metterciall’opera perché i casi capitati liabbiamo potuti dirottare immediata-mente in strutture più attrezzate.Spero che arriveremo nel giro dipochi mesi ad una situazione di mag-giore stabilità aziendale, con mag-giore certezza di disponibilità dimezzi e strutture, posso dire che l’at-tenzione al settore dei trapianti c’ècosì come c’è la volontà di attivare inostri ospedali. Tutto quello chepassa dalla Rianimazione viene valu-tato al cento per cento. Il problema èavere all’interno dell’ospedale unasensibilità che permetta di segnalareall’attenzione del rianimatore, anchenell’ottica di una possibile donazio-ne, un caso di danno cerebrale deva-stante e che non ha speranze disopravvivere. Questo ci farebbe gua-dagnare quel caso o due all’anno esarebbe il margine di miglioramentopossibile nella nostra Azienda. Glialtri casi, più eclatanti ed evidenti,che giungono direttamente in riani-mazione, non ci sfuggono certamen-te. Né possiamo evitare di confron-tarci sulla assunzione di responsabi-lità del medico di fronte all’accerta-mento di morte. E mi riferisco alletante scuole di pensiero che nelmondo scientifico affrontano il pro-blema. Arriviamo fino alla valutazio-ne della validità delle procedure,compreso l’elettroencefalogrammache per qualcuno è Vangelo e perqualcun altro non serve se nonaffiancato da altre rilevazioni. I pro-blemi dal punto di vista etico indub-biamente ci sono, ma non ci si puònascondere dietro un dito evitandodi prendere delle decisioni e quindi

di assumersi la responsabilità di san-cire l’avvenuta morte. Ci sono medi-ci che arrivano a non vedere quelloche hanno di fronte, anche se è chia-ro come il sole.Pozzi: Mi complimento con leiperché ha il coraggio di affrontareanche questi aspetti che ci obbliganoad alcune riflessioni più approfondi-te. Sono infatti convinto che il primodovere di un medico di fronte allascelta di prelevare o no sia quello diassumersi delle responsabilità nelrispetto più assoluto della verità.Non possiamo dimenticare che biso-gna assumersi la responsabilità diaccertare la morte, dando quindi ilvia alle procedure del prelievo, cosìcome del non accertamento, negan-do perciò la salvezza di altre viteumane. Un compito difficile e delica-to che va affrontato con grande sin-cerità e pulizia morale.Rivolta: I nostri avi latini afferma-vano che “rem tene verba sequen-tur”, che significa: “se possiedi unargomento le parole seguiranno”.Quindi chi vive sul campo una deter-minata realtà, pur delicata e difficilecome il prelievo e il trapianto d’or-gani, trova gli argomenti e le paroleper sostenere una posizione respon-sabile.Pozzi: Quindi possiamo lasciarcicon la certezza che in lei l’Aido diLodi ha e avrà in futuro un punto diriferimento.Rivolta: Sicuramente. Abbiamogià fatto qualcosa insieme e per ilfuturo ci impegneremo sicuramentedi più, sia nell’ambito scolastico chenella comunità civile, con incontri,conferenze, manifestazioni, giornatedi sensibilizzazione e quant’altrol’Aido guidata dal presidente Rapellivorrà propormi.

Intervista a cura diLeonio Callioni

Ha collaboratoLeonida Pozzi

Servizio fotografico diPaolo Seminati

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Aldo, povero figlio mio, quantapena per te e per la tua vita anda-ta in frantumi. E pensare che da

bambino non ci avevi mai dato problemi.Anzi, a scuola tutti gli insegnanti miparlavano bene di te. Dicevano che eriintelligente, anche se un po’ troppoattaccato alle mie gonne. Ma in questonon ci vedevo nulla di strano, perchésapevo che era colpa mia: ti adoravooltre misura. Eri il primo figlio e ognitappa importante della tua crescita erafonte di grandi emozioni. Seguivo i tuoiprogressi con gioia ed era una soddisfa-zione vedere che affrontavi in manierabrillante l’impegno dello studio. Ti pia-

ceva in particolare il disegno tecnico,materia in cui riuscivi benissimo. Cosìdopo le scuole medie inferiori, scegliestidi iscriverti a un istituto professionaleper diventare perito meccanico. La tuaera davvero una gioventù tranquilla,eccezion fatta per la salute cagionevoledi papà e gli spazi troppo ristretti dellanostra abitazione, una casa di ringhieracon una sola camera da letto troppo pic-cola per dormirci in quattro (era natoanche tuo fratello Giacomo). Ti vedevocontento di frequentare la scuola cheavevi scelto e per i primi tre anni il pro-fitto fu più che soddisfacente. A un annodal diploma tuttavia, per un incidente

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Abbandonata anche dai parenti

Franca70 anni, casalinga

Continua il nostro viaggio nellamalattia mentale. Siamo veramentesicuri di sapere quali sofferenze pro-vochi in chi ne è colpito? Conoscere èsempre il primo passo per capire e persuperare le istintive diffidenze.Proviamo ad addentrarci in questetestimonianze e, forse, ne usciremocambiati.

La psicheferita

legato alla contestazione studentesca, ciconfessasti che non te la sentivi di conti-nuare in quell’ambiente. “Farò il serviziomilitare e al ritorno riprenderò glistudi”. Era la tua volontà e noi non l’ab-biamo mai ostacolata. La sceltadell’Arma ricadde sui paracadutisti, face-vi la spola fra Arezzo e Pisa, sottopostoa un addestramento fisico e mentaledurissimo, superato magnificamente. Unproblema ai piedi ti impedì però di ese-guire i lanci e fosti mandato a Roma peracquisire una nuova specializzazione, laguida degli automezzi. Trasferito aPordenone, arrivasti in caserma prece-duto dalla fama di essere un paracaduti-sta e quindi “un duro” ma questo ti servìper farti rispettare. All’epoca il “nonni-smo” era un fenomeno dilagante e nontutti i ragazzi riuscivano a uscirneindenni quando venivano presi di mira.Come quel giovane del tuo battaglioneche proveniva dal centro-Italia e studia-va per diventare avvocato. Era diventatooggetto di continuo scherno e a tedispiaceva molto. Così quando i suoigenitori si raccomandarono che loseguissi da vicino, accettasti volentieri diproteggerlo. Non potevi certo sapereche questa tua generosità ti avrebberovinato la vita per sempre. Al ritornoda tre giorni di esercitazione notturnasul Tagliamento, la notizia: scopristi cheil tuo amico era morto a seguito dell’en-nesimo scherzo, organizzato dai commi-litoni più anziani. Fu uno shock, l’iniziodella fine. Da quel tragico giorno lanostra esistenza cambiò traiettoria,sprofondando nella più cupa disperazio-ne. Aldo tornò a casa, ma non era più lostesso: chiuso nel più assoluto mutismo,si isolava nella sua stanza e rifiutava diuscire dall’abitazione. Lo faceva solo dinotte quando era certo di non incontra-re nessuno: allora girava per le stradecon la automobile alla ricerca del piùvicino distributore di sigarette. Ma erauna scusa, in realtà sembrava sentirsi asuo agio solo nel chiuso dell’abitacolo.La prima diagnosi fu depressione e lafece un noto psichiatra. Aldo si addossa-va la colpa dell’accaduto, si sentivaresponsabile di non aver saputo proteg-gere l’amico. Bisognava dargli tempo

per riprendersi -dissero i medici - manessuno suggerì di aiutarlo anche condei farmaci. La volontà di reagire delresto non gli mancava e infatti avevaaccettato di lavorare per qualche ora inuna officina meccanica. Nonostante ciò,nulla pareva servirgli a risollevarsi. Daparte nostra, vedendolo in quello stato diestrema costernazione, le tentammotutte. Ogni volta che alla televisione siparlava di forme depressive, prendeva-mo nota del nome dell’esperto di turno eprovavamo a contattarlo. Ogni volta unbuco nell’acqua. Per fortuna un giornoun prete ci indicò un ambulatorio psi-chiatrico in cui Aldo avrebbe potutoessere curato adeguatamente. Si trattavadi un C.P.S. e da quel momento ci si recòdue volte alla settimana per la psicotera-pia. In seguito, quando la strutturavenne smantellata, Aldo fu indirizzatoverso un nuovo centro (quello da cui ètuttora seguito) e lì ebbe la fortuna diimbattersi in un bravo psicologo. Grazieal positivo rapporto con questo medico,qualcosa sembrò sbloccarsi e Aldocominciò a riprendere fiducia in se stes-so. Fu in questo periodo che presso ilC.P.S. conobbe Martina, anche lei affettada crisi depressive. Fragile e insicura,questa ragazza aveva risvegliato i suoisentimenti. Per lei aveva ripreso a cura-re il suo aspetto fisico, con lei sognava dipotersi formare una famiglia. Martinaperò era una persona molto instabile efinì per infliggergli una cocente delusio-ne. Fu la goccia che fece traboccare ilvaso. Assunto all’A.M.S.A. come opera-tore ecologico cominciò a manifestare iprimi segni di squilibrio, le prime maniepersecutorie fino ad arrivare a un vero eproprio sdoppiamento della personalità.In preda al delirio diceva di essere ilFiglio di Dio e di vedere il diavolo. AlC.P.S. ci dissero che si trattava di schizo-frenia. Fu un duro colpo e quando siverificò un fatto gravissimo capimmoesattamente l’entità del problema.Durante un attacco psicotico Aldo preseper la gola suo padre, tentando di ucci-derlo. Per fortuna ebbi la prontezza diafferrarlo per i capelli, trattenendolo dalfolle gesto. In questa circostanza ebbeluogo il primo ricovero ma da lì a poco

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ne seguirono molti altri. Lui, che nonaveva mai pronunciato turpiloqui ebestemmie, ne diventò capace. Per nonparlare degli atteggiamenti violentisempre più all’ordine del giorno: pren-deva a calci le macchine, trascorreva lenotti urlando a causa delle sue visioni,aggrediva le persone per strada. Solo neimomenti di tregua era possibile intrave-dere ancora i tratti positivi della sua per-sonalità: Aldo tornava a essere il ragaz-zo premuroso di un tempo, sensibile,estroverso, simpatico, molto religioso econ uno spiccato interesse per la politica.Durante la notte però i fantasmi dellesue visioni tornavano a riacciuffarlo edera nuovamente l’inferno, per lui, per ivicini di casa, per tutti noi. Nessuno puòimmaginare lo strazio di una madre nelvedere il proprio figlio abbruttito da unasimile malattia, nessuno può neanchelontanamente intuire cosa voglia direessere emarginati da tutti, abbandonati aun destino di solitudine persino daiparenti. Eppure, quando pensavamo dinon farcela più, un piccolo spiraglio diluce si è fatto largo nella nostra vita. Treanni fa Aldo ha conosciuto alcuni ragaz-zi del quartiere che, vedendolo girovaga-re senza meta nell’indifferenza più totaledella gente, hanno avuto compassioneper lui e per la nostra famiglia, orami

allo stremo. Non era possibile - dicevano- vedere una persona in quello stato didegrado fisico, mentale, morale e resta-re impassibili: Aldo, oltre al supportopsicologico di cui già disponeva, sesostenuto anche affettivamente avrebbepotuto aspirare a una vita migliore. Nonsbagliavano. Dopo un periodo di accom-pagnamento che ha coinvolto anche noi,Aldo è stato aiutato a intraprendere quelpercorso che il C.P.S. gli aveva ripetuta-mente proposto senza successo: lacomunità terapeutica. “Ci vado - avevadetto all’inizio, nutrendo non poche resi-stenze - ma solo per una vacanza”. Einvece è trascorso un anno da quelmomento! Aldo è ora in una strutturaprotetta del vercellese, in cui si trovanomalati mentali anche più gravi di lui e lacosa positiva è che lui se ne rende contobenissimo, tant’è che ci scherza su.“Quanti pazzerelli!”. Quasi non mi sem-bra vero che i deliri siano scomparsi el’umore nettamente migliorato. E allorami sorprendo a ringraziare Dio ognigiorno per il dono di quegli amici e soche anche Aldo lo fa. La conferma mi èvenuta da una delle sue ultime telefona-te. “Mamma - mi ha detto - se non miavessero accompagnato qui, sarei davve-ro finito male”.

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Timoroso, mammone, biso-gnoso di tutto. Questo è ilricordo che ho di mio fratel-

lo Paolo all’epoca in cui era bambi-no. Primogenito di sette figli, pro-babilmente si sentiva oppresso dalleattenzioni eccessive dei miei genito-ri. Dopo le scuole medie aveva deci-so di frequentare un istituto profes-sionale perché voleva diventareelettricista e i miei genitori, vistoquanto fosse convinto della scelta,l’avevano accontentato. Ben prestoperò tutte le migliori intenzioni distudiare si erano dissolte come neveal sole: diceva che era inutile prose-guire perché gli sembrava di nonottenere alcun risultato. Così,abbandonata la scuola, aveva trova-to un impiego come commesso.Nonostante la rinuncia agli studifosse già, senza che ce ne rendessi-mo conto, un primo segnale di disa-gio psicologico, il vero spartiacquefurono i due fatti che gli capitaronoa 17 anni: la prima delusione amo-rosa e una serie di interventi chi-rurgici, a breve distanza l’uno dal-l’altro, per la rimozione di alcunicalcoli alla cistifellea. A ben guarda-re non si trattava di circostanzegravi o di difficoltà insuperabili, maper qualche strana ragione che a noisfuggiva evidentemente in luirisuonavano amplificate. Il puntoera che stavano cominciando amanifestarsi i primi sintomi di queldisturbo psichico che solo in segui-to avremmo scoperto avere unnome preciso: schizofrenia. A brevela nostra quotidianità si modificò infunzione della sua malattia e fu ilbuio. Fra mia madre e Paolo si sta-bilì un legame soffocante, che

imprigionò entrambi. Lei, sepoltafra le mura domestiche, si dedicavatotalmente a soddisfare ogni suarichiesta, lui si calmava solo sepoteva contare sul suo aiuto. Chespaccasse tutto, alzasse la radio almassimo volume, spendesse tutti isoldi in acquisti e regali assurdi,ogni suo comportamento era giusti-ficato da mia madre col motto:“Poverino, non sta bene, cercate dicapire”. Ma invece che aiutarci aessere più comprensivi, questo sug-gerimento non faceva altro cherinfocolare i nostri sentimenti digelosia nei suoi confronti e renderelui ancora più insicuro. Paolo infattici sembrava un privilegiato: per viadel suo problema psichico, a lui eraperdonato tutto, a lui era concessotutto, compreso il fatto di avere unastanza tutta per sé quando noisorelle eravamo stipate tutte inun’altra. Come se non bastasse, lasua malattia ci aveva isolato dalmondo: i nostri genitori erano tal-mente schiacciati dalla vergogna edai sensi di colpa, talmente terro-rizzati dal confronto con l’esternoche ci imponevano, al termine dellelezioni scolastiche, di rientrareimmediatamente a casa. Una situa-zione davvero insostenibile a cuiognuno di noi fratelli cercava direagire come poteva. Io ad esempio,non riuscendo a fare i compiti percolpa delle continue sfuriate diPaolo, mi rifugiavo dalla nonna,tant’è che gli unici ricordi felici del-l’infanzia li devo a lei. Altri avevanoavuto l’opportunità di uscir di casaprima che Paolo peggiorasse: miofratello minore andando in semina-rio, mia sorella maggiore andando

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da soliClaudia

40 anni, impiegata

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ad abitare presso una conoscente.L’allontanamento di questa sorellaperò fu un autentico strappo per lanostra famiglia. I miei genitori nonglielo perdonarono e per lungotempo nemmeno io. Dentro ildramma quotidiano di dover sop-portare questo fratello che ci usavacome il prolungamento di se stesso,Antonia era il mio punto di riferi-mento ideale, il centro affettivo sucui avevo investito tante aspettati-ve, la persona grande a cui guarda-vo come a un modello per crescere.Ne uscii delusa, ma finii per rimboc-carmi le maniche e tentare almenodi aiutare le mie sorelline più picco-le: quando Paolo dava in escande-scenze, per proteggerle le accompa-gnavo ai giardinetti. Eravamo tuttiin un vicolo cieco e per uscirne l’u-nica via era cercare di estraniarsidal contesto che vivevamo. Ma nonera affatto facile sia perché nelperiodo in cui Paolo passava da unricovero all’altro, da una strutturaall’altra di diagnosi e cura doveva-mo andare a trovarlo in un ambien-te che non era certo il più adatto adei bambini, sia perché quandorientrava a casa tutto tornava esat-tamente come prima. A poco a pocoallora, io e le mie sorelle imparam-mo a cercare dei legami all’esternodell’ambito familiare, insomma acrearci qualche scampolo di vitanostra, non sottomesso all’influen-za nefasta della malattia di Paolo. Ilvero irriducibile però era nostropadre: non voleva ammettere chesuo figlio avesse dei problemi psi-chici e per un po’ non ci fu verso diconvincerlo a partecipare alle sedu-te di terapia familiare. Quandoaccadde però fu un toccasana e nonsolo per lui. Ci sentimmo tutti piùsollevati: sapere che non dovevamocolpevolizzarci della patologia diPaolo, ma capirne i comportamentiper gestirli di conseguenza esoprattutto per aiutare la mamma ariprendere il suo ruolo, ci fece sen-tire meglio. Poi ognuno di noi presela sua strada. Io, trovato il lavoro,

cercai un alloggio indipendente eAntonia venne a stare con me, conmia grande soddisfazione (nonavevo mai smesso di cercare la suaamicizia). La presa di distanza dallasituazione familiare e contempora-neamente il riavvicinamento a miasorella mi furono molto utili.Imparai a riaccostare tutto con piùserenità. Mi accorsi che tornavovolentieri a trovare le mie sorelle,soprattutto per aiutarle a vivere almeglio la malattia di Paolo e che isentimenti di odio profondo che peranni avevo nutrito per mio fratellosi erano affievoliti: all’improvviso loscoprivo fragile e disperatamentesolo. Così cominciai a coinvolgermicon lui, a uscire la sera in compa-gnia dei suoi amici. Aveva bisognodi me e io ero finalmente pronta adaiutarlo. Sono passati molti anni daallora: io mi sono sposata e così lamaggior parte dei miei fratelli.Paolo, che oggi ha 45 anni, è anco-ra in casa con nostra madre. Le suecondizioni sono relativamente sta-bili e, anche se non riesce affatto alavorare, al centro diurno che fre-quenta ha trovato degli amici concui dividere l’esperienza di giornitristi e meno tristi, e anche uno psi-cologo a cui ora, per qualunquedecisione, si affida senza più resi-stenze. Per quel che riguarda me,oggi io so con certezza che dal buiosi può uscire, basta non commetterel’errore di pensare di farcela da soli.E non mi riferisco solo alla neces-sità di un supporto psicologico,strumento indispensabile per reg-gere all’impatto devastante di qua-lunque malattia psichica, ma all’im-portanza del condividere con qual-cuno l’esperienza di una sofferenzaspesso inesprimibile, cercandoneinsieme il senso. Il risultato? Dopotante dolorose vicissitudini, possodire di essere riuscita a riappacifi-carmi con la mia storia familiare edi aver scoperto, grazie anche alcambiamento dei miei familiari, chequesto è possibile per tutti.

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Il trapianto al centro del corso di laurea per infermieri

Promossa e organizzata dalla Sezione provincialeAIDO di Bergamo, in collaborazione con l’A.O.Ospedali Riuniti di Bergamo e l’Università degliStudi Milano-Bicocca, si è svolta mercoledì 27aprile la seconda giornata di studio su “Prelievo eTrapianto di Organi - Etica, Organizzazione eClinica”.Sede della giornata l’aula magna degli OspedaliRiuniti di Bergamo, nella quale sono convenuti uncentinaio di allievi che frequentano il terzo Corsodi Laurea in Infermieristica e Fisioterapia.Il nutrito programma e l’alto livello professionaledei numerosi relatori hanno fatto sì che gli stu-denti potessero seguire e dibattere in modoapprofondito ogni fase del processo clinico delladonazione, il prelievo e il trapianto degli organi,

nel quale la figura dell’Infermiere è più che mai importante.Dopo il saluto introduttivo del Commissario straordinario degli Ospedali Riuniti, Dott. CarloBonometti, sono seguiti i brevi interventi di saluto e accoglienza del Prof. Andrea Stella -Presidentedel Coordinamento didattico del Corso di Laurea in Infermieristica dell’Università Milano-Bicocca,della Sig.a Irene Milesi -Coordinatrice del Corso e del cav. Leonida Pozzi -Presidente AIDO il quale

Notizie dalle SezioniBergamo

7ª Edizione delle Giornate Nazionali

Donazione e Trapianto di OrganiDall’8 al 15 maggio si è svolta in Italia la 7.a edizione delle“Giornate Nazionali della Donazione e Trapianto di Organi”.L’evento, indetto dal Ministro della Salute, si è sviluppatosotto l’alto Patronato del Presidente della Repubblica e delleRegioni e Province Autonome. Come di consueto l’AIDO hafatto da capofila alle altre Associazioni di Volontariato alivello nazionale in una concreta opera di sensibilizzazione esollecitazione dei cittadini ad interpellarsi sul senso del donodei propri organi, dopo la morte.Naturalmente l’AIDO Regionale Lombardia non è mancata aquesto importante appuntamento ed ha attivato tutte le pro-prie 14 Sezioni provinciali e i circa 500 Gruppi comunali. Itanti Volontari impegnati in prima persona hanno organizza-to una serie di iniziative specifiche, quali conferenze, dibatti-ti, manifestazioni sportive ecc., e hanno allestito nelle piazzedelle città e dei paesi i punti informativi per la distribuzionedi dépliant e la raccolta di adesioni all’Associazione e dellevolontà favorevoli alla donazione.

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ha ringraziato la Scuola e la Direzione dell’Ospedale per aver accolto l’invito dell’Associazione a trat-tare l’argomento che è alla base della finalità associativa e del credo umanitario dei volontari AIDO.Moderatori della Giornata si sono susseguiti: il Prof. Roberto Fumagalli -Docente alla Facoltà diMedicina dell’Università Milano-Bicocca e Direttore del Dipartimento Anestesia e Rianimazionedegli Ospedali Riuniti di Bergamo; la Sig.a Irene Milesi e il Dott. Ferdinando Lorini -DirettoreSettore Anestesiologico I degli Ospedali Riuniti di Bergamo.Ha aperto gli interventi dei relatori il Prof. Alessandro Pellegrini - Coordinatore regionale al prelie-vo e trapianto di organi della Regione Lombardia il quale ha illustrato l’aspetto tecnico/legislativo el’attenzione che la Regione riserva all’attività di prelievo e trapianto nei vari ospedali lombardi.Ha fatto seguito l’intervento di Don Renzo Caseri - Docente di Teologia Morale all’Istituto Superioredi Scienze Religiose di Bergamo il quale ha trattato “Il significato etico del donare-ricevere” con unaccento particolare del ruolo che il personale sanitario deve avere nell’attenzione, cura e accompa-gnamento del malato. Si sono quindi succeduti i Direttori delle diverse Unità specialistiche dei Riunitidi Bergamo: Dr. Gianmariano Marchesi -Direttore USSD rianimazione generale adulti - che ha trat-tato “la Donazione: il rapporto con i parenti e gli aspetti scientifici dell’accertamento della morte”; Dr.Giuseppe Remuzzi - Direttore Dipartimento Immunologia e clinica dei trapianti e CoordinatoreRicerche Istituto Mario Negri - con “Storia e valenza del trapianto”; Dr. Mariangelo Cossolini che inqualità di Coordinatore al prelievo e trapianto di organi dell’Area provinciale di Bergamo ha parlatodi “L’organizzazione locale”; Dr. Michele Colledan -Direttore Chirurgia III e dei Trapianti - che haillustrato le fasi del “Trapianto di fegato”; il Dott. Paolo Ferrazzi - Direttore Cardiochirurgia - cherichiamando il primo trapianto di cuore ai Riuniti di Bergamo nel Novembre 1985, ha illustrato imiglioramenti culturali e scientifici della pratica clinica del “Trapianto di cuore”; Dott. MarioStrazzabosco - Direttore USC di Gastroenterologia, il quale ha illustrato la valenza del follow-up nelmonitoraggio del rigetto e nell’ottimizzazione del tenore di vita del paziente trapiantato.Una parte importante degli interventi è stata riservata agli infermieri. Seguiti attentamente dagli stu-denti, hanno preso la parola gli “operatori sul campo” Fiorenzo Moraschini, Marisa Messa edEmanuela Radavelli per illustrare “dalla donazione al trapianto: assistenza infermieristica” e “Il tra-pianto di organi: aspetti educativi ed organizzativi dell’assistenza infermieristica”. Dopo aver elenca-to gli aspetti prettamente tecnici - dall’identikit del donatore, alle procedure di controllo dell’idoneità,all’organizzazione burocratica per il prelievo, e dalla preparazione e accompagnamento del malato altrapianto e post-trapianto, si sono soffermati sull’importanza degli aspetti educativi e sulla dimensio-ne psicologica e comportamentale della figura dell’infermiere sia nel rapporto con i malati che con ifamiliari dei donatori e dei riceventi. Le numerose domande sono state la dimostrazione dell’interes-se suscitato negli studenti. Abbiamo voluto esporre, seppure in brevissima sintesi i relatori e gli argo-menti per dare al lettore un’idea della serietà del corso e dell’ampiezza delle tematiche trattate.L’ultima tappa della giornata è stata dedicata alle testimonianze perché gli studenti potessero “tocca-re con mano” cosa vuol dire “trapianto” e come può essere la vita di tutti i giorni di persone trapian-tate.Il cav. Leonida Pozzi e la signora Cinzia Pulcini hanno raccontato la loro esperienza. Dopo la signo-ra Pulcini che ha spiegato con poche emozionatissime parole di essere diventata mamma dopo il tra-pianto di cuore e di essere oggi una felice madre di una bambina di sei anni che frequenterà le scuoleelementari nel paese dove risiede, è stata la volta del cav. Pozzi il quale ha raccontato la sua avventu-ra di presidente regionale dell’Aido che diventa paziente e dopo “aver visto in faccia la morte a causadi un epatocarcinoma”, torna a vivere dopo un trapianto di fegato e insule pancreatiche. Come sem-pre quando è chiamato a raccontare questa importante parte della sua vita, il cav. Leonida Pozzi haavvinto l’uditorio con parole sincere e toccanti che provenivano direttamente dal cuore. Al terminedel suo racconto, dopo aver spiegato i tanti motivi di riconoscenza nei confronti del mondo sanitarioe in modo particolare e assoluto della sua donatrice (“ho saputo - ha spiegato - che era una donna diVarese, morta improvvisamente ancora in giovane età”), un applauso convinto ha salutato i due “testi-monial” del trapianto visto come possibilità concreta di salvare tante vite umane con un semplice attod’amore che non costa nulla ma che è il segno di una cultura della solidarietà e della condivisione.Prima di concludere i lavori della giornata, il Cav. Pozzi ha rivolto un invito ai giovani studenti: “vive-te la vostra professione come una missione perché il paziente guarda a Voi con grandi attese; siate soli-dali e diffondete il messaggio della donazione ovunque siate chiamati”.

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In memoria di Lino OgliariDa oggi non vedrete più comparire gli articoli a firma di questo nostro grande amico. Se ne è andato e , come gesto estremo , ha consentito , con la donazione delle cornee,che qualcuno potesse vedere e godere delle bellezze (e di qualche bruttura) di questonostro mondo. Per uno come lui questo gesto rientrava nella normalità delle cose, quello che ogniessere umano dovrebbe fare: dare solidarietà al prossimo senza nulla chiedere. La solidarietà infatti è stata la guida del suo modo di vivere, il suo impegno civile nelsindacato , nella politica e nel volontariato. Molto ha fatto nel paese e nella nostra città ed è sempre stato prodigo di consigli achiunque ne avesse bisogno.Senza paura di cadere nella retorica siamo convinti che tutti coloro che lo hanno cono-sciuto si sono arricchiti a livello umano e personale.Per l’Aido Lino Ogliari ha dedicato gli ultimi anni della sua vita.Ha fatto rinascere il gruppo di Melzo ed è stato l’elemento trainante della plurico-munale dedicando il suo impegno per la gestione delle attività della associazione ed

in modo particolare per riaprire gruppi sul territorio di nostra competenza (AslMilano2).Ci è stato di stimolo a proseguire anche nei momenti di sconforto impegnandosi sempre in prima per-sona, malgrado i problemi di salute e le difficoltà sempre più gravi.Sentiremo la sua mancanza ma vogliamo anche prendere esempio dalla sua testimonianza: da partenostra ogni sforzo verrà fatto per proseguire il suo impegno nella società e nell’associazione.Ringraziamo tutti coloro che ci sono stati vicini ed invitiamo tutti a collaborare perché questo suo enostro messaggio di solidarietà non cada nel vuoto e venga sempre più rafforzato nel futuro.Grazie Lino per quello che hai fatto e per quanto ci hai insegnato.

Per il Consiglio del gruppo Aido di MelzoPer il Consiglio Pluricomunale Aido AslMilano2

Riva Felice

Una festa alla voltaMaggio, mese delle rose, fioriscono da sud a nord le attività dei Gruppi Aido mantovani , in con-temporanea con nuovi Gruppi che si attivano su territori.10 Maggio 2005 ore 21,15 SERMIDE Conferenza organizzata dal Gruppo Aido di Sermide in collaborazione con le Avis locali, sul tema“PERCHÉ DONARE OGGI” relatori il Dott. Enrico Aitini, direttore della divisione Oncologia edEmatologia Ospedale “C.Poma “ di Mantova, Don Giovanni Tosoni collaboratore responsabile dellazona pastorale di Sermide - Moglia - Felonica. Il Dott. Adriano Moi, Direttore medico repartoMedicina Ospedale Pieve di Coriano, collaboratore AVIS ed Il Dott. Franco Guernieri ,VicePresidente provinciale AIDO Mantova. Coordina magistralmente la prof.ssa Elisa Menghini,Presidente del gruppo di Sermide che contrappunta e sollecita riflessioni ed emozioni tra un inter-vento e l’altro.11 Maggio 2005 ore 21,15 CASTELGOFFREDOSerata di prevenzione e di informazione sanitaria organizzata dall’AIDO e dall’ AVIS diCastelgoffredo, tenuta presso l’Auditorium Locale (per gentile concessione) della Banca di CreditoCooperativo a tema “L’OCCHIO E LE SUE MALATTIE DALLA CATARATTA AL TRAPIAN-TO DI CORNEA”. L’ argomento è trattato magnificamente dal Dott. Giuseppe Sciuto, Primario delreparto di oculistica dell’Ospedale C. Poma di Mantova, coordinato dal Dott Arrigo Papi, DirettoreSanitario dell’Avis di Castelgoffredo: le numerose domande del pubblico e le risposte tecnico-uma-nitarie impegnano i numerosi presenti sino a tarda ora. 16 Maggio 2005 ore 21 Volta Mantovana Si attiva l’alto Mantovano, nasce Volta : La cornice, davvero immagnifica, è la sala delle feste di Palazzo Gonzaga, cinquecentesca dimora,

Melzo

Mantova

oggi splendida sede comunale di Volta Mantovana.Ed è davvero una festa, per la nascita del Gruppo Comunale AIDO : nonmanca certo il sindaco, sig. Luciano Bertaiola, né il vicesindaco,Francesco Federici, vecchio amico personale, le associazioni più rappre-sentative del territorio, rappresentanti delle istituzioni, gli iscritti e iGruppi AIDO confinanti.Ci sono proprio tutti e la sala è gremita.Questo neo-gruppo partecipa di un ambizioso progetto, avviato nel2001, volto ad una capillare informazione territoriale attraverso il raffor-zamento delle basi, specie in quelle aree geografiche della Provincia diMantova sguernite di gruppi. Così, dopo Guidizzolo, Cavriana, Medole, non ultima la piccola e glorio-sa Solferino, che diede storicamente origine alla Croce Rossa Italiana, siaccende un’altra stella nel firmamento dei gruppi mantovani.A questo neo - nato Gruppo di Volta Mantovana, al Presidente FrancoCarli che ha creduto nell’impegno dell’idea, ed ai suoi consiglieri, l’augu-rio sincero di grande forza, vitalità, correttezza e fantasia. Sono certa:chi nasce nel mese di maggio, porterà a fioritura tutti i progetti futuri . 21 Maggio 2005 SolferinoIl circolo culturale Monte Alto in collaborazione con il locale GruppoAido organizza una conferenza sul tema “ Cellule staminali, clonazioneterapeutica, medicina rigenerativa: nuove speranze e nuove sfide scienti-fiche”.Relatore il prof. Alberto Turco, professore associato di Genetica pressol’Università degli studi di Verona.L’attenzione è vivace, gli argomenti attualissimi e di grande respiro, lapartecipazione aperta a tutti : conoscere e ancora conoscere, senza stan-carsi mai di “ sapere” mantenendo sempre il coraggio di chiedere. 4 giugno 2005 CERESE DI VIRGILIO ore 15,30Nel quadro della Festa delle Associazioni di Volontariato,il gruppo di Virgilio, con il patrocinio del Comune, promuove e organizza attività sportive di compe-tizione tra i gruppi Aido. Con i “Giochi Aido Senza Frontiere” si incontreranno le squadre dei grup-pi invitati di Curtatone, Gazoldo degli Ippoliti, Rivarolo Mn, San Giorgio, Suzzara e Virgilio. Ognisquadra, secondo regolamento, sarà composta da un minimo di otto componenti che daranno spetta-colo delle proprie capacità ludiche: tiro alla fune, corsa nei sacchi, la raccolta delle mele ( coi denti ) ,gara con cariole (dentro c’è un compagno che deve salvare una bacinella piena d’acqua) , il temporale(lanciare l’acqua da un secchio e recuperarla al volo). Nessun dubbio: la gara dell’impossibile è , dasempre, prerogativa dei volontari Aido: che vinca il migliore! 10 giugno 2005 GUIDIZZOLO I gruppi dell’alto mantovano fanno cassa e gran cassa: con “Cotto’ s Club Orchestra” concerto-spettacolo (23 elementi + 2 cantanti ) “tributo a” Elton John,Whitney Houston, Joe Cocker, Stevie Wonder, George Benson e Tina Turner.... L’’opportunità èofferta dalla generosa Amministrazione Comunale di Guidizzolo, che concede gratuitamente l’usodel magnifico teatro (oltre 300 posti) , il cui incasso verrà interamente devoluto a sostegno dei grup-pi Aido dell’Alto Mantovano. Lo spettacolo musicale a scopo benefico, è supportato da una battenteinformazione giornalistica.La puntuale predisposizione di spazi su giornali a diffusione locale curata dal Presidente del gruppodi Guidizzolo, sig. Giovanni Milani, garantisce all’ Aido uno strumento reale di informazione per lafirma del Presidente della sezione provinciale, Dr. Antonella Marradi. Ecco di seguito l’estratto diun brano pubblicato sul Gazzettino: “6554 pazienti in attesa di un rene - 1450 in attesa di un fegato - 636 che attendono un cuore - 210 unpancreas - 254 un polmone.E’ una questione di numeri, e i numeri sono questi.Tempi medi di attesa: da un anno a tre anni, dipende da molti fattori.

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Foto Pellegrini Giuseppeper [email protected]

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E’ una questione di tempo, e il tempo è questo.Ogni “ paziente” è una persona, ogni persona un “ luogo” del mondo.Sommate tutti i mondi in attesa di una speranza: vi accorgerete che sono sempre troppi e che c’è sem-pre troppo tempo per vivere la sofferenza.E’ questo il senso del nostro esistere impegnato: faccio cultura del dono; esiste in me un valore eticoche mi trascende perché anch’io non sia solo un complesso mirabile di tessuti, organi e funzioni, maparte dell’esistenza di tutti.Poichè nessuno nasce per sé, ma reca in sé l’amore di altri, non si ostini a negarsi: non si confonda inuna visione parziale e frammentaria della Vita, come se quest’ultima fosse scientificamente sezionabi-le in parti distinte tra loro.Riconduciamo con forza questo aspetto “ globale “ della vita e della persona, affinchè la solidarietà bio-logica profonda che si afferma nel dono di sé divenga cultura espressa e condivisa.E’ una questione di Cuore, ed il Cuore è questo.

Dr. Antonella Marradi 12 Giugno 2005. OSTIGLIA ore 9,001° Pedalata AIDO destra Secchia, manifestazione non competitiva aperta a tutti i soci Aido, ai fami-gliari, ai simpatizzanti. I gruppi Aido di Ostiglia, Revere, Felonica, Sermide, Carbonara Po, Quistello,Sustinente, Villa Poma, Magnacavallo, e San Giacomo delle Segnate si rendono promotori di questaaccattivante attività, cui si unisce, quale valore aggiunto, la disponibilità solidale delle forze dell’or-dine, dei volontari della protezione civile “Padus” e della Croce Rossa di Ostiglia, che mette a dispo-sizione un mezzo di soccorso. Previsti più di 200 partecipanti ma il numero è in crescendo: tutti indos-seranno la magliette dell’Aido come puntualmente ( e inesorabilmente ) previsto dagli organizzato-ri. Punto di partenza Ostiglia, piazza Cornelio, per l’occasione un turbine di striscioni e gadget ; dopoun tour per le vie del comune, la biciclettata seguirà un percorso ciclabile di 8 Km sull’argine del Poin direzione “parco gli Zingari di Libiola” con sosta alle 13,00 per una conviviale ( e meritata) risot-tata.

Centri di prelievoProvincia di Bergamo- A.O. Ospedali Riuniti diBergamo- Ospedale Treviglio Caravaggio- Policlinico S. Marco diZingonia

Provincia di Brescia- A.O. Spedali Civili Brescia- Ospedale di Chiari

Provincia di Como- A.O. S. Anna di Como- Clinica Valduce di Como

Provincia di Cremona- A.O. Istituti Ospitalieri diCremona- Ospedale Maggiore di Crema

Provincia di Lecco- A.O. “A. Manzoni” di Lecco- Ospedale di Merate

Provincia di Lodi- A.O. della Provincia di Lodi

Provincia di Milano- Città di Milano: Ospedale Ca’Granda Niguarda,Fatebenefratelli, Policlinico,Policlinico ICP, Ospedale L.Sacco, Ospedale S. Carlo,Istituto Besta, Istituto S.Raffaele;- Ospedali di Cernusco SulNaviglio, Desio, Legnano,Melegnano, “San Gerardo” diMonza.

Provincia di Mantova- A.O. “CarloPoma” di Mantova

Provincia di Pavia- A.O. Policlinico “San Matteo”di Pavia

Provincia di SondrioOspedale “Morelli” di Sondalo

Provincia di Varese- A.O. “Macchi” di Varese- Ospedali di Busto Arsizio,Gallarate, Saronno, Tradate

Centri di trapiantoProvincia di Bergamo- A.O. Ospedali Riuniti diBergamo: cuore, doppio polmo-ne, emifegato, fegato,fegato/rene, pancreas, rene,doppio rene.

Provincia di Brescia- A.O. Spedali Civili Brescia:rene

Provincia di MilanoCittà di Milano:- Ospedale Ca’ GrandaNiguarda: cuore, polmone, dop-pio polmone, emifegato, fegato,pancreas/rene, rene.- Policlinico: polmone, doppiopolmone, emifegato, fegato,rene.- Policlinico ICP: rene- Istituto Nazionale Tumori: emi-fegato, fegato - Istituto S. Raffaele: pancreas,isole, pancreas/rene, rene.

Provincia di Pavia- A.O. Policlinico “San Matteo”di Pavia: cuore, polmone, dop-pio polmone, rene.

Provincia di Varese- A.O. “Macchi” di Varese: rene

La donazionedegli organi

in Lombardiacon loroper ddare più vvalorealla vvita

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