NurCity News 01

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NurCity News numero 1 - ottobre 2011 Incidenti domestici e bambini Sicurezza in sanità Nur Arte al CRO di Aviano Progetti: il Polo Infermieristico Infermiere e burnout

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Rivista dell'Associazione NurCity

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NurCity News numero 1 - ottobre 2011

Incidenti domestici e bambini

Sicurezza in sanità

Nur

Arte al CRO di Aviano

Progetti: il Polo Infermieristico

Infermiere e burnout

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NurCity News non è stampato su carta,ma è realizzato interamente in pdf; questascelta editoriale comporta una migliore ecapillare distribuzione della rivista, poichédiffusa via e-mail e disponibile gratuitamentesul sito www.nurcity.it, e garantisce unmaggior rispetto per l’ambiente, poichénessun albero verrà mai abbattuto.

È con immensasoddisfazione emalcelato orgo-glio che mi ap-presto ad acco-gliere tutti voi,lettrici e lettori,sulle pagine di

NurCity News, l’ultimonato tra i numerosi periodiciche si occupano di salute.La rivista nasce come espres-sione degli sforzi dell’Associa-zione NurCity volti a perse-guire i principali obiettivi sta-tutari, che sono:1) Promuovere e stimolare laricerca scientifica nel campodell'infermieristica2) Promuovere rapporti conenti, istituti e università italia-ne, al fine di facilitare la costi-tuzione di comitati di studio perricercare soluzioni per il benes-sere delle persone e per megliorispondere ai relativi bisogni diassistenza infermieristica3) Diffondere le conoscenze inmerito ai risultati derivanti dallaricerca scientifica nel campodell'infermieristica4) Sensibilizzare l'opinionepubblica sull'importanza dellaricerca scientifica nel campodell'infermieristica5) Organizzare iniziative perpromuovere la salute ed ilbenessere delle persone.La rivista, distribuita esclusi-vamente in formato elettronico,vuole raccontare la salute in unmodo nuovo, da un punto divista privilegiato, quello degliinfermieri, da sempre vicini almalato. Sarà nostra premura,da ora in avanti, cercare leeccellenze tra i colleghiinfermieri del nostro paese alfine di proporvi quanto dimeglio questo nostro mondosanitario può offrirvi.Nella speranza che questoprimo numero possa essere divostro gradimento non mi restache augurarvi buona lettura.

Vincenzo Raucci

Sommario

Pagina 4La sicurezza in sanità: luci ed ombredi Francesco Falli

Pagina 10Incidenti domestici e bambini: la prevenzione e l’interventodi Marta Canesi

Pagina 14Infermiere e burnoutdi Nicola Fortunato

Pagina 16Progetto “Polo Infermieristico” a Brugherioa cura di Marco Ottaviano Quintavalle

Pagina 17Arte al CRO di Avianointervista a Roberto Biancat

Testata telematica non registrata in tribunale ai sensi del Decreto Legislativo n. 70 del 9 aprile 2003, art. 7, comma 3: “Laregistrazione della testata editoriale telematica è obbligatoria esclusivamente per le attività per le quali i prestatori del serviziointendano avvalersi delle provvidenze previste dalla legge 7 marzo 2001, n. 62”.Gli autori di questa rivista dichiarano, pertanto, di non volersi avvalere delle provvidenze previste dalla legge n. 62 del 7 marzo 2001.

Rivista elettronica pubblicata a cura dell’Associazione NurCity.Sede legale dell’associazione: Via Aspromonte, 13 - Brugherio (MB)Componenti del Consiglio Direttivo Nazionale:Presidente: Dott. Vincenzo Raucci ([email protected])Vicepresidente: Dott. Giovanni Spaccapeli ([email protected])Tesoriere: Dott. Luca Amedeo Meani ([email protected])Segretario: Dott. Giuseppe Tarangelo ([email protected])Per collaborare alla rivista scrivi una e-mail a: [email protected] oppuretelefona al numero 339 1935053

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Una pubblicità in onda per radioe in TV in questo periodo,rivolta a quei cittadini che riten-gono di aver subito un torto neiloro percorsi di cura, li invita arivolgersi a un pool di legali perottenere risarcimenti.È il segnale concreto, chiaro eper certi aspetti inevitabile diuna situazione – quella del rap-porto malato/medico - comple-tamente cambiata rispetto asoltanto una generazione fa.Chi scrive è un Infermierespecialista, coordinatore di undipartimento di emergenza chevive la criticità del ricorso allestrutture di pronto soccorso: suquesto aspetto ritorneremo.Preme iniziare il ragionamentosulla “sicurezza in sanità”partendo da rapide analisi dialcune contraddizioni; osser-vando anche quanto vienepercepito, compreso dalla so-cietà “esterna” ai luoghi di cura;infine presentando alcune pro-poste concrete.Si è fatto cenno al cambia-mento dei rapporti fra la strut-tura sanitaria, e l’utenza che hariconosciuto cause e concause.Non molti anni fa il verbo delmedico era più o meno sovrap-ponibile a un dettato biblico enessuno, o pochissimi, si so-gnavano di contestare l’affer-mazione del curante, ospe-daliero o meno.In un libro molto attento e bendescrittivo del contesto, il dot-tor Cornaglia Ferraris di Geno-va, già dal titolo descriveva unasituazione molto precisa: “Ca-mici e pigiami”.Il malato ospedalizzato, diceval’Autore, viene ricondotto al

rango di un “militarizzato” che,fra le regole che deverispettare, incontra anche quel-la di una ben precisa divisa daindossare: il suo pigiama, ap-punto, contrapposto al camicedel medico.Ma rispetto a questi rapporti diforza dei ruoli, così fermi permolto tempo, oggi le cose sonocambiate e molti cittadini nonsono più quei “pazienti” che già

nell’indicazione del sostantivoandavano incontro ad un per-corso di “inevitabile” attesa,dipendenza, sofferenza.Se questo è validissimo in lineadi principio, e nel rispetto delladignità dei malati (criterio cer-tamente corretto, giusto, asso-luto e assolutamente condivisi-bile) nel pieno del XXI° secolosi sta deragliando sul versanteopposto, nel quale la salute, eperfino la gioventù e la bellez-za, sono diritti inalienabili che,qualora compromessi, devono

necessariamente riconosceresempre un perché della perditae un colpevole che affronti ilpercorso risarcitorio.Ma di questo non ci vogliamooccupare in questo contributo,bensì vogliamo sottolinearecome nella schizofrenia con-temporanea e nelle tante con-traddizioni, il controllo deglierrori in sanità soffra di im-postazioni culturali particolari

(l’errore è purtroppo un feno-meno non solo possibile, maampiamente reale, stando allestatistiche segnalate e prodottedalle stesse società scientifiche,composte in gran parte damedici, che studiano gli errorinel pianeta sanità).Vediamo subito un confrontoche può apparire curioso ai nonaddetti ai lavori, ma che per noiprofessionisti sanitari riveste unvalore reale.In molti locali commercialiitaliani, in numero sempre cre-

La sicurezza in sanità: luci e ombreFrancesco Falli

Francesco Falli è un infermiere specialista in area critica, coordinatore di dipartimento di emergenza ASLspezzina, professore universitario al Corso di Laurea in Infermieristica, frequenta un Master universitario in

infermieristica legale e forense.

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scente, si diffonde la tecnologiainformatica per la raccolta delleordinazioni.Nei ristoranti, nei pub, inpizzeria sono sempre di più gliaddetti ai lavori che sipresentano al cliente con unpalmare sul quale riversano, informa elettronica, l’ordinazione.Questo consente unatracciabilità dell’ordinazione epermette la certezza dellaconsegna; offre inoltre con unsemplice richiamo il datorelativo alle ordinazioni su undeterminato periodo, al fine diripristinare, senza spreco, lescorte.Nella stragrande maggioranzadelle strutture sanitarie italianela trasmissione delleinformazioni avviene perpassaggio orale.Questo passaggio è da chiarirebene: parlare fra professionisticoinvolti a vario titolo nel pianodi cura e assistenza non solo ènecessario, ma è soprattuttodoveroso.Dunque, parlare sarànecessario, utile, corretto: e losarà sempre.Ma alcuni aspetti meritano omeriterebbero una maggiordefinizione del passaggio delleinformazioni, e tra questipossiamo ricordare l’interapartita della terapia.Terapia che vede già due figuredistinte occuparsi di due aspettiimportantissimi: il medico chedeve prescrivere, l’infermiereche deve somministrare.E fra loro devono comunicare alriguardo, e farlo con qualità:assoluta.Questi passaggi non sono sololegati alla tradizione, allacompetenza ed alla esperienza,ma ritrovano precisi aspettinormativi.Si tratta di passaggi cosìimportanti, nella complessapartita della prevenzione deglierrori in sanità, che il Ministerodella Salute ha chiesto a questefigure professionali (medici edinfermieri, ma anche aifarmacisti) di seguire regoleben precise al fine di prevenire

gli errori, e di rendere il piùcorretta e possibilmentetracciabile la catena dellecomunicazioni : in particolare icambiamenti e le modifichesulla terapia stessa (cfr‘’raccomandazione n°12 deifarmaci LASA-agosto 2010-Ministero della Salute’’).Perché ‘’culturalmente’’ nonintroduciamo anche nellestrutture sanitarie d’Italia latecnologia delle pizzerie perrendere certa la catena delleinformazioni?Secondo le principali ricerchesulla causa degli errori insanità, la cattiva o carentecomunicazione è ai primissimiposti.

Un ruolo di maggior tutela emaggior professionalità offertoall’utenza è quello delprofessionista infermiere dioggi: sia nella gestione delrischio (molti errori, di varianatura, sono intercettati dagliinfermieri che li stoppano sulnascere, anche se purtropponon mancano situazioni nega-tive che coinvolgono anchequesti professionisti) sia nellamigliore organizzazione,comenell’esempio seguente.I tempi di attesa dei cittadiniche si rivolgono ai prontosoccorso sono semprecrescenti.Le cause sono l’aumento delladomanda sanitaria, la

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rarefazione delle offerte ditrattamento d’emergenza fuoridalle strutture sanitarie (ilmedico di base e la farmacia,che fino a una generazione fatrattavano le ferite e i traumi dilieve e media entità oggi - permolti motivi - non possono piùerogare queste prestazioni), ilricorso al pronto soccorso comeunica risorsa per chi è esclusodal sistema socio sanitario(clandestini, cittadini in attesadi regolarizzazione), il rinvio aquesta struttura anche di chivorrebbe evitare di andarci; laobbligatoria centralizzazione aipronto soccorso degli ospedalimedio-grandi di tutti quei casitrattati dai servizi di emer-genza, sulla base di protocollidefiniti e validati.L’inevitabile risultato è l’ingol-famento; e a dimostrazione

della situazione tesa sono, dallacronaca, i tanti casi di aggres-sione a medici ed infermieri cheoperano in questi contesti difront office.Anche in questo casol’esperienza infermieristica,unita alle normative cheritagliano per questa figuraruoli e competenze innovativerispetto al passato, potrebberoesser utilizzate per diminuire inmolti casi i tempi di attesa.Facciamo alcuni esempiconcreti pensando a patologienon gravi ma assai diffuse: uncorpo estraneo in un occhio;una distorsione con sospettafrattura di caviglia; undoloroso, forte trauma a unaspalla, e altri incidenti di questospessore.In Toscana ed Emilia,che sisono dotate di un sistema detto

del ‘’see and treat’’, questepatologie ben definite ecodificate sono osservatedall’infermiere di triage (coluiche accoglie i cittadini in arrivoal pronto soccorso e cheseleziona il grado di urgenza) eimmediatamente smistate allospecialista di competenza.Il signore con il trauma dicaviglia viene inviatodall’ortopedico, chi ha unascheggia metallica in un occhiova dall’oculista, senza – inpratica - alcun tempo di attesaperché l’infermiere effettuasubito non tanto una diagnosimedica, ma una “valutazione dicompetenza assistenziale”.Nelle strutture dove non esisteil sistema del see and treatquesti malati vengonoclassificati come codici bianchio verdi, e aspettano per untempo indefinito (è così indicatosui fogli che l’utenza leggementre attende il proprioturno..) che il medico delpronto soccorso li visiti eovviamente li rinvii – anche lui- allo specialista.Poiché il medico del prontosoccorso ha veramente moltepersone anche gravi davalutare e curare, i tempirischiano di essere lunghi, senon lunghissimi.Curiosamente, questa opportu-nità organizzativa è stataosteggiata da alcuni esperti enon ha ancora incontrato ilfavore, o almeno non è statoreso noto, di quelle associazionidi tutela dei cittadini chegiustamente lamentano,documentandoli con efficacia, itempi di attesa sempremaggiori nelle sale di attesa deipronto soccorsi italiani.Ci pare che entrambi questi dueaspetti, osservati con estremarapidità e senza i necessariapprofondimenti, disegninochiaramente i problemi chesono soprattutto di naturaculturale.Oggi l’infermiere si forma inuniversità da oltre 15 anni eprende parte al sistema

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sanitario con un ruolo daprotagonista vero.Non si tratta di rubarecompetenze a nessuno ma solodi aiutare sia il cittadino adavere cure all’altezza sia ilsistema stesso ad essere piùsicuro, più pronto, menodispersivo: più rispettoso.

I costi non sarebbero enormi,sia nel caso di una infor-matizzazione della terapia(sempre annunciata sullastampa come imminente neigiorni seguenti ai casi, clamo-rosi, di decessi per scambio disacche di sangue, per fare unconcreto e tragico esempio) sia

nel nuovo ruolo dell’infermieredi pronto soccorso, ovviamenteformato al riguardo, ed espertodel settore.Chi volesse saperne di più o scri-vere a chi ha vergato queste ri-flessioni può farlo comodamenteall’indirizzo e-mail [email protected]

Il Collegio IPASVI della Spezia vuole contribuire asostenere lo sforzo e l'impegno per aiutare lepopolazioni duramente provate del nostro territorio.

Per questo motivo, oltre alle iniziative localmentepromosse che vedono Infermieri presenti in servizi divolontariato - oltre che istituzionali, chiediamo aiCittadini di aderire e di diffondere, se possibile e seritenuto opportuno, le informazioni sotto riportate,relative alle coordinate per i versamenti a favore deicoinvolti nella catastrofe che si è abbattuta il 24ottobre su queste zone.

La scelta è conforme alle richieste di NON disperdere in mille rivoli le offerte.

Il Corriere della Sera e il Tg La7 hanno già promosso una raccolta fondi per aiutare le popolazioni colpitedal maltempo nel Levante ligure e in Lunigiana. Un'iniziativa analoga a quella dell'anno scorso dopol'alluvione che colpì il Veneto. I versamenti si possono effettuare sul conto correnteIT80O306905061100000000567 «Un aiuto subito. Alluvione Levante ligure e Lunigiana» apertopresso la Banca Intesa Sanpaolo, filiale di Roma, in viale Lina Cavalieri 236.

Grazie per la Vostra collaborazione: l'occasione è utile per ringraziare quei colleghi, quelle Associazioniprofessionali e soprattutto i cittadini che ci hanno già contattato al riguardo.

per il consiglio direttivoFrancesco Falli

IPASVI la Spezia, Presidente

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Incidenti domestici e bambini:la prevenzione e l’interventoMarta Canesi

Marta Canesi è un’infermiera in servizio presso l’Ematologia Pediatrica e il Centro Trapianti del MidolloOsseo dell’Azienda Ospedaliera San Gerardo di Monza, in possesso di un Master Universitario in Area

Pediatrica, presta servizio come volontaria nel servizio 118

Gli incidenti sono una delleprincipali cause di morte perbambini e adolescenti in tutto ilmondo, responsabili di oltre875.000 morti all’anno al disotto dei 18 anni.Oltre 10 milioni richiedono cureospedaliere per eventi nonfatali e molti di loro possonomantenere forme di disabilitàcon ricadute sulla qualità di vitaa lungo termine (1).Parlando di incidenti, ci siriferisce ad una grande varietàdi eventi che possono essereaccidentali (incidenti automobi-listici, cadute, ustioni, anne-gamenti, morsicature di anima-li, avvelenamento, inalazione dicorpo estraneo) o intenzionali(tentato suicidio, aggressione ecosì via).Per quanto riguarda la realtàitaliana, gli incidenti domesticirappresentano attualmente laprima causa di morbosità emortalità per infortunio.I bambini e in particolare quellidella fascia di età compresa tra0 e 4 anni sono, insieme agliover 65, i più esposti al rischiodi incidente domestico perchéle acquisizioni motorie in questafase della vita precedono lacapacità di riconoscere edevitare le potenziali situazioni arischio. Secondo i dati ufficiali(fonte Istituto Superiore diSanità), nel 2000 si sonoverificati 9,2 incidenti ogni 100bambini di età inferiore a 5 annie 6, 3 nella fascia di età 6-14,mentre sono circa 400 gliincidenti domestici con esitomortale che hanno vistocoinvolti bambini (3).

In ambito pediatrico, l’età è unfattore di fondamentale impor-tanza per valutare il grado disviluppo psico-fisico. Inoltre,per i bambini, i rischi sonoaumentati per la differentestruttura corporea, il diversorapporto tra le diverse parti delcorpo e la superficie totale.Per esempio, essendo minore lamassa corporea, una minima

dose di sostanza tossica saràsufficiente per creare danno albambino, mentre sarà innocuao poco significativa per unadulto.Bisogna anche considerare chequesti individui trascorronobuona parte del loro tempo incasa, in ambienti che non sonoprogettati nell’ottica del gioco edell’esplorazione (3).Il luogo dell’abitazione doveavvengono la maggior parte diquesti episodi è la cucina (conrischio maggiore nelle oresubito successive ai pasti),

seguita dalla sala, dalla camerada letto e dal giardino.Risultano anche esserci rischiaumentati in alcune ore algiorno e in alcuni giorni dellasettimana (festivi, prefestivi)oltre che in particolari situazionifamiliari (lutto, trasloco, nascitadi un fratello) (2). La letteraturariporta delle condizioni cherappresentano concause di

comportamenti a rischio: famee irrequietezza, stanchezza,malattie della madre, conflittifamiliari, cambio della personache si occupa del bambino,stress e tensioni in famiglia (3).Dal momento che l’incidentedomestico è un evento deter-minato da molteplici fattori econnesso ad altrettanti, sirichiede una gamma di inter-venti preventivi che, se appli-cati contemporaneamente, pos-sono ottenere la loro massimaefficacia.La prevenzione può essereprimaria (ossia mirata ad

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impedire che avvenga l’inci-dente) o secondaria (cioè voltaa limitare il danno e la suaseverità, in corso d’incidente).Da quel che si è detto, risultaevidente quanto sia indispen-sabile una sorveglianza attentadel bambino più piccolo.Ai bambini più grandi, invece, èanche necessario insegnarequali sono e come si evitano lesituazioni di pericolo.La maggior parte degli infortuniè costituita da traumi e cadute,mentre risultano meno fre-quenti ma con conseguenze piùgravi gli avvelenamenti, leustioni e il soffocamento.L’introduzione di normativerelative alla sicurezzadomestica si è dimostrataefficace nella prevenzione dialcune tipologie di incidenti(avvelenamento da farmaci,ustioni per incendi).Particolarmente efficaci, sonogli interventi strutturali, basatisulla fornitura di dispositivi disicurezza (rilevatori di fumo,controllo della temperaturadell’acqua): gli studi però sonostati condotti in realtà bendiverse da quella italiana, comequella americana e australiana,ed è quindi difficile importarli eattuarli.Gli interventi a carattereinformativo/ educativo (coun-selling, educazione alla salu-te

e così via) non hanno potutoportare a forti evidenze ma gliautori sottolineano l’importanzadi incrementare il livello diconoscenza sui rischi e dimodificare, nei genitori,n com-portamenti e attitudini relativealla sicurezza in casa.Uno studio del 1996 condottoda Rodgers ha valutato comeanche gli interventi educativisiano stati utili nel migliorare idati di mortalità inerentil’ingestione di sostanze tossiche(adozione di sicurezza perarmadietti che contengonofarmaci o prodotti chimici, lorodislocazione rispetto a quantoaccessibile al bambino..).In questo senso, è incorag-giante pensare che tra il 1964 e

il 1992 le morti per avve-lenamento di bambini con menodi 5 anni sono state dimezzate,come risultato dell’introduzione dimisure volte a limitare l’accessoai farmaci e alle sostanze tossicheda parte dei bambini (1;3).Parlando di prevenzione,quindi, l’intervento strutturale eorganizzativo della casa, non-ché le attenzioni da porrequando si ha a che fare con ibambini, sono il primo stru-mento da poter applicare.� Controllare che l’altezza delle

sponde della culla o dellettino sia sufficientementeelevata (almeno 75 cm) e chela distanza delle sbarre siainferiore a 8 cm, quando ilbambino inizia a sedersi ostare in piedi da solo. Nonlasciare mai il bambino dasolo su una superficie elevata(divani, letti, fasciatoio).

� Se ci sono scale in casa,predisporre cancelletti. Lefinestre e le porte devonoavere sistemi di chiusurainterni. Accertarsi che leringhiere dei balconi e deidavanzali delle finestre sianosufficientemente alte. Even-tualmente proteggere o co-prire le finestre: attraversoquesto intervento, associatoal programma educativo, ilnumero di morti causate dacaduta da finestra si è ridottodal 50 al 90% (3). Nonlasciare mai sedie, mobili,vasi sotto i davanzali, oggetti

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su cui il bambino potrebbesalire. Cercare di proteggeregli spigoli di tavoli e sedie.

� Non lasciare mai il bambinoda solo in cucina. Se ci sonopentole sui fornelli, questevanno poste sui fornelli piùinterni, con il manico verso ilmuro. Attenzione a lasciareaccendini o fiammiferi in-custoditi.

� Proteggere le prese di cor-rente con dispositivi di sicu-rezza. Gli oggetti che scotta-no (come il ferro da stirodopo l’uso) devono essereposti in luoghi inaccessibili aibambini.

� Conservare in luoghiinaccessibili ai bambini, sottochiave se possibile, farmaci,prodotti per la pulizia dellacasa, detersivi, insetticidi ealtro. Non cambiare mai icontenitori originali e nontravasare in bottiglie nonappropriate, che potrebberoessere confuse dal bambinoper qualcosa di potabile(acqua minerale, bevande..).

� Attenzione ai giocattoli e aipiccoli oggetti. Quelli condiametro inferiore a 4 cmsono facilmente ingeribili (es.bottoni, biglie, pile, monetema anche cibo: noccioline,pezzi di wurstel, caramelle,acini di uva e così via). Moltioggetti possono essere inalatinei polmoni e provocaresoffocamento o complicanzea lungo termine (atelettasie,situazioni infettive). Prestareattenzione agli oggettitaglienti, alle corde e ai lacci.Non comprare palloncinigonfiabili in lattice: possonorompersi improvvisamente,in prossimità della bocca delbambino, e i pezzetti sonofacilmente inalabili. Mentre ilbambino dorme, non farindossare ciondoli, bracciali ocollanine.

� Non lasciare mai il bambinoda solo accanto a vasche dabagno piene di acqua anchese tiepida (non c’è solo ilrischio di ustione, ma anchequello di annegamento).

Limitare la temperatura nelloscaldabagno al di sotto dei50°.

In caso di incidente domestico,comunque, è importantemantenere la calma, cercare ditranquillizzare il bambino echiamare il soccorso (118).Una raccomandazione è quelladi comunicare al 118 tutti i datirichiesti dall’operatore, cercan-do di essere precisi e di nonavere fretta: sono tutte infor-mazioni necessarie per far in-tervenire il supporto sanitario

migliore.Tra i numeri d’emergenza datenere a disposizione, procurar-si quello del Centro Antivelenipiù vicino.Molto importante, prima diintervenire e prestare aiuto, èvalutare se ci sono ancora deirischi presenti e dei pericoli, siaper la vittima coinvolta che pergli astanti che si trovano asoccorrere.Nel caso di ingestione disostanze tossiche, il bambinonon deve essere fatto vomitare(se la sostanza è caustica avràun effetto caustico e irritantesulla mucosa tanto durantel’ingestione, quanto durante iltentativo di eliminazione attra-verso il vomito) e non deveingerire latte o altre sostanze,se non su indicazione del centroantiveleni. Se la sostanza è

nota, portare con sé in ProntoSoccorso il contenitore.Se c’è stato contatto oculare,lavare abbondantemente, favo-rendo lo scorrimento dell’acquadall’interno verso l’esterno dellacongiuntiva.Liberare il bambino da eventualiindumenti contaminati (2,3).In caso di ustione, tenere laparte ustionata sotto l’acquafredda. Se si formano vescicole(flittene) non romperle: ilrischio infettivo va evitato, e iltrattamento delle lesioni deve

essere fatto da personalecompetente nel luogo piùadeguato (Pronto Soccorso,struttura sanitaria).Se l’ustione è più grave, eanche alcuni vestiti hannopreso fuoco, potrebbero essereattaccati alla cute del bambino:cercare di spegnere le fiammecon coperte e acqua ma nonstrappare l’abito: si rischiereb-be in questo modo di provocareulteriori lesioni cutanee (3).Se il bambino ha ingerito uncorpo estraneo e ha difficoltà arespirare, la prima cosa da fareè incoraggiare il bambino atossire. Non bisogna cercare ditogliere il corpo inalato con ledita: il rischio è quello dispingerlo ancora più inprofondità. Le manovre per ladisostruzione delle vie aeree inetà pediatrica sono specifiche esaranno argomento di un

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articolo in un prossimo numerodella rivista.Infine, indicazioni da seguire incaso di ferite o contusioni sonoil lavare con acqua fredda el’applicare del ghiaccio (maiapplicarlo direttamente sullacute, per rischio di ustioni dafreddo. Apporre sempre unpanno, un fazzoletto, dellegarze tra la cute e il ghiaccio).Se la ferita è ampia o sanguinamolto, applicare una garza o unfazzoletto puliti e fare unacompressione modesta.Queste sono alcune delleindicazioni da tenere presenteper prevenire gli incidentidomestici e prestare un primosoccorso adeguato, in attesadell’intervento sanitarioappropriato (ambulanza 118,visita in Pronto Soccorso, visitapediatrica territoriale).Per quanto si tratti di tematichedi cui si parla apparentementespesso, il rischio è reale cometali sono le problematiche chepossono scaturirne.Proprio perché si tratta diepisodi domestici, ovvero che

avvengono in casa, il ruolo chegiocano i parenti e i familiari èfondamentale.Per questo l’informazione el’educazione vanno incoraggia-te e sostenute.

BIBLIOGRAFIA1.WHO (2006) Child and

adolescent injury prevention: aWHO plan of action 2006-2015.(Consultato:http://whqlibdoc.who.int/publications/2006/9241593385_eng.pdf)

2.Barbieri A. (2003) L’indaginemultiscopo del 1999, condottadall’ISTAT, rinnova l’allarme: ibambini sono troppo spessovittime di infortunio all’internodella casa. Ecco quali sono iprincipali rischi e come èpossibile prevenirli.(Consultato:http://www.ospedalebambinogesu.it/portale2008/Default.aspx?iditem=944)

3.Istituto Superiore di Sanità(2010) La promozione dellasalute nelle scuole. Prevenzionedegli incidenti stradali edomestici. A cura di Anna DeSanti, Piergiorgio Zuccaro,Francesca Filipponi, AdeleMinutillo e Ranieri Guerra 2010-

VII. Rapporti ISTISAN 10/3(Consultato: http://www.iss.it/binary/publ/cont/103web.pdf)

4.EpiCentro – Centro nazionale diEpidemiologia, Sorveglianza ePromozione della Salute; IstitutoSuperiore della Sanità (http://www.epicentro.iss.it/problemi/domestici/epid.asp)

5.Ministero della salute – Sicurezzadegli ambienti di vita (http://www.salute.gov.it/incidentiDomestici/paginaMenuIncidentiDomestici.jsp?menu=incidenti&lingua=italiano)

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono egualidavanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, dilingua, di religione, di opinioni politiche, di condizionipersonali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico esociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini,impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettivapartecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economicae sociale del Paese.

Gentili lettrici e lettori,Sulla base del citato Articolo 3 della Costituzione Italiana volevo offrirvi un piccolo spunto diriflessione che riguarda un’anomala situazione nella sanità italiana.Accade che, per norma di legge, tra le varie professioni presenti nelle strutture sanitarie del nostropaese, alcune di esse, una volta laureate (e assunte) diventino automaticamente “dirigenti”, mentreper tutte le altre, benché ugualmente laureate, la dirigenza se la devono sudare a suon di concorsi.Sembra incredibile, ma di fatto succede: i medici, nelle nostre strutture sanitarie, sono tutti“dirigenti” (a volte solo di sé stessi) mentre infermieri, fisioterapisti, ostetriche e così via, riesconoad ottenere la dirigenza con un rapporto (quando va bene) di 1 a 1000 dipendenti.

A voi l’ardua sentenza!Dott. Vincenzo Raucci

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Infermiere e burnoutNicola Fortunato

Nicola Fortunato è un infermiere in servizio presso l’Unita di Terapia Intensiva Cardiologica dell’AziendaOspedaliera San Carlo Borromeo di Milano, presta servizio sul Mezzo di Soccorso Avanzato 118 “Alfa 7” di

Milano, è in possesso di un Master in Gestione dei processi Infermieristici nel Soccorso Sanitario UrgenzaEmergenza 118 e di un Master in Management nelle Organizzazioni Sanitarie

Si è cominciato a studiare ilfenomeno del burnout già damolti anni. Burnout significa“bruciarsi”. I soggetti colpitisviluppano un lento processo di“logoramento” o “decadenza”psicofisica dovuta alla mancan-za di energie e di capacità asostenere e scaricare lo stressaccumulato.Il burnout comporta esauri-mento emotivo, depersonaliz-zazione, un atteggiamentospesso improntato al cinismo eun sentimento di ridottarealizzazione personale.Si tende a fuggire dall'ambientelavorativo assentandosi semprepiù spesso e lavorando conentusiasmo e interesse sempreminori, a provare frustrazione einsoddisfazione, nonché unaridotta empatia nei confrontidelle persone delle quali ci sidovrebbe occupare.Il burnout si accompagnaspesso ad un deterioramentodel benessere fisico, a sintomipsicosomatici come l'insonnia, epsicologici come la depressione.I disagi si avvertono dapprimain campo professionale, ma poivengono con facilità trasportatisul piano personale.Per quanto riguarda gliInfermieri, il burnout è ormai datempo entrato nel linguaggiocomune. Spesso nelle corsie èfacile sentire da parte degliinfermieri la frase “penso diessere in burnout”.Tra i motivi che possonocausare il burnout vi è sicura-mente il carico di lavoro ecces-sivo e la non possibilità di unnormale recupero psicofisico.

I turni senza una seriaprogrammazione creano spessouna situazione di conflitto e disfiducia verso i propri colleghi, ipropri superiori e verso i serviziche si occupano della gestionedel personale.Infatti il non sapere che turno siseguirà e se si potrà riposarenon aiuta di certo a risolvere unproblema così importante.La mancanza di risorse siatecnologiche che umane neces-sarie per svolgere degnamenteed in sicurezza il proprio lavoro,crea disaffezione verso lastruttura e le persone che lacoordinano.Nel momento in cui vienedisattesa la propria autonomialavorativa nello svolgerel'attività nella maniera che siritiene più efficace, si viene a

creare una sfiducia verso l’in-tero ambiente di lavoro.Se a tutto questo si aggiungeun riconoscimento inadeguatoper il lavoro svolto, e non solodal punto di visto remunerativo,è facile comprendere come lafrase più comune sia: “Vengo alavorare solo per far numero,tanto per le soddisfazioni e lostipendio che mi danno…”.E’ frequente pensare chequesto disadattamento colpiscagli infermieri più anziani eprossimi al pensionamento, main realtà il burnout colpisceormai anche gli infermieri gio-vani e assunti da poco tempo,perché devono sempre piùspesso confrontarsi con unarealtà ben diversa da quantoprospettato loro durante ilcorso di laurea.Mancano infermieri in tutte lestrutture del nostro paese(salvo rarissime eccezioni),eppure oggi il precariato colpi-sce la categoria in modo moltoevidente. I tempi in cui uninfermiere veniva assunto inpochi mesi a tempo indetermi-nato sono davvero moltolontani.Questa precarietà provoca acascata tutta una serie diconcause a livello sociale.Circa l’85 % degli infermierisono donne, per cui non è poicosì difficile pensare qualiproblemi esse incontrino.Si è creata una situazione percui c’è la solita cronica richiestadi infermieri che però, a causadei problemi economici checolpiscono tutto il nostro paesein generale, non vengonoassunti a tempo indeterminato

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e hanno quindi una grossadifficoltà a crearsi una famiglia,avere dei figli, procurarsi unmutuo per comprare una casa,e così via.Allo stesso tempo devonosaltare turni ed essere sempredisponibili a tornare al lavorodurante il loro riposo, cosa chenon agevola la loro vita sociale.Proviamo a pensare alla dome-nica, il giorno di riposo pereccellenza per gran parte dellepersone, che per gli infermieriturnisti corrisponde al giorno diriposo settimanale che quasicertamente verrà saltato pertornare in servizio a causa dimancanza di personale.La vera domenica di riposo cadeuna volta al mese e quasisempre diventa un ulterioregiorno lavorativo per i motividetti poc’anzi. Per quanto dettoprima, se a questa precarietàlavorativa si aggiungono l’erra-ta assegnazione dei carichi dilavoro e il relativo demansio-namento, una inadeguata retri-buzione, promozioni e avanza-menti di carriera inesistenti o“fatti ad hoc” senza il rispettodi capacità viste sul campo,ecco che la sindrome delburnout trova terreno fertile.Il lavoro d’equipe ne risentesubito e quel “senso di nega-tività” che spesso è avvaloratoda evidenze, a poco a poco si faspazio anche tra chi non eraancora stato colpito da questasindrome insidiosa.L’atteggiamento negativo sullavoro finisce spesso per colpirei colleghi, i pazienti, l’organiz-zazione, la vita sociale e perso-

nale fino a compromettere lapropria salute. Per difendersidal burnout, si arrecano disagia tutta l’organizzazione conl’aumento dell’assenteismo, delturnover, della performancelavorativa, della qualità delservizio e della propria sod-disfazione lavorativa.Com’è possibile far fronte alburnout? I metodi più usati peraffrontare lo stress da burnoutdevono essere diversificati aseconda dell’ambito lavorativo.Chi presta servizio in emer-genza (Pronto Soccorso, 118),dovrebbe avere la possibilità diusufruire del Debriefing, grazieal quale si “tirano le somme”dopo un fatto traumaticovissuto dagli operatori, o delDefusing, grazie al quale silavora per “disinnescare” erielaborare brevemente e col-lettivamente l'evento a cui si èrisposto al fine di ridurre l'im-

patto dopo un avvenimentotraumatico.Sarebbe opportuno che questemodalità fossero seguite da unopsicologo.Per chi invece presta servizionei reparti, può essere moltoutile un contatto, anche solomensile, sempre con unopsicologo per affrontare leproblematiche lavorative.E’ però indubbio che moltolavoro deve essere fattodall’istituzione presso cui ope-ra l’infermiere.Il lavoro dell’infermiere deveessere tutelato dall’istituzioneche deve rispettare i carichi dilavoro, i turni lavorativi, la pro-fessionalità e le competenze,consentendo all’infermiere dicompiere il proprio lavoro nelmigliore dei modi.Questa scelta avvantaggia l’isti-tuzione, il cliente/paziente e illavoratore, che deve sentirsiparte di un tutt’uno.

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“Sto cercando un infermiere. Mi hanno contattato due persone: come faccio asapere se davvero sono professionisti o se invece lo dichiarano senza esserlo?”È la tipica domanda di un comune cittadino che si trova nella necessitàdi ricorrere a un’assistenza infermieristica certificata e di qualità.

Per risolvere questo problema basta andare sul sito www.ipasvi.ite, nella pagina “per il cittadino”, basta inserire negli appositi spazi nome e cognome del sedicenteinfermiere per scoprire se è davvero iscritto all’Albo oppure no.

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Progetto “Polo Infermieristico”a BrugherioA cura di Marco Ottaviano Quintavalle

Marco Ottaviano Quintavalle è un infermiere in servizio presso il Pronto Soccorso degli Istituti CliniciZucchi di Monza, in possesso di un Master in Wound Care conseguito presso l’Università degli Studi di

Milano Bicocca

La nostra società, grazie ancheai progressi in campo medico,assiste a un costante aumentodella popolazione anziana.Una delle problematiche piùdiffuse in questa fascia d’età èsicuramente quella delle lesionicutanee e delle loro complican-ze spesso infauste, dovute an-che alla concomitanza di piùpatologie.Le lesioni cutanee colpisconoper lo più le fasce di popolazio-ne con reddito medio/basso,hanno esiti a lungo termine ecosti di gestione elevati.Gli ambulatori specializzati inquesto settore sono pochissimie le criticità rilevate fra l' utenzasono sostanzialmente leseguenti:1.Nei giorni festivi e pre-festivi,

quando gli ambulatori sonochiusi, l'utenza è costretta arivolgersi ai servizi di prontosoccorso di zona, dove spessovengono sottovalutati o rice-vono un'assistenza inadegua-ta.

2.Capita sovente che tale tipo-logia di utenti non conosce iservizi specialistici presentisul territorio e le modalità peraccedervi.

Accade, quindi, che l’Associa-zione NurCity si imbatte in unmio progetto finalizzato, ap-punto, ad occuparsi delle criti-cità di cui sopra.L’Associazione trova terrenofertile nell’amministrazione co-munale di Brugherio, sensibileal problema, e decide di avviarela promozione, presso la cit-tadinanza, di un ambulatorioinfermieristico dedicato allelesioni cutanee, che vienebattezzato “Polo Infermie-ristico”.Lo scopo del progetto è larealizzazione di un ambulatoriosociale specialistico che si facciacarico di una determinatatipologia di pazienti nei giornifestivi, in cui sia presente uninfermiere specializzato in le-sioni cutanee e che costituiscaun ponte tra le aziende pub-bliche e private e i servizi chequeste offrono al cittadino.TargetPazienti con lesioni cutanee eproblematiche inerenti alle me-dicazioni, preferibilmente inpossesso di prescrizione medicaspecialistica e documentazioneclinica.Obiettivi generali1. Fornire assistenza infermie-

ristica specialistica gratuita;2. Eseguire educazione sanita-

ria mirata, anche tramite se-minari rivolti alla popolazione;

3.Monitoraggio delle risorse spe-cialistiche presenti sul territorio;

4.Costruire una banca dati dellerisorse regionali disponibili;

5. Progettazione di un blog o sitoweb di supporto al progetto.

Attualmente siamo quasi altermine della fase diidentificazione di quella rete dirisorse pubbliche e private checonsentiranno, speriamo a bre-ve, di partire con un progettopilota nel comune di Brugheriodove nascerà il “Polo Infermie-ristico”.Inizialmente apriremo la do-menica mattina e garantiremola presenza costante di uninfermiere specializzato in le-sioni cutanee.Se vuoi contribuire alla nascitadel “Polo Infermieristico” diBrugherio con una donazione,puoi versare la somma chedesideri con la carta di creditodirettamente sul sito, attraversoPaypal, oppure fare un versa-mento sul conto corrente postalen.2596729 intestato ad:Associazione NurCity - via Aspro-monte, 13 - 20861 Brugherio

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Arte al CRO di AvianoIntervista a Roberto Biancat

Roberto Biancat è un infermiere dirigente, in servizio presso il Centro di Riferimento Oncologico (CRO) diAviano (PN), responsabile, presso lo stesso CRO, del Servizio Infermieristico e dell’Ufficio Relazioni col

Pubblico, è anche componente del Comitato Etico interno al CRO

“Non capisco niente di arte. Maquando mi tuffo nella mostra,per qualche minuto dimentico ilcancro che mi logora”.Così scrive un ragazzo di 18anni, in cura presso il Centrotumori (CRO) di Aviano, sullibro bianco che raccoglieimpressioni e testimonianzesulle mostre d’arte, realizzateall’insegna di “Arte come tera-pia”, che da quasi 13 anni, concirca 140 edizioni, sono stateallestite presso la galleria d’artedell’Istituto.La zona, attualmente in fase diristrutturazione, sarà prontaper i nuovi eventi dal prossimodicembre in veste totalmenterinnovata.Abbiamo intervistato il Dott.Roberto Biancat, Dirigente delServizio Infermieristico, re-sponsabile dell’Ufficio Relazionicon il Pubblico oltre che idea-tore e curatore dello spazioespositivo.Come e nata la galleriad’arte all’interno del CRO diAviano?L’isolamento dalle altre personeè un fatto costante nei casi diimmunosoppressione, isola-mento da tutto e da tutti equesto è un grosso problemaper un malato.Gli esseri umani, e in partico-lare le persone ricoverate,hanno bisogno continuamentedi percezioni e sensazioniaventi la funzione di stimoli.Allora, 12 anni fa, ci venne inmente di portare un po’ di vitacittadina dentro le corsie,attraverso le opere d’arte.I reparti di degenza hannoiniziato a riempirsi di quadri e,

in concomitanza, si è iniziato aorganizzare mostre d’artenell’atrio d’ingresso dell’Istituto.L’idea iniziale è stata l’allesti-mento di una “collettiva”, che fusubito molto apprezzata.Quante mostre sono stateallestite all’interno dell’isti-tuto e con che criterio?Fino ad ora, nell’atrio del Centrodi riferimento oncologico sonostate allestite 140 mostre

d’arte, della durata di un mesel’una, per sfruttare al meglio glistimoli i quali, come detto,tendono ad essere assenti opresenti in misura ridotta.Tra una mostra e l’altra avvieneun cambio totale di tipologia esoggetto che, in questo modoirrompe con un nuovo stimolo.Una mostra può piacere o menoma la cosa importante è chesusciti un dibattito, unoscambio di opinioni e sensa-zioni.Solitamente nella sede dellamostra lasciamo un libro bian-co, dove chiunque può scriverele proprie emozioni e pensieri.

All’interno dei reparti visono delle opere d’arte?All’interno del centro oncologicovi sono anche delle operepermanenti: gli ambulatori diOncologia Medica sono abbellitida 30 stampe donate dall’Acca-demia di Belle Arti di Venezia.In altri reparti vi è un collage dioltre 100 quadri di altrettantiartisti di dimensioni 30 x 30cm: un caleidoscopio di imma-

gini, emozioni e colori da offrireai pazienti.Sono interventi finalizzati aconferire alla struttura unaspetto meno ospedaliero.Vi sono altre iniziativeall’interno del CRO cheriguardano l’arte comesupporto terapeutico?Certo. Abbiamo un coro didipendenti, piacevole sia per gliammalati che ascoltano, sia peril personale, poi una bibliotecatradizionale per i pazienti e unabiblioteca scientifica sia per ilpersonale, sia per gli stessipazienti che potrebbero voler

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conoscere meglio la patologiache li colpisce.Da non dimenticare inoltre leiniziative di fitness e l’areagiochi nel parco, con 19postazioni ginniche.Solitamente si definisce “arteterapia” un’arte eseguita dapazienti. Vi sono attività diquesto tipo all’interno delCRO?Da 12 anni molti artisti, fra inumerosi che hanno espostonelle varie mostre al CRO, sonostati vicini anche nei consigli enelle scelte di attività di “arteterapia” con i pazienti: hannodato la loro disponibilità nelseguirli, aiutarli a dipingere,esprimere la loro creativitàattraverso l’uso di varimateriali, spaziando dalla pastadi sale, agli acquarelli, allapittura ad olio.Ora vorremo realizzare unpannello a Y per appendere leopere degli ammalati eseguitedurante il ricovero.Fra i tanti artisti transitati inistituto abbiamo avuto pittori,fotografi, scultori…. molti sonostati malati di tumore; ebbene,durante la loro permanenza inquesta struttura, attraverso lalibera espressione artisticahanno avuto la possibilità diesprimere le proprie emozioni ei propri stati d’animo. È stataun’importante fonte di aiuto persuperare la malattia.L’arte, che la si produca o la siosservi, assume un grande

valore e un’importante funzioneper il superamento delledifficoltà.Come è possibile secondolei, contrastare l’isolamentodei pazienti?Facendo, ad esempio, alcunecose che abbiamo realizzato inquesti anni, come dotare lestanze di degenza di televisori,video games per i più giovani,giornali e libri: stimoli impor-tanti per la vita di ogni giorno.Un ambiente monocromatico,come solitamente sono gliospedali, incrementa la depres-sione e l’immunosoppressione,che sono potenti nemici perl’essere umano.Difatti, ambienti come le carcerisono monocromatici al fine di

ridurre ogni tipo di stimolo erelazione con gli altri esseriumani e con l’ambienteesterno; addirittura, per i casidi particolari reati si mette inatto l’isolamento assoluto cheha come conseguenza enormidanni alla persona.Un ospedale è tutt’altro che uncarcere; deve quindi esserericco di stimoli positivi e devecercare di essere un luogo divita che incrementi sensazionipositive, speranze, gioie e checontrasti la depressione.Il miglior antagonista dellamalattia neoplastica è il sog-getto colpito il quale, aiutandosicon vari stimoli, è “il migliormedico di se stesso”.

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A tutti gli iscritti all’Associazione NurCity, le Termedi Milano (situate a Porta Romana) applicano unosconto del 10% sul biglietto di ingresso.Tra le molte attrazioni a vostra disposizione(sauna, bagno turco, sale relax, docce emozionali,piscine riscaldate all’aperto, percorsi benessere,massaggi) troverete anche la prima biosauna almondo realizzata all’interno di un tram.Iscrivetevi all’Associazione NurCity utilizzandol’apposita pagina presente su questa rivistaoppure andando sul sito www.nurcity.it

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