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MERAVIGLIE DI UN’IRPINIA FIABESCA spazio young NUOVA IRPINIA PER I GIOVANI | anno 1 | numero 2 | febbraio 2020 La Bella Italia sotto casa nelle Aree Interne perla dell’Appennino campano Supplemento scolastico di Nuova Irpinia - Giornale delle Zone Interne della Campania | nuovairpinia.it

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MERAVIGLIEDI UN’IRPINIAFIABESCA

spazioyoung

NUOVA IRPINIA PER I GIOVANI | anno 1 | numero 2 | febbraio 2020

La Bella Italia sotto casanelle Aree Interne perla dell’Appennino campano

Supplemento scolastico di Nuova Irpinia - Giornale delle Zone Interne della Campania | nuovairpinia.it

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3 | Young | 24 febbraio 2020

Il Green deal irpino è servitoserve l’alleanzadi ELISA FORTE

Con la firma del Manifesto diAssisi questa istituzione sco-lastica aderisce al paradigma

del nuovo umanesimo e suggella unpatto con l’intero tessuto sociale: co-struire un’economia e una societàpiù a misura d’uomo in grado di af-frontare con coraggio la crisi clima-tica, grazie ad una nuova alleanzatra istituzioni, mondo economico,politica, società e cultura. Nel nu-mero che avete fra le mani infatti, iredattori di Spazio Young si sonoimpegnati a far emergere i veri pila-stri della green economy da cui puòripartire l’Irpinia. Dalla scoperta deitesori custoditi dai piccolissimi bor-ghi altirpini, che ancora conservanoquell’humus necessario a riaffer-mare una dimensione umana del-l’economia circolare; fino allavalorizzazione di nuove coltivazioni,meno impattanti, che sanciscono unritorno alla terra ma soprattutto unafonte di reddito per quanti sono incerca di lavoro. Dalla candidatura della Mefite diRocca San Felice a patrimoniodell’Umanità, passando per il farwest di Sergio leone ricostruito aTorella, e fino alla narrazione ine-dita di Calabritto e i suoi scorci na-turalistici di rara bellezza. Vi invitoa prendere in considerazione il ba-gaglio di informazioni costruito dai

GREEN ECONOMY,RISCOPERTADELLE AREE

INTERNECOME LUOGHID’ECCELLENZA,

DOMINIODELL’HI TECHPER RESTARE

UMANI:SPAZIO YOUNGLABORATORIODELL’IRPINIACHE UN VERO

FUTURO

In alto: il primo numerodel periodico

scolastico“Irpinia Young”.

Nella pagina precedente:particolare del castello

di Quaglietta (Calabritto)

miei cronisti, sull’adagio dell’innoalla bellezza in omaggio a RaffaelloSanzio costruito da Vittoria. Nelleinterviste di Palmira e Cristina po-trete scoprire che le azioni cammi-nano sulle gambe degli uomini epossono cambiare il destino di que-ste terre. Nel reportage di Gaia si racconta lospopolamento ma anche lo sforzo dichi resta, e le misure in campo percontrastare l’abbandono. Non pote-vamo non occuparci del “casoTeora” degno dell’attenzione dei mi-gliori sociologi e accademici del-l’emigrazione, e dello Sprar diConza della Campania, suo specu-lare, a dimostrazione che la “transu-manza” riconosciuta Patrimonioimmateriale dell’umanità è in realtàuna legge universale. Non è man-cata un’analisi critica sulle inadem-pienze degli investimenti instrutture sportive, ma anche suglistili di vita degli adolescenti, comeha documentato Annachiara nel suoreport sullo sballo del sabato sera.Sorprendente, infine, è stata l’ana-lisi sulle tecnologie condotta dai ra-gazzi, pienamente consapevoli dellealienazioni innescate dagli artificidel minischermo, e quindi pronti adominarli, ben determinati a nondiventarne vittime. La maturità deipost millennials infine, si rivelatutta nella denuncia sull’omofobiaraccontata da Giada.

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4 | Young | 24 febbraio 2020

I dieci borghi instagrammabilinella bell’Irpiniadi CARMEN MAGLIO

Viaggio alla scoperta dei tesorie degli angoli più suggestivid’Irpinia a prova di cartolina

Instagram che meritano di esserevisitati almeno una volta. Ci capitadi sfogliare volantini che propon-gono mete esotiche, capitali europeee isole caraibiche, ma abbiamo maipensato a quanti luoghi magici esuggestivi sono a pochi passi da noi,proprio nella nostra Irpinia? Infattibasta guardarci bene attorno per ca-pire quanta storia, culture e tradi-zioni, uniche e speciali nel lorogenere, si trovino nei borghi dell’Ir-pinia, anche se segnati profonda-mente dal terremoto del 1980.Avvolti ancora da una scia di mi-stero, le storie di questi borghi si co-struiscono attraverso i raccontidegli abitanti del luogo, che mi-schiandosi alle leggende e alle festepopolari, sono ancora oggi segno delgrande attaccamento che la popola-zione ha nei confronti di questi luo-ghi. Iniziamo il nostro viaggio con ilborgo di Rocca San Felice. Il paesesi distende in una vallata ai piedi diuna Rocca, su cui si erge il borgo cherappresenta sicuramente il luogopiù ricco di fascino, con il suo ca-stello medievale, risalente al 1100.Lo scopo del castello era difendere iterritori del principe da briganti ebarbari. I signori perciò costruivano

DA NON PERDEREUN MINI TOUR

A MORRA, PAESE NATALE DI FRANCESCO DE SANCTIS, PATRIOTA AL QUALE

È DEDICATO UN PICCOLO

MUSEO. IL CASTELLO

BIONDI MORRA È UN AUTENTICO

GIOIELLINO

In alto: il castelloBiondi di Morra

de Sanctis,uno dei più belli

nella Irpinia medievale

giunta fino a noi

roccaforti su alture, circondate damura e fossati. I contadini inizia-rono ad abitare le zone a valle delcastello, formando il primo nucleoabitato di Rocca San Felice. Dal me-dioevo in poi si diffusero innumere-voli leggende sul castello e il suofantasma. Tutt’oggi il borgo si ergelungo tutta la stradine che portanofino al castello, sormontate dallecase costruite in pietra viva. Sonopresenti anche un museo civico,dove sono esposti diversi oggettirinvenuti durante i lavori di re-stauro del borgo e del castello, eanche un ristorante, da cui si am-mira la valle d’Ansanto. Le piccolestradine ci riportano indietro neltempo, ma non basta uno scatto percatturare il misterioso fascino diquesto luogo, quindi provare percredere. Proseguiamo con il borgodi Guardia Lombardi. Il paese è ar-roccato su di un’altura dalla quale sigode la vista di un territorio vasto,dalla Baronia al Formicoso, dallaValle dell’Ofanto alla Valle d’An-santo, ed è sorto come fortezza confunzione di vedetta o di “guardia”.Da qui il nome. Centrale è la catte-drale dedicata a Santa Maria delleGrazie e il borgo che la circonda. Ilpanorama mozzafiato, ammirabileda svariati punti del paese, ci invitasicuramente a scattare una foto, chenon ha bisogno di nessuna modi-fica, infatti grazie ai colori sgargianti

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5 | Young | 24 febbraio 2020

del paesaggio è già pronta ad esserepostata. Il nostro viaggio continuacon Morra De Sanctis. Il castello eraproprietà dei principi di Morra e ri-sale ad età normanna. La facciatadel castello è caratterizzata da duegrossi torrioni cilindrici posti all’in-gresso principale. Nel centro storicotroviamo anche la casa natale diFrancesco De Sanctis, patriota e cri-tico letterario, al cui interno vi èospitato un piccolo museo. Prose-guiamo il nostro cammino versoSant’Angelo dei Lombardi. Il Ca-stello Longobardo sorge sul collopiù alto e si distingue per la sua im-ponenza: risale alla prima metà delX secolo, fu costruito in una posi-zione particolarmente strategica ebene riuscì ad assolvere alla suafunzione di difensore del territorio.Oltre al castello, nel borgo si trovala cattedrale, di origine normanna,con il suo portale di origine roma-nica. Dal belvedere del castello siscorge uno dei panorami più bellid’Irpinia. Attraversando i suggestivivicoletti del borgo ci si ritrova in unluogo in cui le lancette sembrano es-

sersi fermate. Da ricordare cheSant’Angelo dei Lombardi è stato,nella famosa trasmissione televisivain onda su rai tre, candidato come“borgo dei borghi”. Andiamo avanticon Torella dei Lombardi, definitada Franco Arminio "una scheggiaurbana dispersa nella campagna"proprio perché tutto il paese è av-volta da fitti boschi. A pochi chilo-metri dal centro si trova la localitàGirifalco, dove tutt’oggi, nascosta daun bosco popolato da alberi secolari,svetta una piccola torre normannaancora visibile, residuo di un anticosito di incastellamento attorno alquale si sviluppò l'originario abi-tato. Domina il borgo il castelloCandriano, che grazie ai lavori di ri-strutturazione, oggi ospita il MuseoCivico, dove sono custodite le testi-monianze archeologiche apparte-nenti ad epoca romana e repertiprovenienti dallo stesso castello. Nelcentro storico troviamo anche unafontana monumentale con lavatoioarticolata su due livelli. Se vi piac-ciono i boschi e le lunghe passeg-giate, Torella è il luogo che fa per

voi. Procedendo verso la Valle delSele troviamo Quaglietta. Vicinoalla riva del fiume Sele, sorge unosplendido castello arroccato su unpromontorio roccioso, il castello diQuaglietta. Della storia del castellonon vi sono molte notizie, pare chefu un presidio militare dei Longo-bardi. Legate al castello ci sono an-cora leggende e racconti, tra cui unasecondo la quale il fantasma di unanobildonna si aggiri ancora nei vi-coli del borgo, alla ricerca del suoamato. La vera particolarità delborgo è però l’Albergo Diffuso: il ca-stello e le case sono state trasfor-mati in mini appartamenti arredatie provvisti di ogni confort; oltre adun ristorante, dove è possibile as-saggiare i piatti tipici della zona. Im-possibile non scattare una foto delpanorama mozzafiato. Raggiun-giamo ora il borgo di Calitri. Il cen-tro storico di Calitri si è sviluppatosotto il castello medievale e dominagran parte del corso superiore del-l'Ofanto. Sulla base del rilievo su cuiè collocato il castello, si aprono i“gruttuni”, caverne che oggi ven-

NEL NOSTROVIAGGIO INCONTRIAMOANCHE “BISACCIA LA GENTILE”,FAMOSA IN AMERICAPER LE CASE IN VENDITAA UN EURO

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si affaccia su un angolo della digaartificiale di Conza della Campania,circondata dall’oasi WWF. Il paeseattuale è stato ricostruito a valle,mentre sul colle dove sorgeva l’an-tica Compsa, troviamo ancora i restidella città vecchia, devastata dal ter-remoto del 1980 e quindi successi-vamente abbandonata. Qui il tempo sembra essersi fer-mato. In seguito alla rimozione dellemacerie nella piazza antistante laCattedrale Santa Maria Assuntasono stati portati alla luce i restidella città romana: sono emersi ilforo, l'anfiteatro, numerosi repertidi vario genere tra cui epigrafi, sar-cofagi, mosaici, ma anche resti diossa umane ora conservati nelmuseo poco distante dalla catte-drale. Una “moderna Pompei” comeè stata definita da alcuni. Fu unascoperta meravigliosa, che ha riac-ceso una speranza alla piccola co-munità di Conza, impedendo chel’identità di un borgo antico finissedistrutta tra le macerie e logorata

dal tempo, come le sue case, ormaiabbandonate. Poi troviamo Bisac-cia, che è sicuramente uno dei bor-ghi più caratteristici dell’Irpinia.Arroccato sulla collina del paese tro-viamo il castello ducale. La torremastio fu costruita per volere di Fe-derico II e tutto il paese si sviluppaintorno al loggiato del castello. Al-l’interno, oltre a ciò che rimanedegli antichi ambienti della resi-denza feudale, troviamo il Museo ci-vico. Situata sulla rupe Andreone, sitrova la Chiesa di epoca settecente-sca di Sant’Antonio da Padova.Tappa immancabile per gli amantidei paesaggi e della fotografia, daqui infatti, si gode di un panoramamozzafiato, fino a perdere losguardo verso la Puglia. Infine Nusco. La storia di questopiccolo borgo inizia con la costru-zione del Castrum in età normanna.Al suo interno soggiornò l’ultimoduca di Puglia, oltre al re Manfredi.Viene denominato “balcone dell’Ir-pinia” per la sua posizione da cui siha un panorama mozzafiato sullevalli del Calore e dell'Ofanto. Il cen-tro, sviluppato in età longobarda peropera di Sant’Amato, divenuto poivescovo e patrono di Nusco, si di-vide in stretti vicoletti, che caratte-rizzano il centro di questo borgo.Del nucleo originario (XI secolo) re-stano tracce nella cripta romanica,che sotto le sue volte a crociera cu-stodisce le ossa di Amato. La catte-drale, fulcro del paese insieme alsuo campanile, è dedicata al suofondatore Sant’Amato. Da ricordareè la notte dei falò, celebrata gennaio.Rappresenta una delle feste più an-tiche d’Irpinia, in cui i tipici falòvengono sparsi lungo tutto il borgo.

Nella foto: uno splendidoscorcio del lago di Conza

della Campania vistodalla città antica, evacuata dopo

il terremoto del 23 novembre 1980

gono utilizzate come cantine e depo-siti. Il paese si sviluppa su un labi-rinto infinito di case e casettecompatte, gradini e colori. C’è da ri-cordare che anche il noto scrittoreGiuseppe Ungaretti gli ha dedicatouna poesia dal titolo "Acquaforte",poi cambiato in "Calitri, in cui ilpoeta descrive la sua esperienzanotturna nel paese dopo una sostadurante un viaggio. Ungaretti parladi “cicatrici”, riferendosi al terre-moto del 1931 che colpì il paese.Altra meta molto suggestiva è laChiesa del Calvario, costruita percustodirvi un frammento dellaSanta Croce che un componentedella famiglia Gervasi portò a Calitrial ritorno di un pellegrinaggio inTerrasanta. Il borgo fantasma diConza vecchia. L’originario abitato

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Sommario

NUOVA IRPINIA PER I GIOVANI | anno 1 | numero 2 | febbraio 2020spazio

p.3 ELISA FORTEEditoriale

p.4 CARMEN MAGLIOp.8 LUDOVICA LISENAp.10 ARIANNA DI TROLIO

Copertina

p.14 LUISA FORGIONEp.16 CRISTINA MASTROGIULIO

La ricchezza della terra

p.18 PALMIRA CICCONELe radici magistrali

p.20 GAIA SICURANZAL’allarme sociale

p.22 MIRIAM GUARINOL’immigrazione di ritorno

p.24 EFI SCALZULLOLa migrazione epocale

p.28 BEATRICE UVAUn mito per compaesano

p.30 PAOLO D’ANDREAp.32 CONSALVO GRELLA

Questione di cittadinanza

p.34 AURORA SARNOp.36 GIADA MASSA

Comunicazione e apparenza

p.38 ANNACHIARA AMBROSINOp.40 GIADA DI CONZA

Lo stile di vita

p.42 VITTORIA MERCADANTEI buoni maestri

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Mefite, il mito che piace ancheall’Unescodi LUDOVICA LISENA

“Valle d’Ansanto, ovesuona rumor di famaantica…”. Così scriveva

Vincenzo Monti nella Feroniadeper descrivere la Mefite di RoccaSan Felice, meglio nota come la“bocca dell’inferno”. Parlaimo diun sito di origine vulcanica collo-cato in contrada Santa Felicita inuna densa coltre boschiva, traRocca San Felice, Frigento e Villa-maina. E’ composto da un laghettodi circa 50 metri di diametro, doveribolle dell’acqua grigia e mel-mosa: caratteristico del luogo èl’odore emanato dalle esalazionigassose (anidride solforosa e ani-dride carbonica). Intorno al la-ghetto ci sono altre piccole pozze,mentre a lato troviamo un ruscello,conosciuto come Vallone deiBagni; lungo i pendii privi di vege-tazione possiamo trovare zolfo ecristalli di gesso. E’ molto perico-loso avvicinarsi troppo a questoluogo a causa dei gas provenientidal sottosuolo che rendono l’ariairrespirabile; lo testimoniano ilgran numero di animali morti inprossimità del ruscello. Sin dal VIIsecolo a.C. si crede fossero presentinell’area degli elementi di culto,anche se le testimonianze archeo-logiche narrano di un santuarioitalico risalente al V-VI sec a.C.

IL SITO È STATOINSERITO NELLATENTATIVE LISTED È ALL’ATTEN-

ZIONE DELLACOMMISSIONENAZIONALE

INCARICATA DIVALUTARE LA

PROMOZIONE APATRIMONIO

CLTURALE DEL-L’UMANITÀ

In alto: La Mefite di RoccaSan Felice e la

“Genista anxantica”, un tipodi ginestra che cresce sol-

tanto in prossimità del sito acausa delle esalazioni

gassose

Si parla spesso di siti Unesco inItalia. Il processo per promuovereun sito a patrimonio dell’umanità èmolto complesso e lungo. Le Com-missioni Nazionali si occupano didecidere quali siti verranno candi-dati per diventare Patrimoni del-l'Umanità. Anche l'Italia ne hauna: è presieduta da Franco Ber-nabè ed è costituita da membriscelti da vari ministeri. Ogni annola commissione analizza i siti inse-riti nella "Tentative List" e sele-ziona quali possono essere inviatealla sede centrale Unesco per es-sere prese in considerazione. OgniPaese può proporre al massimodue candidature, generalmenteuna per i Beni culturali e una per iBeni naturali o paesaggistici. Perrientrare tra i siti prescelti sorgeuna sorta di “battaglia”; ma co-munque non è assicurato che ilprocesso vada a buon fine, ovveroche raggiunga la nomina vera epropria. Non è dunque una sor-presa quando un sito viene nomi-nato Patrimonio dell'Umanità, maè l'ultimo atto di un lungo per-corso. La promozione come patri-monio dell’Unesco della Valled’Ansanto porterebbe a un incre-mento del turismo cosiddetto “cul-turale” non soltanto a Rocca SanFelice, ma anche nei paesi circo-stanti. Di questo patrimonio fannoparte o possono entrare a far parte

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beni dall’eccezionale valore storicoe culturale, meno note sono le pro-cedure attraverso le quali tali benisono giudicati degni di considera-zione. Ad oggi questo sito, cometutto il resto della provincia, nonviene valorizzato quanto merita.Virgilio nel libro VII dell’Eneidescriveva: “Est locus Italiae mediosub montibusaltis, nobilis et famamultismemoratus in oris, Amsan-ctivalles”- “C’è un posto nel mezzodell’Italia sotto alti monti, nobile ecelebrato per fama in molte con-trade, la valle di Ansanto”. Taleluogo, è stato conosciuto grazie allapresenza di un antico santuarioitalico, dedicato alla Dea Mefite,una divinità benigna, simbolo diprosperità. Nel periodo di splen-dore del santuario l’area divennepunto di confluenza per tutte legenti di stirpe sannitica, assol-vendo alla duplice funzione di col-lante etnico per i sanniti e ditramite geografico-culturale traApulia, Lucania e Campania co-stiera magno-greca, sino alla lon-tana area laziale. A causa dellemolteplici leggende popolari, ladea non venne più vista come unadivinità benevola, ma si trasformòin uno spirito malefico. Ci sonogiunte molte testimonianze di au-tori latini che mettono in risaltol’aspetto infernale del luogo. Oltrealla citazione del VII libro del-l’Eneide di Virgilio, Cicerone consi-dera il luogo come un sinonimo dimorte, Servio attribuì alla divinitàl’appellativo di dea odoris gravis-simi, venerata in tutta Italia, i ro-mani ne appresero il culto,praticato presso laghi o fiumi (Cre-mona, Lodivecchio, Tivoli, Aquinoe, in area meridionale, a Rossanodi Vaglio (Vaglio di Basilicata, Po-tenza), Pompei e nelle irpine Ae-clanum, Casalbore e forse allaMalvizza). Per Servio, inoltre, que-

odori emanati dal sottosuolo, ren-dendo ancora più tetra l’atmosferadel posto. Il culto della dea duròcirca mille anni, dal VI sec. a.C. alIV sec. a.C., fino a quando nellavalle giunse San Felice da Nola cheal posto del tempio della dea pa-gana fece costruire una chiesettadedicata a Santa Felicita e i suoisette figli martiri. Tutt’ora è diffusanell’immaginario collettivo la con-vinzione che, nei pressi della Me-fite, si aggirino diavoli dallespaventose sembianze che scorraz-zano tra le colline trascinando al-cuni malcapitati nella boccadell’inferno, tra grida ed inquie-tanti lamenti. Oltre ai grandi autorilatini anche alcuni studiosi localicercarono di svelare i misteri delluogo come Vincenzo Maria Santoli(Lacus Mephiticus) e Marciano DiLeo. Oggi è possibile visitare illuogo ma è consigliato sostarvipoco, a causa delle inalazioni digas. Dalle acque mefitiche provieneuna fanghiglia utilizzata per la curadelle articolazioni. Vi è anche lapresenza di una sorgente mineralechiamata “vascone rotondo” e deibagni di Villamaina dove troviamoil centro termale di S. Teodoro.Uno studio sottolinea l’origine nonvulcanica delle acque di San Teo-doro, le basse temperature regi-strate alla Mefite e la scarsità diRadon (Rn) indicano la natura nonvulcanica del sito.L’origine di questa grande quantitàdi gas è ancora oggetto di dibattitoscientifico. La pedofauna nei siticircostanti è quella tipica dei sitivulcanici, con scarso numero dispecie e bassa densità di esemplari.Nei pressi della Valle d’Ansantocresce una pianta particolare chia-mata “Genista anxantica”; è untipo di ginestra che cresce soltantoin questo luogo, grazie alla pre-senza delle esalazioni gassose.

sto luogo è addirittura consideratocentro geografico dell’intera Peni-sola (chorographi umbilicum Ita-liae dicunt). Ed in fine, secondo latesi sostenuta da Varrone, la Me-fite veniva considerata come l’in-gresso al mondo dei morti (aditusinferorum): le esalazioni emanatesono dovute alla vicinanza con gliinferi. Il termine Mefite diventò si-nonimo di inferno e le esalazionigassose diventarono espressionedel demonio. Secondo una delleleggende, durante i riti sacrificali levittime venivano soffocate dai forti

IL SITO UNICOAL MONDO NEL SUO GENERE, È STATO OGGETTO DI STUDIO FIN DALLA ANTICHITÀCOSÌ COMELO È OGGI

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Calabritto, l’oasidella leggendameta di turistidi ARIANNA DI TROLIO

Calabritto consente un tuffonel verde e nella cultura diuno degli scorci più sugge-

stivi dell’Irpinia. Acque cristalline, il fruscio delle fo-glie e dei ruscelli che scorrono edun fresco profumo di natura: que-sta è l’atmosfera che si vive ve-nendo alle cascate Bard’natore,lungo il sentiero della Madonna delFiume. Concedetevi una rilassantepasseggiata di circa 4 ore alla sco-perta del sito. Il percorso di circa10km è stato reso praticabile soloun anno fa e comprende due tappeimportanti: le cascate Bard’natoree la chiesetta carsica della Madonna del Fiume. La cascataBard’natore, si trova a 570m s.l.m.,è una tra le più alte dei Monti Pi-centini divisa in quattro salti d’ac-qua, alti complessivamente 55metri. È tra il terzo e il quartosalto, con uno scenario quasi ma-gico, che vi potrete fermare ad am-mirare l’emozionante spettacolodella natura. E se siete escursioni-sti tenaci e appassionati, potrete ri-salire un sentierino appena primadel torrente e visitare i salti più inalto. Originata dal torrente del Val-lone del Lupolo, la cascata si trovalungo il sentiero di Ponticchio. Disicuro ciò che i visitatori amano dipiù di questo percorso è la caratte-

SECONDO UNA LEGGENDA,INTORNO AL 1500

IL TORRENTEMERIA STRARIPO’PORTANDO VIA LA CHIESETTA CHE SI ERGEVA

SULLE RIVE LASCIANDO

L’ICONA DELLA VERGINESULLA PARETE

In alto: acqua e pietre antiche, fiaba

e bellezza: Quaglietta di Calabritto

è una straordinariae incontaminataoasi dell’anima

ristica chiesa della Madonna delFiume. Tra il verde incontaminatoe la calda luce del sole che attra-versa le foglie degli alberi, lascia-tevi guidare verso il Santuario dellaMadonna del Fiume, un piccolo maaccogliente luogo di fede per i cre-denti la cui particolarità è quella ditrovarsi racchiuso nella grotta car-sica che fa da protagonista incon-trastata al paesaggio. Secondo unaleggenda, intorno al XVII secolo iltorrente denominato “Meria” stra-ripò a causa di violenti piogge por-tando via con sé la cappella che siergeva sulle sue rive ma lasciandointatta la raffigurazione della Ver-gine dipinta sulla parete. Per que-sto motivo, in onore dellaMadonna, la popolazione di Cala-britto nel 1624 costruì un Santua-rio come dimora per la Madonnadel fiume. La statua della Vergine èuna tra le più antiche di tutta Italiae di recente è stata ristrutturata aFirenze. Gli esperti hanno confer-mato le buone condizioni della Ma-donna che grazie all’ambiente incui si trova è riuscita perfettamentea conservarsi. Questo Santuario èmeta fissa per tutti i fedeli di Cala-britto e delle zone limitrofe checompiono pellegrinaggi soprattuttoil giorno della festa della Madonna,il 4 luglio, e il giorno del lunedì inAlbis, per trascorrere la Pasquettain un ambiente tranquillo e sereno.

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11 | Young | 24 febbraio 2020

Tanti sono i devoti alla Madonna etante sono le credenze di questoposto: ad esempio, se le donne ingravidanza bevono le gocce d’ac-qua che scendono giù dalle stalat-tite della grotta, sarà assicuratoloro latte in abbondanza per il pro-prio figlio o, ancora, i “Capellidella Madonna”, una piantina checresce vicino al Santuario che conle sue foglioline rigogliose ricordala chioma della Vergine: questaviene raccolta dai pellegrini comeun dono da portare a casa o da re-galare in segno di buon auspicio.La bellezza di questo paesaggio siintreccia con la fede, ricreandoun’atmosfera unica sia dal punto divista sensoriale che culturale. Per-ciò questo non è un percorso dedi-cato solo ai credenti, ma achiunque abbia la curiosità e il de-siderio di trascorrere una giornatarilassante immerso nella natura.E se invece volete arricchire la vo-stra esperienza dal punto di vistastorico-artistico, non mi resta cheinvitarvi al borgo Medievale diQuaglietta. A soli pochi chilometri

da Calabritto, sulla ex statale 91della Valle del Sele, fra il monteMarzano e il monte Boschetiello, sierge imponente su uno speroneroccioso il maestoso castello e ilborgo sottostante. La struttura è apianta quadrilatera ed un lato irre-golare con un cortile circostantesul quale si trova la dimora feu-dale. Oggi rimangono poche traccedi ciò che era l’impianto originale.Costruito dai longobardi del Prin-cipato di Salerno, fu un importantepresidio militare grazie alla sua po-sizione strategica: dalla torre chesignoreggia in alto, si riesce a ve-dere tutta la Valle del Sele e pro-prio per questo, veniva utilizzataper controllare gli attacchi dei Sa-raceni che sbarcavano a Paestum erisalivano attraverso il fiume Sele.Inoltre fu anche un punto di difesaper i pellegrini che si recavanoverso il Santuario di San Michelesul Gargano. Le prime testimo-nianze storiche di questo baluardocome terra feudale si attestano in-torno al 1140 con Robertus deQuallecta che viene citato nel Cata-

logus baronum Quaternus Magnaeexpeditionis. Dopo il susseguirsi diNormanni, Svevi, Angioini e Ara-gonesi di fondamentale impor-tanza per il castello, poiché nevenne perfezionata l’architetturafortificata, numerose famiglie no-bili lo acquisirono per eredità o peracquisto: alcune di queste sono iSenerchia, i De Rossi, i Del Plato ei Viscido. Fu proprio il Barone De’Rossi che ampliò il castello nelXVII secolo e si occupò di restau-rare la torre centrale. Adiacente alcastello, sorge una piccola chiesacon pianta a croce greca dedicata aSan Rocco, risalente al XVII. Così come ogni castello ha la sualeggenda, anche il Castello di Qua-glietta ne ha una. Si narra infattiche il baluardo fosse abitato da unricco cavaliere, feudatario delposto, e dalla sua giovane moglie.La donna si innamorò follementedi un fabbro, tanto da recarsi ognigiorno alla sua bottega. Il marito,scoperto il tradimento, fece rin-chiudere la nobildonna nella torree condannò per decapitazione il

IL BORGO DIQUAGLIETTAOGGI È UN ALBERGO DIFFUSO CON20 ALLOGGI,META DI TURISTI MAANCHE DI STUDIOSI E APPASSIONATI

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13 | Young | 24 febbraio 2020

fabbro. Il poveretto, il giorno del-l’esecuzione, dopo aver lanciatouna maledizione ai presenti, si lan-ciò nelle acque del fiume Sele, allependici del monte dove si erge lafortezza. La donna, disperata,compì anch’ella il folle gesto. Laleggenda vuole che ancora oggi ilfantasma della dama cerchi tor-mentata il suo amante tra le muradel castello. Tra leggenda e realtà,il castello venne danneggiato piùvolte da vari terremoti ma i dannimaggiori si sono visti con il fortesisma del 1980 che ha fatto crollarela copertura. A distanza di annil’imponenza di questo castello hasaputo reggere alle difficoltà e oggiha ripreso vita: infatti circa unanno fa, grazie ai fondi Europei, al-cuni giovani ragazzi del territorio sisono impegnati in questa bellasfida, quella di far riemergeredall’oblio la storia di questo posto e

di farla conoscere a tutti. E ci sonoriusciti. Non solo ora è possibile vi-sitare il castello in tutto il suosplendore, ma si può anche sog-giornare in uno dei venti alloggidell’albergo diffuso e gustare preli-batezze del posto nel ristorante Si-larus. Alcuni dei visitatori che sirecano a Quaglietta sono anchegiovani studenti a cui viene offertala possibilità di guardare con i pro-pri occhi ciò che studiano sui libridi scuola. Possiamo dunque par-lare di rivalsa di un territorio chefino a poco tempo fa era destinatoa scomparire nel dimenticatoio cheparte direttamente dai giovani, gliunici che possono offrire una se-conda possibilità e un futuro mi-gliore all’Irpinia. E allora cosa stateaspettando? Calabritto, le sue ca-scate e il borgo vi aspettano perfarvi vivere emozioni uniche all’in-segna della scoperta!

TRA LEGGENDAE REALTÀIL CASTELLODI QUAGLIETTAOGGI È APERTOAL PUBBLICOPER TURISMOED EVENTICULTURALIGRAZIE AI GIOVANI

In alto: La cascata di 55metri originata dal Vallonedel Lupolo, lungo il sentierodi Ponticchio

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14 | Young | 24 febbraio 2020

Piante officinali,‘green economy’targata Irpinadi LUISA FORGIONE

AGesualdo si sperimenta laprima filiera produttiva dellepiante officinali. Qui compa-

iono i primi campi destinati alla col-tivazione di Lavanda, Calendula,Elicriso, Melissa, Timo, Iperico,Malva, Menta, e tante altre. Ma unarapida analisi del contesto consi-dera la provincia di Avellino cometerritorio dedito questo tipo di col-tivazione per qualità della produ-zione, presenza di know-howinnovativo nelle grandi aziende e, alcontempo, presenza di numeroseaziende agricole multifunzionali de-dite alla produzione di officinali.Qui è possibile registrare la pre-senza di una vasta scelta di speciecoltivabili, e disponibilità per alcunespecie. Imprenditori che operanonell’area irpina, associazioni di ca-tegorie ed Enti fra cui Università,CNR, istituti di ricerca, hanno av-viato la prima importante concerta-zione sullo sviluppo sostenibiledell’agricoltura in Irpinia e lo fannosostenendo energicamente il settoredelle piante officinali. Forti dellacertezza di implementare la redditi-vità delle imprese operanti nel set-tore agricolo, attraverso ilpotenziamento del comparto delleofficinali, si avvia un’animazioneterritoriale finalizzata ad aumentarela conoscenza di queste nuove col-

E’ STATA AVVIATANELLA VALLEDEL CALOREUNA GRANDEE PREGIATA

COLTIVAZIONE DI LAVANDA, CALENDULA, ELICRISO, MELISSA,

TIMO, IPERICO,MALVA, MENTE

ED ALTROANCORA

In alto: una tavolacon alcune

delle più notepiante officinalie aromatiche

ture. L’Irpinia, infatti, appare comeil territorio più adatto alla coltiva-zione della maggior parte dellepiante officinali: clima mite e ferti-lità delle terre di origine vulcanicafavoriscono il naturale sviluppo diqueste erbe e quindi delle sostanzeattive in esse contenute. Oggi inCampania ed in particolare nell’en-troterra il settore agricolo sta attra-versando un grave momento di crisieconomica e risulta essenziale lacreazione di nuove strategie produt-tive, compatibili con il territorio econ la domanda del mercato. Quelladelle officinali rappresenta, quindi,una grande opportunità e la si rico-nosce nella possibilità di coniugarele nuove tecnologie, la ricerca e lasperimentazione a quanto già soste-nuto ed avvalorato anche dalla An-tica Scuola Medica Salernitana. È inCampania, infatti, che nasce laprima e più importante istituzionemedica d'Europa nel Medioevo (IXsecolo). La "Scuola" si fondava sullasintesi della tradizione greco-latina,completata da nozioni provenientidalle culture araba ed ebraica, for-temente caratterizzate dalla fitote-rapia. È nei comuni irpini che siconcretizzano le prime attività im-prenditoriali, capaci di coniugare lenuove tecnologie con le antiche tra-dizioni. Da un’intervista ad un im-prenditore del settore delle pianteofficinali che opera a Gesualdo e che

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15 | Young | 24 febbraio 2020

ha dato vita ad un’innovativaazienda agricola biologica e biodina-mica grazie alla quale partendodalle erbe officinali produce cosme-tici biologici, si comprendere chequesto settore ha grandi potenzia-lità. “Attraverso la coltivazione dellepiante officinali possiamo conoscerela straordinaria potenza della na-tura” spiega. “Nel mondo ci sonocirca 20 mila specie di piante offici-nali, delle quali circa 400 piante co-stituiscono il 90% delle speciecommerciate nei mercati occiden-tali. Una quantità compresa tra il 75e il 90% delle piante officinali com-mercializzate al mondo derivanodalla raccolta spontanea. La coltiva-zione pur in aumento è marginale esi sta sviluppa soprattutto in Eu-ropa”. Le piante officinali sono unacategoria ampia di specie botaniche,che hanno in comune la proprietà diessere vettori di sostanze dotate diattività specifiche, sensoriali, biolo-giche e farmacologiche. Pertanto, sitratta di una materia prima che, adeccezione delle piante aromatichevendute fresche per il consumo, perpoter essere utilizzata deve essereadeguatamente trasformata. “In Eu-ropa la nazione che conta più super-ficie destinata alle colturearomatiche ed officinali è la Bulga-

ria con circa 73mla ettari seguitadalla Francia con circa 40mila et-tari. L’Italia si ferma a oltre 7milaettari con circa 3mila aziende, conuna media di 2,5 ettari (è certificatobiologico il 40% della superficie e il23% delle aziende)” continua. “InItalia abbiamo il 30% della produ-zione nazionale- di cui buona partedestinata all’estero-, e il 70% derivada importazione. La nostra areaagricola irpina è stata per troppotempo destinata a coltivazioni inco-raggiate da finanziamenti pubblici esovvenzioni che hanno offuscato lereali potenzialità produttive; oggiassistiamo ad un sostanziale declinodelle produzioni cerealicole e allaquasi totale scomparsa del com-parto zootecnico; questo accadeprevalentemente perché non ab-biamo creato le condizioni per af-frontare la globalizzazione delmercato agroalimentare mondiale”critica l’imprenditore gesualdino,“oggi dobbiamo cercare nuove col-ture, nuovi prodotti capaci di espri-mere la territorialità ed il settoredelle piante officinali può soddisfarequesta esigenza”. Si rende necessa-rio quindi, lavorare sui punti diforza di questo comparto produttivorappresentati dalle peculiarità dei“fitoestratti”, dalle idonee condi-

zioni pedoclimatiche e da una sem-pre maggiore domanda del mercatolocale, nazionale ed estero, in parti-colare nel settore farmaceutico, ali-mentare e cosmetico. Quello dellalavorazione e trasformazione diqueste piante appare un settore inrapido sviluppo, caratterizzato daun elevatissimo numero di specievegetali impiegate in campo farma-ceutico, nella cosmesi, in erboriste-ria, per la produzione alimentare edi liquori. Molti sono, pertanto, i fabbisogniemergenti, tra questi l’individua-zione delle specie più idonee allacoltivazione nel territorio regionale;la definizione degli areali più vocatinonché delle tecniche e dei processiproduttivi più idonei; la meccaniz-zazione delle principali fasi produt-tive; la realizzazione di impiantipilota di lavorazione e trasforma-zione; la promozione di studi sulladiversificazione dell'utilizzo; una co-stante attività di informazione, for-mazione, dimostrazione in campo,finalizzata alla diffusione della co-noscenza delle piante officinali.

LE PIANTE VEGETALI VENGONO IMPIEGATE INERBORISTERIA,COSMESI, PER FARE FARMACIO PRODURRE ALIMENTI E LIQUORI

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Ecco dove nasceil Caciocavallopodolico (irpino)di CRISTINA MASTROGIULIO

L’azienda agricola di France-sco Tenore nasce nel cuoredell’Alta Irpinia, nel co-

mune di Bisaccia, a cavallo tra laCampania e la Puglia fino ad arri-vare ai confini con la Basilicata.Opera in un luogo di naturale bel-lezza rurale, caratterizzato da pae-saggi mozzafiato, itinerarisuggestivi, colline di grano, folti bo-schi, fattorie e contadini impegnatinel raccolto e nell’ allevamento delbestiame. Riprendendo la tradi-zione di famiglia tramandata da ge-nerazioni, con passione, duro lavoroe pazienza, e seguendo le antichetecniche contadine, la nuova gene-razione dei Tenore, ha dato vita adun prodotto di alta eccellenza, qualeil famoso “Caciocavallo Podolico”. Nell’intervista concessa a SpazioYoung ci racconta le difficoltà nelmaneggio di questo prodotto e ifrutti che ne derivano.

Qual è la differenza tra i duetipi di mucche?

La differenza tra i due tipi di muc-che è che la podolica è rustica, abba-stanza genuina, forte comecorporatura, come costituzione,come muscolatura, adatta ai nostriclimi e ambienti collinari e mon-tuosi, pieni di macchia, di boschimentre l’altra è da riposo e da stalla.

UN’ECCELLENZAFATTA CON

LATTE NOBILEDI BISACCIA.INTERVISTA

A FRANCESCOTENORE

TITOLAREDI UN’AZIENDA

AGRICOLACHE UNISCE

TRE REGIONI:CAMPANIA,PUGLIA E

BASILICATA

In alto: immagine di una mandria

al pascolo sull’altopiano del Formicoso

Ne derivano due caciocavallidiversi? E cosa mangia?

Si, il caciocavallo podolico è moltocarico di proteine, molto grasso, piùbiologico in quanto non mangiaconcimi, ma si procura da solo ilcibo e viene agiunto il foraggio nel-l’eventuale necessità di scarsi pa-scoli o a causa di nevicate. È moltoparticolare come vacca poiché nonsi nutre di ciò che trova ma sola-mente di ciò che gli piace e non sem-pre nello stesso luogo, pratica latransumanza, divenuta patrimoniodell’Unesco per la gioia di noi alle-vatori, dalla campagna alla monta-gna in estate e tutto il contrario nelperiodo invernale.

È una razza autoctona ita-liana?

Alcune fonti dicono che è semprestata una razza italiana, mentrealtre fonti dicono che è stata impor-tata dai Romani, dagli Unni nel400/450 d.C. dalla Podolia che èuna regione storico-geografica si-tuata nella zona centro-occidentalee sud-occidentale dell'attualeUcraina e la Moldavia nord-orien-tale. Si pensa che sia stata importataperché era un animale da tiro, da la-voro: aiutava nei campi con il car-retto poiché prima non c’era nulla dimeccanico; si è passati da 130 milacapi, ora al più 30/40 mila.

Questo tipo di allevamentoesiste in tutta l’Italia?

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17 | Young | 24 febbraio 2020

No, solamente nel Meridione d’Ita-lia, specialmente in Abruzzo, Basili-cata, Calabria, Campania, Molise ePuglia.

Esistono periodi precisi perla lavorazione del latte?

Si, il latte è prodotto quando ci sonopascoli abbondanti. In piena prima-vera o metà estate, per quanto ri-guarda l’autunno solo a ottobre onovembre, mentre in Inverno laproduzione si stoppa.

Le vendite sono destinatesolo a questo periodo?

I mesi più fruttuosi per la venditasono da inizio marzo a metà luglio:finiscono i pascoli e di conseguenzahanno solo cibo per sopravvivere,non riuscendo a produrre latte suf-ficiente per dare profitti.

Come si produce?Per produrli si caglia il latte e sirompe la cagliata in grani della mi-sura di un chicco di riso. La pastamatura nel siero poi è messa asgrondare su un asse inclinata, poisi taglia a fette e con la mano del-l’uomo e acqua bollente e si modellail formaggio sino a che raggiunge laforma di un fiasco panciuto con unaprotuberanza. Solo mani esperteriescono a dare la forma perfetta e achiudere la testina. Poi il cacioca-vallo è immerso in acqua fredda epoi in salamoia, infine si passa allastagionatura. Si produce tuttol’anno ma soprattutto da marzo a

maggio. Si può consumare fresco,ma, specialmente le pezzature piùgrandi di 4/8 chili migliorano con lelunghe stagionature sino a cinque,sei anni, qualche fortunato lo ha as-saggiato in stagionature di 12.Alcune varietà si affinano nellegrotte di tufo. Con il tempo acquisi-sce profumi complessi, di pascolo,di macchia mediterranea per lalunga persistenza di erbe forte-mente aromatiche quali il finocchioselvatico, la liquirizia e il mirto dicui si nutrono le mucche. Quando lapasta è leggermente rosacea, signi-fica che in primavera hanno man-giato fragoline selvatiche.

C’è una differenza di prezzitra il caciocavallo normale equello podolico?

Si, il podolico andrebbe venduto ildoppio rispetto a quello normale, infatti, si aggira intorno ai 40 euroal kilo.

Cosa ne pensi delle rivolteper il prezzo del latte in Sar-degna?

Lì erano per il latte di pecora, molto

diverso da quello di vacca. Ora legrandi industrie preferiscono laquantità rispetto alla qualità.

Hai mai pensato di produrrequalcosa di diverso oltre alcaciocavallo?

No, perché il latte podolico è desti-nato solo al caciocavallo, è nato perquesto. Si può fare anche la sca-morza o la manteca (la prima ri-cotta, il fiore della ricotta) da cui siricava il burro.

Quali sono i vini da abbinareper degustare questo tipo dicacio?

Si sposa perfettamente con vinibianchi come il Fiano e il Greco diTufo (se poco stagionato), oppurecon vini rossi corposi e maturi,come l’aglianico irpino o il Taurasi.Talvolta, se particolarmente stagio-nato il caciocavallo si accompagnacon vini passiti come quelli di Pan-telleria, oppure con vini muffiticome i Sauternes. Le bestie vengonomunte una sola volta al giorno e laproduzione deve essere completatanelle 24 ore.

NELLA STAGIONATURAIL FORMAGGIOACQUISISCE GLI AROMI MEDITERRANEIDALLE ERBEDI LIQUIRIZIA,FRAGOLINEE MIRTO

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Morra, teatro a cielo apertoper De Sanctisdi PARLMIRA CICCONE

Un singolare Francesco DeSanctis guida turisti e cu-riosi nei luoghi desancti-

siani: Davide di Pietro, il docenteinterprete di uno dei figli più illu-stri dell’Irpinia che racconta nel-l’intervista concessa a SpazioYoung la nascita della compagniateatrale e l’impegnativo percorso divalorizzazione del piccolo borgo.Nel cuore del paese a partire dalmarzo del 2017, è stato allestito unteatro a cielo aperto in onore delcelebre politico e critico letterarioFrancesco De Sanctis. Lo spetta-colo, intitolato “Un viaggio senti-mentale”, si sviluppa attraverso unpercorso che parte dalla piazza delpaese e si conclude nello spettaco-lare giardino di Palazzo Molinari.Ad esibirsi sono i giovani della ProLoco che, con tanto impegno e de-dizione, si sono impegnati per per-fezionare ogni giorno di più questoprogetto in continua evoluzione.Davide è un insegnante dellescuole medie di Morra e perseguecon gli altri l’obiettivo di fare delpaese le quinte per la narrazione diuno dei protagonisti indiscussi delpanorama politico e culturale ita-liano. Com’è nata l’idea di allestireun teatro itinerante a MorraDe Sanctis?

IL LABORATORIOTEATRALE È NATO PER

IL BICENTENARIODELLA NASCITA E SI È TRASFOR-MATO IN TEATROITINERANTE CHEHA COINVOLTO

GLI ANGOLI DEL PAESE E TANTI

CITTADINI INNAMORATI DEL PAESE

In alto: Davide Di Pietro inuna delle sue interpretazioni

di Francesco De Sanctiscon la compagnia teatrale

a Palazzo Molinari

L’idea del Viaggio sentimentale neiluoghi di Francesco De Sanctis ènata nel 2017 in occasione del Bi-centenario della sua nascita. LaPro Loco inizialmente aveva pen-sato di organizzare una vera e pro-pria rappresentazione, ma date lenumerose difficoltà riscontrate nelritrovare un testo su De Sanctis, èstato allestito un laboratorio tea-trale nel quale si è deciso di creareun teatro itinerante. Così è natal’idea, che con il tempo si è evoluta,dando vita a nuovi personaggi enuovi spunti.Com’è strutturato lo spetta-colo?È un viaggio itinerante nel centrostorico del paese, luogo in cui il DeSanctis ha trascorso la fanciullezza:dei narratori introducono alcunimomenti di vita del nostro concit-tadino e la fuoruscita dei vari per-sonaggi. Prettamente lo spettacolosi basa su due testi Desanctisiani:“La giovinezza” e “Un viaggio elet-torale”. Nella parte conclusivadella rappresentazione, infatti, siparla proprio del viaggio elettoraleche il grande politico ha tenuto alfine di farsi eleggere nel suo colle-gio nativo in occasione delle ele-zioni del 1800.Avete mai pensato di portarela rappresentazione anche aldi fuori di Morra?Più volte ci hanno chiesto di por-

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[email protected] radici magistrali

19 | Young | 24 febbraio 2020

tare fuori la rappresentazione, main realtà ciò non è possibile perchésia i personaggi sia il testo stessotengono conto del percorso svoltodagli spettatori; infatti di volta involta ci sono citazioni legate a luo-ghi in particolare che non si pos-sono esportare. In occasione dellariapertura della tratta ferroviariaAvellino-Rocchetta o per una ma-nifestazione alla Camera dei Depu-tati ci è stato chiesto di portarefuori lo spettacolo. Però ,conside-rata l’impossibilità di farlo, ab-biamo adattato i testi e rimodulatiin base alle situazioni. Il percorsoteatrale in sé, però, non è assoluta-mente esportabile. Che riscontro ha avuto la rap-presentazione sul territoriolocale?Sicuramente abbiamo avuto unabuona partecipazione dalla popola-zione del posto. Un grande aiuto ciè stato fornito dagli enti e dalle as-sociazioni culturali, che hanno par-tecipato attivamente all’evento esono stati un po’ la nostra pubbli-cità. Uno dei nostri prossimi obiet-

tivi è aprirci anche alle scuole, cosanon facile soprattutto durante ilperiodo invernale.L’evento ha richiamato pub-blico anche da fuori?Assolutamente sì, moltissimo. Lamaggior parte di coloro che ha as-sistito alle prime manifestazioni ètornato nel tempo e ha portato altrispettatori, quindi hanno ricopertoil ruolo di promozione indiretta.Purtroppo, non è facile coinvolgeregruppi esterni perché troppospesso si lega la figura del De San-ctis esclusivamente al personaggiopolitico e al letterato; il nostro in-tento, invece, è farne conoscere so-prattutto il lato umano. Numerosisono gli aspetti che ancora vor-

remmo mettere in luce e col temposperiamo di riuscirci. Quali sono gli obiettivi chesperate di raggiungere?L’intento è quello di far conoscereil De Sanctis che ha vissuto la suagiovinezza a Morra crescendo consani e buoni principi. Inoltre, im-portante è anche sottolinearel’amore che il grande politico, cri-tico e letterato ha sempre conser-vato nei confronti del suo territorioe dei suoi luoghi di origine.In che modo sono stati sele-zionati gli interpreti per i varipersonaggi?Gli interpreti sono stati scelti per laloro disponibilità e per la loro vo-glia di mettersi in gioco. Poi, nel-l’assegnazione delle parti, si ètenuto conto sia della fisicità chedelle caratteristiche recitative diognuno. Siete riusciti nell’intento ditrasformare l’intero comunein un teatro a cielo aperto?Si, proprio perché sono i luoghi dinascita del De Sanctis a rappresen-tare la scenografia dello spettacolo.

SPESSO SI LEGALA FIGURA DELDE SANCTISSOLO A QUELLADEL POLITICO E DEL LETTERATO,MENTRE NOIVORREMMO MOSTRARE ILLATO UMANO

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[email protected] L’allarme sociale

20 | Young | 24 febbraio 2020

In Irpinia 3milaabitanti in menoin soli 12 mesidi GAIA SICURANZA

In un anno Avellino ha perso300 abitanti, l’Irpinia 3mila.L’emigrazione soprattutto gio-

vanile dai nostri territori continuaanno dopo anno ad aumentare. Chiresta vuole combattere questo feno-meno? Abbiamo deciso di azzardareinterviste a campione, per raccon-tare il fenomeno da chi lo subisce equali sono i buoni motivi per rima-nere nei propri paesi e frenare latendenza all’abbandono. Da semprel'Irpinia è stata terra di migrazioni:la stessa nascita della regione èfrutto di continui spostamenti e in-sediamenti di popoli come Longo-bardi, Normanni e Sanniti, inparticolare della tribù degli Irpini, laquale ha dato il nome a questo ter-ritorio. Le migrazioni più incisivesono tuttavia quelle verificatisi du-rante lo scorso secolo, quando si dif-fuse il fenomeno dell’emigrazione dimassa. Nel primo dopoguerra lemete principali degli italiani furonole Americhe, mentre nel secondodopoguerra lo spostamento avvenneverso i Paesi d’oltralpe e nel nordItalia. Il Sud ed in particolare i ter-ritori campani e irpini, vivevano unasituazione economica degradantecon un tasso di disoccupazione altis-simo che si sposava bene con il bi-sogno da parte dei paesi europeiquali Francia, Germania, e Svizzera,

I PICCOLI PAESIDELL’INTERNO

SUBISCONO L’ABBANDONO EL’EMIGRAZIONE.

CHI RESTA MOLTIPLICA GLI SFORZI

E COMBATTE PER

CAMBIARE LE COSE

In alto: una immaginefamosa della Abbazia

del Goletodi Sant’Angelodei Lombardi

di manodopera a basso costo. L’Ir-pinia fu protagonista di un vero eproprio spopolamento, esattamentecome accade oggi. Infatti, nell’ul-timo censimento diffuso dall’Istat inIrpinia si è passati da 421.523 milaa 418.306 mila abitanti, con unaperdita di 3mila unità. Negli ultimisette anni la provincia di Avellino haperso 10mila abitanti. Molte perso-nalità nel mondo della politica sisono espresse riguardo la questionee la maggior parte ha posto comepossibile soluzione la creazione dinuove occasioni di lavoro. A questesi affiancano quotidianamente leopinioni della popolazione irpina,che spesso non ha molta voce in ca-pitolo. Così, abbiamo effettuato unsondaggio per permettere loro diesprimere le loro idee. Nello speci-fico, le interviste sono state rivolte achi ha deciso di rimanere sul terri-torio. Antonio, 32 anni, insegnantedi inglese. “Vivevo all’estero e ho de-ciso di ritornare nel mio paese e dirimanerci, innanzitutto per una va-lutazione di spese-guadagno e diprospettive di vita, in quanto a 24anni volevo ricominciare la mia vitae iniziare a guadagnare. Ciò che miha spinto a rimanere sono stati irapporti che si sono creati tra le per-sone del paese, la fiducia che ho neiconfronti degli irpini e le speranzeche ripongo nel potenziale della miaterra. Credo infatti la gente si trasfe-

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[email protected]’allarme sociale

21 | Young | 24 febbraio 2020

risca nelle città per i servizi, che nonabbiamo nei paesi, bisogna però co-munque cercare di fare qualcosa percambiare le cose. La fiducia nelle ca-pacità degli abitanti e del territorioè un buon motivo per tornare. Nes-suno ai miei tempi immaginava dipotersi distinguere, mentre gli ado-lescenti oggi sono curiosi e assetatidi sapere: questo è già un segnale dicambiamento che va incoraggiato”. Nunzio, 33 anni, istruttore e allena-tore racconta di essere rimasto in Ir-pinia grazie alla possibilità dilavorare sul territorio. “Diversifica-tevi, provate a restate sempre di-versi dagli altri, perché il lavoro, sesi vuole è possibile trovarlo, anchequi”. Per Mauro, 24 anni, dipen-dente agenzia di pratiche auto, ad-detto al trasporto scolastico,istruttore di scuola guida è rimastoperchè è riuscito a trovare un im-piego poco dopo la maturità. “Gliabitanti devono avere la vogliacreare lavoro, di far crescere leaziende del posto e soprattutto diassumere ragazzi, perché il loro fu-turo dipende soprattutto dai loro”. Per capire in modo approfonditoche futuro avrà la nostra Irpinia ab-biamo deciso di fare delle domandeanche a chi è prossimo al completa-

mento degli studi. Erika, Giusy eGiada, studentesse di 18 anni hannoaffermato: “Se ci fosse la possibilitàle nostre intenzioni sono quelle dispostarci fuori, altrimenti rimanerenon sarebbe un problema, ma vor-remmo fare delle esperienze al-trove”. “Agli adulti ma anche airagazzi chiediamo di impegnarsi percreare nuove possibilità e lasciarespazio alle idee, perché, mettendosid'impegno, il lavoro si può sempretrovare”. Per Amos, studente di 18anni il desiderio è quello di rima-nere. “L'Irpinia è la mia casa e nonvoglio abbandonarla: ho deciso chedopo la maturità andrò a studiarequi vicino, a Salerno, per poi ritor-nare. Bisogna studiare e impegnarsiper trovare un lavoro. Dobbiamo es-sere noi a valorizzare il territorio”.Piera, anche lei studentessa di 18anni ha già preso una decisione:“Andrò fuori a studiare ma se do-vessi dare un consiglio ai miei coe-tanei direi loro che se ci tengonoveramente dovrebbero restare, nonabbandonare la propria terra e farlarinascere”. Dal nostro report èemerso che i ragazzi sono ricchi diingegno e pronti a impegnarsi, manello stesso tempo confermano divolere andare via. Restano infatti gli

interrogativi che continuiamo aporci e a cui non sappiamo dare ri-sposta: Perché spesso la loro unicapossibilità è quella di lasciare i pro-pri territori? L’inventiva c’è, cosìcome le idee. Ma allora cos’è chemanca? Cos’ è che ci impedisce difar risorgere l’Irpinia? Manca l’in-centivo. È necessaria un’azione im-mediata delle istituzioni: i cittadinipossono fare molto, così come i ra-gazzi, ma molti dei loro progetti nonpotranno mai essere realizzati se leistituzioni non tendono loro lamano. Il futuro dei nostri territori,della nostra storia e della nostrastessa vita è nelle loro mani. La no-stra unica ricchezza è l’infinità dibellezze storiche e architettonichediffuse e nascoste nei centri storicie nelle zone periferiche dei nostripaesi; unendo il loro potenziale aquello dei giovani si può creare unasorgente interminabile, la fonteeterna di vita per l’Irpinia. È perquesto motivo che l’appello è rivoltoai Comuni: mobilitatevi. Le nostreterre hanno sofferto tanto, è il mo-mento di dare loro una seconda vita.

APPELLO ALLEISTITUZIONI:MOBILITARSIPER IMPEDIREIL DEFINITIVODECLINOTERRITORIALEE LA PERDITADELLE MIGLIORIENERGIE

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[email protected] L’immigrazione di ritorno

22 | Young | 24 febbraio 2020

Teora offre fittoe incentivi pernuovi residentidi MIRIAM GUARINO

Negli ultimi sei anni sono an-date via dai piccoli Comuniquasi 74mila persone. L’in-

vecchiamento della popolazione, ilcalo demografico e la fuga verso legrandi città, dove ci sono più servizie maggiori opportunità di lavoro, èdifficile da contrastare ma non im-possibile, anche perché l’appetibilitàturistica dei borghi, continua ad au-mentare. Purtroppo questo fenomeno ci ri-guarda in prima persona in quantoanche molti dei paesi dell’Alta Irpi-nia stanno rimanendo privi del pro-prio motore e rischiano di rimaneresepolti, di sprofondare nel dimenti-catoio. Tutto ciò molto spesso ac-cade perché ragazzi o intere famigliepreferiscono investire altrove sulproprio futuro, volgere lo sguardoverso nuovi orizzonti sperando ditrovare maggior benessere, inse-guendo una vita più agiata, conmaggiori opportunità, che qui sem-brano scarseggiare. Di questo passoperò le nostre cittadine resterannodeserte, e non bisogna permettereche questo accada. Per evitare chediventino un ricordo, è necessariol’impegno e la creazione di nuoveiniziative per contribuire a risolle-vare il destino di questi meravigliosiborghi incastonati nella verdeg-giante Irpinia. A questo punto una

MENTRE MOLTIS-SIMI BORGHI

DELLE AREE IN-TERNE HANNOADOTTATO LA

SCELTA DI VEN-DERE IL PATRI-

MONIOIMMOBILIARE A 1EURO, IN ALTA IR-PINIA SI PUNTAAD ATTIRARE LE

FAMIGLIE

In alto: uno scorcioin distanza

di Teora, Comunedell’Alta Irpinia

oggetto di un reportagedella Cnn

domanda sembra sorgere sponta-nea: vale la pena di anteporre leproprie radici dinanzi alle legittimeaspettative di futuro? C’è chi, rima-nendo nella propria terra è riuscitoa realizzarsi e a dare il suo contri-buto alla causa. Il comune di Teora,offre un perfetto esempio. Parliamodi un piccolo paese ridotto ormai aluogo di villeggiatura, meta di moltituristi in cerca di tranquillità dallostress quotidiano, che però non rap-presenta il luogo più adatto per co-struire le basi per una vivibilitàfutura. Anche qui, come in moltialtri paesi limitrofi, la popolazionesta diminuendo progressivamente echi scegli di restare dovrà impe-gnarsi il doppio per frenare il de-clino e tentare di valorizzare ilborgo. Nel caso specifico di Teoraun uomo che si è impegnato per ag-girare questo pericolo è stato pro-prio il sindaco Stefano Farina conuna iniziativa vincente: un bandoper l’insediamento nel suo paese dinuovi nuclei familiari con l’obiettivodi ripopolare la scuola. Case gratis aTeora alle famiglie con bambini inetà scolare, per portare a vivere quile famiglie e rilanciare la scuolascongiurando la formazione dellepluriclassi. Qui il sindaco afferma diavere un sistema scolastico di altoprofilo che non può essere messo arischio per la riduzione della popo-lazione. “Abbiamo messo in campo

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[email protected]’immigrazione di ritorno

23 | Young | 24 febbraio 2020

un’azione che mira a portare aTeora nuovi abitanti e nuovi iscrittinelle scuole, con vantaggi allettantiper le famiglie a partire dagli alloggie fino all’azzeramento delle tasse co-munali”. L’iniziativa attuata dal sin-daco teorese avrà valore per dueanni e l’amministrazione ha già vin-colato in bilancio una somma di15mila euro all’anno da destinarealla strategia. L’iniziativa propostadal sindaco Farina sembra aver ri-scosso successo tanto quanto quelladella vendita delle case a 1 euro, chepure sta spopolando in tantissimiborghi delle aree interne in tuttaItalia e in provincia di Avellino. Ilprogetto Case a 1 euro è partito daalcuni comuni italiani, con l’intentodi contrastare l’abbandono da partedella popolazione e far rivivere learee in difficoltà. Con questa opera-zione si cerca di ripopolare deliziosiborghi che stanno diventando de-serti, abbandonati dai giovani e vit-time del saldo demograficonegativo. Ma come funziona questoprogetto? Le case sono di proprietàdi privati che spesso vogliono di-sfarsene per non pagare tasse. Ov-viamente parliamo di immobilifatiscenti o pericolanti che necessi-tano di grandi ristrutturazioni iquali vengono ceduti in donazioneai Comuni che, tramite procedurapubblica li vendono alla cifra simbo-lica di 1 euro. In altri casi sono lestesse amministrazioni comunaliche si fanno garanti per i proprietaridi tali immobili. Grazie a queste ini-ziative si ha la ripopolazione di que-sti piccoli paesi e si promuove anchela nascita di attività turistiche, atti-vando l’economia di tutta la zona in-teressata. Sempre nell’ottica diaccoglimento turistico, si può va-gliare la possibilità di riqualificarel’immobile con un piccolo hotel, unB&B, o pensare ad un progetto piùampio che interessa anche più im-

mobili all’interno dello stesso paesecon la possibilità di creare un al-bergo diffuso. Insomma le possibi-lità e i risvolti sono molteplici emolto interessanti. Quella delle casea 1 euro e l’azione operata del sin-daco teorese Stefano Farina è solouna delle tante trovate che potreb-bero contribuire al risollevamentodei nostri paesini; un’idea che rap-presenta inoltre una grande oppor-tunità per trovare casa, a condizioniaccettabili, a quanti non riescono afarlo in città. Bisogna sfruttare almassimo, e non sprecare, le oppor-tunità dei borghi chiamati “ghosttown”, o anche “comuni polvere”,tutti carichi di identità, storia, bel-lezza. E’ arrivato il momento di in-vestire sul turismo, che rappresentasenza dubbio una delle principali ri-sorse di cui può avvalersi il nostroterritorio, oppure cercare di crearenuove possibilità di lavoro che pos-sano trattenere i giovani, che pos-sano costruire nuovi motori chepossano alimentare la vita qui. Al-lora, cosa aspettiamo? Impegnia-

moci a salvaguardare e valorizzare iborghi dell’Alta Irpinia come Teora,piccoli gioielli ricchi non solo di sto-ria e tradizioni che potranno essererisollevati solo dalla buona volontàdi coloro che vivono e credono inquesti luoghi.

LA CNN HASUSCITATOINTERESSE PER LA NUOVAINIZIATIVA DEL COMUNE,IN POSTA SONO ARRIVATEMILLE MAIL :IL PAESE ATTIRA

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[email protected] La migrazione epocale

24 | Young | 24 febbraio 2020

‘Meglio rischiaredi affogare che morire in Libia’di EFI SCALZULLO

“Meglio morire in mareche stare in Libia. Inmare si muore una

volta sola, restare in Libia è comemorire tutti i giorni”. Il suo nomenon vuole dirlo, forse per paura. Ha20 anni, oggi è ospite del CentroSprar di Conza della Campania e ar-riva dalla Guinea Bissau, turbolentopaese dell'Africa Occidentale conuna storia costellata da colpi di statofin dall'indipendenza, ottenuta nel1973. Il suo nome è composto da seilettere, un nome come tanti, ma conun passato atroce, con uno sguardofreddo che trasmette tristezza ed in-certezza, un nome con delle cica-trici. Un nome con due occhi neri,profondi e comprensibilmentevuoti. Vuoti di fiducia, di spensiera-tezza, ma pronti a ripartire da zero,pronti a rinascere. Occhi di un ra-gazzo di appena vent'anni la cui vitaè stata brutalmente messa in giocoper affari ed interessi politici o forseper la poca sensibilità e solidarietàdi questo mondo. Noi che sediamocomodi e caldi sul divano di casa,che abbiamo un pasto caldo ognivolta che lo desideriamo, noi che ab-biamo così tanta acqua da poternesprecare lasciando aperto il rubi-netto delle nostre grandi e sicurecase, noi che siamo pronti a giudi-care le vite degli altri e non riu-

È UN VENTENNEOSPITE

DEL CENTROSPRAR

DI CONZA DELLACAMPANIA:

DOPO 5 ANNI DI TORTURE E

MASSACRI HA DECISO

DI AFFRONTAREIL MARE

MEDITERRANEOPER SPERARENELL’EUROPA

In alto: profughi e rifugiati

arrivati in Italiain questi anni

di migrazioni epocali

sciamo a pensare anche solo per unminuto come sarebbe una realtà di-versa da questa. E se fossimo noi co-stretti a scappare e a rischiare la vitanel gelido e nero mare? Di frontealla fragilità del diritto, che pur-troppo viene spesso ignorato, oc-corre recuperare l'empatia el'umanità necessarie per compren-dere che su quelle barche, in quellefreddi prigioni e nel deserto pote-vamo esserci noi o i nostri cari. Ilnostro amico ci racconta che quan-d'era piccolo giocava felice nel suopiccolo villaggio tranquillo, salutavacon un bacio la madre ed il padre epartiva veloce per andare a chia-mare suo cugino Faraij. Il loro postopreferito era una palude che distavaun'ora di cammino dal loro villag-gio. A loro non pesava camminareper un'ora. “Era divertente e dareitutto per tornare a correre scalzo suquella terra arancione”. Un giorno tutto cambiò. Un gruppodi soldati entrò nel villaggio por-tando terrore e tanto dolore. Ucci-sero con due colpi il capo delvillaggio e molte altre persone, pre-sero dei bambini tra cui mio cuginoed io per arruolarci nel loro esercito.“Ricordo la forte presa di quel vi-gliacco” -riferendosi ad uno di queisoldati- “era così forte che la sentoancora oggi e se ci penso mi ven-gono i brividi”. Il bambino riuscì aliberarsi da quella forte presa e

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[email protected] migrazione epocale

25 | Young | 24 febbraio 2020

corse verso la mamma per dargli unbacio, forse l’ultimo. Il soldato loprese, tirò uno schiaffo alla madre ebastonò il piccolo davanti tutto ilvillaggio. “Quello sarebbe stato l'ul-timo bacio a mia madre, molto pro-babilmente, la strinsi forte. Neanchel'idea di essere sparato mi facevapaura, dovevo salutarla a costo diperdere la vita. Furono i tre mesiche mi strapparono l'anima, non re-stituendomela mai più. Uccidere,saccheggiare e violentare sia i ne-mici, sia i semplici abitanti dellezone circostanti, questo era il nostrocompito.” Questo veniva insegnatoai bambini, utilizzando metodi disu-mani per farlo, approfittando delleloro menti giovani e influenzabili”.Ho visto così tanta crudeltà, cosìtanto sangue, così tanti corpicini dibambini cadere a terra, era stra-

ziante. Un pomeriggio mi costrin-sero a sparare ad un uomo già ferito,nei suoi occhi vedevo gli occhi dimio padre. Rischiavo la mia vita. Louccisi. Decisi di rischiare e di pro-vare a scappare, ma mi beccarono.Decisero di non uccidermi, ma dipunirmi lanciandomi in un focolaredell’accampamento che stava perspegnersi. Al mio pianto di bam-bino che cercava solo qualcuno chelo proteggesse da tanta cattiveria,loro ridevano divertiti. Mi sono sentito un animale, non piùun bambino. Non mi diedi per vintoe dopo qualche settimana, nellanotte, ci riprovai di nuovo. Ci riusciie dopo tre giorni di vagare riuscì atrovare il mio villaggio. Corsi versola mia casa, ma non c'era più. Rima-neva solo qualche mattone. Il miopensiero andò subito ai miei geni-

tori che cercai disperatamente, finoa quando non trovai mia madrepresso casa di mia zia che mi disseche avevano preso mio padre, loavevano torturato per due interesettimane e poi assassinato. Ab-biamo cercato invano il suo corpo.Non lo trovammo mai. Nei mesi successivi cercai di aiutareeconomicamente mia madre e i miei6 fratelli dato che io ero il piùgrande. Facevo ogni tipo di lavoro,spostavo massi per portarli ad unacava, lavorai in una miniera di dia-manti controllata da soldati. Ancheli sembrava che una vita umana noncontasse nulla. Non mi pesava lavo-rare per mettere qualcosa sotto identi della mia mamma e dei mieifratelli. Dopo qualche mese i merce-nari fecero visita di nuovo, distrus-sero tutto il villaggio, diedero fuocoa case e ai beni più preziosi. Dormi-vamo per giorni interi a terra, senzacoperte né vestiti. Nessuno posse-deva più nulla. Allora gli uomini e i ragazzi del vil-laggio decisero di incamminarsiverso la Libia. Io mi incamminai con

UNA NOTTE UOMINI ARMATI PRELEVARONOUN GRUPPO DI ERITREI: LI USAVANOCOME BERSAGLIMOBILI MENTRE CORREVANO

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Supplemento diNuova Irpinia - Giornale delleZone Interne della Campania

- nuovairpinia.it -Direttore ResponsabileChristian Masiello

Responsabile del ProgettoElisa Forte

Dirigente scolasticodell’ISS Francesco De Sanctisprof. Gerardo Cipriano

ContattiSito web: www.nuovairpinia.it

Mail: [email protected]@gmail.com

[email protected]

SPAZIO YOUNGProgetto editoriale didattico curato dagli studenti

dell’Istituto d’Istruzione Secondaria Superiore “Francesco De Sanctis” di Sant’Angelo dei Lombardi (Avellino)Progetto “AGORÀ OCCASIONI DI CRESCITA COMUNITARIA" IV annualità

POR Campania FSE 2014/2020 – D.D. n. 783 dell’8/07/2019 Asse III Obiettivo Specifico 12 Azione 10.1.1

Nuova Irpinia | Registrazione del 16 luglio 2018 al Registro Stampa del Tribunale di Avellino con il numero 7/2018

ALFACOM editore | Iscrizione al Registro Operatori della Comunicazione (ROC) con il numero 32220SEDE LEGALE, MARKETING E DIREZIONE: VIA CIRCUMVALLAZIONE, 108 - 83100 AVELLINO

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[email protected] migrazione epocale

27 | Young | 24 febbraio 2020

loro. Volevamo raggiungere l’Eu-ropa per cercare di donare un futuroai bambini del villaggio. Avevo solo15 anni ma ero considerato già comeun uomo. Fu un lungo ed este-nuante viaggio. Solo due famigliecon tre e quattro bambini l’una, par-tirono con noi. Uno dei bambini,durante il cammino si ammalò. Durante la notte ci lasciò ed i geni-tori decisero di seppellirlo lì, nellosconosciuto deserto. Faceva caldo,sentivo le mie forze venir meno. Pa-gammo duecento dollari ad un me-diatore siriano di nome Mahmoudper arrivare in Libia. Ci consegna-rono a dei libici. Erano in due e conun altro fuoristrada ci portarono adAgjdabya, in Cirenaica. Il nostrocampo era un lager sorvegliato daguardie armate. Eravamo in 150,non potevamo uscire, eravamo pri-gionieri. Ci davano un pezzo di panee acqua salata ogni 24 ore. Veni-

vamo brutalmente picchiati. Nonc’erano bagni e dormivamo perterra. Una notte degli uomini armatientrarono nel capannone e preleva-rono un gruppetto di eritrei. Eranoubriachi. Facevano correre gli uo-mini mentre loro sparavano, li usa-vano come bersagli mobili.Sparavano e ridevano come diavoli. Ho visto almeno sei persone caderea terra colpite. Dopo circa 15 giornie dopo aver pagato circa 1300 dol-lari partimmo di notte, lasciando ilcuore per sempre nella nostra terra.Avevo paura. Le condizioni del bar-cone erano pessime, da un lato en-trava l'acqua. Era meglio morire inmare che in Libia. Navigammo pertre giorni. La prima notte faceva molto freddoe i nostri piedi erano già zuppi d'ac-qua. Pregammo che qualcuno ve-nisse a salvarci. Non avevamo ciboné acqua. Il mare era molto mosso.

Nella notte si sentivano solo i piantidei bambini e delle madri che strin-gevano, forse per l'ultima volta, iloro figli. La seconda notte ci fu unatempesta. La nave si ribaltò, ca-demmo tutti in mare. Pochi sapevonuotare. Cercavo di dimenarmi pergalleggiare, ma senza risultati.Freddo, tanto freddo, grida dispe-rate e poi il buio. Mi risvegliai in Ita-lia, su una nave della Marinaitaliana. Partimmo in 150 e ci ritro-vammo solo in 70. Solo tre bambinisi salvarono. Ricordo le grida strazianti di unamadre che ha perso il suo bambino,non le dimenticherò mai. Non di-menticherò nemmeno il profumo dimia madre, il sorriso di papà, i corpiche cadevano ad ogni mio colpod'arma da fuoco, i lager, i pianti e legrida di uomini, donne e bambine inmare. Non dimenticherò niente, masono pronto a ricominciare da capo.

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[email protected] Un mito per compaesano

28 | Young | 24 febbraio 2020

Sergio Leone rivive nel farwest di Torella di BEATRICE UVA

Torella dei Lombardi, un pic-colo paese di poche animedella provincia di Avellino,

annovera tra i suoi natali il granderegista e attore Sergio Leone. Eglinacque a Roma il 3 gennaio del1929, figlio di Roberto Roberti(nome d'arte di Vincenzo Leone), unregista e attore originario di Torelladei Lombardi, considerato uno deipionieri del cinema muto italiano, edi Bice Waleran (nome d'arte di Ed-vige Valcarenghi), un'attrice ro-mana, nata da una famigliamilanese di remote origini austria-che. «Il mio modo di vedere le cosetalvolta è ingenuo, un po' infantile,ma sincero. Come i bambini dellascalinata di Viale Glorioso»: la targacon questa scritta è stata affissa persegnalare la casa in cui Leone havissuto gli anni dell’infanzia e dellagioventù lungo la scalinata di vialeGlorioso che scende verso Traste-vere. Leone iniziò a lavorare nel-l'ambiente cinematografico giàall'età di diciotto anni. Ebbe infattiuna piccola parte, come comparsa,in “Ladri di biciclette” di VittorioDe Sica: quando i protagonisti An-tonio e Bruno vengono sorpresi a“Porta Portese” da un temporale siriparano sotto un cornicione dovearrivano anche dei seminaristi stra-nieri tra cui Leone. Successiva-

PER OMAGGIARELA LEGGENDARIA

FIGURA DEL REGISTA DI

FAMA MONDIALE, IL COMUNE, LA PRO LOCO

E LA FONDAZIONE CHE PORTA

IL SUO NOME PROMUOVONO

“SAPORI ANTICHI”UNA KERMESSEGASTRONOMICA E CULTURALE

In alto: un particolare dellascenografia allestita nel centro cittadino,

per replicare il set cinemato-grafico del saloon

mente, Leone incomincerà a inte-ressarsi del genere peplum, basatosu azioni eroiche ed epiche di sol-dati e imperatori sia greci sia ro-mani. Proprio in omaggio allaleggendaria figura di Sergio Leoneche da diversi anni, a Torella è statoistituito “Il premio Sergio Leone”che si celebra nella festa “Sapori An-tichi”, un evento unico nel suo ge-nere. L’evento è promosso dalComune di Torella dei Lombardi efinanziata dalla Regione Campanianell’ambito del programma regio-nale di eventi per la promozione tu-ristica e la valorizzazione culturaledei territori di concerto con la Proloco Candriano per garantire labuona riuscita dell’evento. Nel corsodi tali manifestazioni, negli anni sisono succeduti a testimoniare e ce-lebrare il grande regista, diversi ar-tisti del panorama cinematografico,tra cui, solo per citarne qualcuno,Michele Placido, Ricki Tognazzi,Bud Spencer e anche l’orchestra diEnnio Morricone, autore delle co-lonne sonore della maggior partedei film di Leone.La manifestazionenegli anni ha subito tante variazioni,perfezionandosi e rendendosi sem-pre più accattivante per il visitatore.Ad essa si è unita la sagra “SaporiAntichi”, che si tiene ogni anno indue aree del paese: la Piazza SergioLeone e presso il villaggio Western ,mescolandosi fino a diventare un

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[email protected] mito per compaesano

29 | Young | 24 febbraio 2020

tutt’uno, regalando alla popolazioneuna vera e propria atmosfera we-stern, creata con scenografie sapien-temente studiate a tema comesaloon, prigionionieri, ufficio dellosceriffo, il ranch, grandiose facciatescenografiche come quella dellabanca, accompagnate da un per-corso enogastronomico irpino atto arievocare la cultura comunitaria. Arendere il tutto ancora più sugge-stivo e reale è la musica di sotto-fondo dei film western del regista,che si respira nell’aria e accompa-gna il visitatore attraverso i vicolettidel borgo. Questa oltre che una festaè anche un vero e proprio esempiodi cooperazione del paese. Durantequesti giorni ogni abitante di Torella

si vede impegnato a contribuire inqualcosa per rendere speciale la se-rata. In particolar modo i bambinied i ragazzi dell’Istituto Compren-sivo “Criscuoli” preparano balli,canti, sfilate e spettacoli tutti in stilewestern. Inoltre, è curioso e sor-prendente notare come la maggiorparte dei visitatori, adulti e bam-bini, arrivi a questa manifestazioneabbigliata in stile western, segnotangibile di quanto la gente si sentacoinvolta e voglia rendersi partecipedi un momento magico. Il vestitopiù bello sarà anche premiato congadget e omaggi a tema. Nella pic-cola piazza ex bancomat si terranno,poi, giochi, sfide e tanti altri intrat-tenimenti. Nel corso delle serate

oltre alla degustazione dei piatti ti-pici e dei vini locali, alla visionenonché partecipazione di balli fol-kloristici e canzoni sia di cultura delpaese che di stile western, è previstaanche la proiezione di film del regi-sta, in uno spazio retrostante al ca-stello Ruspoli, appositamenteallestito a cinema all’aperto. Torelladei Lombardi ha un legame indisso-lubile con il cinema western ed èquesto che durante la serata si cercadi rievocare. Interessante, ancora, èl’incontro culturale “Racconti ine-diti della famiglia Leone a Torella”che si tiene presso la sala consiliaredel castello. Infine è d’obbligo la vi-sita del Museo Turella Parva Turrisall’interno del castello, e le mostrescenografiche “Torella che fu”, mo-stra su Sergio Leone. C’è da dire chequesta manifestazione entusiasmaogni anno un numero sempre mag-giore di persone, sia giovani chemeno giovani, per cui c’è da sperareche ogni anno sarà sempre miglio-rata la sua strutturazione. I livellisono già eccelsi e sempre maggioresarà l’affluenza.

IL CENTRO CITTADINO DIVENTA IL CINE SET IN STILE WESTERN: SALOON, IL RANCH, L’UFFICIODELLO SCERIFFO

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[email protected] Questione di cittadinanza

30 | Young | 24 febbraio 2020

Non solo calcio,gli altri sportmeritano spaziodi PAOLO D’ANDREA

Nella nostra Irpinia lo sportpiù praticato per eccellenza,come in tutta Italia, è il cal-

cio, ma fortunatamente gli atleti e lesquadre irpine riescono quotidiana-mente a far successo anche in altrisport, considerati minori dato chevengono seguiti di meno. Ad esem-pio in pochi conoscono la “SandroAbate” di Avellino, squadra di calcioa 5, che milita nel campionato dimassima divisione italiana o anchela squadra di rugby sempre di Avel-lino, nata nel 2002. Partendo daquesto possiamo già evidenziareuna delle lacune principali dellosport in Irpinia: la mancanza degliimpianti sportivi. La voglia c’è e igiovani d’oggi vogliono cimentarsiin nuovi sport, ad esempio quelliche stanno spopolando negli altriPaesi come ad esempio: l’hockey, iltennis, il basket e tanti altri. Pur-troppo ad oggi sono pochissime lestrutture a disposione e nessun co-mune investe in questo senso. Aqui-lonia, Ariano Irpino, Gesualdo,Grottaminarda, Lioni, Luogosano,Montefalcione, Montoro, Teora,Vallata e Volturara Irpina, nel 2017-3 anni fa-, si sono presentati al co-mune di Avellino per la richiesta di200 milioni di euro, che sarebberostati abbonati dal Credito Sportivo enon dalla Regione Campania. La

NONOSTANTE I CLAMOROSI RISULTATI AGONISTICI

DELLE PICCOLE

ASSOCIAZIONI SPORTIVE

E DAGLI ATLETI IRPINI, TANTI

GIOVANINON HANNO STRUTTURE:

SI INVESTE SOLOSUL FOOTBALL

In alto: un’azione di gioco in un campo da calcio,

annoverato come lo sport di eccellenza su cui

si continua ad investire in provincia di Avellino

Provincia di Avellino diede il via li-bera per questo impiego di risorsenelle impiantistica sportiva e con ciòsembrava tutto “risolto”, ma pur-troppo ancora oggi si notano le dif-ficoltà serie nel praticare sportminori. Non sappiamo se questifondi non sono mai arrivati o nonsono mai stati utilizzati. SoltantoAriano Irpino nel 2019 ha avutol’opportunità di ospitare le Univer-siadi, i gironi eliminatori di volley.Alla luce di quanto è stto realizzatoad Ariano, comprenderemo chetutto è possibile, e che non bisognamai arrendersi per risolvere unaquestione non utopica. Immaginateche nel vostro palazzetto dello sportcomunale che verrà costruito abreve venga ospitata una impor-tante competizione di Taekwondo.Quello sarà il momento di impararenuove arti o conoscere nuove cul-ture. Sognare è lecito. Sbaglia chipensa di far prevelere il timore diuna scarsa affluenza nei vari sportminori, e siamo in grado di docu-mentare la partecipazione e i risul-tati conseguiti dagli atleti irpini.Analizziamo le squadre e gli atleti ir-pini che sono riusciti ad eccellerenegli sport minori a livello regionaleo anche nazionale. Partiamo dal gio-vane Domenico Russo, scuola Podi-gym di Avellino, che compete nelmassimo campionato nazionale discherma, convocato per gli europei

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[email protected] di cittadinanza

31 | Young | 24 febbraio 2020

tenutisi ad Istanbul e in Bulgarianell’ottobre scorso realizzandoun’ottima prestazione. Nel 2019nacque una nuova realtà sportivaanche a Cesinali: il tennis da tavolo.Lo stupore sta nel fatto che nel girodi un anno, la squadra è riuscita giàad ottenere il traguardo di vicecam-pione d’inverno in serie D1 e D2.Quindi due squadre della stessa so-cietà che puntano alla promozionedei due campionati. Citavamoprima il Taekwondo, che è uno sportche tante squadre irpine stanno pra-ticando con successi eclatanti. Unesempio è il Team EM di Lioni, alle-

nata dal coach Evgeny Em, che havisto raggiungere traguardi di cam-pioni a livello nazionale, asiatico eanche europeo degli atleti Mastro-giacomo Giuseppe e Mocella Arsen.Non solo Lioni, ma anche l’ASD Ta-ekwondo Avellino è competitiva neicampionati di arti marziali. Infatti,l’anno scorso, per il Team citato giàsopra, sono riusciti a portare a casaben due ori nella seconda edizionedel “Trofeo internazionale Daedo”,tenutosi al Palaflorio di Bari il 6 e 7aprile. Oltre a ciò c’è da dire cheanche a livello nazionale gli sportminori vengono trascurati, infatti 8

giorni fa moriva Kobe Bryant, exstella della NBA, campionato ame-ricano di pallacanestro (il più spet-tacolare al mondo, per chi non losapesse), in un incidente aereo as-sieme a sua figlia Gianna Maria disoli 13 anni, anche lei promessa delbasket. Questa notizia il lunedì mat-tina successivo veniva pubblicata sututte le prime pagine dei giornali piùcelebri degli altri Paesi Europei,tranne che in Italia. Questa è stataun’altra grandissima prova di tra-scuratezza nei confonti non solo delbasket, ma dello sport intero, che inquel giorno celebrava l’ex numero24 dei Los Angeles Lakers, un inna-morato dello sport, fuori e dentro alcampo. I giornali italiani, solamenteil giorno dopo, hanno rimediatodando lo spazio che meritava aKobe. In Italia le testate hanno pre-ferito raccontare la cronaca di unapartita di calcio, quella della Napoli– Juventus, che è stata giocata ladomenica precedente, piuttosto cheannunciare la morte di uno dei“padri” del basket idolo di tante ge-nerazioni di giocatori e tifosi.

L’ESEMPIO DIKOBE BRIANT,ATLETA STATUNITENSEINNAMORATODELL’ITALIADEVE INCENTIVARE IL BASKET E ALTREDISCIPLINE

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[email protected] Questione di cittadinanza

32 | Young | 24 febbraio 2020

I videogiochi,sport digitalee forma virtualedi CONSALVO GRELLA

Da millenni, gli sport sonoattività fisiche nelle quali ipartecipanti, ovvero gli

atleti, si sfidano mettendo allaprova le proprie capacità e spin-gendosi oltre il limite. Da ormai unpaio di decenni si è però comin-ciata ad affermare una tipologia disport che allo sforzo fisico prediligel’uso della mente. I videogiochi,nati agli inizi degli anni ’50, sonooggi diffusi e conosciuti su pianoglobale, e si tengono annualmentetornei e campionati paragonabiliagli altri sport, con canali appositiper la loro visione e un’ampia tifo-seria. Come però, e quando, è natotale fenomeno? Il primo torneomai indetto di videogiochi avvennenel 1972 con “Spacewar!”, giocosparatutto per computer del 61-62,che tra l’altro è stato il primo giocovirtuale a presentare un mondodotato di regole fisiche, con situa-zioni variabili. Tale torneo fu in-detto da “Rolling Stone” e viparteciparono circa venti persone,e il premio promesso era un abbo-namento annuale alla rivista. Ilprimo torneo di grossa portata, acui parteciparono più di diecimilapersone, fu organizzato dalla Atarinel 1980 ed il gioco in questioneera “Space Invaders”. Questi è unarcade del 1978, nonché gioco più

ALLO SFORZO FISICO

SI SOSTITUISCE IL RIFLESSO

DELLA MENTE.CON TORNEI

E CAMPIONATI,UNA TIFOSERIA

DEDICATA,MEETINGED EVENTI

DA SALOTTO

sgli in movimento, prendendospunto da Space Invaders, comeGalaga, altri invece cominciaronoad esplorare altre possibilità, comeil famosissimo Mario Bros, che ètra i più rinomati platform di sem-pre. Ma i momenti di gloria, si sa,non sono per sempre, e quello deivideogiochi ebbe fine tra il 1983 e il1984, con quello che viene cono-sciuto come Atari shock, durante ilquale vi fu un improvviso e terri-bile crollo del mercato dei video-giochi in America e in Canada cheportò alla bancarotta di molteaziende produttrici di computer econsole. Le cause di tale crollosono da imputare a due fattoriprincipali: in primo luogo la na-scita dei primi Pc, che possedevanopiù memoria delle console o deicomputer messi precedentementesu mercato ed erano anche più eco-nomici di questi ultimi, e poi lapresenza di troppe console su mer-cato, ma con giochi che utilizza-vano lo stesso sistema grafico eavevano le stesse modalità di quelligià esistenti. Dal 2002 grazie a Mi-crosoft i videogiochi hanno avutoun’espansione impressionante, conla nascita di console sempre piùpotenti, che venivano prodotte aduna rapidità altissima. La nascitadi internet, inoltre, ha contribuitomolto alla popolarità dei videoga-mes, rendendo possibile giocare in

redditizio della storia, producendoin pochi anni un fatturato supe-riore ai 500 milioni di dollari, e lasua pubblicazione decretò di fattol'inizio di un periodo di grande for-tuna per i videogiochi, definito inseguito come l'età dell'oro dei vi-deogiochi arcade, durante il qualenacquero titoli che si radicarononell’immaginario collettivo, comePac-Man e Donkey Kong. Durantequesto periodo, i videogiochi eb-bero uno sviluppo rapidissimo,portando all’inizio della divisionetra i vari generi videoludici: c’eranoquelli che si mantenevano sullostile originario dello sparare a ber-

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33 | Young | 24 febbraio 2020

contemporanea insieme a personeda ogni parte del mondo, mentreprima invece l’unico modo per gio-care in cooperativa era standol’uno vicino all’altro e utilizzandodei cavi per collegare le proprieconsole, con internet, invece, ilcavo è invisibile e unisce tutto ilglobo. Questo è uno dei punti fon-damentali per giungere alle com-petizioni come le conosciamoadesso: infatti, grazie ad internet, èpossibile crearsi delle squadre per itornei, ed anche organizzarli ri-sulta più semplice, e sebbene lepartite competitive siano comun-que giocate per la maggior partedal vivo con connessioni da vicinodei partecipanti attraverso piùschermi, la possibilità di allenarsicon la propria squadra in ogni mo-mento rende il legame tra i gioca-tori molto più saldo, andandoquindi anche a migliorare le pre-stazioni nelle partite. Internet hainoltre permesso alle persone diassistere alle competizioni in modomolto più semplice che nel pas-sato. Infatti, prima, per assisterealle competizioni, era necessariovederle dal vivo, senza altre alter-native, poiché non erano certo tra-smesse in televisione. Negli ultimianni, invece, con montepremi dianche 2 milioni di dollari e la na-scita di leghe professionistiche,sono nate diverse piattaformestreaming per assistere ad eventieSports, più importanti di tutteTwitch.tv, ovvero una piattaformaper i tornei sportivi di eSports, ses-sioni di videogiochi fatte da video-giocatori professionisti oamatoriali e i talk show relativi aigiochi gestita da Amazon. Spesso lavisione dei tornei su Twitch.tv è ac-compagnata anche da una vera epropria telecronaca, e dunque pa-ragonare le competizioni dei video-giochi a quelle degli sport

tradizionali viene da sé. Lo sport èinfatti, citando il dizionario di ita-liano Sabatini Colletti, “L'insiemedelle attività, individuali o collet-tive, che impegnano e sviluppanodeterminate capacità psicomotorie,svolte anche a fini ricreativi o salu-tari”. Negli esports, la parte delmovimento fisico è portata al mi-nimo, eppure la coordinazione tramente e corpo è ai livelli più altiimmaginabili. Le partite possonoinoltre essere giocate tra soli dueconcorrenti, o in squadre, ren-dendo la difficoltà nella coordina-zione ancora più alta. Inoltre, èdimostrato da diverse ricerche, tracui ad esempio quelle condotte daAdam Eichenbaum, Daphne Bave-lier, e C. Shawn Green, che i video-giochi sviluppano le capacitàlogiche e aiutano nell’ottimizzare itempi di risoluzione dei problemi:tutto questo può essere conside-rato un effetto salutare. Certa-mente, i videogames non aiutanoin alcun modo il benessere fisico,quanto più quello mentale, e dun-que inserirli negli sport tipici nonsarebbe esatto, ma sarebbe esattoriconoscerli come una categoria disport che aiuta più le capacità psi-comotorie e la mente piuttosto cheil fisico. Per fini ricreativi, i video-games sono sicuramente, come ab-biamo dimostrato prima parlandodi Twitch. Ma fino a che punto ilpubblico è interessato? Guardandole statistiche, si capisce che lo èmolto. La popolarità delle piatta-forme di streaming di videogiochiha battuto ogni record, e Twitchnell’ottobre del 2013 ha registrato45 milioni di utenti attivi, e nel2014 era la quarta fonte di trafficosu internet negli USA. Il pubblico ècosì interessato alle competizionivideogiochi per molti motivi, tracui tra i più importanti c’è la diffe-renza tra i vari titoli, la molteplicità

dei generi. Ci sono infatti numero-sissime categorie di giochi, chehanno a loro volta sottocategorie, equesto permette ad ognuno di spe-cializzarsi in ciò che più gli piace, eal pubblico di poter guardare garemolto variegate. Tra i generi piùadoperati nel competitivo ci sonogli FPS, ovvero gli sparatutto inprima persona, ad esempio Battle-field e Call of Duty, gli RTS (strate-gia in tempo reale) e i MOBA.Questi ultimi sono una sottocate-goria degli RTS, e sono strutturatia squadre. Ogni squadra ha unquartier generale che deve proteg-gere dalla squadra avversaria. Ognigiocatore comanda un personag-gio, ma nelle squadre sono anchepresenti personaggi comandati dauna IA (intelligenza artificiale), cheaiuteranno la squadra in cui si tro-vano. I MOBA sono i giochi piùusati nelle competizioni di grossocalibro negli ultimi anni poichésono un ottimo punto di incontrotra una struttura complessa e unmodo facile di seguire le partite, iltutto reso più appetibile dalle ani-mazioni, che per essere giochi distrategia sono solitamente buone.Tra i più famosi di questa categoriac’è Dota 2, di cui nel 2019 si è te-nuto il torneo mondiale. Un’altracategoria di videogames è quellasportiva, con per esempio giochi dicalcio, come FIFA e PES, e di corsedi automobili. La stessa Juventus ha fondato unapropria squadra eSport, con tregiocatori professionisti di PES, Et-tore Giannuzzi, Luca Tubelli eRenzo Lodeserto, per affrontare lacompetizione eFootball.Pro orga-nizzata da Konami. L’interesseanche di squadre calcistiche versoil mondo videoludico fa capirequanto questo sia vasto, redditizioe ancora in espansione. E chissàcosa ci riserberà il futuro…

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34 | Young | 24 febbraio 2020

Tik tok, il socialtrend dei post millennials di AURORA SARNO

Tik tok, il social media che haspopolato a partire dal 2016sotto il nome di Musical.ly, ha

ormai un ruolo più che determi-nante nelle vite di noi adolescenti.La sua influenza è immensa: Tik tokfunge da cardine per meme e trenddi ogni specie. Ma, prima di tutto,cos’è un meme? Può essere un’im-magine, un video, un’espressionevocale, un'idea, uno stile o, addirit-tura un’azione, che si diffonde, inparticolare, tra noi post-Millenials,spesso per imitazione, divenendoimprovvisamente famosa. L’utilizzodell’app consiste nella pubblica-zione di brevi video di diverso tipo.Ci sono le challenge, delle “sfide”che vengono lanciate sul social alloscopo, appunto, di essere diffuse ediventare virali; i video recitativi e ivideo lyp-sinc, brevi clip dove gliutenti si cimentano nel ruolo di at-tori, interpretando canzoni o repli-cando scene di film; i video dancing,dove, invece, si cimentano in quellodi ballerini; addirittura vlog, chesono dei blog sotto forma di video,realizzati in forma di diaristica; edinfine, persino video tutorial, delle“guide” che illustrano come svolgereuna determinata attività o come uti-lizzare una determinata cosa, spie-gandone le funzionalità e lecaratteristiche. Tik tok è un’app

L’UTIIZZO DELLAAPP CONSISTE

NELLA PUBBLICAZIONEDI BREVI VIDEODI DIVERSO TIPO

ALLO SCOPO DI FARLI

DIVENTARE VIRALI

E TRADURRE LA PERSONALITÀ

IN TENDENZA

“teenager”: un tiktoker -è così cheviene chiamato l’utente di Tik tok-appartiene generalmente ad una fa-scia di età che va dai 13 ai 24 anni.Gli adulti, al contrario, ne sonoquasi completamente esclusi; traloro pochi la conoscono, se non persentito nominareNell’app ciascunoè libero di dare sfogo alla propriaimmaginazione, riuscendo a ren-dere “tendenza” addirittura il pro-prio modo di essere. Qui nascono lepiù svariate mode, delle vere e pro-prie sottoculture, dall’aesthetic dellesoft girls, innocente e delicato, aquello delle VSCO girls, basic e co-modo, fino a quello delle e-girls, piùaggressivo e dark. Chi influenza è, per l’appunto, chia-mato influencer: è chi, dunque, de-termina ciò che è “bello” e ciò chenon lo è, ciò che “piace” e ciò che,invece, non piace. Gli utenti piùquotati vengono definiti baby stars:adolescenti come noi diventano verie propri idoli, acquisendo fama a li-vello planetario. Ne è esempio lam-pante una ragazza di nome CharliD’Amelio, una quindicenne statuni-tense, che attualmente ha quasi 23milioni di followers e i suoi videocontano milioni e milioni di like. Èuna dei tiktoker che ha l’hype – lacondizione di chi è spesso presentenella For You Page (l’home-pagedell’app) e, dunque, riceve molta at-tenzione – e che, insieme ad altri

Il logo che identificail nuovo social network

di tendenzasoprattuttotra i giovani:

tik tok

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suoi coetanei baby stars, si è trasfe-rita nella cosidetta Hype House, unavilla a Los Angeles che dà anche ilnome al loro web group.Funge da trampolino di lancioanche per artisti; è qui che canzoniacquistano popolarità e diventanovirali: è il caso della rapper statuni-tense Doja Cat, il cui singolo Candy,pubblicato nel marzo 2018, è dive-nuto virale solo nell’autunno 2019,grazie ad una challenge sul social.La condizione che si va a creare ètuttavia paradossale: ognuno è li-bero di esprimere se stesso al 100%,ma si determina un’omologazionedi massa, dal momento che cia-scuno è influenzato dall’altro. Pos-siamo, quindi, chiamarla libertàquesta? Oppure, inconsciamente,siamo tutti vittime di una globaliz-zazione che ha ormai la strada spia-nata? Sono più i pro o i contro diquest’app? A mio parere, dipendemolto dall’ottica con cui si guarda lacosa e il comportamento assuntonell’utilizzo dell’app stessa. Se que-st’ultima viene usata con la finalitàdi manifestare la propria individua-lità e, dunque, con quella di essereun creator, avrà per certo un ap-porto positivo sulla persona. Stessacosa se meme e trend vengono as-sunti in modo attivo dagli utenti. Sequesti ultimi, infatti, comprendonociò che assimilano ed in un certosenso lo “rielaborano”, Tik tok puòessere considerato effettivamentecostruttivo e, se vogliamo, edifi-cante. Addirittura paideutico, anchese porta all’omologazione, che di-viene ragionata. Se invece i conte-nuti vengono assunti passivamente,non capendone il senso, si arriva adun’omologazione che non è neppurecosciente. Tik tok conta un numerodavvero enorme di download: par-liamo di circa 1,5 miliardi di utenti,di cui 500 milioni sono account at-tivi. Il numero di dati presenti all’in-

terno dell’app è altrettanto im-menso. Tik tok è tenuta alla condi-visione di questi ultimi con ilgoverno cinese, cosa che ha attiratol’attenzione del Comitato parlamen-tare per la sicurezza della Repub-blica (Copasir). Questo ha inoltratouna richiesta per delle indagini circal’uso dei dati degli iscritti da partedella Cina. L'incarico è affidato al-l’Agenzia per l'Informazione e la Si-curezza Esterna (Aise) ed alDipartimento dell'Informazione perla Sicurezza (Dis). L’indagine è stataavviata perché, a detta del Copasir“c’è in gioco la sicurezza dei nostridati, intesa come Paese, che fini-scono nella disponibilità del go-verno cinese visti gli accordi che hacon Tik Tok. Dunque non si tratta diuna banale questione di privacy”.Questa mossa si lega, probabil-mente, alle decisioni che il governoitaliano dovrà prendere sulla que-stione 5G, la rete di nuova genera-zione che andrà a superare il caro4G. Questo tema è molto caro a Pe-chino, ma non ben visto da Washin-gton. Anche in questo caso, in balloc’è la gestione dei dati. Huawei e Zte

fanno pressione sulla faccenda, mada parte sua l’Alleanza Atlanticacerca invece di rallentare il pro-cesso. La questione sollevata dal Co-pasir funge da escamotage perrestringere il numero di candidatinella gara d’appalto che ci sarà sullagestione del 5G, riuscendo ad esclu-dere la possibilità dell’ingresso ci-nese. Visto il successodell’applicazione, anche la politicaha iniziato ad avvicinarsi alla piatta-forma, con Matteo Salvini e GiorgiaMeloni, anche se meno attivamenterispetto al leader della Lega. Il fatto che l’app sia costituita mag-giormente da utenti minorenni(quindi non elettori) è probabil-mente il motivo per cui l’entrata ef-fettiva della politica nell’appavvenga così lentamente. Come si èvisto, dunque, Tik tok ha assunto unpeso enorme nella cultura del no-stro tempo, condizionandola ed in-dirizzandola. Può essereconsiderata davvero un mezzo dipotere, che, se utilizzato cautamentee saggiamente, potrà avere un im-patto più che positivo nella nostrasocietà.

IL PARADOSSO:OGNUNO È LIBERO DI ESPRIMERESE STESSO MA L’EFFETTOEMULAZIONEOMOLOGAL’INDIVIDUOALLA MASSA

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La nomofobia,la dipendenzadal cellularedi GIADA MASSA

L’uso del cellulare assoggettala vita dei giovani: fino acosa ci si spinge e a cosa si

giungerà? Un numero sempre cre-scente di giovani è prigioniero deisocial network. La tecnologia, nataper agevolarci, sta diventando unpericolo? Facciamo un salto nel pas-sato. Nel 1993, agli albori della rete,viene pubblicato sul New Yorkeruna vignetta, divenuta poi famosis-sima, di Peter Steiner, regista tede-sco: ritraeva un cane seduto dinanziad un computer e la didascalia de-clamava “Su internet, nessuno sache sei un cane”. Ventidue annidopo, sempre sul New Yorker, èstata pubblicata un’altra vignettache recitava “Ti ricordi quando, suinternet, nessuno sapeva chi eri?”.Queste due vignette sono state ci-tate dalla BBC: il giornalista espertodi tecnologie ritiene che, attraversola rete, abbiamo avuto la possibilitàdi “riprogettare la nostra identità eper scoprire com’è essere qualcunodi molto diverso dal nostro io reale”.Invece, la storia di social networkinizia nel 1997 (per il mondo di In-ternet si tratta di “secoli”), quandouno statunitense di nome “Ellison”lancia il sito SixDegrees.com.L’obiettivo del primo social networkera quello di creare delle relazionifra persone.

I NATIVI DIGITALITENDONO

A CONFONDERELA VITA REALECON QUELLA VIRTUALE,

E COSTRUISONOSUI SOCIAL

UNA IDENTITÀ ALTERNATIVA

In alto: la tastieratradizionaledel computerrappresentasempre menouno strumento

moderno

Oggi è ormai noto il valore che in-ternet in generale e, nel particolarei social, ricoprono nella nostra quo-tidianità e contrastanti sono le opi-nioni che si sono diffuse riguardartiquesto tema. Numerose sono le pre-occupazioni che tormentano i nostrigenitori i quali temono, infatti, cheoggi stiamo perdendo di vista i va-lori più importanti. Senza dubbiointernet ha rivoluzionato la nostravita, ma, secondo la loro opinione,non in maniera completamente po-sitiva. Tante sono le agevolazioniche ha apportato: tutto sembraormai essere a portata di mano. Mase parliamo di rapporti umani, direlazioni con altre persone, non cre-dono sia stata una scoperta del tuttopositiva. Ci osservano, infatti, tra-scorrere la maggior parte del tempolibero a chattare, a scattare selfie dapostare poi su Instagram. “Non sa-pete divertirvi come lo facevamo untempo noi quando non esistevano itelefoni” affermano gli adulti che cicircondano, nostalgici di un’infanziaidealizzata, “Oggi si dialoga e si li-tiga attraverso Whatsapp, senzaguardarsi negli occhi, senza un con-tatto fisico e senza rivolgersi un sor-riso”. Spesso ci ripetono, infatti, chedovremmo imparare a valorizzare larealtà che ci circonda, caratterizzatadall’alternarsi di gioie e angosce,emozioni e dolori. Ad essa, tuttavia,stiamo sostituendo una realtà uto-

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pica che costruiamo solo virtual-mente attraverso i social. Prima opoi, però, saremo costretti a scon-tarci con quella effettiva, di tutti igiorni e, quando lo faremo, temonoche il confronto sarà devastante. Annuncia l’avvio di una controten-denza il messaggio del filosofo ame-ricano Jordan Shapiro, il qualeespone le sue teorie nel libro “TheNew Childhood; Rainsing Kids toThrive in a Connected World”.“L'infanzia si sta riconfigurando dasola" afferma "per adattarsi alnuovo contesto. L'unico problema èche gli adulti non lo comprendono equindi non sanno come guidare iloro figli". L’autore sostiene che i bambini e iragazzi non si stanno affatto per-dendo nei dispositivi, ma stanno co-struendo il loro futuro che saràbasato sull’aspetto digitale. “Non è

la tecnologia a cambiare la società,ma è la società che si trasforma cer-cando di soddisfare bisogni e desi-deri e lo fa sviluppando innovazionie tecnologia”. Shapiro sottolineacome, in realtà, la tecnologia sianata soltanto in relazione ai nostribisogni. È inutile, dunque, tale seco-lare demonizzazione delle innova-zioni e la tecnologia non ha affattodistrutto la società. Egli porta alla nostra attenzione leresistenze he nel corso della storial’uomo ha mostrato di fronte all’in-novazione, vissuta da alcuni comeminaccia e da altri come sfida. Ri-tiene che, poiché questo fenomenorisulta inedito per gli adulti, essitendono, semplicemente, a conside-rarlo come un disturbo dei giovaniscatenato dalla tecnologia. Lui in ef-fetti insiste sulle virtù del gaming,che allena — assicura — i “muscoli

della vita: come negoziare, comespingere i limiti più in là, come darsiregole, il tutto in un contesto di coo-perazione ed esposizione ad altreculture”. Propone, dunque, un pen-siero che mette alla prova le nostreopinioni sull’uso delle nuove tecno-logie da parte dei ragazzi e incorag-gia a conquistare nuovi spazi direlazione genitori-figli proprio at-traverso il mondo digitale. Analiz-zando tale questione sotto un altropunto di vista, è interessante la vi-sione dei giovani riguardo a ciò.Sono, secondo il loro parere, unasorta di fattore socializzante: grazieai social siamo, infatti, in contattocon il mondo che ci circonda, sia alivello “globale” in quanto ci por-tano a conoscenza di numerose no-tizie che, senza l’influenza di questiultimi, verrebbero ignorate. Sonoconsiderati importanti anche da unpunto di vista individuale e più ri-stretto proprio perché, attraversoessi, noi ci rapportiamo con moltepersone che fanno parte della nostravita e fungono da un sistema di co-municazione molto versatile.

PRIMA O POI SAREMO COSTRETTI A FARE I CONTICON REALTÀCHE È BEN DIVERSA DA QUELLA RACCONTATASUI SOCIALMEDIA

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Lo sballo del sabato sera fradroghe e alcooldi ANNACHIARA AMBROSINO

Ore 23.00. Apertura dell’ar-madio, minigonna, tacchi, iltrucco per far sembrare

tutto più completo, cappotto e via. Amezzanotte la serata può iniziare. Sista in compagnia, tra un cocktail euna sigaretta, si decide cosa fare.Ore 01:00, si va alla festa, dove lamovida diventa il cavallo di batta-glia. I giovani iniziano “ad alzare ilgomito”, si inizia a bere alcool dalpiù banale al più forte. Zainetti pienidi bottiglie perché l’unico obiettivoè risparmiare soldi, senza curarsidelle conseguenze sulla salute. L’in-tento è andare oltre: tutti i ragazzipuntano allo sballo più totale mi-schiando alcool con droghe potenti.Si inizia a parlare di eroina, cocaina,marijuana, i ragazzi pensano di tro-varsi in un altro mondo, dove tuttogli sembra più roseo, dove tutte lefantasie possono iniziare a diven-tare realtà. Ore 2:30, il caos tocca lestelle. I ragazzi si sentono forti, pen-sano di poter ribaltare il mondo. Daldivertimento si passa poi alla ro-vina. Cominci a scrutare da lontanosirene, ambulanza, polizia. Comincia chiederti come, dove, ma soprat-tutto perché? Ti avvicini, nontroppo, forse per paura o solo per ri-manere discreta. Non hai idea diquel che succede, puoi solo vedereragazzi a terra, sangue alle mani, sul

LA SERATA NON INIZIA

PRIMA DELLA MEZZANOTTE E SI ARRIVA

ALL’INCONTROCON GLI AMICI

SOLO CON GLI ZAINETTI

CARICHI DI BOTTIGLIE DI ALCOLICI ACQUSTATIPRIMA PER

RISPARMIARE

viso, bottiglie e bicchieri che pos-sono solo fare da cornice, le taschevuote, o meglio, piene di rovina, car-tine, filtri, erba, sigarette, quei pochisoldi che sono riusciti a mettere daparte e una vita messa così, su unfilo sospeso nel vuoto. Ore 04:00,inizi a capire cosa fosse realmentesuccesso. Urla, disperazione, atteg-giamenti folli che facevano temere ilpeggio: ragazzi in coma etilico, ra-gazze prese dalla disperazione se-dute sugli scalini, sui muretti, con icapelli scombinati, maglie scollate ecollant rotti. Difficile far calmare unragazzo che non è in sé, il sabatosera è questo. E quando tutto sem-bra finire, intorno alle 5.00 del mat-tino ti rendi conto che in realtà èsolo l’inizio. Si stappa un’altra bot-tiglia, nessuno è intimorito daquanto accaduto agli amici, quindila festa continua, e anche lo sballo.Alle 05:30, le sirene continuano, equesta volta è anche peggio: mac-chine accartocciate, ambulanze, di-sperazione reale. Quando arrivanoal limite più estremo, i ragazzi simettono al volante, per andare ingiro gridando dalle macchine cori ocanzoni, con la bottiglia in mano chenon manca mai. Ma chi guida inquelle condizioni non vede la strada,riesce solo a mettere il piede sull’ac-celeratore; così l’auto si schianta. Ilrischio di morire è alto, il rischio diferirsi è certo. La notte scura è

Cocktail per una serataa cena con gli amici

Una fotografiache racconta il passatoper i giovani di oggiche cercano lo sballo

bevendo alcolici

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39 | Young | 24 febbraio 2020

ormai alle spalle, e intorno alle05:40, quelli più responsabili nonsanno come affrontare la situazione,così si decidono a chiamare il 118, edelle volte anche il 112. Quei ragazziche a mezzanotte avevano deciso diandare ad una festa solo per il sem-plice gusto di divertirsi, si sono ri-trovati invece su una barella, alleporte dell’ospedale più vicino.Hanno una flebo che somministranelle vene ogni medicinale possibileper svuotare lo stomaco dallo“sballo”. Le infermiere, i dottorisono in preda al panico, i genitorisono lì presenti, si tengono la mano.Nella migliore delle ipotesi si inter-rogano su come educare al meglio ifigli, ma nella peggiore dovranno in-terrogarsi tutta la vita. Quante vitepossono essere stravolte tutte in unasera, in una tipica serata tra ragazzi,a volte ancora bambini. Non pos-siamo infatti trascurare i casi di ra-gazzini di 13-14 anni in coma etilico,

morti per trascorrere una serata daleoni. Secondo alcuni studi il ‘primobicchiere’ viene preso all’età di 11anni, mentre la percentuale più altatra i bevitori si ha nell’età tra i 16-17anni. È stato poi scoperto che ognianno in Italia ci sono 40.000 mortia causa dell’alcol, che provoca ma-lattie, omicidi, incidenti, suicidi.Non sta a noi sentenziare sui colpe-voli di questo fenomeno. Si punta ildito sui genitori, sugli amici, ma laverità è che ognuno è responsabileper se stesso. Si tende anche ad at-tribuire la colpa ai bar e ai baristi,che somministrano alcolici ai mino-renni, e magari fuori dall’orarioconsentito della festa. E’ futile illu-strare cartelli che esibiscono divieti,se poi nessuno rispetta le regole. Cisono stati tanti, fin troppi esempiche hanno insegnato ai ragazzi checi può essere lo sballo anche senzaricorrere a paradisi artificiali. I ra-gazzi devono sapere che l’alcool, il

fumo e la droga creano dipendenzae ci si può divertire anche senza.Non è questa la felicità, soprattuttoquando se ne fa un largo uso. La pa-rola-chiave è stop: quattro lettere,una sillaba, un significato, mille op-portunità.

IN REALTÀ DOVREBBE DOMINARE LACULTURADELLO SBALLOSENZA RICORRERE A PARADISI ARTIFICIALI

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40 | Young | 24 febbraio 2020

La comunitàLgbt è control’omofobia di GIADA DI CONZA

Chi ha un orientamento ses-suale diverso per anni è statoposto ai margini della società.

Ma secondo quali criteri la societàstabilisce cos’è normale, ordinario ecos’è diverso, inusuale? A questadomanda potrei rispondere dicendoche, stando ai parametri correnti, lanormalità risiede dove si adagia lamassa, la grande fetta di cittadini,mentre la diversità comprendequella percentuale tanto discussa.Ma per quale ragione discussa? Parliamo spesso riguardo a comel’essere umano, specialmente in etàadolescenziale, abbia la forte esi-genza di ritrovarsi in qualcosa, iden-tificarsi in una comunità, in ungruppo. La nascita delle comunitàLGBT, si inserisce in questo conte-sto e soprattutto negli ultimi anni,ha rivendicato molti diritti primanegati. Coloro che hanno una prefe-renza sessuale diversa dalla maggio-ranza si sentono spesso discreditatie chiamati con nomignoli davveronon piacevoli; questi appellativi de-nigranti sono sintomo di omofobia,fenomeno che consiste nel disprez-zare ed allontanare gli omosessuali,perché visti come punto di rotturadi un comune “equilibrio” del qualesi dice facciano parte le coppie for-mate da un uomo e una donna, glieterosessuali. L’omofobia, feno-

CHI HA UNORIENTAMENTO

SESSUALE DIVERSO PER ANNI

È STATO MESSO AI MARGINI

DELLA SOCIETÀ

meno largamente diffuso, ha quindicome conseguenza il distacco degliomosessuali dalla “grande fetta”. Acosa si deve questa convinzione con-divisa da molti secondo la qualeamare una persona dello stessosesso sia qualcosa di sbagliato, im-morale, contro natura? Sarebbe op-portuno cercare una rispostabasandosi sul fatto che non si nasceomofobi: lo si diventa in rapportoall’ambiente dal quale siamo circon-dati, in base a quale tipo di educa-zione riceviamo, quali postifrequentiamo, quale tipo di stimoliesterni traiamo. Molto dipende anche dal paese edalla nazione in cui abitiamo: lagiunta regionale dell’Emilia-Roma-gna ha ratificato la legge anti-omo-fobia, una disposizione contro ognidiscriminazione dovuta all’orienta-mento sessuale o all’identità di ge-nere. Questa norma non èassolutamente scontata: nel mondoci sono ancora 69 paesi dove esseregay è fonte di discriminazione o ad-dirittura illecito. “Com’è possibile?Viviamo nel ventunesimo secolo,godiamo delle maggiori comodità etecnologie e scegliere chi amare èancora illegale?”. Nella megalopoliavanzata e all’avanguardia quale èSingapore, le relazioni tra personedello stesso sesso sono punite fino adue anni di carcere, ma solo se lacoppia in questione è formata da

Dal 2016 il Treno della Memoria dedica unodei viaggi ai temi LGBTcon la collaborazione del Coordinamento Torino

Pride e LeA – Liberamente eApertamente, ma anche altri

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41 | Young | 24 febbraio 2020

due uomini. In alcuni paesi del-l’Africa e dell’Asia l’essere omoses-suale, bisessuale o trans vienepunito anche con la pena di morte.Vi sono, però, anche dei lati positivi:nell’ultimo anno e mezzo, per esem-pio, Australia, Austria, Germania eMalta hanno legalmente ricono-sciuto i matrimoni tra persone dellostesso sesso, il che porta a 26 il nu-mero di Paesi nel mondo dove tuttisi possono sposare. Il numero diStati che riconosce le unioni di fattoinvece resta fermo a 27. Così come27 sono i Paesi dove le coppie dellostesso sesso possono adottare unbambino. L’Italia ha compiuto grandi passiavanti se consideriamo che dal 1890sono consentite le attività e le rela-zioni sessuali gay, dal 1982 vi è il di-ritto di cambiare anagraficamentesesso, dal 2001 è permessa la dona-zione di sangue da parte di uominiomosessuali, dal 2003 sono pre-senti delle leggi anti-discrimina-zione sul lavoro e dal 2016 sonolegali le unioni civili. Però questo inogni caso non è abbastanza: pur-troppo in Italia manca ancora unalegge che contrasti gli episodi di

omotransfobia che ancora portanoalla discriminazione di migliaia dipersone, in particolare i giovani. Ildisegno di legge presente è fermo alSenato da più di quattro anni e nonè stato discusso. Lo scopo principaledella norma sarebbe l’introduzionedel reato di discriminazione e istiga-zione all’odio e alla violenza omofo-bica, introducendo pene e sanzioni. Come non fosse abbastanza, moltisportivi e molti cantanti, per pauradi veder finire una carriera che liporta alla ricchezza, timore di subireinsulti e magari essere aggrediti daparte dei fan che non gradirebberovedere il loro idolo esporsi comegay, non si dichiarano. «Il calcio èuno sport virile dove la fisicità contamoltissimo. Cosa accadrebbe se uncalciatore professionista dovessefare coming out? Sarebbe la finedella sua carriera da professioni-sta», dice Luciano Ragusa, presi-dente dell’associazione Lgbt ‘IlGuado’ di Milano. Inoltre non sonoancora consentite le adozioni per lecoppie dello stesso sesso, i matri-moni egualitari, non abbiamo leggianti-discriminazione relative al-l'identità di genere e non sono an-

cora vietate le terapie di conver-sione di minori. È inconcepibilecome un figlio, dopo essersi dichia-rato ai genitori, debba avere il ti-more che questi, se non accettasserobeneil suo essere, potrebbero co-stringerlo a fare delle terapie per“correggere la sua condizione” e percercare di convincerlo che “è tuttofrutto della sua mente”, “è solo unafase, passerà”. Purtroppo, vi sono addirittura casidi bullismo, cyber bullismo o vio-lenza verbale e fisica: come nel re-cente caso di Sandro, ragazzo diPozzallo di 28 anni aggredito da ungruppo di 6 ragazzi solo perché gay.“Muto frocio di merda” e seguonocalci, pugni, spintoni fino a frattu-rargli il setto nasale e lasciarlo aterra per dieci minuti senza assi-stenza. Un’altra storia è quella diGiulia Ventura, ragazza lesbica ditrent'anni, presa a calci e pugni daun paio di ragazzi la sera di un mer-coledì a Potenza. Gli aggressori: "Lepersone come te devono morire,vuoi fare il maschio? E mo ti facciovede come abbuscano i maschi". Ri-sultato? Il volto tumefatto e il settonasale rotto.

IN ALCUNIPAESI DELL’AFRICA E DELL’ASIAVIENE PUNITA CON LA PENA DI MORTELA DIVERSITÀ

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42 | Young | 24 febbraio 2020

Raffaello Sanzio,e la sua bellezza immortale...di VITTORIA MERCADANTE

Il 2020: l'anno "raffaellesco".L'Italia, dopo Leonardo DaVinci, celebra un'altra delle sue

eccellenze artistiche, Raffaello San-zio. Raffaello è il Mozart della pit-tura. “Compose” lo spazio con ritmidolci e armoniosi, una colorata me-lodia concepita da pennellate alate,uno stile inconfondibile, “abba-gliante”, traboccante di serenità eleggerezza. La sua natura squisita siriflette nei dolci lineamenti delle suemadonne, la cui espressione comu-nica un profondo amore maternoverso le piccole creature colte nellaloro tenera innocenza, una madreche protegge il figlio, compimentodi sé stessa. Raffaello dipinge il le-game madre-figlio, cogliendolo intutta la sua preziosa immensità. Ecosì Raffaello concepisce “La Ma-donna del Cardellino”, “La Ma-donna del Belvedere”, “La Madonnadella Seggiola”. A 500 anni dalla suamorte ci prepariamo a celebrare unodei personaggi più illustri del BelPaese da cui abbiamo ereditatol’amore per la bellezza, per l’arte,per i colori e per l’armonia. L’Italiasi prepara a celebrare il grandegenio e i suoi capolavori attraversosvariate mostre in tutto il Paese, daNord a Sud, partendo dalla sua cittànatale, Urbino, passando per Mi-lano, Perugia, Roma, dove si terrà la

A 500 ANNI DALLA SUA

MORTE, IL BEL PAESE SI PREPARA

A VIVIFICAREL’ENORME

CONTRIBUTOCULTURALE E ARTISTICO

DI RAFFAELLO SANZIO,

IL MOZART DELLA PITTURA

ITALIANA

mostra più attesa, che ha già regi-strato un gran numero di preven-dite, dal 5 marzo al 2 giugno pressole Scuderie del Quirinale."Quanto largo e benigno si dimostritalora il cielo nell’accumulare in unapersona sola l’infinite richezze de’suoi tesori e tutte quelle grazie e’ piùrari doni che in lungo spazio ditempo suol compartire fra molti in-dividui, chiaramente poté vedersinel non meno eccellente che gra-zioso Raffael Sanzio da Urbino".Come non ricordare il nome di Raf-faello, al quale la nostra mente af-fianca istintivamente i nomi diLeonardo da Vinci e di Michelan-gelo, la "triade stellare". Michelan-gelo, con il quale ebbe numeroseoccasioni di confronto e di scontro:la tradizione vuole che i due, trapunte di gelosia, provassero l'unonei confronti dell'altro una "cor-diale" antipatia. Nel 1508, per volere di Papa GiulioII, Raffello si trasferì a Roma, e quila contemporanea presenza di Mi-chelangelo generò un'accesa compe-tizione tra i due geni, accomunatidall’ambizione di ricevere un mag-gior numero di incarichi dalla cortepapale. Raffaello, dunque, sola-mente ventenne, rappresentava unagrande concorrenza. Nonostante larivalità, però, l'uno guardava con in-teresse alle opere dell'altro. Sape-vate che Raffaello, nella sua

Raffaello Sanzio (Urbino, 28 marzo o 6 aprile1483 – Roma, 6 aprile 1520)

è stato un pittore e architetto italiano,

tra i più celebri del Rinascimento

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43 | Young | 24 febbraio 2020

magnifica "Scuola di Atene" raffi-gurò i filosofi dell'antica Grecia conle sembianze di alcuni artisti del suotempo? Il giovane genio della pit-tura, inizialmente, non aveva consi-derato Michelangelo e solo in unsecondo momento, colpito dallabravura del rivale che in quel pe-riodo affrescava la Cappella Sistina,comprese che non sarebbe stato giu-sto escluderlo dall'opera, e il suovolto stette ad indicare il filosofoEraclito. Questo è il racconto che ci “nascon-dono” le paresti affrescate delle"Stanze di Raffello" in Vaticano.Quanta bellezza si respirava a Romaall'epoca, aria pervasa da unagrande fecondità culturale. Raffa-

ello è stato tanto per la nostra Italia,il suo volto non sarebbe stato lostesso senza il suo tocco. Egli fuanche colui che seppe cogliere i se-greti celati in un viso, negli occhi deitanti personaggi che rappresentònei suoi numerosi ritratti, “Il ritrattodi Giulio II”, “La fornarina”, unadonna che da secoli, nelle sale delPalazzo Barberini, continua a farparlar di sé, un’enigmatica figurafemminile, il cui sguardo impene-trabile è rimasto sospeso nel tempo. La fornarina, probabilmente figliadi un fornaio che stregò l’animosensibile del pittore, il quale la reseimmortale: quanta vita ci nascon-dono i capolavori di Raffaello, in cuipennellate ed emozioni s’incontrano

in un fragile intreccio. Il linguaggiodi Raffaello si contraddistingueenormemente per il suo tono armo-nioso e“rasserenante”, la sua arte èstata spunto per numerosi artistisuccessivi, quali Manet, Dali, Dela-croix. Possiamo dunque concludereconfermando che le opere di Raffa-ello, a 500 anni dalla sua morte, su-scitano ancora in noi meraviglia eorgoglio: orgoglio perché il nostro èun Paese unico, che non ha eguali,una terra che ha concepito e gene-rato bellezza come nessun’altraterra al mondo. Parlando di bel-lezza, concludiamo ricordando unaltro magnifico anniversario: i 600anni dalla costruzione della Cupoladel Brunelleschi a Firenze, quellaimponente costruzione dalla storiaaffascinante, talmente bella cheanche il cielo la invidia. L’augurioper questo 2020 non è solo la risco-perta di Raffaello, ma della nostrastoria, di tutta la bellezza che ha mo-dellato il nostro Paese che merita diessere osservato da noi con piùamore. Diceva Dostoevskij: “La bel-lezza salverà il mondo”.

IL NUOVO VEN-TENNIO DEL SE-COLO SIPREPARA A CE-LEBRARE LABELLEZZA INTUTTE LE SUEFORME A RI-SCOPRIRE UNITALIA CARICADI MERAVIGLIE

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