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il duomo anno LXXXVIII - numero 1 - gennaio 2014 Periodico della Parrocchia di San Giovanni Battista in Monza Poste Italiane Spa - Spedizioni in A.P. - D.L. 353/2003 (conv in L. 27/02/2004 n.46) art 1 comma 2, DCB Milano Duomo diMonza

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  • iilldduuoommooanno LXXXVIII - numero 1 - gennaio 2014

    Periodico della Parrocchia di San Giovanni Battista in MonzaPoste Italiane Spa - Spedizioni in A.P. - D.L. 353/2003 (conv in L. 27/02/2004 n.46) art 1 comma 2, DCB Milano

    DuomodiMonza

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  • il duomo

    LLoo ssgguuaarrddoo ddii DDiioo ssuull nnoossttrroo ccaammmmiinnoo [don Silvano Provasi]CCrroonnaaccaa ddii ddiicceemmbbrree [a cura di Sonia Orsi]QQuuaannddoo iinniizziiaannoo ii llaavvoorrii ddii rreessttaauurroo ddeellllaa ffaacccciiaattaa?? [don Dino Gariboldi]HHoo iinnccoonnttrraattoo ppaappaa FFrraanncceessccoo [don Augusto Panzeri]NNaattaallee iinn...... ccaarrcceerree [Alessandro, detenuto nel carcere di Monza]DDiieeccii aannnnii ddii vviittaa ddeellllaa ccoommuunniittàà oorrttooddoossssaa aa MMoonnzzaa [Sarah Valtolina]LL’’aattttiivviittàà mmiissssiioonnaarriiaa:: uunn iimmppeeggnnoo ttiippiiccaammeennttee llaaiiccaallee [p. Giovanni Zimbaldi]PPaappii iinn TTeerrrraa SSaannttaa:: 5500 aannnnii ffaa PPaaoolloo VVII [Giovanni Confalonieri]2222 ggeennnnaaiioo 662277:: mmuuoorree TTeeooddeelliinnddaa,, rreeggiinnaa ddeeii LLoonnggoobbaarrddii [Giovanni Confalonieri]GGiioovvaannnnii BBaattttiissttaa nneeii VVaannggeellii ee nneellllee ffiigguurraazziioonnii nneell DDuuoommoo ddii MMoonnzzaa [Carlina Mariani]IIll ppuunnttoo ssuull rreessttaauurroo ddeellllaa CCaappppeellllaa ZZaavvaattttaarrii [Anna Lucchini]GGaauuddiiuumm eett SSppeess:: ssccrruuttaarree ii sseeggnnii ddeeii tteemmppii [don Carlo Crotti]

    Sommario3344889911001111113311441177119922222266

    Don Silvano Provasi, Sonia Orsi, don Dino Gariboldi, don Augusto Panzeri, Alessandro-detenuto nelcarcere di Monza, don Carlo Crotti, p. Giovanni Zimbaldi, Sarah Valtolina, Giovanni Confalonieri,Carlina Mariani, Anna Lucchini, Fabio Cavaglià, Nanda Menconi.

    Un grazie particolare a chi distribuisce “Il duomo”: Carla Baccanti, Giorgio Brenna, Gloria Bruletti, EnricaCalzoni, Andreina D’Ambrosio, Rita Fogar, Josetta Grosso, Paola Mariani, Anna Maria Montrasio, LuigiMotta, Teresina Motta, Carla Pini, Annina Putzu, Livio Stucchi, Silvia Stucchi, Chicca Tagliabue,Marisa Tagliabue, Mariuccia Villa, Bruna Vimercati.

    Hanno collaborato

    Copertina a cura di Benedetta Caprara

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    Spesso nella nostra vita gli eventi si mescolano con la cronaca e i mezzi di comunicazione poche volte ci aiutano a sapercogliere, nei ritmi incalzanti della cronaca, ciò che è evento capace di illuminare la nostra vita e la nostra storia.Sentiamo l’urgente bisogno di educarci a non consumare tutto come notizia superata da un’altra più aggiornata, ma asaper cogliere i segni di un mondo che, nel suo cambiare, ci sta conducendo verso un compimento ed un futuro cherimane sempre nelle mani di Dio e queste mani continuano a plasmare la storia rendendola “sacra”, nonostante i nostripasticci religiosi, sociali e politici. Tra ggllii eevveennttii eecccclleessiiaallii emerge con evidenza la rriinnuunncciiaa ddii PPaappaa BBeenneeddeettttoo ee ll’’eelleezziioonnee ddii PPaappaa FFrraanncceessccoo;; eventi che con-tinuano a suscitare un diffuso risveglio a curare di più la vita spirituale, e una fiduciosa ricerca di nuovo rapporto conla Chiesa. Inoltre il primo aannnniivveerrssaarriioo ddeellllaa mmoorrttee ddeell ccaarrdd.. MMaarrttiinnii ha richiamato la necessità di esprimere e coltiva-re, con maggior continuità, una corale gratitudine al Signore per il dono di un maestro, padre, pastore e compagnonel nostro cammino in questo complesso tempo di “travaglio” e di speranza. Inoltre, in questo «Anno della Fede», èemerso in modo più drammatico e provocatorio che non è fede realmente evangelica quella che non educa a ““ddaarree llaavviittaa” per amore di Cristo, della Chiesa, per la salvezza dell’umanità. “Oggi abbiamo più martiri che nei primi secoli! –ha detto Papa Francesco - Più numerosi di quelli che morirono durante l’impero romano… Vi sono, inoltre, paesi eambienti che sulla carta tutelano la libertà e i diritti umani, ma di fatto i credenti, e specialmente i cristiani, incontra-no limitazioni e discriminazioni... Anche questo è Vangelo vissuto… Tuttavia, sul piano civile, l’ingiustizia va denun-ciata ed eliminata”. Ma c’è anche il martirio quotidiano, che non comporta la morte, ma anch’esso è un “perdere lavita” per Cristo, compiendo il proprio dovere con amore, secondo la logica di Gesù, la logica del dono, del sacrificio.Pensiamo a quanti genitori ogni giorno mettono in pratica la loro fede offrendo concretamente la propria vita per ilbene della famiglia. Occorre anche meditare sulle ffaattiicchhee cchhee ssttaa vviivveennddoo llaa nnoossttrraa ssoocciieettàà nello sforzo costante e, talvolta anche logoran-te, di ridare speranza e fiducia nella costruzione di un bene comune che sembra essere smarrito o sovrastato da urgen-ze e negative esemplarità di ricerca spregiudicata ed arrogante di un benessere privato o di pochi, capace talvolta di spe-gnere ogni buona volontà di responsabilità sociale. Le eelleezziioonnii ppoolliittiicchhee ee rreeggiioonnaallii hanno accentuato di più i segni dellaprotesta sociale, la distanza tra elettori ed eletti. Facciamo fatica ad attuare una rinnovata mentalità e volontà di cam-biamento nello stile di fare politica, sforzandoci di prendere maggiore coscienza e condividere ciò che è essenziale daperseguire, evidenziando di più ciò che unisce rispetto a ciò che divide. In città abbiamo vissuto la conclusione e inau-gurazione del famoso ttuunnnneell ddii vviiaallee LLoommbbaarrddiiaa e sono iniziati i lavori per la rriissttrruuttttuurraazziioonnee ddeellll’’oossppeeddaallee. Il tema dellegrandi opere pubbliche richiama il dovere di vigilanza da un lato sui costi non sempre trasparenti, come sui tempi sem-pre troppo lunghi e sui veri e concreti disagi per i cittadini e per chi vede ulteriormente ridotto il proprio impegnolavorativo. In questo clima appaiono ancora più sconvolgenti ii sseeggnnii ddii ccoorrrruuzziioonnee che vedono coinvolte imprese, poli-tica e pubblica amministrazione, con gli inquietanti legami tra la politica, le imprese e la criminalità organizzata, comerivelato dalla grande inchiesta dell’anno trascorso: la Briantenopea.Non si può dimenticare che la ccrriissii ooccccuuppaazziioonnaallee ddeell llaavvoorroo resta l’emergenza principale soprattutto in campo giovani-le in un panorama di imprese brianzole che vivono nell’incertezza, pur esprimendo in alcuni casi segni di resistenza edi sufficiente occupazione, ma incapaci di rgenerare i posti di lavoro che vengono soppressi. Sullo sfondo resta la sensazione di un ulteriore ssccaaddiimmeennttoo ddeellllaa qquuaalliittàà ddeellllaa vviittaa e soprattutto delle relazioni interper-sonali: dai ragazzi per le strade, alla mala educazione diffusa, al disagio sociale crescente, cui anche il sistema di assi-stenza sociale e dello stesso volontariato fanno sempre più fatica a rispondere. Chiediamo al Signore di comunicare atutti, in particolare ai giovani, una rinnovata passione nel lavoro essenziale e doveroso per il bene comune, vincendole molteplici tentazioni che spingono a chiudersi nel privato egoistico o nell’uso del pubblico prevalentemente per inte-ressi privati o di pochi.Da ultimo facciamo memoria dell’urgente e condiviso bbiissooggnnoo ddii ppaaccee,, emerso, in particolare, il 77 sseetttteemmbbrree:: llaa vveegglliiaappeerr llaa PPaaccee, invocata da Papa Francesco, pur trovandoci alla vigilia del Gran Premio, anche il nostro Duomo, in pienasintonia di tempi e di spirito con piazza S Pietro a Roma e con la basilica di S. Ambrogio a Milano, si è riempito dipersone per pregare, ascoltare e vivere quella comunione che apre il cuore e ci rende perseveranti costruttori di pace.

    Lo sguardo di Dio sul nostro cammino

    il duomo lettera dell’arciprete

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  • 1 Domenica Presentazione alla comunità dei gruppidi Iniziazione Cristiana. Come ogni annola S. Messa delle ore 9.30, nelle dome-niche di Avvento, è stata caratterizza-ta dal rito della presentazione allacomunità parrocchiale dei ragazzi deidiversi gruppi dell’Iniziazione cristia-na. Per primi si sono presentati i Neocomunicandi: il 1 dicembre l’arcipreteli ha invitati a prendere coscienzadella tappa importante per il lorocammino di fede ed i ragazzi hannoespresso i propri propositi ed impe-gni. I cresimandi, l’8 dicembre, hannomanifestato l’impegno di scoprirecome inserirsi nella vita parrocchialecon un nuovo ruolo e nuova respon-sabilità. I fanciulli di 3 elementare, il15 dicembre, sono saliti all’altare perla prima volta, emozionati del camminointrapreso con il desiderio di avvicinarsi aGesù con gioia ed impegno. Tutti i ragaz-zi, di ogni classe, accompagnati dalle cate-chiste, sono saliti sul presbiterio, dopol’omelia, ed hanno ascoltato le parole diaccoglienza del sacerdote. Tutti, in diversimodi e con diversa consapevolezza, hannochiesto aiuto nella preghiera e desiderio diincontrare molti compagni di viaggio nelcammino di crescita nella fede e nellacomunione ecclesiale. Sono stati momentivissuti con emozione ed anche con grandeserietà dai ragazzi, che si apprestano, conentusiasmo e disponibilità, a continuareun cammino nella Chiesa e nella società,prendendo sempre più coscienza di comeben trafficare i talenti ricevuti in dono.[Laura Sciré]

    6 Venerdì Funerali di Giorgio Locati. Nel nostroDuomo che per molti anni lo ha vistoimpegnato come sacrestano si sono tenutele esequie di Giorgio Locati. Tutti lo ricor-

    dano nel suo camice nero con lo stemminodella corona all’occhiello, sempre attivo edoperoso nel lavoro come nella vita, pieno

    di zelo per la casadel Signore e per ilsuo decoro, attentoe preciso nel com-pimento dei suoidoveri. Ci ha lascia-to dopo alcuni mesidi malattia ed unabreve permanenzaall’hospice doveanche alcuni di noil’avevano visitato. Ifigli Emanuela,Maria Grazia eMarco lo hannoaccompagnato conla preghiera insie-

    me con don Sil-vano, don Guido e donGiovanni che hanno officiato il rito fune-bre. [Piergiorgio Beretta]

    7 Sabato Piazza Duomo si veste di Natale. In piaz-za Duomo, il Comune di Monza ha inau-gurato “Natale nel Bosco”, in collaborazio-ne con Labu. Abeti illuminati facevano dacornice a container vetrati dentro cui sonostate organizzate attività ludiche e labora-tori per i più piccini. Il progetto rientravanella “trasformazione green”, attenta allasostenibilità del Comune. Gli abeti ed idecori vegetali illuminati sono stati sen-z’altro graditi ai cittadini che finalmentehanno visto “illuminata” la loro più bellapiazza, ma per qunato riguarda i contai-ner. La collaborazione con Labu ha per-messo una chiave “social” dell’evento: siinvitava infatti a fotografare le emozionidel “Natale nel bosco” e di condividerle suInstagram, col tentativo di raccontare ilNatale e la natura. Le migliori foto, giudi-cate e selezionate da Labu, sono state pub-

    Cronaca di dicembrea cura di Sonia Orsi

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    il duomo cronaca

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    blicate sul Cittadino e premiate. [LauraSciré]

    15 Domenica Mostra di presepi in Granaio. Nei week-end di dicembre e gennaio, precisamentedal 15 al 6 gennaio, gli ado-lescenti hanno allestito nellasala “Il Granaio” unamostra di presepi e sculturelignee frutto del lavoro epassione di Carlo Colombo,amico e sostenitore delnostro oratorio. La mostra,visitata e apprezzata da par-rocchiani e non, dal titolo“CreativArte” comprende-va diverse sculture ritraentii mestieri diffusi un tempocome l’aratura, la caccia, lamietitura e momenti di vita come “la pas-seggiata con il calesse”, accanto a questeopere hanno trovato spazio diverse scultu-re di animali e personaggi della fantasiacome “Pinocchio”. Opere realizzate intera-

    mente in legno dove si apprezza la metico-losità e la precisione. La curiosità dei pic-coli è stata attratta da un curioso pappa-gallo affiancato da un pavone e un’aquila

    interamente realizzati con tappi di metallometicolosamente battuti uno ad uno. Iquattro presepi, anche essi realizzati inlegno con personaggi in metallo, hannoattratto i visitatori che hanno apprezzato illavoro e la creatività. La mostra si è con-

    clusa il giorno 6 gen-naio e, in questo gior-no, a memoria di unevento storico, è statoproiettato il“Cinegiornale” del1964 che raccontava lavisita di Paolo VI inTerra Santa che, indi-rettamente, ha coin-volto il nostro Duomo,avendo il Papa portatocon sé la croce diGregorio Magno,

    custodita nel nostro Museo. [LuigiScarlino]

    16 Lunedì Inizia la novena di Natale.

    - Alle ore 7.30, in una città in parte anco-ra addormentata, un significativo grup-po di persone si è ritrovato in Duomo,per celebrare la novena del Natale.L’ascolto di un brano dei vangelidell’Infanzia di Gesù, un commentosempre provocatorio di don ToninoBello, una breve proposta di riflessionedi don Silvano o don Anthony, alcuneintercessioni per ricordare a noi e alSignore i bisogni della nostra comunità edel mondo ed il cantico Benedictus.Questo è stato il menù per la novena pro-posta, in particolare, a studenti e lavora-tori. Pensavamo di coinvolgere qualche

    alunno delle scuole medie Confalonieri,ma non abbiamo avuto grande successo.L’allegro suono delle campane che ci invi-tavano all’incontro ed i sempre godibili

    il duomo cronaca

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  • canti natalizi ci hanno offerto un ottimomodo per iniziare la giornata lavorativa oscolastica, nel desiderio di accogliere ilBambino Gesù che non si stanca di venirea visitare le nostre case e i nostri luoghi dilavoro e di studio. [Diego e Alberto Pessina].

    - Alle ore 17 è iniziata la Novena diNatale, appositamente pensata per i bam-bini e i ragazzi dell’Iniziazione Cristianae naturalmente aperta anche a tutti i fede-li. La novena ha alternato momenti di let-tura evangelica ad invocazioni, spunti diriflessione a pre-ghiere dei fedelie canti accompa-gnati dal gruppodeli “corso dichitarra” che siriunisce settima-nalmente in ora-torio. Alla fine diogni incontro,predisposto dadon Silvano, aibambini è stataconsegnata una“chiave”: la chiave dell’Amore, legata alVangelo e all’Amore di Dio per noi; lachiave dell’Obbedienza, legata alla figuradi S. Giuseppe; la chiave del Silenzio, lega-ta alla figura di Zaccaria, la chiavedell’Amicizia legata alla figura diElisabetta, e la chiave della Gioia, legataalla figura della Madonna. La novena èstata spunto di riflessione e meditazioneper i bambini e per tutti noi presenti chesiamo stati chiamati a partecipare attiva-mente attraverso le preghiere per lemamme in attesa, per le famiglie, per inonni, i nipoti, i figli, e per tutti noi che,generati nell’Amore, ci siamo preparati almomento del Santo Natale. Durante laNovena, alcuni ragazzi hanno accompa-gnato le volontarie dell’UNITALSI e qual-

    che catechista a far visita agli anzianimalati della nostra parrocchia, portando ilLume di Natale. [Laura Scirè]

    20 VenerdìIl paliotto di Borgino ritorna nella mensaeucaristica del Duomo – Questa sera,dopo aver ottenuto un parziale permessoda parte della Sovrintendenza con letteradel 10 c.m. (Prot. 4210/ DL), quasi comedono natalizio, il prezioso paliotto è statoriposizionato nella nuova mensa inmarmo collocata in seguito ai lavori di

    adeguamen-to nel presbi-terio deln o s t r oD u o m osecondo iprincipi delC o n c i l i oVaticano II enel 50° anni-v e r s a r i odella pubbli-cazione dellaCostituzione

    sulla Sacra Liturgia (SacrosantumConcilium – 4 dicembre 1963). La fase diricollocamento del paliotto è iniziata alleore 10.45, dopo la S. Messa d’orario, al ter-mine di un lungo lavoro preparatorio alquale hanno collaborato, a diverso titolo,quasi tutti coloro che hanno a cuore ildecoro e la bellezza del nostro Duomo.Così, sotto l’occhio vigile di don Silvano edon Dino, è tornato al suo posto sull’altaremaggiore il maestoso paliotto di Borginodal Pozzo, inserito nella cornice dellanuova mensa eucaristica e sapientementecorredato di una nuova illuminazione chene esalta lo splendore e ne fa risaltare ognidettaglio calamitando l’attenzione dichiunque si volga all’altare. Questo ritornoha fatto nascere in tutti noi la viva soddi-

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  • sfazione di chi, dopo molto tempo, ritrovapiù bello un prezioso oggetto che gli ècaro. [Piergiorgio Beretta]

    22 DomenicaIl Calcio Monza alla Messa delle 9,30.Domenica calcisticamente importante per

    la squadra della nostra città che disputa incasa il derby contro il Renate e che coinci-de con l’ultima gara del girone di ritornoprima della sosta natalizia. La lunga gior-nata, voluta dal Presidente AnthonyArmstrong Emery, inizia con la partecipa-zione, non solo della prima squadra, maanche di tutti i giovani atleti biancorossicon le proprie famiglie, di tutto lo staff tec-nico e dei dirigenti, alla Santa Messa inDuomo. Numerosa anche la partecipazio-ne dei tifosi che hanno voluto condividerequesto momento di attesa del S. Natale

    con la propria squadra. Alla fine dellacelebrazione eucaristica il PresidenteArmstrong con la moglie si è recato insacrestia per un saluto ed un ringrazia-mento personale all’Arciprete ed ha chie-sto che fossero benedetti i nuovi anellinuziali. In serata, dopo la gara della primasquadra, che è stata preceduta da un’ante-prima tra i giovani calciatori dell’ A.C.

    Monza Brianza e quelli della societàRenate, il Presidente e la squadra hannofatto visita ai bambini ricoverati nel repar-to «Maria Letizia Verga» dell’OspedaleSan Gerardo di Monza e all’OspedaleBassini di Cinisello. [Marinella Farina]

    Ore 19 – Spettacolo natalizio. Nel salonedel Nostro Oratorio un gruppo di ragaz-zi, della fascia di età che va dalla II ele-mentare alla scuola Media, ha allietato ipresenti con un simpatico spettacolonatalizio dal titolo “Betlehem anno zero”.Lo spettacolo ha ruotato intorno al viag-gio di Maria e Giuseppe da Nazareth aBetlehem, come l’evangelista Matteo rac-conta. La Betlehem che si è voluta mette-re in evidenza con questo spettacolo è lapiccola città di un’antica terra di passag-gio, cosmopolita, scenario di scambi com-merciali e culturali, di invasioni e diimmigrazioni: una circostanza storica diduemila anni fa incredibilmente attuale,

    con le relative eterne problematiche: mul-ticulturalità, intolleranza, integrazione. La

    serata ha visto il coinvolgimento di un gio-vane, ma qualificato, pianista TizianoRossetti che ha aperto e concluso la seratacon brani di Litz e alcune proprie compo-sizioni tra le quali una dedicata alla città diMonza dal titolo “Squisitamalinconia”. [Luigi Scarlino]

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    il duomo cronaca

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  • Il desiderio e l’impegno della «Fabbricadel Duomo di Monza» e il lento, ma inar-restabile, degrado della facciata di Matteoda Campione vorrebbero rispondere:«subito!».

    La stessa domanda «quando si comincia?»è anche nel cuore di chi ha accolto pronta-mente l’invito a dare la propria offerta: siadi chi ha potuto proporzionare la genero-sità del proprio dono alla sue concretepossibilità, ma anche di coloro, e sonotanti, che hanno solo potuto commisurareil dono al proprio amore per il nostroDuomo.

    La Parrocchia dice grazie a tutti: a quelliche ammirano la bel-lezza del Duomo evogliono conservarlaper il futuro e anche aquelli che desideranovedere sempre acco-gliente questo luogoperché è la casa delSignore.Purtroppo ci sonoalcuni ritardi… eanche alcuni freni chebloccano l’avvio deilavori.Il ritardo è quellodella Soprintendenzache sta ancora esami-nando il progetto diintervento.

    Ma sono i freni chepiù preoccupano. Ilprimo è quellodell’Autorità tutoriadella Diocesi che, datol’alto costo previsto, ancora non autorizzala Parrocchia di S. Giovanni Battista ad unindebitamento sproporzionato alle sue

    possibilità. Il secondo freno è dato dallastessa «Fabbrica del Duomo di Monza»che ha ben registrato nella sua memoriache il precedente intervento di restaurodella facciata, diretto dall’arch. Beltrami,avvenuto a cavallo tra il secolo ’800 e il’900, è durato oltre vent’anni perché furipetutamente sospeso per mancanza disoldi, tanto che la Fabbriceria di alloraaveva domandato l’autorizzazione ad alie-nare alcuni antichi e degradati arazziMillefiori. Fortunatamente non fu datoconsenso alla vendita da parte della RealeSoprintendenza e ora, restaurati a spesedella Parrocchia, dall’Opificio delle PietreDure di Firenze, sono esposti in Museo.Questa è una disavventura che non si vor-

    rebbe correre:anche il Vangeloammonisce cheprima di edificareuna torre occorrefare bene i conti,per non suscitaredisappunto dallagente.

    Intanto non inter-rompiamo la nostraraccolta rivolgen-doci a chi stima eama il Duomo e achi vuol esprimerela propria fedeanche sostenendo«il decoro della casadel Signore» (daiSalmi).La distanza tra laprevisione dei costi(circa € 800.000,00)e la raccolta dei

    mezzi è ancora lunga, ma lentamente siriduce come si può vedere dagli specchiet-ti esposti in Duomo.

    Quando iniziano i lavori direstauro della facciata?don Dino Gariboldi

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    il duomo attualità

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  • Ho incontrato papa Francesco

    don Augusto Panzeri

    Un incontro virgolettato, perché di fattonon gli ho stretto la mano e nemmeno hoposato in foto accanto a lui. Non che nonlo desiderassi, o perché ho voluto far spa-zio ad altri (non sono così virtuoso!), masemplicemente perché non sono riuscito…e ho spinto poco.Parlo dell’incontro di papa Francesco con icappellani delle carceri italiane. Un incon-tro organizzato durante un convegno aRoma al quale ho partecipato con quasi200 sacerdoti impegnati nella pastoralecon i reclusi.Non posso vantare di essere stato visto davicino da Papa Francesco, ma di averloascoltato, sì! E due pensieri mi hanno par-ticolarmente colpito.Così dice Papa Francesco: “Per favore dite… che il Signore è vicino…, ma ditelo conil cuore: che il Signore non rimane fuoridalla loro cella, non rimane fuori dalle lorocarceri, ma è dentro lì… piange con loro,lavora con loro, spera con loro… “. Nulladi sconvolgente. Ho sempre pensato che ilSignore è ovunque, e soprattutto nei luo-ghi della sofferenza e del bisogno. Ma nonpenso mai, quando incontro una persona,chiusa in una piccola stanza, che lì accantoci sia Gesù. Purtroppo non lo penso mai.E’ così. Sono occupato, per quanto sia pos-sibile, a conoscere e incontrare quella per-sona che è lì di fronte a me, protetta dalleinferriate. D’altra parte, anche nel Vangelodel «Giudizio finale», Gesù non rimprove-ra perché non lo si è riconosciuto tra gliaffamati, i carcerati, i malati. Gesù vuoleche incontriamo le persone e che non spi-ritualizziamo troppo gli incontri. A me vabene così. Sono molto d’accordo. Però,confesso, con sincerità, che rinnovo spessola scoperta degli inizi quando, 5 anni fa, hoiniziato il mio ministero in carcere senzamolto entusiasmo. Ho scoperto subito cheDio c’è… e arriva prima, si serve anche dite, ma non necessariamente. Con tutta sin-

    cerità la pastorale in carcere è proprio unapastorale di scoperta e a volte di meravi-glia. Capite che questo fa bene, serve a chifa, a chi agisce. Il bene fa bene a chi lo fa!Ne sono sempre più convinto.Ma c’è un secondo passaggio nella paroladel Papa: “Quando io ricevevo una letteradi uno di loro, a Buenos Aires, li visitavo,mentre ora quando ancora mi scrivono,qualche volta li chiamo, specialmente ladomenica, e faccio una chiacchierata. Poi,quando finisco, penso perché lui è lì, e nonio, che ho tanti e più motivi per stare lì?Pensare a questo mi fa bene: perché ledebolezze che abbiamo sono le stesse, per-ché lui è caduto e non sono caduto io?”Nulla di particolare, quante volte altrihanno pensato e detto una cosa simile. Mache lo dica il Papa… “Perché non sonocaduto io?” Sono forse più bravo, più vir-tuoso? Certamente sono più fortunato.Fortunato perché nella vita non ho avutoun grande benessere, ma affetto, bene,buone relazioni, una famiglia sana. E poiquel poco di istruzione. Penso che in carce-re trovi proprio persone che hanno cono-sciuto povertà di affetto, solitudine, eignoranza. Con queste carenze è difficilecrescere e maturare. Si rimane adolescenti,molto viziati, e poi magari costretti adoziare in piccoli spazi in compagnia di chidifficilmente è disposto a rivedere la pro-pria vita. E tu che cosa puoi fare? Cercosolo di tentare di costruire un poco di rela-zioni che siano vere, spesso senza soddi-sfare i vari bisogni. Mi ha colpito un giova-ne: ha già fatto 20 anni di carcere, e ora nesta scontando altri 7. Ho avvertito in lui lanon-voglia di essere libero, si è adattato aquella vita, che va bene così… Basta nonfarsi mancare alcune cosette… e poi…Povertà di libertà. Una libertà povera, nonsolo una negazione di libertà. Ma mi chie-do: “questo è solo in carcere, o anchefuori?”.

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    il duomo attualità

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  • Natale in... carcere

    Alessandro, detenuto nel carcere di Monza

    Ecco il mio terzo Natale in prigione.Dovrei ormai esserci un poco abituato, mainvece, no: non mi abituo alla prigione! Eforse è un bene. Certo, ci si può adattare alsistema di vita, capire come funziona tuttoe come ci si comporta.., ma abituarsi, no.Io sono diverso da tutto questo: forse,merito di starci, ma non appartengo allagalera. Ci pensavo proprio in queste set-timane scarse che ci hanno portato alNatale: sono giorni intensi, in cui siaspetta.., ma mi chiedevo, che cosa stoaspettando? C’è poco da aspettare quidentro. Che cambi qualcosa? Che i gran-di della politica risolvano i problemi? Unpiccolo miracolo, magari? No. C’e’ pocoda aspettare, qua. E poiché un’attesa nonha senso se non per il valore di quelloche si sta aspettando, qui l’attesa puòaver proprio poco senso. L’ho letto negliocchi di alcuni compagni che non aspet-tano nulla; a volte nemmeno la visita di unparente o di un amico; nemmeno la spesasettimanale perché non possono farla,niente.Con qualcuno di loro ne ho parlato, com-prendendo che forse questo è l’aspetto piùterribile dell’essere in prigione; non aspet-tare più nulla. Altro che Avvento!Ed è un grosso guaio. Me lo ha detto unsacerdote mio amico: come è vero cheaspettando una cosa o un avvenimentobuono e desiderato ci si carica di energiepositive e di aspettative, così, se non siaspetta nulla, ci si “ammala”, ovvero ci sidispone al male. Perso uno scopo daattendere, resta solo un buio cupo, doloro-so, a volte disperato. Ecco perché conti-nuavo a chiedere, prima di tutto a me stes-so: tu che cosa aspetti? E’ importanteaspettare, ma che cosa?Oggi arriva una risposta, una rispostamolto faticosa da trovare qui, in questoposto in cui tutto spinge a lasciar perdere,anno dopo anno, sempre più freddi e chiu-

    si. Invece, arriva. Arriva un Bambino, che èDio. “Ci è stato donato un Figlio”, a noi,quindi anche a me. E’ una bella cosa. E’una promessa, è una strada da seguire; èanche un impegno, ma soprattutto è ungrande sorriso! Il Bambino nella mangia-toia sorride agli uomini potenti ed accla-mati, ricordando che Dio non è nei palazzi

    del potere. Sorride ai ricchi, per ricordareche occorre essere poveri. Sorride alle armie ai guerrieri, mostrando che il Re dei re èun piccolo Bimbo indifeso. Sorride a tuttiquelli che si difendono, si chiudono, sinascondono, ricordando che Lui, Dio, si èesposto e da Betlemme andrà verso laCroce. Non ha paura Lui: sorride!E sorride ai peccatori, forse più che a tuttigli altri, allarga le braccia per accogliere eperdonare; sorride sempre… e dunque, lofa anche per me, per tutti noi. Così, c’eradavvero una realtà grande da aspettare, edoggi è arrivata: il sorriso di un BambinoDivino che ci guarda, ci vede uno per uno,ci ama tanto da lasciare il Cielo e scendere,scendere così in fondo che arriva anchequi, oggi. Non è poco! Porta gioia questosorriso. Porta serenità e calore.Soprattutto, porta speranza; ce n’è moltobisogno..., io ne ho molto bisogno! Nel sor-riso di questo Bambino, Gesù torna a ricor-darci che Lui è nato, che non siamo solimai, che la pace è possibile. Ecco, è Natale!

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  • Dieci anni di vita della comunità ortodossa a MonzaSarah Valtolina

    Dal 2003 la chiesa di San Gregorio è statadata in concessione d’uso alla Chiesa ortodossarumena e, da questa data, è nata la parrocchiadi “Tutti i Santi” di Milano-Nord-Monza dicui padre PompiliuNacu è parroco. Questaparrocchia è legata allaChiesa AutocefalaOrtodossa Romena, laquale nel 1925 è stataelevata alla dignità dipatriarcato.

    «Ogni giorno ha la suagioia e la sua pena, nonriesco a ricordare unmomento in particolare,tutti i giorni che ci donail Signore sono belli edegni di essere vissuti inpieno». Risponde così padre PompilioNacu quando gli si chiede di ricordarequale sia stato il momento più bello diquesti suoi dieci anni monzesi. La comuni-tà ortodossa rumena della parrocchia diSan Gregorio, infatti, ha appena spento lesue prime dieci candeline, una per ciascun

    anno di vita della chiesa di via Guarenti.Eppure, a ben vedere, non devono esserestati anni facili. Ricchi di grazia e di vita,certamente, ma non facili. A cominciare

    dall’esordio. Quello ufficiale fu ladomenica dellePalme del 2003.Allora solo una venti-na di fedeli assistevaalla prima liturgianella chiesetta di SanGregorio, rimessa anuovo per l’occasio-ne. A celebrare c’eraanche allora padrePompilio, arrivato incittà insieme allamoglie e ai tre figli.«La prima volta che

    sono entrato a vedere questa chiesa mi sonospaventato. – ricorda il sacerdote che èanche decano per la zona pastorale dellaLombardia nord e membro del Consiglioecumenico delle Chiese cristiane di Milano- Sui muri si vedeva ancora chiaramente ilsegno lasciato dall’alluvione che aveva som-

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  • merso la città solo quattro mesi prima, l’acquae il fango avevano letteralmente sommerso lachiesa e il livello aveva superato il metro dialtezza».Ma non è stato un po’ di fango a fermare ifedeli ortodossi. In molti si sono subito resi

    disponibili per ridare bellezza e dignitàalla loro chiesa. Idraulici, muratori, elettri-cisti, imbianchini, tutti si sono dati da farein ogni modo. E così la chiesa di SanGregorio, dedicata dai fedeli ortodossi aTutti i santi, è rinata. «I soldi necessari per itanti lavori che abbiamo portato a termine inquesti anni li abbiamo raccolti solo grazie allagenerosità dei parrocchiani», continua padrePompilio. Oggi i numeri di quanti partecipano allefunzioni domenicali si sono moltiplicati,dai venti iniziali si è passati agli oltre 300che si contano durante le feste più impor-tanti, mai meno di 200 nelle domenicheordinarie. Ad animare la liturgia sono soprattutto lefamiglie giovani insieme ai loro bambini.Tanti, tantissimi bambini. Solo lo scorsoanno padre Pompiliu ha celebrato 286 bat-tesimi, una cifra incredibile se si considera

    che la media in una parrocchia come SanBiagio è di circa 50 battesimi all’anno. «Isacerdoti cattolici non si devono impressionareper queste cifre – precisa subito padre Nacu– i nostri fedeli arrivano non solo da Monza,ma anche da Sesto San Giovanni, Cinisello,

    Cologno Monzese eMilano nord». Sarà, ma la vitali-tà e la freschezzache si respirano ladomenica nelgrande prato checirconda la chiesasono uno spetta-colo che, purtrop-po, tante comuni-tà parrocchialihanno scordato.Ep-pure in undecennio sonostati (troppo)pochi gli incontrie i momenti di

    condivisione tra le parrocchie della città ela comunità ortodossa. «Colla-boriamo conla parrocchia di San Carlo e con il Duomo,sono state organizzate iniziative culturali esportive e momenti di preghiera comune, ma infondo siamo anche noi che pubblicizziamo pocole nostre iniziative», ammette padrePompilio, cortese e discreto come sempre.L’ultima occasione è stata la fiaccolatadello scorso 23 gennaio, unico eventomonzese durante la settimana di preghie-ra per l’unità dei cristiani. «Poi ricordoanche bellissimi momenti di comunione spiri-tuale e preghiera davanti all’unico Cristo e allaVergine, per esempio in occasione di un innoakathistos alla Theotokos, la madre di Dio, fudavvero un momento bellissimo», ricordapadre Nacu, mentre si alza per andareincontro a una fedele entrata in chiesa soloper un saluto al Padrone di Casa e un sor-riso del suo parroco.

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  • L’attività missionaria: un impegno tipicamente laicaleP. Giovanni Zimbaldi

    Carissimi parrocchiani del Duomo, viinvio alcune notizie dal distretto missiona-rio di Fang. Anche quest’anno nuovi grup-pi di famiglie pagane hanno chiesto diconoscere Gesù e abbiamo avuto la graziadi amministrare il sacramento del Battesi-mo a oltre 200 catecumeni.Io sto bene e sono felice di poter continua-re l’attività missionaria. A metà maggio èiniziato il nuovo anno scolastico e i 165

    ragazzi presenti sia nell’ostello di Fang chein quello di Ban Theut Thai (a cento chilo-metri da Fang) portano vivacità nelle resi-denze. Gli ostelli sono un’attività impor-tante nel lavoro missionario perché nei vil-laggi la gioventù è abbandonata a se stes-sa. Negli ostelli in questi anni centinaia diragazzi/e hanno ricevuto un’educazionescolastica e religiosa, educazione che nonavrebbero potuto avere rimanendo infamiglia. Ora diversi di loro sono capi divillaggio, membri del comitato del villag-gio, catechisti, elettricisti, tipografi, mecca-nici, infermiere, maestre, sarte… due sonosacerdoti e alcune suore. Essi sono il futu-ro della comunità cristiana.Il 29 giugno si è celebrato solennemente il60mo anniversario della mia ordinazionesacerdotale. Il vescovo di Chiang Mai hapresieduto la cerimonia partecipata da

    oltre 30 sacerdoti, suore di differenti con-gregazioni e oltre 1300 fedeli venuti daivillaggi (alcuni 100-150 chilometri lontanida Fang). Quando sono venuto a stare aFang nel gennaio del 1974 c’era solo unacasetta di legno per l’abitazione del pretee, a 40 chilometri di distanza, un villaggioLa hu cristiano con 85 persone rifugiatidalla Birmania. Ora la missione ha ungrande terreno con diverse costruzioni in

    muratura: una bella chiesa, canonicacon quattro stanze, ostelli per ragazzi eragazze e, sui monti, una sessantina divillaggi con la cappella, divenuti cri-stiani durante questi anni. Ho ringra-ziato di cuore il Signore per le benedi-zioni impartite dall’attività missionarioe prego che la Buona Novella sparsa sirafforzi sempre di più tra questa gentee che essi pure diventino apostoli tra iloro parenti e amici.Il 9 novembre nella zona vicariale a cuiappartengo è stato organizzato l’incon-tro dei catechisti e responsabili religiosidei villaggi presieduto dal vescovo di

    Chiang Mai. Più di 160 uomini e donnehanno partecipato. Essi sono il bracciodestri del missionario. Il distretto di Fangha oltre 45 villaggi con la cappella.Normalmente il missionario può visitarlisolo una volta ogni due mesi. Sono i laici(catechisti e i responsabili del servizio reli-gioso) che seguono la comunità cattolica,guidano le preghiere la domenica e impar-tiscono le istruzioni catechetiche. In questianni ho iniziato nuove comunità cristianein una sessantina di villaggi, ma l’inizio èsempre stato per l’attività di cristiani laiciche sono andati a vivere con parenti paga-ni e poi, gradualmente diverse famigliehanno chiesto le istruzioni per farsi cristia-ne. L’attività missionaria più che un’inizia-tiva clericale è un impegno laicale. Carisaluti. Ricordiamoci a vicenda nella pre-ghiera.

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  • Papi in Terra Santa:50 anni fa Paolo VIGiovanni Confalonieri

    Ricorrendo il 50° anniversario dello storicoviaggio di Paolo VI in Terra Santa, papaFrancesco, durante l’Angelus di domenica 5gennaio, ha annunciato: “Dal 24 al 26 maggioprossimo, a Dio piacendo, compirò un pellegri-naggio in Terra Santa” per “commemorare lostorico incontro tra papa Paolo VI e il patriar-ca Athenagorass”. Ha inoltre aggiun-to:“Presso il Santo Sepolcro celebreremo unIncontro Ecumenico con tutti i rappresentantidelle Chiese cristiane di Gerusalemme, insiemeal patriarca Bartolomeo di Costantinopoli. Finda ora vi domando di pregare per questo pelle-grinaggio». Papa Francesco sarà così il quartosuccessore di Pietro che visita i luoghi santidove si è compiuta la storia della salvezza.

    Papa Montini in Terra SantaQuando Paolo VI nel gennaio 1964, apochi mesi dalla sua elezione, si recò inTerra Santa, fu un fatto straordinario,organizzato nella massima riservatezza

    fino all’ultimo momento e svoltosi con unaintensità di impegni impressionante, orga-nizzati anche fuori dalla ufficialità. Era ilprimo successore di san Pietro a compiereun pellegrinaggio in Terra Santa e la stam-pa non mancò di rimarcarne l’aspetto“retorico” (“S. Pietro ritorna in Palestinadopo tanti secoli…”), non ignorando peròla intensa valenza religiosa e politica, chefaceva risuonare in quella terra martoriatalo stesso messaggio d’amore e di pace por-tato in quegli stessi luoghi da Gesù e da lìrisuonato in tutto il mondo. Il pellegrinag-gio di Paolo VI si svolse dal 4 al 6 gennaio1964; il Papa aveva voluto portare con sé la«Croce di san Gregorio Magno» del tesorodel nostro Duomo, come abbiamo riporta-to nel notiziario n° 4 del giugno 2010, dacui riprendiamo le immagini della croce,ben visibile sul petto di papa Montini giàsull’aereo che lo portava in Terra Santa edurante l’incontro con il patriarca grecoortodosso Athenagorass.

    Quella croce pettorale del VII secolo, erastata donata a Teodolinda da papaGregorio Magno, come segno della comu-ne radice nella salvezza della Croce pertutte le “nazioni” che in quel tempo sicombattevano, anche in nome della reli-gione, (Romani e Franchi – Cattolici;Bizantini – Ortodossi; Longobardi - Arianie pagani; Tricapitolini d’Aquileia eGrado…). Svolto con successo il suo ruolosimbolico, la Croce ritornò nel nostroDuomo, arricchita anche del valore ditestimone di un grande avvenimento“ecumenico” dei nostri tempi. Una targad’argento donata dal Papa ricorda questoevento ai visitatori del Museo.

    Giovanni Paolo II in Terra Santa. Neglianni successivi i pellegrinaggi in TerraSanta divennero impossibili per la dram-matica situazione di belligeranza attivata-

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  • si per la guerra dei sei giorni (5 – 10 giu-gno 1967), con l’occupazione Israeliana diterritori palestinesi e le conseguenze anco-

    ra attive ai giorni nostri. Dovranno passa-re ben 36 anni dal pellegrinaggio di papaMontini perché di nuovo un papa,Giovanni Paolo II, potesse essere pellegri-no in Terra Santa. Ciò fu possibile in occa-sione del Giubileo del 2000. Il pellegrinaggio di papaWojtyla durò sette giorni:dal 20 al 26 marzo.Accolto dal re diGiordania e da tutta lafamiglia reale, il sommoPontefice iniziò il suo pel-legrinaggio giubilare adAmman, come aveva fattoPaolo VI. Anche il suo fuun viaggio segnato daldesiderio di portare unincisivo messaggio dipace e fratellanza. Tra i

    tanti momenti, incontri e luoghi visitati,un particolare impatto ebbe l’immaginedel Papa che, nel primo giorno del pelle-grinaggio, dal monte Nebo volse lo sguar-do alla terra promessa, così come feceMosè millenni prima. Le sue parole nellacircostanza furono: “Qui, sulle alture delMonte Nebo, comincio questa fase del mio pel-legrinaggio giubilare. Penso alla grande figuradi Mosè e all’Alleanza che Dio strinse con luisul Monte Sinai. Rendo grazie a Dio per ildono ineffabile di Gesù Cristo, che suggellò lanuova Alleanza con il proprio sangue e portò laLegge a compimento. A Lui che è “L’Alfa el’Omega, il primo e l’ultimo, l’inizio e la fine”(Ap. 22,13), dedico ogni passo di questo viag-gio nella terra che fu Sua.”

    Papa Benedetto XVI pellegrino in TerraSantaIl viaggio in Terra Santa di papa Ratzingersi svolse dall’8 al 15 maggio 2009. Le paro-le con cui Benedetto XVI, al ritorno, nesintetizzò il senso furono: “Un pellegrinag-gio, anzi, il pellegrinaggio per eccellenza allesorgenti della fede e al tempo stesso una visi-ta pastorale alla Chiesa che vive in Terra Santa:una Comunità di singolare importanza, perchérappresenta una presenza viva là dove la fedeha avuto origine“.Tra i vari momenti del pellegrinaggio,

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  • grande rilievo assunse la visita al S.Sepolcro; nella circostanza , così BenedettoXVI incoraggiò i presenti che lo ascoltava-no davanti alla Tomba vuota, quella stessa“che cambiò la storia dell’umanità“: “LaChiesa in Terra Santa, che ben spesso ha speri-mentato l’oscuro mistero del Golgota, non devemai cessare di essere un intrepido araldo delluminoso messaggio di speranza che questatomba vuota pro-clama. Il Vangelo cidice che Dio puòfar nuove tutte lecose, che la storianon necessaria-mente si ripete, chele memorie possonoessere purificate,che gli amari fruttidella recriminazio-ne e dell’ostilitàpossono esseresuperati, e che un futuro di giustizia, di pace,di prosperità e di collaborazione può sorgereper ogni uomo e donna, per l’intera famigliaumana, ed in maniera speciale per il popolo chevive in questa terra, così cara al cuore delSalvatore”. Un viaggio, insomma, nel segnodella fede e della speranza. Anche BenedettoXVI salì sul monte Nebo e parlò di “visio-ne” del disegno di Dio su di noi: Mosèsapeva che non sarebbe entrato nella terrapromessa, ma la vide. Così anche noi pos-siamo avere la “visione” del progetto diDio nella nostra vita ed operare per realiz-zarlo per quanto ciò consentito.

    Papa Francesco in Terra SantaEd eccoci all’annunciato viaggio di PapaFrancesco, che ci auguriamo possa com-piersi secondo le sue attese. Abituati comesiamo agli spostamenti dei Papi in ogniparte del mondo, non ci impressiona piùdi tanto il pellegrinaggio in sé, ma piutto-sto la complessità dello scenario socio

    politico attuale in quelle terre. Anche 50anni fa, il pellegrinaggio di Paolo VI eranato tra molte trepidazioni ed incognite;oltretutto era stato organizzato in tempimolto ristretti e vide momenti di grandetensione, come quando, al S. Sepolcro, icordoni di protezione furono superati e lafolla festante quasi sommerse il Papa.Però il risultato fu strepitoso. Dall’ abbrac-

    cio tra Paolo VI edAthenagoras aGerusalemme, siavviò a soluzione loscandaloso dissidiotra fratelli cristianid’Oriente edOccidente, originato-si con lo scisma del1054. Allora le dueChiese si erano sco-municate a vicenda;poco dopo l’incontro

    in Terra Santa, il 7 dicembre 1965, Roma eCostantinopoli (oggi Istambul) ratificaro-no l’annullamento delle reciproche scomu-niche e assieme ricercarono la convergen-za e la collaborazione. Tale dichiarazionecomune di papa Paolo VI e del patriarcaAthénagoras ha espresso la reciproca deci-sione di togliere dalla memoria di entram-be le Chiese le sentenze di scomunica del-l’anno 1054. Questa dichiarazione comunefu letta nella sessione solenne del concilioVaticano II da Mons. Jean Willebrands.Contempora-neamente essa era letta dalsegretario del santo sinodo, nella cattedra-le del Fanar a Istanbul (Costantinopoli).Permangono questioni irrisolte, in partico-lare a riguardo del primato Petrino, maanche in ciò qualcosa si muove. Infatti èsuccesso che, per la prima volta nella sto-ria, il 20 marzo 2013, alla S. Messa di inau-gurazione del Pontificato di papaFrancesco era presente anche il patriarcaortodosso Bartolomeo.

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    Per la chiesa di Monza il 22 gennaio è lega-to alla commemorazione della ReginaTeodolinda, morta in tale giorno nel 627 eda subito venerata come santa dai monze-si e dai Bavaresi.La vicenda della Regina Teodolinda è bennota ed è stata in varie occasioni richiama-ta, soprattutto in relazione al restaurodegli affreschi della Cappella a lei dedica-ta. Nello stupendo ciclo pittorico degliZavattari si rappresentano infatti i passag-gi principali della storia di Teodolinda.Nel turbolente intreccio di interessi politi-ci e religiosi del suo tempo, Teodolindaseppe operare da mediatrice del dialogo,con il primario appoggio di papa GregorioMagno, ottenendo per il suo popolo lun-ghi periodi di pace ed onorando così il suonome, che significa “scudo del popolo”. Diciò danno testimonianza le lettere inviate alei e ad Agilulfo da papa Gregorio Magnoche scriveva: “… né c’era da attendersi altrodalla vostra fede cristiana se non che mostrastea tutti la vostra bontà e il vostro zelo per lapace. Non crediate o eccellentissima figlia diaver acquistato un piccolo merito per il sangueche stava per essere sparso da una parte e dal-l’altra… Vi esortiamo ad operare presso ilvostro eccellentissimo sposo perché non rinne-ghi il patto che ha stretto con la repubblica cri-stiana” (dal Trattato di pace tra Agilulfo, ilPapa e i Bizantini).

    Morte e sepolturaIl giorno della morte di Teodolinda è uni-vocamente accettato essere il 22 gennaio,ma si discute circa l’anno. L’Obituariomonzese riporta il 627, e precisa dall’in-carnazione (allora l’inizio dell’anno potevaessere stabilito al 25 dicembre (nascita diGesù – ab nativitate Domini) oppure al 25marzo (concepimento di Gesù all’Annun-ciazione, quindi “ab incarnazione Domini”). E’ qui riproposto uno stralcio delle annota-

    zioni dell’Obituario al 22 gennaio (da G.Chichi e P. Cadorin “Obituario Una bellis-sima storia originale di Monza”. Edit.Circolo Numismatico Monzese Ripro-duzione fotostatica e trascrizio-ne/inter-pretazione del testo) dove troviamo dueannotazioni per la regina Teodolinda. Perla località dove Teodolinda morì, tutto fapensare a Monza, ma la tradizione riportaanche Perledo, ovvero Varenna, sul lago diLecco, dove la regina aveva un castello edaveva costruito una chiesa, subordinataalla Basilica Monzese. Non si può scartareneppure Ravenna, dove la regina era stataaccolta dall’Esarca Bizantino Eleuterio(625). Non si hanno dubbi sul luogo disepoltura, univocamente indicata nelnostro Duomo; non sono mai state avanza-te diverse rivendicazioni da alcuno. LaRegina stessa aveva provveduto in vita arealizzare la Chiesa di S. GiovanniBattista, dove vennero sepolti Agilulfo,Adaloaldo e lei stessa.

    Le vicende della tomba La tomba di Teodolinda è attualmenteposta nella cappella absidale settentriona-le del Duomo e consiste in un sarcofagomarmoreo sostenuto da quattro colonnine.E’ posto dietro l’altare col tabernacolo checustodisce la Corona Ferrea dalla finedell’800. In origine la tomba era interrata efu oggetto di vari spostamenti che sonoriassunti nella tabella rielaborata in basealle informazioni riportate da G. Chichinel dattiloscritto “IL DUOMO DIMONZA” (pagg. 228 – 235)“, consultabilein Biblioteca Civica (posizione MB 500).

    Teodolinda beata?Come abbiamo accennato sopra, Teodo-linda fu molto apprezzata ed amatadurante il suo lungo “regno”, soprattutto

    22 Gennaio 627: muore Teodolinda,regina dei LongobardiGiovanni Confalonieri

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    per l’azione da lei svolta per mantenere lapace. Ella promosse inoltre la costruzionedi chiese e beneficò monasteri. Ben nota èla concessione al monaco San Colombanodella proprietà su quello che diventerà ilcomplesso monastico di Bobbio, nel pave-se. Alla sua morte divenne oggetto di par-ticolare venerazione e si stabilirono cele-brazioni sulla sua tomba come se fosserealmente canonizzata. Le notizie di cuidisponiamo al riguardo sono relativamen-te scarne e frammentarie, soprattutto per ilperiodo altomedioevale (dal VII al XIIIsecolo). Il tutto si complica poi con l’affer-marsi del culto della Corona Ferrea, conl’attribuire a Teodolinda e GregorioMagno di averne fatto dono a S. GiovanniBattista nel nostro Duomo: una antica tra-dizione ampiamente condivisa nel XIII –

    XIV secolo e suffragata con le relative raf-figurazioni nel Duomo in corrispondenzacon l’ampliamento nel XIV secolo e gliarricchimenti successivi.Volendo azzardare, si potrebbe dire che ladifesa da parte dei monzesi del culto dellaCorona Ferrea rese subordinata la rivendi-cazione del culto per Teodolinda, pratica-

    mente implicito. La memoria liturgica diTeodolinda, oltre alla fondamentale azione“pro anima”, esprime la riconoscenza diMonza verso colei che tanto l’onorò, sce-gliendola come sua residenza regale, conquello che ne derivò nei secoli successivi econ altri re ed imperatori. Possiamo ricor-dare due modalità attuate ad onore diTeodolinda. Dal 1934, una maestosa lam-pada votiva in vetro di Murano verde(simulante la giada) pende dall’arconedella cappella della Regina, dono del Can.L. Brambilla; essa viene ancora accesa(restauri permettendo) nella ricorrenzaTeodolindea. Nel 1956 l’Arciprete Giovan-ni Rigamonti rese la venerazione di cuigode Teodolinda una vera e propria festi-vità sul piano liturgico. Ciò è stato peròsorpassato dalla riforma post conciliare.

    FUNERALE DI TEODOLINDA AFFRESSCHIDEGLI ZAVATTARI SCENA 41

    Sopra il catafalco c’è questa scritta:

    “Hoc que composuit templum regina serena/ Stratasub hoc feretro Theodolinda jacet” (la reginaTeodolinda che innalzò questo tempio giace serenasotto questo feretro (sepolcro)).

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    Giovanni Battista nei Vangeli e nellefigurazioni nel Duomo di MonzaCarlina Mariani

    E’ stata un’appassionata cavalcata nell’artee nella fede quella che ha visto protagoni-sti Daniele Cappelletti e don Carlo CrottiVenerdì 29 Novembre, nel secondo incon-tro del ciclo” IlDuomo racconta”.Mons. Provasi ricor-da che siamo all’ini-zio dell’Avvento eche anche questaserata può aiutarci ameglio celebrarlo eviverlo. La presenta-zione del dr.Massimo Accarisisottolinea l’entusia-smo di DanieleCappelletti nelricercare tutte lerappresentazioni delBattista. Il relatoreinizia citando Mt.11, 4-7, la risposta,cioè, di Gesù all’in-terrogativo diGiovanni: “Sei tu colui che deve venire…” esottolinea la coincidenza della data odier-na, che cade a tre mesi esatti dalla comme-morazione del martirio del Battista. Ci tro-viamo inoltre in una basilica fondata daTeodolinda, ma anche dallo Spirito Santo,come ci ricorda la leggenda della colomba,che ispira la regina. Giovanni è del restoun profeta “eccentrico” rispetto agli altri,poiché vive nel deserto, è in qualche modoemarginato dalla società contemporanea.Cappelletti comincia a passare in rassegnale diverse modalità di rappresentazionedel Battista: dalla statua, ora in copia,all’esterno del Duomo, alle ampolle di fineVI-VII secolo, su una delle quali è raffigu-rato il Battesimo di Cristo e che è la piùantica rappresentazione del Battista, alrilievo settecentesco del Recalcati nellacripta. Comincia poi ad esaminare le varie

    modalità in cui lo stesso gesto delBattesimo è rappresentato: nella parteinferiore della lunetta sopra il portale delDuomo Giovanni battezza con la sinistra,

    mentre con ladestra tiene un’am-polla; sopra la testadi Gesù c’è loSpirito Santo, cheversa un’ampolli-na, per cui il gestodel Battista apparedipendente dalloSpirito e più similead un’unzione chead rito battesimale.Oltre che in unodegli antelli delrosone, in cui appa-re come portatoredella croce, è raffi-gurato anche nelpaliotto dell’altare:nella mandorla ilBattesimo avviene

    ancora diversamente, con una ciotola.Anche uno dei grandi nove arazzi oraesposti nel Museo, ma che un tempo siesponevano nelle grandi festività inDuomo, noto come “Battesimo di Gesù”rappresenta invero una più articolata nar-razione del Battista che, nel lato sinistro,predica, mentre nell’altro, giovane, siavvia verso un bosco in una sorta di ritirospirituale, come spesso nel Manierismo, incui si raffigura un Giovanni giovane, men-tre si avvia per la sua missione, accomia-tandosi dai genitori. Nella croce pensiled’argento la scena del Battesimo, compo-sta di due sole figure, ha nel versus laNatività di Gesù, stabilendo un singolarerapporto teologico. Nel transetto di sini-stra, seconda fila, terzo riquadro,Francesco Lomazzo, detto Meda, autoreanche delle quattro grandi ante dell’orga-

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  • no del Duomo di Milano, nel 1563 dà unasingolare interpretazione del Battesimo,basata sul ritorno del numero 2: due lefigure di Dio Padre e Spirito Santo, due gliangeli, due i discepoli, due Gesù eGiovanni. La mano del Padre ha tre ditarivolte verso l’alto e due verso il basso, adindicare la Trinità e la doppia natura delCristo; il paesaggio è senza alberi, ma l’ac-qua è in primopiano. La manodel Battista non haciotola, quasi cifosse un’estensio-ne della mano delPadre a lui, mentreGesù mostra solovolto e busto diprofilo e il resto difronte. Sopra lasagrestia a sinistrac’è un dipinto delFiamminghino del1584, che raffiguraGiovanni danzan-te nel Limbo, dovestanno coloro chehanno creduto esperato in Cristo:secondo quantonarrato nelVangelo apocrifo di Niccodemo, fine Isecolo, il Battista è infatti precursore diGesù anche nel Limbo. A sinistra dell’alta-re maggiore abbiamo un’ennesima rappre-sentazione battesimale del 1652, in cui adun Gesù di spalle fanno da contorno i solielementi dell’aria e dell’acqua: la valenzacristologica cede il passo alla valenzapneumologica ed ecclesiologica. Sonocirca 150 le immagini del Battista identifi-cate da Cappelletti tra Duomo e Museocon una passione che rivela e fa vivere ungrande amore non solo artistico per la sto-ria della nostra Chiesa.

    Don Carlo Crotti, con la puntualità e ilrigore storico consueto, parte dalla citazio-ne di Giuseppe Flavio, che, ricordandonelle “Antichità giudaiche” la sconfitta diErode, parla di vendetta della morte diGiovanni Battista, chiamato così quindi findal primo secolo dopo Cristo. E’ evidente-mente una figura storica, descritta da unautore che parla a pagani ed Ebrei con una

    sostanziale coinci-denza con il raccon-to evangelico. DonCrotti articola latrattazione in duepunti fondamentali:l’orizzonte entro cuiè collegato il Battistae la sua funzione di“precursore”. Perciò che riguarda ilpunto I sono tre ifiloni da esaminare:la tradizione profeti-ca, l’esperienza degliEsseni e il messiane-simo. a) Giovanninon è un profeta, èpiù che un profeta,poiché supera unatradizione conclusa-si con il rientro dal-

    l’esilio babilonese e rappresentata dal-l’esperienza degli scribi e dei sacerdoti,legati alla ricostruzione del Tempio. b) GliEsseni, comunità della nuova alleanza,sono balzati all’attenzione del mondo conla scoperta occasionale nel 1947 dei rotolidi Qumran. I fondamenti della loro regoladi vita erano: il ritiro nel deserto (luogodell’Alleanza e lontano da Gerusalemme),il rito di purificazione, il battesimo e ilmanicheismo, con l’attesa messianica edescatologica, che avrebbe visto il trionfodel Bene sul Male. Volevano ritornare cioèalla purezza dell’incontro con Dio nell’al-

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  • leanza del Sinai, lontano dal culto del tem-pio, preparandosi all’avvento del Messia.

    Che rapporto c’è tra gli Esseni e il Battista?Questi li ha conosciuti, anzi forse ha tra-scorso tra loro la sua giovinezza, cometestimoniano alcune sua parole. Vi sonoperò sostanziali differenze: il Battesimoper Giovanni è unico, per gli Esseni è quo-tidiano, o almeno la sera del venerdì; nonc’è in lui dualismo tra Male e Bene, checonvivono in tutti; raduna attorno a sé lefolle, mentre gli Esseni erano chiusi in unavisione settaria della vita, che escludevaanche il matrimonio. c) Il messianesimoderiva dalla fede in una promessa fatta daDio ad Abramo. Il Messia deve essereregale (la sua icona è Davide), è uno simi-le al figlio dell’uomo, ma, come si legge inDaniele, sue sono la gloria e il potere,senza termini temporali. E’ colui che salvadal Male. E’ però anche il Servo sofferente,secondo Isaia. Quale di queste visioni pre-vale ai tempi di Gesù? La situazione stori-ca di sottomissione ai Romani condiziona-va la visione del Messia ad una prospetti-

    va politico-militare, che vedeva comunqueuna contrapposizione tra Farisei, Sadduceie Zeloti nei confronti dei Romani stessi.C’è poi la posizione di Gamaliele (At 5, 33-39) che indica una più ampia interpreta-zione della Legge e del messianesimo, rap-presentato da Gesù e dagli Apostoli. Perdescrivere la funzione di Giovanni, donCarlo parte da Gv. 1,6-8: Giovanni è testi-mone, è “precursore”, cioè colui che correprima e prepara. Cita poi Mt. 11,7-14: aGiovanni è riconosciuta la spiritualità deldeserto, ma anche un’assoluta peculiaritàtra i nati di donna. E’ più che un profeta,perché questi hanno preannunciato unfuturo, mentre il Battista indica un presen-te: è colui che conduce a Gesù. Condurre ilpopolo pagano a Cristo diviene così ilmotivo della dedicazione della Basilica alBattista da parte di una regina longobarda.Anche questa relazione ha visto un pub-

    blico numeroso ed attento, gran parte delquale prosegue un cammino iniziato gliscorsi anni: segno di una formula felice,che va valorizzata.

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  • Il punto sul restauro della Cappella ZavattariAnna Lucchini

    Il restauro della Cappella di Teodolinda èiniziato il 21 maggio 2009 ed attualmenteè in fase di ultimazione: l’intervento sullavolta e tutte le fasi conservative sulle pittu-re delle pareti sono terminate, mentre è incorso il restauro estetico dei 5 registri conle storie della regina Teodolinda. Sarà ter-minato nel 2014. Come ho già avuto mododi scrivere su «Il Duomo» l’opera era inserio pericolo, pre-sentava spessi de-positi incoerentiche ne impedivanola corretta lettura,gran parete delfilm pittorico eradecoeso dal sup-porto, le laminemetalliche in piùzone erano solleva-te, così pure ipochi, ma significa-tivi, frammenti dilacche rosse, resi-nati di rame, lapi-slazzuli e malachiteche impreziosivanoun tempo l’opera.Gli intonaci presentavano importantidistacchi dalla muratura con il rischio dicadute e crolli. I danni attivi erano cosìgravi da rendere indispensabile un inter-vento conservativo. Nella prima fase sono state condotte alcu-ne operazioni preliminari al restauro, fon-damentali per lo studio della tecnica pitto-rica utilizzata dagli artisti, per il riconosci-mento delle diverse personalità dei pittori,per l’individuazione dello stato di conser-vazione e dei restauri pregressi. Questostudio è stato eseguito attraverso la com-parazione delle osservazioni dirette deirestauratori e delle varie analisi diagnosti-che effettuate dall’équipe scientifica. Neimesi precedenti il montaggio del ponteg-

    gio, Culturanuova srl ha prodotto unamappatura fotogrammetrica dell’interociclo e della volta che è stata tradotta indisegni vettoriali. I rilievi fotogrammetricie la partizione iconografica risultano fon-damentali per il lavoro dei restauratori incantiere che utilizzano i grafici come stru-menti per la compilazione delle mappetematiche inerenti: la tecnica pittorica con

    la partizione e lasuccessione dellegiornate, i sistemioperativi per ri-portare il disegnopreparatorio, lapresenza di lami-ne metalliche, lal oc a l i zzaz i on edelle analisi dia-gnostiche esegui-te, lo stato di de-grado con pre-senza di esfolia-zione dei colori,i n q u i n a m e n t osalino, distacchitra gli strati diintonaco e mura-

    tura, la presenza di consolidanti qualigesso, caseinato di calce e cemento e laloro localizzazione, esfoliazione dellelamine metalliche, la presenza di resinesulla superficie (Paraloid e Mastice) e infi-ne il metodo di intervento con i materiali emetodi utilizzati per le operazioni direstauro conservativo tra cui: il consolida-mento del film pittorico, il consolidamen-to degli intonaci, le stuccature delle lacunee la reintegrazione pittorica. Ad oggi lerestauratrici hanno prodotto 800 mappedove sono state evidenziate tutte le osser-vazioni descritte con l’uso di retini specifi-ci. Tutte le attività quotidianamente svoltein cantiere sono documentate con ripresefotografiche e filmati: in questi 4 anni di

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  • lavoro, nella banca dati sono stati archivia-ti circa 20.000 scatti che riguardano l’inter-vento nelle sue varie fasi. L’inserimentonella banca dati di tutte le osservazionicomporta un lavoro impegnativo che si vaad aggiunge a quello delicato del restauromanuale. Il gruppo di restauro è costituito dasole donne, otto restauratrici professioniste.L’opera è stata documentata con fotografiein luce diretta e radente, prima, durante edopo l’intervento: queste immagini sonostate rese misurabili, mosaicate e montatein fotogrammetria, quindi lo spettatorepotrà ingrandire la fotografia fino a legge-re anche i più piccoli dettagli senza che sisgrani l’immagine. L’impostazione scelta,già nel 1991, e pubblicata in Monza. LaCappella di Teodelinda nel Duomo poneva lostudio dell’opera e della materia al primo

    posto, per poter eseguire un restauro con-sapevole. Dall’interpretazione delle varieanalisi sappiamo che Le Storie della reginaTeodelinda sono quasi interamente eseguitecon colori stemperati in medium organiciuovo e olio, su una base in latte di calce esolo in rari casi si individuano zone prepa-rate con la tecnica del “buon fresco”.Questa scelta ha consentito una particola-re esuberanza cromatica e di effetti, di cuipurtroppo rimangono solo labili tracce:osservando questi frammenti, che sonoveramente pochissimi si ha però l’idea dicome dovesse essere in origine questodipinto e cioè le vesti dovevano sembraredei veri broccati lucidi e cangianti come laseta, le pellicce usate per le bordure degliabiti erano soffici, i manti dei tanti cavallierano dipinti pelo per pelo, tutto doveva

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  • sembrare reale e splendido come lo era lacorte dei Visconti e degli Sforza. Ad ampli-ficare il tutto concorrono i fondi in oro arilievo: quello decorato come se fosse unarete a maglia larga e tonda con al centrodelle decorazioni floreali, quelli con moti-vi geometrici delle tappezzerie dei palazzi,abbelliti da lacche rosse e verdi, nonché lebardature dei cavalli, le armature, le cintu-re delle vesti ecc...Contemporaneamente però la scelta di uti-lizzare una tecnica così preziosa è stataessa stessa motivo di estrema fragilità, lelacche si sono frammentate, le pennellatetroppo corpose si sono esfoliate e, all’in-vecchiamento naturale, si sono sommati idanni da umidità per infiltrazioni d’acquapiovana, il nero fumo delle candele e deibracieri usati nei secoli per illuminare eriscaldare, nonché i tanti restauri subitinell’intento di conservare quest’operaunica, salvatasi dalla ristrutturazione delDuomo in stile settecentesco. L’opera,come è noto grazie alle cronache locali e aidocumenti conservati negli archivi delDuomo, risulta restaurata più volte neisecoli passati: il primo danno, documenta-to dal cronista Giuseppe MaurizioCampini, risale al 1714 ed è dovuto a unpessimo restauro eseguito da un“Giovanni Valentino napoletano che tolsetutto il bello e il prezioso”. Poi si sussegui-rono altri interventi ad opera del pittorerestauratore Giovan Angelo Borroni, atti-vo in Duomo alla fine del diciottesimosecolo. Nell’Ottocento viene promossaun’altra campagna di restauri, vengonoeseguite alcune prove d’intervento dalBrisson e dal doratore Casoretto. Solo nel1877 verrà iniziato il penultimo restauroad opera di Antonio Zanchi.Per quanto riguarda la volta, il restaurodell’oro, opera dei fratelli Mora, vienediretto dal Colla, che permette ilrifacimento di tutto lo sfondo a rosette

    dorate e delle decorazioni delle vesti e deicostoloni, ispirandosi solo lontanamenteall’originale. Negli anni ‘60 del Novecentoil restauro della volta venne eseguito daEttore Chiodo Grandi. La metodologiaadottata fu la seguente: consolidamentidegli intonaci con cemento liquido, ridi-pinture grossolane, consolidamento delfilm pittorico con Paraloid in altissimeconcentrazioni (non dichiarato). LaSoprintendenza, non soddisfatta dell’in-tervento sopra descritto, intervenne affi-dando a Della Rotta il restauro delle scenedegli Zavattari. Sulle due superfici furonoadottate differenti metodologie d’inter-vento: sulle pitture della volta fu applicatauna resina acrilica (Paraloid), mentre sullepareti in corrispondenza di alcuni colori esu alcuni registri, è presente una vernicia-tura con resina Mastice e dei consolida-menti localizzati con resine viniliche edacriliche. Tale diversità ha condizionato lediverse scelte metodologiche adottate nel-l’attuale restauro conservativo, in partico-lar modo obbligando a puliture differen-ziate delle aree, a seconda delle sostanzesovrammesse da eliminare e dei pigmentipresenti. Il restauro in corso è stato più complessoe lungo del previsto. E’ stato un’occasionedi studio della tecnica di esecuzione utiliz-zata dalla bottega Zavattari e da quella diAntonio da Monteregale. Sono stati analiz-zati e individuati i metodi e gli strumentiutilizzati in un cantiere così complesso,per ottenere un ciclo di pitture così unifor-mi, seppur eseguite da tanti pittori (circa15), in un periodo di tempo non inferioreai 5 anni. Il cantiere venne ultimato, comeda contratto tra i canonici e FranceschinoZavattari e figli, nel 1446. L’attuale restau-ro quindi ha dovuto risolvere molte pro-blematiche differenti, adottando metodo-logie nuove e all’avanguardia e a voltesperimentali, studiate appositamente per

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  • queste pitture eseguite con una tecnicarara.L’oro degli sfondi, che appariva sollevato,sporco, frammentato e impregnato di con-solidanti, è stato pulito e consolidato,come se i restauratori lavorassero su unpolittico a fondo oro, solo di 500 metriquadri. Ogni singola scaglia di laminametallica è stata pulita e fatta aderire alrilievo in gesso e colla con l’uso di termo-cauterio, ogni frammento di oro che eranascosto da ridipinture grossolane è statorecuperato con puliture studiate apposita-mente per ogni singolo colore con adden-santi e solventi a pH controllato e polaritàdiverse, in alcuni casi con l’ausilio di ultra-suoni. Sono stati recuperati anche i fram-menti minuscoli, che solo pochi fortunatipotranno vedere a distanza ravvicinata,ma sono stati documentati e nell’insiemesono importanti perchè rappresentano untassello che conferma quanto raffinatadovesse essere quest’opera.Delle pitture che raccontano la storia diTeodolinda ci resta visibile solo la prepara-

    zione; bisogna immaginare che su questabase gli Zavattari stesero per pennellate, avolte corpose a volte più trasparenti, unostrato di 1 o 2 millimetri di colore definiti-vo che non c’è più. E’ stato eliminato, abra-so dai restauratori inconsapevoli dei seco-

    li passati e dalle puliture troppo drastiche.Ora, le difficoltà incontrate da questointervento del ventunesimo secolo sonostate quelle di conservare le poche velatu-re rimaste, le macchie lasciate dalle missio-ni, dai leganti utilizzati per miscelare deicolori che si sono polverizzati nei secoli,conservare tutte quelle tracce che, per chinon sa interpretarle, altro non sono chemacchie di sporco. Grazie allo studio accu-rato delle restauratrici, all’aiuto dell’equi-pe scientifica e alla tecnologia oggi adisposizione, è stato possibile adottareuna metodologia mirata a conservare,valorizzare e proteggere tutto ciò che si èsalvato nei secoli. Ogni singolo frammentoè stato conservato: l’impronta lasciatadalle foglie dei prati irreversibilmentecadute e dalle edere che si arrampicavanosui muri, le tracce delle bardature deicavalli, dei damaschi dorati delle vesti edelle ombre dei cappelli. E‘ per salvarequesti dettagli che sono state studiate puli-ture differenziate per ogni colore, è statausata la tecnologia laser per intervenire

    sulle foglie dei prati che eranocompletamente frammentarie,con spessi depositi di sporcosulla superficie e decoese. Il risul-tato ottenuto dalla collaborazionedi metodi di pulitura tradizionalie nuove tecnologie è stato il recu-pero delle foglie dei prati, studia-te in modo lenticolare e realistico.Infine il film pittorico è stato con-solidato con nuove metodologie,le nanomolecole di idrato di cal-cio. Ora è in corso l’ultima e deli-cata fase di questo lungo inter-

    vento: il restauro pittorico, un’ operazionedi lettura critica dell’opera, diretta inaccordo con la dott. Daffra dellaSoprintendenza ai beni Artistici e Storiciche insieme alla dott. Simonetta Bandierahanno sovrainteso il restauro.

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    Gaudium et Spes:scrutare i segni dei tempiddoonn CCaarrlloo CCrroottttii

    Continuiamo la nostra lettura della costituzio-ne pastorale Gaudium et Spes del ConcilioVaticano II, di cui abbiamo sinteticamenteesposto la complessa e faticosa elaborazione. Ildocumento conciliare si apre con una lungaintroduzione che illustra la condizione del-l’uomo nell’attuale tornante della storia.Potremmo sintetizzare, e lo faremo citando lar-gamente le parole del Concilio, questa partedella Gaudium et spes attorno a tre temi: speran-ze e angosce dell’umanità, la situazione esi-stenziale dell’uomo di oggi e il compito dellaChiesa.

    1. Speranze e angosce dell’umanitàLasciamo parlare il Concilio. “Mai il genereumano ebbe a disposizione tante ricchezze etuttavia una grande parte degli uomini è anco-ra tormentata dalla fame e dalla miseria, e inte-re moltitudini sono ancora analfabete. Maicome oggi gli uomini hanno avuto un sensocosì acuto della libertà e intanto si affermanonuove forme di schiavitù sociale e psichica. Ementre il mondo avverte così lucidamente lasua unità e la mutua interdipendenza dei sin-goli, violentemente viene spinto in direzioneopposte: infatti permangono ancora gravi con-trasti politici, sociali, economici, razziali e ideo-logici, né è venuto meno il pericolo di unaguerra capace di annientare ogni cosa.Aumenta lo scambio delle idee, ma le stesseparole con cui si esprimono i più importanticoncetti assumono nelle differenti ideologiesignificati assai diversi. Finalmente, con ognisforzo si vuole costruire un ordine temporalepiù perfetto, senza che cammini di pari passo ilprogresso spirituale”. Questa visione sinteticaviene poi approfondita e dettagliata in alcuniparagrafi della Gaudium et spes, in cui i padriconciliari riflettono sulle paure, sulle angosce,sulle aspirazioni e sui mutamenti che caratte-rizzano l’umanità nel presente momento stori-co.2. La condizione esistenziale dell’uomo dioggi.La Guadium et spes non si ferma ad un’analisisociologica del momento storico, entra nellaprofondità del cuore dell’uomo per cogliernelimiti e potenzialità. Ascoltiamo, a questoriguardo, due illuminanti passaggi del testo

    conciliare. “Gli squilibri di cui soffre il mondocontemporaneo si collegano con quel più pro-fondo squilibrio che è radicato nel cuore del-l’uomo… Da una parte infatti, come creatura,sperimenta in mille modi i suoi limiti, d’altraparte si accorge di essere senza confini nellesue aspirazioni e chiamato a una vita superio-re. Sollecitato da molte attrattive, è costrettosempre a sceglierne qualcuna e a rinunciarealle altre. Inoltre, debole e peccatore, non diraro fa quello che non vorrebbe e non fa quelloche vorrebbe”. Più avanti il Concilio continua:“Diventano sempre più numerosi quelli che sipongono o sentono con nuova acutezza gliinterrogativi capitali. Cos’è l’uomo? Quale è ilsignificato del dolore, del male, della morte chemalgrado ogni progresso continuano a sussi-stere? Cosa valgono queste conquiste a cosìcaro prezzo raggiunte? Che cosa reca l’uomoalla società e che cosa può attendersi da essa?Cosa ci sarà dopo questa vita? Di fronte a que-sto panorama di luci e di ombre, il Conciliologicamente si chiede che cosa debba fare laChiesa per servire l’uomo di oggi, favorendoun’autentica promozione della persona e dellasocietà.3. Il compito della ChiesaSe questa è la condizione dell’uomo di oggi, sequeste sono le contraddizioni della societàattuale, quel è il compito della Chiesa se vuolecontinuare nel tempo la missione affidataglidal suo Maestro? A questa domanda il Conciliorisponde con due indicazioni generali, che poideclinerà concretamente nello studio dei variproblemi.a. Innanzitutto deve annunciare Cristo morto erisorto, luce e forza per rispondere alla supre-ma vocazione dell’uomo. “La Chiesa affermache al di sotto di tutti i mutamenti ci sonomolte cose che non cambiano: esse trovano illoro fondamento in Cristo, che è lo stesso ieri,oggi e sempre”.b. “E’dovere permanente della Chiesa scrutarei segni dei tempi così che, in modo adatto a cia-scuna generazione, possa rispondere ai peren-ni interrogativi degli uomini sul senso dellavita presente e futura e sul loro reciproco rap-porto”. In una parola, annunciare il Vangelo disempre all’uomo di oggi. E’ precisamentel’obiettivo che si prefigge la Gaudium et Spes.

    il duomo angolo del teologo

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  • L’albero della vitaAACCCCOOLLTTII AACCCCOOLLTTII NNEELLLLAA NNOOSSTTRRAA CCOOMMUUNNIITTAA’’NNEELLLLAA NNOOSSTTRRAA CCOOMMUUNNIITTAA’’

    BBoonnaassoo CCoossttaannzzaaBBoonnaassoo CCoossttaannzzaaDDiiddoonnii GGeerraarrddooDDiiddoonnii GGeerraarrddooGGaattttii VVaalleerriiaa GGaattttii VVaalleerriiaa GGrruummiirroo LLoorreennzzooGGrruummiirroo LLoorreennzzoo

    RRIITTOORRNNAATTIIRRIITTOORRNNAATTIIAALLLLAA CCAASSAA DDEELL PPAADDRREEAALLLLAA CCAASSAA DDEELL PPAADDRREE

    VViiggaannòò GGeerrmmaannaaVViiggaannòò GGeerrmmaannaaLLooccaattii GGiioorrggiiooLLooccaattii GGiioorrggiiooPPeerraazzzzoollii AAnnnnaa MMaarriiaaPPeerraazzzzoollii AAnnnnaa MMaarriiaaBBaaiioonnii BBiiaannccaa GGiiuuddiittttaaBBaaiioonnii BBiiaannccaa GGiiuuddiittttaaMMoonntteessaannoo UUmmbbeerrttooMMoonntteessaannoo UUmmbbeerrttooNNaammiirrii VViittttoorriiooNNaammiirrii VViittttoorriioo

    IL DUOMO RACCONTAITINERARI DELL'ARTE E DELLA FEDE

    NELLA BASILICA DI MONZAVenerdì 14 marzo 2014

    “I racconti dell’Obituario”

    Venerdì 13 giugno 2014“Storie di Papi nel Duomo di Monza”

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    parrocchia: è un filo tenue, ma importante di comunicazione e di dialogo. Sarebbe opportuno avere gli indirizzi di tutte le famiglie e la comunicazione di cambio di indirizzo, da

    farsi in segreteria parrocchiale.

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  • AAuuttoorriizzzzaazziioonnee ddeell TTrriibbuunnaallee ddii MMoonnzzaa33 sseetttteemmbbrree 11994488 -- NN.. 11554477 ddeell RReegg..

    DDiirreettttoorree rreessppoonnssaabbiillee:: MMIICCHHEELLEE BBRRAAMMBBIILLLLAAEEddiittoo ddaa PPaarrrroocccchhiiaa SSaann GGiioovvaannnnii BBaattttiissttaa -- MMoonnzzaa

    SSttaammppaa::RRDDSS WWEEBBPPRRIINNTTIINNGG SS..rr..ll.. -- VViiaa BBeellvveeddeerree,, 4422 -- 2200886622 AArrccoorree ((MMBB))

    IINN CCAASSOO DDII MMAANNCCAATTOO RREECCAAPPIITTOO RREESSTTIITTUUIIRREE AALL MMIITTTTEENNTTEE CCHHEE SSII IIMMPPEEGGNNAA AA PPAAGGAARREE

    IILL DDIIRRIITTTTOO FFIISSSSOO DDOOVVUUTTOO

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