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Duomo di Monza Periodico della Parrocchia di San Giovanni Battista in Monza Poste Italiane Spa - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2, DCB Milano il duomo anno LXXXVI - numero 4 numero 4 - maggio 2012 il_duomo maggio(c).qxp:Layout 1 23-05-2012 7:23 Pagina 1

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Duomodi Monza

Periodico della Parrocchia di San Giovanni Battista in MonzaPoste Italiane Spa - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2, DCB Milano

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il duomo

Mentre aspettiamo Papa Benedetto, la famiglia si interroga... [don Silvano Provasi]

Cronaca di Aprile [Sonia Orsi]

Padri assenti? [don Enrico Rossi]

Rendiconto economico 2011 [Consiglio per gli affari economici]

Non solo compiti: il doposcuola in oratorio [Simone Redaelli e Patrizia Barbara]

Famiglia e festa: riunione di famiglia [Elena Borravicchio]

L’altare maggiore del Duomo [Giovanni Confalonieri]

Maria Biffi Levati, la santità vissuta nell’ordinario [Marina Seregni]

L’icona della “Santa famiglia” di Rupnik nel nostro Duomo [Gioia Sorteni]

In cruce pro homine [Marina Seregni]

Gli inni: “Celebrate il Signore..!” [don Raimondo Riva]

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Don Silvano Provasi, don Raimondo Riva, don Enrico Rossi, Simone Redaelli, Patrizia Barbara, Gioia

Sorteni, Elena Borravicchio, Fabio Cavaglià, Giovanni Confalonieri, Sonia Orsi, Marina Seregni.

Un grazie particolare a chi distribuisce “Il duomo”: Carla Baccanti, Simona Becchio, Giorgio Brenna, Gloria

Bruletti, Enrica Calzoni, Roberto Canesi, Rita Fogar, Josetta Grosso, Paola Mariani, Luigi Motta,

Teresina Motta, Andrea Picco, Carla Pini, Annina Putzu, Livio Stucchi, Silvia Stucchi, Chicca Tagliabue,

Marisa Tagliabue, Carla Galimberti, Mariuccia Villa, Bruna Vimercati, Anna Maria Montrasio.

Hanno collaborato

Copertina a cura di Benedetta Caprara

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L’evento che sta caratterizzando il cammino pastorale di quest’anno è ormai alle porte e le tre “parole d’ordine”che hanno animato l’attesa: partecipare – accogliere – aiutare, si stanno concretizzando attraverso intensi e condi-visi momenti e tempi organizzativi. Ma queste tre azioni, che richiamano anche alcune virtù essenziali quali lasolidarietà, l’ospitalità e la generosità, hanno bisogno di essere coniugate anche sul piano della riflessione e del dia-logo perché anche l’incontro con Papa Benedetto non si esaurisca in un evento straordinario e mediatico, senzaperò incidere sulla nostra vita e su quella testimonianza evangelica di cui oggi la nostra società, complessa ed incer-ta, continua a generare ansie, apatie, derive egoistiche e rinnovate contrapposizioni.Ritorniamo sui tre temi che sembrano sintetizzare gli sforzi e le prospettive dei nostri impegni familiari quotidia-ni.Lavoro. Sentiamo continuamente ripetere che occorre urgentemente “costruire un nuovo patto tra le gene-razioni, perché solo con una effettiva solidarietà tra generazioni potremo dare futuro non solo ai giovani, ma atutta la nostra società che sempre più è composta da anziani e ”grandi anziani”. Possiamo chiedere alla generazio-ne dei padri maggiore solidarietà con la generazione dei figli, e viceversa? Possiamo chiedere alla generazione deipadri di rinegoziare qualche diritto acquisito e sacrosanto e alla generazione dei figli maggiore responsabilità nelfarsi carico della generazione delle madri e dei padri a proposito del loro futuro, della loro anzianità?”(Tettamanzi). E’ vero che i patti si elaborano e si definiscono ai “piani alti” della società e della politica, ma giànella quotidianità della vita familiare è possibile operare perché il rapporto tra possesso e dono, consumo e previ-denza, lavoro e riposo, curarsi e curare, realizzarsi e fare spazio... si modelli e si concretizzi sempre a misura dellepersone, delle reali risorse e di quel bene personale e comune che non può mai essere disgiunto dall’egoismo e dallamancanza di saggezza o miopia progettuale, spesso generata dalla mancanza d’amore.Festa. La contrapposizione odierna, su questo tema, si sintetizza sul dilemma “sì/no’’ alle aperture domeni-cali dei negozi. Il vescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzolato così ha espresso il suo pensiero: ‘’Capiscoche la crisi dà delle urgenze, ma credo sia importante che l’urgenza non abbia sempre il sopravvento perché alcu-ne scelte possono poi rivelarsi dannose a medio e lungo termine. Quindi l’invito nostro è quello di trovare solu-zioni che però tengano conto che la tradizione del ritmo lavoro-festa è una tradizione molto saggia che la Chiesaha contribuito ad affermare sul nostro territorio”. Quest’anno abbiamo più volte affrontato il tema del rapportotra lavoro e festa, soprattutto nel suo coinvolgimento della vita familiare. Ma con frequenza è emerso il fatto piùradicale della nostra diffusa incapacità a vivere la “festa cristiana”, perché si è forse incrinato o spezzato il rappor-to tra fede e festa, tra spiritualità e riposo, tra tempo libero e gratuità. Papa Benedetto certamente ci aiuterà a rin-saldare tale rapporto.Educazione e Vangelo. L’eclissi del senso di Dio rischia di offuscare anche la dimensione dell’inte-riorità della persona, presupposto essenziale per la costruzione e la formazione della sua identità, in un con-testo in cui le scoperte scientifiche, le migrazioni dei popoli, il dialogo tra le generazioni, divenuto sempre piùdifficile, ci costringono a un confronto con un orizzonte complesso e frammentato. Viviamo in un tempo nel quale,più che mai, il compito educativo deve essere collocato al primo posto. Non ci sono altre cose più importanti dafare. Da qui nasce la necessità, più volte richiamata, di stringere, con urgenza e sapienza, “alleanze educative” tragenitori, insegnanti, parrocchie, enti locali per incontrare i ragazzi ed i giovani in tutte le fasi della loro crescita.Essi hanno bisogno (ma anche noi adulti) di “vedere il cristianesimo”, non solo pensarlo, per professarlo. Soloquando la vita evangelica diventa “segno credibile” e ciò che intende trasmettere ha toccato il cuore ed ha illumi-nato la propria vita, allora diventa anche “traditio fidei”. Se è vero che la fede anima la carità è altrettanto vero chel’incontro con alcune fragilità e bisogni umani che aprono alla carità, diventano anche percorsi concreti e provo-canti d’introduzione alla fede.Anche su questo il Santo Padre avrà qualcosa di originale e di percorribile da comunicarci.

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Lunedi 2 - Nella chiesa San Pietro martireil CCT ha proposto l’ormai tradizional-mente «In cruce pro homine».Quest’anno è stata offerta una meditazio-

ne sul testo della “Via crucis” di MassimoCamisasca. «Il luogo sul quale tu stai èuna terra Santa» è il titolo della meditazio-ne proposta dalle voci di AndreaSoffiantini e Ettore Fiorina. Alberto DeMaestri ha intervallato le diverse stazionicon le strofe dello Stabat Mater ed ha con-cluso con lo stupendo responsorio dellaliturgia ambrosiana del venerdì santoTenebrae factae sunt.

Martedi 3 - La chiesa di S. Maria inStrada si è arricchita di una nuova statuaper la devozione dei fedeli. VincenzoPomponio, membro devoto ed operosodel Terz’ordine Francescano, ha coinvoltodiversi fedeli e frequentatori della chiesadi via Italia che hanno sostenuto congenerosità e fiducia il costo economicodella scultura: una originale statua di S.Francesco. E’ in legno di tiglio, alta cm.132 con una base di cm. 45. E’ stata realiz-zata, interamente a mano, dagli artisti

della ditta Bergland di Ortisei, su disegnotratto da una delle immagini più antichedel santo, penitente, piangente lacrime disangue e con le stimmate che lo unisconoalla passione di Cristo.

Giovedì santo 5 - Le offerte raccoltedurante la celebrazione della S. Messa inCoena Domini (Euro 1.270), sono stateconsegnate all’Arcivescovo per l’operadell’Aiuto Fraterno diocesano.

Venerdì santo 6 - La Via Crucis cittadinaha preso inizio dalla chiesa di S. Biagioverso il Duomo che al termine si è riempi-to di fedeli che hanno ascoltato la medita-zione sul “Cammino della Croce” propo-sta dal giovane sacerdote don RobertoSpreafico, impegnato particolarmentenella pastorale giovanile della comunitàpastorale dell’Ascensione. Le offerte rac-colte, frutto della penitenza e del digiunoquaresimali, quest’anno ammontano aEuro 1.080 e sono state consegnate, comeogni anno, all’ufficio missionario diocesa-no, per sostenere le diverse opere missio-narie. Per la terra santa sono state inveceraccolte Euro 405.

Domenica 8 - Santa Pasqua di Resurrezione.L’uniforme degli Alabardieri ha un nuovolook. Al Pontificale delle ore 10,30 hannopresenziato, come sempre, gli Alabardieridel Duomo, in tale occasione è stata pre-sentata, per la prima volta, ai monzesi, lanuova uniforme del picchetto armatodotata dei nuovi cappelli (feluche) arric-chiti dalla piuma, rossa per le guardie,bianca per il Capo. La decisione di questamodifica è stata pensata a lungo, ma con-fortata dal parere espresso da alcuniesperti nel settore “divise militari” chenon hanno trovato alcun ostacolo o vinco-lo storico su tale modifica, peraltro il cap-

Cronaca di AprileSonia Orsi

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pello del Capo, era già munito, da oltre unsecolo, della piuma bianca, come si evinceda alcune fotografie, stampe e dipinti risa-lenti alla seconda metà dell’ottocento.Inoltre anche l’editto di Maria Teresad’Austria, datato 29/7/1763, pur ponen-do alcuni limiti al modello presentato daiFabbriceri del Duomo di Monza per lenuove divise di cui dotare gli alabardieri,in numero di dodici sotto la direzione diun Capo, non pone alcun limite per il rela-tivo copricapo. Si è anche studiata la sto-ria della Guardia Svizzera del Vaticano esi è riscontrato che, nel corso deisecoli, detta istituzione, più e piùvolte, ha apportato modifiche e tra-sformazioni alla divisa d’ordinanza edi gala. (Simeone Bernasconi)

Domenica 15 - Pur condizionata dalmaltempo, si è svolta anche a Monzala Festa della Famiglia voluta dallaDiocesi in preparazione all’ IncontroMondiale delle Famiglie di fine mag-gio. Pro-mossa dal decanato, ha vistola collaborazione del Comune, dellescuole cattoliche, delle associazionifamigliari riunite nel Forum delleFamiglie e delle cooperative monzesiche da qualche anno danno vita alFestival delle Famiglie. Il program-

ma prevedeva almattino le celebra-zioni eucaristichenelle parrocchie, unmomento di pre-ghiera nel primopomeriggio in Duo-mo, per poi darespazio a occasionidi gioco per bambi-ni e agli stand delleassociazioni, non-ché a un convegnopubblico, tenutosi

presso la Sala del Granaio, durante ilquale Il Forum delle Famiglie e le altreassociazioni hanno sottolineato la grandeconvergenza di tutti attorno alla famigliacome soggetto di fondamentale rilevanzasociale, presentando alla politica, rappre-sentata dall’Assessore alle politiche socia-li, una comune piattaforma di obiettivi.Ha chiuso la giornata il riuscitissimomusical “Questa è la mia banda”, ideato erealizzato dalle compagnie degli oratorimonzesi unitamente al gruppo musicaleNuova Koinè, musical ispirato alla vicen-

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da reale di una famiglia che ha fatto del-l’apertura alla vita la sua regola, vivendo-la fino al punto di meritarsi il premio“Famiglia dell’anno” da parte delPresidente della Repubblica.(Guido Meregalli)

Oggi, i nostri ragazzi che si stanno prepa-rando alla Cresima hanno vissuto unagiornata di preghiera e riflessioni a Contradi Missaglia, guidati da don Alessio edalle catechiste. Quando qualche mese fasiamo andati a visionare la struttura perquesto ritiro avevamo dato per scontantoche il tempo sarebbe stato bello. Il conven-to delle suore a Missaglia è infatti unluogo con prati curatissimi e campi dagioco, ideale per un’orda di ragazzini. Mai piani del Signore sono apparsi diversi edinfatti è caduta una pioggia insistente pertutto il tempo. Nonostante ciò, la giornataè andata benissimo. I ragazzi sono statiincredibilmente attenti alle parole di donAlessio e ai lavori in gruppo e i genitorientusiasti dell’incontro, sempre con donAlessio, svoltosi nel pomeriggio. Il pranzoha avuto luogo in locali piccoli e ovvia-mente affollati dai numerosi adulti pre-senti (lo spazio al chiuso era oggettiva-mente ridotto), ma il clima sereno che si ècreato e l’abbondanza del cibo che ognunoha portato è stata prova della grandegenerosità da parte dei partecipanti.Evidentemente tutto ciò è stata operadello Spirito Santo di cui abbiamo parlatonoi catechiste e che i ragazzi riceverannoil prossimo 12 maggio. (Marzia Brenna)

Giovedì 19 - Si è conclusa la LectioDivina mensile proposta alla cittàdall’Azione Cattolica decanale, nella chie-sa di Santa Maria in Strada. Guidata dadon Gianbattista Biffi, la lectio è ruotataattorno alla figura del discepolo secondo

il vangelo di Marco, testo che nelle primecomunità cristiane veniva letto per interodurante la notte precedente il battesimodei catecumeni, a riprova del suo caratte-re fondativo della vita di fede. La parteci-pazione alla lectio non è stata brillantissi-ma, ma bene fa l’AC decanale a richiama-re ogni anno tutte le parrocchie (è il terzoanno) alla centralità della Parola comebase e verifica della propria condizione dicredenti. Dopo l’estate, la ripartenza.

Venerdì 20 - L‘icona della Sacra Famiglia,elaborata da Marko Ivan Rupnik perl’Incontro Mondiale delle Famiglie e bene-detta dal Papa mercoledì scorso e che, inquesti 2 mesi, pellegrinerà in diocesi, èrimasta nel nostro Duomo per una interasettimana. Molti fedeli e turisti si sono sof-fermati a contemplare quest’opera d’arte ea pregare davanti all’icona, aiutati nellasua lettura, dalle parole del card. EnnioAntonelli, presidente del PontificioConsiglio per la Famiglia.

Sabato 21 - Nell’ospedale S. Gerardo, conuna concelebrazione presieduta dal card.Dionigi Tettamanzi, è stata benedetta lanuova chiesa. Oltre alla chiesa, collocataal piano terra del settore A, la strutturaparrocchiale si sviluppa su circa 800 mq dispazi liturgici e di pertinenza, disegnatidall’arch. Edrisio Bruletti, nostro compar-rocchiano. Si tratta di una sala polifunzio-nale circolare che può accogliere circa 70persone, le residenze per i cappellani e laforesteria per l’ospitalità. Tale opera erastata avviata sei anni fa nell’area inizial-mente pensata, negli anni 70, come AulaMagna. L’iter, ripercorso alla fine dellaliturgia da mons. Peppino Arosio, è statonon privo di ostacoli di ogni genere, nonultimo quello economico.La Curia, il Comune, la Direzione del-

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l’ospedale e leparrocchie dellacittà hanno offer-to il proprio con-tributo e collabo-razione.Ora anche la“famiglia del-l’ospedale” ha lasua dignitosastruttura parroc-chiale e donEgidio ed i cap-pellani suoi col-laboratori posso-no svolgere in modo più consono le attivi-tà e proposte pastorali. Come sempre ilcard. Dionigi ha fatto sentire la sua pater-na vicinanza agli ammalati presenti, alpersonale medico sanitario ed ammini-strativo dell’ospedale nonché a tutti colo-ro che hanno contribuito alla realizzazio-ne dell’opera. (Gloria Bruletti)

Domenica 22 - Ritiro spirituale deiComunicandi a Capizzzone (BG). Siamostati ospitati nella Casa di Soggiorno DonBosco, luogo a noi tutti sconosciuto ma

che, sin da subi-to, ci ha cattura-to; nascosto nelverde, tra i montie tanti alberi conun bellissimopanorama.Nel silenzio del-la natura siamostati facilitati,con i nostri ra-gazzi, al silenzioe alla riflessione.Ci ha accompa-gnati in questa

esperienza don Alessio Albertini, che èriuscito a catturare l’attenzione di tutti,facendo scoprire il senso ed il valore diquesto tempo di preparazione all’incontrocon Gesù Eucaristia. Attraverso il raccon-to di una storia è riuscito a far capire chela vita del cristiano deve essere piena dicolori, di gioia e felicità.Il messaggio che questa esperienza haseminato in noi è stato quello di cercaresempre, in ogni momento della nostragiornata, l’opportunità di vivere con il

sorriso e colorare lanostra vita con la forza ela gioia che il Signore cidona. (Le catechiste)

Domenica 22 - L’ANMIL(Associazione NazionaleMutilati e Invalidi delLavoro) ha celebrato lasua 22ª Giornata Re-gionale partecipandoalla S. Messa delle ore9,30 in Duomo, presiedu-ta da don Silvano.Tale celebrazione è fina-lizzata a testimoniare lapersistente gravità degli

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infortuni per cause di lavoro e a riaffer-mare il costante impegno dell’associa-zione per la sicurezza e la tutela deilavoratori contro i rischi che troppospesso il lavoro comporta.“Expo 2015, zero morti sul lavo-ro” è stato lo slogan di questagiornata è diventi augurio edinvocazione sul quale tutti pos-sano investire energie ed atten-zioni.In questa occasione il nostroDuomo ha offerto il volto dellegrandi occasioni, affollato dairappresentanti dell’ANMIL giun-ti numerosissimi da tutte le pro-vince della Lombardia, con i lorostemmi e stendardi ben in vista.Nell’omelia don Silvano harichiamato come ognuna di que-ste persone porta con sé unagrande ferita fisica ed una feritaancora più profonda nel propriocuore. La loro vita è stata spezza-ta in un tragico momento in cui,svolgendo il proprio lavoro,hanno subito un incidente che li

ha resi invalidi nel corpo(ancora nel 2010 si sonoverificati nella nostra pro-vincia 9000 incidenti sullavoro, una media di 25 algiorno). In questi momentidrammatici, chi è ferito nelcorpo deve rivedere i pro-pri progetti, le proprieaspettative e quelle deipropri cari e riprogettare lavita sua e quella della fami-glia. Un’amica mi ha fattonotare come, nonostante ilnostro Duomo fosse gremi-to di fedeli, ci fosse un gransilenzio durante la celebra-zione. Si percepiva il gran-

de raccoglimento di tutti nel rileggere lapropria vita alla luce della vita donata diGesù, capace di spiegare e ridare sensoanche alla nostre ferite.(Giusi Brambilla)

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Venerdì 27 - La sala “Beato Talamoni”,sede del Cittadino in via Longhi 3 aMonza, era gremita di persone per lapresentazione del nuovo libro di PaolaScaglione: “Unico fine la gloria di Dio”Maria Biffi Levati fondatrice delleMisericordine, promossa dalla Congre-gazione delle Suore Misericordine incollaborazione col Centro CulturaleTalamoni. Ha moderato la serata il Prof.Luigi Trezzi, presidente del CentroCulturale Talamoni. Sono intervenuti ilProf. Edoardo Bressan, dell’Universitàdegli Studi di Macerata, per il quadrostorico di riferimento e la Prof.ssa PaolaScaglione, autrice del libro. La figura diquesta donna nella sua semplicità e san-tità di vita ha attratto molti; era rappre-sentata tutta la popolazione. Presenti leSuore Misericordine, autorità civili, poli-tiche e religiose, uomini e donne di cul-tura, professionisti, gente semplice, gio-vani, adulti, anziani, laici, famiglie,sacerdoti e religiose, cittadini monzesi erappresentanti delle comunità locali

dove operano le Suore Misericordine, aLissone, Lecco, Bellano, Cosenza.(Suor Paola)

Domenica 29 - Alla presenza delleAutorità civili e religiose, è stata ufficial-mente riaperta al pubblico via Gerardodei Tintori.I lavori di riqualificazione hanno davve-ro cambiato il volto a questa via, postain pieno centro cittadino ed all’area anti-stante l’Oasi di San Gerardo. La pavi-mentazione è stata realizzata con cubet-ti di porfido e materiali lapidei. È statacreata una passerella pedonale, affaccia-ta sul Lambro ed arricchita dall’alter-nanza di panchine e di aiuole. Neglispazi verdi della piazzetta sono statipiantati alcuni gelsi secolari chedanno al luogo un’atmosfera quasibucolica. Già numerosi sono i passantiche hanno riscoperto il piacere di unapasseggiata lungo il fiume e di unasosta sulle comode panchine.(Franco Grosso)

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Leggevo in un periodico (editoriale del-l’inserto mensile di Avvenire, Noi Genitorie Figli, marzo 2012): “Ancora una volta, inuna analisi di alto profilo scientifico presentataqualche giorno fa alla Università La Bicocca diMilano, noi maschi latini finiamo triste-mente all’angolo, confusi e incerti nell’ac-compagnare alla crescita e nel provvedereall’accudimento dei figli; ma anche sfuggenti,invisibili e pasticcioni in tutta la complessagalassia delle faccende domestiche”. Certo ungiudizio poco carino e tratto da una anali-si “di alto profilo scientifico”. Io non ho iltesto del prodotto dell’Università Bicocca,ma l’Autore (Luciano Moia) citava anchel’Istat dove risulta che le donne italianesono al primo posto in Europa per il tempoquotidiano dedicato al lavoro familiare e,inevitabilmente, noi uomini chiudiamo laclassifica.Possiamo chiederci se la “paternità” è incrisi, quali sono le cause e quali i rimedi;perché, se si prolungasse un quadro cosìfatto, certo l’educazione dei nuovi è sbilan-ciata e l’assenza del padre compromette-rebbe la vera famiglia. Va premesso che lacoppia, nella rivelazione biblica, risultapari e simmetrica: “Dio creò l’uomo a suaimmagine, ad immagine di Dio lo creò; maschioe femmina li creò” (Genesi 1,17). Questa è la“natura” voluta da Dio che nella storiadelle culture può essere variamente decli-nata, mai falsata. La Famiglia risulta cosìun portato di natura e di cultura.Nei miei anni ho visto (anche per lamemoria trasmessa da due generazioniprecedenti: nonna e genitori) un passaggiodi cultura e di assetto nella coppia e dun-que nella famiglia. Un tempo (siamo allafine dell’ ‘800 ed ai primi decenni del ‘900)la famiglia era quasi patriarcale, prolenumerosa ed il padre (regiù - reggitore) lafaceva da padrone; non si degnava, adesempio, di pranzare con gli altri di casa,andava all’osteria; spesso la moglie dava

del “voi” non del “tu” al marito. La pre-senza dell’uomo era indiscutibile, le suesentenze inappellabili così che figli e figliedovevano attenersi alla disciplina che il“regiù” dettava: per le spese, il lavoro, lascolarità e, (a volte da noi, più spesso nelmeridione d’Italia) anche per le scelte libe-re della vita, come il matrimonio. Già allo-ra però il padre dava ordini, ma non accu-diva: il peso, prima nel grembo e poi delcrescere gravava già tutto sulla donna.Qualche anziano monzese si ricorderà(parlo degli anni ’60 del secolo scorso) diuna donna che vendeva fiori di stagione,uova, forme di stracchino ed altro, fuoridella chiesa di S. Maria in strada; quellaera una mamma ancora sotto il reggitore emi confidava che non aveva un soldo dicui disporre sicché scendeva (a piedi) da“La Roncola” a Ponte S. Pietro, prendeva iltreno e si fermava a Monza; offriva lepoche cose per accontentare qualche desi-derio dei numerosi figli che non riceveva-no la “paghetta” dal padre-padrone.Quella persona mi è rimasta in mente per-ché testimone di un passato.Con la rivoluzione industriale che ha fattopassare il vecchio statico mondo contadinoa nuovi ritmi di vita e di presenza in fami-glia, dopo due grandi guerre, sorti i movi-menti femministi, aperto il mondo locale aquello globale, siamo in un’altra cultura.Un profano in scienze sociologiche, comeme, può chiedersi quali siano i segnimacroscopici del cambiamento in atto equali ancora le eredità del passato. Su que-sto secondo punto, ossia l’eredità del pas-sato, non c’è dubbio perché i bisogni pri-mari ed affettivi dei figli sono tendenzial-mente ancora delegati alla madre. E’ cam-biato invece il ruolo paterno perché esso,invece di essere punto primo ed ultimo diriferimento, tolta l’aureola severa che nonlasciava discutere, ora è in crisi; crisi afronte della moglie (mi è capitato di legge-

Padri assenti?

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re una perizia psicologica ordinata d’uffi-cio dove l’esperto definiva il marito mag-giordomo della donna che aveva sposato) ecrisi di fronte ai figli in crescita, perchéassente. Dopo una giornata di lavoro stres-sante in ufficio o in fabbrica, perché adimperare è la legge del profitto e dunquel’acceleratore è premuto fino a spremeretutte le energie psichiche e fisiche dell’ad-detto, quando l’uomo torna a casa spessonon vuole “noie”, bisogna lasciarlo stare,non gli si può confidare nulla e la sua pre-senza si riduce a quella di provvedere ilnecessario da vivere. Mi direte che sonocasi estremi, ma sono frequenti, fin troppo.D’altro canto anche la madre lavora, malavora doppio perché oltre alla fabbrica oall’ufficio dove c’è “parità” con i maschi,ha sulle spalle il peso della famiglia. Afarne le spese, se non si cambiano i fattori,sono prima di tutto i genitori medesimiperché è sbilanciata la loro relazione ed illoro apporto; e poi sono i figli perchérimangono con un solo interlocutore, lamadre, se resiste.Ho letto invece che il bambino, quandoancora è nel grembo materno, sta sempreattento a due rumori: uno monotono e l’al-tro variabile. Il primo è il rumore del cuorematerno che pompa instancabile e ripetiti-vo, l’altro è il brusio dell’ambiente, le vocinella stanza; e se tra queste voci ce n’è unache si ripete, il feto impara a riconoscerla.La voce che si ripete è la voce del padre sevive con la madre in attesa. Hanno perfinoosservato con l’ecosonda che, se il padre siarrabbia d’improvviso ed alza la voceminacciosa, il cuore del nascituro accelera:ha paura. Allora la paternità è accompa-gnamento, non solo fecondità; essa stabili-sce già nel tempo prenatale una relazionecon il figlio e ben vediamo che il bimbo staquieto nelle braccia del papà come in quel-le della mamma, non invece in braccio adestranei. Poi, nell’infanzia, il bambino

vede i due genitori come un insieme, den-tro un cerchio entrambi ed a questo cer-chio è legato con un solo trattino; il picco-lo distingue i due nelle sembianze, nelvestito, nella voce (basta vedere i primidisegni che ne fanno alla scuola materna),ma per lui sono una unità. Più in là, nelprocesso di comprensione della propriaidentità, il rapporto filiale rimane ancoraunico.Ho udito molti anni fa il prof. Anconadell’Università Cattolica affermare unacosa esatta (anche se non appartenente allescienze “esatte”) ossia che ad educare non èil padre o la madre, bensì il rapporto che esistetra il padre e la madre.E’ il recupero di questo rapporto che deve“stanare” i padri detti assenti, senzaindurli ad un comodo, estemporaneo,autoritarismo. Le parole vincenti sono,nell’attuale mondo di cose, reciprocità econdivisione.Esse suppongono un apporto specifico,insostituibile, dell’uno e dell’altra (i padrinon devono diventare “mammi” e lamoglie non deve prevaricare sul marito)ma esigono un dialogo continuo, un con-fronto, un aiuto: in casa e fuori, per il neo-nato come per il ragazzo che cresce. Nellasocietà di oggi, a fronte di inveterati pre-giudizi, sul fronte educativo come nellacura domestica, non devono esserci impe-gni o compiti ai quali il padre si deve sot-trarre (o la madre escluderlo) quasi perstatuto identitario. “Serve disponibilità,generosità, dono senza riserve, senzaangoli oscuri o momenti di vuoto”; cosìconclude l’Autore citato sopra. A benvedere non è che la messa in pratica del-l’amore coniugale come il ConcilioVaticano II insegna: un amore che “andan-do da persona a persona, abbraccia tutti i benidella persona”. E’ questo rapporto, questoversarsi l’uno nell’altro, a fare dei due unavita sola ed una sola riuscita missione.

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Rendiconto Economico 2011

Consiglio per gli affari economici

Il 27 marzo 2012 si è riunito il Consiglio per gli Affari Economici della Parrocchia e haesaminato il bilancio consuntivo per il 2011. Come di consueto diamo qui di seguito idati economici più significativi dividendoli nelle tre principali aree di attività.

ATTIVITA’ ORDINARIA.Entrate. Le entrate ordinarie sono state pari ad €. 656.055, così suddivise:a. Offerte €. 297.846 (per le Ss. Messe €. 139.600; per celebrazioni liturgiche €. 18.020;ceri votivi €. 94.399; offerte Natale, Avvento, Quaresima e visita alle famiglie €. 13.415.Genericamente per la Parrocchia €. 32.412).b. Proventi vari €. 128.966 (dalle attività dell’Oratorio €. 52.724, dal GruppoMissionario €. 40.300, da altre iniziative caritative €. 14.165, dagli abbonamenti a “ilDuomo”€. 5.922. Contributi Enti pubblici €. 1.200, contributo Diocesano e di privati €.9.781 e altri proventi €. 4.874.)c. Affitti €. 229.243

Uscite Si possono riassumere in due capitoli: le spese necessarie per il normalefunzionamento ed il mantenimento della Parrocchia e le spese per le iniziative caritative,per un totale di €. 648.145.a. Spese correnti €. 514.620 (di cui €. 40.667 per il culto; €. 52.724 per l’attività del-l’oratorio; €. 70.868. per le utenze, pulizia, materiale di consumo; €. 254.708 perpersonale e integrazioni ai sacerdoti; €. 83.881 per manutenzioni ordinarie e assicura-zioni; €. 11.772 per la stampa e pubblicazione dell’Informatore Parrocchiale)Il nostro informatore parrocchiale “Il Duomo” non ha, purtroppo, raccolto offerte perl’abbonamento sufficienti a coprire i costi, nonostante le iniziative volte a contenere lespese di consegna e le offerte addizionali da parte dei parrocchiani. Con l’occasione rin-noviamo il nostro grazie a tutti coloro che hanno sostenuto la pubblicazione.b. Erogazioni a fini caritativi € 82.750 (alle Missioni € 40.300; al Fondo Famiglia elavoro € 12.500; per altre iniziative di solidarietà € 25.450; interventi per le zone dipovertà ed emergenze 4.500).Ricordiamo tra le attività caritative, che non rientrano in questo rendiconto ma che meri-tano sicuramente un cenno, vi sono quelle tradizionalmente svolte dalla San Vincenzo edal Centro Aiuto alla Vita, associazioni che lavorano autonomamente e svolgono la loroazione di solidarietà in città grazie al contributo di numerosi volontari.Inoltre sono state sostenute imposte, tasse ed oneri bancari per € 50.775, di cui €. 15.100per ICI.Sbilancio Entrate-UsciteLa differenza tra entrate e uscite nel 2011 è stata di + €. 7.910.

ATTIVITA’ EXTRA PARROCCHIALISono comprese tutte le iniziative a carattere generale o diocesano, che costituiscono uncapitolo a parte rispetto al rendiconto parrocchiale, come, ad esempio, la Carità del Papa,le raccolte per le Missioni, l’Università Cattolica, il Seminario, il quotidiano cattolicoAvvenire. L’ammontare raccolto è stato pari a €. 15.188 ed è stato versato agli interes-sati.

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GRANDI OPERELo scorso anno, abbiamo dato conto del significativo esborso per l’acquisizione dell’im-mobile della Compagnia di S.Orsola. Quest’anno è stato versato il saldo di €. 300 000.La parrocchia ha fronteggiato l’intero esborso utilizzando parte delle proprie disponibi-lità, ma anche facendo ricorso ad un finanziamento bancario il cui saldo al 31.12.2011era di €878.111 che dovrà essere rimborsato nei prossimi anni. Il costo dell’indebita-mento ha comportato oneri finanziari a carico del 2011 per €. 19.566.Nell’anno è stato perfezionata la cessione del diritto di superficie della proprietà divia Italia. L’operazione ha consentito di incassare un acconto di € 250 000 mentre ilsaldo della cessione, garantito da fidejussione bancaria, sarà realizzato entro il 30 giugno2014.Complessivamente i movimenti finanziari descritti hanno comportato nel 2011 un esbor-so netto di - €54.490.

IMPEGNI FUTURIOltre al succitato debito da rimborsare, la parrocchia, come già segnalato lo scorso anno,deve mettere mano ad importanti opere di manutenzione fra le quali l’ultimazione deltetto della chiesa distrettuale di S. Maria in Strada.A quanto sopra si è aggiunta la necessità di affrontare un intervento conservativo urgen-te della facciata del Duomo. Allo stato attuale non è possibile ipotizzare il costo delrestauro. La valutazione precisa dell’onere dell’intervento, per il quale abbiamo potutocoinvolgere il Direttore della Fabbrica del Duomo di Milano, l’arch. Benigno Morling,non è stata ancora determinata. Dalle prime analisi dei costi non dovrebbe comunqueessere inferiore a € 800.000.In virtù di questo impegnativo onere, dallo scorso autunno la parrocchia ha deciso chetutte le offerte raccolte in Duomo la prima domenica di ogni mese vengono destinate alfinanziamento del restauro della facciata. E’ stata inoltre promossa una sottoscrizionevolontaria sia rivolta ai privati sia ad enti di servizio ed associazioni per la raccolta deimezzi necessari al restauro della facciata.Cogliamo ora anche questa occasione per invitare a sostenere questo restauro. Nellanavata destra del Duomo è esposta una bacheca che informa sulle modalità con le qualisi potranno versare i contributi. I sostenitori poteranno anche ritirare, a fronte di offertesuperiori a € 50,00, una formella artistica che riproduce la facciata della basilica.Il Consiglio auspica che vi sia il sostegno di Enti pubblici e privati ai quali si possaaggiungere anche quello delle aziende, che possono dedurre fiscalmente quanto destina-to alla parrocchia sino al 2% degli utili (Dpr 22.12.68. n. 917 del Testo Unico delleImposte sul Reddito).

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Non solo compiti:il doposcuola in oratorioSimone Redaelli e Patrizia Barbara

Per il terzo anno consecutivo il nostrooratorio organizza un’attività di suppor-to allo studio per i ragazzi della scuolasecondaria di primo grado. Dal mese diottobre, con un po’ di ritardo rispettoagli altri anni per il passaggio di conse-gne da Luigi a Simone, il servizio èripreso. Una decina di ragazzi dagli 11 ai14 anni, alcuni di loro ormai seguiti perl’intera durata del triennio, hanno trova-to un luogo accogliente in cui studiare incompagnia di coetanei e di giovani edu-catori, sempre sotto la supervisione di unadulto.Quest’anno gli educatori sono davverogiovani, ma ciò non può che essere posi-tivo, sia per loro stessi che per chi habisogno di un supporto nei compiti. Lagenerosità che mostrano in questo servi-zio e il desiderio di donare il tempo pervenire incontro a un bisogno dell’altro, li

fa vivere nell’imitazione di Cristo che èesempio supremo della capacità di acco-gliere la condizione di uomo per rispon-dere al bisogno di salvezza di ognuno dinoi.I ragazzi creano sicuramente con i giova-ni educatori un rapporto più diretto e

avvertono nel tempo la consapevolezzadella gratuità di ciò che viene loro dona-to.Il doposcuola è iniziato come “opera”della parrocchia del Duomo, ma ciò nonha impedito che risorse esterne arricchis-sero il numero di volontari.Un ringraziamento va ai giovani del-l’oratorio e ai ragazzi di GS, che da treanni collaborano per la riuscita di questainiziativa. È comunque auspicabile che,per riuscire a seguire un sempre maggiornumero di studenti, si facciano avantiforze nuove, magari anche tra gli adulti,disposte a dedicare a questa attività unpomeriggio alla settimana.Per testimoniare l’importanza di questaproposta, sia per chi dona che per chiriceve, riportiamo le parole di chi stavivendo direttamente questa esperienza.“Io frequento il doposcuola, così mi pos-

sono aiutare a fare icompiti e a capirli. Èmolto utile per le perso-ne che sono in difficoltàcon la scuola, sia perl’andamento scolastico,sia per fare più amicizie.Fa piacere capire quelloche fai, prendere beivoti a scuola e fare icompiti insieme ad altrepersone, anche se avolte alcuni fanno con-fusione ” scrive Desiree,13 anni, parlando deipomeriggi passati a stu-diare in oratorio.“Mi diverto molto

quando vengo al doposcuola perchépasso il tempo con i miei amici, e i ragaz-zi che ci seguono mi aiutano volentieri ebene. Quando torno a casa mi possotranquillamente rilassare perché non hopiù il pensiero dei compiti” scriveFederico, 12 anni, evidenziando bene la

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caratteristica di questoservizio, che non è limita-to ad un interesse unica-mente didattico, ma chevuol dare grande rilevan-za anche alla socializza-zione.“Penso che il doposcuolami sia utile perché vengoaiutata nei compiti emiglioro il rendimentoscolastico, e intanto midiverto, avendo buonirapporti sia con chi prestaservizio che con i compa-gni” scrive Aurora, 13anni.Ma, come è facile immagi-nare, l’esperienza non è priva di difficol-tà, come ci spiega Nicolò, 12 anni: “Iotrovo che il doposcuola sia una buonaidea, però a volte ci si distrae troppo ealcuni educatori non riescono sempre atener a bada i ragazzi quando si sfoga-no”.Anche ai giovani, a volte giovanissimi,volontari è stato chiesto di esprimersisul significato e sui risultati di questoservizio, a cominciare proprio da chi è,per età, più vicino ai ragazzi stessi:“Iniziare alla nostra età esperienze divolontariato ci aiuta a crescere avvici-nandoci al mondo adulto” scriveMariachiara, “i ragazzi sono simpatici, avolte un po’ troppo esuberanti, ma è nor-male e ci facciamo anche noi molte risa-te. Se poi prendono bei voti in qualcosain cui li ho aiutati sono molto soddisfat-ta!”.“Il doposcuola è molto utile, sia per iragazzi, che hanno un momento dedica-to allo studio e al ripasso, sia per noi, cherispolveriamo la memoria e che ciresponsabilizziamo. L’aspetto più diffici-le è certamente non farli deconcentrare”scrive Beatrice.

Torna quindi il problema della concen-trazione sfuggente, unita però al piacerenell’aiutare, anche nelle parole diRiccardo: “Una grande soddisfazioneviene quando il ragazzo che segui tiascolta.La difficoltà più grande è nel riuscire afarli appassionare allo studio”; e in quel-le di Pietro, di anni 18: “Senza dubbio nonè sempre facile catturare l’attenzione etrasmettere loro qualcosa, ma è unagrande soddisfazione vedere come, pianpiano, imparino un metodo di studiovalido”.Infine la parola a Lorenzo, di 26 anni:“Prestare servizio al doposcuola signifi-ca confrontarmi con un punto di vistadiverso dal mio. Ho scelto di farlo perimparare insegnando”.Tra fatica e gratificazioni, dunque, il ser-vizio prosegue.Il proposito è quello di riuscire ad atti-varlo anche per il prossimo anno scola-stico, sia come proposta educativa per ivolontari sia come risposta a un bisognodi alcuni studenti. Lo scopo è per tuttiquello di imparare che la legge dell’esi-stenza è la gratuità, a imitazione di Gesùdi Nazareth.

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Il quadro di Frédéric Bazille(Montpellier, 1841 – Beaune-la-Rolande,1870) Riunione di famiglia, del 1867, cistimola a riflettere sul senso della festa.Le ultime tre catechesi preparatoriedell’Incontro Mondiale delle Famiglie diMilano, vertono proprio su questo tema,in rapporto alle tre dimensioni principa-li della persona: la famiglia, Dio, lacomunità.Nel dipinto, Bazille, influenzato daDelacroix e amico di Renoir, Monet eSisley, ritrae dieci dei suoi parenti piùstretti sulla terrazza della villa di fami-glia di Méric.L’ombra dell’albero sotto il quale sisvolge la scena attenua i colori intensidella campagna e del cielo; la luce giocaun ruolo fondamentale nella grandetela, ambientata nella natura meridiona-le tanto cara al pittore.Con l’escamotage dell’ombra egli riesce

a ritrarre con precisione i personaggi ead armonizzare le figure umane e il pae-saggio. Lo stesso autore si trova nel qua-dro: è la prima figura in piedi sulla sini-stra.La famiglia ritratta sembra una famigliavera, colta in un momento di riposo,magari una domenica pomeriggio. Lacoppia sulla sinistra sembra una coppiaresa stabile dal tempo, i loro sguardihanno direzioni diverse, apparentemen-te assorto nei suoi pensieri l’uomo, piùrivolta all’osservatore, più aperta all’“altro” la donna; sembrano tuttavia“riposare” in questi atteggiamenti,diversi ma affiancati, reciprocamenterassicurati dalla presenza dell’altro.Le ragazzine sulla destra sembrano unpo’ curiose, un po’ annoiate, come spes-so avviene nelle “riunioni di famiglia”.La ragazza in primo piano, voltata sullasedia a scrutare oltre il quadro sembra

Famiglia e festa:riunione di famigliaElena Borravicchio

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l’immagine della giovane desiderosa ditrovare la sua strada, di cercare la veritàdella vita.Nel nostro tempo stritolato dai ritmi dilavoro e di svago, anch’essi divenutistressanti, le catechesi pongo-no l’accento sul tempo intesocome spazio di respiro, diriposo, di distensione insie-me alle persone care. Il dipin-to ci restituisce un’atmosferarilassata, molto composta,molto elegante, tipica del-l’epoca ma anche autentica.“L’uomo moderno ha creatoil tempo libero e ha perso ilsenso della festa. Bisognaricuperare il senso della festa,e in particolare della domeni-ca, come «un tempo per l’uo-mo», anzi un «tempo per lafamiglia».Ritrovare il cuore della festa èdecisivo anche per umaniz-zare il lavoro, per dargli unsignificato che non lo riducaa essere una risposta al biso-gno, ma lo apra alla relazionee alla condivisione” ci sugge-risce la catechesi: La festatempo per la famiglia.Le esigenze del lavoro, dettate dallanecessità, ma spesso anche da un habi-tus errato, tendono sempre più a soffo-care il cosidetto “tempo libero” e a sacri-ficare così il tempo privilegiato dellerelazioni spontanee, affettive.Nel settimo giorno Dio si riposò e il suoriposo fu contemplare la bellezza delcreato.Non fu, evidentemente, riposo vuoto,riposo esausto, sterile, ma fu fecondo,gioioso. L’uomo, immagine e somiglian-za di Dio, è chiamato alla stessa espe-rienza. “Invece del riposo, si privilegia il

divertimento, la fuga dalle città, e ciòinfluisce sulla famiglia, soprattutto seha figli adolescenti e giovani. Essa faticaa trovare un momento domestico diserenità e di vicinanza. La domenica

perde la dimensione familiare: è vissutapiù come un tempo «individuale» checome uno spazio «comune» dice ancorala catechesi. «Non è tanto Israele che hacustodito il sabato, – è stato detto – ma èil sabato che ha custodito Israele». Così,anche la domenica cristiana custodiscela famiglia e la comunità cristiana che lacelebra, perché apre all’incontro con ilmistero santo di Dio e rinnova le rela-zioni familiari”.Le famiglie cristiane rischiarano con laluce eucaristica le loro relazioni amica-li e famigliari: “nella domenica la fami-glia trova il centro della settimana, il

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giorno che custodisce la sua vita quoti-diana.Ciò avviene quando la famiglia sidomanda: possiamo incontrare insiemeil mistero di Dio? Nella sua semplicità,la celebrazione lascia che il «mistero» diDio ci venga incontro.Il rito mette la famiglia in contatto con lasorgente della vita, la comunione conDio e la comunione fraterna.Anzi, molto di più: il mistero cristiano èla vita nuova di Gesù risorto che si rendepresente nell’assemblea eucaristica” recitala catechesi: La festa tempo per il Signore.La mensa domenicale, come ricordano

anche gli Atti degli Apostoli, è similealla mensa con i propri parenti e amici;la famiglia che fa festa partecipando allaMessa incontra l’Amico per eccellenza,il Signore, e gli permette di orientare lasua direzione: la conduzione del lavoro,degli impegni, delle relazioni e degliequilibri in casa.

L’eucarestia è luce che si propaga, nonsolo è di conforto alle famiglie che laricevono, ma è esempio e modello perl’amore di queste famiglie al loro inter-no e verso le altre famiglie.Gesù, presente nel pane e nel vino, sidona a tutti.Partecipare insieme alla Messa avràtanto più senso quanto più in casa,soprattutto i figli piccoli, vedranno che igenitori riflettono sulla Parola ascolta-ta e si sforzano quotidianamente divivere la carità.“La famiglia, lungo la settimana, vieneincontro ai bisogni di ogni giorno, ma la

vita familiare non può fer-marsi a dare cose e a ese-guire impegni: deve farcrescere il legame tra lepersone, la vita buonanella fede e nella carità.Senza un’esperienza di ser-vizio in casa, senza praticadell’aiuto reciproco e lapartecipazione alle fatichecomuni, difficilmente na-sce un cuore capace diamore.Nella famiglia i figli speri-mentano giorno dopo gior-no l’instancabile dedizionedei genitori e il loro umileservizio, apprendendo dalloro esempio il segreto del-l’amore - si legge nellacatechesi - Quando nellacomunità parrocchiale i

ragazzi e i giovani dovranno allargarel’orizzonte della carità alle altre perso-ne, potranno condividere l’esperienzadi amore e di servizio imparata in casa.L’insegnamento pratico della carità, soprat-tutto nelle famiglie con un unico figlio,dovrà subito aprirsi a piccole o grandiforme di servizio agli altri”.

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Nella liturgia la Basilica monzese segui-va dalle origini il rito romano, collegatoa Teodolinda e Papa Gregorio Magno,con varianti derivate dallo scisma tri-capitolino (cui aderiva Teodolinda) dalquale ha avuto origineil rito “patriarchino”,meno vincolante delcanone romano e di cuiil “canto patriarchino”era espressione diver-sificante rispetto algregoriano. Al riguar-do il libretto pubblica-to a Monza nel 1910, inoccasione del III° cen-tenario della canoniz-zazione di San Carlo,riporta (pag. 44): “Ilpatriarchino era unintreccio di pratiche ecerimonie prese abusiva-mente da altri riti ed erain vigore nel patriarcato di Aquileia, dondeprese il nome. Pare si fosse introdotto aMonza a poco a poco per ismania di novità,dopochè l’Arciprete Raimondo Della Torrevenne promosso vescovo di Como, indi, nel1272 patriarca di Aquileia; e si ritiene abbiapigliato maggior vigore più tardi, nel 1322,quando il Patriarca di Aquileia, PaganoDella Torre, si ricoverò in Monza pressol’Arciprete Lombardo Della Torre, suo paren-te, insieme con l’Arcivescovo di Milano, frateAicarco, e Uberto vescovo di Vercelli, parteg-gianti pei guelfi, per isfuggire all’ira deiVisconti, ghibellini”. È evidente la valen-za politica attribuita al rito adottato.

L’intervento di S. Carlo per uniformareMonza al rito Ambrosiano fallì, maottenne l’eliminazione delle intrusionipatriarchine dai rituali monzesi. I librisacri in uso vennero epurati e si imposeil completo adeguamento al canone

romano, che si uniformava alle disposi-zioni tridentine (è del 1570 l’edizionedel nuovo messale romano fatto da SanPio V). Anche la struttura dell’altaremaggiore si adeguò, esprimendo nella

verticalità la gloria del Santissimo pre-sente nel tabernacolo. Alla fine del ’500troviamo quindi:la scalea centrale, che saliva con 7 gradi-ni alla cappella maggiore ed era delimi-tata dalle balaustre ad U che, come oggi,proteggevano le scale della cripta;il presbiterio ed il coro, sullo stesso livel-lo e disposti sia davanti sia dietro l’alta-re; la prima parte era il “coro senatorio”,riservato a personalità laiche (fabbricieri,autorità pubbliche etc.),l’altare con la mensa consacrati da S.Carlo nel 1580 ed il tabernacolo ligneo,realizzato su disegno del Pellegrini ecompletato nel 1592.

In seguito, secondo le disposizioni dateda S. Carlo nel 1582, si attuarono gra-dualmente altri interventi, in particola-re:la realizzazione di una terza balaustra

L’altare maggiore del DuomoCambiamenti tra XVI e XX secoloGiovanni Confalonieri

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marmorea con cancello, per la separa-zione del “coro senatorio” dal presbite-rio, realizzata nel 1603;l’innalzamento di tre gradini del livellodel presbiterio rispetto al coro senatorio;l’ulteriore innalzamento di 3 gradini del-l’altare maggiore per differenziarlo daglialtari delle altre cappelle absidali (1734).

Nel XVII e XVIII secolo il nostro

Duomo ebbe notevoli trasformazioni siasul piano architettonico (creazione dellevolte abbassate delle navate, arrotonda-mento degli archi acuti, eliminazione delbattistero di Matteo da Campione e tra-sformazione del suo pulpito/evan-gelicatorio, che disturbava la visione del-l’altare maggiore, nell’attuale cantoria…), sia su quello decorativo, (ricoperturao eliminazione degli affreschi gotici peresprimere nel barocco la potenza e la glo-ria dei sacri misteri). Gli ingenti costi perle trasformazioni operate erano resisostenibili da lasciti e contributi di bene-fattori; tra i tanti citiamo: il CanonicoAlessandro Sossago (ricordato da una

grande lapide nera sulla destra dell’excoro senatorio) che alla sua morte(23.08.1661) fece un lascito per l’abbelli-mento dell’Altare Maggiore e l’ArcipreteGiuseppe Antonio Vicini che nel 1761diede disposizioni testamentali aglieredi per rifare il pavimento del presbite-rio, originariamente in cotto, con marmipolicromi (grigio macchiato, giallo, neroe rosso); gli eredi mantennero l’impegno,

ma ne modificarono il dise-gno progettato in quelloche ancor oggi vediamo.

L’intervento più significati-vo fu, alla fine del ‘700, lacostruzione dell’AltareMaggiore di Andrea Ap-piani. Dell’altare preceden-te venne conservata solo lamensa con le reliquie, men-tre vennero realizzati inmarmi pregiati e metalli labase ed il tabernacolo,dando così compimento adun’altra delle disposizionidi S. Carlo.Naturalmente l’espressioneartistica era aggiornata ai

criteri estetici del neoclassico ed il nuovotabernacolo ebbe le forme di un tempiet-to ottagonale con colonne e cupola, conle virtù teologali (Fede, Speranza, Carità)e cardinali (Giustizia, Prudenza,Fortezza, Temperanza) disposte attornoal ciborio, con, sullo sportello, l’episodiobiblico dell’Angelo che porta ad Elia ilpane, evidente rimando Eucaristico.Come il precedente tabernacolo ligneo, ilnuovo altare porta sulla sommità la sta-tua del Risorto con il vessillo della vitto-ria.Per sostenere il nuovo altare, molto piùpesante del precedente, di legno dorato,si rinforzarono (1797) alcune colonne

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dello scurolo. Il nuovo altare, segnata-mente modificato rispetto alla preceden-te consacrazione, fu solennemente bene-detto l’8 Aprile 1798 dall’Arciprete mons.Pietro Gragnola, su mandato del

Vescovo Francesco Bonanomi, e fu dinuovo consacrato solennemente il 1 otto-bre 1889 da mons. Fr. FedericoMascheretti, dopo interventi significatividi restauro.Gli innumerevoli interventi successivinel Duomo, tra rifacimenti dei pavimen-ti, eliminazione di tombe, restauri diaffreschi , interventi sulla facciata, aper-tura di finestre, realizzazione del siste-ma di riscaldamento e altro non appor-tarono modifiche sostanziali all’Altaremaggiore.

I mutamenti recentidell’Altare maggiore

Abbiamo ricordato come fino al 1577 nelnostro duomo il celebrante fosse rivoltoverso il popolo, mentre in seguito lamensa fosse addossata all’altare, con ilsacerdote rivolto verso est, ovvero al

tabernacolo. Così rimase fino alla recen-te riforma conciliare.Nel 1965, lasciando immutato l’insieme,venne realizzata una nuova mensa, inlegno con basamento metallico simile ad

un tronco d’albero,collocata al livellodel coro senatorio.La prima celebrazio-ne post-conciliare, initaliano, si tenne il 7marzo 1965 (primadomenica di quare-sima).Questa sistemazioneoffriva limitati spaziallo svolgimentodelle liturgie solen-ni; venne quindisuperata nel 1977per volontà del-l’Arciprete ErnestoBasadonna e con ilcontributo della

benefattrice Colomba Ravasi (comericorda una piccola targa sul lato dellanuova mensa).Per realizzare la nuova disposizionevenne eliminata la balaustra marmoreadel 1603 e l’anno seguente venne collo-cata nella cappella della Madonna delRosario e del Santissimo, dove è tutt’ora.Rimane visibile l’appoggio della balau-stra tolta, tra la pavimentazione del pre-sbiterio e la battuta del terzo gradinoverso l’ex coro senatorio.Il piano presbiteriale venne prolungatoverso ovest con una piattaforma inlegno, coperta da moquette, sagomataper raccordarsi ai gradini del presbiterio,con un ampliamento in corrispondenzadella nuova mensa, che venne a trovarsinella posizione della balaustra tolta,ovvero del cancello di divisione.La mensa del Borromeo aveva applicato

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anteriormente il paliotto trecentesco diBorgino del Pozzo, che venne tolto e, perun breve periodo, conservato nel museoSerpero; nel 1978 esso venne fissatodavanti al nuovo altare, risultando cosìben visibile e valorizzato.Nel 1983 (anno del CongressoEucaristico e della venuta a Monza diGiovanni Paolo II), venne decisa l’elimi-nazione della mensa antica, per collocar-vi il faldistorio (seggio arcipretale), non-ché l’arretramento dei tre gradini del-l’altare, per rendere più agibile il presbi-terio.In questa fase si mise in evidenza, (comeriporta G. Chichi in MB500 - BibliotecaCivica - pagg. 147,148,155) un voltino inmattoni che sosteneva la mensa consa-crata da S. Carlo e dava accesso ad unanicchia contenente la scatola con le origi-narie reliquie.Queste furono consegnate da mons.

Claudio Fontana, alla lipsanoteca dellaCuria Diocesana dove sono attualmenteconservate in attesa di essere collocatenella mensa definitiva.Demolita e murata la metà anteriore delvoltino ed il resto della struttura di sup-porto, la sagoma rimasta dell’anticamensa venne coperta con un altro pre-zioso paliotto, proveniente dall’altaredella chiesa di San Pietro Martire, allaquale era stato donato (1852) dall’archi-tetto Carlo Amati, fratello del curato donGiacinto e autore del pulpito ligneo delDuomo.Infine, per dare ulteriore agibilità al pre-sbiterio, la piattaforma lignea fu amplia-ta allineando le parti laterali alla sago-matura centrale.Questa è la situazione odierna sullaquale intervenire per eliminarne la pre-carietà. Vedremo in seguito cosa verràrealizzato.

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L’azione caritativa, spesso in passato con-siderata ai margini dell’azione sociale deicattolici rispetto alle opere di tipo sindaca-le e politico è balzata alla ribalta dell’in-contro di venerdì 27 aprile, organizzato incollaborazione dalle suore Misericordine edal Centro Culturale Talamoni, come hasottolineato GianLuigi Trezzi, presidentedello stesso centro. “Serva dei poveri per laGloria di Dio” Maria Biffi Levati, co-fon-datrice delle Misericordine, questo il titolodella serata svoltasi nella sala “BeatoTalamoni “ presso la sede de “Il Cittadino”che ha visto una numerosa ed attenta par-tecipazione. La sala esponeva la mostra su“150 anni di sussidiarietà. Le forze checambiano la storia sono le stesse che cam-biano il cuore dell’uomo”, che proprio ini-zia ben documentando il fiorire di operecaritative anche di laici e il rinascere dicongregazioni religiose.

Edoardo Bressan, monzese docentedell’Università di Macerata, ha fornito ilquadro storico in cui si inserisce la figuradi Maria Biffi Levati. Il ruolo dei laici edelle donne e l’importanza del popolo cri-stiano nella vita della Chiesa emerge congrande chiarezza, come valore aggiuntoche nasce nell’ottocento alla luce della spi-ritualità salesiana (idea di santità in ognistato di vita) che si accompagna a quellagesuitica. Si assiste ad una rinascita dellecongregazioni religiose dopo le soppres-sioni giuseppine e napoleoniche ed allanascita della Pia Unione di Carità eBeneficienza ad opera di due nobildonnemilanesi Teresa Proti Arconati e la sorellaCarolina Proti Durini. Questa opera chenasce sul terreno delle amicizie cristianeriprende l’antica tradizione delle confra-ternite che operavano in ospedale, ma sipreoccupa anche del dopo con le case diaccoglienza, i corsi di formazione profes-sionale femminile, gli oratori... Viene pro-posta una santità accessibile a tutti. Larinascita religiosa porta alla ripresa della

vita religiosa, nuove congragazioni femmi-nili con opere educative ed il ritorno deifrancescani, capuccini... Anche a Monza èun fiorire di oratori per la gioventù e diordini religiosi: Padri Barnabiti, Pavoniani,Canossiane, Suore di Maria Bambina,Preziosine... e di figure carismatiche comeRedolfi, Villoresi, Talamoni, guida autore-vole per la città. L’industrializzazioneporta anche nuove povertà e la necessità diprendersi cura dei più deboli. Nel 1871l’incontro tra l’oggi beato Luigi Talamoni eMaria Biffi, diventa rapporto di guida spi-rituale per 27 anni fino alla morte di Maria,ma anche di amicizia, di compagnia opera-tiva, di azione di carità.

“Unico fine la gloria di Dio”questo il mottodi Maria Biffi Levati, fondatrice delleMisericordine che da titolo al libro scrittodalla giornalista e saggista PaolaScaglione per Le edizioni Ares. Si tratta diuna figura di grande fascino e sorprenden-te attualità, anche se vissuta dal 1835 al1905 e, come ci è stata presentata dall’au-trice, non lascia indifferenti. Maria avevala certezza che anche nella condizione piùdifficile e dolorosa, si può far fruttare lapropria vita per l’eternità.Una madre tenerissima di tre figli, di cuidue morti piccoli, ma al contempo esigen-te col figlio Luigi che diventa sacerdotebarnabita, e che sa allargare la sua materni-tà all’accoglienza ed al soccorso dei malatie dei poveri, con attenzione all’integralitàdella persona.Una donna benestante monzese, animatadalla preghiera e da un amore infinito allaChiesa, che rimasta prematuramentevedova, genera un’opera: la congregazionedelle suore Misericordine oggi presentenon solo in Italia, ma nel Canton Ticino edin Africa. E come ha sottolineato suorAnnalisa, madre generale della congrega-zione, una figura che oggi viene offertacome dono a tutte le famiglie.

Maria Biffi Levati,la santità vissuta nell’ordinarioMarina Seregni

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Un arco ellittico che inquadra la compo-sizione e avvolge la Santa Famiglia diNazareth, posta al centrodella storia della salvezza.Attraverso di essa laSantissima Trinità, rappre-sentata mediante la manodel Padre che sostiene ilfuoco dello Spirito, incontral’umanità.Ai lati di Giuseppe e Mariail paradiso terrestre e la Ge-rusalemme celeste. Cielo eterra si toccano e la salvezzadi Dio investe ogni vivente.È ricchissima di significatisimbolici l’icona ufficiale del VIIIncontro Mondiale delle Famiglie, che èstata consegnata mercoledì 11 aprile,subito prima dell’udienza generale, daBenedetto XVI in persona a mons.Erminio De Scalzi, presidente dellaFondazione Milano Famiglie 2012.

«Cari amici vivete la fede con entusiasmoe preparatevi spiritualmente al prossimoIncontro Mondiale delle Famiglie che siterrà nella vostra città dal 30 maggio al 3giugno.L’icona della Sacra Famiglia sia segno eaiuto nella preparazione all’incontro», hadetto il Papa tra le urla festanti dei 6milaentusiasti ragazzi della nostra diocesi chesi stanno preparando alla loro Pro-fessione diFede.

L’icona, del peso di 60 Kg e delle dimen-sioni di 115X130 cm, è stata realizzata dapadre Marko Ivan Rupnik e sostituiscequella realizzata da Kiko Arguello, il fon-datore del movimento neocatecumenale,che per quasi vent’anni è stata il simbolodei precedenti sei incontri Mondiali(Roma 1994 e 2000; Rio de Janeiro 1997;Manila 2003; Valencia 2006 e Città delMessico 2009).

Dopo l’esposizione nella Basilica diSan’Ambrogio, a Milano, l’icona è arriva-ta anche nel nostro Duomo ed è stataofferta alla nostra venerazione da venerdìpomeriggio, 20 aprile, fino a venerdì matti-na, 27 aprile.

L’icona della “Santa Famiglia”di Rupnik nel nostro DuomoGioia Sorteni

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Durante l’Incontro Mondiale delleFamiglie l’opera verrà esposta al Mico-FieraMilanoCity in occasione delCongresso Teologico Pastorale ed inseguito la Sacra Famiglia verrà portata aBresso sul palco della “Festa delleTestimonianze” e sull’altare della SantaMessa celebrata da Benedetto XVI nellamattinata di domenica 3 giugno per poiessere consegnata alla Diocesi che ospite-rà l’Incontro nel 2015.

Guardando questa meravigliosa icona,rileggendo il cammino che stiamo com-piendo in preparazione all’eventodell’Incontro delle Famiglie, viene inmente il significato che le icone hannosempre avuto nella tradizione ortodos-sa: linguaggio sacro attraverso il qualeDio parla al suo popolo.Oggi, che la famiglia sta vivendo unafase difficile sul piano politico-sociale edeconomico, forse con maggiore forza echiarezza che in epoche passate, la

Famiglia di Nazaret ci invita a guardarecon fiducia al suo modello: famiglia pre-diletta da Dio, come ogni umana fami-glia che sappia aprirsi alla grazia e chericonosca nei suoi legami d’amore, lapresenza dello Spirito Santo. Maria èuna madre, come tutte le madri della sto-ria, che ha ricevuto in dono il suo bambi-no e che ben sa che questo bambino nonè per lei ma per il mondo.Il bimbo che apre il mantello sembravoler sottolineare proprio l’idea che ogninato è chiamato ad una scelta vocazio-nale.I piedi di Gesù Bambino poggiano salda-mente sulle mani di Maria ad indicareche la vita si sviluppa e si rinforza all’in-terno dei legami e dei valori famigliari:da lì è necessario trarre i fondamenti chesostengono e che illuminano.Ma il bambino riceve l’insegnamento peraprirsi al mondo anche dalla parola diDio, rappresentata dal rotolo delVangelo che stringe nella mano destra: la

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famiglia insegna attraverso la fedeltà allaparola di Dio. Dolcissimo è lo sguardodello sposo Giuseppe che volge la testaverso la mano di Dio e contemporanea-mente lo sguardo verso Maria e il suobimbo, a proteggere questo legamed’amore: è l’immagine di un padre pre-muroso che, nel portarsi la mano verso ilcuore, sembra dirci che lo Spirito di Dioè dentro di lui, ma anche, forse, che luipenserà a queste due persone che glistanno particolarmente a cuore perchésono parte della sua stessa vita.La scelta del colore verde del mantello diGiuseppe, come ci dicono gli espertinella simbologia cristiana, rappresenta ilmondo creato, ma a me piace immagina-re che sottolinei anche la speranza chesempre deve accompagnare ogni fami-glia nel suo cammino, a volte difficile efaticoso, come sarà quello di questafamiglia speciale.Lo Spirito Santo discende su Maria e suGesù, ma nel legame d’amore che si è

formato, ancheGiuseppe sentedentro di sé lapresenza di que-sto soffio vitale;credo che av-venga così an-che nelle nostrefamiglie, quan-do la vita ci tra-sforma nel-l’amore di Dio eillumina anchel’esperienza dichi ci ama e con-divide la nostrastrada.Tutti sono indi-spensabili inquesto progettopensato da Dio,

come sono indispensabili in una famigliauna madre che sa accogliere una vitanuova, un bimbo che porta nuova ener-gia in questo mondo, un padre che saproteggere e permettere al bene di mani-festarsi. Di fronte alla serenità e alla paceche questa immagine famigliare diffon-de, nasce spontanea una preghiera per-ché possano tornare a vivere in pacequelle famiglie dove manca la concordia,perché possano ritrovare la tenerezza el’amore le coppie che si sono smarritedimenticandosi di prendersi per mano,perché le nuove famiglie traggano la loroforza da una promessa di eternità; pre-ghiamo anche perché ogni famiglia siaper le altre sostegno spirituale e aiutoconcreto.Dall’esempio della Sacra Famiglia diNazaret nasca nel cuore la certezza chelo Spirito Santo di Dio trasforma in“per sempre” il nostro fragile amoreumano e lo rende energia che superaogni limite.

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In occasione della Settimana Santa il lune-dì sera il Centro Culturale Talamoni pro-pone ormai tradizionalmente una sacrarappresentazione dal titolo “In cruce prohomine”, elaborando ogni anno una propo-sta nuova come occasione di riflessione emeditazione in questa settimana fonda-mentale per ogni cristiano.La serata è realizzata prendendo general-mente spunto od utilizzando brani di opereletterarie, di testi poetici, di canti della tra-dizione e di branimusicali, ma anchepresentando immaginidi opere artistiche.Spesso la proposta èanteprima originaleche poi verrà ripresen-tata in altre località.Anche quest’anno laChiesa di San PietroMartire, con la suasuggestiva cornice, hadato spazio alla realiz-zazione della serata,seguita da un numero-so pubblico, che hapartecipato anche atti-vamente al percorso della Via Crucis, ripe-tendo le invocazioni insieme alla voceguida. “Il luogo sul quale tu stai è una terraSanta” è il titolo della sacra rappresenta-zione che è stata elaborata a partire daltesto della “Via Crucis” di don MassimoCamisasca e corredata da stupende foto delgrande fotografo italiano Elio Ciol, imma-gini relative ad opere artistiche che spazia-no da Giotto a Lorenzetti, da JacopoBassano a Donatello, da Giovanni Antoniode Sacchis a Francesco da Milano, dagliaffreschi di Aquileia a Max Piccini.Proprio queste immagini hanno accompa-gnato tutto lo svolgimento della serata,apparendo sul grande schermo istallato

accanto al palco principale, collocato nellanavata centrale, da cui ha preso iniziol’azione scenica.Massimo Camisasca, sacerdote e scrittore,dal 1985 è superiore della FraternitàSacerdotale dei missionari di San CarloBorromeo, ed è stato intervistato daAndrea Tornelli, al teatro Manzoni, loscorso maggio sul tema della famiglianella prospettiva dell’incontro mondiale“Aiutare la famiglia per educare uomini

liberi”. Nello scegliere il testo diCamisasca il Centro Culturale Talamoni hafatto proprie le sottolineature dell’introdu-zione del testo stesso.“Via Crucis: il cammino di Gesù, libero eobbediente assieme, per compiere fino infondo ciò che il Padre gli ha chiesto pernoi. Vivere ogni venerdì, o quando ci èpossibile, questo itinerario è partecipare adun evento che ci dà la vita e la spiega, per-mettendoci di attraversarla. Itinerario degliocchi, della mente, dell’immaginazione: lavia crucis è tutto questo. Penetrare dentroquello che è accaduto. Nessuna paroladeve sostituirsi al nostro sguardo, allosguardo del nostro cuore, in questo andare

In cruce pro homine

Marina Seregni

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dietro a Gesù che compie il suo camminoverso il Padre. Nella Via Crucis troviamole due grandi forze che conducono, dila-niano e infine unificano la vita: il peccatoe l’amore. Troviamo la lotta tremenda chesi combatte dentro di noi e attorno a noi. Ela fiduciosa speranza di poter parteciparealla vittoria che Cristo ha conseguito.Anche se una comprensibile ritrosia cispinge a star lontani dal cammino dellacroce, il desiderio avverte che non possia-mo essere indifferenti di fronte a questosacrificio nato da un invincibile amore pernoi e che ci ha procurato l’immortalità, laluce, la gioia.Chi vive la Via Crucis entra negli eventi dicui è tessuta nel profondo la nostra vita

quotidiana e la nostra stessa esistenza sullaterra muta, aprendosi alla scoperta del-l’unità della vita che la Passione, Morte eRisurrezione di Gesù hanno realizzato perogni uomo. A differenza del santo Rosario,la Via Crucis non ci parla della flagellazio-ne di Gesù e della corona di spine.Condensa tutto nella condanna.Accompagnerà invece Gesù passo dopopasso, sulla strada verso il Golgota,

seguendo i Vangeli e anche le pie tradizio-ni, là dove il Rosario parla solo di salita alCalvario. Così le due preghiere si integra-no e ci offrono prospettive diverse per starevicini a Gesù nel suo sacrificio. Non si puòvivere la via Crucis senza meditare laSacra Scrittura e senza l’immedesimazionedel cuore che avviene principalmenteattraverso il canto e la preghiera silenzio-sa: senza entrare, insomma, nello sguardodi Maria. Se rimaniamo attaccati a Mariasiamo condotti da lei sulla strada calpesta-ta daGesù, bagnata dal suo sangue, dal suosudore, dalle sue lacrime.”Andrea Soffiantini, attore de Il teatrodegli Incamminati, spostandosi dal palcoal fondo della navata centrale ai quattro

piccoli palchi con scalinatasistemati nelle navate latera-li, al centro ed al fondo diquella centrale, ha comeindicato il cammino cheridisegna la croce e ha pro-posto una versione dramma-tizzata, mantenendo temi estruttura del testo, ma cam-biando in parte la forma deitesti per renderla più comu-nicativa. Particolarmenteintensi i momenti recitati sulpalco al fondo della navatacentrale in cui Soffiantiniparlava col volto rivolto algrande Gesù crocifisso che è

stabilmente collocato sulla parete dellanavata sinistra della chiesa di San PietroMartire. Accanto ad Andrea Soffiantini,Ettore Fiorina, seconda voce recitante, giànota al pubblico cittadino per altre partirecitate in eventi proposti dal CentoCulturale Talamoni, ha proposto brani trat-ti dalle sacre scritture, mentre Alberto DeMaestri con canti tradizionali sulla passio-ne. ha intervallato l’azione scenica.

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L’ammirazione del creato e della stessagrandezza dell’uomo è la lode nel rap-porto personale del tu dell’orante con ilTu di Dio; la lode è l’espressione dellagioia e della beatitudine nel riconosci-mento dei doni di Dio; è anche urgenzaper la convocazione alla celebrazione. Viè un gruppo d’inni che iniziano con unverbo d’invito alla lode e, spesso, conl’enunciazione degli invitati. “Lodate ilnome del Signore, lodatelo, servi del Signore,voi che state nella casa del Signore, negli atridella casa del nostro Dio” (Sl 135,1-2).Convocati alla lode sono innanzitutto ideputati al culto; la sollecitazione è rivol-ta anche a tutti coloro che riconoscono ilSignore: “Lodate, servi del Signore, lodate ilnome del Signore. Sia benedetto il nome delSignore, ora e sempre” (SL 113,1-2). Nonsolo i connazionali del salmista sonochiamati alla lode, bensì tutti: “Lodate ilSignore, popoli tutti, voi tutte, nazioni, date-gli gloria; perché forte è il suo amore per noi ela fedeltà del Signore dura in eterno” (Sl117,1-2). La creazione intera è invitata afare parte del coro: “Lodate il Signore daicieli, lodatelo nell’alto dei cieli. Lodatelo, voitutti, suoi angeli, lodatelo, voi tutte, sueschiere. Lodatelo, sole e luna, lodatelo, voitutte, fulgide stelle. Lodatelo, cieli dei cieli,voi acque al di sopra dei cieli. Lodino tutti ilnome del Signore, perché egli disse e furonocreati. Li ha stabiliti per sempre, ha posto unalegge che non passa. Lodate il Signore dallaterra, mostri marini e voi tutti abissi, fuoco egrandine, neve e nebbia, vento di bufera cheobbedisce alla sua parola, monti e voi tutte,colline, alberi da frutto e tutti voi, cedri, voifiere e tutte le bestie, rettili e uccelli alati. I redella terra e i popoli tutti, i governanti e i giu-dici della terra, i giovani e le fanciulle, i vec-chi insieme ai bambini lodino il nome delSignore: perché solo il suo nome è sublime, lasua gloria risplende sulla terra e nei cieli. Egliha sollevato la potenza del suo popolo. E’

canto di lode per tutti i suoi fedeli, per i figlidi Israele, popolo che egli ama. Alleluia” (Sl148,1-14). Il salmo che chiude il salterionon ha un indirizzo particolare; qui tuttal’orchestra esulta nel lodare il Signore:“Lodatelo con squilli di tromba, lodatelo conarpa e cetra; lodatelo con timpani e danze,lodatelo sulle corde e sui flauti. Lodatelo concembali sonori, lodatelo con cembali squillan-ti; ogni vivente dia lode al Signore. Alleluia”(Sl 150,3-6). L’alleluia finale, che è anchepremessa a molti salmi, è l’esclamazionedella lode di tutti questi inni: h lülû yäh“lodate YHWH (il Signore)!“.L’Israelita proietta sul mondo la visioneche egli ha di se stesso, ma sentendone lasoprannaturale magnificenza non lo divi-nizza, bensì vi scorge l’azione di Dio. “Icieli narrano la gloria di Dio, e l’opera dellesue mani annunzia il firmamento. Il giorno algiorno ne affida il messaggio e la notte allanotte ne trasmette notizia. Non è linguaggioe non sono parole, di cui non si oda il suono.Per tutta la terra si diffonde la loro voce e aiconfini del mondo la loro parola. Là pose unatenda per il sole che esce come sposo dallastanza nuziale, esulta come prode che percor-re la via. Egli sorge da un estremo del cielo ela sua corsa raggiunge l’altro estremo: nullasi sottrae al suo calore. La legge del Signore èperfetta, rinfranca l’anima; la testimonianzadel Signore è verace, rende saggio il semplice.Gli ordini del Signore sono giusti, fanno gioi-re il cuore; i comandi del Signore sono limpi-di, danno luce agli occhi. Il timore del Signoreè puro, dura sempre; i giudizi del Signoresono tutti fedeli e giusti” (Sl 19,1-10). Ilmondo, l’uomo, la storia manifestano lapresenza di Dio: tutto è sua creazione erivelazione della sua misericordia, delsuo amore. Sono, appunto, le opere delsuo amore l’impulso impellente alla lode.“Celebrate il Signore, perché è buono, poichéper sempre è la sua misericordia. Celebrate ilDio degli dèi, poiché per sempre è la sua mise-

Gli inni: “Celebrate il Signore..!”

don Raimondo Riva

il duomo L’angolo del teologo

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ricordia. Celebrate il Signore dei signori, poi-ché per sempre è la sua misericordia. Egli soloha fatto grandi meraviglie, poiché per sempreè la sua misericordia. Ha fatto i cieli consapienza, poiché per sempre è la sua miseri-cordia. Ha fissato la terra sulle acque, poichéper sempre è la sua misericordia. Ha fatto igrandi luminari, poiché per sempre è la suamisericordia. Il sole per il governo del giorno,poiché per sempre è la sua misericordia. Laluna con le stelle per il governo della notte,poiché per sempre è la sua misericordia”(Sl136,1-11). Dio creatore buono e miseri-cordioso è il Signore sovrano della storia,nella quale ha scelto Israele per il suointento di salvezza di tutti; per questasua storia Israele lode Dio in modo parti-colare: “Lodate il Signore e invocate il suonome, proclamate tra i popoli le sue opere.Cantate a lui canti di gioia, meditate tutti isuoi prodigi. Gloriatevi del suo santo nome:gioisca il cuore di chi cerca il Signore. Cercateil Signore e la sua potenza, cercate sempre ilsuo volto. Ricordate le meraviglie che ha com-piute, i suoi prodigi e i giudizi della suabocca: voi stirpe di Abramo, suo servo, figli diGiacobbe, suo eletto. E’ lui il Signore, nostroDio, su tutta la terra i suoi giudizi. Ricordasempre la sua alleanza: parola data per millegenerazioni, l’alleanza stretta con Abramo eil suo giuramento ad Isacco. La stabilì perGiacobbe come legge, come alleanza eternaper Israele: “Ti darò il paese di Cànaan comeeredità a voi toccata in sorte”. Quando eranoin piccolo numero, pochi e forestieri in quellaterra, e passavano di paese in paese, da unregno ad un altro popolo, non permise chealcuno li opprimesse e castigò i re per causaloro: “Non toccate i miei consacrati, non fatealcun male ai miei profeti“. Chiamò la famesopra quella terra e distrusse ogni riserva dipane. Davanti a loro mandò un uomo,Giuseppe, venduto come schiavo. Gli strinse-ro i piedi con ceppi, il ferro gli serrò la gola,finché si avverò la sua predizione e la parola

del Signore gli rese giustizia. Il re mandò ascioglierlo, il capo dei popoli lo fece liberare; lopose signore della sua casa, capo di tutti i suoiaveri, per istruire i capi secondo il suo giudi-zio e insegnare la saggezza agli anziani. EIsraele venne in Egitto, Giacobbe visse nelpaese di Cam come straniero. Dio rese assaifecondo il suo popolo, lo rese più forte dei suoinemici. Mutò il loro cuore e odiarono il suopopolo, contro i suoi servi agirono con ingan-no. Mandò Mosè suo servo e Aronne che siera scelto. Pose in loro le sue parole portento-se, e i suoi prodigi nella terra di Cam” (Sl105,1-27). Sono, poi, ricordate le piaghed’Egitto e la liberazione dalla schiavitùfino all’entrata nella terra promessa. Lalode per questa storia è ripresa nel salmo106, dove l’indefettibile misericordia diDio si manifesta anche per le infedeltàdel popolo nella stessa terra promessa, ela celebrazione delle misericordie passatedispone all’invocazione alla salvezza, sic-ché si possa sempre lodare il Signore:“Salvaci, Signore nostro Dio, e radunaci dallenazioni, perché possiamo lodare il tuo santonome e allietarci della tua lode. Benedetto ilSignore, Dio d’Israele, da sempre e per sem-pre. E dirà tutto il popolo: Amen! Alleluia”(Sl 106,47-48). Anche il salmo litanico135, già citato, ricorda, dopo le operedella creazione, gli interventi salvifici diDio, intercalati dalla ripetuta acclamazio-ne: “perché eterna è la sua misericordia”. Lacelebrazione comunitaria del popolo, chenasce e vive per le differenti opere mise-ricordiose di Dio, manifesta la continuitàdegli interventi divini nella storia unita-ria della salvezza; la lode confidentedispone alle novità sorprendenti del-l’azione misericordiosa di Dio. NelNuovo Testamento continua quella cele-brazione nella comunità della Chiesa diGesù, che è il compimento presente dellastoria della salvezza.

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L’albero della vita

ACCOLTI NELLA NOSTRAACCOLTI NELLA NOSTRACOMUNITCOMUNITÀÀ

Cereda Edoardo MariaCereda Edoardo MariaLorioli ThomasLorioli ThomasMarchetti Camilla AnitaMarchetti Camilla AnitaO’Malley Brigida ElenaO’Malley Brigida ElenaPalmisciano GabrielPalmisciano GabrielPaone Sofia BenedettaPaone Sofia BenedettaTrezzi AndreaTrezzi AndreaValsecchi Vittoria SofiaValsecchi Vittoria SofiaMeregalli Giulia RosaMeregalli Giulia Rosa

HANNO FORMATOHANNO FORMATOUNA NUOVA FAMIGLIAUNA NUOVA FAMIGLIA

Peluso Domenico e Del Medico SilviaPeluso Domenico e Del Medico SilviaMaggi Fabio e Vecchione MonicaMaggi Fabio e Vecchione MonicaSpera Stefano e Ceccon ElenaSpera Stefano e Ceccon Elena

RITORNATI ALLA CASARITORNATI ALLA CASADEL PADREDEL PADRE

Galimberti FelicitaGalimberti FelicitaPozzi EnricaPozzi EnricaCalò MariaCalò Maria

Incontro mondiale delle famiglieIl programma della visita del Papa Benedetto XVI

1 – 3 GIUGNO

VENERDÌ SERAore 19.30 – Benedetto XVI, dopo il discorso in piazza Duomo, assisterà

al Teatro alla Scala a un concerto diretto da Daniel Barenboim.

SABATO MATTINAore 10.00 - in Duomo - Incontro con i sacerdoti, i religiosi e le religiose della Diocesi. ore 11.00 - allo stadio - Incontro con i cresimandiore 17.00 - in Arcivescovado – incontro con le autorità civili della città.ore 20.30 - al Parco Nord di Bresso - Incontro con le famiglie

per la Festa delle testimonianze.

DOMENICA MATTINAore 10.00 - al Parco Nord di Bresso - Santa Messa (momento centrale) ore 12.00 - Angelus.

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Page 32: numero 4 - maggio 2012 ilduomo - duomomonza.it · dell’Aiuto Fraterno diocesano. Venerdì santo 6 - La Via Crucis cittadina ha preso inizio dalla chiesa di S. Biagio verso il Duomo

Autorizzazione del Tribunale di Monza3 settembre 1948 - N. 1547 del Reg.

Direttore responsabile: MICHELE BRAMBILLAEdito da Parrocchia San Giovanni Battista - Monza

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IN CASO DI MANCATO RECAPITO RESTITUIRE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA A PAGARE

IL DIRITTO FISSO DOVUTO

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