AnnoXCIV-numero 5 giugno/luglio 2020 Duomo diMonza …...AnnoXCIV-numero 5 giugno/luglio 2020...

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Anno XCIV - numero 5 giugno/luglio 2020 ilduomo Periodico della Parrocchia di San Giovanni Battista in Monza Poste Italiane Spa - Spedizioni in A.P. - D.L. 353/2003 (conv in L. 27/02/2004 n.46) art 1 comma 2, DCB Milano Duomo diMonza

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Anno XCIV - nnuummeerroo 55 giugno/luglio 2020

iilldduuoommooPeriodico della Parrocchia di San Giovanni Battista in MonzaPoste Italiane Spa - Spedizioni in A.P. - D.L. 353/2003 (conv in L. 27/02/2004 n.46) art 1 comma 2, DCB Milano

DuomodiMonza

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Sommario3

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Hanno collaborato

Rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche e ... [don Silvano Provasi] Cronaca di maggio

I primi segni di vita nuova dopo il Coronavirus [Angelo M. Longoni] Coronavirus: riflessioni di un medico di famiglia [dott. Piergiorgio Nova]

Il S. Rosario del sabato sera in streaming [Anna Cavenaghi]Una vita per il Duomo: un nonno a servizio dell’oratorio [don Luigi Scarlino] Cammino di una vocazione: 50° anniversario di... [don Albino Mandelli] Guardando i primi segni della restaurata facciata del Duomo...

Ricordo di una benemerenza a don Dino [Giuseppe Fassina]Rileggiamo l’enciclica Laudato si’ [don Carlo Crotti]

don Silvano Provasi, Sonia Orsi, Federico Pirola, don Carlo Crotti, Sarah Valtolina, Carlina Mariani, LauraScirè, Fabrizio Annaro, Angelo Maria Longoni, Fabio Cavaglià, Alberto Pessina, Nanda Menconi.

Un grazie particolare a chi distribuisce “Il duomo”: Gloria Bruletti, Enrica Calzoni, Andreina D’Ambrosio,Rita Fogar, Josetta Grosso, Paola Mariani, Anna Maria Montrasio, Giovanna Motta, Pinuccia Ogliari, Al-berto Pessina, Mariuccia Pessina, Carla Pini, Annina Putzu, Silvia Stucchi, Chicca Tagliabue, Bruna Vi-mercati, Mariuccia Villa.

Copertina a cura di Benedetta Caprara

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il duomo lettera dell’arciprete

“Rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacchee camminate diritti con i vostri piedi...”

Il nostro arcivescovo Mario ha sintetizzato e descritto questo tempo di ripresa, dopo l’esperienza dramma-tica della pandemia, attraverso l’immagine medica della “rriiaabbiilliittaazziioonnee” che ci richiama in modo evidente il testo della Lettera agli Ebrei (12,12) nella quale l’autore invita i suoi lettori a riconoscere che, dopo aver sperimentato i dolorosi segni della “correzione” di Dio, occorre con forza compiere un deciso cammino di ripresa e quindi rivolge loro questo pressante e deciso invito: “Rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiac-che e camminate diritti con i vostri piedi, perché il piede che zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire...”

L’emergenza sanitaria ci ha rivelato, in modo più evidente, le ddiivveerrssee ffrraaggiilliittàà ggeenneerraattee ddaall bbeenneesssseerree. Tale ri-conoscimento ci può anche rendere più umani e più saggiamente disponibili ad affrontare, e in parte anche a convivere responsabilmente e umilmente, con tali fragilità, superando l’illusione che “andrà tutto bene” per-ché potremo risolvere le emergenze umane e sociali solo acquisendo strumenti tecnici in grado di poter me-glio conoscere, prevedere, affrontare e gestire tutto con i soli mezzi della scienza, dell’economia e di un forte potere delegato ed efficace. In questi mesi abbiamo invece forse meglio riscoperto, in un clima di più intensa spiritualità e solidarietà (no-nostante tanti segni contrari), il valore e la necessità di rieducarci e condividere alcune vviirrttùù uummaannee eedd eevvaann--ggeelliicchhee quali la pazienza e il coraggio, la calma e la serenità, la disponibilità all’affidamento e la responsabilità espressa nei piccoli gesti di cura, riconciliazione, consolazione, incoraggiamento, perseveranza... essenziali per affrontare i tempi di prove e drammi sociali.

Sul piano ecclesiale, ad esempio, forse le domeniche vissute in casa ci hanno fatto riscoprire il valore e la concretezza di come si possa educare alla fede nell’esperienza della “cchhiieessaa ddoommeessttiiccaa””, prendendo più co-scienza del ruolo dei genitori di vera partecipazione al “sacerdozio comune“ di Gesù, primi ed insostituibili protagonisti nell’educare alla fede, innanzitutto nelle ordinarie pieghe della vita quotidiana, anche perché ani-mati dalla grazia che il matrimonio sacramento rende ancora più evidente ed efficace. Penso a quanta fanta-sia celebrativa e accompagnamento alla preghiera, anche attraverso l’utilizzo dei media, siano maturate in diverse famiglie, nel tempo del forzato “digiuno eucaristico”. Penso anche all’esercizio di una vicinanza, ri-conosciuta come la vicinanza di Dio, nel cammino di catechesi dei ragazzi dell’iniziazione cristiana in casa, con l’aiuto anche della creatività pastorale delle catechiste e dei genitori.

In questi giorni sentiamo spesso parlare di “rriippaarrtteennzzaa”, ma tanti di noi, e soprattutto il Signore, non sono mai stati fermi. E’ importante fare tesoro di ciò che siamo riusciti a meglio curare, animare, privilegiare, evi-denziare, imparando non solo a ben consumare il tempo, ma a donargli maggiore pienezza per meglio co-municare, conoscere, progettare e verificare. Forse tanto del nostro futuro sarà segnato da quanto saremo stati capaci di seminare in questi giorni difficili, di migliorare le nostre capacità di prevenzione, a cominciare dalla cura dell’unico pianeta che abbiamo a disposizione. Le esperienze di vita possono certamente cambiare, ma il dovere di dedicare più tempo e cuore nel prestare attenzione alle persone, alle situazioni, al creato non finisce mai. Allo slogan “andrà tutto bene” assumerei piuttosto il pensiero del poeta cecoslovacco Václav Havel: “La speranza non è per nulla uguale all’ottimismo. Non è la convinzione che una cosa andrà a finire bene, ma la certezza che quella cosa ha un senso indipendentemente da come andrà a finire”.

Buona ripresa a tutti all’inizio di questa estate che ci auguriamo ricca di positive sorprese e miracoli del cuore.

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Cronaca di maggio

2 Sabato – S. Rosario in diretta Facebook.A motivo dell’emergenza sanitaria que-st’anno non abbiamo potuto rispettare latradizione del sabato sera di maggio: la pre-ghiera del S. Rosario nel cortile della Cano-nica, ma, grazie alla tecnologia, siamoriusciti a raggiungere con questa modalitàdiverse persone. In diretta, dalla cappelladella Madonna del Rosario del Duomo, viaFacebook, abbiamo pregato il S. Rosario perle vocazioni e per invocare da Maria inter-cessione e consolazione mentre stiamo af-

frontando questa straordinaria prova dellapandemia. L’iniziativa è stata organizzatasolo in una settimana e, nonostante ciò, haraccolto un numero inaspettato di adesioni:oltre 160 persone si sono collegate dalle ore21 e di questi circa 45 hanno partecipato allarecita del S. Rosario. Alcuni fedeli in colle-gamento hanno condiviso anche molti mes-saggi, sia con indicazioni di caratteretecnico per migliorare l’audio, sia di paroledi condivisione di fede e di speranza. [Michele Cascio]

4 Lunedì – Riprendono i lavori di restaurodella facciata. Il restauro della facciata in-terrotto per circa due mesi, a causa del lock-down, dal 13 marzo, è ripreso oggi. Nellaseconda settimana di marzo le operazionidi smontaggio del ponteggio avevano inco-minciato a svelare tutta la zona superiore alrosone con la magnifica vista dei lacunaricon il fondo nero di Varenna e le prime duecornici con oculi. Verso metà maggio in-

vece sono riprese le operazioni di smontag-gio di altri quattro piani di ponteggio, favo-rendo la visibilità della facciata da appenasopra il protiro. L’intervento di restauro sa-rebbe dovuto terminare ai primi di giugno,con l’intento di inaugurare la facciata re-staurata in occasione della festa del santopatrono Giovanni Battista, ma la pandemiae il blocco delle lavorazioni hanno fatto mo-dificare i cronoprogrammi dei restauratori.Per quella data sarà visibile l’intera facciataa esclusione del protiro che rimarrà copertodai ponteggi ancora per un po’, per poterportare a termine tutte le operazioni di re-stauro necessarie. In questo momento sulprotiro è in corso uno studio approfonditodella lunetta policroma, occasione unica eimportante per scoprire e analizzare detta-gli tecnici e stilistici di questo manufatto digrande valore artistico. Sono inoltre incorso le operazioni di pulitura del materialelapideo, i consolidamenti e le stuccature.[Francesco Piovani ESTIA]

5 Martedì – Piazza Duomo si rianima. Cieravamo ormai abituati a vedere una piazza

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Duomo deserta, un’immagine desolanteche durava ormai da circa cinquanta giorni.Poi, come una rondine in cielo che prean-nuncia la primavera, ecco qualcosa che hainterrotto la solita routine. Lunedì 4 maggiosi vedevano movimenti sospetti all’internodel bar “Mister C” che si affaccia su piazzaDuomo. Movimenti di personale intento apulire e igienizzare i locali, a riaccenderemacchine per il caffè e forni, preparare bic-chieri di carta e cucchiaini di plastica; in-somma, un lavorìo frenetico: chiaraindicazione che qualcosa di nuovo sarebbesuccesso. Così è stato: oggi, alle ore 8, tuttipronti a riaprire il bar e iniziare così la “Fase2” dell’emergenza Coronavirus. Comequando c’è una novità che da tempo at-tendi, ecco ripopolarsi per miracolo lapiazza che fino a ora era spopolata... Cam-bia il modo di andare al bar: gli orari sa-ranno ridotti (8-17); le distanze darispettare; il caffè sarà d’asporto o lo si potràbere ai tavolini all’esterno; la pasticceriafunzionerà su ordinazione. In verità ancorac’è poca gente: la maggior parte alla mattinaper far colazione, accolta come sempre daun grande sorriso (nota carat-teristica di “Mister C”) anchesotto la mascherina protettiva,ma perlomeno è un inizio,nella speranza che poco allavolta si possa arrivare alla nor-malità. [don Giorgio Porta]

12 Martedì - Nessun nuovocaso di contagio da Coronavi-rus a Monza. Oggi, GiornataMondiale dell’Infermiere, è ar-rivata la notizia attesa da tantotempo: sono passate più di dieci settimanedall’inizio dell’epidemia in città e final-mente, per la prima volta, A.T.S. ha comu-nicato che i nuovi contagi a Monza, nelleultime ventiquattro ore, hanno raggiunto laquota zero. Si moltiplicano però gli inviti a

non abbassare la guardia perché la situa-zione è ancora incerta e non priva di peri-coli, ma aumenta e si diffonde la speranzadi poter fare, al più presto, un altro passoverso la normalità. Per ora si sa cosa fare:mascherina, distanza, lavarsi le mani. Simoltiplicano gli inviti a prendere sempremaggiore coscienza che ancora è necessarial’attenzione e l’aiuto di tutti per farcela. E’certamente questo il tempo della responsa-bilità condivisa e affidata a ciascuno di noi.Ogni persona ha il compito di mettere inatto ogni mezzo per prevenire il contagio,cercando di contagiarci vicendevolmente inquesta doverosa, paziente e serena corre-sponsabilità. [La redazione]

18 Lunedì – Riprende la S. Messa inDuomo con presenza dei fedeli. Dopo duemesi e mezzo di paziente e rispettosa attesa,sono diverse le porte e vetrine che ve-diamo nuovamente aprirsi a una cauta nor-malità, nel percorso che separa la nostraabitazione dal Duomo. Accompagnati dauna certa intima emozione, quel giorno,

mio marito Alessandro e io ci siamo recatiin Duomo per partecipare alla S. Messadelle ore 10, in suffragio del papà di Ales-sandro, morto durante il tempo del lock-down e accompagnato alla sepoltura senzala celebrazione delle esequie. Accolti da pre-

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murosi volontari, che ci hanno istruito e ac-compagnati, siamo entrati con calma, unoalla volta, e con la mascherina alvolto. Nella navata centrale, al posto dellepanche, sono state disposte file di sedie di-stanziate un metro una dall’altra e che unacinquantina di fedeli ha poi occupato lenta-mente.. Dopo aver reso persettimane le nostre case pic-cole chiese domestiche e avercondiviso con il Signore l’in-certezza del momento, è statagrande la gioia di rincon-trarLo nella Sua Casa, e inmodo speciale nella SS. Eu-caristia. È stato bello ancheritornare a vivere la S. Messanell’insostituibile dimen-sione comunitaria, che forse,prima di questa pandemia, siera tentati di dare un po’ perscontata. Dicono infatti che quando qual-cosa ti viene a mancare, è allora che se necomprende meglio il valore. Ho poi raccoltoanche questa informazione: in questa gior-nata i fedeli che hanno frequentato le tre S.Messe d’orario sono stati 28 (ore 8), 52 (ore10) e 38 (ore 18). [Alessandra Costanzo]

23 Sabato - Il primo fine settimana dimaggior libertà in tempo di Coronavirus. Isegni più evidenti dell’ingresso nella cosid-detta “Fase 2” dell’emergenza sanitaria liabbiamo colti nel rivedere i negozi apertiper lo shopping e i bar con i tavolini allestitiall’aperto lungo le vie pedonali e nellepiazze del centro storico; il tutto, però, conun occhio di riguardo al tema della sicu-rezza: ingressi contingentati, obbligo di ma-scherine e, all’ingresso dei negozi, ove ènecessario rispettare il metro di distanza,flaconi di gel igienizzante a disposizione deiclienti. Si è inoltre notato un significativo in-cremento di persone in bicicletta: papà e

mamme con bambini e ragazzi di ogni età.E’ anche questo un segno di ritorno alla(quasi) normalità, caratterizzato da un evi-dente e sereno clima di allegria contagiosa,nella prospettiva di un ritorno al consuetoritmo di spensieratezza proprio dei fine set-timana, soprattutto in prossimità dell’estate.

Qualche timore e preoccupazione è peròemerso riguardo alla movida notturna fuorida bar e ristoranti; sono infatti venuti a cre-arsi diversi assembramenti, come quellonella notte tra venerdì 22 e sabato 23 mag-gio in via Talamoni, dove un gruppo di unatrentina di ragazzi, ammassati per strada,dopo aver bevuto e gridato fino a tardanotte, ha addirittura improvvisato un “arti-gianale” spettacolo pirotecnico. Anche inspalto Santa Maddalena sono state nume-rose le occasioni di assembramento, spessoaccompagnate da schiamazzi notturni. Il ti-more di un possibile ritorno a un aumentodei contagi deve invitare tutti a coniugarein modo sapiente, specie tra giovani e ado-lescenti, la non facile gestione tra libertà eresponsabilità, tra bisogno di sfogo e atten-zione verso i più deboli, tra ripresa dellagiusta dimensione sociale della vita comunee la necessaria costante presa di coscienzadel rischio di trovarsi nuovamente in con-dizioni di emergenza sanitaria. [Alberto Pessina]

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24 Domenica – Finalmente la domenicacon la S. Messa in Duomo. Dopo quasi tremesi, finalmente è stato possibile parteci-pare alla S. Messa di persona. L’ultima S.Messa domenicale si era tenuta il 23 feb-braio quando già nella notte tra sabato e do-menica era stato emanato il primo decretoper l’emergenza Covid–19. Per noi, monzesie parrocchiani del Duomo, abituati a fre-quentare e a dare per scontate le numerosecelebrazioni domenicali, vedere scomparirecompletamente la possibilità di parteciparvidi persona è stato un cambiamento forte.Non è la stessa cosa partecipare “da re-

moto”, come penso si siano accorti anchesul fronte scolastico tanti studenti e inse-gnanti. Quotidianamente arrivavano ag-giornamenti sulle modalità di accoglienza,di comportamento sia dei fedeli che dei ce-lebranti. Pareva non semplice spiegare ai fe-deli le nuove modalità di partecipazione

alle funzioni, una fra tutta la capienza mas-sima di duecento persone. Ecco perché sa-bato 16 maggio un buon numero divolontari che si è reso disponibile, si è ra-dunato in Duomo per essere istruito sugliobblighi imposti e sui suggerimenti perve-nuti dalla diocesi. In realtà poi tutto è an-dato per il meglio, le novità sono state benassimilate, nonostante qualche isolato la-mento, ma nel complesso la gestione nellecelebrazioni feriali e festive si è svolta inmaniera soddisfacente. Per la prima volta cisiamo sentiti forse più vicini a tutte quellepopolazioni che la S. Messa non possono ce-lebrarla o la celebrano solo raramente, peresempio in terra di missione. Il pensiero èandato anche a quelle comunità dove il nu-mero di preti è sempre più esiguo e si è an-dato purtroppo ulteriormenteassottigliando anche a causa del Covid-19. Domenica quindi è stata una festa: in-contrare anche la comunità, seppure “insicurezza” e un po’ sparpagliati a motivodei necessari cambi d’orario imposti dalleprocedure di igienizzazione. Forse il fattodi aver dovuto al momento sospendere la S.Messa delle 9,30 ha ridotto il numero di ra-gazzi e di bambini in termini di partecipa-zione, ma speriamo di rivederli presto. Èpossibile che il ritorno alle celebrazioni eu-caristiche con la partecipazione dei fedelinon significhi necessariamente tornare allostato antecedente l’emergenza sanitaria. Illockdown, e l’esperienza inedita di questimesi, porterà qualche cambiamento: unamaggior presa di coscienza della centralitàdella S. Messa oppure, al contrario, per altripotrebbe aver reso definitiva la tendenza anon frequentare. Vedremo nei prossimimesi qual è stato l’effetto di questa lungapausa sulle varie fasce d’età. [Luisa Lorenzi]

25 Lunedì – Iniziano i lavori al ponte sulLambro di via Colombo. Chiuso dal set-tembre 2018, a seguito di una perizia che ne

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aveva messo in luce le pericolose condizionidi non sicurezza statica e idraulica, nelcorso della settimana è stata delimitata e al-lestita l’area di cantiere e si presume che nelgiro di pochi giorni si possa assistere all’av-vio vero e proprio dei lavori, con la demoli-zione della vecchia struttura. Il tempoimpiegato per preparare le condizioni dicantierabilità (settembre 2018 - maggio2020) è stato lungo, certamente laborioso,probabilmente eccessivo, e è stato utilizzatonella ricerca di risorse finanziarie, nell’indi-viduazione del team progettuale, nellamessa in conto di efficaci sistemi di sicu-rezza durante i lavori, nelle procedure d’ap-palto, nella selezione dell’impresaaffidataria e nella stesura del contratto. Vadetto anche che in questo tempo si è prov-veduto, necessariamente e utilmente, allospostamento di alcuni sottoservizi, la cuipresenza in solido con lastruttura del ponte esi-stente, ne avrebbe impe-dito l’avvio e l’operativitàdella ricostruzione. Dopodue anni con la presenza diun “muro” tra due sistemiurbani tra loro comple-mentari e fortemente inter-relati, si getta il nuovo“ponte” per ripristinarecondizioni di funzionalità edi fluidità nella fruizionedella città. Sembrerebbeche la proposta progettualedel nuovo ponte non si di-scosti molto da quello esi-stente, se non per l’uso daun lato di materiali strutturali in acciaio cheassicurino una migliore resistenza e una mi-gliore efficienza nei confronti di eventualiesondazioni e dall’altro di materiali di fini-tura – disegno delle pavimentazione, deiparapetti di protezione – omogenei conquelli presenti nell’intorno. Il progetto in-

fatti prevede due corsie ciclopedonali late-rali e una corsia centrale veicolare riservataai residenti e ai mezzi di soccorso. Alla fine,sul piano funzionale del traffico, non saràcambiato nulla rispetto a oggi, mentre, du-rante i lavori, la circolazione in spalto Piodoviene riservata ai soli veicoli autorizzati conentrata e uscita da via Visconti e l’accesso alparcheggio di piazza Cambiaghi da via Co-lombo, con un doppio senso di marcialungo il lato est della piazza. Quanto altempo necessario per terminare i lavori, ilcronoprogramma lo fissa alla fine del mesedi ottobre 2020. Sarebbe un orizzonte tem-porale positivo. Come sarebbe oltremodopositivo se il progetto fosse “comunicato”adeguatamente con un cartello tipico dei la-vori pubblici, con le indicazioni tecnico-am-ministrative, ma nello stesso tempoaccompagnato da un’immagine (render) del

futuro del ponte e anche dei luoghi del con-testo, di una loro (possibile) riqualificazionefunzionale e figurativa. Al di là di questa“visione”, varrebbe anche la pena di proce-dere ad una manutenzione del rumorosoponte pedonale in fondo a via Santa Mad-dalena. [Pippo Caprotti]

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«Un’emergenza come il Coronavirus è scon-fitta prima di tutto dagli anticorpi della so-lidarietà». Anche Monza, come tutto il restodel Paese, si è appropriata in fretta, in modospontaneo e naturale, delle parole di papaFrancesco. Il grande cuore della città non ha

perso un solo battito in questi mesi tre-mendi, profondamente scavati da dolore,paura, desolazione, impotenza e solitudine.Giorno dopo giorno, abbiamo toccato conmano che «nessuno si salva da solo». Tantestorie belle, storie di speranza, storie di per-sone il più delle volte invisibili. Non si sonoaccontentate del facile slogan: «andrà tuttobene». Anche perché, con le migliaia e mi-gliaia di morti, non si può certo dire che siaandato tutto bene. Queste persone non hanno voluto arren-dersi o scappare davanti a questo virus. Ar-mate solo di amore e di speranza: «Nonabbiamo paura – ci parlava papa Francescomentre la pandemia faceva strage - di vi-vere l’alternativa della civiltà dell’amore,che è una civiltà della speranza: contro l’an-goscia e la paura, la tristezza e lo scoraggia-mento, la passività e la stanchezza. Laciviltà dell’amore si costruisce ogni giorno,ininterrottamente. Richiede l’impegno ditutti. Essa presuppone una comunità impe-gnata di fratelli».

I giovani subito in prima linea.Marco, stu-dente universitario, si è messo a disposi-zione delle persone sole e anziane del suovecchio e popoloso palazzone nella perife-ria monzese. Un cartello scritto a mano nel-l’androne: «Se avete bisogno della spesa, di

andare in farmacia o di pagarele bollette, io ci sono». Poi cisono Serena e Benedetta,un’insegnante ventinovenne eun’educatrice ventisettenneche fanno parte del gruppo divolontarie di una comunitàpastorale cittadina. «Comealtri ragazzi della nostra par-rocchia abbiamo preferito atti-varci per essere utili invece direstarcene comodamente acasa. Facciamo la spesa e quat-tro o cinque consegne algiorno; il nostro gruppo ha

una cinquantina di persone da aiutare nelquartiere e in queste settimane abbiamo giàfatto la spesa per tutti, un paio di volte.Tante persone vogliono ringraziarci, invi-tandoci per un caffè o una fetta di torta. Ri-spondiamo a tutti che lo faremo volentieriquando sarà possibile avvicinarci, termi-nata l’emergenza». Questa pandemia ha messo in ginocchioanche tante famiglie monzesi. Caritas e SanVincenzo cittadine hanno promosso unfondo per le persone in difficoltà economi-che: al 20 maggio erano già stati erogati con-tributi per trentasettemila euro.L’emergenza non è terminata e c’è ancorabisogno dell’aiuto di tutti per continuare asostenere le famiglie che stanno facendol’umiliante esperienza della povertà. E’ ri-presa con più intensità la proposta della Ca-ritas cittadina del “1000x5”; basta metterciinsieme e la goccia-contributo di mille per-sone può aiutare, in modo significativo,qualcuno che non riesce a rispondere eco-nomicamente ai bisogni e necessità del quo-

I primi segni di vita nuova dopo il CoronavirusAngelo Maria Longoni

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tidiano, soprattutto in questo tempo di pan-demia. Una bella storia di solidarietà ci arriva dallavicina Bellusco. Il 25 marzo il maledettovirus si è portato via il cinquantaquattrenneErminio Misani. La moglie Michela, cin-quanta anni, rimane sola, senza lavoro e contre figli. Telefona all‘azienda tessile dove la-vorava il marito, la “Torciture Lei Tsu”, peravvisare del decesso. Il giorno dopol’azienda belluschese ha contattato Michela:«in ditta c’è un posto per te, puoi iniziare alavorare quando te la senti». Michela nonvoleva crederci: «è un gesto di un’umanitàimmensa, che ci aiuta concretamente». Il ti-tolare dell’azienda si stupisce di tanto cla-more: «Erminio è stato con noi per tantianni, ha aiutato l’azienda a crescere, ancheper noi è stata una grave perdita. AssumereMichela è stato un gesto per ricordarlo de-gnamente e per aiutare nei fatti la sua fami-glia». Tornando a Monza, batte forte il cuore dellasezione cittadina degli alpini. In accordocon il Comune, ai primi di aprile le pennenere hanno allestito una cucina da camponegli spazi dell’ex “Fossati Lamperti” a SanRocco. Ogni giorno sono usciti duecento-cinquanta pasti, tra mezzogiorno e sera, perchi era in prima linea contro l’emergenzaCoronavirus: operatori sanitari, forze del-l’ordine e volontari. I cibi, una volta prepa-rati, sono stati poi affidati per la consegnaai volontari di “Bran.Co.” e ai tifosi dellasquadra di calcio del Monza della curva Da-vide Pieri.Sempre a Monza, la Residenza Cantalupodella cooperativa sociale “Monza 2000”, inpiena pandemia, non ha chiuso. La resi-denza nelle adiacenze dello stadio diMonza, in viale Sicilia 88, in un contesto dihousing sociale, dal 2013 ospita, a canoneconvenzionato, lavoratori di cantieri, inse-gnanti, infermieri, lavoratori autonomi, stu-denti, e parenti di persone ricoverate in

ospedale o che vengono nelle nostre strut-ture sanitarie per interventi chirurgici diparticolare importanza. La struttura si èreinventata in pochissimo tempo, adeguan-dosi alle misure di sicurezza richieste dalgoverno per l’emergenza sanitaria: il servi-zio di accettazione dei clienti è stato auto-matizzato con una termocamera adinfrarossi, collegata ad un software innova-tivo in grado di rilevare (prima dell’in-gresso in struttura), la temperatura delcliente con un margine di errore dello 2%.Non solo: il servizio di ristorazione è quelloche ha subito maggiori accorgimenti, i postia sedere nella sala da pranzo sono stati ri-dotti da centoventi a quarantotto, dovendopertanto articolare la fruizione della cena suun doppio turno. Tra il primo e il secondo turno, i tavoli ven-gono totalmente sanificati. Inoltre il perso-nale di sala è stato adeguatamentepreparato alla relazione con gli ospiti circale distanze da rispettare. «Essendo l’unico servizio ricettivo attivodella zona - spiega il direttore della resi-denza, Claudio Ilarietti - abbiamo potutoassicurare, anche con un certo orgoglio, laospitalità di tre aziende che sono in primalinea per la riqualificazione di una casa diriposo in via Adriano a Milano, da destinareall’accoglienza di malati Covid-19. Questeaziende sono state appositamente autoriz-zate dalle A.T.S. locali e dalla prefettura, manon avrebbero saputo come assolvere alvitto e all’alloggio dei propri operatori, es-sendo che tutti gli alberghi sono pratica-mente chiusi». A fine aprile tutto ilpersonale e gli ospiti della Residenza sonostati sottoposti ai test sierologici con un ser-vizio fornito da una società autorizzata e uninfermiere professionale. «La bellissima no-tizia - conclude Ilarietti - è che tutti i cin-quanta esami hanno premiato il nostroimpegno con un esito unanime di negativitàsenza anticorpi».

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All’inizio di febbraio, quando incomincia-vano, con sempre maggiore insistenza, agiungere le prime notizie di una malattialegata a un nuovo Coronavirus che si stavadiffondendo dalla Cina abbiamo speratoche potesse ripetersi l’esperienza della

S.A.R.S., forma virale anch’essa correlata adun Coronavirus, che negli anni 2002 – 2003,si presentava come patologia potenzial-mente grave, ma che si era poi autolimi-tata, senza diffondersi eccessivamente purprovocando più di ottocento decessi.Nessuno di noi, a tutti i livelli, a partiredagli esperti dell’Organizzazione Mondialedella Sanità, poteva prevedere il disastroche sarebbe successo e che avrebbe radi-calmente cambiato la vita di tutti e, soprat-tutto, avrebbe portato parecchie persone avivere esperienze intense di sofferenza etante, troppe, a chiudere per sempre lapropria esperienza terrena.Non abbiamo potuto prepararci, né tanto-meno preparare la nostra gente a affrontareun nemico sconosciuto e invisibile peròestremamente infido e pericoloso. Ab-biamo, da un giorno con l’altro, dovuto mo-dificare radicalmente il nostro modo di

lavorare: da una relazione basata sul con-tatto diretto e personale, siamo dovuti pas-sare a una comunicazione prevalentementetelefonica, perdendo così il sapore e l’ ener-gia che solo il guardarsi negli occhi può su-scitare, arricchire e, tante volte, aiutare a

meglio capire, nel nostromodo di essere medici e diporsi al servizio del fra-tello che soffre e ha biso-gno del nostro aiuto.Quando abbiamo volutomantenere, contro ogni in-dicazione, quel minimorapporto di vicinanza e dicontatto con le personeabbiamo rischiato e pa-recchi di noi sono stati in-fettati e, ammalati, hannodovuto abbandonare ilcampo di battaglia. Ab-biamo vissuto il drammadi essere costretti ad affi-dare al pronto soccorso

degli ospedali persone in difficoltà, senzasapere che non avremmo più avuto modoné di vederle né di sentirle, non avremmopiù potuto stringere loro la mano né acca-rezzarle, né donare una parola di confortoper esprimere la nostra presenza e la no-stra partecipazione nel momento più in-tenso della loro esistenza che le avrebbeportate all’ incontro con il Padre.Il non poter seguire i nostri assistiti in espe-rienze così fondamentali è stata la nostrasofferenza più pesante e ancora adesso chela pandemia sembra, almeno nelle nostreregioni, attenuarsi come intensità e gravità,rimane il nostro cruccio più vero, non po-tendo accedere né agli ospedali, né alle casedi riposo dove tanto si è tribolato e tanto siè fatto per assistere e aiutare.Abbiamo però imparato a privilegiare l’in-dispensabile e a eliminare il superfluo eanche la relazione medico-paziente ne ha

Coronavirus: riflessioni di un medico di famigliadottor Piergiorgio Nova

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il duomo attualità

risentito spesso con modalità non certa-mente semplici, ma da tutti subite come unmale necessario. Non sappiamo, al mo-mento, se e quando potremo tornare all’or-ganizzazione del nostro servizio nei terminie con le abitudini che si sono acquisiti nelcorso degli anni: gli ambulatori sono ancorachiusi e si accede solo su appuntamento, leprescrizioni, sia farmacologiche che di ac-certamenti diagnostici, avvengono per viatelematica con tutti i vantaggi e gli svan-taggi connessi, ma che siamo tutti costretti asubire in un’ottica di beneficio per la co-munità, beneficio che per molti è difficile daaccettare e da capire.Inoltre dobbiamo prepararci a un ricambiogenerazionale: nell’organico dei medici difamiglia molti sono prossimi all’ età pen-sionabile e dovranno, a breve, abbandonareil servizio attivo.Fra le poche esperienze positive che anchequesta pandemia ci ha donato mi permetto,personalmente, di evidenziare la possibilitàche ho avuto di partecipare, per tante mat-tine, alla Santa Messa celebrata da papaFrancesco nella cappella di Casa SantaMarta; il suo messaggio sempre sereno e pa-cato mi ha aiutato nei momenti più difficilie di maggiore sconforto. Voglio solo ricor-dare un suo pensiero: “La vita non serve senon si serve”, un invito a tutti a essere at-tenti e sensibiliin questo mo-mento in cuil’orizzonte inco-mincia, forse, arasserenarsi, amantenere la di-sponibilità alservizio e allarelazione fra-terna con tuttele persone chei n c o n t r i amonella nostra

quotidianità.La pandemia ci ha insegnato che siamo tuttifragili, ma che ognuno di noi può esseresorgente di aiuto e di vita anche nei mo-menti più complessi dell’esistenza.Più volte mi sono chiesto perché non mifosse capitato di soccombere sotto l’incal-zare della pandemia: ecco, forse, il motivoè proprio nel fatto che ancora c’è necessità epossibilità di essere utili e di servire là doveil bisogno è più concreto. E’ bello prenderepiù coscienza della necessità, forse oggi unpo’ più condivisa, di “contagiarci” mag-giormente nell’affrontare il cammino che cista davanti. Dobbiamo aiutarci di più ad ali-mentare in noi la speranza che ogni provadella vita è sempre un’occasione propizia,anche se talvolta, come oggi, dolorosa e in-certa, di maturazione e di conversione daquegli stili di vita, che sembrano generarebenessere più facilmente raggiungibile e go-dibile, ma incapace di generare speranza efiducia nelle promesse del Dio della Vita. E’necessario riscoprire il valore prioritariodella cura dei rapporti umani che educanoe accompagnano a meglio comprendere ilvalore delle nostre esperienze, che non si ri-ducono alla garanzia assicurata dal rap-porto salute e felicità, ma richiedono unosguardo più ampio ed un cuore più grandenel giudicare la vita personale e sociale.

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il duomo vita parrocchiale

Considerata l’impossibilità di riunirsi inpreghiera, anche la parrocchia del Duomo,durante il mese di maggio, si è unito alletante iniziative promosse on line permostrare l’immagine di una Chiesa che in-voca e chiede la grazia della guarigione pertutto il suo popolo. Significativa la scelta diaffidarsi a un antico strumento di preghieracome la recita della corona del S. Rosarioche fa parte, in fondo, della pietà popolareitaliana. Rifacendosi all’usanza medioe-vale di mettere una corona di rose sullastatua della Vergine, dove le rose simbo-leggiavano le Ave Maria, nel tempo è statausata la ghirlanda di grani per guidare larecita delle decine. Nei momenti estremidella vita si è soliti recitare questapreghiera, talvolta stringendo la coronafra le mani. Non è un caso che proprio il S.Rosario sia la preghiera voluta dallaMadonna: nelle due più importanti ap-parizioni riconosciute dalla Chiesa, a Lour-des e a Fatima, la Madonna si è mostrata aibambini in un contesto orante, con la co-rona del S. Rosario.A dare maggiore attualità al rilancio delRosario, l’urgenza di invocare da Dio ildono della salvezza e della pace per il suopopolo. Non si può quindi recitare ilRosario senza sentirsi coinvolti in un pre-ciso impegno di servizio alla pace, con unaparticolare attenzione a questo momento dipandemia, che ha provato in maniera pe-sante il nostro territorio.S. Giovanni Paolo II diceva: “Il Rosario èpreghiera di pace anche per i frutti di caritàche produce”. Infatti, come si potrebbe fis-sare il mistero del bambino di Betlemmesenza provare il desiderio di accogliere,difendere e promuovere la vita, facendosicarico delle sofferenze dei bambini in ogniparte del mondo? Come si potrebberoseguire i passi di Gesù senza testimoniarele Sue beatitudini nel quotidiano? Comecontemplare il crocifisso senza aiutare chi è

affranto dal dolore o schiacciato dalla faticae dalla disperazione? “.Il S. Rosario è preghiera per la pace quindiè preghiera della famiglia e per la famiglia.Significativo, da questo punto di vista, lascelta di recitare il S. Rosario nel Duomochiuso ai fedeli ma alla presenza di alcunefamiglie e dei bambini. La famiglia cheprega unita resta unita. Nella società glob-

alizzata, tecnologica e caratterizzata dallapresenza spesso invadente dei mass media,tutto è rapido e le distanze fra le gener-azioni sono acuite. Per i genitori diventa dif-ficile e talvolta angosciante far fronte airischi in cui i figli incorrono inconsapevol-mente, attratti da messaggi ed esperienzeseducenti e al tempo stesso pericolose, at-tratti dall’edonismo sfrenato, dalle ten-tazioni della violenza che si presenta lorocome un simbolo di forza .Pregare il S. Rosario con i bambini e per ibambini, i ragazzi e gli adolescenti, edu-candoli a sostare con la famiglia, eserci-tando quella necessaria creatività, siasimbolica che pratica, ne favorisce la va-lorizzazione fin da piccoli, evitando il ri-schio della noia o di una sterile pratica ripe-titiva. Allora, come per i bambini nei sabatidi maggio in Duomo, ciascuno potrà farepropria questa preghiera, recitandola conl’entusiasmo e la tenerezza di cui quei bam-bini sono stati portatori per tutta la comu-nità.

Il S. Rosario del sabato sera in streamingAnna Cavenaghi

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il duomo vita parrocchiale

Una vita per il Duomo: un nonno aservizio dell’oratoriodon Luigi Scarlino

Le prime bat-tute del ponti-ficato di PapaF r a n c e s c osono state ri-servate allapresenza dei

nonni all’interno della famiglia di oggi, alruolo di custodi e di sostegno. Queste pa-role le abbiamo potute sperimentare nonsolo come singole famiglie, ma all’internodella comunità cristiana della parrocchiadel Duomo. Tanti sono i nonni e le nonneche accompagnano i ragazzi alla cate-chesi, tanti sono i nonni e le nonne che se-guono i ragazzicurando i rapporti conla comunità educante. La benemerenza a“nonno Renzo” e il no-stro grazie non va solo auna persona, ma a unnonno che racchiudetutti i nonni. Arrivato da Abbiate-grasso per stare accanto alla figlia e soste-nerla nella cura del nipote si è affacciatoall’oratorio offrendo la sua generosità edisponibilità, dapprima nel valorizzare ecurare il giardino dell’Arciprete non tantoper offrire una bella veduta, ma come va-lorizzazione di un luogo comune che ha

permesso a tanti ragazzi durante l’espe-rienza dell’oratorio estivo degli anni pas-sati di conoscere e apprezzare la pazienzae il lavoro del contadino. La sua generosità non si è fermata allacura delle piante, ma con umiltà, pa-zienza, silenzio si è reso disponibile a col-laborare con i vari responsabili nellagestione pratica dell’oratorio, nella curadel bar provvedendo agli ordini e al ser-vizio settimanale, a portare fuori la spaz-zatura la sera, a cambiare le lampadinerotte, a prestare le sue mani nell’ordinariamanutenzione. La caratteristica principale è stata la di-

sponibilità ad acco-gliere i ragazzi e lefamiglie, con un sorrisoo con una battuta e avenire incontro allevarie esigenze. Si è sen-tito accolto e ha accoltosenza essere invadente,ma sempre a servizio.Membro attivo del

Consiglio d’Oratorio, a lui va il nostrograzie e in lui ringraziamo tutti i nonnipresenza indispensabile nella nostraazione educativa e di annuncio sereno egioioso del Vangelo, cercando di incar-narlo ogni giorno nella concretezza dellanostra vita.

Renzo Locatelli, classe 1938, nato ad Abbiategrasso. Appassionato di calcio e di giardinaggio,oltre che abile “aggiusta tutto”. Dopo una vita spesa a servizio sempre della stessa azienda, comecapo officina, si guadagna la meritata pensione. Nel 2006, quando la vita gli regala la gioia di di-

ventare nonno, decide, insieme alla moglie, di acquistare una casa aMonza per dare una mano alla figlia nella gestione del nipote. Dallunedì al venerdì svolge il suo compito di “baby sitter”, mentre ilfine settimana, libero dagli impegni, torna nella sua città natia. Nel2014, stanco di fare il pendolare, matura, insieme alla moglie, la de-cisione di trasferirsi definitivamente a Monza. A malincuore vendela sua casa e inizia la nuova avventura monzese.

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Sono nato ad Arcore il 27 dicembre 1940 inuna famiglia cristiana che mi ha educatoalla fede. Dopo la scuola elementare ho fre-

quentato qui a Monza, nella scuola A. Bel-lani di Via Lecco, i tre anni di avviamentoprofessionale con indirizzo commerciale. Aquattordici anni ho iniziato a lavorare comeapprendista in una piccola azienda idrau-lica di Milano: la mia masione consistevanella predisposizione degli impianti termicinei palazzi in costruzione nella città. Qual-che anno dopo il mio datore di lavoro mi haproposto di passare in ufficio per dedicarmialla progettazione degli impianti. Ho do-vuto però frequentare per tre anni unascuola serale di specializzazione in termo-tecnica. Ogni giorno, dopo il lavoro, se-guivo i corsi e poi tornavo a casa nella tardaserata: sono stati anni assai impegnativi, mafondamentali per il mio futuro.

A diciannove anni ho partecipato a una“missione parrocchiale giovani”, guidatadai padri Passionisti, che mi ha aiutatotanto a riflettere sul senso della vita, sullediverse vocazioni e, soprattutto, sulla figuradi Gesù e del suo Vangelo di amore. Sonorimasto molto colpito dall’amore di Gesù:un amore grande, al punto da dare la suavita per noi. Da quel momento la mia nor-male esistenza di giovane, fatta di lavoro edi svago con gli amici e le amiche, non mi

bastava più: anche loro se ne erano accorti.Pian piano rifiutavo le proposte di diverti-mento e cercavo di frequentare più seria-

mente l’oratorio e il gruppogiovanile, riprendendo la catechesie i sacramenti. Al prete dell’orato-rio confidai che sentivo in me il de-siderio di diventare missionario,per annunciare l’amore di Gesù.Egli allora mi propose di parteci-pare agli esercizi spirituali di Triug-gio, guidati dal gesuita padreGiorgio Bettan, il quale mi sollecitò

ad incontrareil padre spiri-tuale della“Sezione voca-zioni adulte”del seminariodi Venegono,istituita dalcardinal Gio-vanni Co-lombo. Così, a20 anni, fui ac-colto in semi-nario, doveper cinque

anni frequentai ginnasio e liceo e, dopol’anno di spiritualità e filosofia a Saronno,entrai al seminario teologico.

Il 27 giugno 1970, nel profondo silenzio delDuomo di Milano, il cardinal Giovanni Co-lombo, in modo grave e solenne, mi imposele mani sul capo ordinandomi sacerdote diCristo per sempre.La mia prima destinazione come prete èstata l’oratorio della parrocchia prepositu-rale di Abbiategrasso. Era un oratorionuovo, ma in quegli anni, seguenti il movi-mento del ’68, poco frequentato, mentre nelpassato era stato molto fiorente. Io ho cer-cato di soffiare sul fuoco che ardeva ancorasotto la cenere, con diverse iniziative orato-

Cammino di una vocazione:50° anniversario di ordinazione sacerdotaledon Albino Mandelli

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riane: un piccolo gruppo di adolescenti, gliincontri per i genitori, l’iniziazione cri-stiana, l’oratorio feriale, i campeggi, ilgruppo giovanile, la direzione spirituale el’Azione Cattolica. Così, sotto lo sguardobenevolo del Signore, l’oratorio S. Gaetanoè rifiorito, anche con alcune vocazioni sa-cerdotali.

Dopo otto anni intensi, il cardinal GiovanniColombo mi ha nominato parroco di Ca-scina del Sole di Bollate, che, da piccola ca-scina, era diventata una parrocchia di circacinquemila persone immigrate dal Sud Ita-lia e dal Veneto per lavoro. Era infatti sortoad Arese lo stabilimento dell’Alfa Romeoche dava lavoro a circa ventimila persone.Dopo sette anni e mezzo di impegno pasto-rale, aiutato dalle suore di S. Giovanna An-tida che seguivano l’asilo, il cardinal CarloMaria Martini mi ha nominato parroco diCaronno Pertusella, la parrocchia nativa delcardinal Colombo, dove il cardinal RenatoCorti, da poco defunto, era stato prete del-l’oratorio per otto anni. Sono rimasto a Ca-ronno sedici anni, coadiuvato da bravisacerdoti, condividendo con loro momentidi preghiera tutti i giornie il pranzo diverse voltenell’arco della settimana.Ho avuto la gioia di ac-cogliere alcune voltel’arcivescovo CarloMaria Martini, in parti-colare per due visite pa-storali.

Nel novembre del 2001il cardinal Martini mi haproposto di lasciare Ca-ronno e di succedere alprevosto di Missaglia,che lasciava per rag-giunti limiti di età. Mis-saglia è un’antica Pieve,

dove la partecipazione dei fedeli è ancorasignificativa e ricca anche, nel passato, divocazioni sacerdotali e religiose. Ne ricordoalcune significative: mons. Franco GiulioBrambilla, attuale vescovo di Novara, donFrancesco Scanziani, insegnante di teologiain seminario, e suor Maria Immacolata, piùvolte madre superiora delle Sacramentinedi Monza. Decano del decanato di Missa-glia dal 2005, sono stato nominato nel 2010responsabile della nascente comunità pa-storale formata dalle tre parrocchie di Mis-saglia, Maresso e Lomaniga.

Infine, per raggiunti limiti di età, dopo 15anni ho lasciato Missaglia e, nel settembre2016, sono stato accolto dall’arciprete mon-signor Silvano Provasi, in questa parrocchiadi S. Giovanni Battista in Monza, come sa-cerdote residente con incarichi pastorali ecappellano della Clinica Zucchi.Qui c’è una preziosa “Casa del Clero”, fon-data da monsignor Dino Gariboldi, recen-temente defunto, dove trascorro una vitaserena, insieme ad altri sacerdoti. Dentro dime c’è ancora un grande desiderio di servireil Signore attraverso il ministero della Mi-

sericordia in Duomo edella pastorale dei ma-lati in clinica, fino aquando il Padre vorrà.Al termine di questamia testimonianzachiedo a tutti voi, caris-simi, una preghiera alSignore Gesù e aMaria, Madre sua edella Chiesa, per ren-dergli grazie dei tantidoni ricevuti nei mieicinquanta anni di Sa-cerdozio e per implo-rare il perdono di tantemie fragilità. Grazie.

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il duomo storia ed arte

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Stupirsi ancora

Tra le cose che desideravo tor-nare a vedere durante l’isola-mento c’era la facciata delDuomo: una foto gentilmentemandatami ne svelava infattiun’altra porzione restaurata.Quando ho potuto finalmentevederla di persona c’era un cielocosì “manzoniano”che mi sen-tivo divisa tra due bellezze. In-torno a me sentivo i commenti dichi passava e che, pur nellafretta obbligata di questi giorni,indugiava un momento a con-templare con la faccia in su. Ave-vano tutti un tratto comune: “maquei ricamini lì non c’erano, mail colore era verdastro, ma queifregi superiori non c’erano - sono sicuro -devono averli aggiunti adesso…”. Chiguardava, cioè, vedeva un’altra facciata,che c’era, ma che aspettava di essere ripu-lita per svelarsi, metafora forse di ciò checi sta accadendo: guardiamo la realtà ac-contentandoci di ciò che appare, senzatentare di ricercar ciò che sta sotto, ne-gando la bellezza che pure esiste, anche seè gravoso e lungo il cammino per sco-prirla e goderne. Così la facciata ripulitadel Duomo, dopo tanti giorni di dolore,mi è sembrata la promessa di una seppurfaticosa felicità.

Carlina Mariani

“Noi siamo l’unica Bibbia chei popoli leggono ancora”

“Per Nietzsche Dio è morto, ora aspet-tiamo che muoiano i suoi seguaci”; cosìscrisse Carl Wiliam Brown nel 2015. Aquesto aforisma provocatorio mi sembrache si possa replicare così: il 24 giugno2020, in occasione della festa del patronoS. Giovanni Battista, dopo sette anni di la-vori, sarà quasi totalmente svelata la fac-ciata del Duomo di Monza. Come dietroa un sipario che cala dall’alto verso ilbasso, si intravedono i primi risultati deirestauri. Essendo ancora nascosto l’ordine

Guardando i primi segni della restauratafacciata del Duomo: stupore e pensieri

In questo mese, mentre si stanno concludendo i restauri della facciata del nostro Duomo, è fa-

cile incontrare in piazza Duomo diverse persone: ragazzi, giovani, adulti e anziani che si fer-

mano a contemplare il volto rinnovato della facciata esprimendo stupore, sorpresa, meraviglia

e, naturalmente immortalando il tutto, con una foto ricordo. Abbiamo chiesto ad alcuni par-

rocchiani di raccontare ed esprimere il loro primo impatto con la facciata “svelata” e le ri-

flessioni emerse e condivise con altre persone.

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il duomo storia e arte

inferiore, il nostro sguardo è natural-mente portato verso l’alto. Già si possonoammirare le guglie, il rosone, e la bicro-mia dei marmi restituita al suo splendoreoriginale. Si tratta di prendersi cura di unsimbolo, ma per noi, in quanto cristiani, èun risultato che va di pari passo con unprendersi cura di se stessi e, allo stessotempo, un invito al rinnovamento e allosvecchiamento costante. Ogni giorno, par-tendo dalle nostre radici che, in questocaso, scendono dall’alto, possiamo restau-rare e rigenerare interamente le nostrevite spirituali. Perciò, nel nostro piccolo,stiamo lanciando un importante messag-gio: dal momento che Dio “per fare oggi ilsuo lavoro non ha mani, ha soltanto le no-stre mani” e dal momento che “noi siamol’unica Bibbia che i popoli leggono an-cora”, possiamo dire con risolutezza che“i suoi seguaci” non sono ancora morti.

Paolo Sorteni

Col naso all’insù

Alcuni giorni fa, arrivando sul sa-grato del Duomo da via Canonica,noto piccoli crocchi di persone ferme,col naso all’insù, rivolte verso la fac-ciata. Seguendo la direzione dei lorosguardi, scopro, con piacevole sor-presa, che, finalmente, la facciatadella Basilica, finemente restaurata, ètornata visibile a tutti noi.Provogrande emozione per il mirabile ri-sultato di un intervento conservativoriuscito, ulteriore motivo di vanto perla città. Il lavoro eseguito è accuratis-simo e di grande effetto; la facciata ri-sulta valorizzata anche dall’utilizzo dimateriali di pregio, come il marmo diCandoglia, che caratterizza il Duomodi Milano.Argomento di discussioneè il colore delle bande bicrome chepercorrono la facciata: non più le

fasce bianche e verdi a cui eravamo abi-tuati, ma bianche e nere, riproponendol’aspetto della Basilica ricostruita all’iniziodel XIV. I pareri divergono; io ritengo cheil colore scuro metta maggiormente in ri-salto, per contrasto, le edicolette gugliatee le decorazioni che impreziosiscono lafacciata e il rosone. Di sicuro la solennitàdella festa di san Giovanni sarà vissutacon maggior partecipazione grazie a que-sto evento tanto atteso.

Maria Giovanna Motta

Stupore di fronte alla bellezza

Quando osserviamo il volto restaurato delnostro Duomo, ci accorgiamo della nostrapiccolezza e della grandiosità di que-st’opera. Ci stupisce la capacità umanadi trasformare la materia per realizzare

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il duomo storia ed arte

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simboli che ispi-rano il desideriodella trascendenza.Il volto rinnovatodel Duomo anti-cipa, forse, il voltorinnovato di unaChiesa e diun’umanità pro-vata dalla pande-mia. Una bellezzache invita a prose-guire o a mettersiin cammino alla ri-cerca delle bellezzeche si celano nelleprofondità dellavita interiore. Il volto del Duomoè una testimonianza d’amore per la bel-lezza. Mi ricorda il Vangelo della donnache lava i piedi di Gesù con il costossimoolio profumato e li asciuga con i propri ca-pelli. Un gestod’amore cheprovoca scan-dalo fra i mora-listi e gliipocriti. Al tempo stessoascoltiamo l’ecodei richiami diGiovanni Batti-sta. Non ci puòessere bellezzasenza giustizia.Se una città noncura le propriebellezze è unacittà decadente.Se una città noncura la fragilitàdei suoi citta-

dini è una cittàzoppa. Se unacittà dimentica lasua storia e le pro-prie radici è unacittà malata. Oggiil volto rinnovatodel Duomo ci ri-porta nei sentieridella storia e ciriempie di spe-ranza. Speranza che que-sta nuova facciatasia un invito a unprofondo rinnova-mento di ciascunoe della città.

Fabrizio Annaro

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il duomo storia ed arte

La motivazione per tale riconoscimentocosì recita: “Oltre alla cura pastoralepropria della sua missionesacerdotale, ha sempre pro-fuso impegno ed attenzioneparticolari alla valorizza-zione delle tradizioni, allapromozione della Cultura ealla conservazione del pa-trimonio storico e artisticodel Duomo e dei monu-menti più antichi della suaChiesa, in ciò rinverdendole migliori doti dei più insi-gni Arcipreti che, a partireda secoli remoti, hanno resofamosa la città di Monza. Ha promosso la creazionedella Società di Studi Mon-zesi, che ancora oggi rap-presenta il solo centro diricerche scientifiche sul territorio; ha attuatouna vasta e continuativa campagna di re-stauri architettonici delle pitture, sculture eoreficerie del Duomo; ne ha curato la siste-

matica illustrazione in una pregevole seriedi dotte e ricche iniziative editoriali; ha sot-tolineato il 1400° anniversario di fondazionedella Basilica con una serie di eventi, tra cuirisalta, per la sua singolare importanza,l’ampliamento del Museo destinato a racco-gliere le collezioni artistiche giacenti nei de-positi o disperse tra le altre chiese del centrocittadino.”

L’occasione per questo pubblico e presti-gioso riconoscimento, come accennato al-l’inizio, è stata offerta dall’evento delConcerto di Pasqua, ritenuta la migliorecornice nella quale insignire l’Arciprete

della “Paul Harris”. In quel-l’occasione è stato eseguitolo Stabat Mater di Gioac-chino Rossini, interpretatodall’Orchestra Sinfonicadell’Università cattolica diMilano e dai Cori Città diMilano e Accademia Coraledi Lecco. L’onorificenza fuconsegnata a don Dino dalGovernatore del Distrettorotariano 2040, professorRenato Cortinovis, e sisvolse sul presbiterio del-l’altare maggiore della Basi-lica, gradevolmentedecorato di ghirlande difiori e per l’occasione gre-mita di un folto e attentopubblico e da tanti parroc-

chiani e fedeli del Duomo, desiderosi direndere omaggio e mostrare gratitudine alloro Arciprete per l’intenso lavoro pasto-rale, culturale e sociale nei suoi primi sedicianni di presenza a Monza.

Ricordo di una benemerenza a don DinoGiuseppe Fassina

Nel corso del Concerto di Pasqua del 22 marzo 1996 nel Duomo di Monza, tenutosi in occa-sione dei festeggiamenti per i 1400 anni dalla fondazione della Basilica, a monsignor Leopoldo Ga-riboldi è stata attribuita l’onorificenza Paul Harris Fellow, massima onorificenza rotariana,che viene annualmente assegnata a personalità del mondo della cultura, dell’industria e dell’azionesociale.

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il duomo angolo del teologo

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PER UNA ECOLOGIA INTEGRALE.Una lettura riduttiva del testo papale halimitato l’enciclica al tema dell’ecologia, equindi del rispetto della natura e delcreato. In realtà il Papa, al n. 137, parla diecologia integrale ponendo in risalto sì laquestione ambientale, ma anche quellaeconomica e sociale oltre alla dimensionedella vita quotidiana, del principio delbene comune, della giustizia fra le gene-razioni con attenzione particolare alle ge-nerazioni future. Anzi il Papa fornisce, nelcapitolo V dell’enciclica, una serie di indi-cazioni concrete relative alla politica in-ternazionale, alle situazioni locali, aldialogo e alla trasparenza nei processi de-cisionali, alle decisioni di politica e di eco-nomia per una autentica pienezza diumanità. In particolare, l’enciclica pone inrisalto come la questione di una ecologiaintegrale è fondamentale per affrontare ilproblema della povertà diffusa in tanteparti del mondo.

ARRICCHIMENTO DELLA DOT-TRINA SOCIALE. Nella introduzione al-l’enciclica, papa Francesco presenta la Laudatosi’ come un arricchimento alla dottrina socialedella Chiesa e ritrova continuità con alcuni im-portanti documenti dei suoi ultimi predeces-sori. In particolare ricorda l’enciclica di papaGiovanni XXIII Pacem in terris in cui non si li-mitava solamente a respingere la guerra, mavolle trasmettere una proposta di pace. Conti-nua poi in riferimento a Paolo VI citando un

suo documento, la Octogesina adveniens, “at-traverso uno sfruttamento sconsiderato dellanatura, l’uomo rischia di distruggerla e di es-sere a sua volta vittima di siffatta degrada-zione”. Molto ricco è anche il magistero diGiovanni Paolo II, cui l’enciclica fa riferimento:“l’autentico sviluppo umano possiede un ca-rattere morale e presuppone il pieno rispettodella persona umana, ma deve prestare atten-zione anche al mondo naturale e tener conto

Rileggiamo l’enciclica Laudato si’

don Carlo Crotti

Il 24 maggio del 2010, solennità di Pentecoste, papa Francesco firmava e promulgava la lettera enciclicaLaudato si’, rivolta ai cristiani ma anche a tutti gli uomini di buona volontà, sul tema della cura dellacasa comune. A cinque anni di distanza, il Papa ha invitato tutte le comunità cristiane a dedicare l’annoin corso a una lettura e riflessione approfondita del documento, così da tradurre in scelte concrete le in-dicazioni fornite dal suo magistero. Anche noi, nel nostro piccolo, dedicheremo in questa rubrica alcune riflessioni e richiami ai temi mag-giori del magistero papale, per poter offrire il nostro contributo a una causa che si sta presentando comeparticolarmente urgente.

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Se qualche lettore volesse porre domande o avanzare osservazioni in merito al

contenuto di questa rubrìca o più in generale su questioni attinenti la vita di fede,

può scrivere al seguente indirizzo:

Il Duomo – Via Canonica 8 – 20900 Monza oppure a [email protected]

Sarà nostra premura inoltrare a don Carlo Crotti tali richieste. La redazione

della natura di ciascun essere e della suamutua connessione in un sistema ordinato”.Anche Benedetto XVI, in molti suoi discorsi, hacontinuato questa tradizione: “Il libro della na-tura è uno e indivisibile e in-clude l’ambiente, la vita, lasessualità, la famiglia, le rela-zioni sociali. Di conseguenza ildegrado della natura è stretta-mente connesso alla cultura chemodella la convivenza umana”(nn. 3, 4, 5, 6).

SINTESI DELL’INSEGNA-MENTO DELL’ENCICLICA -E’ lo stesso Papa che, al n. 15, cioffre una sintesi organica dell’insegnamentocontenuto nell’enciclica. Riportiamo il testo:“in primo luogo, farò un breve discorso attra-verso vari aspetti della attuale crisi ecologica alloscopo di assumere i migliori frutti della ricercascientifica oggi disponibile, lasciarcene toccare

in profondità e dare una base di concretezzaal pensiero etico e spirituale che segue. A partire da questa panoramica, riprenderò al-cune argomentazioni che scaturiscono dalla tradi-

zione giudeo-cristiana, al fine di dare maggiorecoerenza al nostro impegno per l’ambiente. Poi proverò ad arrivare alle radici della situazioneattuale, in modo da coglierne non solo i sin-tomi, ma anche le cause più profonde. Così potremo proporre un’ecologia che, nelle

sue diverse dimensioni, integri ilposto specifico che l’essere umano oc-cupa in questo mondo e le sue rela-zioni con la realtà che locirconda. Alla luce di tale riflessione vorreifare un passo avanti in alcuneampie linee di dialogo e di azione checoinvolgano sia ognuno di noi,sia la politica internazionale. Infine, poiché sono convinto cheogni cambiamento ha bisogno di mo-tivazioni e di un cammino educativo,proporrò alcune linee di matura-zione umana ispirate al tesorodell’esperienza spirituale cri-stiana”.

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il duomo angolo del teologo

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LL’’aallbbeerroo ddeellllaa vviittaa

CCAALLEENNDDAARRIIOO

SSAABBAATTOO 55 sseetttteemmbbrreeOre 9 – Duomo di Milano – oorrddiinnaazziioonnee pprreessbbiitteerraallee ddiiddoonn LLUUIIGGII SSCCAARRLLIINNOO

DDOOMMEENNIICCAA 2200 sseetttteemmbbrreeFFEESSTTAA ddeell SS.. CCHHIIOODDOOOre 10 – S. Pietro M. –

inizio pprroocceessssiioonnee ddeell SS..ttoo CChhiiooddoo

Ore 10,30 – Duomo – S. Messa solenne presieduta da

ddoonn LLUUIIGGII SSCCAARRLLIINNOO, sacerdote novello

DDOOMMEENNIICCAA 44 oottttoobbrreeFFeessttaa ddeell bbeeaattoo TTaallaammoonnii,, ppaattrroonnoo ddii MMoonnzzaa ee BBrriiaannzzaa

Ore 18 – Duomo –

S. Messa solenne presieduta da

mmoonnss.. CCLLAAUUDDIIOO SSTTEERRCCAALL, docente di spiritualità alla Facoltà Teologica di Milano

RRIITTOORRNNAATTIIRRIITTOORRNNAATTII

AALLLLAA CCAASSAA DDEELL PPAADDRREEAALLLLAA CCAASSAA DDEELL PPAADDRREELorenzini RossanaCazzaniga TeresinaCarpani RitaVilla CarloCaglianti MargheritaBellotti Elisabetta

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Anche il numero di giugno/luglio de Il Duomo, in questo periodo di emergenza sanitaria, non essendo possibile stamparlo e distribuirlo

in modo cartaceo, lo abbiamo solo inserito nel nostro sito parrocchiale: vedi www.duomomonza.it

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AAuuttoorriizzzzaazziioonnee ddeell TTrriibbuunnaallee ddii MMoonnzzaa33 sseetttteemmbbrree 11994488 -- NN.. 11554477 ddeell RReegg..

DDiirreettttoorree rreessppoonnssaabbiillee:: MMIICCHHEELLEE BBRRAAMMBBIILLLLAAEEddiittoo ddaa PPaarrrroocccchhiiaa SSaann GGiioovvaannnnii BBaattttiissttaa -- MMoonnzzaa

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