AnnoLXXXVIII- numero 6 - ottobre 2014 Duomo ilduomo · La nostra comunità in questo mese ha...

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Anno LXXXVIII - numero 6 - ottobre 2014 ilduomo Periodico della Parrocchia di San Giovanni Battista in Monza Poste Italiane Spa - Spedizioni in A.P. - D.L. 353/2003 (conv in L. 27/02/2004 n.46) art 1 comma 2, DCB Milano Duomo diMonza

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Anno LXXXVIII - nnuummeerroo 66 - ottobre 2014

iilldduuoommooPeriodico della Parrocchia di San Giovanni Battista in MonzaPoste Italiane Spa - Spedizioni in A.P. - D.L. 353/2003 (conv in L. 27/02/2004 n.46) art 1 comma 2, DCB Milano

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Hanno collaborato

L’altare: dono e responsabilità [don Silvano Provasi]Cronaca di agosto - settembre [a cura di Sonia Orsi]Expo: tra attese e speranze [Elisabetta Soglio]Don Alessio Albertini: “Ho incontrato papa Francesco” [a cura di Michela D’Ambrosio]Presto si può iniziare [don Dino Gariboldi]Le guglie del Duomo [Giovanni Confalonieri]Introduzione alla Evangelii Gaudium [don Carlo Crotti]

Don Silvano Provasi, Sonia Orsi, Sarah Valtolina, don Carlo Crotti, don Enrico Rossi, Silvia Bussolati,Luca Sorteni, MArco Mingozzi, Carlina Mariani, Fabio Cavaglià, Nanda Menconi.

Un grazie particolare a chi distribuisce “Il duomo”: Carla Baccanti, Giorgio Brenna, Gloria Bruletti, En-rica Calzoni, Andreina D’Ambrosio, Rita Fogar, Josetta Grosso, Paola Mariani, Anna Maria Montrasio,Luigi Motta, Teresina Motta, Carla Pini, Annina Putzu, Livio Stucchi, Silvia Stucchi, Chicca Tagliabue,Marisa Tagliabue, Mariuccia Villa, Bruna Vimercati.

Copertina a cura di Benedetta Caprara

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il duomo lettera dell’arciprete

L’altare: dono e responsabilità

Dopo il periodo delle vacanze siamo entrati in un tempo particolarmente intenso di eventi, drammi, progetti ca-richi, come sempre in questa nostra epoca, di incertezze e speranza, ottimismi e paure, grandi potenzialità e fragi-lità umane e sociali. Sembrano aumentare i focolai di guerra, di violenza diffusa e di umanità soffrente. In particolarepapa Francesco ed i nostri vescovi ci invitano a non restare insensibili e muti di fronte a ttaannttii ccrriissttiiaannii,, ppeerrsseegguuiittaattiiiinn mmoollttee nnaazziioonnii, più numerosi oggi che nei primi secoli, perché “non si sentano abbandonati nell’indifferenza a causadell’egoismo e perché la violenza ceda il passo al rispetto e alla pace”. E’ occasione che ci spinge ad allargare losguardo al mondo intero ed, in particolare, a valutare criticamente e fare pressione su quelle politiche che perseguonogli Stati che più sono in grado di condizionare le relazioni internazionali. Soprattutto è necessario promuovere unavera libertà religiosa, realizzando concretamente e con perseveranza i fondamentali diritti alla giustizia, alla solida-rietà e a decorose condizioni di vita. Libertà, giustizia, amore e verità sono, come diceva il beato papa Giovanni, ipilastri di una pace praticabile. Il nostro vescovo Angelo ci ha invitato a riconoscere inoltre “l’insegnamento assaiprezioso che ci giunge da queste donne, uomini e bambini provati nella carne: la loro testimonianza caparbia econvinta ci dimostra quanto l’esistenza sia irriducibile alla sola dimensione materiale”.

La nostra comunità in questo mese ha vissuto un evento storico riguardo al nnoossttrroo aammaattoo DDuuoommoo. Nella data vicinaal 1 ottobre, festa della sua Dedicazione, il 5 ottobre, il nostro Arcivescovo Angelo Scola ha dedicato al Signore llaannuuoovvaa mmeennssaa eeuuccaarriissttiiccaa a conclusione della ristrutturazione del presbiterio, opera iniziata subito dopo il ConcilioVaticano II, in obbedienza ai principi liturgici ed architettonici ispirati al concilio stesso. Questa liturgia è stata ce-lebrata all’inizio dell’anno pastorale nel quale il nostro Arcivescovo ci invita a mostrare, in modo luminoso e cre-dibile, il volto della comunità cristiana come “Comunità educante”. Siamo cioè chiamati a diventare una comunitàche si lascia plasmare e rinnovare dall’Eucaristia, cibo per alimentare la cura e la sensibilità nei confronti soprattuttodei piccoli, futuro della Chiesa e della società. Ma anche responsabilità per chi può contare, con tanti ricordi dellastoria del nostro Duomo e tanta riconoscenza, il numero dei suoi anni, riletti come dono ed impegno per attuareil mandato che scaturisce dal pane spezzato e dal vino condiviso da Gesù con i suoi discepoli. La gioia di questa so-lenne celebrazione diventi realmente contagiosa e comunicabile, imparando a rinnovare e tramandare anche il no-stro modo di vivere il “Giorno del Signore”, tempo di grazia e di concrete opportunità per meglio plasmare il voltodi Chiesa: comunità educante e pellegrinate nella storia, comunità che non si stanca di obbedire a Gesù che la in-vita ogni giorno a risorgere nel segno del “fate questo in memoria di me”.

Abbiamo anche vissuto l’evento del SSiinnooddoo ssttrraaoorrddiinnaarriioo con a tema «LLee ssffiiddee ppaassttoorraallii ssuullllaa ffaammiigglliiaa nel contesto del-l’evangelizzazione». Non seguiranno documenti ufficiali a questo sinodo ma sarà occasione propizia per meglio co-noscere ed approfondire il vangelo sulla famiglia per proclamare a quanti vivono questa fondamentale esperienzaumana personale, di coppia e di comunione aperta al dono dei figli, che solo la scoperte a l’accoglienza dell’amoredi Dio mostrato nella vita terrena di Gesù e sempre comunicato nella sua grazia a chi lo cerca con cuore libero esincero, rende fecondo l’amore umano, nonostante i molteplici segni di sterilità che l’umanità può incontrare oggi.La Chiesa, la società e l’umanità tutta sono chiamate insieme a custodire il dono della famiglia aiutandola ad af-frontare le sue sfide inedite e le grandi risorse che nessun’epoca, tradizione e popolo potrà mai soffocare.

BBuuoonn aannnnoo ppaassttoorraallee ee ttuuttttii, ricco di mete raggiunte, propositi attuati e sfide affrontate con la fiducia e coscienza che,nonostante tutto, la storia umana rimane sempre nella mani di Dio.

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Cronaca di agosto - settembrea cura di Sonia Orsi

AGOSTO

15 Venerdì - Festa dell’Assunta. Alle ore17 - in Duomo – accogliendo l’invito dei no-stri vescovi, abbiamo vissuto un prolungatotempo di preghiera per i cristiani persegui-tati, soprattutto in Asia ed in Africa, daparte di gruppi terroristici; un dramma in-sostenibile, sofferto da centinaia di migliaiadi cristiani nel mondo intero, per le vessa-zioni che devono subire a motivo della fede.Papa Francesco, all’Angelus di domenica 10agosto, ha denunciato con fermezza quantosta accadendo in diverse parti del mondo,dicendo: “Ci lasciano increduli e sgomentile notizie giunte dall’Iraq: migliaia di per-sone, tra cui tanti cristiani, cacciati dalle lorocase in maniera brutale; bambini morti disete e di fame durante la fuga; donne se-questrate; persone massacrate; violenze diogni tipo; distruzione dappertutto: di case,di patrimoni religiosi, storici e culturali.Tutto questo offende gravemente Dio e of-fende gravemente l’umanità. Non si portal’odio in nome di Dio! Non si fa la guerra innome di Dio!...”. Erano presenti un centi-naio di fedeli a questo appuntamento e adessi si aggiungevano, nel silenzio e nellapreghiera, solo per qualche momento,anche alcuni turisti di passaggio. L’incontrosi è aperto con una richiesta di perdono perla nostra indifferenza e il nostro mutismo difronte a migliaia di cristiani perseguitati perla loro fede, cui è seguito l’ascolto della Pa-rola di Dio, con intercalate delle invocazioniper il dono della pace e le litanie delle co-munità ecclesiali dell’America latina.L’esposizione dell’Eucaristia, con una breveadorazione silenziosa, ha reso ancor piùviva la nostra preghiera che si è conclusacon la benedizione eucaristica e il canto del-l’Ave Maria. E’ stato bello vivere questo mo-mento di preghiera sentendoci anche incomunione con papa Francesco, pellegrino

in Corea del Sud, in occasione della VI Gior-nata della Gioventù asiatica che ha avutocome tema: “Giovani dell’Asia! Svegliatevi!La gloria dei martiri risplende su di voi: “Sesiamo morti con Cristo, crediamo che anchevivremo con Lui” (Rm 6,8). [Giovanni Colzani]

Visite al Duomo in agosto – Anche se ilMuseo del Duomo rimane chiuso nella pa-rentesi ferragostana (12 – 17 agosto), nonsono mancati i turisti che hanno visitato ilnostro Duomo e, in particolare, sono giuntia Monza per vedere la Corona ferrea. Inquesti giorni sono entrati nella cappella Za-vattari oltre 160 persone; bambini ragazzi,adulti e anziani. Sono giunti da varie parti

d’Italia, d’Europa, alcuni dagli Stati Uniti eCanada. Il gruppo più numeroso, come datradizione nella nostra città, sono sempre itedeschi seguiti dagli austriaci.[Ademar]

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Agosto in centro città - Agosto per chi ri-mane in città è il mese più dolce. Si sente ilcanto degli uccellini non coperto dai rumoridel traffico quotidiano. Quest’anno invecela stampa cittadina aveva preannunciato unagosto di attività urbanistiche: si era stabi-lito che piazza Trento e Largo Mazzini si sa-rebbero, durante questo mese, rifatto illook. Piazza Trento per sistemare la recentepavimentazione già ammalorata non si sase da operai troppo frettolosi o da materialenon all’altezza, i fanali “ubriachi” che do-vrebbero illuminare la piazza e le luci a li-vello pavimento ormai spente e rotte.Largo Mazzini, invece, avrebbe subito unatotale rivoluzione nell’intento principale divelocizzare la circolazione, ma anche conl’obiettivo di ripulire l’area da quella nubedi scarichi tossici che si forma a seguitodelle soste prolungate dei veicoli in attesadel “verde”. Con queste premesse, la cittàsi accinge a trascorrere un insolito agostopieno di attività e rumore, ma con la cer-tezza del risultato. Invece no, tutto è rima-sto come sempre: silenzio, con il canto degliuccellini, sinceramente positivo per ilsonno, ma ancora una volta le speranze peruna città più vivibile disattese, anzi no,tutto rinviato… In virtù del Gran Premio,

piazza Trento è stata rattop-pata con il cemento (grigio)perché si notasse meno la dif-ferenza con il porfido e con lapietra. Via Carlo Alberto, in-vece, meno “fortunata” haavuto, per coprire le numerosebuche, le “toppe” in catrame(nero). Ricordiamo che questavia fa parte del salotto buonodi Monza ed è una delle arte-rie che conducono al Parco eall’Autodromo. Largo Mazziniha invece subìto solo in rinvio.Chissà..! Speriamo nel mira-colo EXPO..! [Rita Fogar]

SETTEMBRE

7 Domenica – Uccisione in Burundi di tremissionarie italiane. assassinate nel loroconvento di Kamenge, nella diocesi di Bu-jumbura (Burundi). A Sr. Ines Frizza, mon-

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zese e Direttrice generale emerita delle Mis-sionarie Saveriane, la nostra parrocchia hainviato il seguente messaggio: “Carissimasuor Ines, la parrocchia del Duomo diMonza piange con te e prega perché il sa-crificio delle tre consorelle fecondi la pas-sione missionaria della tua Congregazione.Don Silvano e don Dino”.Sr Ines ha risposto così: “Carissimi donSilvano e don Dino, grazie di cuore per lapartecipazione vostra e della parrocchia aquesto grande dolore per l’assassinio dellenostre tre sorelle in Burundi. La luce nelbuio è solo questa: il mistero dell’Amorefino alla fine. In questa luce chiedo di pre-gare perché la nostra vocazione esca raffor-zata nella decisione di dare davvero Tuttocome Colui che seguiamo, anche nel marti-rio se capita. E chiedo di pregare anche perchi ha commesso il gesto... Quella popola-zione che per tanti anni è vissuta in climadi viole-nza, porta grandi ferite dentro, equesto ha delle conseguenze. Un fraternosaluto. Ines Frizza”.

11 giovedì – Funerali di don Claudio Galli.Nella chiesa di San Carlo, una folla di sa-cerdoti e di fedeli si è stretta intorno ai fa-migliari per l’ultimo saluto a don ClaudioGalli, canonico del nostro Duomo. Ordinatoprete nel 1976, ha svolto il suo ministerofino al 1997 a Sesto Calende occupandosi dipastorale giovanile, dal 1997 al 2010 aMotta Visconti. E’ stato “un parroco im-possibile da dimenticare, che con pazienzae perseveranza ha saputo conquistare la fi-ducia e la stima unanime della comunità”.E’ giunto a Monza nel 2010, con l’incaricodi Responsabile della Comunità PastoraleSS. Trinità d’Amore, comunità che raccogliele parrocchie di San Carlo, Sacro Cuore eSan Giuseppe. Nel rito delle esequie, pre-sieduto dal vescovo emerito di Vigevano ecompagno di messa di don Claudio, mons.

Vincenzo Di Mauro, è stato anche letto ilmessaggio dell’Arcivescovo Angelo Scola,che ha ricordato don Claudio come “gene-roso e buono, accogliente e partecipe”. Nell’omelia mons. Di Mauro ha definitodon Claudio “un prete delle relazioni edella carità, della laboriosità concreta eschiva, sempre appassionato del suo mini-stero… Certamente troverà qualcosa da fareanche in paradiso…”. Il libretto distribuito ai fedeli per megliopartecipare al rito delle esequie, è introdotto

da queste parole: “Nel mondo ci sono luci che lasciano ilsegno. Oggi si sta spegnendo una di queste.La luce dell’umiltà, del nascondimento, delbuon consiglio, della profondità, della cul-tura, della semplicità, della caparbietà, dellatenacia e del sogno”. Questa sarà la nostra memoria di don Clau-dio.[Stefano Belloni]

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11 Giovedì – Seduta del Consiglio Pasto-rale - Alle ore 21, presso la Casa del deca-nato, si è svolta una seduta straordinaria delCP, in preparazione alla visita che il nostroArcivescovo Angelo Scola, domenica 5 ot-tobre, farà al nostro Duomo per la consa-crazione della nuova mensa eucaristica. Cisi è soffermati innanzitutto sul documento,da presentare al vescovo, esplicativo dellastoria e delle dinamiche pastorali della par-rocchia. Si è poi passati ad esaminare, conun primo sguardo, il calendario anche invista delle prossime elezioni per il rinnovodel consiglio stesso. In particolare abbiamofocalizzato l’attenzione sugli appuntamentipiù imminenti dei mesi di ottobre e novem-bre. Da ultimo si è fatto il punto sulle cele-brazioni per il 10° anniversario dellabeatificazione di mons. Luigi Talamoni. [Silvia Bussolati]

12 Venerdì - Consiglio d’Oratorio. Dopo ilmomento di preghiera condotto da don Sil-vano sul testo biblico di Atti 2,42-47 e la pre-sentazione della nota pastorale del vescovo“La Comunità Educante”, Luigi espone ilprogetto nato in collaborazione con l’orato-rio di San Gerardo: creare un’associazionesportiva (ORA-VOLLEY) pensata per le ra-gazze (nate nel 93/99) atta a formare unasquadra di pallavolo che parteciperà alcampionato CSI. Molti però sono i dubbisul numero delle persone che offriranno laloro disponibilità per due domeniche almese durante le partite ma il progetto piacemolto. Bar dell’oratorio: Mario ha dato le di-missioni ed occorrerà cercare un nuovo re-sponsabile che sarà coadiuvato da AndreaPiazza. Roberto Canesi si rende disponibilead offrire il suo aiuto per realizzare unGruppo Teatro per i preadolescenti. Per ilprossimo evento della dedicazione delnuovo altare, fissato per domenica 5 otto-bre, don Silvano propone una gioiosa acco-glienza dell’Arcivescovo Scola con i ragazzi

dell’oratorio ed un lancio dei palloncini altermine della celebrazione. [Germana]

18 Giovedì – Incontro del Consigli Pasto-rali con il vicario episcopale mons. LucaBressan - Si è svolto, presso il TeatroTriante, l’ormai consueto incontro di inizioanno pastorale dei Consigli Pastorali par-rocchiali e di comunità pastorali del Deca-nato di Monza. La serata è stata introdottada alcune riflessioni, domande e provoca-zioni svolte da alcuni fedeli monzesi che sidedicano agli ambiti dello sport, dellascuola, dell’oratorio e della famiglia. Iltema centrale della Comunità Educante (inseguito C.E.), in risposta alle domande in-troduttive, è stato trattato dal relatore dellaserata mons. Luca Bressan (Vicario episco-pale della nostra docesi), il quale ha cercatodi definirne il concetto, i contorni e la so-stanza. “L‘importante – ha detto– è chesiano luoghi ed esperienze di vita… Per es-sere educatori, e non solo tecnici, occorresaper integrare ed armonizzare le molte-plici e variegate componenti del tessuto vi-tale e relazionale della persona umana... LaC.E. è la capacità di strutturare legami/af-fetti fondamentali”… Abbiamo bisogno diistituzioni (l’importanza della durata) edabbiamo bisogno di paternità (il ritmo delleregole)… La C.E. esiste per crescere e vuoleessere un metodo… Costruisce ponti erende vibibile chi si fa carico… E’ un’alle-anza di attori… La C.E. ha bisogno di unluogo reale, di prevedere una complessitàdi ruoli e di costruire trame di vita”. A noi,fedeli della Chiesa monzese, il compito inquesto anno pastorale di attuare lo slogantanto caro “I Care” e rispondere all’invitodel nostro Cardinale che ci chiede, facendosintesi delle lettere pastorali di questi anni,di essere comunità educanti “trasformandoi nostri incontri in comunione, attraverso lasobrietà, l’essenzialità e l’ascolto”. [Stefano Belloni]

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28 Domemica - Festa dell’Oratorio. DonAntony, nell’omelia, ha parlato di Oratoriocome luogo di preghiera, di gioco, di cre-scita e questo noi crediamo sia davvero: unluogo dove ragazzi, genitori, sacerdoti,

adulti si incontrano e diventano sempre piùuna Comunità Educante, operosa, solidale ein linea con gli insegnamenti di Gesù. DonSilvano ha poi benedetto noi che cerchiamodi mettere passione e amore nel vivere ilpercorso di Iniziazione Cristiana con i ra-gazzi e ha ricordato tutti coloro che vivonola realtà dell’Oratorio in maniera attiva efertile. Dopo la messa, gli adolescenti hannopreparato in cortile un aperitivo, dei giochi,dei balli e una moltitudine di pesci rossi daregalare ai bambini e, in un clima di festa,abbiamo dato inizio alle attività del nuovoanno oratoriano. [Laura Scirè]

30 Martedì – Una delegazione di ammini-stratori polacchi di Legionowo in visita alDuomo - Una delegazione polacca compo-sta dal Sindaco e dal Presidente del Consi-glio comunale della città di Legionowo, dalPrefetto e dal responsabile dei rapporti in-ternazionali del Distretto di Legionowo, si-tuato alle porte di Varsavia, hanno

incontrato le Istituzioni Pubbliche e Reli-giose della città di Monza. Accompagnavala delegazione suor Edyta Gawrysik, dellacomunità delle Suore Orsoline in qualità dirappresentate del Centro di Promozione

Donna di Legionowo. Sono stati tre giorni in-tensi di incontri conSindaco e Vice Sindacoe con soggetti significa-tivi dell’impegno so-ciale della comunitàcittadina quali la Cari-tas Monza, nonché al-cune Associazioni divolontariato, Coopera-tive sociali, Societàsportive, Istituti scola-stici. Cornice delle gior-nate è stato il Workshop“Polonia e Italia: espe-rienze a confronto su

imprenditoria sociale, housing sociale e ser-vizi per accogliere e supportare donne indifficoltà” che si è tenuto in occasione dellavisita. La delegazione polacca, dopo avervisitato, con grande ammirazione, il nostroDuomo, è stata ricevuta dall’arciprete. Nelcorso dell’incontro sono state affrontate al-cune tematiche centrali ai fini dello svi-luppo sociale e spirituale delle rispettivecomunità a partire dalla centralità delle per-sone e delle famiglie. In questa prospettivamons. Silvano Provasi ha sottolineato, inparticolare, il ruolo decisivo degli interventidel privato sociale e del volontariato qualirealtà centrali nella tradizione della Lom-bardia e nella vita della comunità monzesedi oggi. I lavori, anche alla luce di questodialogo, hanno permesso di promuovereuna maggiore conoscenza reciproca tra ledue nazionalità e di supportare, in talmodo, il proposito di un successivo prosie-guo della collaborazione tra Italia e Polonia. [Dario Erba]

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Una sfida per tutti. «Nutrire il Pianeta,Energia per la vita» è il tema scelto perl’Expo che comincerà il primo maggio delprossimo anno e che porterà a Milano, se-condo le previsioni, venti milioni di turistida tutto il mondo. Molto più di una fiera,appunto. Perché l’argomento che ogni Paesedeclinerà, presentando i propri saperi e ipropri sapori, interpella nel profondo cia-scuno di noi: cibo sano, cibo buono e ciboper tutti si potrebbe dire. E questo significainterrogarsi non solo sull’educazione ali-mentare da insegnare ai nostri figli; signi-fica non solo riscoprire il valore dell’agricoltura e di una agricoltura che nondanneggi l’ambiente; significa anche parlaredi fame nel mondo, di povertà consolidate, dispreco. Ecco perché questa Expo sarà unasfida anche per le nostre comunità cri-stiane, ancora più sensibili su questi temi.

La diocesi milanese ha già annunciato ilproprio progetto che parte appunto dallalotta allo spreco: nei prossimi mesi, nelquartiere milanese di Greco verrà realizzatoil Refettorio ambrosiano. E qui, durantetutto il mese di maggio 2015, alcuni chefstellati si alterneranno ai fornelli per cuci-nare gli avanzi raccolti la sera prima nei varipadiglioni di Expo e garantire pranzo ecena ai poveri e ai bisognosi. «Vogliamo te-stimoniare il nostro desiderio di solidarietàumana», ha spiegato l’arcivescovo AngeloScola aggiungendo che «l’Expo deve met-

tere in moto una nuova speranza per il fu-turo della nostra città e degli uomini». E ilrefettorio, che sarà guidato dal noto chefMassimo Buttora («Cercheremo di metterela nostra conoscenza e la nostra professio-nalità al servizio degli altri e non del nostroego») resterà aperto e attivo anche dopo laconclusione dell’evento, come eredità con-creta di un’Expo che non cerca spettacola-rità, ma impone riflessione.Forse proprio per questo, e per la partico-lare sensibilità di Papa Francesco sul temadella fame e della necessità di aiutare i Paesiin via di sviluppo, anche il Vaticano saràpresente con un proprio padiglione, di cui ècommissario il cardinale Gianfranco Ra-vasi. Il pensiero che ispirerà lo spazio dellaChiesa cattolica sarà “Non di solo pane”,«per evidenziare — come ha sottolineatoRavasi — soprattutto la dimensione inte-riore, religiosa e culturale che tocca sia lapersona, sia le sue relazioni a tutti livelli. Ilnutrimento interiore è tanto necessarioquanto quello che risponde ai bisogni piùimmediati». Il percorso proposto parlerà diamore per l’ambiente, condivisione del cibo,lotta allo spreco e, oviamente, della dimen-sione spirituale necessaria alla vita del-l’uomo, che cerca il “pane di vita” per daresenso pieno alla propria esistenza.Da ricordare infine che all’interno del peri-metro di Expo sarà presente anche il mondodel terzo settore cui è stata destinata Ca-scina Triulza: in questo grande spazio sipresenteranno associazioni, onlus e societàcivile che a loro volta proporranno dibattiti,animazioni e mostre sul tema dell’alimen-tazione illustrando anche progetti di coo-perazione internazionale. Un’altrapossibilità data a ciascuno di noi per riflet-tere, al di là delle inchieste e dell’ombradella corruzione, delle difficoltà nella pre-parazione dell’evento e delle schermagliepolitiche. Un’altra possibilità per raccoglierela sfida.

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Expo: tra attese e speranze

Elisabetta Soglio

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Don Alessio Albertini:“Ho incontrato papa Francesco”A cura di Michela d’Ambrosio

Quali sono le sensazioni e le emozioni chehai vissuto in quell’evento e in particolarequali parole ti hanno colpito maggior-mente?E’ sempre una forte emo-zione incontrare una personacome papa Francesco. Haisubito la sensazione di averea che fare con una personache conosci da tanto tempo.Nello stargli accanto ho vo-luto mettere a fuoco il suosguardo: è uno sguardo chefocalizza le persone, che le fasentire protagoniste e nonsemplicemente uno tra itanti. E quando prega ti ac-corgi che è davanti ad unapresenza.Ma l’emozione è stata anchedi stargli accanto e vedere da una posizioneprivilegiata una folla colorata che riempivafestante piazza San Pietro. Eravamo quasi80.000. Quando mi sono avvicinato a papaFrancesco per consegnargli la bandiera delCSI (blu e arancio) con il suo sorriso mi hadetto: “Potevi mettere il rosso al posto del-l’arancio”…ovvio riferimento al suo San Lo-renzo, i cui colori sono rosso-blu.

Nel tuo ultimo libro ”in gol con papa Fran-cesco” raccogli alcuni dei messaggi che ilpapa ha comunicato ai giovani e al mondodello sport: ”lo sport è armonia ma se pre-vale la ricerca smodata del denaro e delsuccesso questa armonia si rompe”. Quantonel mondo dello sport e soprattutto del cal-cio, cercare di imitare ed emulare i grandirischia di far perdere l’essenza ricreativa eludica dello sport?

Questo è il nodo centrale dell’intero sistemasportivo e soprattutto del mondo del calciodi oggi. In questi giorni, dopo il fallimentomondiale della nostra Nazionale, in tanti af-

fermano che bisogna tornarea rimettere al centro il giocoe non semplicemente i soldio il potere. Purtroppo in unasocietà competitiva come lanostra si rischia di farsi fago-citare dalla ricerca del suc-cesso, soldi e gloria… e poiperò ci si stanca. Lo sport in-vece comincia sempre dalgioco, dal voler fare qualcosache piace e gratifica. Anche ilpapa ha ricordato ai grandicampioni di giocare da “di-lettanti”, cioè per diletto e ri-cordarsi sempre della

passione che li ha spinti a correre dietro adun pallone.

Nel libro parli anche della “forza di vo-lontà, della fiducia, del non aver paura difallire quali chiavi per il successo”, ma lasocietà di oggi aiuta e prepara i giovani adaffrontare le sfide? Le società sportivedanno le basi, cercano di far crescere nei ra-gazzi questi valori, danno gli insegnamenticostruttivi in tal senso?Ogni volta che qualcuno cerca di truffareper raggiungere la vittoria subito ci vieneda dire: non è giusto! Sì perché ricono-sciamo che ogni successo sportivo deve es-sere costruito con il sacrificio, laperseveranza, il sudore… Oggi viviamo im-mersi in una cultura, soprattutto giovanilema non solo, del “tutto, subito e possibil-mente facile”. Eppure nella vita dobbiamo

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Nel pomeriggio di sabato 7 giugno papa Francesco ha incontrato, in piazza San Pietro, in occasionedel 70° di fondazione del CSI, le società sportive di tutta Italia. Don Alessio Albertini, consulenteecclesiastico nazionale del CSI, era naturalmente presente a tale evento e gli abbiamo chiesto unasua riflessione.

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Il Nuovo Altare del Duomo

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fare i conti con la fatica. Lo sport è unabuona scuola per imparare a fare fatica,sempre che sia animato da bravi maestri.Maestri che insegnino a non raggirarel’ostacolo trovando facili scorciatoie chesembrano portarti velocemente al suc-cesso… Un bravo maestro è colui che ti in-segna a guardarti indietro al termine di unagara e non avere rimpianti, perché hai datoil massimo.

Ancora nel libro dici: “La vera felicità nonsi trova solo nel successo ma anche nellosforzo richiesto per conseguirla, nel piaceredell’impegno, nel provare soddisfazione neldare il meglio di sè”. Ma i giovani sannoassaporare questi valori?Quando portavo i ragazzi in montagna e mimaledivano per la fatica del sentiero il tuttoveniva cancellato dalla loro soddisfazionedi essere arrivati in cima. A ciascuno è chie-sto di dare il meglio disé e non di essere uncampione. Quando unragazzo ha questa con-sapevolezza prova piùgioia nell’impegnarsi ecercare di superaresempre di più i proprilimiti. Purtroppo oggiciascuno è valutato so-lamente secondo alcuniparametri che inevita-bilmente demotivanoperché ti giudicanocome incapace.

Infine quando il papaparla della gioia, dellasperanza e della fiducia afferma che “ungiovane senza speranza non è un giovane..”.Quanto ed in che modo lo sport può aiutarei giovani ad avere fiducia in sè? La differenza tra un giovane e un vecchiocredo non sia data semplicemente dall’età,

ma dallo sguardo: il vecchio guarda solo iltempo che è passato mentre un giovaneguarda il tempo che ha davanti. Ecco per-ché un giovane senza speranza non è ungiovane. Lo sport è un invito a guardare inavanti, alla partita che deve ancora esseregiocata, a rialzarsi e riprovarci un’altravolta.

Esiste una regola che i genitori dovrebberoseguire nell’accompagnare e sostenere i figlinelle diverse attività sportive? Cosa sugge-risci a un genitore per aiutare i figli a saperarmonizzare la “festa sportiva” con la festacristiana?Difficile dare consigli risolutivi, ma provo adare due suggerimenti. Primo: al genitoreche investe troppo sul proprio figlio imma-ginandoselo un campione direi di doman-darsi se suo figlio si diverte. Lo sport nonpuò essere un lavoro e un’aspettativa, ma

un divertimento per imparare. Secondo: losport è bello, ma non è il tutto. Un ragazzoper crescere ha bisogno di tante cose, com-preso la possibilità di ringraziare il Creatoreche l’ha dotato di un talento e di un corpoche funziona.

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Presto si può iniziareDon Dino Gariboldi

Le attenzioni della Fabbrica del Duomo perun restauro della facciata di Matteo daCampione sono iniziate a settembre del-l’anno 2011. Le ultime considerazioni sulleofferte pervenute, che sono state esposte infondo al Duomo all’inizio di ottobre 2013

(ma pubblicate sull’Informatore parroc-chiale a gennaio 2014) avevano un “titolocurioso” e monotono: «Quando iniziano ilavori di restauro?». Dopo quasi un anno disilenzio ecco la risposta «presto si può ini-ziare». Per cautela sarebbe meglio antici-pare un “forse” perché occorre ancora ilbenestare delle Soprintendenze e la verificadelle finanze che tocca al C.A.E.P. Osser-vando il quadro delle disponibilità rag-giunte tutt’oggi si possono fare questirilievi:Il primo: in occasione della celebrazione del40° di ordinazione sacerdotale di mons. Ar-

ciprete sono stati donati Euro 22.000. L’in-vito ai fedeli del Duomo era stato fatto conuna busta vuota che poteva essere libera-mente ritirata alla porta del Duomo. Quelleritirate vuote furono quattrocento, quelle ri-tornate con l’offerta sono state centodicias-sette per un totale appunto di Euro 22.000(…commenti è meglio non farne. Sonotempi di crisi). E’ stato un modo simpaticodi sottolineare la ricorrenza festosa di donSilvano con un atto di solidarietà perché,per lui, non c’è solo la facciata da curare:«c’è da pensare anche al tetto di S. Maria inStrada, al riscaldamento di S. Pietro martire,al tetto di S. Maria degli Angeli, per nonparlare degli affreschi di S. Maurizio»; cosìha detto in un recente incontro con ilC.A.E.P.

Certamente questa parrocchia che gli è stataaffidata è una grossa e complessa azienda,con succursali, in crisi di conservazione.Fino a 50 anni fa aveva 12mila abitanti – orasolo 5mila- e l’obolo festivo di tanti fedelimetteva in condizioni di poter conservaretante chiese. A proposito di obolo si devenotare che in questi ultimi mesi in cui è di-

minuito l’afflusso delle offerte per la fac-ciata si è però conservato con costantefedeltà, il piccolo rigagnolo della «cassettaper i restauri» sempre presente all’ingressodel Duomo.L’abbiamo, già altre volte chiamata evange-

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licamente, dell’ “Obolo della vedova”,quello che vede solo il Signore… Però perchi apre a fine settimana quella cassetta econsidera le misuredelle carte monete ivicontenute osservache c’è probabil-mente una mano ge-nerosa che lasciatutte le settimane undono uguale. E’ unbuon esempio che dàfiducia, merita lagratitudine delDuomo e aspetta diessere imitato daaltri. E questo era ilsecondo rilievo dafare. In terzo luogo c’è unanotizia. La RegioneLombardia, in data20 giugno 2014, ci hacomunicato che èstata accolta la nostradomanda di asse-gnazione al Duomodi Monza del contributo sul “Fondo di ro-tazione 2013” per i soggetti che operano incampo culturale. Viene così assegnato dallaRegione, per il restauro conservativo dellafacciata del Duomo, un finanziamento afondo perso di E. 86.649,50 e un finanzia-mento a rimborso (in 15 anni) di E.259.948,50. Ecco perché «forse presto», sipuò iniziare. La Fabbrica del Duomo prevede questitempi.

Terminata l’Expo, nell’autunno del pros-simo 2015 potrà essere innalzata una im-palcatura totale sulla facciata. Questopermetterà di verificare da vicino i danni dacurare e il metodo di intervento. Il metodopotrà e dovrà essere approvato dalla So-

printendenza, la misura del danno permet-terà all’impresa che intende eseguire i la-vori di presentare alla Fabbrica del Duomo

un preventivo serioe credibile. Questafase di indagine du-rerà solo qualchemese, ma terrà inansia il Consiglio pergli affari economicidella parrocchia per-ché sarà allora possi-bile non soloprevedere prudente-mente un costo, mamisurarlo con esat-tezza in rapporto aldanno costatato davicino e alle disponi-bilità finanziarie.Fatti tutti gli adem-pimenti del caso, sivorrebbe dare inizioai lavori nella prima-vera del 2016 e con-cluderli nello spaziodi un anno, incorag-

giati dalla benedizione di Dio e sostenutidai monzesi e, più generosamente, dai fe-deli della Parrocchia del Duomo.

Alla fine sorpresi dal buon risultato otte-nuto diremo, facendoci prestare le paroleda Emilio De Marchi: «In nomine patris, filii et spiritus sancti; l’è el noster Domm, l’è la gesa di vech, l’è la cà de tucc, l’è tutt de marmor, l’è grand, l’è bell, l’è lù, domà lu in tutt el mund, inscì bell,inscì grand: el noster domm».

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La facciata del nostro Duomo è il biglietto da vi-sita di Monza per chi, turista o studioso, si accostaalla nostra città per conoscerne i tesori d’arte, sto-ria e tradizione cristiana che la pervadono. La suaconservazione e restauro è quindi un impegno perla cittadinanza monzese e, in particolare, per la no-stra Parrocchia, che di questo patrimonio è cu-stode e gestore. Segnali di instabilità nelrivestimento marmoreo ed in alcune parti dei pre-ziosi e delicati ornamenti, hanno attivato da alcunianni la raccolta di risorse per intervenire al piùpresto. Succederà così che, come più volte av-venne in passato, reperite le necessarie risorse eco-nomiche, il Duomo sarà impacchettato, perriemergerne rinnovato e pronto ad affrontare il fu-turo. Già una bassa staccionata, mimetizzata perdisturbare minimamente lo sguardo, riveste laparte inferiore della facciata. Conviene, prima chele impalcature la rivestano, dedicarle un po’ di at-tenzione curiosa, per riscoprirne le vicende archi-tettoniche che ce l’hanno consegnata così comeoggi è. Nelle varie epoche furono pesanti i restauri e leelaborazioni che la interessarono, tanto che unapersona competente, quale certamente è il dr. R.Cassanelli, ebbe iperbolicamente a dire, nella se-rata del ciclo “Il Duomo racconta” del 25 ottobre2013, che ”è tutto un falso”. In effetti, se dell’antico“Oraculum” di Teodolinda non si conservano chealcune lastre marmoree, ben poco di originale ri-mane anche della facciata della Basilica trecente-sca. Va però detto che, per quanto integrata,restaurata o rifatta, la facciata del Duomo come lavediamo oggi, corrisponde a quella realizzata daMatteo da Campione prima di morire (1396) me-glio di come la riportano stampe e foto nel XVIII eXIX secolo. Il complesso insieme degli interventistrutturali che di seguito succintamente richia-miamo, offre la visione di un Duomo che si man-tiene come un corpo vivo, rifatto e restauratocome noi stessi siamo “rifatti” ogni giorno dal rin-novarsi delle nostre cellule (e non per questosiamo meno veri!); in questa metafora i pochi restioriginali dei manufatti antichi sono come le cellulecerebrali che poco mutano, e sono la memoria delpassato, mentre il resto è vita che continua e si

perpetua nei secoli, rinnovandosi, alimentata dallagenerosità e devozione dei benefattori di ogniepoca.

Evoluzione della facciata Possiamo ora richiamare, senza pretesa di com-pletezza, le trasformazioni della facciata dal XIVsecolo ad oggi. Il suo sviluppo fu strettamente le-gato a quello del corpo della Basilica; questa avevainizialmente un’unica navata, corrispondente allacentrale attuale. Quindi la facciata era ad un solocampo, quello centrale con il rosone. Quandol’espansione portò ad inserire le due navate mi-nori, i campi verticali divennero tre, per diventarecinque poi e inglobare le cappelle laterali. Al finedi mantenere armoniche le proporzioni, la facciatavenne innalzata e sui pilastri che dividono i campisi realizzarono le guglie con le aeree ed elegantiedicole. L’adattamento della facciata all’evolu-zione dell’interno della Basilica fece sì che la partesettentrionale fosse più estesa della meridionale. Il rivestimento marmoreo originale, in fasce bian-che e nere, fu realizzato rispettivamente conmarmo di Candoglia e marmo nero di Olcio/Va-renna, ovvero, per quest’ultimo, con altro mate-riale più accessibile, come l’arenaria nera diOggiono in Brianza e di Mapello e Sarnico nellaBergamasca. (Per un approfondimento vedasi lapubblicazione: “Monza anno 1300 – La basilica diS. Giovanni Battista e la sua facciata” – 1988, Co-mune di Monza).Per “vedere” la facciata del Duomo come apparivacon l’intervento campionese dovremmo:- “Cancellare” il campanile, (al tempo surrogatodalla “torre longobarda”, che tutt’ora sovrasta, in-visibile, la cappella della regina Teodolinda); ilcampanile attuale fu realizzato a partire dal 1592,su raccomandazione precedente di S. Carlo Bor-romeo e progetto dell’architetto Pellegrino Tibaldi(è memoria recente il lungo lavoro di consolida-mento).- Togliere il portichetto d’ingresso (pronao), inseritonel XVI secolo e restaurato nella versione attualenel 1904 (vedi piccola lapide inserita nella partemeridionale). Il pronao rende poco visibile il por-tale d’ingresso, con il suo gioco prospettico ed il

Le guglie del Duomo

Giovanni Confalonieri

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lunotto della donazione del tesoro; in com-penso supporta presenze importanti, con lastatua di S. Giovanni Battista (copia in bronzodell’originale ora in museo) ed i due meda-glioni marmorei raffiguranti Teodolinda edAgilulfo.- Immaginare molto marcato il contrasto tra lefasce chiare e scure, perché nei restauri otto-centeschi le fasce nere furono sostituite conmarmo (serpentino) verde scuro, che si è sbia-dito col tempo, per cui l’effetto cromatico è bendiverso. D’altro canto anche l’originale pietranera (marmo di Varenna o arenaria di Og-giono), col tempo si sbianca e si squama, comesi può ben vedere osservando la ormai quasiilleggibile lapide della restituzione della Co-rona Ferrea da Vienna (1866), murata nel por-tico del chiostro sotto il campanile.- Accettare le riparazioni dei decori, incluso il ro-sone, che però ricevette le vetrate colorate solonel XV secolo, sostituite poi con riproduzionifedeli nel XIX secolo;- Infine accogliere le guglie, con le loro edicole estatue, sulle cui vicende possiamo un poco di-lungarci.

Guglie ed edicoleLe vicende più marcate della facciata riguarda-rono le guglie ed i personaggi in esse collocati.Sappiamo da Bartolomeo Zucchi che nel 1613erano presenti 6 guglie con statue: “Ella è fattada sei pilastri come sostentata e distinta, ciascuno dequali s’erge a guisa di campaniletto, da quattro partiaperto, e nel mezzo colà in cima è un homiccione dicandido marmo….”. Non è stato però riportato aquali personaggi corrispondessero le statue, ri-ferite come “homaccioni di bianco marmo”. Tra il1613 ed il 1735, le guglie furono eliminate, vuoi

per cause naturali (terremoti), vuoi per motividi sicurezza, tutte tranne una, quella con la sta-tua di Gregorio Magno (prima cuspide a meri-dione). La guglia superstite non fu immunedagli innumerevoli interventi ottocenteschisulla facciata; essa fu spostata, con la statua, sulpilone settentrionale a ridosso del campanile,quindi venne ricostruita una guglia simmetricasul pilone meridionale, dove ritornò la statuaoriginale di S. Gregorio Magno, mentre nel-l’edicola della guglia settentrionale trovavaposto la statua (di nuova fattura) di S. Gerardode Tintori. Nel 1904, conclusi i restauri che nonprevedevano interventi per le guglie mancanti,prese piede la volontà di ripristinare anche que-ste. Ciò fu possibile grazie ad un generoso la-scito del monzese Giovanni Natale Leoni, cheattivò altri contributi di organi formali (Fabbri-ceria, Comune, Sovrintendenza), nonché di pri-vati, ai quali venne data come riconoscimentouna stampa con il progetto della nuova facciata(una copia è conservata in Archivio parroc-chiale). Determinante fu anche l’intervento del-l’arch. Brusconi che favorì l’iter burocratico.Riemersero le discussioni sulla presenza delleguglie nella facciata campionese, ma infine pre-valse la convinzione che all’origine ci fosserotutte le 6 guglie, come dimostrava la guglia su-perstite e gli abbondanti resti di altre guglie, di-spersi attorno al Duomo (come i frammentiancora presenti nel chiostro e nella bussola dellaporta settentrionale, ora ingresso al Museo).Nell’ordine le foto rappresentano: (1) Prima dei restauri (2) due guglie restaurate (3) Restauro completato(4) dopo il ciclone nel 1928(5) La facciata oggi

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Le guglie ed i personaggi delle edicole attualiAbbiamo già richiamato la vicenda della gugliaoriginale superstite. Per le altre edicole e statuesi trattò di una costruzione ex novo, usando ilmarmo di Candoglia, concesso dalla fabbricadel Duomo di Milano; la scelta dei personaggifu chiaramente dettata dal primario riferimentoalla Corona Ferrea ed alle radici storiche e spi-rituali della Basilica. A partire da sinistra guar-dando la facciata troviamo:1. S. Gerardo; 2. Teodolinda; 3. S. Enrico Imp. 4. S. Ambrogio; 5. S. Elena; 6. S. Gregorio M.

1. S. Gerardo de Tintori (1134-1207), conside-rato dai monzesi santo da subito, ma con il ri-conoscimento formale del culto solo ad opera diS. Carlo Borromeo nel 1584. S. Carlo raccolsedocumentazione sia su Gerardo che su Teodo-linda, ma per questa non reperì dati sufficientiper ottenerne l’approvazione del culto. S. Ge-rardo è co-patrono di Monza con S. GiovanniBattista e la sua presenza è esplicito richiamoalla devozione ed all’impegno caritativo deimonzesi.

2. Teodolinda (570 - 628), l’unica non santa pre-sente, ma molto venerata da monzesi e bavaresi,rimanda alla fondazione della Basilica ed allaconversione del popolo Longobardo. La sua sta-tua fu realizzata, in sostituzione di quella pre-vista di S. Pietro Martire, per voleredell’arciprete mons. Paolo Rossi e con il soste-gno di don Achille Ratti, futuro papa Pio XI;

3. S. Enrico II Imperatore (972-1024), canoniz-zato nel 1146, quale Imperatore Santo e devoto.Si riportano due sue incoronazioni in Italia: aPavia nel 1004, dove Enrico cinse la Corona del

Regno (14 maggio), ed a Roma nel 1013 dove, il14 febbraio, fu incoronato Imperatore del SacroRomano Impero.La sua statua ha in capo la Corona Ferrea. Moltoreligioso e convinto assertore delle responsabi-lità dell’Imperatore nei confronti della fede,esercitò sulla Chiesa un forte controllo per pro-muoverne la moralità. A lui si deve anche l’introduzione della recitadel Credo nella S. Messa festiva; è patrono degliOblati Benedettini.

4. S. Ambrogio (343-397), che richiamò nellaomelia della messa funebre per l’imperatoreTeodosio (anno 395) il ritrovamento delle reli-quie della croce ad opera di S. Elena, dando ori-gine e fondamento alla venerazione dei chiodidella passione di Cristo nelle reliquie monzese(Diadema – Corona Ferrea) e milanese (morsodel cavallo); la guglia di S. Ambrogio fu abbat-tuta dal ciclone nel 1928 e riedificata in seguito(1934).

5. S. Elena (254-328) madre di Costantino e ispi-ratrice dell’apertura al Cristianesimo operatadal figlio; la sua ricerca in Terra Santa dei luoghidella vita di Cristo portò al ritrovamento dellaSanta Croce e dei tre chiodi della Passione.

6. S. Gregorio Magno (540 - 604), promotorecon Teodolinda della conversione del popoloLongobardo, nonché generoso offerente di og-getti sacri e reliquie per la basilica di S. Gio-vanni Battista (tra cui la croce stauroteca e leampolline vitree degli oli santi). Secondo unaconsolidata, ma discussa, tradizione donòanche la Corona Ferrea.

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Introduzione alla Evangelii Gaudiumddoonn CCaarrlloo CCrroottttii

Durante l’anno pastorale da poco iniziato, inquesta rubrica vorrei presentare un impor-tante documento indirizzato da papa France-sco alla Chiesa universale, il 23 novembre2013, che, dalle prime parole del testo latino,si intitola Evangelii Gaudium. L’intenzione, seci riuscirò, è di far nascere la curiosità e il de-siderio di accedere alla fonte, attraverso la let-tura personale e diretta.Si tratta di un documento magisteriale parti-colarmente ricco nei suoi contenuti e anchemolto concreto nelle indicazioni operative cheoffre: se volessi cercare un’immagine riassun-tiva, la Evangelii gaudium è paragonabile aquelle artistiche fontane che, in parchi lussu-reggianti e ben curati, lanciano verso il cielomille zampilli di acqua pura e fresca. Per limitidi spazio, negli articoli che seguiranno ci sof-fermeremo solo sugli insegnamenti centrali.Ma ora accontentiamoci di capire che cos’è laEvangelii gaudium.Tutti gli ultimi Papi, all’inizio del loro serviziopontificale, hanno pubblicato un documentosolenne l’impegnativo, nella forma di enci-clica, che presentava le linee programmatichesu cui intendevano condurre il loro ministerodi guida universale della Chiesa. Francesco siè invece trovato in una situazione per qualcheaspetto eccezionale: al momento della sua ele-zione, era già quasi pronta la stesura, da parte

di Benedetto XVI, di una enciclica sulla virtùdella fede. Francesco decise di farla propria edi completarla, pubblicandola con il titolo diLumen fidei. Si realizzava in tal modo il trittico

delle encicliche di Papa Benedetto XVI sullevirtù cardinali (carità – speranza – fede), maveniva a mancare la tradizionale enciclica pro-grammatica del nuovo Papa. E’ in questo con-testo che la Evangelii gaudium acquista la suagrande rilevanza.

Tecnicamente la Evangelii gaudium è una esor-tazione apostolica postsinodale. Infatti dal 7 al28 ottobre 2012 si era svolta la 13a Assembleagenerale ordinaria del Sinodo dei Vescovi sultema “La nuova evangelizzazione per la tra-smissione della fede cristiana”. Il Sinodo deiVescovi, istituito da Paolo VI per dare attua-zione ad alcuni insegnamenti del Concilio Ecu-menico Vaticano II, è un’assemblea cherappresenta l’episcopato mondiale che si riu-nisce periodicamente con il Papa per discuterequestioni cruciali per la vita della Chiesa, che

conclude i suoi lavori con una serie di pro-posizioni offerte come consiglio al Papaperché le elabori organicamente in un do-cumento magisteriale vincolante per tuttala Chiesa. Da questo lavoro di comunione,complesso e lungo, nasce l’esortazione apo-stolica postsinodale, come è appunto laEvangelii gaudium.Ma, per la situazione accennata più sopra,la Evangelii gaudium presenta una connota-zione personale e programmatica, che ne

accresce il valore e la rilevanza pastorale. E’ ilPapa stesso che lo afferma nella introduzione:“Ho accettato con piacere l’invito dei Padri si-nodali a redigere questa esortazione. Nel farlo,

il duomo angolo del teologo

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il duomo angolo del teologo

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raccolgo la ricchezza dei lavori del Sinodo. Hoconsultato anche diverse persone e intendoinoltre esprimere le preoccupazioni che mimuovono in questo momento concreto del-l’opera evangelizzatrice della Chiesa… Hoscelto di proporre al-cune linee che pos-sano incoraggiare eorientare in tutta laChiesa una nuovatappa evangelizza-trice, piena di fervoree dinamismo”. Eancor più chiaramentesi esprime la sua in-tenzione quando scrive: “Non ignoro che tuttii documenti non destano lo stesso interesseche in altre epoche, e sono rapidamente di-menticati. Ciononostante, sottolineo che ciòche intendo qui esprimere ha un significatoprogrammatico e dalle conseguenze impor-tanti. Spero che tutte le comunità facciano inmodo di porre in atto i mezzi necessari per

avanzare nel cammino di una conversione pa-storale e missionaria, che non può lasciare lecose come stanno”.Anche solo da queste parole iniziali compren-diamo tutti quanto sia urgente per la vita di

fede delle nostre comunità cristiane, nell’at-tuale momento storico, conoscere e seguire leindicazioni pastorali presentate dal Papa contanta autorevolezza. E qui va sottolineato l’in-vito responsabilizzante a una salutare creati-

vità. E’ vero che il Papa si rivolge direttamenteai Vescovi e quindi alle Chiese diocesane; maritengo che, per analogia e fatte le opportuneprecisazioni, le sue parole valgano anche perle comunità parrocchiali, quindi anche per noi:“Sono innumerevoli i temi connessi alla evan-gelizzazione nel mondo attuale che qui si po-trebbero sviluppare. Ma ho rinunciato atrattare in modo particolareggiato queste mol-teplici questioni. Non credo neppure che sidebba attendere dal magistero papale una pa-rola definitiva o completa su tutte le questioniche riguardano la Chiesa e il mondo. Non èopportuno che il Papa sostituisca gli Episco-pati locali nel discernimento di tutte le proble-matiche che si prospettano nel loro territori. Inquesto senso, avverto la necessità di procederein una salutare decentralizzazione”.Comunque lo spirito che informa la Evangeliigaudium è quello della gioia, che il Papa rias-sume citando Paolo VI: “Recuperiamo e accre-sciamo la dolce e confortante gioia dievangelizzare, anche quando occorre seminarenelle lacrime… Possa il mondo del nostrotempo, che cerca ora nell’angoscia, ora nellasperanza, ricevere la Buona Novella non daevangelizzatori tristi e scoraggiati, impazientie ansiosi, ma da ministri del Vangelo la cui vitairradi fervore, che abbiano per primi ricevutoin loro la gioia del Cristo”.

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L’albero della vitaRRIITTOORRNNAATTIIRRIITTOORRNNAATTIIAALLLLAA CCAASSAA DDEELL PPAADDRREEAALLLLAA CCAASSAA DDEELL PPAADDRREEAArroossiioo LLuucciiaaAArroossiioo LLuucciiaaDDee RRoossaa CCaarrmmeellaaDDee RRoossaa CCaarrmmeellaaCCiiccoorriiaa AAnnttoonniiooCCiiccoorriiaa AAnnttoonniiooBBeelllliinnii iittttoorriioo EEmmaannuueelleeBBeelllliinnii iittttoorriioo EEmmaannuueelleeMMoonngguuzzzzii CCeessaarriinnaaMMoonngguuzzzzii CCeessaarriinnaaBBaalleessttrreerrii PPaaoollaaBBaalleessttrreerrii PPaaoollaaMMaallbbeerrttii GGiioorrggiiooMMaallbbeerrttii GGiioorrggiiooAAlllloonnii AAnnnnaa AAnnggeellaaAAlllloonnii AAnnnnaa AAnnggeellaaMMeerreeggaallllii GGiiuugglliiaa RRoossaaMMeerreeggaallllii GGiiuugglliiaa RRoossaaLLaauurriinn CCaarrllooLLaauurriinn CCaarrllooPPaanntteegghhiinnii LLuuiiggiiPPaanntteegghhiinnii LLuuiiggii

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PPrrooggrraammmmaa 22001144--22001155

Le trasformazioni del Presbiterio nel Duomo di Monzae le variazioni della sensibilità e della norma liturgicaraccontate da Gianni Selvatico e Don Carlo Crotti.

VVeenneerrddìì 2244 OOttttoobbrree 22001144

Storia, presente e futuro del Museo del Duomo raccontati da Titti e Franco Gaiani

in conversazione con Don Carlo CrottiVVeenneerrddìì 2288 nnoovveemmbbrree 22001144

Il “nostro“ Duomo dopo tre decenni di restauriraccontati e illustrati da Anna Lucchinicon una riflessione di Don Carlo Crotti

VVeenneerrddìì 1166 ggeennnnaaiioo 22001155

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