NUOVO MODELLO ORGANIZZATIVO NELLA GESTIONE DEL · bes bisogni educativi speciali il concetto di bes...

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NUOVO MODELLO ORGANIZZATIVO NELLA GESTIONE DEL PROCESSO DELL’INTEGRAZIONE SCOLASTICA E DI PRESA

IN CARICO DEI BES

L’inclusione scolastica: cultura della presa in carico di tutti i bisogni educativi speciali

Superamento della rigida distinzione tra alunni con disabilità e alunni senza disabilità

Special Educational Needs(SEN)

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BESBISOGNI EDUCATIVI SPECIALI

IL CONCETTO DI BES SI AFFERMA SULLA BASE DELLA EVOLUZIONE DEL CONCETTO DI DISABILTÀ E SALUTE

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LA COMPLESSITÀ DELLE CLASSICLASSI SEMPRE PIÙ “PLURIME”, SPECCHIOFEDELE DI UNA SOCIETÀ AD ALTO LIVELLO DICOMPLESSITÀ.

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La classificazione ICF, che dà conto delfunzionamento di un soggetto in relazione al suo

contesto, sembra dare la possibilità di unadescrizione più vicina ai bisogni della scuola.

Un’osservazione degli alunni utilizzando ilmodello ICF permette di costruire un profilo

della classe in relazione ai diversi BisogniEducativi Speciali e di impostare quindi una

didattica della “speciale normalità”.

Perché è stato necessario dotarsi di una nuova

classificazione dellasalute?

In precedenzaSalute: “assenza di malattia”AdessoSalute: “stato di completo benessere fisico, psichicoe sociale”

La nuova definizione prende in considerazione oltre la salute fisica, anche quella psichica, nonché l’integrazione sociale.

Non valuta l’individuo in sé ma lo considera in rapporto dinamico ed interattivo con l’ambiente

che lo circonda.

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Come possiamo, modernamente, intendere uno stato di salute?

ESEMPI:

Salute è lavorare per permetterci di vivere in

maniera autosufficiente.

Salute è poter studiare.

Salute è poter partecipare a momenti collettivi di vita

religiosa.

Salute è poter esprimersi sul piano artistico. Salute è muoversi in libertà. Salute è alimentarsi in modo autonomo. Salute è divertirsi in compagnia.

Presuppostodell’ICF:

Qualunque essere umano, nella normale esperienza di vita, puòsperimentare un decremento della salute e una qualche

disabilità

L’ICF non classifica le persone, ma descrive la situazione diciascuna persona all’interno di una serie di domini della salute

La parola handicap non sarà più utilizzata

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La rivoluzione dell’ICF: un cambio culturale

Qualunque persona, in qualunque momento della vita può avere una condizione di salute che in un ambiente

sfavorevole diventa DISABILITA’.Risultato della interazione tra:

condizione di salute + fattori ambientali = Descritta a 3 livelli nell’ICF: 1.Corpo - 2.Persona - 3.Ambiente

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Il team docenti deve ora definire il fabbisogno di risorse e progettareconcretamente le attività per realizzare buone prassi di integrazione e di

inclusioneIntegrazione: per gli alunni disabili

Inclusione: per tutti gli alunni con bisogni educativi speciali

differenza tra:

INDIVIDUALIZZAZIONE: strategie diverse per avvicinare il più possibile agli obiettivicomuni

EPERSONALIZZAZIONE: diversificazione anche negli obiettivi, costruzione di un propriopercorso

Quindi: NON scuole speciali; separate e segreganti,NON scuola normale, insufficiente per una buona integrazione

MAUna scuola in cui l’ordinaria offerta formativa si arricchisce di specificità tecniche derivanti

dalla ricerca didattica “speciale”.La “specialità” si dissolve all’interno delle normali prassi rendendole più efficaci

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INTEGRAZIONE/INTEGRAZIONIQUESTA PROPOSTA È MOLTO RICCA E STIMOLANTE, QUALCUNO PERÒ TEME

CHE IL CENTRARE LA DIDATTICA SULLA RISPOSTA A TUTTI I BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI POSSA FRAMMENTARE L’AZIONE DELLA SCUOLA, OTTENENDO IL RISULTATO OPPOSTO RISPETTO ALL’INTEGRAZIONE.

OCCORRE TENERE BEN SALDO IL TIMONE DI UNA PROGETTAZIONE INTEGRATA “NORMALE”, CHE HA COME TERRENO COMUNE I SAPERI E LE COMPETENZE E CHE PROGETTA A MAGLIE LARGHE RICCHE ESPERIENZE

EDUCATIVE FINALIZZATE AGLI APPRENDIMENTI

.

Progettazione degli apprendimenti

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UN DOCENTE CHE SAPPIA PROGETTARE:

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LA DIAGNOSTICA PEDAGOGICADIA-GNOSIS= ANDARE ATTRAVERSO LA CONOSCENZA

APPROFONDIMENTO DI UN FENOMENO.

IN CAMPO MEDICO: IN CAMPO PEDAGOGICO:DECLARATORIA FUNZIONALE

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P. E. I.PROGETTO EDUCATIVO INDIVIDUALIZZATO

SINTESI DEI DATI RACCOLTI ATTRAVERSO LA DIAGNOSI FUNZIONALE CHE DEFINISCE LA PROGRAMMAZIONE

EDUCATIVA PEDAGOGICA

“SU MISURA”

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UNA DIAGNOSI CORRETTA: PRIMO PASSO VERSO LE GIUSTE SCELTE EDUCATIVE

DIFFERENZE TRA LE DUE EDIZIONI DEL DSM

NEL DSM-IV (APA, 2000) SI PARLAVA DI “DISTURBI PERVASIVI DELLOSVILUPPO” DISTINTI IN: DISTURBO AUTISTICO, DISTURBO DI

ASPERGER, DISTURBO DISINTEGRATIVO DELLA FANCIULLEZZA,

DISTURBO PERVASIVO DELLO SVILUPPO NON ALTRIMENTI SPECIFICATO

E SINDROME DI RETT.

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CON IL NUOVO MANUALE DSM-V QUESTI SOTTOTIPI VENGONO RIUNITI

IN UN’UNICA CATEGORIA DENOMINATA “DISTURBI DELLO SPETTROAUTISTICO” (ASD – AUTISM SPECTRUM DISORDERS), AD ECCEZIONE

DELLA SINDROME DI RETT CHE È STATA POSTA TRA I DISTURBI

NEUROLOGICI.

UNA DIAGNOSI CORRETTA: PRIMO PASSO VERSO LE GIUSTE SCELTE EDUCATIVE

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NEL DSM-IV I SINTOMI SI RAGGRUPPAVANO:

• MENOMAZIONE DELLA RECIPROCITÀ SOCIALE;

• MENOMAZIONE DEL LINGUAGGIO/COMUNICAZIONE;

• REPERTORI RISTRETTI E RIPETITIVI DI INTERESSI/ATTIVITÀ.

NEL DSM V I SINTOMI SI RAGGRUPPANO IN SOLO DUE CATEGORIE:

• DEFICIT PERSISTENTE NELLA COMUNICAZIONE SOCIALE ENELL’INTERAZIONE SOCIALE (COMPRENDE LE DIFFICOLTÀ SOCIALI EQUELLE DI COMUNICAZIONE);

• COMPORTAMENTI E/O INTERESSI E/O ATTIVITÀ RISTRETTE E RIPETITIVE.

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LA COMUNICAZIONE NELLO SPETTRO AUTISTICO

IL NATIONAL RESEARCH COUNCIL DEGLI USA HA EVIDENZIATO CHE GLI INTERVENTI DI SUPPORTO ALLA COMUNICAZIONE SONO IMPORTANTI

COMPONENTI DEI PROGRAMMI EDUCATIVI IN PERSONE CHE NON HANNO ACQUISITO LO “SPEECH” O HANNO DIFFICOLTÀ A PROCESSARE E A

COMPRENDERE IL LINGUAGGIO PARLATO (NRC 2002).

ESSI POSSONO BENEFICIARE DI TAVOLE DI COMUNICAZIONE, LINGUAGGIO DEI SEGNI, APPRENDIMENTO DEL LINGUAGGIO USANDO IL COMPUTER, LETTURA O

ALTRI STRUMENTI E COMUNICATIVI.

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• ...LE PERSONE CON ASD MOLTO SPESSO HANNO UN DISTURBODELL’INTEGRAZIONE E DELLA COMPRENSIONE VERBALE, HANNO CIOÈDIFFICOLTÀ A COMPRENDERE UN LINGUAGGIO CHE NON SIA FATTO SOLO DAORDINI RIPETUTI.

• VIVIAMO IN UNA CIVILTÀ DELLA LINGUA E SPESSO DIAMO PER SCONTATOCHE CI SCAMBIAMO PAROLE, IN REALTÀ CIÒ CHE SCAMBIAMO È LACOMPRENSIONE DELLE PAROLE. QUESTO È LEGATO ALL’IDENTIFICAZIONEDELL’INTENZIONE DELL’ALTRO E ALL’INTENZIONALITÀ RECIPROCA.

• LA COMPRENSIONE VERBALE COMINCIA A SVILUPPARSI NEI PRIMI MESI DIVITA E LUNGO IL PERCORSO, FINO AI 6 ANNI CIRCA, SI COLLOCANO MOLTIPOSSIBILI INCIDENTI SECONDARI, MA SIGNIFICATIVI...

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• SECONDO PROBLEMA DA EVIDENZIARE È IL PASSAGGIO DALL’INTELLIGENZASENSO MOTORIA ALL’INTELLIGENZA RAPPRESENTATIVA. TRA I 18 ED I 24MESI INFATTI IL DISTURBO SI MANIFESTA CON MAGGIOR EVIDENZA PERCHÉ ÈIL MOMENTO DEL PASSAGGIO DAL “FARE AUTOMATICAMENTE” AL “FAREPENSANDO UN ATTIMO PRIMA”, DAL FARE AL FAR FINTA...

• UN ALTRO PROBLEMA SPESSO SOTTOVALUTATO È IL FATTO CHE LEDIFFICOLTÀ INTERATTIVE E COMUNICATIVE DEFICITARIE NON SONOCORRELATE ALLE CAPACITÀ E ALLE FACILITAZIONI CHE IL BAMBINO RICEVEO NON RICEVE NELL’ASSUMERE DELLE INIZIATIVE. TUTTI I GENITORI DEIBAMBINI CON ASD SANNO CHE IL PROPRIO FIGLIO SA FARE PIÙ DI QUANTOMOSTRA. SPESSO MANCA LO STARTER, L’INIZIO DELL’AZIONE. SE MANCA LOSTARTER È DIFFICILE AGIRE E PROGETTARE.

• TUTTO CIÒ VA CONSIDERATO DAL PUNTO DI VISTA TERAPEUTICO PERCHÉ SESI FANNO TERAPIE INTENSIVE E TROPPO CONDIZIONANTI SI RIDUCE LACAPACITÀ DI INIZIATIVA DEL BAMBINO....

• PROF. G. LEVI ALLA CONFERENZA SULL'AUTISMO - CAMPIDOGLIO – ROMA, 2009

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QUALI INTERVENTI ALLORA?FAVORIRE INTERVENTI PRECOCI ED INTENSIVIPREVEDERE UNA RETE TRA CASA, SCUOLA E CENTROSVILUPPARE LA COMUNICAZIONESVILUPPARE L’INTERAZIONE SOCIALESUPPORTARE LE AUTONOMIESUPPORTARE LE ABILITÀ ACCADEMICHE

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NEL 1982 NELL’AMERICA DEL NORD NACQUE L’INTERNATIONAL SOCIETY OFAUGUMENTATIVE AND ALTERNATIVE COMMUNICATION (I.S.A.A.C.) CONL’INTENTO DI MIGLIORARE LA QUALITÀ DI VITA DI TUTTI QUEI SOGGETTI CHENON RIUSCIVANO A COMUNICARE IN MODO FUNZIONALE, ATTRAVERSOL’UTILIZZO DELLA COMUNICAZIONE AUMENTATIVA-ALTERNATIVA (CAA).

COMUNICAZIONE=INCLUSIONE

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IN ITALIA si è diffusa dopo gli anni 90 ma con estrema lentezza poiché alcuni ritengono che possa inibire o ritardare la comparsa

del linguaggio orale.

Diverse ricerche hanno dimostrato che la CAA può stimolare la naturale abilità del bambino a sviluppare una comunicazione verbale grazie alla plasticità neuronale, cioè alla capacità di

modificare le proprie risposte in relazione all’esperienza.

LA COMUNICAZIONE AUMENTATIVA ALTERNATIVA (CAA)

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LE FORME DI COMUNICAZIONE POSSONO SUDDIVIDERSI:

• COMUNICAZIONE VERBALE;

• COMUNICAZIONE ATTRAVERSO OGGETTI;

• COMUNICAZIONI CON FOTO;

• COMUNICAZIONE ATTRAVERSO IMMAGINI E DISEGNI;

• COMUNICAZIONE SCRITTA (PAROLA SCRITTA);

• COMUNICAZIONE GESTUALE.

I SUPPORTI ALLA COMUNICAZIONE

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QUESTE FORME DI COMUNICAZIONE SONO PARTE DELLACOMUNICAZIONE ALTERNATIVA AUMENTATIVA (CAA), CHECORRISPONDE ALL’INSIEME DI TECNICHE, CONOSCENZE, STRATEGIE ETECNOLOGIE CHE È POSSIBILE ATTIVARE PER FACILITARE LACOMUNICAZIONE.

LA CAA È MULTIMODALE PRESENTA IN SVARIATI MODI IN QUANTONASCE PER RISPONDERE ALLE ESIGENZE DI COMUNICAZIONE IN VARIEMODALITÀ AL FINE DI SOSTITUIRE, INTEGRARE E AUMENTARE LACOMUNICAZIONE.

I SUPPORTI ALLA COMUNICAZIONE

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NELL’AMBITO DELLA COMUNICAZIONE AUMENTATIVA ALTERNATIVA,TROVA UN SUO SPAZIO INTERESSANTE L’APPLICAZIONE DI WOCE CHENON POSSIAMO DEFINIRLO UN METODO, MA UNA STRATEGIARIABILITATIVA ED EDUCATIVA CHE SUPPORTA L’APPRENDIMENTO DIABILITÀ COMUNICATIVE IN SOGGETTI CON DIFFICOLTÀ LINGUISTICHE.

LA SUA APPLICAZIONE RIENTRA NEI SISTEMI DI COMUNICAZIONEAUMENTATIVA ALTERNATIVA (CAA) E SI RIVOLGE NELLO SPECIFICO ATUTTI QUEI SOGGETTI CHE A CAUSA DI CONDIZIONI CONGENITE,ACQUISITE, TEMPORANEE E NEUROLOGICHE EVOLUTIVE NON SONO INGRADO DI COMUNICARE IN MODO EFFICACE E FUNZIONALE CON ILMONDO ESTERNO.

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WOCE™ SI PREFIGGE DI AIUTARE LA PERSONA AD ESPRIMERSIEFFICACEMENTE, A GENERALIZZARE TALE COMPETENZA NEL MAGGIORNUMERO DI CONTESTI E CON PIÙ PERSONE, RAGGIUNGENDO ILMASSIMO LIVELLO POSSIBILE DI AUTONOMIA NELLA COMUNICAZIONE.

LA STRATEGIA WOCE:SCRITTURA PER LO SVILUPPO DELLA

COMUNICAZIONE

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NELLA RELAZIONE EDUCATIVA QUESTO SI REALIZZA SEMPRE NEI MOMENTI DICRESCITA DEGLI ALUNNI, ED IN PARTICOLAR MODO DEGLI ALUNNI CHENECESSITANO DI MAGGIORE ATTENZIONE E NECESSITÀ DI ESSEREASCOLTATI. LO STESSO SI REALIZZA QUANDO SI DEVE APPLICARE UNPROGETTO DI COMUNICAZIONE AUMENTATIVA O ALTERNATIVA, LA RELAZIONEÈ AL CENTRO DEL SUCCESSO O DELL’INSUCCESSO DI TALE PROGETTUALITÀ.

I PARTNER COMUNICATIVI POSSONO SUPPORTARE LA COMUNICAZIONEOFFRENDO CONTESTI STIMOLANTI

LA RELAZIONE IN AMBITO COMUNICATIVO

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LA COMUNICAZIONE AUMENTATIVA/ALTERNATIVA FAVORISCE ANCHE LAPRODUZIONE VERBALE E L’APPRENDIMENTO DELLA LETTO-SCRITTURA, GRAZIE ALLA FIGURA DELL’ALTRO CHE VERBALIZZA LASCELTA INDICATA DAL BAMBINO (ASSOCIAZIONE).

A SCUOLA IL BAMBINO AUTISTICO HA BISOGNO, COME QUALSIASIALTRO BAMBINO, DI ESSERE CAPITO ED ASCOLTATO.

GRAZIE ALL’AUMENTATO UTILIZZO DI AUSILI TECNOLOGICI CIÒ ÈDIVENTATO POSSIBILE, PERMETTENDO INOLTRE AL BAMBINO DICONDURRE ESPERIENZE DI GIOCO E DI APPRENDIMENTO FIN DALLASCUOLA DELL’INFANZIA.

LA RELAZIONE IN AMBITO COMUNICATIVO

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SPAZI E STRUMENTI PER UNA DIDATTICA INCLUSIVA

- Libri di testo- Schede - Fotocopie- Materiali creativi

- Computer con accesso al web- Strumenti di misura- Lim

- Mappe Concettuali- PC con software e hardware dedicato- E-book- Sintesi vocale

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SPAZI E STRUMENTI PER UNA DIDATTICA INCLUSIVA

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IL PROGETTO WOCE NELLA SCUOLA INCLUSIVAProgetto di vita

Azioni su misura e personalizzazione

dell’intervento educativo e didattico

La figura di assistente alla comunicazione è prevista nel nostro ordinamento grazie al

comma 3 dell’art. 13 della Legge 104/92

Nella scuola del primo cicloPuò essere richiesto al

ComuneNella scuola secondaria di

secondo grado alla Provincia- Regione- Città

Metropolitane

Un facilitatore fornisce al soggetto, durante il training, il supporto fisico, emotivo e

metodologico di cui necessita per compiere certe azioni, azionando sempre di

più la possibilità di sviluppare la «zona di sviluppo

prossimale».

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IL RUOLO DELL’ASSISTENTE ALLA COMUNICAZIONE

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IL PROGETTO WOCE NELLA SCUOLA INCLUSIVACREARE RELAZIONI

SVILUPPARE L’AUTONOMIAESSERE PARTECIPE E VINCITORE DELLA BATTAGLIA CONTRO L’INDIFFERENZA

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LA VERA SFIDA NON È QUELLA DI COGLIERE E ACCETTARE LE DIFFERENZE, MAQUELLA DI CREARE UN AMBIENTE DI APPRENDIMENTO CHE SIA SIGNIFICATIVO PERTUTTI.

SI TRATTA DI COSTRUIRE UNA SCUOLA ATTA A FORMARE CITTADINI EMPATICI,FLESSIBILI, APERTI ALLE DIVERSITÀ, CAPACE DI COLTIVARE AL MASSIMO GRADOL’UMANITÀ DI CIASCUNO.

QUESTO È POSSIBILE SE SI EDUCA AL PENSIERO RIFLESSIVO, SE SI CREANOPRATICHE METACOGNITIVE, SE SI FORMANO INSEGNANTI AD ESSERE BUONIPROFESSIONISTI CHE INTEGRANO LA CONOSCENZA, LE COMPETENZEMETODOLOGICHE E LE COMPETENZE RELAZIONALI.

CONCLUSIONI

17/04/2017PROF.SSA FAIELLA TIZIANA

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REATO CERTOE’ reato cadere e errare

addentrarsi restii caotiche mentidentro siamo candidi

senza cattiveriasenza servilismo.

Siamo noi.Luca anni 20